lyrablues.N°2

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Lyrablues Il suono naturale

Editoriale pag.1, I(n)dimenticati pag.3 Notizie dal passato pag.4, Il suono naturale ed animale pag.5 , Le fiabe sonore pag.9, Prima pagina dell’archivio pag.11, recenti suoni (recen-s-ioni) e citazioni pag.12,Contemporanea pag.15, Bibliografia pag. 16


editoriale

NUSRAT FATEH ALI KHAN (1948-1999) A tre anni e mezzo dalla scomparsa di Nusrat Fateh Ali Khan abbiamo assistito, con un‟indifferenza tipica di noi occidentali, alla fine di una straordinaria personalità canora che ha introdotto nelle effimere musiche del nostro tempo (ma che hanno pretese di universalità) una ventata di suoni e canti dal sapore dell‟eternità. Nusrat nacque nel 1948 e fu avviato fin da giovanissimo alla tradizione del canto Qawwali, di chiara matrice religiosa e legato alle comunità musulmane del subcontinente indo-pakistano. Figlio di Ustad e fratello di Ustad Mubarak e di Ustad (altri due valenti musicisti), Nusrat iniziò la carriera di cantante religioso a dodici anni. Dopo la morte del padre, Nusrat iniziò a lavorare con suo zio, che era a capo di un‟ensamble di musicisti, fra i più preparati nella musica tradizionale pakistana. Con la scomparsa di questi nel 1971, Nusrat divenne il naturale erede assumendo la leadership dell‟intera organizzazione artistica, che fra musicisti e collaboratori raggruppava una dozzina di persone. Svincolato dalla ferrea disciplina del canto tradizionale, fu capace di creare un suo gusto musicale attento alle nuove esigenze delle masse giovanili, attratte dalle musiche progressive e sincretiche. In una lunga tournèe in Occidente (specialmente in Francia e Inghilterra, dove numerose sono le comunità dell‟antica e recente immigrazione dal subcontinente indo-pakistano), Nusrat compì un vero e proprio miracolo: quello di far piacere la sua musica alle nuove generazioni europakistane e agli europei stessi. Fu ascoltato da Peter Gabriel che gli propose di firmare un contratto per la sua casa discografica appena fondata, la Real World. Numerosi furono i dischi pubblicati, ma soprattutto con “Mustt mustt” (Real World Records, 1990) il nostro musicista raggiunse la fama internazionale. Un successivo album di fondamentale importanza fu “Sanson ki Mala”, edito dalla “Serengeti Sirocco Ltd” (1994), che segna il ritorno alla tradizione più sofisticata e impegnata. Seguiranno le edizioni della casa discografica tedesca Jaro, in cui emergono ampi respiri spirituali e religiosi. L‟influenza del Nusrat Fateh Ali Khan & Party su altri gruppi di sintesi culturale, sia quelli che approderanno all‟elettronica anglo-indiana (Talvin Sigh) che quelli neotradizionalisti, come Iqbal Yogi & Party, sarà notevole per tutto il decennio novanta-duemila. Il califfo Harun Rashid, vicario del signore dei tre mondi ed emiro dei credenti aveva come compagno di coppa e amico prediletto fra i suoi amici e i suoi coppieri colui le cui dita dominavano l’armonia, le cui mani erano le predilette dei liuti, e la cui voce era un insegnamento per gli usignoli, il musicista, re dei musicisti e meraviglia della musica del suo tempo, il prodigioso cantante ISHAK AL NADIM di Mossul. E il califfo che lo amava di grandissimo amore, gli aveva donato come dimora il più bello e raffinato dei suoi palazzi>>. Questo è scritto nella 926a delle <<

“Mille e una notte”, l‟opera più raffinata della cultura persiana.

Musicisti Indiani: Pandit Natesa Ramani

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Indimenticati Nomi come Giampaolo Bisanti, Carla Dall’Osto, Derek De Petra, Vanni Mapelli, Daniele Borgatti e Tsuyoshi Suda, Michele Gandolfo, Daniela Ruiu, ecc., non diranno niente e non possono dir nulla se non nella memoria di parenti o dei possessori stessi di quei nomi. Se dicessi invece Cristina D’Avena, forse qualche affermato trashologo o meno compromesso bambino non più bambino potrà ricordare una valanga di titoli (si parte dal “Valzer del moscerino”, 1973, naturalmente). Stiamo parlando delle stelle dello “Zecchino d’Oro”, il più fantasmagorico spettacolo per bambini di ogni età ed epoca. Le canzoni che hanno fatto storia (ma anche geografia ed educazione civica, sì!, perché se un bimbo era di Mondovì, si andava sul sussidiario a vedere dov’era questo paese, in Belgio?). I titoli delle loro canzoni? “ Il torero camomillo”, “Abbracadabra”, “Ma che ci posso fare?”, “Sono una talpa e vivo in un buco”, “Che bella festa sarà”. Prendiamo, ad esempio, il brano “Baciccia il Pirata” (1971). Ha un inizio con un ritmo beat, molto veloce, batteria basso e “hammond”, poi coretti psichedelici col nome del pirata Baciccia, che da vero fricchettone non ha nulla da fare e il “suo cannone si è arrugginito perché da tempo non gli è servito”. Ma la cosa interessante è che da vero libertario “non ha ciurma da comandare”... sta da solo in mezzo al mare! -Ma come un vero lupo di mare\ lui in pensione non vuole andare”. Il pirata senza velieri da assaltare che pirata è? e per questo è desolato! Si dà alla pesca, ma non riesce a star tranquillo. Poi si mette a fare barchette col giornale. Queste barchette di carta che fluttuano fra le onde venivano poi confuse da lui stesso con una flotta e così si prepara all’arrembaggio. Il nostro pirata fa un movimento brusco che lo fa cadere in mare... ma non sa nuotare! “Per cancellare l’onta e lo smacco\riempe la pipa con buon tabacco” e poi con una canna... si dà alla pesca. La canzone per bambini avrà un successo clamoroso sia grazie alla diffusione del mitico giradischi portatile, che allieterà le giornate dei bimbi di tutta Italia, sia per la massa di dischi che riempiranno il mercato (si è calcolata una cifra di qualche decina di milioni di 45 giri). Ma presto allo specifico musicale dello Zecchino d’Oro verrà affiancato un universo di altre tentazioni per i bimbi: dalle sigle dei cartoni animati alle canzoni di altri programmi televisivi (telefilm. sitcom ecc.), i cui successi saranno attestati dalle feste per bimbi a suon di “Ufo Robot”, “Furia cavallo del west” e “Sandokan”.

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Notizie dal passato musicale bolognese 1

Uno dei maggiori cantanti-sopranisti del settecento, Carlo Broschi (1705-1782), nato ad

Andria (Bari), visse a Bologna dal 1732 al 1782, anno della sua morte, in una villa che si fece appositamente costruire situata poco fuori di porta Lame.

Quando Mozart giunse a Bologna per tenere un concerto, volle essere ospite di Farinelli rifiutando le profferte delle sedi nobiliari. Altri grandi musicisti (fra cui Gluck e padre

Martini) furono suoi assidui ospiti, così mostrando un immenso amore e una devozione alla più grande voce allora vivente. I suoi concerti nelle corti di Francia, d’Inghilterra, dei paesi Tedeschi

e della Russia degli zar, furono eventi mondani seguiti dagli aristocratici come dai borghesi, e

Farinelli era trattato da principe e pagato a peso d’oro, come una moderna star. La tomba del cantante, voluta da un sua discendente qualche molti anni dopo la sua morte, si può oggi visitare alla Certosa, cimitero monumentale di Bologna.

2 Gioacchino Rossini (Pesaro 1792-Parigi 1868) fece eseguire la sua famosa opera sacra STABAT MATER

nell’Archiginnasio

bolognese, l’ex sede universitaria, nel

musicale. Negli anni precedenti

aveva riscosso successi in Europa con

1843. Era arrivato a Bologna opere

di

straordinario

indole, trasgressiva ed ironica), “L’inganno felice” e “Il Barbiere

di crisi di natura religiosa. Non

come

consulente

del

locale

Liceo

anticonformismo (proprio come la sua quali

“L’equivoco

stravagante”,

di Siviglia”. A Bologna ebbe una sorta compose più nulla.

3 Nino prendeva lezioni di violino e pianoforte dal maestro Federico Sarti, in via S. Vitale, Palazzo Fantuzzi, alla fine dell’800. Ottorino detto Nino divenne un poliglotta e amico di

personalità come Einstein, con cui conversava di fisica in tedesco, oppure Rimsky Korsakov, con cui discuteva di musica, in russo naturalmente.

C’è una lapide sui colli di Zola Predosa, in provincia di Bologna, presso un edificio che fu della sorella: << Il grande musicista Ottorino Respighi qui veniva da giovinetto a ritemprarsi in Estate...>> (in memoriam O.Respighi 1879-1936)

4 Toscanini fu colpito da uno schiaffo e spinto da un facinoroso fascista bolognese il 14 maggio 1931: il grande direttore d’orchestra si era rifiutato di far eseguire il canto “Giovinezza”

(“pagliacciate” aveva definito questa richiesta) alla fine del suo concerto al Teatro comunale di Piazza Verdi.

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IL SUONO NATURALE E ANIMALE

Le pubblicazioni di numerosi dischi in vinile, in cui erano incisi i suoni e canti degli animali, hanno avuto il loro apice nel periodo di transizione fra gli anni sessanta e i primi settanta. La spiegazione più convincente di questo fenomeno culturale è stata data dallo storico e critico musicale Piero Scaruffi in un libro pubblicato nel 1996, intitolato la “Enciclopedia della musica new age: elettronica, ambientale, pan-etnica” (Arcana Editrice: via Makallé 97/1 - 35139 Padova). Questa spiegazione rimanda al tentativo di rifiutare la civiltà urbana e industriale e alla volontà di giungere a stili di vita “orientalizzanti”. Nei contesti urbani del ricco, opulento e avanzato Occidente, tali orientamenti contribuirono alla nascita di quella coscienza ecologica che tanta importanza ha avuto nei decenni successivi. Queste esperienze si sono concretizzate in stili naturalistici implicanti una psicologia dell‟uomo più rispettosa degli ambienti naturali. E la ri-creazione ex novo di un ritmo naturale era considerato un fattore di benessere (molta di questa psicologia si riverserà nella cosiddetta new age). Si trattava di manifestazioni dalle antiche radici. Ispiratori e sperimentatori di queste tendenze si affermarono sia nella prima (i “culti nudisti”, i “wandervogel” e le comunità e colonie libertarie) che nella seconda (“i figli dei fiori”) metà del Novecento. Uno dei testi più riletti dalla giovane generazione libertaria degli anni 60 e 70 era stato “Walden, o la vita nei boschi” (1854) di Henry David Thoreau (1817-1862), intellettuale statunitense legato al movimento Trascendentalista, e questo non ci dovrebbe meravigliare. La Natura vivente, fra i numerosi fenomeni che ci manifesta prodigiosamente davanti ai nostri occhi e orecchi, ci riempie di suoni. E gli animali, che sono i figli prediletti di madre natura, hanno quasi tutti una loro capacità di produrre suoni. << In tal senso la natura è sempre stata una fonte di guarigione e di relax per tutti i popoli del mondo. Un tramonto, un cielo azzurro, un prato verde, il cinguettio degli uccelli sono i più potenti agenti psicologici che l‟uomo conosce >> (Scaruffi, op. cit.). Il rapporto antitetico fra i suoni prodotti tecnologicamente dall‟uomo e i suoni naturali, ha generato non poco equivoci nella filosofia della musica.<< La musica, di conseguenza, è venuta a trovarsi in mezzo a questi antistanti poli, da una parte rivendicata da chi la vorrebbe mero artificio umano, risultato di un‟interazione di conoscenze empiriche e di tecnologie atte alla produzione del suono, dall‟altra parte come un‟arte che ha sempre cercato un rapporto di tipo imitativo con la natura...>> (Ernesto Mainoldi, De Musica, 1998). E‟ nel Timeo platonico che emerse in Occidente l‟idea di una inscindibilità fra musica e natura, e con essa il legame cosmogonico fra umano e divino operato dal suono (che si produce come imitazione 5


dell‟agire del demiurgo). Il versante naturalistico di questo dibattito, nel secolo nostro, si espresse in modo “forte” con opere di Edgard Varèse, Ionisation e Density 21,5. La casa discografica Oreade Music, pioniere nella produzione di dischi di „musica rilassante‟, offriva una gamma interessante di collane specificamente indirizzate: natura e musica (suoni delle balene,dei delfini, del mare, delle foreste, degli uccelli, del vento,etc); musica per guarire (composizioni da utilizzare per la meditazione e per il reiki); musica d‟atmosfera (per amare, per scrivere, per cenare piacevolmente); musica e zodiaco (un cd per ogni segno zodiacale); musica per il relax (arrangiamenti di Bach, Grieg, Mozart, con sottofondo vento o rumore del mare); musiche per gestanti, malati, per i bimbi dormienti. << Già negli anni cinquanta furono sperimentati dischi medicinali e curativi (...) i dischi funzionali risalgono agli stessi anni: musica per incominciare la giornata, musica per le giornate di pioggia, per quando il marito tarda a rincasare, musiche per varie faccende domestiche... ma il vero best seller (con oltre un milione di copie) fu “music for lovers”, che inagurò un vero e proprio filone denominato “mood music”, musica d‟atmosfera associata a stati d‟animo di benessere e serenità >> (Paolo Prato, Scatole sonore, Costa e Nolan 1999). Per le riproduzioni di suoni animali su supporti audiofonici bisogna ricordare che erano interessanti sia dal punto di vista didattico-scientifico che estetico. Il fascino che hanno esercitato i canti naturali degli animali su numerosi grandi compositori nella storia della musica sono ancora oggi rintracciabili in alcuni lavori, che per titolo o per tentativo di imitazione conservano i riferimenti alla vocalità e alla musicalità dei viventi non umani. Diamo qui alcune utili informazioni su queste composizioni: Opere in cui sono presenti simulazioni ed estetizzazioni di suoni animali: 1) A Poglietti (?-1683), autore di un primo tentativo di musica a programma, compose un “Capriccio per rossignolo” (1677) 2) B. Pasquini (1637-1710), “Toccata con lo scherzo del cuculo”. 3) G.F. Haendel, “Concerto per organo e orchestra: il cuculo e l’usignolo (movimento allegro). 4) Ottorino Respighi, Gli Uccelli, “Il cucù”. 5) L. van Beethoven, Sinfonia N° 6, finale del “II Movimento”. 6) Camille Saint-Saëns, Il Carnevale degli Animali, “Il cuculo nel folto del bosco”. 7) G. Mahler, Sinfonia N° 1, primo movimento.

Molto interessante risulta l‟opera del francese Olivier Messiaen, nato nel 1908, compositore di alcune opere di straordinario misticismo e impregnate di senso tragico-poetico. Altre sue opere sono intitolate “Il risveglio degli uccelli”, per piano e orchestra; “Uccelli esotici”, per piano ed orchestra; “Catalogo degli uccelli”, per piano solo. Come presentazione del lavoro “Catalogo degli uccelli”, nella sezione dedicata al Gracchio delle Alpi, che è una specie di cornacchia, l‟autore così 6


descriveva, a parole, il suo intento musicale (dal disco datato 1959): << Vicino al rifugio Chagel: il lago di Puy Vacher, meraviglioso passaggio di montagna, baratri e precipizi. Un gracchio delle montagne separato dal suo stormo attraversa il precipizio stridendo. Volo a vela, silenzioso e maestoso, al modo della grande aquila reale, librato sulle correnti aeree. Gracchiamenti rauchi e feroci, brondolii del grande corvo, signore dell‟alta montagna, diverse grida di gracchi e il volo acrobatico (scivolate d‟ala, picchiate “giri della morte”), al di sopra dei rifugi...>>. Per dare solo un esempio, fra le decine possibili, dell‟uso dei suoni animali nel rock, bisogna svolgere il nostro orecchio nell‟album più sperimentale dei Pink Floyd, precisamente nel lisergico brano di Waters intitolato “Sisyphus”, in “Ummagumma” (1969). In una vecchia trasmissione televisiva, mandata in onda nel gennaio 2003 (“Memo”, rai3) ho ascoltato un famoso “amico degli animali”, che negli anni sessanta conduceva una delle prime trasmissioni di divulgazione scientifica, citare l‟esistenza di alcuni dischi con incisi dei canti di pappagalli, genere Ara, “di notevole musicalità”, a detta del conduttore. Ma la cosa più sorprendente è che questi canti erano prodotti umani e non semplici suoni animali, erano cioè imitazioni fatte dai pappagalli di note canzoni come “ O sole mio”, “Nature Boy” o “Summertime”! Nel nostro secolo si sono scoperti alcune sonorità animali prima inimmaginabili. Roger Payne, etologo di fama internazionale, nel 1969 iniziò a registrare i suoni e i canti delle Megattere ovvero le comuni balene. Durante le grandi migrazioni, che spesso avvengono in gruppi di decine di esemplari, dal polo Sud ai Tropici e fino all‟estremo Nord, le balene emettono rozzi e brevi vocalizzi. Lo scienziato scoprì che solo durante l‟accoppiamento compare il fenomeno del canto. I canti venivano registrati con apparecchiature, chiamati Idrofoni, progettate nei laboratori dell‟Università di Cornell (U.S.A.). I suoni vengono poi studiati come sonogrammi, cioè tracciati sonori elaborati matematicamente. Un canto dura in media una decina di minuti: una voce baritonale lentamente si trasforma in contralto e soprano, una voce calda e vibrante. In ogni stagione riproduttiva le balene cantano una diversa canzone e a volte il canto si unifica con altri alla stregua di un coro . Per gli uccelli le migliori incisioni furono quelle dell‟“Editions Le chant du mond”, su vinile a 33 rpm (ma 7”). La realizzazione tecnica era di Georges Albouze. Importante, per le notizie riportate, fu il disco“Un maitre a chanter: le canari du Harz”, il canarino delle Harz, regione boscosa fra la Turingia e la Baviera (Germania), famosa per il mito de “La notte di Valpurga”. In questa registrazione

sono descritti un dozzina di tipi di canti fatti dal canarino; tra le forme più facilmente riconoscibili ricordiamo il roulée e i tintées (ognuno avente una funzione specifica nell‟economia sessuale e vitale dell‟uccellino). Per l‟Italia, buone erano le registrazioni della milanese “Dischi Equipe S.r.l.”, in collaborazione con le “Edizioni Encia” di Udine. La casa discografica milanese produsse qualche decina di dischi 45 rpm e audio cassette, dedicate al Tordo, al Fringuello, al Gabbiano reale, all‟allodola (Alauda arvenis, in lat.), alla Tortora, al Germano reale, al Piro Piro piccolo, al 7


Verzellino, alla Peppola ecc. Il corredo informativo, piuttosto striminzito, definisce ad uso didattico il vinile e trascrive il nome: ad esempio,in italiano, Fringuello, fringilla coelebs (lat.), Prinson des arbes (franc.) e Chaffinc (ingl. e ted). Chiudiamo questa breve digressione citando un insospettabile conoscitore di questi fenomeni dei canti animali (uccelli): il tedesco Immanuel Kant. Nel testo “Ueber Pädagogik” (1803) così scriveva il filosofo di Koningsberg: << Per convincersi che gli uccelli non cantano per istinto ma per averlo imparato, vale la pena di far la prova, di togliere metà delle uova di un canarino e sostituirle con uova di passero, oppure di privarlo dei suoi piccoli dandogli in custodia dei giovanissimi passeri, avendo cura di tener la gabbia in una stanza nella quale non si possa udir dal di fuori voci di passeri; constateremo allora che essi impareranno il canto dei canarini e cosi avremo dei passeri canterini...>>.

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FIABE SONORE Un patrimonio culturale importante, da molti punti di vista, rappresentato dalle fiabe incise su vinile (quarantacinque giri, “rpm” in inglese, ma anche trentatre giri). Fra le differenti pubblicazioni possiamo distinguere tre tipi di lavori: le favole sonorizzate, quelle cantate e quelle miste (cioè con elementi di sonorizzazione e parti cantate).Per sonorizzazione di una fiaba qui intendiamo un‟elaborazione del testo originale, accompagnato da particolari suoni o effetti sonori che “descrivono” o aiutano a completare la descrizione di un evento narrato. Sicuramente la migliore casa discografica (o forse più semplicemente quella che ha mantenuto una continuità della produzione) è stata la milanese SIGNAL (che acquisì i diritti di pubblicazione dalla SAAR International) che in due sezioni differenti pubblicò più di seicento dischi (45 rpm). La prima sezione, chiamata “Canzoncine e Filastrocche”, conteneva appunto canzoni per bambini e brevi filastrocche rimate e facili da imparare (da qui il valore altamente pedagogico di questi supporti in vinile). Fra i più celebri dischi ricordiamo “Madama Dorè”, “Fra Martino” e la “Marcetta di Cric e Croc”. Molte di queste canzoncine e filastrocche furono pubblicate fra il 1969 e il 1975. Questi hanno come tema ricorrente (e che tema!) la conquista dello spazio da parte dell‟uomo (gli Apollo americani e i cosmonauti russi!). Fra le canzoni più simpatiche ricordiamo “Bimbi spaziali”, “E pronto il missile”, “L‟omino della Luna”, “Orazio il cane nello Spazio”, “Se fossi un marziano” e “Valentina in astronave”. Altri 45g sono delle versioni per bimbi di celebri temi musicali trasmessi in Tv o al cinema, ricordiamo brevemente “L‟armata Brancaleone”, “Padre Brown” e “Pippi Calzelunghe”. La seconda sezione , quella più propriamente delle fiabe celebri, conteneva un catalogo delle più belle favole di tutti i tempi. Dai capolavori dei fratelli Grimm, di Hans C. Andersen e dalle favole orientali (tratte sempre dal capolavoro delle “Mille e una Notte”) erano tratte le fiabe più rappresentative della collana. La principale autrice delle versioni italiane per 45g di queste celebri fiabe è stata Clara Balloni. La direzione editoriale dell‟intero progetto era affidata a Sergio Balloni. Altra importante casa discografica fu la “Century records”, che, su edizioni BIEM (Bureau International Edition Mecanique) diffuse moltissime canzoncine molto amate dai bimbi. Fra i capolavori, per letterarietà e arrangiamento musicale, bisogna ricordare “Il pinguino Belisario”, “La luna è matta”, “L‟assemblea”, “Il pesciolino stanco”, “Nicchi sgnacchi mucchi mucchi”, “Re Trombone” etc. Interessante è stato “Tippy il coniglietto Hippy”, che mangiava molta ... erba! Per quel che riguarda l‟aspetto sonoro delle fiabe, bisogna ricordare che alcuni effetti sonori vennero riprodotti con l‟uso delle (allora) moderne tecnologie, con un uso cioè del theremin o del minimoog. La scomparsa per magia di un personaggio, un incantesimo o, più prosaicamente, un fenomeno meteorologico, erano efficacemente evocati grazie alla manipolazione dei nastri magnetici (come avevano fatto gli esponenti dell‟avanguardia, come Luigi Nono), oppure per incisione diretta dei primi suoni sintetici. Un esempio, fra i molti, è l‟uso di queste tecniche per la riproduzione di suoni particolari, in “Sinbad il marinaio (il cavallo marino)”, della Signal (Signal S 628). 9


Il marinaio Sinbad, durante un suo fantastico viaggio nei mari sconfinati e verso paradisiache isole lontanissime, si salvò da un naufragio, giungendo su una terra sconosciuta ma abitata e governata da un re dedito ai cavalli marini, un animale metà cavallo e metà pesce (e che emettevano un suono “sintetico”). Un‟altra casa discografica che lavorava su materiali sonori e racconti per bambini è stata la “Eldorado”. Sicuramente importante è stata la sezione che la “Eldorado” ha dedicato ai “classici per la gioventù”.Un‟equipe di attori diedero voce a questi importanti capolavori, con una gustosa interpretazione, attenta alle esigenze dei più piccoli.

In questi supporti venivano ridotte in qualche manciata di minuti i capolavori di Dumas, di Salgari, di Stephenson o, addirittura, Manzoni. Magnifico esempio di questo difficilissimo compito è stato la riduzione del capolavoro di Victor Hugo, “I Miserabili”, uscito in due volumi su 45g. Ottima era anche la riduzione su vinile di opere specificatamente per ragazzi, come “I figli del Capitano Grant” e altre opere avventurose con indiani, cowboy e grandi praterie e luoghi selvaggi, in sintonia con i grandi prodotti cinematografici, amati dal pubblico adulto, del western e dei cosiddetti spaghetti western. 10


LA PRIMA PAGINA DELL’ARCHIVIO DEI 45GIRI DELL’ISTITUTO PATASTORICO DELLA MUSICA . Folk e tradizionale italiana Autore Musicisti-Titoli Collana Renato Rascel con Gino Conti e la sua orchestra: “I Cantori Moderni” di Alessandrini Canzoni di ieri Al Madesi Franco Weber Di Masi – zampogna V.Tassone – piffero Otello, Vincenzo Prefazio Otello, Vincenzo Prefazio Franco Mazzitelli con il Complesso Tipico Calabrese Serie cantastorie: Giuseppe Ricotta e la sua chitarra Aldo Alvi e il complesso Hammond Gino Conte Franco Trincale Franco Trincale Giovanni Borromeo con complesso caratteristico Franco Trincale e il complesso Maestro Basile Gino Volpe e il suo complessso Complesso folcloristico “Leonildo Marcheselli” La canzone italiana

Toni Santagata Con l‟Orchestra Angel Pocho Gatti

Titoli A-B Renatino e la coscienza Bambina dagli occhi neri

Come Pioveva Cara Piccina Tarantella di Natale Tu scendi dalle stelle Tarantella Calabrese Stornelli Calabresi U‟ Riccu „A Saraca La scomparsa di una famiglia „U Ciucciu Calavrisella La tragedia delle bambine rapite a Marsala – 1a P. La tragedia delle bambine rapite a Marsala – 2a P. „U ciucciu Lu briganti Musulino I „ mbrugliuni „E tasse Polca Lucana Mazurca Lucana Quadriglia degli Asinelli Quadriglia della Garisenda Lato A Addio tabarin Balocchi e profumi Lato B Spazzacamino Fox trot della nostalgia Lu maritiello La Zita

Anno di prod. 1970 1970

Supporto-Label

senza data senza data s.d. s.d. 1960 1960 s.d. s.d. s.d.

45 giri Signal 45g Souvenir record 45 giri Cetra 45g Combo 33 giri 7” 45 giri Vis Radio 45 giri Fonola 45 giri Fonola 45 giri Universal 45 giri Sette Stelle 45 giri Vis Radio 45 giri Durium 45 giri Frat.Fabbri

1961 1961 s.d. s.d. s.d. s.d. s.d. s.d. s.d.

1975 1975

45 g. D.R.

45 giri Carosello

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recenti suoni (recen-s-i-oni) Gianluca lo presti, << cent’anni di solitudine >> (zoopop, 1999)

Il cantautore, che vive in provincia di Ravenna, gode di un‟ottima stima negli ambienti della casa discografica “Materiali Sonori”. Ed effettivamente la sua ricerca sperimentale contiene tutta quella materia che tanto interessa le “multifonie” degli appassionati dell‟altra musica italiana. Esistono delle personalità, dei produttori di cultura musicale, capaci di attraversare i decenni e riscuotere un‟attenzione continua e overground , di pubblicare lavori dotati di originalità e di spirito innovativo coinvolgente: è il caso di Franco Battiato, per il quale i termini di sperimentatore e di filosofo musicale sono più che appropriati. Sia per la matrice spirituale (Gurdjiev) sia per un certo modo di liricizzare la prosa, rendendola di alto contenuto discorsivo, Lo Presti, appartiene1alla schiera degli epigoni del musicista catanese, ma è capace di mantenere un‟equidistanza fra la pura emulazione e la reazione dell‟ odi et amo. La stessa cover di un brano di Franco Battiato, “Aria di Rivoluzione”, conferma ciò che si è detto sopra: interpretata secondo lo stile consueto del cantautore siciliano, la canzone subisce successivamente una metamorfosi grazie all‟apporto elettronico. Ottimo lavoro risulta la traccia numero 10, che evoca certe tendenze già in atto, per le quali l‟elettronica simula una relazione incestuosa con la musica colta (ma dopo Wim Mertens e Michael Nyman più che incesto si può parlare di relazione ormai stabile...) Attualmente il ns autore suona con B. L. Reininger (ex leader dei Tuxedomoon) in un progetto in cui gli elementi della avanguardia musicale statunitense (freejazz e il Miles Davis più elettronico) vengono portati alle conseguenze più estreme, poetiche. LA CITAZIONE: << Io ho cominciato a cantare e a scrivere canzoni per caso, ero poverissimo a Pola, sono stato in un collegio, mentre mia madre faceva la domestica a Venezia. Nel 1946 sono venuto via dal collegio e ho cominciato a lavorare, poi ho cantato come dilettante al Teatro Malibra, in un concorso per soli dilettanti, e il giorno dopo un fisarmonicista mi ha incontrato e mi ha offerto quasi il doppio della paga che prendevo lavorando undici ore e mezzo al giorno all‟Hotel Excelsior. E‟ cominciato tutto così e da li ho scritto tante canzoni. Mi è sempre piaciuto cantare, mio padre era tenore, ho un prozio musicista, diciamo quindi che è un vizio di famiglia . La mia vita va così e sono contento di com‟è andata finora. Io mi sono fermato ai Beatles e a De Gregori. Non ho mai capito il rock e non ho mai capito perché bisogna fare tanto baccano per dire quattro fregnacce. Sento Radio Uno in macchina, guardo un po' la televisione, ma non c‟è niente che mi convinca, niente che ritengo interessante, mi sembra che tutto sia una specie di routine. E poi c‟è un altro problema: i cantanti non si distinguono più. Negli anni 60, 70 e 80, quando si sentiva una canzone, si riconosceva subito l‟artista e si diceva “ ah!, questo è Gino Paoli”, “ah, questo è Natalino Otto”. Adesso sono quasi tutti uguali, a parte i Vasco Rossi e gli artisti di grande successo, ma io non voglio fare i nomi, gli altri sono veramente tutti uguali, hanno un timbro di voce da corista e forse questa è la trovata delle multinazionali, perché i ragazzi si identificano con quelle voci e dicono “forse anch‟io potrei cantare così”. Credo sia così che funziona oggi. 1

L‟autore stesso ringrazia Battiato nelle noterelle scritte sulla presentazione del CD 12


Penso che la musica leggera non può sfuggire a questa omologazione e globalizzazione che oramai invade tutti i campi, quindi la stessa musica si sentirà a Tokio, in Sudafrica, a New York, a Roma, dappertutto insomma. I ragazzi di oggi sono diversi dei giovani di ieri, perché i media sono più potenti. Quando ero ragazzo sceglievo le cose che pensavo di preferire, oggi i ragazzi , fatte le dovute eccezioni, non scelgono più, è tutto loro imposto, mangiano quello che gli danno. Ne ho la prova, perché nel 1986, dopo l‟ultimo Sanremo, nel quale avevo cantato “Canzone italiana”, mi ha invitato la televisione svizzera e ho cantato insieme a Scialpi, Vecchioni, Vasco Rossi. Erano circa duecento ragazzi di massimo 18 anni, cantavamo tutti dal vivo. Esce Vasco Rossi e i ragazzi lo accolgono con grandi applausi, esce Scialpi e ancora applausi, poi Vecchioni e sempre applausi, esce Endrigo e i ragazzi fischiato. Io pensavo “ma perché mi fischiano se non hanno sentito quello che devo cantare?”. E come se ciò non bastasse alla fine del concerto, in diretta televisiva era previsto il concerto gratuito di Baden Powell, il più grande chitarrista di bossanova, che purtroppo è morto due anni fa. Sono rimasti in due, sono andati via tutti. Perché si dicevano “ Baden Powell lo conosci? No? Allora via”, “Endrigo lo conosci? No? Allora fischia”. Questo è purtroppo la moda d‟oggi >>. (stralci d‟intervista a Sergio Endrigo, a cura di Paola De Simone della redazione di www.musicaitaliana.com).

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da “Vita di Carmelo Bene” (Bompiani, 1998) << Non riesco davvero a sottrarmi al solletico d‟una curiosità ossessiva: che ne penseranno tra due, trecento anni del precipizio stucchevole, del cavillo balordo, rompiscatole in che è degenerata la maggior parte della musica contemporanea, per impietosamente tacere della comiziante e pesantissima stupidità della famigerata “musica leggera”, tanto peggio se cantautorata? E già, perché la dicono “leggera”? Quando è invece inzeppata di pensieracci, affettini, ulteriormente torturata dal poverismo d‟una strumentazione inqualificabile. Altro che musica! E‟ rumoristica da trasloco condominiale. Piombo. Se una delle sue note ti cade, non dico in testa, ma su un piede, son dolori. Non ho mai sopportato il blues, perché volgarisssimamente mondanizzato, avulso dalle sue matrici popolari, il jazz (virtuosismi a parte) dal suo contorsionismo “borghese”. Intendiamoci, non ogni valzer è volgare. Il rock è ormai materia di conservatorio. Non ce lo con la “misura”, il “tempo” ecc. Verdi e Stravinskij hanno confezionato dei tanghi musicalmente tuttora insuperabili >>.

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Nato a Buenos Aires nel 1931, fu autodidatta nello studio della musica classica e dopo un breve periodo di lavoro nella sua città si trasferì, nel 1957, a Köln (Colonia), in Germania, allora in pieno “rinascimento musicale”, dove fu assunto presso lo studio di fonologia della radio tedesca. Fondò il “Kölner Ensamble für Neue Musik” e dal 1960 al 1966 insegna ai corsi estivi di Darmstadt e dal 1969 al Conservatorio della città renana. La sua concezione estetico-musicale si fonda su un uso desueto della vocalità e degli strumenti, spostandosi così da una concezione postweberniana (evidente nei primi lavori: “sestetto per archi”, 1953-57) ad una concezione definibile come Nuova Musica, con una focalizzazione sulle nuove sonorità. Nel 1958 inizia a lavorare sull’opera “Anagrama”, per voci e strumenti, in cui partendo da un palindromo latino (una frase che può essere letta da sinistra verso destra e viceversa) ne svela e moltiplica l’espressività fonica e vocale; contemporaneamente utilizza un pianoforte percuotendone le corde (“Transicion II”, 1959). Con “Heterophonie”, composizione per 42 solisti (1959-61) cerca di utilizzare stilisticamente la voce umana. Sul piano strumentale inizia una fase davvero sperimentale: con “Sonant” (1960) compone un straordinario ed evocativo concerto per chitarra, arpa, contrabbasso e tamburo. L’operazione continua per tutto il decennio: nel 1966 compose “Musik für 23 renaissance instrument” e nel 1968-69 pubblica “Der Shall” e “Unter Strom”, rispettivamente opere per 5 e 3 strumenti esotici o inventati. Caratterizzati da un tipo di esecuzione teatralizzate i lavori rivoluzionari di Kagel si rifanno ad un’estetica ricca di implicazioni sarcastiche riconoscente del neodada e del teatro dell’assurdo. Nel 1964 viene eseguito “Match”, per due violoncelli e batteria: i due strumenti fingono una lotta fino all’ultima nota e la batteria è l’arbitro ed interlocutore. Il carattere aleatorio e gestuale delle esecuzioni, unito ad una certa interazione mediata da strumentazione elettronica, rendono i lavori di Kagel molto efficaci nei teatri di mezza Europa. Sempre a questo momento creativo e radicale appartengono “Für Scene” per tre esecutori (strumenti: 2 piano, clavicembalo, organo portatile, celesta e percussioni), mimo, voce recitante e basso; “Halleluyah” (196768) per coro, su vocaboli e gesti della liturgia; “Staattheater” con apparecchi multimediali (196770); “Aus Deutschland”, una presa in giro della tradizione dei Leider tedeschi dell’800 (1972). I tempi più recenti sono segnati da un ritorno all’ordine ortodosso, ma bisogna segnalare un opera particolare, “Ornitologia”, per uccelli esotici e nostrani. “La passione secondo san Bach” e l’omaggio a Beethoven, e i quartetti e le sonate orchestrali (1990-1996) sono gli ultimi suoi lavori.

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BIBLIOGRAFIA F.C.N., Trash Music, tunnel ed. (1996) Carmelo Bene Giancarlo Dotto, Vita di C.B.,Bompiani (1998) Piero Scaruffi, Enciclopedia della musica New Age, Arcana ed. (1996) Paolo Prato, Suoni in scatola.Sociologia della musica registrata, costa & nolan (1999) David Toop, Oceano di suono, arcana ed.(1992) Francesco Adinolfi, Mondo Exotica, einaudi (1996) Francesco Gazzara, Lounge, Castelvecchi (1995) Franco Fabbri, Il suono in cui viviamo, Arcanamusica (2000)

ringraziamenti Bruno Caravona (art director) Matteo Pasini (musicologo) Sandro Bellassai (storico contemporaneista) Alireza Zarei (art director) Luigi Sforza (Musicologo) Peppe Voltarelli (Musicista) con affetto: Maria e Ilenia (pazienti ascoltatori).

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