MARIA SANTISSIMA DI PROVENZANO
NELLE RAFFIGURAZIONI IN CERAMICA
NOBILE CONTRADA DEL NICCHIO ARTE DEI VASAI
Arte dei Vasai della Nobile Contrada del Nicchio Onlus Maria Santissima di Provenzano nelle raffigurazioni in ceramica Siena 2 - 11 Maggio 2014 Grafica Belluccidesign-Siena Foto Bruno Bruchi, Andrea e Fabio Lenzini Si ringrazia tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione dell’evento, in particolare: Carlo Pizzichini per la direzione artistica Bruno Bruchi per le fotografie Alessandro Bellucci per la grafica Stefano Vanni dell’Ars Neon Toscana Antonio Minucci per la logistica Per il contributo all’organizzazione generale della festa: Nicoletta Fabio On. Priore della Contrada Sovrana dell’Istrice, Alessandro Amidei, Marco Bernardi, Carla Gallini, Giovanna Ginanneschi Griccioli, Piero Miraldi, Fabrizio Noli Paolo Fiorenzani e la Commissione Patrimonio storico artistico e archivistico della Nobile Contrada del Nicchio Per la concessione degli spazi nella Caserma Santa Chiara Il Comandante del 186° Rgt. Par. Folgore Col. Roberto Trubiani Gli enti patrocinatori e tutti i Nicchiaioli per il loro libero impegno personale Fotografie Bruno Bruchi: copertina, 13, 17 Fabio e Andrea Lensini: 1, 2, 6, 8
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Clovis international
S.P.A.
foto 1 - Madonna di Provenzano
MARIA SANTISSIMA DI PROVENZANO LE RAFFIGURAZIONI IN CERAMICA A cura dell’Arte dei vasai
foto 2 - A fianco Madonna di Provenzano priva del rivestimento in argento. foto 3 - Sopra, Pietà , terracotta dipinta, Siena fine sec. XV inizio XVI, tabernacolo di via santa Chiara, particolare.
Il tema del “sacro”trattato quest’anno nella collettiva di ceramica contemporanea organizzata dall’Arte dei Vasai ci ha suggerito di dedicare la piccola mostra di carattere storico, che tradizionalmente affianca la manifestazione, alle repliche in ceramica della Madonna di Provenzano che, nella nostra città, sono state molteplici e varie dal secolo XVI fino ai nostri giorni. Non possiamo né intendiamo, in questo piccolo catalogo, ripercorrere la lunga storia della nascita e diffusione del culto di questa sacra immagine a Siena; una storia che affonda le sue radici nel medioevo coinvolgendo Santa Caterina e le profezie di Brandano.1 Certo è che dalla seconda metà del secolo XVI, dopo il gesto sacrilego del soldato spagnolo, si moltiplicarono i miracoli riferiti alla Santa Immagine e crebbe così tanto la devozione popolare che fu deciso di costruire il tempio deputato al Suo culto che ancor oggi ammiriamo e di correre in Suo onore il palio del 2 di luglio. Un culto ed una devozione popolare così diffusi che favoriranno anche la produzione di una grande varietà di repliche in ceramica di cui intendiamo tracciare un elenco indicativo, prendendo in esame un numero limitato e selezionato di oggetti. Come ben sappiamo nel particolare reliquiario in argento che oggi vediamo è conservata solo la testa della terracotta originale a suo tempo posta nel tabernacolo del vicolo di Provenzano, unica parte recuperata dopo il tiro d’archibugio del soldato. Osservando la testa fuori dal suo contenitore [foto 2] come si 1
Rimandiamo al bel volume “La collegiata di Santa Maria di Provenzano” a cura di Cecilia Alessi, Marco Borgogni, Barbara Tavolari-Siena 2008 per ogni approfondimento storico e bibliografico.
foto 4 - Ciotola di gusto compendiario, nel centro tabernacolo con la Madonna, Siena seconda metà sec. XVI, Museo della Contrada Sovrana dell’Istrice.
può vedere nell’immagine ripresa in occasione del restauro, alcuni anni or sono, è ben evidente come la plastica originale fosse più complessa; in particolare si intuisce l’attaccatura delle braccia che, insieme con la particolare inclinazione della testa, fa pensare a quelle composizioni, definite “pietà”, dove la Vergine sostiene sulle ginocchia il corpo del Cristo. Sono in genere terrecotte dipinte, di influenza nordica (vesperbild) ed hanno una certa diffusione nell’Italia settentrionale ed anche in Toscana tra la fine del secolo XV e gli inizi del successivo; in particolare, a Siena, si può notare in questi manufatti l’influenza della bottega di Giovanni di Stefano. Per avere un’idea della plastica originale della nostra Madonna di Provenzano, riteniamo utile fare un raffronto con una “pietà”, [foto 3] proveniente da un tabernacolo di via S.Chiara2 ed ora conservata nella Sala dei Vasai. 2 La “pietà” è stata oggetto di un restauro alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso che ne ha riportato in luce la policromia originale. Era già stata pubblicata prima del restauro in Antiche ceramiche murali in Siena, R. Traldi, p. 35, Siena 1983.
Come già detto, nella seconda metà del cinquecento, cresce e si diffonde la devozione per la Sacra Immagine ed è interessante notare che si inizia a riprodurla in piatti e manufatti di ceramica ancor prima della costruzione della chiesa, come attesta l’interessante ciotola compendiaria databile alla seconda metà del secolo XVI [foto 4] dove, con ogni probabilità, troviamo una delle pochissime raffigurazioni conosciute del primitivo tabernacolo posto nella casa del vicolo di Provenzano che ospitava, appunto, la Madonna.3 Nei secoli XVII e XVIII è ampiamente documentato il caratteristico “busto” riprodotto su piatti e stoviglie destinati sia a conventi sia a case private, come si può vedere nella bella ed elegante crespina che proponiamo [foto 5]. Un altro genere particolare di oggetti di devozione domestica dove compare molto spesso l’immagine della nostra Madonna sono le piccole acquasantiere. Tra le molteplici varianti di 3 Siamo a conoscenza di riproduzioni del tabernacolo in un disegno conservato nell’archivio della Collegiata e in tre tavolette di Biccherna, Archivio di Stato, Siena.
foto 5 - Crespina, nel centro Madonna circondata da decoro floreale, Siena o Asciano sec. XVIII. Museo della Contrada Sovrana dell’Istrice.
foto 6 Acquasantiera, Madonna incoronata da due angeli, Siena, sec. XVIII, coll. priv.
Giti unturestibus as aut rerorem estem fugiatur? Otas eos eaquaes etur?
di gusto più o meno popolare riportiamo qui un’esempio di raffinata esecuzione formale [foto 6]. Ma è sicuramente nei ben noti “busti” in terracotta e in ceramica dipinta che viene replicata con più frequenza la Nostra Immagine; oggetti destinati ai tabernacoli viari o domestici di cui intendiamo riportare solo le tipologie più conosciute e diffuse. Esaminando i due busti [foto 7, 8] il primo in terracotta, il secondo in ceramica maiolicata e datato 1687, si può notare che ambedue hanno base quadrata, come l’attuale reliquiario in argento che risale al 1806 e che probabilmente ripete una forma tradizionale in uso fin dal secolo XVII. Tuttavia, soprattutto nel secolo XVIII, la plastica più diffusa è di forma ovale, in genere riccamente decorata con arabeschi e motivi floreali policromi che rimandano probabilmente a tessuti preziosi con cui veniva adornata la Madonna (vedi nota 1); questa tipologia viene prodotta in diverse dimensioni e con innumerevoli varianti evidentemente da molteplici botteghe, come possiamo vedere dalle foto [foto 9, 10, 11, 12]. Si può variare infatti dal formato più grande alto circa 30 centimetri fino ai pochi centimetri del minuscolo bustino [foto 11], unico esempio a noi noto di queste dimensioni. Spesso, inoltre, lo stesso calco viene riusato in tempi successivi da più ceramisti, come si intuisce dagli smalti e dai decori usati in questo esemplare [foto 13]. Frequentemente il busto veniva anche applicato, come un bassorilievo nelle targhe da muro; anche questa tipologia si ritrova largamente documentata sia nelle targhe propriamente devozionali [foto 14, 15] come pure nelle targhe di possesso [foto 16]; quest’ultime venivano apposte frequentemente nelle case coloniche e nelle fattorie del senese e riportavano in genere lo stemma della famiglia proprietaria. A conclusione di questa concisa descrizione delle repliche della Nostra Madonna vogliamo ricordare che furono prodotte anche a San Quirico e ad Asciano noti centri di attività ceramica. In particolare, da Asciano, che si trovava ancora nella diocesi di Arezzo, le immagini si diffusero anche nel territorio aretino e in Arezzo stessa dove, curiosamente, avvenne una “mutazione”. In occasione infatti del ripetersi di terremoti nella città alcune persone si rivolsero ad una immagine di ceramica raffigurante proprio la Vergine di Provenzano e per Sua intercessione i fenomeni tellurici si placarono. Da allora la sacra immagine trovò grande venerazione ad Arezzo e fu
foto 7 - Busto a base quadrata, in terracotta non rivestita, Siena, sec. XVII, coll. priv.
foto 8 - Busto a base quadrata, Siena ,1687, coll. Marco Bernardi
foto 9 - Busto a base ovale, Siena, sec. XVIII, coll. priv.
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foto 10, 11, 12,13 Busti a base ovale, varie dimensioni, Siena XVIII, coll. private.
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appellata “Madonna del Conforto�. Molte repliche in ceramica furono prodotte ad Asciano ed anche a Monte San Savino tra la fine del secolo XVIII e gli inizi del successivo; l’iconografia resta sostanzialmente invariata anche se la Madonna del Conforto viene rappresentata con un motivo spinato sulla parte anteriore del busto e, generalmente, viene decorata con smalti gialli e bruno manganese, spesso poi non viene adornata della corona.
foto 14 -Targa devozionale, Madonna con due angeli, nel cartiglio acronimo del nome di Maria come lo ritroviamo nello stemma della collegiata e nella teca d’argento, Siena o San Quirico d’Orcia, 1736, coll. priv.
foto 15 - Targa devozionale, Madonna con scritta di invito alla preghiera, Siena o Asciano, sec. XVIII, coll. priv.
foto 16 - Targa di proprietĂ , Madonna fra San Bernardino e Santa Caterina, in basso stemma Palmieri Nuti, Asciano 1818, coll. priv.
foto 17 - Madonna del Conforto, bassorilievo, Asciano, fine sec. XVIII, coll. priv.
foto 18 - Piatto, Madonna del Conforto al centro entro decoro floreale, Asciano, fine sec. XVIII, coll. Marco Bernardi.
La troviamo ugualmente riprodotta sia sulle targhe sia nei busti [foto 17], piĂš raramente nei piatti, come in questo interessante esempio di manifattura ascianese [foto 18]. Consapevoli della inevitabile limitatezza della nostra iniziativa ci auguriamo tuttavia che possa essere di stimolo ad una ricerca piĂš completa ed esaustiva su questa particolarissima produzione in ceramica della nostra cittĂ , che per secoli ha rappresentato un modo popolare ed immediato di onorare nel quotidiano la Santa Immagine della Madonna di Provenzano.