FVS - numero di agosto/settembre

Page 1

La rivista dell’Ordine Francescano Secolare d’Italia

Contiene I.R.

Anno 11 – n° 8-9 agosto-settembre 2013

Periodico mensile Poste italiane – Sped. in Abb. Post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27.02.04 n. 46) art. 1c. 2DCB Padova

… e per tetto il cielo! La difficile situazione egiziana tra religione e politica


spiritualitĂ conferenzespettacolimostreworkshop

2013 in cammino Rimini, centro storico 27/28/29 settembre

Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini


scrivi a: direttorefvs@ofs.it o redazionefvs@ofs.it oppure a: redazione FVS c/o segretariato nazionale OFS, viale delle Mura Aurelie, 9 00165 – Roma

Caro direttore, vorrei fare alcune considerazioni sul nostro nuovo papa Francesco e sulla sua attenzione agli ultimi ed agli emarginati di questo mondo. Finalmente una voce autorevole ribadisce che alla Chiesa cattolica occidentale stanno ancora a cuore i poveri (quelli di be ni materiali, s’intende) e che non preferisce circondarsi, in piena decadenza e alla faccia delle sue radici, di ricchi (quei pochi che ancora frequentano). Però, credo che il cammino di maturazione e di consapevolezza su questo aspetto essenziale del nostro essere cristiani, da percorrere per tutta la comunità ecclesiale, sia ancora lungo. Mi capita spesso di ascoltare in chiesa prediche che fanno riferimento alla povertà. Ma a quale povertà si riferiscono? Esiste una povertà ontologica, legata alla condizione umana, quella per intenderci di don Primo Mazzolari: «Siamo tutti poveri uomini, per il fatto di essere uomini». Poi c’è una povertà generata dalla disuguaglianza e dalle ingiustizie umane. La prima va accettata e accolta con pazienza, lasciando a Dio la sua spiegazione. La seconda invece va combattuta ed eliminata. Nessun uomo ha diritto di privare altri uomini di quanto loro dovuto; chi lo fa, non incontrerà mai Dio, come diceva don Oreste Benzi. Nelle prediche che si ascoltano oggi, però, per lo più si fa riferimento al primo tipo di povertà. Allineandosi, così, dette omelie, alla mentalità corrente dominante. Che ci ritiene tutti eguali ai blocchi di partenza, per una gara a chi guadagna di più nel libero mercato. E quel che è più grave, senza apparente danno per nessuno. Ma le cose purtroppo non stanno così! Le ingiustizie esistono ancora e, forse, diventano ogni giorno dramma-

Il “nostro” papa: il rischio di “appropriazione” ticamente sempre più gravi e vanno dunque profeticamente smascherate e denunciate. Se non lo si fa si è conniventi con chi le commette. Non è forse giunto il momento di prendere posizione decisa e di schierarsi apertamente con i più deboli (il Papa lo ha fatto: vedi il discorso di Lampedusa)? Non lo ha forse fatto anche Gesù dicendo: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi...» e «Guai a voi ricchi...»? Ci si deve schierare, amando anche il nemico, certo; ma anche esortandolo a praticare la giustizia. L’unica cosa da non fare è restare indifferenti al grido dei poveri, perché così facendo, i poveri vengono allontanati dalla Chiesa e, come troppo spesso è successo, viene loro chiusa la porta in faccia. Grazie Santo Padre Francesco: era ora che la Chiesa si svegliasse! Fraterni saluti. Luigi Magnani Caro amico, c’è una tendenza molto diffusa tra i francescani di tutte le famiglie (laici e religiosi) in questi mesi nei quali la figura di papa Francesco ha conquistato i cuori del mondo: la tendenza a “intestarsi” il Papa. Intendo dire che per molti tra noi il fatto che il vescovo di Roma porti il nome del nostro Serafico Padre e abbia assunto temi, spunti, colori e sfumature tipiche della spiritualità francescana è considerato come una “medaglia d’oro”, come una sorta di “premio alla ditta”. Come se la storia del movimento francescano, e soprattutto i francescani di oggi avessero un “marchio di garanzia” attraverso l’elezione al soglio di Pietro di un pastore che porta in primissimo piano i valori che più ci dovrebbero appartenere. Io non credo che sia così. Io credo che al contrario le parole e i comportamenti del Papa siano per noi francescani un vero “problema”. Perché ci richiamano ogni

giorno con forza al midollo del Vangelo e della Regola, mettendoci di fronte a tutte le nostre inadeguatezze, a tutti i nostri limiti, personali e di fraternità. Vedi, caro Luigi: il tema della povertà è esattamente uno di quelli sui quali la nitida testimonianza del Papa ci dovrebbe richiamare all’essenza della nostra spiritualità. Che non contempla alcuna idolatria della povertà. Soprattutto della povertà non scelta, di cui sono vittime tanti uomini e tante donne in tutte le parti del mondo. Nel sud del Globo, ma anche nei tanti “sud” che ci stanno vicini, nelle periferie delle nostre città, nei quartieri degradati, nei vuoti esistenziali e nelle vite prive di senso, tra le famiglie che faticano a tirare la fine del mese, tra i giovani che non riescono a trovare un lavoro. Il coraggio del Papa dovrebbe essere il nostro coraggio. Quel coraggio che ci era stato chiesto, già qualche anno fa, dallo splendido documento finale dell’Evento Francescano di Padova. In quel documento stava scritto con chiarezza: «La Fraternità, bene che portiamo nel cuore, ha bisogno di crescere nelle nostre città innanzitutto attraverso la presa di coscienza del valore della dignità di ogni essere umano, che sa abbattere le diseguaglianze, combatte le povertà e favorisce l’inclusione sociale. Crediamo che uno sviluppo solidale passi solo attraverso l’apporto di uomini e donne pacifici e pacificatori, inclini al bene, aperti al dialogo ed al valore di ogni relazione umana. Auspichiamo che, da parte delle istituzioni, si tenga conto delle preoccupazioni e delle paure che angosciano l’uomo moderno, incoraggiando e sostenendo, con atteggiamenti e azioni concrete e credibili, la fiducia fra le persone e i gruppi sociali che vivono l’esperienza del distacco, della contrapposizione o dell’inimicizia». Non gloriamoci di un Pontefice che porta il nome del nostro fondatore. Impariamo invece da lui. E siamo fedeli, con serietà e allegria, alla nostra vocazione. Ettore Colli Vignarelli 3


3

Lettere a FVS

6

… e per tetto il cielo!

36 Dentro la polveriera Egitto

Le complesse contrapposizioni politiche e religiose.

Il Capitolo delle stuoie di tutto l’OFS d’Italia.

38 No alla guerra in Siria

La forte presa di posizione dell’OFS d’Italia.

13 In due righe

40 Un paese senza esercito: realtà o utopia?

Cronaca dalla fraternità nazionale.

15 Caro OFS

Il caso del Costa Rica, un paese senza esercito in un territorio molto difficile.

Attingere alla sorgente.

16 Abbiamo trovato casa… e un nuovo consiglio!!!

45 Lessico dell’anima San Luigi/Ludovico.

L’estate della Gi.Fra. tra Capitolo nazionale e Gifraeventi.

16

6

22

21

28

21 Araldinando

46 Ma la Caritas non è un bancomat

22 Custodi dell’universo sui passi di san Francesco

49 Oltre il segno del Battesimo

28 Per una teologia della donna

50 Camminare nelle periferie dell’esistenza

Il mondo dei piccoli francescani.

La giornata CEI per la custodia del creato. Cinque studiose commentano le parole di papa Francesco.

30 Ma noi donne annunziamo Gesù Cristo Risorto Il contributo femminile nella Chiesa.

35 Femminile, plurale Avere fede non basta.

Il rapporto annuale di Caritas da un quadro della situazione.

Sri Auribondo Ghose: Invisibile.

Intervista a fra Martin Carbajo.

53 Chiostri e campanili Echi di vita francescana.

55 In Chiara Luce … e luce sia!


56 Francesco De Gregori al Festival Francescano

La rivista dell’Ordine Francescano Secolare d’Italia

Ecco nel dettaglio il programma del Festival.

61 Segni e tracce

PER RICEVERE LA RIVISTA

Da leggere, da vedere, da ascoltare.

Quota associativa “Francesco il Volto Secolare – Associazione” Ordinaria € 20,00 Sostenitore € 35,00

66 Sipario

L’editoriale dell’ultima pagina.

36

46

da sottoscrivere sul c/c postale n. 55841050 intestato a Francesco il Volto Secolare Associazione Via della Cannella, 8 06081 – Capodacqua di Assisi (PG) SCRIVERE CON CHIAREZZA NOME E INDIRIZZO Garanzia di riservatezza

40

56

Informativa ex art. 13 del D.Lgs. 196/03. I dati personali forniti dai propri associati permettono all’associazione “Francesco il Volto Secolare” di farli partecipi delle proprie iniziative. Il conferimento dei dati è obbligatorio; senza detti dati l’Associazione non potrebbe effettuare l’invio del presente periodico. I dati sono custoditi su supporto informatico e trattati nel pieno rispetto delle misure di sicurezza a tutela della relativa sicurezza. Detti dati inoltre potranno essere comunicati all’associazione “Attività Ordine Francescano Secolare d’Italia Onlus” al solo scopo di far conoscere le proprie iniziative di solidarietà. Titolare del trattamento dei dati personali è l’associazione “Francesco il Volto Secolare”. In ogni momento potrete richiedere la cancellazione, la rettifica e l’aggiornamento dei Vostri dati personali contattandoci all’indirizzo di Viale delle Mura Aurelie, 9 – 00165 Roma o al cellulare 334 2870709 o all’indirizzo e-mail giorgetti.19@gmail.com.

Autorizzazione n. 737 del 28/12/2002 del tribunale di Milano

Foto: archivio di redazione, Gianfranco Casula, Enzo Picciano, Alessandro Tura.

Tronto), Chiara Vecchio Nepita, Giorgio Verga, Lucia Zicaro

Direttore responsabile: Ettore Colli Vignarelli

Stampa: Imprimenda snc Via Martin Piva, 14 – Limena (PD)

Recapiti redazione: Via Crespi, 11 – 28100 Novara Tel.: 334 2870869 e-mail: redazionefvs@ofs.it

Delegato comunicazione e stampa Consiglio Nazionale OFS: Gianpaolo Capone Caporedattore: Paola Brovelli Redazione: Cinzia Benzi, Miriam Burattin, Roberta Giani, Ilenia Grecu, Antonella Lagger, Ornella Omodei Zorini, sorelle francescane della nuova Gerusalemme

Collaboratori fissi: Andrea Serafino Dester, Remo Di Pinto, Attilio Galimberti, MichaelDavide Semeraro, Anna Pia Viola, Umberto Virgadaula Hanno collaborato a questo numero: Paola Bochicchio, Cristiana Dobner, Roberto Luzi , Barbara Milanese, M. Michela Nicolais, Fernando Scocca, Riccarda Settimo (monastero clarisse urbaniste di San Benedetto del

Gestione abbonamenti c/o Segretariato nazionale OFS Viale delle Mura Aurelie, 9 – 00165 Roma Tel e fax: 06 632494, cel. 334 2870709 e-mail: giorgetti.19@gmail.com


OFS

I francescani secolari riuniti al Capitolo delle stuoie: una giornata di festa e di fraternità per “dire” lo stile che ci guida e ci unisce: semplicità e gioia per “illuminare” anche il cielo.

6

Solo poche parole, perché il Capitolo delle Stuoie di tutti i francescani secolari d’Italia è stato innanzitutto esperienza! Difficile da raccontare, se non per immagini e piccoli tratteggi. Certamente una giornata diversa: nei contenuti, nei modi, nelle strutture… La Gioventù Francescana (questa una delle grandi novità di questo evento, segno di un desiderio di camminare insieme che non può che portare lontano, come solo i giovani sanno fare…) ha “condotto” l’OFS in sentieri poco esplorati, sperimentando uno stile più che “passando” dei contenuti, lasciandosi interrogare dalle emozioni più che imparando “cose” nuove, ascoltando le profondità dell’anima, propria e altrui. Nelle parole di Remo Di Pinto (che riportiamo per intero di seguito) che hanno introdotto la giornata troviamo il senso di questo evento, nella capacità di accogliere il dono di accendere fuochi «che durano per portarli fuori di qui, e illuminare»…


‌ e per tetto il cielo! 7


OFS

C

arissimi fratelli e sorelle, vi ringrazio per aver aderito a questo appuntamento che, più che proposta è risposta ad un desiderio che crediamo risieda in ciascuno di noi, a un bisogno che è tipico per noi francescani e a un’esigenza: fare fraternità nella gioia e ripartire rinnovati! Sono molte le suggestioni in questa giornata: il luogo, la prossimità alla festa del Perdono, la presenza di tanti fratelli e sorelle… un vero e proprio bagno di fraternità… uno stile: quello della semplicità, della gioia; e una certezza: non sono queste mura a contenerci, né la nostra organizzazione a dare frutti, ma è l’amore di Cristo. In Lui possiamo realizzare comunione, con Lui possiamo rinnovarci, per Lui possiamo costruire relazioni fraterne. L’immagine che abbiamo davanti oggi è innanzitutto Chiesa di Cristo! Dalla disponibilità all’ascolto, all’abbandono a un abbraccio che diviene contagioso: questa è la tipicità della nostra vocazione, uno straordinario che avviene in un ordinario fatto di incontri, di relazioni, che si costruiscono sul modello della relazione che si realizza col Dio fatto uomo. Ora ci è concessa la grazia di celebrare una tappa di un cammino che

8

viene da lontano e che si dirige verso un futuro che ci è chiesto di anticipare già oggi, con questo Capitolo, che è essenzialmente momento di preghiera e di festa, da cui ci attendiamo un deciso rilancio per un OFS rinnovato secondo lo Spirito per offrirsi come Chiesa a vantaggio della società. Non dobbiamo cadere nella tentazione di lasciarci suggestionare dal potere di un evento dalla portata rilevante (attenzione a non farci bastare

questo e a farci sentire grandi e importanti!). Sarebbe un peccato lasciarci coinvolgere da un incendio che lascerebbe solo cenere… dobbiamo invece accendere fiamme che durano per portarle fuori di qui e illuminare, e accendere fuochi… La portata di questo evento la misureremo nella capacità che avremo di accoglierne il dono e il mandato, di ritornare a Cristo nella conversione del cuore e nel ritorno all’essenza della nostra identità vocazionale originaria… a Francesco, alla sua radicalità evangelica che è risposta al nostro balbettante e spesso teorico ripetere di un passaggio dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo, tornare al suo essere tutto in Cristo, al suo essere vita in preghiera, cammino incessante, del corpo e del cuore, aperto e docile allo stupore del nuovo incontro, a ribaltare l’acquisito e ad abbracciare la precarietà del pellegrino e del forestiero… camminare è il verbo del francescano, perché è quello di Francesco ed è quello di Gesù Cristo! È lo stile di chi si lascia guidare dallo Spirito: che convoca, trasforma e manda, che il Papa ha recentemente definito: NOVITÀ, ARMONIA e MISSIONE, proponendo alcune domande ai movimenti ecclesiali, quindi anche a noi: −− siamo aperti alle “sorprese di Dio”?


Ecco il volto dell’OFS del nuovo millennio: centinaia e centinaia di persone, giovani, anziani, bambini, donne e uomini, riuniti nella gioia e nella preghiera, nella festa e nella riflessione, insieme con tutte le diversità!

O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo? Abbiamo il coraggio di intraprendere le strade che la novità di Dio ci offre o ci difendiamo, chiusi in strutture caduche che hanno perso la capacità di accoglienza? −− siamo aperti all’armonia dello Spirito Santo, superando ogni esclusivismo? Ci facciamo guidare da Lui vivendo nella Chiesa e con la Chiesa? −− abbiamo la tendenza di chiuderci in noi stessi? Nel nostro gruppo? O lasciamo che lo Spirito Santo ci apra alla missione? Oggi sia cammino! Sia apertura allo Spirito, sia accoglienza di novità, armonia e missione!

Dopo aver impegnato le necessarie energie per edificare, mattone dopo

mattone, l’unica casa che oggi ci accoglie, ci si attende che ora da questa casa i francescani secolari si decidano a uscire fuori con coraggio, forza e vigore, consapevolizzando il senso profondo della vocazione e della missione che ci è affidata, traducendole con una presenza concreta, umana e umanizzante, qualificata e qualificante, un cammino controcorrente… una beatitudine! Abbiamo accolto l’invito a passare dall’unità alla comunione, ma non si tratta di un passaggio immediato, perché richiede una trasformazione del modo di pensare e di agire e ci chiama a trovare percorsi comuni attraverso una condivisione che metta a frutto i doni preziosi che abbiamo ricevuto… ci obbliga a porre nell’unico paniere i nostri pani e a offrirli fidandoci della Sua Parola… credere a una promessa… Dobbiamo scuoterci, porci in ascolto, trafficare i talenti, alzarci e partire, senza tenere il piede pigiato sul fre9


OFS

Molti i momenti vissuti nella mattinata del 3 agosto. Molte le parole ascoltate da parte dei responsabili nazionali (nel secondo riquadro in alto Remo Di Pinto, ministro nazionale OFS durante l’introduzione della giornata; nel primo riquadro della seconda riga, Alfonso Filippone, allora presidente nazionale della Gi.Fra. e mattatore indiscusso di tutta la giornata), diversi gli stand per conoscere esperienze particolari nella storia e nella vita della fraternità nazionale dell’OFS. E un abbraccio, grande come il cuore di Dio che ha contenuto tutti quanti in quell’abbraccio.

10


L’adorazione eucaristica iniziata tutti insieme nella preghiera comunitaria e destinata ad una tenda appena fuori dalla grande sala che ha ospitato il Capitolo. Il silenzio e la preghiera accompagnati dalla gioia dei canti di festa appena a fianco. Perché anche questo è il modo di vivere la forte spiritualità di Francesco nella secolarità.

no… non siamo fatti per avere per cielo un tetto, ma per tetto il cielo! Avere per tetto il cielo significa abitare la strada, stare nel mondo uscendo dalle proprie sicurezze, cercare e costruire relazioni, raggiungere le periferie, acquisire lo stile dell’accoglienza; ma significa anche sentirsi sempre inviati e custoditi dalla presenza di Colui che manda, del Padre onnipotente creatore del cielo che ci fa da tetto e della terra che calchiamo nel nostro cammino, come fossero i palmi delle Sue mani che ci contengono… Non basta parlare di fraternità, esprimere concetti e teoremi; occorre manifestare con la nostra vita il desiderio di relazioni fraterne, farlo con passione, amore, tenerezza e voglia di accogliere. Non accontentiamoci di riunirci con la nostra Fraternità, non idealizziamola, ma cerchiamo e costruiamo fraternità… il futuro della società passa anche da qui! Il Papa ha scelto di affidare proprio alla fraternità il tema della prossima giornata mondiale della Pace… definendola fondamento e via per la costru-

MANDATO ALLA FRATERNITÀ NAZIONALE DELL’OFS D’ITALIA Carissimi fratelli e sorelle, ci siamo messi in viaggio dalle nostre case, convocati dallo Spirito, per celebrare questo Capitolo delle stuoie qui in Assisi, nello stile che ci contraddistingue dalle nostre origini. Ci siamo fidati della Sua chiamata e oggi abbiamo ricordato insieme le meraviglie che Lui ha compiuto e continua a compiere nella vita di questa nostra famiglia e in ciascuno di noi, destinatari della chiamata a vivere il Vangelo alla maniera di Francesco. La nostra vocazione ci invita ad amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e tutta la forza, ci chiede di rinnovarci ogni giorno in Gesù Cristo Via, Verità e Vita, di uscire da noi stessi, dalla nostra tiepidezza e dal nostro timore di lasciare ciò che è acquisito, per metterci in cammino per le strade del mondo come pellegrini e forestieri. Noi francescani secolari siamo destinatari particolari dell’invito rivolto da papa Francesco ad andare nelle periferie delle nostre città per annunciare il Vangelo nel nome della Chiesa con fervore apostolico, offrendo mani, piedi e cuore. Viviamo con coerenza e fedeltà la chiamata a essere Fraternità per il mondo, riparando innanzitutto la nostra casa, per offrire un modello di convivenza e di accoglienza capace di riparare altrove. Con creatività apostolica e semplicità evangelica, seminiamo germi

di fiducia e di speranza mediante iniziative in favore dei più poveri, bisognosi ed emarginati, che riconoscano il dono della diversità di ogni persona e affermino la pari dignità di ogni vita. Il servizio che sperimentiamo non sia immagine di potere ma segno e testimonianza concreta di Chiesa missionaria “povera tra i poveri”, che si cinge il grembiule ai fianchi e si china con amore dinanzi a ogni creatura, divenendo modello educativo per i bambini e i giovani, a partire da quelli che vivono l’esperienza francescana. Rendiamoci personalmente disponibili a una continua conversione per essere costruttori di pace e concordia nelle nostre famiglie e nei luoghi di lavoro, e accogliamo l’impegno sociale come dovere e quello politico come opportunità per offrire con generosità i nostri talenti in favore del bene comune, ispirati dal Vangelo di Cristo e dall’esempio di Francesco. Questo incontro fraterno ci doni l’entusiasmo dell’annuncio e ci spinga a colorare le strade che percorreremo, con il desiderio di rendere la gente più felice. In cammino! Con i fratelli come compagni di viaggio… e per tetto il cielo! Il Signore ci accompagni nel ritorno a casa, la Madonna ci protegga e ci benedica il nostro padre san Francesco.

11


OFS

Ancora volti, noti e meno noti della storia recente dell’OFS. Testimonianze di presenza significativa nella società. Servizio offerto alle sorelle e ai fratelli. E musica, festa, balli. Per il bene dell’OFS, per il bene della Chiesa, per il bene della società. 12


IN DUE RIGHE Notizie in breve

SAN LUIGI A MONREALE

Domenica 25 agosto nello splendido duomo di Monreale, tradizionale pellegrinaggio dell’OFS di Sicilia con offerta dell’olio delle lampade che ardono vicino alle reliquie di san Luigi, re di Francia, patrono dell’OFS. Quest’anno poi la giornata è stata davvero speciale: si è aperto ufficialmente e formalmente l’anno di particolare memoria per il nostro patrono di cui ricorre l’ottavo centenario della nascita il prossimo 25 aprile. Una sorta di anticipazione sui festeggiamenti che vivremo durante il prossimo anno per questa felice ricorrenza. CAPITOLO ELETTIVO NEL LAZIO Nel prossimo mese di ottobre la fra-

ternità regionale del Lazio è chiamata a rinnovare il proprio consiglio. Il capitolo sarà, per richiesta dell’Assemblea precapitolare, celebrato su due giorni per dare l’opportunità di vivere appieno il momento di condivisione e per una preparazione spirituale che non si lasci “prendere” dalla fretta. ESERCIZI SPIRITUALI PER LA FRATERNITÀ DELLE MARCHE A Nocera Umbra la fraternità regionale della Marche si ritrova ai primi di settembre per gli esercizi spirituali di fraternità. Sarà fra Mauro Ruzzolini (nella foto), OFM, a tenere le riflessioni spirituali che potrà offrire delle meditazioni che uniscono la psicologia alla grande spiritualità francescana. FESTA DEL PERDONO Al Santuario Madonna della Vetrana di Castellana Grotte una serata (il 1° agosto) per preparare in maniera in-

solita la grande festa del Perdono di Assisi. Un concerto/riflessione di fra Gianni Mastromarino accompagnato da Sergio Genco e Nicola Laricchiuta (nella foto) che hanno suonato alcuni brani di fra Gianni insieme ad un repertorio di vari autori italiani ed internazionali per «sentirsi figli amati e perdonati». EFFEFESTIVAL 2013 A NOVARA Le fraternità OFS di Novara, con i frati cappuccini del convento della città, insieme alla Gi.Fra. di Piemonte-Liguria alla III edizione di EFFEFestival: il mio nome è Francesco. Avrà inizio con una giornata di annuncio alla città domenica 22 settembre e durerà, con molteplici iniziative fino a domenica 6 ottobre.

13


OFS zione di un mondo più pacifico e giusto, superando la «cultura dello scarto» per promuovere la «cultura dell’incontro». Responsabilità e relazione fraterna, incontro: spetta a noi! Ci stanno praticamente chiamando per nome! Uno a uno! Dove siamo? La presenza del carisma francescano nelle nostre città è affidata a noi! Mi sento profondamente interpellato da questi continui richiami. Ma dov’è il nostro cuore? Dove impegniamo le nostre risorse e le nostre energie, il nostro tempo? Faccio fatica a non vederci per la strada come veri testimoni di un francescanesimo autentico, faccio fatica a non considerare l’Ordine, la mia vocazione, la mia Fraternità come strumenti funzionali al mio cammino per la strada… invito a uscire… ad andare… con passione ed entusiasmo… faccio fatica a non alzare gli occhi per cercare il cielo… il nostro tetto!

14

E faccio fatica a non pensare a Maria, donna del cammino… modello di ascolto, accoglienza e partenza… dalla propria casa, dalla propria sicurezza all’apparente insicurezza di un viaggio verso l’altro, di un cammino della fiducia, verso il Magnificat… Poniamoci anche noi in viaggio, a partire dalla relazione, dall’incontro tra noi: raggiungiamoci, incontriamoci e sosteniamoci reciprocamente, affinché la letizia di uno sia dono per l’altro e mezzo per riacquistare la letizia interiore… e sia gioia piena! Ecco il perché di questa giornata, nessuna autocelebrazione, ma profonda gratitudine e piena comunione, traboccanti, per estendersi oltre noi e contagiare… come eucarestia e fraternità… la passione di Francesco… sia anche la nostra! Incominciamo fratelli… buona giornata!

Ed infine la celebrazione eucaristica nella grande chiesa di Santa Maria degli Angeli, luogo per eccellenza di ricerca di senso della propria vocazione: lo è stato per Francesco, lo fu per Chiara, lo è stato per ogni francescano secolare lo scorso 3 agosto. E il mandato, chiaro e inequivocabile, a «colorare» il mondo con la bellezza della fraternità e dell’amore reciproco, perché fondato in Cristo.


Caro OFS di Remo di Pinto

Attingere alla sorgente T

empo dei buoni propositi per il nuovo anno fraterno! Ci si prova sempre, ma ogni volta, a meno di eventi imprevisti più o meno favorevoli che ci costringono a dei cambiamenti non programmati, i nostri impegni e le solite scadenze ci riportano nell’ordinario della nostra esistenza. Eppure il desiderio di una “vita nuova” è così affascinante ed esaltante! Probabilmente ciò che sbagliamo è proprio nella partenza. La novità che cerchiamo la desideriamo a partire da noi, mettendo noi stessi al centro del nostro progetto di vita, ma evidentemente non siamo dei buoni registi e la pellicola che riusciamo a produrre rischia di proiettare immagini ripetitive in bianco e nero, senza sonoro e col finale scontato, come uno di quei film commerciali che rivelano come va a finire a partire dalla visione della prima scena. In realtà, l’esperienza spirituale che abbiamo abbracciato è l’“ambiente” privilegiato nel quale accogliere la novità e rendere vivace, colorata, ricca di “suspense” e accattivante la pellicola della nostra esistenza. Già, ma come? Partecipando ai nostri incontri di Fraternità? Dobbiamo fare molta attenzione a non idealizzare il ruolo della Fraternità, ad accontentarci della partecipazione a degli incontri, a degli eventi particolari, conferenze, corsi di formazione. Ciò che davvero ci consente di “camminare”, di rinnovare la nostra esistenza e realizzare i buoni propositi di inizio anno, è frutto di un incontro. «L’incontro con un avve-

nimento, con una Persona che dà alla vita un orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus caritas est)… sono le parole di papa Benedetto XVI richiamate nella Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede che si avvia alla sua conclusione. Viene da chiedersi se e come abbiamo approfittato di questo tempo donatoci dalla Chiesa e se abbiamo riscoperto nella fede «un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo» (Lett. Ap. Porta Fidei). Non illudiamoci di poter vivere un cammino di rinnovamento, di poter offrire un contributo utile alla Chiesa e al mondo attraverso parole e proclami, attraverso una partecipazione a una riunione di Fraternità che serve più ad

accontentare le nostre attese, a produrre una pellicola ripetitiva, in bianco e nero, col finale scontato. Ciò di cui abbiamo bisogno è un’esperienza personale di fede, un viaggio verso la Fraternità più simile a quello della samaritana verso il pozzo, per porci in ascolto di Gesù, credere in Lui, attingere alla Sua sorgente zampillante di acqua viva. La Fraternità cammina quando permette a ognuno di noi di camminare… quando più che parlare di preghiera ci aiuta a farci preghiera, quando più che parlare di carità ci aiuta a sperimentare la carità e più che parlare della Parola, ci aiuta a farne esperienza, a nutrircene, insieme al Pane della vita. Buon anno fraterno, buona “vita nuova” e… buona visione!

15


Gi.Fra.

Abbiamo trovato

casa…

e un nuovo consiglio!!!

N

di Gi.Fra. della Toscana

el percorso della nostra vita si possono dire un sacco di “sì”, dai più banali ai più grandi e nobili, e questo è un pezzetto di storia della quale fanno parte tantissimi giovani da ogni angolo d’Italia, questo è un pezzetto di storia dove i “sì” giocano il loro ruolo fondamentale. Noi gifrini affidiamo ogni giorno al Signore le nostre vite, impegnandoci e cercando di seguire Cristo povero e crocifisso sull’esempio di Francesco e Chiara di Assisi. Ma per farlo

16


17


Gi.Fra.

nell’unità, c’è bisogno di scegliere dei fratelli, che dicendo il loro “sì”, possano farsi servi della fraternità nazionale. La Gioventù Francescana d’Italia ha celebrato il suo capitolo nazionale elettivo gli scorsi 9 e 10 agosto a Santa Maria degli Angeli e ad Assisi concludendo il Gifraevento (iniziato pochi giorni prima a Loreto) nella basilica superiore di San Francesco nel giorno di santa Chiara con una Messa dove l’intera fraternità nazionale ha celebrato l’inizio del mandato del nuovo consiglio. Abbiamo tutti insieme vissuto con grande emozione il momento delle relazioni di fine mandato, sia tecniche che esperienziali e rivissuto grazie al

18

consiglio uscente tutti i momenti che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni della nostra fraternità. Gli eventi, i corsi di formazione, i capitoli fraterni e un sacco di altri eventi ed iniziative dovranno essere il punto di partenza per i prossimi tre anni: guardare non soltanto al presente, ma anche indietro per guardare avanti. Nello spirito fraterno e di preghiera abbiamo poi proceduto con il momento prettamente elettivo. Il capitolo è stato presieduto da Remo Di Pinto (ministro nazionale OFS) che in più momenti ci ha consigliato e ricordato la docilità allo Spirito, la docilità alla disponibilità, il riporre tutta la fiducia nelle mani del Signore affinché soltanto Lui possa

Sopra: il ministro nazionale OFS Remo Di Pinto con Lucia Zicaro, neo eletta presidente nazionale della Gi.Fra. d’Italia. Sotto: un momento del convegno “Abbiamo trovato casa”. Nella pagina precedente: l’abbraccio tra Lucia Zicaro e Paola Bochicchio.


Ora tocca a noi! Il Gifraevento Adolescenti a Manfredonia: come vivere la fede nella quotidianità, mettendosi in gioco in prima persona e divenendo testimoni credibili dell’amore di Cristo.

Nei giorni dal 24 al 28 luglio si è svolto a Manfredonia il Gifraevento Adolescenti, un incontro nazionale della Gioventù Francescana dedicato ai ragazzi dai 14 ai 18 anni. Il filo conduttore è stato lo stimolo a mettersi in gioco in prima persona per essere seguaci di Gesù alla maniera di san Francesco d’Assisi. Già a partire dal titolo “Ora tocca a noi”, i ragazzi sono stati invitati a interrogarsi sul proprio ruolo di testimoni nella quotidianità dello spazio e del tempo in cui si trovano a vivere e per far ciò è stata presa come esempio e come modello la figura di san Pio da Pietrelcina, uomo e frate francescano che ha vissuto in continua ricerca di Dio e che l’ha incontrato nel servizio ai malati e ai sofferenti. Il primo giorno, a Monte Sant’Angelo c’è stato un incontro tenuto da fra Rocco Iacovelli sulla figura di san Michele Arcangelo, e sulla sua importanza per san Francesco e per la spiritualità fran-

cescana. Nel pomeriggio dello stesso giorno, invece è stata presentata la figura di san Pio attraverso la visita dei luoghi a lui cari. Venerdì è stato il momento sia dell’incontro più intimo con Dio che dell’incontro con l’esperienza concreta della testimonianza. Infatti, nei suggestivi eremi di Santa Maria di Pulsano, i ragazzi hanno avuto la possibilità di sperimentare il silenzio, la preghiera e la riconciliazione in un momento molto intenso di liturgia penitenziale. A San Giovanni Rotondo, invece, attraverso la visita all’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, i ragazzi hanno avuto la possibilità di conoscere una realtà che, a partire dalla volontà e dall’impegno di san Pio, concretizza la fede nell’accoglienza e nella cura delle persone malate e sofferenti. Non sono stati chiamati a fare nulla di particolare ma semplicemente imparare a comprendere che esistono anche persone che

vivono nella sofferenza e che hanno bisogno della loro preghiera e del sostegno di tutti, lì dove è possibile. Nella serata si sono spostati tutti in piazza del Popolo per un flash mob, un’azione dirompete in mezzo alle persone, che attraverso un ballo collettivo attira l’attenzione sull’evento in atto e che invita le persone a riflettere sul senso più profondo che spinge tanti giovani a essere lì. Nella giornata di sabato c’è stata l’occasione per fermarsi ancora a riflettere sul compito che spetta a ciascun giovane di essere testimone dell’amore di Dio per portare la Sua Parola nel mondo. Ed è stato un momento molto arricchente grazie all’intervento di don Renato Trapani che ha parlato in modo molto concreto e illuminante dell’annuncio. Il pomeriggio è stato dedicato alla fraternità con un momento di condivisione sull’esperienza vissuta, seguito da un momento di relax e divertimento in mare. La giornata si è conclusa con una grande festa in piazza del Duomo, dove i protagonisti sono stati i ragazzi stessi con il loro entusiasmo e la loro allegria, come testimoni di un incontro con Gesù che è fonte di gioia per ciascuno di loro. Infine l’intera esperienza è terminata con la Messa nel Duomo di Manfredonia, preceduta dal saluto affettuoso del vescovo mons. Castoro, che ha confermato e celebrato le ricchezze ricevute in questi giorni trascorsi insieme. Nella foto: “flash mob” in piazza durante il Gifraevento Adolescenti a Manfredonia (FG). 19


Gi.Fra.

essere la guida della nostra vita. Sì, perché il Signore si prende cura di noi, ogni giorno. E certamente non mancherà di prendersi cura di questi 10 giovani che hanno detto il loro “sì”. Al termine del capitolo sono risultati eletti Lucia Zicaro (Fraternità della Calabria) in qualità di presidente, Vincenzo Spina (Campania-Basilicata)

PREGHIERA DI AFFIDAMENTO Ci dice Gesù: «Lasciate a me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico in verità che ogni atto di vero, cieco, completo abbandono in me, produce l’effetto che desiderate e risolve le situazioni più spinose». Don Dolindo Ruotolo Sacerdote e Terziario francescano Vogliamo lasciare questa Fraternità Nazionale tra le tue braccia: non vogliamo essere noi a costruire, a programmare, a progettare la sua vita e la sua storia! Sappiamo quanto sia difficile, ma vogliamo abbandonarci a Te con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo la guida, in tutte le nostre scelte! Custodisci Signore, i nostri propositi e rendici capaci di accogliere ogni tuo desiderio di bene nei confronti di questa fraternità che tanto cerca il tuo volto in quello dei fratelli! Custodisci con amore di Padre le nostre piccole vite e fa che il “Sì” di Maria sia sempre, ai nostri occhi, l’esempio da seguire in tutte le nostre scelte! Desideriamo fermamente rimanere nel tuo Amore, perché certi che tutto ciò che chiederemo ci sarà dato e in abbondanza! Amen. Lucia Zicaro con tutto il consiglio nazionale 20

come vicepresidente mentre in qualità di consiglieri serviranno la fraternità nazionale Paola Bochicchio (Piemonte-Liguria), Pamela Pellone (Abruzzo), Nicola Battino (Sardegna), Miriam Campiotti (Lombardia), Alessio Caposiena (Puglia), Francesco Centurione (Abruzzo), Mariangela Pergola (Puglia) e Giada Capodilupo (Lazio). Auguriamo al nuovo consiglio ogni gioia e pace nel Signore, nello spirito di semplicità e umiltà che, da francescani, ci contraddistingue.

Sopra: il “vecchio” e il “nuovo” consiglio della Gi.Fra. d’Italia. Sotto: ancora il nuovo consiglio davanti alla tomba di san Francesco e durante la benedizione di inizio mandato.


ARALDINANDO

Il mondo dei piccoli francescani

Una galleria fotografica del convegno di tutti gli araldini d’Italia nello scorso mese di luglio dal titolo “La vita comincia… con Te”. Gli araldini sono stati accompagnati da Pinocchio e dal “figliol prodigo” per analizzare e riscoprire le proprie emozioni.

21


Temi

CUSTODI DELL’UNIVERSO SUI PASSI DI

FRANCESCO di Barbara Milanese

È

un’esplosione di francescanesimo quella che si potrà vivere in Italia tra settembre e ottobre. Una esplosione che ha come sfondo i paesaggi che furono di Francesco, e che parte da uno dei temi più classici del francescanesimo di tutti i tempi, quello della passione per il creato. Un percorso emozionante, che parte dall’ottava edizione della Giornata Nazionale per la salvaguardia del Creato (1° settembre) che si terrà in Umbria in parallelo con l’inizio del pellegrinaggio “Il Sentiero di Francesco”, e che culminerà idealmente il 4 ottobre con la festa del Serafico Padre e la presenza di papa Francesco ad Assisi. L’impronta del Vescovo di Roma, in questo percorso segnato dall’attenzione alla natura e alla sua tutela, non è affatto marginale. Presentando i contenuti e il programma della Giornata del 1° settembre, il vicedirettore dell’Osservatore Romano Carlo Di Cicco ha ricordato la sensibilità 22


Il primo settembre in Umbria, sul suggestivo cammino di san Francesco tra Assisi e Gubbio, l’ottava giornata nazionale per la salvaguardia del creato, promossa dalla Conferenza episcopale italiana sul tema “La famiglia educa alla custodia del creato”.

23


Temi

ambientale del Papa. «Ha una visione speciale – ha spiegato Di Cicco – racchiusa nella scelta del nome per evangelizzare il mondo portando speranza. Raccoglie le indicazioni conciliari e dei suoi predecessori, in particolare di Benedetto. Nell’omelia della Messa di inizio del suo Pontificato, il 19 marzo scorso, disse: “Custodire l’intera creazione è custodire ogni persona, specie la più povera”. Lo ha ispirato anche il documento elaborato dalla Compagnia di Gesù nel 2011 “Ricomporre un mondo frantumato”, che ricorda come le prime vittime del dissesto ambientale e dei mutamenti climatici siano gli ultimi». Del resto l’attenzione della Chiesa e dei credenti alla salvaguardia del creato non è di oggi, come ricorda il vescovo Mario Toso, segretario del 24

La giornata nazionale per la salvaguardia del creato è ormai alla sua 8° edizione ed attesa da tutta la Chiesa italiana come un momento qualificante per la vita delle comunità ecclesiali. L’attenzione al creato è un interesse forte e deciso per tutta la Chiesa.


Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, che mette in guardia, specialmente all’interno della sfera culturale cattolica, da chi agisce per opportunismo o cerca una buona immagine “verde”: «I credenti nel loro Dna posseggono l’input della custodia del creato. La Chiesa non incominciò a parlare di difesa dell’ambiente quando l’argomento diventò una moda, né per l’esplosione dell’innegabile crisi ecologica, né dopo la pubblicazione di rapporti allarmanti sul cambiamento climatico. Guidata dalla sapienza di Dio, da sempre ha promosso il rispetto per la terra, affidata alla cura dell’uomo». Anche l’attività diplomatica della Santa Sede, ha ricordato Toso, pone al centro la difesa del creato. Ad esempio i messaggi di Benedetto XVI alla Fao per esortare le organizzazioni internazionali a risolvere il problema dell’alimentazione della popolazione mondiale, promuovendo «uno sviluppo organizzato e integrale su piano mondiale, nel rispetto della biodiversità e della natura». Oggi la Chiesa è preoccupata anche dalla tendenza a “privatizzare” il creato a fine di lucro mediante brevetti. E la sua tutela include anche quella della specie umana. «Si pensi soprattutto – conclude Toso – alla Pontificia Accademia per la vita, che ha avviato riflessioni sugli embrioni, sul diritto alla vita, la genetica e l’eugenismo. I Papi, per ultimo Francesco, hanno parlato di ecologia umana legata all’ecologia ambientale». La grande novità dell’edizione di quest’anno della Giornata per la salvaguardia del creato, è, come già sottolineato, la forte impronta francescana. Non casuale, quindi, l’abbinamento con il “Sentiero di Francesco”, il pellegrinaggio a piedi Assisi-Gubbio che si tiene dal 1° al 3 settembre. Un viaggio di una quarantina di chilometri che nel 1207 per Francesco diretto dall’amico Giacomello Spadalonga (che con il futuro santo aveva condiviso la prigionia nelle carceri di Perugia) dura diversi mesi ed è fatto di incontri e prove anche dure, ma che per quanti vorranno riviverlo dal primo al tre settembre 2013, in tre tappe, sarà solo una bella immersione nella spiritualità del santo, nella sua terra. Tra ulivi e ruscelli, di collina in collina, di pieve in eremo, tra Assisi, Pieve San

Oggi la Chiesa è particolarmente preoccupata dalla tendenza a “privatizzare” il creato a fini di lucro mediante brevetti. Anche papa Francesco, sulla scia dei suoi predecessori, parla di «ecologia umana legata all’ecologia ambientale», come spiega mons. Toso.

25


Temi

Nicolò, Valfabbrica, Caprignone, San Pietro in Vigneto, Vallingegno e Gubbio. Tre giorni in cui si procederà insieme sul tracciato geografico e spirituale, in gruppo o in disparte, e si avrà l’opportunità di approfondire, con momenti pubblici sotto forma di testimonianze di vita, il tema della riconciliazione con il Creato. Il programma è ricco e articolato. Il 31 agosto si aprono le celebrazioni con il convegno “Custodire il creato per un futuro sostenibile”, con sessioni scientifica e teologica, e importanti interventi di studiosi italiani. La sera alle 21, per entrare nel clima spirituale della quattro giorni, è in programma la veglia di preghiera sulla tomba di Francesco. L’indomani, appuntamento alla chiesa di Santa Maria Maggiore di Assisi (il luogo dinanzi al quale avviene la spogliazione del giovane santo) per la Messa d’apertura (trasmessa in diretta su Rai uno), seguita dal passaggio dei pellegrini sulla tomba del Santo nella basilica Inferiore e la partenza del pellegrinaggio prevista per le 12.15 in direzione Valfabbrica. Atteso anche il saluto di papa Francesco ai pellegrini nel corso dell’Angelus a piazza San Pietro. Il 2 settembre si riparte per la seconda tappa, destinazione il bellissimo eremo di San Pietro in Vigneto, nel quale i pellegrini incontreranno l’eremita padre Basilio Martin. Da segnalare in questa seconda tappa la sosta nella affascinante e sperduta chiesina di Caprignone, dove si dice che Francesco abbia riunito il capitolo dei primi trecento frati. 26

L’ultimo e terzo giorno di cammino, parte da uno dei luoghi più significativi del primo viaggio del santo verso Gubbio, l’abbazia benedettina di Vallingegno, considerata il suo primo rifugio dopo la fuga da Assisi. Qui un Francesco venticinquenne compie il “miracolo della scrofa”: commosso per la morte di un agnellino ucciso dal morso di una scrofa crudele, il santo non sa perdonare l’animale e gli lancia una maledizione. La scrofa muore dopo tre giorni di sofferenze. La meta è Gubbio, seconda patria del santo dopo Assisi, famosa per l’incontro tra Francesco e il lupo, universalmente conosciuto e avvenuto nei pressi della chiesina della Vittorina, capolinea del pellegrinaggio.

Come francescani ci sentiamo particolarmente interpellati dalla celebrazione della giornata per la salvaguardia del creato, in particolare quest’anno che ha un accento fortemente legato alla città di Assisi ed ai suoi santi.


INDICAZIONI A OFS E GI.FRA. PER LA GIORNATA Carissimi fratelli, in occasione della 8ª Giornata per la custodia del creato, dal titolo “La famiglia educa alla custodia del creato”, che la Chiesa ci invita a celebrare il 1° settembre 2013, desideriamo come OFS e Gi.Fra. darci delle indicazioni comuni per viverla nel miglior modo possibile. Come ci ricorda il testo della CEI, la custodia o la demolizione del Creato, dipendono da noi, dalla nostra capacità (“la sapienza”) di scegliere la strada giusta. Papa Francesco, ci ha esortato ultimamente a «coltivare e custodire» non solo il rapporto tra noi e l’ambiente ma anche i rapporti umani che legano le persone che abitano questo Mondo. Ma chi ci può aiutare a coltivare e custodire “sapientemente” tutto questo? Ognuno di noi ha una famiglia di origine o acquisita come luogo educativo in cui è stato ed è aiutato a maturare decisioni importanti. La Gaudium et spes, definisce la famiglia, «una scuola di umanità più completa e più ricca… fondamento

della società perché in essa le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa ed a comporre convenientemente i diritti della persona con le altre esigenze nella vita sociale» (n. 52). La cultura della custodia (come ci ricorda il testo del messaggio della CEI) che si apprende in famiglia si fonda sulla gratuità, sulla reciprocità e sulla riparazione del male. Ecco allora, fratelli, dei piccoli gesti, che vi vogliamo proporre per celebrare l’8° giornata per la custodia del creato: • rimettere al centro la Parola perché accresca la sapienza nella nostra vita e guidi le nostre scelte: ecco ad esempio la lettura del Vangelo domenicale prima del pranzo; • vivere gesti di gratuità perché le relazioni siano autentiche: rendiamoci disponibili ad esempio quel giorno per un servizio, magari quello più umile, in famiglia (con i nostri genitori, fratelli, moglie, figli…); • coltivare la reciprocità attraverso un dialogo fraterno che sappia essere rispettoso delle diversità: parliamo

ad esempio di noi, della nostra vita, dei nostri progetti perché i nostri cari ci possano aiutare nelle scelte ed ascoltiamoci reciprocamente ; • imparare a riparare il male, vincendo l’egoismo: attraverso ad esempio la ricomposizione di qualche “ferita” che abbiamo provocato in famiglia con il nostro atteggiamento. Per fare tutto questo, dobbiamo chiaramente “risparmiare per trovare del tempo” da dedicare alle relazioni umane. Ci priveremo di qualcosa che altrimenti ci toglierebbe del tempo prezioso da dedicare ai nostri familiari e lo restituiremo poi in qualche gesto di carità ed attenzione anche al di fuori della famiglia. Ecco che quella domenica e da lì in poi magari anche quelle che seguiranno, riacquisterà il suo “profumo” e la famiglia si farà veramente scuola per custodire il creato, partendo dalla custodia delle persone e delle relazioni. Pace e Bene!

OFS d’Italia Settore Evangelizzazione e Presenza nel Mondo

27


Chiesa

Per una teologia della

DONNA F

di M. Michela Nicolais

ertilità, partecipazione, sinodalità, reciprocità e condivisione. Cinque parole, per cinque donne che “rileggono” le parole pronunciate dal Papa, nel viaggio di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio, sulla questione femminile, definita una prio­rità da affrontare all’interno della più generale riforma della Chiesa. «Una Chiesa senza le donne è come il collegio senza Maria. E la Madonna è più importante degli apostoli», ha detto papa Francesco conversando in aereo con i giornalisti. «Credo non abbiamo ancora fatto una profonda teologia della donna nella Chiesa. Non dev’essere solo lavoratrice, mamma. Così è limitata, né fare solo la chierichetta, c’è di più! Sull’ordinazione delle donne, la Chiesa ha detto no, Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva. Ma ricordiamo che la donna nella Chiesa è più importante di vescovi e preti». Fertilità «Sono entusiasta»: è il commento di Lucetta Scaraffia alle parole del Papa sulle donne. A Rio, secondo la storica, papa Francesco ha insistito 28

Dopo le parole del Papa durante il viaggio di ritorno da Rio de Janeiro una riflessione corale sui “pilastri” della questione femminile. I suggerimenti di Lucetta Scaraffia , Giulia Paola Di Nicola, Cettina Militello, Chiara Giaccardi, Paola Ricci Sindoni.


29


Chiesa soprattutto sul concetto di “fertilità”, declinato ad amplissimo raggio. «Anche in altri momenti – ricorda Scaraffia – il Papa ha detto che una Chiesa senza le donne non è fertile, ma la chiarezza degli accenti usati a Rio rimanda all’idea che in base a questa fertilità la donna, nella Chiesa, possa produrre idee, proposte. Può essere la fonte di quel rinnovamento che papa Francesco invoca sempre e che è così difficile da suscitare». In questo senso, c’è continuità con il suo predecessore: «Anche Benedetto XVI – precisa Scaraffia – era molto attento alla questione femminile all’interno della Chiesa. Con papa Francesco, si è fatto un passo concreto verso la partecipazione delle donne alle scelte fondamentali per il futuro, anche come presenza capace di guidare la Chiesa a livello di leadership». Partecipazione «È la prima volta che un Papa pone il problema della necessità di un ripensamento della presenza femminile all’interno della Chiesa». A sottolinearlo è la sociologa Giulia Paola Di Nicola, che mette l’accento sulla parola “partecipazione” e ringrazia papa Francesco «per aver aperto questo spiraglio». «Quando il Papa dice che la donna non è solo lavoratrice e non è solo madre – spiega – mette l’accento sul fatto che la questione femminile non si può impostare solo “ad extra”, ma prima di tutto va impostata “ad intra”, e pone con forza la necessità di rifare una teologia della donna». Papa Francesco, in altre parole, «vede che questa assenza della donna nella Chiesa è un segnale di non evangelicità. Maria c’era nella storia della Chiesa: come mai è scomparsa? Dov’è oggi Ma-

30

Ripensare il ruolo e la modalità della presenza femminile nella Chiesa: papa Francesco pone grandi temi troppo spesso accantonati nella storia della Chiesa cattolica.

di Cristiana Dobner La prospettiva è delineata, proviene dalla bocca di Francesco, servo dei servi di Dio nella carità, perché anche il linguaggio tradisce o svela il significato di parole e di mentalità. Mentre osservo, da donna, l’orizzonte, storico ed ecclesiale, in cui oggi opera la donna, rilevo tante gioie e non poche perplessità (come Francesco, sempre lui, il nostro servo, «non mi fanno paura»). Ritengo inutile sciorinare il negativo, è comodissimo criticare, il reale problema è fare, produrre, cambiare: prima se stessi degli altri, seguendo l’imperativo del messaggio evangelico. Perciò produco: «Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria»: è talmente evidente da darsi sempre per scontato e dirigere lo sguardo su di un collegio apostolico, tutto maschile. La dinamica, che avverto mia, non è quella della parità o dell’uguaglianza, quindi battagliare per il riconoscimento dei miei diritti che, assolutamente, devono essere quelli goduti dai maschi di Chiesa. È ben altra: la libertà di vivere in quel collegio per quella che sono, con i miei desideri, le mie mete. Quando sia lo Spirito a soffiarle in me e non una rivendicazione sociale. «Il ruolo delle donne è l’icona della Vergine, della Madonna»: quindi tutto è fatto? Costituito? Magari prefabbricato? Chi così pensa è ancorato/a ad una visione statica della donna e non ha afferrato il significato del Vangelo di Luca, perché nel «custodire» e nel «confrontare» di Maria è sotteso e contenuto il lottare, l’interrogarsi, l’affrontare la storia e darvi risposta nella fede. «E la Madonna è più importante degli apostoli. La Chiesa è femminile perché è sposa e madre»: non primato cui cedere il passo, privilegio da far pagare in talleri sonanti, ma responsabilità, teologica e teologale, cioè da incarnare nel vissuto quotidiano della donazione e dell’oblazione di sé, da vera sposa e vera madre. «Non si può capire una Chiesa senza le donne attive in essa»: la storia della Chiesa conosce una corrente che la pervade, mai stata esplorata, di donne “attive” che solo lo sguardo delle storiche donne è in grado di mettere in


Ma noi donne annunziamo Gesù Cristo Risorto Una rivisitazione costruttiva di ogni affermazione di papa Francesco sul contributo femminile alla vita della Chiesa.

luce. Compiuto questo, oggi vogliamo la nostra visibilità operante. «Per me la donna del Paraguay è una donna gloriosa»: non perché donna musa, donna accondiscendente e presente solo nel ruolo di domestica, ma donna che sappia assumersi le sue responsabilità di sposa e madre quando tutto rema contro. Lo sguardo femminile è nutrito di speranza, sa guardare oltre e prendere le distanze da un presente disastroso. «Non abbiamo ancora fatto una teologia della donna»: già, aggiungo: non si tratta di eliminare il pensiero maschile e voler procedere su esclusivi ed escludenti binari femminili, ma di saper accogliere il pensiero teologico della donna, quando questa sia in grado d’interloquire e d’immettere l’intelletto del cuore, non romanticismo di bassa lega ma autentica empatia dialogante, respiro nostro; «Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva, quella porta è chiusa»: perché deve fare problema o suscitare moti di rivoluzione? È solo questo che noi donne vogliamo dalla Chiesa. Io dico no. L’equiparazione o l’ordinazione sacerdotale alle donne non punterebbe al fondo del tesoro d’intelligenza amorosa della donna ma solo a una presunta parità. Il sacerdozio è un ministero per la storia del popolo in cammino, un servizio. Maria, con lei e come donna, sono icona di chi accoglie il mistero di vita, morte e risurrezione. Noi donne annunziamo Gesù Cristo Risorto. 31


Chiesa

COSÌ PARLÒ FRANCESCO «Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria». Per Francesco, «il ruolo delle donne è l’icona della Vergine, della Madonna», e «la Madonna è più importante degli Apostoli». Per questo, ribadendo che per «l’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva», però «si deve andare più avanti, non si può capire una Chiesa senza le donne attive in essa… Nella Chiesa si deve pensare alla donna in questa prospettiva. Non abbiamo ancora fatto una teologia della donna. Bisogna farlo». Importantissima, per il Papa, è poi la pastorale matrimoniale, e «quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, nei primi tre giorni di ottobre, tratteremo come andare avanti… verso una pastorale matrimoniale più profonda». Ed è «nella totalità» di questa, ha aggiunto, che va guardata anche la questione dei divorziati risposati: «È un tema che torna sempre. Credo che questo sia il tempo della misericordia, questo cambio d’epoca in cui ci sono tanti problemi anche nella Chiesa, anche per le testimonianze non buone di alcuni preti. Il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andare a curare questi feriti con la misericordia».

ria nella Chiesa?», si chiede il Papa. Sulla linea della “Lettera alle donne” di Giovanni Paolo II, e delle intuizioni di Benedetto XVI, che «aveva già detto che Maria è “più” degli apostoli», il Papa pone «la questione dell’esclusione, di fatto, delle donne dalla vita della Chiesa, pur senza dare risposte – ma 32

Papa Francesco nel dialogo con i giornalisti di ritorno dalla GMG di Rio. Proprio in quell’occasione è stata posta la “questione femminile”.


incaricando una Commissione di farlo – sui modi concreti dell’esercizio di questa partecipazione». Sinodalità Inquadrare anche la questione femminile all’interno della più generale, e urgente, riforma della Chiesa: è il suggerimento della teologa Cettina Militello, secondo la quale «c’è molta attesa che papa Francesco metta in atto la riforma della Chiesa: il modo in cui si affronterà la questione femminile, verrà di conseguenza». Per l’esperta, anche

la questione del ruolo della donna va inquadrata all’interno della “sinodalità”: «Nella Chiesa – osserva – va realizzata la sinodalità effettiva, che riguarda l’episcopato, le Chiese locali, la riattivazione dei meccanismi dell’organizzazione ecclesiale, tutte questioni ferme ormai da circa 25 anni». Reciprocità «I cattolici non devono lasciare gli studi di genere in mano ai fautori di un’antropologia costruttivista – per cui il dato biologico non conta, e il “ge33


Chiesa

nere” è frutto solo della cultura – ma al contrario riappropriarsene per rivalutare la categoria della reciprocità tra uomo e donna come modello per la relazione di genere». Chiara Giaccardi, docente di sociologia della comunicazione all’Università Cattolica, definisce «quanto mai opportune» le affermazioni di papa Francesco sulla donna, che da Rio possono contribuire a «rilanciare gli studi di genere a partire da una prospettiva cattolica». Per l’esperta, si può partire proprio «dalla pluralità e dalla bellezza delle figure femminili presenti nel Vangelo, del quale il Papa ha richiamato l’importanza e che possono costituire la base per elaborare una teologia che rivisiti il ruolo femminile nella comunità ecclesiale». Condivisione «Serve una profonda teologia della donna nella Chiesa». Così Paola Ricci Sindoni, docente di filosofia morale all’Università di Messina, sintetizza il pensiero del Papa, con il quale «non si può che concordare, visto che la complessa tematica della questione femminile in ambito ecclesiale è stata affrontata, con rarissime eccezioni, solo dalle teologhe donne. Che hanno offerto dei contributi interessanti, ma che non hanno avuto ancora l’opportunità storica di confrontarsi sul tema con i colleghi maschi, per dare vita a una profonda teologia, che sia espressione di tutti, uomini e donne». È questo, per la filosofa, «uno dei motivi della scarsa incidenza, ancora, di una riflessione approfondita e condivisa nella Chiesa sulla questione femminile». 34

Da sinistra in alto le cinque studiose dell’articolo: la teologa Cettina Militello, la sociologa Chiara Giaccardi, Giulia Paola Di Nicola, anche lei sociologa, la storica e giornalista Lucetta Scaraffia e la docente di filosofia morale Paola Ricci Sindoni.


Femminile, plurale

di Anna Pia Viola

Avere fede non basta «C

onducimi tu, Luce gentile… conducimi nel buio che mi stringe… non chiedo di vedere assai lontano, mi basta un passo solo il primo passo…». Queste parole fanno parte di una preghiera che John Henry Newman compose durante il suo viaggio in Sicilia. Una poesia, una preghiera, un’invocazione, che bene esprime il bisogno di non essere lasciati soli nella consapevolezza che il buio esiste anche per chi vive di fede. Ci sono delle situazioni difficili (e non importa sapere quali, ciascuno ha le sue), in cui ci sembra di soffocare, di non riuscire ad andare avanti e non puoi cambiarle. Quando ti prende questa angoscia per l’incapacità di gestire la vita, quando ti rendi conto che le cose non dipendono da te, sono più grandi di te e ogni giorno incombono come grandi acque pronte a riversarsi su di te, e tu preghi che si fermino e invece… si riversano… e ti travolgono… e tu ti devi rialzare… E provi di tutto (dallo yoga alle novene per le cose impossibili, dalla fuga all’autocommiserazione…), ma la situazione non cambia, la vita non cambia, l’angoscia ti stringe il cuore. E preghiamo, sì, ma pensiamo di non essere ascoltati, esauditi… perché, in fondo in fondo, è questo che chiediamo quando ci mettiamo in ginocchio: essere esauditi nelle nostre richieste! Insistiamo affinché le cose vadano

come le vediamo noi. Perché il nostro modo di vedere le cose ci appare giusto, buono… ma non ci avevano detto che solo Dio è buono e solo Lui sa cosa è buono? Vuoi vedere che ci sentiamo noi dio? La supplica si leva costante: «Signore salvami, toglimi questo peso che mi opprime». Vorresti addormentarti e svegliarti dicendo «era solo un sogno» e andare avanti. Ma che dico avanti, vorremmo tornare indietro! Vorremmo che la vita non fosse andata avanti svelando la nostra inadeguatezza, vorremmo tornare ad un passato che non c’è più, ma che nel nostro ricordo è sempre migliore del tempo presente. Avere fede non basta! Pregare il Signore non serve se la richiesta è quella di non vivere il presente. Perché è proprio questo ciò che ci viene svelato nel dolore: il presente, una storia che va avanti, una vita che va affrontata con occhi nuovi capaci di vedere cose che prima non sospettavamo neppure. Che fare? Che pensare? Cosa chiedere? Chiediamo Luce! Chiediamo di vivere riuscendo a vedere le cose per quelle che sono senza voltare le spalle ad un evento che è certamente più grande di noi. La preghiera, allora, non è più rivolta a Dio, ma è IN Dio, chiediamo di entrare nella Luce, di essere condotti dalla Luce. Ecco cosa significa “credere in Dio”: sapere di essere nella Luce e di non cadere nell’inganno di ritenerci da

soli. Perché è questo il più grande errore: pensare di essere soli ad affrontare la vita. La preghiera diventa un aprire l’intelligenza e il cuore sulla nostra vita sapendo che va vissuta nella certezza che siamo condotti per mano. Chi è cieco sa bene cosa significa fidarsi di chi ti prende per mano e ti stringe al suo fianco. Il passo lo facciamo noi, ma il cammino è già tracciato dalla Luce gentile che ci guida passo dopo passo. 35


Mondo

Dentro la polveriera Egitto Il groviglio di tensioni che stanno dilaniando il grande Paese mediorientale poggia su uno sfondo che mescola contrapposizioni politiche e religiose.

D

di Giorgio Verga

a fronte egiziano ogni giorno le notizie si susseguono, sempre più drammatiche e sempre più incalzanti. È molto difficile fare il punto della situazione, proprio perché la cronaca non lascia il tempo all’approfondimento. Non a caso, tra le tante voci che giungono dall’Egitto, si staglia con nitidezza soprattutto l’appello lanciato da fra Ibrahim Faltas, economo della Custodia di Terra Santa. Fra Ibrahim invita ad unirsi tutti «in un’unica preghiera per la popolazione egiziana, affinché cessi immediatamente la violenza tra egiziano contro egiziano». «Moltissime persone innocenti hanno pagato con la loro vita – dice con dolore il frate minore – questa assurda violenza che conduce solo a un vicolo chiuso». Ma al di là di quanto siamo emotivamente colpiti dalle immagini che ogni giorno le televisioni di tutto il mondo ci propongono, e oltre alla partecipazione che, come suggerisce fra Ibrahim, non può non unirci in una preghiera di pace, non si può non interrogarsi sulle ragioni di quanto sta accadendo, e in particolare su un tema: quanto hanno a che fare le contrapposizioni deflagrate sul campo con i rapporti tra le diverse confessioni religiose? 36

Fra Ibrahim lo dice con chiarezza: c’è «un accanimento contro i cristiani, dopo l’inizio della Primavera Araba, dove sembrava che dalla stessa piazza Tahrir nascessero semi di speranza per un nuovo futuro dell’Egitto». Oggi questi semi «sono stati sostituiti dalla violenza, dal clima di persecuzione che si è intensificato nei confronti dei cristiani». «Nel mio ultimo viaggio in Egitto – racconta fra Faltas – ho ascoltato tante testimonianze di famiglie che non vedono una via d’uscita e non intravedono un futuro per i propri figli e per le nuove generazioni egiziane. Ho parlato a lungo con tanti amici che ho avuto occasione d’incontrare ad Alessandria, ho percepito la loro paura e la loro tensione per il futuro. Alcuni direttori scolastici mi hanno confermato che più di trecentomila persone sono emigrate, e il numero degli allievi è diminuito notevolmente. Molti imprenditori sono veramente disperati, per poter lavorare sono costretti a pagare delle tangenti elevate, perché rischiano di perdere tutto o di subire pesanti ritorsioni». «In Egitto – ricorda fra Faltas – vivono quasi 15 milioni di copti, che hanno contribuito ad aprire il Paese all’occidentalizzazione e al rispetto della libertà religiosa e della vita umana. In fondo se

I semi di speranza che la Primavera Araba aveva portato sono stati sostituiti dalla violenza e dalla persecuzione, soprattutto nei confronti dei cristiani.


37


Mondo l’Egitto è un po’ moderno lo si deve alla Chiesa copta, senza di essa il paese vivrebbe nell’oscurantismo». Ancora una volta «in Egitto, assistiamo inerti a una guerra interna, dove si è scatenata una crudeltà dell’uomo sull’uomo, dove tanti uomini si massacrano fra loro senza conoscersi, nell’interesse di poche persone che si conoscono fra loro ma non si massacrano tra di loro». Che lo scontro tra la Fratellanza musulmana e il governo, oltre a provocare centinaia di vittime musulmane, colpisca duramente la comunità cristiana egiziana è evidente, come le notizie di cronaca si incaricano di raccontare. Miliziani della Fratellanza hanno più volte attaccato chiese e strutture della Chiesa copta ortodossa, ma anche della Chiesa cattolica. Ne hanno assaltate 22 in tutto il Paese, specialmente nel Nord, 7 sono quelle cattoliche. Tra queste, un monastero francescano e un ospedale gestito da suore dove i pazienti sono soprattutto musulmani. E qualcuno parla esplicitamente di “vendetta”. Spiega un religioso egiziano che vuole mantenere l’anonimato: «I copti non hanno nascosto il loro sostegno alla svolta politica che ha portato alle dimissioni del presidente Mohammed Morsi e alla progressiva islamizzazione del Paese.

Fra Ibrahim Faltas, economo della Custodia di Terra Santa dei frati minori invita alla preghiera per tutta la popolazione egiziana.

Questo ha attirato su di loro il risentimento della Fratellanza che, tra l’altro, non ha mai nascosto la sua intenzione di voler cancellare la presenza cristiana nel nostro Paese». In Egitto vivono 13 milioni di copti, 300mila cattolici e 250mila protestanti.

NO ALLA GUERRA IN SIRIA L’Ordine Francescano Secolare d’Italia prende posizione COMUNICATO STAMPA “Alla luce delle drammatiche notizie che ci giungono dai mezzi di comunicazione e dalle testimonianze dirette inviateci da nostri contatti circa i disordini in Siria, vogliamo condannare fermamente la tragica morte di tante vittime civili. Tuttavia, nello spirito di Assisi, che invochiamo come modello di convivenza, non crediamo che la guerra o altre azioni violente possano offrire l’ultima parola per la risoluzione dei conflitti; confidiamo piuttosto nel cuore e nella mente di ogni uomo e nella possibilità di trovare le ragioni per superare tutti gli ostacoli e ricercare una mediazione tra le parti in

38

contrasto, basata sul dialogo e sulla via delle fraterne intese. Chiediamo quindi che tutti i Governi si impegnino a sorreggere gli sforzi dell’ONU e dei leader religiosi e civili della Siria (come espresso nel documento del 25 Gennaio 2013 col quale si invitano i Siriani di tutte le religioni ed etnie ad avviare un processo di riconciliazione – MUSALAHA – basato sul dialogo e senza ingerenze esterne), affinché si ricerchi una soluzione pacifica al conflitto, abbandonando soluzioni militari dall’esito incerto e tra le cui conseguenze potrebbe esserci il rischio di provocare un’escalation della violenza in una zona del mondo dagli equilibri già molto fragili”. L’OFS D’ITALIA


«Quello che l’Occidente non capisce – ha commentato alle agenzie stampa padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana – è che i Fratelli musulmani non sono un partito musulmano di ispirazione laica e democratica. Sono terroristi nel vero senso della parola, un partito fascista. Immaginate che cosa succederebbe in Occidente se un partito così vincesse le elezioni e sedesse in Parlamento». Di terrorismo e di persecuzione nei confronti dei cristiani parla esplicitamente il patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak, in un comunicato ufficiale. «Ci rivolgiamo – scrive – alla coscienza mondiale e a ogni capo di stato perché comprendano e credano che quanto accade in Egitto non è un conflitto politico tra fazioni diverse, ma una lotta di tutti gli Egiziani al terrorismo». E ribadisce poi il sostegno, «fermo, cosciente e libero», della Chiesa cattolica egiziana alle istituzioni egiziane e in particolare all’esercito e alle forze di polizia.

Un quadro complesso e teso. Quale futuro aspetta l’Egitto dilaniato dalle contrapposizioni? Dalla Custodia di Gerusalemme, fra Ibrahim Faltas rivolge un pensiero a san Francesco che, durante il periodo delle crociate, intraprese un lungo viaggio come ambasciatore di dialogo e di pace, per incontrare il sultano d’Egitto. «Questo gesto di san Francesco – chiarisce – è stato la testimonianza del rispetto e del dialogo tra culture differenti». Di qui l’appello: «Dobbiamo rimanere uniti nella preghiera affinché questa strada tracciata secoli fa, in tempi non diversi dalla situazione attuale, aiuti e sostenga l’Egitto, a ritrovare la via del dialogo e della pace, fondata sul rispetto e la dignità di ogni uomo, sull’uguaglianza, la giustizia e la garanzia della libertà religiosa. Dobbiamo pregare e lavorare affinché sia ristabilita immediatamente la pace perché la guerra genera il suicidio dell‘umanità, perché uccide il cuore e uccide l‘amore».

«La guerra genera il suicidio dell’umanità, perchè uccide il cuore e uccide l’amore». L’unione nella preghiera nel rispetto e nel dialogo può creare le condizioni per la pace tanto agognata.

39


Mondo/2

Un paese senza esercito:

realtà o utopia?

Il caso del Costa Rica: uno stato dell’America Centrale che ha scelto di non costituire un esercito per difendersi da eventuali aggressioni all’interno dei suoi confini. Ecco l’intervista all’Ambasciatore presso la Santa Sede Fernando F. Sánchez C. che ne illustra le motivazioni e i vantaggi. di Attilio Galimberti

È

possibile per un paese sopravvivere senza avere un esercito che possa difenderne i confini da aggressori male intenzionati che ne vogliano fare terra di conquista in un mondo che ha basato tutti i rapporti internazionali su un equilibrio regolato dal potenziale bellico? È possibile evitare di spendere cifre folli per mantenere efficiente la macchina militare e dotarla di armi sempre più sofisticate e, spesso, inutilizzabili quali sono ad esempio le armi nucleari e dedicare invece questi investimenti al benessere dei propri cittadini? 40

È possibile dirimere le questioni con altri paesi senza ricorrere all’uso della forza ma utilizzando gli strumenti del diritto internazionale? Ovvero, è possibile proporre al mondo una cultura di pace alternativa alla cultura violenta per la quale è il più forte a vincere? Sembrerebbe che la risposta più ovvia a tutte queste domande sia sempre e solo un «NO», non è possibile e la storia ci insegna che è sempre la guerra ad avere l’ultima parola. E invece c’è uno stato, in una regione del mondo piuttosto turbolenta, l’America Centrale, che ci mostra come a queste domande sia possibile


rispondere che, «Sì, è possibile», e ce lo mostra non con un trattato sulla teoria del pacifismo ma vivendo, da più di sessanta anni, senza un esercito e, malgrado questa mancanza, questo stato è vivo, attivo, reale e attento al benessere dei suoi cittadini. Non si tratta quindi della mitica ShangriLa, il paradiso perduto immaginato e descritto da James Hilton nel suo romanzo “Orizzonte Perduto” bensì del Costa Rica, una delle Repubbliche del Centro America. La sollecitazione a parlare di questo stato ci è venuta da un programma radiofonico nel quale si intervistava sua eccellenza Fernando F. Sanchez C, ambasciatore del Costa Rica presso la Santa Sede che presentava una tavola rotonda da lui organizzata a Roma nel mese di Giugno 2013 e nella quale ci si interrogava e confrontava sul tema della felicità, chiedendosi se fosse possibile definire una società o un paese come felice e se fosse meglio definire questa felicità come benessere dei propri cittadini. Sempre nel corso dell’intervista, l’ambasciatore ha sottolineato quale grande contributo venga a questo tema dal fatto che il Costa Rica non abbia l’esercito e, di conseguenza, come le somme non investite in questo campo siano destinate a quelli dell’educazione, della sanità e della difesa dell’ambiente. Una folgorazione!!

Avevo letto, in passato, qualche vaga notizia su questa scelta del Costa Rica ma non gli avevo mai dato peso, un po’ come se avessi letto uno di quegli articoletti che la Settimana Enigmistica presenta nella rubrica “Strano ma vero”. Mi è venuta spontanea la voglia di approfondire la conoscenza di questa realtà perché mi sembrava che questo esempio fosse l’applicazione degli articoli 14 e 15 della nostra Regola. Come fare? Detto fatto, approfittando di un incontro a Roma della Commissione Interfrancescana di Giustizia e Pace cui dovevo partecipare, ho contattato l’ambasciata del Costa Rica presso la Santa Sede e sua eccellenza l’ambasciatore, che ancora ringrazio per la gentilezza e l’accoglienza fraterna, mi ha concesso parte del suo tempo per una conversazione su questi temi, i cui contenuti vi propongo di seguito, inframezzandoli a notizie più generali sul Costa Rica che aiutano a capire e seguire meglio il discorso.

Il Cosa Rica è un'incantevole nazione nel Centro America, piccolo capolavoro della natura tra coste nel mare dei Caraibi e sul Pacifico e montagne ricche di parchi naturali, che ha scelto di vivere senza un esercito.

Posizione geografica Il Costa Rica (o la Costa Rica come qualcuno scrive) si trova tra il Nicaragua e Panama e fu raggiunto per la prima volta da Cristoforo Colombo nel corso del suo quarto viaggio. La prima penetrazione verso l’interno ebbe luogo nel 1563 quando J. Vasquez de Coronado fondò la città di 41


Mondo/2 Qui a fianco: Fernando F. Sánchez C., ambasciatore del Costa Rica presso la Santa Sede. Sotto a sinistra: la straordinaria struttura del Costa Rica. A fianco: una delle zone di confine con il Nicaragua che ha creato dei problemi tra i due stati.

Cartago ed il relativo governatorato dipendente dalla Capitaneria Generale di Guatemala che rimase colonia spagnola fino al 1812 quando le colonie passarono a essere province della Spagna con la convocatoria alle Corti di Cadice, per arrivare al 1821, quando ottenne l’indipendenza. Durante la nostra conversazione, l’ambasciatore ha illustrato così questa fase: «Il nostro è un paese speciale e diverso che si è guadagnato la sua indipendenza senza una guerra. Eravamo una colonia della Spagna ma non avevamo né oro né pietre preziose quindi quelli che sono arrivati in Costa Rica sono stati costretti a lavorare assieme ai locali per sopravvivere e questo ha contribuito ad amalgamare la società e a renderla molto egualitaria. A questo bisogna poi aggiungere e sottolineare il ruolo dei francescani che hanno evangelizzato il paese e che hanno testimoniato la spiritualità francescana. La patrona del Costa Rica è Maria, Nostra Signora degli Angeli. I francescani poi hanno introdotto il pensiero sociale della Chiesa e anche questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare. Date queste premesse e data la mancanza di ricche risorse naturali, ha indotto gli spagnoli a non impegnarsi in una guerra per mantenere questo possedimento: non ne valeva pena. Oltretutto la Spagna era alle prese con i problemi posti in Europa dall’avven42

to di Napoleone e dal rafforzamento marittimo e dalla conseguente espansione mondiale di Gran Bretagna e Olanda. Questo clima “pacifico” ha avuto un’altra importante conseguenza, quella cioè di non creare un potere militare forte. In Costa Rica l’educazione fu resa obbligatoria e gratuita fin dal 1870 e il tasso di analfabetismo del paese è praticamente zero. Quindi il fatto che i militari non fossero in posizione predominante e che ci fosse un elevato grado di scolarizzazione ha fatto sì che i presidenti della Repubblica (tranne due) non venissero dall’esercito bensì da una classe dirigente culturalmente elevata. Durante questo periodo in cui il presidente in carica, di tendenza conservatrice, aveva avviato una improbabile alleanza con parte dell’opposizione, rappresentata dal Partito Comunista e con la Chiesa, sono state avviate riforme che hanno riguardato l’istruzione (obbligatoria e gratuita fino a 18 anni) e la sanità, anch’essa gratuita per tutti fin dalla nascita». Ed ora si arriva al momento che segna una svolta veramente storica per il paese. Siamo nel 1948 e, a seguito di un fatto i cui risvolti non sono mai stati chiariti, e cioè l’annullamento delle elezioni presidenziali a causa di un rogo che distrusse tutte le schede, il 12 marzo scoppia una guerra civile che seppure di breve durata – solo 44 giorni


– provocherà più di 2.000 morti. Nei mesi successivi si instaura un governo dittatoriale di transizione, gestito dall’Esercito di liberazione o rivoluzionario, della durata di 18 mesi con il mandato di riformare lo Stato ed avviare la trasformazione della società tramite una Costituente che rappresentava anche settori non necessariamente rivoluzionari. Continuiamo con le parole dell’ambasciatore: «Al termine di questo periodo, il partito al governo ha preso una decisione molto interessante. È stato deciso che non ci sarebbe stato un esercito ufficiale (è comunque presente un corpo di polizia con responsabilità di mantenimento dell’ordine pubblico e di polizia giudiziaria) e di utilizzare i fondi non spesi per l’esercito per dare ancora più vigore ai programmi sociali, alla sanità, all’educazione, all’edilizia popolare ed ufficiale, ad infrastrutture e ad iniziative volte a creare una società più giusta e con base cattolica. Dagli anni ’70 il governo ha investito molto anche nella difesa dell’ambiente. In quel momento il paese viveva un grosso problema di deforestazione ed aveva perso quasi il 70% delle sue foreste. Oggi questa foresta è di nuovo viva e si estende su circa il 50% del paese. All’interno di questi spazi e per una superficie pari al 26% dell’intera superficie sono stati istituiti dei Parchi Nazionali Naturali. Ci sono 118 parchi e riserve e 11 aree di Conservazione. Tenendo conto che in Costa Rica è presente il 5% della biodiversità mondiale ci si può rendere conto come, ora, il paese, sia un paradiso naturalistico». Prima di affrontare più nel dettaglio cosa significhi non avere un esercito a difesa del proprio territorio, è opportuno soffermarci ancora un attimo sul discorso dei parchi perché è da qui che arriveremo al nocciolo della questione. «La presenza di questi parchi e di questo paradiso naturalistico sta portando un flusso turistico notevole in Costa Rica. Per far fronte a queste ri-

chieste sono state costruite molte strutture ricettive, sparse per tutto il paese, realizzate con criteri molto rispettosi dell’ambiente e previste per ospitare piccoli gruppi. Molte persone sono ora impiegate in questi ambiti passando dall’agricoltura al lavoro nell’ambito del turismo ecologico. Si sono formate imparando lingue straniere, impratichendosi nell’uso dei computer, approfondendo la formazione naturalistica e zoologica in modo da essere non solo albergatori e ristoratori ma anche guide e protettori dell’ambiente che hanno imparato ad amare». Ed eccoci ora al punto cruciale. «Uno di questi parchi si trova al confine con il Nicaragua. Ora il Costa Rica ha un rapporto particolare con questo stato confinante che, al contrario del Costa Rica non ha politiche sociali ed educative molto sviluppate ed è anche molto povero. Per queste ragioni la gran parte dell’immigrazione verso il Costa Rica proviene dal Nicaragua. Essi sono attratti dal Costa Rica sia per le possibilità di lavoro che per la possibilità di usufruire dei programmi educativi e di assistenza alla salute gratuiti, mentre i costaricensi trovano nei nicaraguensi braccia disposte a fare quei lavori pesanti che essi non vogliono più fare ma non solo, molti si sono stabiliti e fanno parte integrante del paese, dove hanno trovato possibilità di studio e di crescita sociale ed economica. Un proverbio locale afferma che in Costa Rica ci sono tre stagioni: estate, pioggia e conflitto con il Nicaragua. Bene, alcuni anni fa e dopo che la Presidente Laura Chinchilla Miranda aveva negato ad una multinazionale i permessi di scavo per ricerca petrolifera e/o per valutare l’opportunità di aprire una miniera a cielo aperto nella zona del parco al Confine con il Nicaragua, questo stesso, oltre all’interesse che aveva di dragare il fiume San Juan, che fa da frontiera tra i due stati, per iniziare

A partire dagli anni ’70 il governo del Costa Rica ha investito molto nella difesa dell’ambiente, rinfoltendo le foreste che erano state “intaccate” fino al 70% del patrimonio. Con questi interventi oggi in Costa Rica è presente il 5% della biodiversità mondiale.

43


Mondo/2 lavori di esplorazione petrolifera e valutare la possibilità di avviare la costruzione di un eventuale canale transoceanico, ha invaso militarmente il territorio e lo ha annesso, distruggendo e danneggiando, tra le altre, zone vitali di conservazione naturale del parco. Alcuni stati hanno offerto al Costa Rica un aiuto militare ma il governo ha fatto una scelta molto interessante. È facile essere un paese di pace in tempi di pace (per inciso Oscar Arias Sanchez, presidente del Costa Rica nel 1986 e rieletto nel 2006 ha vinto il premio Nobel per la Pace nel 1987 per il suo lavoro a favore della Pace nel Centro America) ma quello che è più difficile è esserlo in tempi di guerra e di difficoltà. È però in questi momenti che si vede quanto è vera la scelta che si è fatta. Il Costa Rica, coerentemente con le sue aspirazioni, ha declinato le offerte di aiuti militari ed ha deciso di seguire la via diplomatica e del diritto

presentargli le mie credenziali, nel suo discorso Urbi et Orbi del 25 dicembre 2010 ha pregato perché la nascita del Salvatore potesse incoraggiare il dialogo tra Nicaragua e Costa Rica ed è stato in quella occasione, quando tutti hanno ascoltato le sue parole, che l’opinione pubblica si è resa conto che qualche cosa stava avvenendo tra quei due paesi. Da quel momento molti giornalisti sono venuti a informarsi e a chiedere spiegazioni. Io penso quindi che il modello pacifico del Costa Rica presenti al mondo un’alternativa, un modello la cui applicazione è possibile e, soprattutto, reale. In conclusione vorrei ricordare che, proprio grazie all’elevata scolarizzazione, il Costa Rica risente meno degli altri paesi di quell’area del fenomeno del “machismo”. Le donne sono molto presenti nella vita politica ed economica, la Presidente, per esempio, è donna, e le donne arrivano alla laurea

internazionale. Ma dato che gli attori erano due piccoli stati dell’America centrale e che non c’era guerra, né i mezzi di comunicazione né i leader internazionali si sono mostrati sensibili alla cosa. Il Costa Rica, pur sapendo che questo è un processo lungo, si è quindi appellato alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja chiedendo un intervento della stessa a dirimere la controversia. Adesso il messaggio che stiamo dando al mondo è questo: noi abbiamo scelto questa strada confidando che il diritto internazionale funzioni. Se fallisse e non fosse in grado di difendere coloro che per far valere i propri diritti non vogliono fare la guerra, allora il messaggio al mondo sarebbe terribile perché significherebbe che se non si dispone di un esercito si è alla mercé di tutti. In qualsiasi altra parte del mondo questa situazione avrebbe portato ad una guerra, da noi no, abbiamo scelto un’altra via. Ora la Corte dell’Aja ha accolto la domanda e noi stiamo attendendo i prossimi passi. Una cosa interessante da ricordare è stata che papa Benedetto XVI, a cui ho parlato di questa situazione quando l’ho incontrato per

in percentuale maggiore degli uomini. Vorrei anche sottolineare, e qui mi ricollego al discorso sul benessere o sulla felicità, che il Costa Rica, analizzato secondo l’indice di sviluppo chiamato Happy Planet Index, che a differenza del PIL analizza diversi fattori, quali aspettativa di vita, grado di soddisfazione dei cittadini ecc. rapportandoli alla impronta ecologica utilizzata per raggiungere tali obiettivi, per ben due volte ha raggiunto il primo posto nel mondo». Ovviamente il Costa Rica non è il Paradiso. Come in ogni cosa mostra dei pro e dei contro. I suoi cittadini hanno, in quanto uomini, pregi e difetti e anche in Costa Rica è presente, anche se non a livelli elevati, il problema della corruzione. Ritengo però che possa essere un modello da analizzare e da utilizzare per proporre al mondo la svolta verso una vera cultura di pace nella quale i rapporti tra gli stati siano basati sul dialogo ed il mutuo rispetto e non sulla legge del più forte. Sta a noi cercare di portarlo anche nella vita sociale e politica del nostro paese.

44

Il vulcano Arenal, uno dei capolavori naturalistici presenti in Costa Rica.


Lessico dell’anima Fra Fernando Scocca

San Luigi/Ludovico L’

Ordine Francescano Secolare, ha come patroni santa Elisabetta e san Luigi/Ludovico re di Francia. Tenendo come riferimento l’eccellente biografia di Jaques Le Goff (“Saint Louis”, ed. Gallimard 1996), vogliamo metter in luce i legami che ebbe san Luigi, re di Francia, con i francescani. Lo storico francese tratta più volte dei contatti avuti con alcuni francescani da parte di Luigi. Senz’altro il più significativo è stato l’incontro nel 1254 con Ugo di Digne, un francescano provenzale condizionato dalle idee gioachimite, piccolo e austero, dalla voce che suonava come una tromba e colpiva gli ascoltatori come una tromba marina. Sembra che san Luigi, di ritorno dalla prima sua crociata, abbia voluto intenzionalmente incontrarlo. Ugo predicò alla presenza del re. Stigmatizzò i troppi religiosi che stavano a corte, «Io per primo» – disse –, e gli raccomandò soprattutto la giustizia, «virtù senza la quale ogni regno va in rovina». Luigi fece tesoro della lezione del francescano a tal punto che in tutta la sua vita preminente fu l’esercizio della giustizia e della pace e il desiderio di «rendre», cioè «restituire» ciò di cui ci si è appropriato ingiustamente. Gioachimita era in quel periodo anche il Ministro generale dell’Ordine fra Giovanni da Parma, con il quale il re ebbe modo di incontrarsi durante un pranzo offerto dal sovrano nel Capitolo generale celebrato a Sens nel 1248 e dove l’austero Ministro generale francescano preferì la mensa dei più umili. La partecipazione di Luigi al Capitolo generale dei frati francescani rientrava nella sua preparazione penitenziale alla crociata.

Nella Parigi che vedeva la nascita dell’Università della Sorbonne, proprio per opera del re Luigi, forte era l’autorità del teologo francescano fra Bonaventura, insegnante in quello studio e poi Ministro generale dell’Ordine francescano (dal 1257). «Dei centotredici sermoni che san Bonaventura pronunciò a Parigi fra il 1257 e il 1269, diciannove furono pronunciati dinanzi al re». Quando si diffuse l’immagine di un re non solo amico dei frati mendicanti, ma egli stesso frate sul trono, tanto che veniva apostrofato come «frate Luigi», secondo una fonte, l’appellativo non lo disturbava affatto, quasi acconsentisse a quella condizione che gli si attribuiva. Sotto silenzio è passato dallo storico francese, il presunto incontro tra il beato Egidio e Luigi a Perugia, narrato dagli Actus, cap. XLIII. Secondo il racconto, san Luigi, attratto dalla fama di santità del beato Egidio, si reca a vistarlo a Perugia, presentandosi sotto umili abiti di pellegrino. E quando si incontrano, si scambiano abbracci e baci e prostrazioni, e senza altro dirsi, si accomiatano come se si conoscessero da sempre. Ammiratore dei mendicanti sia francescani sia domenicani, oltre che dei cistercensi, aiutò loro a costruire molti conventi in Francia, cosa di cui i frati gli serbarono riconoscenza duratura. Non possiamo in base a questi indizi avallare quello che il Wadding afferma: che san Luigi si fosse associato al Terzo Ordine di san Francesco. Non si ha nessun appiglio documentale sicuro per sostenere una simile appartenenza. Nel 1547 una bolla del papa Paolo V fece ufficialmente di san Luigi un terzia-

rio francescano; verso il 1550 l’ufficio di questi terziari afferma: «Luigi si associò a san Francesco perché dirigesse i suoi passi sotto la regola della Penitenza». Se non si può provare l’associazione formale ed esplicita al Terzo Ordine di san Francesco da parte del santo re Luigi, tuttavia la sua spiritualità è stata certamente influenzata in modo molto marcato dai francescani, più di quanto non abbiano fatto i domenicani e i cistercensi, che pure egli ha ammirato e ha avuto molto vicini. «Come santo, egli è un santo della sofferenza accettata e desiderata, nella carità per i poveri e gli ammalati, nell’amoreimitazione per il Cristo crocifisso; un santo della penitenza e dell’auto-immolazione, il “doppio” laico di Francesco d’Assisi. Se questi ha visto coronata dalle stimmate la sua vocazione per la sofferenza, san Luigi ha concluso il suo doloroso cammino nell’ora tragica e gloriosa della morte di Gesù. La devozione al Cristo crocifisso e alla Croce induce san Luigi a percorrere egli stesso la via del sacrificio: penitente di quella penitenza superiore ad ogni altra che è la crociata, tormentato dalla malattia, dalla sconfitta, dalla prigionia, egli è giunto – con la sua seconda crociata – fino al martirio». Un santo laico dunque, un politico che ha fatto del bene comune della Francia il suo programma di governo, trovando nelle indicazioni esigenti del Vangelo una via adatta per realizzare la sua vocazione di straordinario reggitore della nazione (e del mondo cristiano), facendo propri gli atteggiamenti di Gesù Cristo servo sofferente che si offre a favore del popolo, con lo sguardo verso la realizzazione escatologica della Gerusalemme, da lui sempre sognata e nel cui nome è spirato. 45


Temi/2

Ma la Caritas non è un “bancomat” Il rapporto annuale relativo al 2012 presenta una interessante radiografia di tutti gli interventi realizzati a livello nazionale e internazionale. In azione oltre 10mila volontari che operano sempre nell’ottica dell’inclusione sociale.

C

di Luigi Crimella

he rapporto hanno gli italiani con la “carità”? Cosa si sa esattamente della Caritas, delle sue azioni, delle sue scelte di intervento? Sono domande che è lecito porsi di fronte al Rapporto Annuale 2012, diffuso nei giorni scorsi da Caritas Italiana (e disponibile sul sito ufficiale www.caritas.it) con il titolo molto indicativo: “Sostenere – Formare – Ripartire. Un anno di Caritas”. Come è noto, Caritas Italiana è un “organismo pastorale” della Cei, incaricato di animare l’intera comunità ecclesiale, attraverso iniziative sia nazionali, sia diocesane, sia – una dimensione forse meno conosciuta, ma altrettanto rilevante – internazionali. Ebbene, proprio un volume come il Rapporto Annuale consente di prendere visione in maniera molto sintetica e didascalica di una mole di interventi niente affatto casuali o semplicemente imposti dalle “emergenze”. Perché se è vero che proprio all’esplodere di difficoltà specifiche, spesso si invoca «l’intervento della Caritas», osservando l’insieme delle azioni si coglie la complessità dei diversi gradi di aiuto che vengono messi in campo. La Caritas, si potrebbe dire, non è un “bancomat” della carità, anche se spesso e volentieri agisce tempestivamente in questo senso. 46

Invece, è un corpo ecclesiale che con meticolosità commisura i propri interventi, graduandoli secondo le concrete possibilità operative, ma anche compiendo quell’azione di “animazione” della comunità cristiana e della società civile che è tra i propri compiti istituzionali. Giusto per sintetizzare alcune di queste “emergenze” che nel corso del 2012 sono state affrontate, basta citare i poderosi fenomeni migratori, via mare e via terra, che riguardano il nostro Paese; il terremoto nelle regioni del nord Italia; la crisi economica che ha investito l’Europa con la disoccu-


pazione e povertà crescente; le emergenze internazionali (carestia nel Corno d’Africa, emergenza nel Sahel, sommosse e “primavere” in Siria, Egitto, Terra Santa, violenze in Nigeria ecc.). Caritas Italiana non agisce da sola su questi versanti internazionali. Di solito si raccorda con Caritas d’Europa e con Caritas Internationalis, specie di fronte a eventi come i forum sociali mondiali, il coordinamento delle grandi emergenze, i gruppi di lavoro su temi o eventi specifici. Grazie a questa pluralità di relazioni, dal livello diocesano a quello internazionale, gli organismi della Caritas sono in grado di collocare le scelte che riguardano singole azioni in equilibrato rapporto tra di loro. Ne è prova, ad esempio, la distribuzione di aiuti che spazia dall’intervento sulle povertà interne (mense, dispensari, centri di accoglienza) monitorate dal programma statistico Ospoweb che è in uso da parte di 480 centri di ascolto in 52 diocesi e 10 regioni ecclesiastiche. L’universo dei volontari (sono 10.434 presso 516 servizi), insieme alle équipe diocesane e ai seminaristi che hanno preso parte a corsi di pastorale integrata rappresentano una delle componenti strutturate della Chiesa italiana più efficaci ed operative. Il “Rapporto Annuale 2012” conferma i motivi per cui la Caritas riscuote una generale e “trasver-

In questo tempo di grandi incertezze e di difficoltà economiche, la Caritas, troppo spesso, viene “confusa” con un bancomat della Carità, anche per la tempestività degli interventi che pone in atto. Ma l’azione pastorale di Caritas è di gran lunga più importante e più imponente dei “pochi” interventi diretti e visibili.

47


Temi/2 sale” fiducia da parte dei vari soggetti sociali. Si tratta di un riconoscimento derivante dai diversi ambiti di impegno e presenza. Così troviamo l’Aids, gli ospedali psichiatrici giudiziari, il carcere, i rom-sinti-camminanti, i senza fissa dimora: tutte realtà, queste, per le quali Caritas ha promosso percorsi di “inclusione”. E poi ancora i minori, la salute mentale, l’esclusione sociale, la famiglia. Grazie ai fondi 8xmille vengono così finanziati centinaia di progetti (258 nel 2012) per un totale di 16 milioni di euro, tutti rigorosamente documentati e a disposizione di quanti fossero scettici sull’utilizzo di questi fondi derivanti dagli accordi concordatari. Un capitolo a parte, e di stretta attualità, riguarda l’immigrazione e i fenomeni ad essa connessi (tratta, rimpatri, centri di accoglienza, lavoro nero, richiedenti protezione internazionale, ecc.). Su queste vicende, Caritas (insieme alla Fondazione Migrantes) ha il “polso” sempre aggiornato; e inoltre agisce anche tramite il nutrito gruppo di giovani in servizio civile (sono stati 686 nel 2012) che, nonostante la riduzione di fondi, rimangono

48

un avamposto della carità sia in Italia sia negli interventi all’estero. Il “Rapporto Annuale 2012” elenca poi minuziosamente i diversi progetti e attività sviluppati in Europa e nel mondo. Sarebbe complesso citarli tutti, perché sono decine. A titolo di esempio aiuti sono andati al Kosovo per i disabili, in Macedonia per Caritas parrocchiali, in Serbia per salute mentale, in Armenia per acqua potabile, in Turchia per giovani a rischio. E così via, con interventi in 12 paesi europei, 30 in Africa, 15 in Medio Oriente e Africa del nord, 18 in Asia e Oceania, 17 in America Latina e Caraibi. Oltre agli interventi diretti, molto rilevante è l’animazione dei “microprogetti” che sono stati 334 in 58 paesi, per circa 1,5 milioni di euro con 16 mila donatori. Ogni microprogetto è di poche migliaia di euro (mediamente tra 3 e 6/7 mila) e quindi la platea dei beneficiati è molto ampia. Il totale dei fondi per le attività all’estero è di 20 milioni e 60 mila euro, mentre per quelle in Italia è stato di 24,89 milioni, a cui aggiungere 3,4 milioni di costi di gestione. Questa è Caritas Italiana.

Molti gli interventi che Caritas mette in atto in tutti i paesi del mondo tramite anche la struttura “Caritas Internationalis”.


Oltre il segno del

Battesimo

di fratel MichaelDavide Semeraro e fratel Andrea Serafino Dester, Koinonia La Visitation

Sri Aurobindo Ghose (1872-1950): Invisibile

N

ato a Calcutta, sri Aurobindo (Arvinda Ackroyd Ghose) è uno dei massimi rappresentanti spirituali dell’India moderna. Poeta, filosofo e mistico ha dato un incomparabile contributo alla cultura moderna. La comunità dei suoi discepoli, a Pondicherry, è tra gli ashram – termine sanscrito che indica l’eremitaggio di un maestro, un rishi; indica inoltre i quattro stadi in cui si divideva l’esistenza secondo l’induismo – più grandi dell’India. Ma è lo stesso Aurobindo a scoraggiare chi volesse intraprendere l’arduo compito di riassumere una vita estremamente ricca: «Né voi né nessun altro sa nulla della mia vita. Non si è svolta alla superficie, non è stata visibile. Anche il solo resoconto la falsificherebbe. Soprattutto agli occhi dei pratici occidentali. Rinunciate a scrivere la mia biografia»; noi ci proveremo comunque. Aurobindo trascorre gli anni della formazione in Inghilterra, ottenendo ottimo profitto in tutti i campi, soprattutto in letteratura. Di ritorno in India, poco più che ventenne, si impegna attivamente in politica, per la causa dell’indipendenza del suo paese e, nel frattempo, “scopre” la cultura del suo popolo. Ben presto è padrone del sanscrito, del bengalese, dell’hindi; studia le Upanishad, la Gita; legge i grandi classici: il Mahabharata, il Ramayana, e i contemporanei: Tagore, Vivekananda, Ramakrisna. I primi anni del ‘900 inizia a pubblicare le prime poesie e a scrivere il poema Savitri, a cui lavorerà

per cinquant’anni; è un’opera lirica in cui presenta, in forma poetica, tutto il suo pensiero. Alla militanza politica, che lo porta anche in carcere, affianca la pratica dello yoga, che lo apre ad esperienze interiori sempre più profonde al punto che, attorno ai 40 anni, abbandona l’attività politica e si ritira in estrema povertà con qualche discepolo a Pondicherry. Nel 1914 conosce Mira Alfassa che, qualche anno più tardi, nel 1920, si stabilisce a Pondicherry per rimanervi fino alla morte, prendendo la direzione concreta e quotidiana dell’ashram. Mira – che Aurobindo chiamava Mère – ebbe un’enorme influenza sul Maestro. Nel 1926 interrompe le riunioni e gli incontri con i discepoli e si ritira nella propria stanza: per venticinque anni, fino alla morte sopraggiunta nel 1950, non ne uscirà più. Scopo del suo Yoga, in continuità con gli antichi insegnamenti – secondo i quali dietro le apparenze dell’universo vi è la realtà di un Essere e di una Coscienza, di un Sé di tutte le cose, unico ed eterno, di cui è possibile divenire coscienti attraverso la disciplina che rimuove il velo di ignoranza – è quello di fare in modo che questo unico Essere, presente anche nello stato involuto della Materia, possa liberare se stesso, svilupparsi verso lo Spirito, divinizzarsi in una perfezione sempre maggiore. Proprio attraverso l’uomo, l’Essere diviene capace di una nuova evoluzione per mezzo di una volontà cosciente, che deve però trasformarsi in una sorta di “So-

pramente”, che rende possibile all’essere umano di crescere oltre la propria umanità, verso il divino. Nella prospettiva di Aurobindo, non si tratta di un semplice miglioramento, ma di una radicale trasformazione, che coinvolge la Materia stessa: «Ho avvolto il vasto mondo nel mio più vasto Sé e il Tempo e lo Spazio sono la visione del mio spirito. Io sono il dio e il demone, lo spettro e l’elfo, sono la velocità del vento e la stella che arde. La gioia del mondo scorre fremendo in me, sostengo la pena di milioni nel mio solo cuore. Ho appreso una stretta identità con tutto, eppure nulla mi impedisce di essere me stesso. Portando in me il richiamo dell’universo, salgo alla mia dimora imperitura. Vado oltre il Tempo e la Vita su ali sconfinate, eppure sono ancora uno con le cose nate e non nate».

49


Incontri

Camminare nelle periferie dell’esistenza

50


Intervista a fra Martín Carbajo Núñez, Magnifico Rettore della Pontificia Università Antonianum, professore di Morale Sociale ed esperto di etica della comunicazione. Un dialogo che aiuta a rileggere l’apporto fondamentale del francescanesimo nella cultura odierna.

51


Incontri

C

di Roberto Luzi

amminare nelle periferie della vita per vedere con gli occhi della fede i nodi in cui le vite precarie di molti fratelli si trovano a lottare per resistere e non cadere. L’incontro con il fratello ci rende lieti nella speranza perché la carità vicendevole ci porta a vedere, testimoniare e abitare il cuore e la vita del prossimo per rendere ragione della speranza che è in noi. Con questo animo incontriamo un fratello che, camminando in una strada periferica della città della vita, è vestito con il saio di Francesco e con interesse interloquisce con i giovani che gli sono intorno. È il prof. Martín Carbajo Núñez, facente funzioni Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum, dal gennaio 2013. Fra Martin opera come docente nell’ambito della morale sociale, la sua ricerca si incentra sulla Dottrina Sociale della Chiesa e sull’attualità del carisma francescano per dare un volto umano alla globalizzazione, attraverso la giustizia, la pace e l’integrità del creato. Concretamente, il prof. Carbajo tenta di impostare una proposta di etica globale in sintonia con il volontarismo della scuola francescana. Nel campo dell’etica della comunicazione, egli studia la relazione tra l’ambito pubblico e il privato. Più concretamente, il prof. Carbajo fa la sua ricerca sul processo di individualizzazione e privatizzazione in Occidente e sulla deontologia giornalistica nell’informare sull’ambito privato. Vedere, come ci invita papa Francesco, la città della vita partendo dalla periferia ci porta ad evi-

52

denziare due aspetti importanti, sui quali, camminando insieme, vorrei porre con attenzione il nostro sguardo: la crisi odierna e la cultura. Per quanto concerne la crisi attuale possiamo dire tante cose; certamente ci ha imposto una riflessione e una revisione della vita personale, dei sistemi sociali e dell’economia che si sono frantumati sotto il colpo della stessa crisi. L’uomo e i sistemi da lui creati non hanno retto, anzi la visione dell’uomo odierna è fallita miseramente. La parola “etica” sta sulla bocca di tutti e con essa “moralizzare” l’economia, la politica, la comunicazione. L’etica francescana è propriamente detta etica dell’alterità. Vorrei partire

A fianco fra Martin Carbajo Núñez, facente funzione Magnifico Rettore della Pontificia Università Antonianum. Nella foto sotto, uno scorcio della sede della PUA a Roma.


CHIOSTRI E CAMPANILI Echi di vita francescana 34 NUOVI BEATI CAPPUCCINI Con una lettera a tutto l’Ordine, fra Mauro Jöhri, ministro generale OFMCap, ha annunciato le prossime beatificazioni di 34 frati cappuccini. A Bergamo il 21 settembre sarà dichiarato beato fra Tommaso Acerbis da Olera, a 450 anni dalla sua nascita. A Tarragona, in Spagna, il 13 ottobre 33 frati cappuccini verranno dichiarati beati in una grande celebrazione sia per numero di beati – oltre 400 –, sia per estensione, essendo coinvolte più di trenta diocesi spagnole e venticinque Ordini e Congregazioni religiose. Tutti i nuovi beati sono stati uccisi in odium fidei durante la guerra civile di Spagna. PRIME PROFESSIONI SOLENNI IN VIETMAN Nella grande solennità dell’Assunzione di Maria, il 15 agosto scorso, nella missione dei frati minori conventuali in Vietnam, sono state celebrate le prime professioni solenni. La missione nella quale vivono e operano 3 missionari della Provincia san Giuseppe da Copertino di California (USA) ora ha 10 frati professi solenni, 9 professi temporanei e 2 novizi.

da Francesco, che, dopo un percorso di purificazione attraverso il quale nella libertà perde la bramosia del possedere, fa diventare la sua vita luogo d’incontro gioioso con l’altro aprendosi all’ospitalità assoluta. Allora qui parliamo di perfetta letizia. Ma che cosa è per Francesco la «Perfetta Letizia» e per noi nella vita quotidiana come si traduce? La perfetta letizia, dice Francesco, è frutto di una disposizione accogliente, disinteressata, gratuita verso tutto e verso tutti. Il modello è lo stesso Gesù, che non smette mai di amarci e aspettarci nonostante le nostre infedeltà. In un mondo concorrenziale, che ci spinge alla “guerra di interessi”, Francesco ci invita a riscoprire la gioia dell’essere insieme (inter-esse), accogliendoci a vicenda, senza condizioni né pregiudizi. Questo atteggiamento di ospitalità assoluta è un dono da chiedere e da coltivare con cura, perché superiore a qualsiasi altra cosa che l’uomo può ottenere. In riferimento alla quotidianità, quale via i figli di san Francesco hanno aperto e continuano a praticare oggi sul piano della convivenza civile? E cosa proporre oggi perché la società sia più equilibrata e tutti possano godere del bene comune? I francescani sono sempre stati apprezzati per la loro vicinanza affettuosa alla gente. Essendo “tra” i bisognosi di tanti tipi, i frati hanno sperimentato come proprie le loro sofferenze e le loro attese. Questa simpatia li ha portati a privilegiare i beni relazionali sui beni economici, cioè a dare più importanza alla relazione personale che all’efficienza. Più che denigrare, moralizzare o ripetere

«GESÙ CAMMINAVA CON LORO» (Lc 24, 15) Durante il mese di settembre a Santa Maria degli Angeli il congresso internazionale del segretariato generale per la formazione e gli studi OFM sull’accompagnamento. Tre settimane decisamente intense che seguono ai lavori dei congressi continentali. Un approccio multidisciplinare, dalla dimensione biblica a quella antropologica, dalla psicologica alla francescana, alla dimensione pedagogiga, per comprendere e vivere nel migliore dei modi possibile l’accompagnamento a tutti coloro che “bussano” alle porte dei conventi dei frati minori.

formule già proposte, i frati ascoltano i bisognosi e cercano di aiutarli. Penso che questa sia la strada giusta per il nostro mondo globalizzato che ci rendi più connessi ma spesso più soli. Cadono le barriere spazio-temporali con le telecomunicazioni, Internet, i viaggi, le migrazioni, ma facciamo tanta fatica ad accogliere la diversità. Senza questa attenzione fraterna, affettuosa ad ogni essere umano, si potrà parlare di bene totale, ma non di bene comune. L’altro continuerà ad essere uno sconosciuto, non un fratello del quale mi sento responsabile. Come afferma Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, non basta che ognuno riceva “il suo” se, ricevendolo, non si sente amato. Parliamo ora di un economia basata sull’ospitalità. Quali i tratti salienti e cosa cambierebbe nello scenario sociale ed economico odierno? Nel concreto del nostro impegno quotidiano francescano come si traduce in vita tutto ciò? Oggi si pensa che lo scopo dell’attività economica sia la massimizzazione della ricchezza e che questo escluda la possibilità di relazioni gratuite e fraterne. Il mercato è concepito come una guerra, nella quale ognuno difende il proprio interesse, senza alcuna considerazione altruistica. Gli affari sono affari o, come diceva Hobbes, «la tua morte è la mia vita». Noi francescani siamo chiamati a mostrare come questa impostazione concorrenziale ci porta necessariamente alla crisi. Non sembra un caso il fatto che l’espressione “dare credito” si applichi sia alla fiducia («ti credo») che alle finanze («ti presto denaro»). Quando c’è fiducia, aumenta anche la produttività, e viceversa. 53


Incontri

Mi sembra che fare cultura sia un impegno della Chiesa che rientra in uno dei tre verbi pronunciati nella prima omelia di papa Francesco ai cardinali nella messa dopo il conclave nella Cappella Sistina: «costruire». Fare cultura è anche entrare nella carne della conoscenza per rendere sempre più accogliente il servizio nella nostra vita, cioè il «camminare», altro verbo sempre pronunciato da papa Francesco nella stessa circostanza. Oggi fare cultura cristiana significa stare nella trincea del mondo. Quali le sfide e le difficoltà presenti? L’essere umano è immagine del Dio creatore e quindi porta in sé la capacità di essere anche lui creativo. Le culture, infatti, sono modi concreti di affrontare in modo creativo le sfide che si presentano all’uomo. La varietà culturale è una ricchezza che l’umanità deve salvaguardare nel rispetto vicendevole. Tutte loro hanno anche bisogno di essere purificate alla luce del Vangelo in modo di permettere il camminare insieme, come pellegri54

ni che conoscono bene la meta da raggiungere insieme. Il cristiano deve sviluppare la capacità di dialogo e di accoglienza, senza però cadere nel sincretismo e nell’appiattimento dei valori. Benedetto XVI ci invitava a superare la dittatura del relativismo. Sappiamo infatti che quando tutto ha lo stesso valore, niente ha alcun valore. La cultura cristiana e il sapere della nostra tradizione francescana oggi vedono nella Pontificia Università Antonianum un punto di riferimento importantissimo. Quali le proposte, le offerte formative e gli obiettivi dell’Università che presiede? E in essa che cosa trova di interessante per la sua vocazione-missione un Francescano Secolare? La Pontificia Università Antonianum è un’stituzione didattica e scientifica promossa dall’Ordine dei Frati Minori che cerca di mettere a disposizione della Chiesa e della società la ricchezza della tradizione francescana. La sua storia ebbe inizio nel 1887. Attualmente, la sua offerta formativa si canalizza attraverso tre facoltà con sede a Roma (teologia, filosofia, diritto) e una a Gerusalemme (Scienze bibliche e archeologia). All’interno della facoltà di teologia, abbiamo anche la sezione di teologia fondamentale, con sede a Murcia (Spagna) e l’istituto di Studi Ecumenici a Venezia, nonché dieci istituti affiliati in Brasile, Ecuador, Italia, Messico, Congo e Zambia. La ricerca e lo studio che promuove l’Antonianum sono importantissimi per tutti quelli che cercano di discernere il proprio cammino in sintonia con il carisma di san Francesco.

La cultura francescana, accogliente e in “cammino” in ogni ambito della vita dell’uomo è, soprattutto in questo tempo, un riferimento fondamentale per affrontare le crisi che stanno attanagliando la società umana.


In

Chiara luce

di Sr. Riccarda Settimo

... e luce sia!

N

ella Lettera enciclica “Lumen Fidei”, il papa definisce la fede come luce, una luce grande, una luce capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo, anzi una fiamma che dà vigore. Subito la mia mente è andata a sfogliare la Bolla di canonizzazione di santa Chiara, scritta da papa Alessandro che narra, appunto, la santità di questa donna, la quale viene definita così: «Chiara luminosa per chiari meriti, risplende in cielo per chiarità di gloria e in terra rifulge dello splendore di miracoli sublimi…». È una donna che è stata continuamente illuminata da un amore che ha attraversato la sua vita, che ha toccato le profondità del suo animo, che ha aperto un varco nel tempo per assaporare l’Eternità in cui Dio abita. Chiara è stata infiammata dalla Parola, attraverso l’esperienza di Francesco, ed è stata resa forte e coraggiosa per intraprendere una via nuova alla sequela del Signore Gesù. Papa Francesco continua dicendo che «una luce così potente non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte originaria, deve venire da Dio. La fede nasce dall’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro». La bolla di canonizzazione così recita: «O Chiara, dotata di tali e tante prerogative di chiarezza! Sei stata, invero, chiara prima della tua conversione, più chiara nel tuo cambiamento di vita, luminosa nella tua vita claustrale, splendente di luce vivissima dopo il corso della presente esistenza… Quanto è vivida la potenza di questa luce e quanto forte è il chiarore

di questa fonte luminosa! Invero, questa luce si teneva chiusa nel nascondimento della vita claustrale, e fuori irradiava bagliori luminosi; si raccoglieva in un angusto monastero, e fuori si spandeva quanto è vasto il mondo. Si custodiva dentro e si diffondeva fuori. Chiara infatti si nascondeva ma la sua vita era rivelata a tutti. Chiara taceva, ma la sua fama gridava. Si teneva nascosta nella sua cella, eppure nella città era conosciuta». Vengono usate altre parole, ma il significato è quello di una vita percorsa dalla presenza del Signore Gesù, il quale si è «invaghito della sua bellezza» – direbbe un salmo – e fa di tutto per stare con la sua amata, imprimendole i suoi tratti, o, per dirla alla maniera di Chiara, è un fissare gli occhi negli occhi del Signore per essere «trasformata tutta nell’immagine di Lui». Gli occhi puntati sul Signore, le orecchie tese ad ascoltare la Sua Parola, il cuore che batte al ritmo della preghiera fanno di Chiara una donna forte che sa affrontare le difficoltà naturali della vita e anche gli imprevisti di una esperienza nuova che si affaccia in una Chiesa un po’ assopita, occupata a difendere i suoi domini temporali. L’Amore che la abita le dona un vigore inaspettato fin dai suoi primi passi, nelle notte della fuga da casa

per intraprendere la nuova realtà, per poi arrivare a scrivere al Papa per poter vivere nella povertà del Signore Gesù. E ritroviamo in lei i tratti di Abramo, nel suo uscire da Ur dei Caldei per una terra sconosciuta, credendo ad una promessa di fecondità; non deve attendere molto, Chiara, per vedere che le promesse del Signore non vengono meno: poco tempo dopo la sua fuga la raggiunge la sorella Agnese, e poi molte altre attratte dal suo esempio. Ritroviamo in lei i tratti di Mosè che conduce il popolo d’Israele fuori dalla schiavitù d’Egitto, verso una terra dove scorre latte e miele: le continue sollecitazioni di Chiara verso le sue sorelle perché vivano dell’amore di Dio, lasciando le seduzioni del mondo, per poter godere della bellezza che viene regalata agli amici di Dio. E potremmo andare avanti ancora per dire come l’amore del Signore, fiamma ardente, unisce in un cammino di fiducia nelle promesse di Dio tutti coloro che lasciano tutto per seguirLo: e si strappano le coordinate spazio-temporali, per ritrovarsi uniti da una stessa luce che illumina i passi dell’uomo nella storia. C’è una fiamma che fa ardere il cuore di Chiara e la sua vita diventa luminosa tanto che può essere considerata una lampada che fa luce, spandendo insegnamenti che attraversano il tempo fino ad arrivare a noi. 55


Eventi

Francesco De Gregori al

Festival Francescano Grande evento di questa V edizione, il concerto del cantante romano che fa tappa a Rimini con il suo tour “Sulla strada”. E ancora Franco Cardini, Moni Ovadia, Andrea Bartali, Patrizio Roversi, Maurizio Pallante.

F

estival Francescano, la manifestazione dei francescani italiani a Rimini dal 27 al 29 settembre 2013, quest’anno è dedicato al tema del cammino. Un viaggio collettivo e spirituale, una metafora della vita, che ama dar voce ai tanti che si sono interrogati su questo tema. Tra costoro, colui che è stato definito il “Principe” dei cantautori italiani, Francesco De Gregori, impegnato in un tour dal titolo “Sulla strada”. Uscito alla fine dello scorso anno, “Sulla strada” viene certificato a marzo “disco d’oro” per le oltre 30.000 copie vendute. In quest’album, sono contenuti due duetti con Malika Ayane, Ragazza del ’95 e Omero al Cantagiro, ed altre due canzoni vedono la partecipazione di 56

Nicola Piovani, che scrive gli archi e dirige l’orchestra in Passo d’uomo e Guarda che non sono io. Il concerto riminese si terrà il 28 settembre (apertura cancelli alle ore 19) in piazza Malatesta. È già possibile acquistare i biglietti sul sito TicketOne al prezzo di 20 euro, più 3 euro per la prevendita. Oppure, Festival Francescano offre una riduzione del biglietto a 15 euro per chi possiede la tessera “Amico”. Nella sezione “Sostienici” del sito www.festivalfrancescano.it è possibile effettuare prenotazione e pagamento online; i biglietti potranno essere ritirati presso l’Infopoint del Festival sino alle ore 16 di sabato 28 settembre. Tra gli altri ospiti del Festival: Franco Cardini con una lectio magistralis sul-

le vie dei pellegrini (27 settembre, ore 9.30); Andrea Bartali, figlio del grande Gino: “Un diavolo di campione, un angelo d’uomo” (28 settembre, ore 9.30); Moni Ovadia, tra i più grandi del teatro internazionale ad interpretare il tema biblico dell’Esodo (28 settembre, ore 11.30); Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice (28 settembre, ore 15); Patrizio Roversi, che del “turismo per caso” ne ha fatto una passione (29 settembre, ore 18). Più di cento iniziative adatte a tutta la famiglia, con laboratori e attività didattiche per bambini in collaborazione con realtà come l’Antoniano di Bologna, il cui famosissimo coro di voci bianche si esibirà il 29 settembre alle 17.30. Il programma completo su: www.festivalfrancescano.it.


57


Eventi

In cammino… sulle orme di Francesco

In questa edizione diversi gli itinerari francescani nel centro storico della città romagnola, un itinerario in pullman e la proposta del cammino da La Verna a Rimini.

In queste pagine i protagonisti di questa V Edizione, come Francesco De Gregori nella pagina precedente, l’arte (un esempio nel quadro “Il riposo durante la fuga in Egitto” di Scarsellino in mostra a Rimini fino a novembre), i workshop e i paesaggi che accompagneranno chi si accosta all’esperienza di Festival Francescano 2013.

Nelle piazze del centro storico di Rimini, per questa particolare edizione di Festival Francescano dedicata al tema del viaggio, si riuniranno le principali realtà che si occupano degli itinerari francescani: i Cammini di san Francesco, la Via di Francesco, il Cammino di santa Chiara, il Cammino di sant’Antonio e associazioni specializzate come Eteria (pellegrinaggi francescani in Turchia e in Terra Santa). Inoltre, sono state elaborate due proposte di cammino “vero e proprio”. Si tratta di “Sulle orme di san Francesco”, un percorso in pullman tra le bellezze naturali della Valmarecchia, previsto per giovedì 26 settembre (prenotazioni entro il 20 settembre presso Ariminum Viaggi, tel. 0541 57679). Seguendo la via Marecchiese, si percorre 58

la stessa strada fatta da san Francesco nel 1213, toccando la cappella dedicata al santo in località Vergiano e il convento francescano di Villa Verucchio con l’antico cipresso. L’itinerario prosegue verso il convento di Sant’Igne, per giungere infine a San Leo, borgo medievale dove il Santo ricevette in dono il monte della Verna 800 anni fa. Il secondo itinerario, “Frate Sentiero, Sora Strada”, è un pellegrinaggio a piedi, che dura 4 giorni dal 25 settembre (con la possibilità di percorrere anche solo singole tappe), da La Verna a Rimini (prenotazioni entro il 15 settembre presso ASD La Pedivella, tel. 320 7433000). Raccontano gli organizzatori del percorso: «Se la volontà che ci ha animato è stata quella di creare un piccolo Cammino di Santiago da noi,

la santità di questi luoghi e la voglia di cogliere la presenza dello spirito francescano rendono questo cammino quanto mai attuale e di profonda ricerca di pace e di serenità, senza però andare lontano. Ma per tracciare questa rete di sentieri e strade, quale criterio seguire? Ripercorrere le tracce storiche, renderlo possibile a tutti, cercare luoghi di accoglienza pellegrina». Infine, sarà possibile partecipare a un breve ma significativo pellegrinaggio nei luoghi francescani della città di Rimini, venerdì 27 settembre alle 17.30. Il percorso si concluderà presso il “Ponte dei Miracoli” (dove si tramanda che sant’Antonio di Padova fece la famosa predica ai pesci) con il saluto del Vescovo Mons. Francesco Lambiasi ai francescani italiani.


Diverse le mostre che Festival Francescano offre anche in questa quinta edizione. Il tema del cammino, della fuga, del pellegrinaggio attraverso il grande mondo dell’arte.

All’interno di un luogo suggestivo, pieno di cunicoli, anfratti e scale, quale si rivela ai piedi e agli occhi del visitatore Castel Sismondo a Rimini, la V edizione del Festival Francescano, improntata sul tema del viaggio, presenta un itinerario artistico relativo a questa esperienza primordiale dell’uomo. Il viaggio nella sua dimensione di fuga, pellegrinaggio, condivisione, presenza e spiritualità sarà al centro di una serie di esposizioni ed allestimenti che condurranno lo spettatore nella dimensione del percorrere strade sia fisiche che di altra natura. Il tema biblico della fuga in Egitto visto attraverso gli occhi di tre pittori del 1600, il ferrarese Ippolito Scarsella, il pittore cappuccino fra Semplice da Verona e il caravaggesco senese Antonio Galli detto lo Spadarino, ci condurrà a condividere la condizione di fuga e clandestinità vissuta dalla Sacra Famiglia e ci richiamerà all’importanza del riposo, aspetto così rilevante perché il viaggio sia vero e significativo. Il pellegrinaggio a Santiago di Compostela sarà raccontato con sfaccettature tipicamente francescane e riminesi attraverso due installazioni che ci permetteranno di conoscere il legame tra il poverello d’Assisi, la spiritualità francescana, il lontano Santuario della Galizia e la figura del beato Amato Ronconi di Saludecio. I sandali di fra Gioacchino da Montetiffi saranno i narratori di una esperienza ormai così lontana da parere quasi una leggenda: il frate questuante che camminando lungo le strade incontra

Le mostre del Festival

persone a cui chiedere e a cui dare. E Rimini non può dimenticare la presenza di un camminatore di eccezione tra le sue vie: Antonio di Padova. Se tutto ciò non bastasse, un tuffo nell’arte contemporanea per scoprire che i colori possono raccontare di un

viaggio che se vuoi ti porta oltre lo spazio ed il tempo, là dove ciò che è Vero ti aspetta per condividere un tratto di strada con te. Le esposizioni rimarranno aperte fino al 3 novembre dalle 15.00 alle 19.00 (chiuso il lunedì). 59


Eventi

ANIMAZIONE IN PIAZZA

Ciò che caratterizza il Festival Francescano è la sua capacità di dare vita alla piazza, di animarla di incontri, di

TUTTE LE INFORMAZIONI TECNICHE San Francesco diceva ai propri frati di accogliere ogni persona con bontà e familiarità, perché tutti potessero stare insieme volentieri e con gioia di spirito (cfr. FF 26 e 102). Anche il Festival Francescano e la città di Rimini sono pronti a seguire lo stile di Francesco, ospitando tutti coloro i quali decideranno di trascorrere una tre giorni all’insegna della condivisione e della spiritualità. Per il pubblico del Festival, sono state preparate diverse proposte di accoglienza in hotel a due o a tre stelle, a prezzi contenuti e con molte agevolazioni, consultabili sul sito www.festivalfrancescano.it e prenotabili presso Ariminum Viaggi (tel. 0541 57679). Offerte ancor più speciali sono state pensate per i giovani, con la possibilità di pernottamento in camere multiple e mezza pensione in hotel a 21 euro, e per i gruppi da 25 a 50 persone in strutture extra alberghiere.

60

relazioni e di contenuti. Per questo, il programma dedicato a queste attività è sempre più ricco, con il desiderio

di coinvolgere attivamente non solo i bambini ma anche gli adulti. Tra le novità di questa edizione, ci sono i workshop: opportunità di approfondimento a piccoli gruppi su temi specifici. Sono previsti laboratori di cittadinanza attiva con le tecniche del Teatro dell’Oppresso, sul percorso di fede, sulla scrittura creativa, sui nuovi stili di vita. I workshop sono su prenotazione, attraverso la scheda presente sul sito www.festivalfrancescano.it. Anche le fast conference, brevi testimonianze di chi “è in cammino”, saranno occasione di incontro e di spiritualità; così come la preghiera francescana, le messe, l’adorazione eucaristica e la presenza delle reliquie di sant’Antonio di Padova permetteranno d’incamminarsi verso quella felicità che può arrivare solo dall’incontro con Dio.


Segni & Tracce da leggere, da vedere, da ascoltare

Il Vangelo da toccare pag. 62

Lo Stato del Vaticano

Moderni. Per vocazione.

San Francesco a

sarĂ la nazione ospite

I francescani secolari

Compostella: nel 2014

alla Fiera

nei primi anni del ’900

l’anniversario

Internazionale del Libro

tra devozionismo e

del pellegrinaggio da

di Torino nel 2014

spinta sociale

Assisi a Santiago

pag. 63

pag. 64

pag. 65 61


Segni & Tracce

Il Vangelo da “toccare”: nasce Tau App Dalla Cooperativa “Fratelli è Possibile” dell’OFS romagnolo una nuova affascinante avventura editoriale: la prima applicazione per smartphone e tablet sui temi spirituali francescani portati nell’attualità. “L’ISOLA DI EINSTEIN” LA SCIENZA FA SPETTACOLO Torna dopo il successo dell’edizione 2012 “Isola di Einstein” che si svolgerà il 7 e 8 settembre a Isola Polvese del Lago Trasimeno. L’isola di Einstein è un evento dedicato a scienza, tecnologia, natura e innovazione realizzato attraverso le tecniche più coinvolgenti della comunicazione scientifica e delle arti di strada. L’evento è ideato e organizzato da Psiquadro e promosso da Provincia di Perugia e Perugia Science Fest. Dimostrazioni e spettacoli scientifici saranno presentati da esperti comunicatori italiani e stranieri che si ritroveranno in Umbria, nel meraviglioso contesto dell’Isola Polvese del Lago Trasimeno, per un evento unico nel panorama nazionale e internazionale. Tutte le informazioni sull’evento possono essere reperite nel sito ufficiale www.isoladieinstein.eu o sulla pagina Facebook dedicata all’evento. 62

P

rima idraulici, imbianchini e muratori. Poi editori di quello che è già un piccolo caso nel vasto mondo dell’editoria religiosa. Ed ora primi editori francescani ad avventurarsi nel mondo “smart”. È la storia della cooperativa “Fratelli è possibile”, nata nel 2006 all’interno dell’Ordine Francescano Secolare di Cesena, in Romagna, che da quasi cinque anni pubblica “Momenti francescani”, la prima testata periodica edita in Italia a proporre la lettura quotidiana del Vangelo che la liturgia propone, abbinata a un brano tratto dalle Fonti Francescane e ad una breve attualizzazione. Dal tronco di quella esperienza, ormai consolidata ed in continua crescita, nasce oggi “Tau App”, la prima applicazione francescana per smartphone e tablet, che si rivolge fondamentalmente ad un target giovane, a quel popolo della rete che si incontra sui social network, ed utilizza gli attuali dispositivi mobili come principali “punti” di scambio… Perché l’idea di proporre un’app francescana del Vangelo? «Per mettere – rispondono a “Fratelli è Possibile” – al servizio dell’evangelizzazione i moderni sistemi e mezzi interattivi di comunicazione, per avere un mezzo capace di “toccare la Parola”, per viaggiare dentro al Vangelo di ogni giorno e in ogni momento. Inoltre, per far conoscere l’attualità del carisma e della spiritualità francescani».

«L’idea editoriale – spiega il gruppo redazionale – è quella di proporre, in un’applicazione per dispositivi mobili, il testo del Vangelo quotidiano correlato di finestre di approfondimento alle varie pericopi, e link a video, canzoni, testi poetici che presentino assonanze alle tematiche proposte dagli approfondimenti al Vangelo. Ogni giorno verrà proposta un’attualizzazione dell’intero brano evangelico, e un brano tratto dalle Fonti Francescane. Inoltre mensilmente viene presentato un editoriale che affronta svariate tematiche inerenti al mondo giovanile tratto da riviste francescane (tra queste anche FVS – ndr)» L’esperimento è di grande interesse, perché varca la soglia dell’universo degli strumenti informatici più evoluti, utilizzandoli con intelligenza per trasformarli in strumenti operativi di nuova evangelizzazione. Offerta a costi decisamente ridotti ed accessibili, l’applicazione, realizzata per sistema operativo iOs e Android ottimizzata per Smartphone e Tablet, sarà disponibile negli store, Google Play ed App Store dal 10 settembre, in abbonamento annuale al costo di € 3,56, e offrirà le prime due mensilità gratuite. Per avvicinarsi al mondo di Tau App è possibile visitare la pagina Facebook appositamente aperta o seguire Tau App su Twitter. Informazioni anche su www.fratellipossibile.it, il sito ufficiale della cooperativa.


Segni & Tracce Frate Francesco e le sue conversioni

Il Vaticano sarà il paese ospite della ventisettesima edizione della Fiera del Libro che si svolgerà a Torino dall’8 al 12 maggio 2014. E la decisione della Santa Sede di aderire all’invito potrebbe rappresentare l’occasione per una visita torinese di papa Francesco. Lo ha annunciato, durante la conferenza stampa, nelle scorse settimane il segretario dello Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Si tratta della prima partecipazione, salvo una presenza al salone di Santo Domingo, della Santa Sede ad una kermesse mondiale dell’editoria. Dopo il successo della Biennale di Venezia, nel 2014 toccherà al “tempio” del libro. Il sindaco di Torino, Piero Fassino ha sottolineato che «il Vaticano porterà un ulteriore rafforzamento dell’identità europea e internazionale del Salone».

Nuove frontiere per i musei ecclesiastici Si terranno ad Assisi nel mese di novembre p.v. presso il Centro Congressi della Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, due importanti appuntamenti per i musei italiani: il Convegno Nazionale AMEI dei Musei Ecclesiastici e l’VIII Conferenza Nazionale delle Associazioni Museali. In particolare, il IX Convegno AMEI sarà ospitato quest’anno dalla MEU, la Rete dei Musei Ecclesiastici Umbri e cercherà di approfondire una tematica chiave per lo sviluppo dello strumento museale quale promotore di cultura e di fede nel territorio. L’VIII Conferenza Nazionale delle associazioni museali, invece, nasce quest’anno sotto l’egida di una rinnovata e convinta collaborazione tra le associazioni museali che porterà, sicuramente, un vivo e partecipato contributo ai lavori su un argomento di pregnante attualità, quello della certificazione delle competenze dei professionisti museali.

scaffale

IL VATICANO PAESE OSPITE DEL SALONE DEL LIBRO 2014

Le tradizionali biografie di Francesco, e tutta l’agiografia moltiplicatasi intorno alla vicenda storica del Serafico Padre, collocano in un punto preciso del percorso umano e spirituale di Francesco quella che è definita come la sua “conversione”. Questo volumetto assume invece con arguzia e profondità di sguardo un’altra tesi: Francesco ha impiegato sei o sette anni per capire quale fosse la volontà di Dio, e la strada sulla via della vita evangelica è stata segnata in realtà non da una, ma da molte “conversioni”, tappe successive all´interno di un complesso cammino di discernimento. Il libro, firmato da un frate francescano canadese prolifico autore di numerose fortunate pubblicazioni, vuole appunto seguire da vicino le varie tappe di questa conversione, dalla prima intuizione giovanile fino alla comprensione di quel «Va´ e ripara la mia casa...». Pierre Brunette, Frate Francesco e le sue conversioni, Edizioni Biblioteca Francescana, pp. 64, euro 9

L’utopia di Francesco tra crisi e sogno Piccolo libro che mette insieme due riflessioni sull’utopia francescana (Matura) e su Francesco d’Assisi come santo della crisi (Hadjadj). Thaddée Matura, esperto francescanista, si chiede se la triplice utopia di Francesco (povertà, fraternità, ricerca di Dio) si sia realizzata oppure se rimanga un “sogno” irrealizzabile. Fabrice Hadjadj, filosofo francese, si concentra sul singolare viaggio che porta il Poverello «dal nulla… al nulla», laddove si rivela la specificità francescana: dalla parte di questo senso del nulla scaturirà la potenza divina che Francesco chiama povertà. Oggi l’utopia francescana ha in papa Francesco un grande amico e un nuovo discepolo. Thaddée Matura, frate minore canadese di origine polacca, ha contribuito all’edizione e all’interpretazione degli scritti di Francesco e Chiara d’Assisi. Ha pubblicato numerosi scritti sulle origini, la storia e l’attualità del francescanesimo. Fabrice Hadjadj, scrittore e filosofo francese, figlio di genitori ebrei di origini tunisine, docente di filosofia e drammaturgo, dal 2012 dirige Philanthropos, l’Istituto europeo di studi antropologici a Fribourg (Svizzera). Thaddée Matura e Fabrice Hadjadj, L’utopia di Francesco d’Assisi, Edizioni Messaggero Padova, pp. 64, euro 6 63


Segni & Tracce

Moderni. Per vocazione. Una storia da riscoprire Il prezioso contributo di studio di Prospero Rivi e Andrea Gasparini, pubblicato in volume, solleva molti veli sulla vicenda dell’Ordine Francescano Secolare nei primi anni del ‘900. L’UCSI PREMIA IL GIORNALISMO DEL SOCIALE Al via la XIX edizione del Premio Giornalistico Nazionale “Natale Ucsi 2013” per un giornalismo solidale, promosso dalla sezione di Verona dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana.

Entro il 9 novembre gli aspiranti concorrenti dovranno far pervenire alla segreteria organizzativa del premio (Ucsi Verona – c/o Fondazione Toniolo – via Seminario 8 – 37129 Verona) articoli e servizi televisivi pubblicati o diffusi tra il 1° ottobre 2012 e il 25 ottobre 2013, contenenti testimonianze, problemi, fatti inerenti ai valori della solidarietà, dell’integrazione sociale, della convivenza civile, della fratellanza, dell’attenzione verso il prossimo e della difesa dei diritti e della dignità umana. La cerimonia di premiazione si terrà sabato 14 dicembre 2013 presso il Municipio di Verona. 64

L

a bibliografia francescana è piuttosto ricca di pubblicazioni che trattano delle origini del Terz’Ordine Francescano, per contro la sua storia in epoca moderna e contemporanea sembra essere non altrettanto studiata. Scopo di questo libro è quello di contribuire a colmare questa mancanza. Siamo verso la fine del XIX secolo, quando Leone XIII – terziario francescano – vide nel T.O.F. una forza laica, cattolica e organizzata che poteva dare una risposta alternativa alla lotta di classe proposta dai socialisti, per far fronte alle drammatiche conseguenze sociali causate dalla Rivoluzione Industriale. Da alcuni secoli però il Terz’Ordine Francescano aveva perso la sua originaria attenzione verso le problematiche sociali avendo assunto, per varie ragioni, una sensibilità di tipo più devozionale. Per rispondere alle esigenze della Chiesa e della società di allora era quindi necessario proporre ai terziari un cambiamento di mentalità. A questo proposito vennero organizzati diversi Congressi, sia in Francia che in Italia, in cui si affrontarono temi riguardanti l’usura e le conseguenze deleterie di un capitalismo selvaggio. La complessità che caratterizzò la questione sociale portò, però, ad una frattura tra i francescani secolari di “obbedienza” dei Minori e quelli di “obbedienza” Cappuccina. Secondo i primi, le cause erano di natura sociale e di conseguenza era nelle scienze

economiche che bisognava cercare possibili soluzioni, mentre per i secondi il problema era di natura primariamente morale. Nonostante la nascita di diverse fraternità, numerose e vivaci, la differente modalità con cui le due famiglie francescane intendevano affrontare la questione operaia finì per ostacolare la realizzazione di questo cambiamento culturale. Ciò che può rendere particolarmente preziosa – nonché piacevole per il linguaggio snello – la lettura di questo libro è la vicinanza con le odierne vicende storiche vissute dall’OFS. Allora come oggi la società e il Pontefice sono sensibili alla figura di Francesco; inoltre, il tipo di crisi economico-sociale che contraddistingue le due epoche può trovare nella spiritualità francescana una modalità sapiente per essere affrontata. È quindi opportuno che i frati e i francescani secolari di oggi non ripetano gli stessi errori, permettendo così all’OFS di tornare ad essere quella forza di rinnovamento sociale che sognava Francesco. Diventa quindi imprescindibile conoscere questo frammento di storia francescana e riflettere su di un passato che non è poi così lontano da noi per fare in modo che il futuro possa essere diverso. Prospero Rivi – Andrea Gasparini, L’impegno sociale del Terz’Ordine Francescano. L’epoca di Leone XIII, da un frammento di storia, alcune indicazioni per l’oggi, Ed. Porziuncola, 2012.


Segni & Tracce

Francesco e Compostella: 800 anni di cultura La tradizione colloca nel 1214 (800 anni fa) il pellegrinaggio di san Francesco a Santiago de Compostela. Sulla scia della riscoperta di questa tradizione, sono state realizzate numerose iniziative a carattere culturale e turistico, che coinvolgeranno la città di Assisi (gemellata con Santiago). A fine agosto scorso il governatore della Regione Galizia, Alberto Núñez Feijóo, ha inaugurato ad Assisi (Palazzo Bonacquisti) la mostra dal titolo “Pellegrino e nuovo Apostolo: san Francesco nel Cammino di Santiago”. Si tratta di un’esposizione che include 70 opere di autori spagnoli, fruibile fino al prossimo 20 ottobre, con cui si aprono i circa 100 eventi previsti per l’anno francescano in Spagna in occasione dell’ottavo centenario. Tra le iniziative spiccano la mostra itinerante che sarà esposta nelle principali città di tradizione francescana collocate nell’itinerario tra Assisi e Santiago e tre convegni internazionali: il primo Congresso mondiale delle Associazioni degli amici del Cammino di Santiago; il Congresso francescano internazionale; il Convegno internazionale sul turismo e i pellegrinaggi, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale del turismo. Per realizzare il programma di eventi sono stati concessi (con l’approvazione del governo

centrale spagnolo) sostanziosi benefici fiscali alle imprese che sponsorizzeranno le diverse iniziative. Tra gli eventi del 2014 (maggioottobre) da ricordare “Pellegrinaggi del mondo”, iniziativa grazie alla quale

saranno invitati a Santiago i Paesi nei quali hanno luogo i pellegrinaggi più famosi. Per l’occasione si terranno mostre, conferenze, iniziative culturali e gastronomiche a cura di ciascuna delle nazioni presenti.

ADDIO A MONS. TONINI “PARROCO TV” DEGLI ITALIANI Qualcuno lo ha definito «il parroco degli italiani». E non a caso. Se negli ultimi venticinque anni c’è stato un sacerdote conosciuto a tutti gli italiani grazie alla sua frequentazione assidua degli studi

televisivi, questo è stato il cardinale Ersilio Tonini. Tonini è morto nella notte del 28 luglio all’età di 99 anni. Era il più anziano dei cardinali ed anche il più anziano vescovo italiano. Era nato a Centovera di San Giorgio Piacentino il 20 luglio 1914. Dal 30 aprile 2010, giorno della morte del cardinale Paul Augustin Mayer, era il più anziano cardinale vivente. Dal 14 gennaio 2012, giorno della morte del vescovo Antonio Mistrorigo, era invece il più anziano vescovo italiano. La sua scomparsa ha suscitato un profondo cordoglio sia nel mondo ecclesiale che in quello della cultura e dello spettacolo che aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo.

A Venezia, in “scena” il Cardinale Martini Un cartellone ricco di appuntamenti per addetti ai lavori e appassionati di cinema. A predisporlo, in occasione della 70ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica (Venezia, 28 agosto – 7 settembre), è la Fondazione Ente dello spettacolo (l’organismo ecclesiale che si occupa della diffusione della cultura cinematografica). Tra le iniziative (tutte si svolgeranno presso lo spazio espositivo dell’Hotel Excelsior – Sala Tropicana 1): il 29 agosto, alle ore 11.30, in occasione del primo anniversario della morte del cardinale Carlo Maria Martini (31 agosto 2012), in collaborazione con Officina della comunicazione e Centro televisivo vaticano, verrà presentato il documentario “Carlo Maria Martini. Un uomo di Dio”, diretto dal regista Salvatore Nocita. Il clou degli appuntamenti, come ogni anno, è rappresentato dalla consegna del “Premio Robert Bresson”, attribuito al

regista che «abbia dato una testimonianza significativa del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale dell’esistenza». Alla premiazione, che avverrà il 2 settembre, alle 11.30, saranno presenti monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, don Ivan Maffeis, presidente della Fondazione EdS, Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema, e Paolo Baratta, presidente della Biennale. La Fondazione Ente dello spettacolo ha anche predisposto alcuni momenti di confronto su temi di attualità. Tra questi, il 2 settembre, alle ore 16, si svolgerà il dibattito “Lo sguardo del cinema su diversità e integrazione”. Nell’occasione verrà presentato il film patrocinato dal ministero per l’Integrazione “Italy amore mio” di Ettore Pasculli che tratta il grande tema delle cosiddette “seconde generazioni”, i figli cresciuti in Italia di immigrati da altri paesi. 65


Sipario

Fermiamo il reality della vergogna L’editoriale dell’ultima pagina

di Ettore Colli Vignarelli

S

arà l’età che avanza, sarà l’indole che tende vagamente all’indolenza, ma da un po’ di tempo ho l’abitudine di guardare alle cose con la stessa serena distanza del padre della famosissima canzone di Cat Stevens “Father and son”; quello, per intenderci, che di fronte all’irruenza di un adolescente replica «prenditi il tuo tempo, pensa molto, per te il domani sarà ancora qui ma i tuoi sogni potrebbero non esserlo». Così ad esempio fatico ad imbracciare facilmente l’artiglieria pesante e ad assumere l’abito dell’indignazione in tante diatribe che, nei più diversi ambiti, emergono alla comune attenzione.

Ma, come si direbbe con saggezza popolare, «quando ci vuole, ci vuole». In questo agosto, ad esempio, non ho potuto che lasciarmi travolgere dal disgusto quando ho scoperto la vicenda del reality “Mission”, che Raiuno dovrebbe mandare in onda nel prossimo novembre. Questo cosiddetto “reality umanitario” è prodotto dalla tv pubblica in collaborazione (udite udite) con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e l’organizzazione non governativa italiana Intersos; dovrebbero prendervi parte personaggi del mondo dello spet66

tacolo tra cui Emanuele Filiberto, Paola Barale, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi, Al Bano, che dovranno raccontare le esperienze dei rifugiati in Sud Sudan, in Repubblica Democratica del Congo e in Mali. Praticamente una “Isola dei famosi” verniciata da buoni sentimenti e un pizzico di “crowdfounding” (raccolta fondi scopi umanitari) che fa tanto moderno e “progressive”. Ho trovato questa idea della Rai a dir poco vergognosa. Ritengo inaccettabile una così volgare strumentalizzazione della povertà, fosse anche finalizzata a raccogliere fondi, con un reality show e la partecipazione di vip. Non si contribuisce alla soluzione di problemi e di emergenze drammatiche in questo modo. So bene che la televisione ha un suo linguaggio e una sua libertà creativa: quello che contesto è la scelta dello strumento. I rifugiati, le realtà durissime del Sud Sudan, i bambini, le donne, le violenze o le miserie di ogni genere, non possono essere oggetto di spettacolo. La dura realtà in cui vivono quotidianamente centinaia di milioni di persone, non può essere raccontata con un gioco, con una finzione. Perché chiunque conosce un minimo di tecnica di scrittura televisiva sa bene che dietro ad ogni reality c’è una “trama” scritta da autori e “recitata” dai protagonisti. Pensare di utilizzare questo strumento narrativo (che – lo voglio ribadire con chiarezza – in linea generale io rispetto e che costituisce una delle tipicità più interessanti della televisione di questo ultimo ventennio) nei confronti di una costellazione di dramma e dolore quale è quella dei campi profughi dell’Africa porta la televisione davvero fuori strada, oltre il limite, conducendola lungo il sentiero del pietismo alla soglia della pornografia umanitaria. Per queste ragioni ho firmato convintamente la petizione lanciata tramite la piattaforma web “Change.org” da uno studente emiliano, che in pochi giorni ha raccolto oltre 90.000 adesioni. Non so se la Rai deciderà di proseguire nella volontà di produrre “Mission”. Sono certo che in casi come questo è doveroso spendere un’oncia di indignazione. Forse perfino il padre della canzone di Cat Stevens lo avrebbe fatto.


Uno sguardo oltre l’orizzonte

Tanti contenuti, molti sguardi, una prospettiva nuova… il mondo, l’attualità, lo spettacolo, i giovani, la famiglia francescana, l’economia, la musica in una rivista in continua ricerca del volto dell’uomo.

Diffondi o regala un abbonamento! Per abbonarsi: sul sito www.ofs.it abbonamento online, oppure sottoscrivi il bollettino postale sul c/c n° 55841050 intestato a Francesco il Volto Secolare Associazione, via della Cannella, 8 06081 Capodacqua di Assisi (PG)


www.edizionimessaggero.it Il fascino immutato delle esperienze umane e spirituali di Francesco ed Etty Hillesum. Due personalità tanto distanti per tempo, luogo e cultura, quanto autentiche, forti e libere. pag. 160 - € 14,00

Due saggi acuti e incalzanti che, da diversa prospettiva, affrontano la situazione del cristianesimo contemporaneo e la sua fatica di fare presa sulla realtà. pag. 84 - € 6,50

L’affascinante vicenda della presenza di san Francesco e dei suoi frati in Terra Santa, nel solco della storia travagliata che va dalle crociate a tutta la dominazione musulmana di Gerusalemme. pag. 120 - € 10,00


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.