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PRIMO GRUPPO DI CERVI ITALICI REINTRODOTTI IN UN’AREA PROTETTA DELLA CALABRIA

Venti esemplari sono stati reintrodotti nel Parco Naturale Regionale delle Serre e nelle Riserve naturali circostanti, grazie al lavoro delle Unità Forestali clo biologico. Per informare i cittadini sulle operazioni in corso saranno, inoltre, organizzati incontri pubblici presso i comuni che rientrano nell’area protetta. Grazie alla collaborazione di più enti e istituzioni, il fine è salvare dall’estinzione la sottospecie italica, unica al mondo. Tutti gli altri presenti in Italia sono cervi europei (Cervus elaphus hippelaphus) importati dopo la Seconda Guerra Mondiale e in costante espansione. La riserva naturale statale “Bosco della Mesola”, ospita gli ultimi trecento esemplari, che si trovano in isolamento genetico e rischiano di scomparire per fattori come la consanguineità, le eventuali modifiche dell’habitat o le epidemie.

Il progetto è stato finanziato dalla Regione Calabria oltre che dai fondi raccolti grazie al Wwf Italia, al supporto di “Arcaplanet” e altri sostenitori. L’attività fa parte della “Campagna ReNature” del Wwf, che vuole contrastare la perdita di specie e habitat, proteggere e ripristinare la natura e raggiungere, entro il 2030, un mondo nature positive, come stabilito dalle principali convenzioni internazionali. Il trasferimento era già previsto nel “Programma nazionale di conservazione del cervo della Mesola” del 2010, per creare una nuova popolazione in natura e aumentare le loro possibilità di sopravvivenza. Tuttavia, solo grazie all’attuale progetto è stato possibile realizzare il trasferimento in Calabria. L’area di reintroduzione è stata scelta dopo uno studio di fattibilità condotto dall’Ispra, basato sulle caratteristiche ecologiche della zona e l’assenza di altre popolazioni di cervo europeo.

Questa prima fase di “Cervo Italico” è stata portata avanti da molte figure: i Carabinieri del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, gestori della riserva nel ferrarese i quali si sono occupati anche del trasporto e della sorveglianza nel sito di rilascio, grazie al reparto territorialmente competente, il Parco Naturale Regionale delle Serre, l’Università di Siena, riferimento scientifico del progetto, il Wwf Italia come coordinatore operativo, Dream Italia, ente di studi faunistici con la propria abilità nella gestione degli ungulati, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana e il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università “Alma Mater Studiorum” di Bologna.

I maschi presenti nella riserva della Mesola raggiungono le dimensioni finali non prima di dieci anni, mentre, di norma, ciò avviene a 7-8 anni e anche la statura è, in proporzione, minore rispetto ad altre popolazioni di cervo rosso. Ci sono differenze ancora più evidenti se si esaminano i palchi. Hanno dimensioni molto più semplici e un piano di costruzione ridotto guardando alla tipica struttura della specie. Tra gli adulti, spiccano quelli con sei punte totali, tre per stanga (oculare, mediano e punta terminale), mentre nel cervo rosso adulto abbiamo due stanghe con dodici ramificazioni totali, sei per ciascuna.

Per garantire un futuro sostenibile alla popolazione del cervo italico, sono necessarie diverse misure. Da un lato, è essenziale migliorare le condizioni ambientali dei territori nei quali vivono sia in termini di aree aperte sia di sottobosco limitando, al contempo, la competizione con la popolazione dei daini. Dall’altro lato, è importante attivare programmi di ripopolamento in nuove aree adatte alla sopravvivenza. In questo modo, si può contribuire alla conservazione della specie e alla diversità biologica, garantendo un futuro sostenibile.

Dopo oltre trent’anni dall’operazione “cervo sardo” lanciata dal Wwf, che ha incluso l’acquisto della Riserva di Monte Arcosu, la situazione della sottospecie Cervus elaphus corsicanus, un tempo in grave pericolo, sembra essere migliorata in Sardegna, con un aumento della popolazione da poche centinaia a quasi diecimila. Una buona notizia che fa ben sperare, perché è importante non smettere di preservare la diversità biologica e promuovere l’ecosistema forestale mediterraneo. (G. P.).

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