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QUANDO UN ISTANTE DURA TUTTA L’ETERNITÀ

Fino al 30 luglio a Roma la grande mostra dedicata ai rapporti col mondo classico Dai depositi dei musei italiani e greci, le opere sbarcano alle Terme di Diocleziano

Cosa ci rimane di ciò che è stato? Che rapporto abbiamo con storie, personaggi e situazioni dell’antichità? E quali analogie ci sono tra le modalità di rappresentazione di ieri e di oggi? È carica di riflessioni e di spunti, oltre che di capolavori artistici, la mostra che, dal 4 maggio al 30 luglio, mette in esposizione 300 pezzi eccezionali al Museo Nazionale Romano di Roma. «L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi» è il titolo dell’esposizione, che si compone di opere di epoca greca, romana, etrusca, italica, ma anche medievale, moderna e contemporanea. Il filo conduttore è rappresentato dalla messa in evidenza del rapporto, quanto mai complesso, che intratteniamo con gli antichi, indagato attraverso forme e modalità sorprendenti. Anche lo scenario che fa da contorno alla mostra è suggestivo: riaprono finalmente al pubblico dopo alcuni decenni di chiusura alcune Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, che ospitarono nel 1911 la mostra archeologica promossa in occasione delle celebrazioni per il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Una location a due passi dalla stazione Termini che è essa stessa un ponte tra passato e presente, visto che le aule conservano ancora parte del loro storico allestimento risalente agli Anni 50.

Ideatori e curatori dell’esposizione, promossa dal ministero della Cultura italiano e dal ministero della Cultura e dello Sport greco, sono Massimo Osanna, Stephane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis con l’organizzazione della Direzione generale Musei e del Museo Nazionale Romano, la collaborazione di Electa, il sostegno del Parco Archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale. Un percorso in cinque tappe che indaga, da diverse prospettive, il doppio legame che abbiamo con gli antichi. Da una parte c’è la nostra cultura classica, trasmessaci dalle opere e dalle testimonianze del passato. Dall’altra c’è l’autentico rapporto di immedesimazione che abbiamo con gli antichi, soprattutto con le persone che sono riuscite ad arrivare fino a noi con la loro fama, le loro opere, le loro gesta. La prima sezione della mostra, ospitata nell’Aula I, s’intitola «L’eternità di un istante» e si apre col calco di due vittime della storica eruzione del Vesuvio del 79 d.C., immortalate nell’attimo stesso della loro morte. Attorno a loro, diverse opere raffiguranti espressioni popolari e più elaborate di reinterpretazione moderna dell’antico. L’Aula II ospita la seconda sezione, «La fama eterna degli eroi», dedicata alle modalità di rappresentazione del potere. Un viaggio che parte da Giulio Cesare e arriva fino ai Medici, per abbracciare anche i miti: alcuni di essi, come quelli omerici, sono ben radicati nella cultura popolare, mentre di altri si sono perse le tracce, prima della loro riscoperta attraverso la filologia. Nell’Aula III sono contenute diverse rappresentazioni antiche di tempo e spazio, così come divinità e personificazioni di entità astratte all’origine delle nostre categorie spazio-temporali: la sezione s’intitola infatti «L’ordine del cosmo», dove kosmos in greco antico significava proprio ordine. Opera iconica di questa sezione è l’Omphalos, l’ombelico del mondo del santuario di Apollo a Delfi.

Le Aule IV e V ospitano la seconda parte del percorso, quella che pone l’accento sull’immedesimazione tra noi e gli antichi. La quarta sezione - «Le opere e i giorni» - è ricca di scoperte recenti che hanno consentito di ricostruire i rituali, pubblici e privati, che scandivano i momenti più importanti della vita sociale, all’interno delle case come nei luoghi pubblici. La quinta sezione - «Umani divini» - consente di ammirare per la prima volta in un contesto espositivo la monumentale statua femminile di Santorini, ma anche la statua in bronzo dell’arringatore e uno dei giganti sardi di Mont’e Prama. Tutti esempi di rappresentazione divinizzata dell’individuo che si intrecciano alle varie raffigurazioni del rituale funerario, momento di passaggio dalla vita terrena a quella dell’oltretomba, con tutto il suo repertorio di miti e credenze.

L’area archeologica di Kainua è molto interessante perché consente di apprezzare al meglio il tipico impianto urbanistico etrusco di tipo ortogonale, costituito da otto quartieri che si sviluppano attraverso quattro strade principali.

«Il valore della libertà, il valore dell’Occidente è il filo conduttore di questa mostra. L’intento è quello di proporre le origini e il cammino della nostra storia», sottolinea il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. «Nella civiltà greco-romana affondano le nostre radici ed è nostro compito salvaguardare e rendere fruibile a tutti questo patrimonio che ci ricorda la nostra eredità culturale e che ispira la nostra filosofia contemporanea. Tradizione e modernità, due facce della stessa medaglia, fanno parte del percorso della mostra». Un’esposizione in cui, oltre a quelle già citate, è possibile ammirare altre importanti opere come il carro da parata di Civita Giuliana, la statua di Ercole del Parco Archeologico dell’Appia Antica, la Tabula Chigi del Museo Nazionale Romano, insieme a un gran numero di capolavori rimasti a lungo nascosti nei depositi dei musei italiani e greci.

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