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CICLISMO, È UNA GENERAZIONE DI FENOMENI
Da Van der Poel a Van Aert, da Pogacar a Evenepoel aspettando il ritorno di Bernal: gli assi di quest’epoca d’oro del pedale
Per noi italiani, almeno per gli appassionati di sport, la “Generazione di fenomeni” è il gruppo di atleti che condussero l’Italia della pallavolo a vincere tre Mondiali consecutivi e una ventina di altre competizioni internazionali, con l’unico “tabù” legato all’oro olimpico. Oggi, invece, questa frase d’autore ispirata a uno storico brano degli Stadio, descrive alla perfezione l’era di campioni che sta rendendo appassionante il ciclismo, un’era eccezionale per concentrazione e contemporaneità. Da Van der Poel a Van Aert, da Pogacar a Bernal, fino a Remco Evenepoel: chi segue lo sport del pedale è ben consapevole di vivere un’epoca che ispirerà nostalgia, al netto dell’assenza di italiani fra i “grandissimi”. Per ora.
Partiamo dal campione del Mondo in carica, quel Remco Evenepoel classe 2000 che ha iniziato a incantare il mondo nel ciclocross e si è presentato tra i professionisti a 19 anni dando del “tu” a tutti, tecnicamente parlando. Dopo aver vinto a 22 anni sia la prima classica Monumento (la Liegi-Bastogne-Liegi), sia il suo primo grande giro (la Vuelta a Espana), è andato a dettar legge ai Campionati del Mondo in Australia, conquistando un bronzo a cronometro e soprattutto la maglia iridata nella prova in linea. Ha inaugurato il 2023 vincendo una gara a tappe, l’UAE Tour, e due frazioni della Volta Ciclista a Catalunya, per poi concedere il bis alla Liegi-Bastogne-Liegi. Sarà un piacere vederlo a maggio al Giro d’Italia, a contendere il successo a Primoz Roglic, con i vari Damiano Caruso, Geraint Thomas, Vlasov, João Almeida come terzi incomodi.
Cinque anni più grande del suo connazionale, il fiammingo Mathieu Van der Poel vanta un palmares scintillante con 7 titoli iridati di ciclocross (due da junior), un Mondiale du strada da junior a Firenze nel 2013, 3 europei di ciclocross e uno di MTB. L’Olandese Volante, figlio e nipote d’arte, rispettivamente di Adrie Van der Poel e Raymond Poulidor, è tornato a gareggiare su strada negli ultimi anni e quando in giornata si è dimostrato devastante. Dopo il trionfo al Giro delle Fiandre 2020 e il bis nel 2022, quest’anno ha trionfato in solitaria prima alla Milano-Sanremo, con uno spettacolare allungo sul Poggio ai -5 km dall’arrivo, e poi alla Parigi-Roubaix, complice una foratura del rivale Wout Van Aert.
Classe 1994, Wout Van Aert è un atleta particolarmente poliedrico, già protagonista di epici duelli con Van der Poel nel ciclocross: nel palmares ha 4 titoli mondiali (uno da U23) e 3 Coppe del Mondo. Su strada, è pericoloso in ogni situazione: ha dettato legge alla Strade Bianche, alla Milano-Sanremo, alla Gand-Wevelgem, all’Amstel Gold Race e in due edizioni della E3 Saxo Bank Classic. Ma va forte anche nelle corse a tappe, con 9 successi al Tour de France e la maglia verde della classifica a punti vinta nel 2022. A completare il suo “roll of honor” sono tre campionati nazionali, due argenti iridati a cronometro più quelli nella gara in linea di Mondiali 2020 e delle Olimpiadi disputate l’anno successivo. Le classiche di primavera del 2023 non gli hanno sorriso: a parte il successo nella H3 Harelbeke davanti a Van der Poel e all’altro asso Tadej Pogacar, ha conquistato “solo” il podio sia alla Milano-Sanremo sia alla Parigi-Roubaix, frenato in questo caso da una foratura mentre era all’attacco con MVDP.
Quando si parla di atleti polivalenti, naturalmente, ecco spuntare Tadej Pogacar, 24 anni, sloveno, considerato da molti il miglior ciclista dai tempi di Eddy Merckx. Devastante in salita, efficace in arrivi ristretti, performante sul pavè, si è rivelato al mondo aggiudicandosi il Tour de France 2020 e ripetendosi dodici mesi dopo. In meno di tre anni, ha messo in cascina anche una Liegi-Bastogne-Liegi, due “Lombardia” in altrettante partecipazioni, due Tirreno-Adriatico, una Strade Bianche da dominatore (nel 2022), due UAE Tour e la medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Tokyo nella corsa in linea. Quest’anno si è imposto alla Parigi-Nizza, al Giro delle Fiandre, all’Amstel Gold Race e alla Freccia Vallone. Per Evenepoel, Pogacar “può vincere qualsiasi corsa”, ma alla Liegi-Bastogne-Liegi la sua stagione delle classiche si è conclusa con un polso fratturato. Attorno a questi nomi, nelle classiche, si alternano atleti di tutto rispetto come il nostro Filippo Ganna, pluri-iridato e olimpionico su pista, già maglia rosa al Giro d’Italia, Jasper Philipsen, Ben Healy, Mads Pedersen e quel Thomas Pidcock che, nel 2023, ha vinto la Strade Bianche e chiuso secondo alla “Liegi”. Nelle corse a tappe, il vecchio leone Primoz Roglic ruggisce ancora, mentre Jonas Vingegaard punta al bis al Tour de France. Nelle corse a tappe, però, si attende anche il gran ritorno di Egan Bernal, che ha passato il 2022 a recuperare al meglio dal tremendo incidente di inizio anno. Il colombiano scoperto da Gianni Savio impressionò il mondo quattro anni fa, diventando il più giovane vincitore del Tour de France, poi nell’ultima stagione a pieno regime ha conquistato il Giro d’Italia. Gli altri fenomeni lo