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L’Italia sogna con Luna Rossa

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BENI CULTURALI

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La barca di patron Bertelli ha vinto la Prada Cup e dal 6 marzo contenderà la America’s Cup ai defender di Team New Zealand. Ascolti record in tv

di Antonino Palumbo

Italiani, popolo di insonni. Per ansia, spesso. Ma anche per sport. Perché il mix fra orgoglio patriottico e competizione sportiva conduce tanti di noi a sacrificare un sereno riposo per seguire una partita dei Mondiali, una gara delle Olimpiadi, un GP di Formula 1 o una epocale finale della Coppa America di vela. È quanto accadrà dal 6 al 15 marzo prossimi, quando Luna Rossa si giocherà l’ambito trofeo nautico nel golfo di Hauraki, in Nuova Zelanda, con l’Emirates Team New Zealand. È quanto, in realtà, è già accaduto durante la Prada Cup, ovvero la fase eliminatoria dell’America’s Cup, che definisce chi sfiderà il “defender”. Una fase in cui Luna Rossa ha dovuto faticare non poco per avere la meglio di American Magic e Team Ineos, migliorando regata dopo regata fino alla trionfale serie finale con i britannici (7-1). Dopo 21 anni, l’imbarcazione italiana è il challenger che cercherà di sfilare l’Antica Brocca dalle mani dei neozelandesi e portare la prossima edizione nel nostro Paese.

Nelle acque di Auckland, la Prada Cup (già Luis Vuitton Cup) non era iniziata benissimo per il sodalizio di patron Patrizio Bertelli, con Max Sirena skipper e la novità del doppio timoniere (James Spithill e Francesco Bruni). Nel Round Robin, ovvero il girone all’italiana con quattro match race fra tutte le imbarcazioni, Luna Rossa ha battuto agevolmente per due volte American Magic (più una rinuncia), ma in tre occasioni ha pagato dazio con i sorprendenti e veloci britannici di Team Ineos. L’ultimo dei tre confronti con Britannia è stato un vero e proprio spot per l’America’s Cup: una regata spettacolare a 40 nodi con incroci ravvicinati, una leadership cambiata ben nove volte, ingaggi, proteste. Uno show che ha appassionato gli italiani popolo d’insonni, come testimoniato dai dati Auditel.

Team Ineos in finale di Prada Cup, Luna Rossa costretta alle semifinali con

American Magic, la barca del New York Yacht Club che si era ribaltata nella seconda sfida con Luna Rossa, rischiando di affondare. Una “scuffiata” epocale che ha lasciato il segno e che ha costretto lo staff statunitense a lavorare giorno e notte per poter tornare in acqua. Sul campo di regata, però, American Magic ha trovato una Luna Rossa più veloce che mai e ancora più forte rispetto al Round Robin. Spithill ha dominato le partenze scavando un significativo solco fra le due barche, che si è poi ampliato lato dopo lato, sia di bolina, sia di poppa grazie alla capacità di Luna Rossa di viaggiar forte anche con la brezza a 16 o 20 nodi. Le fredde cifre dei distacchi sono altrettanto eloquenti: 2’43” di distacco nella prima regata, 3’07” nella seconda. Veloce, sicura e affidabile, rigenerata rispetto alla fase a gironi, la barca italiana ha dominato anche la terza e la quarta sfida di semifinale, chiudendo la serie sul 4-0. E regalandosi la finale di Prada Cup, al meglio delle tredici regate, con Team Ineos. In tre settimane, però, ne è passata di acqua nel golfo di Hauraki. E Luna Rossa intanto ha trovato il suo abito migliore: scafo più veloce, team più affiatato, meccanismi di bordo oliati perfettamente. La barca di patron Bertelli è sembrata danzare, a tratti volare, nelle traiettorie pennellate da Bruni, Spithill e dall’ispirato velista-tattico Pietro Sibello. Perfetta sin dalla partenza, nella prima regata Luna Rossa ha sfruttato le condizioni di vento leggero e uno start problematico dei britannici per portare a casa il punto con serenità. Lavoro esemplare anche nella seconda gara, con gli italiani abili a coprire e chiudere ogni varco per la rimonta degli inglesi, vincendo meno nettamente senza patemi. I progressi di Luna Rossa hanno iniziato a far preoccupare i britannici, con lo skipper e timoniere Ben Ainslie che dopo gara-2 ha esortato i suoi ad «andare più veloci: dobbiamo capire come riuscirci per arrivare davanti». Speranza vana: nel giorno di San Valentino, la barca italiana si è presa il terzo punto con grandi prestazioni di bolina e il quarto con un ottimo start e un controllo attento. E mentre sulla sponda britannica si rifletteva sui troppi errori commessi, su quella italiana la parola d’ordine è stata: «Non è ancora finita».

A regalare pepe e imprevedibilità al seguito ci ha provato, involontariamente, il mini-lockdown imposto dal governo neozelandesi dopo i tre nuovi casi Covid registrati nel Paese. Per Ace, l’agenzia organizzatrice, con un livello 2 o 3 di allerta le regate sarebbero riprese solo venerdì 26, per tornare alla normalità in città e consentire al pubblico in mare e a terra di godere dello spettacolo. Negativa, però, la risposta del Challenger of Record, il rappresentante degli sfidanti, disposta a regatare sin da giovedì 18 febbraio, a porte chiuse. Se gli organizzatori non volevano perdere l’occasione di sfruttare questo evento anche come un volano economico per la città, Luna Rossa ha badato al suo focus – il risultato sportivo – e puntato a completare l’opera, sfruttando il “vento” favorevole. Alla fine, si è tornati a competere il 20 e il team italiano ha centrato l’obiettivo, vincendo altri tre match e chiudendo la finale di Prada Cup sul 7-1, con mezzo milione di spettatori insonni a tifare davanti alla tv.

Intanto è già entrata nel vivo la sfida con Team New Zealand, in programma dal 6 al 15 marzo. Checco Bruni, co-timoniere della barca italiana, avvisa: «Per batterci dovranno passarci sopra». Meno eclatante, ma fiducioso Max Sirena, skipper di Luna Rossa: «Se la loro barca farà due nodi più di noi, potremo farci poco. Ma se le barche saranno vicine ci toglieremo tante soddisfazioni».

Logo dell’America’s Cup. L’America’s Cup è il più famoso trofeo nello sport della vela e il più antico trofeo sportivo del mondo. Si tratta di una serie di regate di match race, ovvero tra due yacht che gareggiano uno contro l’altro. Le due imbarcazioni appartengono a due Yacht Club differenti, una rappresentante il detentore del trofeo (defender) e l’altra uno yacht club sfidante (challenger). Quest’ultimo è a sua volta designato attraverso una serie di regate tra vari contendenti, che attualmente prende il nome di Prada Cup, in passato Luis Vuitton Cup.

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