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La Promozione della Salute e la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS): nuovi orizzonti professionali per il biologo
Il potenziale impatto sulla salute umana di decisioni politiche in merito a interventi (progetti, piani o programmi) necessari per lo sviluppo di un determinato territorio
di Giorgio Liguori*
Il rapporto con l’ambiente fisico e sociale è una delle determinanti fondamentali dello stato di salute individuale e collettiva potendone conseguire, a seconda dei contesti e delle situazioni, differenti condizioni di benessere o di danno, come ad esempio le malattie.
La Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) è la metodologia il cui obiettivo è quello di considerare con rigore scientifico il potenziale impatto sulla salute umana di decisioni politiche in merito a interventi (progetti, piani o programmi) necessari per lo sviluppo di un determinato territorio.
I valori di fondo cui la VIS si ispira sono la democrazia, l’equità, lo sviluppo sostenibile e l’uso etico delle evidenze scientifiche, vale a dire i medesimi valori e le finalità della Promozione della salute che considera la salute bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico e personale, e dunque un aspetto fondamentale della qualità della vita.
Le Linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità elaborate nel 2019 propongono un nuovo modello di VIS integrata alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), arricchito da indicazioni e check list sia per i proponenti che per i valutatori.
L’efficacia del processo di VIS, quale modello oggi previsto a livello nazionale nelle procedure VIA, può essere garantita solo attraverso il contributo multidisciplinare di tutte le competenze che operano nel settore ambientale-sanitario quali epidemiologi, biologi, tossicologi, ecotossicologi, fisici, chimici.
In particolare, il professionista biologo, alla luce delle specifiche conoscenze e competenze acquisite nel proprio percorso formativo, risulta il professionista di riferimento e maggiormente funzionale agli obiettivi della VIS. La
* Professore ordinario di Igiene Generale e Applicata Dipartimento di Scienze Motorie e del Benessere, Università degli studi di Napoli “Parthenope” sensibilizzazione verso i temi ambientali, della valutazione del rischio e delle analisi ecotossicologiche consentirà sempre più il suo inserimento in tale ambito lavorativo.
La Promozione della Salute
Il concetto teorizzato di promozione della salute, pur avendo attraversato varie epoche storiche, è stato codificato dalla Carta di Ottawa, documento di consenso ed impegno politico elaborato a conclusione della prima Conferenza Internazionale sulla promozione della salute tenutasi in Canada nel 1986. A distanza di più di trent’anni, tale documento costituisce tuttora il più importante riferimento per lo sviluppo delle politiche orientate alla salute.
La Carta, sottoscritta dagli Stati appartenenti all’Or-
ganizzazione Mondiale della Sanità (OMS), definisce la promozione della salute come “il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla” implicando, una tale definizione: - la creazione di ambienti che consentano di offrire un adeguato supporto alle persone per il perseguimento della salute negli ambienti di vita e di lavoro, attraverso condizioni di maggiore sicurezza e gratificazione; - il rafforzamento dell’azione delle comunità che devono essere adeguatamente sostenute per poter operare scelte autonome per quanto riguarda i problemi relativi alla salute dei cittadini che vi appartengono; - il riorientamento dei servizi sanitari, nella logica di renderli più adeguati ad interagire con gli altri settori - quali istruzione, cultura, trasporti, agricoltura, turismo, ecc. -in modo tale da svolgere un’azione comune per la salute della comunità di riferimento. In questo senso, la promozione della salute include ma non si limita alle attività di prevenzione (Figura 1).
La promozione della salute va inteso come processo che mira soprattutto a raggiungere l’eguaglianza nelle condizioni di salute. Il suo intervento si prefigge di ridurre le disparità evidenti nell’attuale stratificazione sociale della salute, offrendo a tutti eguali opportunità e risorse per conseguire il massimo potenziale di salute possibile.
Non è possibile conquistare il massimo potenziale di salute se non si è in grado di controllare i fattori che la determinano (determinanti di salute), vale a dire quei fattori che influenzano lo stato di salute e che comprendono sia fattori biologici naturali (età, sesso ed etnia), sia comportamenti e stili di vita, l’ambiente fisico e sociale, l’accesso alle cure sanitarie e ai servizi in generale, elementi spesso strettamente interconnessi (1) (Figura 2).
La salute come bene essenziale per lo sviluppo sociale, economico, personale e aspetto fondamentale della qualità della vita. I fattori politici, economici, sociali, culturali, ambientali, comportamentali e biologici possono favorirla, così come possono lederla.
In tale contesto, gli individui e i gruppi sono soggetti attivi nel perseguimento di uno stato di buona salute quando in grado di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente o di adattarvisi.
La promozione della salute porta il problema all’attenzione dei responsabili delle scelte in tutti i settori e a tutti i livelli, invitandoli alla piena consapevolezza delle conseguenze, sul piano della salute, di ogni loro decisione e ad una precisa assunzione di responsabilità in merito. É un processo lungo, complesso e articolato che può essere messo in atto solo se in linea con taluni principi che ne costituiscono il fondamento teorico e, al tempo stesso, i tre obiettivi principali, per altro strettamente collegati tra loro: 1. la Salute in tutte le politiche 2. rendere semplici le scelte salutari 3. ridurre le diseguaglianze in salute
L’Environmental Health
Il rapporto con l’ambiente (fisico e sociale) è una delle determinanti fondamentali dello stato di salute individuale e collettiva potendone conseguire, a seconda dei contesti e delle situazioni, differenti condizioni di benessere o di danno alla salute, come ad esempio le malattie.
Molto complesso è comprendere quali sono gli elementi da tenere in considerazione, da un punto di vista epidemiologico, per valutare l’impatto dei diversi fatto-
Figura 2. Modello concentrico dei determinanti di Salute. Fonte: Whitehead M., Dahlgren G., Gilson L.. Developing the policy response to inequities in Health: a global perspective; in Challenging inequitiee in health care: from ethics to action. New York: Oxford University Press; 2001:309-322. http://www.ais.up.ac.za/med/scm870/developingpolicychallenginginequitieshealthcare.pdf
Figura 4. Prevenire le malattie attraverso la salute dell’ambiente Fonte: World Health Organization. Preventing disease through healthy environments: a global assessment of the burden of disease from environmental risks. WHO, 2016 https://www.who.int/ quantifying_ehimpacts/publications/preventing-disease/en/.
ri sullo stato di salute. È solo grazie all’incrocio tra dati ambientali, territoriali e urbanistici, epidemiologici, della mortalità così come di altri indicatori sanitari, demografici, culturali e sociali che è possibile tracciare, per una determinata popolazione, una serie di scenari probabili, utili a regolare e a prevedere, quando necessario, azioni di politica - non solo sanitaria - che sia in grado di migliorare la salute di quella comunità e limitare i danni derivanti da specifiche componenti ambientali (Figura 3).
Circa il 24% di tutte le patologie nel mondo è dovuto all’esposizione a fattori di rischio ambientali che, in buona parte, potrebbero essere ridotti/eliminati attraverso interventi mirati; tale valore percentuale sale a +33% se si considerano i bambini con età <5 anni. Ciò vuole significare che prevenire l’esposizione a fattori di rischio ambientale potrebbe salvare circa 4 milioni di vite/anno, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Il Rapporto “Prevenire le malattie grazie a un ambiente migliore: verso una stima del carico di malattia legato all’ambiente”: pubblicato dalla WHO (World Health Organization) nel 2016 è un’analisi focalizzata sulle cause ambientali delle malattie e su quanto diverse tra queste possano essere influenzate dall’ambiente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene e documenta con rigore scientifico come mortalità, morbosità e disabilità possano essere effettivamente ridotte attraverso scelte di politica ambientale adeguate. (3, 4) (Figura 4)
L’ambiente influenza per più dell’80% la salute individuale e collettiva. Per prevenire ogni anno milioni di morti altrimenti evitabili si ritiene sia necessario che settori come quello dei trasporti, dell’energia, dell’agricoltura e dell’industria collaborino per abbattere il più possibile i rischi correlati all’ambiente di vita e di lavoro.
L’Ordine Nazionale dei Biologi, in collaborazione con l’ARPAC Campania, ha organizzato tra il 2019 e 2020 due edizioni della “Summer School of Environmental Toxicology”, corsi di alta formazione per biologi sui temi dell’Environmental Health (Figura 5). In particolare, nel primo modulo della seconda edizione i temi della Promozione della Salute e della Valutazione di Impatto Sanitario sono stati oggetto di 6 ore di lezione tenute dal sottoscritto. In futuro è prevista l’istituzione di una Scuola Permanente di Formazione sulla valutazione di integrata di impatto ambientale sulla salute.
La Valutazione di Impatto Sanitario (VIS)
In base alla definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Valutazione di Impatto Sanitario (o sulla Salute, VIS) è, infatti, “Una combinazione di procedure, metodi e strumenti per mezzo dei quali una politica, un piano o un progetto possono essere giudicati circa i loro potenziali effetti sulla salute di una popolazione e sulla distribuzione di questi effetti all’interno della popolazione stessa” (5).
Sino ad oggi, il metodo più spesso adoperato per tale scopo è consistito nel mettere a confronto gli impatti di un nuovo impianto (opera) sui determinanti di salute con i valori limite stabiliti dalla normativa o da altri tipi di standard riconosciuti come validi (Figure 6 e 7). Questo modo di procedere assume implicitamente che se questi valori limite non sono superati, i mutamenti ambientali indotti dall’intervento non avranno alcun effetto sulla salute dell’uomo.
Si tratta, come intuibile, di un approccio chiaramente discutibile e poco scientifico, poiché gli stessi valori limite e gli standard tendono ad essere modificati di tanto in tanto e ciò avviene con un ritardo a volte considerevole rispetto al costante avanzamento delle conoscenze scientifiche. Ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2005 ha aggiornamento le Linee guida sulla qualità dell’aria riducendo il valore limite di esposizione al biossido di zolfo (media nelle 24 ore) da 125 a soli 20 microgrammi/mc.
Appare poi evidente come questo modo di procedere, oltre ad essere insoddisfacente, presenti l’importante limite di tendere ad evidenziare esclusivamente gli impatti negativi sulla salute umana, trascurando invece quelli positivi, spesso non immediatamente evidenti ma non per questo meno significativi; succede dunque che, con un tale approccio, il supporto alla decisione orienti in modo pregiudiziale in senso negativo.
La VIS, al contrario, prende in considerazione i determinanti di salute e gli impatti di uno specifico intervento su di essi, negativi o positivi che siano. Inoltre, non si limita a valutare solo gli effetti sulla salute derivanti dalla qualità dell’ambiente fisico, elemento comune con l’approccio tradizionale prima descritto, bensì include e focalizza l’attenzione anche sui determinanti associati all’ambiente socio-economico, comprendenti, tra gli altri, reddito e status sociale.
La VIS, come risultato, non produce dunque un semplice confronto del valore dei parametri con i valori soglia, per i quali la normativa o altri tipi di standard riconosciuti come validi impongono dei limiti, bensì un’accurata e completa disamina di tutti gli impatti sulla salute, positivi o negativi, di breve o di lungo periodo, normati o meno, con l’obiettivo di fornire al decisore raccomandazioni che ne rafforzino gli effetti positivi e ne minimizzino quelli negativi, con particolare riguardo alla salute dei gruppi più vulnerabili (bambini, anziani, emarginati).
Per questo la VIS è strumento a supporto dei processi decisionali riguardanti interventi diversi (piani, programmi e progetti) ed interviene di regola prima che questi siano realizzati, ma non solo. Esistono, infatti 3 distinte tipologie di VIS: 1. VIS prospettica, orientata a valutare i potenziali impatti per la salute prima della implementazione di nuovi progetti/interventi, rendendo possibili aggiustamenti per massimizzare gli effetti positivi e minimizzare i danni; 2. VIS retrospettiva, basata sulla analisi dell’impatto di situazioni esistenti, utile per orientare futuri progetti/ interventi; 3. VIS trasversale, analisi realizzata in corso di intervento, utile per monitorare l’andamento dell’impatto associato all’implementazione del progetto/intervento.
L’aspetto innovativo dell’approccio metodologico della VIS risiede nel proporre un percorso integrato e procedure elaborate per effettuare valutazioni improntate al rispetto dei valori di fondo cui la VIS si ispira: democrazia, equità, sviluppo sostenibile e uso etico delle prove scientifiche. Evidente le similitudini con i principi e le finalità della Promozione della salute.
Il campo dei determinanti sociali della salute è forse il più complesso e il più stimolante, occupandosi degli aspetti chiave della vita delle persone, del loro lavoro, degli stili di vita. In particolar modo, attiene alle conseguenze delle politiche economiche e sociali e ai benefici che possono derivare da scelte di investire in salute; tema mai “sentito” così come oggi.
La Direttiva europea 2014/52/UE (6), concernente la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ha presentato una grande novità nel panorama delle valutazioni del rischio ambientale includendo in modo esplicito nell’elenco dei temi che devono essere considerati la “Population and human health”. Essa, tuttavia, lascia ancora aperte alcune domande quali, ad esempio, la definizione di salute umana, i metodi per determinare i potenziali effetti (positivi e negativi) su di essa e la qualificazione dei professionisti incaricati della valutazione di tali effetti.
Le Linee guida elaborate nel 2019 dall’Istituto Superiore di Sanità (7, 8), sulla base di esperienza del progetto CCM 2016 condotta dal Ministero (9) forniscono ulteriori argomentazioni per rispondere adeguatamente ad alcuni di tali quesiti. Esse contengono indicazioni dettagliate e argomentate sia per i proponenti (Società, Enti privati o pubblici che propongono l’esecuzione di un intervento/ opera), sia per valutatori (cioè il personale della pubblica amministrazione cui è deputato il compito di valutare la proposta presentata) (Figura 8).
L’approccio adottato è quello consolidato di VIS, articolata nelle 5 fasi seguenti: - Screening: fase in cui si decide se la proposta deve essere sottoposta a VIS. - Scoping: fase che definisce quali temi chiave deve trattate la VIS, quali effetti sulla salute siano rilevanti, quanto essi siano persistenti, estesi geograficamente, altamente probabili, la comunità interessata dagli impatti potenziali, chi sono gli stakeholder e le fonti di dati disponibili. - Assessment: fase che definisce quali caratteristiche hanno i rischi sanitari, quali soggetti sono interessati dagli impatti, come questi sono classificati per impor-
Figura 5. Locandina della Summer School IIa edizione organizzata da ONB e ARPAC.
tanza, quali alternative sono disponibili e quali sono le incertezze delle stime. In questa fase, quando possibile, possono essere riportate anche valutazioni quantitative di impatto. - Reporting: fase che riepiloga le informazioni necessarie da fornire al decisore, l’esistenza di conflitti non risolti, le eventuali proposte alternative, le raccomandazioni, le misure di mitigazione identificate per ogni impatto. - Monitoring: (non di rado contenuta nel Reporting) fase che riepiloga il piano di monitoraggio delle mitigazioni, gli indicatori del monitoraggio ed i responsabili della loro attuazione (Figura 9).
In aggiunta, queste 5 fasi prevedono che vengano effettuate sempre: - la descrizione delle emissioni/scarichi nelle matrici ambientali; - la valutazione della popolazione direttamente ed indirettamente esposta; - la valutazione di impatto diretto ed indiretto attraverso: l’analisi della letteratura scientifica e la stima dei casi attesi; l’analisi dello stato di salute ante-operam della popolazione esposta e la stima di impatto in fase di cantiere, esercizio e dismissione; - la descrizione delle misure suggerite di mitigazione e del piano di monitoraggio.
Il processo di costruzione delle conoscenze inevitabilmente produce delle sovrapposizioni tra le distinte fasi della VIS, pertanto esso può essere rappresentato come un processo senza soluzione di continuità. La natura dei rischi identificati in fase preliminare, la disponibilità di dati esistenti e delle risorse e i tempi previsti per effettuare la valutazione, incidono sulla necessità e sulla possibilità di procedere ad una migliore definizione delle conoscenze. In particolare:
Nella fase preliminare di Screening le conoscenze sugli impatti, positivi e negativi, possono essere approfondite anche mediante una definizione rapida dei pericoli e dei rischi esistenti e prevedibili (Rapid appraisal). A tale scopo occorre acquisire e analizzare informazioni rilevanti relative al progetto e caratterizzare il contesto ai fini della valutazione di salute (es. posizione geografica, influenza dell’opera, cultura e struttura socioeconomica della popolazione). La fase di valutazione preliminare porta ad esprimere un parere per la prosecuzione del percorso di VIS e, nel caso in cui il processo evidenzi possibili impatti significativi, va sempre effettuata la VIS integrata alla VIA.
Allorquando la procedura di screening porti a concludere che sia necessario effettuare la VIS, le informazioni preliminari devono essere approfondite valutando quali altri dati siano necessari e come reperirli; questa fase è detta di Scoping. In essa si parte dalla consultazione della letteratura scientifica disponibile, letteratura grigia e documenti esistenti, relativi a studi simili; si acquisiscono poi eventuali valutazioni effettuate in altre procedure sulle componenti ambientali/sociali/altro per evitare duplicazioni. L’obiettivo è disporre di dati che siano qualificati, completi e adatti alla descrizione del contesto in studio e a chiarire se mancano informazioni. Di ulteriori se ne possono raccogliere anche attraverso la consultazione di informatori chiave oppure definendo modalità di partecipazione estesa a più stakeholder. La costruzione delle conoscenze utili ad effettuare la VIS prosegue nella fase di assessment (= valutazione) con l’elaborazione di indicatori elaborati a partire da dati esistenti relativi alla popolazione interessata per quanto riguarda le categorie ambiente, salute e aspetti socioeconomici. Viene costruita una fotografia dello stato di salute della comunità coinvolta dai potenziali impatti identificati, su cui si baserà la stima degli impatti attesi sulla salute. Le principali informazioni che devono essere raccolte ai fini della valutazione sono
Figura 7. Criteri per classificare gli effetti degli inquinanti sulla salute umana.
quelle ambientali, demografiche, sociali e sanitarie (vedi in seguito). Le checklist sono gli strumenti che, più di altri, possono consentire di raccoglierle in modo sintetico con alto livello di definizione.
Dati Ambientali - uso del suolo e biodiversità - caratteristiche fisiche del territorio - qualità delle matrici ambientali (suolo, acqua, aria, clima, etc.) - caratterizzazione delle sorgenti di esposizione connesse con l’opera ed individuazione del destino degli inquinanti considerati - identificazione dei rischi eco-tossicologici con riferimento alle normative e definizione dei relativi fattori di emissione - aspetti paesaggistici (paesaggio) Dati Demografici, economici e sociali - caratteristiche della popolazione - beni materiali - patrimonio culturale - accesso ai servizi
Dati Sanitari - stato di salute della popolazione - esposizione a confondenti dei fattori in studio delle comunità e delle aree coinvolte - considerazione dei gruppi particolarmente vulnerabili e dell’esposizione combinata a più fattori di rischio - capacità del sistema assistenziale
Opportuna è l’integrazione dei dati ottenuti nell’ambito delle altre analisi settoriali e la verifica della compatibilità dei livelli di esposizione previsti con la normativa vigente. Allo scopo sono oggi disponibili molti archivi per la consultazione delle informazioni; le stesse Linee Guida dell’ISS sono integrate da una sezione “Fonte dei dati” che fornisce chiare indicazioni e riferimenti a riguardo.
Appare evidente come nel processo valutativo vadano coinvolti, sin dalle fasi iniziali, tutti gli esperti del settore ambientale e sanitario e gli stakeholders interessati, facilitando anche la partecipazione della popolazione che affronterà le conseguenze delle modifiche che l’opera apporterà sul territorio.
In analogia alla VIA, la VIS dovrà considerare gli effetti complessivi, diretti e indiretti, che la realizzazione dell’opera può indurre sulla salute, necessitando di essere svolta per tutte le fasi della vita di questa: realizzazione, funzionamento, dismissione.
Come nel caso della VIA, anche la VIS si basa su valutazioni di natura previsionale ed è quindi soggetta ad incertezza, legata a diversi fattori quali i modelli di rischio utilizzati, i dati disponibili e la loro qualità, i presunti scenari di esposizione per la popolazione. In quanto valutazione previsionale, la VIS dovrà altresì definire un piano di monitoraggio ambientale-sanitario, ovvero identificare e pianificare il monitoraggio dei parametri ambientali che hanno rilevanza sui potenziali effetti sulla salute nonché gli indicatori sanitari da monitorare secondo una tempistica adeguata all’osservazione delle loro potenziali modifiche.
In linea con i principi della promozione della salute,
sono universalmente riconosciuti diversi “buoni motivi” per effettuare una VIS, in quanto essa: - introduce la salute nel processo decisionale; - allarga il concetto di salute ed equi-
tà;
- mostra il guadagno in salute come un valore aggiunto di politiche/programmi non sanitari; - promuove la collaborazione interdiscipliplinare/intersettoriale; - risponde ad una priorità della popolazione (la Salute) rafforzandone il coinvolgimento; - aumenta l’accountability del decisore, vale a dire la responsabilità, da parte degli amministratori che impiegano risorse finanziarie pubbliche, di rendicontarne l’uso sia sul piano della regolarità dei conti sia su quello dell’efficacia della gestione.
Le nuove linee guida dell’ISS, pubblicate a soli due anni di distanza dalle precedenti (10), scaturiscono dall’esigenza di rispondere tempestivamente al DL.vo del 16 giugno 2017 n.104, con cui è stata recepita la Direttiva europea 2014/52/UE, concernente la Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA). Esse propongono una VIS fortemente integrata nella valutazione dell’impatto ambientale (VIA) e fanno continuo riferimento al concetto di salute come definita dalla WHO, cioè “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità”.
A tal riguardo è anche bene richiamare quanto previsto dall’art. 4 del DL.vo 152/2006, come modificato dal DL.vo 104/2017, nel quale si fa specifico riferimento a come “la valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana”. L’analisi dei fattori ambientali condotta con esplicito riferimento alla tutela della popolazione e della salute umana, mentre le precedenti Direttive si riferivano più genericamente ad effetti diretti e indiretti sull’uomo.
La procedura di VIS, come proposta e promossa dalla Conferenza di Gothenburg, si ispira ai principi di trasparenza, etica, eguaglianza, partecipazione, sostenibilità e democrazia, oltre a ribadire la robustezza delle valutazioni tecniche scientifiche svolte. In particolare, la VIS è stata identificata come uno strumento importante per promuovere il lavoro intersettoriale e migliorare la salute pubblica, tenendo in considerazione i determinanti socioeconomici della salute nel promuovere politiche e interventi che possano migliorare l’equità e ridurre le di-
Figura 9. Schema riassuntivo delle 5 fasi della VIS Fonte: Documento finale del progetto CCM 2013 “Linee Guida VIS per valutatori e proponenti - T4 HIA”, finanziato dal Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie (CCM) del Ministero della Salute. http://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/1946&idP=740&idF=1800
suguaglianze in salute (11).
In tale contesto è evidente come il professionista biologo assuma un ruolo rilevante per le specifiche conoscenze e competenze, acquisite nel proprio percorso formativo, che risultano assolutamente funzionali agli obiettivi della VIS. Rappresenta l’eccellenza professionale per quella che, a ragione, deve essere considerata una vera e propria “nuova competenza” della quale non sarà più possibile fare a meno.
Conclusioni
L’aspetto innovativo delle nuove Linee guida dell’ISS è quello di una procedura assolutamente integrata alla VIA. Non a caso, il documento propone anche alcuni esempi di indicatori sanitari da considerare per specifiche esposizioni, i criteri per la valutazione ecotossicologica, le metodologie relative all’assessment tossicologico ed epidemiologico, sia come procedure singole che integrate.
È evidente come le varie metodologie possono avere pesi diversi nelle varie fasi, in relazione ai diversi fattori
ed elementi da considerare quali, ad esempio: - gli aspetti ecotossicologici, che possono essere molto informativi sia nella fase di Screening che di Monitoring, fornendo indicatori di salute degli ecosistemi; - necessità di integrazione completa e collaborazione tra tossicologi e epidemiologi per l’identificazione dei potenziali fattori di rischio e degli indicatori sanitari più appropriati; - ricorso più frequente alla metodologia tossicologica, ove possibile integrata con dati epidemiologici, per la maggiore disponibilità di dati, nel caso della valutazione predittiva dei rischi correlati ad un intervento; - componente epidemiologica quale metodologia di elezione nelle fasi di studio dello stato di salute della popolazione sia ante-operam, sia nella fase di Monitoring; - valutazione dell’esposizione - da considerare trasversale e assolutamente complementare a tutte le metodologie - sia come esposizione esterna ambientale (misurata o stimata con opportuna modellistica) che come esposizione interna, informata dalla componente tossicocinetica e modellistica nella fase predittiva o come studi di biomonitoraggio nella fase di Monitoring.
Sempre più evidente è, pertanto, come la VIS sia necessariamente il frutto della collaborazione di più competenze integrate e come ogni valutazione richieda il coinvolgimento di tutti gli esperti nelle materie che quel singolo caso evidenzia. Epidemiologi e tossicologi, insieme ad esperti ambientali ed ecotossicologici, dovranno sempre essere presenti nel gruppo di lavoro affinché si realizzi l’auspicata integrazione tra le componenti “Ambiente” e “Salute”.
È inoltre fondamentale che al processo partecipino gli Enti del territorio, ambientali e sanitari, con i quali il soggetto che propone l’intervento dovrà creare un rapporto di stretta collaborazione per ricevere in tempi idonei le informazioni e i dati necessari a svolgere la VIS.
La complessità delle valutazioni richiede indubbiamente un periodo di formazione alle diverse tematiche, tenuto conto che fino ad oggi le valutazioni condotte sono state sempre confinate al solo settore ambientale utilizzando criteri di riferimento selezionati per tale obiettivo. La valutazione di impatto sanitario, invece e come descritto, richiede un allargamento della visione di impatto includendo criteri di riferimento che partono da prospettive diverse, talvolta non completamente allineate con quelle ambientali. Ne consegue che, sebbene condotta all’interno della procedura di VIA, la VIS deve fare riferimento costante ai principi che appartengono alla tutela della salute pubblica (Prevenzione e Promozione della Salute).
Considerate la complessità e la delicatezza richieste per tali valutazioni, l’ISS si è proposto per un’attività di formazione sia per gli Enti del territorio che dovranno sostenere le valutazioni, sia per i soggetti proponenti a cui è assegnato l’onere della valutazione; a tal fine, il documento che riporta le ultime Linee guida è stato integrato con alcuni specifici allegati tecnici, utili per condurre le valutazioni epidemiologiche e tossicologiche.
Anche se attualmente sono in atto processi di formazione rivolti a territori regionali su alcune tematiche di interesse per la VIS, è difficile ritenere che le necessarie competenze siano omogeneamente presenti sul territorio nazionale. Queste dovranno inevitabilmente essere oggetto di specifica formazione includendo e integrando le ampie tematiche che la VIS deve affrontare.
Nella fase operativa e di sviluppo futuro delle Linee guida, il confronto con proponenti e stakeholder potrà fornire elementi utili per aggiornamenti al fine di renderle pienamente condivise e applicabili alle numerose situazioni che potranno presentarsi nelle diverse realtà territoriali.
La promozione della salute, la tutela delle comunità, la salvaguardia del bene comune inteso come l’insieme delle componenti dell’ambiente (naturali, umane, sociali, culturali, economiche, politiche, tecnologiche) sono l’obiettivo prioritario delle istituzioni locali, nazionali ed internazionali che a vari livelli di governo si occupano di Salute Pubblica. La procedura che più di ogni altra contribuisce a perseguire tale obiettivo è la VIS, in quanto con essa vengono analizzati rischi e benefici di piani, programmi e progetti, considerandone preliminarmente sostenibilità ed equità.
Figura 10. Possibili applicazioni della VIS Fonte (Hirschfield, 2001)
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Il contributo del professionista Biologo
La salute è universalmente riconosciuta come uno dei valori principali da tutelare e non solo come un diritto in sé (art.32 della Costituzione); nel tempo è progressivamente cresciuta la consapevolezza che essa sia un pre-requisito anche per lo sviluppo economico e la stabilità politica (12).
L’efficacia del processo di VIS, quale modello di valutazione oggi previsto a livello nazionale nelle procedure VIA può essere garantito solo attraverso il contributo multidisciplinare di tutte le competenze che operano nel settore ambientale-sanitario quali fisici, chimici, biologi, tossicologi, ecotossicologi, epidemiologi (13).
In particolare, il Biologo, come si sa, è la figura professionale che si caratterizza per possedere competenze in tutti quei campi della biologia (dal livello di comunità a quello cellulare e biomolecolare) che si interfacciano con l’ambiente naturale e antropico. La sensibilizzazione verso i temi ambientali, oltre che delle certificazioni e della valutazione del rischio biologico, in particolare, ha permesso, e permetterà sempre più, l’inserimento in specifici ambiti lavorativi di tale professionista che possiede adeguate conoscenze e competenze.
L’impostazione tradizionale dei sistemi di controllo dell’ambiente è stata - fino a qualche tempo addietro - basata su una funzione prettamente tecnica mirata al controllo analitico. Oggi le finalità della professione del biologo, e gli ambiti di esercizio in campo ambientale, sono da ricondurre ad attività professionali che possono essere svolte sia in istituzioni di ricerca, di controllo e di gestione in ambito privato e pubblico, sia in perfetta libertà professionale, con particolare riguardo ai settori delle acque, dell’aria e dei rifiuti, oltre che della valutazione e pianificazione territoriale.
In tale ambito, il biologo individua e valuta le risorse biologiche nei sistemi ambientali naturali e antropizzati; diagnostica e previene le alterazioni di origine naturale e antropica sulla base della valutazione del rischio per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Proprio in quest’ottica si inserisce il contributo che tale professionista può fornire nella Valutazione di Impatto sanitario (VIS) così come descritta fin qui.
Sulla base di quanto riportato, a maggior ragione, non va trascurato il contributo dell’Igiene quale disciplina in grado di impartire allo studente di biologia, a partire già dal primo livello di formazione universitaria, elementi fondamentali sugli aspetti sanitari e sulla salute in sé, fornendo conoscenze in merito a principi, strategie e interventi di epidemiologia, prevenzione e promozione della salute, sia relativamente alle malattie (infettive e multifattoriali), sia ai grandi temi ambientali ed al loro impatto sulla salute individuale e collettiva.
La metodologia epidemiologica, quale strumento al
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servizio della conoscenza, consente al biologo di approcciare in modo corretto e rigoroso alle attività di studio, di ricerca e professionali, nonché alle loro molteplici applicazioni, e gli fornisce lo strumento essenziale per lavorare sulla base delle evidenze scientifiche anche in un contesto di Sanità Pubblica in team con altre figure professionali.
Gli elementi di management, sanitario e non, trattati dall’Igiene arricchiscono di ulteriori conoscenze il professionista biologo che può diventare così una risorsa di riferimento nella gestione della qualità applicata ai laboratori di ricerca, alle analisi chimiche, microbiologiche, cliniche e ambientali, appunto, integrando la propria attività anche nel contesto dei compiti e degli obiettivi del SSN.
La valutazione e gestione dei rischi per la salute sui luoghi di lavoro, applicate all’autocontrollo delle produzioni alimentari e ai grandi temi ambientali, costituiscono importanti opportunità professionali tuttora in grande evoluzione, in particolare quando riferiti a contesti quali: - la valutazione del rischio biologico negli ambienti di vita e di lavoro, in applicazione del D Lgs 81/08; - I metodi di autocontrollo (HACCP) delle filiere alimentari e referente della Qualità e dei sistemi correlati; - La Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), di cui al D Lgs 104/2017, eventualmente integrata alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica).
Bibliografia
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Anno IV - N. 2 febbraio 2021
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Il Giornale dei Biologi
Febbraio 2021 Anno IV - N. 2
POST-COVID
QUEI SINTOMI CHE NON VANNO VIA
L’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha studiato gli “strascichi” della patologia dopo la prima ondata
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