Il Giornale dei Biologi - N. 2 - Febbraio 2019

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Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.

Febbraio 2019 | Anno II - N. 2 | www.onb.it

Matera 2019 con i Biologi

EPATITE C

Ăˆ in regressione? Con le giuste terapie 1,5 milioni di morti in meno SAMMY BASSO

Intervista esclusiva al 23enne italiano affetto da invecchiamento precoce


MEDICINA DI PRECISIONE E PERSONALIZZATA

Palermo - 12 aprile 2019 Teatro Santa Cecilia II

Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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Sommario EDITORIALE 3

Indietro non si torna di Vincenzo D’Anna

PRIMO PIANO 5

Matera 2019 con i biologi di Pietro Sapia

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BIOLOGIA DEL PALAZZO

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Giovanni Musci (Cbui): «Ecco di cosa ha bisogno la biologia (e non solo) in Italia»

8

Un taglio al numero dei parlamentari di Riccardo Mazzoni

di Carmine Gazzanni

10

Un 8 marzo tutt’altro che roseo

SALUTE

di Riccardo Mazzoni

26

Flora intestinale e schizofrenia

28

Offensiva dei Nas su farmaci, nuove droghe e doping

di Nico Falco

di Daniele Ruscitti

5

30

Cure palliative e terapia del dolore

31

Un’app per le malattie genetiche

32

L’obesità si può individuare da bambini

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Epatite C in regressione?

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Le staminali produttrici di insulina

37

Anche i mammiferi si rigenerano

38

La mappa del Dna che ci rende unici

40

Duemila nuovi batteri intestinali

41

Malattie reumatiche e psicologia

FORMAZIONE 12

Albo Ctu e Ctp. Dopo Firenze, ecco Arezzo

14

Formazione professionale: anno zero

16

Genetica forense. Biologi e giuristi insieme

18

Beni culturali: alla formazione 2,8 mln

di Stefania Papa

di Claudia Dello Iacovo di Vincenzo Cosimato di Nico Falco

INTERVISTE 20

La cura di Sammy

di Carmine Gazzanni

di Daniele Ruscitti

di Niccolò Gramigni di Nico falco

di Daniele Ruscitti

di Carmen Paradiso

di Domenico Esposito

di Francesca Cicatelli di Marco Modugno

di Niccolò Gramigni

Attualità

Scienze

Contatti


42 44

Quanto a lungo sopravvive un batterio?

di Francesca Cicatelli

Tumori infantili: biologi trovano un nuovo target di Elisabetta Gramolini

46

Il legame tra Alzheimer e ormone della crescita di Elisabetta Gramolini

48 50 52

56

Nel sonno il gene contro l’influenza di Giacomo Talignani

SPORT

Tanti auguri alla tavola periodica

62

di Marco Modugno

Dieta chetogena: opzione terapeutica per tutti?

di Matteo Pincella

BREVI

di Mirella Domenica Elia

55

Integrazione di glutammina e AKG

64

Come nasce un cosmetico

La biologia in breve

di Nico Falco e Rino Dazzo

di Carla Cimmino

LAVORO 68

Concorsi pubblici per Biologi SCIENZE

70

Biologi, legislazione e normazione tecnica

73

Popolamenti vegetali della Terra

80

Obesità e sovrappeso nell’età evolutiva

di Fiorenzo Pastoni ed Elisabetta Augello di Giuliano Russini

di Matteo Pillitteri, Emanuela Dolcimascolo, Carmela Spallino, Antonino Puma, Lucia Casimiro, Maria Barberi Frandanisa

50 ECM AMBIENTE

82

La sicurezza microbiologica degli alimenti

56

In fondo al mare si spengono le stelle

di Alyexandra Arienzo, Lorenza Murgia e Giovanni Antonini

58

Tale cane, tale padrone

CONTATTI

di Giacomo Talignani di Adriano Falanga

91

INNOVAZIONE 60

2

Un espresso “senza tracce” di Giacomo Talignani

Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

Informazioni per gli iscritti POSTA

92

Lettere al Presidente Attualità

Scienze

Contatti


EDITORIALE

Indietro non si torna di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

F

quello che di buono e di nuovo ha proposto agli urono i Greci, gente sveglia, ad inventare la iscritti: i fatti sono sotto gli occhi di tutti e da democrazia. Alcuni secoli prima di Cristo, i molti apprezzati. cittadini delle Polis esercitavano il diritto di La sempre più folta stagione dei convegni e scegliere e di essere scelti, e quello di poter degli eventi promossi dall’ONB è sempre affollagiudicare. Era Atene la città più libera e florida ta con l’esaurimento dei posti disponibili; continel V secolo ed il discorso di Pericle agli Ateniesi nui i record di accesso al giornale on-line ed al resta scolpito nella storia del mondo: “Non c’è rinnovato sito dell’Ordine (circa ventimila sono felicità senza libertà né libertà senza coraggio”. gli accessi all’area riservata); il carico di lavoro Racchiusa in questa frase c’è l’essenza stessa degli uffici è raddoppiato per della democrazia e della liberinterloquire con un sempre tà civica, cioè che occorra parmaggior numero di utenti (ortecipare ed interessarsi della Non può esistere mai ben oltre i cinquantamivita sociale per poter poi gola iscritti). E tuttavia non si dere del regime di libertà. Non libertà né percepisce ancora uno spirito a caso i Greci definivano “Idiounitario di categoria, la diffutes” (gente isolata) coloro che progresso là dove sa consapevolezza che l’Ordisi disinteressavano della vita non c’è gente ne non sia una fastidiosa taspubblica. sa da pagare, ma un bastione In sintesi, per quanti sforzi che voglia davvero che cinge e protegge i propri possa fare una comunità per essere libera e iscritti e lavori per implemenmigliorare se stessa, aumentare tare autorevolezza e rapprela gamma dei diritti e delle opprogredita sentatività dei Biologi nel conportunità a tutti i componenti, testo sanitario e professionale questi ultimi, per poterne goin genere. Molte volte, in quest’anno, è capitato dere, devono essere consapevoli e partecipi della di dover sovvertire abitudini, colmare lacune, vita sociale. In soldoni: non tutti sono in grado di introdurre novità nella gestione dell’Ordine dei governare Atene, ma tutti sono in grado di poter Biologi. giudicare coloro che l’amministrano se sono veraCi siamo dovuti spesso interrogare perché, mente interessati al benessere della città. nonostante gli sforzi, le cose venissero ignorate Quella dell’effettiva, consapevole partecipada una parte dei fruitori dei nuovi servizi. Devo zione alla vita dell’Ordine professionale è uno quindi al coraggio ed alla determinazione di tutdei temi centrali che deve porsi chi è chiamato ti i componenti del Consiglio dell’Ordine di aver ad amministrarla. Non basta, infatti, essere tradeciso di cambiare ed innovare, nonostante che sparenti nell’operare ed onesti nell’agire, profosse al tempo stesso faticoso e poco apprezzato. porre cambiamenti e novità se questi non venCi siamo sforzati tutti i giorni di creare un pungono percepiti come tali ed utilizzati. Insomma to di contatto, una proficua interlocuzione, ma non c’è libertà né progresso se non c’è gente che non sempre ci siamo riusciti. Per quanto possa voglia essere libera e progredita. Il nuovo Conessere sotto gli occhi di tutti il rinnovato modo siglio dell’Ordine ha mostrato finora coraggio di gestire e di rilanciare l’immagine dei Biologi, nell’amministrare ed onestà di intenti in tutto Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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EDITORIALE

Ecco questa è un’altra delle verità per le quali di programmare molte delle cose nuove che aboccorre coraggio, così come è occorso coraggio biamo introdotte finora, non tutti hanno ancora nell’affrontare la mistificazione sui vaccini che dato segno di apprezzare lo sforzo compiuto. La attribuiva all’Ordine dei Biologi patenti “No Vax” vocazione alla frammentazione per categorie di oppure sordide trame anti vacciniste. esercizio professionale svolta è ancora forte, e Credo sia ormai chiaro a tutti quelli che ci seradicato è il convincimento che l’Ordine sia un guono in buona fede, che quel che ha interessainutile orpello al quale si ricorre sporadicamente to l’ONB è innanzitutto il voler garantire ai Bioper necessità che riguardano la specifica branca logi la libertà di ascoltare tutte le campane, di di attività esercitata. approfondire la questione legata alla sicurezza Eppure il passaggio nelle professioni sanitadei vaccini medesimi e la tutela della salute della rie ha cambiato non solo il volto organizzativo gente che li pratica. dell’ONB, che in futuro sarà affidato ad Ordini Occorre coraggio per chiedere che si cambi Regionali, non semplici delegazioni, come molti la legge che consente ai produttori dei farmahanno malamente inteso, ma veri e propri orgaci-vaccini di fare il bello e il cattivo tempo, di nismi autonomi ed autosufficienti, dislocati su eludere i controlli sul prodotto finito e di scebase territoriale. gliersi finanche la tipologia dei target per effetL’ambito sanitario ha, inoltre, trasformato tuare i controlli di qualità. l’Ordine da organo ausiliario, che non godeva di Quando determinati “Soloni” rimandano alla alcuna autonomia operativa, ad organo sussidiacopiosa letteratura scientifica dalla quale emerrio della pubblica amministrazione, delegato a gerebbe l’assoluta ed indiscutibile sicurezza dei gestire in autonomia funzioni su delega del Mivaccini, dimenticano che quella letteratura è nistero della Salute. Un aumento delle responstata prodotta sulla base di una sabilità che diventa ulteriore legislazione carente, orientata gravame, perché la contabilità dai produttori stessi del fardell’Ordine finisce sotto il conIl passaggio a maco-vaccino, influenzata non trollo della Corte dei Conti e poco dalla copiosa messe di dei vincoli e dei limiti gestioprofessione sanitaria contributi economici che vennali degli Enti Pubblici non ha trasformato l’Ordine gono elargiti a chiunque si ineconomici. In breve, se un teressi di attività scientifiche. tempo, quando decine di mida organo ausiliaro a È contro la Scienza e gli ingliaia di persone esercitavano organo sussidiario, con teressi dei Biologi evidenziare la professione senza iscriversi, questo corto circuito legislail danno veniva arrecato alle funzioni proprie tivo e scientifico? È contro la casse dell’ONB, oggi tale danScienza e i Biologi che questi no si configura come erariale vogliano capire e vedere se ed impegna la responsabilità chi controlla lo fa seriamente personale e patrimoniale degli e senza subalternità da conflitti di interesse? È amministratori, oggi nazionali, domani regionali. contro la Scienza e contro i Biologi chiedere che È stato quindi necessario affermare che ocle autorità preposte rendano note le analisi sulla corre mettere mano ad una revisione dell’albo Farmacovigilanza? Io credo di no e lo credo da per tutti i Biologi che operano la professione saBiologo convinto che vaccinare sia meritorio, dal nitaria o che esercitano in ragione dell’art.3 delpunto di vista sanitario, ma come tutti i buoni la legge istitutiva. Nessuno potrà più farla franca Biologi non credo nella scienza tramandata ed ed esercitare in assenza dell’iscrizione all’Ordine immutabile, che si trasforma in un atto di fede professionale, Biologi o Biotecnologi che siano. che necessita solo di chierici osservanti e non di Chiariamo: non si tratta di un arbitrio della nuoscienziati dubbiosi. va dirigenza, né di una volontà egemone, ma di Ecco, occorre coraggio per veleggiare conun preciso obbligo di legge sottoposto, peraltro, trovento, di bolina, per difendere l’autonomia al vaglio e al controllo della magistratura conprofessionale di 50.000 professionisti ed il loro tabile. Soprattutto in talune Università, questa diritto di approcciare i problemi scientifici senevenienza è stata prospettata ai giovani laureza alcun condizionamento. Allora ben vengano ati come una iattura, un abuso fatto in danno le critiche, cosa diversa dagli improperi e dalle dei Biologi e dei Biotecnologi. Spesso si è precalunnie: che amministratori saremmo se non ferito coprirsi agitando la storia dei vaccini per ne fossimo soggetti? Ma dopo esserci confrontanascondere la volontà di lasciare le cose come ti si prosegue lungo la strada del cambiamento, sono sempre state. quella che deve far uscire i Biologi dalla nebbia Per diverse persone l’iscrizione all’ONB comdell’anonimato. Insomma per farla breve: indieporta anche l’emergere di redditi da professione tro non si torna. da dover poi dichiarare alla cassa di Previdenza. 4

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PRIMO PIANO

MATERA 2019 CON I BIOLOGI

La biotutela dei beni culturali nella città dei Sassi

di Pietro Sapia*

L

a biotutela dei beni culturali è una delle competenze dei biologi, come stabilisce la legge costitutiva del nostro Ordine. Si tratta di una possibilità professionale poco praticata negli scorsi decenni. Ecco perché l’Ordine Nazionale dei Biologi intende dare un rinnovato impulso a questo settore, richiamando l’attenzione della platea dei propri iscritti sui fenomeni descritti dal dettato legislativo: “…identificazione degli organismi dannosi (…) alla carta, al legno, al patrimonio artistico; mezzi di lotta”. Negli anni scorsi mi sono fatto promotore di un protocollo d’intesa con la Soprintendenza di Pompei, consentendo ad alcuni biologi di studiare i fenomeni biodeteriogeni di uno dei più importanti siti archeologici del mondo. Dopo quella esperienza, il nuovo Consiglio dell’Ordine ha deciso di andare lì dove la cultura europea ha eletto la propria capitale per il 2019: Matera. Non potevamo non raccogliere questa sfida, perché il contesto urbano che si sviluppa nei Sassi possiede molte delle possibilità di intervento che riguardano i biologi che si occupano di biotutela archeologica, architettonica e artistica. Come è noto, parte della città è scavata nella roccia calcarenitica che ha il

Logo Matera 2019.

pregio di prestarsi al modellamento architettonico virtuoso dal punto di vista stilistico. Basti vedere le caratteristiche costruzioni materane che hanno contribuito a rendere i Sassi patrimonio dell’Umanità per l’Unesco. Non solo. Qui ci sono impronte artistiche inestimabili, a partire dalla Cripta del Peccato Originale, un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo con un ciclo di affreschi datati tra l’VIII e il IX secolo. E, si sa, dove c’è l’arte, dove ci sono tesori architettonici, è necessario predisporre i mezzi di conservazione più adeguati ai fattori deteriogeni che il tempo porta con sé. Qui il biologo può giocare un ruolo cruciale. Perché il suo è un intervento preventivo di identificazione dei fattori di rischio che avviene prima che si rendano necessari interventi invasivi di recupero di un manufatto lapideo, ligneo, cartaceo o pittorico. E la prevenzione non solo consente una conservazione più appropriata di un bene, ma rappresenta anche una buona pratica per il risparmio delle risorse economiche.

I biologi vanno a Matera anche per presentarsi alle istituzioni a cui va il merito di essere riuscite a vincere una sfida difficilissima, facendo diventare questo angolo di Sud il baricentro della cultura europea. Visto l’egregio lavoro che è stato fatto, siamo certi che l’effetto “capitale” andrà ben oltre i dodici mesi di investitura. Chi ha avuto il piacere di visitare negli anni questo luogo incantevole avrà certamente notato la qualificante evoluzione dell’accoglienza, della vivibilità, dell’offerta ricreativa e della incessante opera di restauro dei Sassi, che ogni giorno diventano più suggestivi. Si tratta di una perla di bellezza che va a impreziosire non solo la regione Basilicata, ma anche tutto il Mezzogiorno. L’esperienza materana potrà e dovrà creare esempi di sviluppo da esportare in altri luoghi della Penisola. I biologi vogliono essere parte di tale processo. Dunque, esorto i colleghi che volessero coltivare una simile sensibilità personale e professionale ad avvicinarsi all’Ordine Nazionale dei Biologi, dove troveranno un “cantiere” di proposte e progetti nel segno della biotutela dei beni culturali. * Consigliere tesoriere dell’ONB e delegato nazionale alla Biotutela dei Beni culturali.

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I SASSI DI MATERA

IL CONTRIBUTO DEL BIOLOGO NELLA TUTELA E VALORIZZAZIONE DI UN PATRIMONIO UNICO

Matera, 29 marzo 2019 Casa Cava

Via S. Pietro Barisano, 47 Con il patrocinio di:

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PROGRAMMA 9:00 - Registrazione 9:30 - Interventi Istituzionali Sen. Dott. Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi Dott. Pietro Sapia Tesoriere dell’Onb e delegato nazionale ai beni culturali Dott. Raffaello De Ruggieri Sindaco di Matera Dott. Piero Marrese Presidente della provincia di Matera Sen. Prof. Riccardo Villari Già Sottosegretario Ministero dei Beni Culturali Arch. Francesco Scoppola Direttore Generale dell’Educazione e Ricerca - Mibac Dott. Giorgio Sobrà Direttore dell’Iscr di Matera – Mibac Arch. Francesco Canestrini Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio della Basilicata Dott.ssa Marta Ragozzino Direttrice Polo museale della Basilicata Dott. Salvatore Adduce Presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019 Dott. Paolo Verri Direttore generale Direttore Generale della Fondazione Matera-Basilicata 2019 11:30 – Relazioni Moderatore: Luigi Di Lauro, giornalista “Comunicare il passato con i “new media”: conservazione e valorizzazione” Darius Arya Direttore American Institute for Roman Culture “Biologo e restauratore: un connubio necessario per affrontare con successo il fenomeno del biodeterioramento dei Beni Culturali” Dott. Matteo Montanari Biologo della Biores – Bologna

“Biotecnologie fonte di innovazioni per i beni culturali” Dott. Franco Palla Docente Università degli Studi di Palermo “Sistemi di monitoraggio microclimatico di ipogei con pitture parietali” Ing. Nicola Masini Ricercatore all’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr di Potenza 13:30 - Pausa pranzo 14:30 – Relazioni Moderatore: Luigi Di Lauro, giornalista “La riflettografia infrarossa per la diagnostica dei beni culturali: esempi dalla pittura napoletana del Seicento” Prof. Peppino Sapia Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria “Bioterritorio e beni culturali” Arch. Federico L. I. Federico Architetto e giornalista “La multidisciplinarietà del ruolo del biologo” Dott. Massimo Cruciotti Sos Archivi “La conoscenza geologica di base quale strumento conoscitivo nell’approccio integrato dell’analisi e valorizzazione della originalità dei territori” Dott. Romeo Toccaceli Geologo, Rilevatore Esperto Cartografia Geologica e Geotematica – Regione Campania 16:30 - Considerazioni conclusive e chiusura lavori Comitato scientifico Dott. Pietro Sapia (Ordine Nazionale dei Biologi) Dott. Matteo Montanari (Biores- Research & Service, Bologna) Dott. Massimo Cruciotti (Sos Archivi) Segreteria Organizzativa Ordine Nazionale dei Biologi 06 57090211 – segreteria@peconb.it Ufficio Stampa Ordine Nazionale dei Biologi 06 57090205 - ufficiostampa@onb.it

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BIOLOGIA DEL PALAZZO

di Riccardo Mazzoni

I

UN TAGLIO AL NUMERO DEI PARLAMENTARI

l Senato ha votato il 7 febbraio, in prima deliberazione, la riduzione del numero dei parlamentari. Dal 1983 ad oggi ci sono stati ben sette tentativi falliti tra bicamerali e riforme costituzionali approvate a maggioranza o bocciate dal popolo. Tutte le volte che si è parlato di “legislatura costituente”, è sempre finita male, perché la politica non è mai riuscita a ritrovarsi unita su un progetto comune e organico di riforma. Questa legislatura, per come è nata e per le anomalie politiche che ha prodotto, non dovrebbe fare eccezione, e infatti si è scelto di procedere separando le questioni di profilo costituzionale: da una parte, appunto, la riduzione dei parlamentari e dall’altra il referendum propositivo, che se non verrà modificato in corso d’opera diventerà un’autentica mina piazzata sotto la democrazia rappresentativa. Sarebbe la dimostrazione plastica di un Parlamento incapace di decidere e che delega quindi ai cittadini le scelte su questioni anche cruciali. Più che propositivo, sarebbe un referendum distruttivo che consegnerebbe le chiavi della democrazia in mano a poche minoranze organizzate. Un’equazione temeraria, perché pretende di colpire al cuore la democrazia rappresentativa contrapponendola alla presunta “vera democrazia”, quella diretta che risolve anche i problemi più complessi con un semplice clic e che col recente voto online sulla piattaforma Rousseau per decidere se mandare o no Salvini a processo ha dimostrato tutti i suoi limiti tecnici. La

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Serve alla governabilità? Dal 1983 sette tentativi falliti

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riduzione dei parlamentari è una riforma stato trovato, perché una legge elettodi sicuro impatto sull’opinione pubblica rale perfetta non esiste. e sulla funzionalità del Parlamento. Ma, a La domanda è: la riduzione del confronto di quanto sarebbe veramente numero dei parlamentari mantenenutile, è solo una riformetta. Perché tutti do il bicameralismo indifferenziato, sappiamo che il punto è un altro, e cioè servirà a rendere più funzionale, creche l’Italia non può più permettersi una dibile e autorevole l’istituzione agli ocdemocrazia assembleare e non gover- chi degli elettori? E aumentare il rappornante, inclinata più verso la rappresen- to tra eletti ed elettori non modificando tatività che verso la governabilità. il sistema elettorale favorisce la goverL’esperienza insegna che le riforme nabilità e la stabilità politica e istituziodel sistema elettoranale? Nei tre disegni le da sole non sono di legge presentati La riduzione del numero c’è un denominatore mai sufficienti per ottenere governi dei parlamentari renderà comune: portare il stabili. Anzi: finonumero complessira è stata proprio le istituzioni più autorevoli vo dei parlamentari la scelta di affidarsi agli occhi degli elettori? a 600. completamente alle Quello del sesole virtù salvifiche natore Quagliariello dei sistemi elettorali la causa prima delle ha l’ambizione di considerare la riduziodifficoltà di governare e di legiferare. ne del numero dei parlamentari come il Tra maggioritario e proporzionale, primo passo per arrivare a una riforma collegi uninominali o circoscrizioni am- complessiva della Parte Seconda delpie, clausole di sbarramento e premi di la Costituzione, pur considerando poco maggioranza, sistema ad unico o doppio realistico mettere in cantiere in questa turno, il bandolo della matassa non è mai legislatura una Grande Riforma.


BIOLOGIA DEL PALAZZO Camera dei Deputati I 630 seggi attuali diventerebbero 400

Senato della Repubblica I 316 seggi attuali diventerebbero 200

La procedura di riduzione La riduzione dei parlamentari pone alcuni problemi che la riforma all’esame del Parlamento finora non ha preso in esame. Eccoli:

Storicamente, meno sono i rappresentanti per numero di elettori, meno frammentato in partiti e movimenti risulta il sistema politico in Parlamento. Con questa riforma si ottiene dunque una semplificazione finora mai pienamente raggiunta con i diversi meccanismi elettorali sperimentati, ma non è detto che si consegua anche un maggior grado di governabilità. E infine: la consistente riduzione del numero dei parlamentari produrrà sicuramente risparmi e anche, potenzialmente, una maggiore funzionalità e di conseguenza un ruolo più autorevole delle Camere, anche se ci sarà un inevitabile periodo di transizione perché ci sarà bisogno di adeguare i regolamenti interni.

• il numero dei senatori a vita, che in un Senato ridotto acquisirebbero un peso politico maggiore; • l’elezione del Presidente della Repubblica e la presenza tra i grandi elettori di 58 rappresentanti delle Regioni, numero da ridimensionare per non squilibrare il rapporto con i parla- Risultato della votazione al Senato, 7 febbraio 2019. mentari; • un numero di parlamentari ampio ovviamente tende a garantire l’equilibrio della proporzionalità tra regioni grandi e piccole: un taglio del numero dei parlamentari porterebbe invece alcune regioni, quelle con meno abitanti, a veder calare notevolmente la loro già ridotta rappresentanza parlamentare. Vengono anche calpestate le prerogative delle province autonome e delle minoranze linguistiche, non consentendo loro una rappresentanza equilibrata; • Collegi più grandi significheranno più difficoltà nel rapporto tra territori ed eletti. Nei dibattiti di questi anni sulle leggi elettorali è sempre stata declinata come un valore aggiunto la vicinanza del candidato al suo collegio per garantire una scelta più consapevole degli eletti. Diciamo che con la riduzione dei parlamentari questa consapevolezza viene, per così dire, affievolita. • la riduzione degli eletti all’estero, in particolare dei senatori che già oggi sono espressione di collegi quasi coincidenti con i singoli continenti, porterebbe i candidati a competere in collegi grandi come tre continenti diversi; • Nessuno dei tre disegni di legge, infine, si pone il problema che nascerà quando si andrà a nuove elezioni senza modifiche all’attuale legge elettorale. La definizione territoriale dei collegi, per risultare coerente con il diminuito numero di parlamentari senza discostarsi dall’impianto dell’attuale legge elettorale, dovrebbe prevedere una nuova delega legislativa per diminuire il numero attuale di collegi, soprattutto quelli uninominali. Quella che va assolutamente scongiurata è una vacatio legis nel caso in cui le Camere dovessero essere sciolte subito dopo l’entrata in vigore della legge costituzionale e prima della definizione dei confini dei nuovi collegi elettorali. (R. M)

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BIOLOGIA DEL PALAZZO

L

a festa della donna, l’8 marzo, rischia sempre più di diventare un appuntamento beffardo perché anche il 2019 è iniziato con un numero crescente di femminicidi e di violenze di genere. L’impegno a diffondere fin dall’età scolare una cultura che educhi all’effettiva parità di genere rappresenta un passo necessario, ma per fronteggiare quella che è ormai una vera emergenza sociale sono necessari strumenti forti e immediati. Nella passata legislatura il Parlamento, recependo la Convenzione di Istanbul secondo cui la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani, ha dato una prima risposta concreta alla crescente domanda di sicurezza da parte delle donne. La legge sullo stalking è una legge straordinariamente positiva perché permette alle donne di avere un aiuto immediato. Il problema è che la giustizia spesso è troppo lenta, e le donne che denunciano lo stalking o la violenza non riescono ad avere nell’immediatezza quell’aiuto che spesso potrebbe salvarle la vita. Ora il ministro Bongiorno ha presentato un disegno di legge, firmato anche dal Guardasigilli Bonafede, denominato “Codice rosso” e che nasce dall’esperienza dell’Associazione Doppia Difesa. La legge prevede che entro tre giorni dalla denuncia la donna possa parlare con il pubblico ministero, in maniera tale che il magistrato possa cogliere la gravità della situazione e intervenire. Troppo spesso queste forme di aggressione vengono sottovalutate, mentre è fondamentale un contatto immediato tra la vittima e il pm per evitare che altre donne muoiano in attesa di giustizia. Dai ripetuti fatti di cronaca che hanno avuto ampia eco sui mass media emergono, infatti, violenze familiari continuate, mancate denunce, carenza nella

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Il ministro della Funzione Pubblica, Giulia Bongiorno, e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, hanno presentato il disegno di legge “Codice rosso” per rendere ancora più celeri gli accertamenti relativi alle denunce per stalking.

protezione delle vittime e sottovalutazio- e sessuale inferte alla vittima nel corso ne del rischio. La relazione finale della del tempo. Il problema è che questi comcommissione parlamentare sul femmini- portamenti ossessivi spesso non sono cidio ha elencato gli interventi da attua- riconoscibili perché in certi contesti re: il primo è capire come sia possibile vengono considerati “normali”, e questo salvare vite, ponendo al centro la vittima, è l’aspetto più grave del fenomeno: sono comprendendo i motivi scatenanti, cer- poche, infatti, le donne che si rivolgono cando di prevenire fermando in tempo alle Forze dell’ordine o ai centri antiviol’omicida, rendendo lenza, e spesso ritipiù consapevoli le rano la querela conI dati sullo stalking interessate dei ritro il partner. schi che corrono in descrivono una situazione La violenza di situazioni di violengenere contro le grave quanto quella della donne è un fenoza domestica e di controllo coercitivo, violenza fisica o sessuale meno strutturale, migliorando il lavofortemente radicato ro preventivo delle e in gran parte somistituzioni. Le inchieste giudiziarie, e poi merso. Si va dalla violenza subita prima le sentenze, hanno dimostrato che nel- dei 16 anni ai ricatti sessuali in ambito la quasi totalità dei casi gli omicidi sono lavorativo, che riguardano circa il 9 per il frutto di pregresse violenze, minacce, cento delle donne lavoratrici, e il mopedinamenti, ovvero di un accumulo di mento della ricerca del lavoro è il più rirabbia culminati nel femminicidio, che schioso perché è in quel momento che le diventa la conclusione inevitabile di ciò donne sono più ricattabili. E non esiste che era stato pianificato attraverso dura- solo la violenza fisica e sessuale: è infatti ture forme di violenza fisica, psicologica molto diffusa anche la violenza psicologi-


BIOLOGIA DEL PALAZZO

UN 8 MARZO TUTT’ALTRO CHE ROSEO

Femminicidi e violenze in aumento nel 2019

© Mikhail Zahranichny/www.shutterstock.com

ca all’interno delle coppie. In troppi casi questa violenza sfocia nel femminicidio, brutto termine, ma che fotografa perfettamente un delitto ignobile: uccidere una donna proprio perché donna, e in quanto tale considerata di proprietà dell’uomo che si ritiene padrone della scelta su come e quanto deve vivere la compagna, la figlia o la sorella, la cui unica colpa è di aver voluto sottrarsi a questa tirannia. I dati sullo stalking, poi, descrivono una situazione grave quanto quella della violenza fisica o sessuale: 3 milioni e mezzo di donne tra i sedici e i settant’anni l’hanno subito nel corso della vita, il 16,1 per cento. Il dato più inquietante è che tra le donne che hanno concluso una relazione, una su cinque ha subito stalking dall’ex partner e l’ammonimento o l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare dello stalker si sono dimostrati un deterrente assolutamente inadeguato. L’altra grande emergenza riguarda il web e i social, che sono diventati un

potenziale strumento di violenza contro le donne attraverso la diffusione di immagini intime a fini estorsivi o di minaccia. Nel momento in cui questa violenza viene, infatti, denunciata, nonostante i progressi della Polizia postale, risulta praticamente impossibile perseguire chi agisce sul web. Il fatto che in Italia i social network non abbiano responsabilità dal punto di vista giuridico influisce negativamente su ogni possibilità di controllo: non gli si può imporre nulla e in questo modo finiscono con il rappresentare una zona franca, un luogo dove è di fatto garantita l’impunità per tutti coloro che attraverso il web commettono ogni tipo di illegalità. In particolare, i tempi di rimozione di contenuti inappropriati sono spesso troppo lunghi e l’enfasi sulla libertà di espressione rischia di nascondere la ricerca di mantenere una totale irresponsabilità. È un vuoto legislativo, questo, che va immediatamente colmato, ispirandoci alla legge entrata in vigore in Germania alla fine del 2017. (R. M.)

La legislazione

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a legislazione italiana non contempla una definizione di femminicidio, inteso come omicidio nel quale il genere femminile della vittima è causa essenziale e movente del crimine. Credo sia giunto il momento di introdurre nel nostro ordinamento una fattispecie ad hoc in tema di femminicidio, strutturata come omicidio consumato per ragioni “di genere”. Questo avrebbe il vantaggio di sottrarre il nuovo reato al meccanismo del bilanciamento delle circostanze che può portare alla riduzione della pena, e avrebbe anche una grande valenza non solo penale, ma culturale. Va inoltre riformata, soprattutto dal punto di vista sanzionatorio, la fattispecie di lesioni personali gravissime con deformazione o sfregio permanente del volto, specie se consumate con l’utilizzo di sostanze corrosive come l’acido. Questo tipo di aggressioni, purtroppo sempre più frequenti, hanno effetti devastanti e irreversibili, sono una sorta di omicidio di identità. Attualmente, le sanzioni previste vanno da sei a dodici anni, ma col rito abbreviato vengono automaticamente ridotte e con le ulteriori riduzioni di pena in applicazione dei benefici dell’ordinamento penitenziario, c’è il rischio concreto che la sanzione sia del tutto sproporzionata rispetto agli effetti devastanti del reato commesso. Quindi è necessaria l’introduzione di una fattispecie ad hoc con pene più alte. (R. M.)

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© Evlakhov Valeriy/www.shutterstock.com

FORMAZIONE

di Stefania Papa*

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opo Firenze, Arezzo e, a ruota, gli di formazione di base riservato a consualtri tribunali della Toscana. Poi - è lenti tecnici che intendessero da un lato questo l’auspicio - il resto d’Italia. iscriversi all’Albo Ctu dei tribunali toscani, Perché l’amministrazione giudizia- e dall’altro esercitare tali funzioni (Ctu e ria ha bisogno di professionisti seri e pre- di Ctp) nel processo civile. Una svolta imparati, capaci di agevolare il lavoro dei giu- portante, dunque, nell’orbita del pianeta dici da Nord a Sud della Penisola. Da qui giustizia, nell’ambito di un’iniziativa - forla bontà del progetto temente voluta anche per la formazione dall’ONB - che mira L’Ordine dei Biologi dei Biologi chiamati a garantire una elea collaborare con le ha siglato un accordo con vata competenza per procure del Belpaequanti, tra i Biologi, Csm e Consiglio se. Un progetto che aspirano ad essere procede a gonfie vele incaricati dal tribuNazionale Forense con risultati sempre nale come consulenti più incoraggianti in tecnici d’ufficio (Ctu) termini di partecipazione. e a migliorare la propria qualifica come È notizia recente l’accordo stipulato consulenti tecnici di parte nell’ambito della tra Consiglio Superiore della Magistratu- propria speciale competenza (Ctp). Dopo ra (Csm), Consiglio Nazionale Forense e la tappa fiorentina, dunque, ecco allora arOrdine Nazionale dei Biologi, per l’armo- rivare quella aretina e prossima sarà l’intenizzazione dei criteri e delle procedure di sa con i tribunali di Bologna e Bari. Identica formazione degli albi dei periti e dei consu- la proposta “didattica”, identica la mission: lenti tecnici (ex art. 15, l. 8 marzo 2017, n. garantire agli interessati un’adeguata for24). Un protocollo che segue quello firmato mazione tecnico-giudiziaria e, allo stesso con alcuni tribunali tempo, assicurare, a d’Italia poco più di un quanti sono in posanno fa, per avviare sesso dei requisiti Nascerà un albo dedicato necessari, l’iscrizioun percorso informativo voluto dagli ne e la permanenza ai consulenti tecnici di stessi tribunali con nell’Albo dei Ctu. ufficio e di parte con la scuola di Alta ForTale Albo, come mazione dei Consusi ricorderà, è tenuto adeguata formazione lenti Tecnici d’Ufficio dal presidente del trie il Dipartimento di bunale ed è formato Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’U- da un comitato da lui presieduto. È diviniversità degli Studi di Firenze, congiun- so in categorie ed è permanente, ma ogni tamente con Ape Toscana, Camera Civile quattro anni viene sottoposto a revisione. di Firenze, Confassociazioni, e altri ordini Da qui l’esigenza, da parte dell’Ordine dei professionali, per organizzare un percorso Biologi, di poter fare affidamento su una Regolamentazione uniforme per l’iscrizione-conferma negli Albi, così come, al * Consigliere dell’ONB e delegato natempo stesso, diventa fondamentale poter zionale per la sicurezza alimentare. disporre di un’offerta didattica realmente in grado di “qualificare” quanti aspirano

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a ricoprire tali delicate mansioni nel processo civile, arricchendo e aggiornando il rispettivo “fascicolo personale” così come previsto dalla normativa cogente. Ma c’è di più. Per dare maggiormente seguito all’impegno richiesto nell’opera sussidiaria alla giustizia, l’Ordine dei Biologi ha realizzato un proprio ordinamento interno abbinato a protocolli d’intesa firmati, rispettivamente, con la Scuola di Alta Formazione di Firenze e con l’Università Mercatorum, l’ateneo telematico delle Camere di Commercio italiane. Tale accordo è stato finalizzato alla realizzazione di un sistema di rapporti tra Ordine e Università (cui tocca il compito di organizzare i percorsi formativi) che favorisca un più efficace ed efficiente impiego delle risorse per il raggiungimento dei fini comuni, allo scopo di collaborare nell’ambito delle rispettive sfere di competenze. Ma quali sono i fini comuni è presto detto: mettere a punto proposte di alta formazione, anche per consentire all’ente di rappresentanza dei Biologi italiani di reperire,


FORMAZIONE

ALBO CTU E CTP DOPO FIRENZE, ECCO AREZZO Il progetto per la formazione dei biologi segna una nuova tappa, grazie all’impegno dell’Onb

tra i propri iscritti, le migliori professionalità da inserire, poi, nei comitati di revisione degli albi. In particolare, l’Onb, nel rispetto dei propri regolamenti, potrà concedere contributi o vantaggi economici, intendendosi questi ultimi come l’attribuzione di benefici (che è cosa ben diversa dall’erogazione di denaro) sotto forma di prestazione di servizi e/o di concessione temporanea di strutture e beni di proprietà (oppure nella disponibilità dell’Ordine stesso), funzionali allo svolgimento di iniziative che rientrino nelle funzioni istituzionali dell’ente. Nello specifico, l’Ordine metterà a disposizione della Mercatorum le professionalità necessarie a tenere e sostenere i corsi riservati ai consulenti tecnici. Ma non finisce qui. Al vaglio dell’ente di via Icilio c’è infatti un progetto ancora più ambizioso: il varo di una vera e propria Scuola Permanente di Alta Formazione per poter avviare i candidati o gli iscritti agli albi Ctu, a un rinnovo consapevole dell’incarico all’insegna della propria speciale competenza presto avviata alla certificazione.

Professionisti e tutela della legge

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l Consulente tecnico d’ufficio è il pe© Freedomz/www.shutterstock.com rito che lavora al fianco del Giudice e presta la sua opera di consulenza sulla base di precise competenze stabilite dal Codice di Procedura Civile. Il Ctu collabora con il Giudice che gli ha conferito l’incarico in un clima di assoluta fiducia e cooperazione. Il Giudice, infatti, dopo aver elaborato dei quesiti utili a chiarire le posizioni delle parti, li sottopone al Ctu, che ha il compito di rispondere a tali quesiti in maniera precisa e dettagliata attraverso un elaborato definito Consulenza Tecnica d’Ufficio. Il Consulente tecnico di parte, o CTP, ha il compito di prestare la propria opera di consulenza, non tanto per il Giudice, ma per le parti in causa. Sarà ognuna delle parti in causa a decidere a quale libero professionista conferire l’incarico e dovrà affiancare il consulente d’ufficio e, per mezzo delle proprie conoscenze ed esperienze in un determinato settore tecnico, potrà sostenere o criticare le osservazioni da lui fornite.

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FORMAZIONE

di Claudia Dello Iacovo*

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ormazione professionale “anno zero”. Ne è trascorsa di acqua sotto i ponti dal giorno in cui la nuova dirigenza si è insediata al timone dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Poco più di un anno, per l’esattezza. Tanto è bastato per raggiungere traguardi straordinari sul fronte della “qualificazione” degli iscritti. Pensate: prima del cambio della guardia, l’ONB non era nemmeno provider accreditato presso l’Agenas. Ora lo è. Ma c’è di più. Tutti ricordano il progetto “Formare informando”, con il collegato “Dossier formativo” e la possibilità offerta dalla rivista on-line dei Biologi, di potersi autoformare acquisendo crediti Ecm semplicemente “scaricando” e leggendo il giornale dall’area riservata del sito istituzionale. Iniziativa, quest’ultima, entrata in vigore con la pubblicazione del numero di dicembre del webmagazine dell’Ordine, e che ha subito incontrato il favore degli iscritti. Da cosa lo si deduce? È presto detto. Nell’ultimo mese del 2018, il giornale online dei Biologi ha raggiunto 60mila lettori ed è stato utilizzato come strumento di autoformazione da circa 6mila biologi. A gennaio il numero di quanti avevano usufruito del webmagazine dell’Ordine per aumentare il proprio bagaglio culturale (attingendo tra le materie ritenute più interessanti per le rispettive attività professionali) era già balzato a quasi 9mila. E la tendenza è destinata ad aumentare ancora. Sì, perché a partire proprio da questo numero, gli iscritti che avranno scelto di scaricare la rivista dall’area riservata del sito (www.onb.it), * Consigliere dell’ONB e delegato nazionale alla formazione.

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troveranno una gradita sorpresa: oltre ai metodica di apprendimento semplice, efdue crediti Ecm fin qui riconosciuti in re- ficace, immediata e soprattutto al passo gime di autoformazione, ci saranno altri con i tempi. Ancora, per quanto concer3 crediti in Fad (formazione a distanza) ne gli aspetti legati all’Alta Formazione, da conseguire per un totale complessivo come non ricordare i due master di sedi cinque crediti forcondo livello orgamativi che, calcolati nizzati dall’Ordine? In un solo anno, per tutto l’anno, coIl primo, in parstituiranno un potnership con l’Unil’offerta didattica tenziale di ben cinversità Roma Tre e la dell’Ordine dei Biologi quanta crediti! Sier (società italiana Ma andiamo è cambiata enormemente di embriologia), è avanti. Nell’ambito stato dedicato alla dello stesso proget“Embriologia umana to “Formare informando”, a partire dalla applicata”; il secondo, sempre ideato con prossima primavera l’Ordine si doterà di il contributo di Roma Tre, oltre che con un nuovo avvincente strumento didattico l’Ospedale Bambino Gesù di Roma e l’atepotendo offrire ai propri iscritti la possi- neo di Tor Vergata, è stato invece incenbilità di studiare e approfondire il codi- trato su “Citogenetica e citogenomica”. ce deontologico con un vero e proprio... Quindici le borse di studio riservate ai cortometraggio animato. Si tratta di un Biologi messe a disposizione dall’ente per video curato nei minimi dettagli. Una la partecipazione al primo master; venti,


FORMAZIONE

FORMAZIONE PROFESSIONALE: ANNO ZERO Dal Dossier formativo alla Summer School una rivoluzione targata Onb

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La città di Cambridge.

Progetto Cambridge L’Onb parla inglese © ASDF_MEDIA/www.shutterstock.com

invece, quelle elargite per la seconda of- servata a venti professionisti che saranferta formativa. Come non parlare, poi, no opportunamente selezionati: alla fine della novità offerta da “Summer School”, i migliori tre potranno usufruire di una uno dei format più innovativi nell’ambi- borsa di studio per un anno di lavoro “pato dell’alta specializzazione post laurea gato” in Arpac. in Italia? Si tratta di Infine, ultimo ma un’iniziativa scaturinon per importanza, Oggi si parla ta dalla collaborazioil “progetto Cambrine tra Onb ed Arpac anche di autoformazione, dge”, organizzato ed il cui obiettivo dal nostro Ordine in oltre che di codice primario è quello di collaborazione con formare figure prol’istituto di oncolodeontologico animato fessionali attive nel gia ed il laboratorio campo ambientale e di biologia molecolanella prevenzione della salute. re dell’ospedale universitario AddenbroAspetto essenziale di questa vera e oke’s di Cambridge. Grazie a questa inipropria “scuola” saranno le lezioni pra- ziativa, sarà concessa a tre biologi esperti tiche a supporto di quelle teoriche, con (opportunamente selezionati) l’opportul’applicazione dei metodi di prova pre- nità di far parte di un articolato percorvisti dalla normativa vigente per la valu- so di ricerca organizzato negli spazi del tazione della tossicità ambientale sulle nosocomio britannico. Niente male come varie matrici. La “Summer School” è ri- inizio, non trovate?

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Onb parla… inglese. Uno stage per tre biologi (che saranno opportunamente selezionati), a carico dell’Ordine nazionale dei Biologi, per l’anno 2019: durerà sei mesi e si svolgerà negli spazi dell’Istituto di Oncologia e laboratorio di Biologia Molecolare dell’ospedale universitario Addenbrookes’s di Cambridge, in Inghilterra. È questa l’ultima novità in materia di formazione, promossa (e vivamente sostenuta) dall’Ente di via Icilio, in collaborazione con il prestigioso ateneo britannico. Un’opportunità di crescita professionale unica nel suo genere, se vogliamo, che proietta l’Ordine dei Biologi in una dimensione sempre più internazionale concedendo, al tempo stesso, a tre validi professionisti la possibilità di potersi cimentare in un percorso di ricerca articolato e di enorme spessore.

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FORMAZIONE

GENETICA FORENSE BIOLOGI E GIURISTI INSIEME L’Onb promuove degli incontri di aggiornamento sulle ultime novità del settore

di Vincenzo Cosimato

te nel caso specifico.Su questo caso, che per la sua singolarità è stato riportato da molteplici quotidiani, la comunità scienna recente sentenza emessa dal tifica di genetica forense ha espresso in Tribunale Penale di Verona il 23 maniera ferma e compatta la propria pogennaio 2019 ha assolto un inda- sizione. Nello specifico, è intervenuto il biologato per rapina in quanto il Dna del soggetto indagato, seppur analizzato go Genetista Forense, Eugenio D’Orio, che in modo idoneo dai reparti di investiga- afferma: «Non ci siamo proprio. È vero che zione scientifica della Polizia Giudiziaria, il Dna dei gemelli omozigoti è uguale, ma non è stato ritenuto dai Giudici elemento non del tutto! Piccole variazioni sono semscientifico sufficiente per addivenire alla pre presenti. Esistono innovative tecniche, condanna del soggetto, identificato pro- le WGS, ossia sequenziamento di tutto il genoma per intero, prio grazie all’esame in grado di valutare genetico. Nello speciEsistono tecniche di queste minime diffefico, il soggetto identificato ha infatti un sequenziamento del Dna renze, consentendo, potenzialmente, la gemello omozigote, del tutto simile a lui in grado di valutare anche discriminazione tra due gemelli omozinon solo per aspetto differenze minime goti. Resta il problefisico, ma anche nel ma della applicabilità Dna, per l’appunto. Per i magistrati, dunque, la prova del Dna di tali dati in contesto forense. Infatti tali è insufficiente, in tal caso, per identificare tecniche sono ancora sperimentali. Forse un soggetto in maniera unica, incontrover- - continua D’Orio - è giunto il momento di tibile e oggettiva. Da ciò scaturisce l’asso- provare l’applicabilità in contesto forenluzione del soggetto indagato per “insuffi- se. Le premesse ci sono tutte. Ecco che la cienza di prove”, ovvero, in altri termini, è genetica e le tecnologie sono sempre più stata ritenuta la prova genetica insufficien- spendibili per l’accertamento della verità

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processuale». La comunità di biologi Genetisti Forensi, grazie ai continui incontri scientifici promossi dall’Ordine Nazionale dei Biologi, ha sottolineato che il nocciolo della questione non è la fallibilità della prova del Dna quando si è in caso di discriminazione tra gemelli omozigoti, bensì risiede nel fatto che le tecniche molecolari ad oggi utilizzate per operare tale discriminazione sono ritenute ancora “sperimentali”. Ciò apre un argomento delicato che lega le scienze biologiche al mondo della Giustizia. Infatti, le tecniche sperimentali sono certamente affidabili, anzi di ultima generazione, ma proprio per questa loro novità, alcune di queste, non hanno ancora avuto il riconoscimento da parte della società internazionale di riferimento, l’ISFG appunto. Inoltre, in questo campo di intersezione tra Scienza e Giustizia, la comunità scientifica è tenuta a render conto di quanto una tecnica ancora sperimentale possa essere affidabile; in altre parole, le risultanze scientifiche provenienti da tecniche innovative possono porsi all’occorrenza alla base della formazione del “libero convincimento del Giudice”. Per sviscerare problemi attuali come questo, vi è la


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FORMAZIONE

Sotto, il consigliere dell’Onb, Claudia Dello Iacovo, e Annalisa Giordano, presidente della Società Italiana Biotecnologie SiBiotec. A seguire, Vincenzo Cosimato (sulla sinistra ) e l’avvocato Carlo Taormina (a destra) nel corso di una animata discussione sul Dna microsatellite. In basso, a sinistra dott.ssa Concetta Esposito, Dirigente del G.I.P.S. per la Campania e il Molise (Na) e dott. Massimo Pezzuti, a destra, Comm. Capo Tecnico Biologo-G.I.P.S. (Na).

necessità di costituire quanto prima un Antonella Mastrolia, l’Avv. Giovanna Sica tavolo tecnico di lavoro interforze e mul- e l’Avv. Luigi Alfano. Hanno moderato i tidisciplinare, al quale siedano sia i giuristi lavori il biologo Vincenzo Cosimato, con(magistrati e avvocati) sia una delegazione sigliere del Consiglio Nazionale dei Biolodi biologi opportunamente formata in tale gi e l’Avv. Luca Monaco. Ha preso parte ai lavori la dott.ssa Claudia Dello Iacovo, settore. Un primo approccio per la formazione consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biodi questo tavolo di lavoro si è avuto con logi con Delega alla Formazione, che ha estremo successo a Salerno il 19 gennaio esposto ai tanti colleghi presenti il nuovo 2019, nel corso del convegno dal titolo “La progetto formativo che consente a tanti prova del Dna nelle indagini e nel proces- iscritti un nuovo e innovativo metodo di so penale e civile”, co-organizzato dall’Or- aggiornamento professionale sempre più dine Nazionale dei Biologi e dall’Associa- vicino alle esigenze del singolo professiozione forense “Nova nista. Si ringrazia il Juris”. Nel corso di Direttore Nazionale tale evento forma- L’Ordine ha trattato questo del Servizio Polizia tivo, infatti, è stato Scientifica, dott. argomento durante un trattato il corretto Fausto Lamparelli convegno organizzato a uso delle risultanze (Dirigente Superiogenetiche, e scientiSalerno a gennaio scorso re della Polizia di Stato) e la dott.ssa fiche in genere, nel Concetta Esposito contesto Giustizia, dal momento iniziale delle indagini sino al (Primo Dirigente della P. di S.) dirigente del G.I.P.S. per la Campania e il Molise, momento culminante del processo. Al tavolo dei lavori hanno preso parte per la disponibilità mostrata alla realizzai biologi forensi Eugenio D’Orio, Massimo zione dell’evento, attraverso la partecipaPezzuti e Mimmo Turano; per i giuristi, zione al tavolo dei lavori del Commissario sono intervenuti il Giudice Gennaro Fran- Capo Tecnico Biologo della Polizia di Stacione, l’Avv. Prof. Carlo Taormina, l’Avv. to, dott. Massimo Pezzuti. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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FORMAZIONE

Beni culturali: alla formazione 2,8 mln Un dottorato internazionale a Torino per 18 borse di studio

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l restauro e la cura dei Beni Culturali, sotto gli aspetti «Il biologo è una figura chiave in questi settori già dal 1967, che interessano le varie professionalità, per creare team quando nacque il nostro Ordine, nella nostra legge istitutiva che possano garantire il miglior risultato in un settore in viene espressamente indicato il ruolo che possiamo avere espansione. E coinvolgendo anche i biologi, a cui spetterà nella conservazione dei materiali biologici che appartengono un ruolo di primo piano nella protezione e nella valorizzazioai beni culturali, come manufatti lignei o lapidei, dove forme ne del patrimonio storico. viventi si moltiplicano e provocano deterioramenti», spiega Arriva il Dottorato in Ricerca in Technologies for CultuPietro Sapia, tesoriere dell’Ordine dei Biologi. A dicembre lo ral Heritage (Tech4Culture), presentato a Torino, che si prostesso Sapia, delegato nazionale per la tutela dei Beni Cultupone di formare esperti tenendo conto delle diverse comperali, aveva organizzato un convegno a Roma su questi temi. tenze specifiche necessarie per un lavoro completo; i futuri In quella circostanza il presidente dell’Ordine, Vincenzo professionisti si occuperanno delle modalità di esposizione D’Anna, aveva parlato della necessità di formare «tra i 20 e i all’interno dei musei, degli open air museums, dei geo-parchi 30 professionisti all’anno, con accordi con università private e delle mostre, creando modelli di presentazione e storytele successivamente con le pubbliche», per andare incontro a ling. un settore che può fornire enormi sbocchi L’iniziativa, a carattere internazionale lavorativi, in quanto «ci vuole l’esperienIl progetto è frutto e coordinata dallo storico Stefano De Marza del biologo perché la maggior parte del tino, è finanziata per 2.825.280 euro e si deterioramento di un’opera d’arte scatudel lavoro del inquadra nello schema MSCA-COFUND risce dall’azione di agenti chimici e bioloconsorzio internazionale gici, muffe, batteri, virus, ovvero da una di Horizon 2020; è sostenuta per il 50 per cento dalla Commissione Europea e per serie di elementi che attengono ai profesPsychEncode la restante metà dalla Compagnia di San sionisti della biologia». Paolo. L’importo è finalizzato a sostenere «La tutela del patrimonio culturale 18 borse di studio attraverso due bandi di selezione per il - continua Sapia – deve essere affidata a team composti da 2018/2019. I vincitori della prima Call for Application sono professionisti nei vari campi, è un lavoro che va fatto in mul8, tra cui 5 donne e 3 uomini; provengono da Turchia, Eritidisciplinarietà. Ci sono aspetti che però competono prettatrea, Grecia, Algeria, Bangladesh, Iran e Italia. La Call per le mente ai biologi. Basti l’esempio di Roma e del Vaticano, dove restanti 10 borse di studio sarà pubblicata a fine febbraio; ulmarmi, travertini e statue sono stati ripuliti senza rischiare teriori informazioni sono disponibili al sito internet dedicato, di causare danni e a impatto zero, utilizzando speciali pellitech4culture.unito.it. cole con un batterio in grado di metabolizzare quello che staIl dottorato affronta i temi del Patrimonio Culturale in va danneggiando l’opera. Finalmente si comincia a muovere una chiave innovativa, sfruttando le tecnologie più moderne qualcosa, l’Italia sta capendo che le nostre ricchezze culturali, nei settori della biologia, della chimica, dell’ingegneria, della ammirate in tutto il mondo, sono un settore da valorizzare e fisica, della geologia, dell’archeologia e della storia dell’arte. su cui investire». (N. F.)

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Anno II - N. 2 Febbraio 2019 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa

Edizione mensile di AgONB, Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Registrazione n. 52/2016 al Tribunale di Roma. Direttore responsabile: Claudia Tancioni.

Febbraio 2019 | Anno II - N. 2 | www.onb.it

Matera 2019 con i Biologi

Hanno collaborato: Giovanni Antonini, Alyexandra Arienzo, Elisabetta Augello, Maria Barberi Frandanisa, Lucia Casimiro, Francesca Cicatelli, Carla Cimmino, Vincenzo Cosimato, Rino Dazzo, Claudia Dello Iacovo, Emanuela Dolcimascolo, Mirella Domenica Elia, Domenico Esposito, Adriano Falanga, Nico Falco, Carmine Gazzanni, Niccolò Gramigni, Elisabetta Gramolini, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Lorenza Murgia, Stefania Papa, Carmen Paradiso, Fiorenzo Pastoni, Matteo Pillitteri, Matteo Pincella, Antonino Puma, Daniele Ruscitti, Giuliano Russini, Pietro Sapia, Carmela Spallino, Giacomo Talignani. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi.

EPATITE C

È in regressione? Con le giuste terapie 1,5 milioni di morti in meno SAMMY BASSO

Intervista esclusiva al 23enne italiano affetto da invecchiamento precoce

Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione martedì 26 febbraio 2019. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.

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INTERVISTE

di Carmine Gazzanni

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i sono tanti aneddoti per comprendere la grandezza umana di Sammy Basso, 23enne di Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, affetto da progeria, una rara malattia genetica conosciuta come “sindrome da invecchiamento precoce”: il fatto che, nonostante comprensibili difficoltà, a luglio si sia laureato in scienze naturali col massimo dei voti; il fatto che abbia affrontato col sorriso un’operazione poche settimane fa molto delicata al cuore (il primo intervento al mondo di questo tipo); il fatto che sia già un ricercatore e che il suo nome è finito anche su un importante studio, pubblicato su Nature, che apre la strada alla cura della stessa progeria. Ma la sua grandezza è in poche parole, le prime che pronuncia quando cominciamo l’intervista: «Come stai?», chiede come se stesse parlando al suo più caro amico. Ed è subito empatia. Io bene, grazie. Tu, piuttosto, come stai? «(Sorride) Bene dai, sono in ripresa. Sto sempre meglio, però ci vuole del tempo». L’operazione è andata bene. Fino al giorno prima di entrare in sala operatoria sorridevi e sdrammatizzavi. Mi chiedo: dove trovi la forza per affrontare anche le fasi più delicate col sorriso? «Non è stato semplice. La tensione c’era, l’ansia pure, la paura no. Era un’operazione molto rischiosa, però era anche l’unica via percorribile. L’altra strada era non fare niente con la consapevolezza, però, che il cuore si sarebbe potuto fermare da un momento all’altro. Peraltro i chirurghi che mi hanno operato sono stati eccezionali: preparatissimi, davvero delle eccellenze. Poi c’è la sfera personale».

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LA CURA DI SAMMY

Parla il 23enne affetto da invecchiamento precoce. L’Onb gli assegna una borsa di studio per sostenere le sue ricerche

La tua famiglia è da sempre presente. «Assolutamente sì, è sempre con me. Senza dimenticare i tanti amici che mi hanno ricoperto di affetto. E poi c’è un altro aspetto». Quale? «Ho sempre vissuto la mia vita così come mi sentivo di doverla vivere. Ci sono tantissime cose che voglio fare ancora, però non avrei avuto rimpianti. Sono molto credente: mi sono affidato a chi sta lassù che decide per tutti – per i credenti perlomeno – quando è il momento di andare via». Quanto è stata importante la presenza dei tuoi cari in questi anni, nelle delicate fasi della tua vita?

Una borsa di studio dall’Onb

L’

Ordine Nazionale dei Biologi, ha deliberato l’assegnazione a Sammy Basso di una borsa di studio per contribuire a sostenere la sua attività di ricerca sulla progeria.

«È essenziale. Ti ricorda la ragione per cui si fa tutto, ti ricorda perché si deve stare meglio». Pochi giorni fa hai annunciato gli importanti risultati di uno studio, pubblicato su Nature, cui anche tu hai collaborato. Hai detto che ora la cura è più vicina. Perché? «È uno studio importante non solo per la progeria, ma a livello scientifico in generale. È basato sulla tecnica CRISPR-Cas-9, il metodo di gene-editing per modificare il Dna, già utilizzata per curare altre malattie genetiche. Nonostante negli ultimi anni le ricerche a riguardo siano state molte, questa è la prima volta che tale tecnica viene usata per curare una malattia a livello sistemico. È la prima volta, cioè, che viene usata per curare un organismo intero e non solo un tessuto. E sono stati registrati ottimi risultati». In che senso? «Sono stati fatti studi sia in vitro sia in vivo e si è visto che difatti questa tecnica potrebbe essere il primo step per la cura effettiva della progeria. E non solo: la CRISPR-Cas-9 potrebbe rappresentare il primo step per la cura di tutte le


INTERVISTE

“Il viaggio di Sammy” (Rizzoli, 2015) è il libro che Sammy Basso ha scritto dopo un suo viaggio negli Usa.

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esperienze e capire come il mondo sia popolato da una vastità di brave persone, più di quelle che immaginiamo, che hanno preso a cuore la mia battaglia anche se casomai non conosco personalmente la mia storia. E poi l’associazione è stata importante sia per trovare altri casi di progeria in Italia sia per fare ricerca scientifica e informazione su questa patologia. Oggi se parli di progeria molte persone sanno di cosa si sta parlando; fino a poco tempo non era così». E ora? Qual è il prossimo step? «La speranza per il futuro è che ci sia la possibilità di maggiori investimenti nella ricerca. Se si investe sulla ricerca, i risultati arrivano». malattie genetiche». C’è stato un confronto con le La tua strada nel mondo della ricerca, nonostante i brillanti ri- istituzioni a riguardo? «Sì. Abbiamo sempre avuto l’appogsultati già conseguiti, sembra solo gio a livello locale, dai sindaci alla Reall’inizio. «Mi sono laureato a luglio in Scien- gione. C’è stata anche un’apertura negli ze naturali e a ottobre ho cominciato la ultimi mesi del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, specializzazione in che ha chiesto conBiologia molecolaSi dedica già alla ricerca siglio ed ha prospetre. Ho dato tutti gli tato la possibilità di esami per il primo e il suo nome è finito una collaborazione semestre». u un importante studio per capire meglio il Complimenti! fenomeno e cercare «Il mio desiderio publlicato su Nature di intervenire a liè diventato un provello istituzionale». getto per studiare la Guardiamo al futuro: si vincerà progeria. In prima persona vorrei dare una mano sia a livello scientifico sia a li- la battaglia con la progeria? «Sono molto fiducioso: credo che la vello umano per le altre famiglie e per gli altri ragazzi con la progeria. Vorrei cura sia più vicina di quel che si pensi». E il tuo futuro invece? coniugare la parte scientifica con quella «(Sorride) Io ho sempre un sacco di umana. Sto ancora studiando, ma ce la progetti, a maggior ragione adesso. Sono metterò tutta». Quanto importante è stato il la- pronto a farmi stupire dalla vita, ma mi voro della “Associazione Italiana piacerebbe essere un ricercatore. Il mio Progeria Sammy Basso” che con la futuro lo vedo in laboratorio, però anche in mezzo alla gente, in tanti incontri tua famiglia hai messo su? «L’associazione è un altro fantastico per divulgare l’importanza della ricerca tassello. Mi ha permesso di fare tante scientifica».

Sammy Basso.

Chi è

S

ammy Basso è un ragazzo italiano affetto da progeria che per diffondere le conoscenze sulla propria malattia e per promuovere la ricerca su di essa ha fondato l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso (A.I.Pro.Sa.B.). Il logo dell’associazione è stato disegnato da Sammy e raffigura una salamandra, animale al quale lui stesso dà un significato particolare: oltre ad essere stato il suo primo animale domestico, questa è capace di adattarsi ai cambiamenti (può vivere sia sott’acqua che sulla terra e, secondo le leggende medievali, vivrebbe nel fuoco dei camini). Sammy come la salamandra deve sapersi adattare e imparare ad accettare i propri cambiamenti, e così l’A.I.Pro.Sa.B. nel suo lavoro di raccolta fondi e di ricerca.

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INTERVISTE

«È

un onore, molto più che un onere, essere stato chiamato a rappresentare il mondo accademico della Biologia. Raccolgo un’eredità impegnativa». Il professor Giovanni Musci è da poco diventato presidente del Collegio Biologi delle Università Italiane (CBUI), una realtà vasta che raccoglie circa 130 corsi di laurea e di laurea magistrale in oltre 40 atenei. Un impegno che vuole concretizzarsi in passi avanti nella ricerca e nella didattica, per la realizzazione del «triangolo della conoscenza, unica via per lo sviluppo culturale, scientifico e tecnologico di un Paese». Partiamo da principio: quando è cominciato il suo impegno nel Collegio? «Quando, nei primi anni ’90, vinsi la cattedra di Biologia molecolare presso l’Università di Messina, mi trovai a lavorare a stretto contatto con il prof. Giovanni Cuzzocrea, biochimico di lungo corso che, proprio in quegli anni, ricopriva, stimato da tutti, il ruolo di Presidente del neonato CBUI. Posso dire quindi che, sebbene il mio impegno diretto nel CBUI risalga a circa 10 anni fa, la mia frequentazione con questo Collegio è antica, e questo è per me uno stimolo ulteriore a mettere in questo nuovo impegno la passione e la dedizione che esso merita». Ora, però, è diventato presidente. Quale sarà il suo impegno nella didattica? «L’istruzione universitaria sta vivendo un periodo di svolta. Il miglioramento dell’attività didattica costituisce scopo fondante dell’Università, che deve sapere aggiornare la propria offerta formativa anche innovando le metodologie di insegnamento. Abbiamo in questo senso dinanzi a noi una sfida impor-

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GIOVANNI MUSCI (CBUI): «ECCO DI COSA HA BISOGNO LA BIOLOGIA (E NON SOLO) IN ITALIA» Intervista al neopresidente del Collegio Biologi degli atenei italiani

tante: mantenere saldi i principi della C’è, poi, la ricerca, altro capitolo trasmissione del sapere, fatta dalla ra- delicato. zionale organizzazione e divulgazione di «A riguardo voglio essere chiaro: difconoscenze acquisite in modo condiviso ficilmente c’è buona didattica dove non nella comunità scientifica, e al tempo c’è buona ricerca. Gli Atenei non sono stesso trovare nuoe non devono divenve vie affinché tale tare dei super-licei, L’istruzione universitaria ma mantenere viva passaggio di conoscenze dal docente sta vivendo una svolta. Il la loro vocazione al discente non sia originale, fatta al mera ripetizione in miglioramento dell’attività contempo di libera aula di testualità coricerca della verità didattica è la priorità dificate e ripetitive. e di sistematica traIn molte università smissione delle cosi stanno sperimentando forme nuove di noscenze. In questo senso, penso che il insegnamento, che vanno oltre la sem- CBUI non possa esimersi dall’esprimere plice lezione frontale o l’esercitazione in un’opinione laddove ravvisi, nel mondo aula o in laboratorio. Ecco, penso che il accademico e non solo, violazioni dei CBUI possa avere un ruolo nel raccor- principi alla base del metodo scientifico, dare queste esperienze, diffondendole che è quello che noi insegniamo ai noin modo coordinato a tutte le sedi ita- stri studenti. Deviazioni, anche recenti, liane». dalla retta via del metodo scientifico ci


INTERVISTE

Giovanni Musci.

Chi è © zffoto/www.shutterstock.com

troveranno sempre a difesa dei principi ni discenti la capacità di organizzare le fondamentali della scienza. Non si tratta conoscenze acquisite, affinché esse didi difendere dogmi, o di negare il valore ventino poi, nei percorsi formativi sucdel dubbio nella ricerca sperimentale. Si cessivi - master, tirocini, specializzaziotratta di battersi affinché non vengano ni - competenze da spendere nel mondo diffuse notizie non del lavoro. Ciò non adeguatamente supsignifica che l’AcDifficilmente c’è buona portate da evidenze cademia non debba sperimentali (penporsi il problema didattica dove non c’è siamo alla vicenda dell’inserimento dei buona ricerca. Gli Atenei giovani laureati nel dei vaccini), soprattutto quando la difnon sono dei super-licei mondo del lavoro, fusione è mirata ad ma solo che la queun pubblico non forstione va ribaltanito degli strumenti necessari per giudi- ta: l’Università non trova il lavoro, ma carne la veridicità». il lavoro - anzi, il mercato del lavoro Cosa c’è da fare per l’inserimen- suggerisce all’Università nuovi percorsi to dei laureati nel mondo del lavoro? formativi che possano dare ai laurea«Premetto a questo proposito che le ti gli strumenti adatti per affrontare le Università non sono centri per l’impie- nuove professionalità emergenti. Parlo go. La missione primaria dei nostri corsi naturalmente di percorsi formativi di di laurea è quella di formare nei giova- terzo livello: scuole di specializzazione,

G

iovanni Musci è professore ordinario di biochimica all’Università degli studi del Molise e direttore del dipartimento di Bioscienze e Territorio dello stesso Ateneo. Da dicembre è presidente del CBUI (Collegio dei Biologi delle Università Italiane). Nel corso della sua attività scientifica, ha studiato e lavorato anche all’estero, all’Université Pierre et Marie Curie di Parigi e alla Ohio State University. Ha pubblicato oltre 100 articoli in cui sono illustrati i risultati dei suoi maggiori studi. A lungo Musci si è occupato delle proteine “blu”, occupandosi in particolare della ceruloplasmina (principale proteina di metabolismo del ferro) estratta da varie fonti. La sua ricerca ha avuto un peso fondamentale anche in un progetto finanziato da Telethon sulla malattia rara aceruloplasminemia (malattia neurodegenerativa, da accumulo di ferro nel cervello).

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INTERVISTE dottorati, master. Nel campo della Biologia, rimangono peraltro vivi e attualissimi ambiti storici, come quello biosanitario e quello ambientale, mentre emergono nuovi profili, da quello del biologo nutrizionista, al genetista forense, al biologo operante nel campo della fecondazione assistita e molti altri. C’è poi un aspetto, diverso seppur correlato, nel quale il CBUI sta dando il suo contributo». Quale? «Da anni, in sintonia con l’Ordine Nazionale dei Biologi, discutiamo della possibile riforma degli Esami di Stato, in particolare dell’opportunità che esso sia sezionato in tre-quattro ambiti, per evitare che una filiera formativa che porta un laureato in Biologia ad avere, ad esempio, competenze soprattutto nel campo ambientale, viri poi, in ambito lavorativo, verso la nutrizione umana, con possibili ripercussioni negative sulla qualità della prestazione professionale. Il percorso non è semplice, e dovremo studiare insieme all’Ordine le giuste formule per non rendere il sistema farraginoso e, in definitiva, ingiusto o discriminatorio». Cosa manca alla ricerca e alla didattica italiana rispetto ad altri paesi? «La risposta è davvero semplice, e per nulla originale: manca, da parte di chi governa e ha governato, la giusta percezione dell’importanza imprescindibile della ricerca scientifica e dell’istruzione, il riconoscimento del loro valore fondante per lo sviluppo culturale e tec-

Da anni, con l’Ordine Nazionale dei Biologi, discutiamo della riforma degli Esami di Stato 24 Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

nologico del Paese. Voglio sposare una bella definizione di qualche anno fa, che parlava di “triangolo della conoscenza” costituito da tre elementi interagenti: educazione, ricerca e innovazione. Solo un continuo scambio e travaso di esperienze e contenuti tra i tre elementi porta alla costruzione della conoscenza». Crede sia un problema anche di investimenti? «L’Italia spende per la ricerca poco più dell’1 per cento del PIL, a fronte di investimenti sempre significativamente più alti da parte dei nostri partners europei: la Germania spende più del doppio, la Francia oltre una volta e mezzo. Abbiamo in media cinque ricercatori ogni mille occupati, la metà rispetto a Francia, Germania e Regno Unito. Se guardiamo all’aspetto dell’educazione, i numeri non sono più confortanti: secondo gli ultimi dati disponibili, i livelli di scolarizzazione terziaria in Italia risultano tra i più bassi rispetto alla media dei paesi europei, con una quota di laureati nella fascia di età 30-34 anni pari al 26 per cento della popolazione contro una media europea del 39 per cento. Non c’è da essere contenti. Le Università sono

cronicamente sottofinanziate, l’importo del Fondo di Finanziamento Ordinario è sostanzialmente fermo da dieci anni e ripartito con criteri che, pur animati dalle buone intenzioni della meritocrazia, stanno ampliando la forbice già drammatica tra Nord e Sud, mai come ora spaccati da un divario di investimenti che mette a serio rischio la sopravvivenza delle Università meridionali, in particolare di quelle più piccole. Io, che opero attualmente in una di queste realtà, quella molisana, so bene quanto sia difficile mantenere un profilo dignitoso in queste condizioni». Inevitabilmente viene da pensare alla fuga dei cervelli. Problema sottovalutato? «La fuga dei cervelli è solo la spia del malfunzionamento del sistema. Posso dire che trovo inappropriato il termine “fuga”? Fuggivano, e fuggono, le persone che hanno fame, o sono perseguitate. Qui siamo davanti a un fenomeno peggiore, un vero e proprio esodo di individui che, formati dal nostro sistema di istruzione in modo spesso eccellente nonostante le difficoltà, decidono di portare la loro bravura altrove e di non “ricompensare” con le competenze acquisite chi ha dato loro le conoscenze necessarie. Non è soltanto una questione di trasferimenti dall’Italia all’estero. Ogni anno circa 60mila persone emigrano dal nostro Paese, ma ce ne sono altrettante, se non di più, che lasciano il Mezzogiorno per altre regioni, in primo luogo del Nord. La forbice di cui parlavo prima la vediamo anche da queste cose, in un processo negativo che purtroppo si autoalimenta». (C. G.)

L’Italia spende per la ricerca poco più dell’1 per cento del PIL. La Germania più del doppio


NUTRIZIONE E SUPPLEMENTAZIONE NELLO SPORT

Salerno, 4 maggio 2019

www.onb.it


SALUTE

di Nico Falco

L’

origine della schizofrenia, o almeno una delle concause scatenanti, potrebbe essere ben lontana dal cervello. Molto più in basso, e in un organo che con la mente parrebbe non avere nulla a che fare: la patologia mentale potrebbe essere influenzata da quello che succede nell’intestino. È quello che suggerisce uno studio cinese, realizzato dall’università di Guangzhou e pubblicato sulla rivista Science Advances, che evidenzia che i batteri intestinali potrebbero avere un ruolo nella schizofrenia o persino contribuire a causare alcuni dei sintomi caratteristici della malattia. I risultati potrebbero aprire nuovi fronti di ricerca su una patologia complessa e ancora molto misteriosa, che attualmente colpisce lo 0,5-1 per cento della popolazione. Nella prima fase del progetto, gli scienziati hanno analizzato il microbiota di soggetti sani e quello di pazienti affetti da schizofrenia; confrontando le popolazioni batteriche, hanno scoperto che nel microbiota dei soggetti schizofrenici c’erano delle importanti variazioni rispetto all’intestino delle persone sane, con abbondanza o carenza di alcune specie. Una volta individuati i batteri, questi sono stati trapiantati nel tratto digerente di topolini sani. E le cavie hanno cominciato a manifestare alcuni comportamenti e condizioni neurologiche che sono tipici della malattia, dai disturbi depressivi all’iperattività. Da qui, l’ipotesi che possano essere stati proprio quei batteri a modificare la situazione dei topolini, facendo insorgere i sintomi della malattia. Esaminando i campioni di feci dei topolini malati, i ricercatori hanno scoperto l’alterazione di alcune sostanze che sono correlate alla produzione del neurotrasmettitore glutammato, fondamentale per il corretto funzionamento neuronale; di conseguenza, l’ipotesi che proprio la ma-

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FLORA INTESTINALE E SCHIZOFRENIA È l’ipotesi di uno studio dell’Università di Guangzhou

lattia fosse alla base di questa alterazione, niversità di Kyushu e riguardava la produche si traduce con problemi in ambito neu- zione di cortisolo, l’ormone dello stress. I ronale. ricercatori scoprirono che i topi germ-free, Il rapporto tra intestino e cervello ovvero quelli allevati in ambienti sterili, era stato al centro anche di diversi studi privi di batteri intestinali, quando si trovarealizzati negli anni scorsi e alcune ricer- no in situazioni di stress hanno una quanche erano arrivate a stabilire un nesso tra tità di cortisolo in circolo maggiore, quasi squilibri della flora il doppio, rispetto ai intestinale e alcuni topi normali. Un altro disturbi mentali. Le La ricerca degli scienziati studio, questa volta patologie prese in cinesi è stata pubblicata condotto in Irlanda, esame erano state riguarda invece il lesulla rivista scientifica diverse, con possibigame tra microbiota li nessi scoperti col e depressione. Se ne Science Advances microbiota: morbo di occupano i ricercaParkinson, deprestori dell’Università sione, ma anche disturbi correlati all’au- di Cork, che sono partiti osservando che tismo. Tramite esperimenti si era notato nell’intestino dei pazienti depressi c’è una che, dopo il trapianto di flora intestinale minore diversità di batteri; l’ipotesi è che da soggetti malati, i pazienti presentavano proprio questo squilibrio possa avere un sintomi o comportamenti tipici della pato- ruolo importante nell’insorgenza della malogia mentale. lattia. Per lo studio irlandese è stata usata Uno di questi studi era stato presenta- una tecnica simile a quella del progetto to in Giappone nel 2004, condotto dall’u- cinese: il microbiota di pazienti malati è


SALUTE

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I numeri in Italia

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stato trapiantato nell’intestino di ratti sani. nesso tra il microbiota intestinale e una E anche i risultati sono stati simili: è stato malattia neurodegenerativa come il morbo riscontrato che i ratti in cui era stata im- di Parkinson. Gli scienziati hanno scoperto messa la flora batterica di pazienti depres- che, trapiantando le feci di pazienti affetti si presentavano alcuni dei comportamenti dal morbo in animali geneticamente moditipici della malattia nella loro specie, come ficati per sviluppare la malattia i sintomi il rifiuto di acqua zuccherata. Una analogo motori risultano accentuati, presentandosi esperimento è stato con maggiore gravità. condotto anche in Infine, un nesso poI batteri dell’intestino Canada, alla Mactrebbe esserci anche Master University: potrebbero avere un ruolo con l’autismo: in studi su animali, scienin animali germ free sono state trapianta- nella patologia, contribuire ziati dell’Università hanno te le feci di pazienti e causarne alcuni sintomi dell’Illinois individuato una possani o affetti da sinsibile via metabolica drome del colon irritabile, che oltre a sintomi intestinali com- che potrebbe collegare intestino e cervello porta anche quelli di tipo ansioso; anche e hanno scoperto che la quantità di cerin quel progetto è stato riscontrato che i ti ormoni e metaboliti presenti in sangue pazienti in cui erano state trapiantate feci e cervello varia a seconda della presenza con disturbi di tipo ansioso presentavano di alcune popolazioni di batteri; squilibri del genere, questa l’ipotesi degli studiosi, segni di ansia oltre ai sintomi intestinali. Lo studio del California Institute of potrebbero contribuire allo sviluppo di diTechnology, invece, riguarda il possibile sturbi correlabili all’autismo.

el 2018 il Censis ha presentato la ricerca “Vivere con la schizofrenia: il punto di vista dei pazienti e dei loro cargiver”, condotta su pazienti con diagnosi di schizofrenia e su familiari. Dai dati analizzati dall’istituto di ricerca è emerso che in Italia ci sono 245mila persone affette da questa patologia in età precoce (tra i 15 e i 35 anni). Il 47,2 per cento dei pazienti schizofrenici è stato costretto a lasciare il lavoro, mentre il 33,8 per cento ha dovuto abbandonare gli studi. Enorme il divario con le persone sane della stessa fascia di età: 35 per cento di disoccupati e 80 per cento di celibi/nubili, contro rispettivamente il 7 per cento e il 35 per cento. Per una diagnosi ci vogliono in media 3 anni mentre, per il successivo percorso terapeutico, il 71,5 per cento si dice soddisfatto dei farmaci e il 72,2 per cento considera importante la fiducia che si instaura con lo specialista. I pazienti sono assiduamente seguiti da un familiare (70,7 per cento, che sale a 84,2 per cento per i più giovani), per una media di 12 ore al giorno, i caregiver sono soprattutto i genitori (54,8 per cento), i fratelli (19,1 per cento) o il partner (11,5 per cento).

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SALUTE

L

otta alle frodi e alle sofisticazioni nel settore dell’alimentazione, contrasto alle truffe ai danni del Servizio sanitario nazionale, alle vendite di farmaci via internet e ai siti per la commercializzazione illegale delle nuove droghe. Una valanga di numeri che certificano un anno di intenso lavoro dei Carabinieri per la tutela della salute Nas, che portano alla luce un quadro allarmante: 51.194 gli interventi effettuati nel 2018 che hanno fatto emergere 13.555 situazioni non regolamentari, pari al 26 per cento degli obiettivi oggetto di accertamento, mentre le indagini di polizia giudiziaria hanno portato all’arresto di 80 persone, ritenute responsabili di gravi reati, e il deferimento all’Autorità giudiziaria di oltre 5mila soggetti. Complessivamente, sono state contestate oltre 28.950 sanzioni penali e amministrative per un ammontare di oltre 20 milioni di euro e sono state individuate 2.022 strutture con gravi carenze per le quali sono stati disposti il sequestro o la sospensione delle attività. Oltre 24mila le tonnellate di prodotti sequestrati. “Numeri impressionanti” li ha definiti il ministro della Salute, Giulia Grillo. «Nessuno può pensare di lucrare sulla salute dei cittadini e il lavoro dei Nas è prezioso per tutti noi, ma centrale è anche il ruolo dei cittadini perché è pure sulla base delle loro segnalazioni che si crea un’azione concertata di controllo». Se la truffa ai danni del servizio sanitario e l’assenteismo sono i reati che più comunemente sono stati rilevati, «nel corso delle nostre ispezioni abbiamo trovato medici che non erano medici, infermieri che non erano infermieri. Un danno ancora più grave di quello economico, per l’opinione pubblica – ha sottolineato il generale dei Carabinieri Nas, Adelmo Lusi -. Non bisogna però generalizzare

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OFFENSIVA DEI NAS SU FARMACI, NUOVE DROGHE E DOPING

Nel 2018, 50mila controlli e 80 arresti Perseguite le vendite illegali sul web

perché il personale sanitario è anima- normative vigenti. Le ispezioni hanno riguardato poi la to da spirito di sacrificio, ma ci sono le eccezioni che noi cerchiamo di rilevare legittimità delle professioni sanitarie e proprio per salvaguardare chi lavora con la corretta erogazione delle prestazioni, senso del dovere». con 3.195 accertamenti di tipo ispettivo Nel 2018 i carabinieri del Nas hanno e l’esecuzione di 25 arresti. È stata inolsequestrato 492mila confezioni di farma- tre rafforzata la verifica su siti web opeci e 6mila di disposiranti nel commercio tivi medici irregolaon-line di alimenti e Sequestrate 492mila ri, mentre 370 sono bevande, medicinali, state le strutture confezioni di medicinali fitofarmaci, cosmetici, integratori, disanitarie, assistene 6mila di dispositivi spositivi medici e siziali e della filiera del garette elettroniche. farmaco oggetto di medici irregolari Le attività, che hanchiusura e sequestro no interessato l’esaa causa di importanti criticità di funzionamento. Le verifiche me di oltre 650 siti web e la successiva dei Nas hanno interessato 19.715 obietti- ispezione delle aziende, hanno registrato vi tra centri sanitari e socio-assistenziali non conformità nella metà dei casi. Preoccupa anche l’evoluzione del pubblici e privati, aziende della filiera del farmaco, ditte di distribuzione e vendi- doping. Cinquanta atleti tesserati apta di giocattoli, cosmetici e articoli vari. partenenti a varie Federazioni sportive Per 2.883 di queste strutture gli esiti dei nazionali sono risultati positivi ai test ancontrolli sono risultati non conformi alle tidoping nel 2018. Tra gli sport più colpi-


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SALUTE

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Nelle foto piccole, operazioni dei Nas e delle unità cinofile.

ti dalla piaga ci sono il ciclismo, le spe- non sono mai state effettuate sui bambicialità di atletica leggera (in particolare ni. Con l’obiettivo di sfuggire all’obbligo le gare di lunga distanza) e il triathlon, scolastico di immunizzazione. I Carabimentre le sostanze vietate più frequen- nieri dei Nas hanno effettuato, nel settemente rilevate nel corso delle analisi tembre 2018, un monitoraggio nazionale sono gli anabolizzanti (testosterone, nan- in istituti scolastici ed educativi per il ridrolone), gli ormoni scontro a campione stimolanti (ormodella veridicità delle ne della crescita ed certificazioni e autoChiuse o “sotto chiave” eritropoietine come certificazioni di re370 strutture sanitarie, golare adempimento l’Epo), i cortisonici degli obblighi vaccisteroidei e i diureassistenziali e della nali dei minori pretici. Nel periodo in filiera del farmaco sentate dai genitori esame, l’azione di presso le segreterie contrasto svolta dai degli istituti scolaNas ha consentito di arrestare 2 persone e deferirne 97 stici, con i dati in possesso delle comritenute coinvolte in illeciti canali di ap- petenti Asl. Nel corso dei riscontri sono provvigionamento, operando il sequestro stati rilevati 96 episodi di acclarato falso di quasi 49mila confezioni di medicinali documentale di autocertificazioni attestati la copertura vaccinale obbligatoria, vietati dalle normative anti-doping. Non si risparmiamo nemmeno i propri sottoscritte dai genitori, delle quali non figli. Quasi 100 falsi certificati o autocer- è stato trovato riscontro documentale tificazioni ad attestare vaccinazioni che presso le Asl. (D. R.)

Il ministro della Salute, Giulia Grillo.

Verifiche a tappeto

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ontrolli non solo negli ospedali. Nel mirino del ministro della Salute, Giulia Grillo, finiscono ora anche le mense scolastiche, le case di riposo e le discoteche. «Farò delle ispezioni a sorpresa non solo nei Pronto soccorso italiani, ma anche nelle discoteche, nelle mense scolastiche e nelle case di riposo per anziani, perché questo deve essere uno stimolo e un pungolo a non abbassare la guardia» ha spiegato il ministro Giulia Grillo. «Non basta una notizia sui giornali il giorno in cui vengono fuori dei dati ma ci vuole un controllo attivo quotidianamente e credo che un ministro lo debba fare; un ministro non deve fare solo le inaugurazioni, pur importanti, ma deve fare anche il lavoro sporco e deve cioè girare e far vedere che lo Stato c’è». Nelle discoteche ad esempio, ha avvertito, «vengono spesso somministrati alcolici di scarsa qualità o falsi e va incentivata l’azione di contrasto alle dipendenze dei giovani che sono in aumento. Non si tratta di un’azione di repressione, ma soprattutto - ha concluso - di prevenzione».

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SALUTE

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Cure palliative e terapia del dolore

Luci e ombre dal rapporto al Parlamento

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attesa tra la ricezione della ricetta del medico curante e la presa a un lato c’è il miglioramento della qualità e dell’offerta in carico del paziente in hospice conferma percentuali elevate di assistenziale per le cure palliative in regime residenziale ricoveri con tempi di attesa inferiori ai 2 giorni, seguite da quelle e domiciliare e si registra lo sviluppo delle reti regionali e dei ricoveri con tempi di attesa da 4 a 7 giorni. Nel 2017, il nulocali di cure e di terapia del dolore. Dall’altro, però, conmero totale di pazienti assistiti a domicilio ha raggiunto le 40.849 tinuano a persistere disomogeneità regionali sulle caratteristiche unità. Rispetto al 2014 si registra un aumento del numero totale e sulla tipologia dell’assistenza offerta nei vari setting assistendi pazienti assistiti pari al 32,19 per cento per un totale di 326mila ziali. Emergono luci e ombre dal rapporto sullo stato di attuagiornate di cure palliative erogate a domicilio. Nonostante questo zione della legge “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” che il ministro della Salute, incremento rilevante, si è assai distanti dallo standard individuaGiulia Grillo, ha inviato al Parlamento. A otto to dal decreto ministeriale 43 del 2007. anni dalla pubblicazione della legge 38/2010, Ma ci sono stati anche traguardi raggiunMigliora la qualità il rapporto ne descrive lo stato di attuazione, ti. A cominciare dalla definizione degli ademi traguardi raggiunti e le criticità ancora prepimenti regionali per l’accreditamento delle dell’offerta, ma restano senti. Se si analizzano le cifre contenute nel strutture sanitarie di cure palliative (Intesa forti disomogeneità rapporto, emerge che nel triennio che va dal Stato-Regioni del 15 febbraio 2015) fino al 2015 al 2017, il numero di hospice sul terririconoscimento dell’esperienza triennale in territoriali torio nazionale ha raggiunto il totale di 240 cure palliative per i medici non in possesso strutture (erano 231 nel 2014) mentre il nudi specializzazione, ai fini della certificazione mero dei posti letto risulta di 2.777 (226 posti letto in più rispetto professionale (decreto ministeriale del 4 giugno 2015), e l’aggiornamento dei Lea per quanto concerne le cure, descritte nei dial 2014). A livello nazionale, nell’anno 2017, emerge una carenza versi setting assistenziali (domicilio, hospice, ospedale) in cinque di 244 posti letto in hospice ma, come sempre, la situazione appadiversi articoli del Dpcm 12 gennaio 2017 di aggiornamento dei re fortemente disomogenea, con Regioni in surplus (Lombardia, Livelli essenziali di assistenza (Lea). Le criticità riguardano lo Emilia Romagna, Lazio) e Regioni in grave deficit (Piemonte, Tosviluppo non equilibrato delle reti locali di cure palliative e l’adoscana, Campania, Sicilia). zione di modelli organizzativi e percorsi assistenziali di presa in A distanza di circa 20 anni dalla legge 39/1999, che ha stancarico del paziente difformi tra le diverse Regioni. Anche l’offerta ziato 206 milioni di euro per la costruzione degli hospice e l’orgaformativa per gli operatori sanitari è ancora insufficiente e partinizzazione delle reti assistenziali, risulta utilizzato dalle Regioni il colarmente critica risulta la situazione delle reti di cure palliative 94 per cento delle risorse. Inoltre sempre nel triennio che va dal 2015 al 2017, l’andamento percentuale della durata dei tempi di e terapia del dolore pediatriche. (D. R.)

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SALUTE

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Un’app per le malattie genetiche Si chiama Face2Gene e scova le patologie dai tratti del viso

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l nome, Face2Gene, fa già capire l’argomento. La funzionalità distinguere la sindrome di Cornelia de Lange e la sindrome di è tutta da scoprire, ma intanto l’app - perché di app si parla Angelman - due condizioni con caratteristiche facciali distinte - è in grado di essere potenzialmente rivoluzionaria, perché - da altre condizioni simili. Hanno anche insegnato al modello a basata su un sistema che sfrutta l’apprendimento automatico classificare diverse forme genetiche di un terzo disturbo, noto per riconoscere da una foto i tratti del viso distintivi delle macome sindrome di Noonan. lattie genetiche. L’applicazione non sarà disponibile a tutti, ma potrà essere Basterà esaminare il volto della persona, con una semplice utilizzata dai medici quando un paziente si presenta nel loro fotografia. Il motore di questa innovazione è l’intelligenza artistudio. I medici, ha affermato la coautrice dello studio Karen ficiale, che sempre di più ha un ruolo di primo piano in mediGripp, «potranno utilizzare il sistema come una sorta di seconcina. Il sistema DeepGestalt è stato sviluppato dai ricercatori do parere per diagnosticare disturbi genetici raramente visti. È dell’azienda Fdna di Boston e testato per un triennio, prima di come una ricerca su Google». provvedere a realizzare l’applicazione – disponibile per smarGripp ha usato l’algoritmo per diagnosticare la sindrome tphone – Face2Gene. di Wiedemann-Steiner in una bambina che «non aveva molte L’obiettivo, come riporta la rivista “Nadelle caratteristiche fisiche della sindrome, ture medicine” che ha pubblicato lo studio, a parte il fatto che aveva perso la maggior L’obiettivo è rendere è creare uno strumento che renda possibili parte dei suoi denti da lette e stavano arridiagnosi precoci e terapie più efficaci. Siapossibili diagnosi precoci vando già diversi denti da adulti». mo ancora all’inizio e serviranno altri mesi Gripp aveva letto casi clinici che descrie individuare terapie di sperimentazione prima di poter arrivare vevano una crescita prematura nei bambia conclusioni, ma di certo questa applicani con la sindrome di Wiedemann-Steiner: maggiormente efficaci zione, come detto, può ridurre i tempi di così ha deciso di caricare una foto della sua una diagnosi, un processo molto lungo, che giovane paziente a Face2Gene, confermanad oggi richiede 6-7 anni. «Con Face2Gene vogliamo accelerado poi la diagnosi della ragazza con un test del Dna. La sindrore questo processo», ha detto Yaron Gurovich, direttore della me di Wiedemann-Steiner è apparsa tra i migliori successi del ricerca di Fdna. software. Il software è in grado di diagnosticare 216 sindromi geneC’è, infine, il nodo privacy. «Il fatto che l’uso della piattafortiche: per poterlo fare i ricercatori hanno utilizzato migliaia di ma Face2Gene sia strettamente riservata ai medici - ha precisato immagini di persone affette da patologie di questo tipo. In base Gurovich - è una prima risposta al problema della privacy che alle prove fatte, secondo quanto riferito dai ricercatori, la prima questo tipo di applicazioni portano con sé. Oggi che i test genetici diagnosi dell’app era giusta nel 65 per cento dei casi, con percommerciali sono piuttosto diffusi, le persone iniziano a preoccucentuali vicine al 90 per cento se si considerava l’intera lista delparsi che il loro Dna non finisca in mani sbagliate. Servirà stabile dieci malattie genetiche più probabili. I ricercatori della Fdna lire regole apposite, magari vincolando l’uso dell’applicazione ad hanno prima addestrato il sistema di intelligenza artificiale per una specifica impronta digitale del medico». (N. G.). Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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SALUTE

L’OBESITÀ SI PUÒ INDIVIDUARE DA BAMBINI

La chiave è nel genotipo metabolico “risparmiatore”

di Elisabetta Gramolini

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I consigli del Ministero della Salute ai genitori per la corretta alimentazione dei bambini

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l rischio di sviluppare obesità in età adulta si può individuare già a pochi anni di vita, in modo da intervenire per evitare le conseguenze: la chiave è nel metabolismo, che nelle persone con predisposizione è più “lento”, brucia di meno e tende quindi ad accumulare. Lo indica una ricerca condotta tra Italia e Stati Uniti e pubblicata sulla rivista Metabolism Clinical and Experimental. Lo studio è stato condotto dall’Università di Pisa e dal NIDDK (National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases) statunitense. Per l’ateneo pisano è stata curata dall’ingegnere biomedico Paolo Piaggi, del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione; il ricercatore è rientrato in Italia dopo aver vinto, nel 2015, il programma “Rita Levi Montalcini”, un progetto del Miur per far rientrare in Italia i giovani ricercatori che lavorano all’estero. «Il risultato importante di questa ricerca – spiega Paolo Piaggi sul sito dell’ateneo pisano – è che alcuni bambini hanno un ridotto metabolismo, il che è probabilmente dovuto a una predisposizione genetica, hanno cioè un genotipo metabolico “risparmiatore”. I bambini con questo profilo metabolico dovrebbero essere quindi individuati prima possibile in modo da prevenire l’insorgenza di sovrappeso e obesità nell’età adulta, con tutte le complicanze che questa condizione comporta come, ad esempio, il diabete o i rischi cardiovascolari». Sono stati scelti come campione 181 bambini nativi americani (91 femmine e 90 maschi) perché è stato riscontrato che in questa etnia c’è una forte incidenza di casi di obesità. I bambini sono stati visitati per ricavare le misure del loro metabolismo basale a 5 e a 10 anni, età scelte perché definiscono le fasi della crescita durante l’infanzia. I dati ottenuti sono stati quindi


1. La colazione Alla mattina, sveglia tuo figlio in tempo per fargli fare una BUONA colazione: 1 tazza di latte, biscotti o cereali, 1 frutto. 2. No alla pigrizia A scuola, se possibile, è meglio andarci a piedi o in bicicletta. 3. La merenda di metà mattina Dagli uno spuntino leggero e nutriente, bastano: 1 yogurt oppure 1 frutto oppure 1 piccolo panino (30/50 g). 4. Frutta e verdura Bisogna mangiarne almeno 5 volte al giorno. 1 frutto a colazione 1 frutto per la merenda del mattino, a pranzo anche una bella insalata, 1 frutto per lo spuntino del pomeriggio a cena ancora verdura cotta o cruda.

Lo studio è stato condotto dall’Università di Pisa e dall’Istituto per il diabete e le malattie infantili confrontati e messi in relazione con l’aumento di peso riscontrato quando i soggetti campione hanno raggiunto i 15 anni; è stata quantificata la variazione dell’indice di massa corporea z-score, un’unità standardizzata che tiene conto anche dell’altezza, del sesso e dell’età oltre che del peso corporeo per stabilire il sovrappeso in bambini e adolescenti. Dall’analisi è stato riscontrato che la variazione dell’indice corrisponde a una del metabolismo basale: una differenza di 200 kcal al giorno è associata a un aumento di 0.18 dello z-score a 15 anni. «In altre parole – conclude Piaggi presi due bambini a 10 anni con una differenza di 200 kcal al giorno nel loro metabolismo basale, il bambino con dispendio energetico minore guadagna 0.18 unità z-score di peso a 15 anni rispetto al bambino con un dispendio energetico maggiore; è quindi molto importante individuare questi bambini caratterizzati da un metabolismo “risparmiatore” per aiutarli a prevenire e contrastare la loro predisposizione all’obesità unendo una dieta sana ed equilibrata a una attività fisica regolare». Secondo i dati della Childhood Obesity Surveillance initiative (2015-17) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, diffusi nel maggio 2018 durante il congresso europeo sull’obesità, i bambini italiani sono tra i più grassi d’Europa. L’Italia ha il maggior tasso di obesità infantile tra i maschi (21 per cento, come Cipro) mentre il 42 per cento dei maschi è obeso o sovrappe-

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SALUTE 5. Movimento = divertimento Assicurati che tuo figlio cammini, giochi all’aperto o faccia sport almeno per 1 ora al giorno. 6. Videogiochi e tv Con i videogiochi, i computer e la TV, 2 ore al giorno bastano. 7. La televisione Nella camera da letto di un bambino, è un ospite ingombrante e rumoroso: lascialo fuori, è meglio! 8. + acqua - bibite Quando tuo figlio ha sete, preferisci l’acqua alle bibite (sono zuccherate e dissetano meno).

so (ultima in classifica è Cipro, col 43 per cento) e anche le bambine in Italia hanno uno dei tassi di obesità più alti: 38 per cento; in linea con gli standard, con percentuali dal 5 per cento al 9 per cento, si trovano invece Francia, Norvegia, Irlanda e Danimarca. Malgrado i tassi siano ancora molto alti, è stato evidenziato che diversi paesi, tra cui Portogallo, Spagna, Grecia e anche l’Italia, hanno investito nella prevenzione e nel controllo dell’obesità raggiungendo una importante diminuzione. Altro aspetto positivo, la crescita del consumo di frutta: è stato infatti rilevato che anche i bambini italiani la mangiano a giorni alterni o quotidianamente, mentre è stato ridotto il consumo di alimenti da fast food e pizza. «Aumentare il consumo di frutta e verdura nei bambini, riducendo il consumo di dolci e bibite, è cruciale – aveva detto Joao Breda, dell’European Office for Prevention and Control of Non communicable Diseases, a Mosca – è anche molto importante aumentare la consapevolezza dei genitori al problema dell’obesità infantile, dato che i nostri dati mostrano che molte madri non riconoscono che i propri figli sono sovrappeso o obesi». Lo studio presentato al congresso europeo sull’obesità ha coinvolto circa 250mila bambini nella fascia di età tra i 6 e i 10 anni, il periodo di rilevazione è il lasso di tempo 2015-2017. Il più alto tasso di obesità infantile è stato riscontrato nei paesi che affacciano sul Mediterraneo, dove la diffusione della dieta mediterranea farebbe invece presupporre il contrario: in Italia, Cipro, Malta, Grecia e Spagna un ragazzo su 5 è obeso (percentuali dal 18 al 21). Va meglio in Europa settentrionale, dove le percentuali oscillano tra il 5 per cento e il 9 per cento in Francia, Norvegia, Irlanda, Lettonia e Danimarca. (N. F.)

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Il rischio per i millennials

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giovani adulti, tra i 24 e i 49 anni, hanno il doppio delle probabilità di sviluppare un tumore rispetto ai loro genitori alla loro età e questo rischio è strettamente collegato all’obesità. Lo indicano i ricercatori dell’American Cancer Society, che a metà febbraio hanno diffuso uno studio basato sull’elaborazione dei dati di quasi 15 milioni di americani ai quali è stato diagnosticato un cancro tra il 1995 e il 2014. Gli scienziati hanno rilevato un trend in ascesa nei più giovani di 6 tipi di tumore direttamente collegato all’obesità: endometrio, cistifellea, rene, pancreas, mieloma multiplo. Lo studio evidenzia che tra i giovanissimi sono in aumento i casi di patologie come il carcinoma del pancreas, che finora erano più comuni oltre i 65 anni: è stato registrato un aumento del 4,34% tra i 25 e i 29 anni, del 2,47% tra i 30 e i 34 anni, dell’1,1% tra i 35 e i 39 anni e dello 0,71% tra i 40 e i 44 anni; per cancro al colon, endometrio, pancreas e cistifellea il rischio nei nati dopo il 2000 è doppio rispetto a quelli nati tra il 1946 e il 1965 quando avevano la stessa età.

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Epatite C in regressione? Nuovi studi potrebbero evitare 1,5 milioni di morti e 15 milioni di infezioni entro il 2030

di Daniele Ruscitti

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Virus dell’Epatite C.

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na precisa strategia di interventi di prevenzione, screening e l’uso dei farmaci antivirali potrebbe evitare 15,1 milioni di nuove infezioni da epatite C e 1,5 milioni di morti per cirrosi o cancro del fegato entro il 2030 in tutto il mondo. Un importante studio pubblicato sulla rivista scientifica inglese “The Lancet” evidenzia il percorso da seguire per cercare di raggiungere la maggior parte degli obiettivi stabiliti nel 2017 dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) per eliminare le infezioni da virus dell’epatite C (Hcv) in tutto il mondo. Globalmente, si stima che 71 milioni di persone abbiano contratto il virus dell’epatite C e il 10-20 per cento svilupperà complicanze del fegato, responsabili di oltre 475mila morti nel 2015. Nel nuovo studio, gli autori hanno creato un modello dell’epidemia globale di epatite C usando i dati di 190 paesi, relativi a demografia, uso di droghe, terapie in uso, prevalenza e mortalità. Hanno così stimato gli effetti di quattro interventi: l’implementazione di misure di controllo delle trasfusioni di sangue, l’estensione dei servizi di riduzione del danno in persone che iniettano droghe, come fornire aghi usa e getta; la sostituzione di trattamenti tradizionali con nuovi farmaci antivirali ad azione diretta a tutti i pazienti e la diffusione di screening, per far sì che le persone con epatite C siano subito diagnosticate e sottoposte a trattamento. Secondo i modelli di stima considerati da


SALUTE

Globalmente, si stima che 71 milioni di persone abbiano contratto l’Hcv. Tra questi, il 10-20 per cento avrà complicanze al fegato Alastair Heffernan dell’Imperial College conseguenza, nel 2016, i 194 stati membri London nel Regno Unito, primo autore dell’Oms si sono impegnati a eliminare l’edello studio e dai suoi colleghi, agendo col patite virale come una minaccia per la samassimo degli sforzi e mettendo in atto un lute pubblica. pacchetto completo di prevenzione, screIn Italia, negli ultimi decenni, si è assiening e trattamento potremmo, entro il stito a un profondo mutamento dell’epide2030, evitare 15,1 milioni di nuove infezio- miologia delle epatiti virali, per il contribuni e 1,5 milioni di morti per cirrosi e cancro ito di diversi determinanti. In particolare le del fegato in tutto il migliorate condizioni mondo. igieniche e socio-ecoSecondo il team, per Questi corrisponnomiche; la riduzioderebbero a una riduridurre i casi di infezione ne della dimensione zione dell’83 per cendei nuclei familiari e serviranno screening to di incidenza e una quindi della circolariduzione del 61 per zione intra-familiare e nuovi trattamenti cento della mortalità dei virus; una magrispetto al basale del giore conoscenza e 2015. «L’eliminazione del virus dell’epatite consapevolezza del rischio di trasmissione, C è un obiettivo estremamente ambizioso anche grazie alle campagne informative che richiede interventi di prevenzione e sull’Hiv (le cui modalità di trasmissione una migliore sperimentazione, in partico- sono comuni ai virus Hbv e Hcv); l’introdulare nei paesi più colpiti, come Cina, India zione di importanti misure di prevenzione e Pakistan», ha sottolineato il professor quali lo screening dei donatori di sangue e Alastair Heffernan dell’Imperial College durante la gravidanza, la profilassi nei nati di Londra, che ha diretto la ricerca. «La da madri HBsAg positive; l’adozione di prerealizzazione di queste riduzioni richie- cauzioni universali in ambito sanitario. de un programma di Attraverso il siscreening di massa e stema epidemiologico un rapido aumento integrato dell’epatite L’Epatite E si sta del numero di nuovi virale acuta (Seieva), trattamenti a breve è stato possibile doconfigurando come termine - vale a dire, cumentare quest’evomalattia emergente. 51,8 milioni di tratluzione e continuare I casi sono aumentati tamenti antivirali ad a monitorare lo sceazione diretta (Aad) nario epidemiologico. entro il 2030». In particolare, negli Questo include lo screening del 90 ultimi 30 anni si è assistito a un calo proper cento delle persone con la malattia e gressivo dell’incidenza dell’epatite A e, anla somministrazione della terapia. Secondo cor di più, delle epatiti B, C e Delta. Si sta i ricercatori, l’Egitto, fortemente colpito, invece configurando come malattia emerha ottenuto progressi curando 700mila gente, l’infezione da epatite E, per la quale persone con Aad attraverso la prevenzio- si registra un aumento del numero di casi ne. L’arrivo nel 2014 di antivirali ad azione autoctoni (non legati a viaggi in aree endediretta ha rivoluzionato le terapie, consen- miche). Il Seieva è stato implementato nel tendo cure più di nove volte su dieci. Di 1985 presso l’Istituto superiore di sanità

(Iss), a integrazione della sorveglianza routinaria affidata al Sistema informativo delle malattie infettive del ministero della Salute, per raggiungere una più approfondita conoscenza dell’epidemiologia dell’epatite virale a livello nazionale. Nell’ambito del Seieva, infatti, l’integrazione delle informazioni raccolte con i questionari epidemiologici, con i risultati delle analisi virologiche, permette la stima dell’incidenza di malattia e del contributo relativo dei diversi fattori di rischio. Ciò consente inoltre la definizione delle misure preventive alle quali dare priorità e il monitoraggio degli effetti dei diversi programmi di prevenzione.

I dati in Italia

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l monitoraggio del sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta (Seieva) segnala che, nel nostro paese, l’incidenza di epatite C acuta continua a decrescere, stabilizzandosi su tassi tra 0,2 e 0,3 casi per 100mila abitanti, a partire dal 2009. Nel 2017 l’incidenza è stata pari a 0,1 per 100mila (non sono stati osservati casi nella fascia d’età 0-14 anni; mentre l’incidenza maggiore si ha nella classe di età 25-34 anni e 35-54: 0,2 per 100mila abitanti). Anche per l’epatite C la diminuzione di incidenza ha interessato in particolar modo i soggetti tra i 15 e i 24 anni (verosimilmente per cambiamenti comportamentali da parte dei tossicodipendenti). L’età dei nuovi casi è in aumento, e già da tre anni quella maggiormente colpita è quella dei 35-54 anni. Inoltre, negli ultimi anni il rapporto maschi/femmine è andato diminuendo, anche se nel 2017 gli uomini risultano ancora i più colpiti (il 59 per cento dei casi è di sesso maschile). I maggiori fattori di rischio riportati sono l’esposizione percutanea in corso di trattamenti cosmetici, i rapporti sessuali non protetti, e l’uso di droghe per via endovenosa. © Explode/www.shutterstock.com

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Le staminali produttrici di insulina Una nuova arma per la cura dei pazienti affetti da diabete

sio: era un vero e proprio collo di bottiglia», spiega il ricercatore Matthias Hebrok. Attraverso lo studio di uno degli aspetti dello sviluppo delle cellule beta, cioè la separazione dal resto del pann giorno le punture sui polpastrelli, che accompagnano la creas, si è giunti alla scoperta. «Un principio chiave in biologia quotidianità di molti malati diabetici, potranno diventare è che la forma segue sempre la funzione - spiega il ricercatore un vecchio ricordo. Grazie ad uno studio condotto dai riGopika Nair -, quindi abbiamo pensato che la formazione delle cercatori dell’Università della California di San Francisco, isole potesse essere un processo importante per la corretta male cellule staminali umane sono state trasformate in cellule adatturazione delle cellule beta». te alla produzione di insulina, le cosiddette cellule beta. Questa In definitiva, ciò che avviene in modo naturale nel corpo è ricerca, condotta sui topi, ha evidenziato come queste, una volta stato riprodotto in laboratorio: separare le cellule staminali pantrapiantate, siano perfettamente funzionanti e questo potrebbe creatiche in modo da riorganizzarle in grappoli simili alle isole di Langerhans. Questa separazione ha prodotto lo sviluppo delconsentire, in futuro, il trapianto nei pazienti con diabete 1 ed assolvere alla funzione tipica delle cellule beta pancreatiche. le cellule che hanno iniziato a funzionare producendo insulina Il diabete di tipo 1 è una malattia aucome fanno quelle pancreatiche. Questo toimmune. Il sistema immunitario produce a pochi giorni dal trapianto nei topi che ha La scoperta arriva autoanticorpi che distruggono le cellule beta evidenziato anche un’ulteriore aspetto: la del pancreas, che non vengono riconosciute da un gruppo di ricercatori produzione di insulina da parte delle cellule, come proprie, causando una perdita di insuin risposta ai livelli di zuccheri nel sangue, dell’Università della lina. «Al momento possiamo generare celluavveniva qualche giorno prima. le che producono insulina che somigliano e California di San Francisco Questa ricerca rappresenta una svolta, agiscono in maniera simile alle cellule beta ma come spiegano i ricercatori, l’entusiasmo pancreatiche che tu ed io abbiamo nel nova tenuto a freno. Ci sono ancora delle critistro corpo» spiega Matthias Hebrok, microfisiologo dell’Universicità che vanno risolte. Il sistema immunitario iperattivo potrebbe tà della California di San Francisco (UCSF) che fa parte del team distruggere tali cellule una volta trapiantate e identificate e quedi ricercatori che ha condotto lo studio pubblicato sulla rivista sto implicherebbe l’assunzione di immunosoppressori a vita per il Nature Cell Biology. pazienti. Il team sta già lavorando per arginare questo problema. La novità rispetto agli studi precedenti risiede nella capaciSi sta tentando di impedire al sistema immunitario iperattivo di tà di sbloccare le cellule durante la maturazione, così da mimaindividuare queste cellule utilizzando la tecnica di editing genetire il meccanismo che avviene in maniera naturale nel pancreas co CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats). Le possibilità che oggi offre la ricerca sono infinite cosi durante la formazione delle isole di Langerhans. «Le cellule che come spiega Hebrok, ricercatore del team «Siamo finalmente in riuscivamo a produrre finora si bloccavano ad uno stadio precoce dello sviluppo, erano immature e non riuscivano a produrre grado di andare avanti su un numero di fronti diversi che prima insulina in modo da rispondere adeguatamente ai livelli di glucoerano bloccati. Le possibilità sembrano infinite».

di Carmen Paradiso

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Anche i mammiferi si rigenerano

Lo dimostra un esperimento condotto sulle articolazioni dei topi ferita viene ricoperto e circondato da tessuto cicatriziale. In passato c’era stato uno studio – sempre condotto sui topi – da cui era emerso che se le ferite da amputazione venivano n esperimento senza precedenti, che apre scenari del trattate con il BMP-2, ovvero un particolare fattore di crescita tutto nuovi e finora inesplorati dalla mente umana. (proteina morfogenetica dell’osso, in inglese bone morphogeUna prova tangibile di come le articolazioni dei mamnetic protein), si assisteva a un allungamento dell’osso danmiferi siano in grado di rigenerarsi: è successo con i neggiato. topi, in futuro potrebbe succedere con gli umani, spianando Tuttavia non si poteva parlare di vera e propria ricostila strada a possibilità che, fino a questo momento, sembrano tuzione, in quanto non si riuscivano a rigenerare tutti gli eleassolutamente utopia. menti presenti nell’articolazione. E, allora, nello studio diretto Nel corpicino dei topi è stato immesso un insieme di fatda Ling Yu è stato sperimentato un nuovo fattore di crescita: il BMP-9. Grazie all’immissione di questa proteina c’è stata la tori di crescita, si potrebbe definire una sorta di cocktail, che per la prima volta nella storia è riuscito a stimolare nello stesstimolazione che ha formato l’intera struttura dell’articolazioso momento sia la formazione del tessuto ne: osso, cartilagine e liquido sinoviale (si osseo che della cartilagine. tratta di quel liquido che ha il compito di Negli animali sono stati lubrificare le giunzioni articolari in modo Questa, secondo gli scienziati che l’hanno provata, è la dimostrazione pratica da consentine i movimenti). immessi dei fattori di come i mammiferi siano capaci di conSuccessivamente, i topi oggetto dell’edi crescita che hanno servare la capacità e la possibilità di rigesperimento sono stati trattati con un nerare ad esempio arti amputati se, ovviacocktail comprendente entrambe le prostimolato i tessuti mente, le cellule relative vengono attivate teine, BMP-2 e BMP-9, che ha consentito e stimolate nella giusta maniera. Certo, alla ferita di guarire ulteriormente. è ancora troppo presto per sbilanciarsi ma la ricerca lascia Un risultato incredibile, probabilmente andato anche al di spazio a un futuro che potrebbe essere non più di sofferenza, là delle aspettative iniziali. E che ora può segnare un punto di anche per l’essere umano. svolta cruciale nella storia della scienza medica. Difficile preL’esperimento, pubblicato sulla prestigiosa rivista speciavedere i tempi di una sperimentazione anche sull’uomo. Quel lizzata Nature Communications, è stato condotta dalla Texas che è certo, è che una barriera sembra sia caduta definitivaA&M University, e ha incontrato l’entusiasmo di chi ha avumente. to l’opportunità di capire bene cosa è successo. Di norma i Mostrando una strada che ora chiede solo di essere percorsa. Basti pensare a cosa potrebbe succedere se si riuscisse mammiferi non hanno capacità rigenerative, tutt’al più esse, a dimostrare che anche l’uomo sarebbe capace di autorigequando sono presenti, risultano scarsissime e impossibilitate a compiere determinate ricrescite. Per questo motivo, a fronte nerarsi se solo fosse scientemente sollecitato. Cambierebbe di un trauma oppure di un’amputazione, il sito dove insiste la l’approccio allo studio della specie.

di Domenico Esposito

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mpossibile perdersi almeno dentro se stessi visto che oggi possiamo contare sulla prima mappa del genoma umano, non rilevabile ancora per fortuna dai satelliti Google. A quanto pare abbiamo combinazioni interiori altamente segrete, ma che scienziati “stanno rubando” per arrivare al bottino: assicurarsi l’eternità o quanto meno tenere lontano la morte il più a lungo possibile. Alta definizione per indicare i “punti hot” del Dna nei quali si concentrano le possibili mutazioni, ma soprattutto la nostra unicità. Perché le cose al mondo sembrano accadere più per combinazione, quasi come gli scampoli di stoffa al mercato, che per caso e non basta un solo elemento, ma è necessario il combinato disposto di più fattori. Lo studio pubblicato sulla rivista Science, permette di capire quali sono gli “ingredienti” che rendono ciascun individuo inimitabile, clonazione permettendo. La mappatura dà anche i numeri e li custodisce come un forziere: contiene, infatti, tutti le possibili combinazioni dalle quali può emergere un individuo. I risultati sorprendenti sono stati ottenuti dalla DeCode genetics, la società del gruppo Amgen che dalla fine degli anni ’90 sta raccogliendo dati dallo studio a tappeto della popolazione islandese. Ed è una versione aggiornata di quella realizzata 20 anni fa sul genoma umano, che riuniva tutte le parole del libro della vita. Basata sul Dna di 150mila islandesi, la mappa indica come interagiscono due elementi chiave dell’evoluzione umana, ossia spiega il processo di ricombinazione che avviene quando il patrimonio genetico di spermatozoi e ovociti si fonde al momento della fecondazione chiarisce la comparsa delle nuove mutazioni, le decine di varianti che compaiono continuamente nel Dna e che non vengono ereditate dai genito-

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ri. Si deve a entrambi questi processi se vante sia sul processo di ricombinazione ogni individuo è davvero unico. Insomma sia sulla comparsa delle mutazioni. È l’età dallo studio sembra non bastare un buon materna a incidere in questo caso: quanpatrimonio genetico e ciascuno fa la sua do gli ovociti invecchiano possono essere parte per migliorare o peggiorare la pro- più frequenti le anomalie cromosomiche. pria condizione. Se invece il padre è anziano, aumenta il La ricerca si riferisce all’analisi di rischio di ricombinazioni a causa delle 4,5 milioni di ricommaggiori divisioni binazioni e di oltre alle quali va incontro 200mila nuove mu- Basata sul Dna di 150mila il Dna degli spermatazioni. Sono numeri islandesi, la mappatura tozoi. E le mutazioni impressionanti se si spiega come avviene sembrano attratte pensa che le possibili dai grovigli, si raducombinazioni, ossia l’evoluzione umana nano nei “nodi caldi” i possibili embrioni del Dna e lì si conche possono derivare dal Dna di due individui, sono 70 miliardi. centrano. Gli stessi punti sono anche i più È emerso che i punti in cui avvengono gli influenzati dall’epigenetica, ossia in questi scambi del materiale genetico non sono siti i geni diventano più ricettivi agli stimougualmente distribuiti, ma in alcuni “sno- li esterni. Insomma le rotte sono tracciate dai fili del Dna e si apre lo scenario degli di” questo processo è più frequente. E l’età conta? A sentire gli scienziati interrogativi su quanto l’uomo possa incisembra che un po’ occorra formalizzarsi dere sul destino e manipolarlo a proprio e anche se ci teniamo a tenerla nascosta, piacimento per assicurarsi l’immortalità. il Dna parla: l’età dei genitori appare rile- Anche alla luce dei nuovi traguardi dettati


SALUTE

LA MAPPA DEL DNA CHE CI RENDE UNICI

Su “Science” lo studio che spiega i fattori che rendono ogni individuo inimitabile

dai risultati californiani sul sistema Crispr, te del genoma nel quale sono localizzati i la nota tecnica di editing del Dna, trova geni, a costi competitivi rispetto alle tradiinfatti una nuova strada per raggiungere i zionali analisi di singoli geni e famiglie di geni (pannelli). suoi obiettivi. Oggi in aiuto della tecnica Crispr è Si potrà quindi abbattere tempi e stata identificato un nuovo enzima, cioè costi delle analisi. Il nuovo sequenziatouna proteina chiamata CasX, che taglia re può analizzare in poche ore oltre 300 in maniera specifica campioni a un costo il Dna permettendo di poche centinaia L’età dei genitori appare di euro, rispetto ai la modifica. Questa proteina potrebbe rilevante sia sul processo 100 milioni di dollari e ai mesi che erano funzionare proprio di ricombinazione sia necessari per un sincome la nota Cas9. golo sequenziamento Inoltre, essendo di sulle mutazioni nel 2000 quando si è dimensioni inferiori concluso il Progetto rispetto a Cas9, CasX potrebbe fornire un vantaggio quando si genoma umano. Il trasferimento clinico di deve applicare a piccole parti di Dna. In- questo strumento cambia radicalmente la tanto proprio al Bambin Gesù di Roma, prescrizione dei test genetici. La nuova rotta è sempre più quella che l’anno scorso ha effettuato ben 27mila test genetici, è attiva la piattaforma più verso un futuro che ci rende soggetti plasmabili a nostro piacimento, capaci di inavanzata per l’analisi del genoma. NovaSeq 6000 System in poche ore è cidere sull’ereditarietà, chissà se aiuterà a in grado di sequenziare contemporanea- fare chiarezza interiore o a creare solo più mente 384 esomi, cioè la parte codifican- gomitoli. (F. C.).

La salamandra che si rigenera

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d attrezzarsi anche le salamandre che si autorigenerano. C’è chi nel regno animale non si lascia sfuggire l’occasione di darsi più chance. Si aprono scenari da fantascienza degni dei fumetti di Wolverine, grazie alla prima mappa completa del Dna della super salamandra messicana considerata il modello di studio più promettente per svelare i segreti della rigenerazione del corpo: il suo genoma, dieci volte più grande di quello umano, è il più complesso ricostruito finora. Lo hanno assemblato come un gigantesco puzzle i ricercatori dell’Università del Kentucky, che spiegano come il risultato potrà avere importanti ricadute sulla ricerca biomedica per la riparazione dei danni causati da infarti, ictus e traumi spinali. La salamandra Ambystoma mexicanum è un anfibio nativo del lago di Xochimilco, vicino Città del Messico, ed è in grado di rigenerare ogni parte del suo corpo: le zampe, la coda, il midollo spinale, l’occhio, e in alcune specie le lenti, addirittura metà del cervello. Ora che si ha accesso alle informazioni genetiche è possibile indagare la funzione dei geni dell’assolotto e capire come riescono a rigenerare parti del corpo. Se tutto procederà nella direzione giusta a breve gli scienziati saranno in grado di tradurre le informazioni sull’anfibio in terapie per l’uomo, con potenziali applicazioni per le lesioni del midollo spinale, l’ictus, la riparazione delle articolazione. Per vite spericolate con ritorno.

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Duemila nuovi batteri intestinali

La scoperta apre la strada a nuove cure per le patologie enteriche

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ubblicato dalla rivista scientifica Nature, il risultato di gli scienziati guidati dal professor Robert D. Finn e dal capo uno studio portato avanti dai ricercatori dell’European ricerca Alexandre Almeida, hanno in prima battuta analizzaMolecular Biology Laboratory (EMBL) e del Wellcoto campioni di microbiota intestinale di persone provenienti me Sanger Institute, entrambi con sede a Hinxton, nel da tutto il mondo, il resto lo hanno lasciato fare al computer Regno Unito, i quali grazie a un lavoro innovativo e molto che non ha fatto altro che incrociarli con i dati già presenti. scrupoloso, sono riusciti a identificare circa duemila nuove Grazie a questo processo innovativo, si è così riusciti a ricospecie diverse di batteri che sono presenti all’interno dell’instruire le sequenze genetiche e identificare circa 1952 specie testino di un essere umano. che fino a questo momento erano sconosciute alla scienza. Questo risultato è molto importante perché oltre a dare Per Robert D. Finn, l’utilizzo della metagenomica è come una grossa mano per l’identificazione e lo studio di malatquando bisogna riscostruire centinaia di enigmi dopo aver tie gastrointestinali, facilita notevolmente la possibilità di mescolato tutti i pezzi e senza conoscere quale deve essere analizzare e censire in maniera più dettagliata tutti i microrl’immagine finale. ganismi che popolano l’intestino umano così da poter comSecondo Alexandre Almeida, grazie ai metodi computaprendere meglio e analizzare con maggior zionali è possibile identificare il profilo cura e dettagli tutte quelle malattie che si genetico di batteri che per varie ragioLa ricerca è stata condotta ni non sono stati coltivati in laboratorio, originano da questo organo. Il microbioma intestinale prima di dall’EMBL e dal Wellcome ciò permette di conoscere come si sono questa importante ricerca era consideraevoluti e che tipo di ruolo possono aveSanger Istitute del to come un territorio inesplorato sia per re all’interno dell’organismo e nella loro i batteriologi che per gli stessi scienziati. stessa comunità microbica. Regno Unito Infatti nonostante i numerosi studi conLa capacità di sapere quante e quadotti negli anni dai vari ricercatori, l’idenli specie popolano il nostro organismo è tificazione di singola specie per singola specie e quale fosse un’informazione fondamentale per il futuro della nostra salul’impatto di essi sulla salute di un essere umano, è sempre te, molti studi condotti sul microbiota intestinale hanno instato difficilissimo da poter dimostrare e provare, sia perché fatti trovato una correlazione con malattie come il morbo di alcune di queste specie fuori dall’intestino non riuscivano a Parkinson, la depressione, l’ansia e tanti altri casi. Secondo sopravvivere, sia perché in alcuni casi i batteri erano davvero il Dr Trevor Lawley del Wellcome Sanger Institute, è grazie un numero esiguo, che diventava molto difficile già la sola a ricerche come quella condotta insieme all’EMBL che sarà individuazione del batterio stesso. possibile creare un progetto dell’intestino umano che in fuIl team di ricerca dell’EMBL è riuscito a bypassare questo turo renderà più semplice la possibilità di capire lo stato di problema avvalendosi di un software capace di analizzare le salute degli esseri umani, le malattie che si originano dall’ininformazioni relative al Dna dei batteri gastrointestinali contestino e permetterà di guidare sia le diagnosi che il trattatenute nei database pubblici (Metagenomica), nello specifico mento da dover seguire. (M. M.).

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Malattie reumatiche e psicologia Un legame fondamentale per la cura di molte infermità

può senz’altro aiutare, così come è necessaria una collaborazione attiva nel seguire le cure. Malattia reumatica e aspetto psicologico vanno avanti, insieme: ad esempio il ripetere le indagini di anti dubbi, tanti interrogativi: qual è la strada giusta da controllo può scatenare nell’individuo un meccanismo mentale seguire? In effetti orientarsi nel mondo delle malattie che lo porta a perdere la pazienza. Non solo: anche quando il reumatiche non è semplice. Sono tante, varie, con permalato inizia una nuova terapia farmacologica, che però non dà corsi differenti e spesso collegate all’aspetto psicologico: gli effetti sperati, può andare incontro alle stesse problematiche. si contano oltre cento patologie e oltre 5,5 milioni di italiani Nei casi più gravi possono comparire forme di depressione. coinvolti. I numeri dicono che queste patologie sono anche molL’errore più comune, per il malato, è quello di chiudersi nelto comuni. la propria realtà, impedendo accessi “esterni”: la soluzione è Tra i tratti distintivi di ogni malattia reumatica il dolore (di spesso nella conoscenza profonda della propria malattia, sapere dunque cosa comporta, quali sono i rischi e le conseguenze e diversa entità) e la ridotta capacità funzionale dell’articolazione: tali patologie possono comparire a qualunque età, anche se capire che si può vivere tranquillamente anche se si ha quegli anziani sono più esposti. Possono essesta patologia. Ansia e depressione, dunque, re di tipo degenerativo (si veda l’artrosi), non derivano solo dal dolore che si prova a Nel mondo esistono infiammatorio (artriti) e dismetabolico, ovlivello fisico, ma proprio da una condizione vero legate a disturbi metabolici (obesità). di disagio relativo alla malattia. oltre cento patologie L’eziologia (dunque la causa) delle malattie Secondo la ricerca “Vivere con una reumatiche e milioni reumatiche non è nota, almeno della magmalattia reumatica”, realizzata da Apmar e gior parte di queste patologie: gli esperti WeResearch e presentata in occasione del di italiani ne soffrono del settore ritengono che tra le cause pos55esimo congresso nazionale della società sa esserci quella infettiva, ma non ci sono italiana di reumatologia (Sir) a Rimini il 65 prove a sostegno di questa tesi. Di certo è fondamentale una per cento delle donne e il 59 per cento degli uomini che convidiagnosi precoce. Se non curate nei tempi giuste, queste mavono con una malattia reumatica devono fare i conti anche con lattie possono rapidamente degenerare. Si stima che infatti, ansia e depressione. «Nel campione composto dalle oltre mille dopo circa dieci anni, il 50 per cento delle forme più severe va persone con malattie reumatiche - ha sottolineato il managing incontro a una invalidità permanente, tanto che - quale cause director di WeResearch Matteo Santopietro – l’ansia, la depresdi invalidità - le malattie reumatiche occupano il secondo posto sione e le difficoltà nello svolgimento delle attività abituali sono dopo quelle cardiovascolari. maggiori nelle donne rispetto agli uomini». Il 30 per cento delle donne del campione rileva infatti di aver avuto un peggioramenIl collegamento con il fattore psicologico è evidente anche to della propria salute negli ultimi 12 mesi, contro il 23 per cenperché spesso il malato reumatico si rassegna di fronte alla sua condizione, anche se in realtà esistono modalità per migliorare la to degli uomini. Vivere (bene) si può, ma il primo passo deve qualità della vita. In questo senso parlare con il proprio medico essere fatto dal paziente.

di Niccolò Gramigni

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SALUTE

QUANTO A LUNGO SOPRAVVIVE UN BATTERIO? Conto alla rovescia per il maxiesperimento che studierà la longevità dei microrganismi di Francesca Cicatelli

logici e linguistici. Le spore secondo gli scienziati possono superare la durata della vita umana. Sigillati in 800 fiale di vetro l tempo di estinguerci e i batteri stessi po- come in una capsula del tempo, i batteri tranno assistere agli esiti delle loro pro- verranno analizzati a intervalli prestabiliti, ve ad ostacoli, le “olimpiadi” pentacente- per valutare la loro resistenza e i danni acnarie di resistenza a cui li ha sottoposti la cumulati nel Dna. loro versione macroscopica e assemblata: I primi microrganismi, esaminati a dil’uomo. È partito il conto alla rovescia per stanza di due anni, hanno dimostrato di il primo esperimento più lungo della storia godere di ottima salute, come riporta lo sulla longevità dei microrganismi, ben 500 studio coordinato da Ralf Moeller, dell’aanni per mettere sotto pressione i batteri genzia spaziale tedesca (Dlr). E appaiono sempreverdi più mescenari da Progetto morabili della Bibbia Azzurro di King. Gli I batteri verranno e scoprire quanto esperimenti sono i possono sopravviveprimi portatori di analizzati a intervalli re. Sarà anche la pripreconcetti da metprestabiliti per valutare tere in discussione, ma sperimentazione così si cerca di capia dover essere “alla i loro cambiamenti re quanto c’è di vero moda” o almeno al nell’assunto che i batpasso con i tempi e le nuove tecnologie visto che solcherà i se- teri possano sopravvivere a tutto e a qualcoli. L’esperimento stesso rischia di invec- siasi costo. Il progetto di ricerca condotto chiare senza che invece i batteri avvertano tra Germania, Scozia e Stati Uniti scoprirà il segreto della resilienza batterica che in la minima grinza del tempo. Per questo ogni 25 anni i ricercatori 3 miliardi di anni ha colonizzato ogni amavranno il compito di copiare le istruzioni biente terrestre, ma anche ultra terrestre: aggiornandole in base agli sviluppi tecno- spesso i batteri costituiscono un problema

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per le sonde spaziali, che devono visitare altri pianeti senza contaminarli. Ci si è chiesti ad esempio: quale funzione matematica descrive il tasso di mortalità dei batteri sul lungo periodo? Può accadere che alcuni batteri muoiano in fretta lasciando sopravvivere un gruppo più resistente? Oppure sopravvivono in molti e poi iniziano a morire improvvisamente e solo magari perché distratti un attimo e semmai dopo aver accumulato danni nel Dna e molecole che ne rendono impossibile il risveglio? Per trovare le risposte i ricercatori hanno puntato su due “Unbreakable” della microbiologia: le spore di Bacillus subtilis e le cellule disidratate di Chroococcidiopsis. Sigillate nelle fiale di vetro, verranno analizzate ogni due anni per i primi 24, e poi a intervalli di 25 anni fino alla conclusione, nel 2514. Per i primi 24 anni dell’esperimento, i ricercatori dovranno aprire una serie di fiale per controllare e osservare lo stato delle spore di Bacillus subtilis. Dopo, questi check-in periodici rallenteranno con un ritmo di una sola volta ogni 25 anni. Finora, sulla base dei primi risultati riportati sulle pagine di Plos One, i batteri sembrano stare bene.


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SALUTE

Batteri “al fresco” contro il cancro

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eni di batteri in grado di resistere © chinnapong/www.shutterstock.com ad alcuni tra i più potenti antibiotici di cui dispone l’uomo sono stati scoperti nell’Artico. Dal microscopico batterio marino Pseudoalteromonas haloplanktis TAC125 arrivano prospettive per la lotta ad alcune forme di cancro ai polmoni, con le eccellenze napoletane in prima linea in un progetto di ricerca italo-danese. Effettuati presso il Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Napoli Federico II, con il supporto della stazione zoologica Anton Dohrn, gli studi di hanno caratterizzato alcuni metaboliti per le applicazioni terapeutiche. In particolare la molecola prodotta dallo Pseudoalteromonas haloplanktis in grado di sopprimere selettivamente cellule tumorali A549, una tipologia aggressiva di cancro del polmone, senza interferire con la sopravvivenza delle cellule sane. E dunque sono i batteri marini, in larga parte inesplorati, a tendere una mano all’uomo nella lotta ai tumori. Il progetto, coordinato da Maria Luisa Tutino del Dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II, e da Giovanna Romano della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, si è incentrato sul fenomeno di attivazione, solo nelle cellule tumorali, di uno specifico percorso di morte cellulare detto “piroptosi”. «La scoperta di questa molecola, l’acido 4-idrossibenzoico, già impiegato nell’alimentazione umana, apre nuovi scenari – spiegano le ricercatrici - sia agli studi dei meccanismi molecolari della piroptosi, che allo sviluppo di terapie innovative, più efficaci e minimamente tossiche per il paziente, per poter debellare anche altre tipologie di cancro».

Per questo, il team di ricercatori ha per caso alcuni anni fa a Charles Cockell lasciato una chiavetta usb e una copia car- dell’Università di Edimburgo. Un giorno si tacea delle istruzioni da dover seguire. Il accorse di avere dimenticato per almeno problema è che persino le chiavette usb 10 anni un vetrino da laboratorio con bat“ingialliscono” come fogli di carta, renden- teri di Chroococcidiopsis e provò a renderli do anche le istruzioni obsolete. E visto che nuovamente vitali. Funzionò, confermando nessuna strategia rischia di essere del tutto altre ricerche condotte in passato su batinfallibile tra 500 anni, il team di ricercatori teri ancora più antichi, riportati in vita dai ha chiesto ad altri scienziati di copiare ogni ricercatori. Il nuovo esperimento potrebbe 25 le istruzioni, in modo che rimangano ag- aiutarci a comprendere meglio come facgiornate sia da un punto di vista linguistico ciano alcune specie a essere così longeve che tecnologico. Insomma nasceranno gli e a conservare il loro Dna per periodi di amanuensi dei labotempo enormemente ratori. Gli scienziati superiori rispetto a Il progetto di ricerca hanno anche valutato quanto riesca a fare il l’opzione di far scolnostro organismo. è stato condotto tra pire le procedure su Ma questo tipo Germania, Scozia una lastra di pietra di esperimento “proo di metallo, ma anlisso” non è l’unico e Stati Uniti di lunghissima durache questa soluzione ta nella storia della non darebbe garanzie sufficienti. Inoltre, una civiltà che tra 500 ricerca scientifica. Il caso più noto è forse anni trovasse le iscrizioni potrebbe faticare quello del fisico australiano Thomas Para comprenderle, rovinando l’esperimento. nell, che nel 1927 inserì del catrame in un Insomma i batteri garantiscono vita, ma imbuto per testarne la viscosità, misurando quanto tempo impiegasse il materiale per l’uomo non può garantire l’attendibilità. L’idea di mettere alla prova la durata cadere in un recipiente sottostante. Pardei batteri per così tanto tempo è venuta nell morì senza una risposta: l’esperimento

è ancora in corso oggi, la goccia più recente si è staccata dall’imbuto nel 2014. Presso la Michigan State University (Stati Uniti) è in corso un altro esperimento sui batteri che potrebbe durare secoli. Dal 1988, il ricercatore Richard Lenski sta studiando come i batteri di Escherichia coli mutino ed evolvano di generazione in generazione. Anno dopo anno, e complice la rapida capacità di riproduzione di questi batteri, l’esperimento è arrivato alla generazione 70.500. Lenski in realtà voleva chiudere il test dopo qualche anno, ma ha raccontato di avere proseguito dopo essere stato sollecitato da molti colleghi a farlo, per non perdere informazioni che si sarebbero potute rivelare preziose per gli studi sulla longevità. Quotidianamente, nel laboratorio di Lenski le colonie di E. coli vengono trasferite in una nuova ampolla, fatta con lo stesso vetro e lo stesso terreno di coltura utilizzati dal 1988. In 30 anni i sistemi di analisi e studio sono cambiati enormemente, con grandi progressi che hanno permesso di studiare più approfonditamente il Dna della colonia e le sue mutazioni. Per la serie meglio farsi piccoli piccoli per sopravvivere all’eternità. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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di Elisabetta Gramolini

Sede dell’Università “La Sapienza” di Roma.

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ella lotta contro i tumori, qualche organismi, fino a pochi anni fa non erasperanza e nuove ipotesi giungo- no mai stati intensamente studiati. Oggi, no dalla ricerca focalizzata sugli invece, sappiamo che sono interessanti RNA circolari (circRNA). Una sotto vari punti di vista: sono molto staricerca, condotta da un team guidato bili, sono deregolati in numerosi processi dalla professoressa Irene Bozzoni del di- biologici, sia fisiologici che patologici, e partimento di Biologia e Biotecnologie per alcuni di loro si sta studiando la pos“Charles Darwin” dell’Università “La Sa- sibilità di usarli come bio-marcatori in alpienza” di Roma, in collaborazione con il cune patologie. Center for Life Nano Science dell’Istituto Abbiamo iniziato lo studio di questo italiano di tecnologia (Iit), ha dimostra- specifico RNA circolare alcuni anni fa. Ci to il ruolo di uno specifico RNA circolare siamo interessati a circ-ZNF609 – precinel controllo della proliferazione di cel- sa - perché la sua assenza inibisce fortelule tumorali. Pubmente la proliferablicato sulla rivista zione di progenitori Oncogene, lo studio La ricerca è stata condotta di cellule muscolari è stato supportato sane. Questa sua cadal dipartimento di da un progetto Adpacità di regolare la vanced Grant ERC Biologia e Biotecnologie de proliferazione cellue dalla Fondazione lare lo ha reso subito “La Sapienza” di Roma Telethon. interessante ai noI ricercatori hanstri occhi, e ci siamo no identificato nella specie circ-ZNF609 chiesti se potesse esercitare un’azione degli RNA un importante ruolo di rego- simile anche in cellule tumorali». lazione nel rabdomiosarcoma, un tumore La scelta di dedicare lo studio al rabpediatrico che si sviluppa dalle cellule domiosarcoma non è stata casuale, dal del muscolo scheletrico. «I nostri studi – momento che il team era già impegnato afferma la professoressa Bozzoni – han- nell’osservazione di circ-ZNF609 nell’amno indicato che circ-ZNF609 controlla lo bito della biologia del muscolo schelesviluppo delle cellule tumorali e che la ri- trico. Questo specifico tumore è «il più duzione della sua espressione determina frequente sarcoma dei tessuti molli in età un notevole rallentapediatrica – ricoda la mento della crescita dottoressa Rossi -. I ricercatori hanno tumorale». Inoltre, c’è urgente Il motivo per cui necessità di scoprire individuato nel circgli scienziati sono nuovi target e cirZNF609 un regolatore partiti nella loro cuiti molecolari da ricerca da questa sfruttare per nuove del cancro pediatrico particolare classe e più mirate terapie di RNA circolari lo in futuro. spiega a “Il Giornale dei Biologi” la dotQuello che abbiamo scoperto è che toressa Francesca Rossi, dottoranda in circ-ZNF609 è espresso in rabdomiosargenetica e biologia molecolare e prima coma a livelli più alti rispetto al muscolo firma dell’articolo: «Sebbene – dice - gli sano, e questo è concorde con il ruolo di RNA circolari siano espressi in diversi promotore della crescita cellulare che

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abbiamo ipotizzato per questa molecola». Il gruppo di studiosi non si è limitato a osservare l’aumento della macromolecola, ma ha indagato i processi di segnalazione destinati alla cellula che, in un secondo momento, traduce l’informazione in cambiamenti o alterazioni. «L’abbassamento dei livelli di espressione di circ-ZNF609 – illustra la dottoressa -, in cellule derivate da rabdomiosarcoma embrionale, è in grado di rallentare significativamente la crescita tumorale, andando ad agire su un momento specifico del ciclo cellulare: la transizione da fase G1 a fase S. Molti regolatori chiave di questo processo sono alterati a seguito della deplezione di circZNF609: dalla proteina retinoblastoma, che regola il passaggio G1-S, al fattore Akt, che controlla vari circuiti legati alla sopravvivenza cellulare». L’importanza di questa scoperta è facilmente intuibile: aver indentificato un nuovo target molecolare che riesce da solo a controllare la proliferazione di cellule di rabdomiosarcoma embrionale è un


SALUTE

TUMORI INFANTILI: BIOLOGI TROVANO UN NUOVO TARGET

Scoperto un Rna circolare fondamentale per lo sviluppo del rabdomiosarcoma primo passo importante. «È il mattoncino – commenta Rossi - su cui cominciare a costruire una nuova strategia terapeutica per ridurre la sua espressione nelle cellule tumorali, selettivamente. Quello che stiamo facendo ora – continua - è studiare con quali altre molecole di RNA e proteine circ-ZNF609 interagisce, per dissezionare meglio il meccanismo molecolare attraverso cui svolge la sua attività di regolatore della crescita cellulare, e identificare i punti nodali dei processi da esso dipendenti su cui intervenire da un punto di vista terapeutico». Anche se cauta, la ricercatrice apre a ulteriori prospettive: «è possibile che circ-ZNF609 sia coinvolto nella regolazione della proliferazione in altri tipi di tessuti e anche di tumori, e che quindi possa essere utilizzato come bersaglio molecolare nella loro cura. Questa molecola, infatti, è stata recentemente associata a tumore alla mammella, al colon-retto e anche alla malattia di Hirschsprung».

Gli Rna circolari

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attenzione verso questa © Andrii Vodolazhskyil/www.shutterstock.com classe di macromolecole informazionali è molto recente. I circRNA infatti sono stati identificati solo da poco, grazie allo sviluppo di tecnologie molto più sensibili utili al sequenziamento degli RNA. Sebbene questa acquisizione scientifica abbia aperto nuove interessanti prospettive di ricerca, ancora poco si sa sulla loro specifica funzione, ma sono numerosi gli studi scientifici internazionali interessati a capire se sia possibile intervenire sul loro meccanismo per il controllo della diffusione del tumore. Già nel 2017, il team diretto dalla dottoressa Bozzoni, aveva pubblicato un articolo su Molecular Cell riguardo a circ-ZNF609 in cui era stata evidenziata una caratteristica molto particolare : quella di poter essere tradotto in proteina, cosa che si riteneva esclusivo appannaggio degli RNA lineari (gli RNA messaggeri).

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SALUTE

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no studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature ha osservato la trasmissibilità del morbo di Alzheimer, a seguito dell’iniezione dell’ormone della crescita estratto da ipofisi di cadavere (c-hGH). Per descrivere la ricerca, però, occorre fare qualche passo indietro nel tempo. Per circa trent’anni, dal 1958 fino al 1985, 30mila ragazzini sono stati sottoposti in tutto il mondo al trattamento per disturbi della crescita e altri disordini genetici. Nello stesso periodo, in Gran Bretagna, sono stati trattati con lo stesso tipo di ormone 1.883 pazienti. Dopo un periodo di incubazione superiore a 40 anni, 80 di loro hanno sviluppato la malattia di Creutzfeldt Jakob. I ricercatori dello University College di Londra, coordinati da John Collinge, hanno esaminato il cervello di otto persone decedute per la stessa malattia, alle quali in età pediatrica era stato somministrato il trattamento. Tutti presentavano un accumulo di proteine beta-amiloidi, tipico del morbo di Alzheimer, nonostante nessuno di loro avesse manifestato i sintomi, poiché decedute giovani. Stimolati da questa osservazione, i ricercatori hanno recuperato i campioni dell’ormone della crescita somministrato in Gran Bretagna, prodotto all’epoca con un particolare metodo estrattivo (procedura di Wilhelmi Hartree-modificata – HWP). Una volta analizzati, i lotti hanno presentato un alto tasso di proteine beta-amiloidi e tau. Il team dello University College ha iniettato il prodotto in topi geneticamente modificati. Contemporaneamente, gli studiosi hanno somministrato l’ormone della crescita di origine sintetica su un altro gruppo di topi. Nel primo gruppo di cavie, sono state riscontrate placche di proteine beta-amiloidi e tau oltre ad angiopatia Aβ-amiloide, che può portare a emorragie cerebrali e demenza ed è

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IL LEGAME TRA ALZHEIMER E ORMONE DELLA CRESCITA A Londra studiano i casi di persone trattate che presentano un alto tasso di beta-amiloidi e tau

causata da depositi Aβ a livello dei vasi. Al cili da individuare in quanto riguarderebcontrario, i topi trattati con l’ormone della bero l’utilizzo di proteine aberranti che crescita sintetico, non hanno mostrato ac- inoculate all’interno dell’organismo ospite, potrebbero far partire un processo di cumuli di queste proteine. «Questi risultati – sostengono gli au- moltiplicazione delle proteine patogene. tori - hanno ricadute sia in termini di pre- Di sicuro, se le osservazioni riportate sono venzione, che di trattamento del morbo di corrette, ed esiste realmente un rapporto Alzheimer e dovrebbero portare ad una di causa effetto (i casi descritti sono abbatempestiva revisione del rischio di tra- stanza pochi), per la diffusione le procesmissione iatrogena dure a rischio sarandei ‘semi’ Aβ, attrano quelle in cui da In Inghilterra, hanno una parte i materiali verso procedure mebiologici dovranno diche e chirurgiche, studiato il cervello essere prelevati dal da tempo riconosciudi otto persone decedute cervello di un donate a rischio di tratore e dall’altra ci dosmissione accidentaper la stessa malattia vrà essere l’inoculale di prioni». A quali zione nell’organismo procedure facciano riferimento gli autori dello studio lo spiega del soggetto che deve essere trattato. In a “Il Giornale dei Biologi” il professor Ar- alcuni individui che hanno sviluppato la mando Piccinni, Professore Straordinario Malattia di Creutzfeldt jacob dopo essere Università Unicamillus di Roma e presi- stati trattati da bambini per bassa statura dente della Fondazione BRF Onlus – Isti- con ormone umano ipofisario della crescituto per la ricerca scientifica in Psichiatria ta prelevato da cadaveri è stato trovato e Neuroscienze: «Le procedure mediche nel cervello una proteina patologica cae chirurgiche che potrebbero agevolare ratteristica del morbo di Alzheimer». Sebquesto tipo di diffusione sono molto diffi- bene come riconosciuto dallo psichiatra,


SALUTE

Trasmissibile, non contagioso

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i casi osservati dai ricercatori dell’Univer- mondo, circa 600mila in Italia. Numeri desità londinese siano pochi, lo studio può stinati a triplicarsi nel 2050, secondo l’Oressere comunque considerato utile per la ganizzazione mondiale di sanità. «Attualmente non esistono cure effiprevenzione dell’Alzheimer. «Si apre – commenta il professor Pic- caci che siano in grado di invertire la procinni - un nuovo scenario nella patogenesi gressiva ingravescenza della malattia di delle malattie neurodegenerative inseren- Alzheimer – ricorda il professor Piccinni do una nuova variabile di cui bisogna te- -. I farmaci a disposizione hanno un’attiner conto e che potrebbe risparmiare una vità molto modesta sul rallentamento o possibile diffusione sulla possibilità di della malattia con stabilizzare entro questo mezzo. Fino- La ricerca aprirebbe nuove una certa fascia di decorso il disturbo. Il ra non era stata prestrade per la cura e il trattamento attuale è sa in considerazione questo tipo di pos- trattamento delle patologie prevalentemente mirato al controllo dei sibilità». Anche per neurodegenerative sintomi che durante il trattamento della il decorso si sussemalattia, la ricerca inglese traccia nuove ipotesi: «Partendo guono e che con l’aggravamento della madalla natura della proteina aberrante – lattia si modificano. Ad una certa epoca suggerisce Piccinni - si potrebbe pensare della malattia – conclude - le cure mirano a vaccini che eliminino il rischio di diffu- prevalentemente ad un equilibrio del consione della proteina patogena. Comunque trollo comportamentale per consentire ricerche alla cui base ci siano tecniche di al paziente e ai familiari una convivenza natura immunitaria potrebbero dare risul- possibile per richieste che si fanno ogni tati innovativi». Oggi la malattia dell’Al- giorno più difficili e impegnative da sostezheimer copisce 50 milioni di persone nel nere.». (E. G.).

li autori dell’articolo pubblicato da Nature sottolineano l’ipotesi che il morbo di Alzheimer sia “trasmissibile” per via iatrogena e non sia “contagioso”. «Nel senso classico – afferma il professor Armando Piccinni - la malattia contagiosa si diffonde per via aerea, oro-fecale, ematica, sessuale, transplacentare, perinatale. La proteina aberrante dello studio non segue queste vie di diffusione, ma esclusivamente il passaggio da un organismo all’altro come appunto le proteine del GH da cadavere inoculate nell’organismo da trattare. Se manca il passaggio materiale da un organismo all’altro manca la trasmissione dell’agente patogeno».

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la madre di tutte le frasi quando si ha no e la guarigione siano strettamente corl’influenza: “Dormi che ti passa”. Non relati, il nostro studio collega direttamente sempre funziona, ma di certo aiuta. E il sonno al sistema immunitario e fornisce se il nostro corpo nelle giornate in cui una potenziale spiegazione su come il sonnon ci sentiamo bene “reagisce” dormen- no aumenti durante la malattia» ha spiegato do, probabilmente lo dobbiamo a un par- Amita Sehgal. ticolare gene. È la scoperta dei ricercatori I moscerini privati del gene avevano della Perelman School of Medicine dell’U- problemi a dormire e si svegliavano più faniversità della Pennsylvania guidati dalla cilmente durante il sonno diurno e, al tempo biologa Amitha Segal e dal giapponese Hi- stesso, sentivano meno il bisogno di dormirofumi Toda, primo autore di uno studio re pur essendo malati o non avendo potuto che i due hanno appena pubblicato sulla riposare. Al contrario i moscerini infetti da rivista Science. batteri e dotati del gene hanno dimostrato la I ricercatori vocapacità di aumentare levano indagare il il sonno o la sensazioNella proteina Nemuri rapporto fra sonne di dover riposare. no, malattie e difese Queste drosofile hanc’è la spiegazione del immunitarie e per no inoltre dimostraperché dormiamo concentrarsi su posto una maggiore sosibili meccanismi pravvivenza rispetto quando siamo malati adottati dagli umani, a quelle provate del che in media trascorgene. Il peptide anrono un terzo dell’esistenza dormendo, timicrobico (AMP) gioca dunque un ruolo sono partiti dall’analisi dei comportamenti fondamentale nella partita infezione-sonnei moscerini della frutta. Studiando le dro- no-ripresa. sofile hanno cercato di capire quali sono i «La proteina Nemuri è un autentico momeccanismi chimici che spingono il nostro tore per mantenere il sonno in condizioni di organismo a dormire in alcune situazioni e elevato bisogno di dormire come quando perché dormiamo quando siamo malati. Al siamo malati» spiega Hirofumi Toda. Allo centro di tutto, secondo gli scienziati, c’è un stesso tempo il giapponese ricorda che la singolo gene che codifica la proteina Nemu- proteina codificata da questo gene comri, che in giapponebatte le infezioni batse significa appunto teriche e induce un La ricerca è stata condotta bisogno di sonno pro“sonno” o “dormire”. È in grado, in sofondo e prolungato sugli animali, ma non stanza, di aumentare finché l’infezione non si esclude sia valida la necessità di ripoè debellata. Questo sare. Nel momento in spiegherebbe perché anche per l’uomo cui si verifica un’infequando non stiamo zione Nemuri combatbene la necessità di te infatti i germi con la sua intrinseca attivi- dormire aumenti anche nelle ore diurne. tà antimicrobica: questa viene secreta dalle Grazie alle proprietà di Nemuri, che funge cellule del cervello per indurre i moscerini da collegamento diretto tra regolazione del studiati ad un sonno profondo e prolungato. sonno e sistema immunitario, aumentano «Mentre è una nozione comune che il son- così le possibilità di dormire sconfiggendo i

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batteri. E siccome il sonno durante la malattia migliora le possibilità di sopravvivere si può affermare che l’azione del gene è direttamente collegata alle funzioni immunitarie. Un’azione simile è stata riscontrata anche in rane e pesci, ma non ancora nei mammiferi. Per altri ricercatori, come Grigorios Oikonomou e David Prober, «l’idea che un maggior sonno durante un’infezione abbia un’efficacia protettiva è molto interessante e corrobora la nozione comune dei benefici di una buona notte di sonno». Per ora lo studio effettuato riguarda principalmente gli animali, ma i ricercatori non escludono meccanismi simili negli esseri umani mentre nei mammiferi, più in generale, conosciamo già alcuni neurotrasmettitori come la dopamina e l’istamina che sono associati all’eccitazione e favoriscono il risveglio. «Sappiamo che il sonno segue il ritmo naturale delle ventiquattro ore, il cosiddetto ritmo circadiano, guidato da un orologio biologico - spiega Amita Sehgal - ma sappiamo anche che esiste un altro sistema di regolazione del sonno chiamato


SALUTE

NEL SONNO IL GENE CONTRO L’INFLUENZA La scoperta arriva dagli studi condotti dall’Università della Pennsylvania

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sistema omeostatico che opera per garantire all’organismo sonno a sufficienza. Di norma i due sistemi lavorano di concerto, ma in alcuni casi il sistema omeostatico sovrasta quello circadiano così se una persona per qualche motivo resta sveglia tutta la notte sarà indotta a dormire la mattina seguente, anche se l’orologio biologico direbbe di stare sveglio». Lo stesso accade quando abbiamo una malattia infettiva. La scoperta di Nemuri spingerà ora i ricercatori a cercare di individuare il complesso insieme di geni che governa il sistema omeostatico del sonno anche negli umani. Una delle possibilità che gli scienziati auspicano per il futuro, quando le sperimentazioni, anche con tecnica CRISPR (per modifiche del Dna) saranno effettuate su topi e altri mammiferi, è riuscire a costruire un modello che sia adattabile anche agli esseri umani: la speranza è di riuscire a mettere a punto tecniche finalizzate nello stesso tempo alla induzione del sonno ristoratore in modo da riuscire a contrastare le infezioni in modo semplice. Dormendo. (G. T.).

Meglio farsi cullare

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olete dormire meglio? Fatevi culla© Dudarev Mikhail/www.shutterstock.com re. Esattamente come per i neonati, essere cullati migliora la qualità del sonno, potenzia la memoria e ci fa dormire più profondamente e più in fretta. Lo certificano due nuovi studi condotti in Svizzera e pubblicati su Current Biology. Per decretarlo sono stati fatti studi sia su esseri umani che su animali. Nel primo caso gli scienziati hanno fatto dormire un gruppo di volontari una notte su un letto basculante e l’altra sullo stesso letto tenuto fermo. In movimento le persone si sono addormentate più in fretta e profondamente. Coloro che sono stati cullati ininterrottamente hanno anche totalizzato punteggi maggiori ai test di memoria. Un secondo esperimento è stato fatto sui topi: gli esperti hanno scoperto che gli effetti del movimento ondulatorio sono mediati dall’orecchio interno che trasferisce l’informazione del movimento al cervello. In futuro gli scienziati sperano di riuscire, tramite farmaci, a ricostruire gli effetti del cullare andando a stimolare le stesse aree neurali attivare dal movimento ondulatorio aiutando così chi soffre di insonnia.

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SALUTE

TANTI AUGURI ALLA TAVOLA PERIODICA Il prossimo 6 marzo ricorreranno i 150 anni dalla sua nascita di Marco Modugno

insieme al marito un Nobel per la fisica, per gli studi sulle radiazioni, mentre nel 1911 fu insignita del premio Nobel per la l 6 marzo, si celebrerà il 150° com- chimica grazie alla scoperta del radio e pleanno della Tavola Periodica degli del polonio, elemento che deve il nome elementi. Per l’occasione, Nature, una proprio alla sua terra natia. Tra le tante ricercatrici ci sono storie delle più importanti riviste scientifiche internazionali, sul suo sito rende omag- più o meno particolari, come nel caso di gio a tutte quelle che sono state le pio- Julia Lermontova, di lei non abbiamo molniere, che grazie alle loro scoperte, han- te notizie sul suo passato, ma grazie alle no contribuito ad arricchire la lista degli testimonianze ritrovate negli archivi di elementi noti, prima e dopo il chimico Mendeleev, sappiamo che fu lo stesso chirusso Dmitrij Menmico a spingerla neldeleev, del quale la lo studio sempre più La rivista Nature Tavola periodica ha raffinato di tecniche preso poi la denomiha reso omaggio a tutte cruciali per studiare nazione. e mettere in ordine le scienziate che hanno gli elementi. Tra di esse, molAltra storia inte hanno portato scoperto elementi teressante è quella avanti la loro attività che riguarda la fisica lavorando nell’ombra senza ottenere particolari attenzioni, austriaca, Lisa Meitner, prima donna ad altre invece grazie alle loro scoperte sono ottenere un dottorato nell’Università di salite alla ribalta diventando celebri. È il Vienna, dopo non essere riuscita ad ottecaso di Maria Skłodowska, meglio cono- nere un incarico nel prestigioso Istituto sciuta come Marie Curie, chimica e fisica del Radio, dove lavorava Marie Curie, dedi origine polacca, naturalizzata succes- cise di trasferirsi a Berlino dove conobbe sivamente in Francia, che nel 1903 vinse il giovane chimico Otto Hanh e proprio

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insieme a lui tra il 1917 e il 1918 scoprì l’elemento 91. Portò avanti le sue ricerche nel laboratorio seminterrato di Hanh lavorando nell’ombra risultando infatti come “ospite non pagato”. Durante il suo periodo tedesco si fece conoscere negli ambienti della Fisica ed ebbe così modo di entrare in contatto anche con Albert Einstein. Molto simile è anche la vicenda della fisica e chimica tedesca Ida Noddack. A lei insieme al marito Walter Noddack è dovuta la scoperta del renio. Lavorò per tutta la vita anche lei come ospite nel laboratorio del marito e nessuno la prese sul serio quando, nel 1934, fu la prima ad ipotizzare l’idea della fissione nucleare. La sua intuizione venne ignorata poiché contraria al pensiero fisico del momento e lei mai si dedicò a verificare la sua teoria, che venne poi confermata da alcuni esperti del gruppo di Enrico Fermi. Ben diversa è invece la storia della chimica francese Marguerite Perey che nel 1939 scoprì il francio dandogli il nome della sua patria proprio come fece la sua insegnate Marie Curie con il polonio. Nel 1962 fu la prima donna a diven-


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SALUTE

La tabella di Mendeleev

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tare membro dell’Accademia francese polacca di origine ebraica morta nel 1942 delle scienze: onorificenza che non venne nel campo di sterminio nazista di Treblinka, fu la prima che riuscì a dimostrare riconosciuta alla sua insegnante. Con l’individuazione del francio si con prove sperimentali che gli atomi di mise la parola fine alla scoperta degli ele- uno stesso elemento possono avere un menti naturali e da questo momento in peso diverso. Reatha Clark King, invece poi nacque una nuova fase della ricerca fu il primo chimico afroamericano impieche vide individuare gli elementi instabili gata nell’Ufficio americano delle misure, prodotti negli acceleratori di particelle. dedico gran parte dei suoi studi nell’anaIn questa nuova fase senza ombra di dub- lizzare le caratteristiche di diversi gas, bio è da menzionare il nome del chimico studiando le miscele in seguito utilizzate nucleare, Darleane C. Hoffman, che di- dalla Nasa come propellente per i propri venne la prima donrazzi. Particolare la na a capo di una divistoria della Nippo-aCon l’individuazione sione scientifica del mericana Toshiko laboratorio ameriMayeda, che si dedel francio cano di Los Alamos, dicò allo studio del terminarono le scoperte rapporto tra gli atodove studiò il fermio 257 e dove vennero delle componenti naturali mi di ossigeno presenti nelle conchiformate generazioni glie fossili per poter di ricercatrici. Tra le sue allieve spicca il nome di Dawn Shau- riuscire così a dedurre le temperature ghnessy, che con i suoi studi contribuì a degli oceani preistorici. Come molti suoi connazionali di oriscoprire ben sei elementi. Nature si sofferma anche a celebrare gine giapponese, la Mayeda subì forti quelle donne che hanno incentrato i loro discriminazioni dopo l’attacco di Pearl studi sul comportamento degli elementi, Harbor, fortunatamente la comunità come fece il chimico Stefanie Horovitz, scientifica le riconobbe i suoi meriti.

a tavola periodica è lo schema con cui sono ordinati gli elementi chimici. Fu ideata dal chimico russo Dmitrij Ivanovič Mendeleev nel 1869. In principio contava numerosi spazi vuoti, previsti per gli elementi che sarebbero stati scoperti in futuro, alcuni dei quali nella seconda metà del Novecento. Nella moderna tavola periodica degli elementi, a differenza di quanto previsto in quella del suo fondatore, gli elementi chimici sono ordinati in base al numero atomico crescente. A sinistra e al centro sono situati i metalli, a destra i non metalli. Le proprietà dei metalli sono durezza, lucentezza, duttilità, malleabilità e buona conduzione di corrente elettrica e di calore. I gruppi sono il I A (metalli alcalini), e II A (metalli alcalino – terrosi che contengono i metalli più reattivi). Dall’altra parte della tavola si trovano i non-metalli, nei gruppi VI A (calcogeni), VII A (alogeni), VIII A (gas nobili o rari). Gli elementi dei gruppi dal III A al V A comprendono sia metalli che non-metalli. Il carattere metallico degli elementi aumenta man mano che si scende nella tavola. La classificazione degli elementi come metalli o non-metalli avviene in base alla loro struttura elettronica: gli elementi con tre o meno elettroni nel livello esterno sono considerati metalli, gli elementi con cinque o più elettroni nel livello esterno sono considerati non-metalli. Alcuni elementi hanno caratteristiche sia metalliche che non e sono indicati come semimetalli. Gli elementi dei gruppi dal I B al VIII B sono chiamati elementi di transizione e mostrano tutti caratteristiche metalliche. © humdan/www.shutterstock.com

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di Mirella Domenica Elia

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a dieta chetogena è un regime alimentare caratterizzato da un elevatissimo contenuto di lipidi (a volte può rappresentare anche il 90 per cento dell’energia totale) e da un basso contenuto in glucidi utile a riprodurre, dal punto di vista biochimico, ciò che accade durante il digiuno prolungato, cioè si formano i corpi chetonici, sostanze caratterizzate da importanti effetti metabolici. La dieta DC è, a tutti gli effetti, un trattamento terapeutico, utilizzato in tutto il mondo per la cura dell’epilessia farmaco-resistente (soprattutto in età pediatrica) e per due difetti enzimatici che causano disturbi del metabolismo energetico a livello cerebrale (deficit Glut 1 e deficit PDH) e, in questo caso, i chetoni vengono utilizzati come fonte energetica alternativa. Dal punto di vista biochimico una dieta squilibrata, con alto apporto lipidico e basso apporto in carboidrati, è in grado di determinare modifiche a livello cerebrale e sull’organismo che coinvolgono l’equilibrio acido-base e idroelettrolitico, e comporta attivazioni ormonali, neuronali, fattori di crescita e recettori della proliferazione perossisomale α (PPAR α), aumento biogenesi mitocondriale che possono scatenare una serie di risposte cliniche di rilievo, motivo per il quale, prima di iniziare il trattamento dietetico, si deve condurre sempre un accurato screening volto a escludere le controindicazioni assolute. Da punto di vista metabolico vanno escluse patologie come deficit primitivo di carnitina, deficit di carnitina palmitoiltransferasi I o II, deficit di carnitina translocasi, difetti della beta-ossidazione (MCAD, LCAD, SCAD), deficit di 3-idrossiacil-CoA a catena lunga e a catena media, deficit di piruvato carbossilasi,

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DIETA CHETOGENA: OPZIONE TERAPEUTICA PER TUTTI? Facciamo chiarezza sulle caratteristiche di questo regime alimentare

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porfiria (1, 2) e dislipidemie genetiche. lico la DC ha sortito risultati positivi in A prescindere dalle controindicazioni studi occasionali anche nell’ Iperglicineassolute, è bene sapere che, la DC può mia non chetotica (NKH), nell’Iperinsusempre causare effetti indesiderati sia a linismo congenito in pazienti selezionati breve termine (nausea, vomito, diarrea, non responsivi alla terapia medica (HI), inappetenza, letargia transitoria, ipogli- nella Glicogenosi tipo III, nelle Encefalocemia ed acidosi) che a lungo termine patie mitocondriali e in ambito neurolo(stipsi, iperuricegico nell’Emiplegia mia, ipoproteinemia, alternante (3, 4). iperlipidemia, ipoAnche altre siÈ un’alimentazione calcemia, osteopetuazioni cliniche caratterizzata da nia, calcolosi renale hanno suscitato ale ritardo della cretrettanto interesse un elevatissimo scita) motivo per il nell’applicazione contenuto di lipidi quale questa dieta, della DC: tumori, quale che sia l’indiobesità, cefalea, cazione, deve semautismo e malattie pre essere gestita da personale esperto neuromuscolari. Naturalmente si tratta (1, 2) per una corretta gestione del mo- di segnalazioni sporadiche e in ogni caso nitoraggio clinico e biochimico. saranno necessari ulteriori studi per valutarne l’applicabilità e la sicurezza.

Nuove applicazioni terapeutiche

Progressivamente nel tempo si è assistito alla pubblicazione di un numero crescente di studi sul possibile utilizzo della dieta chetogena in altre condizioni cliniche. In particolare in ambito metabo-

Dieta chetogena e tumori I tumori cerebrali sono i tumori di tipo solido più frequenti e presentano il più alto tasso di mortalità tra le forme di tumori maligni in età pediatrica. A so-


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stegno delle classiche opzioni di tratta- allargati anche su altri tipi di tumore: le mento per i tumori cerebrali, negli ultimi maggiori evidenze (> 3 studi) sono staanni si è prospettata la possibilità di un te riportate per il glioblastoma mentre intervento dietetico specifico attraverso piccolo o nessun beneficio è stato riporl’utilizzo della DC sfruttandone l’effetto tato per altri 2 tipi di tumore cerebrale (astrocitoma e medulloblastoma). Buoantiangiogenico e proapoptotico. Le cellule tumorali (in particolare ne evidenze sono disponibili per tumori quelle del sistema della prostata, del nervoso centrale) colon, del pancreas utilizzano prevalene del polmone. In Può essere applicata temente la via glitutti questi casi la colitica per la loro nelle situazioni di obesità DC viene utilizzata come terapia adiusopravvivenza e una grave o prima della vante, ma spesso alimentazione a richirurgia bariatrica deve fare i conti con dotto apporto di glugli effetti collaterali cosio come la dieta della chemioterapia chetogena sembrerebbe in grado di bloccare o rallentare la e della terapia radiante (nausea, inapcrescita delle cellule neoplastiche oltre petenza, alterazione dei sapori e altri ad esercitare anche un’influenza sulla disturbi gastrointestinali). secrezione di insulina, la cui diminuzione si accompagna ad una riduzione dei Dieta chetogena e obesità fattori di crescita cellulare (IGF1 e GH) La dieta chetogena potrebbe avere (5,6). una applicabilità esclusivamente nelle Al momento le evidenze relative a situazioni di obesità grave e in particolaquesta applicazione sono ancora limita- re potrebbe essere una terapia dietetica te. Gli studi in fase preclinica sono stati da prendere in considerazione prima di

decidere per un intervento di chirurgia bariatrica. La DC induce perdita di peso perché si accompagna ad una restrizione calorica (presupposto imprescindibile di ogni dieta) e facilita l’aderenza alla dieta per l’effetto anoressizzante dei corpi chetonici; inoltre questo tipo di dieta garantisce il mantenimento del trofismo muscolare e un miglioramento di markers infiammatori e metabolici (in effetti esistono degli studi che evidenziano risultati positivi relativi alla DC in casi di diabete non insulino-dipendente e di obesità associata a steatosi epatica e iperinsulinismo). Naturalmente anche questo è un campo in cui, non essendoci un protocollo, andrebbero chiaramente definiti i tempi e le modalità di applicazione, anche allo scopo di evitare un aumento di peso successivo alla sospensione della dieta (7).

Dieta chetogena e cefalea L’emicrania è una condizione neurologica parossistica con molti aspetti sovrapponibili alla epilessia (entrambe sono caratterizzate da una condizione di ipereccitabilità cerebrale e spesso i farmaci usati per trattare la epilessia e quelli per trattare la emicrania sono gli stessi). La sua patogenesi è multifattoriale. La prima osservazione di un effetto positivo della DC su questo tipo di disturbo fu quella relativa a pazienti obesi e emicranici che sottoposti a dieta ipocalorica (con restrizione glucidica) riducevano sia il peso che la frequenza degli attacchi di emicrania con una persistenza del beneficio anche ad un anno dalla fine della dieta. Capire bene quali siano i meccanismi d’azione non è facile. Si pensa che la KD determini una normalizzazione del rapporto tra due neurotrasmettitori dall’effetto opposto (GABA e glutammato), un aumento del rilascio di Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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SALUTE serotonina, un potenziamento del metabolismo energetico cellulare cerebrale e un’azione antinfiammatoria da parte del beta-idrossibutirrato (8).

Dieta chetogena e psichiatria Mentre la DC ha una lunga tradizione in neurologia non ha un chiaro ruolo nella terapia dei disturbi mentali. D’altra parte la nota comorbilità tra epilessia e disturbi mentali potrebbe indicare l’esistenza di meccanismi comuni. La DC è stata introdotta di recente, con l’obiettivo proprio di controllare la sfera comportamentale e la stabilità umorale. In letteratura, per quanto riguarda l’uso della DC nel trattamento di bambini con comportamento autistico, troviamo uno studio pilota prospettico, su 30 bambini di età compresa tra 4 e 10 anni, nel quale si è osservato un miglioramento della concentrazione, della capacità di apprendimento, del comportamento sociale e della interazione, nel 60 per cento dei casi (9).

Patologie neuromuscolari Esistono recenti evidenze che la DC, grazie alla sua azione neuroprotettiva sia in grado di influenzare in senso positivo la funzione motoria. Sulla base di questo razionale gli effetti della DC sono stati sperimentati anche in patologie come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la sindrome di Angelman (AS), le miopatie mitocondriali, l’Alzheimer e il Parkinson.

In particolare il miglioramento della funzione motoria sarebbe in parte legato ai meccanismi già descritti di switch metabolico cellulare (i corpi chetonici sono una fonte energetica più efficiente del glucosio), di effetto antiossidante e di miglioramento della trasmissione sinaptica. L’azione della DC sulla funzione motoria però è anche mediata dal controllo della omeostasi cellulare tramite vie di segnale (per esempio in alcune malattie neuromuscolari c’è una deregolazione delle vie mTOR) e al suo effetto antiinfiammatorio (inibizione citochine proinfiammatorie da parte di PPARα e inibizione dell’inflammosoma NLRP3 da parte del βidrossibutirrato) (10).

protocollo di intervento o di una linea guida che sappiamo essere determinante ai fini dell’efficacia del trattamento e della sua sicurezza (comparsa e gestione di eventuali effetti collaterali sia a breve che a lungo termine).

Conclusioni Nonostante la relativa mancanza di dati clinici, c’è una letteratura emergente relativa all’applicazione della DC (e delle sue varianti) al di fuori delle indicazioni cliniche ufficiali. L’aspetto interessante è che un unico e semplice cambiamento dietetico può determinare un miglioramento sintomatologico in un gran numero di disordini con patofisiologia anche molto diversa. Nonostante si prospetti questo nuovo ventaglio di opportunità terapeutica, il problema più importante nelle applicazioni non classiche è la mancanza di un

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Bibliografia 1. Hartman AL, Vining EPG. Clinical Aspects of the Ketogenic Diet. Epilepsia 2007,48(1):31–42 2. Freeman J, Veggiotti P, Lanzi G, Tagliabue a. The ketogenic diet: from molecular mechanism to clinical effects. Epilepsy Res. 2006; 68: 145-80 3. Kossoff EH, Zupec-Kania BA, Amark PE, Ballaban-Gil KR, Christina Bergqvist AG, Blackford R, et al. Optimal clinical management of children receiving the ketogenic diet: recommendations of the International Ketogenic Diet Study Group. Epilepsia 2009;50(2):304–17. 4. Bough KJ, Rho JM. Anticonvulsant mechanism of the ketogenic diet. Epilepsia. 2007; 48: 43-58. 5. Schwartz K, Chang HT, Nikolai M, et al. Treatment of glioma patients with ketogenic diet: report of two cases treated with an IRB-approved energy-restricted ketogenic diet protocol and review of the literature. Cancer Metab 2015; 25: 3. 6. Oliveira LP, Mattingly S, Shirrmacher R. A nutritional perspective of ketogenic diet in cancer: a narrative review. J Acad Nutr Diet 2018; 118(4):668-688. 7. Paoli A. Ketogenic diet for obesity: friend or foe. Int J Environ. Res. Public Health 2014; 11: 2092-2107. 8. Di Lorenzo C et Al. Efficacy of Modified Atkins Ketogenic Diet in Chronic Cluster Headache: An Open-Label, Single-Arm, Clinical Trial. Front Neurol 2018. Feb 12; 9:64 9. Evangeliou A, Vlachonikolis I, Mihailidou H, et al. Application of a ketogenic diet in children with autistic behavior: pilot study. J Child Neurol. 2003; 18:113-8. 10. Gano LB, Patel M, Rho JM. Ketogenic diets, mitochondria, and neurological disease. J Lipid Res 2014:

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Come nasce un cosmetico

Criteri per la realizzazione dei prodotti di bellezza soggetto, principio o ragionamento. Si sviluppa quindi un’ipotesi e la si confronta con l’osservazione, dalla quale è partita la ricerca. Alle osservazioni si associano a nascita e lo sviluppo di un cosmetico necessita della conouna serie di domande e si fanno previsioni testate tramite espescenza della struttura e delle funzioni di cute, labbra, denti e rimenti, che daranno come risultato dati e informazioni. Questo di tutte le parti del corpo dove sarà possibile applicarlo, ma metodo permette quindi di formulare, testare e dare le giuste rianche della conoscenza delle proprietà chimico fisiche, della finiture all’ipotesi iniziale. A tutto ciò si associa il marketing, che sicurezza e dell’efficacia delle materie prime che verranno impiestudia i bisogni dei consumatori, raccoglie informazioni per capire gate nella formulazione. Il consumatore è una parte importante che tipo di prodotto può essere inserito sul mercato per convivere dello sviluppo del prodotto e della selezione degli ingredienti per con quelli già esistenti. Alcuni studi di settore hanno evidenziato la formulazione. Prima di pensare a una formulazione, è importanche i consumatori hanno la tendenza ad acquistare prodotti multifunzionali, perché sono quelli che garantiscono maggiore efficacia, te focalizzarsi sul tipo di pelle a cui voler indirizzare il prodotto, perché le ghiandole sebacce e sudoripare giocano un ruolo molto comfort, costo ridotto e quindi tanta convenienza. Nuove ricerche importante, fornendo uno strato protettivo e apparecchiature tecnologiche stanno svimisto di acqua e grassi, che conferisce all’epiluppano nuove materie prime, che presenIl consumatore è dermide morbidezza ed elasticità, garantendo tano caratteristiche di funzionalità e quindi protezione dai fattori esterni. Il normale fun- importante nello sviluppo multifunzionalità. La creazione di nuovi prozionamento di queste ghiandole può essere aldotti non è mai casuale, ma è la scoperta asdel prodotto e nella terato da età, disfunzioni ormonali, patologie. sociata all’applicazione. Per poter definire la tipologia di un prodotto Alle spalle della creazione di un nuovo selezione delle materie sono di importanza fondamentale: protezione prodotto c’è un processo fatto a tappe, tutai raggi UV, colorazione; condizioni ambientali to parte da un’invenzione, si passa alla spe(temperatura, umidità, cambi di stagione); stile di vita e alimentarimentazione, realizzazione di un prototipo, industrializzazione zione, che incidono molto sulla fisiologia cutanea, e la provenienza del prototipo, diffusione del prodotto. Un cosmetico ha successo etnica dell’eventuale consumatore a cui sarà destinato il prodotto. quando è abile a migliorare o a mantenere in buone condizioni la Non si può pensare di formulare un prodotto senza attenersi pelle e le sue caratteristiche. Tutti i prodotti con odori gradevoli o al Regolamento Cosmetico 1223/2009, che attribuisce ai prodotti texture particolari, influiscono sull’efficacia che si vuole avere riucosmetici le funzioni di pulire, profumare, proteggere, modificare scendo a fidelizzare il consumatore, che a sua volta sarà promotore l’aspetto, correggere gli odori corporei e garantire il buono stato. del prodotto. Il prodotto cosmetico in sintesi è un unicum, venuto fuori da Il cosmetico interagisce attivamente con la cute, per mantenere le materie prime qualitativamente qualificate, gradevole per essere sue condizioni fisiologiche in buono stato. Per sviluppare e creare nuovi cosmetici, l’unico metodo riconosciuto è quello scientifico utilizzato, stabile dal punto di vista chimico-fisico, sicuro ed efficache si basa su evidenze empiriche e misurabili, che riguardano un ce per garantire e soddisfare le esigenze del consumatore.

di Carla Cimmino

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di Giacomo Talignani

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el fondo del mare le stelle non brillano più: i girasoli si sono trasformati in zombie. Sembra un film di fantascienza, ma purtroppo è realtà. Nel giro di soli cinque anni le popolazioni di Pycnopodia helianthoides, appartenenti al genere Pycnopodia e meglio conosciute come stelle marine girasole, stanno letteralmente scomparendo dai fondali della costa del Pacifico. Un tempo questa stella marina era comune “quanto un pettirosso”, dicono gli scienziati per dare un’idea, oggi riuscire a trovarne una è quasi un miracolo. Il problema è che senza queste stelle, che si nutrono di ricci di mare, i delicati equilibri degli ecosistemi marini stanno saltando: senza predatori i ricci stanno divorando praterie di alghe fondamentali per la vita negli habitat delle coste americane. Lo strano fenomeno della sparizione delle stelle, definita una “apocalisse zombie subacquea”, ha davvero contorni inquietanti, peggio di una pellicola horror. Le stelle infatti, prima di morire, si trasformano: diventano bianche e si squagliano lacerandosi poco a poco. La causa, già accertata da tempo, sarebbe legata a un virus che fa sì che quando viene contratta la malattia si sviluppino lesioni tali da far cadere le membra della stella che si disperdono poi sul fondale. Uno spettacolo raccapricciante a cui i biologi marini assistono fin dal 2013, quando è stata riscontrata la sparizione di oltre 20 specie di stelle marine fra il Messico e l’Alaska. Vista la numerosa quantità di specie diverse colpite, con alcune che per fortuna sono state risparmiate dal virus, negli ultimi anni i ricercatori sono stati impegnati per cercare di comprendere l’enigma di queste terribili morti. In particolare, a preoccupare gli scienziati, c’è proprio la sparizione della stella di girasole: è stato calcolato che con l’estinzione in corso i ricci di

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mare stanno decimando le foreste di alghe si riprendano. Le stelle marine, negli anni, e si sta verificando una perdita stimata di sono state colpite da numerose ondate di oltre il 90 per cento delle foreste di alghe malattie. Da quelle verificatesi negli Ottanta sino al 1997 quando la malattia colpì al della California. Le percentuali divulgate dal National largo della California meridionale, dove il Oceanic and Atmospheric Administra- fenomeno del El Niño contribuì ad acque tion sono impressionanti: i ricercatori del eccezionalmente calde. Nel giugno 2013 i NOAA hanno infatti biologi hanno comintrascinato oltre 3mila ciato ad osservare di Senza di loro, che si chilometri di fondanuovo il fenomeno li oceanici lungo la nutrono di ricci di mare, nella zona di Starfish Point. Le stelle porcosta scoprendo che gli ecosistemi marini tavano i segni della in alcune zone eramalattia: il consorzio no scomparse dal 60 stanno cambiando scientifico chiamato per cento al 100 per Multi-Agency Rocky cento delle stelle di Intertidal Network (MARINe) decise di ingirasole. Numeri che fanno temere i biologi: si dagare approfondendo la situazione in cencrede che sa la piaga continuerà potreb- tinaia di siti lungo la costa americana. Gli bero “estinguersi” diverse specie di stelle “zombie” erano ovunque, fino all’Alaska. La marine. «L’entità della potenziale perdita di sindrome era presente in centinaia di zone biodiversità degli invertebrati è così travol- e la mortalità riscontrata era del cento gente» ha spiegato Drew Harvell della Cor- per cento. Molti aspetti della malattia che nell University ricordando che potrebbero colpisce le stelle marine restano ad oggi volerci decenni prima che le popolazioni sconosciuti ma, credono i biologi, la com-


AMBIENTE

IN FONDO AL MARE SI SPENGONO LE STELLE

La popolazione di Pycnopodia helianthoides sta scomparendo dal Pacifico

Non toccate le stelle

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binazione devastante dell’aumento delle Nel 2016 i ricercatori Noaa non sono riuscitemperature dei mari legata al surriscalda- ti a trovare nemmeno un singolo individuo mento dell’oceano e dell’epidemia hanno in quasi 700 reti da traino. «Uno shock» dice Harvell. Nell’estate contribuito a un disastro ecologico difficile da colmare, qualcosa “senza precedenti”, 2017 è stato avvistato un solo esemplare. spiegano i ricercatori dell’Università della Nel frattempo «le foreste di Kelp lungo la California in un recente articolo appena costa occidentale sono state colpite dupubblicato su Scienramente e sono suce Advances. scettibili a diminuire L’ondata di calore che «L’ondata di caulteriormente dato lore negli oceani che i predatori come coinvolge gli oceani le stelle di girasole sta esacerbando la sta uccidendo diventano estremamalattia della stella mente rari» afferma marina girasole. È la stella girasole Carol Blanchette una malattia letale, e dell’Università della quando aggiungi una temperatura più alta, uccide più veloce- California a Santa Barbara. Oggi nuovi esperimenti in laboratorio mente, provocando un impatto maggiore» scrivono. Per un po’ di tempo c’è stata la e ricerche sul campo offrono timidi spunti speranza che le stelle si fossero spostate in per sperare in una ripresa delle popolazioacque più profonde, ma un mix di dati del ni ormai scomparse ma ci vorrà moltissimo Noaa e di altri istituti di ricerca certifica- tempo perché, chiosa Harvell, «il riscaldano che, ad esempio, al largo di California e mento non ha necessariamente innescato Oregon, anche a mille metri di profondità, l’epidemia, ma ha decisamente aumentato le stelle sono diminuite del 99,2 per cento. il suo impatto devastante».

e stelle marine girasole sono tra le più grandi stelle marine al mondo. Fra gli echinodermi sono considerati predatori veloci, capaci di muoversi alla velocità di un metro al minuto. Dotate di numerosi tentacoli (da sedici a ventiquattro) e coloratissime, queste stelle sono estremamente delicate, anche se hanno diversi meccanismi di difesa e sono in grado di resistere alla “fame” a lungo. Nel Pacific, per l’epidemia che tra il 2013 e il 2014 ha decimato la popolazione ed è stata definita come una delle malattie più devastanti che abbia mai colpito gli invertebrati marini, sono ormai una rarità ma in altre zone del mondo queste stelle sono ancora visibili. Buona regola, e vale per tutti questi delicati organismi, è non toccarli, prenderli, spostarli o pescarli in nessun modo. Dalla loro sopravvivenza dipendono i delicati equilibri degli ecosistemi marini.

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Stella marina girasole.

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Tale cane, tale padrone

Gli animali assimilano e compiono azioni dai tratti umani compensati, hanno smesso di tendere la zampa. Ancora, i nostri pelosi quadrupedi sono capaci di imparare i nomi di oggetti e cose. Una capacità studiata dai ricercatori del Wofford College di Sparale cane, tale padrone. Sono passati almeno 40mila anni da tanburg (Carolina del Sud), e osservabile negli umani intorno ai quando l’uomo ha addomesticato i “lupi”, nutrendoli, in camtre anni di età. A chi vive con un cane sarà successo tante volte: bio di aiuto, nella caccia e nella difesa di casa e famiglia. Uno tornate a casa, scoprite un guaio e, poco distante, trovate l’autore scambio fruttuoso che ci ha portati, dal rapporto di “subordel misfatto rannicchiato, che vi mostra il bianco degli occhi, con dinazione lavorativa” iniziale, a quello affettivo ed alla convivenza le orecchie ritratte. familiare di oggi. Tanto che il cane è riuscito ad assimilare e reaÈ l’espressione di un comportamento molto elementare: la lizzare azioni e comportamenti dai tratti decisamente “umani”. Un paura. Erroneamente tendiamo a ritenere quei tipici gesti come esperimento dell’Università di Zurigo ha dimostrato che “Fido” è senso di colpa, in realtà ancora oggi non è chiaro se il cane avverta il senso di frustrazione di chi, consapevolmente, ha commesso un capace di indirizzare un umano che crede poco disposto a nutrirlo, verso una finta ricompensa pur di assicurarsi di ricevere una lecguaio. Per farlo, dovrebbero saper riflettere sulle azioni passate. cornia da chi ritiene più generoso. Al momento, non esistono evidenze scientifiLa biologa che l’ha condotto ne aveva che di questa capacità di pianificazione. CerSono passati almeno avuto sentore dopo aver visto un cane dito è che, secondo un esperimento condotto strarne un altro verso un presunto punto di 40mila anni da quando nel 2009 dalla psicologa canina Alexandra interesse, per sottrargli la cuccia. Come gli Horowitz, i cani mostrano l’insieme di attegl’uomo ha addomesticato giamenti che i padroni associano al senso di uomini, anche i nostri amici a quattro zampe sono attenti osservatori e “moralisti”: giudicacolpa quando hanno paura di essere sgridati i lupi nutrendoli no gli umani da come si comportano con gli perché vedono nell’uomo la postura e i gesti altri, riuscendo ad individuare quelli asociatipici di un’arrabbiatura, e non quando si renli. Una capacità osservata solo in alcune specie di scimmie e nei dono conto di averla fatta grossa. Nel tentativo di indagare le basi bimbi. A dimostrarlo, uno studio giapponese pubblicato su Animal genetiche della domesticazione canina, alcuni ricercatori svedesi Behaviour che ha notato come i fedeli amici dell’uomo rifiutano di hanno scoperto un set di geni che sarebbero alla base della capaprendere cibo dalle mani di chi si è mostrato sgarbato verso i loro cità dei cani di cercarci quando ha bisogno di aiuto. Il confronto amici umani. Chiunque ha avuto mai un cane ha avuto modo di tra genomi ha evidenziato che all’origine del desiderio canino di capire come questi sia capace di portare rancore se messo da parstabilire un contatto con l’uomo ci sono variazioni in due regioni di te, o trattato male. Nel 2008, i ricercatori dell’Università di Vienna DNA, in particolare a carico di cinque geni specifici. Gli autori invitano però alla cautela, perché resta ancora da chiarire, tra l’altro, hanno insegnato ad alcuni cani a tendere la zampa a comando, a come questi caratteri influenzino la socialità canina. Inoltre, la geprescindere dalla proposta di una ricompensa. I quadrupedi hanno preso a farlo sempre, ma quando si sono netica contribuisce alle variazioni nell’espansività dei cani soltanto accorti che altri cani, diversamente da loro, venivano invece riper il 30 per cento. Il restante è dato dall’esperienza.

di Adriano Falanga

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E' nata

Onb Tv

t i . b n o . w w w o t i s l u s o e d i v i i g a o l d o i r B a i u e G d e n i d r O ’ l e d o sul ’App

Ordine Nazionale dei Biologi

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INNOVAZIONE

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osa c’è dietro a quel sorso di piacere? Per molti italiani è un rito irrinunciabile, soprattutto al mattino: una buona tazzina di caffè. Sempre meno preparato con la moka, come si faceva una volta, e sempre più ottenuto grazie alle ormai consuete capsule o cialde delle macchinette casalinghe. Pochi intensi momenti di piacere che nascondono però una conseguenza: che fine farà esattamente la capsula utilizzata? Quanto potrà essere dannosa per l’ambiente se mal riciclata? Quanta plastica o metallo potrebbe finire potenzialmente in ciò che beviamo e come si potrebbero sfruttare, in nome di una economia circolare, i residui nella capsula? Domande a cui proverà a rispondere un gruppo di biologi. Una squadra di giovani ricercatori del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università Bicocca di Milano intende infatti capire, dalla A alla Z, come utilizzare, riciclare e studiare al meglio le capsule del caffè. Il team, composto da undici esperti fra biologi, scienziati ambientali e sociologi ha lanciato il progetto “Caffè senza tracce” che intende sviscerare fino in fondo, dalla produzione fino al riciclo, la vita delle capsule: all’interno dell’Ateneo svilupperà un sistema di raccolta sperimentale per differenziare le capsule che si potrà applicare a diverse realtà, dagli uffici alle aziende. Inoltre analizzeranno in laboratorio le capsule stesse cercando di capire la quantità di nanoparticelle e microplastiche rilasciate all’interno del caffè e sperimenterà sistemi per riciclare il caffè

Un espresso “senza tracce”

Un gruppo di biologi milanesi studia come riutilizzare le capsule di caffè

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INNOVAZIONE

esausto, utilizzato per concimare piante. concretamente e totalmente compostabili, Per portare a termine il progetto appena ad oggi restano ancora però molti interlanciato, e che ha già incassato quasi un rogativi sul loro futuro. Lo stesso piccolo paio di migliaia di euro, il gruppo ha avvia- gruppo di biologi e ricercatori è partito to una raccolta fondi attraverso la piatta- dalla considerazione di consumare in meforma italiana di crowdfunding Produzioni dia circa 5000 capsule per il caffè all’anno. dal Basso. «Abbiamo tutti tre passioni: la scienza, il Prima di capire cosa intendono fare caffè e la sostenibilità» scrivono. nel dettaglio questi Per coniugare ragazzi è però nequeste tre passioni Per finanziarsi cessario partire dai hanno deciso di ininumeri. Secondo i il team vuole raccogliere ziare innanzitutto a dati raccolti da Cofpromuovere la diffefondi attraverso fee Monitor, focus renziata: «Parte dei dell’Osservatorio sofinanziamenti raccolil crowdfunding cial monitoring di Noti con la campagna misma sviluppato in saranno destinati a collaborazione con Datalytics, l’espresso è installare all’interno dell’Università dei racancora oggi la principale tipologia (il 93 per coglitori dedicati alla raccolta differenziata cento) di caffè consumata dagli italiani. È delle capsule di caffè - scrivono -. Per seuna passione che ci costa in media, a testa, parare le capsule dal caffè esausto dovrealmeno 260 euro. Se ne bevono 1 o 2 tazzi- mo servirci di un macchinario, brevettato e ne al giorno (58 per cento) e lo si consuma fornito da White Star Snc, che ci consentirà soprattutto al mattino (il 77 per cento). di differenziare i rifiuti in modo sostenibile, Se i dati sull’elevato consumo di caffè iniziando un processo di compostaggio del in Italia non stupiscono, sono però da os- caffè». Con il caffè esausto recuperato, graservare con maggiore attenzione quelli re- zie a un accordo con il Parco Nord di Milalativi alle modalità del consumo. Un tempo no, realizzeranno del fertilizzante per l’Orla regina era la moka, to Comune Niguarda. oggi il caffè in polL’altra parte del In Italia vere (53 per cento) progetto riguarda ininsieme alle capsule si consumano ogni giorno vece un lavoro di ana(37 per cento) prenlisi in laboratorio per da una a due tazzine, dono invece sempre capire, durante l’uso più piede. Il rito quodi capsule e macchisoprattutto al mattino tidiano non avviene nette, se le alte tempiù soltanto al bar: perature raggiunte l’espresso è ormai normalmente bevuto in all’interno delle macchine stesse possano casa o in ufficio. Tutto ciò comporta uno determinare ad esempio il rilascio di miscarto sempre maggiore di capsule che croplastiche o nanoparticelle nel caffè che vengono gettate - spesso mal riciclandole poi ci gustiamo. - nell’indifferenziata. «Vogliamo capire se ci sono materiali Mentre nel mondo le realtà di packa- più idonei a contenere il caffè, che non laging alimentare stanno studiando nuove scino tracce sulla nostra salute. Allo stessoluzioni per rendere questi contenitori so tempo vogliamo contribuire a orientare

Semi e caffè per chi aiuta l’iniziativa

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l progetto “Caffè senza tracce”, lanciato da poco, ha l’obiettivo di raggiungere 7.500 euro per poter essere finanziato. I fondi serviranno per organizzare la raccolta, gestire la separazione delle componenti e acquistare il materiale per le analisi in laboratorio. Chi volesse sostenerlo può andare sul sito dedicato (www. produzionidalbasso.com/project/caffe-senza-tracce/). Coloro che effettueranno una donazione riceveranno in cambio semi da piantare, caffè macinato, gadget e, addirittura, un albero da frutta. Ma soprattutto aiuteranno l’ambiente. «In Bicocca la quota di raccolta differenziata è passata dal 27 per cento al 70 per cento. Crediamo che questo progetto possa ulteriormente contribuire a diffondere maggior consapevolezza intorno al tema dei rifiuti affinché ciascuno possa fare la differenza insieme a noi» spiega Massimiliano Rossetti, Sustainability Manager dell’Università che fa parte del gruppo di ricercatori di “Caffè senza tracce”.

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Il gruppo di studio, composto anche da esperti in ambiente e sociologi, ha lanciato un progetto di raccolta sperimentale delle plastiche

produttori e consumatori verso materiali maggiormente sicuri e sostenibili» dicono i ricercatori. L’idea è dunque quella di “tracciare” tutte le varie fasi relative al consumo di caffè. Ad oggi infatti quello del corretto riciclo delle capsule è uno dei temi su cui si stanno creando nuove strategie e sistemi: gli stessi grandi marchi hanno avviato canali di raccolta e riciclo dedicati, con un occhio particolare alla differenziazione fra plastica, alluminio e residuo. Le capsule al momento non sono classificate come imballaggi e dunque non fanno parte dei rifiuti ritirati dai consorzi. Anche per questo, uno degli scopi della ricerca, sarà quindi quello di individuare un modello futuro in grado di colmare le lacune degli attuali sistemi. Così da poterci tutti gustare davvero un buon caffè senza pensieri. (G. T.).

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SPORT

INTEGRAZIONE DI GLUTAMMINA E AKG Una formula interessante per gli atleti e i cultori del benessere

di Matteo Pincella*

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uando si parla di prestazione sportiva dobbiamo fare i conti con almeno tre fattori chiave: allenamento, alimentazione/integrazione o supplementazione alimentare e riposo. Questi fattori sono legati l’uno all’altro e qualora non si ponga sufficiente attenzione a ciascuno di essi il rischio è quello di generare un circolo vizioso negativo che influenza l’intera prestazione. L’obiettivo di questa chiacchierata narrativa è oggi quello di porre attenzione su di un integratore che da decenni sopravvive a ricerche scientifiche favorevoli, sfavorevoli e per lo più non chiare sulla sua reale efficacia in campo sportivo. Signori e signore parliamo della Glutammina, non solo di glutammina, più precisamente di glutammina con AKG, * Biologo nutrizionista. Responsabile unità di nutrizione, area performance, Casa Italia FIGC. Responsabile dipartimento di nutrizione e supplementazione di Juventus F.C. Co-fondatore di ESNS (european sport nutrition society).

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ovvero lo scheletro carbonioso ottenuto dalla deaminazione dell’amminoacido glutammina. Ho letto per voi una trentina di lavori scientifici a partire dagli anni Novanta ad oggi e consultato due fisiologi di fama internazionale per poter trattare questo spinoso argomento. Vi dico subito che l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha espresso parere sfavorevole sulla supplementazione di glutammina nello sport, tuttavia le posizioni in merito di molti ricercatori non sembrano escludere la possibile efficacia di questo supplemento. Questo articolo è stato realizzato in memoria dello scomparso e caro amico Prof. Roberto dall’Aglio poiché proprio lui ha suggerito di combinare glutammina ed AKG per migliorarne l’efficacia in campo sportivo. Cos’è la glutammina? La glutammina è un amminoacido non essenziale (NEAA) che, in particolari condizioni, ovvero quando la richiesta tessutale supera di fatto la produzione endogena (esercizio fisico intenso, traumi, sepsi, paziente critico, chemioterapia) risulta condizionatamente essenziale. Questo NEAA, oltre a mantenere un ruolo importante come substrato per le sintesi proteica, rappresenta il più abbondante aminoacido

libero nel plasma e nel muscolo scheletrico. La glutammina viene sintetizzata grazie all’enzima glutammina sintetasi a partire dal glutammato e dall’ammoniaca. Gran parte (circa il 90 per cento) della sintesi di glutammina avviene nel muscolo scheletrico, oltre che nel cervello, tessuto adiposo, polmone e fegato. A cosa serve la glutammina? Diverse sono le funzioni di questo aminoacido: svolge il ruolo di fonte energetica cellulare soprattutto per l’intestino e per il sistema immunitario (approfondito nella parte 5); è un precursore per l’anabolismo tessutale; è coinvolto in numerosi aspetti del metabolismo dell’azoto quali la sintesi dei nucleotidi e la sintesi dell’urea; partecipa a circa il 25 per cento della gluconeogenesi totale; è precursore neurotrasmettitoriale dell’acido gamma-amminobutirrico (GABA); favorisce lo spostamento dell’ammonica tra un tessuto e l’altro e svolge un ruolo fondamentale nell’equilibrio acido-base a livello renale; è un componente del glutatione, potente antiossidante endogeno; la ciclizzazione della glutammina produce prolina che è importante per la sintesi del collagene e del tessuto connettivo. In quali alimenti possiamo trovare la glutammina? Numerose sono le fonti dietetiche di


SPORT

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glutammina, rappresentate soprattutto dalle proteine contenute nella carne, pesce, pollame, latticini e semi. Il contenuto in glutammina nei cibi si aggira intorno al 4 per cento e ciò suggerisce che l’apporto giornaliero di glutammina attraverso l’alimentazione si aggiri intorno ai 5 g (1,5 g proteine/Kg di peso corporeo in un soggetto di 70 Kg). Supplementazione di glutammina Il diretto coinvolgimento della glutammina nelle sintesi proteiche ha reso questo aminoacido particolarmente interessante ai fini di una possibile efficacia come supplemento. In questo senso ne sono stati proposti gli effetti ergogenici, sia per le attività di potenza, come anti-catabolico, sia per le attività di endurance, come substrato di sostegno energetico per linfociti e macrofagi impegnati nei processi di recupero post-esercizio. Tuttavia, se un effetto anticatabolico è stato osservato nell’uomo in presenza di condizioni clinicamente molto rilevanti, come importanti interventi chirurgici o prolungato digiuno, dati contrastanti o per lo più senza riscontro di efficacia si osservano, invece, in trial effettuati su atleti o soggetti fisicamente attivi (ben nutriti). Modesti o assenti sono gli effetti della supplementazione acuta di glutammina sulla prestazione fisica in esercizi di

potenza. In particolare, Antonio e collaboratori hanno analizzato gli effetti della supplementazione acuta di glutammina (0,3 gr/Kg) in sollevatori di pesi, in uno studio controllato in doppio cieco, senza evidenziare un miglioramento prestativo rispetto al gruppo placebo. Risultati senza riscontro di efficacia sono stati osservati anche in seguito a supplementazione prolungata di glutammina (0,9 g/Kg di massa magra per 6 settimane), sia in termini di guadagno di massa, sia di forza muscolare in soggetti sottoposti ad allenamento di potenza. Se è vero che evidenze sperimentali suggeriscono un abbassamento dei livelli di glutammina circolante dopo esercizio di endurance di lunga durata, anche in questo genere di attività i riscontri positivi dati da una sua supplementazione sono limitati. Un possibile effetto positivo della supplementazione con glutammina, indirettamente collegato con la prestazione fisica negli sport di endurance, è il potenziamento della resintesi di glicogeno in seguito a esercizio. Effetto comunque non confermato da lavori che, mettendo a confronto supplementazioni di glutammina rispetto all’assunzione di soli carboidrati, non hanno osservato risposte migliorative sulla sintesi del glicogeno.Ci sono però, e ne terrei in considerazione, dei dati sul contributo della glutammina riguardo la fornitura energetica a livello dei cardiomiociti. Un lavoro datato, ma interessante di Rennie, suggeriva proprio questo. Glutammina e sistema immunitario Studi recenti e passati sembrano concordare sulla validità della glutammina in ambito immunitario. Il sistema immunitario viene alimentato a livello intestinale attraverso l’interazione tra microbiota e fibre alimentari introdotte con la dieta. Tale interazione porta alla formazione di acidi grassi a catena corta (SCFA), i quali hanno un’azione anti-infiammatoria. Gli SCFA alimentano le cellule che rivestono il colon permettendo quindi alla glutammina di evitare di essere utilizzate a tale scopo e di poter quindi nutrire le nostre difese immunitarie. Considerazioni su glutammina e AKG L’AKG viene considerato generalmente nella funzione di precursore della glutammina. In condizioni di stress la combinazione con AKG (od AKG da solo) sembra aiutare ad evitare problemi a livello intestinale. Questa molecola è attualmente studiata per la sua duttilità in abito di bioingegneria, così come nell’ambito medico e nutrizionale.

ANTIOSSIDANTE. I dati più recenti si focalizzano sul ruolo antiossidante endogeno grazie all’azione sull’asse glutammina, glutatione e sull’ HSP 27 (heat shock protein) che è una proteina con un ruolo protettivo a livello cellulare soprattutto a livello neuronale. MUSCOLO. L’addizione di AKG alla dieta (per adesso nei moscerini) sembra migliorare il metabolismo muscolare. PRESTAZIONE. Un lavoro recente sulla supplementazione di glutammina evidenzia una correlazione positiva tra essa e l’insorgenza della fatica. Somministrazione di glutammina e BCAA (per 7 giorni prima, 3 volte al giorno, 3 g BCAA e 6 g GLU al giorno). IDRATAZIONE. Altri dati sembrano dimostrare un effetto positivo sulla prestazione in condizioni di problemi di idratazione confermati recentemente Sembra interessante il contributo che implicherebbe la glutammina nel meccanismo di idratazione cellulare anche in funzione dell’attività del sistema nervoso. Dopo l’attività fisica abbiamo una predominanza del tono simpatico, lo stesso tono che porta alla massima attivazione muscolare, quella reazione atavica innata del “combatti o fuggi” che inevitabilmente sottrae sangue all’apparato digerente. Lavori sull’HRV (variabilità cardiaca) sembrano indicare che idratare bene le cellule può portare ad avere uno “switch” anticipato da tono simpatico a parasimpatico, quel tono che ci consente di favorire i meccanismi di recupero. OSSA. Sembra contrastare la perdita di tessuto osseo e ritardare quindi la degenerazione causata dall’osteoporosi LONGEVITÀ. Studi recenti suggeriscono che AKG possa anche regolare il processo di invecchiamento dell’organismo e influenzare il prolungamento della durata di vita. FATICA. Un lavoro recente su supplementazione di AKG (0,2g/Kg/giorno) e resistenza alla fatica sembra mostrare un miglioramento della tolleranza a grossi volumi di carico. Conclusione Alla luce dei recenti studi e delle intuizioni del Prof. Dall’Aglio sembra che l’associazione tra AKG e glutammina possa essere una formula utile alla performance. Sebbene sulla glutammina si sia già scritto molto, non si può dire lo stesso sull’AKG. Sono certo siano necessari nuovi lavori scientifici per fare maggiore chiarezza sull’associazione di queste molecole. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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BREVI

LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Nico Falco e Rino Dazzo

INQUINAMENTO A Torino i tassisti monitorano la qualità dell’aria

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l 12 febbraio, con l’accordo tra Taxi Torino e ARPA Piemonte, è partita la prima sperimentazione che vede i tassisti come “sentinelle dell’inquinamento”, sfruttando gli spostamenti che ogni giorno effettuano per lavoro per monitorare la qualità dell’aria all’interno delle automobili. L’obiettivo è avere dati ulteriori da unire a quelli raccolti all’esterno, per ottenere, con il confronto, una panoramica più completa della qualità dell’aria in città. Il progetto è coordinato da Marco Fontana, responsabile del Laboratorio Specialistico Nord Ovest di Grugliasco dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale; nelle fasi iniziali coinvolge una decina di taxi, che per dieci giorni esamineranno l’aria nella vettura con delle speciali centraline. Una seconda fase della sperimentazione partirà invece ad agosto, quando ci sarà una nuova campagna di monitoraggio. (N. F.).

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ENERGIA Nel 2018 aumenta l’utilizzo delle rinnovabili

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el 2018 è stato registrato un aumento del 2,3 per cento dell’energia generata da fonti rinnovabili, arrivando alla quota del 32,3 per cento dell’elettricità europea, rispetto al 30 per cento del 2017. I dati sono contenuti nel rapporto “Il settore energetico europeo nel 2018”, elaborato dal centro studi britannico Sandbag e da quello tedesco Agora Energiewende. I 2,3 punti percentuali dell’aumento sono dovuti, illustra il rapporto, in parte alla ripresa dell’idroelettrico e per l’altra metà alla diffusione di sistemi che si basano su eolico, fotovoltaico e biomasse. In Italia, secondo il gestore della rete Terna, il traguardo di un terzo è ampiamente superato: se nel 2017 la produzione di energia era costituita per il 32 per cento da fonti rinnovabili, col 2018 si sono aggiunti altri 3 punti percentuali, arrivando al 35 per cento e superando così la media dell’Unione Europea. (N. F.).


BREVI

OCEANI I mari cambieranno colore entro fine secolo

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l colore degli oceani cambierà entro fine secolo, assumendo tonalità più intense per via del surriscaldamento delle acque: la metà di essi diventerà sempre più blu o più verde. La temperatura agisce sul colore perché modifica la dimensione e le specie delle alghe che vivono in superficie. Il cambiamento è previsto dalla simulazione pubblicata su Nature Communications dal gruppo del Massachussets Institute of Technology (Mit), di Stephanie Dutkiewicz. Le regioni blu, come le subtropicali, diventeranno sempre più povere di fitoplancton e assumeranno un blu sempre più intenso; al contrario nelle aree più verdi, come quelle vicine ai poli, prolifereranno nuove specie di fitoplancton. Le conseguenze saranno enormi: meno fitoplancton significa meno cibo per i pesci e problemi per le popolazioni che si basano su questo alimento. (N. F.). © Martin Mecnarowski/www.shutterstock.com

© Fabio Lavanna/www.shutterstock.com

STORIA Nel Paleozoico il deserto della Namibia era ghiaccio

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l deserto della Namibia era una immensa distesa di ghiaccio. Lo spiegano i geologi Graham Andrews e Sarah Brown dell’Università della West Virginia, riferendosi a 300 milioni di anni fa, quando l’Africa del Sud era unita al Sud America. I ricercatori hanno osservato la conformazione dell’attuale deserto, dove le ripide colline e i dossi morenici della Namibia, presentano similitudini con altre aree che in passato erano state ghiacciai; hanno trovato le scanalature nelle rocce che dovevano essere state plasmate dallo spostamento del ghiaccio, che si faceva spazio nelle conformazioni vulcaniche. Il flusso deve aver svuotato la calotta che ricopriva il sud dell’Africa nella tarda era Paleozoica, spostandosi per 200 chilometri verso nord ovest e finendo in quello che era un ambiente marino superficiale e oggi è il Brasile. (N. F.).

AMBIENTE

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Microaghi biodegradabili sostituiranno le iniezioni

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apsule da ingoiare, che “liberano” aghi al momento giusto somministrando insulina. Il farmaco è stato realizzato negli Stati Uniti, in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology (Mit) e l’Università di Harward, e potrebbe rappresentare una rivoluzione per diverse terapie. Le capsule, chiamate Soma (self orienting milliter scale application) sono costruite con un materiale biocompatibile resistente all’ambiente acido dello stomaco e contengono aghi di insulina liofilizzata e compressa combinata con ossido di polietilene. La capsula arriva allo stomaco e, grazie alla sua forma, riesce a rimanere in posizione verticale e ad aderire alle pareti; gli aghi sono bloccati da una struttura di vetro-zucchero, che si scioglie con l’umidità; la terza fase è quella della somministrazione nella quantità programmata. (N. F.). Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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BREVI

SALUTE L’insulina dalle cellule del pancreas

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e cellule del pancreas possono essere riprogrammate per produrre insulina e rimpiazzare quelle colpite dal diabete. I ricercatori dell’Università di Ginevra, coordinati da Pedro Herrera, ci sono riusciti. Gli studiosi svizzeri hanno trasformato cellule pancreatiche umane in produttrici di insulina che, trapiantate nei topi, hanno consentito agli animali di tenere a bada il diabete per sei mesi. Poi, una volta rimosse, il diabete è ricomparso. Le cellule riprogrammate sono state quelle di tipo alfa e gamma, prelevate da donatori sani e diabetici e rimodulate attraverso l’attivazione dei due geni preposti alla secrezione di insulina: Pdx1 e MafA. Successivamente le cellule sono state raggruppate e impiantate nei topi, funzionando in tutto e per tutto come cellule beta, comunemente preposte alla produzione di insulina. (R. D).

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ONCOLOGIA

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Scoperto l’inibitore del neuroblastoma infantile

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mportante scoperta nella lotta contro il neuroblastoma, il tumore più diffuso tra i bambini sotto i cinque anni. Una ricerca internazionale condotta col sostegno dell’Aic e la partecipazione dell’Università di Bologna ha individuato uno speciale “freno” molecolare che blocca uno dei geni che lo scatenano. La ricerca si è concentrata su un oncogene riconosciuto come causa di diversi tumori: Mycn. Lo studio ha individuato l’inibitore del meccanismo attraverso cui Mycn riesce a produrre poliammine, molecole il cui numero aumenta a dismisura nelle cellule tumorali, stimolando l’espressione di un altro gene, SCL3A2, e bypassando l’effetto inibitore del farmaco Dfmo. I ricercatori hanno messo a punto un altro inibitore specifico, AMXT 1501, che in azione combinata con Dfmo ha dato risultati incoraggianti in sede di sperimentazione. (R. D).

AMBIENTE Ispra: nel 2018 più pil e meno gas serra

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equazione è perfetta: il Pil aumenta, l’emissione di gas serra diminuisce. Nel 2018, secondo la stima tendenziale effettuata dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite dello 0,4 per cento rispetto all’anno precedente, a fronte di una crescita del prodotto interno lordo dello 0,8 per cento. Numeri che certificano la possibilità di perseguire una crescita sostenibile, rispettosa dell’ambiente e della salute. Secondo gli studiosi dell’istituto, la riduzione di gas pericolosi è attribuibile soprattutto al decremento del 7,2 per cento del consumo di gas nel settore termoelettrico e al calo dell’8,6 per cento dell’utilizzo del carbone nel settore siderurgico. Sempre in crescita i consumi di gasolio nei trasporti, stabile invece quello di gas naturale nell’industria. (R. D).


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RIFIUTI In Lombardia il riciclo perfetto

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l riciclo perfetto è già una realtà, anche in Italia. In Lombardia dal riciclo dei rifiuti organici è possibile ottenere in un unico processo metano come fonte di energia rinnovabile e Co2 in forma pura per uso industriale e alimentare. L’impianto, dove la frazione organica dei rifiuti solidi urbani lombardi viene trasformata in biogas, sfrutta infatti una tecnologia studiata dal Cnr-Itm di Rende e dalla Tecno Project Industriale S.r.l., capace di convertire i rifiuti organici in biogas recuperando al contempo, attraverso finissime membrane, anidride carbonica assolutamente pura. Proprio quest’ultimo aspetto rende unico in Europa l’impianto di Montello, dove in sede di sperimentazione sono stati prodotti circa 3mila metri cubi di metano all’ora, sufficienti al fabbisogno di 20mila famiglie, con un recupero di 7mila tonnellate di Co2 all’anno. (R. D). © Kateryna Kon/www.shutterstock.com

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SALUTE Un programma per le terapie geniche post infarto

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taminali personalizzate e sequenziamento Dna, per creare terapie specifiche per ogni soggetto e stimolare la rigenerazione cardiaca dopo un infarto. È l’obiettivo del progetto CardioRegen, sviluppato da Gianfranco Sinagra, direttore della Struttura complessa di Cardiologia e del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale di Cattinara di Trieste, e da Mauro Giacca, direttore generale del Centro Internazionale per l’Ingegneria genetica e le biotecnologie (Icgeb). Il progetto è sostenuto con un finanziamento della Fondazione CRTrieste; la fase di sviluppo durerà tre anni, coinvolgerà oltre 20 persone tra ricercatori, dottorandi, borsisti, medici e specializzandi e si svolgerà nel Laboratorio del Centro Clinico Sperimentale di Cardiologia Molecolare di Cattinara e nel Laboratorio di Medicina Molecolare dell’Icgeb. (N. F.).

STILI DI VITA Al mattino, la luce fa la differenza

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lle sei o alle otto del mattino, non è mai il momento giusto. Per la maggior parte di noi il suono a tutto volume della sveglia disturba. Un aiuto arriva dalla luce, che incorporata al suono della sveglia, rende tutto più naturale. Lo rileva il dottor Philip Alapat, esperto in medicina del sonno del Baylor College of Medicine. «Gli esseri umani hanno un ritmo circadiano che facilita una naturale tendenza ad avere più sonno di notte e ad essere più svegli durante il giorno - evidenzia Alapat - il contributo più forte alla creazione del ritmo circadiano è la luce. Siamo naturalmente più attivi durante il giorno e più inclini a dormire nelle ore notturne. La presenza di luminosità a volte diversa dal giorno previsto può disturbare il nostro ritmo circadiano abbastanza da compromettere la nostra capacità di dormire bene la notte». (R. D.).

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LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Dipartimento di Scienze Bio-agroalimentari di Roma Scadenza, 28 marzo 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Tecnologo - III livello, presso il Dipartimento Scienze Bio-Agroalimentari di Roma (con sistematico rapporto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - MATTM). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” Scadenza, 28 marzo 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello part-time 70%, presso l’Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto Officina dei Materiali di Trieste Scadenza, 9 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di due borse di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze fisiche” da usufruirsi presso l’istituto offici-

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na dei materiali (Iom) del Cnr di Trieste. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biofisica di Trento Scadenza, 9 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biologiche” da usufruirsi presso l’Istituto di Biofisica del Cnr, sede secondaria di Trento, nell’ambito del finanziamento AxRibALS, Axonal translatome in mouse models of Amyotrophic Lateral Sclerosis. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine di Messina Scadenza, 14 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo delle “Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente” da usufruirsi presso l’Istituto per le Risorse biologiche e le biotecnologie marine del Cnr, sede di Messina. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze dell’Alimentazione di Avellino Scadenza, 14 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Biotecnologie” da usufruirsi presso l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del Cnr di Avellino. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per

l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli Scadenza, 18 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di due borse di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia Sperimentale “G. Salvatore” del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biomembrane, Bioenergetica e Biotecnologie Molecolari di Bari Scadenza, 6 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto Fism i genotipi del virus di Epstein-Barr nella sclerosi multipla ed il loro ruolo funzionale nell’eziologia della malattia (COD. 2017/R/18) CUP B56C18001420005. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto Nanoscienze di Pisa Scadenza, 7 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca, sul tema “Sviluppo di modelli di mosaicismo genetico per la generazione di modelli di tumore spontaneo”, nell’ambito del progetto “Nanotecnologie per la determinazione di marker molecolari tumorali per la diagnostica precoce” - Fondazione Pisa. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari di Sassari Scadenza, 8 marzo 2019


LAVORO Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca cluster “Top down” dal titolo “Carciofo biologico: innovazione e sostenibilità di filiera – Carbio” programma por Fesr Sardegna 2014/2020 asse prioritario i “Ricerca scientifica, sviluppo tecnologico e innovazione” azione 1.1.4 sostegno alle attività collaborative di R&s per lo sviluppo di nuove tecnologie sostenibili, di nuovi prodotti e servizi. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli Scadenza, 12 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno tipologia “professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca: progetti trasferimento tecnologico e di prima industrializzazione per le imprese innovative ad alto potenziale per la lotta alle patologie oncologiche Campania terra del buono. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare di Milano Scadenza, 13 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto nell’ambito del bando “Integrated research on industrial biotechnologies 2016” finanziato da Fondazione CARIPLO attraverso il progetto “Improvement of secondary metabolites production for human health by flax cell in vitro technology (InFlaMe)”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biologia e Patologia Molecolari di Roma Scadenza, 15 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di n° 1 assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Golgi phosphoprotein 3 and membrane trafficking in cytokinesis and cell proliferation” tipologia “assegno professionalizzante”. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia di Roma Scadenza, 18 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività

di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Development towards clinical application of the anticancer peptide pep3 for reactivation of p53” finanziato da AIRC (IG 2018 Id.21814) – CUP B96C18001280007. Tipologia “Assegno post dottorale”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa Scadenza, 18 marzo 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post-dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Cardiac Troponins during Heart Failure (carTn-HF)”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Università di Milano Scadenza, 7 marzo 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria D, a tempo indeterminato, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, esperto addetto all’esecuzione di attività di ricerca sul microbiota, sulla genomica e sulla microbiologia molecolare, presso il Centro di ricerca pediatrica, fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, per il Dipartimento di scienze biomediche e cliniche L. Sacco. Gazzetta Ufficiale n. 10 del 0502-2019. Università di Milano Scadenza, 7 marzo 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria D, a tempo indeterminato, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, tecnico di laboratorio di biologia molecolare e cellulare, a supporto del lavoro sperimentale dei laboratori di genetica, biologia molecolare, biologia applicata, microbiologia per il Dipartimento di scienze della salute, da riservare, prioritariamente, alle categorie di cui al decreto legislativo n. 66/2010. Gazzetta Ufficiale n. 10 del 05-02-2019. Università di Milano Scadenza, 10 marzo 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria D, a tempo indeterminato, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, tecnico di laboratorio di biologia cellulare e molecolare, per il Dipartimento di scienze veterinarie per la salute, la produzione animale e la sicurezza alimentare, riservato prioritariamente alle categorie di cui

al decreto legislativo n. 66/2010. Gazzetta Ufficiale n. 11 del 08-02-2019. Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Foggia Scadenza, 14 marzo 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente medico o biologo o farmacista o chimico, da assegnare al Centro antiveleni (C.A.V.), con specializzazione in valutazione e gestione del rischio chimico. Gazzetta Ufficiale n. 12 del 12-02-2019. Università di Milano Scadenza, 22 marzo 2019 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/E3 - Biochimica clinica e biologia molecolare clinica, per il Dipartimento di scienze biomediche e cliniche «L. Sacco». Gazzetta Ufficiale n. 14 del 19-022019. Università di Pavia Scadenza, 24 marzo 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria D/1, a tempo indeterminato, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, per il Dipartimento di biologia e biotecnologie. Gazzetta Ufficiale n. 15 del 22-02-2019. Università di Pavia Scadenza, 24 marzo 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E1 Biochimica generale, per il Dipartimento di medicina molecolare. Gazzetta Ufficiale n. 15 del 22-02-2019. Università di Milano Bicocca Scadenza, 28 marzo 2019 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/H1 - Anatomia umana, per il Dipartimento di biotecnologie e bioscienze. Gazzetta Ufficiale n. 16 del 26-022019. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia “A. Mirri” di Palermo Scadenza, 18 marzo 2019 Conferimento di una borsa di studio della durata di cinque mesi, riservata a laureati magistrali in Scienze biologiche e/o titoli equipollenti. Gazzetta Ufficiale n. 16 del 26-02-2019. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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SCIENZE

Biologi, legislazione e normazione tecnica Novità e aggiornamenti sull’esame di Stato per l’abilitazione alla professione

di Fiorenzo Pastoni ed Elisabetta Augello

I

l D.P. R. n. 328/2001 (1) ha introdotto, quali materie di Esame di Stato per i biologi, la legislazione professionale e i criteri di qualità. Tale sviluppo va considerato quanto mai opportuno, non potendo qualunque attività professionale ormai prescindere da una precisa conoscenza delle disposizioni di legge che regolamentano gli ambiti nei quali ricadono le rispettive competenze. Analogamente, essendo ormai da tempo in atto una vera e propria evoluzione concettuale dei criteri di qualità, la cui applicazione va trascendendo la dimensione di orientamenti volontari per assumere quella di veri e propri obblighi di legge, appare inammissibile che un soggetto abilitato all’esercizio della professione per la quale ha superato un percorso accademico, non abbia una conoscenza appropriata di tali criteri, quanto meno per gli ambiti che convergono sulle discipline di propria pertinenza (nel caso dei biologi norme della serie ISO 22000 riguardanti i sistemi di gestione della sicurezza alimentare, norme ISO 14000 sui sistemi di gestione ambientale, norme ISO 17000 riguardanti la qualità analitica ecc.). Per il vero, l’adempimento ai dettami del D.P.R. n. 328/2001 da parte della realtà accademica non sempre è risultato pronto e concreto. Accanto a sedi universitarie che da tempo hanno attivato, all’interno dei propri piani di studio, corsi riguardanti la legislazione e i criteri di qualità, altre a tutt’oggi non risultano aver “recepito” in alcuna misura il decreto in questione. Tale “difformità” di comportamento

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appare poco comprensibile, anche in considerazione di come le stesse competenze riconosciute a qualunque figura professionale siano codificate da disposizioni di legge, così come la evoluzione delle competenze medesime risulti inevitabilmente connessa allo sviluppo legislativo riguardante un determinato ambito disciplinare. Non va inoltre scordato come ogni biologo debba sempre più configurarsi come “manager” della propria professione, in conformità con le competenze di tipo non solo tecnico, ma anche gestionale, riconosciute ai laureati magistrali che possono accedere alla Sezione A dell’Albo Professionale, e in tale ottica aggiornate conoscenze del contesto legislativo risultino indispensabili. È immediato poi rilevare che le competenze istituzionalmente riconosciute alla figura del biologo, da cui derivano le concrete “chances” di inserimento professionale, trovano evidentemente fondamento nelle disposizioni di legge “strutturali” per la professione di biologo, oltre che in quelle che progressivamente hanno regolamentato gli svariati settori del mondo del lavoro nei quali ricadono le competenze medesime, la cui pertinenza nello sviluppo della professione venne codificata già dall’articolo 3 della nostra Legge istitutiva (2).

Le norme tecniche Con questo termine vengono identificati i documenti tecnici emanati dagli organismi di normazione con giuri-


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SCIENZE

sdizione internazionale e nazionale: International Organization for Standardization (ISO), European Committee for Standardization (CEN), Ente Italiano di Normazione (UNI). Tali documenti fissano le regole che devono essere applicate nei molteplici ambiti del mondo del lavoro per razionalizzare qualunque attività, consentendo le interazioni e gli scambi a livello internazionale. Trattandosi di documenti tecnici non possono prevedere implicazioni di cogenza e in virtù di tale peculiarità questi vengono correntemente definiti “norme volontarie”. Come già in precedenza accennato, tuttavia, è da tempo in atto una vera e propria evoluzione che non appare improprio definire “concettuale”, in forza della quale, con la entrata in vigore di specifiche disposizioni di legge, la applicazione di norme tecniche è divenuta obbligatoria in ambiti di primaria rilevanza sotto un profilo sia tecnico che economico-sociale, quale la sicurezza alimentare. Nel caso specifico della sicurezza alimentare, le strutture analitiche interessate a operare nell’ambito sia del controllo ufficiale di prodotti alimentari (3) sia dell’autocontrollo (4) sono tenute a operare nel rispetto dei criteri di qualità analitica, codificati dalla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 (5). Tale evoluzione va interpretata in termini indubbiamente positivi, essendo finalizzata a garantire la efficacia dei controlli sui prodotti destinati alla alimentazione, vale a dire azioni orientate alla tutela della salute e degli interessi dei consumatori, secondo la interpretazione propria della legislazione europea. Appare immediata infatti la constatazione di come la attendibilità dei risultati di determinazioni analitiche, e pertanto delle valutazioni ad esse conseguenti, nel contesto di cui sopra, rappresentino un fattore irrinunciabile in una ottica di salvaguardia della salute e di tutela delle risorse (6).

La normazione: profilo attuale La normazione tecnica internazionale non è in realtà indenne da problemi, quali la difficoltà nel dare seguito in modo tempestivo alle innovazioni che i vari contesti disciplinari propongono in modo continuo. Il “meccanismo” delle inchieste

tra i vari organismi deputati alla normazione nelle fasi di avvio dei progetti destinati a dar vita a nuove norme, così come nelle iniziative di revisione di documenti tecnici già esistenti, risulta tutt’altro che fulmineo. La articolazione e la “dinamica” piuttosto complesse che lo contraddistinguono costituiscono comunque garanzia circa la appropriatezza e attendibilità dei contenuti in procinto di essere ufficializzati, e appare indispensabile al fine della condivisione dei medesimi da parte di tutti gli organismi nazionali rappresentati. Nel nostro Paese va inoltre considerata la effettiva strutturazione del sistema della normazione, che comprende sette Enti federati ad UNI: • CIG (Comitato Italiano Gas); • CTI (Comitato Termotecnico Italiano); • CUNA (Commissione Tecnica di Unificazione nell’Autoveicolo): • UNICHIM (Associazione per l’Unificazione nel settore dell’Industria Chimica); • UNINFO (Tecnologie Informatiche e loro applicazioni); • UNIPLAST (Ente Italiano di Unificazione nelle Materia Plastiche); • UNSIDER (Ente Italiano di Unificazione Siderurgica). Appare immediata la constatazione di come nessun ente presenti affinità formali o sostanziali con la biologia, intesa come disciplina globale. Oltre ad alcune commissioni tecniche attive in ambito UNI, determinati aspetti applicativi, in particolare della microbiologia, vengono affrontati da un settore di UNICHIM, in cui hanno operato e operano sparuti numeri di esperti. Quanto sopra nonostante sia stata ormai ampiamente comprovata la responsabilità dei coinvolgimenti microbiologici in ambiti di fondamentale importanza in una prospettiva di efficace tutela della salute, quali la sicurezza alimentare e il rischio Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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SCIENZE

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biologico nelle strutture ricettive. Risalgono infatti a diversi anni addietro i ben noti Regolamenti Europei n. 2073/2005 (7) e n. 1441/2007 (8) riguardanti i criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari, estremamente esplicativi a proposito dei parametri a cui deve essere dedicato specifico interesse e del rispettivo significato. Analogamente, le casistiche disponibili testimoniano del ruolo non certo trascurabile che deve essere riconosciuto alla specie batterica Legionella pneumophila (9) quale agente di effettivo e concreto rischio per la salute nelle cosiddette “strutture ricettive”, termine che esprime una recente evoluzione concettuale del più tradizionale concetto di “ambienti

Bibliografia 1) Decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328 “Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonchè della disciplina dei relativi ordinamenti” (Gazzetta Ufficiale 17 agosto 2001, n. 190; Supplemento Ordinario n. 212/L9). 2) Legge 24 maggio 1967, n. 396 “Ordinamento della professione di biologo” (Gazzetta Ufficiale 16 giugno 1967, n. 149). 3) Decreto Legislativo 26 maggio 1997, n. 156 “Attuazione della Direttiva n. 93/99/CEE concernente misure supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari” (Gazzetta Ufficiale 13 giugno 1997, n. 136, Supplemento Ordinario n. 118). 4) Accordo 17 giugno 2004 “Accordo tra il Ministro della Salute, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano recante: ‘Requisiti minimi e criteri per il riconoscimento dei laboratori di analisi non annessi alle industrie alimentari, ai fini dell’autocontrollo” Gazzetta Ufficiale 26 giugno 2004, n. 173). 5) Norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018 “Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di taratura”. 6) R.S. Flowers, J.S. Gecan, D.J. Pusch "Laboratory Quality Assurance", in C. Vanderzant, D.F. Splittstoesser "Compendium of methods for the microbiological examination of foods", American Public Health Association, Third Edition, 1992.

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di lavoro” (10). Frutto della attività degli esperti di microbiologia in ambito UNICHIM sono stati, tra gli altri, il documento riguardante la applicazione della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 nei laboratori di microbiologia (11), la linea-guida concernente il rischio biologico in ambienti “indoor” (12), la norma UNI/TR 11615 (13). L’auspicio non può essere se non quello che l’ambito biologico trovi una rappresentatività sempre più adeguata, sotto il profilo sia formale che sostanziale, nel “mondo” della normazione, considerato l’“impatto” irreversibile che la normazione stessa va acquisendo in qualunque ambito disciplinare.

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7) Regolamento (CE) n. 2073/2005 della Commissione del 15 novembre 2005 sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari (Gazzetta Ufficiale della Commissione Europea L338 del 22 dicembre 2005) 8) Regolamento (CE) n. 1441/2007 della Commissione del 5 dicembre 2007 che modifica il Regolamento (CE) n. 2073/2005 sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari. (Gazzetta Ufficiale della Commissione Europea L322 del 7 dicembre 2007). 9) ‘Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi’, Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, Rep. Atti n. 79/CSR del 7 maggio 2015. 10) Comune di Rimini, Ordinanza Sindacale del 4 settembre 2017, prot. 0218059/2017 rivolta ai titolari di strutture turistico recettive, termali, ad uso collettivo, sanitario, socio-sanitario e socio –assistenziale per l’adozione delle misure di controllo del rischio legionella previste dalle Linee Guida Regionali approvate dalla Regione Emilia-Romagna con Delibera di G.R. n. 828 del 12/06/2017. 11) Manuale UNICHIM n. 199 “Guida per la realizzazione di un Sistema Qualità conforme alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 nei laboratori di microbiologia” Ed. 2005. 12) Linea Guida n. 203:2012 “Rischio biologico in ambienti ‘indoor’. Inquadramento della problematica e strategia di controllo e prevenzione” 13) Norma UNI/TR 11615:2016 “Microbiologia alimentare ed ambientale. Variazione di crescite batteriche a differente temperatura di incubazione”


SCIENZE

Popolamenti vegetali della Terra Biologia e geografia delle vegetazioni nelle regioni floristiche del nostro Pianeta

di Giuliano Russini

D

urante la Storia Naturale del nostro Pianeta, misurata secondo suddivisioni geocronologiche (che dalle più grandi alle più piccole, sono rappresentate dai Supereoni, Eoni, Ere, Periodi, Età), le varie famiglie, generi, specie, dapprima di piante e successivamente di animali, che si sono formate, o che sono scomparse ciclicamente, erano e sono accomunate da un fenomeno dinamico di distribuzione geografica, dipendente da ragioni climatiche, geologiche, biologiche ed ecologiche. Oggi, nel caso delle piante, le popolazioni vegetali hanno spesso una fisionomia così peculiare da renderle facilmente distinguibili (foreste, boschi, macchie, savane, steppe, pascoli, ecc.); spesso tali differenziazioni così consistenti, appaiono riunite in una singola formazione, per semplificazione, ed esigenza, ad opera dei biogeografi (biologi che studiano la distribuzione spaziale e temporale dei vegetali, “fitogeografia”, o degli animali “zoogeografia”), sfruttando alcuni indici, come l’abbinabilità della composizione floristica, condizioni ecologiche simili a breve e lunga distanza etc.

Tra i parametri discriminatori che i biologi misurano, durante i loro censimenti geobotanici e fitosociologici, ci sono: Gruppo a) 1. Il numero d’individui (n.i.), cioè abbondanza e densità; 2. Il grado di copertura, ovvero il volume e il peso (dominanza);

* Consulente botanico e botanico ornamentale per aree verdi urbane, parchi e giardini storici, oasi e riserve naturali; studio e protezione del verde urbano ornamentale, verde antico-storico e verde naturale per diversi Comuni dell’Agro Pontino. Figura 1. Foresta Tropicale nebbiosa delle montagne di Giava.

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SCIENZE 3. L’aggregazione (socialità) e la distribuzione; 4. La frequenza. Gruppo b) 1. La stratificazione; 2. Lo sviluppo (vitalità) e la periodicità. Attraverso campionamenti in natura, nel corso del tempo è nata una tassonomia delle formazioni vegetali a cui afferiscono biomi, ambienti, facies specifiche, come specifiche sono le relative formazioni e i morfotipi vegetali associate/i in esse.

Le formazioni vegetali Vediamo ad oggi, in quale modo vengono ripartite tali formazioni. Dovrebbero venire individuate e accertate clima per clima; stabilendo per ciascuna di esse la corrispondente serie, o successione vegetale. Oltre alla vegetazione “terrestre”, si dovrebbe parimenti tener conto di quella “acquatica” che, a differenza della prima, viene poco influenzata dal clima. La terrestre, secondo le vedute di alcuni autori, si articolerebbe in quattro tipi principali: bosco, prateria, deserto, lithos (quest’ultimo, comprende la vegetazione colonizzante le superfici rocciose). Ciascun tipo, verrebbe suddiviso in classi di formazione parzialmente soggiacenti ai fattori climatici, mentre altre dipenderebbero, dai fattori edafici (natura del terreno) e da quelli antropici. Le classi della vegetazione acquatica, che in questa sede accenneremo solo brevemente, comprendono sostanzialmente forme biologiche di base. La vegetazione terrestre invece è stata subordinatamente così classificata: I° tipo – lignosa (piante legnose) A- classi di formazione climatiche: 1° – Pluvilignosa (Foreste umide); 2° – Laurilignosa (Boschi di Lauracee). Nelle regioni calde e pressoché costantemente umide, esistono alberi sempreverdi costituenti morfologici delle foreste ad alto fusto (laddove l’influenza dell’uomo manchi, o sia scarsa); tali piante, danno foglie e fiori in permanenza. Queste foreste, possono distinguersi in: umide equatoriali e subequatoriali, umide e subtropicali (nelle quali sono compresi gli eucalipti e le felci arboree), boschi di bambù ed umidi temperati (con liane, epifite, felci, generi quali “Notophagus” ovvero il faggio australe). Boscaglie delle alte montagne tropicali e boschi a pennacchio, con generi quali Senecio e Lobelia. 3° – Durilignosa, delle regioni temperato-calde, ad estati caldo-umide e inverni miti e piovosi (diffusa sulle coste mediterranee, in California, Cile, Capo di Buona Speranza ed Australia sudoccidentale), con boschi a fogliame coriaceo, perlopiù xeromorfo e con arbusti che sono in parte delle vere Ericaceae. Boscaglie a sclerofille (macchia mediterranea, liane sempreverdi ed essenze legnose a foglie caduche, cespugli afilli e spinosi; piante bulbose e tuberose nel sottobosco -per fare qualche esempio- cespugli ericoidi nella regione del Capo). Boscaglie spinose (nel Texas), afille (Casuarine), Palme (Mediterraneo, America settentrionale, Brasile). 4° – Siccilignosa, comprendente le formazioni legnose a foglie caduche durante la stagione secca, come nei climi monsonici, ed ove si distinguono: Boschi monsonici o, foreste

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Figura 2. Foresta Boreale, Taiga, tratto dal libro: Flora of Europe, 1989.

tropicali secche (ad esempio nelle isole della Sonda e nell’Asia continentale sudorientale; aventi scarse epifite). Boschi delle savane: sono bassi e radi, con sottobosco erbaceo che si distacca durante la stagione arida, specie nell’Africa orientale, ove essi sono costituiti da acacie ed altre leguminose similari, mentre nel meridione degli Stati Uniti, principalmente dal Melo del Perù (Cereus repandus, (L.) Mill, ex Cereus colonniformes, ex Cereus peruvianus), da liane modeste nell’America meridionale e, da specie come l’Algarrobo, Carrubo (Ceratonia siliqua), leguminose dell’area mediterranea, afferente al genere Prosopis. 5° – Aestatilignosa, diffusa nelle regioni temperate ad inverni freddi (Conifere ed Ilex). Molto abbondante nell’emisfero Boreale; la classe comprende: Boschi estivi (estesi nell’Europa centromeridionale, nel Caucaso e nell’Asia orientale, nonché nella parte orientale dell’America del nord e nella Patagonia, esempi di generi sono il già ricordato Notophagus). In Asia orientale e nell’America settentrionale, i componenti di questi boschi sono in parte quelli che si ritrovano in Europa e ad essi si accompagnano famiglie quali “Magnoliaceae”, con varie specie e sottospecie, “Juglandaceae” e generi quali “Platanus”, “Celtis”, a cui afferisce il ben noto Bagolaro, o Spaccasassi (Celtis australis, L.), noto perché spesso presente anche nei nostri parchi e giardini, ed altri generi. Boscaglie estive sub-xerofille, ove la caduta delle piogge è scarsa, in tali biotopi si trovano generi quali “Clematis” piante spermatofite dicotiledoni, “Rubus” genere afferente alla famiglia delle Rosaceae, di cui un esempio di specie nota è il Camemoro (Rubus chamaemorus, L.), dell’Eurasia settentrionale, oppure il comune Lampone (Rubus idaeus, L.). Boscaglie alpine estive, seguono il limite del bosco, qui troviamo oltre le “Ericaceae” e le “Conifere”, anche cespugli decidui in inverno; sono costituiti da ontani verdi nell’Europa media, betulle e salici nelle montagne nordiche. 6° – Conilignosa o Aciculilignosa, le conifere, non sono legate ad un’unica regione climatica, ma possono stabilizzarsi ovunque l’umidità non sia eccessiva, né continua, con preferenza per gli inverni freddi. Sono compresi: i boschi di conifere tropicali d’altitudine composti dai generi quali “Araucaria”, nell’America meridionale, unitamente ad un abbondante sottobosco cespuglioso e ad erbe. Alcuni boschi di pini, appaiono anche nel Messico, mentre boschi di conifere mediterranee sono costituiti da specie come il Pinus


SCIENZE halepensis, Mill. 1768, Pinus pinea, L., Pinus pinaster, Aiton 1789, Pinus nigra, J.F.Arnold 1785 e, da macchia Mediterranea. In Grecia e nell’Asia minore abbiamo il Cupressus sempervirens, L., in Cirenaica, regione della Libia orientale, si trova il genere Juniperus spp, famiglia delle Cupressaceae. Boschi di conifere boreali: dominano per gran parte in Europa, in Asia ed in America settentrionale, ove vi si trovano i generi Picea, Abies, Tuja, Juniperus, Sequoia. Boscaglia di conifere alpine, con specie come Pinus mugo, ed afferenti alle Ericacee. 7° – Ericilignosa, è una classe ben limitata climaticamente, ed ecologicamente, per quanto non in fisionomia. È propria delle regioni temperato-fredde ed umide e vi si distinguono le vere “Ericacee” in Europa nordoccidentale, con dominio della “Calluna”, ad esempio con la specie Brugo (Calluna vulgaris) detta anche Erica selvatica e, con splendide associazioni di “Vaccinium” famiglia Ericacee, con specie come il Mirtillo (Vaccinium myrtillus), ed “Empetrum”con specie come l’Erica a bacche (Empetrum nigrum) ecc; tra le componenti arboree troviamo raramente il Pinus silvestris, ed alberi afferenti al genere Betulla (Betula), famiglia Betulaceae. Le boscaglie di Ericacee, sono anche abbastanza estese in quella che era la Colonia del Capo (oggi capo di Buona Speranza) ed in Nuova Zelanda. Boscaglie artiche di Ericacee nane: sono molto diffuse nella regione Polare Artica (esempi sono i già citati generi “Empetrum”, “Vaccinium” e, “Dryas” piante spermatofite dicotiledoni, dall’aspetto di erbe perenni fornite di grandi fiori, afferenti alla famiglia delle Rosaceae, con poche specie rappresentanti quali il Camedrio alpino (Dryas octopetala, L.), che è una pianta antica perenne, dove il nome del genere Dryas, deriva dal periodo geologico

omonimo, in cui si ebbe una nuova glaciazione, successiva alla glaciazione di Weichselian nel Nord Europa, a cui risalgono fossili di tale pianta, in Irlanda, Inghilterra ecc, Ginepri, Rododendri ecc. Nell’Antartico, si riscontra solo una formazione a “Empetrum”. Boschi alpini di Ericacee: si ritrovano nell’Europa centrale, ed in Asia centrale, sopra i limiti dell’albero, ove si hanno parimenti estese formazioni di “Rhododendron”, “Azaleae”, “Vaccinium” (formazioni queste ultime, che esistono anche sugli alti monti di Giava). Composizioni analoghe alle europee, sembra siano localizzate negli Allegani (Allegheny Mountains), una catena montuosa, che fa parte del più vasto sistema montuoso degli Appalachi del Nordamerica orientale (USA e Canada). B- classi di formazioni edafiche: 8° – Marilignosa, (formazione di Mangrovie), le famiglie sono varie quali “Rhizophoraceae”, “Combretaceae”, “Verbenaceae”, “Rubiaceae” ecc. 9° – Fluvilignosa, comprende i boschi delle alluvioni fluviali.Gi elementi vegetali, compaiono anche nelle praterie e, perfino in luoghi desertici (salici, ontani, pioppi, querce), in Europa con sottobosco abbondante di cespugli ed erbe. Parimenti, in Asia settentrionale, ed in America settentrionale; qui con l’aggiunta di Olmi, Aceri, Salici, talvolta anche conifere che, di norma, nei tropici sono poco note. 10° – Paludilignosa, come indica la parola, trattasi di boschi di palude, abbastanza diffusi in Europa con generi quali “Alnus” famiglia delle Betulaceae e, specie come l’Abete rosso (Picea abies, (L.) H.Karst., 1881) e, con abbondanza di cespugli del genus “Salix” famiglia delle Salicaceae, “Rhamnus” famiglia Rhamnaceae, “Prunus” famiglia Rosaceae, “Ribes” famiglia delle Grossulariaceae. Inferiormente, si inseriscono piante erbacee palustri. Gli alberi, hanno sovente radici a trampolo, come nei pandani, famiglia Ericaceae, con la specie endemica della Tasmania (Richea pandanifolia, Hook.f.). In America del nord, si riscontrano spesso conifere accompagnate a latifoglie (aceri, magnolie ecc.). Nell’India (Ceylon) e, nelle Indie orientali (arcipelago malese), vi sono vaste distese fangose, che ospitano “Burseriaceae”, “Euforbiaceae”, “Guttiferae”, “Meliaceae”, “Mirtaceae”, Pandani e Palme rampicanti, munite di radici e di organi prensili speciali; scarso è il sottobosco.

Figura 3. Conifere in Asia, Himalaya visto dal Kashmir, Tratto da: Travel of Study in Kashmir (Botany, Zoology, Ethnology, Geography), 1900.

II° tipo - herbosa (piante erbacee) A – classi di formazioni climatiche: 1° – Calidiprata, prototipo ne è la -Savana- sulla quale le piogge cadono abbondantemente durante la relativa stagione. L’aspetto è quello ad erbe alte, con alberi e cespugli dispersi. Nell’Africa orientale tropicale, si riscontrano ad esempio tribù come “Andropogoneae”, una tribù di erbe Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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SCIENZE della famiglia delle Poaceae, famiglia delle Paniceae e diverse altre Monocotiledoni; alberi bassi afferenti alle Acacie, ed altri come il Baobab, Palme, Euforbie ecc. Nell’America meridionale, si caratterizzano i cosiddetti Llanos e i Campos e, le praterie a parco. In Asia, le savane risultano sparse in India, mentre in Australia esse ospitano fondamentalmente gli Eucalipti. 2° – SiccipraFigura 4. Esemplare di Ocotillo cactus (Fouquieria splendens, ta, alla savana troEngelm.), famiglia Fouquieriaceae, deserto dell’Arizona, tratto picale, corrisponda: Desert’s Biology, 1987. de la steppa nelle regioni temperate a scarse piogge estive; come nell’America del nord (Mississippi), ed in quella del sud (Pampas: xerofile). In Europa, specialmente nella Russia meridionale e nell’Ungheria (pure xerofile); mentre in Asia, nel vicino Oriente, steppe salate; in Cina ed Australia orientale, in prossimità e quale contorno dei deserti. Ciò avviene anche nel sud dell’Africa ove si hanno notevoli fasce steppiche. Il corso vegetativo ha due soste: l’estiva e l’invernale. Nella regione mediterranea, abbiamo steppe in Nord Africa ed in Spagna. 3° – Frigidiprata, la classe è costituita dai -pascoli- che in Europa sono specialmente alpini, ove assumono rilevante estensione (componenti, sono “Graminacee”, “Cyperacee”, con arbusti, suffrutici, piante a cuscinetto, ecc). Formazioni simili, si presentano nelle montagne dell’America settentrionale e, dell’Asia orientale. Nel nord e nell’Artico predominano arbusti nani e muschi. Nelle Ande, abbondano le piante a cuscinetto e gli arbusti nani e spinosi. Infine, nelle regioni antartiche, si riscontrano i “Tussoch” (cespugli colonniformi con graminacee caratteristiche). B – classi di formazione edafiche: 4° – Sphagniprata (Paludi alte), sono tipiche formazioni di regioni fredde ad aria umida. Figurano nell’Europa nordoccidentale, verso oriente, nell’America del nord, nelle Ande, in Nuova Zelanda, nell’Antartico. Sono affini alle vere “Ericacee” e tipiche dei terreni poveri. Le più importanti famiglie, sono “Sfagni”, “Cyperacee”, “Ericacee”. Presenti anche gli alberi e i cespugli del tipo già descritto per la Fluvilignosa, nonché -è questa una sua caratteristica- da piante carnivore, in Europa con i generi “Drosera” e “Pinguicula”, nel Nord America con “Sarracenia” e “Dionaea”; da tutte queste formazioni, origina la “Torba”. 5° – Musciprata (Tundra e Muschi), la classe è propria

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delle regioni artiche, ed è frequentemente torbosa. Raggiunge la massima estensione nella Siberia settentrionale. Ai muschi, si mescolano i licheni cespugliosi. Nelle Alpi, oltre i predetti componenti, il tipo dominante è una Epatica del genere “Anthelia” con specie come la Anthelia julacea, (L.) Dum., gruppo Marchantiophyta e alcune fanerogame. 6° – Paludiprata (Prati paludosi, marcite), in generale queste formazioni sono presenti nelle regioni temperate, ed a terre umide; come le paludi alte, formano torba quando l’acqua ristagna. Si sviluppano specialmente su alluvioni e sono costituite da vari “Muschi”, “Ciperaceae”, “Graminaceae”, “Juncaceae”; con altre numerose specie accompagnatrici. Con l’andar del tempo il terreno si prosciuga completamente, sollevandosi. 7° – Aquiprata (nelle zone paludose), questi prati sortumosi (il terreno sortumoso, è un terreno molto compatto, eccessivamente umido per il ristagno dell’acqua), si realizzano quando il livello dell’acqua è così elevato, da consentire solo alle erbe a lungo stelo di emergere dal terreno molle umifero. Trattasi di piante -le plaustri- perenni e rizomatose. Nelle regioni temperate saranno canne e giunchi, del genere “Typha” e “Carex”, principalmente; sostituite nelle aree tropicali dai generi afferenti alla famiglia delle “Araceae” e “Poaceae”, con il genere “Bambusa” e varie altre. Si localizzano nell’Europa centrorientale, con lembi sparsi ovunque si trovino acque stagnanti, ed ospitano “alghe”, riunite -verso i bordi- a Fanerogame acquatiche più o meno sommerse. A 5-6 metri di profondità, compaiono le prime palustri (giunchi e poi, verso terra, canne tife, con “ranuncolacee”, carici ecc.), per venire a loro volta sostituite, su terreno più sodo, da graminacee, equiseti ed altre, quando il livello del suolo sia appena scoperto, o lambito da un sottilissimo velo acquoso. 8° – Litoriprata (Prati litoranei), si sviluppano in zone temperate, con terreni umiferi un po’ salati e sono caratterizzate da formazioni prative, in parte composte da vere “alofite” (piante adatte a vivere in aree salate e alcaline) ed in parte, di alofite facoltative. I generi più importanti sono “Atriplex”, “Plantago”, “Scirpus” e altri. 9° – Areniprata, trattasi di formazioni prative su terre sabbiose e non salsose di zone temperate. 10° – Herbiprata (Prati ad erbe alte), trovansi nelle regioni temperate fredde-umide e su terreni fertili, anche di monte, i costituenti vegetali più frequenti sono le “Ranuncolacee”, “Umbelliferae, nomen conservandum, o Apiaceae”, per esempio con il genere “Veratrum”; specialmente nell’Asia nordorientale e sulle catene montane dell’Eurasia. C – classi di formazione antropiche Presuppongono l’azione dell’uomo. 11° – Foeniprata (Prati falciabili), in Europa, Asia e America settentrionale, sono piuttosto rare le praterie naturali; quelle realizzate dall’uomo, sono formate principalmente di specie che nonostante le falciature, possono fiorire e fruttificare in periodi diversi. Viole, Salvie, Campanule, Cariofillaceae, Ombrelliferae, Rubiaceae, Labiate, genere Colchicum con specie come Colchicum autumnale (che è il più tardivo) e diverse altre. 12° – Pinguiprata (Prati grassi), ogni concimazione altera ovviamente la composizione del prato. Generalmente, con i composti azotati s’incrementa la


SCIENZE produzione delle graminacee, con gli alcali quella delle leguminose, mentre le Ericacee non sopportano affatto i fertilizzanti. Tuttavia, con la somministrazione di concimi adatti, si può eliminare l’acidità dei prati, che è condizione gradita invece dalle rose, dai rododendri e dalle camelie. 13° – Segetalia, sono formazioni erbacee spontanee delle terre sottoposte a coltura. III° tipo – deserta A – classi di formazioni climatiche: 1° – Siccissimideserta, (deserti siccitosi), le regioni più aride del Globo Terrestre, si localizzano a cavallo dei Tropici. Nell’emisfero Boreale, abbiamo i deserti dell’Africa settentrionale, dell’Arabia, dell’Asia continentale, della California e del Texas (America settentrionale); nell’emisfero Australe, il deserto Australiano e quello Sudafricano del Kalahari (con specie afferenti ai generi “Aristida”, “Aloe” ed Acacie xerofille), ed altri di più modeste dimensioni dell’America del sud. La pioggia annuale di queste regioni, non arriva o non sorpassa i 200 mm e, le precipitazioni sono precipuamente invernali, talché non può lì formarsi che uno scarso rivestimento vegetale “aperto”, cioè non formante una coltre unica o ravvicinata. Solo in vicinanza dell’acqua potrà presentarsi e sussistere qualche albero. Tra le piante del deserto, nei tre differenti aspetti del Sahara (Hammada o roccioso; Serir o ciottoloso; Erg o sabbioso-dunale), si possono citare specie di Graminacee, o piante del genus “Artemisia”; per le graminacee troviamo specie invece afferenti alla famiglia delle “Poaceae” come il Lygeum spartum, L., detto Sparto, anche l’Alfa (Stipa tenacissima, L.), o specie dei generi “Retama”, famiglia Fabaceae, sottofamiglia Genisteae e del genere “Anastatica”, famiglia “Brassicaceae”, di cui ad esempio un rappresentante ben noto è la famosa Rosa di Gerico, Jericho (Anastatica hierochuntica, L.), presente in Medio Oriente e Africa settentrionale, od ancora specie afferenti al genere “Odontospermum” famiglia delle “Compositae”, nel

Figura 5. Distribuzione geografica della Vegetazione nelle Regioni Floristiche Planetarie.

caso delle specie afferenti ai generi “Anastatica” e “Odontospermum”, si parla di effimere rotolanti, come per la rosa di Gerico, trattasi di generi e specie tutte del Nord Africa, con alcune che arrivano al Medio Oriente. I deserti asiatici, o sono la continuazione del Sahara (vedi Arabia Saudita, Emirati Arabi e Yemen), con formazioni vegetali similari, o tipi salato-argillosi, al pari di quelli australiani con il genere “Triodea”, mentre altri, anche in Australia, sono sabbiosi, ed hanno piante legnose isolate quali le casuarine, gli eucalipti. I deserti nordamericani, posseggono cespugli spinosi afferenti ai generi “Parkinsonia” e “Prosopis” e soprattutto “Cactacee” (in primo luogo quelle messicane, che crescono in luoghi un po’ più piovosi), quali le Yucche e le Agavi. 2° – Frigidideserta, (Deserti freddi), in regioni molto Boreali, quali, ad esempio la Groenlandia ed altre facenti corona alla Polare nordica, esistono territori estremamente poveri, a qualunque categoria essi appartengano. Le piante ivi presenti, possono riprodursi, per le disponibilità energetiche estremamente limitate, per via vegetativa. Vi si trovano quindi muschi, licheni, anche Fanerogame varie (in quelli antartici una soltanto). Allo stesso modo in alta montagna, si riscontrano deserti freddi, fino a quote elevatissime. Il più esteso deserto d’alta montagna noto alla geografia fisica è quello del Tibet, principalmente sassoso, che presenta specie isolate di varie famiglie, quali “Caryophyllaceae”, “Cyperaceae”, “Compositae”, “Cruciferae” oggi “Brassicaceae” e “Graminaceae” varie. B – classi di formazioni edafiche: 3° – Saxideserta, (Deserti rocciosi), i licheni che costituiscono questa classe, formano il “Lithos”, che appresso vedremo. Sulle rocce degradate possono stabilirsi solo Muschi. 4° – Mobilideserta, (Deserti mobili), sui depositi detritici rocciosi, la vegetazione è instabile finché essa non giunge a fissare stabilmente il substrato. Il terreno può essere ad elementi più o meno minuti e grossolani, ed i suoi frammenti si spostano agevolmente a causa della gravità e dell’azione dinamica e lisciviante dell’acqua. In generale, trattasi di terreni poveri di sostanze nutritive, asciutti, mobili e permeabili. La colonizzazione di queste formazioni è graduale e lenta. Il loro rassodamento, si deve specialmente attribuire all’azione amalgamante dei fusti striscianti, od agli stoloni sotterranei che vi si estendono (per es.: i membri del genere “Agropyrum” di cui un esempio è la famosissima Gramigna (Elytrigia repens (L.) Desv. ex Nevski, 1933, sin. Agropyrum repens)) famiglia Graminaceae, mentre nei deserti sabbiosi, prevalgono la graminacee cespitose. 5° – Litorideserta, (Deserti alofitici), si riscontrano lungo le coste marine e nelle zone continentali asciutte e calde. Gli alberi -alofili- (sopportanti il sale), sono rari, tra essi ci sono i membri del genere “Tamarix”, TameIl Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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SCIENZE NESSUNA PIANTE ALPINE PIANTE PIANTE PIANTE rice e, quelle afferenti alla famiglia EMISFERI delle “Chenopodiaceae” dominanti e VEGETAZIONE ANTICHE TEMPERATE SUBTROP. TROPICALI alle “Compositae” etc. e, le piante arboree, talora succulenti come quelle afferenti al genere “Salicornia” detti BOREALE 2.658 9.065 11.137 8.673 6.571 asparagi di mare. C – classi di formazione antropiche: 6° – Ruderalia (vegetazione dei AUSTRALE 115 436 1.317 5.849 5.571 ruderi), è quella tipica delle adiacenze abitative umane, delle malghe (costruzioni tipiche della montagna, utilizzate per il ricovero in ti, possiamo accennare che uno dei primi ad accorgersi che estate del bestiame), delle macerie, delle aree archeologiche, esisteva una distribuzione (anche se non ne comprendeva cimiteriali e degli antichi muri ecc. Il terreno è di norma riccome) per le numerose flore del pianeta, secondo criteri geoco di sostanze nutritive e fertilizzanti; vi abbondano membri grafici, fu l’esploratore tedesco Friedrich Heinrich Alexander delle famiglie seguenti “Chenopodiaceae” e “Brassicaceae”, Freiherr von Humboldt, personaggio curioso, che aveva un il più spesso annuali. formazione biologica, oltre che in altre discipline, di estrema cultura e poliedrico, vissuto tra la seconda metà del XVIII IV° tipo – lithos - vegetazione dipendente da fattori secolo e la prima del XIX. edafici Da quel momento, intere generazioni di biologi, mediante A – classi di formazione edafiche: esplorazioni più dettagliate, hanno scientificamente illustra1° – Xerolithos, trattasi di formazioni costituite da “Lito e chiarito questo aspetto della botanica, (in realtà non cheni”, aggrappati alle rocce, tale simbiosi, avviene fino alle tutto è stato chiarito ancora), cioè la geografia delle flore, più elevate altitudini; più rare appaiono in località estremapartendo da un assunto fondamentale ed indispensabile, la mente asciutte. Si caratterizzano con vegetali crostosi, ma delimitazione dei confini delle “Regioni Floristiche del Piaanche frondosi come nel caso delle specie afferenti al geneneta” e dei fattori ecobiologici, geologici e geografici che la re “Lecanòra” detti anche licheni orlati e, cespugliosi come influenzano e determinano. La maggior localizzazione delle nel caso del genere “Roccella”, genere di licheni epifiti, affepiante, avviene e si riscontra in tre zone latitudinali: polare – renti alla famiglia Roccellaceae, dotati di un tallo cespugliotemperata – tropicale. Queste, data la forma della Terra e la so-fruticoso; per curiosità, da questi ultimi licheni, si estrae loro posizione in relazione al sole, sono simmetriche rispetto la sostanza con la quale si rivestono le cartine tornasole per l’Equatore. misurare il pH. Diverse situazioni intrinseche ed ambientaPer molti pratici scopi botanici, tuttavia, tale “zonazioli, oltre che la natura delle rocce, contribuiscono a far comne” è scarsamente differenziata e di norma, vi si incorpora parire l’uno o l’altro dei diversi tipi di licheni; agenti sono una quarta zona, la “subtropicale”. Un’ancora più completa precisamente la latitudine e l’altitudine, l’esposizione al sole, e scientifica classificazione, distingue un maggior numero di l’inclinazione delle pendici ecc. zone definite da gradi di latitudine su entrambi gli emisferi 2° – Hygrolythos (Alghe rupestri), sono “Cianoficeae” e a partire dall’Equatore. Poiché il clima e la vegetazione sono più raramente “Cloroficeae”, come nelle regioni più umide e in generale strettamente correlati, ne consegue che salendo sulle rocce spruzzate frequentemente dall’acqua. Tali alghe una montagna, la vita delle piante cambia con l’accrescersi appaiono quivi abbondantissime, costituendo uno strato o della elevazione finché – se la quota raggiunta è sufficiente copertura nerastra, come si osserva sia sulle rocce naturali, – si realizza la situazione caratteristica delle latitudini poche sui marmi lapidei. lari, talché le più alte montagne, anche se poste sulla linea equatoriale, sono permanentemente coperte di ghiacci e dalFormazioni acquatiche la neve sulle loro sommità, come si osserva ad esempio sulle Dovremmo ora accennare alle formazioni acquatiche, dimontagne del Rwenzori (o Ruwendzori), con i suoi 5.109 m vise anche queste per tipi e classi, secondo una classificadi altitudine, poste tra Uganda e Repubblica Democratica del zione aderente a quella vista in questo articolo per la flora Congo e le catene montuose della Papua Nuova Guinea. terrestre, ma nello specifico indicheremo soltanto le denoLa “zonazione” della vegetazione sulle montagne -speminazioni, omettendone la trattazione. La vegetazione accialmente nei tropici- è stata molto studiata dai biologi boquatica, viene divisa in 5 tipi (Crioplancton, con una classe; tanici, descritta ed espressa in numerose classificazioni. Per Hydroplancton, con tre classi; Pleuston, con tre classi; Hapesempio, su un’alta montagna situata nella parte equatoriale tobenthos, con tre classi; Rhizobenthos, con due classi). della zona tropicale del Vecchio Mondo, i livelli più bassi (da zero a 600 metri), sono occupati da una vegetazione veraRegioni Floristiche Planetarie mente equatoriale, caratterizzata da palme e banani; sopra di Come si legge dal titolo, questo articolo tratta delle poessa, se ne estende una tropicale, ma meno equatoriale, con polazioni vegetali nel contesto delle regioni Floristiche plaun tipo di vegetazione nella quale le felci arboree ed i “Ficus” netarie e dello storico ruolo, che i biologi hanno avuto nel prevalgono; sopra queste si estendono una fascia subtropicadecifrarle. Vediamo un po’ come è nata la loro classificazione le di mirti e lauri, più in alto ancora un’altra zona, temperae suddivisione. Senza farne la storia, cosa dettagliatamente to-calda con alberi sempreverdi, quindi una zona di conifere, descritta in numerosi articoli del passato e più o meno recenpoi un’altra di cespugli alpini e finalmente, una regione di

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SCIENZE erbe alpine, sopra la quale ogni vegetazione cessa di esistere, ove vi permane solamente ghiaccio e nevi perenni. Ogni zonazione, comprende fasce di 600 m di altezza.Premetto, in sintesi, le cifre concernenti la zonazione altitudinale: da 0 a 600 m = zona di Palme e Banani; da 600 a 1250 m = zona di Felci arboree e Ficus; da 1250 a 1900 m = zona di Mirti e Lauri; da 1900 a 2600 m = zona di alberi sempreverdi; da 2600 a 3200 m = zona di alberi decidui; da 3200 a 3800 m = zona delle Conifere; da 3800 a 4450 m = zona dei cespugli alpini; da 4450 a 5050 m = zona delle erbe alpine; oltre i 5050 m = zona delle nevi e ghiacciai perenni. Ne consegue che, a meno che i rilievi siano minimi, ciascuna zona latitudinale del globo avrà condizioni adatte all’apparizione di piante caratteristiche di una zona o di zone, nelle più alte latitudini. Qua e là, nelle zone tropicali appariranno piante subtropicali in relazione al rilievo, mentre le piante temperate si ritroveranno in entrambe le zone tropicali e subtropicali e così via. Se l’altitudine sarà sufficiente, ciascun tipo di piante o vegetazione, troverà in qualche posto ed in tutte le latitudini più vicine all’equatore un particolare ambiente a loro confacente. Una importantissima conclusione a queste constatazioni è che nessuna latitudine dell’intera area, sarà esclusivamente disponibile per il tipo di vegetazione caratteristica dei livelli più bassi delle zone maggiormente prossime ai poli. I dati in tabella esprimono meglio il concetto; le prime cifre sono attribuibili alla superficie assoluta delle terre occupate dai differenti tipi di vegetazione, dai due lati dell’Equatore (espressi in migliaia di miglia quadrate, la seconda serie di dati si riferisce alla proporzione di ciascuna zona climatica disponibile, per i differenti tipi di vegetazione. Prendendo le zone corrispondenti nei due emisferi in totale e semplificando, si nota che: a) Nei tropici soltanto il 77% del territorio totale è occupato da vegetazione tropicale; il 17,5% è occupato da piante subtropicali, il 4% da piante temperate e, l’1,5%, da piante alpine artiche. b) Nei subtropici soltanto il 67,5% dell’area totale risulta occupata da vegetazione subtropicale; il 17% da piante temperate, ed il 9 % da piante alpine artiche. c) Nelle regioni temperate, soltanto il 74% del totale sopporta la vegetazione temperata; il 18,5% è occupato da piante alpine artiche. Il rimanente di ciascuna zona è troppo elevato per sopportare piante fiorifere. Per riassumere, in ciascuna latitudine del globo terrestre, esisteranno condizioni adatte per l’apparizione di piante in generale caratteristiche di una zona, o di zone di più elevate altitudini. Così piante subtropicali si riscontreranno, come detto, con una certa distribuzione nelle regioni tropicali in relazione al rilievo e così via. Se l’elevazione è sufficiente, ciascun tipo di pianta o di vegetazione, troverà un confacente ambiente in qualche recesso (nicchia ecologica) e sempre più ne troverà avvicinandosi all’equatore.

che poggiano su concetti di base, che hanno portato i biologi (in questo caso i botanici, nel caso della fauna gli zoologi), a compiere un salto gerarchico in termini di chiave analitica ed interpretativa, considerando non solo più la singola pianta, il terreno in cui e su cui cresce, ma le intere comunità, stazioni vegetali, alleanze reciproche ecc. Questo comporta la nascita e la trasformazione della flora globale/planetaria, che a sua volta modula e rende dinamico il paesaggio, al punto in cui lo stesso Charles Darwin definì il botanico il paesaggista più dotato e preparato, tra tutti i tipi possibili.

Bibliografia 1. Éléments de biogéographie et d’écologie, Robert Salanon, Alain Lacoste, ed. FAC. 1981. 2. Dictionnaire de la géographie, Pierre Geororge, 1971. 3. Phytosociology of birch-spruce forests on the Tanana upland, interior Alaska, 1969. 4. Bryophyte systematics, phytodiversity, phytosociology and ecology Wolfgang Frey, 2010. 5. Community diversity: relative roles of local and regional processes. RE Ricklefs Science(Washington), 1987 - labs.bio.unc.edu. 6. Mapping variations in the strength and breadth of biogeographic transition zones using species turnover PH Williams - Proceedings of the Royal Society of …, 1996 rspb.royalsocietypublishing.org. 7. Community diversity: relative roles of local and regional processes. RE Ricklefs Science(Washington), 1987 - labs.bio.unc.edu. 8. Seaweeds: their environment, biogeography, and ecophysiology. C Yarish, H Kirkman - 1990 - books.google.com. 9. Biogeographical regions of the tropical and subtropical Atlantic Ocean off South America: classification based on pigment (CZCS) and chlorophyll-a (SeaWiFS) . A Gonzalez-Silvera, E Santamaria-del-Angel… - Continental Shelf …, 2004 - Elsevier. 10. Biogeographical aspects of speciation in the southwest Australian flora. SD Hopper - Annual review of ecology and systematics, 1979 - annualreviews.org. 11. The radiation of the Cape flora, southern Africa. HP Linder - Biological Reviews, 2003 - Wiley Online Library. 12. The biogeography of species, with special reference to ferns. R Tryon - The Botanical Review, 1986 - Springer. 13. Phytosociology and structure of Himalayan forests from different climatic zones of Pakistan. M Ahmed, T Husain, AH Sheikh… - … Journal of Botany, 2006 - researchgate. net. 14. A Phytosociological Analysis of Species‐Rich Tropical Forest on Barro Colorado Island, Panama. DH Knight - Ecological Monographs, 1975 - Wiley Online Library. 15. La Pianura incolta, Giuliano Russini. Anno 2013 » N. 176 - 15 ottobre 2013 », Agraria.org. 16. Biogeographical and Ecological Correlates of Dioecy in the Hawaiian Flora, Ecology, 1995. 17. Bayesian island biogeography in a continental setting: the Rand Flora case, Biol Lett. 2010. 18. Book-Macroclimate and plant forms: An introduction to predictive modeling in phytogeography, 1981. 19. The phytogeography of the Australian region NT Burbidge Australian Journal of Botany 8 (2) 75 – 211 Published: 1960. 20. Some Aspects of the Phytogeography of Tropical Africa J. P. M. Brenan Annals of the Missouri Botanical Garden Vol. 65, No. 2 (1978), pp. 437-478. 21. Book: Amongst Africa’s Giants, National Botanic Institute of Pretoria, South Africa, 2000.

Conclusioni Tale articolo, è una panoramica sui principi fondamentali della fitosociologia e della fitogeografia, discipline biologiche

22. Book: Travel of Study in Kashmir (Botany, Zoology, Ethnology, Geography), 1900. 23. Book: Flora of Europe, 1989.

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SCIENZE

Obesità e sovrappeso nell’età evolutiva Novità e aggiornamenti sull’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Matteo Pillitteri*, Emanuela Dolcimascolo*, Carmela Spallino** Antonino Puma***, Lucia Casimiro***, Maria Barberi Frandanisa ***

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a prevalenza dell’obesità in età evolutiva nell’ultimo trentennio è aumentata soprattutto nei paesi industrializzati, con gravi conseguenze sulla salute pubblica. In Italia il dato di prevalenza generale è del 15-20%, sino ad arrivare nelle Regioni del Centro-Sud al 30-35%. In base ai recenti dati epidemiologici, la Regione Sicilia è ai primi posti per numero di giovani obesi e in sovrappeso, per questo si sente la necessità di implementare azioni di educazione alimentare basate su contenuti semplici, immediati e che coinvolgano tutte le figure influenti (famiglia, scuola e specialisti della salute).

Obiettivo e finalità specifica della ricerca Il presente progetto, studiato e realizzato da un’equipe formata da nutrizionisti, insegnanti e pediatri, rappresenta un intervento di promozione della salute destinato a bambini di classe quinta e alle loro famiglie costituito da quattro momenti: una visita iniziale, due incontri educativi di gruppo con genitori e bambini e successiva rivalutazione, seguiti da due visite a 4 e 8 mesi.

* Biologo nutrizionista ** Insegnante *** Pediatra

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Materiali e metodi I destinatari sono alunni e genitori di una classe V, con età media 10 anni, della scuola primaria “Don Bosco” di Ribera (Ag) ed è stato svolto nell’arco di 8 mesi, nell’anno scolastico 2015/2016, da ottobre 2015 a giugno 2016. Primo step: somministrazione di un questionario iniziale (anonimo) sulle abitudini alimentari, attività fisica ai partecipanti al progetto (bambini e genitori). Secondo step: visita medica iniziale degli alunni presso l’ambulatorio del Pediatra di Famiglia, con rilievo di: dati anagrafici; B.M.I. (Body Mass Index). B.M.I. medio 22,051±5,21; Peso attuale. Peso medio 44,625±12,03; Circonferenza della vita. Circonferenza media 75,31±12,38. Terzo step: rilevazioni antropometriche dei genitori degli alunni eseguiti da nutrizionisti e dall’infermiera


SCIENZE professionale. In accordo con la dirigenza scolastica, i nutrizionisti hanno redatto un diario settimanale della merenda in classe a cui hanno aderito tutti. La qualità degli alimenti consumati a colazione e nello spuntino hanno una notevole responsabilità nel determinismo del sovrappeso e della malnutrizione 8, 9, 10, 11. Sono stati attuati quattro incontri formativi, basandoci su criticità emerse dalla somministrazione di un questionario valutativo iniziale, gestito dagli autori: incontro 1 con Nutrizionisti e genitori: analisi delle abitudini alimentari; valutazioni dei questionari della prima visita, focus su: alimenti, calorie, metabolismo e concetto di porzione per giungere con loro ad una condivisione di schema nutrizionale corretto e attività fisica quotidiana per tutta la famiglia. Incontro 2 con nutrizionisti e bambini: con lo stesso programma dei genitori, ma adattato ai due diversi target. Incontro 3: nuovo incontro nutrizionisti e genitori su: “saper fare la spesa” (corretta lettura delle etichette, scelta dei prodotti da acquistare e quantità). Incontro 4: nuovo incontro nutrizionisti e bambini sui danni che una scorretta alimentazione ha sulla salute. Azione sull’attività fisica: in accordo con l’insegnante è stato possibile programmare solo 30 minuti a settimana di passeggiata di gruppo. Follow-Up. Follow-up n. 1: ai bambini e ai loro genitori sono stati rilevati a distanza di 4 mesi: peso, altezza, BMI, circonferenza della vita. Tali parametri sono stati confrontati con i precedenti. Sono state registrate altresì le modifiche dell’attività motoria e del comportamento alimentare. Follow-up n.2: a 8 mesi dall’inizio del progetto rilievi analoghi su genitori e bambini.

Risultati Della classe di 19 bambini in esame, l’84,2 per cento insieme ai genitori ha aderito con entusiasmo al progetto nella sua completezza, soltanto 3 si sono persi al follow-Up. Nell’ultimo incontro interattivo fatto con genitori e alunni è emerso un significativo cambiamento riguardanti lo spuntino mattutino, l’attività fisica e le abitudini familiari e una maggiore consapevolezza dei genitori sulle reali condizioni di sovrappeso/obesità dei bambini. L’introduzione del diario alimentare scolastico ha regolamentato quantità e qualità della merenda a scuola, condizioni che si sono protratte per l’intero anno scolastico. L’attività motoria settimanale iniziata con questo progetto è stata proseguita dall’insegnante in ambito extracurriculare per circa 30 minuti a settimana. Come mostrano

i grafici (fig. 3, fig. 4), mediamente in tutti i bambini si è ottenuta una riduzione del BMI e della circonferenza della vita, rispettivamente -4,58% e -2,35%, frutto di un’efficace sinergia fra gruppo familiare, Nutrizionisti, Pediatri e insegnante. Nonostante l’esiguo tempo di rilevazione i risultati ottenuti incoraggiano a continuare questo tipo di approccio. Auspichiamo che lo schema del nostro progetto possa essere applicato su tutte le classi dell’Istituto Comprensivo coinvolto, al fine di rendere la scuola un ente formativo ad ampio spettro.

Ringraziamenti Si ringrazia il Dirigente e tutto il personale dell’Istituto Comprensivo “Don Bosco” di Ribera (Ag), il Dirigente dell’Ufficio Igiene di Ribera (Ag) e la signora Franca Orlando, infermiera professionale, per il suo importante contributo alla raccolta dati. Un ringraziamento particolare va ai genitori e ai bambini che hanno aderito con entusiasmo a questa iniziativa.

Bibliografia 1. Bundred P, Kitchiner D, Buchan I. Prevalence of overweight and obese children between 1989 and 1998. Population-based series of cross-sectional studies. BMJ 2001; 322 (7282):326-8. 2. Esposito Del Ponte A, Contaldo F, et al. High prevalence of overweight in children population living in Naples (Italy). Int J Obes Relat Metab Disord 1996;20:283. 3. Baglio G, Caroli M, Grandolfo ME, Stazi MA. Epidemiologia dell'obesità in età evolutiva. Ital J Pediatr 1998; 24: 3-9 4. Maffeis C, Schutz Y, Piccoli R, Gonfiantini E, Pinelli L. Prevalence of obesity in children in north-east Italy. Int J Obes 1993;17 (5):287-94 5. Lobstein T, Baur L, Uauy R for the IASO. Obesity in children and young people: a crisis in public health. Obes Rev 2004;(5)1:4-104. 6. Edmundus L, Waters E, Elliott EJ. Evidence based paediatrics. Evidence based management of childhood obesity. BMJ 2001 Oct 20;323(7318):916-9. 7. Trifirò G, Salvatoni A, Tanas R, Brambilla P, Maffeis C; Gruppo di Studio sull'Obesità della SIEDP. Obesità in età pediatrica: trattamento. Minerva Pediatr 2003;55:471-82. 8. Matthys C, De Henauw S, Bellemans M, De Maeyer M, De Backer G. Breakfast habits affect overall nutrient profiles in adolescents. Public Health Nutr 2007;10(4):413-21. 9. Croezen et al., 2007-Nicklas et al., (2000). 10. Vartanian LR, Shwartz MB, Brownell KD. Effect of soft drink consumption on nutrition and healt: a ragazystematic review and metaanalysis. Am J Public Health. (2007); 97: 667-675. 11. G. Bacchi, D. Ferrara, A. Marciante, M. Pillitteri, E. Sanfilippo; “FACEFOOD Progetto pilota di educazione alimentare in età adolescenziale”; Scuola e Didattica, Editrice LA SCUOLA, n. 9 maggio 2015.

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ECM Questo articolo dà la possibilità agli iscritti all’Ordine di acquisire 3 crediti ECM FAD attraverso l’area riservata del sito internet www.onb.it.

La sicurezza microbiologica degli alimenti Una questione centrale per la tutela della salute umana e la protezione dagli agenti patogeni di Alyexandra Arienzo*, Lorenza Murgia* e Giovanni Antonini*

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a sicurezza microbiologica degli alimenti rappresenta oggi una questione centrale per la salute pubblica. Infatti, il cibo può essere un serbatoio di batteri potenzialmente pericolosi per la salute umana e vari agenti patogeni possono minacciare soprattutto gruppi particolarmente sensibili alle infezioni alimentari, come gli anziani, i neonati e le donne in gravidanza. Il concetto di “buona qualità microbiologica” di un alimento è inteso come assenza di microrganismi patogeni e/o loro tossine e di microrganismi alterativi, ed è applicabile a tutti i passaggi dal ricevimento della materia prima, la sua trasformazione, la conservazione, la distribuzione e la somministrazione del prodotto alimentare. L’aspetto qualitativo non è più considerato un costo aggiuntivo per l’azienda, ma un requisito commerciale indispensabile a causa della sempre maggiore consapevolezza del consumatore e della sua aumentata sensibilità sulla salubrità degli alimenti. Per quanto riguarda l’aspetto normativo in Italia, il processo di cambiamento è storia recente. È iniziato nel 1997 con il Libro Verde intitolato “Principi generali della legisla-

* Dipartimento di Scienze, Università Roma Tre e Consorzio Interuniversitario INBB, Roma.

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zione in materia alimentare nell’Unione Europea”, proseguito con “Il Libro Bianco sulla sicurezza alimentare” (2000) e con la promulgazione del Regolamento CE 178/2002 e dei Regolamenti del “pacchetto igiene” (http://www.federalimentare.it), approdando infine al Regolamento CE n. 2073/2005 (http://eur-lex.europa.eu) sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari, entrato in vigore il 1° gennaio 2006, integrato e parzialmente modificato dal Regolamento (CE) n 1441/2007 del 5 dicembre 2007 (http://eur-lex.europa.eu). Tali norme, che fissano i parametri microbiologici per gli alimenti, si integrano e si completano con il Sistema di autocontrollo basato sul metodo HACCP (Hazard Analysis Critical Control Points), (D.L. 26 maggio 1997, n.155 http:// www.parlamento.it/leggi/deleghe/97155dl.htm) che stabilisce che tutte le aziende operanti nel settore alimentare applichino un Sistema di autocontrollo aziendale, al fine di garantire e mantenere specifici standard di igiene e salubrità dei propri prodotti in tutte le fasi in cui si articola l’attività a partire dalle fasi produttive primarie (raccolta, mungitura, allevamento), fino al consumo da parte dell’utente. Sempre per quanto riguarda la normativa Italiana, il Ce.I.R.S.A. Centro Interdipartimentale di Ricerca e Documentazione sulla Sicurezza Alimentare della Regione Piemonte - ASL TO 5 - tiene costantemente aggiornata sul web la Matrice MTA sui limiti microbiologici negli alimenti, ed è consultabile alla pagina: http://www.ceirsa.org/matrice.php


ECM Inoltre, sulla stessa pagina web, vi sono i riferimenti ad alcuni documenti che possono essere di riferimenti per gli Operatori del Settore Alimentare, anche in quanto il Ce.I.R.S.A ne dichiara l’aggiornamento su base annuale: • PROTOCOLLO TECNICO per l’effettuazione dei controlli microbiologici sugli alimenti e l’interpretazione e gestione degli esiti analitici: http://www.ceirsa.org/docum/ allegato_punto1.pdf • CRITERI MICROBIOLOGICI per prodotti alimentari alla pagina: http://www.ceirsa.org/docum/allegato_punto2. pdf • VALORI LIMITE di accettabilità di microrganismi e/o tossine potenzialmente pericolosi: http://www.ceirsa.org/docum/allegato_punto3.pdf • LINEE GUIDA per l’analisi del rischio nel campo della microbiologia degli alimenti http://www.ceirsa.org/docum/ allegato_punto4.pdf.

Il controllo della sicurezza microbiologica degli alimenti Le fonti di contaminazione dei prodotti alimentari sono diventate molte e difficili da controllare. Le analisi microbiologiche sono lo strumento principale utilizzato per garantire il controllo della produzione agro-alimentare lungo tutta la filiera produttiva, per monitorare le condizioni igieniche delle materie prime e dei prodotti finiti, e per verificare sicurezza microbiologica delle procedure di fabbricazione. Il monitoraggio microbiologico sulla produzione dei prodotti alimentari è quindi essenziale per ridurre l’insorgenza di malattie alimentari e garantire il più possibile la protezione dei consumatori. Per tali motivi, il mercato mondiale della microbiologia alimentare ha subito una notevole espansione nell’ultimo decennio, per un totale di 1,14 miliardi di test nel 2016. I test di routine (conteggio totale vitale, coliformi / Escherichia coli, Staphylococcus , lievito / muffa) rappresentano la maggior parte delle analisi (75%), che è stimato crescere del 5% all’anno. Data la necessità di monitorare ogni fase della catena di produzione e garantire la tempestività di eventuali azioni correttive, i test di controllo microbiologico dovrebbero essere affidabili, rapidi e portabili, ovvero utilizzabili anche in assenza di un laboratorio attrezzato. Tuttavia, i convenzionali metodi di analisi microbiologica sono, ad oggi, ancora i più popolari e ampiamente utilizzati, principalmente per la loro affidabilità, relativa semplicità e considerato il consenso internazionale concesso dalle agenzie di regolamentazione. In questo contesto, nuova alternativa metodi per il rilevamento quantitative e qualitative di diversi microrganismi di interesse desiderabile per ottenere risultati affidabili paragonabili ai metodi di riferimento salvandoli entrambi tempo e denaro. Tutti i nuovi metodi analitici devono essere convalidati prima della loro introduzione in uso di routine (Rohde et al., 2015). Uno standard europeo ed internazionale, EN ISO 16140, è stato sviluppato per fornire un protocollo di riferimento comune per la convalida di metodi alternativi, a valutare se questi metodi eseguono almeno altrettanto bene i corrispondenti metodi di riferimento (ISO 2003; FDA 2015; Jasson et al., 2010; Feldsine et al., 2002; Yeni et al., 2014). Per esempio, risultati falsi negativi possono causare l’espan-

sione di una epidemia quando vi sia il sospetto di contaminazione, mentre risultati falsi positivi che utilizzano metodi rapidi possono causare un ritardo nel trovare il vera fonte quando sia in corso un’indagine epidemiologica di un’epidemia di origine alimentare (Yeni et al., 2014). Le linee guida internazionali hanno introdotto il monitoraggio continuo sugli alimenti finiti e sulle catene di produzione per valutare la sicurezza dell’intero processo. La effettuazione di analisi di routine è divenuta quindi essenziale per assicurarsi che le condizioni di lavoro e la qualità del prodotto non subiscano alterazioni durante la lavorazione. I microrganismi che sono cercati sono per lo più batteri considerati indicatori di una specifica contaminazione (ad es. batteri enterici per la contaminazione fecale); quando le concentrazioni di tali batteri salgono oltre una soglia, occorre attivare un’azione correttiva a valle. In questo lavoro esaminiamo criticamente i metodi attualmente utilizzati per valutare la sicurezza microbiologica degli alimenti, evidenziando le caratteristiche dei metodi convenzionali ed innovativi e dando una visione d’insieme delle alternative ed il loro possibile impatto in questo campo. Un’analisi più dettagliata che riporta, oltre alla bibliografia di riferimento più significativa (ca. 150 articoli), anche i principali prodotti e le principali marche attualmente in commercio è riportata in Antonini et al. “How to Warrant Microbiological Food Safety in Food Companies: Problems and a Possible Solution” Food Studies: An Interdisciplinary Journal. Volume 8, Issue 4, 2018. Open access http://doi.org/10.18848/21601933/CGP/v08i04/29-51

Metodi convenzionali per la valutazione della sicurezza alimentare microbiologica e delle variazioni I metodi convenzionali sono metodi armonizzati considerati come “gold standard” nella valutazione della qualità del cibo e, quindi, nel complesso, sono ben accetti. Le analisi microbiologiche per il cibo si basano su standard ISO (Jarvis 2016), che determinano limiti e livelli di possibile contaminazione in diverse matrici alimentari. Tra le tecniche di conteggio diretto, il metodo tradizionalmente utilizzato per la valutazione della qualità microbiologica degli alimenti si basa principalmente sulle tecniche di conta delle Unità Formanti Colonie (UFC) visibili come colonie isolate cresciute su piastre di coltura microbica. Tali piastre possono eventualmente richiedere terreni di crescita specifici per isolare e enumerare specifici organismi bersaglio, quali ad esempio batteri di provenienza enterica, indici di contaminazione fecale. Le analisi comportano spesso diverse fasi per consentire la identificazione specifica di microorganismi, dall’omogeneizzazione dei campioni alla crescita dei microorganismi su terreni di coltura specifici, a test di conferma biochimica e molecolare (Sharma e Mutharasan 2013). Inoltre, i protocolli destinati alla ricerca di microrganismi specifici spesso includono almeno un passaggio di arricchimento: questo non solo aiuta a migliorare la sensibilità nella individuazione anche di basse concentrazioni di agenti patogeni in un campione (Dwivedi e Jaykus 2011; Gracias e McKillip 2004), ma migliora anche il recupero da condizioni di stress dei microorganismi (Margot et al., 2016; Margot et al. 2015) e la rilevazione di batIl Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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ECM Piastra con batteri.

teri a metabolismo lento (Vaudaux, Kelley e Lew 2006). Questi metodi convenzionali sono sensibili, facilmente adattabili e possono fornire analisi quantitative e qualitative, ovvero possono fornire una stima diretta della concentrazione dei batteri in a campione di cibo sia la rilevazione di microrganismi specifici tra la popolazione microbica in un campione di cibo. Inoltre, assicurano che vengano conteggiati solo i batteri vitali, riducendo il rischio di risultati falsi positivi e consentendo un monitoraggio affidabile di un alimento dopo le fasi di pastorizzazione o dopo la disinfezione di superfici e strumenti. Tuttavia, i metodi di coltura convenzionali presentano diverse limitazioni. A causa del loro complesso protocolli operativi, necessitano di una quantità significativa di tempo e lavoro, oltre a un’alta probabilità di errore manuale in quanto tali processi sono altamente dipendenti dall’operatore. Di conseguenza, il numero di batteri rilevati può variare ampiamente se calcolato da diversi operatori e diversi laboratori, risultando in una interpretazione soggettiva dei risultati (Yeni et al 2014, Forsythe 2010). Inoltre, il costo associato con questi metodi può essere elevato, considerando non solo i costi di manodopera, ma anche il costo di materiali necessari per condurre i test. Soprattutto, tali metodi richiedono un lungo tempo necessario per ottenere risultati, che possono richiedere da due a sette giomi (Law et al., 2015, Chapela et al., 2015), e il la necessità di laboratori attrezzati rende questi metodi poco pratici in contesti con risorse limitate. Sono stati fatti molti sforzi per migliorare i metodi convenzionali, superando alcuni dei loro punti deboli senza deterioramento della sensibilità e specificità. Tra i metodi recentemente sviluppati, la petrifilm, dipslides e il numero più probabile (Most Probable Number – MPN) sono quelli attualmente più utilizzati.

Tra i metodi biochimici bisogna menzionare innanzitutto quelli bastati sul substrato fluorogenico 4-methylumbelliferyl- β -D-glucuronide (MUG) che viene idrolizzato specificatamente dall’enzima β -D-glucuronidasi (GUD) rilasciando un prodotto (4-methylumbelliferyl) fluorescente se illuminato con luce ultravioletta. E. coli è il principale produttore di β -D-glucuronidasi (GUD), insieme ad alcuni Salmonella, Shigella ed alcuni ceppi di Corynebacterium , quindi il MUG è ampiamente utilizzato nei media differenziali per rilevare la loro presenza di tali microorganismi nei campioni. Tra i composti cromogenici (che quindi non comportano la illuminazione con luce ultravioletta per la rilevazione dei prodotti), ortho-Nitrophenyl-β-galactoside (ONPG) che è substrato dell’enzima β-galattosidasi, anch’esso posseduto da molti ceppi di E. coli e Shigella ma non da Salmonella. La β-galattosidasi idrolizza l’ONPG in galattosio e orto-nitrofenolo che ha un colore giallo con assorbimento massimo a 420 nm di lunghezza d’onda. La intensità della fluorescenza emessa da 4-methylumbelliferyl o la intensità del colore manifestato da Provetta fluorescente. orto-nitrofenolo sono quindi proporzionali alla concentrazione rispettivamente di β -D-glucuronidasi e β-galattosidasi e, quindi, con buona approssimazione, sono anche proporzionali alla concentrazione batterica. Questi metodi di analisi sono facilmente effettuabili ed hanno un protocollo di analisi semplice, veloce ed economi-

Metodi biochimici per l’analisi degli alimenti Nell’analisi microbiologica degli alimenti, la rilevazione batterica può essere effettuata anche con metodi biochimici. Questi metodi sono basati essenzialmente su test enzimatici che sfruttano substrati cromogenici o fluorogenici e indicatori redox per rilevare gli organismi bersaglio (Rompre et al., 2002). I metodi biochimici possono avere una sensibilità e una rapidità migliori rispetto ai metodi convenzionali, tuttavia talvolta possono risultare meno selettivi (Cabral 2010).

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Fiala e lettore MBS.


ECM co, e possono essere utilizzati per eseguire analisi sia qualitative che quantitative. Alcuni inconvenienti sono la presenza di risultati falsi positivi dovuti a ceppi batterici non coliformi ed una difficile lettura dei risultati quando tali metodi sono utilizzati per l’analisi di alimenti solidi o colorati (Parvez et al. 2017; de Bruin and Korsten 2016, Rodrigues et al. 2014). Un differente test biochimico è basato sul rilevamento della produzione di CO2 da parte di microrganismi vitali. Diversi tipi di substrati sono disponibili per eseguire dosaggi diversi, da quelli non selettivi a supporti specifici per la rilevazione di patogeni o di microrganismi correlati al deterioramento degli alimenti. L’automazione delle analisi può essere effettuata tramite strumentazioni dedicate, in cui il cambiamento di colore e di fluorescenza delle può essere rilevato con un diodo a emissione luminosa a due colori (LED) ed un rilevatore di fluorescenza. Ciò consente una rilevazione rapida dei microrganismi, entro ventiquattro a quarantotto ore, con minore impegno rispetto al metodo di riferimento, mantenendo tuttavia alta sensibilità. Va tuttavia osservato che per alcune analisi è richiesta la pre-incubazione del campione che richiede tempo e attrezzature aggiuntivi. Inoltre, nessun campione di alimenti solidi può essere inoculato direttamente in flaconcini, ma devono essere utilizzate solo le diluizioni liquide di tali campioni solidi e risultati contrastanti sono stati descritti in letteratura (BioLumix 2018, McKeman et al., 2016; Pfannebecker et al. 2016; McKeman et al. 2015). Un altro metodo biochimico che riesce a superare tali limiti si basa sulla rilevazione del metabolismo batterico attraverso l’uso di indicatori redox, il cui colore cambia in base allo stato redox del mezzo. Questo consente una correlazione tra metabolismo batterico e concentrazione di batteri vitali in campioni. Possono essere analizzati sia campioni liquidi che solidi, senza necessità di pre-trattamento del campione. Il metodo utilizza fiale monouso e pronte all’uso in cui vi sono reattivi differenti per permettere la rilevazione differenziale dei diversi microorganismi, un lettore automatizzato e una sterilizzazione post-analisi permettono l’utilizzo del metodo anche in assenza di laboratorio e di personale specializzato ed è perciò particolarmente idoneo per piccole-medie industrie alimentari ( Losito et al., 2012, 2014; Bottini et al. 2011). Il principale svantaggio di questo metodo è rappresentato dalla necessità di una pre-calibrazione con alcune matrici alimentari (Arienzo et al., 2016) Tra i test più utilizzati per il rilevamento di microrganismi patogeni nelle matrici alimentari, il test API® (Analisi del profilo metabolico) consente un’identificazione affidabile di specie batteriche di genere e fino al livello di specie. Diversi tipi di strisce contenenti reagenti disidratati dedicati a specifiche reazioni biochimiche sono disponibili con vari combinazioni di reazioni per portare all’identificazione di batteri. I test API devono essere eseguiti su colture pure (quindi richiedendo un precedente passo colturale per ottenere colonie isolate, che significa che la durata temporale del test potrebbe essere variabile) per ottenere correttamente il profilo biochimico dei batteri bersaglio (Holmes, Willcox e Lapage 1978). Questo test è stato sviluppato per la prima volta negli anni Settanta in risposta a a tendenza verso la miniaturizzazione dei test per risparmiare materiale di consumo e si è dimostrato un’applicazione di successo nel controllo degli

Immagine al microscopio di batteri.

alimenti grazie al suo protocollo semplice e veloce, dimostrandosi utile in piccolo laboratori con attrezzature limitate e bassi numeri di campioni. Tuttavia, in molti casi, l’interpretazione di i risultati potrebbe non essere semplice. Inoltre, alcune reazioni possono non essere facilmente identificabili a causa di una ridotta attività metabolica dei ceppi batterici (Neubauer et al., 1998), ed i costi di tale test sono alquanto maggiori rispetto a altri metodi convenzionali (Nucera et al., 2006).

Metodi basati sulla microscopia per l’analisi degli alimenti La microscopia è stata tradizionalmente un metodo fondamentale per il rilevamento dei microrganismi in diversi campioni, compreso il cibo. I progressi tecnologici hanno portato al successo la implementazione di tali metodi nella pratica per l’analisi degli alimenti. Per la loro intrinseca caratteristiche, i metodi di microscopia sono intesi per analisi ad alto rendimento in un attrezzato laboratorio, che richiede elevati costi di installazione e manutenzione, oltre a una formazione altamente qualificata del personale. La tecnica Direct Epifluorescenct Filter (DEFT) consente il conteggio diretto di microrganismi dopo la colorazione con fluorocromi. È’ richiesto un pretrattamento del campione con tripsina e detergenti, soprattutto per il cibo ricco di grassi. L’uso di molecole come l’arancio acridina garantisce un conteggio vitale, evitando i falsi positivi dovuti a cellule non vitali. I risultati sono disponibili in breve tempo, circa venti o trenta minuti, (de Boer e Beumer 1999) ma la preparazione del campione richiede tempi lunghi (Britz e Robinson 2008) e non consente l’identificazione di microrganismi se non su base morfologica (Rodrigues e Kroll 1988, de Boer e Beumer 1999). Tuttavia, il limite principale di questo metodo è il limite di rilevamento piuttosto elevato (> 10’000 CFU/g), abbiIl Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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ECM nato ad un valore elevato di falsi negativi sotto questa soglia che non permette la verifica della assenza di microorganismi specifici (Campagna et al., 2014, come spesso è richiesto dalla normativa. La citometria a flusso potrebbe aiutare a risparmiare tempo e lavoro nel controllo delle linee di produzione dell’industria alimentare. Sviluppato inizialmente per applicazioni mediche e cliniche, la citometria a flusso è risultata efficace anche nel settore della microbiologia alimentare e può rilevare microorganismi specifici utilizzando tecniche di immunofluorescenza che tuttavia richiedono l’utilizzo di anticorpi specifici per ciascun ceppo batterico e può anche fornire informazioni sulla vitalità delle cellule bersaglio utilizzando specifici coloranti (Comas e Rius 2009). Malgrado la strumentazione utilizzata abbia un costo molto alto, la singola analisi ha un basso costo ed il vantaggio principale di tale metodo è la rapidità, non richiedendo una fase di arricchimento e producendo risultati in un paio di minuti, rilevando fino a 100.000 cellule / s (Juzwa e Czaczyk 2012). D’altra parte, occorre che i campioni siano omogenei in sospensione perché i cluster sarebbero registrati come particelle singole e possono portare all’ostruzione del sistema. Per questo motivo, tale metodo viene utilizzato essenzialmente per l’analisi di campioni liquidi quali ad esempio il latte (Bridier et al., 2015). Una ulteriore limitazione del metodo è che il limite di rilevazione è significativamente più alto, in particolare per alcune matrici alimentari ricche di grassi, rendendo il metodo non adatto alla rilevazione di patogeni (Nollet e Toldril 2017, Comas e Rius 2009).

Biosensori per l’analisi degli alimenti I biosensori sono definiti come dispositivi analitici che combinano sistemi di riconoscimento bio-specifici con segnalazione fisica o elettrochimica, come ottica, elettrochimica, termometrica,piezoelettrico e magnetico (Sharma e Mutharasan 2013). In particolare, questo tipo di metodi si basano sul rilevamento di specifiche caratteristiche metaboliche o genetiche di microrganismi o sulla rilevazione della espres-

Biosensore.

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sione fenotipica di molecole specifiche o infine, sul rilevamento di specifiche sequenze nucleotidiche del DNA batterico (Mandal et al., 2011). Diversi tipi di biosensori possono essere classificati in base al tipo di rilevazione di molecole biologiche immobilizzate (immunosensori), di interazione con analiti (es. biosensori enzimatici), risposta analitica (diretto o indiretto) o trasduttore (ad es. onda elettrochimica, ottica o acustica) (Melo et al. 2016). In ogni caso, i biosensori producono un segnale elettronico o ottico proporzionale alla interazione specifica tra l’analita e la molecola di riconoscimento presente sul biosensore e sono in grado di rilevare un’ampia gamma di bersagli, dalle piccole molecole proteiche ai grandi patogeni (Sharma e Mutharasan 2013). Uno di questi biosensori è il saggio di quantificazione ATP (Aycicek, Oguz e Karci 2006), un test che fornisce una correlazione proporzionale tra la concentrazione di ATP e il carico batterico in il campione. Questa tecnica si basa sulla reazione luciferina-luciferasi (enzima presente nelle lucciole ma prodotto con la tecnica del DNA ricombinante) rilevata da un luminometro. La luce misurata è direttamente proporzionale alla concentrazione di ATP e quindi alla concentrazione di batteri (Patterson, Brezonik e Putnam 1970). Sebbene questo metodo sia particolarmente veloce, poiché richiede circa dai cinque ai trenta minuti per ottenere i risultati, ha diverse limitazioni, tra cui la bassa sensibilità (> 10’000 CFU / ml) e la alta frequenza falsi positivi. Inoltre, vi è una bassa specificità dovuta alla possibilità che la presenza di ATP non sia dovuta a microrganismi e la necessità di un pretrattamento del campione per eliminare sostanze che possono inibire la reazione (Dostatlek e Branyik 2005). Infatti, il metodo è utilizzato principalmente per controllare la sterilità e quindi il risultato di trattamenti igienico-sanitari di superfici ed attrezzature utilizzate per la produzione di alimenti. La recente applicazione della tecnologia di impedenza ai biosensori ha portato allo sviluppo di alcuni strumenti interessanti che potrebbero portare ad un significativo miglioramento dei protocolli di analisi degli alimenti. Quando i batteri crescono in un mezzo, metabolizzano substrati a bassa conducibilità in prodotti a più alta conducibilità (ad es. rilascio di metaboliti ionici), che portano a una diminuzione dell’impedenza di il mezzo (Sharma e Mutharasan 2013). Tale cambiamento nell’impedenza può essere misurato direttamente o indirettamente da una coppia di elettrodi immersi nel mezzo di crescita o in una soluzione alcalina (solitamente idrossido di potassio) (Silley e Forsythe 1996). La misura del cambiamento dell’impedenza da parte dei microorganismi consente un conteggio vitale ma il vantaggio principale di tali biosensori è la rapidità di analisi, riducendo i tempi di analisi a un’ora, fornendo analisi sia qualitative che quantitative (vedi Wang et al.,


ECM

PCR.

2015). Inoltre, i biosensori di impedenza possono facilmente subire la miniaturizzazione (ad esempio dispositivi basati su chip), cosa che permetterebbe analisi in situ, rendendo possibile l’automazione e l’elaborazione su larga scala numero di campioni (Wang, Ye e Ying 2012; Yang e Bashir 2008; Silley e Forsythe 1996). Tra gli svantaggi bisogna segnalare una scarsa sensibilità (> 100 CFU/g) (Yang e Bashir 2008) ed ulteriori miglioramenti sono ancora necessari per ridurre le interferenze dovute alla presenza di sostanza interferenti in molte matrici alimentari (Gracias e McKillip 2004) e gli alti costi della strumentazione Un’altra tecnica di analisi è la Surface Plasmon Resonance (SPR) (Sharma e Mutharasan 2013). Ne esiste una versione che utilizza un sensore monouso compatto, economico e a bassa potenza, che utilizza anticorpi specifici e richiede solo un sistema fluidico ed una elettronica di interfaccia. Questa piattaforma può essere facilmente configurata come strumento di dimensioni contenute utilizzabile in campo. Tale metodo è stato impiegato con successo per il rilevamento di Salmonella e Escherichia coli (Waswa, Debroy e Irudayaraj 2006; Meeusen, Alocilja, Osbum 2005). Malgrado il costo della strumentazione richiesta per tale metodo sia attualmente molto alto, sono stati sviluppati e sono i sensori di identificazione a radiofiequenza (RFID) promettenti per la loro progettazione senza batteria e senza fili, con conseguente riduzione dei costi di installazione e più facile posizionamento. (Potyrailo et al., 2012). Tali biosensori possono fornire un’analisi in tempo reale facile, veloce, portatile e possibilmente mirata a più di un agente patogeno (Rasooly e Herold 2006). Eppure, questioni relative all’efficacia dei costi (Velasco-Garcia e Mottram 2003) e affidabilità (Zhao et al., 2014) sono ancora irrisolte rendendo ancora lontana la commercializzazione di tali dispositivi (Bulbul, Hayat e Andreescu 2015).

Metodi genetici per il rilevamento di patogeni nei campioni alimentari La maggior parte dei metodi basati sulla rilevazione di specifiche sequenze nucleotidiche si basano sulla ibridazione molecolare, che coinvolge il riconoscimento complementare

di una sequenza tra una sonda nucleotidica ed il bersaglio nucleotidico. Il metodo genetico più frequentemente utilizzato utilizza la reazione a catena della polimerasi (Polymerase Chain Reaction -PCR). La PCR richiede le sequenze nucleotidiche sonda (i primer) e strumenti specifici, nonchè diversi cicli di amplificazione per riuscire ad avere DNA sufficiente per potersi rilevare (nella versione più semplice, attraverso la elettroforesi). La sensibilità di tale metodo è molto variabile, dipendendo dal protocollo utilizzato. Può essere molto alta soprattutto se è presente un passaggio di arricchimento, spesso utilizzato per la rilevazione di microorganismi patogeni la cui presenza, anche in ridottissime quantità, deve essere assolutamente esclusa. Ovviamente, il pre-arricchimento non permette la analisi quantitativa (Nagaraj et al 2014, Martinez et al., 2011, Postollec et al., 2011). Non utilizzando il pre-arricchimento, i limiti di rilevamento non scendono sotto i 100 o 100 CFU / g (Elizaquivel, Aznar e Sanchez 2014; Postollec et al., 2011; Ercolini 2004). Uno dei principali limiti dei metodi genetici è la loro incapacità di discriminare tra cellule vive e cellule morte, portando a una sovrastima dei risultati soprattutto in analisi quantitative di alimenti sottoposti a trattamento termico (per esempio, il latte) e quindi di influire sulla gestione del rischio alimentare (Wang and Salazar 2016; Elizaquivel, Aznar e Sanchez 2014; Zhao et al. 2014; Postollec et al. 2011). Inoltre, tra i limiti di tali metodi bisogna considerare che la quantificazione affidabile e, quindi, l’accuratezza dipendono da molti fattori: i geni bersaglio devono essere accuratamente scelti per impostare correttamente la specificità dell’analisi (genere, specie, sierotipo) e superare la possibile mancanza di informazioni genetiche su alcuni microrganismi; il primer deve essere attentamente progettato per garantire la migliore amplificazione; la quantità di DNA polimerasi deve essere accuratamente standardizzata per evitare alterazioni della sensibilità, l’estrazione del DNA deve essere ottimizzata per raggiungere una migliore efficienza e prevenire la perdita di dati, tenendo in considerazione la eterogeneità, la composizione, la consistenza della matrice alimentare e le caratteristiche del metodo di estrazione; anche la presenza di inibitori deve essere presi in considerazione. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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ECM Tutti questi motivi rendono i metodi genetici applicabili con successo solo da tecnici molto esperti che operino in laboratori perfettamente attrezzati (Martinez et al., 2011; Lauri e Mariani 2009; Ercolini 2004) e spesso utilizzati non per procedure di routine nella sicurezza alimentare ma piuttosto per scopi di ricerca (Rodriguez-Lazaro e Hernandez 2013; Rasooly e Herold 2006; Wan et al., 2000; Kimura et al. 1999). Esistono diverse varianti di questa tecnica, la più efficiente è la Real Time PCR (RT-PCR o qPCR), che utilizza sonde fluorescenti specifiche per rilevare il target DNA eventualmente presente nel campione durante l’amplificazione per un’analisi qualitativa, o quantificarlo nello stesso tempo per un’analisi quantitativa (Zhao et al., 2014; Omiccioli et al., 2009). Infatti, essendo l’emissione di fluorescenza e proporzionale alla quantità di DNA sintetizzato, i dati vengono raccolti in tempo reale durante tutto il processo di amplificazione e quindi non è necessaria alcuna successiva corsa elettroforetica (Martinez et al., 2011: Rodriguez-Lazaro e Hernandez 2013). La RT-PCR è stata quindi applicata nel campo alimentare, ma soprattutto per le indagini sula eventuale presenza di ingredienti alimentari contaminanti ed il monitoraggio di geni codificanti per tossine alimentari (Martinez et al. 2011). Il tempo richiesto per ottenere risultati usando la RT-PCR è notevolmente ridotto rispetto ai metodi di riferimento. La RT-PCR e gli altri metodi molecolari assicurano il rilevamento di batteri che mostrano alterazioni nel metabolismo a seguito di condizioni di crescita stressanti e possono rilevare anche microrganismi non-colturabili, anche se con tali analisi che non permettono l’isolamento dell’organismo non è possibile effettuare ulteriori caratterizzazioni (Colwell 1997). L’uso di

Lateral flow.

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RT-PCR e l’uso di coloranti intercalanti può aiutare a ridurre i tassi di falsi positivi (Wiedemann et al., 2014, Elizaquivel, Aznar e Sanchez 2014). Tuttavia, l’alto costo della attrezzatura necessaria e la necessità di tecnici e laboratori specializzati limita molto la diffusione di questa tecnica. Ultimamente sono stati fatti sforzi per migliorare l’utilizzabilità dei metodi genetici nel campo della sicurezza microbiologica degli alimenti con kit commerciali pronti all’uso. Alcuni studi riportano risultati promettenti utilizzando la tecnica di amplificazione isotermica loop-mediata (LAMP) combinata con qPCR, con un numero crescente di articoli che descrivono la sua utilità per l’analisi in campo (Hoehl et al 2014; Bird et al., 2013; Niessen et al., 2013; Ahmad and Hashsham 2012; Ye etal. 2011). Un ulteriore approccio che mira a ottimizzare i percorsi di controllo della qualità nelle catene di produzione alimentari è la multiplex PCR, che consente il rilevamento e la quantificazione di piu di un patogeno alio stesso tempo nel campione (Rodriguez-Lazaro e Hernandez 2013, Postollec et al., 2011). Questo potrebbe essere molto utile nel settore alimentare, in quanto tale indagine darebbe in breve tempo una visione più completa della sicurezza del prodotto, verificando in un’unica analisi il rispetto della maggior parte o di tutti gli standard per ciascun patogeno e ogni matrice alimentare. Le analisi combinatorie potrebbero includere anche la rilevazione di geni di virulenza specifici geni (es. tossine), che sono essenziali nei programmi di sorveglianza e diagnosi (Nagaraj et al 2014, Postollec et al., 2011).

Metodi immunologici per il rilevamento di patogeni nei


ECM campioni alimentari I metodi immunologici per il rilevamento di patogeni nei campioni alimentari si basano su interazioni ad alta affinità fra antigene ed anticorpo (Zhao et al., 2014). Le tecniche più diffuse sono il dosaggio immunoenzimatico su piastra (ELISA) e il dosaggio tramite immunocromatografia o “lateral flow”. Questi test sono veloci, portatili e mostrano una buona facilità d’uso anche se i sistemi automatizzati disponibili sono pochi ed il costo i costi per l’automazione e l’applicazione su larga scala è ancora alto (Glynn et al., 2006, Melo et al., 2016). L’uso di routine di tali metodi è limitato da una sensibilità molto inferiore a quella del metodo di riferimento, con un limite di rilevamento elevato riportato soprattutto per alcuni matrici o alcuni ceppi batterici (Melo et al., 2016, Lee et al., 2015). Quindi, tali metodi si utilizzano preferibilmente per la ricerca di patogeni dopo una fase di pre-arricchimento (Melo et al. 2016) e pertanto possono fornire solo misurazioni qualitative (Law et al 2015, Shan et al., 2015; Zhao et al., 2014). Inoltre, sono state osservate reazioni incrociate con molecole non mirate, dando false risultati positivi (Rompre et al., 2002, Faude e Hofle 1997). La forma più efficace ed utilizzata di test ELISA (acronimo derivato da Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay o saggio immuno-adsorbente legato ad un enzima) è il Saggio Diretto o a “sandwich” (Zhao et al., 2013, 2014). In tale metodo di analisi l’anticorpo specifico viene adsorbito sul fondo di un pozzetto di una piastra a 48 o 96 pozzetti. Viene quindi inserito il campione contenente l’antigene e successivamente il pozzetto viene lavato in modo che il solo complesso antigene-anticorpo resti adeso alla superficie del pozzetto. In seguito si inserisce un secondo anticorpo che lega un enzima specifico. Un successivo ulteriore lavaggio lascerà adeso al pozzetto solo il “sandwich” formato da anticorpo-antigene-anticorpo+enzima. La succesiva introduzione di un substrato cromogenico dell’enzima permetterà la visualizzazione di un cambiamento di colore nei soli pozzetti in cui è presente l’antigene. Il tempo richiesto per l’analisi varia da quarantacinque minuti a due ore, a seconda del kit di test. E’ stato anche introdotto un metodo automatizzato chiamato Immunoassay Fluorescent Enzyme-Linked (ELFA) (Law et al. 2015). Il test ELISA è quindi caratterizzato da economicità, buona velocità ed alta precisione e specificità (entrambe oltre il 90%) considerando i vari ceppi batterici (Priego, Medina e Jordano 2009) ma è anche caratterizzato da un un limite di rilevazione basso (> 100’000 CFU / ml) (Blackburn et al., 1994) che impone un pre-arricchimento e mostra prestazioni scadenti con alcune matrici alimentari che interferiscono con l’analisi (Temelli, Eyigor e Carli 2012). Il test immunocromatografico o “lateral flow” è generalmente conosciuto dal grande pubblico in quanto è utilizzato negli stick per il test di gravidanza. Il campione da esaminare scorre per capillarità in un substrato solido, in cui vi sono anticorpi specifici ed un sistema di rilevazione enzimatico simile a quello utilizzato nel test ELISA (Shan et al., 2015). E’ un test molto semplice, rapido ed economico (Jauset-Rubio et al., 2016), che può essere eseguito da chiunque ma come il test ELISA mostra un limite di rilevamento molto elevato (>

100’000 CFU / ml) e richiede quindi una fase di pre-arricchimento (Bulbul, Hayat, e Andreescu 2015).

La Spettrometria di Massa per il rilevamento di patogeni nei campioni alimentari

Tra gli strumenti high-throughput che possono affiancare i metodi di conteggio convenzionali è la spettrometria di massa con desorbimento/ionizzazione laser assistita da matrice, comunemente indicata con l’acronimo MALDI-TOF MS (dall’inglese Matrix-Assisted Laser Desorption/IonizationTime Of Flight Mass Spectrometry). Infatti, tale tecnica, inizialmente sviluppata per l’analisi di composti marcomolecolari, è stata utilizzata con successo anche per la ionizzazione di molecole da colture di cellule intere (Nollet e Toldra 2007). Risulta quindi essere uno strumento promettente per l’identificazione e il controllo degli agenti patogeni di origine alimentare dopo l’adozione con successo nella diagnostica clinica e nella tassonomia (Jadhav et al., 2015; Carbonnelle et al., 2011; Welker e Moore 2011; Mazzeo et al. 2006). Questa tecnica può aiutare a ottimizzare flusso di lavoro e gestione di volumi di campioni su larga scala, fornendo analisi rapide e affidabili (Pavlovic et al 2014). Anche la ripetibilità è elevata, riducendo il rischio di errore umano associate a interpretazione dei risultati (Nollet e Toldra 2007). Tali caratteristiche consentono l’uso di routine in impostazioni delle risorse. Tuttavia, oltre ad una sensibilità non elevata (che quindi richiede un pre-arricchimento nel caso di ricerca di patogeni), le analisi richiedono un laboratorio attrezzato e molti reagenti diversi per eseguire le analisi. Inoltre, i costi iniziali per l’acquisizione della strumentazione (e del relativo database) è molto alto (Duskova et al., 2012; Dhiman et al., 2011). Infine, i risultati dipendono fortemente dagli spettri di riferimento presenti nel database, che sono attualmente in crescita per includere la maggior parte delle specie di interesse.

Conclusioni Da quanto sopra riportato emerge che, per il controllo microbiologico degli alimenti, non esiste una tecnica o una metodica migliore in assoluto per tutti i tipi di analisi e per tutte le condizioni in cui un operatore del settore alimentare si può trovare a dover operare; tuttavia l’ampia scelta di metodiche e di prodotti disponibili sul mercato può permettere a ciascun operatore di scegliere consapevolmente il metodo più adatto alle sue esigenze (vedi tabella).

Ringraziamenti Si ringraziano dr. Ottavia Stalio (Dip. Scienze, Univ. Roma Tre) e dr. Francesca Losito, dr. Francesca Priolisi, dr. Giorgia Bottini ed ing. Alberto Mari (MBS srl, Roma) per i suggerimenti ed i consigli. Si ringraziano i finanziamenti: • Dipartimento di Eccellenza (Dipartimento di Scienze, Università Roma Tre - MIUR, Articolo 1, Commi 314–337 Legge 232/2016) • Progetto Innova4gamma - LazioInnova “Progetti di Gruppi di Ricerca- Conoscenza e cooperazione per un nuovo modello di sviluppo” Legge 13/2008- art. 4. CUP: H86C18000560002. Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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CONTATTI

Informazioni per gli iscritti Si informano gli iscritti che gli uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 8:30 alle ore 13:30 e dalle ore 14:30 alle ore 17:00 e il venerdì dalle ore 8:30 alle ore 13:30. Tutte le comunicazioni dovranno pervenire tramite posta (presso Ordine Nazionale dei Biologi, via Icilio 7, 00153 Roma) o tramite posta elettronica, all’indirizzo protocollo@peconb.it, indicando nell’oggetto l’ufficio a cui la comunicazione è destinata. È possibile recarsi presso gli uffici dell’ONB per richiedere documenti o informazioni. Gli uffici della sede di rappresentanza, in via Icilio 7, forniscono esclusivamente i certificati di iscrizione. Per tutte le altre richieste, quali domande di cancellazione o iscrizione, passaggi albo/elenco e informazioni sullo stato dei propri pagamenti, è necessario rivolgersi agli uffici della sede operativa, in via della Piramide Cestia 1/C. Per avere risposte a quesiti più complessi o che richiedano la consultazione dei fascicoli personali degli iscritti, le richieste dovranno essere inoltrate esclusivamente a pezzo lettera o posta elettronica.

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CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI Vincenzo D’Anna – Presidente E-mail: presidenza@peconb.it Pietro Miraglia – Vicepresidente E-mail: analisidelta@gmail.com Pietro Sapia – Consigliere Tesoriere E-mail: p.sapia@onb.it Duilio Lamberti – Consigliere Segretario E-mail: d.lamberti@onb.it Gennaro Breglia E-mail: g.breglia@onb.it Claudia Dello Iacovo E-mail: c.delloiacovo@onb.it Stefania Papa E-mail: s.papa@onb.it Franco Scicchitano E-mail: f.scicchitano@onb.it Alberto Spanò E-mail: a.spano@onb.it CONSIGLIO NAZIONALE DEI BIOLOGI Erminio Torresani – Presidente Maurizio Durini – Vicepresidente Raffaele Aiello – Consigliere Tesoriere Immacolata Di Biase – Consigliere Segretario Sara Botti Laurie Lynn Carelli Vincenzo Cosimato Giuseppe Crescente Paolo Francesco Davassi Luigi Grillo Stefania Inguscio Andrea Iuliano Federico Li Causi Andrea Morello Marco Rufolo Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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POSTA Per quesiti di carattere generale scrivi a ufficiostampa@onb.it

Lettere al Presidente di Vincenzo D’Anna Formazione professionale Salve, sono da poco iscritto all’Ordine dei Biologi e vorrei capire cosa sia essattamente il sistema di educazione continua in medicina. P. P. Gentile dottoressa, i professionisti sanitari hanno l’obbligo di curare la propria formazione e competenza professionale nell’interesse della salute individuale e collettiva. La partecipazione alle attività di formazione continua è requisito indispensabile per svolgere l’attività professionale in qualità di dipendente o libero professionista. Devono adempiere all’obbligo ECM i professionisti che esercitano una delle professioni riconosciute dalla Direzione generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute nonché i professionisti del “ruolo sanitario”. Con l’entrata in vigore della legge del 11 gennaio 2018, n. 3, anche i Biologi iscritti all’Onb sono considerati appartenenti ad una professione sanitaria e pertanto soggetti alla formazione continua secondo la normativa vigente in materia di ECM.

Esoneri Ecm Buongiorno, vorrei capire quali professionisti sono esenti dall’obbligo di acquisizone dei crediti formativi Ecm. D. T.

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Egregio dottore, l’esenzione è un diritto esercitabile esclusivamente su istanza del professionista sanitario e costituisce una riduzione dell’obbligo formativo per congedo maternità e paternità (d.lgs. n.151 del 26/03/2001 e successive modifiche e integrazioni); congedo parentale e congedo per malattia del figlio (d.lgs. n.151 del 26/03/2001 e successive modifiche e integrazioni); congedo per adozione e affidamento preadottivo (d.lgs. n. 151 del 26/03/2001 e successive modifiche e integrazioni); aspettativa non retribuita per la durata di espletamento delle pratiche di adozione internazionale (d.lgs. n.151 del 26/03/2001 e successive modifiche e integrazioni); congedo retribuito per assistenza ai figli portatori di handicap (d.lgs. n.151 del 26/03/2001 e s.m.i.); aspettativa senza assegni per gravi motivi familiari così come disciplinato dai C.C.N.L. delle categorie di appartenenza; permesso retribuito per i professionisti affetti da gravi patologie così come disciplinato dai C.C.N.L. delle categorie di appartenenza; assenza per malattia così come disciplinato dai C.C.N.L. delle categorie di appartenenza; richiamo alle armi come previsto dal Decr.Lgs 66/2010 e dai C.C.N.L. delle categorie di appartenenza; partecipazione a missioni all’estero o in Italia del corpo militare e infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana; aspettativa per incarico direttore sanitario aziendale, direttore socio-sanitario e direttore generale (art.3 bis, comma 11 d.lgs.

n. 502/92 e successive modifiche e integrazioni); aspettativa per cariche pubbliche elettive (d.lgs. n. 29/93 e successive modifiche e integrazioni; art. 2 L. 384/1979 e successive modifiche e integrazioni; art. 16 bis comma 2 bis d.lgs. n. 502/92 e successive modifiche e integrazioni); aspettativa per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e distacco / aspettativa per motivi sindacali così come disciplinato dai C.C.N.L. delle categorie di appartenenza; professionisti sanitari impegnati in missioni militari o umanitarie all’estero; congedo straordinario per assistenza familiari disabili (legge 104/1992); professionisti sanitari in pensione che esercitano saltuariamente l’attività professionale.

Iscrizione all’Albo Sono una biologa residente all’estero e vorrei sapere se posso iscrivermi all’Ordine Nazionale dei Biologi pur continuando ad abitare fuori dall’Italia. A. V. Gentile dottoressa, è possibile iscriversi all’Onb seppure si risieda in un paese fuori dall’Italia, purché il suo domicilio professionale risulti nel nostro Paese. I cittadini italiani residenti all’estero possono essere esonerati dal requisito lettera e) dell’articolo 5 qualora dimostrino di essere al servizio, in qualità di biologi, di enti o imprese nazionali che operano fuori dal territorio.


È arrivata Radio Bio l’emittente online dell’ONB

Sul sito internet www.onb.it e sull’app dell’Onb per smartphone Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2019

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WORKSHOP

ETICHETTATURA & FILIERA DEGLI ALIMENTI

Bologna - 3 aprile 2019 www.onb.it


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