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La nuova vita delle sigarette

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LA NUOVA VITA DELLE SIGARETTE A Capannori (Lucca), il progetto “Focus” trasforma i filtri dei mozziconi in piante

di Giacomo Talignani

In un piccolo paese in provincia di Lucca, Capannori, stanno creando un paradosso. Trasformano uno dei rifiuti più comuni, simbolo di inciviltà, in “terreno” in grado di stimolare la vita: aiutano a crescere le piante grazie ai mozziconi. Nel mondo si producono ogni anno 5,6 mila miliardi di sigarette e circa due terzi, secondo alcune ricerche, vengono gettati in natura in modo irresponsabile. In Italia si consuma

no 80 milioni di chili di sigarette: è dunque facile immaginarsi quanti mozziconi vengano purtroppo abbandonati nell’ambiente e molti di questi, tra impianti fognari e scoli, finiscono poi in mare. I filtri, che contengono acetato di cellulosa, di fatto polimeri plastici, non solo ci mettono tra i dieci e i quindici anni a degradarsi, ma sono dannosissimi per gli ecosistemi. Ecco perché, partendo da questi dati, a Capannori hanno deciso di dar vita al progetto “Focus”: l’obiettivo è recuperare i filtri e trasformarli in un substrato, una sorta di torba in cui far crescere piccole piantine, dai fiori alle ornamentali. Sfruttando l’enorme quantità di mozziconi gettati, che nonostante in tutta Italia fiocchino divieti fino a 500 euro di multa non accennano per numero a diminuire, il progetto punta dunque alla trasformazione totale di un rifiuto in un materiale che sia di aiuto per l’ambiente, anziché dannoso.

L’iniziativa, denominata Focus (Filter of cigarettes reUse Safely), ha una durata triennale e coinvolge il comune di Capannori, fra i comuni virtuosi dello Stivale, e il Centro Avanzi dell’università di Pisa in collaborazione con il Cnr, centro nazionale delle ricerche. La strada che gli scienziati stanno percorrendo in Toscana è doppia: da una parte il riuso dei mozziconi per creare il substrato e dall’altra la realizzazione di biocarburante. Il sindaco di Capannori, Luca Menesini, ha spiegato che i fiori e gli arbusti (di specie autoctone) che nasceranno dai mozziconi saranno poi utilizzati dal Comune per aiuole e giardini. «Metteremo dei cestini fuori da una decina di ristoranti o locali e ci occuperemo della raccolta dei mozziconi che verranno poi trattati dai ricercatori e applicheremo multe a chi butta questi rifiuti per terra» ha precisato in una intervista. Una splendida idea per riciclare un rifiuto che, secondo Legambiente, rappresenta il 37% di quelli totali in ambiente.

Per poter realizzare questa impresa, spiegano i ricercatori, fondamentale sarà la fase di riciclo: carta e residui (come il tabacco) del mozzicone verranno separati da altre componenti dei filtri che saranno invece trattati in diversi modi e trasformati in incubatori, una sorta di torba per i semi, come quella delle coltivazioni idroponiche, per aiutare a germogliare girasoli nani o altre piante ornamentali. Il coordinatore della ricerca, il professor Lorenzo Guglielminetti, ha spiegato che «trasformeremo i filtri usati delle sigarette in substrato inerte per l’agricoltura idroponica, cioè in coltivazioni fuori dal suolo e per farlo dobbiamo prima separare i mozziconi nelle loro componenti biodegradabili (carta e tabacco) e poi sottoporre i filtri a un lavaggio». I mozziconi non saranno dunque trattati chimicamente, ma saranno bolliti e poi, per quanto riguarda il filtro, decomposti «in modo tale da usarli al posto della lana di roccia nella germinazione dei semi». Ma non solo. Nella ricerca, a cui collaborano anche biologi, fisiologi vegetali, agronomi e altri esperti, «tramite l’uso delle alghe decontamineremo le acque di lavaggio dei filtri producendo una biomassa utilizzabile come biocarburante» spiega il capo ricercatore. Grazie alla sperimentazione nei prossimi anni, a partire da Capannori, non è escluso che i mozziconi recuperati potranno essere usati così anche in altri Comuni italiani per dar vita a progetti green di riuso e rinascita. Iniziative che oggi servono come non mai perché, come ha spiegato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, «il 99 per cento dei fumatori continua a buttarli nell’ambiente e la legge che prevede sanzioni viene pochissimo applicata.

Sarebbe bene che i Comuni cominciassero a fare le multe e anche a pubblicizzarle come deterrente a un malcostume che è diventato una emergenza ambientale». In attesa che multe e ordinanze vengano applicate e che avvenga un cambio radicale nelle cattive abitudini degli italiani, in diverse zone di Italia si stanno comunque portando avanti sistemi curiosi per il riciclo delle “cicche”: chi le trasforma in sculture o opere d’arte, chi in sorta di materiale per fare mattoni, chi ancora sta studiando un metodo, come la AzeroCo2, per trasformare parte dei filtri in montature per occhiali. D’estate,

stabilimenti balneari offrono birre o caffè in cambio di chili di mozziconi recuperati dalle spiagge e in certe zone, come a Imola o Ravenna, aziende agricole offrono frutta e verdura a chi consegna centinaia di cicche tolte dalla natura. Lo scopo comune è sempre e solo uno: aiutare l’ambiente trasformando qualcosa di brutto in qualcosa di utile.

I danni per l’aria

Secondo uno studio commissionato dalla Food and Drug Administration (FDA) ed eseguito dai ricercatori del National Institute of Standards and Technology (NIST) anche i mozziconi risulterebbero dannosi in termini di fumo passivo. Nella ricerca pubblicata sulle riviste Journal of Indoor Environment and Health e Science of the Total Environment i ricercatori spiegano che anche dopo che le sigarette sono state spente i mozziconi rilasciano nell’aria sostanze nocive. All’interno di speciali camere in acciaio sigillate è stato eseguito un esperimento su 2100 mozziconi ed effettuate rilevazioni su otto comuni inquinanti contenuti nel fumo: fino a 24 ore dopo che la sigaretta è stata spenta le “cicche” continuavano ad emettere fino al 14% (rispetto a una sigaretta accesa) di nicotina. Successivamente le emissioni di nicotina e triacetina calano. Un risultato che ha sorpreso per primi i ricercatori che non si aspettavano tali livelli. Infine, dallo studio è emerso che più era alta la temperatura, più i mozziconi emettevano le sostanze chimiche nell’aria a velocità elevate.

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