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Calcio, questione di geni
Daniel Maldini. Cesare Maldini. Paolo Maldini.
© Nicolo Campo/www.shutterstock.com
Calcio, questione di geni Daniel Maldini ripercorre le orme di Cesare e Paolo al Milan
Quanto contano i geni del calcio? Moltissimo, se parliamo di estro, creatività, capacità di pensare giocate non comuni. Genio, appunto. Ma i geni contano moltissimo anche quando parliamo del plurale di “gene”: lo dimostrano alcune nobili dinastie che hanno scritto pagine importanti di uno degli sport più amati al mondo. Nonno, figlio, nipote. Con qualche divagazione sul tema. Una sicurezza.
Un tema tornato d’attualità all’inizio di febbraio, con l’esordio nel Milan di Daniel Maldini, classe 2001, figlio e nipote d’arte, subentrato a Castillejo nei minuti finali della sfida casalinga con l’Hellas Verona. Un sogno, come l’ha definito il secondo dei due figli di Paolo Maldini, a 35 anni dal debutto del padre con la maglia rossonera e 66 dalla “prima” di nonno Cesare. “Era un obiettivo che mi ero prefissato, ora speriamo di andare avanti così. Ho provato un’emozione forte, ma mio padre mi tranquillizza”, le parole di Daniel dopo il triplice fischio. Della dinastia Maldini fa parte anche Christian, attualmente alla Pro Sesto in Serie D.
In Serie A c’è un altro talentuoso calciatore che ha seguito le orme paterne: Justin Kluivert, olandese della Roma e figlio di Patrick, micidiale attaccante di Ajax, Milan, Barcellona, Newcastle, Valencia, PSV Eindhoven e Lille. Giocava a calcio anche il nonno Kenneth, in Suriname, ma senza picchi memorabili. Chi mescola le parole calcio, Olanda e famiglia non può non pensare ai fratelli Koeman, Erwin e il più celebre e vincente Ronald, detto Rambo. Sono stati figli d’arte, perché papà Martin Cornelis militò nel Groningen e nell’Heerenveen. Ronald Koeman Jr, figlio dell’attuale ct olandese, difende invece la porta del TOP Oss, in Seconda divisione. A proposito di portieri, chi ha un bel po’ di primavere alle spalle, ricorderà le tele tessute tra un palo e l’altro dal “Ragno Nero”, Fabio Cudicini, portiere del Milan negli anni Sessanta. Il figlio Carlo ha difeso la porta di Chelsea e Tottenham in Inghilterra, poi dei LA Galaxy negli States. Il padre di Fabio, Guglielmo, galoppava sulla fascia sinistra negli anni Venti e Trenta con la maglia della Triestina.
Stesso sangue, stessa indole felina per due forti portieri danesi: Peter Schmeichel, campione d’Europa con la Danimarca nel 1992 e il Manchester United sette anni più tardi, e il figlio Kasper, estremo difensore del Leicester e della “Danske Dynamite”, passato dall’altra metà di Manchester, il City. In Danimarca, del resto, genetica e calcio hanno un rapporto speciale. Prendete i Laudrup, ad esempio. Nonno Finn fu un buon professionista, il figlio Michael ha fatto incetta di titoli tra Italia e Spagna (compresa una Coppa dei campioni) e l’altro erede Brian si è “difeso” arrivando a indossare la maglia del Milan. Hanno indossato le scarpe tacchettate anche Mads e Andreas, figli di Michael, prima di inseguire altri sogni.
Pure in Islanda non scherzano. E anche nella famiglia Gudjohnsen la generazione di mezzo - Eidur - ha conosciuto fama maggiore rispetto al capostipite (Arnor) e all’ultimo erede, Sveinn Aron, che i tifosi di Spezia e Ravenna hanno avuto modo di apprezzare. Se in Uruguay hanno i Forlan e in Messico gli Hernández, in Serbia la storia iconica è quella degli Stankovic. Borislav e Dragica calciatori, il figlio Dejan pure, il nipote Filip manco a dirlo: è il paratutto della Primavera dell’Inter, illuminata dai gol di Matias Fonseca. Un altro predestinato: il fratello milita nel Novara, il nonno faceva il terzino in Uruguay. E il padre? Si chiama Daniel e gli ha donato il fiuto del gol. Cagliari, Napoli, Roma, Juventus: chi ha più di trent’anni non può averlo dimenticato. (A. P.) L’Inter è pronta a lanciare Stankovic tra i pali e Fonseca in attacco. Ma non solo...