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ilcibononsibutta: lo spreco alimentare vale 15 miliardi e l’80% è nelle case
#ILCIBONONSIBUTTA: LO SPRECO ALIMENTARE VALE 15 MILIARDI E l’80% È NELLE CASE Oltre 2.200.000 tonnellate di cibo viene gettato ogni anno nelle abitazioni degli italiani
Si stima che ciascun abitante del Belpaese cestini 36,54 chilogrammi di cibo ogni anno T utti a tavola, sì, ma senza sperpero. In occasione della settima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, lo scorso 5 febbraio, l’Osservatorio Waste Watcher di “Last Minute Market/Swg” ha presentato il Rapporto 2020 che registra un miglioramento nelle abitudini culinarie e non solo. Ciò che buttiamo settimanalmente in media costa 4,9 euro a nucleo familiare per un totale di circa 6,5 miliardi e un costo complessivo di dieci miliardi, che annovera anche ciò che finisce tra i rifiuti nella filiera produzione - distribuzione 2020, oltre tre miliardi e 293 milioni.
L’ultimo “Rapporto Waste Watcher”, diffuso nel corso del 2019, aveva fotografato un valore medio di 6,6 euro settimanali per nucleo familiare (il costo di 600 grammi circa a settimana), per un totale di quasi 8,4 miliardi. La tendenza 2020 è stata calcolata, quindi, con un 25% in meno. Dall’analisi delle domande, sette Italiani su dieci si scoprono d’accordo con il green new deal, e il 40% degli intervistati (ben 4 su 10) dichiara di sentirsi vigile e sensibile rispetto alle esigenze dell’ambiente, pur mettendo in secondo piano o guardando a distanza le manifestazioni durante i “Fridays for future”. Il 33%, uno su 3, comprende il lavoro di sensibilizzazione degli attivisti per lo sviluppo sostenibile, tanto da aumentare l’attenzione nella vita di tutti i giorni verso quei temi (16%) o, informandosi, ci ragiona su (17%). C’è chi, invece, non concorda con le sollecitazioni dei movimenti ambientalisti e crede che non si debba essere troppo catastrofisti riguardo al Pianeta: sono pochi, ma non pochissimi, il 9%, in pratica uno su dieci. Il “Rapporto Waste Watcher 2020”, comunque, si rivolge a tutti essendosi di Gianpaolo Palazzo
Il Giornale dei Biologi | Febbraio 2020 occupato dello spreco percepito. Il dato su quello “reale” era stato calcolato nel 2018 - 2019 misurandolo nelle famiglie italiane con i test scientifici dei “Diari di famiglia” (“Progetto Reduce” dell’Università di Bologna / Distal con il Ministero dell’Ambiente e la campagna “Spreco Zero”); si poteva leggere che a settimana venivano mal gestiti 8,70 euro per ogni nucleo familiare, con un costo complessivo di 11.500 miliardi ogni anno.
Passando alle misure di peso, i Diari avevano valutato più o meno cento grammi al giorno pro capite, per un totale di ben due miliardi e 200 milioni di tonnellate di cibo che andavano nel cestino non considerando il tempo, le risorse e le materie prime. La prossima rilevazione dei Diari di Famiglia potrebbe confermare che lo sperpero alimentare casalingo sia in calo, rinsaldando così il lavoro di educazione e responsabilizzazione verso le buone pratiche.
«Ancora una volta - spiega il promotore della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco Andrea Segrè, fondatore “Last Minute Market” - abbiamo misurato la “temperatura” ecologica del
Paese: perché lo spreco alimentare è una questione centrale nelle abitudini quotidiane, a casa come nelle fasi di acquisto e conservazione del cibo. Il “risparmio” 2020 si attesta dunque su un miliardo e mezzo di euro, conquistato quasi completamente nelle case degli Italiani. “Waste Watcher” ci segnala anche che la comunicazione dei dati funziona in termini di sensibilizzazione: il 57% degli Italiani ha aumentato la propria consapevolezza grazie alla diffusione delle indagini sullo spreco. Ottimi risultati che ci fanno ben sperare per il futuro, perché la strada della prevenzione è ancora lunga. Compie 10 anni nel 2020 “Spreco Zero”, campagna pubblica di sensibilizzazione sostenuta da fondi privati».
Quasi sette Italiani su dieci (il 66%) ritengono ci sia una connessione precisa fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo: è sempre così per il 30% degli intervistati, lo è spesso per il 36% e © Komsan Loonprom/www.shutterstock.com solo talvolta per il 20%. Quando stiamo per mettere il cibo nel carrello o nelle buste l’attenzione va verso la salubrità del cibo e il suo valore sulla salute, oltre agli elementi di sicurezza, che incidono in maniera decisiva per uno su tre, (36%), mentre per un’identica percentuale tale aspetto influisce in una certa misura non determinante. Il 13% pensa di poter dare per scontato queste peculiarità riguardo al cibo in vendita e una restante percentuale non ci fa caso (6%) o non ha elementi specifici di valutazione (9%).
Per avere informazioni sugli alimenti che s’intendono acquistare, sono importantissime le etichette, un documento identitario dei prodotti e un punto di riferimento per i consumatori: ben il 64% afferma di guardarle al momento dell’acquisto come garanzia di sicurezza per ciò di cui si ciberà, mentre uno su due (51%) dà valore alla stagionalità dei prodotti, a conferma della scelta corretta. I prodotti bio finiscono in dispensa per uno su 5 (19%) e una rilevante parte di cittadini asserisce d’informarsi prima di tirar fuori i danè, gli sghei o i piccioli (17%). Alcuni compratori non curano molto il binomio cibo - salute (complessivamente uno su quattro), ma anche per loro l’etichetta resta un punto di riferimento primario (40%), insieme alla stagionalità dei prodotti (35%) e alle informazioni preventive (20%). Meno importante, per questa fascia di persone, l’attenzione alle produzioni biologiche (14%). È cresciuta, infine, la sensibilità riguardo ai paradossi e alle diseguaglianze, con uno su due che dichiara di considerare nelle sue scelte pure gli aspetti etico-sociali. Il 57% degli italiani ha aumentato la propria consapevolezza grazie alle indagini sullo spreco
Sensibilizzazione sul tema
“S preco Zero”, nata nel 2010, è una campagna di sensibilizzazione sul tema dello sperpero alimentare. Promossa da “Last Minute Market”, costruita in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e i progetti “Reduce” e “60 Sei Zero”, si è trasformata ben presto in un movimento di pensiero e strumento di lavoro con la Dichiarazione Congiunta firmata da uomini di scienza e di cultura, insieme a centinaia di cittadini, per individuare obiettivi e contenuti della Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 gennaio 2012, un atto istituzionale europeo sullo spreco. La campagna ha portato con sé “Carta Spreco Zero” sottoscritta da oltre ottocento sindaci delle metropoli (Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna) e di tante altre amministrazioni grandi e piccole; “Primo non Sprecare” (pranzi e cene realizzati con cibo di recupero dagli sprechi, griffati da grandi chef) e il Premio Vivere a Spreco Zero per aziende, enti pubblici e grandi testimonial come Susanna Tamaro, Paolo Rumiz, Moreno Cedroni, Francesco Tullio Altan e Giobbe Covatta.