Capitale europea della Cultura
L’ONB sarà presente a Matera con un convegno nel mese di marzo Prossimamente i dettagli sul sito internet www.onb.it II
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
Sommario EDITORIALE 3
Aquile, galline e capponi di Vincenzo D’Anna
PRIMO PIANO 5
D’Anna: “La ricerca non abbia bavagli”
10
Un nuovo inizio per le biotecnologie
12 13
31 SALUTE
di Annalisa Giordano, Damiano Colasante e Serena Travaglini
26
di Daniele Ruscitti
Il biologo nei beni culturali di Vincenzo D’Anna
28 30
Alla ricerca del Dna di Gesù
31
Stop all’invisibilità tumorale
32
Donne più longeve degli uomini? Merito del cromosoma X
BIOLOGIA DEL PALAZZO
16
Autonomia o “secessione” morbida?
di Riccardo Mazzoni di Riccardo Mazzoni
34
Il Giornale dei Biologi si fa in cinque di Claudia Dello Iacovo
INTERVISTE 20
35
22
La ricerca è donna. I Cro di Aviano fa en-plein con Andreuzzi e Capuano di Carmine Gazzanni
Aids, l’Italia sperimenta il vaccino pediatrico Italiani troppo sedentari? Solo la metà pratica sport di Daniele Ruscitti
36
Tumori, la biopsia liquida apre alla medicina di precisione di Elisabetta Gramolini
38
La genetica dei disturbi psichiatrici
39
Trasferire geni di grandi dimensioni
40
L’App contro il disagio giovanile
41
Fibre e cereali alleati della salute
Franco Locatelli e la rivoluzione Car-T
di Carmine Gazzanni
di Gabriele Scarpa
di Daniele Ruscitti
FORMAZIONE 18
di Adriano Falanga
di Marco Modugno
16
Disorientamento globale
La biodiagnostica ambientale
di Antonietta M. Gatti e Stefano Montanari
Biologi e NewSteel per le start-up
14
Ancora boom per i trapianti: 1.672 donatori nel 2018
di Nico Falco
di Francesca Cicatelli di Niccolò Gramigni
di Domenico Esposito
Attualità
Scienze
Contatti
42
Cosa contengono i cosmetici? di Carla Cimmino
INNOVAZIONE 44
L’Ordine dei Biologi al Forum IFIB 2018
48
Le piante che producono elettricità
49
Un robot amico del medico
50
Rinnovare la Biologia clinica
51
L’holter cardiopolmonare
di Paola Pluchino
di Carmen Paradiso
di Niccolò Gramigni
62 SPORT
di Corrado Marino
62
di Anna Capasso
L’idratazione nel calciatore di Natale Gentile
BREVI 64
La biologia in breve
di Nico Falco e Rino Dazzo
LAVORO 68
Concorsi pubblici per Biologi RECENSIONI
58
71
SCIENZE
AMBIENTE 52
In una goccia di miele la fotografia di un ecosistema di Nico Falco
54 56
72
La storia dei trapianti di organi (parte II)
79
Le lenti di Antonio Van Leeuwenhoek
84
La roggia urbana Vernavola al centro dell’attenzione
Il passo lento del cambiamento di Giacomo Talignani
L’equazione delle piante che vanno a matematica
89
MATERA 2019 60
2
Matera 2019. Elogio della cultura italiana di Pietro Sapia
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
di Corrado Luciano
CONTATTI
Le tartarughe in un mare di plastica di Giacomo Talignani
di Sergio Barocci, Irene Paolucci, Attilio Fabio Cristallo
di Renato Sconfietti, Italo Venzaghi, Daniele Paganelli e Pinuccia Spadaro
di Francesca Cicatelli
58
Recensione di “Cucinare salute”
Informazioni per gli iscritti POSTA
90
Lettere al Presidente Attualità
Scienze
Contatti
EDITORIALE
Aquile, galline e capponi di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
S
embra ieri che un gruppo di amici Biologi aveva tarpato le ali agli aneliti di Biologi mi contattò per spronarmi cambiamento, preferendo che tutto prosea competere alla elezione di compoguisse secondo i canoni del “quieto vivenente del Consiglio dell’Ordine. Ero re”. La professione sanitaria comportava la Senatore della Repubblica e ancora lottavo fine dell’Ordine nazionale centralizzato e nell’incertezza di veder realizzato un obietcontrollato al tempo stesso da quegli stessi tivo, a lungo perseguito in due legislature elementi che da decenni ne facevano uso e consecutive: il passaggio della categoria dei consumo, lasciando un’intera categoria nelBiologi nel novero delle professioni sanitala condizione di trascinarsi stancamente in rie. avanti. Già da rappresentante della Gli Ordini regionali, la pieCamera dei Deputati avevo fatto na autonomia di questi ultimi La parte più retriva approvare, sotto forma di emendi sostituire quasi in tutto e damento ad un provvedimento per tutto l’Ordine centralizzadella dirigenza recante disposizioni in materia to, impediva che si potessero sanitaria, il dispostivo che conperpetrare nel tempo le egemodell’Ordine dei sentiva il passaggio di Biologi e nie di taluni che, con il voto Biologi ha tarpato Psicologi tra le professioni saper posta, avrebbero poi agenitarie. In aula, a Montecitorio, volato la loro permanenza ai le ali agli aneliti di il provvedimento legislativo a vertici dell’Ordine nazionale. cambiamento dei cui ho accennato, passò all’unaA tal proposito, in seguito non nimità dei votanti nonostante fu un caso che, per ben due biologi che la dirigenza dell’Ordine dei volte consecutive, l’Ordine dei Biologi, all’epoca, si fosse diBiologi finisse commissariato chiarata apertamente contraria a tale pasa causa dei brogli elettorali e taluni fossero saggio. poi rinviati a giudizio in sede penale. Diniego ribadito pubblicamente con tanto E tuttavia non è certo la diatriba giudidi lettera ufficiale inviata a tutti i compoziaria l’elemento essenziale, ancorché non nenti della commissione Sanità della Catrascurabile sotto ogni profilo etico e pratico, mera dei Deputati. La legislatura si sciolse di questa narrata vicenda, quanto la conanticipatamente dopo un anno e non fu posferma ai vertici di soggetti che da decenni sibile, in quel frattempo, ottenere dal Senato calcavano la scena con mentalità gestionali la definitiva approvazione del testo votato oblique e che riducevano al minimo le proa Montecitorio. Scoprii in seguito che qualposte di azione per rilanciare immagine e cuno, per vie traverse, aveva brigato con il rappresentanza dell’Ordine dei Biologi nel presidente del Senato per affossare la legge contesto sia istituzionale che scientifico. tra quelle che giacevano nei polverosi scaffaI Biologi in genere erano considerati li del palazzo. dei Carneadi, peraltro mal tollerati da alAncora una volta la parte più retriva tre categorie, con le quali avevano affinità della dirigenza dell’Ordine Nazionale dei professionali, figli di un Dio minore per Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
3
EDITORIALE
altri soggetti che già militavano, ma nella professione sanitaria e ben erano attenti e scrupolosi nel coltivare la quotidiana tutela dell’immagine professionale. In virtù di tale stato di cose si potè sviluppare solamente una linea minimale di azione, peraltro insipiente, un senso di impotenza che nasceva da una pervicace opera di isolamento dell’Ordine dagli stessi Biologi. Questi ultimi rappresentati alla meno peggio per le doglianze perpetue ed i maturati complessi di inferiorità. Eppure la Biologia era una scienza che aveva il vento in poppa, sempre nuove strade di successo venivano a dischiudersi. Una comunità scientifica, una categoria professionale unica, fu costretta a sparpagliarsi ed organizzarsi per “tribù” secondo la tipologia di esercizio professionale svolta. Preponderanti furono i Laboratoristi ed i Nutrizionisti, per numero di appartenenti a quelle stesse attività professionali oltre che per l’autonoma organizzazione che seppero darsi, alcune volte per stato di necessità, altre per la sottesa ambizione di essere una parte di Ordine dei Biologi che ben poteva auto gestirsi. Le altre diverse attività professionali Genetica e Biologia Milecolare, Citologia e Citometria, Biologia Forense, PMA, Ambiente Inquinanti Impatto Ambientale, Biologia Marina e Pescicoltura, Cosmetologia, Farmacologia, Arpa, istituti Zooprofilattici, Ricerca e Sperimentazione in ambito sanitario ed 4
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
industriale, Microbiologia e Virologia, Igiene e sicurezza degli alimenti, Agricoltura Sperimentale e Zootecnia, Botanica e Zoologia, Formazione applicata sul campo e così via - furono per anni ancelle semi sconosciute, nonché opportunità di inserimento professionale marginali. Innanzi al portentoso sviluppo dei nuovi campi di impiego, che la Biologia riservava nell’ambito del proprio sviluppo come scienza proiettata costantemente nel futuro, l’Onb inseguiva le cose invece di governarle. Dal breve excursus finora illustrato, si deduce che chiunque si fosse proposto alla guida del nuovo Ordine professionale e del nuovo contesto nel quale era chiamato ad operare col decentramento progressivo verso gli Ordini regionali, doveva proporsi di ribaltare l’esistente, modificare mentalità. Essere, insomma, in perpetuo movimento per qualificare la vita di un’intera categoria. Una categoria con blocchi pressoché autonomi ed un arcipelago di più piccole comunità svolgenti attività di nicchia. Quindi costante movimento, iniziative scientifiche e di formazione prestigiose, finanche impelagarsi in diatribe come quella sulla sicurezza delle pratiche vaccinali, per rianimare una categoria silenziata ed avvitata su se stessa. Purtroppo non sempre le migliori intenzioni, le eccellenti esperienze, le costanti innovazioni, la piena trasparenza ed il racconto documentato di tutte le attività svolte, servono ad accontentare tutti. La critica è il sale della democrazia, ma non deve essere confusa con la lamentazione, l’offesa, il cinismo di coloro che tutto sanno e niente fanno. Se ad una critica non si accompagna un’ipotesi di migliore soluzione al problema, ci si trova di fronte ad esibizionisti che dalle pagine dei social più diffusi fanno sfoggio di talenti tutti da dimostrare. Per parte mia mi sono riproposto di agire con risolutezza, di rompere le uova per fare la frittata, di sovvertire vecchie incrostazioni, comodità e vantaggi. Chi ha nostalgia del ritmo sonnacchioso di un tempo non troverà ristoro sotto questa Presidenza, aperto quindi ad ogni confronto ma con livelli culturali e propositivi di pregio, con polemiche rispettose e costruttive. Il nuovo codice deontologico la caccia agli abusivi il ripristino di regole di mutuo rispetto saranno elementi nuovi ed ulteriori per questa annualità. Insomma come recita una poesia di Carlo Alberto Salustri, in arte “Trilussa”, chi vuole essere aquila voli in alto e troverà dialogo, non c’è tempo per galline e per capponi.
PRIMO PIANO
D’ANNA: “LA RICERCA NON ABBIA BAVAGLI” Resoconto del convegno dell’Onb “Vaccinare in sicurezza”
N
uovo bagno di folla all’hotel Parco dei Principi di Roma, a quasi un anno di distanza dalla “prima uscita” del rinnovato Ordine Nazionale dei Biologi. Anche in quella circostanza “galeotto” fu un convegno. Si parlò, a marzo del 2018, di nuove frontiere della Biologia e di inquinamento da nanoparticelle. Si è parlato, lo scorso 25 gennaio, di sicurezza e qualità dei vaccini al cospetto di un uditorio vasto e variegato, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di numerosi iscritti ma anche di una vasta rappresentanza della stampa nazionale e internazionale. Obiettivo dichiarato (e ampiamente annunciato): fare chiarezza sull’universo vaccini, per renderli qualitativamente sempre migliori e diminuire il rapporto rischio-beneficio così da contrastare lo scetticismo generale, sempre crescente. «La scienza non può riconoscere altro che i risultati della ricerca ed è questo che oggi vogliamo ribadire, perché i biologi devono poter esercitare la professione liberamente e senza bavagli»
“La scienza non può riconoscere altro che i risultati provenienti dalla ricerca” ha esordito il senatore Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb. «Noi non siamo contro i vaccini - ha proseguito - semplicemente vogliamo sapere cosa questi contengono a livello quantitativo e qualitativo, dal punto di vista genomico e chimico, visto che sono sostanze che iniettiamo ai bambini appena nati». Come scienziati, ha rilanciato ancora D’Anna «ci corre l’obbligo di sapere se i vaccini sono sicuri. I biologi hanno la piena libertà di dubitare. Noi siamo per la ricerca, per questo contestiamo il divieto di poter vedere cosa c’è nei vaccini». Infine il presidente dell’Ordine ha concluso con una stoccata: «Visto che lo Stato ci impone l’obbligo, cre-
do che abbiamo il diritto di sapere qual è l’esatta composizione di questi farmaci». Tra i relatori del convegno era presente anche il virologo Giulio Tarro, primario emerito dell’azienda ospedaliera Cotugno di Napoli, due volte candidato al Nobel e a capo della Commissione sulle biotecnologie della virosfera Wabt-Unesco. Nel suo intervento, il professore ha parlato di nuove epidemie e dell’obbligatorietà vaccinale in Italia. «Nei Paesi anglosassoni e scandinavi - ha spiegato - vige la legge della persuasione sui vaccini. Da noi, invece, c’è un obbligo e in quest’ultimo caso è giusto sapere che quello che viene somministrato è sicuro». «Tra i farmaci - ha aggiunto ancora lo scienziato - i vaccini sono i più studiati, soprattutto per la loro integrità, e vanno somministrati generalmente ai più piccoli. Quindi sono dei farmaci a cui bisogna prestare la maggiore sorveglianza». «Gli studi indipendenti presentati in questi giorni sui vaccini alimentano dei dubbi sulla loro composizione. Le ricerche vanno riproIl Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
5
PRIMO PIANO dotte, e anche su queste ultime vanno fatti degli approfondimenti. Non devono rimanere dubbi» ha concluso Tarro. Dell’accertamento del “rischio per la salute dell’uomo” e delle “eventuali predisposizioni al danno” ha discusso, nel suo intervento, la dottoressa Loretta Bolgan, chimica specializzata in tecnologie farmaceutiche, già consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. La farmacologa ha illustrato alla platea i risultati ottenuti dall’analisi di laboratorio su alcuni lotti vaccinali. Del rapporto tra le patologie neurodegenerative e i cosiddetti “tossici ambientali” ha parlato, invece, Armando D’Orta, biologo nutrizionista, specialista in Scienze dell’Alimentazione. Con lui, sul palco dei relatori, anche Andrea Del Buono, chirurgo, esperto in immunoallergologia e nutrigenomica, il quale ha invitato a differenziare, una volta e per tutte, l’efficacia (“sulla quale non vogliamo più discutere”) dei vaccini dalla loro sicurezza invocando un patto integrato per la scienza, così da poter arrivare, in tempi stretti, alla “vaccinazione 2.0”, vale a dire alla “medicina di precisione”. Tra gli ospiti del convegno si sono segnalati anche Theresa Deisher, fisiologa molecolare di Seattle, che ha voluto condividere, con i biologi presenti, la «preoccupazione derivante dalla pre-
senza di contaminanti in molti vaccini»; Jacob Puliyel, pediatra indiano, che ha focalizzato l’attenzione dell’uditorio sui numerosi casi di “reazioni avverse” esaminati nel suo Paese, con tanto di citazione di una vasta casistica di “morti improvvise” di neonati verificatesi a 72 ore di distanza dalla somministrazione di taluni vaccini. Ancora, sono intervenuti all’evento organizzato dai Biologi il giovane ricercatore Giancarlo Blasio, specializzando in genetica medica, che ha parlato dei
“polimorfismi” e del “ruolo che questi potrebbero ricoprire, in futuro, nell’ambito della pratica vaccinale”; Guillemette Crepeaux, tossicologa francese, che ha affrontato l’argomento legato alla presenza dei “sali di alluminio nei vaccini” e infine il professor Anthony Mawson, epidemiologo americano, il quale ha incentrato la propria relazione sull’impatto che le «vaccinazioni multiple, somministrate a distanza ravvicinata ed in stretta successione», potrebbero provocare sui bambini, ma anche sugli adulti. Da segnalare, infine, tra gli ospiti dell’incontro, anche l’infaticabile Livio Giuliani, fisico e dirigente di ricerca per il Sistema sanitario nazionale. Mentre, per l’Ordine dei Biologi, oltre al presidente D’Anna erano presenti, in sala, il vicepresidente Pietro Miraglia, il tesoriere Pietro Sapia, il segretario Duilio Lamberti, i consiglieri Gennaro Breglia, Claudia Dello Iacovo, Stefania Papa, Franco Scicchitano, Alberto Spanò e il direttore Pasquale Piscopo. (Dalla redazione).
Nella foto in alto, il tavolo dei relatori. Da sinistra Anthony R. Mawson, Loretta Bolgan, Guillemette Crepeaux, Jacob Puliyel, Vincenzo D’Anna (presidente Onb), Giulio Tarro, Theresa Deisher e Livio Giuliani. A sinistra un’immagine della sala.
6
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
PRIMO PIANO
I vaccini 2.0
I
l congresso Vaccinare in Sicurezza ha, in ultima analisi, delineato una sottile linea di confine tra efficacia e sicurezza dei vaccini. È stato infatti ribadito come i vaccini siano il più efficace strumento di prevenzione mai scoperto dall’uomo, nel contrastare o prevenire la malattia per cui è indicato; di contro, i protocolli di sicurezza in uso (procedura di Batch Release), i quali prevedono controlli su ogni lotto di vaccino destinato alla commercializzazione attraverso l’esecuzione di saggi biochimici, immunochimici e biomolecolari, per verificarne i requisiti di qualità, potrebbero, secondo alcuni relatori, essere migliorati al fine di limitare la presenza di falle nel sistema di produzione e/o di controllo. L’impegno dell’Onb è di sensibilizzare la ricerca non più sull’efficacia vaccinale, che resta un baluardo e un successo paragonabile solo alla potabilizzazione delle acque in termini di riduzione della mortalità, ma sulla sicurezza. Essa resta oggetto di grande attenzione in quanto i vaccini costituiscono farmaci che vengono utilizzati in una popolazione sana a scopo profilattico, per i quali il rapporto
rischio/beneficio si basa anche su complesse valutazioni di natura epidemiologica, i cui criteri valutativi si sono evoluti nel tempo grazie allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche nel settore della genomica. Oggi nel 21° secolo abbiamo conoscenze come la proteinomica o l’adversomica per correlare gli eventi avversi da vaccino ai fattori genetici dei soggetti vaccinati; lo studio e la conoscenza di un’associazione genetica ai danni da vaccino potrebbe consentire lo sviluppo di test predittivi o di terapie preventive da somministrare insieme al vaccino al fine di prevenirne gli eventi avversi. “Potremmo essere in grado di prevedere tali eventi avversi o di ideare nuovi approcci vaccinali in grado di minimizzare o eliminare del tutto le reazioni correlate ai vaccini”. Tutto questo ha come base un controllo meticoloso durante la fase di preparazione del vaccino (qualità) e che ci consente di parlare di un nuovo approccio (Medicina di precisione) alla vaccinazione che potremmo chiamare “Vaccini 2.0”. In tal senso si sta evolvendo la medi-
cina di precisione, in grado di personalizzare il percorso terapeutico e di follow-up in base alle caratteristiche del singolo individuo. Concludendo è doveroso sottolineare la differenza tra gli ambiti dell’azione politica e quella scientifica. Alla prima spetta la scelta dello strumento di propagazione del mezzo di protezione alla popolazione nel suo complesso: nel Regno Unito vige la cogenza morale, in Germania l’obbligo di previa sensibilizzazione familiare, in Francia e Italia il trattamento sanitario obbligatorio. Alla seconda, invece, la definizione della necessità di affrontare le evidenze di un dato momento storico in base ai dati di copertura e diffusione di una specifica forma infettiva, per il consolidamento dell’immunità di gregge. Non ultimo che i ricercatori non abbiano conflitti d’interesse. Ci vediamo al prossimo anno con VACCINAZIONI 2.0. Andrea Del Buono Medico chirurgo Esperto in immunoallergologia e nutrigenomica.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
7
Vincenzo D’Anna, Giulio Tarro e Theresa Deisher.
Pietro Miraglia, vicepresidente Onb.
Pasquale Piscopo, direttore Onb, e Pietro Sapia, Tesoriere Onb.
Jacob Puliyel, Vincenzo D’Anna, Livio Giuliani, Giulio Tarro e Teresa Deisher.
Giulio Tarro.
La sala.
Jacob Puliyel.
Andrea Del Buono.
8
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
Stefania Papa, consigliere Onb, e Vincenzo D’Anna.
Loretta Bolgan.
I partecipanti.
Jacob Puliyel, Vincenzo D’Anna e Giulio Tarro.
Vincenzo D’Anna.
Theresa Deisher.
Giancarlo Blasio.
Guillemette Crepeaux.
Anthony Mawson.
Armando D’Orta.
Vincenzo D’Anna e Giulio Tarro.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
9
© HQuality/www.shutterstock.com
PRIMO PIANO
UN NUOVO INIZIO PER LE BIOTECNOLOGIE L’Ordine dei Biologi promuove la nascita della SiBiotec
L
a Società Italiana della Biotecnologia (SiBiotec) nasce a Roma il 13 dicembre scorso come associazione senza scopo di lucro, apolitica e aconfessionale al fine di promuovere e valorizzare la professione del Biotecnologo sul territorio nazionale. Nonostante il rapporto Assobiotec 2018 confermi una crescita a due cifre del comparto Biotech, con oltre 570 le imprese attive in Italia alla fine del 2017, non si rileva ad oggi un adeguato inquadramento professionale ed economico del Biotecnologo sia esso Medico, Veterinario, Farmaceutico, Industriale, Genomico, Molecolare o Agroalimentare. I dati del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea mostrano, infatti, un tasso di occupazione significativamente variabile tra le diverse regioni italiane sia in termini di stabilità lavorativa che in termini di compensi mensili medi, che oscillano tra i 1100 e i 1400 euro circa. Resta comunque alto il tasso di disoccupazione e l’incertezza per il futuro, soprattutto se * Presidente SiBiotec ** Vicepresidente SiBiotec *** Tesoriere e Segretario SiBiotec
10 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
si vive lontani dalle regioni in cui il comparto Biotech è maggiormente sviluppato (Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Lazio). Resta molto articolato anche l’accesso alla formazione post-laurea per chi desidera continuare la carriera accademica con un Dottorato di Ricerca o inserirsi in ambito sanitario iscrivendosi a una Scuola di Specializzazione. Tra le criticità va sottolineata, inoltre, la scarsa chiarezza circa le specificità professionali del Biotecnologo, vista la rapida evoluzione di questa disciplina e il mancato matching tra competenze e numero di neolaureati e le reali richieste del mondo del lavoro. SiBiotec, ponendosi all’interfaccia tra i Biotecnologi e le Biotecnologie, si propone quindi di creare un contenitore di confronto e dialogo per aiutare a dirimere tali criticità al fine di chiarire le possibili declinazioni professionali per le diverse specializzazioni in campo Biotech, sensibilizzare e informare sull’importanza della figura del Biotecnologo e facilitare un allineamento dei percorsi formativi con le offerte di lavoro. Il tutto sarà realizzato attraverso l’organizzazione di congressi, corsi di formazione dedicati, tavoli tecnici di discussione e la creazione di un network informativo sulle offerte di impiego in aziende pubbliche e private e presso le Università. La SiBiotec è, inoltre, la prima Associazione di Biotecnologi regolarmente iscritta all’Albo delle Associazioni dell’Ordine Nazionale dei Biologi (Onb) e sostiene la ne-
Si B
di Annalisa Giordano* Damiano Colasante** Serena Travaglini***
io
te c
cessità di un dialogo continuo Logo della SiBiotec. e interattivo tra le Associazioni Professionali e gli Organi Sussidiari dello Stato che, a seguito del riordino delle professioni sanitarie, sono incaricati di garantire il rispetto degli standard di professionalità e delle norme antiabusivismo, elementi imprescindibili se si intende dare uno spessore nazionale alla categoria. SiBiotec è un’associazione di Professionisti per i Professionisti e non intende sostituirsi agli Enti Pubblici di rappresentanza ma, piuttosto, cooperare con essi al fine di rafforzare la rappresentatività di una categoria che va valorizzata e tutelata attraverso il rafforzamento e l’armonizzazione del dialogo tra professionisti, Università, aziende e istituzioni. Le iscrizioni online a SiBiotec, aperte dal prossimo mese, saranno totalmente gratuite per favorire l’adesione di studenti, ricercatori e professionisti al fine di creare una rete di Biotecnologi pronti a collaborare attivamente e condividere le proprie idee, rilanciando il valore della cooperazione per il raggiungimento di obiettivi comuni.
PRIMO PIANO
Spazio giovani. Esperienze nelle Biotecnologie
L
a Biotecnologia in Italia necessita urgentemente di una riqualificazione e riorganizzazione in tutti i settori, dal mondo universitario a quello del lavoro. Grazie al Presidente D’Anna i biotecnologi hanno finalmente ottenuto una rappresentanza ufficiale all’interno dell’Ordine, per la prima volta nella storia della biotecnologia. Mio compito vuole essere quello di garantire ai professionisti uno spazio dedicato dove accrescersi professionalmente e condividere esperienze e problematiche a ogni livello di formazione del biotecnologo. Per questo motivo ho ritenuto fondamentale dare spazio agli studenti dei vari corsi di laurea italiani per permettergli di condividere la loro esperienza, divenendo così loro stessi riferimento per tanti altri studenti d’Italia. Vogliamo tendere una mano a chi desidera intraprendere il nostro percorso. Solo un entusiasmo condiviso e supportato reciprocamente darà valore al nostro lavoro. Ogni biotecnologo deve essere consapevole di avere ad oggi un Ordine che si impegna ogni giorno a rappresentare la sua disciplina in tutti i settori. Ritengo quindi di urgente importanza l’iscrizione dei biotecnologi all’Onb, poiché solo uniti possiamo realmente cambiare il nostro futuro in Italia. Noi non ci arrendiamo, ora tocca a voi! Daniela Arduini Delegato nazionale alle Biotecnologie
I
n qualità di studentesse frequentanti il Corso di Laurea Magistrale in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università Sapienza di Roma abbiamo accolto con entusiasmo la possibilità offertaci dall’Ordine dei Biologi nel descrivere gli obiettivi di
tale corso, le competenze che verranno acquisite e le motivazioni che ci hanno portato alla scelta. Il CLM intende specializzare in competenze riguardanti la programmazione e lo sviluppo scientifico e tecnico-produttivo delle biotecnologie applicate nel campo della sanità umana con riferimento al disegno e la progettazione di bio-farmaci innovativi e dello studio dei loro meccanismi cellulari e molecolari. In particolare il corso tende a fornire competenze teorico-pratiche ai laureati per la progettazione, la produzione e l’analisi di farmaci, medicinali e prodotti diagnostici biotecnologici, e l’applicazione di tecniche biotecnologiche come supporto alla ricerca biomedica. I futuri biotecnologi farmaceutici avranno competenze per elaborare ed applicare procedure nel controllo di qualità, nello sviluppo e nell’utilizzo di test diagnostici e di metodologie biotecnologiche per il monitoraggio clinico e tossicologico di farmaci e nello screening di farmaci e prodotti biotecnologici, Inoltre, si aggiungeranno anche conoscenze riguardanti nozioni di farmaco-economia, marketing industriale e brevetti di prodotti biotecnologici, che risulta essere fondamentale nell’organizzazione e nelle strategie di una impresa biotecnologica. Abbiamo iniziato questo corso nell’anno 2017/2018, le motivazioni che ci hanno portato insieme ad altri circa quaranta studenti alla scelta, sono molteplici. In primo luogo, il percorso didattico prevede insegnamenti di tipo teorico e delle esercitazioni pratiche di laboratorio: questa modalità didattica garantisce l’acquisizione di conoscenze ma soprattutto di competenze nei vari ambiti studiati e che ora elencheremo. Le attività appartenenti alle discipline biotecnologiche comuni come Biochimica Cellulare e Fun-
zionale, Biologia Strutturale e Ingegneria Proteica, Enzimologia e Biochimica Industriale, Patologia Cellulare e Molecolare, consentono di acquisire le nozioni dei sistemi cellulari e delle basi biochimiche e molecolari, ed una conoscenza dei processi fisio-patologici e dei meccanismi molecolari e cellulari, anche in funzione del fatto che il CLM prevede l’ammissione di studenti non provenienti da lauree triennali prettamente biotecnologiche. Tuttavia l’ammissione per questi studenti è subordinata al superamento di esami integrativi/preparativi al fine di rendere quanto più possibile simile il background delle conoscenze possedute dagli studenti frequentanti. Con le discipline di base applicate alle biotecnologie come Metodi Fisici in Chimica Organica e Radiochimica, gli studenti possono acquisire le nozioni caratterizzanti delle discipline chimiche che hanno un ruolo nell’analisi dei composti organici di interesse farmaceutico. Il focus di questo corso si fonda sull’insegnamento di discipline farmaceutiche come Drug Design, che ha rappresentato per noi la motivazione principale per la scelta di tale corso. Questa infatti permette sviluppare competenze necessarie allo sviluppo e al modeling di nuove molecole. Ad oggi le nostre aspettative sono state soddisfatte in quanto abbiamo avuto la possibilità di conoscere professori che ci hanno ritenuto non semplici studenti, ma loro colleghi “in progress”, dandoci la possibilità di lavorare su progetti non prettamente finalizzati al superamento dell’esame didattico.
Martina Di Mario Valeria Esposito Studentesse di biotecnologie farmaceutiche, Università La Sapienza, Roma
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
11
PRIMO PIANO
Il biologo nei beni culturali
Resoconto del convegno organizzato dall’Onb a Roma
C
ome la biologia può contribuire alla tutela del capitale concerne “l’identificazione di organismi dannosi al patrimoartistico italiano. Se ne è parlato al convegno “Il Biolonio artistico, ma anche alla carta e al legno (che sono mago nella conservazione e valorizzazione del patrimonio teriali comuni nelle opere d’arte); l’identificazione di agenti culturale”, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biopatogeni (infettanti e infestanti) dell’uomo, degli animali e logi il 12 dicembre scorso a Roma, all’interno del Palazzo dei delle piante identificazione degli organismi dannosi alle derCavalieri di Rodi, in piazza del Grillo. rate alimentari, alla carta, al legno, al patrimonio artistico; «L’Italia è uno dei paesi più ricchi di storia e cultura mezzi di lotta”. spiega Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb -. Il convegno «Valorizzare il patrimonio artistico e culturale italiano vuole dare la giusta evidenza a un ramo della nostra professpiega Pietro Sapia - vuol dire salvaguardare l’identità naziosione che è in grado di offrire grandi prospettive occupazionale. I biologi possono offrire un contributo importante nella nali per i biologi». tutela delle piccole e grandi opere e il Prevenzione, conservazione e valoconvegno è servito a porre le basi per lo rizzazione del patrimonio culturale tansviluppo di un settore dalle infinite posgibile, di natura organica e inorganica sibilità». presente in ambienti confinati, semi-conPer il Ministero dei Beni culturali è finati e aperti, intangibile e digitale, oltre intervenuto Riccardo Villari, già sottosea tematiche inerenti la prevenzione della gretario, Francesco Scoppola, direttore NELLA CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE salute degli operatori, come restauratori generale del servizio di educazione e DEL PATRIMONIO CULTURALE e conservatori, sono stati alcuni degli arricerca, Luigi Ficacci, direttore dell’Istigomenti trattati nella giornata. tuto superiore per la conservazione e il Per l’Ordine dei Biologi, insieme al restauro, Maria Carla Sclocchi, biologa presidente D’Anna, era presente Pietro dell’istituto centrale per il restauro e la Miraglia, vicepresidente, Duilio Lamconservazione del patrimonio archivistiberti, segretario, Franco Scicchitano, co e librario. consigliere, e il tesoriere Pietro Sapia, Tra i relatori, Giovanna Pasquariello, delegato nazionale per la tutela dei beni dell’Istituto centrale per la grafica del culturali e organizzatore della convegno. Mibac, Giulia Caneva, docente all’UniModeratrice della mattinata, Stefania versità degli Studi Roma Tre, Massimo Roma, 12 dicembre 2018 Palazzo Cavalieri di Rodi Papa, anche lei consigliere dell’Onb. Cruciotti, di Sos Archivi, Matteo MontaPiazza del Grillo, 1 Tra i campi di attività del Biologo, nari, di Biores Bologna, e alcuni dei magcome stabilito dall’Art. 3 della legge giori esperti in conservazione e restauro www.onb.it istitutiva 396/67, rientrano le attività del patrimonio storico-artistico nazionanell’ambito dei beni culturali, per quanto Locandina del convegno. le. (Dalla redazione).
IL BIOLOGO
12
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
PRIMO PIANO
© Rawpixel.com/www.shutterstock.com
Biologi e NewSteel per le start-up L’Onb sigla l’accordo per il sostegno all’imprenditorialità
U
n occhio rivolto ai mercati, l’altro al mondo del lagiunto per supportare le nuove imprese che vorranno accetvoro. Le nuove realtà imprenditoriali, in particolar tare la sfida dei mercati. Ciascuno ovviamente nei rispettivi modo quelle ad alto tasso di innovazione, da sempre ecosistemi di riferimento. A tal riguardo, servizi e strutture attente al mondo della ricerca, hanno bisogno di un saranno condivisi in funzione dei fabbisogni delle start-up, sostegno concreto, di un aiuto per poter muovere i primi affinché le idee progettuali possano realmente acquisire passi misurandosi con la concorrenza, magari strutturandoconcretezza imprenditoriale, con elevati margini di compesi, crescendo, offrendo prodotti di qualità e, perché no, antitività e con uno sguardo, appunto, rivolto all’internazionache creando nuove opportunità occupazionali. lizzazione. È questo il leitmotiv che ha spinto l’Ordine Nazionale dei L’Ordine dei Biologi, dal canto suo, sosterrà i propri Biologi e Campania NewSteel, a sottoscrivere un protocollo iscritti che vorranno cimentarsi nei progetti innovativi in d’intesa che, per i Biologi (su delega del presidente Vincenzo tutte le discipline in cui si dipanano le Scienze Biologiche D’Anna) è stato siglato dal dottor Ciro Cozzolino e per l’incu(dalle biotecnologie, alla ricerca scientifica, dalla nutrizione, batore certificato, dal dott. Vincenzo Lipardi. all’ambiente fino alla sicurezza alimentare ecc.). Campania NewSteel è la società coNell’ambito della convenzione stipustituita dall’Università degli Studi di Nalata e per meglio monitorare le esigenze L’incubatore nasce poli “Federico II” e dalla Fondazione Idis e le opportunità che eventualmente po– Città della Scienza, con l’obiettivo di dall’accordo tra Università tranno riguardare le iniziative comuni, offrire servizi e sostenere la nascita e il Onb e NewSteel hanno deciso di istituire Federico II e Fondazione un Comitato Tecnico di gestione che sarà lancio delle start-up nel capoluogo partenopeo, in Terra Felix e nel Mezzogiorno Idis - Città della Scienza composto da tre membri: due per l’incud’Italia. batore campano e uno in rappresentanza Un vero e proprio incubatore di imdei Biologi. prese, dunque, per le messa in atto di un agguerrito quanto A tale speciale “task-force” sarà affidato il compito di ambizioso programma che mira a fornire un insieme concenprogrammare le attività, definire i relativi costi di realizzatrato di metodi e di opportunità (relazioni, contatti, eventi, zione, gestire le iniziative comuni, nonché individuare e proiniziative) per consolidare le idee di business. Compito diporre nuovi specifici programmi e progetti eventualmente chiarato: fornire tutti gli strumenti e i mezzi validi per reada mettere in cantiere. lizzare tali idee come azienda trasformandole in un progetto Sarà anche compito del Comitato Tecnico di Gestione, inimprenditoriale solido, credibile, duraturo. Magari sostenibifine, contribuire all’individuazione di possibili fondi di finanle e con una forte propensione ad affacciarsi oltre i confini ziamento che possano contribuire alla copertura delle “spedel Belpaese. se” e alla determinazione dell’apporto di mezzi, strumenti e Con il documento sottoscritto, l’Ordine Nazionale dei risorse che potranno poi essere utilizzati per l’attuazione dei Biologi e NewSteel, hanno avviato un tavolo di lavoro conprogrammi imprenditoriali. (Dalla redazione). Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
13
BIOLOGIA DEL PALAZZO
di Riccardo Mazzoni
I
drammi di questo nuovo secolo (terrorismo, bolla immobiliare, globalizzazione delle crisi, immigrazione, guerra dei dazi) hanno acuito il disagio e causato una crisi di rigetto del ceto medio italiano ed europeo, che ha visto radere al suolo il suo ruolo di classe-cerniera e mettere a rischio risparmi e futuro. E, se guardiamo oltreoceano, induce a una profonda riflessione il fatto che il leader dei populisti, Donald Trump, si sia insediato alla Casa Bianca, tempio massimo della democrazia mondiale, mentre in Brasile ha vinto il qualunquista di destra Bolsonaro. Sul fronte economico - non dimenticando mai, per onestà e per pudore, che il debito che abbiamo ce lo siamo costruito tutto da soli in decenni di compromesso storico per mantenere la pace sociale - il rigore a senso unico sfociato nel fiscal compact non ha portato al risanamento dei conti pubblici, perché il debito ha continuato inesorabilmente a salire. Le imposizioni dell’Europa a trazione tedesca sono state troppe, e troppi i privilegi riconosciuti alla Germania, a scapito di tutti, negli anni della crisi, visto che il suo surplus commerciale ha costantemente sfondato tutti i parametri. Ma, detto questo, chi ha un po’ di memoria storica sa bene che l’antica Europa delle nazioni ha generato nei secoli sempre più guerre che libertà, e che l’anomalia virtuosa sta negli ultimi settant’anni, quelli in cui molte generazioni hanno conosciuto solo pace, libertà e benessere. Dunque: la soluzione dei problemi dell’Europa non è l’implosione dell’Unione o il ritorno conflittuale agli Stati nazione, ma una riforma che la riavvicini ai popoli. Certo, per molti è difficile difendere l’Europa del relativismo che ha perfino strappato dalla sua Costituzione le radici giudaico-cristiane. Ma non si possono
14 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
DISORIENTAMENTO GLOBALE Dalla crisi all’immigrazione, i drammi che hanno minato l’integrità dell’Occidente
dimenticare le dure lezioni della storia, le (le conseguenze negative della Brexit sui guerre e il sangue. E la pace nella libertà cittadini britannici hanno fatto evidenteche ci ha garantito questa rivoluziona- mente da monito). Sarebbe necessario, ria idea di Europa, sia pure imperfetta. però, un salto di qualità, una svolta che Sarà questo, in fin dei conti, il vero snodo ponga finalmente i temi della competitipolitico delle prossime elezioni europee vità, dell’occupazione e della crescita al il confronto tra le centro della nuova tradizionali famiglie agenda politica eupolitiche e il cartello La soluzione dei problemi ropea per combatsovranista, ma cotere lo spettro della dell’Europa non è munque vada dovrà recessione che semper forza aprirsi una l’implosione dell’Unione o bra purtroppo riafstagione di profonde il ritorno agli Stati nazione facciarsi in questo riforme. inizio di 2019. Va, inDeclinare l’Eusomma, rapidamenropa unicamente come una sorta di pri- te invertita la rotta comunitaria se si vuogione da cui liberarsi e l’euro alla stregua le scongiurare quella che è stata definita di una gabbia monetaria sarebbe un er- come “una incontrollabile disgregazione rore strategico, di cui peraltro gli italiani sociale”. si sono già accorti, manifestando in tutti Il rafforzamento delle regole per i sondaggi più recenti una rinnovata fi- garantire la stabilità economica dovrà ducia nell’Europa e nella moneta unica essere accompagnato da meccanismi ef-
© rawf8/www.shutterstock.com
BIOLOGIA DEL PALAZZO
© Alexey_Erofejchev/www.shutterstock.com
fettivamente capaci di promuovere una crescita equilibrata in tutti i Paesi dell’Unione, in un’equa condivisione dei benefici e dei rischi della moneta unica. Ma l’altro problema fondamentale riguarda la stessa guida dell’Unione, che potrà essere risolto solo superando i limiti strutturali derivati in primo luogo dall’assenza di un unico governo comunitario e dalla inevitabile paralisi decisionale che ne consegue. Con la presidenza Tusk, il Consiglio europeo ha rivendicato sempre più spesso la sua preminenza sulla Commissione, in quanto legittimato dal fatto di rappresentare gli Stati dell’Unione. Ma il conflitto è ovviamente rimasto. L’altra grande contraddizione è che il mercato unico si basa sul metodo comunitario, mentre politica economica, politica estera e di difesa e immigrazione, che costituiscono il nucleo della sovranità dei singoli Stati, si fondano sul metodo intergovernativo. È stata questa dicotomia che ha portato a una sostanziale impasse su dossier cruciali come la gestione delle ondate migratorie, visto che, ad esempio, per modificare il Regolamento di Dublino occorrerebbe una decisione all’unanimità. Dunque, il lavoro da fare è enorme per riavvicinare l’Europa ai popoli, e il cammino sarà lungo e difficile, ma chi pensa di abbattere l’Unione a picconate è evidente che si illude.
L’Unione europea in vista del voto
L
’Europa di Bruxelles e di Strasburgo, alla vigilia delle cruciali elezioni di fine maggio, appare sempre più come un gigante dai piedi d’argilla, una sorta di gioco a Monopoli che divide i popoli tra i lussi di Largo della Vittoria e gli stenti di Vicolo Stretto o, peggio, un Risiko tra europeisti e sovranisti potenzialmente distruttivo. Perfino in alcuni Paesi reduci dal giogo sovietico, riuniti nel cartello di Visegrad, le spinte autarchiche e autoritarie stanno avendo la meglio sugli spiriti salvifici dell’unionismo e della democrazia liberale. E dunque questa Europa o cambia o rischia la morte. Del resto, l’Unione è stata un’intuizione elitaria partorita da poche menti illuminate mentre la seconda guerra mondiale stava ancora macinando i suoi milioni di morti, a cui i popoli si sono adeguati, come l’intendenza che segue, senza mai una vera partecipazione emotiva. È così nata un’Unione senz’anima ed è cresciuta in modo esponenziale un’avversione sorda contro i burocrati di Bruxelles e i loro puntigliosi codicilli. Da Maastricht all’unione monetaria, l’Europa ha assunto le sembianze di un Grande Fratello contabile che ha finito per scontentare tutti: la locomotiva tedesca, insieme a tutto il Nord continentale, si sente rapinata dall’Europa latina dissipatrice; il Sud prosperato con le svalutazioni competitive ha invece percepito sulla sua pelle più obblighi che benefici perché l’euro è di fatto una moneta a due velocità e da noi c’è perfino chi rimpiange la lira. Negli Stati Uniti il dollaro è il paradigma della rincorsa alla felicità sancita dalla Costituzione, l’emblema stesso di una grande democrazia, una moneta “politica”. L’euro è nato invece come un parto cesareo-finanziario, perché l’unità monetaria ha preceduto quella politica. Una costruzione ambiziosa, dunque, ma dalle fondamenta fragili. Si potrebbe fare un elenco lunghissimo di cose che l’Europa ha sbagliato: è di tutta evidenza, ad esempio, che sono rimasti inalterati gli squilibri e le contraddizioni di un’Unione impietosamente non all’altezza dei compiti che la storia le ha assegnato. A partire dal dossier immigrazione: un fallimento totale, perché la discrepanza tra gli impegni sottoscritti e la loro attuazione pratica è sempre rimasta abissale. La Commissione europea non è mai stata infatti in grado di indirizzare gli Stati membri verso una politica migratoria comune, mettendo così in discussione sia la validità di Schengen, sia la realizzazione del tanto vagheggiato “sistema comune di asilo europeo”. Gli ultimi avvenimenti dimostrano che non può più essere rimandata la definizione di una linea comunitaria univoca e soprattutto coerente sull’immigrazione. L’Europa non può parlare con mille voci discordi, non può costringere alla solitudine i Paesi di frontiera come l’Italia, né privarsi di una posizione collegialmente elaborata nei suoi princìpi essenziali. Non può non sentire le frontiere come questione propria piuttosto che dei singoli Stati. Non può prestarsi alle strumentalizzazioni e alle abiure di comodo, ai veti reciproci, né pensare che le tragedie consumate nel Mediterraneo non riguardino Bruxelles o Berlino o Parigi. Se perpetuerà questa deriva, finirà per favorire – come sta già avvenendo - la rinascita dei nazionalismi che minano alla base le ragioni stesse dell’Unione. (R. M)
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
15
BIOLOGIA DEL PALAZZO
AUTONOMIA O “SECESSIONE” MORBIDA? Entro febbraio gli sviluppi dei referendum per l’autonomia
E
ntro febbraio le regioni del nord in cui si sono svolti i referendum consultivi per l’autonomia rafforzata dovrebbero veder soddisfatte le loro richieste, finalizzate a trattenere una quota importante del gettito fiscale – il cosiddetto “residuo” - prodotto sui propri territori. Il tema del regionalismo differenziato è uno storico cavallo di battaglia della Lega, che però suscita grandi perplessità nei Cinque Stelle, anche se è previsto nel contratto di Governo. Il timore è che l’attuazione della volontà espressa attraverso i referendum consultivi di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna porti a una “secessione” morbida che però penalizzi pesantemente il Sud, principale bacino elettorale del Movimento. E in effetti sono già state espresse diverse perplessità dal punto di vista costituzionale sugli effetti dell’intesa tra il governo e le tre Regioni, visto che il Titolo V prevede sì un sistema in cui ciascun territorio possa godere dell’autonomia necessaria a valorizzare le proprie peculiarità, ma solo
16 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
“in un quadro unitario e solidale”, con lo Stato che deve anche farsi garante di una redistribuzione “mirata ad assicurare su tutto il territorio i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi”. I governatori del nord non hanno dubbi: il processo di maggiore autonomia dei territori è positivo “perché consente
L’art. 116 della Costituzione
L’
articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario (c.d. “regionalismo differenziato” o “regionalismo asimmetrico”, in quanto consente ad alcune Regioni di dotarsi di poteri diversi dalle altre), ferme restando le particolari forme di cui godono le Regioni a statuto speciale (art. 116, primo comma).
di aumentare la responsabilità delle comunità locali nella gestione della cosa pubblica”. La facoltà di chiedere maggiore autonomia su specifiche materie dovrebbe realizzarsi, però, in modo equilibrato, attuando tutte le parti previste della Legge sul federalismo fiscale, in particolare mediante la definizione dei fabbisogni standard nazionali, l’attivazione del Fondo di perequazione e garantendo i livelli essenziali delle prestazioni in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Un federalismo, insomma, equilibrato e solidale, che garantisca il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite a ciascuna Regione da Nord a Sud nel rispetto del principio costituzionale di solidarietà nazionale. È dalla nascita delle Regioni, nell’ormai lontano 1970, che viene richiamata l’esigenza di una maggiore efficienza ed economicità nella gestione della programmazione territoriale, come della coesione territoriale e dei livelli essenziali delle prestazioni. Ma la storia e l’esperienza finora non hanno confermato
BIOLOGIA DEL PALAZZO
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno avviato l’iter (le prime due regioni con referendum, la terza senza referendum) per richiedere l’autonomia secondo il terzo comma dell’art. 116 della Costituzione italiana. Tale status non va confuso con lo statuto speciale di cui godono Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
L’iter • Il 22 ottobre 2017 i cittadini lombardi e veneti, su deliberazione dei consigli regionali, sono chiamati ad esprimersi sull’attribuzione di ulteriori forme di autonomia alla Regione. I referendum sono consultivi e si concludono con la vittoria schiacciante dei “sì”. Le giunte regionali varano subito i disegni di legge da trasmettere al Parlamento per chiedere il trasferimento alle due Regioni delle competenze previste dallo Stato (l’Emilia Romagna chiederà l’autonomia rafforzata senza ricorrere al referendum).
© Gio.tto/www.shutterstock.com
la validità di questa teoria, soprattutto dopo l’approvazione della riforma costituzionale in senso federalista del 2001, con il pasticcio della legislazione concorrente tra Stato centrale e Regioni che ha portato a un’infinità di contenziosi davanti alla Consulta. Col passare degli anni e delle legislature è aumentato il dissesto finanziario di Regioni ed enti locali a causa non solo del malcostume politico, ma anche di un federalismo che non ha funzionato. La riforma costituzionale che tentava di porvi rimedio, nel 2016, con la creazione del Senato delle Regioni che avrebbe avuto il ruolo di supervisore, è stata però bocciata per via referendaria. Ora si apre un nuovo capitolo, e vedremo se l’approdo finale sarà un regionalismo moderno, in grado di soddisfare da un lato le esigenze del Sud e dall’altro l’ambizione di maggiore autonomia del Nord, con la riduzione dei divari territoriali; o se invece la spinta referendaria nordista accentuerà quei divari, dando un altro duro colpo alla coesione del Paese. (R. M.)
• Il 28 febbraio 2018 Zaia, Maroni e Bonaccini, in qualità di governatori di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, firmano col sottosegretario Bressa (governo Gentiloni) un accordo preliminare in merito all’intesa prevista dall’articolo 116.3 della Costituzione, il quale prevede che le Regioni a statuto ordinario possano richiedere – su propria iniziativa e con successiva legge statale approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere – ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia nell’ambito dell’organizzazione della giustizia di pace, delle norme generali sull’istruzione e della tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, nonché delle materie di competenza concorrente. Tali competenze possono essere attribuite con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’art. 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata. • Nel contratto di governo firmato tra Lega e Cinque Stelle si legge: “Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte”. • Il 12 giugno il ministro Stefani riprende le trattative per l’autonomia, sulla scorta della pre-intesa di febbraio. Viene annunciato che la firma dell’intesa arriverà entro il 22 ottobre. • Il 26 novembre i governatori delle tre Regioni scrivono al premier Conte per sollecitare il rispetto dell’impegno assunto in sede di contratto e nelle fasi successive all’insediamento del Governo per la redazione del disegno di legge da sottoporre al voto parlamentare. • L’ultima scadenza annunciata per la conclusione dell’intesa da sottoporre al voto del Parlamento è il prossimo 15 febbraio.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
17
FORMAZIONE
© Undrey/www.shutterstock.com
Il Giornale dei Biologi si fa in cinque Dal prossimo numero il magazine erogherà anche tre crediti Fad
leggere un articolo che tratterà un argomento di ciascuno degli ambiti di cui è costellata la nostra vasta e variegata professione (nutrizione, sicurezza alimentare, biotecnologia, laboratoristica ecc.). Articoli scientifici, è bene rimarcarlo, realizzati ormazione professionale: Il Giornale dei Biologi onlida “penne” opportunamente scelte dal comitato scientifico del ne si fa in... “cinque”. A partire dal prossimo numero, provider Onb. gli iscritti che avranno scelto di scaricare il webzine Tutto, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, in maniera dell’Ordine dall’area riservata del sito (www.onb.it), completamente gratuita, senza alcun onere a carico dei diretti troveranno una gradita sorpresa: oltre ai due crediti Ecm interessati. L’unica incombenza richiesta? È quella che già coriconosciuti in regime di autoformazione, la rivista erogherà, noscete: collegarsi e registrarsi all’area riservata del sito www. infatti, altri tre crediti in Fad (formazione a distanza) per un onb.it. Al resto penseranno gli uffici preposti. Gli stessi che totale complessivo di cinque crediti formativi (che costituifin qui si sono fatti anche carico di contabilizzare il numero di scono un potenziale di trenta crediti annui). riviste scaricate e poi di registrare ed inviare alla piattaforma Un valore aggiunto a dir poco significativo per quanti hanno scelto di “arricchire” il proprio Cogeaps il totale dei crediti maturati. bagaglio professionale anche attraverso Con l’ingresso in scena del Fad ed il A partire dall’edizione l’utilizzo della rete. Ma anche la risposta relativo potenziamento della proposta fordell’ente di via Icilio alle richieste delle mativa dell’Ordine, il progetto “formare di febbraio, il mensile informando” entra dunque in una nuova e “nuove leve”, ormai sempre più abituate assegnerà un totale più rilevante fase. Ricordiamo, infatti, che all’impiego delle tecnologie informatiche, la rivista in autoformazione è arrivata suoltre che un modo per aggiornare - in madi cinque crediti Ecm bito dopo il varo del “Dossier formativo” niera rapida e flessibile - le competenze riscuotendo subito un grande successo dei Biologi di “oggi e di ieri”, in un’epoca (gli iscritti che ne hanno usufruito si contano a migliaia!). Ma in cui il web ed i social hanno prima suggerito e poi imposto non è certo finita qui. il restyling dei tradizionali strumenti didattici. Ben presto, infatti - presumibilmente già a partire dalla È da qui, d’altronde, da queste esigenze di sempre più prossima primavera - il progetto si arricchirà di un nuovo avstretta attualità che ha preso il via il progetto formare-inforvincente capitolo con la possibilità, offerta agli iscritti, di poter mando dell’Ordine dei Biologi. Una scommessa risultata, fin studiare e approfondire il codice deontologico (relativamente qui vincente, che però promette il taglio di nuovi e sempre alle rispettive branche di interesse) con un vero e proprio... più ambiti traguardi. Per chi lo vorrà, dunque, ogni mese, sul cortometraggio animato, curato fin nei minimi dettagli. Una magazine online dell’Onb, gli iscritti avranno la possibilità di metodica di apprendimento semplice, efficace, accattivante ed immediata. Ma non vogliamo anticiparvi troppe cose né “rovinarvi” la * Consigliere dell’Onb con delega nazionale alla formazione. sorpresa. Continuate a seguirci e non ve ne pentirete!
di Claudia Dello Iacovo*
F
18
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
Disponibili on-line e gratuitamente, sul sito internet www.onb.it, i video integrali delle relazioni scientifiche.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
19
INTERVISTE
di Carmine Gazzanni
«U
n potente alleato nella lotta ai tumori»: così il professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Oncoematologia pediatrica del Bambin Gesù, definisce la tecnica Car-T che riprogramma, grazie a una manipolazione della sequenza genetica, le cellule del sistema immunitario e permette loro di concentrarsi su un bersaglio importante come la lotta al tumore. Una terapia che già stando dando ottimi risultati nella fase di sperimentazione. Di cosa si tratta, professore? «È noto che il nostro sistema immunitario può giocare un ruolo fondamentale nel contenere e prevenire lo sviluppo di cellule neoplastiche. E per tanti anni si è cercato di sfruttarne l’azione con varie strategie e in tanti casi sono state poco coronate dal successo». Poi è arrivata la terapia Car-T… «La rivoluzione della Car-T-cell è stata quella di introdurre nel Dna dei linfociti di un malato una sequenza genica che codifica per la sintesi di una proteina, che una volta espressa sulla superficie dei linfociti, li reindirizza specificatamente su un bersaglio tumorale. In particolare, quello che è stato oggi il modello coronato da maggior successo è stato quello delle Car-T cell che esprimono quello che si chiama un “recettore chimerico antigenico”, specifico per una molecola chiamata Cd19 che è presente in pressoché tutte le forme di leucemia linfoblastica acuta a differenziazione bicellulare». Quali sono oggi i risultati raggiunti? «Tutto questo ha portato a ottenere delle risposte molto positive in termini di remissioni complete e in termini di guarigione definitiva, in un modo che forse è andato anche oltre quelle che potevano
20 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
FRANCO LOCATELLI E LA RIVOLUZIONE CAR-T Il direttore di Oncoematologia del Bambin Gesù racconta i risultati raggiunti con la terapia
essere le migliori aspettative quando si è «Questo è molto importante: no, non iniziato tutto questo percorso». funziona sempre. Ci sono dei pazienti in In che senso, professore? cui non si riescono a generare le Car-T «Ci sono diverse storie di persone cell perché serve una buona quota di celguarite totalmente grazie alla terapia lule del sistema immunitario affinché le Car-T. Le racconstesse siano in grato quella la storia do di distruggere le Questa tecnica che è diventata una cellule tumorali e sorta di testimoaffinché si sia certi riprogramma le cellule nial, che dimostra di evitare ricadute. del sistema immunitario Stando alle nostre l’efficacia di questa terapia. Parliamo di in funzione antitumorale ricerche e alla speuna bambina, più rimentazione, posvolte ricevuta anche siamo dire che il 50 dall’ex presidente Obama, che dopo aver per cento dei pazienti può ottenere una fallito le terapie convenzionali compreso guarigione tramite questo approccio». il trapianto di midollo, è guarita grazie a Numeri che comunque hanno una queste cellule genericamente modificate certa importanza. attraverso l’introduzione del recettore «Parliamo di una rivoluzione a tutti chimerico». gli effetti, anche perché la si è applicata Possiamo ipotizzare che questa ad oggi soprattutto su pazienti resistenterapia funzioni sempre? ti o refrattari alle cure convenzionali o
INTERVISTE
Nella foto grande, ricostruzione in 3D della terapia Car-T.
© Meletios Verras/www.shutterstock.com
ferenza di farmaci dove la preparazione dà luogo a composti utilizzati su qualsiasi soggetto, qui la particolarità è che per ogni soggetto bisogna preparare un proprio prodotto impiegando le cellule del malato medesimo». Che ruolo ha giocato il Bambin Gesù in questi risultati? «La storia clinica delle Car-T cell nasce negli Stati Uniti nel 2012 quando autorevoli istituti come la University of Pennsylvania hanno cominciato a studiare su questa terapia. Ma il Bambin Gesù ha giocato un ruolo fondamentale, considerando che è stato il primo istituto italiano a sviluppare un suo percorso per il trattamento non solo delle leucemie linfoblastiche acute considerando che è la forma tumorale più diffusa in età pediatrica, ma abbiamo anche sviluppato questa terapia per un tumore solido che si chiama neuroblastoma, anche questo molto diffuso». Dunque, al di là delle criticità, che le avevano fallite. Adesso si tende ad anticipare l’uso di questa terapia, che co- non è tutto da buttare nella ricerca munque non verrà mai usata come tera- italiana? «Assolutamente. Tenga presente che pia di prima linea, ai primi segnali di fallimento delle cure convenzionali. In altre i ricercatori italiani, anche rispetto alle risorse a disposizioparole, abbiamo ora ne, sono tra i proun nuovo potente Ci sono state risposte duttivi al mondo. Sia alleato nella lotta ai tumori». positive per le remissioni quelli che lavorano nel nostro Paese sia Qual è dunque complete e per le quelli che si sono l’auspicio? trasferiti all’estero». «La speranza è guarigioni definitive Ci sono persoriuscire a traslare ne che, per i suoi questa terapia anche per sconfiggere altre tipologie tu- studi e il suo impegno, la chiama morali. I dati che arrivano dall’America “angelo della speranza”… «No, sono solo uno che la fortuna di parlano di buoni risultati dell’applicazione sui neuroblastomi e anche sui tumori fare il lavoro che gli piace e di farlo con celebrali. L’obiettivo sarà ampliare pian passione. Tutto quel che ne ricevo in terpiano il campo e arrivare a curare più mini di gratificazione umana è immensapazienti possibili. È chiaro che si tratta mente più grande rispetto a quello che di una terapia particolare perché, a dif- sto dando».
Franco Locatelli.
Chi è
F
ranco Locatelli, nato nel 1960 a Bergamo, si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Pavia, dove ha ottenuto le specializzazioni in Pediatria ed Ematologia. Per apprendere le tecniche del trapianto di midollo osseo, è stato “Honorary Clinical Visitor” presso l’Hammersmith Hospital di Londra nel 1990. Dal settembre 2000 a gennaio 2010 è stato direttore del reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Policlinico San Matteo di Pavia. Dall’ottobre 2004 fino al 2018 è stato presidente dell’Associazione italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (Aieop). È stato coordinatore nazionale del Gruppo italiano sui trapianti di midollo osseo da donatore non consanguineo. Coordinatore di numerosi progetti di ricerca nazionali ed internazionali, è autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche apparse su riviste indicizzate. Ha ricevuto la medaglia d’oro al merito per la Sanità pubblica nell’aprile 2005. Dal gennaio 2010 è Primario del Reparto di Oncoematologia dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
21
INTERVISTE
C
he il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone) sia un’eccellenza nella ricerca italiana, è notizia nota. Quel che stupisce è che ora si faccia anche enplein: nell’ambito del gruppo di ricerca traslazionale dei tumori dell’apparato digerente, sono state premiate Eva Andreuzzi ed Alessandra Capuano, ricercatrici post-doc nell’Unità di Oncologia Molecolare, per i loro studi sul cancro al colon. Alla Andreuzzi sono stati assegnati i premi “Travel Grant” e “Best Abstract Presentation” assegnati dalla Società Europea di Gastroenterologia in occasione del congresso tenutosi a Vienna. La Capuano ha invece ricevuto a Patrasso il premio “Febs Journal”. Il Giornale dei Biologi le ha intervistate. Avete ricevuto entrambe un importante riconoscimento. Ci potete spiegare brevemente cosa siete riuscite a scoprire? Andreuzzi: «Nel contesto del cancro del colon, il microambiente infiammatorio associato al tumore è particolarmente importante nel determinare lo sviluppo e la progressione della malattia. Gli studi da noi condotti hanno messo in evidenza come i livelli di Emilin-2, una proteina della matrice extracellulare presente normalmente nella mucosa intestinale, siano diminuiti in presenza di una lesione neoplastica e si associno ad una alterata attivazione del sistema immunitario. Nei modelli preclinici da noi utilizzati abbiamo potuto osservare come la mancanza di Emilin-2 risulti in un’alterata attivazione di cellule immunitarie determinando una maggior propensione degli animali a sviluppare tumori del colon-retto. Questa associazione tra la presenza di specifiche cellule infiammatorie nel microambiente tumorale e i livelli di Emilin-2 è stata osservata anche in pazienti affetti da
22 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
LA RICERCA È DONNA IL CRO DI AVIANO FA EN-PLEIN CON ANDREUZZI E CAPUANO Importanti riconoscimenti per i loro studi sul cancro al colon
neoplasia del colon-retto. La valutazione geneticamente modificati, abbiamo didel microambiente infiammatorio si sta mostrato come Emilin-1 agisca su due rivelando importante anche in termini fronti: controllando, da un lato, l’omeprognostici e predittivi della risposta ai ostasi proliferativa; giocando, dall’altro, trattamenti farmacologici ma ulteriori un ruolo chiave nel mantenimento di vasi sforzi sono necessari linfatici stabili e funper l’identificazione zionali. Un corretto Alla Andreuzzi sono stati drenaggio linfatico di nuovi marcatori molecolari utili assegnati a Vienna i premi riduce il ristagno a fini clinici. È in di cellule infiam“Travel Grant” e “Best questo contesto che matorie e molecole crediamo che Emipro-infiammatorie a Abstract Presentation” lin-2 possa essere livello intestinale e un buon candidato e riduce il rischio di meriti studi approfonditi». sviluppare la neoplasia». Capuano: «Il lavoro descrive il ruoRiavvolgiamo il nastro: qual è lo protettivo della proteina della matrice stato il primo pensiero che avete extracellulare Emilin-1 nella patogenesi avuto appena saputo del riconoscidelle malattie infiammatorie croniche in- mento? testinali e nel cancro al colon. Attraverso Andreuzzi: «Ricevere questo ricoprotocolli sperimentali di colite e colon noscimento è stata una piacevole sorprecarcinogenesi indotte in modelli murini sa. Partecipare ad un congresso è molto
INTERVISTE
Nastro della consapevolezza per il tumore al colon.
Alessandra Capuano ed Eva Andreuzzi.
Chi sono
© Natali_ Mis/www.shutterstock.com
Andreuzzi: «Di getto risponderei a stimolante ed ho sempre pensato che poter presentare il proprio lavoro in tali oc- tutti quelli che mi hanno sostenuto ma casioni sia già di per sé una soddisfazione credo che i miei genitori un po’ se ne ripersonale di non poco conto. Ascoltare sentirebbero! A parte gli scherzi, sicurail moderatore della sessione annunciare mente a loro è andato il mio primo penche il premio venisiero, insieme a mio va assegnato alla marito, i miei due La Capuano ha ricevuto a bimbi e mia sorella, a mia presentazione è stata una gran belPatrasso il premio “Febs tutti loro per avermi la emozione ed una sempre supportata Journal” per il progetto iniezione di entusiaed incoraggiata, ma smo e voglia di toranche per aver inca“Abrogation of Emilin” nare in laboratorio strato gli impegni faper continuare con miliari in modo che le sperimentazioni». io potessi conciliare lavoro e famiglia». Capuano: «Sono stata, ovviamente, Capuano: «Ai miei cari, che mi hanmolto contenta e gratificata. Ho pensato no sempre sostenuta e che in questi anni soprattutto alla soddisfazione che avreb- hanno creduto in me». bero provato, insieme a me, anche tutti Quanto è stato fondamentale il i collaboratori che mi hanno aiutato nella lavoro d’équipe al Cro di Aviano? Andreuzzi: «Nel gruppo di ricerca in realizzazione del progetto». cui lavoro, sotto la supervisione del Dott. A chi dedicate i riconoscimenti?
Eva Andreuzzi è biologa del laboratorio di Angiogenesi e Microambiente Tumorale guidato da Maurizio Mongiat. Il suo studio dimostra come Emilin-2, una proteina del microambiente tumorale, svolga un ruolo importante nella regolazione della risposta infiammatoria durante lo sviluppo del cancro al colon. Già nel 2009 aveva concluso il dottorato all’Università di Udine con una tesi dal titolo: “Il dominio gC1q di Emilin e il peptide natriuretico atriale: loro interazione e possibili ruoli fisiologici”. Alessandra Capuano è biologa nel laboratorio di Biologia cellulare e Morfologia Funzionale e nl laboratorio di Biologia Molecolare e Transgenesi guidato da Paola Spessotto e Roberto Doliana. Ha ricevuto il premio “Febs Journal” per il progetto “Abrogation of Emilin”. Il riconoscimento è stato assegnato nel corso del Congresso Internazionale svoltosi a Patrasso (Grecia). Il lavoro descrive il ruolo protettivo della proteina della matrice extracellulare Emilin-1 nella patogenesi delle malattie infiammatorie croniche intestinali e del cancro al colon.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
23
INTERVISTE
Andreuzzi: «Dobbiamo essere coscienti delle nostre eccellenze per valorizzarle e sostenerle» Maurizio Mongiat, ognuno dei ricercatori porta avanti un proprio progetto ma c’è una stretta e giornaliera collaborazione che permette di mettere insieme in modo sinergico le diverse attitudini ed expertise dei componenti del gruppo. Credo anche che poter operare all’interno di una struttura complessa come l’Unità di Oncologia Molecolare, in cui si riuniscono gruppi che lavorano su aspetti diversi della biologia dei tumori, sia un valore aggiunto perché permette di confrontarsi con punti di vista diversi in modo critico e costruttivo. Tutto questo poi avviene all’interno di un Istituto che favorisce lo sviluppo di progetti di ricerca traslazionale in cui ricercatori e medici lavorano a stretto contatto». Capuano: «Nella ricerca il lavoro in team è fondamentale, perché ognuno può contribuire e far crescere il gruppo mettendo a disposizione la propria expertise. Nel mio caso, oltre alle collaborazioni con supervisor e colleghi all’interno del laboratorio, sono stati molto proficui lo scambio di idee e gli spunti nati all’interno del gruppo di ricerca traslazionale dei tumori dell’apparato digerente, un punto d’incontro immancabile con la clinica». Si dice spesso che la ricerca scientifica italiana non sia al passo con gli altri Paesi. Cosa bisognerebbe fare, dal vostro punto di vista, per colmare questo gap? Andreuzzi: «Crederci di più. In Italia la ricerca scientifica è di alta qualità ma spesso soffre di un pregiudizio tutto italiano che la mette in secondo piano rispetto a quella di altri Paesi. Dobbiamo essere coscienti delle nostre eccellenze e soprattutto cercare di valorizzarle e sostenerle. Purtroppo il sostegno finanziario dato agli Istituti di ricerca è
24 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
sempre più limitato e le priorità sembrano essere di volta in volta altre. A questo si aggiunge il fatto che la precarietà dei contratti di lavoro dei ricercatori rappresenta un limite per la pianificazione di progetti sperimentali complessi che invece richiederebbero una progettazione più a lungo termine. Dovremmo iniziare a guardare alla ricerca e ai ricercatori come ad una grande risorsa su cui puntare». Capuano: «Credo che, in primo luogo, sia necessario un cambio di mentalità: investire maggiormente sulla ricerca, dovrebbe diventare una delle priorità per far crescere il nostro Paese; al contrario rimane, spesso, una delle ultime voci in bilancio. Le prospettive incerte, anche in termini di stabilizzazione professionale, spingono molti dei nostri ricercatori più talentuosi a spostarsi, prima o poi, all’estero». Quanto è difficile per una donna oggi fare ricerca? Andreuzzi: «Penso che conciliare la vita privata e quella del ricercatore non sia un’impresa facile né per una donna né per un uomo. Questo soprattutto nella situazione di precariato in cui ci si trova a lavorare per anni e che rende difficile poter fare programmi a lungo termine
Capuano: «Nella ricerca il lavoro in team è fondamentale per la crescita del gruppo»
nell’ambito della vita privata e familiare. Nel caso di una donna sicuramente le cose si complicano quando c’è il desiderio di maternità che va a scontrarsi con la scarsità o totale assenza di tutele date da un contratto a progetto o da una borsa di studio. Io sono mamma di due bambini e durante la gravidanza ero titolare di una borsa di studio. A parte i cinque mesi di sospensione obbligatoria non retribuita, non ho potuto avere accesso a nessuna delle misure previste in caso di maternità. Sono riuscita a ritornare in laboratorio grazie alla disponibilità del mio responsabile, il Dott. Maurizio Mongiat, che mi è venuto incontro con un orario flessibile permettendomi di conciliare vita familiare e professionale». Capuano: «L’entusiasmo e la passione permettono di superare le difficoltà che, oggettivamente, ci sono. Faccio riferimento ai sacrifici che molte colleghe-mamme fanno per portare avanti con successo le proprie ricerche senza mai trascurare la famiglia; penso anche alla situazione di molte borsiste che non godono della tutela della maternità. Non ho ancora figli, ma ho molto a cuore la questione». Il vostro personale prossimo obiettivo? Andreuzzi: «Diciamo che ricevere questo riconoscimento è stata una bella tappa ma i progetti che stiamo portando avanti in laboratorio non si fermano mai. Riuscire a dimostrare le ipotesi che abbiamo in mente è l’obiettivo principale nell’ottica di poter dare un piccolo contributo alla conoscenza sempre più approfondita dei meccanismi che sono alla base dello sviluppo delle neoplasie e che potrebbero portare a risvolti terapeutici per il trattamento dei pazienti». Capuano: «Pubblicare prima possibile i risultati del mio © Image Point Fr/www.shutterstock.com lavoro». (C. G.)
Anno II - N. 1 Gennaio 2019 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it
Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa Hanno collaborato: Sergio Barocci, Anna Capasso, Francesca Cicatelli, Carla Cimmino, Damiano Colasante, Attilio Fabio Cristallo, Rino Dazzo, Claudia Dello Iacovo, Domenico Esposito, Adriano Falanga, Nico Falco, Antonietta M. Gatti, Carmine Gazzanni, Natale Gentile, Annalisa Giordano, Niccolò Gramigni, Elisabetta Gramolini, Corrado Luciano, Corrado Marino, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Stefano Montanari, Daniele Paganelli, Irene Paolucci, Carmen Paradiso, Paola Pluchino, Daniele Ruscitti, Pietro Sapia, Renato Sconfietti, Pinuccia Spadaro, Giacomo Talignani, Serena Travaglini, Italo Venzaghi. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione martedì 28 gennaio 2019. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
25
SALUTE
di Daniele Ruscitti
I
l sistema dei trapianti in Italia è in salute, pieno di performance innovative, e permette al sistema sanitario di guardare con un certo ottimismo al futuro. La fotografia emerge dai dati presentati dal Centro nazionale trapianti (Cnt) con un open day organizzato per raccontare lo stato dell’arte e le novità di un settore in continuo progresso. Secondo l’analisi, nel 2018 ci sono stati 1.672 donatori, pochi meno dei 1.714 del 2017 ma sempre molti di più dei 1.480 del 2016. Il numero totale di trapianti da donatore cadavere saranno 3.419, di cui 1.842 di rene, 1212 di fegato, 227 di cuore, 140 di polmone. Al sud ci sono meno donatori e le opposizioni, che sono stabili intorno a 30 per cento, sono maggiori. Fra gli esempi positivi c’è però la Sardegna, che addirittura riesce ad esportare organi nelle altre regioni e che assomiglia per numeri a una regione del nord. Per quanto riguarda le liste d’attesa, che in totale hanno 8765 pazienti, il sistema ha registrato un calo dei pazienti in quelle per il rene, mentre per gli altri organi sono sostanzialmente stabili. Ad aiutare l’attività dei trapianti c’è anche la sempre maggiore adesione dei comuni alla possibilità di trasmettere le volontà. Nel 2018 sono arrivati a 5435, il doppio rispetto al 2017, e coprono l’85 per cento della popolazione italiana. La media nazionale donatori è 27,6 per milione di abitanti. Tra le regioni più virtuose la Toscana (60,4 donatori per milione di abitanti), Piemonte e Marche (40,3), Emilia Romagna (37,1), Sardegna (30,1) Trentino (48,3) e Valle d’Aosta (70,9). La percentuale delle opposizioni è del 28,8 per milione di abitanti, in linea con il dato del 2017. «Sono dati positivi, perchè consolidano il salto che è stato fatto nel 2017, e fanno vedere che molte regioni supe-
26 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
ANCORA BOOM PER I TRAPIANTI: 1.672 DONATORI NEL 2018 Innovazione ed efficienza sono le parole d’ordine
rano i 30 e vanno verso i 40 donatori per intorno a quota 3.700. La lista di attesa milione - ha sottolineato il direttore del del rene, ad esempio - ha spiegato - è in Centro Nazionale trapianti Alessandro diminuzione. Ed è scesa del 10 per cento Nanni Costa -. Guardando il trend risulta negli ultimi due anni. Inoltre sono molevidente che negli ultimi 15 anni la Rete to aumentati i tempi di sopravvivenza in Trapianti ha avuto attesa del trapianto, una crescita grazie segno di una buoLa fotografia, che fa ben na strategia di cura ad una forte componente innovatrice». sperare, emerge dai dati d e l l ’ i n s u f f i c i e n z a «Il sistema tradell’organo e di una presentati dal Centro pianti sta rispondenstabilità delle liste do sempre meglio nazionale trapianti (Cnt) d’attesa. Dunque coalle esigenze di queminciamo a parlare sto paese. Se il 2017 anche di significatiera stato un anno di boom - spiega Nanni va riduzione della mortalità». Insomma, Costa - il 2018 assesta i risultati a livelli il 2018 anno positivo, «anche sotto il superiori agli anni precedenti. Guardan- profilo delle innovazioni - sottolinea Nando in una scala di qualche anno, il trend ni Costa - perchè il numero di trapianti è certamente in crescita. Questo significa da vivente che era uno dei nostri punti che si mantiene elevato anche il nume- critici si mantiene elevato, il numero dei ro dei trapianti, lo scorso anno abbiamo donatori a cuore fermo, sta aumentansfiorato i 4mila e quest’anno arriveremo do significativamente, del 25 per cento
SALUTE
© fizkes/www.shutterstock.com
Il “sì” di 2,7 milioni di Italiani
S
© David Tadevosian/www.shutterstock.com
quest’anno, e questo è un bacino nuovo dare una dignità al soggetto Hiv positidi donatori, diverso che si può aggiunge- vo». È un sistema sano, in crescita, che, re a quello standard. Poi abbiamo dati su ricorda Nanni Costa, «vede ormai milioni pazienti di rene di difficile trapiantabilità di cittadini esprimere le loro volontà pocon delle tecniche che ci pongono ai ver- sitiva al cambio della carta di identità». tici dal punto di vista Aumenta il numero mondiale». dei donatori di staE se nel 2018 A fronte di 1.672 donatori, minali emopoietiche presso il Centro Train Italia, raddoppiaci sono 3.419 trapianti. pianti di rene e panto quest’anno ancreas dell’Azienda Rene e fegato gli organi più che grazie al caso di Ospedaliera dell’U- impiantati chirurgicamente Alex, il bimbo affetto niversità di Padova è da una grave patolostata realizzata una gia, e per il trapianto catena di trapianti da vivente tra coppie di midollo del quale è partita alcuni mesi donatore-ricevente incompatibili inne- fa una grande gara di solidarietà. «Anche scata da donatore deceduto (esperienza grazie al caso del bambino inglese, che unica non solo a livello italiano ma anche ha determinato un raddoppio del numeinternazionale), oggi anche le persone ro dei donatori - sottolinea - avremo alla Hiv positive possono donare a persone fine di quest’anno circa 440mila donatori Hiv positive in lista d’attesa: «Questo - volontari, giovani: una popolazione di asspiega Nanni Costa - significa anche ri- soluta importanza».
ono oltre 2,7 milioni le dichiarazioni di volontà per la donazione di organi registrate nei Comuni italiani nel 2018, il 63,8 per cento del totale. Lo rivela il report sulle dichiarazioni con i dati preliminari riferiti a novembre 2018. I Comuni abilitati alla trasmissione delle dichiarazioni sono 5.804; 5.435 quelli che trasmettono (pari al 67,89 per cento del totale dei Comuni presenti in Italia), 5.222 quelli che trasmettono tramite sistema Cie (carta d’identità elettronica). Le dichiarazioni registrate nel Sistema informatico trapianti sono 4,3 milioni. «La dichiarazione di volontà nei comuni sta esplodendo - ha commentato il presidente del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa -. Il paese sta trovando una coesione in questa una materia delicatai». Dal nuovo sistema Cie (Carte d’identità elettroniche) sono state registrate quasi due milioni di dichiarazioni di volontà, pari al 71,21 per cento del totale trasmesse dai Comuni. Mentre oltre 790 mila sono arrivate dagli altri sistemi informativi comunali (28,79 per cento del totale trasmesse dai comuni). Le restanti dichiarazioni di volontà sono arrivate dall’Aido (1.372.769) e dalle Asl (179.321).
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
27
SALUTE
LA BIODIAGNOSTICA AMBIENTALE Una nuova disciplina che studia le relazioni tra salute e mondo circostante di Antonietta M. Gatti e Stefano Montanari
C
onsiderando una popolazione con tutte le sue variabili e cercando di non trascurare un’infinità di particolari, più o meno ogni malattia colpisce un numero relativamente prevedibile di soggetti. Ma le patologie non si manifestano in maniera invariabile dal punto di vista dei numeri: sono, anzi, molto spesso oggetto di oscillazioni anche considerevoli e malattie un tempo comuni si fanno rare fino, di fatto, a scomparire; altre, un tempo a dir poco infrequenti, si diffondono moltiplicandosi e altre ancora sembrano sbocciare dal nulla. Basterebbe consultare, per esempio, i libri di patologia di un passato abbastanza remoto per trovare ampie trattazioni sulla peste, altri di non tantissimo tempo fa, per trovare dettagliate descrizioni del vaiolo o per non trovare accenno ad una malattia un tempo sconosciuta ma oggi tristemente nota come l’AIDS o trovare poco, quando non assolutamente nulla, sull’autismo. Una variazione ragguardevole è quella relativa alle malattie oncologiche: mentre
28 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
un tempo il cancro colpiva piuttosto di rado, oggi è raro trovare una famiglia in cui non si sia verificato o non si stia verificando un caso ed è impossibile non constatare che l’aumento d’incidenza corre in parallelo con il grado d’industrializzazione. Ma anche numerose altre patologie sembrano viaggiare lungo quella falsariga, tanto che, di recente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che almeno 7 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento, vale a dire dell’effetto più immediatamente vistoso dell’industrializzazione in parecchi dei suoi aspetti ed effetti collaterali (1). Questo per non dire di chi d’inquinamento si ammala senza morirne: una casistica a dir poco incerta per il modo con cui è approcciato il problema e mai esplorata veramente. L’inquinamento è un patogeno tutto sommato ancora poco conosciuto e a volte si ha l’impressione che vi si accosti con imbarazzo. Tralasciando la miriade d’inquinanti di natura organica, le molecole e gli atomi inorganici, il loro essere presenti da soli o, molto più spesso, in associazione, ci limitiamo ora a quello che è il nostro settore di ricerca: le micro- e le nanopolveri inorgani-
che. Queste sono generate soprattutto, ma non solo, da processi a caldo ormai diffusissimi tra cui il sempre citato traffico automobilistico (ma quello aereo e quello marittimo sono tutt’altro che da trascurare), il riscaldamento domestico e l’applicazione di numerosissime tecniche industriali. A loro si deve una lunga serie di malattie che comprendono sì tante forme di cancro ma che, al di fuori di quella classe di patologie, toccano pure polmoni, cuore e circolo sanguigno, l’apparato neuroendocrino, il sistema nervoso centrale e periferico e arrivano a interferire pesantemente sullo sviluppo fetale. Oggi quelle polveri di origine antropica le troviamo in modo ubiquitario nell’ambiente, nei cibi, nei cosmetici, nei farmaci e perfino in oggetti di uso comune come, tra gli altri, l’abbigliamento. Già da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato che le particelle solide di dimensione aerodinamica dai 2,5 micron giù fino a quanto dimensionalmente può esistere sono cancerogeni certi e noi le abbiamo fotografate al microscopio elettronico in alcune migliaia di casi patologici, moltissimi dei quali tumori, e nel nucleo delle cellule dove interferiscono vi-
© jovan vitanovski/www.shutterstock.com
SALUTE
Figura 1. Particolare di un tessuto abortivo. Si nota nel tessuto del feto una sfera (un corpo estraneo) composto di Carbonio, Ossigeno, Fosforo, Manganese, Sodio, Antimonio.
Figura 2. La figura mostra globuli rossi con adese delle nanoparticelle di Alluminio. Il sangue apparteneva ad un paziente affetto da leucemia. Si è trovata una correlazione statisticamente significativa fra polveri nel sangue e la patologia.
sibilmente con il DNA (2). Tutto questo è provato in modo inconfutabile da anni da immagini obiettive di microscopia elettronica eseguite su reperti bioptici e autoptici che formano una casistica ormai nutritissima e dovrebbe rientrare a pieno titolo nel bagaglio culturale del medico chiamato a fare diagnosi e ad approntare i trattamenti terapeutici del caso. A quelle immagini si uniscono altre migliaia di documenti ricavati con una variante della stessa tecnica da reperti ambientali osservando i quali si riscontrano parentele strettissime tra ambiente e patologie. Ma, occorre osservare, il medico non è stato addestrato ad affrontare il problema con tutte le armi che gli sono necessarie per diagnosticare, stante il fatto che nelle facoltà di medicina non esistono insegnamenti di nanopatologia, cioè la disciplina che riguarda le malattie da micro- e nanopolveri oggi frequentissime, né s’insegna la chimica ambientale e neppure si accenna alla fisica con cui le sostanze inquinanti si diffondono nell’ambiente né che cosa all’ambiente provocano. Inutile ricordare che l’ambiente ha relazioni indissolubili con la salute e quando quello si altera è inevitabile che chi
ci vive subisca ripercussioni. E, se non si tiene conto di tutto quanto è frutto di anni di scoperte e di rilevazioni oggettive in quel campo, emettere una diagnosi solida e correttamente circostanziata diventa difficile se non impossibile. È fin troppo ovvio che, se la diagnosi è imprecisa fino a poter essere errata, la terapia avrà ben poche probabilità di essere centrata se non come palliativo, vale a dire come qualcosa che nasconde i sintomi senza andare alla radice del problema. Insomma, in tanti casi non una soluzione ma una pezza a nascondere il buco. Forse ancor di più, se la diagnosi non è quella giusta, sarà impossibile mettere in pratica l’azione più efficace e quasi sempre più economica: la prevenzione. Molto spesso, poi, a patologia instaurata, se non per riportare il paziente in condizione di salute equivalente a quella che precedeva la malattia, è sufficiente allontanarlo dalla fonte d’inquinamento per osservare miglioramenti vistosi. È fin troppo evidente, però, che quella fonte va individuata con precisione, il che richiede una preparazione ad hoc. Chi è del mestiere, e oggi sono tristemente ancora davvero in pochi, sa che
quella preparazione non è cosa semplice da conseguire, stanti le tante variabili in gioco e i tanti approcci di volta in volta necessari. Insomma, evitando i pericolosi dilettanti, occorre una figura professionale capace di riempire il vuoto culturale che, in fin dei conti, si estrinseca in una serie costosa e dolorosa di errori. Se si vuole un nome per quella figura, si può proporre il neologismo di biodiagnosta. Osservando le tante facoltà universitarie esistenti, chi appare più adatto ad esercitare la professione è il biologo. Di norma si tratta di qualcuno che non è inquinato da interessi che con la scienza e con l’etica fanno a pugni e ha goduto d’insegnamenti ad ampio spettro. Per loro, per i biologi, se li vorremo trasformare in biodiagnosti, sarà indispensabile predisporre corsi indirizzati all’ambiente con tutti i suoi coinvolgimenti, coinvolgimenti che sono davvero tanti. Bisognerà che chi si vale di quegli insegnamenti sia capace di servirsi delle tecniche di microscopia elettronica che costituiscono il passaggio ineludibile per risalire all’origine del problema ed arrivare al bersaglio, che sappia dove e come cercare gli indizi, che sappia come leggerli e valutarli. Di certo non è né cosa facile né cosa immediata ma non ci sono dubbi: s’impara. Una figura come quella brevissimamente descritta sarà utilissima all’istologo che valuta tessuti e cellule con tecniche di microscopia ottica e fondamentale per l’aiuto che potrà fornire al medico, permettendogli di disporre di una mira di gran lunga più accurata di quanto non abbia a disposizione oggi. Insomma, un professionista nuovo, quello che in certi sport è l’assist man che permette di andare in gol, in meta o a canestro, che, con le sue conoscenze e con la sua esperienza, permetterà di agire su prevenzione, diagnosi e terapia in modo accurato, con questo non solo migliorando la condizione del paziente ma rendendo tutto molto più rapido ed economico. Di fatto, un vantaggio per tutti.
Referenze 1. Air Pollution and death Report of WHO 2018. https://www.who.int/airpollution/en/. 2. International Agency for Research on Cancer – World Health Organization – Press release n. 221/17-10-2013.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
29
SALUTE
© Paolo Gallo/www.shutterstock.com
Alla ricerca del Dna di Gesù
Studi recenti concordano che il suo gruppo sanguigno fosse AB miocardico di cuore umano e il sangue fosse umano, del gruppo AB. Nel 2017 il genetista George Busby della Oxford University e il biblista Joe Basile hanno fatto un lungo viaggio tra Spagna, Italia, icostruire il Dna di Gesù, per riuscire a tracciare il profilo geIsraele e Mar Nero alla ricerca di tracce del DNA del figlio di Maria. netico di quello che, fede a parte, è stato certamente l’uomo Tra i manufatti analizzati ci sono le “ossa di Giovanni Battista” più influente di tutti i tempi. Studi recenti sulle più imporritrovate in Bulgaria nel 2010; risalgono a duemila anni fa e mostratanti reliquie attribuite al Cristo concordano che il gruppo no somiglianze con le popolazioni del Medio Oriente, e potrebbero sanguigno sia del tipo AB. Le macchie di sangue e siero presenti risultare «estremamente importanti» ai fini della ricerca, poiché sulla Sacra Sindone, custodita nella Cattedrale di Torino, si sono si pensa che Giovanni Battista fosse cugino di Gesù oltre che suo coagulate sulla pelle di un uomo ferito e ridiscioltosi a contatto con discepolo, il che significa che «potrebbero condividere il DNA», la stoffa umida. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB ha spiegato Busby al Daily Mail. «Siamo in grado di confrontare il DNA di una reliquia con quello di altre reliquie», ha scritto il geche all’analisi del DNA è risultato molto antico. Il sangue del sacro lino è dello stesso tipo di quello analizzanetista. «Se troveremo altre reliquie attribuite a Giovanni Battista, to sul Sudario conservato nella Cattedrale di o a un parente stretto del Cristo, useremo la Oviedo (Spagna), una tela di 83 per 52 cengenetica per un confronto. Inoltre, abbiamo timetri che presenta numerose macchie sim- I biologi hanno analizzato campioni di DNA di persone in tutto il mondo metriche, passate da una parte all’altra del il sangue del Sacro lino e che possono essere utilizzate per fare suppotessuto mentre questo era piegato in due. La sizioni sulle origini geografiche delle reliquie». del Santo Sudario, tradizione lo definisce Santo Sudario o SagraI ricercatori hanno analizzato anche la do Rostro, cioè Sacro Volto. La preziosa stofSacra Sindone di Torino, alcuni testi antichi che è di origine umana fa giunse a Oviedo nel IX secolo, in un’Arca e il Sudario di Oviedo. Stanno lavorando pure Santa di legno con altre reliquie, proveniente sull’estrazione del DNA dal cosiddetto “Ossadall’Africa settentrionale. Il sangue rilevato sul Sudario e analizzario di Giacomo”, una scatola di gesso del primo secolo che presuto dai Biologi, è umano, appartiene al gruppo AB e il DNA presenta mibilmente può contenere le ossa del “fratello” di Gesù. Busby ha profili genetici simili a quelli rilevati sulla Sindone di Torino. aggiunto: «Supponiamo per un momento che la contaminazione Interessante anche il confronto con gli studi compiuti sui resti possa essere completamente esclusa e che l’analisi del DNA abbia del miracolo eucaristico di Lanciano (Chieti). Qui nell’VIII secolo, dimostrato che il DNA estratto dalla Sindone fosse una partita fanella chiesa di san Legonziano, al momento della consacrazione miliare del DNA dall’Ossario di Giacomo. L’ossario di pietra calcal’ostia diventò carne e il vino si mutò in sangue. Dalle indagini comrea che gli archeologi hanno datato al 63 dopo Cristo (ricordiamo che Giacomo detto “il Minore” morì lapidato nel 62), riporta una piute nel 1970 dal professor Odoardo Linoli, primario del laborasorprendente iscrizione in lingua aramaica: “Giacomo, figlio di Giutorio di analisi cliniche e di anatomia patologica dell’ospedale di Arezzo e dal dottor Ruggero Bertelli, ordinario di anatomia all’Uniseppe, fratello di Gesù”. Questo potrebbe quindi essere anche il versità degli Studi di Siena, risultò che la carne fosse vero tessuto DNA di Gesù!».
di Adriano Falanga
R
30
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
SALUTE
© jovan vitanovsk/www.shutterstock.com
Stop all’invisibilità tumorale
Il biologo Davide Ruggiero individua nuove cure per il cancro grado di bloccarle, rendendo così la malattia vulnerabile agli attacchi sferrati dal sistema immunitario. Attenzione però: il trattamento non è apparso efficace contro tutte le forme di a ricerca scientifica batte un nuovo colpo. E ancora una tumori. Ed in particolare contro alcune forme di cancro parvolta tocca ai biologi prendersi le luci della ribalta. Il ticolarmente “tenaci”, come, ad esempio, quella che colpisce “mantello dell’invisibilità” dei tumori, l’abile travestimenil fegato. to molecolare utilizzato dalle cellule malate per “raggiraPer questo motivo i ricercatori di San Francisco hanno re” i controlli del sistema immunitario, da oggi non è più un tentato un nuovo approccio, consistito nel provare a bloccare mistero: semplicemente, è stato neutralizzato. a monte la produzione stessa di tali proteine. La nuova metoIl risultato di tale incredibile scoperta è stato dovuto al dica ha avuto successo, come dimostrato dallo studio sui topi team di ricercatori dell’Università della California a San Frandi laboratorio nei quali è stato scoperto «il modo con cui le cellule cancerogene producono la proteina PD-L1», ha spiecisco, guidato dal 48enne Davide Ruggero, biologo di origini calabresi, da anni trapiantato negli States e già balzato all’atgato ancora lo scienziato calabrese. Il risultato ha portato i tenzione delle cronache lo scorso mese di ricercatori dell’università californiana ad maggio quando, a capo dello stesso staff individuare un composto in grado di blocLa ricerca californiana dell’università americana (in tandem con care tale produzione e ad avviare la speriquella della Pennsylvania), ha svelato ha scoperto come le cellule mentazione anche sull’uomo. come bloccare il meccanismo che aiuta i «È stato trovato un nuovo punto decancerogene eludano tumori aggressivi a crescere e a proliferare bole del cancro, che consente di uccidere nell’organismo, provocando la morte delle le sue cellule», ha detto ancora Ruggero, il il sistema immunitario cellule cancerose e la conseguente riduquale ha spiegato come questa nuova fase zione della malattia. di ricerca sia stata orientata proprio sul tuNel caso del “mantello invisibile”, la ricerca della “task-formore al fegato che costituisce la seconda causa di decessi per ce” capitanata dall’intraprendente biologo italiano, è stata cancro nel mondo e che, come accennato in precedenza, si era pubblicata su “Nature Medicine” e promette di spalancare una mostrato resistente al nuovo approccio terapeutico. nuova strada per la cura della terribile patologia. Tuttavia, ha aggiunto lo scienziato italiano (i cui succes«Abbiamo capito come le cellule dei tumori producono si, nelle ricerche anticancro, sono noti da tempo, avendo già specifiche proteine importanti per la loro crescita. Una di conosciuto la ribalta di altre riviste scientifiche come Science queste è la proteina PD-L1 che rende le cellule cancerogeTranslational Medicine) la stessa metodica utilizzata per questa forma di cancro può rivelarsi efficace anche contro altri ne invisibili dall’attacco del sistema immunitario» ha spiegato tumori, come «il linfoma, il cancro del colon, o quello del polRuggero, laureato in Scienze biologiche, molecolari e cellulari alla Sapienza di Roma. Le cellule dei tumori, è stato verificato, mone». Insomma: la strada è stata tracciata. Ora non ci resta si rivestono di queste proteine ed esistono farmaci che sono in che attendere.
di Gabriele Scarpa
L
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
31
SALUTE
di Marco Modugno
D
a anni viene definito il sesso debole, ma in tutto il mondo, i dati statistici dimostrano come le donne sopravvivano mediamente più tempo rispetto agli uomini. E a questa regola sembra non sfuggire nemmeno la specie animale. Questa tesi non è determinata soltanto dalla combinazione di fattori sociali, ambientali e biologici. Ora gli scienziati dell’University of California di San Francisco (Ucsf), hanno tirato in ballo la genetica per spiegare questo fenomeno, che assegna e suggerisce un ruolo di fondamentale importanza al secondo cromosoma X, presente solamente nei mammiferi di sesso femminile. Il cromosoma X, contiene infatti molti geni legati principalmente al cervello ed è fondamentale per la sopravvivenza e l’evoluzione della specie. Senza almeno la presenza di un cromosoma X, infatti, un animale non può vivere. Il cromosoma Y invece, presente solamente nei soggetti di genere maschile, contiene pochissimi geni diversi da quelli definiti “chiave” per le caratteristiche sessuali secondarie e, cosa da non sottovalutare, non è necessario per garantire la sopravvivenza dell’individuo. I ricercatori della University of California hanno condotto un esperimento su dei topolini, studiando quattro diversi tipi di combinazioni di cromosomi e gonadi. Il primo XX con testicoli e il secondo XY con ovaie, entrambi presenti in natura. Il terzo XX con ovaie e il quarto XY con testicoli, invece, ricreati in laboratorio. I topi utilizzati per l’esperimento presentavano caratteristiche genetiche identiche tranne che per i loro cromosomi sessuali. Anche dove le caratteristiche risultavano essere identiche, però, si è registrata una sopravvivenza maggiore nei soggetti con doppio cromosoma XX.
32 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
DONNE PIÙ LONGEVE DEGLI UOMINI? MERITO DEL CROMOSOMA X Dall’Università di San Francisco lo studio che spiega il fenomeno genetico In particolare, nella combinazione con il che, nello specifico, l’accoppiata di crocromosoma XX con ovaie, si è registrato mosomi XX nei topi anziani rappresenta il picco di maggiore longevità della specie. la componente che determina in gran Dena Dubal, associata di Neurologia parte questa caratteristica. presso lo stesso Ateneo e fra gli autori Per arrivare a dare queste conclusiodello studio pubblicato su “Aging Cell”, ni, i ricercatori hanno dovuto manipolasi è interrogata per lungo tempo su quali re il gene Sry, che normalmente si trova fossero gli elemennel cromosoma Y e ti responsabili della dal quale ha origine Le statistiche riportano lo sviluppo princilongevità femminile: «Si può immaginare come il genere femminile palmente di testicoli e altre caratteristiche la natura abbia spinto le donne a abbia un’aspettativa di vita che maschili. Nei topolini geevolversi in questo superiore a quello maschile neticamente modimodo: se vivrai più a ficati, il gene Sry è lungo, puoi davvero assicurare il benessere della tua prole, e stato spostato su di un cromosoma diverso che non aveva nessun tipo di caratteforse anche della loro progenie». L’esperimento in questione è stato ristica capace di determinare il sesso, e condotto dalla studentessa del corso di che quindi poteva essere ereditato indiScienze Biomediche presso l’Ucsf, Emily pendentemente dalla presenza del croDavis, e può essere considerato come il mosoma Y nel soggetto. Così facendo i ricercatori hanno poprimo studio meccanicistico volto a dimostrare come i soggetti di sesso femmi- tuto scoprire che avere sia cromosomi nile siano più longevi di quelli maschili, e sessuali femminili che gonadi femminili-
SALUTE
I cromosomi
© Creations/www.shutterstock.com
P
prolunga la prospettiva di vita in topi in terminati percorsi biologici durante tutto età compresa tra i 12 e 30 mesi, il che l’arco della sua vita». La Dubal, da molto tempo impegnata equivale a dire, per questo tipo di specie, soggetti di mezza età e anziani, e che nello studio dei cromosomi X e Y, con uno questo era determinato principalmente sguardo particolare al modo in cui essi dai cromosomi sessuali. esercitano il loro influsso sulla longevità I topolini XX vivevano più a lungo nella specie, ha spiegato come «non abdi quelli con cromobiamo ancora capito soma XY, indipencome il secondo croI topolini con cromosoma mosoma X diminudentemente dalla presenza di ovaie o isca la mortalità nel XX vivono più di quelli corso dell’invecchiatesticoli. I topi che avevano la sopravvi- con cromosoma XY, al di là mento». La letteratuvenza più lunga eradalla presenza di ovaie ra scientifica negli no quelli che oltre a anni invece si è più presentare due croorientata ed ha suggerito un effetto promosomi XX, avevano anche le ovaie. Sempre secondo Dena Dubal, Neu- fondamente protettivo del secondo crorologa e Neuroscienziata specializzata mosoma X. Nei soggetti femminili, metà nell’invecchiamento in buona salute, della coppia XX, viene casualmente “si«questo studio ci suggerisce che gli or- lenziata” in ogni cellula dell’organismo. moni prodotti dalle gonadi femminili au- Conclude la Dubal: «In vecchiaia, quanmentano la durata della vita nei topi con do le cose vanno male, avere un cromodue cromosi X, influenzando il modo in soma in più potrebbe rivelarsi davvero cui l’animale si sviluppa o attivando de- un beneficio».
er cromosoma si intende il filamento di Dna non distinguibile nella cromatina, responsabile della trascrizione genica durante la fase funzionale della cellula. Ogni individuo ha una coppia di cromosomi sessuali per cellula. Le femmine hanno due X, i maschi un X e un Y. I cromosomi sessuali sono una delle 23 coppie di cromosomi omologhi presenti negli esseri umani. L’X contiene centinaia di geni, ma pochi intervengono direttamente nella determinazione del sesso. Conta quasi 155 milioni di paia di basi e rappresenta circa il 5 per cento del Dna nelle cellule della femmina e il 2,5 per cento nelle cellule del maschio (dove è invece presente in copia singola). Il cromosoma Y è acrocentrico, senza satelliti. La maggior parte del suo Dna è costituita da eterocromatina non codificante, quindi la sua variabilità in dimensioni da individuo a individuo non comporta evidenti effetti dannosi. Anche in altri mammiferi il cromosoma Y è quello più povero di geni. Ha circa 65 milioni di paia di basi e rappresenta più del 2 per cento del Dna aploide maschile. È lungo un terzo del cromosoma X, quindi la maggior parte dei geni presenti sull’X non ha il proprio corrispondente nell’Y. Si stima, infatti, che il cromosoma Y contenga 90 geni, contro i 1100 circa dell’X. Venne denominato Y poiché durante la meiosi i due bracci piccoli (p) apparivano come un unico braccio, assumendo appunto la forma di una Y.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
33
SALUTE
© Alexxndr/www.shutterstock.com
Aids, l’Italia sperimenta il vaccino pediatrico
L’ospedale Bambin Gesù è capofila del progetto di ricerca
P
paziente stimolano la risposta immunologica dell’organiorta la firma italiana la seconda sperimentazione del smo. La cellula umana che riceve il dna dell’Hiv inizia a primo vaccino terapeutico pediatrico contro l’Hiv, sintetizzarla, migliorando la risposta immunitaria verso il che quest’anno partirà in tre continenti diversi. Il virus. La somministrazione del vaccino, abbinata alla teravaccino è stato sviluppato dall’ospedale pediatrico pia antiretrovirale classica, aveva ottenuto risultati positivi Bambin Gesù, in collaborazione con il Karolinska Instituet determinando il significativo aumento di risposte immunodi Stoccolma, che è capofila del progetto internazionale logiche potenzialmente in grado di consentire il controllo di ricerca Epiical. L’iniziativa ha ottenuto un finanziamento della replicazione del virus dell’Hiv. dal National Institute of Health americano che consentirà di testare il vaccino terapeutico su un’ampia coorte di bambiL’avvio della nuova fase della sperimentazione sarà ora ni, distribuita in tre paesi: Italia, Tailanpossibile grazie al lavoro di Epiical, il dia e Sud Africa. consorzio nato nel 2015 che coinvolge I vaccini “terapeutici” I vaccini “terapeutici” si distinguono 27 partner accademici, i più prestigiosi da quelli “profilattici” perché servono a si distinguono da quelli al mondo nell’ambito della ricerca su Hiv curare persone già infette, mentre i sepediatrico. “profilattici” perché condi hanno una funzione preventiva (si «La nostra sfida - spiega il dott. Paolo prendono da sani per evitare i contagi). curano persone già infette Palma, immunoinfettivologo del Bambin Non esiste purtroppo al momento un Gesù – è quella di riuscire ottenere, gravaccino profilattico contro l’Hiv. La nuozie al vaccino terapeutico, un controllo va sperimentazione segue quella effettuata la prima volta della malattia tale da ridurre al minimo nei bambini il ricorso alle terapie antiretrovirali, che sono certamente molto nel 2013 dall’Unità operativa di infettivologia del Bambin efficaci ma gravate di tossicità nel lungo termine. Un bamGesù, all’interno del Dipartimento pediatrico Universitario bino che nasce con Hiv, infatti, inizierà le cure già nel primo ospedaliero, in collaborazione con la cattedra di Pediatria anno e dovrà proseguirle per tutta la vita senza interruzioni. dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Il successo di questo vaccino potrebbe ridurre il rischio dei La prima sperimentazione aveva riguardato 20 bambini fallimenti terapeutici legati alla ridotta aderenza nel temnati infetti per via materna (contagio “verticale”), un tipo po alle cure antiretrovirali e diminuire sensibilmente i costi di trasmissione della malattia che interessa il 95 per cento per i sistemi sanitari nazionali, che spesso costituiscono un dei nuovi casi pediatrici ogni anno. Nel bambino viene somimpedimento all’accesso alle terapie, specie nei Paesi più ministrato il dna di una specifica proteina del virus dell’Hiv. Queste informazioni genetiche introdotte nelle cellule del poveri». (D. R.)
34
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
SALUTE
© wernerimages 2018/www.shutterstock.com
Italiani troppo sedentari Solo la metà pratica sport
Il 75 per cento dei bambini preferisce il divano al movimento
G
gnostiche ambulatoriali, trattamenti ospedalieri e terapie li italiani amano uno stile di vita davvero troppo cofarmacologiche evitate. Un quadro che anche a livello intermodo, sono sedentari e fanno poca attività fisica. Un nazionale non è troppo diverso. problema che riguarda gli adulti ma anche i bambini I dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che preferiscono il divano alla palestra. Il rapporto parlano chiaro: si stima che nel mondo un adulto su quatIstisan “Movimento, sport e salute: l’importanza delle polititro non è sufficientemente attivo e che l’80 per cento degli che di promozione dell’attività fisica e le ricadute sulla coladolescenti non raggiunge i livelli raccomandati di attività lettività”, realizzato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), fisica. In particolare, in Europa oltre un terzo della popodal ministero della Salute e dal Comitato Olimpico nazionale italiano (Coni), ha delineato un quadro poco confortante. lazione adulta e due terzi degli adolescenti non sembrano Solo la metà degli adulti raggiunge i svolgere abbastanza attività fisica. livelli raccomandati di attività fisica e un «La promozione dell’attività fisica – La sedentarietà è bambino su quattro dedica al massimo sottolinea Walter Ricciardi, che fino a un giorno a settimana (almeno un’ora) dicembre ha guidato l’Iss - è sicuramenresponsabile del 14,6 allo svolgimento di giochi di movimente importante a livello del singolo, ma per cento di tutte to. Inoltre, circa un italiano su tre pratianche e soprattutto in una visione soca sport nel tempo libero, anche se tale cietaria, per la quale diventa necessario le morti in Italia pratica interessa maggiormente le fasce un approccio multi-disciplinare e muld’età più giovani. ti-settoriale, frutto della collaborazione Nel rapporto Istisan si legge che la sedentarietà è redi varie istituzioni e del coinvolgimento di diversi settori (educazione, trasporti, ambiente, politiche fiscali, media, sponsabile del 14,6 per cento di tutte le morti in Italia, pari industria, autorità locali), affinché l’attività fisica possa dia circa 88.200 casi all’anno, e di una spesa in termini di costi ventare direttamente integrata nella quotidianità di ognuno diretti sanitari di 1,6 miliardi di euro annui per le quattro e affinché il singolo individuo possa farsi promotore della patologie maggiormente imputabili ad essa (tumore della propria salute adottando uno stile di vita “attivo”. Non è, mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2 e coronaroinfatti, solo un’attività sportiva di tipo strutturato o agonipatia). stico a mantenere il cittadino in buona salute ma tutte le Un aumento dei livelli di attività fisica e l’adozione di occasioni in cui si può combattere la sedentarietà (come ad stili di vita salutari determinerebbero un risparmio per il esempio camminare, andare in bicicletta, fare giardinaggio, Servizio sanitario nazionale (Ssn) pari a oltre 2 miliardi e 300 mila euro in termini di prestazioni specialistiche e diaportare il cane a passeggio)». (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
35
SALUTE
TUMORI, LA BIOPSIA LIQUIDA APRE ALLA MEDICINA DI PRECISIONE
Il New England Medical Journal fa il punto sulle sue applicazioni nel trattamento del cancro
nell’80-90 per cento dei casi l’analisi del cfDna perdi Elisabetta Gramolini mette di ottenere risultati in accordo con quelli dell’analisi l futuro dell’oncologia è segnato dalla ri- dei tessuti tumorali, soprattutto quando cerca della terapia più adatta al tipo di vengono analizzati geni fondamentali per tumore. Per raggiungere il traguardo si lo sviluppo del tumore. Anche l’analisi di fa largo l’utilizzo della biopsia liquida, grandi banche dati derivanti dal sequenbasata sullo studio di frammenti del Dna ziamento di cfDna ha prodotto risultati tumorale in circolo nel sangue, il cosiddet- sovrapponibili a quella dei dati raccolti da to ctDna o circulating tumor Dna. iniziative di mappatura delle alterazioni geA certificare le nomiche associate ai potenzialità di questo tumori, come il CanLa tecnica analizza approccio è una recer Genome Atlas. view, pubblicata sulla Sebbene al moframmenti del Dna mento la biopsia rerivista New England tumorale in circolo nel sti lo standard per la Journal of Medicine e firmata da Ryan B. sangue, il cosiddetto ctDna diagnosi patologica, «l’analisi del cfDna Corcoran e Bruce A. affermano gli autori Chabner, esperti del Cancer Center del Massachusetts General Corcoran e Chabner - può giocare un ruolo Hospital e del dipartimento di Medicina importante nell’analisi molecolare iniziale, dell’Harvard Medical School di Boston, ne- soprattutto nei pazienti per cui le classiche biopsie forniscono materiale insufficiente gli Stati Uniti. Della biopsia liquida, gli autori hanno per poter procedere al sequenziamento clisottolineato l’affidabilità, la sicurezza e le nico». Un caso non raro, quest’ultimo: può potenzialità nel campo della medicina di accadere, infatti, anche nel 20-25 per cenprecisione. È emerso in particolare che to delle agobiopsie. Inoltre, «la natura mi-
I
36 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
ni-invasiva dell’analisi del cfDna - aggiungono - mette a disposizione uno strumento per la caratterizzazione molecolare di tumori per cui è difficile o non sicuro ottenere una biopsia, e un metodo pratico per monitorare ripetutamente il Dna del tumore senza i rischi e le possibili complicazioni delle classiche biopsie». Fra le caratteristiche del cfDna che rendono la sua analisi un interessante strumento per il monitoraggio del tumore è inclusa la sua breve emivita (cioè il tempo richiesto perché i suoi livelli si dimezzino); aggirandosi attorno a un’ora consente di misurare in tempo reale anche il carico tumorale in risposta a una terapia. Al contrario, molti dei marcatori attualmente in uso hanno emivite variabili da giorni a settimane. Per di più a volte sono anche poco sensibili e poco specifici, mentre le alterazioni originariamente presenti nel tumore sono specifiche per il singolo paziente e possono essere monitorate all’interno del cfDna con una sensibilità elevata. «Alcuni studi suggeriscono che i
© Picsfive/www.shutterstock.com
SALUTE
non inclusi nel campione bioptico». In due casi su tre, invece, l’analisi del cfDNA può identificare alterazioni non emerse da una singola biopsia. Anche per questo, secondo Corcoran e Chabner, «l’integrazione dell’analisi del cfDNA in tempo reale negli studi clinici ed eventualmente nella pratica clinica standard ha il potenziale di divencambiamenti nel ctDNA possa- tare un valido strumento per una medicina no predire la risposta ai trattamenti di precisione». A credere nell’approccio è anche il promeglio dei classici marcatori tumorali. Per di più, un aumento dei livelli di ctDna può fessor Giuseppe Novelli, genetista e rettore precedere la progressione radiografica (del dell’Università di Roma “Tor Vergata”. «Le terapie tradizionali per i tumori - sottolinea tumore, ndr) di settimane o mesi». L’analisi del cfDNA è ormai diventata - sono basate su approcci universali che non anche uno strumento efficace per la rile- tengono conto della variabilità individuale dei pazienti. Nell’era vazione e l’identifidella medicina di precazione precoce di Lo studio viene dal cisione è necessario alterazioni molecolari fornire il farmaco giuche portano alla resiMassachusetts General sto alla giusta persona stenza alle terapie e Hospital e dall’Harvard nel momento giusto. che possono essere bersagliate con tratMedical School di Boston Le nuove metodiche di biopsia liquida mettamenti di nuova getono a disposizione nerazione. Da questo punto di vista, spiegano gli autori della re- dei clinici, in modo rapido e accurato, lo view, «un vantaggio fondamentale è la ca- strumento necessario per questo scopo». Proprio presso l’ateneo di “Tor Verpacità di identificare l’eterogeneità molecolare associata alla resistenza. Bersagliare gata”, è in funzione il programma HelidX, un singolo meccanismo di resistenza sulla fornito dalla Bioscience Genomics, realtà base dei risultati di una singola biopsia può partecipata dell’Università romana, in partportare a risposte cliniche miste a causa nership con l’Università di Basilea (Svizzedella crescita di distinti subcloni resistenti ra), per l’analisi del Dna circolante.
© PRESSLAB/www.shutterstock.com
L’analisi dei frammenti di tumore nel sangue
I
l ctDna viene rilasciato nel torrente circolatorio in seguito alla morte delle cellule tumorali. Si tratta di frammenti di Dna a doppia elica, presenti in una percentuale molto variabile all’interno del cfDna nel sangue dei pazienti oncologici (da meno dello 0,1 per cento a oltre il 90 per cento). Tale percentuale tende a rispecchiare il cosiddetto “carico tumorale”, un parametro che esprime la quantità di tumore nell’organismo (ad esempio, il numero di cellule cancerose). Purtroppo la quantità di ctDna presente nel sangue è molto variabile sia fra pazienti con diverse forme tumorali sia fra pazienti con lo stesso tipo di tumore. Proprio a causa di questa estrema variabilità solo metodi ultrasensibili permettono di rilevare mutazioni, variazioni del numero di copie di una sequenza di Dna o altre alterazioni presenti nel ctDna con una frequenza allelica (la percentuale di una variante di un gene rispetto a tutte le possibili varianti di quel gene) molto bassa.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
37
© Lightspring/www.shutterstock.com
SALUTE
La genetica dei disturbi psichiatrici Un atlante che spiega le connessioni tra malattie e cervello
verso lo sviluppo umano, e poi collegato tali cambiamenti ai principali disturbi neuropsichiatrici – si legge nelle conclusioni, sul sito web della rivista – questi dati ci hanno permesso di ndici articoli per creare una mappa dei disturbi psiidentificare geni, tipi di cellule, moduli di coespressione genichiatrici sulla base della genetica, illustrare come naca, e loci spaziotemporali in cui potrebbe convergere il rischio scono quelli più comuni, quali sono i geni responsabili di malattia, dimostrando l’utilità del set di dati e fornendo e in che modo si sviluppano. Nasce così il primo atlante nuove conoscenze sullo sviluppo umano e sulle malattie». della genetica dei disturbi psichiatrici, nelle pubblicazioni sulSulla stessa rivista è comparso il lavoro (Comprehensive le riviste Science, Science Translational Medicine e Science functional genomic resource and integrative model for the huAdvances. Il progetto è frutto del lavoro del consorzio interman brain) che integra i dati dei tessuti cerebrali e quelli delle nazionale PsychEncode e ricostruisce da varie angolazioni la singole cellule, relativi a circa 2000 individui; per calcolare il rischio di malattie sono stati utilizzati sistemi di intelligenrete in cui centinaia di geni possono collaborare alla comparsa di un disturbo psichiatrico. za artificiale. Ancora su Science è stato pubblicato un terzo Gli studi sono stati effettuati su oltre studio (Transcriptome-wide isoform-level 2000 cervelli, con analisi dei tessuti e a lidysregulation in ASD, schizophrenia, and Il progetto è frutto vello della singola cellula, e forniscono una bipolar disorder), che consiste in una maprisorsa per le ulteriori ricerche sull’esprespa dei meccanismi neurobiologici basata del lavoro del sione genica, l’epigenetica e la regolaziosu quella genetica dei campioni di tessuti consorzio internazionale cerebrali di 1600 adulti a cui erano stati ne genomica, per comprendere meglio la neurogenetica e lo sviluppo, la salute e la diagnosticati autismo, schizofrenia, disturPsychEncode malattia. Il gruppo dell’Università di Yale, bo bipolare e di persone sane; il confronto guidato da Mingfeng Li (Integrative funha permesso di identificare le alterazioni ctional genomic analysis of human brain development and neuronali alla base delle malattie e di distinguere quelli specineuropsychiatric risk) ha seguito la crescita del cervello umafichi collegandoli alla determinata patologia. no studiando le varie fasi evolutive e lo sviluppo dei disturbi La schizofrenia e il disturbo bipolare sono al centro di altri nel tempo; i ricercatori hanno scoperto così che le fasi più due studi, pubblicati su Science Translational Medicine, che interessanti nello sviluppo sono quelle dell’infanzia e dell’adoillustrano i diversi schemi di attività genetica nel cervello collescenza: è in quei momenti che si registrano le differenze più legati a queste patologie. Il decimo studio è infine incentraimportanti nell’espressione genica legate al rischio di disturbi to sulla schizofrenia e sulla possibilità di modificare le cure attualmente disponibili offrendo nuovi bersagli terapeutici: neuropsichiatrici, concentrate su determinati tipi di cellule; il pubblicata sulla rivista Science Advances, la ricerca ha fornito risultato della ricerca è stato pubblicato su Science. «Abbiamo generato ed applicato il nostro set di dati per la mappa epigenetica tridimensionale, ovvero delle modifiche documentare i cambiamenti epigenetici e trascrittomici attraereditabili che influenzano l’espressione dei geni.
di Nico Falco
U
38
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
SALUTE
© Gio.tto/www.shutterstock.com
Trasferire geni di grandi dimensioni
Una scoperta dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina Tigem to fuori il gene mutato Ccnd2. La risposta dei ricercatori del Tigem pone fine a 20 anni di domande e sofferenze grazie al lavoro del team del professore Nicola Brunetti-Pierri e della er l’Unione europea una malattia per essere rara deve dottoressa Gerarda Cappuccio dell’Azienda ospedaliera uniappartenere a 5 casi su 10mila soggetti. Attualmente versitaria Federico II di Napoli. quelle conosciute sono circa 8mila ma più avanza la riE sempre al Tigem è stata scoperta anche una tecnica per cerca scientifica e genetica più paradossalmente emerestendere la terapia genica a malattie fino ad oggi non tratgono sindromi. Secondo la rete Orphanet Italia nel nostro Patate: il limite era rappresentato dalla “capacità di carico” del ese i malati rari sono 2 milioni e il 70 per cento sono bambini. vettore utilizzato per reintrodurre il gene sano nell’organismo, Così gli studi hanno fatto emergere una malattia le cui ma ora la scoperta ha dimostrato che anche geni molto grandi cause erano sconosciute e che la letteratura scientifica aveva possono essere “impacchettati” ed introdotti ricorrendo a vettori di capienza maggiore rispetto ai “virintracciato solo in 14 casi. È la Mpph, Megalencefalia-polimicrogiria-polidatrus-navicella” finora utilizzati. Ecco che tilia-idrocefalo. Il Tigem, l’Istituto Teviene impiegato un nuovo vettore virale lethon di Genetica e Medicina di PozzuoL’Istituto napoletano (Aav5) come una sorta di camion per li diretto da Andrea Ballabio, professore grossi carichi: così si è riusciti a trasferiassociato di Genetica medica presso il ell’area “ex Olivetti”a Pozzuoli re sequenze di Dna di lunghezza doppia dipartimento di Pediatria all’Università sorge l’Istituto Telethon di Gerispetto al passato. Lo studio pubblicato “Federico II” di Napoli, ha individuato netica e Medicina Tigem, centro sul The Journal of Clinical Investigation nel gene Ccnd2 la mutazione che causa all’avanguardia per la ricerca sulle è stato realizzato da Alberto Auricchio. la patologia. malattie genetiche. Quattro grandi La nuova tecnica è stata provata con Questo è il gene che determina il laboratori open space dove operasuccesso su modelli animali affetti dalla ritardo fisico e l’incapacità di reggere il no oltre 200 ricercatori italiani e malattia di Stargardt, la più frequente capo e il busto, al punto da confondere la internazionali. Fondato nel 1994, degenerazione maculare ereditaria, caumalattia per idrocefalia in alcuni casi, e il Tigem converte in ricerca le dosata da mutazioni in un gene di grandi che comporta disabilità cognitive e intelnazioni Telethon che ha investito in dimensioni, Abca4. lettuali, deficit visivo, riduzione del tono questo istituto 58,5 milioni di euro Il nuovo vettore ad ampia capacità, muscolare, macrocrania e crisi epilettima anche i finanziamenti che l’istil’Aav5, contenente il gene sano, è stato che farmaco-resistenti. Dopo una serie tuto attrae da altri enti. La sede del iniettato in una delle due retine del modello animale. Dopo una sola somminidi anomalie evidenziate dalla risonanza Tigem è dedicata alla memoria di strazione e un periodo di osservazione magnetica cerebrale, è stato selezionato Susanna Agnelli, che fu presidente un gruppo di geni associati a malformadi Telethon dalla sua nascita. di sette mesi si è riscontrata la completa zioni cerebrali da sequenziare ed è venuremissione della malattia.
di Francesca Cicatelli
P
N
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
39
SALUTE
© all_about_people/www.shutterstock.com
L’App contro il disagio giovanile La rete internet corre in aiuto dei ragazzi
U
n’applicazione che dialoga con i ragazzi e che punta a che “Voglio parlare di qualcuno”, che permette di chiedere conridurre sempre più il disagio giovanile. Si tratta del prosiglio anche per un amico, un figlio o uno studente che magari getto “App to young”, un’applicazione in grado di parlanon ha la forza o la possibilità di chiedere aiuto direttamente. re con i ragazzi, studiata dall’ospedale pediatrico BamIl disagio giovanile è una patologia sempre più diffusa: sebino Gesù di Roma e dall’associazione Fiorentino Fratini onlus. condo i dati della Società italiana di pediatria, otto ragazzi su L’applicazione, scaricabile gratuitamente da Google play e dieci tra i 14 e gli 8 anni hanno sperimentato forme più o meno Apple store, permette appunto di creare una connessione tra gravi di disagio emotivo, che nel 15 per cento dei casi è sfociato chi ha problemi e un team di psicologi, a disposizione 24 ore su addirittura in gesti di autolesionismo. Gli studi di Stefano Vi24 e sette giorni su sette, per ascoltare, aiutare e indirizzare i cari, responsabile del reparto di neuropsichiatria infantile del giovani. Dopo la registrazione al servizio (è necessario utilizBambin Gesù, rivelano che in Italia il suicido è la seconda causa zare un nickname) agli utenti viene proposto un questionario di morte tra gli under 20 (peggio fanno solo gli incidenti stradasviluppato dal team di neuropsichiatria infantile del Bambino li). La depressione colpisce quasi un ragazzo su dieci e l’anoresGesù, che serve a delinearne il profilo e a recepire immediasia – che è la malattia psichiatrica col più alto tasso di mortalità tamente le esigenze. Una volta completato – colpisce l’1 per cento delle ragazze. il questionario, l’utente ha due possibilità. Per questo si è deciso di fare un passo In Italia, 8 ragazzi su 10 avanti, nella direzione dei ragazzi: App to Può contattare direttamente il numero verde del centro di ascolto dell’ospedale tra i 14 e gli 8 anni hanno young (il progetto vede come partner anBambino Gesù (attivo 24 ore al giorno), che il Comune di Firenze e l’azienda ospesperimentato forme per parlare con uno psicologo. Oppure può daliero universitaria Meyer di Firenze), ha scegliere di accedere alla chat peer-to-pespiegato Vicari, «è uno strumento adatto di disagio emotivo er, per confrontarsi con uno suo coetaalle loro necessità, sempre a portata di neo, sempre con il monitoraggio da parte mano, per confidarsi e, se necessario, cerdi esperti del settore. Quest’ultima opzione è stata aggiunta care aiuto. Con il supporto di personale qualificato, l’obiettivo perché uno dei problemi di chi vive questa patologia è legaè aiutarli a superare i momenti critici e prevenire le potenziali to proprio alla comunicazione, per cui è magari più semplice conseguenze». parlare con un ragazzo della stessa età, che può dare consigli, Due i testimonial di eccezione, entrambi ovviamente giovaascoltare, comprendere. La chat line, a differenza del numero ni: la blogger e influencer Beatrice Ambra Zanotto e l’attaccanverde, è a disposizione degli utenti dal lunedì al venerdì, oltre te della Fiorentina e della Nazionale italiana di calcio Federico la domenica sera. Chiesa. «Ci è voluto più di un anno per vedere completato il I giovani che rispondono in chat fanno parte del gruppo progetto - ha commentato Giovanna Cammi Fratini, presidente Youngle, servizio pubblico nazionale di ascolto e counseling dell’associazione Fiorenzo Fratini onlus -. Il risultato finale ci sui social network, rivolto e gestito da adolescenti: l’iniziativa ripaga di tutte queste fatiche e ci auguriamo che possa essere è promossa dal Comune di Firenze. Tra le funzioni dell’app andi aiuto a tanti giovani in difficoltà». (N. G.).
40
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
SALUTE
© nehophoto/www.shutterstock.com
Fibre e cereali alleati della salute L’Oms studia come prevenire cancro, diabete e infarto
mi di fibra al giorno, e anche di più se possibile. Importantissimo anche il consumo di cereali integrali: ogni 15 grammi in più assunti, diminuiscono (in una cifra oscillante tra il 2 e il 19 per he le fibre alimentari facessero bene al nostro corpo, era cento) i casi di infarto, cancro del colon e diabete. Assumere cosa risaputa. Non esiste nutrizionista che non prescriva un quantitativo ancora più alto di cereali integrali, porterebbe un giusto consumo di alimenti ricchi di questo prodotto. ancora a una diminuzione complessiva di queste malattie per Ora, però, si è scoperto che le fibre hanno anche altre una cifra compresa tra il 13 e il 33 per cento, vale a dire venqualità, di cui il nostro corpo può beneficiare se assunte nel tisei decessi in meno ogni mille persone per tutte le cause di modo giusto. Diabete, cancro, infarto e ictus, le cosiddette mamorte. Gli autori della ricerca sottolineano poi come il beneficio lattie non trasmissibili, possono essere infatti prevenuti grazie provenga solo ed esclusivamente dalle fibre naturalmente prea una elevata assunzione di fibre alimentari (molto contenute, senti nei cibi come frutta, verdura, legumi e cereali integrali, e non dagli integratori di fibra che vengono venduti in farmacia. ad esempio, nei legumi) e cereali integrali. La scoperta è frutto di uno studio che è stato portato avanti Una scoperta di assoluto rilievo dunque, che pone l’attenziodal dottor Andrew Reynolds dell’Università ne, ancora una volta, sulle sane abitudini di Otago in Nuova Zelanda, pubblicato sulalimentari che l’uomo dovrebbe assumere Uno studio neozelandese come stile di vita comportamentale, e non la rivista Lancet. Grazie a una meta-analisi multipla, sono stati esaminati 185 studi che solo periodico. spiega come 8 grammi avevano a oggetto il background di 135 miMangiar bene significa assaporare il guin più di fibre al giorno lioni di persone, con 58 trial clinici e 4.635 sto del cibo e assumere quegli elementi naadulti partecipanti. Lo studio, commissioturali di cui il nostro corpo ha bisogno, non prevengano le malattie nato dall’Organizzazione Mondiale della solo per andare avanti e crescere, ma anche Salute e coordinato dall’esperto in materia, per proteggersi da malattie come l’infarto, Jim Mann, è stato concentrato sui decessi prematuri e l’inciil cancro, il diabete e l’ictus. Ma come fanno le fibre a prevenire, denza di infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari, l’inciad esempio, lo sviluppo di tumori al retto e al colon? Succede denza del diabete 2 e di diversi tumori associati a obesità quali grazie alle loro proprietà igroscopiche: l’acqua trattenuta diluiquelli relativi al colon-retto, al seno, all’esofago e alla prostata. sce le sostanze tossiche presenti nell’intestino e l’aumento delIl risultato è stato sorprendente: a otto grammi in più di la velocità con cui le tossine transitano fa in modo che queste fibre assunte ogni giorno corrisponde una riduzione dell’incinon restino troppo tempo in contatto con la parete intestinale. denza e della mortalità a causa di malattie come il diabete, il Proprietà benefiche che fanno sì che il nostro corpo, una volta assunte le fibre, riesca ad avere un miglior approccio con gli cancro del colon e l’infarto pari a un dato oscillante dal 5 al 27 organismi indesiderati, riuscendo a espellerli più rapidamente per cento. Viene aumentata, inoltre, anche la protezione contro ictus e cancro al seno. Per amplificare gli effetti protettivi di e più facilmente. Potenza di un alimento da sempre sottovaluquesto alimento, bisogna dunque assumere tra i 25 e i 29 gramtato, ma estremamente delicato per la nostra vita.
di Domenico Esposito
C
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
41
SALUTE
© SvetlanaFedoseyeva/www.shutterstock.com
di Carla Cimmino
L
e forme cosmetiche consentono di dispersione di acqua dagli strati più proclassificare i prodotti in base alla fondi della cute; i secondi, ovvero quelli di forma chimico-fisica che li caratte- derivazione sintetica, conferiscono effetrizza. In una formulazione cosmetica to corposo, setoso alle formulazioni. ci sono molteplici ingredienti, ciascuno Gli additivi, sono particolarmente con una funzione ben specifica, i princi- importanti nel settore dell’industria copali sono: sostanze funzionali, basi emol- smetica, sono infatti indispensabili per lienti, additivi, conservanti, antiossidanti, la realizzazione della quasi totalità delle chelanti, profumi, tutti miscelati tra loro. creme, deodoranti e prodotti per il corCerchiamo di capire il ruolo che svolgono. po attualmente in commercio. Svolgono Sostanze funzionali, utilizzate nel diversi ruoli all’interno dei più svariati campo della cosmesi sono innumerevo- prodotti, ma sono fondamentali per la li e vantano proprietà chimiche e fisiche stabilizzazione della struttura chimica dei estremamente vacomposti, per la forriabili tra loro: 1) mazione di emulsioLe formulazioni Solventi: sostanze ni o soluzioni e per liquide in grado di il mantenimento nel hanno molteplici sciogliere in soluziotempo dei prodotti ingredienti, ciascuno ne un’altra sostanza, una volta aperti per definita soluto; 2) con una funzione precisa l’uso. Se e quando Emollienti: prepanon sono presenti rati in grado di amnon garantiscono morbidire e lenire i tessuti corporei duri qualità e valore al prodotto, come invece o infiammati; 3) Emulsionanti: molecole si può erroneamente pensare. in grado di favorire la formazione di un’eI conservanti, inibiscono la contamulsione. minazione dei prodotti, garantiscono la Le basi emollienti, sono sostanze conservazione e la stabilità nel periodo grasse di varia natura impiegate larga- di utilizzo. Sono sostanze con proprietà mente nei cosmetici, responsabili della antimicrobiche, ovvero che provocano la sensazione di morbidezza una volta spal- morte dei microrganismi (attività batterimati sulla pelle. Possono essere di origine cida), o ne bloccano la crescita (attività naturale (si ottengobatteriostatica). I no dalla spremitura conservanti si inseContegono solventi, dei semi della pianta riscono nelle formuda cui derivano); o lazioni per evitare emulsionanti sintetica (si ottengoche queste ultime ed emollienti, detti no dalla trasformasubiscano un inquizione chimica delle anche sostanze funzionali namento microbico, sostanze di sintesi o mentre gli antimiderivazione naturacrobici cutanei, sono le). Entrambe le tipologie sono presenti sostanze funzionali che agiscono a livello in formulazioni di creme, oli per il viso, cutaneo, conferendo delle proprietà al corpo e capelli. I primi, ovvero gli oli ve- prodotto (es. antiforfora, deodorante). getali, sono utilizzati perché hanno un’a- Tutti i cosmetici hanno bisogno di conserzione nutriente ed idratante, evitano la vanti, che potremmo non trovare in quelli
42 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
che si presentano in monodose, aerosol. Gli antiossidanti, bloccano le reazioni di ossidazione provocate dall’ossigeno a contatto con l’aria, evitano cosi che il prodotto possa irrancidirsi. Le reazioni di ossidazione sono favorite dall’azione dai radicali liberi (specie molecolari reattive, che agiscono danneggiando qualsiasi ingrediente del prodotto). Tutto ciò provoca la diminuzione dell’efficacia del prodotto, la formazione di intermedi molecolari potenzialmente dannosi, il cambiamento delle proprietà organolettiche del prodotto con alterazioni persino del colore e dell’odore. Gli antiossidanti captano i radicali liberi e formano molecole meno reattive dell’ossigeno. Gli antiossidanti più utilizzati sono: butilidrossianisolo (BHA), ascorbil palmitato, tocoferolo, lecitina di soia e altri estratti di piante appartenenti alla famiglia delle Labiatae. I chelanti, servono a legare ioni metallici attraverso un processo noto come “chelazione”, formando complessi stabili e solubili in soluzioni acquose. L’eccesso di ioni metallici (es. ferro) all’interno
SALUTE
COSA CONTENGONO I COSMETICI?
© paulynn/www.shutterstock.com
Alla scoperta della basi chimico-fisiche dei prodotti di bellezza
di un qualsiasi prodotto cosmetico, può provocare tanti problemi: cambiamento di colore, precipitazione delle sostanze in sospensione, riduzione dell’efficacia dei conservanti, infatti i chelanti hanno anche la capacità di potenziare l’azione antimicrobica dei conservanti, i più utilizzati sono l’acido etilendiaminotetracetico (EDTA) e i suoi Sali sodici. I profumi, sono aggiunti in piccole quantità nei cosmetici, per migliorare gli odori, che talvolta sono sgradevoli. La maggior parte dei profumi sono oli essenziali di origine vegetale, miscele aromatiche di alcoli, aldeidi, chetoni, acidi, esteri, eteri, terpeni, che si ottengono per distillazione in corrente di vapore, estrazione per mezzo di solventi, spremitura. Tutti i cosmetici in genere hanno un buon odore. È possibile quindi dire che la composizione di un cosmetico è simile a quella di un farmaco. Nei cosmetici si tende a dare più risalto all’armonia del prodotto, dove texture ed efficacia stanno alla base della composizione chimica dei prodotti.
Gli oli vegetali
S
ono liquidi organici, lipofili e idrofili (cioè che si sciolgono nel grasso, ma non nell’acqua) e ad alta viscosità. Questo avvicina gli oli vegetali ad oli chimici e agli oli minerali, sostanze che presentano proprietà fisiche simili.Gli oli vegetali sono composti per la quasi totalità da lipidi, che costituiscono una classe eterogenea di composti organici, presenti in natura e raggruppati sulla base di proprietà comuni di solubilità. Sono solubili in acqua ma solubili in solventi apolari: cloroformio, tetracloruro di carbonio, etere ecc. Possono essere impiegati per l’alimentazione (direttamente o per la cottura dei cibi), la produzione di vernici e colori ad olio (oli siccativi come quello di lino), la produzione di saponi, solventi, biocombustibili e, in ambienti rurali, anche per l’illuminazione o il riscaldamento ambientale. Alcuni oli vegetali, come quello di cotone o di ricino, vanno incontro ad un processo di lavorazione prima di essere impiegati in cucina. Per tale ragione possono essere oggetto di trasformazioni chimiche come l’esterificazione (attualmente vietata in Italia per uso alimentare), l’idrogenazione (di solito applicata nella produzione di margarina), la transesterificazione e il frazionamento. Possono contenere acqua in piccole concentrazioni, solitamente meno del 2 per cento, e altri componenti idrofobici (chimicamente apolari): gli idrocarburi come lo squalene nell’olio di amaranto e di oliva, steroli, come a esempio i fitosteroli, flavonoidi come l’eriocitrina dell’olio di agrumi, limonoidi, carotenoidi, cere, eteri ed esteri diversi non glicerici e altro.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
43
INNOVAZIONE
di Paola Pluchino
I
l 27 e 28 settembre 2018 a Torino si è tenuto l’International Forum on Industrial Biotechnology and Bioeconomy, uno dei maggiori eventi del settore della bioeconomia su scala mondiale organizzato da Assobiotec (Associazione Italiana per lo sviluppo della biotecnologia, che fa parte di Federchimica), insieme a Innovhub-SSI (polo di innovazione della Camera di Commercio di Milano), al Cluster nazionale della chimica verde SPRING, alla Regione Piemonte e all’Università di Torino – con l’obiettivo di rafforzare la rete della bioeconomia nell’area Euro-Mediterranea e di promuovere nuove partnership.
L’ORDINE DEI BIOLOGI AL FORUM IFIB 2018 L’Onb è stato presente all’evento mondiale sulla bioeconomia
La bioeconomia La bioeconomia può essere definita come la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la trasformazione di tali risorse e dei flussi di rifiuti organici in prodotti a valore aggiunto quali alimenti, mangimi, fibre, bioenergie, intermedi chimici e bioprodotti. Nel 2012 la Commissione Europea ha pubblicato una strategia per la bioeconomia (recentemente aggiornata), seguita nel 2017 dalla strategia italiana “BIT - La bioeconomia in Italia”, pubblicata dall’Agenzia per la Coesione Territoriale e promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, da cui è tratta la seguente definizione: “Per bioeconomia si intende il sistema socio-economico che comprende e interconnette quelle attività economiche che utilizzano bio-risorse rinnovabili del suolo e del mare – come colture agricole, foreste, animali e micro-organismi terrestri e marini – per produrre cibo, materiali ed energia. La strategia punta ad integrare la produzione sostenibile di risorse biologiche rinnovabili e la conversione di queste, come di sottoprodotti e
44 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
rifiuti organici in una varietà di prodotti a usano o processano risorse biologiche, valore aggiunto. Questa strategia mira ad come quelle alimentari, della carta, del offrire una visione condivisa sulle oppor- legno e parte delle industrie chimiche, tunità economiche, sociali ed ambientali biotecnologiche ed energetiche. Attraverso le industrie e gli impiane sulle sfide connesse all’attuazione della bioeconomia italiana radicata nel territo- ti di trasformazione (bioraffinerie), dalrio. La bioeconomia italiana comprende le risorse di origine biologica è possibile tutti i principali settori della produzione ottenere biocarburanti, biopolimeri, bioprimaria, i.e., agriplastiche, biosolvencoltura, silvicoltura, ti, biotensioattivi, L’International Forum on biolubrificanti, fibre pesca e acquacoltura, quelli della traIndustrial Biotechnology naturali, precursori biochimici (building sformazione delle risorse biologiche, and Bioeconomy si è tenuto blocks), biogas e quali l’industria del- a Torino lo scorso settembre biometano. Il settore in maggior crescita a la carta, della lavolivello internazionale razione del legno, le bioraffinerie, le industrie biotecnologiche e nazionale in questo momento è quello e alcune industrie associate al mare. At- agroalimentare, che produce valore ecotualmente raggiunge nel suo insieme cir- nomico a partire dagli scarti dell’agricolca 250 miliardi di euro/anno di fatturato tura e dell’industria degli alimenti. Il settore con maggiori potenzialità è invece e 1,7 milioni di posti di lavoro”. La bioeconomia include i settori della quello della bioeconomia marina (pesca e produzione primaria, come l’agricoltura, acquacoltura, coltura delle micoralghe), la produzione forestale, la pesca e l’ac- che può essere facilmente integrato anquacoltura, così come le industrie che che all’interno di programmi per il seque-
© Khakimullin Aleksandr/www.shutterstock.com
INNOVAZIONE
bioeconomia da differenti punti di vista e con i più importanti protagonisti internazionali, con focus specifici sugli argomenti di maggior attualità: • il rapporto tra bioeconomia ed L’International Forum on Industrial economia circolare; Biotechnology and Bioeconomy 2018 • la produzione energetica ed il riL’Ordine Nazionale dei Biologi è stato ciclo del carbonio; presente all’evento • le industrie IFIB 2018 con l’obio-based; La bioeconomia biettivo di verifica• le politiche re lo stato dell’arte nazionali e internarappresenta un settore in nell’innovazione di zionali di attuazione settore, identificare grado di offrire possibilità delle strategie della le opportunità prooccupazionali ai biologi bioeconomia; fessionali e valutare • il ruolo della la fattibilità di collabioeconomia circolaborazione con i principali attori presenti. re in settori specifici, come l’agroalimenL’evento è stato strutturato in una con- tare, il forestale, la pesca e le biotecnoloferenza, comprendente tavole rotonde e gie marine; sessioni dedicate ad argomenti specifici • il ruolo della bioeconomia nella del settore della biotecnologia e della sostenibilità urbana. bioeconomia industriale, e in sessioni di Nel corso delle varie sessioni sono meeting B2B per favorire l’incontro tra i intervenuti alcuni dei più autorevoli atvari player del settore. tori internazionali della bioeconomia ed Il Forum ha affrontato il tema della è stato possibile avviare confronti estrestro di anidride carbonica e la produzione di bioprodotti ed energia da biomassa a ciclo vitale veloce.
mamente interessanti tra le differenti esperienze su scala mondiale. Durante la sessione di apertura sono intervenute tre multinazionali leader di settore: LanzaTech, Circa Group e Bioindustrial Innovation Canada. LanzaTech (USA) ha posto l’enfasi sulle proprie esperienze di cattura e di riciclo del carbonio: il monossido di carbonio derivante dalle emissioni industriali può essere convogliato in un processo industriale che lo trasforma in etanolo, che può essere a sua volta trasformato in etilene (precursore della maggior parte dei prodotti di origine sintetica che utilizziamo) o essere utilizzato tal quale come carburante per l’aviazione civile. Nei giorni successivi a IFIB, il 4 ottobre, la compagnia aerea Virgin Atlantic ha effettuato il primo volo civile alimentato a etanolo proprio in collaborazione con LanzaTech . Circa Group (Australia) ha raccontato la propria esperienza nella conversione di intermedi di origine biologica in nuove specie chimiche. In particolare, a partire da rifiuti a base di cellulosa (fibre derivanti da scarti agricoli e forestali) è stata messa a punto una nuova molecola (Cyrene™) che costituisce un’alternativa ai solventi di origine chimica e può essere utilizzata nell’industria farmaceutica e nell’industria chimica. L’attività di Bioindustrial Innovation Canada (Canada) riguarda invece principalmente la bioeconomia legata alla gestione delle foreste e dei residui agricoli (soprattutto stoppie di mais e di frumento), che vengono convertiti in zuccheri a base cellulosica e in lignina, utilizzati in numerose applicazioni industriali. La Commissione Europea, intervenuta con la Direzione Generale Ricerca e Innovazione, ha annunciato l’imminente pubblicazione dell’aggiornamento Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
45
INNOVAZIONE alla strategia europea sulla bioeconomia del 2012, che ha un focus specifico sulla bioeconomia circolare e sullo sviluppo locale della bioeconomia. L’IFIB ha costituito anche l’occasione per comunicare la fondazione del Bioeconomy Knowledge Center del JRC, un portale contenente eventi, news e banche dati sulla bioeconomia. Un’intera sessione è stata dedicata al finanziamento della bioeconomia: le principali banche europee hanno infatti creato strumenti finanziari dedicati e ci sono alcune organizzazioni (come il BBI JU, un partenariato pubblico privato da 3,7 miliardi di euro tra la EU e il Bio-based Industries Consortium) che pubblicano periodicamente bandi dedicati a cui hanno già partecipato numerose PMI. Particolare importanza ha assunto l’iniziativa congiunta di Gruppo Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, che il 24 settembre hanno lanciato a Milano CE Lab, il primo laboratorio italiano dedicato alla Circular Economy con il compito di esplorare nuovi modelli di business di bioeconomia circolare. Dal 2015, tra l’altro, Intesa Sanpaolo è l’unica istituzione finanziaria Global Partner della Fondazione Ellen MacArthur , organizzazione leader su scala mondiale nell’accelerazione della Circular Economy; Intesa Sanpaolo è anche tra i promotori del Master Biocirce (Bioeconomy in the Circular economy). Alle cosiddette “Bio-Based Industries” è stata dedicata un’intera sessione e le aziende intervenute hanno parlato delle opportunità legate agli scarti del legno per ottenere numerosi prodotti a base di cellulosa, dai biopolimeri alle fibre che possono essere utilizzate nell’industria tessile. Particolarmente interessante anche la sessione dedicata al settore agroalimentare, i cui scarti trovano impiego nelle forme più svariate: dall’utilizzo dei residui della lana e delle stoppie di riso nella bio-architettura per la produzione di pannelli per l’isolamento termico e acustico, alla valorizzazione delle bucce della frutta (come mele e uva) quale base per tessuti in ecopelle. I casi riportati hanno messo in evidenza come sia possibile valorizzare i flussi di produzione secondari (co-prodotti) del settore agroalimentare, con cui si possono creare nuove catene di valore anche attraverso la realizzazione di bioraffinerie. Tra le risorse ritenute a maggior po-
46 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
tenziale vanno menzionate quelle prove- un valore economico molto elevato con nienti dal mare e dagli oceani: una bio- prodotti bio-based, biocarburanti e biomassa vegetale che, oltre a svolgere un gas utilizzando la frazione organica dei ruolo importantissimo per la decarboniz- rifiuti (sia municipali che industriali), i zazione, può essere utilizzata per la pro- rifiuti biologici (sfalci di parchi urbani e duzione alimentare (alghe) o per la pro- giardini), i reflui (sia municipali che induzione di bioprodotti e biocarburanti dustriali) e le emissioni di CO2 prodotnelle bioraffinerie (microalghe). Un’enfa- te dalle industrie. Dalla CO2, insieme si particolare è stata posta sul ruolo della al biogas prodotto dalle biomasse e dal circolarità nella bioeconomia, con la pre- rifiuto organico, è anche possibile prosentazione del nuovo report sulla bioe- durre metanolo. Nell’area metropolitana conomia circolare recentemente pubbli- di Milano il gestore del servizio idrico incato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente tegrato Gruppo CAP sta facendo grossi (EEA) ‘The circular economy and the investimenti sulla bioeconomia circolabioeconomy — Partners in sustainabi- re, proponendo la trasformazione degli lity’. Tra i casi di successo riportati du- impianti di depurazione delle acque in rante i lavori, il progetto BIO4A (Advan- bioraffinerie, anche attraverso la costiced sustainable BIOfuels for Aviation) tuzione di sistemi di simbiosi industriale consente di ottenere carburante per con le aziende presenti sul territorio. l’aviazione civile attraverso la digestione Nell’area metropolitana di Torino la anaerobica in bioraffineria dei residui di multiutility Acea Pinerolese Industriacolture marginali nei Paesi mediterranei, le Spa, che gestisce i rifiuti e le acque mentre il biochar di scarto viene impie- reflue, ha creato un distretto di trattagato come ammendante, come mangime, mento dei rifiuti integrato all’impiannel settore delle costruzioni, nel tratta- to di depurazione delle acque reflue mento delle acque, per la produzione di municipali (Polo ecologico integrato). biogas e biometano. Il progetto BioEnPro Integrando i sistemi di trattamento, è 4 TO parte invece dalla valorizzazione di possibile depurare le acque e ottenere rifiuti urbani (FORSU), rifiuti pericolosi contemporaneamente biogas per la proe dai fanghi prodotti dalle comunità di ri- duzione elettrica, calore (convoferimento (area metropolitana di Torino gliato in una rete di teleriovest) per la produzione di biometano, scaldamento), biometano, bioenergie e bioprodotti. compost. L’azienda sta Un altro settore di applicazione estre- sviluppando la possibilità mamente interessante è quello dell’au- di ricavare bioidrogetomotive, dove l’utilizzo di materiali di no dal trattaorigine biologica non è nuovo (pelle, le- mento dei gno), ma vengono sempre più impiegati r i f i u t i materiali bio-based, come biopolimeri o r g a (plastiche) e biofibre (biopoliuretano), n i c i , che consentono di ridurre il peso delle p r o vetture rispetto ai materiali tradizionali, d u hanno miglior durata e non sono soggetti alle fluttuazioni del mercato del petrolio, che influenzano il costo della produzione delle parti plastiche. Un approfondimento specifico è stato infine dedicato al ruolo della bioeconomia circolare all’interno delle aree urbane, con la presentazione dei casi di Francoforte, Milano e Torino.La regione metropolitana di Francoforte sta già producendo © style_TTT/www.shutterstock.com
INNOVAZIONE cendo fitostimolanti, bioplastiche naturali e detergenti come il compost.
Conclusioni - Opportunità per i biologi Da quanto emerso durante le due giornate dei lavori, il biologo può trovare numerose opportunità professionali all’interno della strategia di sviluppo della bioeconomia; di seguito sono riportati i principali sbocchi lavorativi in grado di valorizzare le competenze specifiche dei biologi. Industria della chimica verde e industrie bio-based: il settore ricerca e sviluppo è quello che potremmo definire “naturale” per la professione del biologo: la ricerca su materiali di origine organica e l’utilizzo di processi biochimici di trasformazione per ottenere precursori chimici di origine naturale o nuove molecole per applicazioni in vari settori industriali sono ambiti ideali per le competenze dei biologi nel campo delle biotecnologie. Oltre alla ricerca e allo sviluppo, il biologo può esprimere le sue competenze nel supporto alla definizione di prodotti e processi e nell’attivazione di specifici progetti di business. Gestione del capitale naturale ed economia circolare: le opportunità derivanti dall’utilizzo di materie prime rinnovabili e di rifiuti organici mettono in evidenza, anche a l l ’ i n t e rno della strategia italiana per la
bioeconomia, l’impatto della bioeconomia sull’ambiente e sulla conservazione del capitale naturale. Il biologo ambientale può svolgere un ruolo fondamentale nell’individuare le opportunità di sviluppo per progetti d’impresa, valutando gli impatti dello sfruttamento del capitale naturale e dei servizi ecosistemici locali e garantendo il mantenimento della sostenibilità ambientale del territorio. Grazie alla visione sistemica e alla conoscenza dei processi naturali, il biologo ambientale può essere di supporto nell’individuare le migliori opportunità offerte dal territorio, nel progettare il modello di business dell’impresa, nel disegnare processi di metabolismo e simbiosi industriale che coinvolgono più imprese in una rete o in una filiera, nel valutare gli impatti (positivi e negativi) che questi progetti possono avere sull’ambiente e sul territorio, nel definire sistemi di raccolta e analisi di dati, strumenti gestionali e indicatori di performance a supporto delle decisioni. Investimenti: le grandi società di consulenza, le banche, i Partenariati Pubblico Privati che stanno investendo in questo settore hanno la necessità di valutare e validare i rischi e gli impatti ambientali dei progetti, nonché di esprimere in termini di business la concettualizzazione dei processi biologici e biotecnologici. Il biologo può utilizzare in questo ambito le sue competenze in materia di valutazione e analisi ambientale. Innovazione: il biologo può portare le sue competenze in tutti gli hub di innovazione (parchi tecnologici, incubatori, cluster) per lo sviluppo di business nella bioeconomia circolare, attraverso attività di coaching, mentoring, formazione, consulenza tecnica; la conoscenza dei processi naturali e del funzionamento degli ecosistemi, nonché di strumenti e metodi per la loro analisi e valutazione, può trovare in questo ambito una collocazione di elevato profilo. Analisi di prodotti/componenti: la bioeconomia utilizza processi innovativi e produce nuovi materiali che devono essere adeguatamente analizzati e testati. Per le start-up che lavorano in questi campi e non dispongono di strutture adeguate presso i poli di innovazione, è ne-
cessario avere accesso a laboratori specializzati a costi contenuti o in cambio di quote d’impresa. I laboratori privati potrebbero fornire un supporto a queste realtà, ricavandone visibilità e partecipazione in progetti di ricerca e di business. Formazione: se, da un lato, sarà necessario prevedere percorsi formativi specifici per i biologi in collaborazione con le organizzazioni che promuovono e che realizzano la bioeconomia (inclusi centri di innovazione, startup, società di consulenza, società di investimento), dall’altro emerge l’opportunità di partecipare come docenti ai master e ai corsi universitari e professionali che si stanno sviluppando nel settore della bioeconomia e della sostenibilità in generale (come il master Biocirce e numerosi altri). Il settore della bioeconomia, e di quella circolare in particolar modo, è quindi candidato a presentarsi come una grandissima opportunità per la nostra professione e per il ruolo che il biologo può svolgere nella soluzione di alcune tra le questioni attualmente più urgenti a livello globale (decarbonizzazione, prelievo di risorse, produzione di rifiuti, lotta e adattamento ai cambiamenti climatici) e nella realizzazione di un futuro sostenibile, che rimane l’unico tipo di futuro che il mondo sia oggi in grado di permettersi.
Bibliografia 1) http://www.agenziacoesione.gov.it/ opencms/export/sites/dps/it/documentazione/S3/Bioeconomy/BIT_v4_IT.PDF 2) http://www.lanzatech.com/virgin-atlantic-lanzatech-celebrate-revolutionary-sustainable-fuel-project-takes-flight/ 3) http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-6067_it.htm 4) https://biobs.jrc.ec.europa.eu/ 5) https://www.ellenmacarthurfoundation.org/ 6) http://masterbiocirce.com/ 7)https://www.eea.europa.eu/publications/circular-economy-and-bioeconomy 8) carbone vegetale che si ottiene dalla pirolisi di diversi tipi di biomassa vegetale 9)https://www.aceapinerolese.it/ambiente/il-polo-ecologico-acea-pinerolese-trattamento-rifiuti-organici/.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
47
INNOVAZIONE
© lovelyday12/www.shutterstock.com
Le piante che producono elettricità La scoperta è di un’équipe dell’Istituto Italiano di Tecnologia
tà all’esterno collegando una specie di presa allo stelo. Il progetto nasce con il programma europeo Plantoid, che nel 2012 aveva generato i primi ibridi. Le foglie con particolare strutoglie che diventano generatori di elettricità. Una scopertura riescono a sfruttare le forze meccaniche che vengono apta tutta italiana, descritta nella rivista Advanced Functioplicate alla loro superficie, come il vento, trasformandole in nal Materials. Piante e alberi in grado di produrre eletenergia. Il meccanismo utilizzato è lo stesso che ha consentito tricità: ogni foglia potrebbe generare energia sufficiente di creare il primo albero-generatore di elettricità, l’Oleandro (150 volt) ad accendere contemporaneamente 100 lampadine Neurum. a Led. Gli scienziati del Center for Micro-Bio Robotics (Cmbr) Una scoperta, quella guidata da Barbara Mazzolai, ideatridell’IT hanno modificato l’Oleandro, aggiungendo foglie artice dei primi robot pianta ed eletta nel 2015 fra le 25 donna geficiali. L’elettricità viene generata attraverso lo sfregamento delle foglie naturali con quelle artificiali. In presenza di vento niali della robotica, e da Fabian Meder che apre la strada a una nuova fonte di energia perfettamente in sintonia con l’ambienil meccanismo aumenta, pertanto quante più foglie vengono te e accessibili in tutto il mondo. La ricerca toccate tanta più elettricità viene prodotè stata condotta nel Centro di Micro-Bio ta. Insomma, un’energia verde sostenibile Il programma europeo Robotica (Cmbr) dell’Istituto Italiano di di nome e di fatto. Secondo i ricercatori Tecnologia (Iit) a Pontedera (Pisa) ed è lì Barbara Mazzolai e Fabian Meder il sistePlantoid, già nel 2012 che sono state create le piante ibride. ma può essere riprodotto in dimensioni aveva dato vita ai primi sempre più grandi: un oleandro in terrazzo «Tutto è cominciato per caso - dichiara Mazzolai -. Stavamo sviluppando delle per illuminare tutta la casa, un boschetto ibridi vegetali foglie artificiali per generare energia dal per alimentare un intero quartiere, una fovento nell’ambito di un progetto finanziaresta per una città. to dalla Regione Toscana, quando ci siamo accorti che anche Il meccanismo che consente alle piante di sfruttare l’enerstimolando piante vere si propagava al loro interno energia gia che riescono a produrre rimane al momento sconosciuto, meccanica che veniva poi trasformata in energia elettrica». ma tutto ciò ha sicuramente permesso di aprire la strada ad Una tecnologia che potrebbe portare alla creazione di una altre importanti scoperte. nuova generazioni di robot fatti di veri e propri ibridi, con eleInfatti, proprio quest’anno, sarà avviato un nuovo impormenti naturali e artificiali. tante progetto europeo, il cui coordinamento sarà sempre di Il meccanismo alla base è quello dell’elettrificazione a conBarbara Mazzolai. Il progetto, denominato Growbot, ha l’obiettivo di realizzare dei robot bioispirati cioè con movimento di tatto: le cariche elettriche vengono raccolte sulle foglie che crescita molto simile a quelli delle piante. Questi robot sarantrasmettono a loro volta, come un cavo, l’elettricità sul tessuto interno e quindi a tutta la pianta. A quel punto il robot-pianta no alimentati dall’energia prodotta dalle piante che potrebbe viene utilizzato come erogatore per poter trasferire l’elettricidiventare una delle sorgenti elettriche del futuro.
di Carmen Paradiso
F
48
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
INNOVAZIONE
© crystal light/www.shutterstock.com
Un robot amico del medico
Un aiuto per il trattamento di bambini con problemi urologici tia che provoca un’ostruzione dal rene all’uretere, causando problemi nel far defluire la pipì. Massima attenzione anche al meauretere ostruttivo, ostruzione congenita della porzione hi ha detto che i robot sono nemici dell’uomo e in futuro terminale dell’uretere e al reflusso vescicoureterale, tutte paserviranno soltanto a rimpiazzare le abilità umane? In tologie che possono creare grave sofferenza renale. tanti settori l’utilizzo della robotica sta entrando sempre Per trattare al meglio queste patologie si usano i laser, in di più nei processi aziendali (si legga alla voce Industria particolare il laser ad olmio che è molto potente e consen4.0), ma ciò non è detto che provochi soltanto effetti negativi. te un approccio controllabile e poco invasivo. Tra i vantaggi Perché un conto è utilizzare solo un robot al posto dell’uomo, di ultima generazione, la notevole riduzione di rischi legati a un altro è integrare le qualità di un esperto del settore a una emorragie, la diminuzione dei tempi di degenza del paziente macchina. In quel caso il risultato può essere eccezionale. e - come già precisato - la possibilità di interventi non invasivi, aspetto fondamentale anche per il benessere della persona. In medicina c’è, in particolare, un robot amico, di medici e pazienti. Non ha ancora un nome, ma la sua funzione, sviLa chirurgia laser è utile anche in caso di calcolosi. Ovvialuppata a Firenze e modello a livello italiamente tutte queste tecniche sono utilizzano, è chiara: aiutare i bambini che hanno bili anche nella chirurgia pediatrica e sono Le nuove tecnologie problemi urologici. Una tecnica sempre molto efficaci. I bambini con problemi uropiù efficace: con due joystick e una pedalogici in Italia sono sempre di più: alcuni mediche consentono di liera il medico riesce ad agire con precisioesperti del settore hanno rivelato come il ridurre i rischi legati ne, praticando solo tre fori, di circa otto fattore genetico possa essere collegato allo millimetri di diametro, per far entrare gli all’intervento chirurgico svilupparsi di queste patologie. Per il fustrumenti. Tra i poli all’avanguardia c’è il turo potrebbe essere sviluppato un nuovo “Centro interaziendale per lo sviluppo e robot, in grado di aiutare il chirurgo a efl’innovazione in urologia”, nato a Firenze dalla collaborazione fettuare interventi ancora più precisi, magari con la possibilità tra l’ospedale Careggi, il Meyer e l’Università fiorentina. di praticare un solo foro, rispetto ai tre attuali: in questo modo Per fare queste operazioni serve molta abilità: la difficoltà, i rischi si ridurranno ulteriormente. quando si parla di bambini (soprattutto sotto l’anno di vita), I robot, dunque, come alleati dei chirurghi e con la posè riuscire a operare, visto che lo spazio di manovra è diversibilità di interventi sempre più precisi, più efficaci, il tutto a so rispetto al corpo di un adulto. Per questo, oltre all’abilità beneficio dei piccoli pazienti. Che non potranno conoscere di umana, in questo caso è necessaria la precisione robotica, che persona il “robottino amico” o giocarci insieme (come accadeva con un noto giocattolo, di moda negli anni novanta), ma consente anche una visione binoculare dell’interno: d’altronde potranno alla fine ringraziarlo per il preciso lavoro svolto. Lui un minimo errore può comportare conseguenze molto serie. Tra le principali patologie che si possono risolvere con questo e, ovviamente, il chirurgo la cui importanza non è in discussiointervento c’è la stenosi del giunto pielo ureterale, una malatne. Ma, come spesso si dice, l’unione fa la forza.
di Niccolò Gramigni
C
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
49
INNOVAZIONE
© Sergey Nivens/www.shutterstock.com
Rinnovare la Biologia clinica Cambiamenti ed evoluzioni del settore sanitario
consiglio e di interpretazione dei risultati. Ci vorrà chi controllerà, analizzerà e interpreterà tutti questi dati, e chi fornirà suggerimenti per le diagnosi. I medici generalisti e specialisti non a storia della “Biologia clinica”, rappresentata da biologi e avranno tempo per analizzare e districarsi tra tanti parametri; medici, è relativamente recente. Dalle metodiche analitiuna missione del laboratorista sarà quella di suggerire esami che, oggi antidiluviane, come quella del metodo “Dell’Aira” attinenti e di allarmare il medico in caso di problemi. per la determinazione dell’azoto, in uso alla fine degli anni Oggi siamo ostacolati da una collocazione professionale in ’60, alle attuali piattaforme analitiche fino alle indagini geneticui non sappiamo chi siamo, se capi di impresa, operatori in reti che automatizzate governate da intelligenza artificiale, abbiamo di laboratori divenuti pesi massimi economici, o professionisti assistito a un progresso costante e inimmaginabile. sanitari. Il malessere della nostra professione proviene fondaOggi siamo in un’epoca di cerniera in cui l’innovazione mementalmente da questa doppia identità che è sempre più difficile da conciliare. I professionisti di questo comparto, medici e dica si combina con quella tecnologica per dar luogo a importanti sviluppi nel nostro campo di azione. La Biologia clinica biologi, devono preservare la loro indipendenza nei confronti di copre tutti gli ambiti della sfera scientifica attori estranei alla professione. e clinica utilizzando le tecnologie disponibiNon dobbiamo mai perdere di vista la I progressi della li. In questo contesto è facile comprendere nostra identità e la nostra ragione d’esche i professionisti di questa specialità, mesere, proprie della qualifica professionadiagnostica in vitro ci dici o biologi, non possono restare semplici le che ci appartiene. Le attività sanitarie consentono migliori cure sono escluse dalla direttiva europea sui spettatori delle trasformazioni in corso nel settore della diagnostica in vitro. e maggiore prevenzione servizi; sentenze della Corte di Giustizia Occorre rinnovare la nostra posizione Europea escludono maggioranze detenute e la nostra missione all’interno del nostro da non “sanitari” in compagini societarie di comparto. Gli esami sempre più specialistici e le loro interprefarmacie e laboratori di analisi, cui la stessa Corte riconosce il tazioni ci renderanno sempre più indispensabili ai clinici nelle fine primario della salvaguardia della salute e non quello ecostrategie di diagnosi delle malattie e delle conseguenti terapie. nomico. Forti di ciò, dovremo operare, anche a livello legislaI progressi della diagnostica in vitro permettono non soltanto di tivo, per riposizionare la nostra professione e dare ad essa un curare meglio, ma soprattutto di anticipare, di prevenire la manuovo respiro. È un obbligo da perseguire per i pazienti, per lattia. In ciò la nostra professione è al centro della rivoluzione la professione, per i numerosi biologi e medici cui sempre più in corso della medicina personalizzata e della conversione del sarà negata l’indipendenza nelle scelte professionali. Cammino non facile che produrrà incomprensioni e resistenze, ma sistema di cure verso la prevenzione. Essa è in interazione con che dobbiamo affrontare con coraggio, poiché il rischio alle ogni professione clinica, dalla pediatria alla geriatria, passando per la chirurgia. Occorrerà promuovere l’aspetto interdiscipliporte, già visibile nel presente, è quello di scomparire nell’innare della biologia clinica nel percorso delle cure in termini di differenza generale.
di Corrado Marino
L
50
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
INNOVAZIONE
© Creations/www.shutterstock.com
L’holter cardiopolmonare
Un orologio che registra i livelli di ossigeno nel sangue un dato momento, senza dire molto di ciò che avviene nell’arco della giornata. «Il braccialetto è stato progettato per superare tutte le limitazioni tipiche degli strumenti di registrazione egistra i livelli di ossigeno nel sangue, la frequenza car– spiegano De Benedetto e Sanguinetti - Per niente invasivo, diaca e il movimento nelle diverse condizioni di vita. Si ci si può dimenticare di averlo addosso mentre rileva e registra tratta dell’holter del respiro, un braccialetto simile ad un in continuo, per lunghi periodi di tempo e in maniera estremaorologio da polso, ideato da un team tutto italiano, che mente accurata tutti i parametri clinici di interesse. Il bracciapotrà rivoluzionare la vita dei tanti pazienti con patologie carletto rileva anche la frequenza respiratoria e il movimento, ma diopolmonari, dallo scompenso cardiaco alla broncopneumoè in grado di registrare e monitorare qualsiasi segnale vitale dei patia cronica-ostruttiva. Leggero e senza fili, l’holter del respipazienti, non limitandosi alle registrazioni cardio-respiratorie: ro potrà, per la prima volta, contare i respiri, anziché i nostri grazie alla sua struttura, l’utilizzo può essere esteso a pazienti affetti da qualsiasi tipo di malattia». passi e potrà essere indossato per 24 ore di seguito. Il nuovo strumento, presentato in anteprima mondiale durante il XIX Quali vantaggi porterebbe? Innanzitutto la riduzione degli Congresso Nazionale della Società Italiana errori delle gestione della malattia, in una di Pneumologia (Sip), è già brevettato ed è accelerazione della diagnosi terapeutica e, È stato presentato al in fase di registrazione in Europa. Verrà tedi conseguenza, una diminuzione dei costi stato su una serie di pazienti in uno studio XIX congresso nazionale dell’assistenza. Il device andrebbe a colmasperimentale il cui inizio è previsto per la re un vuoto perché attualmente si possono della Società Italiana fine dell’anno e dovrebbe essere disponibile effettuare solo indagini puntuali. nel nostro Paese a partire dalla primavera «Il nuovo device nasce dalla consapedi Pneumologia del 2019. volezza che la popolazione è sempre più L’“holter del respiro” è stato ideato e anziana e quindi sempre più affetta da pamesso a punto da un team di pneumologi italiani composto da tologie cardiopolmonari acute e croniche che richiedono un atFernando De Benedetto, direttore scientifico della Fondazione tento monitoraggio. I dati registrati nella vita reale sono, infatti, italiana Salute Ambiente e Respiro (Fisar); Claudio Maria Sanancora più utili - spiega Palange, responsabile del primo studio guinetti, presidente Fisar; Stefano Nardini, presidente Sip e Paclinico in partenza - di quelli “spot” che possiamo rilevare da un olo Palange, direttore della Pneumologia Università “Sapienza” test condotto in ambulatorio: un apparecchio elettromedicale di Roma, per dare modo ai medici di seguire nella vita di tutti come questo può perciò fare la differenza per la valutazione i giorni la funzionalità respiratoria dei pazienti con uno strucorretta dei pazienti con un’insufficienza respiratoria indotta da qualsiasi causa. Consente anche di far emergere episodi di calo mento in grado di tracciare con precisione e nell’arco delle 24 dell’ossigeno nel sangue da sforzo o nel sonno che altrimenti ore l’andamento dell’ossigenazione. Se confermato dagli studi clinici in atto, siamo vicini dal dire addio ai tradizionali esami non sarebbero rilevabili e definendone la gravità, per aiutare come il test del cammino che rileva l’ossigeno nel sangue solo in quindi a identificare le strategie terapeutiche più corrette».
di Anna Capasso
R
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
51
AMBIENTE
L
o stato di salute delle api, il posto in cui hanno vissuto mentre cercavano nettare e melata, gli organismi con cui sono entrate in contatto e quelli che hanno danneggiato l’alveare. Ma anche l’origine delle proprietà benefiche del miele e persino un sistema per evitare le frodi commerciali. Un intero ecosistema racchiuso in una goccia che, opportunamente analizzata, può raccontare non solo la propria storia ma anche quella dell’ambiente in cui è stato prodotto. Il “mondo nascosto” è quello scoperto da una equipe di ricercatori dell’Università di Bologna, che grazie a un innovativo metodo di analisi del Dna sono riusciti a isolare le tracce degli organismi tracciando così una storia precisa del miele, dal fiore all’alveare, e a ricostruire l’ambiente naturale in cui è nato. La chiave è nel comportamento delle api per la produzione del miele: nel loro lavoro di esplorazione nell’ambiente circostante all’alveare, alla ricerca di nettare o melata dai fiori o dalle piante, finiscono per catturare anche tracce di molti altri organismi, che vengono così “inglobate” nel miele; per questo motivo, il Dna contenuto nel miele viene considerato “Dna ambientale”, ovvero comprende tracce dei vari organismi che, più o meno direttamente, entrano a far parte dell’opera di produzione e nella vita delle api. Il lavoro dei ricercatori è stato pubblicato sulla rivista Plus One col titolo “Shotgun metagenomics of honey DNA: Evaluation of a methodological approach to describe a multi-kingdom honey bee derived environmental DNA signature”. Lo studio è realizzato dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, coordinato dal Luca Fontanesi, professore ordinario, attivo nel settore della genomica applicata all’apicoltura e alle specie di interesse zootecnico. Gli autori sono Sa-
52 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
IN UNA GOCCIA DI MIELE LA FOTOGRAFIA DI UN ECOSISTEMA L’Università di Bologna ne ha analizzato il Dna, in cui si legge lo stato di salute dell’ambiente in cui è stato prodotto
muele Bovo, Anisa Ribani, Valerio Joe Ut- biamo messo a punto un sistema di analisi zeri, Giuseppina Schiavo e Luca Fontanesi che comprende una metodologia bioinfordel Dipartimento di Scienze e Tecnologie matica costruita ad hoc per attribuire ai Agro-alimentari dell’Università di Bologna, rispettivi organismi le centinaia di migliaia in collaborazione con Francesca Bertolini di sequenze ottenute dall’analisi. In questo della Technical Unimodo siamo stati in versity of Denmark. grado di tradurre le La chiave è nel Il team ha utilizzato informazioni presenuna tecnica di analisi comportamento delle api ti nelle sequenze di bioinformatica coDNA attribuendole di che esplorano struita ad hoc, basato volta in volta alle sinsu tecnologie di next gole specie di apparl’ambiente circostante generation sequentenenza». cing, che permettono Nel corso deldi ricavare contemporaneamente, in pa- la loro analisi i ricercatori hanno trovato rallelo, la sequenza genetica di milioni di tracce derivanti dal polline dei fiori e quelframmenti di Dna. le lasciate dalle api che hanno raccolto il «Per il nostro studio – spiega ad UniBo nettare, ma anche frammenti riconducibili Magazine il ricercatore Samuele Bovo – ab- alla varroia, parassita che vive all’interno
AMBIENTE
Lo studio del Dna ambientale
I
© Valentina Proskurina/www.shutterstock.com
delle colonie, e di funghi, batteri e virus rus, non ancora ben studiato, che colpisce che possono causare malattie delle piante le api». o delle api. Le informazioni raccolte posLa scoperta è utile anche per riscontrare sono rivelarsi utili per ricostruire la storia la presenza di microrganismi dannosi. «L’adel miele, ma anche per tracciare una fo- nalisi del Dna ambientale – aggiunge Fontografia dello stato di tanesi – ci permette salute della colonia di monitorare la loro Il team ha utilizzato di api in cui è stato presenza e diffusione, prodotto. con risvolti importanti la tecnica di analisi «Le tracce di per i sistemi di sorvebioinformatica DNA appartenenti a glianza fitosanitaria e parassiti e patogeni di valutazione epidedi nuova generazione delle api – spiega il miologica delle malatprofessor Fontanesi tie delle piante». ad UniBo Magazine – sono molto importanDa questo studio si potrebbe capire ti per valutare lo stato sanitario degli apiari. di più anche sulle proprietà benefiche del Una notevole percentuale delle sequenze miele e sulla loro origine. «Alcuni microrche abbiamo individuato, ad esempio, è ganismi che lasciano tracce nel miele constata inaspettatamente assegnata ad un vi- tribuiscono alla formazione delle sue carat-
l Dna ambientale, costituito da tracce lasciate in acqua da qualunque organismo vi sia passato, si è rivelato un prezioso alleato nello studio delle biodiversità, capace di fornire indicazioni sia sullo stato di “salute” di un habitat. Il metodo è stato descritto per la prima volta nel 2016 da ricercatori dell’università di Zurigo, mentre i colleghi della Rockefeller University di New York, coordinati da Mark Stoeckle, sono stati i primi a sperimentare il sistema per monitorare la fauna acquatica- Hanno esaminato le tracce rinvenute nei fiumi Hudson ed East River per sei mesi e i risultati hanno descritto i movimenti stagionali dei pesci, con un impatto pari a zero rispetto alle precedenti analisi fatte con le reti a strascico.
teristiche organolettiche e alle proprietà curative che vengono attribuite a questo alimento - spiega ancora Fontanesi - alcuni lieviti di cui abbiamo trovato traccia nel miele analizzato, ad esempio, sono considerati produttori naturali di sostanze ad effetto antibiotico». Infine, avere tra le mani questi elementi mette anche al riparo da truffe: una “carta di identità” del miele rende identificabile anche il posto in cui è stato prodotto. «Le tante tracce di DNA che abbiamo trovato possono essere lette e analizzate per scopi diversi - conclude Fontanesi - quelle delle piante, ad esempio, ci permettono di definire l’origine botanica del miele e quindi anche la sua origine geografica: un modo per certificarne la provenienza ed evitare possibili frodi». (N. F.). Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
53
AMBIENTE © Anaglic/www.shutterstock.com
Palazzo dell’Onu, New York.
È
tutto in mano alla generazione di dall’altra sono usciti allo scoperto tutti i mezzo, ancora troppo restia ad at- contrasti relativi a un dossier fondamentuare politiche concrete per dire tale: è quello dell’Ipcc, Intergovernmenaddio ai combustibili fossili. Due tal Panel on Climate Change delle Nazioni volti, su tutti, sono quelli che hanno riba- unite, redatto da centinaia di scienziati, dito l’allarme sui cambiamenti climatici che avverte come l’aumento delle temcon parole fortissime davanti alla platea perature ai tassi attuali di produzione indel Cop 24 a Katowice in Polonia: quello dustriale nel mondo sarà inevitabile sino di un 92enne e di una 15enne. a toccare livelli ben più preoccupanti di Il famoso naturalista britannico sir quello che si credeva. David Attenborough è stato chiarissimo: Di fatto il report sostiene che sia «Il tempo stringe, agite subito. La conti- inevitabile un aumento medio della temnuazione della nostre civiltà e del mondo peratura globale di almeno 1,5°C sui lidipende dalle vostre velli preindustriali e mani». La piccola questo avverrà nei svedese Greta Thun- Il documento Ipcc segnala prossimi 12 anni. berg, 15 anni e da un inevitabile aumento Per riuscire a sconmesi in sciopero dalgiurare ciò che sta la scuola per sensibi- delle temperature di 1,5°C già avvenendo e stalizzare il Pianeta sunei prossimi dodici anni re entro i 3°C di augli effetti del global mento complessivo warming, è ancora sarà dunque imprepiù drastica: «Se avrò dei bambini proba- scindibile tagliare le emissioni di anidride bilmente un giorno mi faranno domande carbonica almeno del 45 per cento entro su di voi. Forse mi chiederanno come mai il 2020. non avete fatto niente quando era ancora Se questo non avverrà, avvertono il tempo di agire». dall’Ipcc, la temperatura media aumenIn mezzo ci sono loro, i politici di 196 terà oltre i 2°C. Un tale innalzamento, paesi del mondo, che per quasi due setti- tra ghiacciai che stanno scomparendo, mane a Katowice si sono riuniti nel ten- oceani sempre più acidificati e condiziotativo di sottoscrivere gli impegni presi al ni meteorologiche sempre più instabili Cop21 di Parigi per porterà a eventi cliporre freno alla velomatici estremi conSarà imprescindibile un dannando milioni di cissima avanzata del surriscaldamento taglio delle emissioni di persone, soprattutto globale: sono scesi nei paesi più povea compromessi, ma anidride carbonica del 45 ri, a trasformarsi in con pochissime derifugiati climatici. per cento entro il 2020 cisioni fondamentali Centinaia di specie sulla decarbonizzaandranno perse per zione. sempre, cambieranno le coltivazioni, auSe da una parte sono state decise menterà il numero di morti per smog ed misure comuni con cui misurare le emis- eventi climatici. In sostanza: lasceremo sioni di Co2 e contrastare l’avanzata del alle nuove generazioni un mondo sempre cambiamento climatico nei singoli paesi, più difficile in cui vivere.
54 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
© Hayk_Shalunts/www.shutterstock.com
Il motivo dello scontro è che non tutti i Paesi presenti accettano i dati presentati dall’Ipcc. In particolare, a cavalcare la battaglia degli scettici, ci sono gli Stati Uniti del “negazionista” Donald Trump e grandi potenze economiche come Arabia Saudita, Kuwait e Russia alle quali il concetto di “decarbonizzazione” non sembra proprio andare giù. I paesi produttori di petrolio infatti non hanno accettato le conclusioni del rapporto e la conferenza è stata costretta a riconoscere l’“importanza dello studio” senza però riconoscerne globalmente le conclusioni. Tradotto: il percorso per abbandonare i combustibili fossili nella prossima dozzina di anni andrà a rilento senza l'impegno fattivo dei grandi produttori. Se da una parte sono state prese decisioni positive, come la creazione di posti di lavoro orientati alla battaglia contro il global warming e l’interesse di salvaguardare i paesi più deboli stretti dalla morsa del surriscaldamento, in termini
AMBIENTE
IL PASSO LENTO DEL CAMBIAMENTO
Alla conferenza Onu sul climate change poche decisioni sulla decarbonizzazione concreti relativi a impegni per arginare le drammatiche conclusioni del rapporto Ipcc è stato fatto troppo poco, ricordano diversi osservatori internazionali. Ad esempio l’Europa si pensava potesse rivedere il suo obiettivo di riduzione delle emissioni, fissato al 40 per cento entro il 2030 (l’Ipcc chiedeva il 45 per cento) ma sembra che di fatto, con le politiche dei vari paesi in corso, al massimo si arriverà al 32 per cento. Nonostante siano stati presi accordi per continuare sugli impegni presi a Parigi questa Cop24, per diverse associazioni ambientaliste come ad esempio Greenpeace, «si è conclusa senza nessun chiaro impegno a migliorare le azioni da intraprendere contro i cambiamenti climatici». Eppure i segnali sugli effetti che il global warming avrà sulle nostre vite sono sempre più evidenti. Non solo l’innalzamento delle temperature (ad esempio per il Cnr il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1800 ad oggi per l’Italia) ma anche, secondo una ricerca pubblicata su “Na-
ture Climate Change”, altri 467 “modi” su cui impatterà sugli esseri umani, dagli incendi alle malattie per smog fino al boom delle allergie nei bambini. Ma mentre la “generazione di mezzo” garantisce ancora pochi progressi per la lotta concreta al surriscaldamento dall'alto e dal basso un’onda si sta muovendo. Dalle parole del novantenne Attenborough, che insieme a una fronda di naturalisti, biologi e divulgatori scientifici preme per azioni concrete, sino ai giovanissimi come Greta. Sull’esempio della quindicenne in tutto il mondo, dall’Australia sino alle marce di Bruxelles, i giovani stanno iniziando a protestare per avere un futuro migliore. Con loro movimenti, come il Sunrise Movement negli Stati Uniti o l’Extinction Rebellion di disobbedienza civile, stanno provando a far aprire gli occhi ai potenti in cerca di una speranza per un cambiamento concreto. Ma la strada da percorrere, senza un impegno planentario, appare davvero ancora troppo lunga. (G. T.).
L’Organizzazione delle Nazioni Unite
È
un’organizzazione intergovernativa a carattere internazionale con sede a New York. Nata il 24 ottobre 1945, vi aderiscono 193 Stati del mondo sul totale dei 196 riconosciuti sovrani. Fu fondata con una conferenza internazionale apertasi il 25 aprile 1945 a San Francisco e conclusasi il 26 giugno con la firma dello Statuto delle Nazioni Unite da parte di 50 Stati. La prima sede fu a San Francisco. Lo Statuto entrò in vigore il 24 ottobre, dopo la ratifica da parte dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e della maggioranza degli altri Stati firmatari, così l’effettiva nascita.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
55
© kacha somti/www.shutterstock.com
AMBIENTE
V
ai a capire le piante. Alcune rinunciano all’indipendenza pur di sbarazzarsi della fotosintesi, quando si dice campare d’aria come una modella a dieta o a spese altrui più del campione di “giovani adulti” della Slovacchia. La soluzione è sempre il parassitismo con scrocco del nutrimento da altri esemplari di flora o arrangiarsi con le sostanze di seconda mano in decomposizione: le piante saprofitiche è come se andassero al supermercato ad acquistare i prodotti in giacenza sull’orlo di una crisi di scadenza. C’è poi chi è sadica per natura al punto da consumare insetti, certo non senza conseguenze sulla digestione, è il caso delle piante carnivore. Almeno alcune hanno un cuore, ossia una sorta di battito dato dalle pulsazioni della linfa che porta ad avere forma e posizione delle fronde sincronizzate in ogni parte della pianta. D’altronde la flora può essere sensibile, quasi sensitiva, al punto da avere orecchio musicale per le sorgenti d’acqua. Sono rabdomanti e sanno scovare sorgenti: alcune piante di pisello, con le radici separate in vari microtubi, hanno dimostrato di saper distinguere lo scroscio dell’acqua che scorreva in un lavandino dalla registrazione del medesimo suono. Difficile ingannarle. Hanno le idee chiare e sono anche schizzinose: disdegnano le sorgenti umane tipo un lavabo per preferire quelle naturali. Volpi pur essendo flora. Le radici hanno riconosciuto l’originale e si sono dirette verso di esso. Hanno quindi fiuto e istinto alla pari di un broker di Wall Street: le piante sfruttano le vibrazioni sonore per prendere decisioni. Inizialmente, le radici si orientano in base alla provenienza del suono dell’acqua. Solo in un secondo momento, trovano il punto preciso da cui “bere” analizzando l’umidità del suolo. Questo spiega anche come mai le radici si muovano ver-
56 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
so i tubi dell’acqua anche quando questi titudine. Un record da attribuire al riscalsono sigillati e l’umidità non passa. Se damento globale che le mette in fuga, orsmarriamo il cammino è il caso di affidar- mai immigrate anche loro senza bisogno ci a loro a questo punto: bussole naturali di permessi e capaci di adattarsi in zone per uscire dall’aridità anche interiore. Allo impervie: i semi hanno attecchito in un’astesso tempo, le piante possono risentire rea libera dai ghiacci. dell’inquinamento acustico, che potrebbe Queste piante hanno bisogno di almerendere più difficile no 40 giorni all’anno la localizzazione di di suolo non ghiacStudi sostengono che la ciato per attecchire, nutrienti. Così alcuni scienflora possa essere molto e il ritiro dei ghiacciai fa sì che se ne troviziati le hanno trattate sensibile, riuscendo a no sempre di più ad come cavalle pazze e sedate con etere diescovare sorgenti d’acqua alta quota. Il timore è che l’arrivismo sia tilico: una mimosa dato dalle alte temnormalmente molto agitata anche se solleticata è rimasta fer- perature, del resto si sa che il ribollir dei ma per ben 7 ore così come la Dionaea che pini, se Carducci non ce ne vuole, è sins’è fatta scappare le prede tanto era ipno- tomo di frenesia e l’aumento delle temtizzata. Altro che non si muove una foglia. perature spinge sempre più verso l’alto le E insomma sembrerebbero tutt’altro che regioni di crescita dei vegetali. Insomma prevedibili le amiche verdi, ma non d’in- le piante non smettono di stupirci, ma ora vidia e anche arriviste: le piante cuscino una formula matematica le ha stanate: o altre piante dotate di vasi ad esempio sono prevedibili più dei monsoni nel Golfo tentano la scalata fino a 6mila metri d’al- del Bengala. Per buona pace di vegani e
AMBIENTE
L’EQUAZIONE DELLE PIANTE CHE VANNO A MATEMATICA
Le ricerche dimostrano come queste sfuttino le vibrazioni sonore per prendere decisioni
vegetariani le piante sono organismi più zione di nutrienti alla fotosintesi, dal consumo delle risorse alla loro ridistribuzione. vitali di quel che si crede. Quando si sentono in pericolo, posso- Il modello è stato convalidato osservando no utilizzare armi chimiche per difender- la crescita di una pianta e per la prima volsi. E si adattano all’ambiente sviluppando ta si ha una descrizione completa di come modi di vivere e crescere e pianificando le le diverse parti della flora dialoghino e risorse da utilizzare. E proprio gli scienzia- prendano decisioni collettive. ti italiani hanno prePer quanto piandisposto un modello te e alberi siano preLa vegetazione si adatta senti nella nostra vita matematico che può prevedere le decisioquotidiana, sembra all’ambiente. Vive e dunque che non le ni della flora. I ricercrescere pianificando le conosciamo abbacatori del Gran Sasso stanza, almeno fino Science Institute e risorse da utilizzare ad ora, e sono più dell’Istituto italiano complessi di quanto di Tecnologia avevano già capito come le radici di una stessa siamo abituati a pensare anche se su quepianta comunicano fra loro per bilanciare sti antichi abitanti del Pianeta resta ancole sostanze nutritive all’interno della pian- ra molto da scoprire. Sopravvissute zitte ta stessa. Ora hanno realizzato un sistema zitte anche ai dinosauri rivelano sempre di equazioni che descrive le comunicazio- di più un mondo misterioso e chissà che un giorno non si sveglino anche i Giardini ni dell’intero sistema-pianta. Il modello matematico è il più ampio Perduti di Heligan, in Cornovaglia, dove mai sviluppato e prende in considerazione strani personaggi rivestiti di “verde” affiol’intera sequenza di processi: dall’acquisi- rano dal terreno. (F. C.).
Un modello scientifico
A
ltro che E=mc2 e vasi comunicanti aristoteliani. Le piante hanno ragioni che la ragione ora comprende sì, ma più complesse di un adolescente. Insomma steli e foglie sono proporzionali alla massa delle radici. Quando si dice base per altezza: è importante seminare bene per raccogliere, ancorarsi al suolo in barba alla sedentarietà. I ricercatori della Cornell University (New York) e University of Arizona, hanno condotto uno studio per due anni su varie piante, dalle querce giganti ai minuti fiorellini di crescione, intercettando la legge cosmica che sovrasta il mondo arboreo: una relazione matematica universale che lega la parte aerea di ogni pianta al suo apparato radicale. La testa è ai piedi per intenderci. Oggi grazie al modello matematico dei due scienziati Niklas ed Enquist, è possibile ottenere una stima ragionevole della biomassa sotterranea ossia “cosa c’è sotto”... terra, semplicemente osservando la vegetazione superficiale. Che non si dica più che l’apparenza inganna. Ma cosa farsene dello studio? È il meteo ad avere bisogno di queste stime: avranno potenziali applicazioni nel campo delle previsioni climatiche planetarie. Calcolando la biomassa sotterranea i ricercatori potranno valutare la quantità di carbonio “acciuffato” dalle piante. E le previsioni sulla biomassa totale delle piante da seme sono virtualmente applicabili a qualsiasi tipo di ecosistema terrestre.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
57
AMBIENTE
LE TARTARUGHE IN UN MARE DI PLASTICA
Una ricerca scova microplastiche in oltre cento rettili marini recuperati in tre diversi oceani di Giacomo Talignani
e cotton fioc decisi in anticipo rispetto ad altre decine di Paesi, grazie ai quali si stanno riducendo sensibilmente i conello stomaco, in bocca, intorno al sumi in nome di una battaglia diventata collo. Dall’Indonesia ai mari carai- ormai di portata globale. Ad oggi, dopo bici, dal nostro Mediterraneo sino il cambiamento climatico, è infatti la seall’Atlantico: non c’è tartaruga conda maggior urgenza per gli ambientamarina al riparo dal problema dell’inqui- listi del Pianeta. namento da plastica. Una nuova ricerca Ma mentre si continuano a sperimendell’Università di Exeter e del laboratorio tare tecniche per recuperare la plastica marino di Plymouth ha esaminato oltre dagli oceani e soprattutto evitare che cento tartarughe di sette diverse specie ogni anno fra gli 8 e i 13 milioni di tonin tre diversi mari: in nellate di plastica tutti gli animali sono finiscano in mare, state trovate tracce Per ridurre l’inquinamento le creature marine di microplastiche. continuano a lottada plastiche, dal 2021 Il problema re quotidianamente dell’inquinamento l’Europa bandirà cannucce per la loro vita, cercando di contrastada plastica, matee stoviglie monouso re i danni creati da riale durevole e che questo materiale. può rimanere nelle Come albatros e capodogli, le tartaacque per secoli prima di degradarsi (a una semplice bottiglietta servono 450 rughe sono fra le vittime più note da inanni) è ormai noto: tanto che l’Europa quinamento da plastica: la ingeriscono, si dal 2021 metterà al bando i monouso attorcigliano intorno a lacci o corde, finicome stoviglie o cannucce. Tra i paesi scono nei resti delle reti da pesca, restadell’Ue, l’Italia è addirittura all’avanguar- no soffocate da grandi pezzi composti da dia nel plastic-free con divieti a sacchetti polimeri. Immagini che giungono da tutto
N
58 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
il mondo, ogni giorno, mostrano carcasse dei rettili recuperate sulle spiagge: le autopsie ci raccontano spesso che la causa di morte sono pezzi di plastica ingeriti e che vanno ad ostruire gli organi. Avviene anche in Italia, spesso tra la Calabria la Sicilia e la Puglia dove nidificano: i centri di recupero sono costretti, soprattutto d’estate, a esaminare i corpi di decine di tartarughe - anche le rare liuto - uccise proprio dalla plastica. La nuova ricerca, pubblicata su Global Change Biology, racconta come in ognuna delle 102 tartarughe esaminate ci fossero tracce di plastica: più di 800 particelle sintetiche sono state ritrovate negli animali e, dato che veniva analizzata solo una piccola parte dell’intestino, i ricercatori stimano che il numero di particelle fosse di almeno venti volte maggiore. È stato trovato ogni tipo di detrito: da pezzi di reti a residui di elastici, palloncini, contenitori alimentari. «La grande presenza di particelle e fibre sottolinea la gravità della situazione negli oceani e il nostro bisogno di procedere con un’azione ferma e decisa sull’uso improprio delle materie plasti-
AMBIENTE
Le direttive del Ministero dell’Ambiente
I
l Ministero dell’Ambiente ha adottato, © Thitisan/www.shutterstock.com in questi mesi, una serie di misure finalizzate ad abolire l’uso della plastica monouso. Tra queste l’eliminazione dai distributori delle bottiglie di plastica; l’installazione degli erogatori di acqua naturale o frizzante, anche refrigerata; la distribuzione gratuita ai dipendenti di borracce in alluminio riciclato da parte del Consorzio Cial, per consumare l’acqua alla scrivania; la sostituzione nei distributori di bevande calde dei bicchieri di plastica con quelli di carta, e delle paline di plastica per girare il caffè con quelle di legno; la proposta ai dipendenti di percorsi virtuosi per diventare sempre più plastic free; la promozione di campagne di sensibilizzazione per i cittadini e di corsi di aggiornamento professionale per gli operatori della comunicazione; l’eliminazione dei prodotti monouso nell’asilo nido del Ministero. A partire dal I° ottobre scorso, inoltre, i distributori di bibite e alimenti non offrono più prodotti confezionati con plastiche monouso, fatta eccezione per alcuni alimenti in forza delle disposizioni di legge in materia di confezionamento dei prodotti alimentari. Il Ministero ha inoltre avviato una campagna di sensibilizzazione verso aziende ed enti della Pubblica amministrazione che vogliano diventare plastic free, invitandoli a elaborare iniziative di riduzione della plastica monouso come quelle messe in atto dal Ministero dell’Ambiente, dandone comunicazione all’indirizzo plasticfree@minambiente.it.
© Maui Topical Images/www.shutterstock.com
che» spiega l’autore dello studio Bren- la plastica è proprio la diffusione di «aldan Godley dell’Università di Exeter. La tre tossine chimiche attraverso la catena maggior parte degli animali sottoposti ad alimentare». Tra l’altro uno dei più alti tassi di conautopsia provenivano dalle coste australiane ed erano morti per cause varie, dal taminazione in tal senso è stato risconsoffocamento a catture accidentali dei trato proprio nel Mediterraneo, anche se serviranno indagini più approfondite per pescatori. Per il Greenpeace Research «le mi- tracciare la portata del fenomeno. Panacce alle tartarughe di reti e attrezza- rallelamente anche in Italia, ad esempio tura da pesca e morte da soffocamento nella zona dell’Adriatico, sono in corso per pezzi di plastica sono ben note, ma studi proprio per comprendere la pericoil fatto che ogni tartaruga studiata nella losità dei contaminanti trasportati dalle ricerca in tre diversi plastiche, tra i quali oceani contenesse ad esempio metalli L’Italia è all’avanguardia pesanti. tracce di microplastiche ci rivela una Fenomeni che nella plastic-free, ulteriore dimensione fanno davvero paura con divieti a sacchetti del problema dell’inper il futuro dei noquinamento delle stri mari dato che le e a cotton fioc tartarughe, in cui la materie plastiche». plastica è oggi preI ricercatori, ora impegnati a capire i motivi dell’ingestio- sente al 100 per cento, sono solo uno dei ne di plastica e le varie possibili cause di tanti animali “sentinella” che ci racconmorte, sottolineano che la pericolosità tano un problema sempre più difficile da delle plastiche va oltre: è infatti anche contrastare. Oltre alla morsa della plastica, inoltre legata al fatto che possano “trasportare contaminanti e virus”. Secondo i biologi a minacciare questi straordinari animali una delle possibili minacce nascoste del- del mare ci sono gli effetti del cambia-
mento climatico. L’acidificazione degli oceani e l’innalzamento della temperatura delle acque stanno causando gravi danni alle tartarughe: tra questi, anche conseguenze drammatiche in termini di riproduzione. In un altro recente studio pubblicato su Global Change Biology viene infatti descritto come per esempio la tartaruga verde rischi di rimanere quasi del tutto priva di esemplari maschi entro il 2100. La temperatura gioca infatti un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’embrione e, a seconda che sia freddo o caldo, può determinare lo sviluppo dei sessi. Ad oggi c’è una leggera prevalenza di esemplari femminili (52 per cento) ma secondo modelli previsionali basati sui dati raccolti nei siti di nidificazione delle tartarughe in Guinea-Bissau entro fine secolo, se non si riuscirà ad arginare l’innalzamento delle temperature globali, i neonati di sesso femminile saranno fra il 76 e il 93 per cento. Cifre che inizialmente potrebbero portare a un aumento generale degli esemplari ma, sul lungo periodo, vedrebbero la popolazione maschile condannata a livelli critici. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
59
MATERA 2019
MATERA 2019. ELOGIO DELLA CULTURA ITALIANA Anche l’Ordine dei Biologi sarà presente nei Sassi
© Digital Lighthouse
di Pietro Sapia*
È
iniziata l’avventura di Matera capitale europea della cultura per il 2019. La cerimonia di apertura dello scorso 19 gennaio ha visto la partecipazione delle più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (di cui riportiamo l’intervento integrale nella pagina accanto), il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, il ministro per i Beni Culturali, Alberto Bonisoli e il sottosegretario allo stesso dicastero, Lucia Borgonzoni. Meritano una citazione anche il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri, il presidente e il direttore generale della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Salvatore Adduce e Paolo Verri. La citta dei Sassi si è mostrata in tutto il suo splendore in diretta televisiva nazionale su Rai 1. Nella luminosa Cava del Sole si sono esibite 14 bande musicali, sette italiane e sette europee. Sul far della sera sono state spente le luci nel rione del Sasso Caveoso per dare visibilità al cielo stellato e sono stati accesi innumerevoli lumini. Open Future è e sarà il tema portante del “mandato” materano come capita-
60 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
La città lucana sarà un hub per le sperimentazioni culturali con cui “contagiare” il Mezzogiorno le. Una serie di mostre si alterneranno in città, oltre a innumerevoli eventi culturali che daranno accoglienza a un flusso turistico stimato in un milione di persone in dodici mesi. Le istituzioni e la Fondazione hanno fatto un ottimo lavoro, dimostrando che se un’iniziativa importante viene insediata al Sud, anche qui, come nel resto dell’Italia, emergono le migliori energie per magnificarne l’esperienza. Quest’anno servirà certamente a ravvivare l’offerta culturale di Matera, ma soprattutto a conferirle un rango di meta imprescindibile nei percorsi turistici che attraversano la Penisola. Matera non è solo incantevole e non è solo stata riconosciuta come patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco. Matera è anche un laboratorio di idee sui temi che la Fondazione si è data: futuro remoto, continuità e rotture, riflessioni e connessioni, utopie e distopie, radici e percorsi.
Al di là del cartellone di eventi che animerà la città e la Basilicata, è chiaro che durante e dopo il 2019 Matera rappresenterà un hub fondamentale per le sperimentazioni culturali attraverso cui “contagiare” il Mezzogiorno. Accadrà anche l’inverso. La vicina Puglia potrà trasmettere il suo pragmatismo imprenditoriale a una terrà storicamente (e per numerose ragioni socio-economiche) meno vivace come la Lucania. Così dagli altri territori meridionali: si pensi al contributo di storia e arte della Campania, alle tradizioni calabresi o alla eterogenea e antica cultura siciliana. L’Ordine Nazionale dei Biologi vuole dare il suo contributo e organizzerà nel mese di marzo un convegno a Matera, nella suggestiva Casa Cava, dove si discuterà di biotutela dei beni culturali. La categoria sta prendendo progressivamente coscienza delle possibilità professionali di settore e ritrovarci nella capitale della cultura europea servirà a dare vigore alle prospettive di crescita in questo ambito. * Consigliere tesoriere dell’ONB e delegato nazionale alla Biotutela dei Beni culturali.
MATERA 2019
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di inaugurazione di Matera capitale europea della cultura per il 2019
Q
uesto è un giorno importante per Matera, per l’Italia. Per l’Europa, che dimostra di saper riconoscere e valorizzare le sue culture. Giorno di orgoglio per i materani, per la Basilicata; e per i tanti che hanno contribuito a progettare, a rendere vincente, a inverare qui la “Capitale della cultura europea 2019”. Giorno di orgoglio per l’Italia che vede una delle sue eccellenze all’attenzione dell’intero Continente. La cultura costituisce il tessuto connettivo della civiltà europea. Non cultura di pochi, non cultura che marca diseguaglianza dei saperi - e dunque delle opportunità ma cultura che include, che genera solidarietà; e che muove dai luoghi, dalle radici storiche. L’idea stessa di Europa si fonda, in misura fondamentale, sul valore riconosciuto alla cultura delle sue genti. Le scoperte scientifiche, la poesia, il pensiero filosofico, la vivacità letteraria, le arti, l’urbanistica hanno dato origine a modelli di vita. Pur nelle sue specifiche e importanti diversità, il nostro Continente è stato capace di dare al mondo un grande patrimonio condiviso di civiltà e di risorse, tanto da far risultare nella storia – e tuttora - indispensabile il suo contributo protagonista per il futuro stesso della intera comunità umana. Matera è un esempio di quanto l’Europa debba alla preziosa originalità di luoghi così straordinari e ricchi di fascino. Di quanto la fatica e il genio di una comunità siano riusciti a produrre, e si coglie anche il legame con un cammino più grande, quello dei popoli europei,
Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.
orientato da valori comuni; da una cultura che è sempre più feconda e che ha consentito a tutti noi europei di compiere passi decisivi verso la libertà, la pace, il benessere. La città dei Sassi - che, nell’immediato dopoguerra, teneva insieme la sua struggente bellezza e condizioni di estrema povertà - la stessa Matera è la realtà che l’Italia offre, oggi, all’Europa per mostrare come la propria storia, anche la più antica, possa aiutarci ad aprire le porte di un domani migliore. Matera – già definita dall’Unesco patrimonio dell’umanità - sarà per quest’anno immagine dell’Europa, perché ha dimostrato di saper ripensare le sue origini, di dar loro nuovo valore. Dal programma di Matera, dalle sue iniziative, dall’ospitalità che darà ai tanti concittadini europei che la visiteranno, dal confronto che riuscirà ad animare, verrà una spinta allo sviluppo, una iniezione di futuro. Con Matera festeggiamo, oggi, anche Plovdiv, la città della Bul-
garia che condivide questo ambìto primato nel 2019. Come è scritto nell’Agenda europea per la cultura, il proposito è quello di “sfruttare il potere della cultura per la coesione sociale e il benessere”. In linea con questa indicazione, abbiamo il dovere di “sostenere la creatività”, le “relazioni culturali internazionali” e di investire sul potenziamento di quella rete di conoscenza e di formazione, di innovazione e di lavoro, che sola può offrire al Continente un destino all’altezza dell’attesa dei i suoi popoli. A cominciare dalle generazioni più giovani, che meglio di altri sanno come il profilo europeo sia essenziale alla loro identità. Essere europei è, oggi, parte ineliminabile delle nostre stesse identità nazionali. Nel giorno atteso di inaugurazione del suo ruolo di Capitale europea della cultura, questo è lo sguardo verso il futuro che volgiamo da Matera. Questa Città è anche un simbolo del Mezzogiorno italiano che vuole innovare e crescere, sanando fratture e sollecitando iniziative. Matera è simbolo anche dei vari Sud d’Europa, così importanti per il Continente, perché nel Mediterraneo si giocheranno partite decisive per il suo destino e per quello del pianeta. Grazie alla gente di Matera: saprete onorare il nostro Paese, esprimendo il meglio del vostro valore, della vostra intelligenza, della vostra umanità. Auguri! Matera, 19 gennaio 2019
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
61
SPORT
L’IDRATAZIONE NEL CALCIATORE
Consigli e raccomandazioni per una buona prestazione sportiva
di Natale Gentile*
L’
acqua è un nutriente “sui generis” perché, pur non apportando calorie, è fonte di micronutrienti ed è indispensabile per la vita. Essa assume particolare importanza per uno sportivo o un atleta, in quanto l’idratazione corporea influisce direttamente sulla performance sportiva. La sudorazione rappresenta il modo principale per disperdere l’aumento di temperatura corporea indotta dall’esercizio; pertanto la sudorazione conduce a una disidratazione dei liquidi corporei e a una riduzione della capacità termodispersiva. Già una riduzione del peso corporeo per disidratazione pari al 2 per cento si traduce in uno scadimento della perfor* Biologo nutrizionista, specialista in Biochimica Clinica, consulente settore nutrizione area di Performance FIGC, responsabile nutrizione e supplementazione Nazionale A femminile.
62 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
mance sportiva. A livelli di disidratazione maggiore corrispondono alterazioni fisiologiche sempre più marcate (diminuzione della capacità di lavoro muscolare, insorgenza di crampi muscolari, disturbi gastrointestinali, alterazione della termoregolazione). A una disidratazione pari al 2,5 per cento del peso corporeo corrisponde un aumento della percezione dello sforzo (RPE) secondo la scala di Borg e una diminuzione di specifiche skills del calciatore (sprint, dribbling, decision making index). Particolare attenzione va posta anche all’idratazione dei soggetti in età evolutiva che frequentino le scuole calcio: i bambini hanno una termoregolazione meno efficiente degli adulti e sono più soggetti a perdita di acqua rispetto agli adulti perché hanno un maggiore rapporto tra superficie/massa corporea. Inoltre varie evidenze presenti in letteratura ci suggeriscono che i bambini già prima dell’attività sportiva pomeridiana si recano a scuola in uno stato di deficit d’idratazione. Poche evidenze, invece, ci sono per il calcio femminile, ma
quelle disponibili ci inducono a pensare che anche le calciatrici soffrano di disidratazione pur mostrando un minore tasso di sudorazione e perdita di elettroliti rispetto agli uomini.
Strategie d’idratazione consigliate
Nel pre gara: quattro ore prima della partita idratarsi con 5-7 ml/Kg (per un calciatore di 70 Kg equivale ad un volume tra 350 e 500 ml di fluido) e monitorare il colore delle urine e la frequenza della minzione; se il colore delle urine è ancora intenso, due ore prima della partita bere altri 3–5 ml/Kg. Durante la gara: lo scopo dell’idratazione durante la gara è quello di prevenire l’eccessiva deidratazione (>2 per cento del peso corporeo) e la perdita di sali che possono compromettere la performance sportiva; approfittare delle pause, dei cambi e dell’intervallo per bere a piccoli sorsi; essenzialmente idratarsi con acqua (fresca, ma non fredda); in alcune condizioni è possibile utilizzare sport drinks con 6-8 per cento di carboidrati (a base di maltodestrine e/o fruttosio) ottenendo così anche una in-
SPORT
Apporto idrico
Performance fisica
L’
acqua rappresenta il più essenziale e spesso dimenticato nutriente della dieta dell’atleta ed è necessaria per tutte le reazioni metaboliche, per il trasporto dell’ossigeno e dei nutrienti e per mantenere costante la temperatura corporea (grafico 1), come riporta il grafico sottostante. Esercizio fisico
100 95 90 85 80 75
Produzione di calore
70
Aumento T corporea
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5 5.0 % disidratazione
Grafico 2.
Termodispersione
Performance sportiva
Conduzione
U
Irraggiamento
Termodispersione
© Maui Topical Images/www.shutterstock.com
tegrazione glicidica allo scopo di risparmiare la perdita di glicogeno muscolare. Dopo la gara: la priorità è reintegrare l’acqua e i sali minerali persi; il volume da reintegrare (in litri) è calcolato sottraendo dal peso in Kg prima dell’allenamento/gara il peso dopo l’allenamento/gara e moltiplicando questa differenza per 1,5; utilizzare
Grafico 1.
Evaporazione T corporea
Disidratazione liquidi corporei
acqua minerale con buon contenuto di minerali; possono essere utili, a seconda delle condizioni ambientali, anche sport drinks o alcune bevande con un alto potere reidratante anche superiore all’acqua stessa, come il latte. Per valutare lo stato d’idratazione di un calciatore è sufficiente effettuare una analisi bioimpe1 2 3
PRIMA
DURANTE
DOPO
5-7 ml/BW --> 4h prima o 3-5 ml/BW --> 2h prima
Intervalli regolari (200 - 300 ml ogni 10 -15 minuti)
Pari a 150 per cento del peso perso
4
200 - 300 ml --> pre warm-up
6
PRIMA
DOPO
Acqua Naturale o con aggiunta di CHO (6 - 7 per cento)
10 - 20 C°
Raccomandazioni per l’idratazione durante la partita o allentamento.
5
7 8
na riduzione del peso corporeo per disidratazione pari al 2 per cento del totale, si traduce in uno scadimento della performance sportiva dell’atleta (grafico 2).
denziometrica, che permette di determinare sia la quantità totale dell’acqua sia la sua compartimentalizzazione. Non sempre si ha la possibilità di effettuare tale analisi e in tal caso si può ricorrere a rilevazioni “da campo” come la determinazione del peso specifico delle urine del mattino o dell’osmolalità urinaria. Da varie evidenze presenti in letteratura esistono dei cutoff che permettono di correlare i risultati con lo stato d’idratazione del calciatore (per il peso specifico vale il limite di 1020 secondo la position stand ACSM). L’atleta andrà istruito ad autovalutare il proprio stato di idratazione, confrontando l’intensità del colore delle urine rispetto a una color urine chart di riferimento (da 1 a 3 per normoidratazione, da 4 a 5 per lieve disidratazione, da 6 a 8 per severa disidratazione).
Color unit chart.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
63
BREVI
LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Nico Falco e Rino Dazzo
SALUTE
© Pormezz/www.shutterstock.com
La febbre potenzia le cellule immunitarie
F
orse non è il caso di fare i salti di gioia quando viene, ma qualche effetto positivo la febbre ce l’ha davvero. Gli studiosi dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare di Shanghai hanno accertato come la febbre aiuti a potenziare le cellule immunitarie dell’organismo alterando le proteine di superficie dei linfociti e rendendoli maggiormente in grado di spostarsi verso il luogo dell’infezione. La ricerca ha rivelato i meccanismi alla base del potenziamento. Ha documentato, in particolare, come la febbre funzioni da amplificatore di espressione per la proteina 90 consentendo alla stessa di legarsi alle integrine, le molecole che controllano il traffico dei linfociti durante un’infiammazione. Più alta è l’adesione dei globuli bianchi al vaso sanguigno, maggiori sono le possibilità che riescano a trasmigrare nel tessuto o nel linfonodo infetto. (R. D.).
RICERCA Il consorzio europeo per la medicina cellulare
U
© Paulista/www.shutterstock.com
64
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
na task force di ricercatori per riconoscere in anticipo le spie molecolari delle malattie e programmare cure più efficaci: nasce LifeTime, il super consorzio europeo di ricerca per medicina cellulare. Finanziato dall’Unione Europea con un milione di euro ogni anno, riunirà 120 ricercatori provenienti da 53 istituti e università (5 le italiane) di 18 paesi del Vecchio Continente. A coordinarli, l’Istituto Curie di Parigi e il Centro Max Delbruck di Berlino. Per il primo anno LifeTime si occuperà di preparare un piano dettagliato del lavoro che si svilupperà nel prossimo decennio e che sarà volto a comprendere come cambia nel tempo ogni singola cellula del corpo. I ricercatori potranno servirsi di tecniche innovative come gli organoidi, oltre che di programmi di intelligenza artificiale e matematici. (R. D.).
BREVI
RICERCA Il legame tra serotonina e disturbi bipolari
È
conosciuta come la molecola della felicità, ma quando manca? Uno studio italiano pubblicato su Scientific Reports fa luce sul legame tra la riduzione dei livelli di serotonina e l’insorgenza del disturbo bipolare. La ricerca, condotta da Massimo Pasqualetti del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, da Alessandro Usiello dell’Università della Campania e del Ceinge di Napoli, e da Chiara Mazzanti della Fondazione Pisana per la Scienza, con la collaborazione di Alessandro Gozzi dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Rovereto e di Raffaella Tonini dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, ha appurato come l’inibizione della produzione di serotonina provochi l’insorgere di comportamenti assimilabili a quelli della sindrome maniacale. Consentendo la libera produzione di serotonina, i comportamenti si sono normalizzati. (R. D.). © taffpixture/www.shutterstock.com
© Irina Shatilova/www.shutterstock.com
AMBIENTE Morto il germoglio di cotone portato sulla Luna
L
e altissime temperature durante il giorno, fino a 120 gradi centigradi, e quelle bassissime della notte, con picchi di -170 gradi, sono state fatali per il germoglio di cotone portato sulla Luna nell’ambito della missione cinese Chang’e 4. La sua vita è durata poche ore, il tempo di scattare qualche foto capace di fare il giro del mondo. La mancanza di capacità della batteria ha costretto il personale a interrompere l’alimentazione che teneva in vita il germoglio e i semi di altre piante trasportati all’interno del cratere di Von Karman, sulla faccia nascosta della Luna. Maggior successo potrebbe avere la già annunciata missione Chang’e 5, in programma entro la fine del 2019, nel corso della quale una sonda robotica raccoglierà campioni lunari da trasportare sulla Terra. E per il 2020 il programma spaziale cinese prevede l’approdo su Marte. (R. D.).
CLIMA
© robert mcgillivray/www.shutterstock.com
Il ghiaccio dell’Antartide si scioglie sempre più
I
ghiacci dell’Antartide si stanno sciogliendo a una velocità sei volte superiore rispetto a 40 anni fa. Lo rivela lo studio di un gruppo internazionale di glaciologi dell’Università della California a Irvine, del Jet Propulsion Laboratory della Nasa e dell’Università di Utrecht, in Olanda, coordinato da Eric Rignot e pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle Scienze. La ricerca, fatta su 18 regioni del continente antartico, ha accertato che tra il 1979 e il 1990 si è registrata una perdita di ghiacci annua di circa 40 miliardi di tonnellate, a fronte di una perdita tra il 2009 e il 2017 stimabile in 252 miliardi di tonnellate l’anno. La conseguenza più evidente dello scioglimento dei ghiacci dell’Antartide, legata anche ai gas serra, potrebbe essere l’aumento di alcuni metri del livello dei mari entro poche centinaia di anni. (R. D.). Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
65
BREVI
START-UP Finanziati tre progetti di assistenza al paziente
U
n device che analizza la pelle per prevenire tumori cutanei, un “assistente personale” che migliora l’efficienza dei test e la comunicazione col medico, un dispositivo indossabile che guida la deambulazione e facilita il lavoro dei fisioterapisti. Sono i tre progetti, rispettivamente presentati dai team Anant, PATCH e Quickly Pro, che si sono aggiudicati la terza edizione di BioUpper. Il programma di supporto alle start-up nelle Scienze della Vita, promosso da Novartis e Fondazione Cariplo con la partecipazione di IBM e la collaborazione di Cariplo Factory, ha assegnato ai tre progetti un voucher da 180mila euro in servizi ciascuno, per un totale di 540mila euro. L’edizione 2019 di BioUpper ha raccolto 210 candidature da tutta Italia, registrando un incremento del 39,1% rispetto alla precedente. (N. F.).
© wavebreakmedia/www.shutterstock.com
DAL PASSATO
© evenph/www.shutterstock.com
In Antartide vivevano anche piccoli animali
P
iù di 100mila anni fa l’Antartide era abitato anche da piccoli animali. È l’ipotesi che emerge dalle prime analisi sul lago Mercer. Il “lago perduto”, sepolto da migliaia di anni sotto i ghiacci, è stato raggiunto per la prima volta con una perforazione lo scorso dicembre nell’ambito del programma americano Salsa (Subglacial Antarctic Lakes Scientific Access, varato nel 2016 dal Programma Polare della National Science Foundation degli Stati Uniti). Gli scienziati hanno recuperato corpi di tardigradi, il guscio di un crostaceo con zampe penzolanti e un secondo guscio dotato di setole. Questo primo risultato è stato annunciato su Nature. Ora si procederà con i test del Dna e la datazione al carbonio 14, per stabilire se realmente questi animali abbiano vissuto in corsi d’acqua comparsi tra i 10mila e i 120mila anni fa al posto dei ghiacciai. (N. F.).
STILI DI VITA Dormire meglio tiene lontano l’Alzheimer
© Lia Koltyrina/www.shutterstock.com
D
66
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
ormire male potrebbe favorire l’insorgere dell’Alzheimer. Lo sostiene uno studio condotto da atenei statunitensi, tra cui la Washington University School of Medicine a St. Louis e la Harvard di Boston, e pubblicato su Science. Il motivo sarebbe nelle variazioni della proteina “Tau” che ha un ruolo in questa e in altre malattie neurodegenerative. I ricercatori hanno valutato la concentrazione di Tau nel cervello sia di topi sia di persone con cicli di sonno-veglia alterati, rilevando che il cambiamento nel ciclo e la deprivazione del sonno per parecchi giorni fanno aumentare la concentrazione di Tau nel liquido esterno alle cellule e la diffusione in diverse aree cerebrali. Poi è stato analizzato il liquido cerebro-spinale di un gruppo di individui in carenza di sonno, rilevando che anche nel loro cervello c’era una concentrazione aumentata di Tau. (N. F.).
BREVI
INTELLIGENZA ARTIFICIALE Uno strumento per la diagnosi di malattie genetiche
U
n training di tre anni su 17mila immagini, coi segni distintivi di oltre 200 malattie, e oggi è capace di riconoscere la patologia nove volte su dieci. L’intelligenza artificiale DeepGestalt, in grado di individuare le malattie genetiche in base ad alcune caratteristiche del viso, potrebbe costituire una svolta nella genetica medica, aprendo le porte alle diagnosi precoci. Il sistema, descritto su Nature Medicine, è stato messo a punto dal team guidato da Yaron Gurovich e Karen Gripp, dell’azienda americana Fdna. Durante il training, gli algoritmi di DeepGestalt sono stati allenati a riconoscere le patologie prima fornendo un elenco di potenziali sindromi, poi restringendo il campo: nel 90 per cento delle volte ha riconosciuto la malattia e in tre casi ha restituito una diagnosi che gli esperti non erano riusciti a formulare. (N. F.). © xamnesiacx/www.shutterstock.com
© Sergey Nivens/www.shutterstock.com
ALIMENTAZIONE Trovati i batteri che causano le intolleranze
S
ono state individuate le specie batteriche legate alle allergie alimentari. La scoperta da una ricerca finanziata dal Ministero della Salute e dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases, condotta dal team di Roberto Berni Canani, del programma di Allergologia Pediatrica del Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali dell’Università Federico II e direttore del Laboratorio di Immunonutrizione del Ceinge, da Danilo Ercolini, della task force dell’ateneo federiciano per gli studi sul microbioma, e da Cathryn Nagler, dell’Università di Chicago. Per isolare le specie batteriche, i microbiota di bambini sani e con allergie sono stati trapiantati su un modello originale basato su animali e privo di microbiota; nel primo caso gli animali risultavano protetti, nel secondo sviluppavano anomalie dell’epitelio e allergie alimentari. (N. F.).
TUMORI
© RAJ CREATIONZS/www.shutterstock.com
L’Airc stanzia 108 milioni per 5mila ricercatori
P
er il 2019 l’Airc, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, insieme alla sua Fondazione Firc, stanzia un totale di 108 milioni di euro per 524 progetti di ricerca, 101 borse di studio e 24 programmi, coinvolgendo 5mila ricercatori. I progetti, spiega Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Airc, sono stati selezionati attraverso «un rigoroso processo di valutazione che coinvolge oltre 600 revisori internazionali e che ha portato la ricerca oncologica italiana a crescere e ad affermarsi in tutto il mondo: dal 2008 a oggi ci sono state più di 17mila pubblicazioni con ringraziamento ad Airc, in 10 anni sono praticamente raddoppiate, arrivando a superare le 1.900 nel solo 2017». L’esercito di studiosi, per la metà under 40, lavora prevalentemente in strutture pubbliche, con un beneficio per il sistema ricerca del Paese. (N. F.). Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
67
LAVORO
Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque di Roma Scadenza, 4 febbraio 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 20162018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale part-time al 60% con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto di Ricerca sulle Acque, sede di Montelibretti (RM). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia di Roma Scadenza, 4 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze Biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto di Biologia cellulare e neurobiologia del CNR di Monterotondo (Roma). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Dipartimento Scienze Biomediche (DSB) di Roma Scadenza, 4 febbraio 2019 Selezione per la nomina del Direttore del Dipartimento Scienze Biomediche (DSB) di Roma. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare di Milano Scadenza, 4 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di atti-
68 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
vità di ricerca nell’ambito del Por-Fesr 2014-2020, linea “Innovazione e competività” finanziato dalla Regione Lombardia attraverso il progetto “Renewable RAw materials valorisation for INnovative BiOplastic production from urban Waste (RAINBOW)”. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Fisiologia Clinica di Massa Carrara Scadenza, 4 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Valutazione prognostica dell’impiego di scaffold tridimensionali (3D) e gel iniettabili sulle lesioni croniche della pelle mediante nuove tecnologie di imaging biomedicale (Progetto PREVISION)” e “Progetto Medicina Rigenerativa”. Tipologia di Assegno: Assegno Post Dottorale. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - IRGB- Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica Cittadella Universitaria di Monserrato Scadenza, 4 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Elucidazione del ruolo dell’immunità mucosale nella sclerosi multipla” _IMMUCS finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna_ Legge Regionale 7 agosto 2007, n. 7, “Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna”. CUP B36C18000800002. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di
Neuroscienze di Padova Scadenza, 6 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post-dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto A.I.R.C. “MFAG2017-20316” Responsabile Scientifico Dott.ssa Valentina Giorgio. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica Molecolare di Pavia Scadenza, 6 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca AIRC IG 2018 (Id.21737) “Basis of the different skin cancer risk in human disorders caused by mutations in the same gene, XPD”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Padova Scadenza, 7 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post-dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “CARIPARO Progetti di Eccellenza 2017 – Convenzione tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) Istituto di Neuroscienze”, Responsabile Scientifico prof. Tullio Pozzan. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia Sperimentale “G. Salvatore” di Napoli Scadenza, 7 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento
LAVORO di un assegno tipologia “professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca: “Por Campania Fesr 2014/2020 - Manifestazione di interesse per la realizzazione di technology platform nell’ambito della lotta alle patologie oncologiche”– Titolato: “Innovazioni diagnostiche e terapeutiche per tumori neuroendocrini, endocrini e per il glioblastoma attraverso una piattaforma tecnologica integrata di competenze cliniche, genomiche, ICT, farmacologiche e farmaceutiche- RARE.PLAT.NET”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Sesto Fiorentino (Firenze) Scadenza, 8 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento due assegni - tipologia: a) “Assegni professionalizzanti” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto di ricerca: Mitimpact (Alcotra 2014-2020) – “Previsione e valutazione dell’impatto del cambiamento climatico e dell’inquinamento fotochimico dell’aria sulla vegetazione transfrontaliera – strategia di mitigazione”. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare di Milano Scadenza, 8 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto EU FET-OPEN-H2020 id 766466 “Integrated Nanoparticle Isolation and Detection System for Complete on-chip Analysis of Exosomes (INDEX)”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto dei Sistemi Complessi di Roma Scadenza, 8 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di due assegni post dottorali per lo svolgimento di attività di ricerca sul tema di ricerca: Sviluppo di tecniche sperimentali fotografiche mono/stereometriche per lo studio del comportamento collettivo in sistemi biologici sui fondi del progetto Erc rg.bio renormalization group approach to the collective behaviour of strongly correlated biological systems (responsabile scientifico dr. Andrea Cavagna). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Geoscienze e Georisorse di Torino Scadenza, 11 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze della Terra e dell’Ambiente” da usufruirsi presso l’Istituto di Geoscienze e georisorse del CNR, sede secondaria di Torino. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Scadenza, 15 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto nell’ambito del bando “Integrated research on industrial biotechnologies 2016” finanziato da Fondazione CARIPLO attraverso il progetto “Improvement of secondary metabolites production for human health by flax cell in vitro technology (InFlaMe)”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile di Roma Scadenza, 11 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dell’infrastruttura europea di ricerca Risis2 - Horizon 2020Call Infraia - “Assegno Professionalizzante”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare di Milano Scadenza, 15 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “EuroBioImaging” CUP B92I12000280001. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Cristallografia di Bari Scadenza, 11 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca dal titolo “ISEPA - Improving Sustainability, Efficiency and Profitability of Large Scale Aquaponics” - Codice: 2UUQN67 (CUP: B37H17004760007), presentato in seguito all’avviso (Bando) della Regione Puglia “InnoNetwork. Sostegno alle attività di R&S per lo sviluppo di nuove tecnologie sostenibili, di nuovi prodotti e servizi”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Parma Scadenza, 11 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Nuove tecnologie per lo studio dei network corticali nell’uomo: un approccio integrato” - Regione Emilia Romagna, piano triennale alte competenze per la ricerca, il trasferimento tecnologico e l’imprenditorialità – Obiettivo tematico n. 10 – Responsabile Scientifico Dr. Ing. Pietro Avanzini. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare di Milano
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia di Roma Scadenza, 21 febbraio 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 20162018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica Molecolare Scadenza, 11 febbraio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Medicina e Biologia” da usufruirsi presso l’Istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia. Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone Scadenza, 7 febbraio 2019 Mobilità volontaria, regionale ed interregionale, per titoli e colloquio, per la copertura di un posto di dirigente biologo, a tempo indeterminato e pieno, disciplina laboratorio di genetica medica. Gazzetta Ufficiale n. 2 del 08-01-2019. Agenzia Regionale per la Protezione dell’ambiente della Sardegna Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
69
LAVORO Scadenza, 10 febbraio 2019 Concorso pubblico per la copertura di tre posti di dirigente ambientale chimico/ biologo del Servizio sanitario nazionale, da destinarsi ai laboratori di Cagliari, Sassari e Portoscuso, di cui un posto riservato al personale interno in possesso dei requisiti per l’accesso dall’esterno. Gazzetta Ufficiale n. 3 del 11-01-2019. Azienda Sanitaria Locale di Taranto Scadenza, 14 febbraio 2019 Mobilità nazionale, per titoli e colloquio, per la copertura, a tempo indeterminato, di un posto di dirigente biologo da assegnare alla struttura complessa di anatomia patologica. Gazzetta Ufficiale n. 4 del 15-01-2019. Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Scadenza, 17 febbraio 2019 Selezione pubblica, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria D, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, a tempo indeterminato e pieno, per le esigenze dei laboratori BioLabs dell’Istituto di scienze della Vita. Gazzetta Ufficiale n. 5 del 18-01-2019. Università di Pavia Scadenza, 17 febbraio 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E3 - Biochimica clinica e biologia molecolare clinica, per il Dipartimento di medicina molecolare. Gazzetta Ufficiale n. 5 del 1801-2019. Azienda Sanitaria Locale CN1 di Cuneo Scadenza, 17 febbraio 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di un posto di dirigente biologo. Gazzetta Ufficiale n.5 del 18-01-2019. Azienda Sanitaria Locale Napoli 1 Centro Scadenza, 17 febbraio 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esame, per la copertura di sei posti di dirigente biologo, a tempo indeterminato. Gazzetta Ufficiale n. 5 del 18-01-2019. Università di Genova Scadenza, 21 febbraio 2019 Procedura di selezione, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria C, a tempo parziale al 75% e determinato per la durata di un anno, area
70 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, per le esigenze del Dipartimento di informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi, da adibire al potenziamento delle attività didattiche internazionali dei corsi di studi in Robotics Engineering e di ingegneria informatica. Gazzetta Ufficiale n. 6 del 22-01-2019. Università di Milano Scadenza, 24 febbraio 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria D, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, analista in ambito
tossicologico-forense e responsabile del sistema qualità, in accordo con la UNI EN ISO 9001:2015 e la UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2005, a tempo indeterminato, per il Dipartimento di scienze biomediche, chirurgiche ed odontoiatriche. Gazzetta Ufficiale n. 7 del 25-01-2019. Azienda Sanitaria Locale di Frosinone Scadenza, 24 febbraio 2019 Mobilità nazionale, per titoli e prova colloquio, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di patologia clinica. Gazzetta Ufficiale n. 7 del 25-012019.
RECENSIONI
© Vipman/www.shutterstock.com
Recensione di “Cucinare salute”
Un libro che aiuta a fare scelte consapevoli davanti ai fornelli
Q
uesto libro non è un libro DI cucina, ma un libro PER cucina. Ma prima ancora è un libro che vuole offrire una direzione a chi sta in cucina e ogni giorno fa delle scelte consapevoli. Avere la consapevolezza delle situazioni che si stanno vivendo, del mondo che ci circonda, perché dobbiamo persuaderci del fatto che intorno a un pomodoro o a un uovo vi è un mondo che non sempre è come ce lo descrivono. Ecco allora che questo volume diventa una bussola di viaggio, un’isola che c’è ed esiste. È urgente tornare a cucinare? La risposta a questa domanda è sì. Oggi è necessario rimettersi ai fornelli non per sentirsi tutti dei masterchef, ma per produrre salute. È importate pensare alla cucina come il luogo eletto alla realizzazione del proprio benessere personale. Mangiamo veramente male, ma soprattutto mangiamo dei cibi che l’uomo non ha mai mangiato da quando è comparso su questo pianeta, come i grassi trans presenti in moltissimi cibi industriali, che sono veleno per l’essere umano; oppure utilizziamo farine super-raffinate che non esistevano quando si macinava il grano a pietra. Decidere di cambiare alimentazione è semplice se si prendono come riferimento le indicazioni del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (World Cancer Research Fund), che consiglia di preferire il consumo di: cereali integrali, legumi, frutta e verdura, pesce, olio extravergine di oliva. Al supermercato basterà semplicemente ricordarsi questo elenco e scegliere di conseguenza i cibi da acquistare. “Cucinare salute” vuole essere un mezzo a sostegno della preparazione in casa dei cibi come approccio positivo finalizzato al miglioramento della salute e quindi alla creazione di salutogenesi. Il cibo come strumento che nutre correttamente, e dunque come cura, nel senso di prendersi cura, dare attenzione, o meglio ancora, oggi sarebbe più corretto “fare attenzione”. Con le ricette presenti nel libro potrete creare una vostra dispensa “senza sensi di colpa”. Gli ingredienti sono pochi, comuni e semplici da trova-
re per rendere tutto fattibile. L’obiettivo è aiutare a modificare la spesa, a trascorrere più tempo nel reparto frutta e verdura del supermercato, facilitando nella scelta di cibi di stagione grazie a una tabella di supporto che si trasforma in ricette suddivise in base alle stagionalità. Saranno fornite delle spiegazioni sul perché in una ricetta è inserito un ingrediente piuttosto che un altro e sul il motivo per il quale sarebbe un sogno poter iniziare il pasto con una insalata. Tutte queste informazioni le trovate in questo “manuale” di cucina intervallato da qualche storia personale e da spiegazioni più scientifiche nella sezione “approfondire salute”. “Cucinare salute” apre le porte alla concezione secondo cui il cibo non è solo piacere e fondamentale strumento di benessere, ma anche un modo per assumere maggiore consapevolezza e per apprezzare e valorizzare i territori e le ricchezze alimentari che essi hanno da offrire. Il cibo come cura.
L’autrice
M
arianna Maione nasce a Napoli nel 1984. Si laurea con lode nell’ottobre 2009. È una Biologa e Fitoterapista che esercita la sua attività come libero professionista in provincia di Napoli. Nella sua visione olistica, unisce la conoscenza scientifica del corpo umano e dei suoi meccanismi di funzionamento inquadrandoli in una visione globale con la natura, con gli altri esseri umani e con tutto il mondo in cui viviamo. Da questa esigenza di completezza nasce il libro “Cucinare salute” per supportare scelte quotidiane, estrapolandole dalla routine per renderle consapevoli e salutari.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
71
SCIENZE
La storia dei trapianti di organi Dall’epica pioneristica degli inizi del XX secolo ai progressi in campo chirurgico, anestesiologico e immunologico del XXI secolo (Parte II)
di Sergio Barocci*, Irene Paolucci** e Attilio Fabio Cristallo***
A
gli inizi del XX secolo, nonostante lo sviluppo di moderne tecniche di anastomosi vascolare da parte di A. Carrel e C. Guthrie e all’utilizzo di nuove procedure antisettiche scoperte da J. Lister, la maggior parte dei tentativi di trapianto sugli animali effettuati a partire dal 1902 da E. Ullman e successivamente da Y. Voronoy nel 1933 sull’uomo, fallirono. Si fece lentamente strada l’idea del rigetto quale spiegazione teorica di questi fallimenti trapianto logici. Nel 1936, grazie agli studi di P. Gorer e negli anni ’40 di G. Snell, veniva dimostrata l’esistenza nel topo di un gruppo di antigeni, codificati da geni localizzati sul cromosoma 17 (regione H-2 o maggiore di istocompatibilità o MHC), la cui compatibilità tra donatore e ricevente risultava essenziale per la sopravvivenza del trapianto di pelle. Sempre negli anni ’40 P.B. Medawar chiariva, in maniera definitiva, la natura immunologica del rigetto per i caratteri di specificità e memoria
* Docente di Storia dei Trapianti d’organo, Università degli Studi di Genova per la terza età (UNI.T.E.) ** Servizio di Immunoematologia e Trasfusione, Ospedale Castelli, Verbania *** Servizio di Immunoematologia e Trasfusione, Ospedale Santa Chiara, Trento.
72
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
© SICi.
che lo caratterizzavano. Negli anni ’60 J. Dausset descriveva il complesso maggiore di istocompatibilità negli esseri umani o HLA, corrispondente all’MHC dei mammiferi. Da questo momento in poi, la medicina dei trapianti ricevette un impulso straordinario grazie ai progressi ottenuti nel campo dell’immunologia; malgrado non esistesse ancora in questo periodo una terapia complessivamente efficacie contro il rigetto, si ottennero in questa fase sperimentale dei successi spettacolari: nel 1953 a Boston il primo trapianto di rene tra viventi ad opera di J Murray, nel 1963 a Denver T. Starlz eseguiva il primo trapianto di fegato, nello stesso anno J. Hardy effettuava il trapianto di polmone nel Mississippi, nel 1966 R. Lillehei quello di pancreas nel Minnesota e nel 1967 a Città del Capo C. Barnard portava a compimento il primo trapianto di cuore. A partire dagli anni ’70 il trapianto di numerosi organi, tessuti e cellule si consolidava come terapia di scelta per diverse malattie considerate incurabili, grazie allo sviluppo di nuovi farmaci con attività immunosoppressiva: la ciclosporina, scoperta nel 1972 e introdotta nella clinica del trapianto nel 1983, consentì di tenere sotto controllo le reazioni di rigetto facendo aumentare la sopravvivenza dei pazienti trapiantati. A partire dagli anni ’80 vennero messi a punto altri farmaci antirigetto sempre più efficaci. Si assistette così ad numero sempre più crescente di trapianti non solo di rene, ma
SCIENZE anche di fegato, di cuore, di pancreas e di polmone, con migliori aspettative di successo, nonché a virtuosismi chirurgici straordinari come il trapianto di visceri addominali multipli e il trapianto di intestino.
Agli inizi del XX secolo: le prime innovazioni chirurgiche e la nascita del concetto del rigetto È agli inizi del ‘900 che si assiste alla nascita di una medicina dei trapianti d’organo grazie alle innovazioni chirurgiche introdotte dallo svizzero Theodor Kocher (1841-1917), premio Nobel nel 1909 (Choong e Kaye, 2009); cominciò a farsi strada il concetto di sostituzione degli organi, dapprima negli animali, quindi nell’uomo. Di pari passo prese corpo l’idea del rigetto come spiegazione teorica di una serie di fallimenti; questa sperimentazione determinò anche un implementazione delle tecniche di narcosi e delle procedure antisettiche in ambito operatorio. Particolarmente rilevanti furono gli sforzi chirurgici per realizzare il collegamento dei vasi sanguigni dell’organo trapiantato a quelli del paziente ricevente; questo problema fu affrontato dal chirurgo austriaco Emerich Ullmann (1861– 1937) (Fig. 1), vero e proprio pioniere del trapianto renale, che nel 1902 praticò il primo trapianto di rene su un cane (Druml e Druml, 2004). L’organo venne alloggiato nel collo dell’animale e l’arteria e le vene renali furono anastomizzate con l’arteria carotide e la vena giugulare. In seguito Ullmann eseguì il medesimo intervento su un uomo affetto da uremia cronica. La nascita della moderna tecnica dell’anastomosi vascolare è riconducibile al 1904, ad opera del del chirurgo e biologo francese Alexis Carrel (1873-1944) (Fig.2) premio Nobel per la Medicina nel 1912) (Markić, 2012) in collaborazione con il fisiologo americano Charles Guthrie (1880–1963). Nonostante i problemi derivanti da potenziali sepsi fossero già stati affrontati con l’adozione come antisettico dell’acido fenico, proposto dal medico britannico Joseph Lister (1827 -1912) (Fig. 3) (Timio, 1981) alla fine del XIX secolo, i trapianti sperimentali eseguiti da Carrel sugli animali e quelli tentati da Ullmann fallirono per la reazione da rigetto. Carrel affrontò inoltre, in collaborazione con l’aviatore Charles Lindberg (1902-1974), anche il tema della perfusione isolata degli organi, allo scopo di conservarli privati del sangue e quindi dell’ossigeno, nelle migliori condizioni possibili per essere trasportati e quindi trapiantati. Agli inizi del ’900 come liquido di perfusione degli organi veniva utilizzata una soluzione fredda isotonica di Ringer lattato costituita da destrano, soluzioni di plasma, bicarbonato e glucosio; nel 1969 entrò in uso la soluzione di Collins contenente fosfato e alte concentrazioni di glucosio e potassio, utilizzata su larga scala per molti anni, quindi modificata in Eurocollins, senza il magnesio che tendeva a precipitare. Nel 1988 venne approntata da Folkert O. Belzer (1930–1995) (Fig. 4) dell’Università del Wisconsin una nuova soluzione di conservazione per organi da trapianto denominata soluzione di Belzer o UW solution dell’Università del Winsconsin (Belzer e Southard, 1988). La grande novità di questa soluzione era rappresentata
dalla presenza di gluconato, che previene il rigonfiamento cellulare, di glutatione (antiossidante) e di adenina e ribosio (precursori dell’ATP): questa soluzione permise una migliore conservazione di organi come fegato (fino a 12-15 h, contro le 6-10 h con la Eurocollins e le 2 h con la soluzione di Ringer lattato), pancreas, intestino tenue, cuore e polmoni. Alla fine degli anni ’90 per la perfusione e la conservazione in ipotermia di fegato, pancreas e rene venne messa a punto la soluzione di Celsior, inizialmente proposta per il prelievo del cuore, in quanto in grado di garantire una migliore attività antiossidante e tamponante, per la presenza di componenti quali il glutatione, l’istidina e il mannitolo, e con una viscosità notevolmente inferiore che rendeva più omogenea la perfusione degli organi addominali (Wittwer, 1999). Ritornando agli inizi del secolo XX, il primo trapianto coronato da successo nella storia della medicina fu il trapianto di cornea effettuato nel 1905 dall’oftalmologo austriaco Eduard Zirm (1863-1944) (Fig. 5) (Crawford, 2013): la cornea di un ragazzo undicenne morto per incidente, ridiede la vista, e per tutta la vita, a un manovale accecato dalla calce viva. La procedura chirurgica sviluppata da Zirm è tuttora il metodo di base per trattare le lesioni della cornea. Nel 1912, il patologo tedesco Georg Schöne nel suo trattato “Die Heteroplastische und Homoplastiche Transplantation“ avanzò l’ipotesi che la causa del rigetto del trapianto fosse da ascrivere a un processo di natura immunologica: egli osservò che gli innesti di pelle provenienti dai membri della stessa famiglia sembravano sopravvivere più a lungo rispetto a quelli eseguiti in ambito non parentale. Tra il 1907 e il 1925 furono poi effettuati vari tentativi di trapianto di cartilagine e di articolazioni da parte del chirurgo Erich Lexer (1867–1937) ma tutti con esito negativo.
Dal 1920 al 1950: i primi trapianti di rene e gli insuccessi malgrado interventi tecnicamente riusciti Il primo trapianto di rene sull’uomo fu eseguito nel 1933 dal medico ucraino Yuri Voronoy (1895–1961) (Fig. 6) che collocò l’organo nella coscia di un paziente affetto da uremia acuta per avvelenamento da bicloridrato di mercurio; il paziente sopravvisse 48 h (Mirskii, 2005); segnati da insuccesso furono altri sei trapianti renali, da lui praticati nell’uomo fra il 1933 e il 1939. Negli anni ’40 il chirurgo vascolare Charles Hufnagel (1916-1989) (Fig. 7) e l’urologo Ernest Landsteiner (1917– 2007) entrambi attivi al Peter Bent Brigham Hospital di Boston, trapiantarono un rene da cadavere a una donna divenuta uremica in seguito a sepsi collegando l’organo ai vasi del suo braccio. Il rene trapiantato funzionò e fu rimosso dopo tre giorni con la ripresa funzionale del rene nativo. Nel 1950 Richard Lawler (1896-1982) eseguì un trapianto di rene collocando l’organo in un paziente affetto da rene policistico in sede retroperitoneale ed in posizione ortotopica, ma l’intervento fu seguito da insuccesso. La sede retroperitoneale fu successivamente rivisitata dal chirurgo francese Renè Küss (1913–2006) che nel 1951 descrisse la tecnica del trapianto di rene (Kuss, 1951), che con poche variazioIl Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
73
SCIENZE
Fig. 1. Emerich Ullmann.
Fig. 2. Alexis Carrel.
Fig. 3. Joseph Lister.
74
ni, venne poi adottata da Joseph E. Murray (1919 -2012) nel 1955 quindi dai chirurghi specializzati in questi trapianti di tutto il mondo. Lo sviluppo del trapianto renale andò di pari passo con l’evoluzione delle apparecchiature per dialisi, i cui prototipi funzionanti furono approntati indipendentemente da Nils Alwall (1904–1986) in Svezia e Willem Johan Kolff (1911-2009) in Olanda (Vienken et al., 2009) durante la seconda guerra mondiale. L’utilizzo di apparecchiature per la dialisi consentì nel 1951 al chirurgo statunitense David Hume (1917-1973) di eseguire una serie di trapianti di rene da donatore cadavere collocati in sede inguino-femorale del ricevente; tuttavia, i risultati per il timore di essere aspramente criticato, non furono mai presentati al alcun congresso.
La medicina dei trapianti dagli anni ’50 e la scoperta del maggiore sistema di istocompatibilità nell’uomo Parallelamente allo sviluppo delle metodiche chirurgiche, si assistette tra gli anni ’40, ’50 e ’60 all’elaborazione di concetti e allo sviluppo di tecniche essenziali per il successo dei trapianti: il rigetto, la sua natura immunologica e i farmaci con i quali contrastarlo. Karl Landsteiner (1868–1943) aveva già scoperto nel 1900 il sistema AB0 dei gruppi sanguigni, dimostrando l’importanza della compatibilità fra donatore e ospite nelle
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
trasfusioni di sangue, fornendo così un importante stimolo a successive ricerche da parte di Alexander S. Wiener (1907-1976) che nel 1940 scoprì il fattore Rh. Nel 1937 l’immunologo inglese Peter Gorer (1907– 1961) e il genetista George D. Snell (1903–1996) dimostrarono utilizzando ceppi di topi congenici (ceppi di animali identici per genotipo, tranne che per un singolo locus genetico differente) che i geni dell’istocompatibilità H-2 nel topo controllavano gli antigeni tessutali riconosciuti nel rigetto, fondamentali nell’attecchimento del trapianto di cute. Verso la metà degli anni ’40 si incominciarono ad acquisire conoscenze fondamentali sul sistema immunitario umano e sulla reazione di rigetto, grazie alle ricerche del biologo britannico Peter Medawar (1915–1987) (Fig.8) che dimostrò sperimentalmente la natura immunologica del rigetto per i caratteri di specificità e memoria che lo caratterizzavano, prima attraverso esperimenti sui topi, poi sugli esiti di innesti cutanei in pazienti rimasti ustionati in occasione dei bombardamenti di Londra; Medawar fu insignito del Premio Nobel nel 1960. Questi esperimenti permisero di definire il concetto di “compatibilità biologica” tra individui diversi della stessa famiglia e dimostrarono anche che un secondo innesto di pelle proveniente dallo stesso donatore viene rigettato dal medesimo ricevente più rapidamente rispetto al primo (Gibson e Medawar, 1943). Gli studi di inizio secolo sui freemartin tornarono alla ribalta grazie al lavoro
Fig. 4. Folkert O. Belzer.
Fig. 5. Eduard K. Zirm.
Fig. 6. Yuri Voronoy.
SCIENZE
Fig. 7. Charles Hufnagel.
Fig, 8. Peter Medawar.
Fig. 9. Jean Dausset.
di Ray David Owen (19152014) (Owen, 1945). Agli inizi degli anni ’50, il gruppo di lavoro di Medawar ottenne due importanti risultati, l’assenza di rigetto in un trapianto di pelle fra una freemartin e il suo gemello maschio (Anderson et al., 1951), e nei topi l’acquisizione di uno stato di immuntolleranza con assenza di rigetto di innesti di cute nell’animale ricevente a cui erano state infuse cellule staminali del futuro animale donatore, prima però che intervenisse il riconoscimento ontogenico in grado di differenziare il self dal non-self, quindi in un feto o in animale appena nato (Billingham et al., 1953, Billingham et al., 1956). Negli anni ’60 l’immunologo francese Jean Dausset (1916-2009) (Fig.9) (premio Nobel nel 1980) (Carosella, 2009) scoprì il sistema MHC o HLA nell’uomo, fondamentale per la caratterizzazione delle proprietà tessutali della coppia donatore/ricevente ai fini di una migliore sopravvivenza del trapianto. La maggior comprensione della reazione di rigetto permise anche di valutare le probabilità di successo di un trapianto, di identificare le caratteristiche del rigetto, di riconoscere la graft versus host disease nei trapianti di cellule staminali e di tentare di indurre una tolleranza verso l’organo trapiantato riducendo l’intensità della reazione immunologica. Il 23 dicembre 1954 al Peter Pickle Bent Brigham Hospital di Boston il chirurgo statunitense Joseph Murray (1919–2012)
(Fig.10) (premio Nobel nel 1990) portò a termine con successo il primo trapianto renale, alloggiando per la prima volta l’organo nella fossa iliaca, tra gemelli omozigoti senza immunosoppressione, con una sopravvivenza, impressionante per quei tempi, di ben otto anni (Murray et al., 1976); l’ipotesi del trapianto da vivente era stata presa in considerazione dopo aver testato la perfetta compatibilità genetica con il gemello attraverso un innesto incrociato di pelle. In quel periodo furono sviluppati anche i primi metodi per sopprimere la reazione di rigetto utilizzando sia la total body irradiation con raggi X o che la somministrazione di farmaci immunodepressivi. Nel 1962, sempre a Boston, si effettuò per la prima volta un trapianto renale tra non consanguinei. Si incominciarono così ad ottenere risultati soddisfacenti soprattutto mediante l’utilizzo di una terapia immunodepressiva costituita dalla somministrazione associata di azatioprina, un antimetabolita sintetizzato nei laboratori della Burroughs Wellcome e di corticosteroidi (prednisone, prednisolone). Tali metodi, pur presentando forti effetti collaterali, si rivelarono positivi per il successo dei trapianti.
Fig. 10 . Joseph Murray.
Fig. 11 Thomas Starzl
Gli spettacolari successi trapiantologici negli anni ’60 Gli anni ’60 rappresentarono gli anni dell’inizio dell’era moderna per i trapianti: lo sviluppo delle tecniche di tipizzazione tissutale HLA, l’evoluzione
Fig. 12. James Hardy.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
75
SCIENZE del trattamento dialitico cronico e l’adozione della terapia immunodepressiva ne costituirono i cardini fondamentali. Nel 1963 il chirurgo statunitense Thomas Starzl (1926–2017) (Fig.11), definito il padre della trapiantologia moderna, praticò il primo trapianto di fegato sull’uomo a Denver nello stato del Colorado (Starzl et Fig. 13. Richard Lillehei. al., 1993). Nello stesso anno un altro chirurgo statunitense, James Hardy (1918 -2003) (Fig.12), trapiantò un lobo di polmone a Jackson, nello stato del Mississippi ma il paziente sopravvisse solo pochi giorni (Hardy, 1999). Nel frattempo, il trapianto di rene divenne gradualmente un intervento di routine, tanto che nel 1965 il registro dei trapianti di rene di Boston attestava in tutto il mondo 672 trapianti di rene effettuati da uomo a uomo. Sempre alla fine degli anni’60 il trapianto si estese anche ad altri organi; è del 1966 il trapianto di pancreas ad opera di Richard Lillehei (1927 -1981) (Fig.13) a Minneapolis nel Minnesota (Kelly et al., 1967). Nel dicembre del 1967 fece enorme scalpore in tutto il mondo la notizia del primo trapianto di cuore effettuato da Christiaan Barnard (1922–2001) (Fig. 14) nella clinica Groote-Schuur di Città del Capo in Sudafrica (Barnard, 1967; Brink, 2009): Barnard trapiantò il cuore di una donna di colore nel petto di un uomo bianco (si rammenti l’arto trapiantato da Cosma e Damiano) ma non essendo ancora stato definito il concetto di “morte cerebrale” dovette attendere che il cuore della donatrice cessasse di battere prima di iniziare il trapianto: il cuore ripartì e il paziente sopravvisse per altri 18 giorni (Hoffenberg, 2001). Tra il 1967 e il 1969 nacque la prima organizzazione internazionale per lo scambio di organi (Eurotransplant) grazie all’immunologo olandese Johannes Joseph “Jon” van Rood (1926-2017, mentre risale al 1968 la prima legge unitaria sul trapianto di organi negli USA; sempre negli USA, Norman Shumway (1923-2006) (Fig.15) eseguiva il primo trapianto di cuore (Starnes e Shumway, 1987). Agli anni ’60 risalgono anche i primi tentativi di produzione di organi artificiali ma è solo nel 1982 che si assiste all’impianto di un cuore artificiale da parte di William de Vries (1943- ) (Fig.16) a Salt Lake City Utah USA (De Vries, 1984), e in Italia nel 1987 a Pavia da parte del cardiochirurgo Mario Viganò (1938- ) (Viganò, 1989). Questi rimpiazzi
76
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
artificiali soggetti a costante miglioramento sono oggigiorno utilizzati soprattutto per supportare il cuore malato permettendo la sopravvivenza al paziente in attesa del trapianto di un cuore umano, come “ponte per il trapianto”. In questo periodo si assistette inoltre alla sperimentazione di xenotrapianti, specialmente di rene, da scimpanzé a uomo e trapianti cardiaci, renali ed epatici da babbuino a uomo; i risultati non furono tuttavia incoraggianti e le sperimentazioni chirurgiche furono temporaneamente abbandonate per l’avvento dell’emodialisi, per la maggior disponibilità di organi ascrivibile alla definizione pubblicata su JAMA nel 1968 dei criteri della morte cerebrale da parte dell’Ad Hoc Commitee della Harvard Medical School, per la scoperta di anticorpi naturali contro antigeni eterofili e per l’impiego della ciclosporina come farmaco immunosoppressore. Non fu però abbandonata la ricerca, che portò attraverso studi di ingegnerizzazione di animali, in particolare di maiali, alla comprensione che la causa dei fallimenti degli xenotrapianti era principalmente imputabile ad una reazione di rigetto degli organi di maiale scatenata da anticorpi preformati. Questi anticorpi riconoscevano strutture molecolari rappresentate da residui carboidratici prodotti da un enzima codificato da un solo gene sull’endotelio vascolare del maiale (alfa-1,3 galattosil-transferasi); si trattava di una reazione immunologica iperacuta, che si manifestava nell’arco di pochi minuti (rigetto iperacuto), mediata dal sistema complementare (Bach, 1995). Questa scoperta portò allo sviluppo di metodi sperimentali per la creazione di animali transgenici, in modo da prevenire il rigetto iperacuto attraverso l’eliminazione o l’inibizione degli anticorpi e del complemento del ricevente. Nonostante questi notevoli progressi, rimangono ancora aperti alcuni problemi riguardanti la funzionalità degli organi di maiale, nella misura in cui siano fisiologicamente performanti nel supportare tutte le necessità proteiche e ormonali caratteristiche dei tessuti umani. In aggiunta, resta da risolvere il rischio di infezioni legato alla pratica degli xenotrapianti cioè alla possibilità che per esempio dei virus che hanno infettato gli animali possano essere trasmessi all’uomo (Chapman, 2003).
Gli anni ’70: la scoperta della ciclosporina e di altri farmaci immunosoppressori Nonostante i successi ottenuti in chirurgia, il rigetto degli
Fig. 14. Christiaan Barnard.
SCIENZE organi trapiantati continuava a rimanere un serio problema. Agli inizi degli anni ’70 venne scoperta la ciclosporina, un polipeptide ciclico ad azione immunosoppressiva isolato da funghi, in grado di bloccare i meccanismi che attivano le risposte immunitarie mediate da linfociti T. Questo evento diede inizio a una nuova fase nella storia della medicina dei trapianti (Borel et al., 1976). Negli anni ‘80 la ciclosporina riFig. 15. Norman Shumway. cevette l’omologazione definitiva per il commercio. Grazie all’utilizzo di questo farmaco contro il rigetto la sopravvivenza dei soggetti trapiantati passò dal 20 al 70% tanto da rappresentare un vero e proprio spartiacque tra l’epoca ante e post-ciclosporina. Nel 1991, in alternativa alla ciclosporina si incominciò ad utilizzare come farmaco anti-rigetto anche il Tacrolimus (Prograf). Le nuove conoscenze sulla complessità del sistema immunitario e degli eventi che costituivano il rigetto, permisero un continuo miglioramento nel controllo di quest’ultimo sia a livello molecolare che cellulare grazie all’introduzione di altri nuovi farmaci immunosoppressivi entrati a far parte di quel bagaglio farmacologico, utile a prevenire il rigetto come: 1. gli inibitori della sintesi de novo delle purine (Micofenolato Mofetil o Cell Cept, Micofenolato sodico o Myfortic, Mizorbine o Bredinin); 2. gli inibitori della proteina mTOR (una proteina chinasi a serina e treonina che regola la crescita e la proliferazione cellulare) come il sirolimus o rapamicina e l’everolimus; 3. gli anticorpi policlonali anti-timociti o ATG; 4. gli anticorpi monoclonali anti-interleuchina - 2 (basiliximab, daclizumab). Lo sviluppo di farmaci anti-rigetto, unitamente alla creazione di Istituzioni nate per l’attribuzione e la conservazione di organi, hanno di fatto consentito a trapianti non solo di rene, di tessuti e di cellule ma anche di fegato, pancreas, cuore, polmone, intestino, visceri addominali multipli, di entrare nel novero di interventi collaudati. Nei Paesi in cui la medicina dei trapianti ha raggiunto elevati standard qualitativi, si rilevano regolarmente dati sul tipo e sul numero di donazioni e di trapianti, nonché sulle loro probabilità di successo.
Le sfide per gli anni futuri La grande sfida per il futuro è quella di migliorare i risultati a lungo termine del trapianto di organi solidi. Oggigiorno, circa il 40% degli organi trapiantati viene perso entro 10 anni e un’alta percentuale di pazienti soffre di effetti collaterali. Per risolvere questi problemi la medicina dei trapianti si sta orientando verso queste strategie: a) impiego della tecnologia di gene-editing CRISPR/ Cas9 (Doudna et al., 2014) che potrebbe permettere una modifica dei geni tanto da poter potenzialmente rivoluzionare l’immunologia dei trapianti non solo per superare le barriere nell’ambito dello xenotrapianto ma anche per le molte patologie a componente genetica; b) migliore identificazione dei pazienti a rischio di perdita del trapianto attraverso lo studio di nuovi biomarcatori affidabili, capaci di prevedere il fallimento del trapianto su lungo periodo e una maggiore comprensione dei processi immunitari sottostanti. Questi studi, potranno consentire lo sviluppo di terapie immunosoppressive su misura per ciascun paziente (Urrutia et al., 2016; Yell et al., 2015); c) prevenzione e trattamento del danno ischemico da riperfusione (IRI) in relazione al ruolo del sistema immunitario con lo sviluppo di approcci e agenti innovativi tramite nanoparticelle (Stead et al., 2016); d) trattamento dei pazienti con diabete di tipo 1 con cellule staminali embrionali e con cellule staminali pluripotenti indotte generate dalle cellule beta (Raikwar et al., 2015); e) applicazione su scala più ampia della terapia cellulare con le cellule T regolatorie (Treg) (una sottoclasse di cellule T che gioca un ruolo di primo piano nell’induzione e mantenimento della tolleranza immunologica e oggi, quelle maggiormente caratterizzate sono le cellule FOXP3+ Tregs) per indurre uno stato di tolleranza verso cellule o organi non self allo scopo di prevenire e curare il rigetto anticorpo-mediato (Leonard et al., 2014). Sono questi i passaggi chiave di un continuo progresso scientifico che dovrebbe consentire di raggiungere nei prossimi anni un miglioramento degli esiti del trapianto su lungo periodo (Baan, 2016).
Fig. 16. William de Vries.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
77
SCIENZE Bibliografia 1. Anderson, D., Billingham, R.E., Lampkin, G.H. and Medawar, P.B. (1951) The use of skin grafting to distinguish between monozygotic and dizygotic twins in cattle. Heredity, 5: 379-397. 2. Baan, C.C. (2016). Basic Sciences in development: what changes will we see in transplantation in the next 5 years? Transplantation Dec 100 (12): 2507-2511. 3. Bach, F.H., Robson, S.C., Winkler, H., Ferran, C., Stuhlmeier, K.M., Wrighton, C.J., Hancock, W.W. (1995). Barriers to xenotransplantation. Nat. Med. Sep; 1(9): 869–873. 4. Barnard C.N. (1967). The operation. A human cardiac transplant: an interim report of a successful operation performed at Groote Schuur Hospital, Cape Town. S. Afr. Med. J.; 41(48): 1271–1274. 5. Brink J.G. (2009). The first human heart transplant and further advances in cardiac transplantation at Groote Schuur Hospital and the University of Cape Town. Cardiovasc. J. Afr. Feb; 20(1): 31–35. 6. Belzer, F.O. and Southard, J.H. (1988). Principles of solid-organ preservation by cold storage. Transplantation Apr 45(4): 673-676. 7. Billingham, R.E., Brent, L., Medawar, P.B. (1953). Actively acquired tolerance of foreign cells. Nature 172: 603–606. 8. Billingham, R.E., Brent, L., Medawar, P.B. (1956). Quantitative studies on tissue transplantation immunity. III. Actively acquired tolerance. Phil. Trans. R. Soc. Lond. B 239: 357–414. 9. Borel, J.F, Feurer, C., Gubler, H.U., Stähelin, H. (1976). Biological effects of cyclosporin A: a new antilymphocytic agent. Agents Actions 6 (4): 468-475. 10. Carosella, E.D. (2009). From MAC to HLA: Professor Jean Dausset, the pioneer. Human Immunol. Sep 70 (9): 661–662. 11. Chapman, L.E. (2003). Xenotransplantation: public health risks--patient vs. society in an emerging field. Curr. Top. Microbiol. Immunol. 278: 23-45. 12. Choong, C,, Kaye, A.H. (2009). Emil theodor kocher (1841-1917). J. Clin. Neurosci. Dec;16(12): 1552-1554. 13. Commitee della Harvard Medical School (1968). A definition of irreversible coma. Report of the Ad Hoc Committee of the Harvard Medical School to Examine the Definition of Brain Death. JAMA Aug 5; 205(6): 337-340. 14. Crawford, A.Z., Patel, D.V., McGhee, C.N.J. (2013). A brief history of corneal transplantation: from ancient to modern. Oman J. Ophthalmol. Sep 6 . (Suppl 1): 12-17. 15. De Vries, W.C., Anderson, J.L., Joyce, L.D., Anderson F.L., Hammond, E.H., Jarvik, R.K., Kolff, W.J. (1984). Clinical Use of the Total Artificial Heart. N. Engl. J. Med. February 2, 310: 273-278. 16. Doudna, J.A. and Charpentier, E. (2014). Genome editing: The new frontier of genome engineering with CRISPR-Cas9. Science Nov 28; 346. 17. Druml, W. and Druml, C. (2004). Emerich Ullmann (1861-1937): not only a pioneer of kidney transplantation. J. Nephrol. May-Jun 17(3): 461-466. 18. Gibson, T., and Medawar, P.B. (1943). The fate of skin homografts in man. J. Anat. 1943 Jul; 77 (Pt 4): 299-310. 19. Hardy J.D. (1999). The first lung transplant in man (1963) and the first heart transplant in man (1964). Transplant Proc. Feb-Mar 31 (12): 25-29. 20. Hoffenberg, R. (2001). Christiaan Barnard: his first transplants and their impact on concepts of death. BMJ Dec 22-29;323(7327): 1478-
78
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
1480. 21. Kelly, W.D., Lillehei, R.C., Merkel, F.K., Idezuki, Y, Goetz, F.C. (1967). Allotransplantation of the pancreas and duodenum along with the kidney in diabetic nephropathy. Surgery 61(6): 827-837. 22. Kuss, R., Teinturier, J., Milliez, P. (1951). Quelques essais de greffe rein chez l’homme. Mem Acad Chir.; 77: 755 23. Leonard, D.A., Kurtz, J.M., Mallard, C., Albritton, A., Duran-Struuck, R., Farkash, E.A., Crepeau, R., Matar, A., Horner, B.M., Randolph, M.A., Sachs, D.H., Huang, C.A., and Cetrulo, C.L. et al. (2014). Vascularized composite allograft tolerance across MHC barriers in a large animal model. Am. J. Transplant. Feb 14(2): 343-355. 24. Markić, D., Valencić, M., Maricić, A., Spanjol, J., Racki, S., Fuckar, Z. (2012). Kidney transplantation - a successful story started 110 years ago. Acta Med. Croatica Oct 66 Suppl 2: 59-63. 25. Mirskii, M.B. (2005) The pioneer of clinical transplantology (to the 110th anniversary professor Yu. Yu. Voronoi). Klіn. Khіr.; (6): 60-64. 26. Murray, J.E., Tilney, N.L., Wilson R.E. (1976). Renal transplantation: a twenty-five year experience. Ann Surg. Nov 184 (5): 565-573. 27. Owen, R.D. (1945). Immunogenetic consequences of vascular anastomoses between bovine twins. Science Oct 19;102(2651): 400-401. 28. Raikwar, S.P., KIM, E.M., Sivitz, W.I., Allamargot3, C., Thedens, D.R., Zavazava, N. (2015). Human iPS cell-derived insulin producing cells form vascularized organoids under the kidney capsules of diabetic mice. PLoS One Jan: 10(1). 29. Starnes, V.A., Shumway, N.E. (1987). Heart transplantation - Stanford experience. Clin. Transpl.: 7-11. 30. Starzl, T.E., Marchioro, T.L., Von Kaulla, K.N. Hermann, G., Brittain, R.S., and Waddell, W.R. (1963). Homotransplantation of the liver in humans. Surg. Gynecol. Obstet. 1963 Dec 117: 659-676. 31. Stead, S.O., McInnes, S.J.P., Kireta, S., Rose, P.D., Jesudason, S., Rojas-Canales, D., Warther, D., Cunin, F., Durand, J.O., Drogemuller, C.J., Carroll, R.P., Coates, P.T., Voelcker, N.H. (2018). Manipulating human dendritic cell phenotype and function with targeted porous silicon nanoparticles. Biomaterials 155: 92-102. 32. Timio, M. (1981). Lister fondatore della Chirurgia moderna. Mario Timio, Brescia: La scuola. 33. Urrutia, A., Duffy, D., Rouilly, V., Posseme, C., Djebali, R., Illanes, G., Libri, V., Albaud, B., Gentien, D., Piasecka, B., Hasan, M., Fontes, M., Quintana-Murci, L., Albert, M.L. and Milieu Intérieur Consortium (2016). Standardized Whole-Blood Transcriptional Profiling Enables the Deconvolution of Complex Induced Immune Responses. Cell Rep. Sep 6;16(10): 2777-2791. 34. Vienken, J., Klinkmann, H., Rakhorst, G. (2009). Inventions can't wait”: a tribute to Willem Johan Kolff. Int. J. Artif. Organs 32(4): 191198. 35. Viganò, M., Parenzan, L., Gallucci, V., Martinelli, L., Goggi, C., Graffigna, A., Fiocchi, R., Faggian, G. (1989). Heart transplant. Multicenter study in Bergamo, Padua, Pavia November 1985-February 1987, Minerva Chir. Jan 31; 44(1-2): 55-58. 36. Wittwer, T. , Wahlers, T., Cornelius, J.F., Elki, S., Haverich, A. (1999). Celsior solution for improvement of currently used clinical standards of lung preservation in an ex vivo rat model. Eur. J. Cardiothorac. Surg. May; 15(5): 667-671. 37. Yell, M., Muth, B.L., Kaufman, D.B., Djamali, A., Ellis, T.M. (2015). C1q Binding Activity of De Novo Donor-specific HLA Antibodies in Renal Transplant Recipients With and Without Antibody-mediated Rejection. Transplantation Jun; 99(6): 1151-1155.
SCIENZE
Le lenti di Antonio Van Leeuwenhoek Gli albori della microbiologia. Una panoromica sulla storia e sui protagonisti di un settore in continua evoluzione
di Corrado Luciano*
M
i sono occupato di Microbiologia per circa 35 anni, in vari laboratori ospedalieri, ma in tutti questi anni, forse troppo preso dall’ansia della ricerca, identificazione, tipizzazione non mi sono mai soffermato un attimo a pensare su che cosa la microbiologia, come è nata o chi per primo ha cominciato a interessarsi a questi esseri infinitamente piccoli. Forse, ora che non ho più questi assilli, è giunto il momento di soddisfare la mia curiosità, ma soprattutto il mio amore per la storia. E scusatemi, non me ne vogliate, ma, cercherò di coinvolgere anche voi in questa mia curiosità, spero di non annoiarvi, ed almeno di interessarvi un pochino. La microbiologia è lo studio dei microrganismi, questo lo sappiamo tutti. Delle principali branche della biologia, la microbiologia è stata l’ultima a svilupparsi, essa era ignorata forse perché lo studio richiedeva tecniche del tutto nuove. Solo di recente, nelle scuole di medicina vengono istituiti dipartimenti finalizzati allo studio dei microrganismi e, in particolare dei batteri. Solo da qualche anno sono stati creati dipartimenti di microbiologia non medici, ciò dovuto, in parte, alla possibilità di utilizzare i microrganismi nello studio dei principi fondamentali della biologia, soprattutto in quella della biologia molecolare. La biologia molecolare e il continuo evolversi dei mezzi tecnici, hanno permesso l’utilizzo di sofisticate metodologie per l’i-
* Ex Direttore U.O.S.D. - Laboratorio di Biochimica Clinica, Microbiologia , Biologia Molecolare e Tossicologia. ASP Cosenza.
© SICi.
solamento e per l’identificazione dei microrganismi e anche dei prodotti di essi. Inoltre le acquisizioni sulla costituzione degli Rna e Dna batterici e le ricadute che essi hanno avuto sulla loro classificazione, hanno prodotto un vero e proprio sconvolgimen-
Remissione delle scomuniche tra Cattolici e Ortodossi.
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
79
SCIENZE nude mani e senza alcuna protezione. A questo si aggiunga la scettica derisione e persecuzione della gente e delle autorità temporali ed ecclesiastiche, e quanti scesero alla tomba, nel fiore dell’età, vittime dei subdoli ed invisibili assassini dell’umanità, oscuri eroi di una santa crociata. Uno per tutti vorrei ricordare in pieno XX secolo, il sacrificio di Luigi Sani, giovane e valoroso scienziato, spentosi la sera del 26 maggio 1930 a Napoli, per infezione contratta in laboratorio, studiando la morva, la terribile malattia che con tremenda facilità si trasmette dagli animali all’uomo. Luigi Sani, come tantissimi altri, è morto per la scienza, per il bene dell’umanità, per la vittoria dell’uomo sulle malattie. Per sconfiggere chi non visto può uccidere il paffutello indifeso e roseo bambino nella culla, il più potente re tra tutte le sue guardie o milioni di uomini di qualunque ceto o razza.
Antonio Van Leeuwenhoek
Michael Servetus.
to, e così la patologia infettiva ha subito negli ultimi anni una vera e propria rivoluzione. Ma quando e come nasce questa meravigliosa storia? Chi può essere considerato il padre della microbiologia? Chi è stato il primo cacciatore di microbi? La risposta non è facile perché, essi, i microrganismi, sono dappertutto e in numero straordinariamente grande, ma per l’impossibilità di essere visti a occhio nudo rimasero a lungo ignorati, nonostante le gravi e numerose malattie e i fenomeni grandiosi da essi provocati, fino a quando i primi mezzi di indagine microscopica ne resero possibile la diretta osservazione. Erano ignorati finanche dai padri della medicina, Ippocrate e Galeno (V secolo A.C.). Una tenue supposizione di questi, si ha nelle opere di M. T. Varrone (117-26 A.C.), in cui viene ipotizzata la presenza di animaletti invisibili che penetrano dalla bocca ed il naso e possono produrre le febbri palustre. Devono passare più di cinque secoli, prima che nel suo famoso trattato “De contagione et contagiosis morbis”, Girolamo Fracastoro (1478-1553), ipotizzasse il coinvolgimento dei microbi nei morbi infettivi e la trasmissione di queste malattie dall’individuo malato a quello sano tramite minutissimi “corpicciuoli animali”, capaci anche di moltiplicarsi velocemente invadendo tutto l’organismo. Ad essi diede il nome di “seminaria”, che corrisponde alla parola “germi”, ancora tuttora utilizzata. Ma il romanticismo di questa storia che vi andrò a raccontare non ci deve far dimenticare e/o ignorare quanti, per il bene dell’umanità, sfidarono la morte; talvolta hanno vinto dopo anni e decenni di pazienti esperienze, attraverso mille delusioni, inconsapevoli dei rischi mortali che correvano, manipolando microbi nefasti a
80
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
Dopo Fracastoro, e circa 400 anni fa nasceva a Delft, tra gli azzurri mulini a vento, le basse stradine e gli alti canali Olandesi, da una famiglia di canestrai e contadini, Antonio Van Leeuwenhoker (1632-1723), considerato da molti, e da me, questo conta poco, il vero primo “cacciatore di microbi”. Anche se prima di lui, nel 1667 questi minuscoli esserini furono osservati dall’Inglese Robert Hooke e dal geniale Marcello Malpighi qualche anno dopo, a quest’ultimo va anche attribuito il primo tentativo di studiare questi esseri con precisi intendimenti scientifici. Ma io proprio di lui, vi voglio parlare, il meno conosciuto, il meno dotto, il meno consapevole del gran contributo che stava dando all’umanità tutta, il più deriso. Di lui nessuno cantò le gesta, per questo poco ricordato, ed oggi altrettanto sconosciuto come lo erano ai suoi tempi le piccole piante e i microscopici esseri da lui per primo visti e descritti. Ai nostri giorni chi si
Galileo Galilei.
SCIENZE dedica allo studio delle scienze è forse mal pagato ma, se bravo, rispettato e riverito. Le sue scoperte hanno il posto d’onore nei giornali o nelle tante apposite riviste, anche se spesso annunciate sbagliate e prematuramente. Ogni giovane, intelligente, dotato di buona volontà, dedito al sacrificio e a tante piccole privazioni, può dedicarsi agli studi scientifici e, poco alla volta, far carriera fino ad ottenere una cattedra in qualche università, percepire un dignitoso stipendio e raccogliere, con un po’ di fortuna, onori. Ora cercate, con la vostra immaginazione e cultura, che certo non vi manca, di proiettarvi all’inizio del 1600, e di avere una semplice faringite e di chiedere a vostro padre la causa del vostro male. La risposta senz’altro sarebbe stata che la causa era di uno spirito maligno, penetrato in voi. Anche se questa spiegazione vi fosse sembrata strana o non vi avesse convinto, avreste dovuto fingere di essere persuasi. Mostrando dubbi in modo palese, avreste corso il rischio di buscarvi delle frustate da vostro padre, e se aveste continuato a persistere nel mettere in dubbio quanto detto, e se la cosa fosse venuta alle orecchie del parroco le conseguenze sarebbero state ancora molto più traumatiche. Non dimentichiamoci che erano i tempi dello Spagnolo Servetus, in italiano Michele Serveto, messo al rogo dai calvinisti il 27 ottobre del 1553, per intolleranza religiosa, o semplicemente per aver sezionato un cadavere, per motivi scientifici. Erano i tempi di Galileo Galilei: morto l’8 gennaio del 1642, iniziatore della Rivoluzione Astronomica, con il sostegno al Sistema Eliocentrico ed alla teoria Copernicana, fu accusato di eresia e di voler sovvertire la filosofia naturale Aristotelica e le Sacre Scritture, fu processato e condannato dal Sant’Uffizio. Ritorniamo al nostro Van Leeuwenhoek. Morto il padre e ancora giovane, disertò i banchi di scuola per impiegarsi come apprendista in una bottega di merciaio, che fu la sua università. Poco alla volta si sviluppò in lui una passione irrefrenabile per le lenti d’ingrandimento. Per quanto poco si conosca di lui, si può tuttavia supporre che egli fosse ritenuto dai più un ignorante qualsiasi. L’unica lingua da lui conosciuta era l’Olandese, ma la gente colta scriveva allora in latino, di cui non capiva una parola e tutta la sua biblioteca consisteva in una bibbia olandese. Per lui diventò più che un passatempo, un’ossessione guardare qualunque cosa ingrandita da una lente. E non con lenti comperate, era l’uomo più sospettoso e diffidente della terra, doveva farsele lui con le proprie mani. Era preciso fino alla pedanteria; non gli bastava farsi lenti pari a quelle del migliore fabbricante di Olanda, le sue dovevano essere più perfette delle migliori, e ancora cercava di perfezionarle per ore. Era rimasto l’uomo incolto, ma il solo che in tutta Olanda sapesse foggiare lenti di tale fattura e perfezione. Così cominciò a rivolgere le sue lenti su qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani, dai muscoli delle balene alle squame della propria pelle. Dal macellaio si fece regalare un occhio di bue per poterne ammirare il cristallino; per ore osservava la struttura di un pelo di pecora, godendo nel vedere quei sottilissimi peli trasformarsi in grossi pali sotto le sue lenti. Sezionò ed esaminò una dozzina di diverse specie di piante e guardò fino nelle sementi, con molta perizia sezionò la testa di una mosca, ed estrattone il cervello lo pose sulla punta di uno spillo, osservando meravigliato ed affascinato i nitidi dettagli della sua struttura. Sempre più rapito, osservò, per la prima volta, la bizzarra e pur tanto perfetta costruzione del pungiglione della pulce e delle zampe di un pidocchio.
Antonio Van Leeuwenhoek.
Meticoloso fino alla maniacalità, osservò e riosservò il pungiglione di quell’ape e la zampa di quel pidocchio, lasciando alcune volte per mesi il medesimo oggetto sulla punta dello spillo, ed intanto allestiva altri preparati, mentre ritornava ad osservare il primo, per correggere o eventualmente confermare le sue iniziali osservazioni. E per vent’anni lavorò solitario, ignorato da tutti, deriso da molti. Ritorniamo a descrivere i tempi in cui si muoveva il nostro solitario ed anche timorato di Dio Olandese. Ovunque in Italia, in Francia, in Inghilterra, alcuni spiriti eletti cominciavano ad organizzarsi per evitare di dover soggiacere ancora alle leggi retrogradi incupenti, solo perché così aveva detto Aristotele o così imponeva il Papa. In Inghilterra tra il 1641 ed il 1649, prima della caduta e l’esecuzione di Carlo I d’Inghilterra, e prima ancora della restaurazione della monarchia inglese con Carlo II, nasceva da questi uomini di intelletto ed illuminati una nuova società chiamata “Collegio Invisibile”. E invisibile doveva essere perché il potere di Oliver Cromwell non avrebbe esitato a inviare al patibolo o al rogo tutti gli spregiudicati eretici, se solo avesse avuto sentore delle strane questioni che quei miscredenti osavano voler risolvere. L’Invisible College, è stato il precursore della Royal Society di Londra; di essa faceva parte Roberto Boyle, il quale a solo 19 anni scriveva che lui voleva seguire i principi del “Our new philosophical college” (nostro nuovo collegio filosofico). Questo gruppo di intellettuali cominciò nel 1645 ad incontrarsi una volta alla settimana, in diversi luoghi, tra i partecipanti a questi incontri il matematico John Wallis, cita John WilKins, poi fondatore della Royal Society, Thomas Willis, Cristhopher Wren, e tante altre menti aperte, tra cui il già citato Boyle, fondatore della chimica scientifica, Isaac Newton, matematico, astronomo, teologo, alchimista, considerato come uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi. Quando Carlo II salì al trono, il “Collegio Invisibile” potè sollevare la testa dai suoi nascondigli per essere elevato alla dignità di “Royal Society”. La società Reale inglese fondata nel 1662, Massone o no, permise a tanti uomini illuminati di manifestare liberamente o quasi, le proprie idee, e di rendere pubbliche le proprie scoperte in tutti i campi. L’Italia non era da meno, già sessant’anni prima, Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
81
SCIENZE aveva dato l’esempio di Fondazioni Accademiche Scientifiche, di quelle accademie che costituirono uno dei fattori più importanti dell’evoluzione del pensiero filosofico e scientifico del XVII secolo. Infatti veniva nel 1603 a Roma fondata dal principe Cesi, l’Accademia dei Lincei. Da quel momento divenne una moda; ad esempio nel 1657, nel palazzo del principe Leopoldo di Toscana ebbe il natale l’Accademia del Cimento, che ebbe vita breve ma con nomi illustri, del calibro di Redi, Borelli, Viviani, Magalotti ed altri. E il nostro Leeuwenhoek, fu fortunato, solo perché ebbe nella Royal Society il suo pubblico, in particolare un certo suo compaesano membro della società, uno dei pochi che non lo derideva, Regnei De Graaf, famoso per il follicolo e le sue interessanti scoperte sulle ovaie umane. E così, fu spinto dal suo amico a scrivere le sue scoperte all’Accademia. Scrisse una lunga lettera che trattava d’ogni sorta d’argomento possibile, scritta con comica ingenuità, nel dialetto olandese: era intitolata “Relazione intorno ad alcune osservazioni fatte dal Sig. Leeuwenhoek, con microscopio da lui stesso costruito, sulla sporcizia della pelle, sulla carne, ecc, sul pungiglione delle api, ecc. Grande fu il divertimento e l’ilarità che quella lettera suscitò tra i raffinati e sapienti suoi membri, ma la sorpresa per le meravigliose cose che Leeuwenhoek vedeva con il suo microscopio, ebbe ben presto il sopravvento. Questa lettera e le successive, sono vivaci, piene di mordaci commenti all’indirizzo dei suoi vicini ignoranti, di sfuriate contro i ciarlatani e le superstizioni della sua epoca, di chiacchiere sulla sua salute, ma frammezzo a tutto ciò quegli illustri lord della Royal Society ebbero l’onore per primi di conoscere le descrizioni singolarmente precise delle immortali scoperte fatte dal magico occhio dell’oscuro mer-
Johannes Kepler.
82
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
cante olandese. Quante delle scoperte fondamentali della scienza sembrano a noi oggi semplici, incredibilmente semplici. Sembra impossibile che in tanti millenni nessuno abbia mai scorto tutte quelle cose che erano lì chiare, ovvie, lampanti sotto il nostro naso. Così è anche dei nostri microbi: oggi chiunque può vederli muoversi e scorrazzare proiettati su luminosi schermi; ognuno di noi li ha visti milioni di volte a milioni con un semplice microscopio, o li ha fatti crescere per vari motivi. Leeuwenhoek era un maniaco della osservazione; a chi altri mai poteva venire l’idea di rivolgere la propria attenzione ad una goccia d’acqua? Una delle tante gocce d’acqua che cadono dal cielo? E che cosa poteva scorgere in una goccia d’acqua se non acqua? Egli sotto gli occhi preoccupati di sua figlia Maria, osservò attraverso la lente, brontolò qualcosa, poi urlò: “vieni qui, là in quella piccola e pura goccia d’acqua ci sono degli animaletti, e nuotano, e girano di qua e di là, e sono più piccoli di qualsiasi altra creatura visibile ad occhio nudo”. L’ingenuo olandese aveva aperto lo scrigno di un fantastico mondo di esseri minuscoli, creature che avevano vissuto, avevano lottato, che si moltiplicavano e morivano fin dai tempi più remoti senza che nessun uomo avesse mai sospettato la sua esistenza. Tra queste vi erano di certe specie capaci di distruggere, di annientare interi popoli, esseri milioni e milioni di volte più grandi. Questo era il nuovo mondo, invisibile, implacabile, qualche volta utile ed amichevole, che Leeuwenhoek vide per primo. Dovunque erano quegli animali, e ognuno così piccolo che ce ne volevano mille e più per fare un granello di sabbia. Stupefatta fu La reazione dei dotti della Royal: “ma come! Codesto Olandese voleva dar loro ad intendere che esistevano degli animali così piccoli, da poter stare a milioni in una goccia d’acqua? Assurdità! I vermi del formaggio sono gli animali più piccoli che il buon Dio abbia creati”. La Royal Society diede incarico a Robert Hooke di verificare quanto Leeuwenhoek andava affermando. Il giorno 15 novembre del 1677, Hooke si presentò dal nostro, e verificò personalmente che non aveva mentito. Le inverosimile bestiole erano proprio lì. Quei piccoli animali si incontravano ogni dove; egli riferiva alla Royal Society di averne trovato degli sciami nella propria bocca. Aveva notato che tra i suoi denti c’erano dei rimasugli di una sostanza bianca, e la volle guardare con le sue lenti. Ne prese un pochino, la stemperò in una goccia d’acqua pura e guardò, una miriade di creature incredibilmente piccole che saltellavano nell’acqua “somigliante a quel pesce che si chiama luccio”; là un’altra nuotava via diritta, rivoltandosi poi come il lampo, altri come fuscelli un po’ ricurvi, procedevano adagio ed alcuni così lentamente che per percepirne il movimento bisognava guardare a lungo, ma si muovevano veramente; erano esseri viventi. Taluni sembravano dei bastoncini, altri avanzavano passo passo come una processione di vescovi, ed altre piccole cosucce somiglianti a spirale, veloci come frecce, sembravano dei cavatappi. Li trovava dappertutto, nell’acqua potabile, nella bocca, negli intestini delle rane e dei cavalli, anche nelle proprie feci, ed in queste specialmente quando, come egli riferisce, aveva un po’ di mossa, cosa che grazie a Dio, gli capitava ben di rado. Nelle 112 lettere alla Società, mai avanzò il sospetto che queste bestie potessero nuocere all’uomo; egli andava assai cauto, quando si trattava di ritenere che un fenomeno potesse esse-
SCIENZE nessuno fu così profondamente onesto, privo di aspettative, mai re causa di un altro, e fece bene; i tempi non erano ancora maturi per avanzare ipotesi che potevano sembrare sacrileghe. Fu alla ricerca della gloria o di un posto al sole, così scrupolosail primo che vide la circolazione del sangue osservandola nella mente esatto, e tutti noi dovremmo prendere esempio dal suo coda di un pesciolino; egli scoprì gli spermatozoi. Gli anni passaprodigioso buon senso, e forse restituirgli quanto gli è dovuto. vano; ormai membro effettivo della Royal Society, combatteva le Finisce qui? Non lo so, fatemi sapere se vi è piaciuto, se superstizioni, con la sua modestia e la sua disarmante ingenuità, ho sollecitato la vostra immaginazione, se un po’ vi ho fatto soe le sue scoperte erano sempre lette nel gran libro della natura; gnare, se vi ha riempito il cuore, o se semplicemente vi siete ogni pagina era letta e riletta come un bimbo legge e rilegge fermati per qualche attimo a pensare. Io potrei continuare, tanti una favola particolarmente gradita. Leeuwenhoek fu il primo a sono gli uomini d’ingegno, e non solo nel campo della medicina vedere i globuli rossi, fu il primo a vedere i vasi capillari in un o della microbiologia, che meritano un ricordo, che pur avendo pesce, attraverso i quali il sangue passa dalle arterie nelle vene. dato molto, hanno da noi poco ricevuto. “Più sfigati” diremmo Molti anni dopo a quasi ottanta anni, dopo una sonora oggi; io dico, “più onesti, più puri, meno volponi di tanti altri, più sbornia serale, al mattino come suo solito prese una sfortunati anche se più dotati di tanti che hanno avubollente tazza di caffè e volle osservare di to più onori”. Per esempio, chi conosce Ignac nuovo quella tal sostanza tolta dai denti. Semmelweis, la sua storia? eppure questo Ma meraviglia fu che non trovava un scienziato ha posto fine a una strage solo animaletto, o meglio gli semdi vite umane superiore a tutte le brava di vederne delle miriadi, guerre combattute dal genere ma tutti morti, salvo qualche umano, superiore a tutte le ramingo che appena si muopestilenze che si sono susseveva come un ammalato. guite nei secoli. Il caffè che aveva appeCon la sua intuizione, na sorbito era così calche aveva l’unico torto di do che quasi ne ebbe essere stata presentata a scottarsi; mormorò,” al mondo scientifico che sia questa la caunove anni prima che sa!” Quindi esegui con Louis Pasteur dimocura un’esperienza; ristrasse che i batteri scaldò in un tubo di sono la causa della puvetro dell’acqua con trefazione della carne. le bestiole vive, a una Identificò in che modo temperatura di poco la Febbre Puerperale si superiore a quella di un può trasmettere da una bagno caldo, osservò che paziente ad un’altra proil movimento delle bestioprio attraverso quei mele cessò. dici che cercano di curarla, Lasciò raffreddare l’acma la sua scoperta avvenne qua, ma le bestiole non ritorquasi vent’anni prima della sconarono in vita. Nel 1723 quando perta di Joseph Lister, il quale nel aveva 91anni, Leeuwenhek chiamò 1867, dimostrò che le infezioni delle a letto di morte l’amico Hoogvliet, non ferite, in quanto causate da batteri, posriusciva a muovere le mani, i suoi occhi un sono essere trasmesse dalle mani dei medici, Thomas Willis. tempo così brillanti erano torbidi, quasi cieco, la che così diventano inconsapevolmente boia di chi morte aleggiava sul suo corpo. Disse: “Mio caro amico, fammi cercano di salvare. il favore di far tradurre in latino quelle due lettere là sul mio Forse il nostro giovane ungherese, si è svegliato, come Letavolo… spediscile a Londra alla Royal Society”. Cosi moriva il onardo, troppo presto nell’oscurità, quindi non compreso passò primo cacciatore di microbi. Il mercante di Delft aveva chiuso la propria vita a cercare di far capire ai suoi colleghi ginecologi gli occhi all’eterno sonno, e già 6 anni dopo, mille miglia lontano, che erano causa della più grande strage perpetrata a carico delnel villaggio di Scandiano, nel Reggiano nasceva il suo erede, le donne. Da quando la femmina dell’uomo, aveva partorito l’uomo, Lazzaro Spallanzani. era stata uccisa da chi l’aiutava a proseguire il genere umano. Ai tempi di Semmelweis, la mortalità per febbre puerperale era Epilogo di oltre il 45%; significava che quasi la metà delle donne nel Spero, con questo scritto, di aver restituito al povero Van continuare la specie rischiavano la vita. Immaginate negli anni Leeuwenhoek, quanto tutti noi e tutta l’umanità gli deve. So che precedenti, nei secoli, nei millenni quante hanno dato la propria è ben poca cosa; tutti conoscono di Spallanzani, dall’ingegno per noi. Il nostro, nelle sue cliniche, con semplici misure igieniben più poderoso, di Pasteur, dall’immaginazione mille volte che aveva portato il tasso di mortalità allo 1.5%. ma non fu mai più grande, o di koch padre del micobatterio della tubercolosi capito, non gli fu mai riconosciuta la sua scoperta e, morì solo e e tanti altri. I loro nomi sono ben più noti del nostro olandese, di crepacuore, in un manicomio di Vienna. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
83
SCIENZE
La roggia urbana Vernavola al centro dell’attenzione Resoconto sui dieci anni di attività e studi condotti dal Centro di Monitoraggio ambientale (CeMAV) di Pavia
di Renato Sconfietti*,**,***, Italo Venzaghi***, Daniele Paganelli**, Pinuccia Spadaro***
L
a roggia Vernavola (fig. 1) ha origine per sfioramento dalla roggia Carona e da altri canali minori all’interno dell’abitato di San Genesio ed Uniti appena a nord di Pavia (Italia, Lombardia), dove riceve anche piccoli apporti fognari. Alla fine del XIV secolo la roggia e la sua valle erano al centro del Parco Vecchio dei Visconti; nell’800 il tratto inferiore della valle veniva scelto dal ceto alto della società per la bellezza del paesaggio e il microclima ventilato e asciutto. Per contrastare il degrado e la cattiva gestione nel 1985 il Comune di Pavia istituisce il Parco Urbano della Vernavola di circa 35 ha, che interessa il tratto a monte fino all’ingresso nell’area urbana vera e propria. Il tratto centrale, seppure inglobato in ambito urbano, è una specie di isola verde in cui sono ancora presenti lembi di agricoltura, fino a pochi decenni fa caratterizzata da estese marcite; nel terzo tratto la Vernavola entra nella vasta golena del fiume Ticino, dove assume un andamento a meandri e va a imboccare un antico meandro del Ticino stesso, di cui lambisce il terrazzo
* Centro di Ricerca sulle Acque, Università di Pavia; ** Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, Università di Pavia; *** CeMAV, c/o CREA-Comune di Pavia, via Case Basse Torretta 11/13, 27100 Pavia.
84
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
geomorfologico affiancata da antiche lanche ancora attive e diffusi fenomeni di acque sorgive, alimentati da falde sia superficiali che sospese. La roggia ha un percorso di circa 15 chilometri, in un’ampia valle di circa 400 ettari. La forte compenetrazione del corso d’acqua e della sua valle incassata con la realtà urbana costituisce un elemento di interesse peculiare, in quanto coesistono sia aree ad elevata biodiversità e ricche di micro-habitat, Figura 1. Mappa della roggia Vernavola: V1 - V8 = sia aree destinate alla stazioni di campionamento; a - f = siti di interventi di fruizione. La Vernavola riqualificazione. è quasi tutta inclusa nel Parco Lombardo della Valle del Ticino: la porzione coincidente con il parco comunale è riconosciuta dal PTCP come zona di tutela B1, complessi ecosistemici di elevato valore naturalistico;
SCIENZE il tratto centrale è catalogato come zona IC, cioè di Iniziativa Comunale orientata; il tratto golenale comprende zone a livello crescente di tutela. Il Parco della Vernavola è l’area verde urbana più ricca di fauna dell’intera regione (Giordano et al., 2002); inoltre il percorso della roggia rappresenta un importante raccordo tra un corridoio ecologico principale a nord di Pavia, che include il SIC IT 2080018 “Garzaia della Carola”, la SIC/ZPS IT 2080017 “Garzaia di Ponte Chiossa” e il corridoio primario della valle del Ticino, che unisce la catena montuosa alpina alla valle del Po.
Le criticità ambientali “storiche” Fino al 1979, quando è entrato in funzione il primo lotto del depuratore di Pavia, la Vernavola era il recettore di una parte importante delle acque reflue pavesi, che ne causavano un grave inquinamento (Papiri et al., 2009b). Dopo che l’impianto andò a regime nel 1990 permasero, tuttavia, alcuni scarichi fognari diretti e numerosi scolmatori di pioggia; nelle indagini del 2001 e 2002 l’applicazione dell’indice IBE in 8 stazioni (fig. 1) mostrava ancora una classe di qualità biologica IBE (Ghetti, 1995) CQ III-CQ IV (Sconfietti et al., 2003), complice anche l’espansione urbanistica che ha incrementato il contributo inquinante degli scaricatori di piena in tempo di pioggia (Papiri et al., 2009a). Altre campagne di monitoraggio negli anni 2006 e 2007 hanno confermato una CQ fra III e IV (Papiri et al., 2009b), in accordo con quanto riportato per conto del Parco del Ticino da Lanticina et al. (2011) per gli anni 2003-2009 in due stazioni, coincidenti con le nostre st. 1 (poco a valle) e st. 7. Le analisi dell’acqua ribadivano la situazione critica, con valori elevati di COD, azoto ammoniacale e, soprattutto, Escherichia coli, inequivocabile indicatore di inquinamento fognario.
L’istituzione del CeMAV Nel maggio 2007 il Comune di Pavia e il Dipartimento di Ecologia del Territorio (DET), ora DSTA, costituirono il Centro di Monitoraggio Ambientale della roggia Vernavola (CeMAV), con sede presso il CREA (Centro Regionale Educazione Ambientale) del Comune di Pavia, che si prefigge di: - svolgere attività di monitoraggio ambientale trimestrale applicando gli indici IBE e LIM; - segnalare tempestivamente alle autorità competenti eventuali anomalie; - promuovere il risanamento della roggia e la piena valo-
rizzazione del contesto ambientale di contorno - eseguire sopralluoghi tempestivi e mirati su segnalazione di eventi o situazioni potenzialmente dannose per la qualità della Vernavola. Come logo è stata scelta una larva di Hydropsyche (fig. 2), tricottero molto comune nelle acque del-la Vernavola e discretamente tollerante nei confronti del carico organico, con l’auspicio di poter modificare il logo in futuro scegliendo un orFigura 3. IFF: mappa della funzionalità fluviale (sensu ganismo legato ad una IFF2007). Livelli: I = blu; II = verde; III = giallo; IV migliorata qualità delle arancione; V = rosso. acque. I risultati delle campagne sono riportati su una Newsletter trimestrale, inviata on line a diversi stakeholders e a chiunque ne faccia richiesta, e scaricabile dal sito del Comune http://www.comune.pv.it/newsletter-cemav-pavia.
Metodi per il monitoraggio ambientale Sulla base delle campagne eseguite negli anni precedenti sono state individuate 3 delle 8 stazioni iniziali; nel 2010 è stata aggiunta una quarta stazione, st. 7, alla fine dell’agglomerato urbano. In ogni stazione viene raccolto un campione di macroinvertebrati, poi identificati in laboratorio, per l’applicazione dell’IBE (Ghetti, 1995; AA.VV., 2003b) e un campione di acqua per le analisi batteriologiche (piastre “chromogenic compact-dry” PBI) e chimiche (kit analitici Spectroquant Merck e fotometro NOVA 60). Contestualmente si misurano temperatura dell’acqua e ossigeno disciolto con opportune sonde, aggiornate negli anni; la sonda più recente è il mod. Multiprobe HQ40d-HACH. I parametri analizzati sono i 7 macrodescrittori previsti per il calcolo del LIM: |100- OD| (% sat), BOD5, COD, N-NH4, N-NO3, Ptot,, Escherichia coli. In due occasioni è stato applicato l’Indice di Funzionalità Fluviale - IFF per rivedere e migliorare una mappa sommaria rilevata all’interno di un’indagine sul reticolo idrografico del tratto post-lacuale del fiume Ticino (AA. VV., 2002): nel 2007 con la prima versione (AA.VV., 2003) e nel 2008 con la versione IFF2007 (AA.VV., 2007).
Risultati e discussione
Figura 2. Logo del CeMAV
La funzionalità fluviale: IFF In un corso d’acqua planiziale la buona funzionalità ecologica dovrebbe sostanzialmente coincidere con la naturalità (Dallafior et al., 2011), ma l’antropizzazione produce scostamenti anche importanti: in brevi tratti l’urbanizzazione in senso stretto; a nord del Parco urbano e nella golena del fiume Ticino l’agricoltura, che spesso arriva fino alle sponde; la rettificazione di alcuni tratti (Sconfietti et al., 2009a). Anche la presenza del Parco urbano stesso gioca un ruolo limitante per la funzionalità fluviale, almeno sotto certi aspetti, Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
85
SCIENZE grave situazione avviando contatti con il Comune di San Genesio, Pavia Acque e ASM Pavia, rispettivamente proprietari e gestori dell’impianto di collettamento fognario, sollecitando la soluzione del problema.Non senza difficoltà, e dopo molta insistenza, sono stati eseguiti alcuni interventi migliorativi, i cui effetti nella st. 1 sono stati registrati nelle campagne successive al 2010 (fig. 5). L’inserimento nel 2010 della st. 7 ha consentito di evidenziare un forte inquinamento fognario Figura 4. Valori medi annui con deviazione standard (sd) dell’indice IBE e Classi di Qualità (CQ, numero romano) nelle 4 stazioni di monitoraggio. nel tratto urbano pavese (fig. 5), Nel 2007 manca sd perché il dato è riferito alla sola campagna di ottobre. che prima sfuggiva a causa della diluizione e dei fenomeni autodepurativi nel percorso fino alla st. 8, verso la foce.È stato, quindi, in quanto fra i suoi obiettivi primari ha la fruibilità del territorio costituito un Tavolo tecnico con Pavia Acque, ASM, ARPA Loma scopo ricreativo e, quindi, deve garantire la percorribilità, gli bardia, Provincia e Comune di Pavia, Comune di San Genesio, accessi, la visibilità del corso d’acqua e così via (Sconfietti e PeCorpo Forestale dello Stato (ora Carabinieri Forestali), Parco sci, 2011). L’IFF considera, infine, la comunità biologica, che qui del Ticino e Centro di Ricerca sulle Acque (CRA) dell’Universipresenta evidenti segni di alterazione. La mappa cromatica deltà di Pavia; con tempi molto lunghi, e con molta pressione del la funzionalità reale (fig. 3) indica una situazione mediamente CeMAV anche attraverso la propria Newsletter, finalmente nel intorno al livello III di funzionalità, con brevi segmenti al livello febbraio 2015 i lavori più importanti sono stati realizzati, divenII e punteggi più bassi nel tratto urbano, com’è prevedibile. tando però pienamente operativi nel 2016. Le campagne eseguite nel 2016-2017 in due stazioni aggiunLa qualità biologica: IBE tive, collocate tra la st. 5 e la st. 7 appena a valle degli interventi Rispetto alle campagne già citate i risultati sostanzialmente eseguiti, hanno mostrato risultati incerti circa l’efficacia degli rimangono invariati: si oscilla fra CQ III e IV (fig. 4). Qualche interventi stessi (fig. 6). Resta, comunque, il picco di colibatteri segnale di lieve miglioramento si osserva nella st. 1, forse in nella st. 7, le cui cause saranno oggetto di indagini ulteriori. relazione ad alcuni interventi migliorativi. Occorre ricordare che la comunità macrobentonica riflette Indagini collaterali e integrative non la qualità istantanea delle acque, come l’analisi chimica, ma Il monitoraggio biologico ha offerto lo spunto per indagini la qualità temporalmente integrata; pertanto, fattori episodici su alcune specie alloctone rinvenute durante i campionamenti: che incidono negativamente sulla qualità delle acque - anche il bivalve Corbicula fluminea (Müller), noto come “vongola asiaper un tempo molto limitato, come nel caso degli scolmatori di tica” e originario del sud-est asiatico, segnalato nel fiume Ticino pioggia - costituiscono il minimo comune denominatore della nel 2003 da Bodon et al. (2005) e comparso nella Vernavola qualità riflessa dalla comunità macrobentonica (Todeschini et al., 2011). Nella situazione attuale, dunque, considerando che gli scolmatori di pioggia sono da ritenersi un male minore inevitabile (Todeschini et al., 2010), non ci si può ragionevolmente attendere un significativo incremento della qualità biologica neppure eliminando tutti gli scarichi diretti.
Il carico di Escherichia coli L’indice LIM nel suo complesso oscilla intorno al livello II, talvolta III, il che potrebbe indurre ad un giudizio di qualità poco preoccupante. Tuttavia, sin dalle prime analisi del 2008 nella stazione a monte si erano osservate quantità considerevoli di colibatteri, con valori spesso classificabili nel livello IV (talvolta V), indice inequivocabile di immissioni fognarie. Il CeMAV ha subito segnalato la
86
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
Figura 5. Quantità media annua (x 1000) con deviazione standard (sd) di Escherichia coli e Livelli di inquinamento riferiti all’indice LIM (numero romano) nelle 4 stazioni di monitoraggio. Nel 2007 manca sd perché il dato è riferito alla sola campagna di ottobre.
SCIENZE con pochi esemplari solo nel 2008, presente ora con densità fino a quasi 2000 ind/m2 nella st. 5; il crostaceo anfipode Gammarus roeselii Gervais, di origine balcanica, segnalato nel bacino del fiume Ticino da Paganelli et al. (2015) e trovato nella Vernavola nel 2016 (Pandolfi et al., 2016). Sono stati affrontati anche temi di ricerca molto particolari, come la caratterizzazione dei microhabitat sorgivi dalla falda sospesa del terrazzo fluviale di Vernavola/Ticino, che ospitano alcuni organismi a spiccata peculiarità ecologica (Sconfietti et al., 2009b; Pesci et al., 2011).
Altre attività del CeMAV
Figura 6 - Quantità di Escherichia coli (x 1000) negli anni 2016 e 2017 con l’inserimento di stazioni aggiuntive a valle di interventi
migliorativi sul collettamento di acque reflue. VF = via Ferrini; VL = viale Lodi. In questi anni il CeMAV, come previsto nelle sue finalità, ha svolto altre attività collaterali al monitoragBarco Visconteo e la valle dei fiumi Ticino e Po a Pavia”, dove gio, in collaborazione con diversi soggetti attivi sul territorio ed la Vernavola è il fulcro dello studio e degli interventi previsti, in particolare con il CREA del Comune di Pavia, presso il quale e in buona parte realizzati, tutti in territorio pavese. Il CeMAV, ha la propria sede. soggetto trasversale ai partner del progetto, svolge un ruolo importante nel monitoraggio della qualità della roggia pre- e La riqualificazione del territorio post- interventi (fig. 1): a) due zone umide intra-alveo; b) riNel 2010 viene pubblicato il CD-ROM multimediale e inqualificazione e il consolidamento delle sponde di un lago di terattivo “Su e giù per la Vernavola: parchi, campi e ambienti cava (fig. 7-A); c) riqualificazione di una sorgiva di terrazzo; d) d’acqua” (Sconfietti et al., 2010), che riporta un esaustivo inil consolidamento dell’assetto vegetazionale ripario nei pressi quadramento ambientale e la mappa della sentieristica (Pesci di un’area giochi; e) riqualificazione di uno stagno all’ingresso e Sconfietti, 2009). Sempre nel 2010 fu approvato un progetto sud del Parco urbano (fig. 7-B), collegato ad un’estesa area Cariplo dal titolo “Riqualificazione idromorfologica ed ecologiumida, volta al mantenimento dello specchio d’acqua anche ca del fiume Ticino e delle sue aree umide golenali nel tratto in in periodi siccitosi; f) realizzazione di una macchia boschiva Comune di Pavia”, che ha interessato ecosistemi marginali al in area golenale, attigua ad un’antica roggia prima collegata corso dellaVernavola. Nel 2013 il Parco Lombardo della Valle alla Vernavola. del Ticino, ottiene l’approvazione del progetto Cariplo “ConSempre il CeMAV e il CREA hanno collaborato al progetto solidamento del corridoio ecologico di raccordo tra la zona del “Le sentinelle del parco: educare al futuro”, cofinanziato dalla Fondazione Cariplo al CIOFS-FP Lombardia di Pavia all’interno del bando di Scuola21 2012, che ha portato alla realizzazione di una nuova cartellonistica di presentazione e valorizzazione del Parco urbano.
Divulgazione ambientale
Figura 7 - Esempi di interventi di riqualificazione ambientale: A) lago di cava a ridosso della tangenziale nord di Pavia; B) stagno all’ingresso sud del Parco urbano.
Con il finanziamento della Fondazione Banca del Monte di Lombardia e il decisivo contributo del CeMAV, nel 2009 viene pubblicato un ricco volumetto (Sconfietti e Pesci, 2009) che tratta dell’interfaccia golenale di Vernavola e Ticino, un ambito territoriale spesso trascurato. Sempre nel 2009, all’interno del Festival del Paesaggio “Tra acqua e città” organizzato dal Comune di Pavia, il CeMAV organizza escursioni guidate, due workshop e una rassegna fotografica, raccolta poi nel CD-ROM multimediale e interattivo “Su e giù per la Vernavola: parchi, campi e ambienti d’acqua” (Sconfietti et al., 2010), che riporta un esaustivo inquadramento ambientale e la mappa della sentieristica (Pesci e Sconfietti, 2009; Sconfietti et al., 2011). Altri workshop sono stati organizzati in occasione della giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo negli anni 2011, 2013, 2015, 2016 e 2017, rivolti alle scuole secondarie di II grado di Pavia o aperti alla cittadinanza. Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
87
SCIENZE Conclusioni I 10 anni di attività del CeMAV sono stati l’occasione per guardare indietro e rivedere la strada percorsa, ben più articolata rispetto ai soli obiettivi, comunque primari, del monitoraggio. In questi anni, infatti, si sono realizzati diversi progetti di riqualificazione del territorio e parecchie iniziative di divulgazione ambientale, oltre alla presentazione di 20 tesi di laurea in Scienze naturali e Biologia, offrendo in tal modo un contributo significativo alla conoscenza e alla valorizzazione territoriale, proprio secondo le finalità del CeMAV. Il bilancio, quindi, è nel complesso positivo, ma occorre perseverare con continuità, tenacia ed insistenza. La convenzione decennale fra Comune di Pavia e DSTA è stata rinnovata per un quinquennio, ampliando le competenze fornite dall’Università con il coinvolgimento del Centro di Ricerca sulle Acque, sempre dell’Università di Pavia, cui afferiscono due dipartimenti: il DICAr, con competenze di ingegneria idraulica e sanitaria, e il DSTA, con competenze in diversi settori dell’ecologia e dell’idrogeologia. Auspichiamo, quindi, che gli effetti sinergici dei soggetti coinvolti possano contribuire positivamente e definitivamente alla soluzione dei problemi in sospeso.
Bibliografia 1) AA.VV., 2002. Applicazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) al sistema idrografico del Fiume Ticino. Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Gessate (MI), 104 pp. 2) AA.VV., 2003a. IFF Indice di funzionalità fluviale. Manuale ANPA, Roma, 223 pp. 3) AA.VV., 2003b. Metodi analitici per le acque. Indicatori biologici. 9010. Indice Biotico Esteso (I.B.E.). APAT manuali e Linee guida, 29 (3): 11131153. 4) AA.VV., 2007. IFF 2007. Indice di funzionalità fluviale. Nuova versione del metodo revisionata e aggiornata. Manuale APAT, Roma, 325 pp. 5) Bodon, M., Cianfanelli, S., Manganelli, G., Pezzoli, E. and Giusti, F., 2005. Gastropoda Prosobranchia ed Heterobranchia Heterostropha. In: Ruffo S., Stoch F. (eds) Checklist e distribuzione della fauna italiana. Mem. Mus. Civ. St. Nat.Verona, 2. serie, Sez. Sc. Vita 16: 83-84. 6) Dallafior, V., Bertolaso, M., Ghetti, P.F., Minciardi, M.R., Monauni, C., Negri, P., Rossi, G.L. and Siligardi, M., 2011. Valutazione della funzionalità fluviale potenziale e calcolo della funzionalità relativa: un approccio per i tratti a funzionalità naturalmente limitata. Biologia Ambientale, 25 (2): 3-14. 7) Ghetti, P.F., 1995. Indice Biotico Esteso (IBE). Notiziario dei Metodi Analitici IRSA: 1-24 8) Giordano, V., Lazzarin, M. and Bogliani, G., 2002. Biodiversità animale in ambiente urbano. Il caso della città di Pavia. Fondazione Lombardia per l’ambiente, Gessate (MI), 153 pp. 9) Lanticina, M., Parco, V. and Vailati, A.M., 2011. La qualità delle acque del Ticino – 10 anni di monitoraggio. Consorzio Parco Lombardo della Valle del Ticino, Magenta, 189 pp. 10) Paganelli, D., Gazzola, A., Marchini, A. and Sconfietti, R. (2015). The increasing distribution of Gammarus roeselii Gervais, 1815: first record of the non-indigenous freshwater amphipod in the sub-lacustrine Ticino River basin (Lombardy, Italy). BioInvasions Records, 4 (1): 37-41. 11) Pandolfi, A., Paganelli, D. and Sconfietti, R. (2016). The distribution of
88
Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
the non-native Gammarus roeselii Gervais 1835 and native Echinogammarus stammeri (Karaman 1931) in the irrigation system of the sub-lacustrine Ticino River (Lombardy, Northern Italy). In Atti Conv. Scient. I° Congresso Nazionale congiunto SITE-UZI-SIB “Biodiversity: concepts, new tools and future challenges”, Milano, 30 agosto-2 settembre. 12) Papiri, S., Ciaponi, C. and Todeschini, S. (2009a). Impatto inquinante degli scarichi fognari di tempo di pioggia nella roggia Vernavola. Acqua e Città: III Convegno Nazionale di Idraulica Urbana, Milano, 6-9 ottobre 2009, ISBN: 978-88-903223-3-4, Editore CSDU, Milano, Italia. 13) Papiri, S., Pesci, I., Sconfietti, R. and Todeschini, S. (2009b). La qualità della roggia Vernavola in base a indicatori biologici e chimici. Acqua e Città: III Convegno Nazionale di Idraulica Urbana, Milano, 6-9 ottobre 2009, ISBN: 978-88-903223-3-4, Editore CSDU, Milano, Italia. 14) Pesci, I. and Sconfietti, R. (2009) - La roggia Vernavola a Pavia: sentieri didattici, valorizzazione e tutela del paesaggio. In Atti XVIII Conv. Scient. Gruppo Gadio “Un mondo che cambia: successioni ecologiche, invasioni biologiche ed alterazioni antropiche”, Alessandria, 9-11 Maggio 2008. Studi Trentini di Scienze Naturali, 86: 75-76 15) Pesci, I., Sconfietti, R. and Paganelli, D. (2011). Studio sperimentale sull’accrescimento individuale di una popolazione di Leucojum aestivum L. in ambiente sorgivo di terrazzo a Pavia (Lombardia). Atti XIX Conv. Scient. Gruppo Gadio “Il ruolo delle aree protette per la tutela della biodiversità”, Olbia, 21-23 Maggio 2010. Studi Trent. Sci. Nat., 89: 77-82 16) Sconfietti, R., Mezzadra, M. and Pesci, I. (2009a). La mappa della funzionalità fluviale in un corso d’acqua urbano a Pavia: la roggia Vernavola. Acqua e Città: III Convegno Nazionale di Idraulica Urbana, Milano, 6-9 ottobre 2009, ISBN: 978-88-903223-3-4, Editore CSDU, Milano, Italia. 17) Sconfietti, R., Paganelli, D. and Pesci, I. (2009b). Indagini preliminari sulla fauna macrobentonica di microhabitat sorgivi di terrazzo fluviale a Pavia. In Atti XVIII Conv. Scient. Gruppo Gadio “Un mondo che cambia: successioni ecologiche, invasioni biologiche ed alterazioni antropiche”, Alessandria, 9-11 Maggio 2008. Studi Trent. Sci. Nat., 86: 81-82 18) Sconfietti, R. and Pesci, I. (2009). Alla foce della Vernavola... tra natura, campagna e città. CREA Editore, Pavia, ISBN 978-88-86022-00-2, 112 PP. 19) Sconfietti, R. and Pesci, I., 2011. La funzionalità ecologica in un corso d’acqua urbano: oltre la funzionalità potenziale. Atti XIX Conv. Scient. Gruppo Gadio “Il ruolo delle aree protette per la tutela della biodiversità”, Olbia, 21-23 Maggio 2010. Studi Trent. Sci. Nat., 89: 190. 20) Sconfietti, R., Pesci, I., Storchi, T. and Spadaro, G. (2011). Il prodotto multimediale come strumento di divulgazione scientifica per la valorizzazione del territorio: l’esempio della valle della Vernavola a Pavia. Atti XIX Conv. Scient. Gruppo Gadio “Il ruolo delle aree protette per la tutela della biodiversità”, Olbia, 21-23 Maggio 2010. Studi Trent. Sci. Nat., 89: 171. 21) Sconfietti, R., Storchi, T. and Pesci, I. (2010). Su e giù per la Vernavola: parchi, campi e ambienti d’acqua. CD-ROM multimediale. CREA Editore, Pavia. ISBN 978-88-86022-05-7 22) Sconfietti, R., Vendegna, V. and Papiri, S. (2003). La qualità ambientale della roggia Vernavola a Pavia: un approccio integrato. Studi Trentini di Scienze Naturali, Acta Biologica, 78 (1): 1-6. 23) Todeschini, S., Ciaponi, C. and Papiri, S. (2010). Impact of urban wet-weather discharges to the Vernavola river. Sustainable Techniques and Strategies in Urban Water Management. In Atti Conv. Scient. “7th International Conference on Sustainable Techniques and Strategies in Urban Water Management”, Lyon, 27 Giugno-1 Luglio. 24) Todeschini, S., Papiri, S. and Sconfietti, R. (2011). Impact assessment of urban wet-weather sewer discharges on the Vernavola river (Northern Italy). Civil Engineering Environmental Systems, 28: 209-229.
CONTATTI
Informazioni per gli iscritti Si informano gli iscritti che gli uffici dell’Ordine Nazionale dei Biologi forniranno informazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 8:30 alle ore 13:30 e dalle ore 14:30 alle ore 17:00 e il venerdì dalle ore 8:30 alle ore 13:30. Tutte le comunicazioni dovranno pervenire tramite posta (presso Ordine Nazionale dei Biologi, via Icilio 7, 00153 Roma) o tramite posta elettronica, all’indirizzo protocollo@peconb.it, indicando nell’oggetto l’ufficio a cui la comunicazione è destinata. È possibile recarsi presso gli uffici dell’ONB per richiedere documenti o informazioni. Gli uffici della sede di rappresentanza, in via Icilio 7, forniscono esclusivamente i certificati di iscrizione. Per tutte le altre richieste, quali domande di cancellazione o iscrizione, passaggi albo/elenco e informazioni sullo stato dei propri pagamenti, è necessario rivolgersi agli uffici della sede operativa, in via della Piramide Cestia 1/C. Per avere risposte a quesiti più complessi o che richiedano la consultazione dei fascicoli personali degli iscritti, le richieste dovranno essere inoltrate esclusivamente a pezzo lettera o posta elettronica.
UFFICIO TELEFONO Centralino 06 57090 200 Area riservata 06 57090 237 - 06 57090 241 Ufficio ragioneria 06 57090 220 - 06 57090 222 Ufficio iscrizioni 06 57090 210 - 06 57090 223 Ufficio certificati, Pec 06 57090 202 e Rc professionale 06 57090 214 Ufficio quote annuali 06 57090 216 - 06 57090 217 Ufficio formazione 06 57090 207 Ufficio stampa 06 57090 205 - 06 57090 225 Ufficio anagrafe 06 57090 218 - 06 57090 224 Ufficio legale 06 57090 226 Consulenza 06 57090 221 fiscale consulenzafiscale@onb.it Consulenza lavoro consulenzalavoro@onb.it Ufficio CED 06 57090 230 - 06 57090 231 Presidenza e Segreteria 06 57090 211 - 06 57090 227 Organi collegiali 06 57090 229
CONSIGLIO DELL’ORDINE NAZIONALE DEI BIOLOGI Vincenzo D’Anna – Presidente E-mail: presidenza@peconb.it Pietro Miraglia – Vicepresidente E-mail: analisidelta@gmail.com Pietro Sapia – Consigliere Tesoriere E-mail: p.sapia@onb.it Duilio Lamberti – Consigliere Segretario E-mail: d.lamberti@onb.it Gennaro Breglia E-mail: g.breglia@onb.it Claudia Dello Iacovo E-mail: c.delloiacovo@onb.it Stefania Papa E-mail: s.papa@onb.it Franco Scicchitano E-mail: f.scicchitano@onb.it Alberto Spanò E-mail: a.spano@onb.it CONSIGLIO NAZIONALE DEI BIOLOGI Erminio Torresani – Presidente Maurizio Durini – Vicepresidente Raffaele Aiello – Consigliere Tesoriere Immacolata Di Biase – Consigliere Segretario Sara Botti Laurie Lynn Carelli Vincenzo Cosimato Giuseppe Crescente Paolo Francesco Davassi Luigi Grillo Stefania Inguscio Andrea Iuliano Federico Li Causi Andrea Morello Marco Rufolo Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
89
POSTA Per quesiti di carattere generale scrivi a ufficiostampa@onb.it
Lettere al Presidente di Vincenzo D’Anna Iscrizione all’Albo Salve, vorrei sapere se per i ricercatori vige l’obbligo di iscrizione all’Ordine Nazionale dei Biologi. F. A. Egregio dottore, la legge non prevede l’obbligo di iscrizione all’Ordine dei Biologi per i ricercatori. Il Ministero della Salute, infatti, non ha mai posto questa necessità. Recentemente il Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha diffuso un parere che non ha a che vedere con l’obbligo di iscrizione, ma che chiarisce come questi ultimi, al pari dei professori, possono iscriversi all’Onb senza sostenere l’esame di Stato di abilitazione. Ad ogni modo, per maggiori chiarimenti, è possibile consultare la normativa di riferimento che chiarisce gli obblighi di iscrizione, disponibile nella sezione “Faq” del sito istituzionale www.onb.it.
l’obbligo di costituire la federazione nazionale degli Ordini regionali dei biologi. Professione Per svolgere la professione di biologo nutrizionista è necessaria la specializzazione? N. F. Gentile dottoressa, la specializzazione non è necessaria per svolgere la professione di biologo nutrizionista. Quella in Scienze dell’alimentazione, infatti, conseguita dopo la laurea è un titolo culturale che le permetterà di svolgere la professione con maggior competenza. L’unico requisito richiesto ai fini dell’esercitazione del lavoro di biologo è l’iscrizione all’Ordine dei Biologi. Nutrizionista o dietista?
Quota associativa 2019 Buongiorno, vorrei dei chiarimenti sull’aumento della quota associativa per l’anno 2019. Quali sono le ragioni di questa variazione? P. P. Gentile dottoressa, l’aumento della quota associativa per l’anno in corso si è reso indispensabile per realizzare gli obblighi previsti dalla Legge Lorenzin, n. 3/2018, che ha decretato il nostro ingresso tra le professioni sanitarie, e
90 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
Buongiorno, sono un laureando in Scienze biologiche. Vorrei capire quali sono le differenze tra un nutrizionista e un dietista, al fine di comprendere in che modo proseguire gli studi dopo la triennale. G. B. Egregio dottore, il biologo in possesso di laurea di cinque anni e iscritto alla sezione A dell’Albo dell’Ordine, può svolgere la professione di nutrizionista in totale autonomia. Il dietista è un professionista sanitario in possesso di laurea triennale che organizza e co-
ordina le attività specifiche relative all’alimentazione in generale e alla dietetica in particolare. Questo ultimo collabora con gli organi preposti alla tutela dell’aspetto igienico-sanitario del servizio di alimentazione; elabora, formula e attua le diete prescritte dal medico e ne controlla l’accettabilità da parte del paziente; collabora con altre figure al trattamento multidisciplinare dei disturbi del comportamento alimentare. Crediti formativi Ecm Sono un biologo appena iscritto all’Ordine e opero nel settore ambientale. Vorrei sapere quanti crediti devo maturare per il triennio in corso e se l’inserimento della nostra professione tra quelle sanitarie porterà dei cambiamenti. A. A. Egregio dottore, in relazione all’ingresso dei biologi tra le professioni sanitarie, la Commissione Nazionale per la Formazione Continua dell’Agenas ha stabilito che gli appartenenti alle professioni sanitarie precedentemente non assoggettati all’assolvimento dell’obbligo formativo, per il triennio in corso (2017-2019) potranno conseguire un numero di cinquanta crediti formativi Ecm entro il 31 dicembre 2019, fatto salvo quanto previsto in tema di esoneri o di esenzioni. Sono validi i crediti formativi Ecm o Cfp acquisiti prima della ricorrenza dell’obbligo dagli appartenenti alle professioni sanitarie.
È arrivata Radio Bio l’emittente online dell’ONB
Sul sito internet www.onb.it e sull’app per smartphone Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019
91
Mettiti in Ordine Per svolgere la professione di Biologo, la legge impone l’iscrizione all’ONB. Se non l’hai ancora fatto, entra nella famiglia dei Biologi per dare sempre più forza alla categoria
92 Il Giornale dei Biologi | Gennaio 2019