Il Giornale dei Biologi - N. 6 - Giugno 2019

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Sommario EDITORIALE 3

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Fino in fondo

di Vincenzo D’Anna

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PRIMO PIANO 6

Clima, inquinamento, pesca illegale

di Carmine Gazzanni

SALUTE

Il consulente tecnico del giudice nei processi penali

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di Stefania Papa

Tumore polmone: immunoterapia più efficace senza antibiotici

di Daniele Ruscitti

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Il ruolo del Dna nelle scienze forensi

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Uso della prova genetica. Profili critici in sede penale e civile

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Il “naso” che scova il cancro al cervello

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Come nasce l’anarchia cellulare del tumore

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Identificato il meccanismo della cardiomiopatia da mutazione lamina

di Marco Modugno

di Domenico Esposito

di Marco Modugno

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Un nuovo biomarcatore genetico

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Il primo database delle sinapsi

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Nel sangue si nasconde l’elisir della giovinezza

«Il Governo porta l’Italia nel baratro. Rinunci alle sue misure-bandiera» di Riccardo Mazzoni

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«Basta con i ricatti dell’Unione europea. La crisi è colpa degli anni di austerity» di Riccardo Mazzoni

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La guerra dei mini-bot: una scorciatoia per uscire dall’euro?

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Oltre 2,5 milioni di italiani a rischio diabete

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Labirintite: cause tutte da scoprire

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Ecco il gene che ripara il cuore dopo un infarto di Carmine Gazzanni

di Carmen Paradiso

di Niccolò Gramigni

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Il fumo invecchia di 30 anni l’intimità

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Alcol, 8,6 milioni di persone a rischio

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Occhi, per proteggerli d’estate non bastano le lenti

di Riccardo Mazzoni

INTERVISTE

di Pasquale Santilio

di Nico Falco

BIOLOGIA DEL PALAZZO 12

di Nico Falco

di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti

di Elisabetta Gramolini

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Crono-cosmesi e bioritmi della pelle di Carla Cimmino

Attualità

Scienze

24 Contatti


AMBIENTE 40

L’isola di plastica che (purtroppo) c’è di Giacomo Talignani

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Cambia il Mediterraneo, lo dicono biologi e pescatori

62

di Giacomo Talignani

44 46

SPORT

Trovato il leggendario gatto-volpe di Giacomo Talignani

58

Estate 2019, italiani più attenti all’ambiente di Marco Modugno

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di Antonino Palumbo

Desertificazione, 179 milioni alla Fao di Felicia Frisi

L’aria condizionata secondo l’Enea di Felicia Frisi

60

La malattia celiaca negli sportivi

62

Vitamina D e sport: parla la nutrizionista

INNOVAZIONE 50

Piccinini, 7 Champions League e un segreto: «Nessuna rinuncia, solo allenamento e alimentazione»

di Maria Luisa Cravana di Vincenzo Cosimato

BREVI

Il Parkinson si può sconfiggere con un click di Carmine Gazzanni

66

La biologia in breve di Rino Dazzo

LAVORO 68

Concorsi pubblici per Biologi SCIENZE

72 76

Un bel risotto alla plastica di mare

80

Menopausa: dimagrimento impossibile o negligenza?

46

Matera 2019, bilancio dei primi 6 mesi

di Pietro Sapia

ECM 82

Giovanni Battista Grassi: storia di una professione di Luciano Corrado

L’asse cuore e psiche è anche questione di dieta?

di Andrea Morello, Stefano Conte, Grazia Pellegrino, Vittorio Taglialatela

STORIA E RICERCA 54

di Antonietta Gatti e Stefano Montanari

di Flavia Matacchiera

BENI CULTURALI 53

Diete vegetariane e vegane in pediatria

di Mirella Domenica Elia

CONTATTI 89

Informazioni per gli iscritti Attualità

Scienze

Contatti


EDITORIALE

Fino in fondo di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi

I

mmanuel Kant dopo aver scritto la ai Biologi/ Biotecnologi, grazie ad una “Critica della ragione pura” dovette scienza ancor giovane e prolifica come necessariamente scriverne un’altra la Biologia. L’unico comune denominadedicata alla “Ragion pratica”. Il fi- tore che si appalesa spesso è la critilosofo tedesco s’accorse, infatti, che ca all’Onb laddove i conti non tornano non sempre quel che appare perfetto per tutti coloro che pensano che l’Orin teoria si riesce anche a tramutarlo dine svolga opera di paternalismo e di in pratica. Lungi da dissertazioni filo- favoritismo verso questa o quell’attisofiche, durante questi mesi di gestio- vità professionale. È certamente vero ne dell’Onb, ho dovuto spesso consta- che per anni il ponte levatoio dell’Onb tare che non tutto quel che abbiamo è stato tenuto sollevato. È certamente seminato ha portato frutti, modificato vero che, in passato, l’Ordine è stato abitudini, svegliato coscienze e con- gestito con una metodologia padrosapevolezze in una catenale da parte di una nogoria, quella dei Biologi/ menclatura che, per olBiotecnologi, che ancora tre trent’anni, è rimasta La biologia è categoria compatta non è. pressoché la stessa. Convengo con quanti mi È certamente vero che una scienza giovane sostengono e mi conforattraverso l’utilizzo di e prolifica. tano con le buone ragio“meccanismi” elettorali ni, che occorra ancora atrivelatisi poi truffaldini, Sono molti i campi tendere una maturazione, taluni hanno potuto godi intervento una rivoluzione delle codere di una riconferma scienze dei singoli iscritti nelle posizioni di comanprofessionale che affinché possano sentirdo e ben si sono guardasi parte di una vasta “fati dall’aprire ai “soci” il si aprono agli iscritti miglia” professionale che benché minimo spiraglio spazia in decine di diverdi dialogo e di conoscense attività. Esiste ancora una sorta di za. Eppure, ora che si rincorrono gli “etica della tribù” che parcellizza gli iscritti con notizie, newletters ed sms, interessi degli iscritti e li raggruppa in ora che li si interpella con giornali, rasottoclassi alimentando, così, la diver- dio, TV e sondaggi di opinione, ancora sità tra loro. larga è la fascia dei disimpegnati e deSi stenta a trovare un minimo co- gli indolenti. mune denominatore, un filo che anDecine le associazioni non ricononodi ed attraversi tutte le decine di sciute, i gruppi chiusi entro i quali si attività diverse svolte dai Biologi nel svolge una vita associativa estranea mentre molti altri campi di intervento all’Onb se non per recriminare di cose professionale vanno aprendosi innanzi delle quali poco si conosce perché non Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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EDITORIALE

si seguono né il sito né gli altri organi fare, per essere abilitati all’esercizio di informazione dell’Ordine. E tutta- professionale. Un controllo capillare che farà da via il gap con assenti ed indolenti, è stato sensibilmente ridotto, in questi paio con il controllo dell’effettiva effiultimi mesi, nel mentre decine di mi- cacia delle sanzioni inferte dal Consiglio di disciplina e non osgliaia di iscritti sono stati servate. In questo ultimo finalmente rintracciati e caso dovrà sorgere una soprattutto ora possono Dopo l’apertura procedura esecutiva e di dialogare con il proprio controllo ancor più preciordine professionale. della sede di Napoli, sa e tempestiva. Chi non Dopo l’apertura della vedremo presto ottempera sarà sottoposede decentrata di Napoli sto a nuovi procedimenti ci si approssima ad april’inaugurazione con pena raddoppiata e, re quelle di Milano, Roma, di quelle di Milano, in caso di recidiva, con Palermo e Catanzaro Lido la radiazione e la perdita per decentrare attività e Roma, Palermo della possibilità di eserciformazione aderenti alle tare. esigenze del territorio. e Catanzaro Si tratta, intendiamoci, Contiamo, inoltre di codi un “dare ed avere” tra noscere appieno le opinioni, le critiche, le proposte, le so- Ordine e Biologi, di voler riportare, luzioni che vengono dalla base degli nell’alveo della legalità, decine di miiscritti attraverso la “rilevazione” di glia di evasori e di furbastri che minaun questionario appositamente con- no alla base la nascita di una categoria fezionato da un team internazionale più vasta e coesa e quindi la possibilidi esperti in statistica. Sapremo, nel tà di poter “contare” in ogni contesto. Se si esercita in virtù di un’abilitadettaglio, se i vari convegni, seminari, summer school e master organizzati, a zione che si realizza solamente attraspron battuto, in ogni angolo d’Italia, verso l’esame di Stato e l’iscrizione sono risultati graditi e se i nuovi servi- all’Onb, non può essere consentito a zi istituiti si sono mostrati all’altezza nessuno eludere i propri doveri deontologici e di legge. Non si tratta, indelle aspettative. In particolare, scopriremo l’impatto somma, di voler creare egemonie sulla che ha avuto sul pubblico degli iscritti professione o, peggio ancora, di eserl’alta formazione attivata per la cre- citare un monitoraggio serrato sulla azione di nuove figure professionali libertà d’azione dei Biologi Italiani. come il Biodiagnosta ambientale, l’E- Tutt’altro. Qui si tratta unicamente di cotossicologo, il Biologo predittivo e voler affermare un principio di legalità gli sforzi profusi, sempre in ambito senza alcuna critica o rivendicazione. In ultimo, ma non per ultimo, ci teformativo, nei nuovi campi dell’Epigeniamo a ribadire, anche in netica, della Biologia Maquesta sede, che la defirina (la Tutela delle acnizione e la realizzazione que) e della Zooprofilassi. dei percorsi per modificaInsomma: misureremo Sarà modificata la re percorso di studio ed l’indice di gradimento che struttura dell’esame esame di Stato, secondo ha avuto la continua serie diversi indirizzi profesdi passi in avanti compiudi Stato per sionali, con le adeguate ta per aprire nuovi settori l’abilitazione alla specializzazioni (a valle di intervento professionadi quello stesso percorle per i Biologi, evitando, professione, che terrà so), sono a buon punto. in tal modo, di riproporre conto dei diversi Siamo ormai interlocuricette stantie e ambiti di tori rispettati e credibili impiego già inflazionati. indirizzi di studio in seno a tutti i contesti Ma a tutto questo dovrà nei quali ci stiamo, a poco unirsi anche un’azione di verifica e controllo su tutti i Biologi/ a poco, inserendo colmando, in tal Biotecnologi che, pur esercitando, modo, vecchie lacune. Siatene certi: evitano di iscriversi all’Ordine come non defletteremo dal proposito di arinvece sarebbe loro precipuo dovere rivare in alto in tutti i sensi. 4

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Anno II - N. 6 giugno 2019 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it

Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa Hanno collaborato: Carla Cimmino, Stefano Conte, Luciano Corrado, Vincenzo Cosimato, Maria Luisa Cravana, Rino Dazzo, Mirella Domenica Elia, Domenico Esposito, Nico Falco, Felicia Frisi, Antonietta Gatti, Carmine Gazzanni, Niccolò Gramigni, Elisabetta Gramolini, Flavia Matacchiera, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Stefano Montanari, Andrea Morello, Antonino Palumbo, Stefania Papa, Carmen Paradiso, Grazia Pellegrino, Daniele Ruscitti, Pietro Sapia, Vittorio Taglialatela, Giacomo Talignani. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione venerdì 28 giugno 2019. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.

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PRIMO PIANO

IL CONSULENTE TECNICO DEL GIUDICE NEI PROCESSI PENALI L’evento dell’Onb dedicato ai biologi Ctu e periti organizzato nella Biblioteca del Senato della Repubblica

di Stefania Papa

*

S

i è tenuto il 28 giugno scorso a Roma il convegno dal titolo “Il consulente tecnico ausiliario del giudice nelle professioni sanitarie”, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi all’interno della Biblioteca “Giovanni Spadolini” del Senato della Repubblica, in piazza della Minerva. L’evento, coordinato da Stefania Papa, consigliere dell’ONB, è stato realizzato con la collaborazione del Consiglio Superiore della Magistratura, del Consiglio Nazionale Forense, dell’Universitas Mercatorum, dell’Unione Nazionale delle Camere Civili e Penali italiane e della Camera Penale e Civile di Firenze. «L’incontro nasce a seguito della sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Ordine e istituzioni giuridiche - spiega Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb – finalizzato all’individuazione di criteri e procedure utili alla formazione degli albi dedicati a biologi Consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) e periti.

Consigliere dell’Onb e delegata nazionale alle sicurezza alimentare.

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Per sostenere, poi, la “speciale competenza” degli iscritti, il Consiglio dell’Ordine ha anche messo in cantiere l’istituzione di un apposito elenco di Biologi che saranno poi incaricati, di volta in volta, di partecipare ai Comitati di revisione presenti presso i singoli tribunali». L’appuntamento, nel corso del quale sono state presentate le varie esperienze maturate nel nostro Paese fino ad oggi, ha visto la partecipazione di presidenti dei tribunali italiani, referenti degli Ordini professionali che operano in campo sanitario e biologi interessati a muoversi in questo particolare ambito professionale. Il coinvolgimento diretto delle istituzioni al convegno ha fornito l’occasione per mettere in comunicazione l’asse delle “speciali competenze” che nasce quando ci si interfaccia con il mondo accademico e che si declina nei tavoli tecnici delle attività peritali in cui sovente i Biologi sono coinvolti. L’obiettivo del convegno è stato quello di collegare magistratura, mondo forense, università e ricerca scientifica. Solo investendo in una sempre più adeguata formazione e informazione i Biologi potranno esercitare a pieno titolo nel settore peritale anche in ambito collegiale e multidisciplinare. Tra i relatori erano presenti Marilena Rizzo, presidente del Tribunale di Firenze,

che ha raccontato l’esperienza fiorentina di revisione degli iscritti agli albi dei Ctu e dei periti condotta insieme a ordini professionali, avvocatura, procure della Repubblica e corte d’Appello. Con lei, Franco Pagani, professore dell’Universitas Mercatorum, e Carlo Poli, consigliere dell’Unione Nazionale Camere Civili. Alla tavola rotonda ha preso parte Gregorio Seidita, biologo e docente di Genetica medica e forense all’Università di Palermo. Tra i relatori intervenuti, erano inoltre presenti Luigi Scotti, giurista, già ministro della Giustizia, Stefano Cavanna, Consigliere del Csm, VII commissione, Giuseppe Gaetano Iacona, consigliere tesoriere del Consiglio Nazionale Forense, Luca Bisori, presidente della Camera Penale di Firenze, David Caramelli, direttore del dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, che presenta il primo indirizzo in Italia in Biologia forense. Tra i componenti del comitato scientifico e tra i partecipanti alla tavola rotonda era presente l’antropologa forense Elena Pilli, esimio perito, Ctu di tribunali e procure italiane, ausiliario di PG e Ctp, che ha collaborato alle indagini in famosi casi di cronaca come l’omicidio di Yara Gambirasio, Chiara Poggi, Lidia Macchi, Elisa Claps, Carmela Rea e al processo Gradoli. Con lei Marina


PRIMO PIANO

Stefania Papa e Marilena Rizzo, presidente del Tribunale di Firenze.

Baldi, consigliere del Cig dell’Enpab, esimio perito e Ctu di tribunali e procure italiane, ausiliario di PG e Ctp, speciale competenza in Genetica medica, collaboratrice in casi di cronaca tra cui quello su Melania Rea, Emanuela Orlandi, Luca Bianchini, Pamela Mastropietro. Moderatori dell’incontro, Domenico Schiavello, giornalista Rai, e Francesca Cappellini, presidente della Camera Civile di Firenze. In rappresentanza dell’ONB hanno partecipato all’incontro i consiglieri Pietro Sapia, tesoriere, e Alberto Spanò.

Stefania Papa, consigliere dell’Onb.

Il tavolo dei relatori.

© Sergio Monti Photography/www.shutterstock.com

Pietro Sapia, tesoriere dell’Onb.

Luigi Scotti, giurista, già ministro della Giustizia.

Alberto Spanò, consigliere dell’Onb.

La sala.

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PRIMO PIANO

IL RUOLO DEL DNA NELLE SCIENZE FORENSI Resoconto dell’evento organizzato dall’Onb a Messina

I

l ruolo del Dna e della biologia come strumento d’indagine nelle scienze forensi. Questo il tema del convegno organizzato oggi dall’Ordine Nazionale dei Biologi all’interno dell’aula magna della Corte di Appello del Tribunale di Messina. Oltre 100 i partecipanti all’incontro, tra cui biologi, chimici, medici, avvocati, magistrati e giudici. Per l’Onb è intervenuto Pietro Miraglia, vicepresidente e delegato regionale, e Franco Scicchitano, consigliere. Si è discusso di analisi dei reperti biologi, del ruolo dell’esperto forense, di consulenza tecnica del pubblico ministero, di sentenze della Cassazione e del sistema processuale italiano, con un particolare sguardo ai più famosi casi di cronaca risolti

grazie al progredire della scienza. Di interpretazione dei risultati dei test di Dna per l’individuazione della parentela e l’identificazione personale ha parlato Paola Dora Magaudda, avvocato cassazionista e rotale del foro di Messina. Ospiti della giornata, Michele Galluccio, presidente della Corte d’Appello di Messina, Vincenzo Ciraolo e Giovanni Villari, presidente e segretario dell’Ordine degli avvocati di Messina. A moderare l’incontro è stata Cettina Giannetto, biologa, che ha parlato delle caratteristiche del settore forense. Tra i relatori erano presenti Piero Vinci, sostituto procuratore della Repubblica, il tenente colonnello Davide Zavattaro, comandante del reparto carabinieri investi-

gazioni scientifiche di Messina, il maggiore Carlo Romano, comandante della sezione di biologia del Ris di Messina, il maggiore Enrico di Luise, della sezione biologia dei Ris di messina, e Adriana La Manna, presidente della Camera Penale di Messina. (Dalla redazione).

Il tavolo dei relatori.

Da sinistra, il ten. col. Davide Zavattaro e il mag. Carlo Romano.

I partecipanti.

Da sinistra, Pietro Miraglia e Franco Scicchitano.

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PRIMO PIANO

“U

so della prova genetica. Profili critici in sede penale e civile”. Questo il titolo del convegno che l’Ordine Nazionale dei Biologi ha organizzato oggi a Roma, all’interno del Centro di Formazione in via della Piramide Cestia. Il corso ha trattato tematiche legate al corretto uso della prova genetica nell’ambito forense, alle nuove tecnologie di indagine del settore e all’uso consapevole e corretto delle informazioni scientifiche in contesti probatori sia penali che civili. Ad organizzare l’evento è stata Daniela Arduini, biologa e delegata nazionale alle biotecnologie per l’Ordine dei Biologi. Con lei, a collaborare alla ralizzazione della giornata, Eugenio D’Orio, biologo forense. Al tavolo dei relatori erano presenti i magistrati Giorgia Castriota e Gennaro Francione, Fulvio Cruciani, professore di Genetica all’Università di Roma “La Sapienza”, Saveria Mobrici, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Roma, e Gabriel Frasca, dottorando di ricerca all’Università degli Studi “Roma Tre”. Di seguito pubblichiamo un articolo sul tema scritto dall’avvocato Alessandro Di Paola, moderatore del convegno.

L’esame del Dna e la “prova regina”

A

sentire quanto riportato dalle cronache sembrerebbero lontani i tempi in cui l’ordinamento guardava con sfavore alla prova “biologica”, fosse essa ematologica, genetica od altra ancora. È però da ricordare che soltanto nel 2006 la Corte Costituzionale ha dichiarato come illegittima la disposizione, contenuta nel già vigente art. 235 c.c., che subordinava, ai fini del disconoscimen-

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USO DELLA PROVA GENETICA. PROFILI CRITICI IN SEDE PENALE E CIVILE

Ne hanno parlato biologi e giuristi a Roma, durante il convegno promosso dall’Onb to della paternità, l’esame delle prove tico relativizzandolo rispetto al bacino ematologiche e genetiche alla previa di- demografico di riferimento. Tra tali due mostrazione dell’adulterio della moglie. estremi si inserisce il giudice che, all’inEppure nel 2006 erano già passati oltre terno di un processo, deve valutare, motrent’anni da quando Jeffreys, docente tivando, quale sia il valore probatorio da presso la Leicester University, sfruttan- attribuire all’esito di un test genetico. do i polimorfismi del D.N.A. sviluppò ed Egli, secondo un consolidato principio, utilizzò uno strumento di identificazione è peritus peritorum, ossia “custode e gabiometrica a carattere probabilistico, più rante della scientificità della conoscenza comunemente conosciuto con il nome fattuale espressa al processo”. di test del D.N.A. Nella prassi forense, Tuttavia, dato il veloce evolversi delspecie in ambito le tecniche scientifipenale, l’interpreche e la loro sempre tazione dei risultati Biologi e giuristi devono maggiore specializgenetici sembra -olzazione, è inverositre che sempre più collaborare continuamente mile per il giurista essenziale e “prova farsi effettivamenper garantire la ricerca regina”- oscillante te “garante della della verità tra due poli opposcientificità della conoscenza fattuasti, apparentemente le”. Ecco quindi che inconciliabili: quello della prosecutor’s fallacy e quello della il test del D.N.A., che da solo si potrebbe ridurre ad una espressione di probabidefense attorney’s fallacy. L’accusa, quindi, tenderebbe a guar- lità, dovrebbe avere valore probatorio dare alla bassa probabilità di casuale indiziario, da supportare con altre risulcorrispondenza tra due profili genetici tanze probatorie di tipo “tradizionale”. Tale riflessione, che poteva sembracome ad una alta probabilità di colpevolezza, mentre la difesa tenderebbe a re prevalente, è sconfessata da recenti commentare il risultato del test gene- arresti giurisprudenziali, che attribui-


PRIMO PIANO

© Sergio Monti Photography/www.shutterstock.com

In alto, Daniela Arduini ed Eugenio D’Orio. © fizkes/www.shutterstock.com Sopra, l’avvocato Alessandro Di Paola.

scono il valore di prova alle risultanze dei test genetici quando vi sia una infinitesima possibilità di errore, confinandole ad essere indizi solo qualora “l’indagine genetica non offra risultati assolutamente certi”, o, addirittura, ad essere mero dato processuale in caso di violazione dei “Protocolli scientifici internazionali”. Tali ultimi arresti rendono sempre più indispensabile la collaborazione tra consulenti tecnici di ufficio e di parte. Difatti, l’utilizzo della prova genetica quale “prova regina” rende sempre più flebile la garanzia dell’oralità nel processo penale, confinando le valutazioni del giudice ad una serie di memorie scritte di carattere scientifico. Per tale motivo, al fine di garantire una effettiva ricerca delle verità ed una effettiva garanzia della parti processuali, occorre che i consulenti biologi e i giuristi collaborino continuamente e non che si incontrino solamente in occasione di casi concreti; nella seconda delle ipotesi, difatti, sarebbe impossibile poter realmente garantire la “scientificità” all’interno sei singoli processi. Avvocato Alessandro Di Paola

I Conferenza multidisciplinare dei ricercatori italiani in Repubblica Ceca

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al 18 al 20 giugno scorso, all’interno © noppawan09/www.shutterstock.com dell’Istituto Italiano di Cultura a Praga, si è tenuta la I Conferenza multidisciplinare dei ricercatori italiani in Repubblica Ceca, organizzata dalla Società di immunologia ceca, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto italiano di cultura, per celebrare il centenario dell’apertura della rappresentanza italiana a Praga e dell’avvio delle relazioni diplomatiche. In rappresentanza dell’Ordine Nazionale dei Biologi ha partecipato la dottoressa Daniela Arduini, ricercatrice e delegata nazionale alle biotecnologie per l’Onb, che, nell’ambito della sesszione “Medicina e biotecnologie” ha presentato un progetto scientifico sui nuovi bersagli farmacologici nella terapia del glioblastoma multiforme (GBM) portato avanti in collaborazione con il professore Ferdinando Nicoletti dell’Universita di Roma “La Sapienza”. «L’incontro è stato di fondamentale importanza per il mondo della biologia e delle biotecnologie – racconta Daniela Arduini – ed è stato un onore rappresentare all’estero i miei colleghi biologi. Ringrazio per l’invito il professore Luca Vannucci, presidente della Società Ceca di Immunologia e organizzatore scientifico del congresso, Francesco Saverio Nisio, Ambasciatore italiano in Repubblica Ceca, e Federico Bernardi, primo Segretario». La conferenza ha avuto lo scopo di presentare lo stato dell’arte della ricerca italiana in Repubblica Ceca e di rafforzare le interazioni interdisciplinari tra gli studiosi e i dipartimenti interessati. Le presentazioni scientifiche sono state suddivise secondo tre macroaree: Biomedicina, fisiologia e biotecnologie; Fisica e ingegneria; Scienze umane, archeologia ed economia.

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BIOLOGIA DEL PALAZZO

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«IL GOVERNO PORTA L’ITALIA NEL BARATRO RINUNCI ALLE SUE MISURE-BANDIERA»

l principale atto di accusa delle opposizioni nei confronti del governo Conte è quello di non avere una strategia economica per il rientro del debito e per evitare la procedura di infrazione europea. Chiedere altra flessibilità all’Europa senza rinunciare a nessuna delle misure bandiera della maggioranza – quota 100 e reddito di cittadinanza – aggiungendoci per di più l’abbassamento delle tasse con la flat-tax appare insomma come un’equazione impossibile. Questo mentre si apre la partita dei vertici delle istituzioni europee da cui il governo italiano sembra tagliato fuori, anche se resta la speranza di ottenere nella Commissione un ruolo economi- premier Conte e al ministro Tria. I capi co di rilievo che consenta la tutela dei d’imputazione alla politica economica del nostri interessi nazionali. A questo ap- governo sono molti, e si possono riassupuntamento decisivo, però, il nostro mere così: avete impegnato in deficit una Paese arriva con non poche difficoltà: il montagna di soldi solo per mantenere le governo ci ha portato alle soglie di una promesse elettorali, reddito di cittadiprocedura di infrazione per eccesso di nanza e “quota cento”; avete tagliato gli debito – è la prima volta che accade -, investimenti, aumentato le tasse, avete non abbiamo cioè le carte in regola per corretto in corsa a tutte le previsioni di pretendere alcunché, e la nostra voce crescita, tanto che l’aumento previsto purtroppo rischia di essere debole, sia- del Pil è molto prossimo allo zero; la previsione di un “anno mo infatti isolati e bellissimo” è stata sotto scacco. Secondo le op- Con un’infrazione, si teme c l a m o r o s a m e n t e smentita dai fatti. posizioni, c’è il riun commissariamento Con questi rischio di un comdel Paese da parte sultati, convincere i missariamento del nostri partner euroPaese da parte della della Troika pei è un’impresa che Troika se davvero potremmo definire verrà aperta la procedura di infrazione. Sarebbe il colmo ai limiti dell’impossibile: le due misure per un governo sovranista che, presen- simbolo, che avrebbero dovuto cambiare tandosi diviso, ha indebolito la posizione i destini del Paese abolendo la povertà dell’Italia. Ci sono più linee di nell’Esecu- e rilanciando i consumi sono fallite e da tivo di quanti siano i partiti che compon- queste si dovrebbero ricavare tre miliargono la maggioranza, perché alle posizio- di di euro per correggere il deficit dal ni divergenti di Lega e Cinquestelle si è 2,4% del Pil al 2,1, cosa che dovrebbe aggiunta anche la componente - definita essere sufficiente a scongiurare la proresponsabile o tecnica - che fa capo al cedura di infrazione. Ma anche su questo

L’atto di accusa dei partiti che si trovano all’opposizione

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il governo è diviso, perché Di Maio vuol impiegare un miliardo per il quoziente familiare e Salvini vuole a tutti i costi la flat-tax, ossia tagliare le tasse anche in deficit. Ma per Bruxelles fa fede solo quello che c’è scritto nella legge di bilancio, e non le previsioni scritte sull’acqua. Il governo dovrebbe insomma fare una norma che riduca in proporzione i due fondi per reddito di cittadinanza e quota 100, oppure una comunicazione alle Camere a cui segua una risoluzione parlamentare con l’impegno a destinare le due spese alla riduzione del deficit, ma i due azionisti di maggioranza sono contrari, e quindi non ci sarebbe la maggioranza per approvarle in Parlamento. L’Europa chiede certezze, ma certezze le chiedono soprattutto gli italiani. Ci sono troppi buchi neri: come sarà possibile, infatti, utilizzare i risparmi del reddito di cittadinanza - da un lato, per aiutare le famiglie, bocciando poi gli emendamenti nel “decreto crescita”, e allo stesso tempo ridurre il debito - o come si intendano sterilizzare le clausole di salvaguardia evitando l’aumento dell’Iva? Dove si trovano questi soldi? A cui i Cinque Stelle vogliono aggiungere il


BIOLOGIA DEL PALAZZO

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salario minimo, che sarebbe un altro salasso per le casse dello Stato e per quelle delle imprese. Le politiche del governo hanno trasformato l’Italia nel fanalino di coda in Europa e ai primi posti per bassa crescita e disoccupazione. E tutto questo, secondo le opposizioni, non è il frutto di una congiura o di uno scherzo del destino: è solo il risultato delle scelte economiche della maggioranza, alle quali si aggiungono scelte sbagliate anche in politica estera, dall’accordo con la Cina sulla “Via della Seta” al blocco di un trattato internazionale cruciale come quello dell’Alta Velocità Torino-Lione, allo stop degli F-35, rimettendo in discussione un accordo strategico con gli Stati Uniti che per l’Italia significa tanto in termini di indotto economico e di occupazione. Certo, le regole europee che troppo spesso hanno penalizzato il nostro Paese vanno modificate, perché le maglie strette del rigorismo e dell’austerity hanno fatto il male della Grecia e, poi, dell’Italia ed è giusto richiedere maggiore flessibilità, ma ciò va accompagnato da un piano credibile di sviluppo infrastrutturale e di investimenti, da una riforma fiscale vera, in grado di rimettere in moto la crescita

e non dall’espansione incontrollata della lavoro, ma anche puntando su investispesa pubblica per fare assistenzialismo menti e crescita e rinunciando subito a di Stato, quella non è la strada; non tutto reddito di cittadinanza e a quota 100. in Europa ha giocato contro di noi, come Con il debito pubblico che abbiamo, è dimostra la recente decisione del presi- l’unica opzione responsabile. L’Unione europea ha ovviamente le dente della Bce, l’italiano Mario Draghi, di rimettere in campo il Quantitative sue colpe, avendo chiuso entrambi gli Easing. Nel dibattito parlamentare sulle occhi sul surplus commerciale della Gercomunicazioni del premier alla vigilia del mania, ma il fatto è che questo governo i Consiglio europeo, le opposizioni hanno problemi ereditati li ha solo aggravati, e dunque stigmatizzato il fatto che il go- come sia possibile ora conciliare una flat tax da 12-15 miliardi verno abbia scelto col rispetto dei vinl’isolamento in Italia Per rilanciare l’economia coli europei nessuno e in Europa rifiutannel governo è in grado il metodo del condell’Italia sarebbe do di spiegarlo. fronto “per costruire necessario puntare su Una cosa è cerinsieme una strada ta: l’unica cosa che per la crescita, per investimenti e crescita l’Italia non si può scongiurare la procedura di infrazione permettere è mete ottenere un commissario di peso, dopo tere i conti pubblici su una traiettoria il nulla registrato con l’Alto rappresen- esplosiva tradendo peraltro le solenni tante per gli affari esteri. L’Italia non me- promesse firmate da Conte e Tria a dirita improvvisazione, avventurismo poli- cembre, quando fu evitata la procedura tico, ma necessita di serietà, di stabilità e d’infrazione. Per essere credibili ci vorrebbe un governo responsabile e coeso, di una buona capacità politica”. In definitiva, l’unica strada per rilan- ma l’unico modo per essere credibile ciare il Paese sarebbe sì quella di tagliare questo governo lo avrebbe stracciando il le tasse, magari partendo da quelle sul contratto su cui è nato. (R. M.). Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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«BASTA CON I RICATTI DELL’UNIONE EUROPEA LA CRISI È COLPA DEGLI ANNI DI AUSTERITY» L’atto di difesa degli alleati che governano il nostro Paese

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ega e Cinque Stelle, i partiti di go- tire un mercato comune unico, dovrebbe verno, hanno difeso a spada tratta i tutelare un mercato comune unico, ma risultati del primo anno di governo, all’interno di questo mercato comune ricordando che l’Europa ha lascia- tollera regole tanto diverse che creano to per troppi anni sola l’Italia a fronteg- una concorrenza sleale al suo interno, giare l’emergenza immigrazione, e che, con l’Italia che è rimasta danneggiata su chiudendo i porti, il governo Conte ha più fronti: dal fatto che all’interno dell’Udimostrato di cavarsela benissimo anche nione ci sono Paesi, soprattutto i nuovi, da solo, perché gli sbarchi sono calati di che hanno salari molto più bassi e costi oltre il 90 per cento e grazie al nuovo de- di produzione molto più bassi e, quincreto che il governo di, questo incentiva ha recentemente la delocalizzazione approvato, il decreall’interno dell’area Tra i temi dell’agenda to “sicurezza-bis”, euro, “ma attraverso europea c’è l’uniformità l’euro ci siamo anriusciremo a incrementare ancora di di trattamento salariale, che tagliati le gampiù l’azione di conbe da soli, perché ci fiscale e diritti sociali trollo delle acque siamo dotati di una territoriali italiane moneta troppo forte e del Mediterraneo, per il nostro sistema facendo quello che l’organismo sovra- che ci ha anche impedito di avere il vannazionale dovrebbe fare e non fa. Per taggio di poter esportare”. quanto riguarda la questione economica, Quindi, questo è uno dei temi princiil premier ha indicato la strada di un’Eu- pali che vanno posti all’agenda europea: ropa sociale, di contrastare la deflazione da una parte, uniformità del trattamensalariale che c’è tra i vari Paesi, e questo to salariale, uniformità dei diritti sociaè un tema centrale per far sopravvivere li, ma anche uniformità fiscale. Questa è l’Unione, anche perché, oggi, viviamo in un’altra grande priorità del nostro Paese. una situazione paradossale, una situazio- Poi la questione degli investimenti pubne tale per cui l’Unione dovrebbe garan- blici per le opere, che dovrebbero es-

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sere scorporati dai dati del deficit, cosa che potrebbe aiutare a incrementare gli investimenti senza subire conseguenze punitive da parte della Commissione. La maggioranza propone di dare più centralità al Parlamento europeo, “visto che noi vogliamo un’Europa più democratica e più rappresentativa”, diamo una lista di priorità europea delle opere pubbliche principali, facciamola votare al Parlamento europeo e, sia, poi, la Banca Europea per gli Investimenti, con i fondi di tutti gli europei, a finanziare quelle opere e non siano i Paesi a doversi far carico di opere pubbliche che se poi vengono realizzate portano a eccesso di debito e a procedure di infrazione. Questa – secondo la maggioranza - è una proposta europeista: dividiamo la responsabilità e diamoci una priorità, a livello europeo, di cosa fare e cosa non fare per tutelare i bilanci nazionali. Però a questi auspici si contrappongono quelli che sono i temi effettivi del dibattito in Consiglio europeo, perché lì si discute del futuro bilancio dell’Unione e questo prevede, proprio sulla coesione sociale, pesanti tagli, pesanti ridimensionamenti; quindi, da una parte, noi abbiamo un’ambizione, dall’altra, poi,


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però, c’è un dato di realtà che va in un’altra direzione. Sul tema dell’agricoltura, il governo rivendica di aver fatto molto per cercare di tutelare il made in Italy, in particolare sulla tracciabilità dei prodotti agricoli, e altre misure saranno contenute nel “decreto crescita”, ma come si coniuga questo nostro impegno nel momento in cui, per l’uscita del Regno Unito dall’Unione, la Commissione europea vuole tagliare del 5 per cento i fondi sulla politica agricola comune? Questo non è tollerabile, non è accettabile. “Noi dobbiamo opporci a questo taglio, anche perché l’Italia è già stata gravemente penalizzata nell’assegnazione di quei contributi che guardano soltanto al reddito pro-capite mentre noi riteniamo che, invece, dovrebbero essere distribuiti anche guardando altri parametri, guardando il tasso di disoccupazione, guardando quella che è l’economia reale, quella che è la qualità dei prodotti, quelle che sono le esigenze del settore agricolo. Un eventuale taglio rischierebbe di colpire più l’Italia che altri e, soprattutto, rischierebbe di mettere in difficoltà le misure adottate. Poi, c’è il tema politico più importante, che è quello del cosiddetto fondo

salva-Stati: la riforma prospettata è, dal corso devono dare un messaggio chiaro punto di vista della maggioranza, molto alla Commissione Europea: la procedura pericolosa, perché l’evoluzione che si di infrazione non può essere la spada di sta pensando è ancora più spaventosa: Damocle sullo sviluppo del Paese. E proprio a proposito della minacciail Fondo salva-Stati è lo strumento che, con i soldi di tutti, è stato utilizzato per ta procedura per debito eccessivo, nel disalvare le banche francesi e tedesche che battito parlamentare sulle comunicazioavevano fatto speculazione finanziaria in ni del presidente Conte i capigruppo di Grecia sulla pelle della gente, andando a maggioranza hanno ricordato come sono chiudere gli ospedali, andando a privare stati trattati diversamente altri Paesi che la Grecia delle infrastrutture strategiche, hanno sviluppato un debito sicuramente andando a tagliare i diritti sociali in quel maggiore del nostro nel corso degli anni. Paese, favorendo l’avanzata dei movi- Un esempio su tutti: la Spagna che è pasmenti estremisti, per colpa delle politi- sata dal 30 per cento del rapporto debiche di austerità. Un Fondo che di fatto to-PIL al cento per cento e non ha subìto non ha salvato l’economia di un Paese procedure, oppure la Francia che lo scorma ha salvato chi aveva investito male in so anno, sotto la minaccia dei gilet gialli quel Paese con i soldi di tutti, non può ha potuto sforare al 3,5 senza che nessuentrare all’interno dei Trattati europei. no dalla Commissione dicesse niente. L’Italia ha un debito strutturale che Noi vogliamo far sì che questo strumento sia qualcosa di vincolante da cui non si è cresciuto negli anni, anche sotto il governo Monti che pure varò un programpossa più farlo uscire? La maggioranza su questo è molto ma draconiano di austerità: “Siamo tutti decisa: non si può prevedere che il con- d’accordo sul dire che il debito dell’Italia trollo sulla tenuta dei conti pubblici dei è strutturale e che è cresciuto costantemente negli anni: chi Paesi Ue non sia più l’ha fatto crescere fatto dalla Commisdi più, chi l’ha fatto sione ma dal FonIn agricoltura, crescere di meno. do salva-Stati che con i soldi di tutti il Governo rivendica di aver Ebbene qual è la cura che la Commisinterviene a sua dicontribuito alla tutela sione europea vuole screzione, senza un del made in Italy dare al nostro Paecontrollo politico, se? Se la cura è torad aiutare soltanto i Paesi che hanno i nare alle politiche di conti a posto, che rispettano il rappor- austerità, diciamo che le politiche sociali to deficit-Pil del 3 per cento, che hanno che abbiamo fatto, reddito di cittadinanun rapporto debito-PIL al 60 per cento e za e quota 100, sono state la vera cura al che sono nei parametri europei. Insom- disagio sociale che l’austerità ha portama: non si può parlare di Europa sociale to. Quindi che la Commissione non pensi e poi portarci la troika in casa. Con toni adesso di curare il malato togliendogli più o meno duri, ma altrettanto decisi, l’antibiotico: non può essere questo il dila maggioranza gialloverde parla di “ri- segno. Quindi vanno difese strenuamencatto all’Italia” attraverso la procedura te le misure sociali adottate dal governo di infrazione, e su questo le trattative in italiano”. (R. M.). Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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osa sono i mini-bot previsti dal contratto di governo e la cui introduzione è stata approvata all’unanimità dalla Camera con una mozione da cui una parte dell’opposizione si è poi subito dissociata? Sono titoli di Stato di piccolo taglio simili agli attuali titoli di Stato, ma in forma cartacea e in tagli piccoli (50 euro, 100 euro), in modo da facilitarne l’uso assimilandoli alle banconote, anche dal punto di vista del formato. Lo Stato si impegna unilateralmente ad accettarli per il pagamento delle tasse, garantendone il valore. Il meccanismo previsto dal suo ideatore, il leghista Borghi, dovrebbe funzionare così: i cittadini creditori dello Stato saranno liberi di accettare subito i mini-bot o aspettare il pagamento del saldo in euro. Verrebbero assegnati a cittadini e imprese che, appunto, vantano crediti nei confronti dello Stato. Il progetto, secondo i favorevoli alla sua introduzione, comporterebbe due effetti enormi: il primo è che arrivano soldi inaspettati nelle tasche delle persone, e questo genera una spinta alla domanda interna. Il secondo è che essendo cartacei, i mini-bot non possono essere spesi in giro per il mondo o su Amazon, ma saranno impiegati per l’acquisto di beni o servizi nel commercio al dettaglio: negozi, bar, ristoranti, benzinai ecc. Se il sistema dovesse avere una grande diffusione, allora i mini-bot potrebbero davvero diventare una vera e propria moneta, parallela all’euro. Di fatto, questo sarebbe un modo per lo Stato per riacquistare la sovranità monetaria. Sarebbe certamente un nuovo debito dello Stato, ma sarebbe un debito tutto interno, del quale lo Stato stesso sarebbe in grado fissare il tasso di interesse e non di subirlo dai mercati finanziari, come accade invece per i bot. Questa è, almeno, la teoria di Lega e Cinque Stelle, secondo i quali questa misura non infrangerebbe nessuna norma dell’Unione europea. Ma le obiezioni sono enormi: A parte il pronunciamento del presidente della Bce, Mario Draghi, che li ha bocciati dicendo che i mini-bot o sono nuovo debito, oppure sono illegali - e così la pensa anche il ministro del Tesoro Tria - i Trattati europei su questo punto sono chiari, disponendo che l’euro è l’unica moneta avente corso legale. L’articolo

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LA GUERRA DEI MINI-BOT: UNA SCORCIATOIA PER USCIRE DALL’EURO? Un sistema che, se dovesse diffondersi, potrebbe diventare una vera moneta

128, infatti, dispone che “1. La Banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione”. Mentre l’articolo 1277 del nostro Codice civile prescrive che: “I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale”. Dunque, il fronte contrario è amplissimo e sostiene che l’idea di pagare i debiti delle amministrazioni pubbliche alle imprese con i mini-bot sarebbe una scorciatoia che porterebbe l’Italia verso una deriva argentina, dove l’emissione

Questi titoli verrebbero assegnati a cittadini e imprese che vantano crediti dallo Stato

dei cosiddetti Patacòn anticipò di poco il default dello Stato. Non solo: con l’introduzione dei mini-bot i mercati sarebbero indotti a pensare che stia prevalendo la linea di Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, il quale ha esplicitamente parlato dei mini-bot come una mossa subdola per introdurre una moneta parallela all’euro. Lo stesso Borghi che ha spiegato in tv come uscendo dall’euro non avremmo più problemi di spread: lo Stato secondo lui potrebbe spendere in deficit senza limiti, perché i titoli del debito sarebbero automaticamente acquistati dalla banca centrale, ridotta a mera tipografia del Tesoro, attraverso l’emissione di nuove lire, e non dovendo più collocare i titoli sul mercato non ci sarebbe bisogno di pagare rendimenti elevati. L’obiezione a queste argomentazioni, però, è stata molto dura e altrettanto preoccupata: “L’inflazione a due cifre che ne deriverebbe diminuirebbe drasticamente il potere di acquisto dei cittadini, senza contare che l’uscita unilaterale dall’euro avrebbe conseguenze catastrofiche sulle banche”. Queste le posizioni in campo: ognuno, a questo punto, può trarre le sue conclusioni. (R. M.).


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Il commento economico di Riccardo Mazzoni

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Educazione economica e finanziaria materia d’insegnamento?

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opo il ritorno a pieno titolo dell'educazione civica, a scuola potrebbe essere introdotto anche l'insegnamento dell'educazione economica e finanziaria come materia curriculare. Lo prevede un disegno di legge presentato dal gruppo di Forza Italia al Senato. I mercati finanziari, le istituzioni bancarie e quelle economico-finanziarie sono oramai parte fondamentale della vita di tutti i giorni: appare dunque evidente che le nuove generazioni necessitano di un bagaglio di conoscenza della materia. L’insegnamento delle nozioni economiche viene così a far parte, al pari della lingua straniera e alla formazione di base, un bagaglio essenziale per i giovani prima di muovere i primi passi nel mondo del lavoro. Per educazione economica e finanziaria si intende il processo attraverso il quale i soggetti, potenziali o attuali consumatori finanziari, acquisiscono o migliorano la propria comprensione di nozioni di economia e finanza e la propria conoscenza di prodotti finanziari, attraverso l’informazione, l’istruzione e una consulenza adeguata e oggettiva, sviluppando le capacità

er la prima volta nella storia dell’Euro© noppawan09/www.shutterstock.com zona un Paese, e per di più un Paese fondatore, è sull’orlo della procedura di infrazione per debito eccessivo. Il primo governo sovranista che rischia di far commissariare l’Italia: sarebbe un paradosso se non fosse un dramma vero. Perché se la procedura verrà aperta farà molto male non tanto al governo, ma ai cittadini, ai risparmiatori, perché la multa da 3 miliardi e mezzo che ci verrebbe comminata sarebbe solo l’antipasto di quello che accadrebbe dopo: controlli e verifiche per anni che comprometterebbero la nostra sovranità in campo economico.Il governo ha teorizzato l’autoriduzione del deficit dal 2,4-2,5 previsto al 2,1 grazie a maggiori entrate fiscali e ai risparmi da reddito di cittadinanza e quota 100, ma il problema è che per la Commissione e per i mercati fanno fede le cifre scritte nella legge di bilancio: undici miliardi destinati a diventare oltre sedici per ciascuno degli anni successivi. E che i risparmi, semmai, non si limitino a quest’anno, ma diventino strutturali. Dovrebbe, insomma, essere varata una norma che riduca in proporzione i due fondi per reddito di cittadinanza e quota 100, oppure una comunicazione alle Camere a cui segua una risoluzione parlamentare con l’impegno a destinare le due spese alla riduzione del deficit. Ma non ci sarebbe una maggioranza in Parlamento, perché Lega e Cinque Stelle sono contrari. C’è, insomma, un problema di credibilità, perché mentre il ministro Tria assicura che non si spenderanno i risparmi di reddito di cittadinanza e “quota 100”, i leader della maggioranza dicono esattamente il contrario. Tria sostiene che nel 2020 il rapporto deficit-Pil scenderà di altri tre decimali, Salvini e Di Maio, invece, che nel 2020 spenderanno decine di miliardi per la flat tax. E l’aumento dell’Iva? Non è una clausola, ma è previsto in una legge dello Stato. Eppure i due vicepremier continuano a giurare che non ci sarà mai aumento dell’Iva. E il debito pubblico? C’è la volontà di contenerlo o di mantenerlo in una folle traiettoria di crescita? Questa incertezza mina alla base la credibilità del governo e dell’intero sistema Paese. Un clima fatto di dichiarazioni incendiarie contro le regole europee, con la pretesa di trasformare la Bce in bancomat per azzerare i nostri debiti, con le proposte sull’oro di Bankitalia da prelevare e sui mini-bot per pagare i debiti della pubblica amministrazione. Già, perché questo è anche un governo di alchimisti che tentano di trasformare carta straccia in denaro contante. Non ci meravigliamo quindi che il balzo strutturale dello spread ormai non sia più un incidente di percorso, ma una malattia cronica. Il vero problema è che il governo ha speso in deficit una quindicina di miliardi solo per mantenere le promesse elettorali, scegliendo però le promesse più inefficaci, come reddito di cittadinanza e quota 100, e accantonando invece altre promesse come la riduzione delle tasse, che però non può essere fatta in deficit. Più che le parole, in economia contano i numeri, e questi certificano che l’Italia è isolata, è il fanalino di coda in Europa per crescita economica, che un anno fa lo spread era a 140 e quello della Grecia a 380. È stato fatto un miracolo alla rovescia, visto che oggi lo spread italiano è sul livello dello spread greco, a 280, e dietro di noi c’è solo Cipro, mentre tutti gli altri sono sotto quota 100. In queste condizioni, la trattativa con l’Unione europea per evitare la procedura d’infrazione è quasi una missione impossibile.

necessarie ad acquisire consapevolezza dei rischi e delle opportunità finanziarie e ad assumere scelte informate. Il ddl prevede dunque che, nell’ambito del sistema nazionale di istruzione nelle scuole primarie e secondarie sia istituito l’insegnamen-

to dell’educazione economica e finanziaria con un monte ore annuale di almeno 33 ore. Dovrà essere il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, a definire le modalità e i criteri per l’utilizzo delle risorse dell’organico. (R. M.). Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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INTERVISTE

di Carmine Gazzanni

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na nuova terapia genica per riparare il cuore da un infarto, cancellando o riducendo le sue cicatrici e stimolando la rigenerazione con la proliferazione delle cellule cardiache. L’esperimento, pubblicato da poche settimane su Nature, apre ora scenari impensabili fino a poco tempo fa. «È un periodo eccitante per tutto il campo», dice non a caso il professor Mauro Giacca, del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia (Icgeb) di Trieste, che ha coordinato la ricerca con Fabio Recchia, della Scuola Sant’Anna di Pisa. Professore, l’infarto del miocardio interessa più di 23 milioni di persone al mondo. Un numero che fa letteralmente impressione. Basterebbe questo per capire l’importanza di questo studio. Ci può spiegare in cosa consiste? «Il problema sostanziale del cuore è che quest’organo non è in grado di riparare i danni che subisce durante la vita. Subito dopo la nascita, per motivi che ancora fatichiamo a comprendere, le cellule muscolari del cuore – i cardiomiociti – smettono di duplicarsi e non riprendono mai più a farlo durante tutta la vita adulta. Di fatto, un individuo di 70 anni ha la maggior parte delle cellule del cuore che sono le stesse con cui è nato. Per questo motivo, ogni volta che il cuore subisce un danno, tipicamente a causa di un infarto, ma anche per la pressione alta non controllata, un’infezione virale o in seguito all’assunzione di farmaci come nel caso della terapia antitumorale, l’unica possibilità che ha di sostituire le cellule perdute è quella di farlo con tessuto fibroso, fino alla formazione di una vera e propria cicatrice. Quello che abbiamo fatto è stato di trovare una maniera per stimolare la proliferazione delle cellule cardiache sopravvissute al danno, mediante il trattamento con un

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piccolo RNA (il microRNA miR-199a) che Quali sono i prossimi obiettivi? rimette in moto la replicazione di queste «Utilizzare un vettore virale per somcellule». ministrare un gene che stimola la proliferaIn che modo? zione delle cellule cardiache è poco sicuro «Quando il gene che codifica questo nell’uomo, in quanto non c’è possibilità di microRNA viene somministrato attraverso spegnere il gene nel lungo periodo. Quindi un vettore virale, il danno dell’infarto vie- stiamo lavorando per sviluppare un metone riparato. Il trattamento funziona anche do che ci consenta di somministrare il minei maiali, quindi in croRNA sotto forma animali il cui cuore, di piccolo RNA sinLa terapia genica riduce per anatomia e fisiotetico, senza bisogno logia, è molto simile a di vettori virali. Ideo cancella le cicatrici e quello umano». almente, la sommistimola la rigenerazione Dopo la spenistrazione potrebbe rimentazione sul avvenire nelle arterie delle cellule cardiache maiale, si prevecoronarie tramite cade di cominciare teterismo, una prouna fase di utilizzo anche sugli esseri cedura che è ormai routine nei reparti di umani? cardiologia in tutto il mondo». «Siamo ancora lontani qualche anno Guardando a un futuro forse andalla sperimentazione sull’uomo. Soprat- cora distante ma certamente più vicitutto, dobbiamo prima essere sicuri che no di ieri, a cosa potrebbe portare in la somministrazione del microRNA non termini medici questa scoperta? sia dannosa per altri organi e quale sia la «Come lei diceva, ci sono al mondo 23 dose sufficiente a stimolare la rigenerazio- milioni di persone che soffrono di scomne cardiaca». penso cardiaco, una condizione largamen-


INTERVISTE

ECCO IL GENE CHE RIPARA IL CUORE DOPO UN INFARTO

Parla Mauro Giacca: «Trattamento potenzialmente rivoluzionario per chi soffre di scompenso cardiaco»

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Mauro Giacca.

te dovuta all’incapacità del cuore di rige- per la ricerca cardiovascolare da parte del nerarsi nella vita adulta. Se il trattamento governo, né esistono fondazioni che raccon il nostro microRNA funzionasse, rap- colgano fondi privati a questo scopo, come presenterebbe una terapia rivoluzionaria ad esempio per la ricerca sui tumori o sulle per prevenire questa condizione e forse malattie genetiche. Basti pensare che nel anche per curarla. Ma, è bene ribadirlo, Regno Unito la British Heart Foundation diversi passaggi sperimentali in termini di raccoglie quasi 500 milioni di sterline ogni sicurezza ed efficacia devono essere anco- anno per le malattie cardiovascolari, menra compiuti prima di tre da noi non esiste pensare a una terapia nulla di analogo». Il problema sostanziale del umana». Cosa si dovrebbe fare seL’Icgeb è un cuore è che non è in grado condo lei, e nell’egrande centro di ridi riparare i danni ventualità ce ne cerca internazionale. Ma a che punto che subisce durante la vita fosse bisogno, per incrementare la è la ricerca in Italia ricerca scientifica in questo settore? «In ambito cardiovascolare, la ricerca nel nostro Paese? «Non c’è nulla di nuovo da inventare, clinica sui pazienti e lo standard di trattamento dei pazienti con le malattie cardia- basta soltanto imitare i Paesi che hanno che sono a livelli di eccellenza internazio- più successo, come Stati Uniti, Inghilterra nale. Purtroppo, invece, esiste pochissima o Germania. La ricetta è semplice ed è fatta ricerca sperimentale in questo settore. sostanzialmente di due ingredienti: primo, Questo è largamente dovuto alla mancan- investire fondi significativi nella ricerca; za di fonti di finanziamento dedicate: non secondo, assegnarli con criteri di merito esiste nessun programma di finanziamento seguendo parametri internazionali».

Chi è

I

l professor Mauro Giacca è dal 2004 il direttore della sede di Trieste dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB), dove dal 1995 è anche responsabile del Laboratorio di Medicina molecolare. Dal 2000 al 2005 è stato professore associato di Biologia molecolare presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Dal 2005 è professore ordinario di Biologia molecolare all’Università di Trieste. I suoi interessi di ricerca sono principalmente rivolti a due tematiche nel campo della Medicina molecolare. Il primo progetto concerne lo sviluppo di vettori virali ed alla loro applicazione alla terapia genica cardiovascolare. Il secondo progetto concerne lo studio di diversi aspetti di biologia molecolare dell’infezione da HIV-1.

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INTERVISTE

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CLIMA INQUINAMENTO PESCA ILLEGALE La sesta estinzione di massa

nostri fondali marini sono in grosso pericolo. Ci sono evidenze inequivocabili del surriscaldamento del pianeta, del fatto che il clima stia cambiando rapidamente, dell’onnipresenza di plastica e materiali non-biodegradabili di ogni sorta nei fiumi, nei mari e nelle città: non ci sono dubbi che i rapidi cambiamenti a cui stiamo assistendo siano dovuti all’azione di noi esseri umani». Questo è il grido d’allarme lanciato da Giovanni Chimienti, ricercatore vincitore di una borsa National Geographic Explorer, per esplorare e studiare nell’Area Marina Protetta delle Isole Tremiti le Cioè? foreste di Antipathella subpinnata, una «L’aumento di anidride carbonica, olspecie di corallo nero endemica del Mar tre ad alimentare l’effetto serra che riscalMediterraneo. «Senza fare catastrofismo da il pianeta, provoca l’acidificazione delle ambientale, anche le previsioni più ottimi- acque. La tendenza degli oceani verso vaste vanno verso un peggioramento della lori di pH più bassi, cioè più acidi, contrasituazione». sta la deposizione di carbonato di calcio Quanto incide il cambiamento cli- da parte di molti organismi biocostruttori matico su flora e fauna marine? come coralli, molluschi, briozoi e alcune «Il cambiamento alghe, indebolendoli climatico è una dele contribuendo alla Lo zoologo e biologo le principali minacce loro scomparsa. Naalla biodiversità, in- marino ha vinto una borsa turalmente la vita sieme alle forme di è invasiva, e alcuni di studio della pesca non sostenibile organismi si adattee all’inquinamento. ranno a questi camNational Geographic Ha effetti devastanbiamenti. Molti altri, ti sulla biologia delle invece, periranno in specie: i coralli delle barriere coralline si quella che potrebbe essere la sesta estinsbiancano, perdendo le microalghe che vi- zione di massa a cui i cambiamenti climavono al loro interno e che li aiutano nella tici stanno portando. Indovini a quale dei crescita e nello sviluppo, risultando molto due gruppi apparteniamo?». più deboli e vulnerabili. Dalle nostre parti, Immagino la domanda sia, ahimè, alcuni tra gli ecosistemi marini più ricchi e retorica. Anche per questo nasce il diversificati, dove vanno a riprodursi i pesci suo progetto di ricerca. Ce lo può race i crostacei che mangiamo, sono biocostru- contare? iti da organismi ad affinità fredda, tra cui i «L’Area Marina Protetta delle Isole cosiddetti coralli di acque fredde: per que- Tremiti è un gioiello dell’Adriatico, nonsti organismi il riscaldamento globale è una ché un vero e proprio laboratorio a cielo tragedia, risultando in un collasso genera- aperto per gli studi di Biologia Marina. lizzato delle popolazioni. Ma non è finita». Nonostante ciò, i fondali oltre i 50 metri

non è così lontana. Intervista a Giovanni Chimienti

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di profondità attorno all’arcipelago risultavano pressoché inesplorati. Così, dopo alcuni sopralluoghi, ho notato che potevano esserci degli habitat interessanti, come le foreste di corallo nero. Ciò che stiamo trovando va ben oltre le nostre previsioni, mostrandoci fondali marini ancora sconosciuti, di notevole bellezza e di incredibile valore ecologico, ma già minacciati dalle attività antropiche». A cosa spera possa portare questo progetto? «L’obiettivo è arrivare a forme di tutela mirate e ad una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni sulla necessità di tutelare questi importanti habitat». Una delle proposte su cui si sta lavorando è l’istituzione di un’area di protezione integrale. Per quale ragione è fondamentale? «I coralli neri sono specie protette e sono inseriti in molte convenzioni nazionali e internazionali per la tutela degli habitat e delle specie. Una volta individuate le aree maggiormente caratterizzate da coralli neri, potranno essere create delle no-fishing area. Non è necessario creare zone di protezione integrale dove, per intenderci, non si può neanche navigare o fare il bagno. Sarà sufficiente impedire pratiche di pesca e di ancoraggio in aree


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INTERVISTE

circoscritte per tutelare e preservare que- stiamo di fatto tornando alle auto a carste preziose oasi di biodiversità». bone». Crede che la politica possa riCosa pensa di chi ritiene Greta spondere “presente”? Thunberg un fenomeno commerciale «La politica si sta interessando alla e nulla più? questione ambientale, non fosse altro per«I ragazzini che fanno gli adulti sono ché ciò porta voti. Questo deve far riflet- senz’altro un trend, non a caso abbiamo tere noi cittadini: la politica si interessa show televisivi dove i ragazzini cucinaalle questioni ambientali e se ne interes- no, si esibiscono ecc. Il paragone quindi serà sempre di più se è immediato, ma force ne interessiamo se superficiale. Nei “Incentiviamo le auto noi, se siamo noi a suoi discorsi, Greta chiederlo, se preten- elettriche, ma produciamo Thunberg chiede alle diamo che le scelte istituzioni mondiali energia nucleare oppure di avviare politiche politiche siano ponderate su basi scien- con i combustibili fossili” concrete di riduziotifiche. Altrimenti ne delle emissioni e avremo una serie di di mitigazione degli promesse vane, smentite dalle azioni con- effetti dei cambiamenti climatici, fondancrete». do le sue dichiarazioni su quanto riportato Finora è stato sempre così? da rapporti delle Nazioni Unite, cioè su «Le faccio qualche esempio imbaraz- basi scientifiche. Che sia una ragazzina a zante. Con gli accordi di Parigi l’Italia ha farlo, nel modo in cui lo fa lei, attira l’atfirmato un trattato per limitare l’uso di tenzione e, in buona sostanza, contribuicombustibili fossili, ma al contempo il go- sce a far circolare il messaggio. Insomma, verno ha rilasciato concessioni esplorative il problema non è se Greta sia o non sia un per cercare questi combustibili nei fondali fenomeno commerciale, ma è il fatto che marini nazionali. Incentiviamo la conver- ci sia bisogno di Greta per far finire sulle sione alle auto elettriche, ma compriamo pagine dei giornali le emergenze ambienl’energia da centrali nucleari o la produ- tali che stiamo vivendo e per far giungere ciamo con i combustibili fossili, perciò il messaggio a chi governa». (C. G.)

Giovanni Chimienti.

Chi è

G

iovanni Chimienti è zoologo e biologo marino che studia coralli e ambienti di acque profonde principalmente nel Mar Mediterraneo, dove ha svolto la maggior parte del suo lavoro di esploratore. Ha viaggiato e studiato i fondali di ben 18 Paesi, dalla Svezia all’Indonesia, per studiare gli habitat marini costruiti dai coralli e la relativa biodiversità. Esploratore del National Geographic dal 2018, Chimienti è un biologo post-doc del dipartimento di Biologia dell’Università di Bari e del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze Marine. Uno dei suoi principali oggetti di studio sono le foreste animali che formano habitat marini peculiari e affascinanti, come le foreste di corallo nero.

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SALUTE

di Daniele Ruscitti

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lcuni non ottengono benefici di lunga durata, mentre altri non mostrano alcun tipo di risposta al trattamento. L’immunoterapia non agisce nello stesso modo su tutti i pazienti e sotto esame sono finiti tutti quei fattori in grado di indebolire il sistema immunitario, riducendo l’efficacia del trattamento. C’è uno studio ora che sottolinea che la probabilità di ottenere un importante beneficio dall’immunoterapia è maggiore nei pazienti che non assumono antibiotici nel periodo antecedente l’inizio del trattamento. Questo perché l’immunoterapia agisce indirettamente sul tumore, stimolando la risposta immunitaria dell’individuo contro le cellule maligne, per questo qualunque fattore in grado di indebolire il sistema immunitario può ridurre l’efficacia del trattamento. Lo studio condotto dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano, pubblicato sulla rivista Lung Cancer, ha analizzato un ampio gruppo di soggetti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) e trattati con immunoterapia da aprile 2013 a gennaio 2018. In Italia, l’11% dei tumori diagnosticati lo scorso anno (373mila casi) è rappresentato da neoplasie del polmone con un’incidenza maggiore negli uomini 14% rispetto le donne 8%. Negli ultimi anni si è registrata una moderata diminuzione di nuove diagnosi nel sesso maschile, ma allo stesso tempo un aumento in quello femminile, principalmente causato dal fumo di sigaretta. Per completare il quadro, va ricordato poi che un passo in avanti contro il tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) in stadio avanzato e non operabile, che in Italia registra oltre 12mila nuovi casi l’anno su un totale di 35mila casi di Nsclc, è stato ottenuto con il farmaco immunoterapico durvalumab, che mira a riattivare

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TUMORE POLMONE: IMMUNOTERAPIA PIÙ EFFICACE SENZA ANTIBIOTICI Lo dimostra uno studio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

il sistema immunitario contro il cancro: il «È possibile che gli antibiotici alteri57% dei pazienti è vivo dopo tre anni ri- no la composizione della flora intestinale, spetto al 43,5% con placebo. impoverendola e modificandola dal punto Dallo studio emerge che l’immuno- di vista qualitativo. Questo squilibrio tra terapia non agisce nello stesso modo su le varie specie batteriche, presenti nell’intutti i pazienti. Le cause devono ricercarsi testino, potrebbe avere una ripercussione in diversi fattori, in parte specifici della sulla capacità del sistema immunitario di persona stessa e in aggredire il tumore, parte relativi alle caquando stimolato ratteristiche intrin- Qualunque fattore in grado dall’immunoterapia», seche del tumore. A spiega Giulia Galli, di indebolire il sistema tal proposito, alcuni medico dell’Unità di immunitario può ridurre Oncologia Toracica studi internazionali hanno ipotizzato il dell’Istituto Nazional’efficacia della cura ruolo cruciale della le dei Tumori di Miflora intestinale sul lano e primo autore funzionamento globale del sistema immu- dell’articolo. nitario: è stato, infatti, osservato che paSecondo i dati, la probabilità di ottezienti con diversi tipi di tumore, cui erano nere un beneficio prolungato sul tumore è stati somministrati antibiotici nel perio- più bassa in chi ha ricevuto antibiotici per do immediatamente precedente l’inizio un periodo relativamente prolungato, in dell’immunoterapia, hanno avuto una pro- relazione alla durata del trattamento con babilità più bassa degli altri di ottenere un immunoterapia. Al contrario, i pazienti beneficio importante dal trattamento. che avevano ricevuto antibiotici per un


SALUTE

Istituto Nazionale dei Tumori a Milano.

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Contrasto all’obesità © Labutin.Art/www.shutterstock.com

periodo relativamente breve, hanno avuto tore dell’articolo - tuttavia, data l’alta freun beneficio apparentemente sovrapponi- quenza dell’uso di terapie antibiotiche nei bile a quello dei soggetti a cui non era sta- pazienti con tumore, questo argomento to somministrato alcun tipo di antibiotico. merita uno studio approfondito. Infatti, se Ciò nonostante non è stato possibile cor- confermati, i dati ottenuti in questo e in relare questi risultati né con il tipo di infe- altri studi potrebbero suggerire di limitazione né con lo specifico tipo di antibiotico re la prescrizione di antibiotici ai casi vesomministrato. ramente necessari, «I dati emerevitando utilizzi imLo studio, pubblicato si dalla ricerca non propri». implicano che non sulla rivista Lung Cancer, Sono quindi necessari ulteriori stusi debbano prescriha analizzato un ampio di per comprendere vere antibiotici ai tutti i complessi e pazienti con tumore, gruppo di soggetti molteplici fattori quando necessari, che spiegano la dima evidenziano la possibilità che i soggetti trattati con an- versa risposta all’immunoterapia. A quetibiotici abbiano un decorso tendenzial- sto proposito, presso l’Istituto nazionale mente peggiore per via dell’infezione sot- dei tumori, è in corso uno studio protostante e non per un’interferenza diretta spettico osservazionale (Apollo), il cui degli antibiotici con l’effetto dell’immu- obiettivo è identificare i fattori o le comnoterapia - aggiunge Giuseppe Lo Russo, binazioni di fattori correlati alla risposta medico dell’Unità di Oncologia toracica immunitaria nel tumore polmonare non dell’Istituto nazionale dei tumori e co-au- a piccole cellule.

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ono più di 40mila le diagnosi di tumore del polmone che ogni anno si registrano in Italia. Esse rappresentano l’11% di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale e, più in particolare, il 14% di queste nei maschi e l’8% nelle femmine. Si calcola che attualmente 1 uomo su 10 e una donna su 34 possano sviluppare un tumore del polmone nel corso della vita. La sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore del polmone in Italia è pari al 15,8%. Pur rimanendo nell’ambito di valori deludenti, presenta valori leggermente migliori tra i pazienti più giovani, passando da 29,3% tra 15 e 44 anni a 8,1% tra i più anziani. Non si registrano differenze significative nella sopravvivenza a 5 anni nelle varie aree del nostro paese, con percentuali del 16%, 15%, 15% e 13% fra i maschi e del 20%, 19%, 19% e 18% fra le donne, rispettivamente nelle regioni del Nord-Ovest, Nord-Est, Centro e Sud.

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SALUTE

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Il “naso” che scova il cancro al cervello Dalla Finlandia arriva una nuova tecnica di chirurgia oncologica patologo che esegue un’analisi microscopica del campione e telefonicamente comunica alla sala operatoria il risultato delle analisi. Con l’utilizzo del nostro metodo invece si offre un sistea scoperta di questo “Naso Artificale” è stata fatta da un ma promettente per identificare il tessuto maligno in tempo regruppo di ricercatori Finlandesi dell’Università di Tampere. ale, e apre alla possibilità di studiare diversi campioni prelevati Il naso artificiale che hanno sviluppato, avrà il compito di da altrettanti punti differenti». Prosegue sempre Haapala: «Un aiutare i neurochirurghi a identificare il tessuto canceroso ulteriore vantaggio specifico è costituito dal fatto che le nostre durante l’intervento al cervello, e permetterà in questo modo attrezzature possono essere collegate alla strumentazione già un’asportazione più precisa dei tumori. Attualmente una pratica presente attualmente nelle sale operatorie neurochirurgiche e ampiamente utilizza in neurochirurgia è quella di recidere eletdi conseguenza non si renderebbe necessario il dover inviare trochirurgicamente con dispositivi come il bisturi elettrico o una alcun tipo di campione all’anatonomopatologo. La nostra tecnologia si basa sulla spettrometria a mobilità differenziale (DMS) lama per diatermia. Entrando nello specifico, quando durante l’operazione il ed il tessuto viene identificato in base ad una sorta di ‘impronta tessuto viene bruciato, le molecole vengodigitale’». no disperse sotto forma di fumo chirurgiDurante la fase di studio sono stati anaco. Con il metodo sviluppato dai ricercatori Le narici artificali fiutano lizzati 694 frammenti di tessuto raccolti da dell’Università di Tampere, questo tipo di 28 diversi tumori cerebrali e confrontati con il tessuto maligno e fumo viene fiutato da quelle che possiamo dei campioni di controllo. L’attrezzatura utiguidano i neurochirurghi lizzata è stata sviluppata appositamente per tranquillamente definire delle narici artificiali, che sono in grado di identificare il teslo studio. Quando tutti i campioni sono stati negli interventi suto maligno e distinguerlo da quello sano, analizzati la precisione di classificazione da guidando in questo modo i neurochirurghi parte del Naso Artificiale nel fiutare massa nell’asportazione più precisa possibile. La tecnica di tale procemaligna è risultata essere dell’83 per cento. dimento è descritta nei minimi particolari all’interno del famoLa precisione è poi migliorata con impostazioni più mirate. sissimo periodico medico “Journal of Neurosurgery”. Confrontando tumori a bassa malignità come i (gliomi) con i Sulla carta sembrerebbe apparentemente facile, ma distincampioni di controllo, la precisione del sistema è stata del 94 per guere tra tessuto sano e massa tumorale per quello che riguarda cento, raggiungendo una sensibilità del 97 per cento e una speun tumore al cervello, ad oggi non è proprio così semplice. Ilkka cificità del 90 per cento. Allo stato attuale non è ancora possibile Haapala, membro del dipartimento di Neurochirurgia dell’Uniritrovare nelle sale operatorie o nei reparti di Oncologia “Nasi Artificiali”, ma se la sperimentazione continuerà a fornire dati versità di Tampere, spiega i grandi vantaggi che comporta una soddisfacenti e risultati sempre più positivi, è molto probabile scoperta di questo tipo: «Attualmente la pratica clinica comune prevede che durante l’intervento venga prelevato un campione che diventerà parte della strumentazione fissa data in dotazione della massa tumorale che viene congelato e consegnato ad un a ogni neurochirurgo.

di Marco Modugno

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SALUTE

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Come nasce l’anarchia cellulare del tumore La scoperta dei ricercatori dell’Istituto di oncologia di Milano degli aspetti diversi e mai visti prima in questo processo. Ne abbiamo studiato, grazie a tecnologie altamente avanzate, la biologia strutturale e la biochimica di due proteine che durante questo l cancro può essere descritto come una sorta di caos, un’anarprocesso regolano la divisione cellulare». chia cellulare determinata dall’alterazione di alcune proteine: Secondo quanto riportato dallo studio, le due proteine, chiaè la scoperta effettuata dai ricercatori dell’Istituto Europeo di mate Numa e Lgn, si comportano come se fossero degli architetti Oncologia. I risultati dello studio, che è stato sostenuto dalla che tirano su o ristrutturano una casa. «Se all’improvviso avviefondazione Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) ne un errore, quale può essere una mutazione dei geni, queste insieme al Ministero della Salute, sono stati pubblicati sulla preproteine interrompono il loro lavoro armonico, iniziandone uno stigiosa rivista Nature Communications. Alla base di questo caos nuovo del tutto scoordinato e disordinato. È in questa fase che si giocano un ruolo fondamentale due proteine-architetto che imscatena il caos. I tessuti e gli organi crescono in maniera inusuale, non riuscendo più a compiere il loro lavoro in maniera corretta. pazziscono per errore: il prossimo passo sarà quello di colpire i geni che le regolano. È così che ci si ritrova dinanzi a un tumore. Ora possiamo immaAllo Ieo di Milano hanno dunque gettaginare di riuscire a correggere il cattivo funto le basi per affrontare quello che è consizionamento di queste proteine, ad esempio Giocano un ruolo derato a giusta ragione il male del secolo. I studiando una molecola che sia in grado di ricercatori hanno scoperto come sono fatte intervenire sui geni che le regolano» aggiunfondamentale due e come funzionano queste proteine-architetge Mapelli. proteine-architetto che to che, a causa di motivi che possono essere Arrivati a questo punto, insistere sulla rivari (ad esempio una variazione del Dna), incerca diventa molto più che importante, anzi impazziscono per errore terrompono il loro normale lavoro e innescaindispensabile. Quella effettuata dall’Istituto no quel processo di anarchia cellulare che è Europeo di Oncologia potrebbe, infatti, essealla base dei tumori. Lo studio effettuato dall’Istituto Europeo di re la scoperta che segna un primo, vero, mattone verso la sconfitOncologia apre a nuovi e ambiziosi scenari, un orizzonte per una ta del cancro. Un obiettivo che il mondo scientifico si è proposto cura efficace che colpisca le cellule tumorali, andando a incidere ardentemente di perseguire. E i risultati, seppur lentamente, cosui geni che regolano le proteine impazzite. minciano ad arrivare. «La cellula tumorale si differenzia da quella sana per una «Abbiamo compiuto un passo avanti fondamentale per la cosmodata, disordinata e incontrollabile proliferazione – afferma noscenza, a livello atomico, delle strutture che provocano i comMarina Mapelli, direttrice dell’Unità di Biologia strutturale del portamenti delle cellule – dichiara Laura Pirovano, ricercatrice dell’Istituto Europeo di Oncologia e prima autrice del lavoro -. La Dipartimento di oncologia molecolare dell’Ieo e alla guida della visione dettagliata che abbiamo ottenuto del complesso proteico squadra dei ricercatori – formando così quegli insiemi eterogenei e complessi di cellule che vengono quindi chiamati cancro. Con i Numa-Lgn infrange una delle barriere che ci impediva di comnostri studi abbiamo analizzato le cellule in questione, scoprendo prendere i meccanismi più complessi della cancerogenesi».

di Domenico Esposito

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SALUTE © Hanna Kuprevich/www.shutterstock.com

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dentificato il meccanismo che viene delle ricerche (Cnr-Irgb) e Humanitas: considerato essere alla base delle «Alla base del nostro studio c’è l’utilizaritmie nei pazienti con Cardiomiopa- zo di modelli cardiaci ‘in vitro’, generati tia da mutazioni della lamina. Tutto mediante un processo di ‘riprogrammaquesto è stato possibile grazie a un ap- zione’ di cellule della pelle di pazienprofondito studio condotto dal team di ti portatori della mutazione K219T in ricercatori dell’Istituto di ricerca gene- cellule iPSC (Induced Pluripotent Stem tica e biomedica del Consiglio nazionale Cells - Cellule Staminali Pluripotenti delle ricerche (Cnr-Irgb) e dell’Istituto Indotte), ed il loro successivo differenClinico Humanitas, capaci di identifica- ziamento in cardiomiociti, le cellule del re un nuovo meccanismo di malattia in cuore che sono alla base della proprietà modelli in vitro di Cardiomiopatia eredi- contrattile del muscolo cardiaco - spiega taria lamina-dipendente. la Di Pasquale - le cellule iPSC, sono staTale ricerca è di te prodotte per la fondamentale imprima volta nel 2006 Sono patologie portanza tanto da partendo da cellule essere stata pub- che colpiscono il muscolo topo e successivablicata all’interno mente nel 2007 da cardiaco, riducendone dell’autorevole rivicellule umane in sta scientifica “Nauna serie di esperila capacità contrattile ture Communicamenti condotti dal tions”. Le mutazioni team di ricerca del del gene della Lamina A/C (LMNA), una professore Shinya Yamanaka, studi che proteina fibrosa fondamentale dell’in- gli sono valsi sia il Premio Wolf che il volucro nucleare della cellula, sono la Premio Nobel, entrambi per la medicina. causa delle Cardiomiopatie, un gruppo Questo tipo di cellule hanno rivolueterogeneo di malattie che colpiscono il zionato l’approccio allo studio delle mamuscolo cardiaco riducendo la capacità lattie e ci hanno permesso di investigare contrattile del cuore che fatica a pompa- i meccanismi funzionali e molecolari alla re il sangue nel corpo, frequentemente base della Cardiomiopatia lamina-divengono associate a dilatazione del cuo- pendente». Sfruttando tali modelli pare e alterata funzioziente-specifici e le nalità, che possono nuove tecniche di Alla base del problema sfociare in dispnea, correzione genica sincope, disturbi ci sarebbe una mutazione CRISPR-Cas9, per della conduzione, il team di ricercascompenso cardia- del gene della Lamina A/C, tori del Cnr-Irgb co, aritmie cardiae dell’Istituto Cliuna proteina fibrosa che fino alla morte nico Humanitas è improvvisa. stato così possibile A spiegare nel dettaglio i benefici identificare i difetti funzionali specifiche si possono ricavare da una così im- ci indotti dalla mutazione K219T della portante scoperta è Elisa Di Pasquale, Lamina A/C, delineandone i meccanismi ricercatrice dell’Istituto di ricerca gene- responsabili. Così facendo si è riscontratica e biomedica del Consiglio nazionale to che i cardiomiociti mutati da tale pro-

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cesso, siano dotati di una quantità assai ridotta di correnti di sodio, le quali sono fondamentali per permettere la corretta trasmissione dell’impulso elettrico del muscolo cardiaco. Questo spiega così la predisposizione all’insorgenza delle aritmie che spesso si manifestano nei pazienti portatori di questa mutazione o di altre similari. È stato inoltre dimostrato il ruolo che la lamina svolge nel regolare ‘epigeneticamente’ l’espressione del gene del canale del sodio (SCN5A), la proteina attraverso cui passa la corrente del sodio, quindi di fondamentale importanza per l’eccitabilità elettrica delle cellule cardiache. Le mutazioni a carico del gene della lamina portano quindi a una ridotta espressione del gene del canale del sodio, evento che a sua volta determina la propensità della cellula cardiaca “malata” a generare disturbi del ritmo e aritmie. I risultati di questa ricerca permettono di migliorare quindi la comprensione delle malattie causate dalla Lamina A/C e identificare nel gene del canale


SALUTE

IDENTIFICATO IL MECCANISMO DELLA CARDIOMIOPATIA DA MUTAZIONI LAMINA La scoperta arriva da un team di ricercatori del Cnr e dell’Istituto clinico Humanitas

del sodio SCN5A un potenziale target molecolare per una terapia dei disturbi della conduzione in questi pazienti. In futuro, sarà possibile utilizzare le cellule “malate” generate con il metodo del professore Yamanaka, per sperimentare nuove molecole che curano la malattia “in vitro”, prima di poter passare poi alla sperimentazione direttamente sull’essere umano. Lo studio, finanziato dal Ministero delle salute, dal Ministero dell’Istruzione, università e ricerca, dall’European Research Council, dal Progetto Bandiera Interomics del Cnr e dal progetto “Io Merito” del 5x1000 di Humanitas, è frutto della stretta collaborazione tra i gruppi di ricerca di Elisa Di Pasquale e del professore Gianluigi Condorelli, entrambi collegati al Cnr-Irgb e all’Irccs Istituto clinico Humanitas, e della collaborazione di ricercatori e medici che operano in Italia e all’estero (Università di Parma, Università di Washington, Università di Verona, Dipartimento Cardiovascolare degli “Ospedali Riuniti” e Università di Trieste). (M. M.).

La patologia

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e cardiomiopatie sono malattie dirette del muscolo cardiaco, che portano alterazioni sia della struttura che della funzione di pompa del cuore. Si distinguono in: dilatative, ipertrofiche, restrittive oltre alla cardiomiopatia ventricolare aritmogena del ventricolo destro. I sintomi sono comuni: palpitazioni, aritmie, mancanza di fiato, dolore toracico, sincope o episodi pre-sincopali. I pazienti con forme lievi di cardiomiopatie possono avere una normale aspettativa di vita, © alexaldo/www.shutterstock.com nei casi più gravi, le complicanze cardiovascolari o emboliche possono dar luogo a ictus e talvolta a morte precoce. Le laminopatie sono malattie ereditarie rare, dovute a un’alterazione genica causata da una mutazione missenso, che avviene quando all’interno di una sequenza di DNA viene sostituita una base azotata in modo tale che la sequenza amminoacidica sia modificata. Questa mutazione può dare origine a patologie gravi, anche in ambito cardiologico. Le mutazioni della LMNA sono responsabili di una proporzione non trascurabile di casi di miocardiopatia dilatativa primitiva, con prevalenze che vanno dal 6 al 40 per cento, causando la malattia con una trasmissione autosomica dominante ed espressività variabile dei sintomi. Questa miocardiopatia esordisce precocemente con disturbi della conduzione atrioventricolare e con aritmie atriali e ventricolari, con casi di morte improvvisa che possono presentarsi anche prima che si manifestino alterazioni anatomiche significative a livello cardiaco. In questi pazienti è frequente anche l’incidenza di scompenso cardiaco e la necessità di un trapianto di cuore.

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Un nuovo biomarcatore genetico I suoi livelli sono collegati agli infarti e potrebbe salvare la vita

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n Italia una persona su tre di quelle decedute per infarIn un pannello di 84 microRna espressi nella circolazione to muore prima di arrivare in ospedale: non è al momento sanguigna, i ricercatori hanno identificato il MiR-423 e analizpossibile prevedere con certezza l’episodio acuto. Nuove zando i livelli di espressione è stato osservato che nei pazienti speranze arrivano dalla ricerca, che ha individuato nuovo che avevano appena avuto un infarto acuto del miocardio erabiomarcatore genetico che potrebbe aiutare i medici a indino molto più bassi rispetto a quelli che invece soffrivano di una viduare chi sta per avere un attacco di cuore, mettendoli in malattia coronarica stabile, quindi senza sviluppo di infarto. condizione di intervenire prima che si verifichi l’evento acuto Monitorando i il MiR-423 anche nei periodi successivi, è e quindi di salvare una vita. stato verificato che dopo 6 mesi il livello risaliva fino a tornare Si chiama MiR-423 ed è stato scoperto che i suoi livelli comparabile con quello dei pazienti che non avevano avuto sono sensibili agli Ima, infarti del miocardio acuti: scendono eventi acuti; in questo modo è stato possibile mettere in relaper poi tornare lentamente alla normalità nel giro di qualche zione l’espressione del microRna con l’infarto, accertando che mese. Il biomarcatore è al centro dello studio pubblicato sulla il livello è indicativo dell’evento acuto e che può essere quindi rivista Plos One e realizzato in collaborazione fra i ricercatori un valore da esaminare per identificare preventivamente i padella sezione di Genetica Medica del Ptv, zienti a rischio. guidati da Giuseppe Novelli, e quelli della Lo studio necessita ancora di test che Si chiama MiR-423 ed è sezione di Cardiologia dell’Università degli tengano conto delle diverse risposte dei Studi di Roma Tor Vergata e del Policlinistato scoperto che i suoi pazienti alle terapie, ma una volta validaco Tor Vergata di Roma diretti da Franco to sulle diverse casistiche di popolazione livelli sono sensibili agli diverse aprirà a prospettive molto interesRomeo. Gli scienziati hanno preso in esame pa- infarti del miocardio acuti santi: oggi la malattia coronarica e l’infarzienti cardiopatici, sia con malattia coroto sono tra le principali cause di decessi narica stabile sia con malattia coronarica e disabilità sia nei Paesi sviluppati che in instabile, con l’obiettivo di esaminare le varianti epigenetiche quelli in via di sviluppo. e così individuare nuovi biomarcatori che potessero essere Negli Stati Uniti ogni anno più di 900mila persone hanno usati per la diagnosi precoce e per l’analisi del rischio. un attacco cardiaco o un decesso improvviso dovuto a patoloPer lo studio sono partiti dall’osservazione dei microRgie del cuore e si stima che ogni anno siano 400mila le persone na, molecole di Rna non codificante che svolgono la funche muoiono di infarto, due terzi dei quali maschi e quasi tutte zione di regolazione di processi biologici come la prolifegià sofferenti di patologie al cuore. razione cellulare, il metabolismo dei lipidi, l’apoptosi e lo In Italia ogni anno 135mila persone vengono colpite da un sviluppo neuronale; molti studi mettono in relazione queste attacco di cuore e 70mila muoiono; la mortalità preospedaliera molecole con lo sviluppo di tumori, che insorgono e si difè del 30%: quest’ultimo dato, che indica la percentuale di chi fondono quando ci sono anomalie nelle regolazioni che dinon riesce ad arrivare al Pronto Soccorso, mostra l’importanza pendono dai microRna. della prevenzione e della diagnosi precoce. (N. F.)

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SALUTE

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Il primo database delle sinapsi

È Syngo 1.0, a disposizione della comunità delle neuroscienze nel cervello. Lo studio mostra anche che le variazioni in molti geni sinaptici sono significativamente associate con l’intelligenza, il livello di istruzione, l’ADHD, l’autismo ed il disturbo a trasmissione dei segnali da una cellula nervosa all’altra bipolare. Mutazioni associate a disturbi neuropsichiatrici sono avviene ad opera di una vasta collezione di proteine premolto più probabili rispetto ad altri geni espressi nel cervello. senti sulle superfici dei neuroni su entrambi i lati di una Syngo, come base di conoscenza pubblica per la ricerca sinapsi, cioè le unità di elaborazione delle informazioni sulla sinapsi, fornisce un quadro standardizzato di definiziofondamentali del cervello. A seguito di decenni di ricerche, ni per descrivere le funzioni, le localizzazioni e le relazioni di si sono resi disponibili elenchi di proteine per diversi tipi di proteine e geni nel contesto della sinapsi; annotazioni a cura sinapsi, oltre a numerosi suggerimenti sulle modalità di interadi esperti, basate sulla letteratura che collegano i geni e le zione di queste proteine nella guida delle funzioni sinaptiche. proteine sinaptiche a termini specifici; strumenti di analisi e visualizzazione online per valutare le localizzazioni e le funTuttavia, alla comunità delle neuroscienze mancava una struttura o un modello di riferimento per rappresentare e zioni dei singoli geni sinaptici o per eseguire studi di “arricchidescrivere questa massa di informazioni. mento”. Syngo consente ai ricercatori di Carlo Sala e Chiara Verpelli, ricercatori cercare proteine sinaptiche, trovare proIl progetto riunisce 15 dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio teine correlate, valutare l’evidenza per la Nazionale delle Ricerche, sono membri laboratori sparsi nel mondo loro localizzazione e/o funzione sinaptica del consorzio Syngo, che riunisce 15 laboed utilizzare collegamenti ad altre infore ora è a disposizione ratori in tutto il mondo e che, assieme al mazioni su proteine/geni sinaptici; analizConsorzio Gene Ontology, ha prodotto la zare i set di geni/proteine dagli esperimendei ricercatori prima versione di una piattaforma (www. ti –omics e scoprire come sono strutturati SYNGOportal.org) che mira a rappresentatali dati, quali proteine sono sinaptiche, se re le attuali conoscenze scientifiche della comunità delle neule proteine sinaptiche sono sovrarappresentate in questi dati, roscienze circa l’architettura della sinapsi. Attraverso l’utilizdove si localizzano nella sinapsi e cosa possono fare. zo di strutture chiamate ontologie, Syngo ha realizzato circa Il Cnr ha definito Syngo «una risorsa unica, poiché è collettremila descrizioni di oltre millecento geni sinaptici, riunendo tivamente supportato dalla comunità internazionale di ricerca informazioni sperimentali pubblicate sulla localizzazione e/o sinapsi; è la prima ontologia onnicomprensiva della sinapsi. sulla funzione dei loro prodotti proteici. Rappresenta tutte le localizzazioni sinaptiche e tutti gli aspetti Sala e Verpelli, assieme ai membri del consorzio, hanno della funzione sinaptica in una singola ontologia in modo imparziale. È costruito esclusivamente su prove di esperimenti anche preso parte ad un lavoro pubblicato sulla rivista Neuron pubblicati che possono essere valutati dagli utenti». Il datadove, utilizzando Syngo 1.0, hanno dimostrato che i geni sinaptici sono cambiati poco nel corso dell’evoluzione e che sono base si basa sulla partecipazione attiva e sui contributi delle meno tolleranti alle mutazioni rispetto ad altri geni espressi conosce della comunità di biologia delle sinapsi

di Pasquale Santilio

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SALUTE

di Nico Falco

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he il sangue fosse direttamente collegato allo stato di salute, fino ad essere identificato con la vita, è una intuizione che l’uomo ha avuto secoli, se non millenni fa. È da questo concetto che nasce l’idea del vampiro, presente praticamente in tutte le culture, in ogni angolo del mondo: dalla Lamia greca alla Strix romana, fino a Nosferat romeno o l’Algul arabo per arrivare, ovviamente, al più famoso di sempre, Dracula. Tutti accomunati dalla stessa caratteristica: si nutrono di sangue. Queste leggende, però, potrebbero avere un fondo di verità. Senza scomodare non-morti e creature paranormali, ma rimanendo nell’ambito della scienza: se Dracula esistesse davvero, insomma, avrebbe i suoi motivi a nutrirsi di sangue giovane per rimanere in salute e ritardare l’invecchiamento. Lo indica un esperimento condotto sui topi dai ricercatori dell’università di Washington e pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, con cui è stata studiata l’azione di una particolare proteina presente nel sangue giovane che ha un ruolo chiave nel processo con cui le cellule producono energia. Questa proteina, un enzima chiamato eNampt, catalizza la produzione di nicotinamide adenindinucleotide (NAD), che è una parte essenziale della catena nei mitocondri ed è legata alla produzione dell’energia nelle cellule; l’eNampt è presente nel sangue degli individui giovani ma con gli anni cala, sia nei topi sia negli esseri umani, di pari passo con l’aumento dei problemi di salute. I ricercatori hanno quindi ipotizzato che aumentare la quantità di NAD possa aumentare anche la speranza di vita e la salute globale dell’organismo. Il team di studiosi, guidato da Shin-ichiro Imai, ha quindi somministrato in topi anziani la proteina e ha osservato che

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NEL SANGUE SI NASCONDE L’ELISIR DELLA GIOVINEZZA

Lo dice una ricerca dell’Università di Washington, pubblicata sulla rivista Cell Metabolism

questo tipo di trattamento aumentava la dai team di ricerca americani di Harvard, vita di circa il 16%, mantenendo buona Stanford e dell’University of California a anche la salute. Inoltre, i ricercatori han- San Francisco, erano stati pubblicati i no riscontrato che il numero di giorni vis- primi due su Scienze e il terzo su Nature suti dall’animale è direttamente collegato Medicine. Le capacità ringiovanenti del sangue alla quantità di proteina nel sangue: più era alta, più lunga era la vita dell’animale. erano state attribuite a una proteina del plasma, il fattore Il collegamendi crescita GDF11 to sarebbe anche col funzionamento Una proteina presente nel (Growth Differentiadell’ipotalamo, che sangue giovane ha un ruolo tion Factor 11), che secondo gli scienziati è identificato come nel processo con cui le era in grado di ringioil centro di controllo principale dell’in- cellule producono energia vanire letteralmente l’organismo ospite vecchiamento: se il agendo dall’interno, livello di proteina eNampt si abbassa, l’ipotalamo non può senza trasferimenti di tessuti, direttapiù produrre “carburante” e quindi si ri- mente sulle cellule staminali già presenti duce la durata della vita. Il ruolo del san- nell’organismo: le “risvegliava”, inducengue come fonte della giovinezza era sta- dole a sostituire le cellule vecchie; l’effetto al centro di altri tre studi preliminari to era stato osservato non solo sul tessuto effettuati sui tipo, indipendenti tra loro, cardiaco ma anche in quello muscolare e risalenti a cinque anni fa, che erano giunti nervoso. Iniettando il fattore di crescita alle stesse conclusioni. Gli studi, effettuati in topolini adulti, i ricercatori di Harvard


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avevano riscontrato un aumento del 50% cordone ombelicale abbiano “ringiovanito” del volume dei vasi sanguigni del cervello il cervello di topi anziani. Per la ricerca è e un incremento del numero di staminali stato trasferito del sangue umano nei topi, cerebrali del 29%. Il sangue di topi giova- sia da donatori adulti sia quello ricavato ni aveva avuto effetti interessanti anche dal cordone ombelicale; nel secondo caso i nell’esperimento condotto dai ricercatori ricercatori hanno osservato che i topi avedi Stanford, che avevano riscontrato nei vano aumentato la cognizione, orientantopi adulti un audosi meglio in un lamento del 20% dei birinto, e la memoria, L’effetto è stato osservato evitando quelle aree dendriti, con conseguente aumento deldove avevano ricevunon solo sul tessuto to una piccola scossa le capacità cognitive; cardiaco, ma anche in elettrica. i benefici erano stati Nella seconda osservati in parti- quello muscolare e nervoso parte dell’esperimencolare nella regioto sono state iniettane dell’ippocampo, quella che viene devastata dall’Alzheimer. te, singolarmente, le proteine sospettate Tre anni dopo quegli esperimenti, nel di essere alla base di quel miglioramento 2017, è stato usato per la prima volta del ed è stata individuata come responsabile sangue umano per verificare le caratteristi- la TIMP2: non produce una rigenerazioche e le conseguenze dei trasferimenti. Lo ne diretta dei neuroni ma l’ipotesi è che studio, pubblicato su Nature da una equi- funga come una specie di interruttore in pe di ricercatori di Stanford, ha dimostra- grado di azionare i geni coinvolti nella creto come trasfusioni di sangue ricavato dal scita di cellule e vasi sanguigni.

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li esperimenti sui topi sembrano dare risultati incoraggianti, ma l’utilizzo di tecniche del genere è ancora lontano. Eppure, negli Stati Uniti c’è chi ne ha già fatto un business, malgrado non ci siano evidenze scientifiche. Una giovane startup promette il ringiovanimento tramite trasfusioni di sangue da adolescenti, offrendo un litro di sangue a 8mila dollari e due litri per 12mila dollari. La base della teoria sarebbe in un trial clinico effettuato dalla startup i cui risultati non sono però mai stati messi a disposizione della ricerca. L’ispirazione, invece, viene proprio dal lavoro già effettuato da altri ricercatori sui topi, in particolare da quello dell’equipe della University of California a Berkeley. Ma è proprio questo gruppo di ricerca a sconsigliare la “terapia”: secondo i ricercatori, infatti, i dati della loro ricerca sono stati male interpretati e ci sono alte probabilità che quel tipo di trasfusione faccia male all’organismo.

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Oltre 2,5 milioni di italiani a rischio diabete Dalle alghe marine arriva una nuova possibile arma di prevenzione malattia metabolica - ha dichiarato Arrigo Cicero, presidente della SINut e Ricercatore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna -. I vantaggi maggiori sono per tutti resce la percentuale di italiani che soffre di intolleranza gluquei giovani adulti che presentano già un’alterazione importante cidica che si aggira intorno al 6 per cento. L’intolleranza non del glucosio, ma non hanno ancora sviluppato il diabete vero e proè una patologia, ma un segnale di allarme. In questa situaprio. Il nutraceutico è una soluzione efficace ma non impegnativa zione il paziente presenta un livello di glucosio nel sangue come un farmaco ipoglicemizzante orale. Possiamo così migliorare maggiore del normale, ma non ancora nella fase diabetica, ma ha il quadro clinico ed evitare che i pazienti siano costretti ad assumeun rischio maggiore di svilupparlo in futuro. Diventa quindi fondare per il resto della vita una terapia cronica antidiabetica». mentale lo stile di vita, il controllo del peso, una regolare attività La Società Italiana di Nutraceutica ha condotto numerose rifisica e una dieta equilibrata. cerche rivolte alla prevenzione e al trattamento precoce di condizioni metaboliche che possono determinare gravi patologie croOggi la ricerca da un’arma in più. La buona notizia arriva dalla nutraceutica, che si occupa di studiare prodotti di origine naturale niche. «Il diabete è una tra le più diffuse a livello mondiale - ha che possano avere benefici per la salute anaspiegato il presidente SINuT -. Il numero di lizzandone il contenuto funzionale. Si tratta di nuovi casi è in aumento soprattutto tra i gioun integratore alimentare che deriva da due La patologia è in aumento. vani adulti. In Italia colpisce ben il 3% degli alghe marine: Ascophyllum nodosum e Fucus under 50». Gdue rappresenta un rimedio In Italia colpisce vesiculosus. La prima è un’alga bruna della naturale per migliorare il metabolismo degli il 3 per cento degli adulti zuccheri. Rispetto ai farmaci tradizionali ha famiglia delle Fucaceae che prolifera sulle coste dell’Oceano Atlantico settentrionale e dimostrato di essere meglio tollerato e di non sotto i cinquanta anni contribuisce all’equilibrio del peso corporeo, provocare effetti collaterali. Inoltre, seppur la seconda, della famiglia delle Fucaceae, è efficace, non determina repentine riduzioni largamente distribuita in tutte le acque fredde. È caratterizzata del livello di glicemia che possono avere effetti negativi sulla quada una pigmentazione bruna e contribuisce all’equilibrio del peso lità di vita. corporeo, allo stimolo del metabolismo e al metabolismo dei lipidi. Nel corso del congresso di Bologna sono infine discussi i risulIl Gdue, questo il nome dell’integratore, riesce ad abbassare così il tati di uno studio condotto dall’Università di Pavia e dall’Università livello della glicemia grazie al rallentamento della digestione degli di Bologna su 65 persone e recentemente pubblicato su Phytothezuccheri a livello intestinale. Questo integratore rappresenta un rapy Research. «La ricerca dei due prestigiosi atenei italiani ha valido aiuto anche per chi ha un alto rischio di sviluppare il diabete. dimostrato tutte le potenzialità del nuovo nutraceutico - ha concluso Cicero -. Abbiamo analizzato uomini e donne in condizione di Nel corso del IX Congresso Nazionale della SINut (Società Itapre-diabete e i vantaggi che derivano dall’utilizzo dell’integratore. I liana di Nutraceutica) di Bologna si è ampiamente discusso di questo integratore. «Attraverso la somministrazione di prodotti come prossimi studi che vogliamo avviare saranno invece indirizzati verGdue possiamo contenere il continuo aumento d’incidenza della so pazienti cronici che già assumono farmaci contro la malattia».

di Carmen Paradiso

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Labirintite: cause tutte da scoprire Vertigini, perdita dell’udito e nausea sono i sintomi più diffusi Alcune categorie di farmaci, si legge nei siti specializzati, possono essere dannose per l’orecchio interno: tra queste alcuni classi di antibiotici, diuretici, antidolorifici. Situazioni ertigini, con calo (o perdita) dell’udito, nausea, vodi stress possono poi favorire la labirintite dal momento che mito. Sono alcune delle conseguenze della labirintisi riducono le difese immunitarie. Infine, anche l’abuso di te, nota anche come otite interna o neutrite vestifumo, alcol e bevande ricche di caffeina può compromettere bolare. Si tratta di una infiammazione di una zona i centri dell’equilibrio, trattandosi di sostanze eccitanti. La dell’orecchio interno chiamata appunto labirinto, che crea terapia si basa su alcuni obiettivi: togliere l’infiammazione al un danneggiamento del sistema vestibolare. Inizialmente la labirinto, eliminare i sintomi come giramenti di testa, naulabirintite può essere confusa con una forma di influenza, di sea e vertigini e aiutare il paziente sul piano psicologico. tipo virale. Se la causa è infettiva si useranno farmaci antivirali o antibiotici per allontanare l’agente patogeno specifico che Poi il persistere dei sintomi e degli attacchi (anche forti) rendere chiara la diagnosi. Ciò che invece non è chiaro ha determinato il problema, associati a cortisonici per ridurè la causa della malattia: secondo alcure l’infiammazione. Se l’infiammazione è ni esperti sarebbe provocata da un virus post-traumatica si utilizzeranno, invece, Secondo alcuni esperti ma c’è anche chi ritiene possa derivare solo i cortisonici. da un’infezione batterica, da un trauma sarebbe provocata da virus, Se la causa è il distacco di otoliti, lo cranico, da condizioni estreme di stress, specialista compie una serie di movimenbatteri, traumi cranici, da un’allergia, abuso di alcol o come reati della testa e del corpo per riposizionazione ai farmaci. re gli otoliti nella giusta sede in modo da stress o allergia La labirintite colpisce circa 3,5 per far star subito bene il paziente. Quando ogni 100mila persone l’anno: l’età tipica la causa è farmacologica si interviene sodi esordio è tra i trenta e i sessanta anni, mentre la maggiospendendo farmaci ototossici che hanno provocato il proranza è tra i quaranta e i cinquanta anni. Per quanto riguarda blema e si inseriranno i cortisonici. In caso di stress si asla possibilità di una labirintite di tipo infettiva, possono essoceranno ansiolitici, come le benzodiazepine, per tenere sere vitali o batteriche: le prima sono le più virali e si manisotto controllo l’ansia che interferisce negativamente con le festano dopo l’influenza, il morbillo o la mononucleosi, mendifese immunitarie. Il problema della labirintite è che spesso tre le seconde sono più rare e colpiscono principalmente i è associata all’aspetto psicologico: avere continue vertigini, bambini, spesso in seguito ad un focolaio infettivo. Anche così come nausea, può creare una sorta di tilt nel paziente, conducendolo anche a forme di depressione. Per questo, olun trauma cranico può provocare il distacco degli otoliti, tre ad una terapia farmacologica, è sempre opportuno chiecristalli di carbonato di calcio che permettono la percezione dei movimenti e che, se mal posizionati, daranno stimoli erdere un aiuto ad un esperto a livello psicologico, in modo da rati provocando anche vertigini. affrontare al meglio la patologia.

di Niccolò Gramigni

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Il fumo invecchia di 30 anni l’intimità Vita sessuale a rischio per gli uomini amanti della sigarette

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l fumo “invecchia” la vita sessuale degli uomini. Un ragazzo di importante intervenire prima possibile - aggiunge - e spiegare, 20 anni che fuma un pacchetto di sigarette, o quasi, al giorno come dimostra la nostra carta del rischio polmonare che più rischia a 40 anni di avere la vita sessuale di un 70enne. A precocemente si diventa ex fumatore tanto prima ci si avvicina lanciare l’allarme è Andrea Lenzi, docente ordinario di Endoad avere lo stesso rischio di ammalarsi». crinologia, del Dipartimento di Medicina sperimentale, Sezione L’abitudine al fumo nei giovani che non risparmia neanche di Fisiopatologia Medica, Scienza dell’alimentazione e Endocrigli sportivi. Nell’ambito del progetto Survey on doping among nologia alla “Sapienza” di Roma. adolescents (Soda) realizzato dall’ Istituto di Fisiologia clinica «La nicotina è un potentissimo vasocostrittore e, sul lundel Cnr è emerso che tra i giovani tra i 15 e i 19 anni che fumano go periodo, può compromettere la capacità erettile dell’uomo, più di un pacchetto di sigarette al giorno oltre il 60% pratica arrivando a farla “invecchiare” di 30 anni, spiega Lenzi. Anche attività sportiva sistematica e proprio tra i forti fumatori si ossolo poco più di 5 sigarette al giorno per 10-20 anni possono serva una percentuale maggiore dei soggetti che riferiscono di provocare nell’uomo pesanti conseguenze aver avuto la possibilità di utilizzare sostansulla vita sessuale». ze dopanti. In Italia sono ancora 11,6 In Italia non accenna a diminuire signi«Tra gli adolescenti che fanno sport più ficativamente il numero dei fumatori anche di 2 volte a settimana, l’abitudine al fumo milioni i consumatori se cala il numero di sigarette mediamente di sigaretta assume un andamento bimodadi “bionde”, di cui 7,1 consumate al giorno: sono 11,6 milioni gli le: ci sono gli sportivi che evitano o fumano amanti delle bionde, più di un italiano su raramente, e quelli che invece fumano olmilioni sono maschi cinque. Gli uomini sono 7,1 milioni e le dontre 20 sigarette al giorno», afferma Sabrina ne 4,5 milioni. Il cancro al polmone è infatti Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica del il quarto tumore in termini di incidenza ma la prima causa di Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc). morte per neoplasia. Le fumatrici sono aumentate soprattutto «Attraverso lo studio Soda, ci è stato possibile comprennelle regioni del Sud Italia: sono quasi il doppio rispetto alle dere meglio le differenze tra questi sportivi. In particolare, ci fumatrici che vivono nelle regioni centrali e settentrionali (il siamo stupiti nell’osservare che i forti fumatori sono soprattut22,4% al Sud e isole contro il 12,1% al Centro e il 14% al Nord). to maschi, maggiorenni, che praticano sport individuali dove è Oltre la metà dei giovani fumatori tra i 15 e 24 anni fuma già più previsto uno sforzo intenso, svolti soprattutto a livello profesdi 10 sigarette al giorno e oltre il 10% più di 20. sionistico, anche se nell’ultimo anno la maggioranza non ha par«Non cambiano negli ultimi anni le abitudini al fumo degli tecipato a competizioni. È emerso anche che tra questi giovani italiani - afferma Roberta Pacifici, direttore del Centro nazioil rischio di “fare doping” è 7 volte superiore rispetto agli altri nale Dipendenze e doping - segno che serve incentivare camcoetanei sportivi. Si inizia a fumare poco più che maggiorenni, pagne informative soprattutto per i giovani che rappresentano le ragazze poco dopo e comunque prima dei 20 anni. Tra i giovaun serbatoio che alimenta l’epidemia tabagica e per le donne, ni spopolano le sigarette fatte a mano, l’uso dei trinciati infatti è per le quali è in aumento la mortalità per tumore al polmone. E’ in costante aumento». (D. R.)

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Alcol, 8,6 milioni di persone a rischio I numeri in Italia secondo la relazione dell’Iss al Parlamento

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arlare di emergenza a qualcuno potrebbe sembrare ec«Il consumo rischioso e dannoso di alcol - osserva Emacessivo, ma in Italia il numero dei bevitori a rischio non nuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol e accenna a diminuirsi. A scendere, purtroppo, è solo il del centro Oms dell’Iss - continua a connotarsi in Italia per numero degli astemi. È un’abitudine molto pericolosa un impatto sanitario e sociale sempre più preoccupante per che cresce in maniera preoccupante anche tra le donne e tra milioni d’individui di tutte le fasce di età e si manifesta attrai giovanissimi. Sono 8,6 milioni (23 % circa dei maschi e il 9 verso un ricorso ai servizi e alle prestazioni sanitarie che in % delle femmine) nel nostro paese i bevitori a rischio tra i termini di costo rappresentano solo una parte dei 25 miliardi quali oltre 2,7 milioni di anziani e 700mila minori (in partidi euro l’anno stimati dall’Oms che in Italia la società paga colare aumento tra le ragazze). I nuovi dati dell’Osservatorio anche a fronte di problematiche sociali sottostimate, legate nazionale Alcol dell’Istituto superiore di sanità sono conteall’assenteismo, alla perdita di lavoro e produttività, agli atti nuti nella relazione al Parlamento del ministro della Salute, di violenza, ai maltrattamenti che sfuggono alla stigmatizzaGiulia Grillo. zione sociale per la scarsa consapevolezza Diminuiscono gli astemi e crescono dei rischi per la salute a fronte di una ricomplessivamente i consumatori (poco Non si arresta la tendenza levante serie di conseguenze a breve, meoltre il 65 %), specie occasionali (45% al bere sino ad ubriacarsi, dio e a lungo termine». circa) e fuori pasto (30% circa) e non I giovani, insieme agli anziani e alle che caratterizza il 12% diminuiscono i consumi medi pro-capite donne, rappresentano un target di po(7,5 litri anno che diventano 12 litri se della popolazione maschile polazione solo parzialmente tutelato pur riferiti esclusivamente a chi dichiara di estremamente vulnerabile al consumo di consumare, 16 litri per i maschi, 5,7 per alcol che risulta per minori, adolescenti le femmine). e giovani adulti la prima causa di mortalità e disabilità per Non si arresta la tendenza al bere sino ad ubriacarsi che incidentalità stradale oltre che per tumori, cirrosi epatica e caratterizza il 12% circa della popolazione maschile e il 3,5% malattie cardiovascolari per il resto della popolazione. di quella femminile, con circa 4 milioni di binge drinkers e Emergono ancora insufficienti in Italia le risposte di sa39mila accessi registrati in pronto soccorso per intossicaziolute pubblica, come monitorato dall’Orgianizzazione Monne etilica. Secondo la relazione, sono diminuiti dallo scorso diale della Sanità nella valutazione d’implementazione delle anno gli “alcoldipendenti” in carico ai servizi, circa 68mila, policy, permanendo forti carenze di formazione dei medici meno degli attesi, il 27% sono nuovi utenti. Invariati da anni sull’identificazione precoce (Ipib) e resta ancora elevata i 17mila decessi annuali totalmente e parzialmente legati (oltre il 90%) la quota di consumatori che richiedono un all’alcol con mortalità da alcol in aumento nel 2016 per cirintervento per il consumo dannoso da alcol, non intercettati rosi epatica (5.209 decessi), che riconosce nell’alcol la causa con conseguente diminuzione osservata degli alcoldipendi oltre il 67% dei casi spiazzando la causa virale, e massima denti che giungono in carico dai servizi del Servizio sanitario per il cancro (7852 decessi stimati). nazionale. (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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di Elisabetta Gramolini

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ovrebbero essere dei compagni fedeli, specie d’estate. Gli occhiali da sole per chi è affetto da degenerazione maculare legata all’età (dmle) sono uno strumento indispensabile. È scientificamente dimostrato, infatti, che l’esposizione prolungata ai raggi UV, associata all’età avanzata, rappresenta una vera minaccia per la salute della macula. I pazienti con un occhio già colpito da maculopatia senile hanno in più il rischio aumentato di svilupparla nell’altro. Ma nella lista delle cose da non dimenticare oltre agli occhiali da sole, per la popolazione dei pazienti figura anche una dieta sana e un gruppo di integratori antiossidanti. «È fondamentale avere un’alimentazione ed uno stile di vita equilibrati ma anche proteggere gli occhi dalla luce intensa con berretti con visiera e lenti da sole», suggerisce Alfredo Pece, responsabile della divisione di Oculistica dell’Ospedale di Melegnano e presidente della Fondazione Retina 3000. Quindi quando la patologia è nella fase iniziale, per evitare il peggioramento, è utile assumere integratori alimentari contenenti sostanze ad azione anti-ossidante e anti-infiammatoria che agiscono proteggendo la retina e rallentando i fenomeni ossidativi, ovvero distruttivi, della macula. «Alcune sostanze - prosegue Pece - con funzione anti-ossidante è stato dimostrato che possono rallentare la progressione della degenerazione maculare legata all’età fino al 25%. Per questo è importante una corretta alimentazione e l’attenzione verso sostanze con funzione anti-ossidante e protettive del tessuto oculare». Queste sostanze possono avere un ruolo anche nella retinopatia diabetica, che rappresenta la complicanza microvascolare più comune del diabete ed è la prima causa di cecità. La popolazio-

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OCCHI, PER PROTEGGERLI D’ESTATE NON BASTANO LE LENTI Un’alimentazione sana e un gruppo di antiossidanti possono rallentare la degenerazione maculare

ne colpita rappresenta circa il 3-5% delle Colli - Ospedale Monaldi di Napoli. Per persone nei paesi socialmente sviluppati questo è importante assumere la giusta ed è in forte crescita per le abitudini ali- quantità di anti-ossidanti. «Molti studi, mentari di certe popolazioni che assumo- tra cui AREDS 1 e AREDS 2 (pubblicati no più zuccheri e calorie. «E’ legata sia al sulla rivista International Ophthalmolodiabete di tipo 1 in una fascia di età più gy, ndr), hanno valutato l’azione antiosgiovane che a quello di tipo 2 dell’adul- sidante sulle cellule retiniche di Luteina, Zeaxantina ed to, nell’età medio-aOmega3, contenute vanzata. Il tempo di insorgenza è molto L’esposizione prolungata ai anche nei comuni variabile e dipende raggi UV, associata all’età alimenti (verdure a foglia verde, uova, comunque dal controllo della glicemia avanzata, rappresenta una tonno, salmone e sardine). Un nuovo e dei fattori di riminaccia per la macula impulso è stato dato schio» spiega Pece. dalla chiara eviden«L’occhio umano è costantemente sottoposto a una for- za che tanto la degenerazione maculare te quota di stress ossidativo, provocato legata all’età che la retinopatia diabetica dall’esposizione alla luce solare (foto-os- sono causate e peggiorate da fattori insidazione), con conseguente accumulo di fiammatori. Per questo, la ricerca ha rivolto la sua radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno a livello del cristallino e della reti- attenzione anche ad altre sostanze come: na», spiega Gianluigi Manzi, della Uoc di Gingko Biloba, epigallocatechina gallato, Oftalmologia dell’Azienda ospedaliera dei resveratrolo e antocianine, potenti an-


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Vista sfocata in periferia © Nadya Korobkova/www.shutterstock.com © Phonlamai Photo/www.shutterstock.com

«Il maqui – ricorda Manzi - vive in tiossidanti per la loro funzione di proteun ambiente ostile per le condizioni di zione maculare. Di recente è stata provata anche temperatura, le violente piogge e il forte l’efficacia anti-ossidante e anti-infiam- vento che spira, condizioni che inducono matoria del cosiddetto “mirtillo della la pianta a produrre delle bacche molto Patagonia” o maqui. Si tratta della bacca ricche di antiossidanti che le permettono di una pianta, l’Aristothelia Chilensis, di di difendersi al meglio dall’ambiente. In un colore blu molto particolare, contiene intenso, la cui foruna quantità molto ma e il cui sapore C’è un’azione antiossidante elevata di delfiniricorda molto il nodina, un polifenolo sulle cellule retiniche molto promettente». stro comune sambuda parte di Luteina, In particolare, in reco. Viene coltivata centi studi, pubblicasolo in Patagonia, Zeaxantina ed Omega3 ti anche sulla rivista Argentina e Cile. È Journal of the Americco di nutrienti e in particolare di flavonoidi tra cui an- rican College of Nutrition, l’estratto puritocianine e delfinidine, potenti anti-os- ficato del maqui è stato individuato come sidanti contenuti anche nei frutti rossi una molecola ad azione protettiva sull’apcome fragole, mirtilli e ribes, in grado di parato visivo. «In un dosaggio di 30 mg in proteggere gli occhi anche dai danni dei associazione a 150 mg di acido alfa lipoico raggi solari. In base ai test che indicano sembra essere l’ultimo ritrovato in tema di la capacità di assorbimento dei radicali supporto antiossidante anche per l’ottima tollerabilità», conclude Manzi. liberi dell’ossigeno.

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disturbi alla macula colpiscono un terzo della popolazione dopo i 70 anni, in prevalenza donne. La degenerazione maculare, in particolare, è una malattia che colpisce la parte centrale della retina. Grazie alla sua funzione gli occhi leggono, riconoscono i volti, distinguono i colori e gli oggetti. Quando le cellule della macula si deteriorano, l’occhio perde la visione della parte centrale del campo visivo, lasciando intatta quella periferica. «La forma più frequente (80%) è quella “secca” in cui la retina perde le sue cellule lentamente ma progressivamente, segue la forma umida (20%) in cui improvvisamente si ha la formazione di piccoli vasi all’interno dell’occhio con emorragie e perdita di liquido nella retina», spiega Alfredo Pece, presidente della ‘Fondazione Retina 3000’. «La malattia inizia generalmente in un occhio, ma può interessare in breve tempo anche l’altro».

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Crono-cosmesi e bioritmi della pelle I ritmi circadiani dell’organismo umano e il loro ruolo nel benessere della pelle

di Carla Cimmino

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a gestione dei ritmi circadiani nell’organismo umano viene classicamente considerata appannaggio del nucleo soprachiasmatico (NSC) localizzato nell’ipotalamo anteriore direttamente in contatto con la retina attraverso fibre nervose retiniche, che lo informano sulla periodicità del ritmo luce/oscurità. In realtà è stata dimostrata la presenza di altri “orologi” periferici presenti in numerosi organi (fegato, pancreas, tratto gastrointestinale, rene, cuore, polmone), che gestiscono in modo sia coordinato con il NSC, che in modo autonomo le oscillazioni ritmiche di fenomeni molecolari cellulari. Il NSC funziona da “master clock” per tutti i ritmi circadiani e la sua sincronizzazione con gli orologi periferici (attraverso comunicazioni nervose ed ormonali), risulta fondamentale per un corretto stato di salute, perché il loro disallineamento (definito con il termine “chronodisruption”) sembra essere responsabile di numerose patologie (obesità, diabete, malattie cardiovascolari), e tra queste anche molte che riguardano il tratto gastrointestinale, compresa l’IBS. Il normale meccanismo di sincronizzazione (entrainment) del NSC è dipendente dalla variabilità del ritmo luce/oscurità, mentre quello degli orologi periferici è regolato dai tempi dell’assunzione del cibo e in minor misura dalla temperatura, indipendentemente dall’azione del NSC, anche se questo svolge sempre una funzione regolatoria in qualità di master clock. Secondo molti studi, le cellule epidermiche


SALUTE

Gli studi sostengono che le cellule epidermiche sane si moltiplichino di notte, tra l’una e le quattro del mattino sane si moltiplicano di notte fra l’una e le sull’aspetto della pelle e la sua capacità di quattro del mattino, in relazione alla secre- assorbire creme e trattamenti rigeneranti, zione dell’ormone della crescita GH, che i crono-cosmetici favoriscono la rigeneraviene sintetizzato nell’ipofisi. L’alterazione zione e riparazione cellulare operando in del ritmo notte/giorno, e veglia/sonno, ha sinergia con i processi naturali dei geni conseguenze importanti sulla cute e sulla clock (geni regolatori che agiscono duransua funzione barriera. Alcuni ricercatori te la giornata), spesso agendo al loro pohanno condotto studi sul rapporto fra età sto, in casi di eccezionale stress. e produzione dell’orDi notte il memone GH, e quali tabolismo dell’episono le conseguenze dermide è sotto l’inL’alterazione del ritmo sulla elasticità, unifluenza degli ormoni, formità, morbidezza notte-giorno e veglia-sonno le cellule sono impee luminosità della ha conseguenze importanti gnate a ricostruire ciò pelle umana. Il GH è che durante il girono sulla salute della cute liberato nelle prime si distrugge. Vengono ore del sonno e la eliminate le tossine, il privazione del sonno sebo, che ci protegge ne diminuisce abbondantemente il livello. rinnova il suo strato, c’è un aumento della Invecchiando, si dorme meno, con una circolazione periferica e i tessuti si ossiriduzione del sonno lento dal 25 per cen- genano velocemente, vengono assorbiti i to dei giovani al 5 per cento degli anziani. principi attivi. È quindi consigliabile utilizMolte donne, in prossimità della menopau- zare trattamenti restituivi e normalizzansa presentano problemi d’insonnia, con ti, c’è necessità di prodotti: antiossidanti, difficoltà ad addormentarsi e risvegli mat- rigeneranti e più ricchi di principi attivi, tutini precoci. Parallelamente la produzio- evitare prodotti con all’interno petrolati, ne di GH, presenta il suo picco massimo perché hanno una texture burrosa e sono intorno ai 20 anni, troppo occlusivi, prediminuisce progresdiligere invece quelli Questa categoria sivamente e intorno che contengono grasai 60 anni è quasi si trigliceridi, vegetali di cosmetici favorisce azzerata. Avere un come karité, jojoba o la riparazione e buon rapporto con ceramidi, molto più il sonno può’ essere la rigenerazione cellulare simili al sebo natuuna tra le strategie ralmente prodotto. per prevenire l’invecDi girono la pelle si chiamento. Il fattore ormonale ha un ruo- difende dal sole, agenti atmosferici e inlo importante nel lento invecchiamento quinamento. Le cellule percepiscono la cutaneo, insieme al processo cronologico, luce e mettono in atto meccanismi di difegeneticamente predeterminato, e a quello sa. Si rimpiccioliscono e riducono gli spaindotto da aggressioni esterne. E porta in zi tra loro, si rinnovano lentamente, per primo piano come i trattamenti per viso, ridurre gli scambi con l’ambiente esterno collo e decolleté andrebbero concentrati ed evitare eccessiva perdita di acqua. È di notte, quando la pelle ne ha più bisogno. importante utilizzare durante il giorno Siccome i ritmi circadiani hanno influenza creme idratanti, antiossidanti con fattori

di protezione all’interno. Gli scrub vanno fatti, ma con meno frequenza nei mesi più freddi, perché l’eccessiva eliminazione per esfoliazione delle cellule, induce un’eccessiva produzione di cheratinociti per difesa, la pelle quindi tende a inspessirsi. La produzione di sebo è massima alle ore 13, dove il pH diventa più acido e quindi essa si presenta più resistente ai batteri, infine di pomeriggio è il momento della giornata in cui è opportuno sottoporsi a cerette e pulizie del viso. Nel Centro di Ricerca di Beiersdorf di Amburgo, uno dei centri di ricerca per la pelle più grandi e moderni in Europa, sono stati studiati i ritmi circadiani del cortisolo (ormone dello stress), sulla pelle di 20 soggetti. Dal Centro di Medicina del Sonno di Berlino sono stati prelevati campioni cellulari in 20 volontari con intervalli di quattro ore nel corso delle 24 ore. L’analisi di questi campioni ha messo in risalto, che circa il 10 per cento dei geni delle cellule della pelle seguono il proprio ritmo. Secondo i ricercatori, questi potrebbero corrispondere ai rispettivi cronotipi. La molecola “Krüppel-like-factor 9” (Klf9) è stata distinta nei campioni, dichiara il Dr. Jörn-Hendrik Reuter.,: «Abbiamo osservato che Klf9 era per lo più attiva durante il giorno. Quando era inattiva è stata osservata una maggiore accelerazione della divisione cellulare». Quando il team di ricerca ha aumentato la concentrazione di Klf9 nei campioni, la divisione cellulare ha subito un rallentamento. I risultati del progetto di ricerca aprono nuove possibilità future per la cura della pelle: «I risultati dell’effetto del Klf9 sulla divisione cellulare, per esempio, potrebbero essere lo stimolo per lo sviluppo di un nuovo tipo di cura anti-invecchiamento. Potremmo cercare di ricondurre la pelle che invecchia precocemente al ritmo del proprio orologio biologico o forse potremmo essere in grado di gestire i problemi causati da uno stile di vita scorretto riportando la pelle ai suoi ritmi biologici», afferma Reuter. I risultati potrebbero essere importanti anche per la medicina: «Con questi risultati il prossimo passo potrebbe essere quello di individuare il momento migliore nell’arco della giornata per operare chirurgicamente una persona in modo che la ferita si rimargini il prima possibile. Questa è solo una delle conseguenze promettenti per la ricerca medica», dichiara il professor Kramer dell’Università Charité di Berlino. Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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di Giacomo Talignani

L’

isola che non c’è esiste anche in Italia. È sopra e sotto il mare: non è ferma, si muove, fluttua, galleggia, si sposta prendendo varie forme. Una sorta di grande zuppa a cui tutti noi abbiamo contribuito: un’enorme isola di plastica fra l’Elba e la Corsica. Come nell’Atlantico, nel Pacifico e nell’oceano Indiano, anche il nostro Mediterraneo conta una delle famose “isole di plastica”, un fenomeno talvolta impercettibile e talvolta decisamente evidente. Avviene quando tramite correnti, vento e onde, una serie di rifiuti di plastica confluiscono in una determinata area. Si tratta sia di microplastiche, frammenti più piccoli di 5 millimetri, spesso presenti a media profondità, sia di grandi pezzi di plastica, dalle bottiglie alle casse di polistirolo, che galleggiano sulla superficie. Nel mar Tirreno diversi ricercatori, fra cui l’istituto francese Infremer di Bastia, hanno certificato la presenza di quest’“isola” proprio tra Elba, Capraia e le coste della Corsica. Su France Bleu Rcfm i ricercatori transalpini raccontano che «il mar Mediterraneo conta una nuova isola. Non è il frutto di un viaggio condotto da esploratori. È solo il risultato dell’inciviltà delle persone. Tonnellate e tonnellate di rifiuti di plastica stanno andando alla deriva nel Mediterraneo. Portati dalle correnti, formano un’isola lunga diversi chilometri tra l’Elba e la Corsica». I dati scientifici sull’esatta composizione e sulla grandezza di questa gigantesca zuppa di detriti, comunque chilometrica, dovranno ancora essere analizzati e diffusi. La presenza di una tale portata di detriti è comunque un segnale d’allarme importante per biologi marini e scienziati che temono per la perdita di biodiversità nell’area: è già stato dimostrato a più riprese come la plastica uccida centinaia di

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L’ISOLA DI PLASTICA CHE (PURTROPPO) C’È I ricercatori transalpini raccontano come nel Tirreno ci sia una nuova terra

specie marine e le microplastiche siano abbiamo arrivi massicci sulla litorale delormai presenti ovunque, anche nell’uo- la Corsica». Un fenomeno simile a quello mo. Per François Galgani, responsabile dell’“isola” fra Corsica e Elba era già stadell’Institut français de Recherche pour to raccontato nel 2016 nello studio “The l’exploitation de la mer (Ifremer) «il fe- Mediterranean Plastic Soup: synthetic nomeno non è nuovo. polymers in Mediterranean” pubblicato È una situazione che è cronica, vale su Nature dal Cnr. a dire che la disposiLa nuova grande zione delle correnti minestra composta Queste zone si creano fa sì che regolarda piccole e grandi mente ci siano delparticelle di plastiquando correnti, vento ca e lunga qualche le concentrazioni e onde fanno confluire decina di chilometri molto alte in questa continua a spostarsi, zona. Le correnti nel i rifiuti in un’area tanto che è difficile nord-ovest del Mediintercettarla. Alcuni terraneo sono organizzate in maniera tale che l’acqua risale membri di Greenpeace insieme al Cnr di lungo la costa italiana e quando arriva Genova e l’Università delle Marche hanno sulla piattaforma continentale dell’isola cercato di monitorarla esaminando diverdi Elba, dell’arcipelago toscano, infatti si specchi di mare del Tirreno centrale. non può passare e si accumula nel canale Hanno raccolto campioni: bottiglie, flacodella Corsica ed è per questo che abbia- ni, buste, imballaggi. C’era di tutto. «Quello che abbiamo documentato mo densità più elevate. Quando si hanno condizioni meteorologiche avverse, ad dimostra come la plastica sia ovunque, esempio il vento da nord-est in estate, anche in aree che sulla carta dovreb-


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Anche noi “mangiamo” microplastiche

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bero essere protette, come il Santuario giorni. Il problema è che ciclicamente riPelagos. In questo tratto di mare, per compare e ha una densità di detriti partiuna convergenza di correnti, si crea un colarmente elevata. La presenza nell’area tra l’Elba e la hotspot di plastica che si estende in uno spazio di alto valore naturalistico per la Corsica è poi ancor più impattante dato presenza di numerose specie di cetacei. che riguarda anche il Santuario di Pelagos, Abbiamo effettuato dei campionamenti zona fra Italia e Francia dove si registra con i ricercatori a un elevato e prezioso bordo per verificare numero di cetacei, La “Garbage patch” anche la presenza di da balene a capodomicroplastiche: i riha 80mila tonnellate di gli passando per zifii e tursiopi. Animali sultati saranno noti frammenti in un’area che i biologi marini nei prossimi mesi”» ha detto Giuseppe grande tre volte la Francia stanno studiando e cercando di protegUngherese di Greengere attraverso polipeace Italia. Secondo gli studiosi francesi l’“isola” tiche di conservazione. La speranza è che del Tirreno non sarebbe permanente, ma grazie a una nuova attenzione alla sostenisi creerebbe di fatto per alcune settima- bilità ambientale e al problema dell’inquine, al massimo pochi mesi. È differente namento da plastica, oltre che alle direttidalla famosa “Garbage patch” del Pa- ve europee di divieto ai monouso e usa e cifico che accoglie 80mila tonnellate di getta che entreranno in vigore dal 2021, frammenti in un’area grande tre volte la in futuro pensando a questa grande zuppa Francia, perché la nostra non è stabile e galleggiante ci si riferirà soltanto all’“isola si può appunto vedere soltanto per pochi che c’era” e finalmente “non c’è più”.

gni settimana ingeriamo microplastiche pari al peso di una singola carta di credito, 5 grammi. Questi frammenti di plastica più piccoli di 5 millimetri si trovano ormai ovunque: nell’acqua che beviamo, birra, sale da cucina e alimenti che mangiamo. Sono presenti in crostacei, pesci, persino alghe. Una nuova ricerca australiana, commissionata dal Wwf, ipotizza che in sette giorni in media ogni persona ingerisca fino a 2mila minuscoli frammenti di micropastiche, circa 250 grammi l’anno. Si sa ancora pochissimo degli effetti concreti e a lungo termine che le microplastiche potrebbero causare alla salute dell’uomo. La ricerca, “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People” condotta dall’Università di Newcastle a nord di Sydney, certifica come la maggior parte delle microplastiche arrivino a noi per il consumo di acqua del rubinetto, ma anche in bottiglia. Secondo il Wwf i risultati segnano «un importante passo avanti nel comprendere l’impatto dell’inquinamento da plastica sugli esseri umani. E devono servire da campanello d’allarme per i governi».

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è stupore e nostalgia nelle con- raccontano come le nostre acque siano fessioni degli uomini di mare. cambiate, spesso a causa del surriscaldaC’è la conoscenza e la consape- mento globale, e quali nuove specie invavolezza delle cose che cambia- sive sono arrivate a popolarlo. no, le reti che tirano su pesci che mai si La cartolina del cambiamento, in cererano visti prima. ti porti del nord, come in Liguria, la si La scienza, per provare a capire come può osservare facilmente: capita spesso muta un’area grande quanto il mare, pas- di vedere grandi esemplari di barracuda sa anche per questo: i racconti dei pesca- (Sphyraena viridensis). Sott’acqua poi ci tori. Testimonianze e interviste, incrocia- si imbatte ad esempio nel pesce pappate con dati e report scientifici, per capire gallo mediterraneo (Sparisoma cretene scoprire di più su decine di pesci alieni se), oppure nel pesce serra (Pomatomus arrivati nelle nostre acque, quelle del Me- saltatrix). Tutti animali che un tempo non diterraneo, “trasforc’erano. mandosi” e adattanGrazie alle teNelle acque dosi per speciazione. stimonianze dei Centinaia di organipescatori biologi e sono presenti centinaia smi che prima non scienziati hanno ridi nuovi organismi c’erano e adesso ci costruito così i camsono, contribuendo biamenti di oltre 75 che prima non c’erano a cambiare nel bene specie ittiche del e nel male la vita del Mediterraneo racmare. C’è questo e altro nello studio “Cli- contando l’arrivo di specie che, con l’inmate change, biological invasions, and nalzamento delle temperature dell’acqua, the shifting distribution of Mediterranean sono arrivate fin da noi spostandosi verso fishes: a large‐scale survey based on local nord alla ricerca di un clima favorevole. ecological knowledge” pubblicato su GloAltre specie, tropicali, come ad esembal Change Biology da un gruppo di ricer- pio i pesci coniglio (Siganus luridus e S. catori italiani dell’Ispra e di altri 8 Paesi rivulatus), il pesce palla maculato (Lagodel Mediterraneo, guidato da Ernesto Az- cephalus sceleratus) e il pesce scorpione zurro dell’Ispra, biologo marino esperto di (Pterois miles), per arrivare fin qui hanno pesci invasori. attraversato il canaIl report, realizle di Suez causando Il report è parte zato all’interno del duri impatti ecologiprogetto europeo di un progetto finanziato ci e socioeconomici. MPA-Adapt (proNel riassumere il suo dal Fondo europeo per lo studio, l’Ispra racgramma Interreg MED finanziato dal conta come «camsviluppo regionale Fondo europeo per biamenti climatici e lo sviluppo regionaattività antropiche le), raccoglie le testimonianze di più di stanno provocando una vera e propria re500 pescatori del Mediterraneo abituati a distribuzione delle specie viventi in tutto operare fra Albania, Montenegro, Tunisia, il pianeta: una riorganizzazione su grande Grecia, Cipro, Libano, Slovenia, Turchia e scala che può essere considerata per gran Italia. In prima persona gli uomini di mare parte irreversibile.

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Alcuni effetti sono già ben osservabili negli ambienti costieri del Mediterraneo, incluse le Aree Marine Protette che dovranno gestire questa nuova problematica ambientale al fine di conservare gli ecosistemi naturali ed i servizi da essi offerti». Sostiene che «osservare la presenza di queste specie, documentarne i cambiamenti nella distribuzione ed abbondanza equivale oggi a testimoniare trasformazioni epocali nei nostri mari». E per farlo c’è bisogno proprio del bagaglio di conoscenze di chi il mare lo naviga e lo “ascolta” quotidianamente, i pescatori: le loro testimonianze sono state trasformate in dati e raccolte in unico dataset che unisce informazioni riferite a migliaia di anni di mare. In termine scientifico le conoscenze dei pescatori vengono chiamate Local Ecological Knowledge (Conoscenza Ecologica Locale) o LEK, un sapere che negli ultimi anni si è dimostrato un valido strumento per il monitoraggio di un’area così difficile da esplorare come il mare. «È una formidabile partnership tra comunità locali e ricerca scientifica che offre oggi nuove possibilità


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CAMBIA IL MEDITERRANEO, LO DICONO BIOLOGI E PESCATORI Uno studio pubblicato su Global Change Biology spiega come stia cambiando la vita dei nostri mari

per comprendere e gestire le problematiche ambientali del terzo millennio» dice l’Ispra. Più in generale negli ultimi anni sono oltre 43 le nuove specie identificate. Fra queste, ad esempio, la Bavosa dalla bocca rossa proveniente dalle isole oceaniche che si nutre di alghe e detriti sul fondale, avvistata dai ricercatori dell’Ispra nel luglio 2017. Alcune di queste specie invasive, e per questo è importante conoscerle e monitorarle, possono creare notevoli danni alle praterie di Posidonia o altre alghe e sconvolgere la vita dell’ecosistema marino. In certi casi poi, l’overfishing e l’innalzamento delle temperature, hanno permesso l’arrivo di grandi meduse tropicali e aumentato il numero di quelle locali. Un’invasione costante e continua che, secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Mediterranean Marine Science”, nell’ultimo secolo ha fatto entrare nel Mediterraneo oltre mille specie invasive. «Un aumento senza precedenti - concludono esperti dell’Ispra -. Sono cresciute le specie aliene ed è cambiato anche il loro comportamento». (G. T.).

Un mattone contro le specie aliene

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er cercare di conoscere meglio e, quando necessario, combattere le specie aliene, l’Università di Pavia ha avviato una raccolta fondi crowdfunding su “Universitiamo” per dar vita al progetto “un mattone contro le specie aliene”. Si tratta di un “programma di monitoraggio delle comunità marine in siti ad elevato rischio di introduzione di specie aliene, usando per la prima volta in Mediterraneo un protocollo messo a punto negli USA, che prevede l’immersione in mare tramite mattoni di substrati artificiali composti da pan© Laura Binotto Fotografie/www.shutterstock.com nelli in PVC, sui quali gli organismi marini possono insediarsi Università di Pavia. e crescere” scrivono i ricercatori nella presentazione del progetto. Questo sistema secondo i biologi “permetterà di valutare eventuali cambiamenti nella composizione delle comunità marine, con particolare attenzione alla componente aliena”.

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Trovato il leggendario gatto-volpe Una nuova specie il cui Dna è simile alla specie selvatica africana ed europea 44 Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

l gatto che attaccava le pecore, un tempo leggenda dei pastori, potrebbe esistere per davvero. Col pelo più ispido e poco più grande di un felino comune, il “gatto volpe” o “ghjattu-volpe”, come lo chiamavano i pastori dell’isola, era famoso perché, fra i pascoli della Corsica, attaccava le tettarelle delle pecore e delle capre. Lui cercava latte, i pastori cercavano un sistema per difendersi da quel micione che lasciava graffi e lesioni importanti sugli animali. Dopo anni di leggende, oggi il “gatto-volpe”, secondo una nuova ricerca, esiste davvero. Lo sostengono i ricercatori e gli agenti dell’Ufficio nazionale per la caccia e la fauna selvatica della Corsica (ONCFS), che proprio partendo dalla narrazione orale dei pastori da qualche anno si sono messi sulle tracce del famigerato felino. Spedizione dopo spedizione, pattuglia dopo pattuglia fra 25mila ettari di boschi e foreste, hanno trovato 16 esemplari di questo animale che a prima vista potrebbe sembrare un grosso gatto domestico, ma che in realtà, ci dice il Dna, è più simile al gatto selvatico africano (felis silvestris lybica) che a quello europeo (felis silvestris silvestris). «Siamo sicuri che non è però né l’uno né l’altro, è probabilmente una specie nuova» ha detto Pierre Benedetti dell’ONCFS. A osservarli nel dettaglio si comprende meglio la loro diversità: sono lunghi circa 90 centimetri fino alla fine della coda, hanno dei denti più sviluppati, soprattutto i canini, il loro pelo grigio-rossastro è molto fitto e in grado di impedire ai parassiti di attecchire e in più hanno una lunga coda con colorazione ad anelli. Gli esemplari catturati, fra cui una femmina, sono stati taggati e rilasciati per studiarne spostamenti e comportamenti. Per i ricercatori potrebbe trattarsi appunto di una specie non classificata, forse davvero il famoso «ghjattu-volpe che ap-


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I ricercatori e gli agenti dell’Ufficio nazionale per la caccia e la fauna selvatica della Corsica (ONCFS) hanno scoperto sedici esemplari partiene alla mitologia dei nostri pastori circa prima della nostra era. Se questa che ci hanno detto che si attaccherebbe ipotesi fosse confermata, la sua origine è alle mammelle delle capre e delle pe- mediorientale». Seppur “furbo”, capace di core lasciando loro graffi evidenti» dice sopravvivere in un territorio difficile dove Carlu-Antone Cecchini, fra i responsabili grazie alla vegetazione si nasconde dal suo dell’operazione. predatore, l’aquila reale, questo animale è Dal 2016, grazie alle fototrappole stato soprannominato “volpe” soprattutto piazzate nella foresta di Asco in Alta Cor- per la sua coda che ha da 2 a 4 anelli scuri sica, biologi e agenti e ha sempre la parte dell’Ufficio hanno terminale nera. iniziato a studiare nel «Di fatto è la Sono lunghi circa 90 dettaglio caratteristilunghezza della coda centimetri, hanno denti che ha fatto guadache e spostamenti di questo animale che più sviluppati e un pelo gnare loro il nome «per noi fa parte di di gatto volpe da un grigio-rossastro una specie selvatica capo all’altro dell’inaturale, che era cosola» conferma l’anosciuta ma non cengente. Ora, per cosita, perché è un animale estremamente noscere più informazioni su questo felino, discreto, con abitudini notturne» dice Be- gli esemplari catturati sono stati dotati di nedetti. Otto anni prima, a Cap Corse, in collari Gps e numero di identificazione: un pollaio di Olcani, si erano imbattuti in mentre alcuni si sono già allontanati paun primo “gattone” dalle caratteristiche recchio dal punto del rilascio, un gatto in strane. Da quel “micio”, passando poi per particolare, un maschio di circa 5 anni, è le leggende tramandate dai pastori, «ab- già stato catturato più volte. biamo iniziato le nostre ricerche» spieÈ riconoscibilissimo perché ha un gano gli agenti. In tutto più di dieci anni occhio verde e uno marrone: le osservadi inseguimenti per zioni dei ricercatori conoscere di più su si concentrano sui Le prime segnalazioni questo misterioso movimenti di questo felino, di cui ancora scientificamente attendibili esemplare per cercasi sa pochissimo su re di comprendere al sulla loro presenza riproduzione e dieta. meglio i movimenti Più in generale di caccia e la sua dierisalgono agli anni ’80 le prime segnalaziota. «All’inizio pensani scientificamente vamo di essere pazattendibili sulla presenza del gatto volpe zi - dice Cecchini alle agenzie di stampa sembrano risalire agli anni Ottanta e No- francesi - ma oggi quando mostriamo quel vanta, ma solo dal 2011 esiste un progetto che abbiamo raccolto come dati, le persodi ricerca dedicato a questa possibile nuo- ne restano senza parole. Questo animale va specie. era un mito e oggi è una realtà». Per Benedetti il ghjattu volpe poPer altri esperti, di fatto, si tratta per trebbe essere arrivato sino all’isola della lo più della conferma della presenza di un Corsica «all’epoca della seconda coloniz- gatto selvatico in Corsica dalle caratterizazione umana, che risale a 6.500 anni stiche particolari. Gli agenti dell’Ufficio

per la fauna selvatica sono però sicuri che il ghiattu volpe entro «2 o al massimo 4 anni verrà riconosciuto come specie. In questo modo, dato che se ne contano pochissimi esemplari, avremo più strumenti per proteggerlo». Se così fosse, oltre a un soprannome, il gatto volpe avrebbe anche un numero a lui dedicato: il 40. Sarebbe infatti la 40esima specie di mammifero terrestre selvatico della Corsica, isola che oggi ne conta appena trentanove. (G. T.).

L’Australia e la strage di gatti selvatici

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uerra ai gatti selvatici: in Australia il governo vorrebbe ucciderne due milioni entro il 2020. Secondo l’esecutivo sono troppi e mettono a rischio la sopravvivenza di numerose altre specie, dai rettili agli uccelli, che caratterizzano l’ecosistema australiano. In certe aree è stata perfino messa una taglia di 10 dollari australiani su ogni gatto ucciso, facendo infuriare associazioni ambientaliste e non solo. Il problema, spiegano i commissari per le specie a rischio, è che da quando i gatti vennero introdotti in Australia dagli europei nel diciassettesimo secolo «hanno portato all’estinzione di venti diverse specie di mammiferi». Per il Dipartimento australiano per l’ambiente e l’energia, i gatti ucciderebbero ogni giorno «oltre un milione di uccelli e 1,7 milioni di rettili». Mentre il Paese si divide sulle strategie da adottare, i “cugini” della Nuova Zelanda ricordano che anni fa da loro fu addirittura proposto il divieto di non avere gatti nemmeno in casa.

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ESTATE 2019, ITALIANI PIÙ ATTENTI ALL’AMBIENTE

Maggiore cura nel riciclo dei rifiuti e mobilità sostenibile tra le priorità dei viaggiatori del nostro Paese

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ome da consuetudine, con l’avvicinarsi dell’estate è stato pubblicato il Summer Vacation Destinations Report 2019, un report che ci svela dove andranno in vacanza gli Italiani e quali saranno le tendenze per quest’estate. La classifica vede l’Isola d’Elba al primo posto come meta tra le località italiane, mentre è l’isola di Creta a dominare la classifica internazionale. A sorpresa l’attenzione per l’ambiente non sembra essere tramontata. Infatti, più di un nostro connazionale su 4 (26 per cento) dichiara che quest’anno presterà maggiore attenzione alla riduzione del proprio impatto ambientale durante le vacanze estive rispetto a quanto fatto lo scorso anno. In particolare, forse anche frutto delle recenti manifestazioni che ci sono state in tutto il mondo proprio a riguardo, i dati di questa particolare indagine mostrano che la maggiore eco responsabilità dei viaggiatori riguarderà vari aspetti, primo fra tutti ci sarà un mag-

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giore impegno nel riciclare correttamen- mentre per il 23 per cento delle spese te (62 per cento), a seguire c’è il non alimentari. Come anticipato, oltre al budget audisperdere rifiuti nella natura con il (49 per cento) grande attenzione è destata menta anche la durata delle vacanze: per anche dall’impatto ambientale dei tra- più di un quarto degli intervistati (26 sporti per raggiungere la meta del viag- per cento) quest’anno le vacanze estive gio (32 per cento) e infine c’è la scelta saranno più lunghe rispetto allo scorso sempre maggiore di hotel eco friendly anno. La maggior parte del campione, circa il 40 per cen(26 per cento). to, si concederà due Fa ben sperare settimane di relax, il dato che pone in La meta italiana più a seguire c’è una evidenza come le gettonata è l’Isola d’Elba, piccola percentuavacanze degli itale di fortunati che liani, saranno più nel Parco Nazionale potranno godere di lunghe e più costodell’Arcipelago Toscano un’ulteriore settise rispetto lo scorso mana di vacanza (13 anno. Circa un itaper cento) mentre è liano su 3 (33 per cento) infatti ha stanziato un budget su- una risicata minoranza (il 4 per cento) periore rispetto al 2018 per le vacanze che potrà concedersi il lusso di godere estive. Analizzando nello specifico tra le addirittura un mese di riposo durante voci di spesa su cui ricadrà questo au- quest’estate. I viaggiatori italiani che mento, per il 29 per cento si tratta del trascorreranno le loro vacanze estive sul costo per raggiungere la destinazione, territorio nazionale, confermano come per il 28 per cento di quello dell’alloggio destinazione preferita l’Isola d’Elba, nel


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A sinistra, l’isola d’Elba (Toscana). Sopra l’isola di Creta (Grecia) e Villasimius (Sardegna).

Parco Nazionale dell’Arcipelago Tosca- golfo di Sant’Eufemia e quello di Gioia no, rinomata per le spiagge e per aver Tauro. In ottava posizione merita una ospitato Napoleone Bonaparte durante menzione speciale la Capitale d’Italia, il suo esilio (1814–15), che per il secon- Roma, con il fascino della città eterna è do anno di fila si aggiudica il premio di l’unica meta non balneare ad aggiudicarmeta più gettonata in assoluto. si un posto nella Top 10 italiana. Conquista il podio la Riviera RoInfine chiudono la classifica al nono magnola, che vede rispettivamente al posto la Sicilia con San Vito Lo Capo secondo e terzo e le sue splendide posto tra le prefespiagge, premiate renze due eccellennel 2012 come le Tra le destinazioni migliori d’Italia, e di ze come Rimini e internazionali più nuovo la Puglia con Riccione. Al quarto posto troviamo la richieste, troviamo l’isola la località salentina di Ugento, riconoPuglia, rappresendi Creta, in Grecia sciuta come città tata da Vieste, più d’arte e località ad volte insignita della economia turistica bandiera blu per la dalla Regione nell’anno 2008. qualità delle sue acque. Al top delle destinazioni internaA seguire la Campania con l’Isola d’Ischia, famosa per le sue acque termali zionali, invece, troviamo la Spagna e ricche di minerali, poi c’è la Sardegna la Grecia. A dominare sono principalcon Villasimius, da sempre metà turi- mente le isole greche con Creta, la più stica molto richiesta, e la Calabria con grande, classificata in prima posizione, Ricadi, splendida località situata tra il seguita da Santorini, nelle isole Cicladi.

Chi invece si piazza sul terzo gradino del podio è l’isola di Rodi, con la sua storia, che occupa la quinta posizione. Per la Spagna, invece, a tenere alta la bandiera sono le isole Baleari, con Maiorca che si aggiudica la medagli d’argento, seguita in quarta e sesta posizione rispettivamente da Ibiza e la sua movida e da Minorca. Vacanza estiva non è solamente sinonimo di vacanza di mare e nei programmi di viaggio estivi degli italiani che varcheranno i confini nazionali troviamo in settima posizione la città di Londra nella Top 10, seguita dalla grande mela, New York, che si piazza ottava. A chiudere la classifica, al decimo posto troviamo la capitale francese Parigi. Da sottolineare la new entry rispetto allo scorso anno, rappresentate da Sharm El Sheikh, che si aggiudica la nona posizione e che dopo un periodo negativo torna finalmente ad attirare l’interesse e la curiosità dei viaggiatori del Belpaese. (M. M). Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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Desertificazione, 179 mln alla Fao

Finanziati dal Fondo per l’ambiente per combattere il fenomemo di Felicia Frisi

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vranno una dotazione finanzia i progetti della Fao per la lotta alla desertificazione, incentrati sulla conservazione della biodiversità, la gestione transfrontaliera delle risorse idriche, la gestione sostenibile del territorio, lo smaltimento di pesticidi altamente pericolosi e l’adattamento al cambiamento climatico. Per queste finalità, quasi in concomitanza con la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione che si è celebrata il 17 giugno, il Consiglio del Fondo mondiale per l’ambiente (Gef) ha stanziato 179 milioni di dollari. Il Gef è una delle principali fonti di finanziamento di progetti ambientali e vede la partecipazione di governi e istituzioni, tra cui la Fao. Il finanziamento fa seguito alla riunione che il Consiglio del Fondo ha avuto a Washington a metà giugno, durante la quale i governi hanno approvato due diversi programmi di lavoro per un totale di circa 967,47 milioni di dollari, una cifra record per questa organizzazione. I beneficiari saranno 91 stati, tra cui 30 Paesi meno sviluppati e 32 piccoli stati insulari in via di sviluppo La sede della Fao a Roma. (Sids). In uno dei programmi di lavoro, il Gef ha indicato due punti fermi: la sostenibilità delle terre aride (Dsl) e dei sistemi alimentari, bonifica e sfruttamento delle terre. Circa 104 milioni di dollari del finanziamento andranno al programma Impatto Dsl, guidato dalla Fao, in 11 Paesi di Africa e Asia in collaborazione con la Banca Mondiale, l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) e il Fondo mondiale per la

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natura (Wwf). Il programma Impact mirerà gli sforzi per evitare, ridurre e invertire la marcia di deforestazione, degrado e desertificazione in Angola, Botswana, Burkina Faso, Kazakistan, Kenya, Malawi, Mongolia, Mozambico, Namibia, Tanzania e Zimbabwe. La Fao è stata inoltre invitata a svolgere un ruolo chiave con la Banca Mondiale in un secondo programma rivolto ai sistemi alimentari, alla bonifica e allo sfruttamento delle terre. Tutte queste iniziative affronteranno la complessa interazione tra il mantenimento di sistemi di produzione resilienti nelle zone aride, la promozione delle bonifiche e il potenziamento dei mezzi di sussistenza attraverso un approccio globale. «La Fao è lieta di accogliere la decisione del Consiglio del Fondo mondiale per l’ambiente, fondata su una partnership di lunga data e che contribuisce in modo significativo all’urgenza di affrontare importanti sfide ambientali e migliorare la sicurezza alimentare», ha affermato Maria Helena Semedo, Vicedirettore Generale della FAO per il clima e le risorse naturali. Infatti, la Fao è un partner storico del Fondo mondiale per l’ambiente, che comprende 18 agenzie e 183 Paesi che affrontano i problemi ambientali più complessi al mondo in fatto di biodiversità, cambiamento climatico, degrado del suolo, sostanze chimiche e acque internazionali. Il Gef offre sovvenzioni ai Paesi per gestire queste sfide, partecipando al tempo stesso a fondamentali obiettivi di sviluppo, come la sicurezza alimentare. Il Fondo viene alimentato ogni quattro anni. L’ultima volta è accaduto nel 2018.


AMBIENTE

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L’aria condizionata secondo l’Enea Indicazioni tecniche per salvaguardare l’ambiente e il portafogli

L’

estate italiana, si sa, è calda. Se fino a maggio sembrava nel tempo. Fin qui, i consigli tecnici. Poi ci sono quelli pratici, che le temperature di quest’anno dovessero essere più non meno importanti. Anzitutto gli apparecchi vanno fissati clementi, con l’arrivo di giugno non si è fatta attendere nella parte alta della parete, visto che l’aria fredda tende a la canicola. I media, attraverso la voce dei professionisti scendere e a mescolarsi con l’aria calda che ha un andamento sanitari, dispensano consigli da anni, soprattutto agli anziani, contrario, dal basso all’alto. per ripararsi dagli effetti del sole cocente. Bisogna evitare che le bocchette di raffreddamento del diUno dei rimedi per l’afa rimane l’utilizzo dei condizionatospositivo non vengano coperte da tende, armadi o altri ingomri. Secondo un rapporto di Assoimmobiliare ed Enea (Agenbri fisici. Ricordarsi che spesso la sensazione di calore deriva zia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo anche da un’eccessiva umidità nell’aria. Dunque, l’operazione economico sostenibile), questi desideratissimi apparecchi asdi deumidificazione, cercando di far attestare i valori dell’igrosorbirebbero la metà della bolletta elettrica egli uffici italiani. metro tra il 40 e il 65% (a seconda della temperatura), può Ma anche nelle abitazioni private, quando rendere più gradevole la percezione del c’è l’aria condizionata, il conto economico calore. I dispositivi di ultima diventa assai salato. Purtroppo, un solo condizionatore Per tutelare ambiente e consumatori, posto nel corridoio o nei disimpegni della generazione fanno l’Enea ha stilato un documento sulle buocasa non è sufficiente a rinfrescare tutti gli risparmiare fino al 30% ambienti. Anzi, potrebbe essere la causa di ne pratica per l’utilizzo dei condizionatori. Chi le segue, può risparmiare fino al 7% sul un colpo di freddo per dovesse cambiare e fanno ridurre la CO2 totale della bolletta elettrica. ambiente repentinamente, esponendosi Anzitutto, attenzione alla classe eneral soffio freddo dell’apparecchio. È congetica. È fondamentale scegliere dispositivi di ultima generasigliabile installare uno o più condizionatori nelle stanze in cui zione, di classe energetica A o superiore, che arriva a risparsi soggiorna di più, cercando di accenderli per il tempo stretmiare il 30% di elettricità in meno in un anno rispetto ai vecchi tamente necessario a rendere la temperatura accettabile. Non modelli di classe C, con una riduzione equivalente di emissioni è necessario tenerli accesi per tutta la giornata. È preferibile di CO2. avviarli solo quando si è in casa, l’ambiente e i consumi ne È da preferire la tecnologia inverter. A differenza di clasbeneficeranno. Ricordarsi, infine, di far coibentare i tubi dei sico climatizzatore che lavora a potenza erogata con un sistecircuiti refrigeranti, soprattutto quando si trovano esposti al ma di accensione e spegnimento del compressore (on-off), il sole, che potrebbe danneggiarli. condizionatore inverter funziona a potenza erogata variabile Quanto al risparmio al momento dell’acquisto di un cliin relazione alla temperatura dell’ambiente da raffreddate (o matizzatore di ultima generazione, se è destinato a sostituire riscaldare); dunque può variare la potenza erogata, garantenintegralmente o parzialmente il vecchio impianto termico, si do maggior confort e minore consumo. Gli inverter sono genepuò usufruire del bonus casa, dell’ecobonus o del Conto terralmente più costosi, ma la maggior spesa viene ammortizzata mico 2.0. (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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INNOVAZIONE

A

desso potrebbe bastare un semplice click per azzerare i sintomi del morbo di Parkinson. Un semplice click per ridurre quasi a zero il tremore derivante dalla malattia. Il traguardo, fino a pochi anni fa inimmaginabile, ha oggi il sorriso di Erminio Bellaria. «Mi piace ridere e cantare», confessa con un sorriso sincero che fa il paio con i suoi due grandi occhi azzurri, il 66enne di Milano ma che da tempo vive a L’Aquila. Ama la musica, Erminio. Suonava prima che cominciasse quel tremore. Ha dovuto smettere a causa della malattia, ma ora può riprendere in mano la sua chitarra. E suonare. È qui, proprio in Abruzzo, che ha luogo questa storia. Che è insieme progresso scientifico ed esplosione di vita. «Mi ero accorto – racconta Erminio – che c’era qualcosa che non andava diversi anni fa, quando le dita restavano drizzate senza un motivo». Dopo i primi accertamenti, gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson. E così entra in terapia nel 2014. «Per i primi tre anni il miglioramento, grazie alle cure cui ero sottoposto dai medici dell’ospedale, erano visibili, dopo c’è stato un peggioramento progressivo». Come spesso accade, infatti, i medicinali cominciano a non sortire più alcun effetto: la terapia si rivela inefficace, mentre i sintomi del Parkinson gli rendono, giorno dopo giorno, la vita sempre più difficile. Ed è qui che l’uomo decide di sottoporsi a un innovativo intervento della neurochirurgia dell’ospedale del San Salvatore dell’Aquila, basato sulla Stimolazione profonda cerebrale (Dbs), attualmente appannaggio solo di pochi ospedali italiani. «Questa metodica – spiega il dottor Francesco Abbate, il neurochirurgo che ha eseguito l’operazione – è messa a punto per tutti quei pazienti per cui la medicina tradizionale non ha più effetti».

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IL PARKINSON SI PUÒ SCONFIGGERE CON UN CLICK

La storia di Erminio e dell’innovativa operazione di neurochirurgia all’ospedale dell’Aquila: «Ora posso tornare a suonare»

Esattamente come per Erminio. «I pa- verso due fori di trapano inserisce dei mizienti Dbs vengono selezionati da un’éq- croelettrodi che servono a registrare l’atuipe multidisciplinare e poi avviati a par- tività spontanea dei nuclei che si vogliono ticolari esami radiologici affinché si abbia andare a stimolare». Nella maggior parte un’immagine pre-operatoria di quello che dei casi parliamo del nucleo subtalamisarà l’intervento da dover effettuare». co, un nucleo fondamentale del cervello, Insomma, un laresponsabile di gran voro certosino e di parte dei nostri moDopo che i farmaci non squadra, coordinato vimenti. Una volta dal dottor Alessan- sortivano effetti, si è scelto individuato, «i midro Ricci, responcroelettrodi vengosabile della neuro- di impiantare il dispositivo no sostituiti da eletchirugia all’ospedale trodi definitivi». A che limita i tremori dell’Aquila, e che ha questo punto inizia coinvolto più speciala fase due dell’interlità: dalla neurofisiopatologia alla radio- vento, che consiste in «una tunnellizzalogia, dalla neurologia fino, ovviamente, zione attraverso il capo e il collo fino alla all’anestesia. Un’azione corale che è ser- regione sotto-claviale di un generatore vita ad esaminare le condizioni del pa- che invierà continui impulsi attraverso gli ziente per verificare se ci fossero tutti gli elettrodi ai nuclei della base». A questo elementi per sottoporlo all’operazione. punto il neurostimolatore viene attivato, «L’intervento – ha spiegato nel det- permettendo così «l’annullamento o la taglio Abbate – si suddivide in due fase: sensibile riduzione della sintomatologia nella prima fase il neurochirurgo attra- pre-esistente». Con un click, per l’appun-


INNOVAZIONE

Nel riquadro, un’illustrazione del dispositivo Dbs (stimolazione nervosa cerebrale).

Il video su Fanpage.it

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L

a testata Fanpage.it ha realizzato un video molto cliccato sul web che ritrae Erminio Bellaria, affetto dal morbo di Parkinson, prima e dopo l’attivazione del Dbs, dispositivo che serve per la stimolazione nervosa cerebrale. Le immagini hanno fatto scalpore, perché con un solo clik i tremori svaniscono quasi del tutto e il paziente torna a suonare l’ukulele.

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to. Ovviamente oggi Erminio continua cronico, spasticità e disfunzioni retto-vead essere seguito attentamente dall’éq- scicali. uipe di medici, soprattutto per studiare Nell’attesa di conoscere e registrare i eventuali controindicazioni che, tuttavia, progressi scientifici e di ricerca cui si anper ora non si registrano. «A seguire il drà incontro in Italia e non solo, a sorripaziente – spiegano non a caso dall’o- dere è Erminio. Che ha riscoperto la vita. spedale – c’è un E la sua chitarra. «Il team di neurologi, in Parkinson si nutre L’intervento è stato grado di gestire sia delle nostre paure: l’impianto sia l’adepiù tu sei felice e più effettuato all’Aquila guamento della teil Parkinson non può da un’equipe coordinata farti nulla – dice, con rapia residua che il paziente sta ancora dai dottori Ricci e Abbate gli occhi lucidi nel praticando». ricordo dei momenInevitabile ora ti più bui vissuti, ma pensare al futuro quanto quest’innovati- col sorriso di chi sa di averli superati – vo intervento possa essere la chiave della Può torturarti, ma non ha potere di vita e felicità per tanti pazienti. La stessa Asl di morte». E lui la morte, l’ha sconfitta con è convinta che la Stimolazione profonda un click, grazie al lavoro di una squadra cerebrale possa esercitare un’attrazione medica cui, dice, sarà per sempre ricosia in regione sia al di fuori, quale ser- noscente. «La miglior cura è piangere dal vizio con caratteristiche di unicità nel ridere», scrive ora su un foglio. Spedito. trattamento di patologie riconducibili a Senza che le sue mani e abbiano più alcun disturbi del movimento, epilessia, dolore tremore. (C. G.)

Fonte: Fanpage.it.

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Corso teorico-pratico sui

Prelievi venosi

FinalitĂ diagnostiche, acquisizione e gestione dei campioni biologici e delle attivitĂ preanalitiche

Palermo 25-27 luglio 2019 52

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BENI CULTURALI

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Matera 2019, bilancio dei primi 6 mesi Sono stati organizzati 450 eventi, con 130mila cittadini coinvolti di Pietro Sapia

Europea della Cultura è l’unica in Europa a non avere un finanziamento, pertanto chi concorre deve dimostrare di avere non solo un progetto valido, ma di essere in grado di procurarsi un budget rmai dal 2014, da quando Matera è stata designata Capiper sostenerlo». tale europea per la cultura per il 2019, l’Ordine Nazionale I numeri li ha illustrati Rossella Tarantino, manager Sviluppo dei Biologi segue con grande attenzione le attività che si e relazioni della Fondazione. «La gente che fa la fila o si contende svolgono nella città dei sassi. Lo scorso marzo abbiamo il posto per andare a vedere uno spettacolo di dervisci rotanti è organizzato proprio lì, nella Casa Cava, un convegno sulla biotutel’immagine plastica di quanto oggi a Matera la cultura sia ambita. la dei beni culturali, durante il quale abbiamo anche avuto modo Tra i numeri principali, vorrei sottolineare i 450 eventi prodotti, di avviare nuovi contatti istituzionali. 80% dei quali sono produzioni originali, realizzate grazie al coinL’anno da Capitale è giunto a metà percorso, e lo scorso 17 volgimento di circa 400 artisti, per un 40% provenienti dall’Europa e un 48% dall’Italia. 80.000 sono stati gli accessi agli eventi, più giugno, presso la del Ministero per i Beni e le Attività Culturali a Roma, è stato tracciato un bilancio delle ini50.000 le persone arrivate per la cerimonia ziative svolte. Sono 450 gli eventi organizzati, inaugurale. I numeri che ci stanno più a cuoNei prossimi mesi ci 36 mila i Passaporti venduti (ossia i “biglietti” re sono quelli relativi alla “cittadinanza cultuche danno l’accesso a gli eventi in program- saranno iniziative in spazi rale”; ben 10.000 persone hanno partecipato ma) e circa 130 mila i cittadini coinvolti attialle iniziative: 1500 volontari, più grandi, con spettacoli attivamente vamente, compresa la cerimonia inaugurale. giunti da Matera, dalla Basilicata ma anche Giovanni Panebianco, Segretario Geneda diverse parti d’Italia e d’Europa, 900 i citmusicali internazionali rale del Mibac ha espresso soddisfazione, tadini coinvolti nel progetto di rigenerazione assicurando che «il Ministero continua ad del verde urbano Gardentopia, 2.000 quelli accompagnare l’attività di Matera 2019 e con il Ministro Alberto che si sono fatti luce, costruendo ciascuno la propria bag-light, Bonisoli pensiamo di arricchirla con un evento speciale che sia 400 i mappatori emozionali, 400 coloro che hanno partecipato alla nelle corde del programma». creazione dello spettacolo “Purgatorio”. La sfida di Matera 2019 Salvatore Adduce, presidente della Fondazione Matera Badi produrre cultura e non di consumarla è dunque una sfida resilicata 2019, ha ricordato che «con il Ministro Alberto Bonisoli alizzata». abbiamo lavorato in un clima di condivisione sin dal primo moInfine, Paolo Verri, direttore generale della Fondazione Mamento. Dalla fase di candidatura e in tutto il suo viaggio di promotera Basilicata 2019, ha spiegato che «i prossimi mesi vedranno zione dopo la vittoria del titolo il 17 ottobre 2014, Matera Capitale la fioritura di eventi in spazi grandi, occupati da grandi spettacoli musicali, prodotti in maniera originale da Matera 2019, continuaneuropea della cultura ha visto alternarsi diversi governi, diversi do sulla strada della co-creazione che ha caratterizzato tutto il presidenti del consiglio, diversi ministri dei beni culturali, diverse amministrazioni comunali e regionali. Il successo – ha aggiunto percorso fatto sinora. Da un prodotto di grande qualità si avrà Adduce – non era scontato, anche perché la misura della Capitale anche un prodotto di grande quantità».

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STORIA E RICERCA

GIOVANN GRASSI: UNA PRO

di Luciano Corrado*

“E

h già, io sono ancora qua!”, parafrasando una famosissima canzone del Vasco nazionale, vi dico, sono ancora qua, eh…già, a parlarvi di un grande scienziato nostrano. Uno Zoologo, geniale, tenace, che come molti, ha più dato che ricevuto, Giovanni Battista Grassi, nato circa 6 anni prima dell’annessione del Regno delle due Sicilie. È in questo contesto storico postunitario che ci tocca inserirlo e conoscerlo: una Italia appena fatta come direbbero alcuni, con esultanza, o, forse, un nuovo regno, come direbbero altri, nato, sulle ceneri di un altro, sulla sofferenza di un popolo, deriso, imbrogliato, derubato. Ma, quello, che interessa a noi, è, sapere come si stava, dal punto di vista sanitario, nel nuovo regno, se vi era rispetto della salute dei cittadini; se erano perseguite e conosciute quelle regole igienico-sanitarie ma anche sociali che tanto portano ad una migliore salute pubblica, e se ciò era uniforme in tutto il nuovo stato, o vi erano differenze tra prima e dopo nei vari territori. Il Regno delle due Sicilie nel 1813, con una ritenuta del 2% sugli stipendi degli statali, fu il primo, ad istituire un vero e proprio Sistema Pensionistico. Lo stesso regno aveva la più alta percentuale di medici per abitanti, 9390 su circa 9 milioni di abitanti; il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, la Toscana e la Romagna, ne avevano 7087 su 13 milioni di abitanti. Il tasso di mortalità infantile, fino alla fine del 1800, più basso tra tutti gli stati preunitari si registrava nel regno del sud. Il concetto di Istituzione della Salute Pubblica fu istituito nel 1818, per primo nel regno Borbonico, con una commissione di vaccinazione del Vaiolo, ed una legge del 1821, che escludeva da ogni impiego o munificenza sovrana i genitori che non avessero

*

Vicepresidente comm. disciplinare Onb.

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Racconto sulla impor

vaccinato i nuovi nati, raggiungendo una copertura di quasi il 90-93%. Gli ospedali nel 1847 erano 22, al sud, affiancati questi da numerosissime opere assistenziali e di beneficienza, quasi il doppio di quelli presenti in Piemonte e Toscana. Il Decreto Reggio del 1817, anche se dopo tredici anni dall’Editto Napoleonico di Saint Cloud del 12/06/1804, imponeva, che i camposanti venissero costruiti ad un miglio di distanza dai centri abitati. Ma a Napoli, ancora prima, già era stato creato il cimitero delle 366 fosse, detto anche di Santa Maria del Popolo o cimitero dei tredici, commissionato, ancora prima, del suddetto Editto, nel 1762 da Ferdinando IV, sorto ai piedi della collina di Poggioreale, a cui seguì nel 1783 quello di Sant’Orsola a Palermo. È stato il primo esempio d’Europa, di area specificatamente dedicata ai poveri. È stato chiuso nel 1890, dopo aver accolto più di settecentomila corpi. Il numero così preciso di cadaveri dipende proprio dalla conformazione dell’opera, all’avanguardia e geniale nella sua struttura e nella metodica di sepoltura. Se vi capitasse di andare a Napoli, nelle vostre passeggiate includete, anche una visitina a questo luogo, resterete affascinati e sedotti da tanta genialità ed ingegno; si entra da Fontanella al Trivio una traversa di Cor-

so Marte. Italiano fu quell’atto rivoluzionario nella storia della Psichiatria che vide per la prima volta in Europa, togliere i ceppi agli internati. La prima clinica Ortopedica Italiana sorse a Napoli, nel Regno Meridionale vi erano 4 Università; al nord si distinguevano per la presenza di insigni studiosi quella di Padova, di Bologna, Pavia; le pubblicazioni delle case editrici napoletane erano il 55% di tutti i libri editi in Italia. A Milano, in seguito alla strage della battaglia di Solferino (24/06/1859), si costituiva il 15/06/1864 l’Associazione Italiana di Soccorso ai Militari Feriti e Malati in tempo di guerra. La regina Margherita moglie di Re Umberto I fu nominata “Patrona della sezione femminile” della Croce Rossa. Nel 1832 viene costituita a Torino l’accademia di medicina, che partecipò in modo attivo alla promulgazione delle prime leggi sanitarie dell’Italia postunitaria (1865/66). Una Italia, che, come adesso, andava a due velocità, nel campo civile e socio sanitario, ma forse, come direbbero alcuni, in senso invertito; poteva vantare numerosi traguardi, raggiunti sia al nord che al sud, grazie soprattutto a uomini, che con i loro sacrificio, il loro genio la loro dedizione, hanno saputo, come, nel corso dei secoli, mantenere alto il nome della nostra terra. L’8 febbraio 1861, quando an-


STORIA E RICERCA

NI BATTISTA : STORIA DI OFESSIONE

o della vita e degli studi a malaria di uno dei più rtanti scienziati d’Italia

cora la bandiera delle due Sicilie sventolava a Gaeta, Messina e Civitella del Tronto, e la deportazione alle Fenestrelle non era ancora iniziata, fu inaugurato, a Torino, il nuovo Parlamento Italiano, di cui farà parte per lungo tempo in nostro G.B. Grassi. Giovanni Battista Grassi Medico, zoologo, botanico, entomologo e accademico, è nato a Rovellasca (Como) il 27 marzo 1854. Terminati gli studi liceali si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, successivamente, vinta una borsa di studio, si trasferì presso la Stazione Zoologica di Messina, e successivamente quella di Napoli. “Non sono un medico, sono uno zoologo” soleva dire. Ancora studente, a circa 22 anni, notata una grave moria di gatti, riuscì a dimostrare, tramite la dissezione degli animali morti, che l’agente causale era un parassita di origini tropicali molto simile all’Anchylostoma duodenalis. Successivamente si trasferì in Germania (Heidelberg), dove, oltre a intensi e proficui lavori sui platelminti, dalla Hymenolepis nana, fino alla dimostrazione che le pulci fossero l’ospite intermedio della Taenia Cucumerina, o che l’Ascaris Lumbricoides si sviluppa direttamente dalle uova ingerite accidentalmente dall’uomo, incontrò l’amore,

Nel riquadro della pagina precedente, un francobollo dedicato a Grassi. Qui a fianco, una zanzara.

nella persona di Marie, dapprima sua collaboratrice poi moglie. In seguito, venne nominato professore di zoologia, anatomia e fisiologia comparata alla Università di Catania, però!? Università del Sud! Messina, Napoli, Catania!, dove prese a studiare gli Elminti Parassiti, il ciclo vitale delle anguille, delle Termiti, la mosca domestica responsabile della propagazione di molte malattie infettive, successivamente si trasferì all’Università di Roma dove si occupò prevalentemente di Entomologia applicata all’agricoltura e alla medicina. La figura di G.B. Grassi, però, è legata inscindibilmente alla Malaria. E proprio mentre sto scrivendo questo articolo mi giunge la notizia, che nei laboratori ad alta sicurezza di Terni sono cominciati i primi test su larga scala delle zanzare Omg contro la malaria, sviluppate nell’ambito del progetto “Target malaria” della fondazione Bill & Melinda Gates. Migliaia di esemplari geneticamente modificati in Gran Bretagna sono stati portati a Terni sotto forma di uova ed ora ronzano nelle grandi camere del polo d’innovazione di genomica, genetica e biologia di questo centro, ove oltre alla massima sicurezza, opportuna in questo caso, è possibile riprodurre le condizioni climatiche tropicali ottimali per la crescita di questi vettori, a dimostrazione che ancora a distanza di un secolo e mezzo, l’interesse contro questo insetto è vivo. Andiamo ora con la mente e la fantasia a circa 150 anni fa: “la malaria può e deve scomparire dalla faccia della terra”, si auspicava, e due grandi ricercatori, la pensavano esattamente così. Essi erano Ronald Ross, ufficiale medico della Reale Marina Britannica, in sevizio nelle indie, ed il Prof. Battista Grassi fiero patriota, fervido assertore dell’Italianità. A quale dei due spetti il maggior merito, non è facile dirlo. Ross senza Grassi non avrebbe di certo approdato alla soluzione e Grassi (cosa che io non credo) avrebbe dovuto tribolare per anni senza la spinta di

Ross, probabilmente l’uno aiutò l’altro. Lo scopo di questo scritto è proprio questo, capire chi ha avuto di più da questa scoperta e chi invece… i due si azzuffarono a lungo per rivendicare il merito. Il giorno di San Patrizio del 1898, Ross annunciava: “I microbi della malaria degli uccelli crescono nelle pareti dello stomaco delle zanzare grigie come i microbi della malaria umana nello stomaco delle zanzare brune”. Ross, non era certo uno scienziato metodico, perseverante, ed acuto, ma finalmente riuscì a condurre a termine una magnifica esperienza, per la quale anche Pasteur sarebbe andato superbo. Prese tre passeri, uno perfettamente sano, senza traccia di parassiti nel sangue, uno gravemente ammalato, col sangue pieno di puntini neri, un altro con qualche raro microbo. Postili in tre gabbie separate, ben protette con fitte reti, introdusse in ogni gabbia delle zanzare ottenute da larve, senza tracce di microbi. Il risultato fu che, nessun microbo si trovò nelle zanzare che succhiavano il sangue dal passero sano, pochi in quelle che punsero il passero leggermente ammalato; un numero infinito nello stomaco di quelle che succhiarono il sangue del passero gravemente malarico. Subito scrisse al suo amico e consigliere Patrick Manson: “la teoria delle zanzare è un fatto compiuto, è dimostrata”. Veramente non lo era per niente, almeno per quella umana, ma così usava fare Ross, e spinto dalla sua incorreggibile irrequietezza, abbandonò il laboratorio e si reco all’Himalaya a divertirsi tra quelle bellissime montagne. Successivamente ripreso gli esperimenti notò che era nella ghiandola salivare che si concentravano i prateosomi, e, quindi, che la trasmissione avveniva tramite la puntura. Il grande Ross, era ormai convinto che anche la malaria umana fosse trasmessa dalle zanzare, e che quindi tutto era risolto e che il suo lavoro era terminato. Ma il suo grande amico Patrick Manson non Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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STORIA E RICERCA ne era perfettamente convinto: “ciò che vale per gli uccelli può non valere per gli uomini” diceva. Aveva ragione. Comunque, fu il lavoro di Ross, che aiuto il dottissimo, geniale e tenace B. Grassi a giungere alla vera risoluzione del problema, e ad iniziare quella grandiosa opera di bonifica che la nuova Italia ha compiuto con un ardire ed una perseveranza che non hanno esempio nella sua storia, e che trovò nel nostro geniale professore e Senatore uno dei suoi più autorevoli e ferventi apostoli. Uomo poco robusto con una pessima vista, assai aggressivo nelle discussioni, si infuriava contro chiunque osasse togliergli anche il minimo merito su quanto avesse fatto. E fece veramente tanto, già a ventinove anni, quando ancora Ross non sognava di diventare un ricercatore, ma, caso mai, musicista, poeta o matematico, Grassi era professore e aveva pubblicato pregevoli lavori di zoologia. Prima ancora che Ronald Ross sospettasse che qualcuno pensasse che le zanzare potessero trasmettere la malaria, il nostro professore aveva avuto questa idea, ed aveva eseguito numerose esperienze non riuscite, perché non aveva ancora trovato la giusta specie di zanzara. Nel 1898, l’anno del trionfo di Ross, Grassi, che non sapeva nulla di Ross, né ne aveva mai sentito parlare ed il suo nome gli era perfettamente sconosciuto, già era dedito allo studio di uno dei più gravi problemi dell’Italia. Probabilmente ciò che spinse più di ogni altra cosa, Grassi, ad intensificare gli studi sulla malaria fu la discesa in Italia con aria boriosa e tronfia di Roberto Koch, czar della scienza, per dimostrare che le zanzare trasmettevano la malaria da uomo a uomo. Non dimentichiamoci il carattere di Grassi, gran patriota ed assai geloso del lavoro che lui stesso stava facendo. Koch incontrò Grassi che gli disse acutamente: “Vi sono paludi in Italia dove pur essendoci zanzare, non vi è traccia di Malaria”. “Bene, e allora?” rispose Koch senza capire la sottigliezza dell’italiano. “per ciò si potrebbe pensare che le zanzare non hanno nulla a che fare con la malaria” disse Grassi. “Sì?” fece Koch freddo e monosillabico. “Sicuro”, persistette Grassi, “ma per contro io non ho mai visto un luogo malarico senza zanzare”. “Ciò può significare”, concluse il professore, “che la malaria è trasmessa da una sola specie di zanzara, e nella sola Italia ce ne sono da venti a quaranta specie differenti, oppure non è trasmessa da nessuna zanzara”. “Hrrrm-u!” grugni Koch e tornò nella sua Germania, con meno boriosità e forse a testa china. Lasciando Grassi

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Medico, zoologo, botanico, entomologo e accademico, è nato a Rovellasca (Como) il 27 marzo 1854 a mormorare tra sé: “zanzare senza malaria; mai però malaria senza zanzare; deve essere di sicuro una specie particolare di zanzara. Bisogna individuarla”. E chi se non lui poteva farlo, il più grande conoscitore di insetti in Italia, lo zoologo tenace ed arguto. Al contrario di Ross, Grassi era una vera competenza in fatto di zanzare, i suoi occhi anche se molto deboli, sapevano distinguere al primo sguardo ogni minima differenza nella trentina di specie di zanzare che incontrava. Dopo intere estati passate nelle più desolate e malsane regioni d’Italia, aveva scartato dalla lista dei sospettati una dozzina e più di zanzare che aveva trovato sempre in zone dove non c’era la malaria. “Voi siete innocenti” diceva a quelle grigie zanzare, ma continuava risoluto, s’introduceva in tutte le case dei villani infestati dal flagello e chiedeva: “C’è la malaria nella vostra casa? C’è stata qualche volta? Quante persone nella vostra famiglia non hanno mai avuto la malaria?… quante punture ebbe questo bambino ammalatosi la settimana scorsa? Che specie di zanzara lo ha punto e come era fatta, di che colore era il suo corpo, le sue ali, le sue zampe?”. E bisognava rispondere: non tollerava scherzi, o reticenze. Dovunque c’era la malaria, c’erano anche le zanzare, “Zanzarone, chiamiamo noi quella zanzara” gli dicevano i vecchi ed i capi di famiglia. E Grassi constatò che ovunque questo tipo di zanzara batteva le sue ali e faceva sentire il suo ronzio c’era la desolazione e la morte. Questi era lo zanzarone a cui i naturalisti avevano dato il nome di Anopheles Claviger. Questo zanzarone era un frivolo inseto che appariva solo al crepuscolo attratto dalla luce artificiale, elegante, ed anche un po’ vanitoso per le quattro macchioline bruno-chiare sulle ali, privo di pudore e senso di dignità per la posizione che assume in stato di riposo, protendeva le parti posteriori verso l’alto. Il 28/09/1898, comunicava alla venerabile Accademia dei Lincei che responsabile della trasmissione della malaria era una zanzara del genere anofele, che il parassita della malaria umana subiva, nel corpo dell’anofele gli stessi mutamenti del parassita della malaria degli uccelli in quelle zanzare delle quali

Ross ignorava il nome. Grassi era tanto sistematico e profondo, come Ross era disordinato e superficiale, con centinaia di esattissimi e precisi esperimenti provo pure che la malaria degli uccelli non può essere veicolata dalla stessa zanzara che porta quella umana e viceversa. Epilogo Questa fu la lotta condotta da Ronald Ross e da Giovanni Battista Grassi contro i roditori dei globuli rossi, i vampiri notturni portatori di morte, i distruttori di uomini, il flagello di intere generazioni. Ma ben presto i due cominciarono, una lotta forse più dura più spietata, più amara, di quella condotta contro la malaria, Ross affermò che Battista Grassi non è che un volgare ladro, un ciarlatano; che nessun contributo aveva portato alla soluzione del problema, perché lui, aveva già dimostrato che le zanzare erano responsabili apportatrici della malaria umana. Grassi replicò con violenza, nè lo si può biasimare , anche se in realtà il Nostro, da perfetto signore quale egli era, anche nei rapporti con l’inglese, fu sempre estremamente corretto. Il professore Grassi era innanzitutto un fervente patriota e ciò che più gli interessava, era che la sua scoperta giovasse alla giovane Italia, a quella sua bella terra che egli amava con virile passione e con animo semplice. La conclusione!?; Ronald Ross potè fregiarsi del titolo di Sir, e quello che più conta, per la sua scoperta sulla malaria degli uccelli gli fu conferito il premio Nobel. Grassi, l’immortale scopritore del vettore della malaria umana, non ebbe il premio Nobel ed è ancora oggi poco conosciuto fuori dall’Italia e, purtroppo, anche nella sua patria, che ha tanto amato.

Bibliografia - Giustino Fortunato. Il Mezzogiorno e lo stato Italiano-Laterza; - Francesco Saverio Nitti, L’Italia all’alba del secolo XX. Casa Editrice Nazionale Roux e Viarengo; -Antenore Frezza, Storia della Croce Rossa Italiana, Edita sotto il Patronato della Croce Rossa Italiana 1956; -Gigi di Fiore, i Vinti del Risorgimento. Torino, UTET,2004; -Paul de Kruif, I cacciatori di Microbi-A. Mondadori-Milano;- Giuseppe Ressa-Il sud e l’Unità d’Italia.


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di Antonino Palumbo

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el suo futuro ci sono la tv, la moda, gli impegni federali e, perché no, un po’ di relax dopo lustri e lustri di allenamenti e partite ad altissimi livelli e da autentica professionista. Il futuro, però, può attendere se ti chiami Francesca Piccinini e se smentisci, colpo su colpo, su un campo di pallavolo, quella carta d’identità che si ostina a darti 40 anni. Lo scorso 18 maggio l’atleta di Massa ha vinto con la sua Igor Gorgonzola Novara la Champions League femminile, battendo l’Imoco Conegliano alla Max Schmeling Halle di Berlino, stesso location del trionfo Mondiale del 2002. Per Francesca si è trattato del settimo successo in Champions League, dopo quelli con (2000, 2005, 2007, 2009, 2010) e con Casalmaggiore (2016). Sono passati 19 anni dalla prima volta e Piccinini è sempre lì, come e più di prima, innamorata dello sport che sin dal 1987 rappresenta la sua vita. Certo, qualcosa è cambiato. A raccontarci cosa è stata la stessa Francesca. Mi diverto come quando ero una ragazzina – spiega la campionessa toscana - provando la stessa passione e lo stesso amore per questo sport. Sicuramente, però, dentro di me rispetto a prima c’è meno ansia, mi godo ogni partita appieno, non c’è l’agitazione di quando sei piccola. E’ un coinvolgimento diverso, altrettanto bello». Certo, una finale di Champions League fa eccezione: «Quella si, i brividi sono sempre gli stessi». Come tante coetanee e tanti coetanei, Francesca Piccinini si è innamorata della pallavolo guardando “Mila e Shiro”. Aveva provato, senza picchi d’entusiasmo, alcune discipline individuali: danza, nuoto, pattinaggio, equitazione. Ma niente. Al primo sport di squadra, è scoccata la scintilla ed è iniziata una carriera vissuta sempre in prima fila, sia nei club sia in Nazionale, della quale Francesca è stata a

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lungo capitano. Nessun segreto, solo una anni hai un corpo da bimba, poi andando esemplare continuità negli allenamenti, avanti si modella». Amore per la pallavodal punto di vista qualitativo e quantita- lo e amor proprio, binomio fondamentale: tivo. «Quest’anno credo di aver saltato «Mi voglio bene, abbino a una condotta l’allenamento solo due volte. E non faccio di vita sana anche un’alimentazione varia nulla di diverso rispetto a chi ha vent’anni, ed equilibrata». Senza la necessità di sofsvolgendo le stesse ferte rinunce, come sessioni, mattutina e spiega la 40enne di «Mi affido ai preparatori Massa: «Non mi sono pomeridiana. Certo, mi ha agevolato l’ec- e conoscendo il mio corpo mai privata di nulla, cellente condizione il mio segreto è semso quello che posso fare e pre stato non esageatletica: ci sono anrare. Privarsi totalche atleti di 38 o 40 dove posso arrivare» mente dei piaceri, anni che vengono per me, è frustrante. risparmiati o si allenano in maniera differente» precisa Pic- Per questo, talvolta, a colazione mi concedo anche una brioche o del pane e nutella cinini. Regola numero uno: sapersi ascoltare. e a cena capita di gustare una pizza o un Regola numero due: avere fiducia nel la- bicchiere di vino». A far impazzire Francesca, però, è un voro dello staff. «Mi affido ai preparatori e conoscendo il mio corpo so quello che piatto che non ti aspetti e che spesso è asposso fare e dove posso arrivare. Cerco di sociato a un regime di dieta ferrea o a qualstare attenta alle ginocchia e alle spalle, che cura medica: la pasta in bianco con un che noi usiamo tantissimo. Per il resto pos- filo d’olio, al limite fra al dente e croccante. so dire che il corpo cambia e migliora, a 18 «Può sembrare strano, ma il giorno prima


SPORT

PICCININI, 7 CHAMPIONS LEAGUE E UN SEGRETO: «NESSUNA RINUNCIA: SOLO ALLENAMENTO E ALIMENTAZIONE»

Nelle foto a sinistra e nel box, Francesca Piccinini.

A 40 anni la toscana ha vinto ancora una volta, con Novara, la massima competizione continentale per club

Leggenda del volley © Lens Strong/www.shutterstock.com

della partita per me è una piacevolissima di mangiare fuori, preferisco il sushi o la abitudine. Non la mangio perché devo, ma pizza». Poi finisce la stagione, iniziano le vaperché mi piace davvero. A volta la preferisco alle tagliatelle col ragù, anche se poi canze ma, contrariamente a quanto si può faccio la scarpetta nel sugo». pensare, l’estate non rappresenta una Anni fa le vigilie hanno avuto spesso stagione di eccessi, almeno per la camil sapore delle lasapionessa azzurra di gne o dei ravioli che volley: “Sarà il caldo, «D’inverno adoro le le portava il papà, ma ma in questo periodo ogni periodo ha i suoi passate così come le zuppe ho più voglia di manritmi e i suoi (pochi) giare cose fresche, di legumi, ma anche molta frutta, insalaeccessi: «Adesso non te, e bevo molta aclo farei. Da giovani si il pollo e il pesce» qua. Poi è chiaro che riesce a digerire meun gelato lo mangio, glio». Oggi a colazione Francesca mangia altrimenti che estate sarebbe?». Dopo l’estate, però, c’è una nuova anbrioche, caffè, pane burro e marmellata o cereali, alternandoli a piacere. Un frutto o nata sportiva, anche se ogni anno a Franuna barretta costituiscono lo spuntino di cesca chiedono cosa farà a settembre. Lei metà mattinata, prima del pranzo rigoro- non ha mai pensato ad altro che alla palsamente a base di pasta. A merenda, un lavolo: «Non so neanche cosa avrei potuto caffè abbinato a un biscotto o a una fetta fare, se non avessi scelto questa strada. Il biscottata. E per cena? «D’inverno adoro futuro? Non starò con le mani in mano. E di le passate così come le zuppe di legumi, certo continuerò ad ascoltare il mio corpo, ma anche il pollo e il pesce. Quando capita a volermi bene e tenermi in forma».

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rancesca Piccinini è un’autentica leggenda della pallavolo italiana. Nella sua carriera ha infatti vinto tutto quello che c’era da vincere, a partire dai titoli per club: 5 volte lo scudetto, 4 la Coppa Italia, 5 la Supercoppa italiana, 7 la Champions League, una la Coppa CEV, la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Europea (a 17 anni). È stata MVP, ovvero miglior giocatrice, della Supercoppa Italiana 2005 e 2012 e della Champions League 2010 e 2016, oltre che migliore attaccante nell’edizione 2007 del massimo torneo continentale per club. Con la nazionale ha conquistato l’oro ai Mondiali 2002 in Germania, agli Europei 2009 in Polonia, nella Coppa del Mondo 2007 in Giappone e in Grand Champions Cup 2009, sempre in terra nipponica. È stata due volte argento (Bulgaria 2001 e Croazia 2005) e una volta bronzo europeo (Italia 1999), salendo per cinque volte sul podio anche al World Grand Prix, senza mai vincerlo. Ma quello è un tabù storico per l’Italvolley femminile: perdonata.

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di Maria Luisa Cravana*

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a dieta “gluten free” (GFD) è sicuramente l’approccio più salutare per il trattamento di pazienti con celiachia o altri disturbi legati all’ingestione di glutine. Tuttavia, in questi ultimi anni la dieta priva di glutine sta diventando uno degli approcci dietetici più seguiti dalla popolazione generale e anche da pazienti affetti da differenti condizioni cliniche come la “Non-Celiac Gluten Sensitivity” (NCGS), la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), l’autismo, le patologie neurologiche, psichiatriche e reumatologiche e spopola in particolare tra gli sportivi. Discuteremo in questo articolo soprattutto dell’ambito sportivo, per verificare quanto sia effettivamente appropriata e salutare la dieta priva di glutine e vedere quali potrebbero essere i benefici e gli effetti collaterali di una dieta gluten free e quali condizioni cliniche potrebbero migliorare con l’esclusione del glutine (1). La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, in particolare ad una sua frazione proteica, la gliadina. La gliadina e la glutenina, sono un complesso di proteine ricche in proline e glutammine che non vengono digerite completamente dai nostri enzimi digestivi. Nella celiachia, la digestione parziale dei peptidi aumenta la permeabilità intestinale e induce una risposta immunitaria innata o adattiva simile all’esposizione di patogeni gastrointestinali (2). La Malattia Celiaca può essere considerata un’anomala risposta immunologica dovuta all’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti, che determina un’alterazione infiammatoria della mucosa intestinale con conseguente malassorbimento. La MC è una malattia Nutrizionista F.I.G.C. Nazionali giovanili, Specialista in Alimentazione e Sport.

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LA MALATTIA CELIACA NEGLI SPORTIVI

Una variabile fondamentale per la salute e per la performance sportiva

multifattoriale in cui sono coinvolti fattori affermazioni, differenti studi dimostrano ambientali (glutine) e fattori genetici; non che gli effetti di una GFD negli atleti sani è una patologia genetica “obbligatoriamen- non apporta nessun beneficio o migliorate” trasmessa ai figli. I marcatori genetici mento della performance atletica, né bedella predisposizione alla MC sono localiz- nessere gastrointestinale e miglioramento zati sul cromosoma 6 nella ragione HLA: dell’infiammazione. Interessante appare, quanto di seguiDQ2, DQ8. Per i soggetti celiaci, quindi, la dieta priva di glutine, seguita rigorosamen- to meglio chiarito, il dato secondo cui il te per tutta la vita, è l’unico trattamento miglioramento dei sintomi gastrointestiterapeutico disponibile ad oggi; nel caso nali durante l’esercizio è dato dalla ridudi sportivi amatoriali zione dei FODMAP e professionisti, non conseguente all’elicompromette in al- La celiachia è un’anomala minazione di cereali cun modo la perforcontenenti glutine e riposta immunologica mance sportiva. non dal glutine stesall’ingestione di glutine so. Durante gli eventi L’uso della popolare dieta gluten sportivi si registrain soggetti predisposti free è stata, da ulno tantissimi casi di timo, pubblicizzata sofferenza gastroindai continui claim salutari di atleti famo- testinale, soprattutto tra gli atleti di endusi, come il segreto del loro successo, en- rance. Questa sintomatologia chiaramente fatizzando il fatto che evitando il glutine compromette la performance, motivo per si hanno miglioramenti sull’esercizio e la il quale gli atleti cominciano a sperimenperformance non che di tutti i parametri tare diversi approcci dietetici per ridurche influenzano la performance, in parti- ne i sintomi; riducono le fibre, i grassi, le colare i sintomi gastrointestinali post eser- proteine fino all’esclusione del lattosio dai cizio (GIS). In via preliminare è necessario prodotti lattiero-caseari e all’eliminazione evidenziare che, in contrasto con queste del glutine (3). Negli sport di endurance e


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er gli atleti ai quali non è stata diagnosticata la celiachia, la dieta Gluten free non importa ne benefici né effetti collaterali sulla performance e in generale sul benessere gastrointestinale.

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FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli), possono coesistere negli alimenti contenenti glutine. Una riduzione di questi elementi infatti potrebbe migliorare i sintomi gastrointestinali durante l’attività. Quindi gli atleti che eliminano il glutine inavvertitamente riducono i GIS grazie alla conseguente restrizione di FODMAP. gastrointestinale.

di estetica, la composizione corporea ha un tamina D, zinco, magnesio e calcio. Alcuni peso importante sulla prestazione. Questo studi evidenziano l’aderenza alla GFD da è il motivo per cui gli atleti si autosommi- parte di atleti con disturbi del comportanistrano e sperimentano diete restrittive, mento alimentare, che vorrebbero avere mettendo a rischio la salute, la performan- un controllo maniacale del proprio peso ce e di conseguenza l’adattamento del fi- corporeo (5,6). Questi atleti si autoconsico all’allenamento, non considerando vincono così che la GFD è una dieta più nemmeno l’aumentato fabbisogno. salutare trascurando i benefici che invece Diversi studi hanno esaminato i cam- potrebbe avere una dieta bilanciata e conbiamenti di peso prima e dopo l’aderenza trollata per supportare le spese energetiad una dieta Gluten che richieste. Free nei celiaci, eviSe il motivo prinL’alimentazione gluten- cipale dell’aderenza denziandone dei miglioramenti, invece free sta diventando uno ad una GFD è connon ci sono ancora trastare i sintomi degli approcci dietici più gastrointestinali acstudi che valutano i cambiamenti di peso seguiti dalla popolazione centuati anche dallo nei soggetti normali “stress” da esercizio, che aderiscono alla un nuovo ed efficace stessa dieta, a causa dei fattori di confon- approccio si dimostra invece quello legato dimento che alterano i dati. L’aderenza ad alla riduzione dei FODMAP, come accenuna GFD non risulta oltretutto così saluta- nato in precedenza. I FODMAP, carboire, in quanto il consumo di prodotti gluten drati a catena corta che sono scarsamenfree determina un aumento dell’obesità, te assorbiti nell’intestino tenue, una volta poiché questi prodotti sono spesso molto ingeriti causano fermentazione batterica che può aumentare la pressione luminale ricchi in grassi e zuccheri (4). Viene inoltre sottovaluta la carente as- aumentandone il contenuto colonico attrasunzione di ferro, folati, vitamina B12, vi- verso la produzione di gas e la traslocazio-

ne dell’acqua osmotica. Di conseguenza si innescano ed aumentano i fastidi gastrointestinali come dolori addominali, flatulenza, alterazioni della peristalsi intestinale, etc. (7,8). È bene sempre però farsi seguire da professionisti (nutrizionisti, dietisti) prima di intraprendere qualunque approccio dietetico poiché una dieta a basso FODMAP potrebbe essere associata alle alterazioni del microbiota, riducendo così la produzione degli acidi grassi a catena corta e impattando anche su aspetti fisici e psicologici. Con la riduzione dei FODMAP dopo 3 - 4 settimane diminuisce la concentrazione dei bifidobacteria (i batteri buoni del nostro intestino), anche se l’esercizio fisico potrebbe neutralizzare gli effetti avversi sul microbiota; se il periodo di riduzione dei FODMAP è limitato, la modifica del microbiota intestinale non sarà preoccupante. In conclusione, possiamo affermare che fino ad oggi la GFD non è considerata una strategia di successo per la riduzione dei GIS associati all’esercizio e non migliora la performance atletica né aiuta a migliorare il controllo del peso corporeo. Invece molti studi confermano la riduzione dei sintomi da GIS con la dieta a basso FODMAP dovuta all’allontanamento dei cibi contenenti glutine e non il glutine stesso. Bibliografia 1. A review of the gluten-free diet in non-celiac patients: beliefs, truths, advantages and disadvantages). 2. Ciccocioppo R, Di Sabatino A, Corazza GR. The immune recognition of gluten in coeliac dis-ease. Clin Exp Immunol. m2005;140(3):408–16. 3. Lis D, Stellingwerff T, Shing CM, Ahuja KD, Fell J. Exploring the popularity, experiences, and beliefs surrounding gluten free diets in nonceliac athletes. Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2015;25(1):37– 45. 4. Theethira TG, Dennis M, Leffler DA. Nutritional consequences of celiac disease and the glu-ten-free diet. Expert Rev Gastroenterol Hepatol. 2014;8(2):123–9. 5. Mountjoy M, Sundgot-Borgen J, Burke L, Carter S, Constantini N, Lebrun C, et al. The IOC consensus statement: beyond the female athlete triad-Relative Energy Deficiency in Sport (REDS). Br J Sports Med. 2014;48(7):491–7. 6. Cialdella-Kam L, Kulpins D, Manore MM. Vegetarian, gluten-free, and energy restricted diets in female athletes. Sports. 2016;4(4):50. 7. Staudacher HM, Irving PM, Lomer MC, Whelan K. Mechanisms and efficacy of dietary FODMAP restriction in IBS. Nat Rev Gastroenterol Hepatol. 2014;11(4):256–66 8. Hill P, Muir JG, Gibson PR. Controversies and recent developments of the low-FODMAP diet. Gastroenterol Hepatol (N Y). 2017;13(1):36–45.

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di Vincenzo Cosimato*

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ottoressa Baroncini che cos’è la Vitamina D? «La vitamina D è una vitamina liposolubile ed esercita la sua attività endocrina su almeno tre organi: il rene, l’intestino tenue e l’osso grazie all’azione della sua forma attiva plasmatica (1,25-diidrossivitamina D o calcitriolo) e del recettore della vitamina D (Vitamin D Receptor, VDR)». Che ruolo svolge nel nostro organismo? Che cosa comporta una carenza di Vitamina D? «La prima funzione della 1,25 (OH) D è quella di regolazione del metaboli- la presenza di recettori della vitamina D smo di calcio e fosforo nonché di con- (VDR) nelle cellule di differenti tessuti, trollo delle loro concentrazioni ema- ad esempio nel muscolo scheletrico ma tiche; in tal modo sono preservate le anche nei macrofagi, nell’endotelio e in condizioni di base necessarie per la organi quali prostata, mammella, colon, mineralizzazione della matrice ossea. A pancreas ecc. Grave carenza di vitamilivello intestinale la 1,25 (OH) D aumen- na D provoca rachitismo o osteomalacia, ta in modo marcato l’assorbimento del dove il nuovo osso, l’osteoide, non viene calcio e del fosforo nell’orletto a spaz- mineralizzato. Una carenza di vitamina zola. La 1,25 (OH) D D meno grave causa è altresì importante un aumento del PTH Il composto esercita per il corretto trosierico che porta al fismo dell’apparala sua attività endocrina riassorbimento osto muscolare: essa seo, all’osteoporosi su reni, intestino tenue non solo stimola la e alle fratture. Inolsintesi di proteine tre, studi recenti e apparato scheletrico muscolari, ma, ad suggeriscono asesempio, partecipa sociazioni tra ipoanche all’attivazione di alcuni mecca- vitaminosi D ed aumento del rischio di nismi di trasporto del Ca a livello del patologie autoimmuni, cardiovascolari, reticolo sarcoplasmatico che sono es- cerebrovascolari, infettive, infiammatosenziali per la contrazione muscolare. rie, autoimmuni e neoplastiche. Recenti L’interesse per gli effetti extra-ossei evidenze ne suggeriscono anche un ruodella vitamina D è giustificato dal fatto lo preventivo nel diabete di tipo II ed in che numerosi studi hanno documentato patologie neurodegenerative». la capacità di sintesi della 1,25 (OH) D e In quali alimenti ritroviamo la Vitamina D? «La vitamina D è contenuta in quantità apprezzabile solo in pochi alimenti * Componente del Consiglio e in particolare in alimenti di origine Nazionale dell’Ordine dei Biologi. animale, tra questi troviamo: pesci gras-

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si come salmone, aringa, sardine, pesce spada, pagello, trota e fegato di merluzzo. La vitamina D si trova a anche nell’ uovo d’anatra e tuorlo d’uovo di gallina, nel burro, in alcuni formaggi a pasta dura e nel latte intero, infatti non sempre è necessario pianificare un’alimentazione caratterizzata da prodotti “sgrassati”: un buon burro e un buon latte intero, oltre che ad essere alimenti graditi, garantiscono una buona sazietà e possono essere degli ottimi alleati assicurandoci una, seppur discreta, ricarica giornaliera di vitamina D. Bisogna inoltre ricordare che esistono in commercio molti alimenti fortificati. La principale fonte tuttavia è il sole o meglio, l’esposizione al sole della cute, a livello della quale le radiazioni UVB convertono il 7-deidrocolesterolo a pre-vitamina D3, che alla temperatura corporea isomerizza a vitamina D3 (o colecalciferolo). Allora basta allungare le vacanze estive per fare una bella ricarica di vitamina D? Sicuramente è un’ottima soluzione ma non è sufficiente. È ampiamente dimostrato come le “scorte di sole estivo” non sono, nella maggior parte dei casi, più sufficiente a raggiungere, ottenere e mantenere, per il lungo periodo invernale, desiderabili livelli di vitamina D. Ma chi è più a ri-


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VITAMINA D E SPORT: PARLA LA NUTRIZIONISTA Intervista a Giulia Baroncini, biologa nutrizionista della squadra Femminile Giovanile A.C. Milan

schio di un deficit di vitamina D? • chi vive alle latitudini> 35 ° parallelo • chi ha la carnagione scura • chi presenta un alto contenuto di grasso corporeo • Chi si espone poco al sole • Chi utilizza lozioni e creme solari che scremano dai raggi UVB». Vitamina D e sport: cosa dice la scienza? «La vitamina D ha mostrato un forte interesse scientifico nel mondo sportivo grazie alle sue dimostrate azioni tra cui: • sostentamento della funzionalità del muscolo scheletrico; • prevenzione degli infortuni; • riduzione dei tempi di recupero; • riabilitazione; • miglioramento della funzione neuromuscolare; • aumento della dimensione delle fibre muscolari di tipo II; • riduzione dell’infiammazione; • diminuzione del rischio di frattura da stress • aumentare la produzione di testosterone. Ognuna di queste funzioni concorre con il potenziamento della prestazione atletica. Sulla base della letteratura scientifica presente tali benefici si ottengono tuttavia con livelli di vitamina

Quale azione svolge la Vitamina D superiori all’intervallo di riferimento considerato normale (30 ng/mL). Per- D sull’apparato muscolo scheletrico ciò, mantenere livelli più alti di vitamina dello sportivo? «La vitamina D è fondamentale per D potrebbe rivelarsi benefico per la performance. Nonostante queste evidenze, molti processi biologici nel sistema munumerosi atleti sono carenti di vitamina scolo-scheletrico, con una forte correlaD. Ciò può essere dovuto, oltre che dal zione tra la sufficienza della vitamina D basso consumo di alimenti ricchi di tale e la funzione muscolare ottimale. Fisiovitamina, a una scarsa esposizione del- logicamente, stadi carenziali producono atrofia delle fibre la pelle al sole. Gli muscolari, rallentaatleti, infatti, proÈ fondamentale mento della contraprio per ripararsi dalle ore più calde per molti processi biologici zione dei muscoli, prolungamento del sono soliti fare aldel sistema muscolotempo di rilassalenamenti al matmento muscolare e tino presto e alla scheletrico aumento del rischio sera quando i livelli di dolore muscolodi UVB sono bassi piuttosto che praticare, ove possibile, scheletrico cronico. È importante notail loro allenamento indoor. L’incidenza re che le fibre muscolari di tipo II sono della carenza di vitamina D negli atleti particolarmente sensibili agli effetti delindoor d’élite è pari al 94% nei giocato- la carenza di vitamina D e tali fibre sono ri di basket e all’83% nelle ginnaste. Si decisive per tutte le azioni esplosive nepotrebbe pertanto supporre che la par- cessarie per il picco delle prestazioni attecipazione a sport all’aria aperta costi- letiche e per evitare le cadute. Ancora, tuisca un vantaggio per la produzione la vitamina D è determinante per un audi vitamina D. Tuttavia, studi recenti su mento della sintesi proteica muscolare, atleti che praticano sport outdoor, come concentrazione di ATP, forza, altezza di il football americano o il calcio, hanno salto, velocità di salto, potenza di salto. evidenziato una uguale situazione ca- I benefici di un ottimale valore di vitamina D per gli atleti non sono limitati al renziale». Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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Nel grafico, i livelli di vitamina D nel cibo.

solo muscolo. È noto che la vitamina D svolge un ruolo importante nella prevenzione delle fratture e delle ossa.Lo stato nutrizionale della vitamina D è valutato attraverso la determinazione della concentrazione sierica della 25(0H) D, una molecola con emivita di 2-3 settimane. Non è invece considerata utile la determinazione nel sangue della 1,25 (OH)2D per una serie di ragioni quali l’emivita molto breve (poche ore). Al momento non esiste accordo circa la concentrazione sierica di 25 (0H) D da considerare come livello soglia di carenza. La WHO (2003) ha definito come normalità una 25 (0H) D sierica >20 ng/mL. Secondo l’International Osteoporosis Foundation (IOF) uno stato di nutrizione ottimale si avrebbe con livelli sierici >30 ng/mL. La Clinical Practice Guideline della Endo-

crine Society (Stati Uniti) ha identificato in 20 ng/ mL il livello al di sotto del quale c’è carenza, con un intervallo di “insufficienza” (sub-carenza) tra 20 e 30 ng/mL. Infine, per quanto riguarda l’Italia le Linee Guida per il trattamento dell’ipovitaminosi D della Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) indicando un livello soglia prudenziale di 30 ng/mL. Concludiamo dunque che il valore minimo per definire uno stato di nutrizione del tutto adeguato risulterebbe pari a 30 ng/mL. Gli intervalli di riferimento: Carenza <10 ng/ml Insufficienza 10-30 ng/ml Sufficienza 30-100 ng/ml Tossicità >100 ng/ml. Tuttavia, molti studi suggeriscono come i limiti desiderabili, soprattutto per gli sportivi, sono superiori a quelle dei normali range di laboratorio attestando una «sufficienza» sul valore minimo di Vitamina D sui 50 ng/ml». Cosa raccomanda per gli atleti? «La carenza di vitamina D viene diagnosticata con un semplice esame del sangue 25 (OH) D. Benefici muscoloscheletrici possono essere derivati dalla diagnosi e dalla correzione di uno stato

deficitario. Bisogna tenere a mente che l’esposizione al sole è sempre più vantaggiosa rispetto all’integrazione con vitamina D perché la sintesi cutanea ha un ciclo di feedback negativo che impedisce l’accumulo e la tossicità della vitamina D. Tuttavia, alla luce di quanto ì esposto prima, la corretta sintesi cutanea è difficile da ottenere proprio perché non vi è un’esposizione solare appropriata. Potrebbe pertanto essere necessario un supplemento dietetico ricordando, che dai nuovi studi, emerge come la somministrazione in acuto di dosi elevate da 35000 a 150000 a settimana sembrerebbe meno efficace rispetto alla somministrazione giornaliera di 4000 –6000 U/ die. Inoltre, alcuni autori dichiarano che dosaggi di vitamina D fino a 4000-5000 UI / die, in combinazione con 50-1000 mcg / die di vitamina K1 e K2 potrebbero aiutare le prestazioni atletiche. Tuttavia, con livelli di 25 (OH) D sufficienti, non è necessario superare l’assunzione di 4000 UI di vitamina D al giorno. Protocolli di test e di integrazione dovrebbero essere sotto la diretta supervisione di un operatore sanitario. Migliorare la salute, allungare la carriera di uno sportivo e ottimizzare la performance di un atleta è uno degli obiettivi del biologo nutrizionista che con le sue competenze può sostenere dal punto di vista alimentare e integrativo l’atleta. Il lavoro integrato con tutto lo staff medico, sanitario e tecnico è la miglior via per la cura a 360° dell’atleta».

Bibliografia - Dylan Timothy Dahlquist; Brad Dieter; Michael S Koehle. Plausible ergogenic effects of vitamin D on athletic performance and recover. Journal of the International Society of Sports Nutrition 12(1):33 · December 2015. -Franklin D. Shuler; Matthew K. Wingate; G. Hunter Moore; Charles Giangarra. Sports Health Benefits of Vitamin D. Sports Health. 2012 Nov; 4(6): 496–501. - Paul H. Anderson; Vitamin D Activity and Metabolism in Bone. Curr Osteoporos Rep. 2017. - Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana, LARN, IV edizione, 2014. -Owens DJ1; Fraser WD; Close GL. Vitamin D and the athlete: emerging insights. Eur J Sport Sci. 2015;15(1):73-84. doi: 10.1080/17461391.2014.944223. - Dana Ogan; Kelly Pritchett. Vitamin D and the Athlete: Risks, Recommendations, and Benefits. Nutrients. 2013 Jun; 5(6): 1856–1868.

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Dal 25 maggio 2018 è in vigore il nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali. Prendine visione sul sito internet dell’Ordine Nazionale dei Biologi

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BREVI

LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Rino Dazzo

GLOBAL WARMING Alte temperature portano migliaia di morti all’anno

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e eccezionali ondate di calore determinate dal riscaldamento globale possono provocare ogni anno migliaia di morti: è il risultato di uno studio dell’università di Bristol che invita i governi dei paesi a rispettare i parametri definiti dall’accordo di Parigi del 2015. Se si riuscisse a limitare l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi – sostengono i ricercatori inglesi – si risparmierebbero da 110 a 2720 morti causate ogni anno dal caldo a seconda della città. Se invece l’aumento fosse limitato a 2 gradi, le vite risparmiate sarebbero tra 70 e 1980. Lo studio dell’università di Bristol è stato condotto mettendo in comparazione i trend delle temperature tra il 1979 e il 2013 e la mortalità quotidiana registrata nelle 15 città principali degli Stati Uniti. L’ambiente urbano, infatti, è quello maggiormente esposto agli effetti deleteri del caldo estremo.

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AMBIENTE Scegli il vetro al supermarket? I delfini ringraziano

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a gratitudine dei delfini come incentivo a comportamenti virtuosi per il pianeta. La trovata, a quanto pare, funziona, almeno a giudicare dal divertimento e dallo stupore dei clienti di un supermercato di Roma immortalati nella candid-camera per la campagna Endless Ocean 2.0, lanciata in Europa da Friends of Glass con il supporto di Assovetro. Giunti alle casse automatiche con un prodotto in vetro, gli ignari acquirenti sono stati accolti da delfini sorridenti, protagonisti di un video che li ringraziava per aver acquistato prodotti che non fanno male al mare e all’ambiente. Il vetro, insieme a carta e legno,incide per meno dell’1% sui rifiuti individuati in mare, contro il 66% della plastica e il 16% di materiale misto. Chi utilizza imballaggi in vetro contribuisce a salvare il pianeta e merita un grazie dai delfini.


BREVI

ONCOLOGIA Premiato il lavoro su nanotecnologie per il cancro

L’

hub di biopsia liquida di Patrizio Giacomini, ricercatore dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma, ha ottenuto il primo premio “Best Practice in Personalised Medicine” della ICPerMed, consorzio internazionale che promuove, con la Commissione europea, lo sviluppo e l’utilizzo della medicina di precisione per migliorare diagnosi e terapie oncologiche. Il lavoro, come si legge in una nota dell’istituto, utilizza le nanotecnologie per rendere più precisa e affidabile la diagnosi e la terapia del cancro integrando sequenziamento del genoma, digital Pcr, saggi nanofotonici, anticorpi terapeutici e nanoparticelle, allo scopo di mettere a punto approcci di cosiddetta «oncologia liquida» che rendano possibile valutare le vulnerabilità dei tumori e agire di conseguenza.

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DIABETE L’anticolesterolo triplica il rischio di svilupparlo

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SALUTE

ono estremamente efficaci per abbassare il colesterolo e prevenire infarti e ictus ma, viceversa, possono triplicare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2: sono le statine, una classe di farmaci di larghissimo uso negli Stati Uniti e in tutto il mondo occidentale. Lo afferma una ricerca della Ohio State University, guidata da Victoria Zigmont, che ha preso in considerazione i dati delle terapie con statine praticate su 4.683 pazienti, uomini e donne con età media di 46 anni e non affetti da diabete. Di questi, 755 hanno assunto statine per più di due anni e su di loro è stato riscontrato un aumento del 33 per cento del rischio di contrarre la malattia. Gli stessi ricercatori hanno sottolineato l’efficacia delle statine nell’abbassamento della pressione sanguigna: occorrono però contromisure per prevenire i rischi legati all’insorgenza del diabete. © Sundry Photography/www.shutterstock.com

Il medico degli italiani è il dottor Google

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l medico più amato dagli italiani è il dottor Google. Ogni anno, le ricerche condotte online sui temi della salute raggiungono i quattro miliardi di clic, con un tasso di crescita medio del 14%. Ogni utente effettua in media 95 ricerche all’anno su temi relativi a salute, patologie e benessere. Lo sottolinea una ricerca di Bain & Company sull’impatto del digitale nel mercato healthcare, che colloca l’Italia alle spalle di Stati Uniti e Regno Unito, ma davanti a Francia, Germania e Spagna. Oltre la metà delle ricerche (55%) riguarda informazioni su patologie, sintomi e trattamenti per specifiche condizioni, il 25% è volto invece alla ricerca di informazioni su ospedali, laboratori di analisi e specifici servizi. Piuttosto limitata (42%) la fruizione di prodotti e servizi online. Il 70% dei consumatori, infatti, preferisce la farmacia reale per gli acquisti. Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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LAVORO

Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine di Lesina Scadenza, 2 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno di tipologia a) “Assegni di ricerca professionalizzanti” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca dal titolo: “Sviluppo di metodologie innovative per lo sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche della Laguna di Lesina (CathUpFish)”. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biofisica di Genova Scadenza, 3 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dell’operazione “Modelli in vitro di epiteli per lo screenig di sostanze chimiche”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biofisica di Genova Scadenza, 3 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dell’operazione “Utilizzo di high resolution melting su piattaforma embedded per l’analisi di microsatelliti finalizzata all’identificazione univoca dell’individuo”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Nanotecnologia di Roma Scadenza, 4 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferi-

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mento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca, sul tema “Sviluppo e caratterizzazione di dispositivi microfluidici per la realizzazione di etichette laser intelligenti”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e biotecnologia agraria di Milano Scadenza, 4 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biologiche / agrarie e veterinarie” da usufruirsi presso l’Istituto di Biologia e biotecnologia agraria del Cnr di Milano. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri di Porano (Terni) Scadenza, 5 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto Serv_for_fire “Monitoraggio ambientale attraverso l’utilizzo di sensori – proximal sensing, analisi e validazione dei dati raccolti, attivazione e validazione di piattaforma automatizzata di allerta”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque di Verbania (Verbano-Cusio-Ossola) Scadenza, 5 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dei programmi di ricerca

IdroLIFE LIFE15 NAT/IT/000823, interreg Sharesalmo, “Indagini sulle sostanze pericolose nell’ecosistema del Lago Maggiore”, “Indagini Limnologiche del Lago Maggiore”, “Indagini Ittiofauna Lago Maggiore”. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Portici (Napoli) Scadenza, 10 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di cinque borse di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze agrarie/biologiche” da usufruirsi presso l’Istituto per la Protezione sostenibile delle piante – Cnr, sede secondaria di Portici. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano Scadenza, 11 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “InFlaMe: Ottimizzazione della Produzione di metaboliti secondari utili per la salute attraverso colture cellulari di lino”, finanziato da Fondazione Cariplo. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Milano Scadenza, 11 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica medicina e biologia da usufruirsi presso


LAVORO l’Istituto di Neuroscienze del Cnr, sede di Milano. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Neuroscienze di Pisa Scadenza, 11 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di due borse di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Neuroscienze” da usufruirsi presso l’Istituto di Neuroscienze del Cnr sede di Pisa. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari di Lecce Scadenza, 11 luglio 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, UOS Lecce. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli Scadenza, 12 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno tipologia “professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca: “Por Campania Fesr 2014/2020 - Manifestazione di interesse per la realizzazione di technology platform nell’ambito della lotta alle patologie oncologiche” – Titolato: “Comorbidità ed epigenetica del cancro COEPICA”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” di Napoli Scadenza, 15 luglio 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto di Genetica e Biofisica “A. Buzzati Traverso” del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).

Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante di Torino Scadenza, 25 luglio 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Ricercatore III livello, presso l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante Sede Istituzionale di Torino. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino di Genova Scadenza, 23 agosto 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Biocorrosione marina: studio delle interazioni tra sistemi di protezione attiva e passiva (pitture antivegetative biocide free) di nuova generazione SIAP” finanziato a valere sul Programma Operativo Regione Liguria Fondo Sociale Europeo POR FSE 2014-2020, Asse 3 “Istruzione e Formazione” Delibera della Giunta Regionale n. 278 del 04/04/2019. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Matematica Applicata e Tecnologie Informatiche di Genova Scadenza, 30 settembre 2019 Selection procedure for one fellowship (assegno professionalizzante) for conducting research activities in the frame of research programme “TEACUP:Innovative methods and techniques for computationally modeling, analysing and comparing digital models of proteins”. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi).

Procedura di selezione per la chiamata di un professore di prima fascia, settore concorsuale 05/A2 - Fisiologia vegetale, per il Dipartimento di scienze della vita e biotecnologie. Gazzetta ufficiale n. 44 del 04-06-2019. Università di Ferrara Scadenza, 4 luglio 2019 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di prima fascia, settore concorsuale 05/D1 - Fisiologia, per il Dipartimento di scienze biomediche e chirurgico specialistiche. Gazzetta ufficiale n. 44 del 04-06-2019. Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie di Legnaro Scadenza, 7 luglio 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, a tempo pieno ed indeterminato, da assegnare alla SCT5 - Struttura complessa territoriale di Trento. Gazzetta ufficiale n.45 del 0706-2019. Azienda Ospedaliera Complesso Ospedaliero “S. Giovanni- Addolorata” di Roma Scadenza, 7 luglio 2019 Mobilità nazionale, per titoli e colloquio, per la copertura di due posti di dirigente biologo, disciplina di patologia clinica e biochimica clinica, a tempo pieno ed indeterminato. Gazzetta ufficiale n.45 del 07-06-2019. Azienda Sanitaria Locale di Taranto Scadenza, 11 luglio 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, a tempo indeterminato, disciplina di patologia clinica, da assegnare alla S.C. di anatomia patologica. Gazzetta ufficiale n. 46 del 11-06-2019.

Università Campus Bio-medico di Roma Scadenza, 4 luglio 2019 Ammissione ai corsi di dottorato di ricerca XXXV ciclo, anno accademico 2019-2020. Gazzetta ufficiale n. 44 del 04-06-2019

Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” Scadenza 12 luglio 2019 Procedura di selezione per la copertura di due posti di ricercatore a tempo determinato e pieno della durata di trentasei mesi, settore concorsuale 05/ E2 - Biologia molecolare, per vari Dipartimenti. Gazzetta ufficiale n. 45 del 0706-2019.

Università di Ferrara Scadenza, 4 luglio 2019

Università di Parma Scadenza 14 luglio 2019 Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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LAVORO Procedura di selezione per la chiamata di un professore di seconda fascia, settore concorsuale 05/E2 - Biologia molecolare, per il Dipartimento di scienze chimiche, della vita e della sostenibilità ambientale, riservata a coloro che, nell’ultimo triennio, non hanno prestato servizio, anche a seguito di convenzioni per lo svolgimento di attività didattica e di ricerca, ai sensi dell’articolo 6, comma 11, della Legge n. 240/2010, o non sono stati titolari di assegni di ricerca, ovvero iscritti a corsi universitari nell’Università degli Studi di Parma. Gazzetta ufficiale n. 47 del 14-06-2019. Università di Verona Scadenza 14 luglio 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/A1 - Botanica, per il Dipartimento di biotecnologie. Gazzetta ufficiale n. 47 del 14-06-2019. Università di Verona Scadenza 14 luglio 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E1 - Biochimica generale, per il Dipartimento di biotecnologie. Gazzetta ufficiale n. 47 del 14-06-2019. Azienda Socio Sanitaria territoriale Melegnano e Martesana Scadenza 18 luglio 2019 Conferimento dell’incarico quinquennale di dirigente medico, biologo, chimico, ruolo sanitario, profilo professionale: medici, biologi, chimici, area della medicina diagnostica e dei servizi, disciplina di patologia clinica, operativamente da assegnare quale direttore alla U.O.C. laboratorio analisi - Vizzolo. Gazzetta ufficiale n. 48 del 18-06-2019. Università di Milano-Bicocca Scadenza 21 luglio 2019 Procedura di selezione per la copertura di due posti di ricercatore a tempo determinato, per il Dipartimento di biotecno-

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logie e bioscienze. Gazzetta ufficiale n. 49 del 21-06-2019. Università di Trento Scadenza 24 luglio 2019 Ammissione al corso di dottorato di ricerca in scienze biomolecolari XXXV ciclo, anno accademico 20192020. Gazzetta ufficiale n. 49 del 2106-2019.

Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori - Fondazione “G. Pascale” di Napoli Scadenza 24 luglio 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, riservato ai soggetti in possesso dei requisiti di cui all’articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75/2017, per la copertura di nove posti di dirigente sanitario non medico biologo. Gazzetta Ufficiale n. 50 del 25-06-2019.


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SCIENZE

Diete vegetariane e vegane in pediatria Analisi sul rapporto tra salute umana e regimi alimentari degli individui in età infantile e adulta

di Mirella Domenica Elia*

È

sempre più diffusa nelle popolazioni occidentali la convinzione che la dieta vegetariana, possa comportare indubbi vantaggi per la salute umana a lungo termine, sia nell’adulto che nel bambino, purché vengano adottati corretti principi nutrizionali. Un concetto però che non va dimenticato è che l’uomo, sia per evoluzione che per biologia, è un animale tendenzialmente onnivoro: la nostra alimentazione e, più comunemente, basata sulla varietà e la combinazione dei diversi alimenti, integrando prodotti d’origine animale con altri d’origine vegetale, naturalmente con differenze che riguardano la tradizione, la cultura d’origine, la religione, e non ultima la geografia, che condiziona la disponibilità o l’indisponibilità di certi alimenti rispetto ad altri. I vantaggi di questo regime dietetico sono verosimilmente da attribuire ad un effetto più marcato sul peso corporeo e sul profilo dei lipidi plasmatici, nonché al maggior consumo di fibre, folati ed antiossidanti di origine vegetale in grado di svolgere un intervento di prevenzione primaria delle patologie-killer in età adulta, quali l’obesità, il diabete, la cardiopatia ischemica e il cancro, certo è vero che l’attuale modello alimentare predominante nei Paesi industrializzati, privilegia le

*

Biologa nutrizionista.

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proteine, in particolare quelle di origine animale, oltre ai grassi e agli zuccheri semplici, anch’essi in eccesso e ciò ci rende sempre più lontani dal nostro modello di dieta mediterranea e di corretta piramide nutrizionale. La dieta vegetariana comprende i derivati del latte e l’uovo, fonti importanti di proteine di elevato valore biologico, calcio ed altri nutrienti, che invece sono esclusi nello schema vegano. Come tutti gli schemi dietetici restrittivi particolare attenzione va osservata affinché venga assicurato un apporto adeguato di energia e nutrienti. La crescita dei bambini vegetariani non si discosta significativamente dalla normalità, mentre quella dei bambini vegani può risultare più lenta, ma sempre nei limiti della norma. Alcuni studi suggeriscono che un regime vegano, a differenza di quello vegetariano, possa associarsi nel lungo termine ad una ridotta densità ossea e un maggior rischio di fratture in conseguenza del ridotto apporto di calcio. La questione è tuttavia controversa, poiché il ridotto apporto proteico ed il maggior apporto di frutta e verdura degli schemi vegani comportano, d’altra parte, un effetto alcalinizzante nel plasma che tende a ridurre il riassorbimento di calcio a livello osseo, in tal modo riducendo il rischio di osteoporosi. Infine, la pur necessaria attenzione nei confronti di altri nutrienti che possono risultare deficitari nelle diete vegetariane, in particolare acido alfa-linolenico, ferro, zinco, e vit. D, riguarda soprattutto un’eventuale carenza subclinica. Indispensabile invece è la supple-


SCIENZE mentazione con vitamina B12 soprattutto nei regimi vegani. La scelta vegetariana o vegana non rappresenta un problema durante i primi 6 mesi di vita, poiché sia il latte materno che le formule per l’infanzia garantiscono un adeguato apporto di energia e di nutrienti, con l’importante eccezione del ridotto apporto di vit. B12 con il latte materno di mamma vegana che non riceve supplementazione, la cui carenza può causare un grave danno neurologico non sempre reversibile dopo terapia vitaminica. A parte questo, la dieta materna deve essere adeguatamente bilanciata in nutrienti perché sebbene le eventuali inadeguatezze nutrizionali della madre non influiscano sulla concentrazione di lattosio, grassi e proteine nel latte, esse pero possono far variare la proporzione tra i diversi acidi grassi (sappiamo quanto è importante la presenza di grassi della serie omega-3 per lo sviluppo cerebrale del bambino nei primi 1000 giorni di vita) e la concentrazione di varie vitamine e minerali. C’e infatti una relazione dimostrata tra il contenuto delle vitamine A, B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B5 (acido pantotenico), B6 (piridossina), B12 (cobalamina), D, E, e dei minerali selenio e iodio nel latte umano e nella dieta materna. Anche la proporzione tra gli acidi grassi essenziali delle due serie omega-3 (come il DHA) ed omega-6 (come l’acido arachidonico) e molto diversa nel latte di madri vegane e di madri onnivore. Quale sostituto del latte materno, per una dieta vegana del lattante, la scelta migliore è rappresentata dal latte formulato a base di soia. Al momento del divezzamento, gli alimenti solidi possono essere introdotti seguendo una “scaletta” simile a quella degli schemi non vegetariani. I prodotti a base di carne possono essere sostituiti da tofu (derivato della soia), purea di legumi e da tuorlo d’uovo e formaggio (questi ultimi solo negli schemi vegetariani). A partire da 8-10 mesi potranno essere impiegate piccole quantità di hamburger vegetali come prodotti di lavorazione della soia e del frumento, rispettivamente Tempeh e Seitan (prestando attenzione alla presenza di sale e additivi) (vedi tabella I). Un adeguato apporto di grassi potrà essere assicurato dal consumo di olio d’oliva e da piccole quantità di frutta secca quali mandorle e noci e avocado schiacciato. Dopo l’anno di età, se non è più presente il latte di soia formulato sarà utile

supplementare l’alimentazione con olio di semi di lino per garantire un apporto bilanciato di precursori degli acidi grassi omega-3 e un corretto rapporto omega6/omega3. Un crescente numero di ragazze/i inizia a seguire uno schema vegetariano/vegano durante l’adolescenza, anche in famiglie di onnivori. Questa tendenza non dovrebbe essere vista negativamente, poiché uno schema vegetarianopuò risultare appropriato e salutare per l’adolescente, purché le scelte alimentari siano attentamente pianificate. Occorre prestare attenzione soprattutto all’apporto di calcio, ferro, vit. B12 e vit. D. Gli studi più recenti non hanno confermato il rischio di menarca tardivo nelle ragazze vegetariane rispetto alle non-vegetariane. È bene precisare che la dieta vegetariana non comporta il rischio di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare, ma è possibile che uno schema dietetico restrittivo, come la dieta vegana, venga avviato per “camuffare” una patologia di questo tipo. In generale, lo schema vegetariano migliora la qualità nutrizionale, rispetto alla dieta tipica dell’adolescente, poiché comporta un maggior consumo di cibi salutari quali frutta e verdure e minore apporto di prodotti “spazzatura” (junkyfood), con conseguente maggior consumo di nutrienti importanti quali le fibre, il ferro, i folati, la vit. A e la vit. C (tabella II).

Aspetti nutrizionali da monitorare nella gestione della dieta vegetariana e vegana Apporto energetico e crescita La dieta vegetariana comporta un apporto energetico adeguato, nonostante la minore densità calorica in rapporto al volume dei pasti. Il rischio di un deficit energetico cronico, con conseguente influenza negativa sulla crescita, deve essere tenuto presente prevalentemente nei bambini a dieta vegana, per la presenza di alimenti ad elevato potere saziante. Per scongiurare tale pericolo, è importante frazionare i pasti durante la giornata e utilizzare alimenti ad elevata densità calorica quali cereali (preferibilmente senza aggiunta di crusca), frutta secca, olio extravergine di oliva. Nel bambino più grandicello l’impiego di pasti frequenti, di snack e di prodotti ricchi di carboidrati complessi e grassi insaturi (cereali da colazione, pane, pasta e pizza, frutta secca) può aiutare a soddisfare il fabbisogno energetico.

Apporto proteico

Tab. 1. Schema pasti al primo anno di vita.

Anche una dieta vegana assicura un apporto sufficiente di aminoacidi essenziali. Tuttavia, in considerazione della ridotta biodisponibilità delle proteine vegetali, è consigliabile aumentare l’apporto giornaliero proteico del 30-35% fino a 2 anni, del 20-30% fino a 6 anni e del 15% dopo i 6 anni, rispetto ai valori consigliati per i non vegetariani anche se va sottolineato che con la recente pubblicazione dei nuovi LARN il fabbisogno proteico giornaliero è notevolmente diminuito nella fascia pediatrica perché in base Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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kg/die) nella dieta vegetariana e vegana, il che potrebbe comportare un’eccessiva diminuzione della densità calorica ed interferire negativamente con l’assorbimento dei minerali, per cui è preferibile evitare alimenti integrali per non incrementare ulteriormente l’apporto di fibre.

Ferro, zinco e calcio

Tab. 2. Esempio schema vegano per adolescente.

alle nuove evidenze scientifiche le diete fortemente iperproteiche costituiscono un fattore predisponente verso l’insorgenza di obesità infantile. Le maggiori fonti proteiche di origine vegetale sono i legumi (fagioli, piselli, lenticchie, fave, ceci, soia, lupino), i cereali e la frutta secca. I cereali sono poveri di lisina (tranne la quinoa con un ottimo profilo di aminoacidi essenziali) e i legumi di metionina, per cui risulta vantaggiosa un’assunzione complementare di questi alimenti, anchese non necessariamente allo stesso pasto.

Lipidi e acidi grassi La dieta vegana non necessariamente comporta una riduzione dell’apporto lipidico rispetto alla dieta vegetariana (nella quale, se non ben bilanciata, può favorire un aumento dell’intake di colesterolo), ma deve essere attentamente monitorato l’apporto di acidi grassi essenziali. Alcuni cibi ad elevato contenuto di grassi come le noci, i semi oleaginosi (girasole, zucca, sesamo, lino, papavero), avocado, prodotti di soia e oli vegetali rivestono un ruolo importante nella dieta vegana e un aspetto da considerare riguarda il minor intake di acidi grassi della serie ω-3 (docosaesaenoico = DHA ed eicosapentaenoico = EPA), contenuti soprattutto nel pesce, nei frutti di mare e nelle uova, rispetto agli acidi grassi della serie ω-6 . Il conseguente elevato rapporto ω-6/ω-3 potrebbe favorire esaltare la formazione di citochine pro-infiammatorie, con aumento del rischio a lungo termine di patologie degenerative e autoimmuni. È importante pertanto che le diete vegane includano fonti adeguate di acido alfa-linolenico (ALA, ω-3), quali i semi di lino macinati, le noci ed i prodotti derivati dalla soia, e oli a ridotto contenuto di acido linoleico (ω-6), come l’olio extravergine di oliva.

Fibre L’apporto di fibra alimentare può essere eccessivo (>0,5 g/

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Sebbene non sia stata documentata una maggiore incidenza di carenza marziale rispetto ai non vegetariani, è consigliabile un apporto maggiorato dell’80% di ferro, sia nei bambini vegetariani che in quelli vegani, a causa della minore biodisponibilità del ferro non-eme presente nei vegetali. Va tenuto presente che gli alimenti ricchi di vitamina C favoriscono l’assorbimento del ferro, mentre i fitati, i tannini e le fibre in generelo inibiscono. L’uso di alimenti fortificati in ferro, come i cereali, può essere consigliabile soprattutto durante le fasi di rapida crescita. Anche per lo zinco si pone un problema di minore biodisponibilità, soprattutto in caso di elevato intake di fitati, di cui sono ricchi i cereali integrali e i legumi. Pertanto è consigliabile un apporto alimentare di zinco superiore del 50% rispetto al normale. Gli alimenti più ricchi di zinco sono i legumi, la frutta secca, il formaggio, il pane lievitato naturalmente e i prodotti a base di soia fermentata. Per diminuire la presenza di acido fitico negli alimenti si può ricorrere ad alcune pratiche di preparazione degli alimenti, come ad esempio l’ammollo e la germogliazione di legumi, cereali e semi, la lievitazione e la fermentazione, come ad esempio quelle utilizzate per la produzione di miso e tempeh, sono in grado di aumentare la biodisponibilità dei micronutrienti come ferro e zinco. L’apporto di calcio è adeguato nella dieta vegetariana, poiché il latte e i suoi derivati ne contengono elevate quantità, mentre può risultare sub-ottimale nella dieta vegana. Il latte materno contiene quantità adeguate di calcio anche se la mamma è vegana. Al momento del divezzamento è opportuno utilizzare alimenti addizionati di calcio, come cereali o prodotti di soia, o naturalmente ricchi di questo minerale come le verdure a foglia e i cavoli, la frutta secca e i semi di Chia oltre a preferire un’acqua che contenga una maggior quantità di bicarbonati.

Vitamina B12 Essendo la vit. B12 presente esclusivamente in alimenti di origine animale, a parte eccezioni quali l’alga marina Porphyraumbilicalis(nota come Nori in Giappone e Laver in Galles), la dieta vegana comporta un significativo rischio di carenza di questa vitamina. I soggetti a maggior rischio carenziale sono i lattanti alimentati al seno da madre vegana che non assume supplementazione, nei quali lo stato carenziale può causare non solo anemia megaloblastica, ma anche rallentamento di crescita e gravi turbe neurologiche. È bene sottolineare come un elevato apporto di folati, caratteristico delle diete vegetariane, possa mascherare l’anemia


© Yulia 1971/www.shutterstock.com

ma non le complicanze neurologiche del deficit di B12. Le migliori fonti alimentari di B12 per i vegani sono rappresentate dagli alimenti addizionati, quali i cereali (anche se non sufficienti a scongiurare il pericolo di deficit) e le formule a base di soia (in cui abbiamo garanzia di un adeguato apporto fino a quando viene utilizzato nel primo anno di vita). L’apporto giornaliero consigliato è di 0,4 μg da 0 a 6 mesi e di 0,5 μg da 6 a 12 mesi.

Vitamina D L’ipovitaminosi D è una condizione assai frequente nella popolazione a tutte le età legata alla scarsa esposizione solare. Il contenuto di vitamina D negli alimenti è modesto e principalmente limitato a pesce, latticini e uovo per cui uno scarso apporto alimentare può verificarsi ancor di più nella dieta vegana. Il problema può essere risolto mediante assunzione di alimenti integrati (formule a base di soia o di riso) o supplementazione farmacologica (400 U.I. di vit. D durante il primo anno di vita).

Vitamina A Una dieta priva di carne è povera di vit. A, ma la carenza può essere prevenuta grazie al consumo di alimenti ricchi dicarotene (pro-vitamina A), di cui sono ricche la frutta, le verdure di colore arancio o giallo e quelle a foglia.

Bibliografia - Amit M, Canadian Pediatric Society and the Community Pediatrics Committee. Vegetarian diets in children and adolescents. Paediatr Child Health 2010; 15:303-14. - Craig WJ, Mangels AR; American Dietetic Association. Position of the American Dietetic Association: vegetarian diets. J Am Diet Ass 2009; 109:1266-82. - Dunham L, Kollar L. Vegetarian eating for children and adolescents. J Pediatr Health Care 2006; 20:27-34. - Guez S, Chiarelli G, Menni F, Salera S, PrincipiN, Esposito S. Severe vitamin B12 deficiency in an exclusively breastfed 5-month-old Italian infant born to a mother receiving multivitamin supplementation during pregnancy. BMC Pediatr 2012; 12:85. - Craig WJ. Nutrition concerns and health effects of vegetarian diet. Nutrition in clinical practice 2010; volume 25, n.6: 613620 - Van Winckel M, VandeVelde S, De Bruyne R. Vegetarian infant and child nutrition. Eur J Pediatr 2011; 170: 1489-1494 Fewtrell M, Bronski J, Campoy C et Al. Complementary Feeding: a position paper by the European Society for Paediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition ( ESPGHAN ) Committee on Nutrition. JPGN 2017; 64: 119-132 - Reed Mangels A, Messina V. Consideration in planning vegan diets: Infants. J Am Diet Assoc 2001; 101: 670-677 - PawlaK R. To vegan or not vegan when pregnant, lactating or feeding young children. European Journal of Clinical Nutrition 2017; volume 71: 1259-1 - Manuale di nutrizione in età evolutiva. SIPPS, settembre 2016.

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SCIENZE

Un bel risotto alla plastica di mare La produciamo in quantità e la gettiamo negli oceani. Ora si comincia a capire che finiamo per ritrovarcela nel cibo. Persino nel miele

di Antonietta Gatti* e Stefano Montanari**

E

rano gli Anni 60 quando in Italia comparvero in grande stile le fibre di nylon, già esistenti ma relativamente poco usate, e la plastica chiamata Moplen, un marchio commerciale per indicare quello che chimicamente è il polipropilene isotattico, una molecola sintetizzata da Giulio Natta, Premio Nobel per la chimica nel 1963. Fino ad allora non c’era la plastica o, almeno, quella che c’era non era tanta e non tutta era ricavata dal petrolio. Con il termine “plastica” oggi s’intendono genericamente materiali polimerici derivati quasi totalmente dal processamento chimico di frazioni del petrolio. Prima di allora c’era la bachelite, una resina derivata dalla formaldeide, c’era la celluloide fabbricata a partire dal legno e, quanto a materiali artificiali, poco altro. Dal salumiere si usciva con gli acquisti avvolti nella carta e le precauzioni igieniche erano a dir poco scarse. Il classicamente britannico fish and chips, per esempio, cioè il merluzzo fritto con contorno di patate altrettanto fritte, era confezionato in carta da giornale, ovviamente inchiostrata con tanto di piombo nell’inchiostro che passava facilmente nel grasso. Poi tutto cambiò con l’avvento della plastica: i vestiti, i piatti e le posate usa e getta, i mobili, borse, valigie, sacchet*

Health, Law and Science Association, Svizzera. Nanodiagnostics srl, Italia.

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ti, attrezzi sportivi, tante parti di automobili, pezzi sempre più grandi delle case… Più o meno di tutto. L’avvento della plastica ha cambiato persino il corso della pratica medica. Non più siringhe di vetro per iniezioni che andavano fatte bollire in scatolette di alluminio, ma siringhe usa e getta. L’implantologia ha avuto un impulso importante con le protesi più disparate, leggere, robuste, facilissimamente lavorabili e decisamente meno costose di quanto le avevano precedute. E poi un’infinità di cateteri che hanno facilitato quando non permesso del tutto interventi chirurgici un tempo impensabili, pratiche di anestesia e di rianimazione più efficaci e molto meno invasive di un tempo, una diagnostica radiologica accuratissima grazie alla possibilità di arrivare quasi dovunque iniettando liquidi di contrasto raggiungendo il distretto anatomico voluto. E le lenti a contatto e quelle intraoculari per gli operati di cataratta… Insomma, plastica dappertutto e una vita più facile. Ma spesso, quasi sempre, di fatto, la plastica ha una vita effimera: dura poco, costa poco e la si getta senza neppure pensarci. E, quando la si getta, dove va a finire? All’inizio veniva semplicemente abbandonata senza troppe remore dove capitava. Poi, quando ha cominciato ad essere ingombrante, la si è incenerita con tutti i problemi ecologici al seguito ai quali si era prestata ben poca attenzione. Ora si tenta di raccoglierla e di riciclarla. Ma resta tanta. Anzi, ce n’è sempre di più. E, allora, il passo logicamente conse-


SCIENZE guente è quello di farla biodegradabile. Sì, perché, pur con rimente adagiandovisi sopra, le particelle artificiali le branchie tardo, abbiamo capito la criticità di una delle caratteristiche le ostruiscono. E quando i pesci mangiano, ecco che ingurgidella plastica finora sintetizzata: la sua relativa “eternità”, se tano inevitabilmente quei pezzetti di qualcosa che al loro orun sostantivo simile può avere un senso. Non saranno eterne, ganismo è del tutto estraneo, e i corpi estranei, si sa, provoma, se il prodotto è inservibile, ciò che resta è un materiale cano reazioni infiammatorie che possono portare al cancro. chimicamente quanto mai durevole. Per rendere le plastiTestuggini e cetacei, poi, ingeriscono spesso plastiche anche che più forti e stabili abbiamo poi inserito dei riempitivi, demolto più grossolane delle minuscole particelle e queste le gli stabilizzatori chimici, degli azzurranti per farla sembrare si ritrovano nel loro apparato digerente come causa di morpiù limpida, dei coloranti per renderla più attraente o anche te. Questi piccoli detriti, quindi, finiscono per entrare nella per filtrare i raggi ultravioletti. In alcune, per migliorarne la catena alimentare per contaminare anche noi umani che di consistenza, abbiamo aggiunto dei composti chiamati ftalati, quella catena siamo al vertice. Se un pesce muore nel mare, ancora una volta dei derivati del petrolio, che possono essere non lo mangiamo; se sviluppa un tumore probabilmente è ceduti, arrivare al nostro organismo dove sono tossici. Abbiadeforme e viene scartato dal mercato, ma quelli che hanno mo messo nanoparticelle e nanotubi che a loro volta possono ingerito plastica che si è dispersa nei loro tessuti sono improvocare un inquinamento ancora più aggressivo... Di tutto. possibili da individuare ad occhio e, allora, ce li mangiamo Solo ora ci accorgiamo, pur se ancora un po’ timidasenza accorgercene. Ed è così che anche noi cominciamo ad mente, di quanto sprovveduti siamo stati. Una volta usate, ospitare plastica nei nostri tessuti. le plastiche le abbiamo buttate no solo nelle discariche, ma Ovviamente non sappiamo quali altri effetti in dettaglio anche nei fiumi e nei laghi; le abbiamo abbandonate nei bopossa produrre questo tipo di inquinamento marino: è la prischi, le abbiamo lasciate fin sulle montagne più alte, tanto ma volta che la Terra lo incontra. Ci sono leggi della Natura che ci sono spedizioni appositamente approntate per ripulire che l’uomo non ha ancora scoperto. Si sono studiati a fondo le vette himalaiane più frequentate come l’Everest e il K2. i meccanismi normali, ma l’inquinamento che con rapidità Ora le plastiche le ritroviamo ai bordi dei fiumi dove uccidocrescente abbiamo creato è al di fuori di questa che è semno la flora e la microfauna, ma soprattutto le ritroviamo nei pre stata la normalità: quindi, non abbiamo esperienza di un mari. Alcune, quelle più fragili, hanno perso in parte la loro sistema “perturbato”. morfologia: le correnti, la salinità, la luce, l’invecchiamento Prescindendo dai pesci, l’uomo industrializzato già manle hanno sminuzzate in detriti microscopici e così continuano la loro vita galleggiando a fior d’acqua, trasportate e sbatacchiate qua e là. Negli oceani ci sono isole intere, una sorta di immense zattere, formate da questi piccoli pezzetti originati dall’ingegno umano trascinati dalle correnti e concentrati dai loro enormi vortici. Nessun mare ne è esente, con l’Oceano Pacifico da record: due isole, la Great Garbage Patch, che coprono una superficie vasta sei volte l’Italia. Questo inquinamento riduce la flora e la fauna acquatica in difficoltà. Lo strato di plastica impedisce all’ossigeno atmosferico l’ingresso e la dissoluzione in acqua e i pesci dell’ossigeno hanno bisogno perché lo respirano attraverso le Ricciolo di Teflon trovato sulla parete del colon (courtesy: Pan Stanford Publishing Singapore, in Nanopathology: the health impact of nanoparticles, A. Gatti e S. branchie. E, semplice- Montanari, 2008) Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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SCIENZE E plastica si trova nel miele perché le api la trovano nel nettare dei fiori e plastica esce persino dai rubinetti di casa nostra. Insomma, quella che doveva essere una soluzione ecologica quasi miracolosa risparmiando, con la sua esistenza, il ricorso a risorse naturali come, ad esempio, il legno degli alberi, si sta rivelando essere un problema paragonabile all’aver progettato un’automobile perfetta se non fosse che ci siamo dimenticati di dotarla del freno. Noi abbiamo alterato le condizioni di lavoro (forse di vita) di tanti processi naturali. Dal punto di vista fisico dobbiamo constatare che il sistema chiuso Terra sta subendo un disturbo dell’equilibrio dovuto all’alterazione dei suoi parametri “vitali” da parte dell’inquinamento da noi creato. Quindi, si stanno innescando processi mai avvenuti prima. Come qualunque sistema fisico, esiste anche per la Terra una condizione di equilibrio, nel nostro caso un equilibrio dinamico. Non è detto, però, che quell’equilibrio sia compatibile con la vita come la intendiamo noi e come ci piace pensare, tra ingenuità e stoltezza, che ci sia dovuto. Ora è fondamentale non raggiungere il punto di non ritorno e, dunque, non possiamo permetterci di innescare fenomeni a catena non arginabili o non limitabili, meno che mai non arrestabili. A quel punto il decadimento fino alla non proprio improbabile scomparsa della specie umana ed animale, almeno nelle condizioni in cui le vediamo ora, sarebbe cosa certa. Catastrofismo? Un’accusa ingenua che sa tanto di un tentativo infantile di togliersi la paura di dosso. Forse sarebbe più opportuno, certo più utile al posto delle chiacchiere, prendere coraggio e guardare negli occhi l’oggettività. L’etologo Danilo Mainardi soleva dire che l’uomo è l’unico animale che si estingue volontariamente. Chissà: forse avremmo interesse a dargli torto.

Fig. 2 e 3. Rappresentano diatomee e detriti microscopici sulla superficie di un plastica pescata nel Mar Adriatico al largo di Ancona in cui si vede un tentativo di “riabitazione”.

gia della plastica proveniente da altre fonti, sempre, però, originate da noi: ad esempio il materiale di cui le padelle antiaderenti sono rivestite. Anni fa abbiamo pubblicato una foto di un ricciolo di Teflon, una plastica fluorurata (analisi fatta con un microsensore a raggi X all’interno di un microscopio elettronico), trovato in un campione chirurgico di colon di un paziente affetto da cancro.

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Fig. 4. Rappresenta un piccolo gamberetto adeso su un detrito di plastica assieme a cristalli di sale e ad altro “sporco”. È una coabitazione destinata a fallire a lungo termine.


E' nata

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Ordine Nazionale dei Biologi

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SCIENZE

Menopausa: dimagrimento impossibile o negligenza? Panoramica sui fattori ormonali e sulle abitudini alimentari delle donne non in età fertile

di Flavia Matacchiera*

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angio di meno, ma comunque ingrasso!». È una delle frasi di rassegnazione più comune delle donne che stanno per affrontare o sono già in menopausa. La menopausa, una parola che spaventa ed è sempre più odiata dalle donne a causa dei disagi che comporta. Ma andiamo per gradi. La menopausa indica il termine della vita fertile di una donna a causa dell’esaurimento della produzione di follicoli potenzialmente fertili. Non esordisce all’improvviso, ma gradualmente, in un periodo che può durare anche alcuni anni. Colpisce le donne in un’età compresa tra i 46 i 55 anni, ma può essere precoce se colpisce donne al di sotto dei 40 anni, o tardiva se esordisce in donne sopra ai 55 anni. Nella fase di transizione alla menopausa, si osservano le prima patologie associate a sindrome metabolica, collegate secondo alcuni studi alla mancata produzione di estrogeni, che cesseranno di esistere durante la menopausa. Il declino dell’azione degli estrogeni è il focus centrale di questa condizione, in quanto provoca conseguenze importanti in termini di funzionalità metabolica di diversi organi e tessuti come ad esempio l’aumento di trigliceridi, resistenza all’insulina, accumulo di lipidi e infiammazione a livello muscolare e non

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solo. Inoltre è stato visto che la diminuzione degli estrogeni comporta, alcune volte, un iperandrogenismo che causa

Biologa nutrizionista. Variazione del livello di estrogeni in base all’età.

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SCIENZE l’aumento di grasso a livello addominale; inoltre alcuni studi hanno evidenziato che gli estrogeni sono coinvolti nella regolazione centrale del bilancio energetico e agiscono sul SNC per ridurre l’appetito. Si può presumere che il rapido declino di questi ormoni contribuirebbe significativamente ad un aumento dell’appetito. Oltre al quadro ormonale, anche fattori sociali, familiari e lavorativi possono influenzare l’adattamento a questo importante periodo nella vita della donna. Sarà importante focalizzarsi e contrastare non solo il sovrappeso e l’obesità, ma anche osteoporosi, ipertensione e alterazioni del profilo lipidico. Gli estrogeni mantengono il rimodellamento osseo inibendo l’azione degli osteoclasti, quando diminuiscono causano un cambiamento e conseguente rischio di osteopenia. Altri fattori correlati all’ osteoporosi sono l’abbassamento dei livelli di vitamina D, una diminuzione dell’assorbimento di calcio intestinale, la sedentarietà, alcol e fumo. Oltre quindi a garantire attraverso l’alimentazione un intake di calcio adeguato prediligendo latticini, crucifere ed acque potabili bicarbonato- calciche, si deve valutare la vitamina D tramite dosaggio, e in caso di carenza consigliare integratori adeguati e stabilire che non ci sia malassorbimento intestinale dovuto ad una serie di patologie come IBS e Morbo di Crohn.

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Un altro fattore spesso sottovalutato è il sodio, fondamentale in quanto un consumo elevato è in grado di provocare una mobilizzazione di calcio e un aumento della sua escrezione. Non meno importante è la sfera emotiva e psicologica della donna durante la menopausa; le fluttuazioni ormonali possono provocare depressione e irritabilità, l’aumento degli androgeni e del cortisolo associati al calo degli estrogeni possono causare disturbi del sonno e stanchezza cronica. L’ipertensione a sua volta produce le vampate , che possono anch’esse essere controllate con una diminuzione del peso dove necessario, un’attività fisica moderata e seguire le linee guida per una dieta per ipertensione. Inoltre l’aumento del peso spesso è collegato a stress e ansia, il che fa prediligere la scelta di cibi contenenti carboidrati e zuccheri semplici che danno un appagamento psico- fisico e innescano cosi un circolo vizioso dal quale sarà sempre più difficile uscirne. Pertanto non bisogna sfiduciare le donne in menopausa convincendole che con questo nuovo cambiamento non possono ritornare ad un peso appropriato e diminuire le problematiche, ma educarle ad una corretta alimentazione e un’attività fisica adeguata. La perdita di peso, dove necessaria, dovrebbe iniziare già durante il periodo della premenopausa, non dimenticando di apportare alla dieta vitamine e minerali in modo da non peggiorare la demineralizzazione ossea. Il regime alimentare dovrà essere equilibrato, variato e personalizzato, in grado di garantire l’apporto di tutti i nutrienti: carboidrati, proteine, grassi, vitamine, fibra, sali minerali e soprattutto acqua. I carboidrati saranno da preferire quelli a basso indice e carico glicemico, prediligere i lipidi monoinsaturi e saturi a catena corta, valutando l’eventuale integrazione di omega3, e scegliere le proteine al alto valore biologico. Il tutto sarà completato da un’attività fisica adatta e dalla valutazione di un professionista che potrà soddisfare le esigenze personali e garantire una perdita di peso e un miglioramento complessivo dello stato di salute. Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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ECM Questo articolo dà la possibilità agli iscritti all’Ordine di acquisire 3 crediti ECM FAD attraverso l’area riservata del sito internet www.onb.it.

L’asse cuore e psiche è anche questione di dieta? L’adozione di un regime dietetico controllato esercita effetti positivi sul tono dell’umore e sui parametri biochimici in pazienti con Sindromi Coronariche Acute in prevenzione secondaria di Andrea Morello*, Stefano Conte*, Grazia Pellegrino*, Vittorio Taglialatela*, Giovanni Cimmino**, Plinio Cirillo*

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e malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la più frequente causa di morte nei Paesi industrializzati, associate ad alta morbilità e mortalità. [1] I principali determinanti fisiopatologici coinvolti nello sviluppo di queste patologie sono la malattia aterosclerotica, patologia cronica, che si apprezza sotto forma di placche coronariche, e la sua evoluzione verso una malattia acuta determinata dalla rottura della placca stessa a cui conseguono l’ attivazione della cascata coagulativa delle piastrine, che determina infine la formazione del trombo intravascolare con conseguente riduzione critica di flusso ematico [2- 3]. Le sindromi coronariche acute (SCA, angina instabile ed infarto acuto del miocardio) rappresentano l’ espressione clinica di questi eventi e contemplano, accanto alla terapia medica, la necessità di intervenire con l’ angioplastica percutanea (PTCA) al fine di ottenere la riperfusione del vaso sede dell’ evento trombotico [4-5 ]. È noto che la malattia aterosclerotica riconosce una genesi multifattoriale, condizione per la quale, su una serie di

Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate, Università degli Studi di Napoli “Federico II”; ** Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. *

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fattori considerati non modificabili quali età, sesso e patrimonio genetico specifico, vanno ad instaurarsi fattori di rischio quali tabagismo [6], ipercolesterolemia [7], diabete mellito [89], ipertensione arteriosa [9,10] modificabili attraverso corretti stili di vita e/o terapia farmacologica. Inoltre, anche l’obesità, la sedentarietà e le cattive abitudini alimentari sembrano essere correlate con un’aumentata morbilità e mortalità cardiovascolare. Più del sovrappeso e dell’obesità in genere, è l’obesità addominale (calcolata attraverso la misura della circonferenza vita), che risulta essere maggiormente correlata al rischio cardiovascolare [11]. Numerose evidenze relativamente recenti hanno dimostrato l’associazione tra la condizione psicosociale, elevato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e peggioramento del decorso clinico e della prognosi. [12-22] Più specificamente e’ stato dimostrato che la depressione franca, o i semplici equivalenti comportamentali della depressione, possono predire l’incidenza di malattie cardiovascolari [23-25] e peggiorarne la prognosi. [25-27]. Inoltre, è stato dimostrato come la percezione di un sostegno sociale, sia in grado ci contrastare gli effetti negativi della sintomatologia depressiva [28]. Appare quindi chiaro come interventi comportamentali sui fattori di rischio modificabili rappresentino la base imprescindibile della prevenzione cardiovascolare sia primaria [29] che secondaria [30]. Un programma completo di prevenzione cardiovascolare secondaria si basa sulla stima del rischio indi-


ECM viduale (attraverso la valutazione di dati anamnestici, esame obiettivo, dati strumentali e di laboratorio) e sull’adesione a un programma di intervento che prevede, oltre all’istituzione di una terapia farmacologica ottimale, anche un approccio “olistico” che permetta l’identificazione e la correzione di eventuali stili di vita scorretti quali l’abitudine al fumo, l’inattività fisica e le inadeguate consuetudini alimentari, al fine di raggiungere, in maniera più efficace, i target clinico-laboratoristici previsti. È comune esperienza nella pratica clinica riscontrare disorientamento e confusione nei pazienti in seguito a SCA. Tale disorientamento si osserva in vari ambiti della vita di un “neo-coronaropatico” e in particolare l’ approccio alimentare pone non poche problematiche e interrogativi al paziente che, spaventato dalla propria condizione clinica e dalla possibilità di recidiva, molto spesso, decide autonomamente di limitare il più possibile le proprie scelte alimentari credendo, in questo modo, di ridurre i fattori di rischio. In realtà questo atteggiamento, non solo rende inadeguata e poco equilibrata la dieta, ma ha ripercussioni negative anche sul tono dell’umore che, oltre a determinare un aumento del rischio di un nuovo evento e un peggioramento della prognosi, può ostacolare la “compliance” alla terapia e vanificare gli intenti di promozione di salute e benessere messi in atto dai curanti. In base a queste premesse, risulta intuitivo che un approccio congiunto di terapia farmacologica, terapia dietetica e supporto psicologico risulta ideale nel migliorare l’outcome clinico dei pazienti anche grazie ad un effetto benefico sul tono dell’umore. Pertanto, gli obiettivi del nostro studio sono stati: 1. Analizzare le abitudini alimentari e lo stato del tono dell’umore in pazienti con SCA sottoposti a rivascolarizzazione per via percutanea in follow up. 2. Indagare l’effetto di un regime dietetico controllato sul tono dell’umore. 3. Investigare se l’aderenza a un regime dietetico controllato e a una terapia farmacologica adeguata, valutata attraverso il raggiungimento di target clinico-laboratoristici, sia in grado di favorire il miglioramento del tono dell’umore.

Materiale e metodi Trentaquattro pazienti con diagnosi di SCA, trattati mediante PTCA seguiti in follow up presso l’ ambulatorio di controllo post-angioplastica dell’AOU Federico II sono stati arruolati nel periodo compreso dal Dicembre 2017 ad Ottobre 2018. Tutti i pazienti erano in terapia farmacologia massimale, secondo quanto previsto dalle linee guida vigenti ed ottimizzata secondo le necessità cliniche di ogni singolo pazienti. All’atto della dimissione i pazienti, sono stati randomizzati a gruppo di intervento (ricezione del diario alimentare di 4 giorni da compilare e portare in visione, e successivi consigli dietetici in follow-up) e a gruppo di controllo. In tale occasione a tutti i pazienti è stata comunicata la data del primo incontro di follow-up. Come riportato in tabella 1, le due popolazioni in esame sono state analizzate sulla base della variazione dei parametri antropometrici, clinici e biochimici. In condizioni basali, i gruppi apparivano omogenei per sesso, fattori di rischio, eccetto il diabete che appariva maggiormente rappresentato nel gruppo di controllo (52,9 % vs 17,6 %; p<0,01) e trattamento farmacologico. In aggiunta non sono state osservate significative diffe-

renze tra i due gruppi per quanto riguarda i parametri clinici e biochimici di entrata, fatta eccezione per il valori di trigliceridi che risultavano mediamente più elevati nel gruppo di intervento (195± 30 mg/dl vs 210± 27 mg/dl; p<0,05).

Follow up In corso di follow up tutti i pazienti sono stati sottoposti a visita cardiologica, elettrocardiogramma, test ergometrico ed eventuale ecocolordoppler cardiaco a 1, 3 e 6 mesi dalla data dell’evento. Per ogni paziente sono stati inoltre registrati: • Peso, altezza, circonferenza vita, BMI. • Colesterolo Totatle, LDL, HDL, Trigliceridi • Glicemia, Emoglobina glicosilata • Risultati del questionario BDI II • Risultati del test ergometrico Nei pazienti appartenenti al gruppo d’intervento, in aggiunta, sono state valutate le abitudini Tab. 1. Caratteristiche basali della popolazione alimentari mediante colloarruolata. quio clinico e compilazione del diario alimentare di 4 giorni, calcolato attraverso un programma computerizzato che ha fornito informazioni sull’apporto calorico e sulla distribuzione dei macro e dei micro nutrienti della dieta.

Valutazione delle abitudini alimentari All’atto della dimissione dalla nostra struttura ai pazienti è stato fornito un diario alimentare di 4 giorni, da compilarsi in prossimità della prima visita presso il nostro Ambulatorio. Tramite questo strumento, il paziente è stato invitato a registrare, al momento del consumo, tutti i cibi e le bevande che assumeva con le relative quantità. Tale tipo di registrazione permette di ottenere informazioni quantitative accurate. [31] Nel corso del primo incontro, al paziente è stata proposta e spiegata la finalità dell’adozione di un corretto regime alimentare, basato sulla valutazione del diario compilato e sulle preferenze individuali evinte dal colloquio. In condizioni basali, non sono state osservate significative differenze tra i due gruppi nell’introito calorico e in gran parte della composizione bromatologica della dieta abituale. Solo i carboidrati solubili e il sodio risultavano meno rappresentati nel gruppo di intervento rispetto a quello di controllo (99 ± 32 g vs 93 ± 35 g, p<0.05 e 2976 ± 1245 mg vs 2845 ± 1459 mg, p<0,05 rispettivamente) La tabella 2 riporta i dati relativi alla composizione calorica Il Giornale dei Biologi | Giugno 2019

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ECM Intervento

Tab. 2. Composizione calorica e bromatologica dell’alimentazione abituale.

e bromatologica della dieta abituale di ciascun gruppo. Nel corso del follow-up, il regime alimentare adottato è stato controllato ed eventualmente adeguato in base a rivalutazione del diario alimentare di 4 giorni, agli esami laboratoristici e al colloquio con il paziente.

Valutazione del tono dell’umore La valutazione del tono dell’umore di tutti i pazienti è stata determinata mediante compilazione autonoma, in ambiente isolato e tranquillo, e in forma anonima di questionario BDI II (Beck Depression Inventory II). [32] Il Beck Depression Inventory (BDI) è uno strumento di autovalutazione composto da 21 item, ognuno dei quali valuta un diverso sintomo con 4 opzioni ciascuno, che variano in un range da 0 (assente) a 3 (grave). Gli item del questionario valutano la gravità dei sintomi caratterizzanti il disturbo depressivo in accordo con la nomenclatura della quarta edizione del manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali (DSM-IV). Dalla somministrazione del BDI si possono ricavare 4 tipi di informazioni: 1. Un punteggio generale 2. Un punteggio riguardante le manifestazione somatico-affettive, come alterazioni del sonno, dell’appetito, agitazione, pianto 3. Un punteggio riguardante gli aspetti cognitivi, quali il pessimismo, l’autocritica, l’autostima, il senso di colpa 4. I punteggi nei singoli item Il punteggio totale si ricava dalla somma dei punteggi dei singoli item, ed è così interpretabile: • Punteggio totale da 5 a 9 è da considerarsi nella media e, pertanto, non patologico • Punteggio totale da 10 a 18 indica una condizione di disforia con aspetti di tipo patologico • Punteggio totale da 19 a 29 indica una situazione di disforia che comporta chiaramente disagio e difficoltà per la persona • Punteggio totale da 30 in poi indica una situazione di particolare difficoltà accompagnata da una reazione depressiva che in alcuni casi potrebbe essere particolarmente grave

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L’intervento si è basato sulla somministrazione di un corretto regime alimentare personalizzato, in accordo con le Linee Guida Europee sulla prevenzione cardiovascolare [29], le quali raccomandano: • Assunzione di acidi grassi saturi < 10% delle calorie totali, evenienza possibile attraverso la sostituzione di questi ultimi con acidi grassi polinsaturi • Assunzione di acidi grassi trans quanto più limitata è possibile; è preferibile non assumere trans derivanti da cibi processati, e limitare l’assunzione di quelli derivanti da cibi naturali a < 1% dell’energia totale • Assunzione di colesterolo alimentare < 300 mg/die • Assunzione di sale < 5 g/die • Assunzione di 30-45 g di fibre/die preferibilmente derivanti da cereali integrali, frutta e vegetali • Assunzione di almeno 2 porzioni di frutta e 2 porzioni di verdura al giorno • Assunzione di pesce almeno 2 volte a settimana per il loro contenuto di acidi grassi omega-3 • Assunzione di bevande alcoliche limitata a 20g/die di alcol (2 bicchieri al giorno) nell’uomo, e a 10g/die di alcol (1 bicchiere al giorno) nella donna Tale tipo d’intervento, in associazione ad un’adeguata terapia farmacologica e ad un sostegno psico-sociale, è finalizzato al raggiungimento di determinati target clinico-laboratoristici che, se raggiunti, permettono al paziente di limitare il più possibile i fattori di rischio cardiovascolare [30]: • Pressione arteriosa < 140/90 mmHg • Colesterolo LDL < 70 mg/dl • Colesterolo HDL > 40 negli uomini e > 50 nelle donne • Trigliceridi < 150 mg/die • Glicemia < 110 mg/dl • Emoglobina glicosilata < 6,5 % • BMI < 25 kg/m2 • Circonferenza vita < 102 negli uomini e < 88 nelle donne

Analisi statistica I dati sono espressi come Media (M) ± Deviazione Standard (DS). Le differenze tra le variabili sono state confrontate mediante One-way ANOVA, fissando il livello minimo di significatività statistica a p<0,05.

Risultati Analisi delle variazioni nelle abitudini alimentari e parametri clinico laboratoristici a fine follow-up Dalla valutazione dei diari alimentari di 4 giorni, si evince che i pazienti di entrambi i gruppi hanno ridotto l’apporto calorico giornaliero (2356 ± 678 vs 2145 ± 578 Kcal p>0,05 per il gruppo di controllo e 2401 ± 754 vs 1845 ± 349 Kcal p<0,01 per il gruppo di intervento), così come si assiste ad una variazione della composizione bromatologica della dieta rispetto alle condizioni basali. Nonostante ciò, l’analisi dei dati, mostra chiaramente che i pazienti appartenenti al gruppo d’intervento hanno ottenuto, rispetto ai controlli, una maggiore riduzione dell’introito calorico giornaliero, accompagnata da una riduzione altrettanto significativa del consumo di lipidi totali, acidi grassi saturi, carboidrati solubili e sodio e da un aumentato introito di fibre.


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Fig. 1. Distribuzione del punteggio BDI II di entrambi i gruppi al basale.

la ottenuta dai pazienti appartenenti al gruppo di controllo. La tabella 4 riporta il confronto tra i livelli basali e quelli di fine follow up dei parametri antropometrici, clinici e biochimici, così come dei delta di entrambi i gruppi. Tab. 3. Confronto della composizione calorica e bromatologica della dieta, al basale e dopo 6 mesi di intervento, nei due gruppi considerati.

Queste riduzioni non sono significative solo rispetto ai valori basali, ma anche rispetto alle riduzioni ottenute dal gruppo di controllo a fine follow-up come riportato in Tabella 3. Quanto appena detto, giustifica la presenza di una maggiore perdita di peso (∆ -9 kg vs ∆ - 1,7 kg con p<0,001), riduzione di BMI (∆ -2,5 vs ∆-0,5 con p<0,05) e di circonferenza vita(∆-4 vs ∆-1,8 con p<0,02), osservati nel gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo. Inoltre anche i parametri clinici e biochimici hanno subito notevoli variazioni, sia rispetto ai loro valori basali, sia tra il gruppo di intervento e quello di controllo. Nel gruppo di controllo si evince però una riduzione significativa, rispetto ai valori basali, solamente di PAS (p<0,05), Colesterolo totale (p<0,02) e Colesterolo LDL (p<0,05). Viceversa nel gruppo di intervento risulta significativa la riduzione, rispetto al basale, di tutti i parametri considerati (LDL e HDL p<0,05; PAS p<0,02; PAD, Colesterolo totale e Trigliceridi p<0,001), eccetto la glicemia. Per quanto riguarda invece il confronto tra le variazioni medie ottenute dal gruppo di controllo e dal gruppo di intervento, si nota che all’interno del gruppo di intervento si è ottenuta una più significativa riduzione di Colesterolo HDL e di Trigliceridi (p<0,05, p<0,001 rispettivamente), rispetto a quel-

Tab. 4. Confronto tra i livelli basali e quelli di fine follow up dei parametri clinici, biochimici e antropometrici di entrambi i gruppi, con i rispettivi ∆.

Analisi della distribuzione del punteggio BDI II Ad entrambi i gruppi è stato sottoposto il questionario BDI II nei tre incontri di follow up. In condizioni basali è emersa una distribuzione pressoché normale dei punteggi. Il valore medio di BDI II del gruppo di controllo era di 21,9 ± 4,1 e di 22,2 ± 3,7 nel gruppo di intervento. Tali differenze non apparivano essere statisticamente significative, così come non lo erano per la percentuale di pazienti con un punteggio che superava la soglia per la disforia nel gruppo di controllo (88,2%) rispetto al gruppo di intervento (94,1%). Dall’analisi dei questionari BDI a fine follow up, si evince che entrambi i gruppi riportano un miglioramento del profilo psicologico rispetto alle rispettive condizioni basali, riducendo, pertanto, il punteggio medio di BDI. Tale riduzione comunque risulta significativa solo nel gruppo di intervento (22,2 ± 3,7 vs 7,6 ± 3,2; p<0,05) mentre nel gruppo di controllo tale dato non raggiunge i livelli di significatività (21,9 ± 4,1 vs 14,7 ± 7,2; ns). Anche la distribuzione dei punteggi di DBI II cambia dopo i sei mesi di follow up. Difatti la percentuale dei pazienti con un punteggio patologico nel gruppo di intervento passa dal 94,1%

Fig. 2. Punteggio medio di BDI II di entrambi i gruppi, in condizioni basali e a fine follow up.

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ECM Discussione

Fig. 3. Distribuzione del punteggio BDI II nei vari gruppi.

al 11,7% p<0,05 mentre nel gruppo di controllo, sebbene si assista ad una complessiva riduzione del punteggio medio, la percentuale dei pazienti compresi nelle fascie patologiche di punteggio BDI II aumenta addirittura (88,2 % basale vs 94,1% a fine follow-up; n.s.). Inoltre, è stato possibile riscontrare che, anche all’interno dello stesso gruppo di intervento, la variazione di BDI era proporzionale al numero di target clinico laboratoristici prefissati raggiunti. Infatti è stato arbitrariamente considerato equivalente di buona aderenza alla terapia farmacologica ed eventualmente ai consigli dietetici il raggiungimento di almeno 4 target. Pertanto i pazieneti che non riuscivano a raggiungere tali obiettivi (4/17; 23,6%) avevano una riduzione del punteggio medio di BDI non statisticamente signivicativa (20,7 ± 2,5 vs 15,1 ± 7,2; n.s), mentre i pazienti che raggiungevano o superavano i 4 target (13/17; 76,4%) avevano un netto miglioramento del punteggio DBI II (22,1 ± 5,8 vs 5,3 ± 2,2 p<0,05). Tutti i pazienti con 4 o più target raggiunti riportavano il proprio BDI II a punteggi di normalità mentre solo due pazienti con meno di 4 target raggiunti riuscivano a ridurre il proprio punteggio di BDI II al di sotto di 9. Tali variazioni non si ossevano nel gruppo di controllo dove, il miglioramento del BDI nel gruppo di pazienti che avevano raggiunto almento 4 target degli 8 previsti (12/17; 70,5%) non era statisticamente significativo (dati non riportati).

Fig. 4. Distribuzione del punteggio medio di BDI II nel gruppo di intervento.

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I principali risultati del nostro studio possono essere pertanto così riassunti: • L’adozione di un regime dietetico controllato ma libero, sviluppato sulle esigenze e preferenze individuali di ogni singolo paziente, permette una significativa riduzione dell’apporto calorico giornaliero e un miglioramento delle caratteristiche bromatologiche della dieta. • L’adozione di tale regime ha effetti positivi sul tono dell’umore e tali effetti sono direttamente proporzionali all’aderenza a tale regime. Questo nostro studio parte dalla considerazione che, come ampiamente riconosciuto [34], la combinazione di un adeguato intervento clinico, un attento monitoraggio e l’instaurazione di un programma personalizzato comprensivo di un regime dietetico controllato, di esercizio fisico e di interventi educativi e psicologici strutturati, rappresenti la forma più efficace di riabilitazione nel paziente con cardiopatia post-acuta o cronica. L’obiettivo che ci siamo proposti è stato quello di dimostrare come un approccio combinato di terapia farmacologica ottimale e un miglioramento guidato delle abitudini alimentari possa permettere al paziente di raggiungere più velocemente ed efficacemente determinati target clinico-laboratoristici previsti dalla prevenzione secondaria, e come questo approccio sia in grado di influire sul tono dell’umore. L’intervento dietetico è stato estremamente semplice nella sua formulazione e si è infatti basato sulla somministrazione di un corretto regime alimentare, ritagliato sulle preferenze individuali e sulle condizioni cliniche di ognuno. Ciò è stato possibile grazie all’utilizzo di strumenti semplici di screening come il diario alimentare, che ci ha permesso di conoscere le abitudini e le preferenze alimentari di ogni paziente e il colloquio clinico, utile a rendere partecipe il paziente nella sua riabilitazione. In tale contesto, particolare importanza ha avuto il concetto di “partecipazione”, al fine di ovviare al senso di confusione e disorientamento determinati della propria condizione clinica, responsabili del sentimento di abbandono. Questo status psichico si ribalta sull’ adozione di uno stile di vita restrittivo caratterizzato da privazioni alimentari arbitrarie, spesso basate su falsi luoghi comuni, nella speranza di ottenerne beneficio per la propria salute. Questo atteggiamento, non solo non produce effetti positivi da un punto di vista clinico, ma ha delle forti ripercussioni anche sulla vita sociale, alla quale l’individuo si sente costretto a rinunciare, sentendosi condannato ad una vita dominata dalla privazione. È esperienza comune nella pratica clinica come il tono dell’umore influisca anche nella “compliance” alla terapia proposta, contribuendo a determinare una prognosi peggiore per questi pazienti. Nei pazienti con malattia coronarica sono infatti comuni ansia e depressione, sia pure di grado moderato, talora accompagnati da sintomi come cattiva qualità del sonno, scarsa concentrazione, mancanza di energia e un peggioramento del tono dell’umore [35]. Il percorso terapeutico che abbiamo intrapreso è stato quindi incentrato sul tentativo di spiegare al paziente che la propria condizione clinica non costituisce un limite alla possibilità di condurre una vita “normale”. Altro punto cardine del processo di riabilitazione, è stato quello di educare il paziente all’adozione di uno stile alimentare corretto ed equilibrato, che non si limitasse a produrre effetti esclusivamente nella fase post-acuta,


ECM ma che fornisse indicazioni da eleggere a stile di vita quotidiano. L’idea alla base dello studio è stata quindi quella di coinvolgere il paziente nel suo percorso di riabilitazione e di renderlo protagonista del programma terapeutico, al fine di ottenere risultati non solo da un punto di vista clinico, ma anche da un punto di vista più strettamente psicologico. Infatti dai risultati emerge, in primo luogo, che i pazienti appartenenti al gruppo di intervento hanno riportato un netto e significativo miglioramento delle abitudini alimentari e del tono dell’umore, rispetto ai pazienti appartenenti al gruppo di controllo. In secondo luogo, nell’ambito del gruppo di intervento, i pazienti che hanno raggiunto un considerevole numero di target clinico laboratoristici prefissati (e pertanto sono da considerarsi maggiormente aderenti al regime proposto), maturando una sensazione di “premio” derivato dall’ aderenza al protocollo di intervento, hanno ottenuto un miglioramento del profilo psicologico di gran lunga più significativo rispetto a chi non ha ottenuto gli stessi risultati clinici. Questa ricaduta psicologica dei risultati ottenuti assume grande importanza alla luce delle evidenze piu’ recenti che rivolgono sempre più attenzione a fattori di rischio emergenti quali ad esempio i fattori psicosociali. Infatti, un numero sempre più vasto di evidenze dimostra infatti che questi ultimi possono influenzare il rischio di sviluppare la cardiopatia ischemica in maniera indipendente [36]. Inoltre, se è vero che stili di vita poco sani sono comuni in soggetti con problematiche psicosociali, è anche dimostrato che il tono dell’ umore possa essere correlato con alterazioni del sistema autonomo ed endocrino e con la modulazione dei meccanismi della immuno-infiammazione notoriamente coinvolti nella fisiopatologia degli eventi cardiovascolari [37]. In conclusione, sebbene condotto in un numero relativamente piccolo di pazienti, il nostro studio indica che l’approccio combinato di terapia farmacologica e di un regime dietetico libero ma controllato, in cui il paziente possa sentirsi protagonista della sua riabilitazione e sorretto da un punto di vista psicologico, consente di ottenere la riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare “classici” e un sensibile miglioramento del tono dell’umore. Questa azione sinergica potrebbe consentire un significativo miglioramento della qualità della vita dei pazienti affetti da SCA che si spera possa riflettersi nel miglioramento dell’outcome. Ulteriori studi su popolazioni più ampie saranno necessari per verificarne l’applicabilità nella pratica clinica quotidiana.

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