Sommario EDITORIALE
SALUTE Oms: meno tablet, più giochi all’aperto
Quel lacero mantello
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PRIMO PIANO
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Celiachia, calano le nuove diagnosi
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Inaugurata la prima sede regionale dell’Onb
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Contrasto alle malattie “genomiche”
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Nutrizione e sport, 300 biologi riuniti a Salerno
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Censis: il 67 per cento degli italiani apre al cibo salutare
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di Vincenzo D’Anna
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Inquinamento da microplastiche nelle acque
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Analisi del Dna in ambito forense
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Etichette e filiera alimentare
di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti
di Marco Modugno
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Sanità digitale: l’ospedale smart comunica con il paziente di Maria Elisabetta Marchi
di Dario Dongo
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Ecco il sistema Iset, che scopre i tumori filtrando il sangue di Nico Falco
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Tumori geolocalizzati come le strade
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Il cuore infartuato può rigenerarsi
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Malattie professionali nel 2019
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Chi mangia veleno campa 100 anni
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Il senso del tatto nasce con il feto
di Riccardo Mazzoni
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Più grassi in campagna
I diritti delle persone fragili partono da inclusione e lavoro
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Se amiamo birra e caffè, un motivo c’è
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Il legame tra alimentazione e capelli sani
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I malanni di stagione
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Peptidi e cosmesi
12 BIOLOGIA DEL PALAZZO 16 18
Conti pubblici italiani: le incognite d’autunno
di Riccardo Mazzoni
INTERVISTE 20 22
Ecco come sarà il mare del futuro di Carmine Gazzanni
Un avatar per la sperimentazione di Carmine Gazzanni
di Francesca Cicatelli di Domenico Esposito di Pasquale Santilio
di Francesca Cicatelli di Carmen Paradiso
di Elisabetta Gramolini di Giacomo Talignani
di Biancamaria Mancini e Cristina Romagni di Niccolò Gramigni
24
di Carla Cimmino
Attualità
Scienze
Contatti
BREVI
AMBIENTE 50
Un’autostrada dedicata alle api
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di Giacomo Talignani
52
Bye bye caro habitat
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I microrganismi che influenzano clima e geologia
La biologia in breve
di Rino Dazzo
LAVORO
di Giacomo Talignani
70
Concorsi pubblici per Biologi
di Marco Modugno
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Educare i genitori, come fa Greta di Felicia Frisi
57
50
Spiagge, in cento metri mille rifiuti di Felicia Frisi
58
SCIENZE
Il turismo eco e sostenibile
74
di Pasquale Santilio
di Sara Costa, Federica Morchio e Marco Bodon
INNOVAZIONE 60
Macrobenthos alieno nei corsi d’acqua della Liguria
Il super microscopio che spia il cervello
80
di Nico Falco
Analisi del rischio, tra opportunità e astrazione
di Maria Grimaldi, Romina Bottazzo, Francesca Barbiero e Paola Carnieletto
87
Storia ed evoluzione dei Giardini di Giuliano Russini
ECM 92
Nuovi scenari diagnostici nelle infezioni sessualmente trasmissibili
di Chiara Pagliuca, Elena Scaglione, Caterina Pagliarulo, Giuseppe Mantova, Rossella Perna, Vittoria Savio, Gessyca Zuppardo, Paola Piscopo, Roberta Colicchio, Paola Salvatore
24 BENI CULTURALI 63
Restauro alle “Storie di San Francesco” di Pietro Sapia
SPORT 64
Messi e Cr7, duello tra dieta e palestra
66
La composizione corporea nello sport
64
di Antonino Palumbo
di Cristian Petri e Gabriele Mascherini
CONTATTI 97
48
Informazioni per gli iscritti Attualità
Scienze
Contatti
EDITORIALE
Quel lacero mantello di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
C
on l’inaugurazione, in via Toledo, a Napoli, della sede dell’Ordine dei Biologi della Campania e del Molise, affollata di nostri colleghi (per lo più giovani), alla presenza del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, dei presidenti degli altri Ordini rappresentativi delle professioni sanitarie (Medici, Farmacisti, Chimici, Tecnici Sanitari), si segna concretamente l’avvio del processo di delocalizzazione delle funzioni centrali. Si entra, insomma, nella cosiddetta “fase due”, quella che contempla la nascita di ordini autonomi e pienamente rappresentativi della categoria nel suo complesso, per quella determinata regione che eleggerà i propri dirigenti e darà corso alla specifica programmazione di eventi ed iniziative ritenuti i più confacenti agli interessi di quel determinato territorio. Potremmo dire, con un pizzico di meritato orgoglio, che un’altra delle promesse programmatiche della nuova dirigenza è stata realizzata. Nell’immediato gemmeranno le sedi consorelle del Lazio, della Lombardia, della Sicilia, della Calabria e via via, entro la fine dell’anno, tutte le altre sedi regionali. Si adempie così un altro degli auspici formulati all’atto dell’insediamento del nuovo Consiglio allorquando avemmo a rilevare che vigeva nell’Ordine una grande disorganizzazione e sopratutto un grande distacco, quasi una malmostosa diffidenza, tra un buona parte degli iscritti e l’Onb stesso. Uno steccato che teneva distinti e distanti decine di migliaia di Biologi dalla notizia, dalle attività, dalla consapevolezza stessa di far parte di una comunità professionale.
Lo spuntare di decine di associazioni tra Biologi, nei vari ambiti territoriali, fu la diretta conseguenza di questa incomunicabilità tra Ordine ed iscritti. Incomunicabilità che si spingeva fino al punto di constatare che l’Onb non fosse in grado di conoscere le coordinate principali di oltre ventimila iscritti, dei quali si ignoravano Pec, mail e finanche il recapito telefonico. Quasi un quarto degli iscritti viaggiava per conto suo senza punti di contatto e di reciproco scambio di notizie ed interazioni. La realizzazione di una serie di iniziative attraverso l’area riservata del sito, l’operazione “formare-informando”, la partecipazione di migliaia di Biologi ai molteplici convegni internazionali organizzati dall’Ordine, ha consentito di riportare nei ranghi circa l’80 per cento dei “desaparecidos”. Un aspetto, quest’ultimo, che può sembrare marginale rispetto alle più vaste tematiche (e problematiche) che interessano la categoria e che assillano i Biologi italiani. E tuttavia, fermo restando le pur importanti altre questioni, si ha la netta sensazione che si siano riportati nel tessuto vivo e vitale dell’interazione con l’Onb svariate migliaia di colleghi, abbandonati a se stessi ed alla loro incuria. Una circostanza che è la migliore prova per rilevare la serietà ed il convincimento che abbiamo posto nell’intento di recuperare un dialogo con tutti i Biologi ed in particolare con quelli che guardano in avanti e che si prodigano e si interessano alle vicende della categoria. Nessuno può essere liberato dalle catene dell’ignoranza e della soggezione se non mette in conto di dover ricambiare le aperture ed il coinvolgimento alla vita dell’Ordine: il dialogo Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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EDITORIALE
richiede la reciprocità di attenzione. Proprio in materia di delocalizzazione, giova ricordare come, entro quest’anno, andranno portati a termine anche nuovi obiettivi programmatici, come la definizione dei Decreti Ministeriali per l’individuazione delle materie e delle funzioni delegate al territorio, e quelle destinate alla Federazione degli Ordini Regionali. Bisognerà inoltre aprire - e possibilmente chiudere nel breve volgere di qualche semestre - il tavolo delle specializzazioni destinate ai Biologi, dopo aver chiuso il percorso con le sedici Università coinvolte che sancisca i nuovi corsi di laurea insieme agli indirizzi scelti dallo studente il quale, da laureato, troverà un esame di Stato per specifici percorsi e scuole di specializzazione alle quali accedere nei vari segmenti che caratterizzano le diverse, molteplici attività della nostra straordinaria professione. Ancora, ci muoveremo per incentivare ulteriormente l’iscrizione all’area riservata (affinché si possa andare ben oltre la soglia attuale dei ventimila soci) e la diffusione dell’apposita applicazione telefonica (app) dell’Ordine spingendola oltre la soglia degli odierni diecimila utenti. Di più: d’intesa con le apposite istituzioni statali preposte ed il nostro Ente di Previdenza, inaspriremo la campagna contro coloro che, Biologi o Biotecnologi, esercitano abusivamente la professione non essendo iscritti (e dunque non avendo l’abilitazione) all’Ordine. Su questo fronte, scandaglieremo a fondo gli ambiti di esercizio professionale ove maggiore è l’evasione, come quello delle industrie agro-alimentari e zootecniche, ampliando le indagini ambientali nelle varie e diverse “forme di lavoro” esercitate dai Biologi: pensiamo ai tanti Nutrizionisti e Laboratoristi che spesso assumono, oppure utilizzano a “prestazioni professionali”, colleghi non iscritti salvo poi essere denunciati penalmente dai NAS. Riteniamo infatti, e torniamo a ribadirlo anche in questa sede, che è giunto il momento di incrementare la lotta agli abusivi ed ai colleghi scorretti che operano (anche) nel campo variegato della scienza dell’Alimentazione-Nutrizione ancorché si sia, nel frattempo, decuplicata la mole di denunce e costituzioni in giudizio presso i tribunali ove lo ricordiamo ai soliti distratti di turno - giacevano, inevase da anni, decine e decine di cause proposte e poi dimenticate dall’Onb. Tornando a noi, giova ricordare ancora che ci aspetta una fine d’anno frenetica perché colma di impegni. A partire dal “progetto scuola”, di recente approvato, che invierà una task-force di Biologi Nutrizionisti appositamente selezionata ed ovviamente retribuita, in una cinquantina di istituti quest’anno, ed in altrettanti nel 4
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prossimo anno, per distribuire ausili didattici, mostrare documentari e spiegare, con lezioni frontali, a scolari e studenti, l’importanza del corretto stile di vita. Inoltre, abbiamo in programma alcuni grandi convegni internazionali sulla Nutrizione, sulla Biologia Marina, sulla Salvaguardia ambientale e sulla nostra proposta per far assumere i Biologi nei Comuni, così da creare una rete per la tutela preventiva di terra, aria ed acqua, fino ai molteplici adempimenti ai quali destinare il Biologo negli Enti Locali. Particolare attenzione sarà dedicata, inoltre all’attuazione del percorso burocratico e scientifico della Fondazione delle Bio Scienze, nella selezione dei progetti da avviare a finanziamenti in uno con la selezione di quelli a cui assegnare le numerose borse di studio già stanziate. Ma il piatto forte sarà quello delle indagini eseguite da Antonio Noto, noto sondaggista della Rai Tv, che rileverà su di un universo di riferimento scelto tra i cinquantamila iscritti, le opinioni dei Biologi su tutte le tematiche che interessano l’Ordine e la nostra categoria. Un sondaggio ripetuto e rilevato nel tempo da cui trarre un’idea aderente a quella più diffusa tra gli iscritti. Si tratta di un’altra innovazione di sistema in grado di far conoscere a chi amministra, il pensiero e le proposte degli amministrati. Altre decine di iniziative locali già patrocinate da svolgersi in varie regioni, completeranno un altro anno da record, di presenze, di adesioni, di apprezzamenti e di innalzamento del livello del decoro della nostra categoria. Insomma ci si rimboccherà le maniche e si raggiungeranno ulteriori significativi traguardi lungo la strada tortuosa del riscatto dal torpore e dalla mediocrità delle antiche camarille. Lo storico Latino Publio Cornelio Tacito raccontava, nei suoi annali, gli Arcana Imperi, le liturgie e le procedure solenni con le quali chi deteneva il potere teneva nascosta la verità sgradita al popolo. Costoro ingannavano i propri amministrati tenendoli all’oscuro di come agivano, alienando la gente dalla conoscenza e dalla verità, per proteggere i propri vantaggi ed i guadagni a loro destinati. Per ingannare il popolo facendo colpo sullo stesso, il tiranno di turno indossava alcuni particolari mantelli: uno era il Bonus pubblicum (“non ho fatto questo per il bene pubblico”); un altro era la Salus pubblica (“non ho fatto questo per preservare il popolo”). Il terzo, più usato, era anche il più lacero e consumato: si chiamava Intentio (“non ho fatto questo ma c’era la buona intenzione di farlo”). Ecco, a noi non è concesso indossare il più lacero dei mantelli, perché la buona intenzione non basta per uscire dalla mediocrità.
Anno II - N. 5 maggio 2019 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it
Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa Hanno collaborato: Francesca Barbiero, Marco Bodon, Romina Bottazzo, Paola Carnieletto, Francesca Cicatelli, Carla Cimmino, Roberta Colicchio, Sara Costa, Rino Dazzo, Dario Dongo, Domenico Esposito, Nico Falco, Felicia Frisi, Carmine Gazzanni, Niccolò Gramigni, Elisabetta Gramolini, Maria Grimaldi, Giuseppe Mantova, Maria Elisabetta Marchi, Biancamaria Mancini, Gabriele Mascherini, Riccardo Mazzoni, Marco Modugno, Federica Morchio, Caterina Pagliarulo, Chiara Pagliuca, Antonino Palumbo, Carmen Paradiso, Rossella Perna, Cristian Petri, Paola Piscopo, Cristina Romagni, Daniele Ruscitti, Giuliano Russini, Paola Salvatore, Pasquale Santilio, Pietro Sapia, Vittoria Savio, Elena Scaglione, Giacomo Talignani, Gessyca Zuppardo. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione lunedì 30 maggio 2019. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.
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PRIMO PIANO
INAUGURATA LA PRIMA SEDE REGIONALE DELL’ONB Il 30 maggio, a Napoli, è stata aperta la delegazione per la Campania e il Molise
È
Da sinistra, Luigi De Magistris e Vincenzo D’Anna.
stata inaugurata il 30 maggio scorso, in via Toledo a Napoli, la prima sede regionale dell’Ordine Nazionale dei Biologi. La delegazione, a cui faranno riferimento i biologi di Campania e Molise, rappresenta l’inizio del processo di regionalizzazione dell’Onb, che vedrà l’apertura di 11 sedi territoriali in tutta Italia. Alla cerimonia di apertura era presente Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine, che ha spigato come «questo sia un ulteriore segnale della vivacità e dell’efficienza del nuovo Consiglio dell’Ordine, che sta realizzando puntualmente i progetti che anticipa. Con il decentramento, l’Ordine si avvicinerà agli iscritti sui territori - continua D’Anna – e l’auspicio è che questo possa creare maggiore affezione all’ente e un
maggior contatto con i giovani, che sono il futuro della categoria». Ospite d’onore della giornata è stato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che ha spiegato come i professionisti della città campana rappresentino un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo e la rinascita della città partenopea. In rappresentanza delle altre categorie sanitarie, hanno partecipato Enzo Santagata, presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli, Luigi Sodano, segretario dell’Ordine dei Medici di Napoli, e Plinio Cirillo, docente per le malattie all’apparato cardiovascolare dell’Università “Federico II”. Per l’Ordine dei Biologi erano anche presenti il tesoriere Pietro Sapia, il segretario Duilio Lamberti, i consiglieri Gennaro Breglia e
Claudia Dello Iacovo, il direttore Pasquale Piscopo e Vincenzo Piscopo, commissario straordinario dell’Ordine per la Campania e il Molise. Dopo l’apertura di questa sede regionale dell’Onb, seguiranno quelle di Lazio, Lombardia, Calabria, Sicilia, Toscana e, via via, tutte le altre. (Dalla redazione).
Da sinistra, Claudia Dello Iacovo, Vincenzo D’Anna e Luigi Sodano.
I Consiglierei dell’Ordine dei Biologi.
Da sinistra, Pasquale Piscopo e Vincenzo Piscopo.
Pietro Sapia.
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PRIMO PIANO
NUTRIZIONE E SPORT 300 BIOLOGI RIUNITI A SALERNO Resoconto del convegno di Salerno dell’Onb dedicato alla nutrizione dell’atleta
S
i è tenuto il 4 maggio scorso, al Grand Hotel di Salerno, il convegno “Nutrizione e supplementazione nello sport. La gestione nutrizionale pratica dell’atleta nei vari sport”, promosso dall’Ordine Nazionale dei Biologi, che ha visto la partecipazione di 300 iscritti. L’evento è stato aperto da Cosimo Sibilia, parlamentare, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente vicario della Federazione Italiana Giuoco Calcio dal 2017, che ha spiegato l’importanza del ruolo
NUTRIZIONE E SUPPLEMENTAZIONE NELLO SPORT
Salerno, 4 maggio 2019
Locandina dell’evento. www.onb.it
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del biologo nel settore sportivo. «È intenzione dell’Ordine intensificare l’attività formativa dedicata alla platea dei nutrizionisti», ha spiegato Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi. Con lui è intervenuto Giovanni D’Angelo, presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno, che ha spiegato quanto sia importante l’interdisciplinarietà nella formazione dei professionisti sanitari. Moderatori della giornata, Natale Gentile, consulente nutrizionale della Figc, Vincenzo Cosimato e Marco Rufolo, biologi nutrizionisti e componenti del Consiglio Nazionale dei biologi. Al tavolo dei relatori Claudio Pecorella, Luca Rastrelli, Menotti Calvani, Fabio Pezzoni, Lisa Lasagna, Giulia Baroncini, Ennio Avolio, Fabio Buzzanca, Fabrizio Spataro e Francesco Ragone. Per l’Onb, oltre al presidente D’Anna, era presente la consigliera Claudia Dello Iacovo. Nella stessa giornata, il presidente dell’Ordine dei Biologi ha partecipato al convegno “L’evoluzione del sistema di formazione continua nel settore salute: stato dell’arte e dati”, organizzato dall’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Salerno. (Dalla redazione).
Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb.
Cosimo Sibilia, presidente Lega Nazionale Dilettanti.
Da sinistra, Marco Rufolo, Vincenzo Cosimato e Natale Gentile.
PRIMO PIANO
INQUINAMENTO DA MICROPLASTICHE NELLE ACQUE Ne hanno parlato i biologi a Palermo, nell’Auditorium dell’autorità portuale
I
l 18 maggio scorso, nell’Auditorium dell’autorità Portuale di Palermo, si è tenuto il convegno “Contaminazione delle acque superficiali da microplastiche: il ruolo del biologo tra scenario attuale e strategie di intervento”, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi.
L’evento ha visto la partecipazione del presidente dell’Onb, Vincenzo D’Anna, che ha parlato del ruolo del biologo in relazione alla tutela ambientale e alla salute umana. «Questo è un importante campo di intervento per i biologi – ha spiegato D’Anna – in cui si mette in chiara evidenza come il connubio tra ambiente e salute sia inscindibile. Le fonti di inquinamento ambientale arrivano all’uomo grazie, ad esempio, alla catena ambientale e la presenza degli inquinanti nel nostro organismo può portare modificazioni anche molto serie». Con lui erano presenti il vicepresidente dell’Onb e delegato regionale, Pietro Miraglia, il consigliere Franco Scicchita-
no e Nicola Locorotondo, commissario straordinario dell’Ordine per la regione siciliana. «L’inquinamento sta diventando una minaccia globale – spiega Pietro Miraglia – ed è necessario che si intervenga in maniera rapida e decisa. I biologi devono essere presenti sul tutto il territorio nazionale e utilizzare le loro competenze nel settore per salvaguardare il mondo che abitiamo». Promotore dell’iniziativa è stato Federico Li Causi, componente del Consiglio Nazionale dei Biologi. All’evento hanno preso parte circa 200 biologi. Tra i relatori erano presenti rappresentanti delle istituzioni regionali, delegati di Arpa, Cnr, Enea e referenti accademici. (Dalla redazione).
Franco Scicchitano, consigliere dell’Onb.
Federico Li Causi, componente del Consiglio Nazionale dell’Onb.
Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb.
Pietro Miraglia, vicepresidente dell’Onb.
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PRIMO PIANO
ANALISI DEL DNA IN AMBITO FORENSE
Resoconto del convegno di Palermo dedicato alla figura del biologo in ambito giudiziario
“D
ebolezza e fragilità dell’analisi del Dna in ambito forense”. Questo il titolo del convegno organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi a Palermo il 24 maggio 2019, all’interno dell’Aula Magna della facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo palermitano. L’evento ha visto la partecipazione di biologi, avvocati e docenti accademici. Per l’Ordine Nazionale dei Biologi è intervenuta la consigliera Stefania Papa, esperta in materia di biologi Ctp (Consulente tecnico di parte) e Ctu (Consulente tecnico di ufficio), che ha parlato del protocollo d’intesa sottoscritto tra Onb e Consiglio Nazionale forense. «I biologi hanno delle competenze che sono di ausilio al Giudice – spiega Stefania Papa – e possono contribuire in modo significativo al lavoro della magistratura. Grazie alle intese firmate con il Consiglio Superiore della Magistratura e con diversi Tribunali locali, l’Ordine dei Biologi favorirà l’inserimento e la formazione dei professionisti in un campo dalle enorme opportunità professionali». A organizzare l’evento, in collaborazione con la Biofor, associazione per
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Seidita, presidente della Biofor e docente all’Università degli Studi di Palermo, e Davide Miceli, biologo forense. (Dalla redazione).
la divulgazione e lo studio delle scienze forense, è stato Federico Li Causi, componente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Biologi. «Abbiamo organizzato un incontro estremamente importante in ambito formativo e professionale legato alla biologia forense – racconta Li Causi -. Nel corso della giornata sono stati toccati argomenti tecnici, scientifici e giuridici fondamentali per coloro che operano in questo settore». Al tavolo dei relatori erano presenti l’avvocato Cesare Faiella, vicepresidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo, l’avvocato Paolo Grillo, penalista del Foro di Palermo, il professore Gregorio
Stefania Papa, consigliere dell’Onb.
Stefania Papa e Federico Li Causi.
Federico Li Causi, componente del Consiglio Nazionale dell’Onb.
PRIMO PIANO
ETICHETTE E FILIERA ALIMENTARE di Dario Dongo*
L’Ordine Nazionale dei Biologi ha fatto il punto a Bologna
“D
al campo alla provetta”, l’Ordine Nazionale dei Biologi ha riunito le istituzioni e le rappresentanze di filiera, il 3 aprile a Bologna. Per un’ampia condivisione sul tema delle etichette alimentari, tra regole e controlli, prospettive e opportunità. Una riunione-fiume, di cui si riporta breve sintesi. “Etichette e filiera degli alimenti”, l’Ordine Nazionale dei Biologi Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi (Onb), ha aperto i lavori evidenziando i molteplici ruoli della categoria nell’intero corso della filiera agroalimentare. Sul fronte della ricerca, ove ancora l’Italia si distingue nelle biotecnologie e la ricerca genomica come nello sviluppo di prodotti e metodi di analisi. Come pure a livello operativo, laddove il biologo opera al fianco di altri specialisti nell’intero corso dei processi di produzione agricola primaria, trasformazione, distribuzione e controlli, pubblici e privati. Stefania Papa, consigliere dell’Ordine dei Biologi con delega alla sicurezza alimentare, ha sottolineato l’esigenza di garantire ai professionisti una formazione specialistica adeguata alle diverse mansioni svolte nel corso della filiera, “dai campi alla provetta”. A partire dai lavori su sicurezza e qualità delle acque potabili e di processo, prima matrice e veicolo di potenziali contaminazioni. Il quadro normativo di riferimento è estremamente complesso, come
*Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) e cofondatore del Fatto Alimentare.
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© LALS STOCK/www.shutterstock.com
le banche dati più complete mostrano. etichetta. (2) La pratica forense mostra Ed è perciò indispensabile, tra le missioni invero la natura cruciale dell’informazione dell’Ordine, offrire linee d’indirizzo idonee in merito agli allergeni, la cui omissione è ad affrontare la complessità. Bisogna se- punita con le sanzioni amministrative più guire un filo conduttore che muove da “Ge- gravi (fino a 40 mila euro), oltre a poter inneral Food Law” e “Pacchetto Igiene” (1), tegrare varie fattispecie di reato (3). per esplorare quindi i requisiti generali e La lealtà e trasparenza delle pratiche di settore che garancommerciali – con tiscono la sicurezza peculiare riguardo Il presidente dell’Onb alimentare in primis, alle notizie offerte su anche nei suoi riflessi D’Anna ha indicato i ruoli base volontaria in etisull’informazione al chetta – è il tassello a della categoria nella filiera chiusura del cerchio. consumatore. Il compito dell’avvoagroalimentare “Etichettatura cato esperto di sete filiera alimentatore è proprio quello re”, le regole di mediare le istanze e rivedere i testi del Giorgia Andreis, avvocata esperta in marketing sotto la lente d’ingrandimento diritto alimentare del Foro di Torino, ha della conformità alle norme e interpretaintrodotto la materia dell’informazione zioni in auge. al consumatore sui prodotti alimentari. Il “Food Information Regulation” si è così Etichette, pubblicità e controlli mostrato nella sua logica essenziale, che pubblici ufficiali considera la sicurezza degli alimenti in reAntonio Iaderosa, dirigente ICQRF, si è lazione alle notizie che li accompagnano in soffermato sui temi cruciali di informazio-
PRIMO PIANO
Nei riquadri in basso, Vincenzo D’Anna, presidente dell’Onb, e Stefania Papa consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi e delegata nazionale alla sicurezza alimentare.
ne e trasparenza nella filiera agroalimen- all’ICQRF, oltreché all’Antitrust (AGCM), tare. Evidenziando il ruolo della propria in relazione alle vendite a distanza sul sito organizzazione – prima autorità designata Amazon Pantry). Ed è perciò che l’ICQRF ai controlli pubblici ufficiali su etichette e estende i propri controlli “dal campo allo pubblicità – nel mitigare l’asimmetria in- smartphone”, ivi inclusi i distributori, anformativa tra i diversi anelli della filiera e che mediante accordi con i “player” globali il consumatore finale. Mediante verifica dell’ecommerce. documentale e analitica delle notizie Comando Caraofferte dall’operatore Papa (Onb): “Biotecnologie binieri per la Tuteresponsabile. la Agroalimentare e ricerca applicata sono Luigi Cortellessa, “Se l’informa- importanti per professionisti, Colonnello a capo del zione è la linfa aziende e consumartori” Comando Carabinieri Unità Forestali, Amvitale di un’orgabientale e Agroalinizzazione, la trasparenza le permette di fruire” (Ge- mentare, ha esposto la missione del corpo militare. Il Comando opera sull’intero terriert Jan Hofstede) Il 90,9% dei consumatori italiani, 93% torio italiano – anche in sinergia con altre dei giovani, è appassionato di cibo. Oltre autorità di controllo (amministrazione sal’85% “si informa di ciò che acquista”, il nitaria e ICQRF, in particolare) – con un li57% tramite il web (Censis, 2017). Non- vello di efficienza esponenziale rispetto alle dimeno, le informazioni disponibili sono risorse a disposizione, tuttora purtroppo spesso parziali e non conformi ai requisiti esigue rispetto agli ambiti di tutela. (4) Il prescritti (come chi scrive ha denunciato d.lgs. 177/16 attribuisce infatti all’Arma dei
Carabinieri, in via preliminare ed esclusiva, i comparti di specialità a garanzia della sicurezza su: sanità, igiene e sofisticazioni alimentari (NAS), forestale, ambientale e agroalimentare. Il Comando ha i compiti di prevenire e reprimere le frodi alimentari, nonché di eseguire i controlli a garanzia del rispetto delle normative UE in materia agroforestale e ambientale. In concorso con i controlli sulla sicurezza alimentare e la biosicurezza. Il Comando Tutela Agroalimentare è attualmente articolato su 5 Reparti (i RAC di Torino, Parma, Roma, Salerno, Messina) che coordinano le operazioni sull’intero territorio nazionale, anche in raccordo con l’Arma territoriale (5). L’attività operativa è in crescita netta. Già nei primi tre mesi del 2019, i controlli su 463 imprese hanno consentito di accertare oltre 14 milioni di euro di finanziamenti illeciti perseguiti, 238 violazioni amministrative e 121 notizie di reato. 76 persone denunciate, un arresto e oltre 4 mila tonnellate di merci sequestrate. Le ‘campagne Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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PRIMO PIANO a tema’, da ultimo condotte sulle filiere del vino e dell’olio, hanno condotto rispettivamente a 83 e 67 contestazioni amministrative, 4 e 2 notizie di reato, 390 mila litri di vini e 46 tonnellate di oli sequestrati.
contraria all’indicazione obbligatoria di origine in etichetta. Rolando Manfredini richiama il primato in Europa di Coldiretti con 1,6 milioni di associati, il 70% delle imprese agricole iscritte alle Camere di Commercio con Prospettive della “filiera Italia” maggioranza assoluta in termini di superfiPaola Tucciarone – in collegamen- cie agricola, numero di capi allevati e conto dall’Ufficio Legale del Ministero per le tributo al PIL. La Confederazione vanta più Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e di 4 mila sezioni comunali e il suo sistema del Turismo (MiPAAFT) – ha aggiornato i comprende altresì 4 mila cooperative con partecipanti in merito alla regolamentazio- 500 mila soci, un sistema creditizio (Crene europea e alla disciplina nazionale che ditagri Coldiretti) e la Fondazione Camriguardano l’indicazione di origine degli pagna Amica. Campagna Amica raccoglie © Tero Vesalainen/www.shutterstock.com ingredienti sulle etichette degli alimenti e oltre 11 mila punti – tra imprese agricole, quella delle indicazioni nutrizionali di sin- agriturismi, mercati, botteghe e ristoranti – tesi, i cosiddetti semafori, che tuttora ve- soggetti a identiche regole e audit di parte dono il governo italiano schierato contro seconda. ‘Filiera Italia’ a sua volta raccoglie l’approccio del “NutriScore” promosso da alcune decine di colossi industriali, alcuni Francia, Spagna e Belgio. dei quali sono tra l’altro grandi importatori Nicola Calzolaro, direttore di Federa- di materie prime agricole straniere (6). limentare, ha mostrato dati incoraggianti #EatORIGINAL! Unmask your food! è sull’export dei prodotti alimentari italiani l’iniziativa dei cittadini europei che Coldi(+3% nel 2018), a fronte di una stagnazio- retti sostiene con la campagna #StopCibone dei consumi interni che invece purtrop- Anonimo, a cui Great Italian Food Trade po persiste. L’industria alimentare italiana (GIFT) aderisce con passione. È indispen(qualifica attribuita a imprese con più di 9 sabile consentire ai consumAttori europei dipendenti) occupa 385 mila persone, di di eseguire scelte informate e responsabili cui il 43% in produzione, il 22% nella qua- di acquisto. Ciò comporta la necessità di lità e il 19% nel commerciale-marketing riformare le regole UE, introducendo l’ob(fonte Federalimentare e Unioncamere). bligo di citare in etichetta: Un segnale di speranza anche per la pro– l’origine e/o la provenienza degli infessione del biologo. Il settore trasforma gredienti primari, il 70% circa della produzione agricola ita– la sede dello stabilimento di produliana e investe su nuovi contratti di filie- zione, unico vero strumento di salvaguarra (anche nel grano duro, storico “casus dia del “Made in Italy” in Europa e nel belli”). Nondimeno, la federazione rimane mondo.
Una grande occasione per apprendere e condividere le vedute di ciascuno, grazie al ruolo “pivot” dell’Ordine dei Biologi. «Nell’ambito della discussione de del confronto per la promozione del made in Italy e contrasto dell’italian sounding – ha detto Stefania Papa, consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi e delegata nazionale alla sicurezza alimentare – le biotecnologie e la ricerca applicata costituiscono due importanti strumenti a disposizione dei professionisti e delle aziende per una trasparente comunicazione sempre più vicina alle esigenze regolamentate e al consumatore finale». Articolo tratto da www.greatitalianfoodtrade.it.
Note (1) Cfr. reg. CE 178/02 (General Food Law), reg. CE 852/04 e successivi (c.d. Pacchetto Igiene). Per approfondimenti si veda l’ebook ‘Sicurezza alimentare, regole cogenti e norme volontarie’, su https://www. greatitalianfoodtrade.it/libri/sicurezza-alimentare-regole-cogenti-e-norme-volontarie-il-nuovo-libro-di-dario-dongo. (2) V. reg. UE 1169/11 (Food Information Regulation) e d.lgs. 231/17 recante sua attuazione in Italia e relative sanzioni. Sull’argomento si fa richiamo all’ebook gratuito ‘1169 pene. Notizie sui cibi, controlli e sanzioni’, su
https://www.greatitalianfoodtrade.it/libri/1169-pe-
ne-e-book-gratuito-su-delitti-e-sanzioni-nel-food. (3) In primis il reato contravvenzionale di cui alla legge 283/62, articolo 5. Particolare attenzione va anche dedicata al c.d. ‘Precautionary Allergens Labelling’. V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/può-contenere-allergeni-abc. (4) Si noti bene che la produzione agroalimentare italiana, nella sua straordinaria frammentazione, opera su 12,7 milioni di ettari di Superficie Agricola Utilizzata (SAU), di cui 6,6 a seminativo. (5) Il Comando CC per la Tutela Agroalimentare, parte del COLAF (Comitato per la Lotta alle Frodi contro l’UE, DPR 91/07 art. 3, l. 234/12, art. 54), partecipa al CNAC (Consiglio Nazionale Anti-Contraffazione, presso il Mi.S.E.) e al PNI (Piano Integrato dei Controlli, Min. Sal., reg. UE 2017/625). In sinergia, tra l’altro, con MiPAAFT, ICQRF e AGEA, OLAF Europol e Interpol, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. (6) Un piede nello stivale di Coldiretti e l’altro nella scarpa stringata di Confindustria, confederazioni che ancora esprimono posizioni antinomiche sul tema dell’origine in etichetta. In nome della battaglia condivisa da entrambi contro i profili nutrizionali e le politiche di prevenzione dell’obesità, sovrappeso e malattie correlate. Con buona pace della salute dei bambini italiani.
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Dal 25 maggio 2018 è in vigore il nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali. Prendine visione sul sito internet dell’Ordine Nazionale dei Biologi
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BIOLOGIA DEL PALAZZO
di Riccardo Mazzoni
L’
incertezza politica ha sempre un costo, perché porta alla sfiducia delle imprese e dei consumatori. L’Italia ha urgente necessità di una drastica riduzione della spesa pubblica, almeno per evitare che scatti la clausola di salvaguardia con l’aumento di 23,5 miliardi dell’Iva. Ma i tagli alla spesa pubblica sono di là da venire, visto che il Consiglio dei ministri ha nominato e subito dopo revocato i due commissari alla spending review. Il problema è che il Governo ha puntato tutto su misure assistenziali che aumentano la spesa pubblica senza fornire alcun significativo impulso alla crescita. Inoltre, non esiste un percorso credibile per il ritorno del deficit verso il pareggio di bilancio, motivo per cui il debito pubblico continua ad aumentare. Questa incertezza non favorisce gli investimenti, mentre i rendimenti dei nostri titoli di Stato sono molto al di sopra di quelli di altri paesi europei, come Spagna e Portogallo, che solo pochi anni fa erano messi peggio di noi. Se non si cambia rotta, lo scontro con Commissione europea, agenzie di rating, ma soprattutto mercati finanziari, diventa inevitabile. Per il momento, le agenzie di rating non hanno declassato l’Italia non solo per non provocare uno choc sui mercati alla vigilia delle elezioni europee, ma soprattutto perché i risparmi degli italiani hanno fatto da cuscinetto alla fuga degli investitori esteri dai Btp. La ricchezza privata degli italiani rischia così di essere considerata un tesoretto aggredibile in caso di una nuova crisi del debito. La patrimoniale non viene mai citata, ma Ocse e Fmi recentemente l’hanno indicata come fattore in grado di appianare gli squilibri dei nostri conti pubblici. Per evitare la patrimoniale, il Governo dovrà rinunciare alle nuove promesse elettorali senza copertura tornando a rispettare le regole dell’economia di mercato. Anche perché tutti, dal Fmi all’Ocse
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CONTI PUBBLICI ITALIANI: LE INCOGNITE D’AUTUNNO Lo spread torna a crescere e diminuisce la fiducia di famiglie e imprese alla Commissione Ue, da Bankitalia all’Ufficio parlamentare di bilancio, sono concordi su un fatto: che la recessione in Italia è stata causata esclusivamente dalle politiche del Governo. Se lo spread è il termometro della salute di un Paese, i numeri sono eloquenti: dal 2014 al 2018 il nostro è oscillato intorno a quota 200, scendendo anche fino a 125, ma dal maggio scorso è salito costantemente intorno a 250, 150 punti in più di Spagna e Portogallo. Nel frattempo, il debito cresce in modo esponenziale: il prossimo anno saliremo al 134,1% del pil contro il 133,4 di quest’anno e il 132,1 del 2018, mentre l’Eurozona calerà dall’83,6% all’81,8%. Per ridurlo, il Governo ha promesso 18 miliardi di privatizzazioni per quest’anno: missione impossibile, visto che non è ancora stata avviata alcuna procedura di vendita di asset pubblici. Le prospettive sono dunque
Serve una correzione di rotta per evitare l’aumento dell’Iva e della patrimoniale
negative, perché se il Governo non dovesse rispettare i vincoli di bilancio programmati, se insomma non dovesse trovare le coperture per i disavanzi eccessivi che sono stati impostati per il 2019-2020, il deficit supererà la soglia del 3% del pil, e questo potrebbe innescare una speculazione contro l’Italia e una fuga di capitali che peraltro c’è già stata nei primi mesi di questo Governo. Ci vorrebbe il coraggio di tornare indietro sulle misure bandiera di questa maggioranza, reddito di cittadinanza e quota 100. Quota 100 riduce la partecipazione al lavoro, perché non c’è alcun automatismo tra i posti lasciati liberi e l’occupazione dei giovani, e in prospettiva può destabilizzare ulteriormente la finanza pubblica, vista la dinamica demografica del nostro Paese. Il reddito di cittadinanza si sta dimostrando una delusione, sia per la platea interessata, la metà delle previsioni, sia per l’importo dei sussidi promessi. Resta sullo sfondo la promessa di introdurre la flat tax, una misura però incompatibile con le misure assistenziali a cui il Governo ha dato la precedenza e che hanno prosciugato le casse dello Stato. Infine, se l’incremento delle aliquote Iva non verrà disinnescato, oltre ai pesan-
BIOLOGIA DEL PALAZZO
L’errore di trasformare i negazionisti in vittime
“A
ti effetti recessivi sull’economia, l’Italia rischia anche un forte aumento dell’evasione. Infatti, il possibile aumento di 3 punti percentuali dell’aliquota ridotta e di 3,2 di quella ordinaria interesserebbe anche i servizi di manutenzione e di riparazione, gli onorari dei liberi professionisti e le ristrutturazioni edilizie. Con questo aumento d’imposta, di fatto, molti clienti sarebbero “spinti” a non pagarla affatto, evitando di richiedere al prestatore del servizio la fattura o la ricevuta fiscale. Già oggi siamo tra i principali paesi dell’area Euro ad avere l’aliquota ordinaria Iva più elevata. Se da noi è al 22%, in Spagna è al 21, in Francia al 20 e in Germania al 19. Con un ritocco all’insù, saliremmo a 25,2. Un aumento di un punto dell’aliquota ridotta (attualmente al 10 per cento) costerebbe agli italiani quasi 3 miliardi e quella ordinaria circa 4,3. Non è da escludere che dei 23,1 miliardi di potenziale aumento (di cui 22.672 milioni di Iva ai quali si aggiungerebbero ulteriori 400 milioni di incremento delle accise sui carburanti), il Governo sia in grado di sterilizzarne solo una parte. Ma con più Iva avremmo effetti negativi su tutta l’economia: circa il 60 per cento del nostro pil è infatti riconducibile ai consumi delle famiglie.
ttenti al fascismo degli antifascisti”, ammoniva Pier Paolo Pasolini, ricordando all’intellighenzia del pensiero unico di sinistra che la libertà di espressione deve essere consentita a tutti. Dunque, censurare e negare, per motivi ideologici, ad una casa editrice la possibilità di partecipare a un Salone del libro è una scelta sbagliata perché illiberale. Sul caso Torino e sull’esclusione della casa editrice vicina a Casa Pound è già stato detto tutto, o quasi, con argomentazioni opposte che hanno ricordato da vicino il lungo e travagliato dibattito avvenuto nella passata legislatura sull’introduzione del reato di negazionismo. Le teorie razziste e xenofobe, che sembravano carsicamente scomparse, hanno ripreso vigore nell’ultimo decennio in tutta Europa tanto da campeggiare anche in alcuni programmi politici di estrema destra, vedi proprio Casa Pound in Italia o Alba Dorata in Grecia. Il negazionismo del genocidio degli ebrei, spacciato per ordinario processo di revisione storica, rappresenta la vetta più infame di queste teorie. Per questo è stato approvato il reato di negazionismo in un testo più volte modificato, perché c’era il serio rischio di introdurre nell’ordinamento un mero reato di opinione e di trasformare, paradossalmente, i negazionisti in vittime della verità di Stato. Alla fine, la rilevanza penale fu circoscritta alle sole condotte istigatorie commesse pubblicamente. Ma è inutile girarci intorno: fare del negazionismo, anche il più aberrante e odioso, un reato penale può essere, da una parte, un consolidamento della coscienza collettiva per consacrare nel tempo una memoria inviolabile che va conservata e trasmessa alle nuove generazioni. Ma l’inserimento nel codice penale di reati che vanno inevitabilmente a incidere sulla libertà di pensiero può essere lesivo di alcuni diritti costituzionali. Sancire reati di opinione è infatti tipico dei regimi totalitari che hanno nel loro Dna la verità di Stato e che plasmano la storia a loro piacimento, anche e soprattutto attraverso il diritto penale. Una democrazia, invece, non dovrebbe vietare nemmeno la forma più estrema di revisionismo storico, perché negare una categoria ideologica rappresenta comunque un vulnus, appunto, alla libertà di pensiero. Alle teorie aberranti, alle rivalutazioni storiche insensate e al negazionismo si dovrebbe rispondere con le armi delle idee, non con quelle della censura e del diritto penale. Altrimenti si rischia il paradosso di offrire al censurato di turno la possibilità di ergersi a difensore della libertà d’espressione. L’obiezione più comune a questo principio è che esista una differenza abissale tra libertà d’espressione e libertà di menzogna, perché la libertà d’espressione non può giustificare la calunnia, l’ingiuria, la diffamazione. Per questa corrente di pensiero, insomma, la bugia pubblica deve essere sanzionata in modo proporzionato al danno che produce, si tratti di un singolo o di una comunità, e lo Stato non può tollerare che si spaccino per vere assurde interpretazioni della storia quando esse riguardano drammi collettivi dell’umanità che hanno causato milioni di morti innocenti, distruzioni e sofferenze mai prima immaginate. Ma il criterio della nocività della bugia pubblica non è un criterio liberale. Dovrebbe essere adottato solo politicamente combattendo sul piano culturale, con la forza delle idee, le letture aberranti della storia. Quando si mettono al bando i libri, si intraprende sempre una strada che non si sa mai dove finisce. (R. M.).
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I DIRITTI DELLE PERSONE FRAGILI PARTONO DA INCLUSIONE E LAVORO Una panoramica sulle carenze del welfare dello Stato italiano
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l reddito di cittadinanza, nonostante i proclami, nei suoi primi passi attuativi si sta dimostrando solo il tentativo non riuscito di contemperare inclusione al lavoro e lotta alla povertà, tanto che al numero inferiore di richieste si stanno aggiungendo le rinunce di chi o ritiene il sussidio troppo inferiore alle attese oppure non vuol finire sotto il controllo dello Stato. Ma le carenze del welfare italiano andrebbero affrontate con una visione molto più ampia, partendo dall’aiuto alle persone fragili, una realtà complessa che resta spesso confinata ai margini della società e a cui le istituzioni non riescono a dare risposte adeguate. La complessità è legata al fatto che non esiste un archetipo della persona fragile, ma ci sono piuttosto tantissime condizioni fisiche o psicologiche che rendono una persona tale. Quali sono le persone con fragilità? Tutte quelle che si trovano in una condizione di svantaggio nel partecipare alla vita sociale: i poveri, gli analfabeti, i malati cronici, i tossicodipendenti, gli ex carcerati, i ludopatici, le vittime di violenze. L’elenco è incredibilmente vasto. È evidente che tutelare queste persone deve essere una priorità per uno Stato di diritto, uno Stato che abbia al centro la persona, ma siamo ancora lontani da un “care-State” che si prenda veramente cura degli emarginati. Ci sono prima di tutto questioni di contingenza economica in un Paese come l’Italia, con un debito pubblico stratosferico e in permanente crisi economica, ed è un eufemismo dire che interventi mirati a sostegno dell’inclusione sociale e
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dell’occupazione delle persone con fragilità normativa organica a livello nazionale. sono stati pochi. Eppure si tratta di persoI tempi sono dunque più che maturi ne, di cittadini italiani, che hanno difficoltà per un intervento dello Stato che, in pritali che, se non affrontate, rischiano di porli mo luogo, inverta un paradigma: non è la definitivamente ai margini della società, ul- persona fragile che deve avere un’opportimi fra gli ultimi. tunità di impiego, è il mondo del lavoro, è Il primo strumento che il Parlamen- la società che possono trarre un vantaggio to avrebbe il dovere di mettere in campo economico e soprattutto umano dall’avere per andare incontro alle esigenze delle nel proprio organico persone con fragilità. persone con fragilità è garantire il diritto Che cosa chiedono, in fondo, queste peral lavoro. Negli anni sone? Certo non asci sono stati diversi sistenzialismo fine a Tutelare queste categorie sé stesso, ma vivere interventi normativi in tale direzione, in deve essere una priorità una vita il più posattuazione degli artisibile normale e coper un Paese che ha coli 4 e 38 della Comunitaria, autonoma, stituzione. Risale, ad indipendente, libera. al centro la persona esempio, al 1968, la Ed il lavoro è il più prima legge generale potente strumento di per l’inserimento obbligatorio al lavoro di inclusione sociale, perché il lavoro è autotutte le persone con disabilità. Tuttavia, ad nomia, è indipendenza. oggi non esiste una normativa organica che Lo dimostrano le testimonianze di faccia riferimento alla vastissima platea persone fragili, che hanno avuto una opdelle fragili. Alcune amministrazioni locali portunità di lavoro cucita addosso alle loro si sono mosse autonomamente, ci sono sta- esigenze, e che gli ha cambiato la vita ovte diverse delibere regionali che hanno cer- viamente in meglio. Sono casi virtuosi, lecato in qualche misura di aggredire questa gati alla sensibilità di singoli datori di lavoproblematica attraverso politiche attive ro, che però rischiano di diventare sempre che garantissero occupazione e inclusione più rari se non adeguatamente supportati sociale per queste persone, ma mai una da politiche mirate agli incentivi. Purtrop-
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Reddito di cittadinanza: il pasticcio degli stranieri
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po, invece, assistiamo a un progressivo declino verso una totale spersonalizzazione dei rapporti che ci spingono ad azioni sotto tanti punti di vista ‘disumane’: diventiamo numeri, non siamo più persone. E questo nel mondo del lavoro ha riflessi particolarmente evidenti. In alcuni ambienti si finisce con l’annullare l’individuo perché troppo concentrati su una filosofia aziendale puntata molto sul fare e poco sull’essere. Un mondo del lavoro così concepito non sarà mai inclusivo per le persone fragili. È evidente che, prima ancora che un intervento del legislatore, diventa di primaria importanza tornare a prestare attenzione all’aspetto relazionale, ad un rapporto più umano e di conoscenza. Solo in questo modo si potrà intervenire in maniera mirata nel rispetto delle necessità di ciascuno. Il lavoro non si crea per decreto, né lo si può garantire per le persone con fragilità se non interviene anche una cultura aziendale che preveda l’inclusione di queste persone. Si parla tanto, e giustamente, di innovazione tecnologica, ma può essere altrettanto produttivo un approccio all’innovazione sociale generata dal fornire opportunità di impiego alle persone in difficoltà. Dopodiché deve subentrare il legislatore, che può intervenire per favorire l’ingresso dei
uando il vicepremier Di Maio annunciò l’abolizione della povertà, si parlò di stampare 5-6 milioni di carte di cittadinanza, perché quello era il numero stimato dall’Istat di persone che vivono in uno stato di indigenza. Poi si erano ridotte a 3 milioni, ora sappiamo dall’Inps che le domande arrivate non arrivano a un milione. E i navigator, i procacciatori di lavoro, arriveranno solo a settembre. Ergo: il reddito di cittadinanza in teoria serve più a sottrarre persone alla povertà che a collocarle al lavoro. Ma se la reale platea di riferimento sono i poveri e non i disoccupati, come si spiega la differenza di una a cinque tra le adesioni al sussidio e la platea stimata di poveri? E se la cifra enorme di 5 milioni è stata una delle maggiori leve di consenso elettorale dei Cinque Stelle, ora c’è il rischio che l’uso spregiudicato della povertà come strumento elettorale e un sussidio in molti casi al di sotto delle promesse si trasformi in un boomerang. C’è poi un pasticcio applicativo che potrebbe provocare una valanga di ricorsi. Entro il 10 maggio sono state distribuite ai cittadini stranieri extra-Ue circa 60 mila card per il reddito di cittadinanza, ma solo tra sei mesi si saprà se avevano effettivamente diritto al sussidio. Non sarà possibile infatti verificare prima di ottobre l’entità di eventuali patrimoni detenuti nei Paesi di origine dagli extracomunitari che a marzo hanno presentato domanda per il reddito di cittadinanza. La fretta con cui è stata fatta la legge, insomma, ha aperto più di una falla, lasciando il tempo a decine di migliaia di richiedenti di approfittare della corsia preferenziale prevista dal decreto originario. Ora i cittadini provenienti da fuori l’Ue hanno sei mesi di tempo per allegare alla domanda trasmessa a marzo una certificazione dei patrimoni detenuti all’estero, bollinata dalle autorità del proprio Paese di origine, in modo tale da non perdere il diritto al sostegno. Nel frattempo, però, continueranno a intascare i bonifici mensili dello Stato, senza correre il rischio di dover restituire parte della somma dopo l’estate, nel caso in cui non venissero più riconosciuti come idonei. Si stima che sulle card rilasciate ai cittadini extracomunitari che a marzo sono sfuggiti ai controlli verranno depositati da qui a ottobre tra i 150 e i 200 milioni di euro complessivi. Ma il problema è che reddito di cittadinanza e quota 100 non hanno prodotto alcun beneficio al mercato del lavoro, in sofferenza per la scarsa produttività che affligge ormai da anni l’Italia, e che non permette ai nostri salari di stare al passo con quelli dei Paesi del Nord Europa. Mentre all’estero i governi hanno puntato sulle politiche economiche necessarie per far aumentare i salari, il governo ha creato un sistema assistenzialista che di fatto disincentiva il lavoro.
più deboli attraverso piani di sviluppo e di rilancio, ad esempio, delle imprese sociali - realtà che svolgono da sempre un ruolo importante nell’ambito delle politiche attive del lavoro. Ma anche attraverso sgravi fiscali, incentivi all’assunzione nonché alla realizzazione di ambienti idonei a garantire l’accoglienza dei soggetti deboli. Va detto che tante amministrazioni pubbliche si sono dimostrare a livello regionale e comunale sensibili a queste tematiche, con l’emanazione di leggi regionali e l’utilizzo di fondi regionali o del fondo sociale europeo. Serve però, appunto, una normativa nazionale organica che abbia come obiettivo specifico la promozione, attraverso il lavoro, dell’inclusione sociale di quella fascia di cittadini che, oltre ad avere difficoltà di accesso ad un’occupazio-
ne, presentano anche problemi di natura sociale o sanitaria. Assumere detenuti, ex tossicodipendenti, persone disabili o con disagio mentale, persone che per l’età anagrafica sono tagliate fuori dal mondo del lavoro ma non hanno raggiunto i requisiti minimi per la pensione, donne vittime di violenza, deve essere considerato un valore aggiunto per un’impresa, un’opportunità qualificante, in altri termini un vantaggio, ad esempio, in caso di partecipazione a gare o appalti. Le possibilità di intervento sono, quindi, veramente tante, ed è responsabilità della politica costruire una comunità che sia il più possibile inclusiva, aperta e sostenibile coinvolgendo organizzazioni e imprese in quella che sarebbe una grande rivoluzione sociale. (R. M.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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INTERVISTE
di Carmine Gazzanni
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ome sarà il mare del futuro alla luce del cambiamento climatico che stiamo vivendo? Al di là delle tesi e delle ipotesi, occorrerebbe viaggiare nel tempo per rispondere alla domanda. C’è un progetto, però, che consente di capire e di “vivere” in prima persona ciò a cui stiamo andando incontro. Tramite i finanziamenti ricevuti come National Geographic Explorer, Arianna Mancuso, biologa marina presso l’Università di Bologna, studia gli effetti di questi cambiamenti sulla vita marina in un laboratorio ideale: il cratere vulcanico sottomarino di Panarea, nelle Isole Eolie. Partiamo dall’inizio. Ci spiega il suo progetto? «Il mio progetto vuole studiare gli effetti dell’acidificazione del mare sugli organismi bentonici, ovvero che vivono sul fondale, in Mar Mediterraneo. L’aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera provoca un maggior assorbimento di questa nell’acqua del mare, causando cambiamenti nella chimica delle acque tra cui la diminuzione di pH. Acque più acide possono avere effetti negativi sul processo di formazione dei loro scheletri e delle loro conchiglie, rappresentando una seria minaccia per la biodiversità degli ecosistemi marini». Perché si è scelto proprio il cratere vulcanico sottomarino di Panarea? «È un sito unico nel suo genere, un laboratorio naturale per gli studi sull’acidificazione del mare, invece di ricorrere a esperimenti controllati in acquario. In questo cratere è presente un’emissione continua di bolle di anidride carbonica che acidificano naturalmente l’acqua circostante, creando un gradiente di pH con valori che vanno da 8.1, lontano dal cratere nel sito di controllo, a valori di 7.8 e anche più bassi in prossimità del cratere. Tali valori risultano essere simili a quelli che si prevedono in
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ECCO COME SARÀ IL MARE DEL FUTURO Parla la biologa Arianna Mancuso: il cambiamento climatico sta distruggendo barriere coralline e fondali
tutti i mari alla fine di questo secolo, con«La variazione di pH di 0.1, che può tinuando con i ritmi attuali di emissione di sembrarci estremamente piccola, in realanidride di carbonica». tà è enorme. Lo stesso vale per l’aumento Qual è il suo obiettivo? di temperatura: 1-2°C possono portare a «Il mio scopo è quello di osservare drastiche conseguenze negative per interi come gli organismi che vivono lungo tale ecosistemi. Pensiamo alla nostra tempegradiente di pH reagiscano e si modifichi- ratura corporea: è sufficiente l’aumento no per sopravvivere a tali condizioni. Qua- di 1° a renderci difficile svolgere le azioni li organismi dunque sono più tolleranti e quotidiane. Gli organismi possono diretquali invece sono più vulnerabili e non in tamente risentire dell’aumento di temgrado di sopravvivere in acque più. Capi- peratura sui processi fisiologici del loro re come possono variare la distribuzione, corpo o indirettamente nella modifica del l’abbondanza e lo sviluppo di diverse spe- loro habitat. Il riscaldamento globale sta cie presenti sul fondale intorno al cratere e distruggendo le barriere coralline e impatstudiare poi anche la tando negativamente variazione nella morle risorse ittiche nei Il progetto vuole studiare mari, sta sciogliendo fologia e nei tassi di calcificazione di sche- gli effetti dell’acidificazione le calotte polari a una letri e conchiglie. Nel velocità impressiodel mare sugli organismi nante, sta aumentancratere sottomarino di Panarea vorrei riudo la desertificazione chiamati bentonici scire a osservare oggi e sta modificando la quello che potrebbe distribuzione delle accadere nei mari del futuro». precipitazioni e l’intensità delle tempeste. Spesso si pensa che “dopotutto Queste situazioni sono sempre più evidenstiamo parlando di 1-2 gradi di dif- ti e preoccupanti: ecco perché è necessaferenza rispetto ad oggi”. Perché in- rio agire oggi». vece è così importante combattere il Facciamo l’esempio che, come cambiamento climatico? pare, nel 2100 la temperatura media
INTERVISTE
terrestre sarà di 5°C superiore all’e- al 23mo posto nel rapporto annuale redatpoca preindustriale. Come sarà il to da Germanwatch, classifica che prende in considerazione la performance climatimondo? «È una previsione drammatica, per la ca di 56 Paesi del pianeta, che rappresenquale faccio molta fatica a immaginarmi tano oltre il 90% delle emissioni globali. l’immane catastrofe che si avrà. I rischi Il nostro Paese è subito dietro la Francia, legati al clima per i sistemi naturali e uma- prima di nazioni come la Germania o poni diventerebbero probabilmente insoste- tenze come Cina o Stati Uniti». nibili. La perdita di habitat ed ecosistemi Crede che le nuove generazioni, ricadrà inevitabilmente su di noi con sicci- rispetto alle passate, possano incità, carestie, migrazioni di massa e incalco- dere maggiormente sulla questione labili rischi per la salute». ambientale? L’Accordo di Parigi prevede im«Assolutamente sì. Vedo una sensibipegni teorici ma nessuno strumento lizzazione e un’attenzione sempre più credi controllo e, dunscente per il nostro que, alcuna cerpianeta, dal proL’anidride carbonica tezza che quanto muovere azioni perpattuito venga reasonali, puntando sul dall’atmosfera viene lizzato. Basta l’imcosa posso fare io, assorbita nell’acqua a forzare decisioni pegno formale? collettive per l’eco«Devono seguire del mare nomia e la società. azioni concrete volte Le mobilitazioni a ridurre le emissioni di anidride carbonica. L’Ue si è imposta mondiali come i Fridays for Future e altri di diminuire drasticamente le emissioni movimenti formati da giovani e studenti dell’80-95% entro il 2050. L’economia ba- sono un potente strumento con cui poter sata sui combustibili fossili deve andare fare la differenza e ottenere politiche imscomparendo verso l’utilizzo di tecnologie mediate che pongano un freno al cambiaefficienti e non inquinanti. L’Italia si trova mento climatico».
Arianna Mancuso.
Chi è
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rianna Mancuso è una biologa marina e subacquea che studia la biodiversità marina e gli ecosistemi del Mar Mediterraneo. È membro del “Marine Science Group” dell’Università di Bologna ed è ricercatrice presso il laboratorio di Biologia e Pesca marina del dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali. Il suo progetto di ricerca mira ad aumentare la conoscenza degli effetti del cambiamento climatico sulle specie mediterranee e aumentare la consapevolezza sui pericoli costanti derivanti dall’acidificazione e dal riscaldamento degli oceani. Al di fuori della scienza, Mancuso ha un grande amore per viaggi avventurosi, cucina e sport. Ma è anche un’instancabile collezionatrice di piante.
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INTERVISTE
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UN AVATAR PER LA SPERIMENTAZIONE
na delle speranza del mondo scientifico è quella di superare la sperimentazione animale. Un micro chip in grado di mimare l’organismo umano potrebbe essere la chiave per raggiungere questo obiettivo. Un interessante organ on chip, attorno al quale è stata creata la start-up, BI/OND, è stato messo a punto da tre giovani ragazzi. Cinzia Silvestri e Nikolas Gaio, entrambi italiani, insieme al loro collega costaricano William Quiros Solano. E anche il nome non è casuale. Ingegneria (I/O) al servizio della biologia (Bio). Un intreccio che forse sarà re in un laboratorio high-tech all’interno sempre più stretto… dell’università chiamato “Else Koi Labora«Assolutamente sì. Sarebbe un pec- tory”. Questo laboratorio offre macchinari cato non sfruttare le potenzialità che il come quelli usati nelle grandi fabbriche mondo dell’ingegneria offre nel campo di produzione dei chips dei computer e biologico. Grazie allo sviluppo negli ultimi dei telefonini. Lavorando gomito a gomi10 anni di nuovi materiali biocompatibili to tutti i giorni e condividendo successi e e nuovi processi di fabbricazione, questa frustrazioni che si incontrano durante la commistione sarà sempre più evidente. Il ricerca e la produzione di chip elletronici, nome BI/OND è apio, Nikolas e William punto l’espressione siamo diventati amiLa tecnonogia su cui si del connubio ingeci. Il mio dottorato gneria-biologia. I/O è basa la start-up BI/ONB era incentrato su un una delle simbologie argomento totalmennasce da un errore più usate nel monte diverso da queldo dell’elettronica e lo della start-up BI/ in laboratorio rappresenta il cuore OND. Mi occupavo pulsante della nodi trovare soluziostra tecnologia. Con l’innovazione spin- ni innovative al surriscaldamento degli ta vorremmo portare il campo biologico smarthphones facendo uso di nanoma“beyond” cioè, “oltre”». teriali. Nikolas e William invece, avevano Com’è nata l’idea di pensare a già come focus per il dottorato quello di una tecnologia alternativa per la spe- applicare l’ingegneria d’avanguardia alla rimentazione umana? biologia». «BI/OND nasce da tre fondatori: CinQual è stato il momento in cui zia Silvestri, Nikolas Gaio e William Quiros avete detto: “ecco di cosa dovremmo Solano. Tutti e tre ci siamo incontrati du- occuparci”? rante il nostro dottorato nel dipartimento «Un giorno William, testando delle di microelettronica dell’università di Delft, nuove ricette in laboratorio per fabbricare in Olanda. Come ingegneri microelettroni- uno dei suoi sensori, ha fatto un errore. ci abbiamo avuto l’opportunità di lavora- Quell’errore, osservato al microscopio,
Un chip potrebbe arrivare a mimare le funzioni del corpo umano
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ha dato via a tutta la tecnologia su cui si basa la BI/OND. Dopo la scoperta, invece di pubblicare un bell’articolo, abbiamo deciso di patentare l’idea e di lanciarci nel vuoto e aprire la nostra start-up. Dalla scoperta all’apertura ufficiale della startup, avvenuta il 21 novembre 2017, è passato un anno e mezzo di continua ricerca e sviluppo per ottimizzare il chip». A cosa mira la vostra ricerca? «BI/OND punta a rivoluzionare il modo in cui le aziende farmaceutiche testano e sviluppano nuove cure e medicinali, creando piccoli avatars di organi umani composti da un micro-chip (1x1cm) e cellule umane. Questi avatars si comportano come i nostri organi e possono essere utilizzati per prevedere e comprendere gli effetti di un nuovo medicinale sul corpo umano». Qual è il vostro obiettivo o il vostro sogno? «Per comprendere i potenziali vantaggi del microchip da noi sviluppato rispetto ad un modello animale partirei da un esempio. Immaginiamo di essere dei biologi che vogliono testare in vitro dei nuovi farmaci per una malattia cardiaca. I biologi inseriranno le cellule cardiache nel chip e quest’ultimo batterà come un cuore che ha all’interno anche un vaso
INTERVISTE
Nell’immagine di apertura, da sinistra, William Quiros Solano, Cinzia Silvestri e Nikolas Gaio. Nel riquadro, il chip della start-up BI/ONB.
«Sia in Olanda che in Italia si può avere accesso ai fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. Quindi sì, una start-up di questo tipo potrebbe essere assolutamente realizzate anche in Italia. C’è, però, una differenza: al di là dei fondi comunitari, in Olanda abbiamo anche la possibilità di accedere a ulteriori finanziamenti, sconti sulle tasse e molta assistenza per le start-up innovative messe a disposizione dalle istituzioni. Questo aumenta la possibilità di ricevere soldi per effettuare ricerca e sviluppo. Penso però che, come per tutte le sfide della vita, bisogna cogliesanguigno. Fornendo un ambiente fisio- re il massimo dalle circostanze: potremlogicamente rilevante alle cellule come se mo farcela anche in Italia, magari usando fossero nel nostro corpo, esse si compor- strumenti diversi». teranno e cresceranno all’interno del chip Cosa manca ancora al nostro Paein modo naturale donando migliori risulta- se nel campo della ricerca per essere ti durante il test dei componenti di farma- competitivo con gli altri Paesi? ci. Partendo da questa enorme possibilità «Centrale credo sia la mancanza di di mimare organi umano, effettuiamo un spazio e autonomia per i giovani ricercatoulteriore step con la nostra immaginazio- ri. Spesso le strutture accademiche sono troppo piramidali in ne. Invece di inserire cellule qualunque Italia. In Olanda inveIl dispositivo potrebbe all’interno del chip, ce la struttura non è inseriamo invece celgerarchica. Ognuno servire a realizzare lule staminali o adha delle responsabinuovi farmaci dirittura tessuti prolità nella catena ed venienti da pazienti senza l’utilizzo di animali è chiamato a fare del come le biopsie. Ecco proprio meglio per uno strumento per raggiungere l’obietavverare il sogno di una medicina perso- tivo comune, dal professore fino al ricernalizzata. BI/OND lavora alacremente per catore». avverare questo sogno». A questo punto la domanda conDa sei anni vivi in Olanda, ormai. clusiva e inevitabile: dove vedi il tuo Ma porti nel cuore la “tua” Sicilia. futuro? Cosa ti manca più di ogni altra cosa «Nonostante il mio ruolo in BI/OND della tua terra? sia per la maggior parte pianificare il futu«Le calde sere d’estate nella casa di ro dell’azienda, nella vita privata non sono campagna dei miei nonni, con quel profu- altrettanto schematica. Credo molto nelle mo di zagare e il frinire ossessivo dei grilli». serendipità e nell’importanza di cogliere Credi che una startup come la vo- qualunque opportunità soprattutto di crestra possa avere spazio di manovra, scita personale ed intellettiva... E magari un fondi, ecc. anche in Italia? giorno mi riporterà a casa». (C. G.)
Accenture Innovation Award in Olanda.
Chi sono
C
inzia Silvestri e Nikolas Gaio sono due ingegneri vincitori dell’Accenture Innovation Award 2018 per la sezione “Health”. Con il progetto BI/OND vogliono rendere più efficace e sostenibile lo sviluppo di nuovi medicinali tramite una sperimentazione innovativa: non più animali ma avatars con micro-chip che potrebbero arrivare a simulare il corpo umano. Cinzia è tra le 50 donne italiane più influenti nel mondo della tecnologia secondo la classifica di “Inspiring Fifty Italia”. Nikolas ha vinto l’ultimo “Young Researcher Award” del Lush Prize, il premio più autorevole nel settore della sperimentazione non animale.
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SALUTE
OMS: MENO TABLET, PIÙ GIOCHI ALL’APERTO Iss: l’obesità infantile è uno dei principali problemi della sanità di Daniele Ruscitti
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bambini sotto i cinque anni devono trascorrere meno tempo seduti a guardare la televisione o restare ipnotizzati davanti agli schermi di cellulari e tablet. Non vanno trattenuti in carrozzine e sedili, devono dormire meglio e avere più tempo per giocare se vogliono crescere sani: sono le nuove linee guida emesse dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «Migliorare l’attività fisica, ridurre il tempo sedentario e garantire un sonno di qualità nei bambini migliorerà la loro salute fisica e mentale e aiuterà a prevenire l’obesità infantile e le malattie associate più avanti nella vita», spiega Fiona Bull dell’Oms. «La prima infanzia è un periodo di rapido sviluppo e un momento in cui i modelli di vita familiare possono essere adattati per aumentare i guadagni di salute» aggiunge il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.. Le nuove linee guida sull’attività fisica, comportamento sedentario e sonno per i bambini sotto i cinque anni sono state sviluppate da un gruppo di esperti dell’Oms che hanno valutato gli effetti sui bambini piccoli di un sonno inadeguato, e di lunghe ore trascorse davanti a uno schermo o seduti, contrapponendoli alle prove sui benefici di un aumento dei livelli di attività. «Quello che dobbiamo veramente fare è restituire il gioco ai bambini», afferma Juana Willumsen, responsabile Oms per l’obesità infantile e l’attività fisica. «Si tratta di passare dal tempo sedentario al tempo di gioco, proteggendo al contempo il sonno», spiega. Lo schema dell’attività complessiva di 24 ore è fondamentale: sostituire il tempo prolungato passato davanti a uno schermo con un gioco più attivo o anche uno sedentario purchè sia di qualità:
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trascorso in attività interattive come let- ti per più di un’ora a guardare passivatura, narrazione, canto e puzzle. Secon- mente lo schermo televisivo o di cellulado i dati dell’Oms, il mancato rispetto ri e tablet. Per i piccoli fino a un anno di delle attuali raccomandazioni sull’attivi- età: attività fisica diverse volte al giorno, tà fisica è responsabile di oltre 5 milio- compresa mezz’ora in posizione proni di morti a livello globale ogni anno in na. Favorire 14-17 ore di sonno totale tutte le fasce d’età. Attualmente, oltre al giorno ai neonati. Le buone abitudiil 23% degli adulti e l’80% degli ado- ni alimentari si acquisiscono da subito. lescenti non sono Il latte di mamma sufficientemente protegge infatti da La prima infanzia è un attivi fisicamente. un’infanzia taglia Se un’attività fisica periodo di rapido sviluppo extralarge. A mosana, il comportastrarlo è uno dei mento sedentario in cui mostrare modelli di risultati contenuti e le abitudini del vita utili alla buona salute in due nuovi studi sonno vengono statargati Oms Europa, bilite presto nella che hanno coinvolvita, questo aiuta a modellare le abitu- to anche l’Italia. Le ricerche, presendini attraverso l’infanzia, l’adolescenza e tate all’European Congress on Obesity, nell’età adulta. a Glasgow nel Regno Unito, sono state Le raccomandazioni prevedono il di- infatti condotte con dati della Childhovieto assoluto di restare fermi davanti a od Obesity Surveillance Initiative (Cosi) uno schermo per i bambini da zero a due dell’Oms. Per l’Italia a partecipare è staanni, mentre dai due ai quattro anni i to l’Istituto superiore di sanità (Iss) con bimbi non dovrebbero essere mai lascia- la sorveglianza Okkio alla Salute. L’inda-
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Contrasto all’obesità
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gine “Cosi” per più di 10 anni ha misura- meno è stato osservato in 22 Paesi che to, in oltre 300 mila bambini ogni 3 anni, hanno aderito alla quarta raccolta dati i trend di sovrappeso e obesità tra gli del “Cosi” (tra il 2015 e il 2017), per un totale di più di 100 mila bambini. Guaralunni della scuola primaria (6-9 anni). Nel dettaglio, il primo dei due stu- dando ai tassi di allattamento al seno, in di ha mostrato che, nonostante gli sfor- Italia a non bere mai il latte di mamma zi mirati alla prevenzione, parti della è un bebè su 10 (10,2%). Per il 47,5% le Regione europea dell’Oms continuano poppate durano meno di 6 mesi, soglia a lottare con tassi superata invece dal comparativamente restante 42,3%. più alti di obesità Bisogna restituire il gioco A livello europeo emerge che in infantile, mentre ai bambini, riducendo il quasi tutti i paesi olun secondo studio tempo sedentario tre il 77% dei bammostra che i neonabini è stato allattato ti che non sono mai e proteggendo il sonno al seno, ma spiccano stati allattati al seno alcune eccezioni: in o lo sono stati solo raramente hanno un aumentato rischio Irlanda il 46% dei bambini non è mai stadi diventare obesi da bambini. Tra i pic- to allattato al seno, in Francia il 38% e coli, dunque, la percentuale di oversize a Malta il 35%. Solo 4 paesi su 12 morimane alta, ed è maggiore tra chi non strano una prevalenza dell’allattamento è stato allattato al seno rispetto a chi lo al seno esclusivo (per 6 mesi o più) del è stato: 16,8% contro 9,3%, mentre in 25% o superiore: Tajikistan (73%), Turmezzo c’è il 13,2% relativo al gruppo dei kmenistan (57%), Kazakistan (51%) e bebè allattati per meno di 6 mesi. Il feno- Georgia (35%).
allattamento al seno è una delle prime contromosse contro l’obesità infantile. Nonostante tutti gli sforzi fatti, in Europa la percentuale di obesità tra i bambini rimane alta: maggiore tra chi non è stato allattato al seno rispetto a chi lo è stato (16,8% contro 9,3%) e con picchi di obesità grave soprattutto tra i maschi, che in Italia toccano il 4,3%. «L’obesità nei bambini rappresenta uno dei principali problemi di sanità pubblica dei nostri tempi - afferma Angela Spinelli, direttore del Centro nazionale per la Prevenzione delle malattie e la promozione della salute (Iss) - Si tratta senza dubbio di un fenomeno multifattoriale, con possibili gravi conseguenze a lungo termine sulla salute e sulla società intera. Come tale va affrontato prima di tutto attraverso la prevenzione, a cominciare dall’allattamento per poi proseguire con programmi e iniziative nei bambini e giovani che aiutino ad effettuare scelte salutari. Ma nel caso di obesità grave bisogna garantire anche i servizi per aiutare questi bambini e le loro famiglie a contrastarla. In Italia negli ultimi anni abbiamo osservato una lieve diminuzione del fenomeno ma è ancora una sfida aperta».
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Celiachia, calano le nuove diagnosi Medici-sentinella per riconoscere i sintomi insoliti
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alle afte ricorrenti in bocca a un’orticaria fastidiosa, e rende disponibile in rete. Nel nostro paese infatti conosciamo dall’anemia all’infertilità, sono tanti i disturbi meno noti perfettamente i numeri della malattia grazie alla raccolta dei dati associati alla celiachia, che pochi conoscono e che poda parte di ciascuna asl che eroga l’assistenza per i prodotti gluchissimi collegano ad una possibile intolleranza al gluten free: un monitoraggio preciso della celiachia che è tuttora tine. Nel nostro paese le diagnosi di celiachia segnano il passo: unico in Europa e nel mondo – aggiunge Di Fabio – da questi dati nel 2017 il tasso di crescita dei nuovi casi riconosciuti si è disappiamo che le diagnosi attuali sono poco più del 30% di quelle mezzato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel attese sulla base dell’epidemiologia della celiachia, che colpisce 2016 infatti si erano avute ben 15.500 diagnosi in più rispetto al l’1% della popolazione e quindi riguarda circa 600mila italiani. 2015 mentre nel 2017 sono scese Oggi , nonostante la crescita del a 8000: una battuta d’arresto che numero dei pazienti, non più concontribuisce a spiegare perché ansiderati “rari”, restiamo ancorati al cora oggi mancano all’appello ben 30% delle diagnosi attese. ParadosVILLI INTESTINALE DEL DUODENO - SCHEMA COMPARATIVO 400mila dei 600mila celiaci stimati salmente, in tempi in cui si parla in Italia. molto di celiachia e di dieta senza Il motivo? Tanti celiaci sono glutine, spesso adottata per scelta “pazienti camaleonte”, che si “nae, errore gravissimo, prima della scondono” alla diagnosi perché diagnosi del medico, siamo ancohanno sintomi insoliti. Riconoscera poco efficaci nella diagnosi dei re anche questi casi meno “stanpazienti con sintomi non classici dard” è l’obiettivo dell’Associae insoliti che per questo sfuggono zione nazionale celiachia, che in alla diagnosi. Persone con problemi occasione della settimana nazioche non vengono immediatamente VILLI NORMALI VILLI DANNEGGIATI nale della celiachia ha acceso i riricondotti al sospetto di celiachia e flettori sulle manifestazioni meno che possono trascorrere anni senza consuete dell’intolleranza al glutine per favorire la diagnosi sapere di essere celiaci: sono soprattutto loro a mancare all’aptempestiva, facendo un appello a specialisti come ginecologi, pello della diagnosi, restando esposti alle gravi complicanze della ortopedici, dentisti ed ematologi poco coinvolti nella diagnosi di celiachia non curata». celiachia, perché diventino anche loro “medici-sentinella” della Per questo la Settimana della celiachia richiama il camalemalattia. onte, «simbolo spesso utilizzato dai medici per evidenziare la «Le diagnosi stanno rallentando – spiega Giuseppe Di Fabio, difficile identità della celiachia, per diffondere consapevolezza presidente dell’Aic – lo sappiamo per certo grazie ai numeri molto sui segni meno scontati della malattia, fra i pazienti e anche fra i precisi emersi dalla relazione annuale sulla celiachia, il documenmedici che potranno diventare medici-sentinella per riconosceto che ogni anno il ministero della Salute presenta in Parlamento re i pazienti camaleonte». (D. R.)
CELIACHIA
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Contrasto alle malattie “genomiche” Nuovo approccio nel trapianto del cromosoma in cellule “difettose”
C’
è una nuova strada per il contrasto alle malattie genodel cromosoma alterato con quello di un donatore sano: in tal miche, come la granulomatosa cronica o la Distrofia di modo il genoma della cellula torna perfettamente normale». FiDuchenne. È un metodo, messo a punto da un team nora era possibile trasferire un intero cromosoma da una cellula di ricercatori del Cnr-Irgb e Humanitas, che permetall’altra, ma si riteneva che non fosse possibile eliminare nel te di eliminare le numerose alterazioni genomiche attualmente contempo il cromosoma danneggiato. incurabili trapiantando un intero cromosoma nelle cellule che «Dopo anni di esperimenti su modelli sperimentali abbiamo presentano il difetto genetico. Questo perché negli ultimi anni potuto dimostrare che con questo approccio è possibile curare abbiamo assistito alla messa a punto di interessanti approcci in provetta cellule di una grave immunodeficienza quale la Maalla terapia genica per le malattie lattia Granulomatosa cronica, in ereditarie, basati sulla tecnologia cui alcune cellule del sangue non Crispr/Cas9 e sull’uso di speciali sono in grado di eliminare le infevettori virali che hanno semplificazioni», prosegue Paulis. to notevolmente la correzione di «Ora abbiamo riprogrammato piccole alterazioni genetiche. le cellule del portatore di questa Purtroppo però non tutte le patologia ottenendo cellule stapatologie ereditarie sono curaminali pluripotenti capaci di difbili con queste strategie, poiché ferenziarsi verso qualsiasi tipo di alcune di esse sono dovute ad tessuto, ed in particolare in quelli alterazioni genomiche di granche presentano il difetto funzionadi dimensioni come aneuploidie, le. Le cellule così resettate sono © Jose Luis Calvo/www.shutterstock.com duplicazioni, inversioni e altri ristate corrette con il trapianto croLa principale alterazione patologica della distrofia muscolare di Duchenne arrangiamenti complessi. UnRimosomico e poi differenziate nelle è la mionecrosi. In una fase iniziale, le fibre necrotiche appaiono gonfie, cercatori dell’Istituto di ricerca cellule del sistema immunitario omogenee e profondamente eosinofile. genetica e biomedica (Cnr-Irgb) e (granulociti) che sono quelle non dell’Irccs Humanitas di Milano hanno messo a punto un nuovo funzionanti in questa malattia. Tali cellule hanno acquisito il metodo che potrebbe consentire di curare anche queste manuovo cromosoma sano con la contemporanea eliminazione del lattie. Lo studio è pubblicato sulla rivista Stem Cells. «Questo cromosoma danneggiato». nuovo metodo si basa sull’idea di trapiantare un intero cromoI ricercatori hanno dimostrato che le cellule corrette avesoma nelle cellule che presentano il difetto genetico», spiega vano riacquistato la capacità di eliminare i batteri patogeni, Marianna Paulis del Cnr-Irgb. il che equivale ad aver potenzialmente curato la malattia. Il «Il principio è che sostituendo l’intero cromosoma si elimipassaggio successivo su cui i ricercatori stanno lavorando è nano numerose alterazioni genomiche attualmente incurabili. quello di trasferire la metodica del trapianto di cromosoma a Per trapianto cromosomico si intende proprio la sostituzione cellule umane. (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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SALUTE
di Marco Modugno
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empre più spazio ai cibi salutari, meno a quello considerato cibo gourmet. In un Paese come il nostro, che invecchia così rapidamente, cresce invece a vista d’occhio l’attenzione riposta da parte degli Italiani per la prevenzione delle malattie che passa attraverso una sempre più sana e corretta alimentazione. Secondo un’indagine condotta dall’Istituto di ricerca socio-economico del Censis, per il 67% circa degli italiani intervistati, negli anni a venire ci sarà una maggiore cura e attenzione delle persone improntata a distinguere i cibi principalmente per quelli che possono essere i benefici che andranno a impattare sulla salute, piuttosto che privilegiarne la preferenza su aspetti come il gusto o il gradimento. Stando a questi dati, il salutismo in questo modo si candida fortemente a diventare la frontiera più avanzata dello stile di vita alimentare italiano. Durante la kermesse di Tuttofood, si è discusso proprio di questo sondaggio del Censis sul “Mangiare smart per stare in salute”, all’evento di presentazione del nuovo format di Fiera Milano Media “Intelligenza Alimentare”, dedicato alle connessioni tra alimentazione, scienza, medicina e tecnologia. Alla manifestazione hanno partecipato Elena Dogliotti, biologa nutrizionista della Fondazione Umberto Veronesi, Valter Longo, direttore dell’Istituto di Longevitè - School of Gerontology della University of Southern California, Massimiliano Valerii, direttore Generale del Censis, Marco Roveda, presidente di Lifegate, Livia Pomodoro, titolare della cattedra di Diritto al cibo dell’Unesco, e Carlo Antonelli, amministratore delegato di Fiera Milano Medi. Dai risultati emersi ad oggi, una grandissima percentuale degli italiani intervistati, circa il 94,4%, ritiene molto o
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CENSIS: IL 67 PER CENTO DEGLI ITALIANI APRE AL CIBO SALUTARE Dalle indagini emerge come nel Belpaese cresca l’attenzione alla sana alimentazione abbastanza importante, tra i criteri di va- scontrato alto gradimento nei vari livelli di lutazione che lo spingono all’acquisto di campione posti a sondaggio, suddivisi in un certo prodotto alimentare piuttosto base al livello di scolarità: sono di questo che di un altro, avere informazioni che parere il 72,8% di chi possiede un diplosiano complete, dettagliate ed esaustive ma di licenza media, il 77,3% dei diploa riguardo degli ingredienti, della prove- mati, e infine il 79,2% dei soggetti aventi nienza e di altri aspetti che consentano una laurea. Scienza e tecnologie per gli di definire la biografia degli alimenti. Per italiani non sono più visti come una mii consumatori aspetti come la tracciabi- naccia, bensì come una risorsa essenziale lità del prodotto e per disporre di cibo l’etichettatura hanno sempre più salutare. La quasi totalità degli un valore enorme, In questo tipo di conperché sono critetesto, anche il ruolo italiani è attenta alla ri fondamentali che ricoperto dai media provenienza dei cibi mettono in condizioper un’alimentazione di distinguere con ne smart e sana, è e ai suoi ingredienti scrupolosità quali di fondamentale improdotti possano far portanza e proprio a bene e quindi essere idonei all’acquisto questo riguardo svolgono un ruolo assai e quali invece sia meglio tenere lontano delicato sulle scelte finali del consumadalla propria alimentazione. Un grande tore, influenzando o orientando in alcuni aiuto per valutare al meglio i prodotti da casi le preferenze di quest’ultimi. scegliere, proviene dalla scienza e dalla Secondo il 71,4% del campione intertecnologia. vistato, quando si parla di alimentazione Secondo il 77,3% degli italiani infatti, in tv, radio, sui giornali e nel web, ci si la scienza e le nuove tecnologie sviluppate dovrebbe concentrare principalmente su nel settore, sono una risorsa per la sicu- cibi che facciano bene e aiutino a vivere rezza, la qualità e l’impatto positivo sulla più a lungo e in buona salute. Di questo ne salute dei cibi. Il giudizio favorevole ha ri- sono fermamente convinti in prevalenza
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SALUTE
Logo dell’iniziativa Tuttofood, organizzata a Milano dal 6 al 9 maggio 2019.
gli anziani (il 76,8%), ma la percentuale è abbastanza elevata anche tra i giovanissimi infatti (il 63,5%) la pensa allo stesso modo. Quello che emerge in tal caso è che dai media, quando si parla di questi argomenti, ci si aspetti che venga fatto principalmente per aiutare il consumatore a scegliere i cibi reputati più salutari rispetto ad altri, o cibi che riducano i rischi di cronicità e di non autosufficienza, senza dare troppa risonanza a quelle che possiamo comunemente catalogare come fake news, le famose bufale alimentari oppure i falsi miti che circolano sugli alimenti stessi e sui loro possibili benefici, che la scienza ha dimostrato essere infondati. A tal riguardo è abbastanza alta la percentuale, il 61,9% degli italiani, che ancora oggi pensa che sui media, circolino troppe notizie che forniscono indicazioni sbagliate o parziali riguardo le caratteristiche dei cibi, le loro proprietà, e soprattutto sui loro benefici. Per gli esperti del settore questo è un fenomeno molto difficile da contrastare che proprio nei media e soprattutto nel web ha trovato un terreno fertile per creare appunto allarmismi e scandali sul cibo.
Lotta alle contraffazioni
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l ministro delle Politiche agricole, forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio, ospite della manifestazione “Cibo a regola d’arte”, organizzata a Milano dal Corriere della Sera, fulcro del suo intervento un piano per aiutare i produttori italiani: «Occorre promuovere i prodotti italiani nel mondo, siamo i più bravi e la nostra agricoltura è la più controllata, Germania o Paesi Bassi, non hanno la nostra qualità, ma esportano molto più di noi». Nemico del Made in Italy la contraffazione: “Esportiamo 42 miliardi di euro di prodotti, ma ci sono sui mercati internazionali 100 miliardi di euro di “Italian sounding”, al Ministero abbiamo un dipartimento il “ICQRF” che lavora per segnalare i prodotti contraffatti, è fondamentale una volta tolti dal mercato, sostituirli con i prodotti originali. Sul fronte dazi, reduce da un viaggio in Asia ha aggiunto: «Bisogna lavorare in sinergia per far sì che gli imprenditori italiani abbiano le porte aperte: diminuire i dazi sia economici che sanitari, per far conoscere sempre di più il prodotto italiano, il cammino è lungo, ma con un prodotto di altissima qualità come il nostro, è meno difficile del previsto».
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di Maria Elisabetta Marchi
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a sanità non è più sostenibile. Almeno, così come è organizzata oggi. Una mano può darla però la tecnologia. Nel settore della cardiologia, la digitalizzazione sta facendo passi in avanti. Cerotti che rilevano l’elettrocardiogramma e tatuaggi in grado di trasmettere con sistema wireless il livello di glicemia del paziente, sono le ultime frontiere presentate nel convegno “Cardiologia digitale 2019” che si è tenuto a Roma il 9 e il 10 maggio. «I termini big data, machine learing o blockchain sono poco conosciuti in sanità mentre in altri ambiti sono ormai diffusi», spiega Fabrizio Ammirati, Direttore Uoc Cardiologia, Direttore Dipartimento Medicina (Asl Roma 3) e direttore scientifico del convegno. «Per quanto riguarda i big data – continua -, la raccolta di enormi quantità di dati su patologie consente di capire l’epidemiologia e studiare la popolazione. Per la machine learnig, invece, attraverso le app che rilevano i dati clinici, si possono comprendere le grandi patologie e tracciare dei percorsi condivisi e comuni. Pensiamo solamente ai sensori disponibili, in grado di rilevare la pressione arteriosa, la glicemia, la concentrazione dell’ossigeno nel sangue, possono aiutare molto il controllo del paziente a domicilio. L’obiettivo è risolvere il più possibile le situazioni al di fuori dell’ospedale sia dal punto di vista diagnostico sia del follow up a distanza e decongestionare l’ospedale. Ciò – evidenzia - non significa abbandonare la persona ma controllarla in maniera costante e precisa. L’obiettivo finale è pensare a un ospedale intelligente che deleghi in remoto il controllo dei pazienti e riservi le prestazioni ospedaliere a quelli affetti da patologie acute. Il futuro potrebbe essere uno smart hospital che dialoga con una smart home, ovvero una casa fornita di sensori ambientali e pazienti che indossano sensori». Ad oggi, sono diversi i device che si possono
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SANITÀ DIGITALE: L’OSPEDALE SMART COMUNICA CON IL PAZIENTE
Non solo telemedicina, in cardiologia si sta sperimentando il futuro in digitale I nuovi, più usati in cardiologia, sono indossare applicati in cardiologia, come le i cosiddetti fotopletismografici che emetscarpe o gli orologi. I vantaggi di questi strumenti sono tono delle luci colorate e registrano diffemolteplici, a cominciare dall’opportunità renti parametri cardiovascolari (come la di trasferire la gestione di alcuni malati a concentrazione dell’ossigeno, la pressione domicilio. «La possibilità di indossarli per- arteriosa in modo continuativo, la funzione mette, a seconda dei ventricolare sinistra). biosensori presi in Due esempi, in corso L’obiettivo è risolvere esame, un monitoragdi validazione clinigio continuo rispetto ca in Italia, sono un il più possibile le alla discontinuità di orologio e un patch, altri device», illustra situazioni al di fuori della un cerotto in grado Valerio Pecchioli, di rilevare anche l’estruttura ospedaliera responsabile della lettrocardiogramma. UOS dipartimentale Entrambi i dispositivi “Prevenzione Cardiovascolare” della Asl di consentono di valutare in modo costante i Frosinone. I biosensori sono di vario tipo, soggetti a domicilio, collegati a un’app. In «possono per esempio registrare l’attività o questo modo, con un unico device, si fa il il movimento. Altri, i biochimici, sono sotto monitoraggio di tutti i parametri cardioloforma di tatuaggi o bende adesive, trasmet- gici in modo continuo per valutare e prevetono con sistema wireless la glicemia, il so- nire eventi acuti». Il costo dei dispositivi comincia ad esdio o il potassio e vengono usati soprattutsere contenuto, soprattutto in considerato nei soggetti diabetici.
SALUTE
dedicata ai Lea – commenta Marcella Marletta, direttore generale dispositivi medici e servizio farmaceutico presso il ministero della Salute - potrebbe vedere nel percorso anche la collaborazione dell’health technology assessment, vale a dire la valutazione dell’esistenza di un valore e di un rapporto fra il costo della tecnologia e l’efficacia. L’investimento verrebbe verificato quindi a livello di health technology assessment e contemporaneamente anche nella sua possibilità di diventare un Lea in domani».
App solo per addetti ai lavori
S Fra le regioni meridionali, diverse hanzione dei risparmi previsti per il sistema sanitario: «ogni device costa meno di un no lavorato molto. La Puglia, in particolare, giorno di ricovero in ospedale», conclude si è contraddistinta per la coesione dei carPecchioli. diologi nel promuovere la progettualità e L’applicazione delle nuove tecnolo- il riconoscimento normativo». Si potrebbe gie nella cardiologia nazionale, secondo pensare che con il monitoraggio in remoto Renato Pietro Ricci, il rapporto fra la perpresidente nazionale sona e i sanitari camI biosensori più usati dell’Aiac, «è a buon bi o si annulli. Ma non punto». Ad oggi «il è così. «Il giudizio del in cardiologia sono i 40-50% dei pazienti paziente – osserva il fotopletismografici, che presidente Ricci – è portatori di defibrillatore ha un sistema registrano molti parametri favorevole. La perdi monitoraggio in recentuale di gradimoto mentre per chi mento è oltre il 95%. porta i pacemaker siamo intorno al 20%». Quasi tutti pazienti monitorati si sentono La regione più avanti nelle nuove tecnolo- presi in carico tramite un percorso che li gie in cardiologia è il Trentino alto Adige, accompagna nelle fasi della malattia». «è stata infatti la prima – spiega – ad otDurante una delle tavole rotonde all’intenere la rimborsabilità delle prestazioni. terno del convegno, è emersa l’ipotesi di In genere, tutto il Nord Est ha dimostrato valutare l’inserimento della digitalizzaziosensibilità. Non da meno sono la Lombar- ne in sanità fra i Livelli essenziali di assistenza. «La valutazione della commissione dia e il Lazio.
ull’uso delle app gli esperti intervenuti al convegno avvertono: «esistono delle buone app, validate scientificamente, che possono essere di grande aiuto ad esempio per i medici per perfezionare le cause della ipercolesterolemia», afferma Marcello Arca, professore associato di Medicina Interna dell’università La Sapienza di Roma. «Ma a mio avviso, però, nessuna di queste app può essere di ausilio per il paziente e nessuna può sostituire il medico nella decisione e nel monitoraggio della terapia. Credo che il fattore di rischio colesterolo contenga dei fattori emozionali che non consentono un approccio razionale da parte di persone non esperte. Sono favorevole all’idea di sostenere le app ma è necessario che siano nella piena disponibilità del medico». © ra2studio/www.shutterstock.com
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SALUTE
di Nico Falco
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arla italiano una dei tre finalisti della sezione Ricerca dell’European Inventor Award 2019, che verrà assegnato il prossimo 20 giugno a Vienna. Ma lo fa con accento francese, perché da 31 anni si è trasferita oltralpe per proseguire gli studi fino a diventare un punto di riferimento per la ricerca oncologica. Lei è Patrizia Paterlini-Bréchot, nata a Reggio Emilia, che lavora e insegna Biologia e Oncologia cellulare- molecolare all’Université Paris-Descartes di Parigi. Ha sviluppato un sistema per scoprire il cancro ben prima delle odierne attrezzature diagnostiche, e usando soltanto il sangue: ne bastano 10 millimetri e in un quarto d’ora si ottiene la risposta. Il metodo si basa sulla ricerca delle cellule CTCs, segnale di una presenza tumorale in atto e del fatto che si possa sviluppare la metastasi. Particolare fondamentale di questa tecnica è la possibilità di scoprire il cancro nelle sue fasi iniziali, anche diversi anni prima che si sviluppino le metastasi; in questo modo si può intervenire con terapie mirate aumentando sensibilmente, ove possibile, le possibilità di guarigione. Le cellule al centro degli studi della Paterlini-Bréchot, le CTCs, derivano dal tumore primario e attraversano il corpo con la circolazione sanguigna; sono però difficili da individuare perché, benché siano molto più grandi delle altre, sono anche molto rare e mutevoli. Per isolarle la ricercatrice ha quindi messo a punto un sistema di filtraggio verticale, sfruttando proprio la differenza delle dimensioni. Sembrava un’idea impossibile da realizzare per via della velocità di coagulamento e per il numero di cellule contenute in poche gocce, ma dopo aver testato più di 700 modalità differenti il team di ricerca ha trovato quelle che permette di settare i parametri corretti per isolare in maniera affidabile soltanto le cellule cercate.
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ECCO IL SISTEMA ISET, CHE SCOPRE I TUMORI FILTRANDO IL SANGUE Il metodo di screening selezionato per il premio inventori UE
Il processo è chiamato Iset (Isolation una volta confermato che si tratti di cellule by Size of Tumor cells) ed era stato illustra- tumorali, vengono effettuate le altre analito in una pubblicazione nel 2000, diventan- si; in questo modo la diagnosi e le terapie do il primo dei brevetti europei ottenuti possono ottenere risultati precisi prima dall’oncologa con la ricerca. Con questo che si formino le metastasi, quando la matipo di procedimento basta un campione da lattia è ancora agli stadi iniziali. In uno stu10 millimetri e circa dio clinico sul tumore 15 minuti. Il sangue ai polmoni il metodo Il metodo si basa sulla viene prelevato, diluIset ha individuato ito e inserito in una ricerca delle cellule CTCs, le cellule CTCs fino cartuccia di plastica a quattro anni prima segnali di una presenza che i noduli fossero dove c’è un filtro in policarbonato; il filvisibili ai raggi X e tumorale in atto traggio viene eseguito alla Tac. con la forza attrattiva Oltre ad essere del vuoto: la cartuccia viene posizionata in usato per la diagnosi precoce in pazienti a un macchinario su un piano d’appoggio e rischio, con la possibilità di essere inserito l’effetto vacuum forza il campione attra- nei controlli di routine, il sistema elaborato verso il filtro, che lascia passare le cellule dall’equipe della professoressa Patrizia Papiù piccole e trattiene quelle di maggiori terlini-Bréchot potrebbe essere utilizzato dimensioni, tra cui quelle che indicano la anche per verificare l’efficacia delle terapie: presenza tumorale. Le cellule bloccate dal i farmaci anticancro efficaci dovrebbero far filtro vengono esaminate al microscopio e, scomparire questo tipo di cellule dal sangue
SALUTE
Nel riquadro, Patrizia Paterlini-Bréchot.
Il riconoscimento
L’ © Phonlamai Photo/www.shutterstock.com
e quindi l’evoluzione della malattia si po- Inserm, una organizzazione pubblica francese, ed è consulente scientifico della Ratrebbe monitorare coi successivi filtraggi. Il prossimo obiettivo del team è l’ela- recells Diagnostics, da lei fondata nel 2009. borazione di un sistema che non si limiti a Per entrare a far parte delle procedure coscoprire l’esistenza del cancro ma che pos- perte dall’assicurazione sanitaria il sistema sa anche fornire indicazioni sulla parte del Iset dovrà essere sottoposto a ulteriori stucorpo in cui si forma, di clinici, che richiein modo da facilitarne dono ingenti finanlo screening. Patrizia Potrebbe essere utilizzato ziamenti, ma è stato Paterlini-Bréchot ha già validato da oltre per le diagnosi precoci, studiato medicina e 70 studi scientifici e ma anche per verificare testato su circa 2600 si è specializzata in oncologia ed ematopersone, tra cui oltre l’efficacia delle terapie logia all’Università di 2000 pazienti oncoModena. Dopo aver logici; attualmente è lavorato come specialista sul cancro a Bo- disponibile per i pazienti francesi dal 2017 logna, nel 1988 si è trasferita a Parigi per al costo di 500 euro. La Rarecells Diagnola specializzazione in Biologia molecolare e stics società possiede la licenza esclusiva nel 1993 ha completato il PhD all’Universi- per sfruttare i brevetti del processo Iset, con l’accordo che le royalties ritornino alle tà di Parigi XI. Oggi l’oncologa, che presta anche ser- istituzioni pubbliche proprietarie: in quevizio presso il Sistema ospedaliero pari- sto modo il brevetto garantisce i fondi per gino, è leader di un team di ricerca della continuare la ricerca.
European Inventor Award è il premio dedicato all’Innovazione lanciato nel 2006 da European Patent Office. Per l’edizione 2019 sono state esaminate 475 proposte di inventori pervenute all’Epo, l’Ufficio europeo dei brevetti. I finalisti sono tre per ognuna delle cinque categorie previste: Industria, Ricerca, Paesi non aderenti all’Epo, Piccole e medie imprese, Premio alla Carriera; un sesto riconoscimento verrà assegnato sulla base delle preferenze del pubblico online, che potrà votare nelle ultime due settimane prima del 20 giugno, quando ci sarà la cerimonia di assegnazione dei premi. Gli inventori arrivati in finale provengono da 12 nazioni, Patrizia Paterlini-Bréchot è l’unica italiana; con lei, nella categoria della Ricerca, ci sono l’immunologo francese Jerome Galon, che ha elaborato Immunoscore, uno strumento diagnostico per prevedere le possibilità di recupero e i rischi di recidiva nei pazienti oncologici, e il biochimico tedesco Matthias Mann, che ha sviluppato tecniche per mappare rapidamente le proteine prodotte dall’organismo e scoprire segni rivelatori di malattie prima che si manifestino.
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di Francesca Cicatelli
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eolocalizzare i tumori è il primo passo per la cura. Un’esplorazione del nostro mondo interiore per guarire in tempo. Il team della Johns Hopkins University School of Medicine ha sviluppato un modello che proietta virtualmente la crescita e le caratteristiche del tumore con tutti i dettagli visivi della malattia. Gli scienziati ci sono riusciti combinando immagini 3D ottenute con tecniche di microscopia e risonanza insieme a formule matematiche. Una specie di Google Maps del cancro attraverso cui i ricercatori hanno ricostruito le mappe del tumore alla mammella anche se per il momento solo sulla base di un modello di topo. Il risultato è simile infatti a una piantina che simula il flusso sanguigno nel tumore, un po’ come avviene su Google Maps quando intercetta l’andamento veicolare: i segmenti dei vasi sanguigni sono le strade e il flusso sanguigno in ciascun segmento somiglia al traffico in una via. Si può intervenire dal computer modificando le condizioni della malattia (l’estensione, la forma) e osservando come cambiano di conseguenza queste strutture. L’idea è che in futuro si possa utilizzare questo programma come un test virtuale per studiare i possibili trattamenti in base all’evoluzione del tumore. Ma come si è giunti a questo modello? Gli autori hanno incrociato le immagini in 3D di campioni di tumori da modelli animali con complesse formule matematiche. In questo modo hanno ottenuto un sistema per comprendere meglio e visualizzare la complessità del cancro nella sua evoluzione. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports. Attualmente la rappresentazione del microambiente del tumore è insuffi-
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ciente e questo rende ricerche e modelli questi dati con quelli presenti in altri non abbastanza accurati da permettere studi per capire come queste strutture di studiare visivamente la crescita del- si comportano ed evolvono in un sistema le neoplasie. Partendo da questo gap gli vivente. Le informazioni raccolte riguarautori hanno applicato la loro esperien- dano soprattutto la pressione, il flusso za nell’ambito dell’imaging per generare sanguigno e il volume e i vasi di dimenun plastico virtuale sioni e forma anain grado di rappreloghi a quelli visuaI ricercatori hanno al sentare i vasi e il lizzati tramite le flusso sanguigno, tecniche di imaging momento ricostruito la l’ossigenazione e i ad alta risoluzione. mappa della neoplasia cambiamenti strutUna volta combiturali del tumore. nati tutti i dati, i della mammella Il team, guidato ricercatori hanno da Arvind Pathak, sviluppato formule docente di Radiologia e Ingegneria bio- per descrivere e rappresentare questi medica alla Johns Hopkins Medicine, ha elementi del tumore. dapprima analizzato le immagini con il Il miglioramento della capacità di microscopio a risonanza magnetica in ottenere immagini ad alta risoluzione 3D e microtomografia 3D su topi con rappresenta uno strumento per un trattumore al seno; ha quindi ottenuto im- tamento non invasivo e per prevedere magini microscopiche della malattia e il comportamento del tumore in un padell’ambiente circostante. Queste imma- ziente e personalizzare la terapia. Atgini forniscono informazioni su volume, tualmente il modello, ancora in fase di struttura tumorale e rete dei vasi san- prototipo, può essere utile per bioingeguigni. Gli autori hanno poi confrontato gneri e biologi che si occupano di tumo-
SALUTE
Come i cavoli a merenda
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TUMORI GEOLOCALIZZATI COME LE STRADE
Un gruppo di scienziati americani ha creato un modello virtuale di crescita del cancro ri per studiare il cancro “in silico”: una tumorali portano alla morte di alcune locuzione recentemente introdotta in cellule sane, che rilasciano il loro Dna ambito scientifico per indicare lo studio nell’apparato circolatorio. Visto che, a di fenomeni attraverso simulazioni ma- seconda del tessuto di provenienza, il tematiche al computer. materiale genetico può presentare caCiò che invece sta funzionando e ratteristiche strutturali diverse, analizha superato la fase zando tali carattesperimentale è la ristiche è possibile Lo studio è stato diagnosi su sangue identificare la zona ossia la localizzaziodell’organismo colcondotto dalla Johns ne del tumore con pita dal tumore. La Hopkins University un esame ematico. scoperta è stata del A introdurla è l’Ututto casuale. School of Medicine niversità della CaliMentre si cercafornia a San Diego, vano, con approccio dove un gruppo di ricercatori coordinato classico, i segnali di cellule tumorali e dall’esperto di bioingegneria Kun Zhang la loro provenienza ecco che sono stati è riuscito a trovare una strada non solo intercettati segnali provenienti da altre per diagnosticare il cancro, analizzando cellule e si è capito che, integrando quecampioni di sangue, ma anche per dire sti due segnali, si sarebbe potuta staquale tessuto ha colpito senza dover bilire la presenza di un tumore e dove ricorrere a esami più invasivi come le stesse crescendo. Per ora occorrerà atbiopsie. tendere prima che il test entri nella praIl loro test, descritto sulle pagine di tica diagnostica, ma per portare la ricerNature Genetics, si basa su un fenome- ca a livello clinico bisognerà lavorare in no particolare: proliferando, le cellule sinergia con gli oncologi.
vevano ragione le nonne: meglio cavoli a merenda. La salvezza è green. I vegetali della famiglia delle crucifere sono noti per le loro proprietà anticancro. Un gruppo di ricercatori guidati dallo scienziato italiano Pier Paolo Pandolfi, da anni negli Usa, ha ora scoperto cosa c’è dietro l’effetto protettivo: una molecola in grado di spegnere un gene coinvolto nell’insorgenza di diversi tumori. Lo studio è pubblicato sulla rivista Science e dimostra che, colpendo questo gene con la molecola estratta dai broccoli, si arresta la crescita tumorale in topi resi in laboratorio vulnerabili alla malattia. È stato identificato un enzima che innesca un meccanismo cruciale per lo sviluppo del cancro, inibito invece da un composto naturale presente nelle crucifere. La sostanza contenuta nei broccoli attiva il gene oncosoppressore Pten. I ricercatori hanno poi identificato le molecole e i composti che regolano la sua attivazione e hanno scoperto anche un gene coinvolto nello sviluppo tumorale, Wwp1, che produce un enzima che inibisce l’attività anticancro di Pten, rendendolo inefficace come oncosoppressore. Si è partiti da una piccola molecola contenuta nelle crucifere (indolo-3-carbinolo) che potrebbe appunto essere la chiave per contrastare l’effetto cancerogeno del gene Wwp1. Somministrata ai topi, infatti, inattiva questo gene restituendo a Pten i suoi super poteri di oncosoppressore.
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Il cuore infartuato può rigenerarsi La scoperta italiana è stata pubblicata sulla rivista Nature
di un piccolo Rna, chiamato microRna-199, che comporta il recupero quasi totale delle funzionalità cardiache all’incirca entro un mese dopo l’attacco causato dall’infarto. ella maggior parte dei casi un infarto può essere letale. Alla ricerca hanno collaborato anche la Fondazione MonasteQuando però l’infarto non è mortale, spesso possono sorio di Pisa, con la supervisione di Giovanni Aquaro, e la School praggiungere altri tipi di complicazioni, dovute al fatto of Cardiovascular Medicine & Sciences del King’s College Lonche il cuore rimane comunque lesionato. D’ora in poi le don. Ed è a Londra che Giacca intende spostare la sua squadra cose potrebbero cambiare grazie a un gruppo di ricercatori itadi lavoro per dare seguito alle ricerche di nuovi farmaci biologici liani autori di una scoperta innovativa. Si tratta di un approccio per le malattie cardiache. Questi risultati, secondo quanto rifegenetico capace di riparare il cuore che è stato ferito da un infarriscono gli studiosi, sono una prima e pratica dimostrazione di to. La ricerca è stata messa a punto da alcuni studiosi dell’Istituto come sia possibile curare e riparare il cuore di un animale, allo stesso modo e con lo stesso meccanismo attraverso il quale viedi Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotene rigenerato il cuore dei pesci e delle salamandre. Dal punto di chnology (Icgeb) di Trieste. Gli esperimenti vista anatomico e fisiologico, inoltre, il cuore hanno fornito risposte positive: attraverso del maiale, di grossa taglia, è molto simile a la somministrazione di un piccolo farmaco quello dell’uomo, per cui si può volgere lo Il team è composto da genetico, veicolato da un virus reso inoffensguardo al futuro con ottimismo. «Servirà sivo, i ricercatori hanno infatti scoperto che ancora del tempo prima di poter iniziare la scienziati della Scuola il cuore può rigenerarsi, andando a stimolare sperimentazione clinica utilizzando questa Superiore Sant’Anna di la proliferazione delle cellule cardiache. nuova terapia - spiegano gli scienziati -. Il Lo studio ha avuto grande risonanza, Pisa e dall’Icgeb di Trieste trattamento finora è stato condotto facendo tanto da essere pubblicata sulla rivista Naturicorso a un virus modificato per portare le re. E non poteva essere altrimenti, visto che, molecole di Rna all’interno delle cellule del secondo i dati snocciolati dall’Organizzazione Mondiale della Sacuore, ma questo non permette di controllare in modo preciso nità, la questione riguarda ben 23 milioni di persone nel mondo il dosaggio, causando nel tempo effetti indesiderati. Dobbiamo affette da scompenso cardiaco. In seguito a un infarto, il cuore imparare a somministrare l’Rna come fosse un farmaco sintetico: non è capace di riparare i danni che ha subito. O meglio, può riusappiamo che è possibile, perché è già stato fatto nei topi». scirci solo attraverso la formazione di una cicatrice che, però, sul Il morale è alto. «È un momento molto eccitante – aggiungolungo periodo, comporta degli scompensi e un’alterazione della no -. Dopo numerosi tentativi andati a vuoto negli ultimi 15 anni provando a utilizzare le cellule staminali, per la prima volta abbiastessa funzione cardiaca.Il team guidato da Mauro Giacca dell’Icmo compreso come sia possibile riparare il cuore in un animale geb di Trieste e da Fabio Recchia dell’Istituto di Scienze della Vita della Sant’Anna di Pisa ha invece dimostrato che la rigenerazione di grossa taglia stimolando direttamente le proprietà delle cellule del cuore di un maiale è possibile, grazie alla somministrazione cardiache sopravvissute al danno».
di Domenico Esposito
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Malattie professionali nel 2019 Quanto lo Stato e la legge italiana riconosce le “tecnopatie”
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a malattia contratta dal lavoratore nell’esercizio e a causa • Lista 1: malattia professionale Inail la cui origine lavoradella mansione svolta durante l’attività lavorativa, è definitiva è di elevata probabilità come per esempio osteoangioneurota malattia professionale Inail. Questa è riconosciuta come patie causata da vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio, causa di servizio, quando rientra nell’elenco malattie tabelle spondilodiscopatie del tratto lombare e l’ernia discale lomlate, ossia, nella lista delle 24 malattie individuate per il settobare per la movimentazione manuale dei carichi eseguita con re dell’agricoltura o nella lista delle 85 malattie per il settore continuità durante il turno lavorativo, sindromi da sovraccarico industria sancite dal D.P.R. 336/94 e successive modificazioni, biomeccanico della spalla, alcune sindromi da sovraccarico del ivi compresa la silicosi, la asbestosi e le malattie da raggi X del gomito e del polso- mano per i microtraumi e posture incongrue personale sanitario. Inoltre, è riconosciuta la causa di servizio, a carico degli arti superiori per attività eseguite con ritmi conse la malattia professionale Inail 2019 rientra nella lista malattie tinui e ripetitivi per almeno la metà del turno di lavoro, borsinon tabellate, per le quali il lavoratore ha l’onere di dimostrare la te, la tendinopatia del quadricipite femorale e la meniscopatia causa ed effetto dell’insorgere della malattia con l’attività lavoradegenerativa da microtraumi e posture incongrue a carico del tiva. Lo Stato e la Legge italiana, riconosce ginocchio, Tunnel Carpale. la malattia professionale (o tecnopatia) e la • Lista 2: malattia professionale Inail Per essere riconosciute causa di servizio quando: la cui origine lavorativa è di limitata pro• La malattia si contrae per esposibabilità, come per esempio sindromi da devono rientrare negli zione a determinati rischi correlati al tipo sovraccarico dell’arto superiore relative a elenchi e devono essere micro- traumi e posture incongrue degli di lavoro svolto, come il contatto a polveri e sostanze chimiche nocive, rumore, vibra- denunciate dal lavoratore arti superiori per attività eseguite con ritmi zioni, radiazioni, misure organizzative che continui e ripetitivi per almeno la metà del agiscono negativamente sulla salute; turno lavorativo, talalgia plantare (ente- so• Il rischio agisce in modo prolungato nel tempo: causa patia), la tendinite del tendine di Achillee la sindrome del tunnel lenta. tarsale per traumi e posture incongrue a carico del piede e della Pertanto, la malattia professionale Inail, per essere riconocaviglia per attività eseguite durante il turno lavorativo, ernia sciuta, deve innanzitutto rientrare in un specifico elenco di madiscale lombare in lavoratori esposti a vibrazioni trasmesse al lattie tabellate o non tabellate, a cui devono seguire la presencorpo intero per le attività di guida di automezzi pesanti e contazione del relativo certificato-denuncia del lavoratore e datore duzione di mezzi meccanici. di lavoro, visita medica e, quindi, riconoscimento dell’indennità • Lista 3: malattia professionale Inail la cui origine lavoall’assicurato ed esclusione per i dipendenti pubblici dall’obbligo rativa è possibile, come per esempio la sindrome dello stretto degli orari visite fiscali. toracico (esclusa la forma vascolare) e il Morbo di Dupuytren reIl D.M.del 27 aprile 2004, che ha sostituito il precedente lativi ad esposizione a microtraumi e posture incongrue degli arti D.M. del 18 aprile 1973, elenca le malattie raggruppandole in superiori per le attività eseguite con ritmi continuativi e ripetitivi tre liste: per almeno la metà del tempo del turno lavorativo. (P. S.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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CHI MANGIA VELENO CAMPA 100 ANNI
Dall’Università di Washington individuati i microrganismi dei fondali marini che si nutrono di arsenico
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i pensava che a buttarlo il veleno, letale che conosciamo, bensì un elemento metaforicamente parlando, non ci fondamentale per la vita di alcuni microrfosse poi nessuno a raccoglierlo. E ganismi. In certe zone del pianeta caratinvece all’acme del sacrificio ecco terizzate da bassissimi livelli di ossigeno, spuntare i microrganismi. È sempre il pic- infatti, gli esseri viventi sono costretti a colo che risolve le cose in silenzio e lonta- cercare strategie alternative per sopravno da occhi indiscreti. In assenza d’ossige- vivere. no questo e altro: si scantona e annaspa La ricerca descritta nella rivista Proceper mancanza di fiato. edings of the National Academy of ScienE invece no. C’è chi ci sguazza nella ces rappresenta soltanto l’inizio di una sedeprivazione da O2. I ricercatori dell’U- rie di studi per comprendere in modo più niversità di Washinapprofondito batteri gton hanno scovato rimasti finora sconoLa ricerca rappresenta un piccolo gruppo di sciuti. Il team guidaminuscoli esseri vi- l’inizio di una serie di studi to dalla ricercatrice venti marini che hanJaclyn Saunders ha per comprendere meglio analizzato i campioni no tagliato la testa al toro e, visto che il batteri finora sconosciuti estratti dall’Oceano mondo è sempre più Pacifico tropicale, al largo del Golfo tossico, han fatto di necessità virtù: per sopravvivere trasfor- del Messico, individuando due tipi di mimano in energia il veleno letale per l’uo- crorganismi che utilizzerebbero il veleno mo. Finché si nuota nel colore blu sem- all’interno di processi genetici allo scopo bra tutto abbastanza scontato; ma è nelle di trasformarlo in energia. In base agli stuprofondità verso il nero che la vita assume di condotti finora i batteri con questa caforme differenti tali da sconvolgere le cer- ratteristica rappresenterebbero soltanto tezze dell’uomo. Sui fondali dell’Oceano l’1 per cento della popolazione microbica Pacifico ecco che l’arsenico non è il veleno di queste acque.
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Sebbene i ricercatori fossero da tempo consapevoli dell’esistenza di alcune aree oceaniche con bassissimi livelli di ossigeno, l’idea che dei microrganismi possano utilizzare l’arsenico per vivere rappresenta una nuova forma di metabolismo per l’oceano aperto. Per campare il più a lungo possibile occorre tattica. E quella dei microrganismi è una strategia di sopravvivenza antica che ha meravigliato i ricercatori: il metodo utilizzato da questi microbi sembrerebbe risalire alle prime fasi della storia della Terra, quando la scarsità di ossigeno costringeva le primordiali forme di vita a utilizzare altri modi per reperire energia, tra i quali l’arsenico, all’epoca nettamente più diffuso nelle acque oceaniche rispetto ad oggi. Ciò che sorprende i ricercatori è come questi microrganismi continuino a mostrare attitudine genetica per tale processo anche in un ambiente che contiene ormai livelli estremamente bassi del veleno, un fattore che potrebbe allargare la ricerca di creature simili in altri contesti ambientali poveri di arsenico. Inoltre, gli autori dello studio sottolineano che, in seguito al cambiamento cli-
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SALUTE
vati da peptidi e proteine di veleno animale, come per esempio il Captopril. Questo composto chimico, basato su una tossina della vipera, viene utilizzato come farmaco per curare l’ipertensione o diversi tipi di insufficienza cardiaca. Il veleno dei ragni, invece, contro il dolore. Nel 2006 un team guidato da James Cox, presso il Cambridge Institute for Medical Research, nel Regno Unito, ha effettuato una scoperta fondamentale: il gene SCN9A svolge un ruolo significativo nella percezione del dolore umano. matico, le zone con scarsa presenza di ossigeno potrebbero espandersi, rendendo così ancor più importante la comprensione di quelle forme di vita che sopravvivono avvalendosi di espedienti alternativi e magari tanto sorprendenti come l’utilizzo di un veleno. Simile non mangia simile, ma chissà come si regolerebbero con l’arsenico gli animali velenosi. Serpenti, ragni e scorpioni sono tra le creature più letali del pianeta, famose per la loro produzione di veleni che usano sia come meccanismo di difesa contro i predatori sia per uccidere le loro prede. Per milioni di anni i veleni di questi animali sono stati ritenuti pericolosi per la loro abilità nel disattivare il sistema nervoso centrale delle prede. Recentemente, però, diversi studi hanno mostrato che anche i veleni degli animali possiedono delle proprietà curative: contengono una grande quantità di peptidi, e possono essere dunque utilizzati come antidolorifici. Per ironia della sorte, le proprietà che rendono mortali i veleni sono le stesse che possono essere utilizzate per i medicinali. Ci sono attualmente sei farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense deri-
SCN9A è responsabile della codifica di un canale del sodio voltaggio-dipendente (Na v 1.7) presente nei neuroni sensoriali del dolore (nocicettori). Il team stava studiando individui con incapacità congenita di provare dolore. Hanno scoperto che ciò era causato da mutazioni di SCN9A che provocavano una perdita completa della funzione di Na v 1.7. L’interruzione di questo singolo gene ha reso questi individui incapaci di provare qualsiasi tipo di dolore. E certo per un metabolismo del genere ci vuole uno stomaco di ferro. (F. C.).
Il veleno contro ipertensione e malattie neurodegenerative
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l veleno dei serpenti contro l’ipertensione e le malattie neuro-degenerative. Delle 3mila specie di serpenti poco più di 600 sono letali. I veleni del serpente sono costituiti da centinaia di diversi tipi di peptidi, enzimi e tossine. Roba da tenere in tensione persino le rughe. La vipera brasiliana addirittura è utilizzata contro l’ipertensione e lo scorpione giallo contro il cancro. Il primo farmaco derivato dalla tossina del veleno di serpente è stato sviluppato proprio per trattare l’ipertensione. Questo veleno © Forma82/www.shutterstock.com contiene una proteina che previene il funzionamento corretto di un composto chiamato enzima convertitore dell’angiotensina (ACE). Il corpo umano utilizza questo enzima per mantenere una pressione sanguigna stabile. Vi sono inoltre medicine derivate dalle neurotossine del serpente (tossine che colpiscono il sistema nervoso centrale) usate per trattare lesioni o malattie cerebrali, come l’ictus, l’Alzheimer e il Parkinson. Analogamente ai peptidi dei ragni che sono in grado di interagire con i canali del sodio, le ricerche dimostrano che anche il veleno dello scorpione potrebbe avere proprietà antidolorifiche. Ma non è tutto: i ricercatori hanno anche scoperto che il suo veleno potrebbe aiutare a combattere il cancro e hanno sviluppato una proteina, la Tumor Paint BLZ-100 (detta anche “la vernice del tumore”). Sintetizzata a partire da una clorotossina, riesce a identificare le cellule tumorali e a illuminarle.
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Il senso del tatto nasce con il feto La scoperta smentisce che sia tutto frutto dell’esperienza di Carmen Paradiso
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neuroni che si trovano nella corteccia celebrale responsabile del tatto si organizzano e si attivano già nel feto. Questa scoperta sensazionale è stata fatta da Guillermina López-Bendito e colleghi dell’Universidad Miguel Hernández-Consejo Superior de Investigaciones Científicas (UMH-CSIC), di Sant Joan d’Alacant, in Spagna. Lo studio condotto sui topi ed è stato pubblicato sulla rivista “Science”. Dalla ricerca, quindi, emerge che l’ipotesi finora portata avanti dagli scienziati, secondo cui la formazione di strutture complesse di connessione avviene dopo la nascita per un effetto delle esperienze, non è più sostenibile. Già nel feto accade qualcosa. Finora gli studiosi avevano sostenuto che, nel caso dei topi, gli stimoli del senso del tatto venivano ricevuti dalle vibrisse. Ma cosa accade invece negli embrioni dei topi? Lo studio ha evidenziato che la corteccia viene stimolata da schemi di attività prodotti dal nucleo centrale del talamo. Le vibrisse, che per i topi equivalgono alle mani degli esseri umani, sono state oggetto di studio da parte di López-Bendito e colleghi. Nello specifico, sono state studiate le regioni della corteccia somatosensoriale che elaborano gli stimoli proveniente dalla vibrisse. Gli studiosi hanno focalizzato la loro attenzione sui meccanismi che sono alla base dell’organizzazione dei neuroni in colonne corticali, o ipercolonne, affianca-
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te le une alle altre. Gli studi condotti finora su queste colonne erano focalizzati ad individuare i meccanismi che consentivano questa perfetta organizzazione, dove risultava evidente il ruolo dell’esperienza che avveniva dopo la nascita. Questa ricera, invece, evidenzia come questa organizzazione delle colonne corticale sia già definita e funzionante nella fase embrionale. Infatti, è stato evidenziato come la forma embrionale del talamo produca questi schemi di attività elettrica spontanea, ancor prima che arrivino stimoli sensoriali dai nervi periferici. Da questo si evidenzia come il talamo abbia un ruolo di guida nella formazione sia delle colonne corticali che della mappa somatotopica nella corteccia non ancora matura. «La nostra ipotesi - ha spiegato López-Bendito è che questo modello di attività che si svolge durante le fasi embrionali prepari i circuiti e le aree corticali a ricevere informazioni dai sensi dopo la nascita. La probabilità che questi principi di mappatura corticale, che sono state studiati, siano presenti anche ad altri mammiferi e che riguardino anche altri sensi sia molto alta. Le onde talamiche sono comuni anche ad altri sensi dato che il talamo ha proprio la funzione di trasformare in impulsi che trasmette alla corteccia celebrale tutto ciò che apprende dai sensi. È molto probabile- ha aggiunto López-Bendito - che il meccanismo coinvolto nella formazione delle mappe sensoriali che abbiamo scoperto nei roditori possa essere esteso anche agli esseri umani, perché l’organizzazione della corteccia è evolutivamente conservata tra le specie».
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Più grassi in campagna
In oltre 30 anni il Bmi delle popolazioni rurali è aumentato gon, biologa nutrizionista. «Quando si accusa lo stile di vita moderno occidentale di favorire l’aumento di peso lo si fa perché lo si associa a una maggiore facilità di reperire cibi densi hi l’ha detto che la vita in campagna è salutare per il giro di energie e, allo stesso tempo, a una maggiore sedentarietà. vita. Un recente studio sulle tendenze globali dell’indiIn altre parole, per procurarsi molte energie non è necessario ce di massa corporea (Bmi), condotto dall’Imperial Colspenderne altrettante», aggiunge. Se in tempi passati vivere lege di Londra e pubblicato su Nature, ha messo sulla in aree rurali significava spesso fare lavori più dispendiosi dal bilancia (analizzando i dati relativi all’altezza e al peso) oltre punto di vista energetico «oggi – continua Soligon - chi vive 112 milioni di adulti nelle aree urbane e rurali di 200 Paesi in campagna non fa necessariamente il contadino, anzi, sono tra il 1985 e il 2017, incluso il nostro. La ricerca, a cui hanno molti gli abitanti delle zone rurali che svolgono lavori d’uffipartecipato mille ricercatori in tutto il mondo, ha rilevato che cio, sedentari. Per di più i miglioramenti tecnologici hanno ridotto anche il dispendio energetico associato a lavori pesanti. dal 1985 al 2017 l’indice di massa corporea è aumentato di una media di 2 kg/m2 nelle donne e di 2,2 kg/m2 negli uomini Per intenderci, manovrare un mezzo pesante stando seduti a livello globale, equivalenti a 5-6 kg in più alla sua guida non può di per sé essere caa persona. Oltre la metà dell’aumento glotegorizzato come “lavoro pesante”. bale registrato in questi 33 anni è dovuto La ricerca è stata condotta Da un lato, quindi, oggi anche chi vive alla crescita del Bmi nelle zone rurali. Se in zone rurali può consumare ben poche dall’Imperial College nel 1985 uomini e donne che vivevano in energie con le attività quotidiane. Se, a di Londra e pubblicata città in oltre tre quarti dei Paesi avevano fronte di questo cambiamento, l’alimenun Bmi più elevato rispetto alle loro contazione degli abitanti delle campagne è sulla rivista Nature troparti di campagna, nel tempo il divario rimasta quella dei tempi in cui consumasi è ridotto o addirittura invertito. vano più energie – o se addirittura è pegI ricercatori hanno riscontrato inoltre importanti differengiorata con il consumo di cibi più densi di energie – è facile ze tra Paesi ad alto, medio e basso reddito. Nei Paesi ricchi, immaginare perché l’indice di massa corporea nelle zone ruad esempio, lo studio ha mostrato che l’indice di massa corrali sia aumentato. porea è risultato generalmente più elevato nelle zone rurali A ciò si aggiunge che oggi nelle città le opportunità per dal 1985, soprattutto per le donne. I ricercatori suggeriscono scegliere alimenti più salutari (meno densi di energie e più che ciò sia dovuto agli svantaggi sperimentati da coloro che ricchi di nutrienti) e praticare attività fisica si sono moltiplivivono fuori città: reddito e istruzione inferiori, disponibilicate, mentre in alcune zone rurali sono ancora limitate. Questo – conclude - potrebbe riflettersi sullo stile di vita della tà limitata e prezzo più elevato di cibi sani, ma anche meno popolazione, contribuendo a peggiorare l’indice di massa corstrutture per lo svago e lo sport. «Lo stile di vita contribuisce a determinare l’indice di massa corporea sia attraverso l’aliporea di chi si ritrova a mangiare troppo rispetto a quanto mentazione sia attraverso l’attività fisica», spiega Silvia Soliconsumi».
di Elisabetta Gramolini
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di Giacomo Talignani
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e vi emozionate davanti a una bir- stione di gusto, ma appunto di sensazioni, ra, non stupitevi troppo. Perché più dato che dipende dalle proprietà psicoatche pregustarne il sapore state già tive delle bevande. assaporando la sensazione che vi «La genetica alla base delle nostre darà dopo averla bevuta. Lo stesso vale preferenze è collegata alle componenti per un buon caffè: amaro o zuccherato, psicoattive di queste bevande. Alle pernon è così amato per il suo gusto, ma per sone piace il modo in cui alcol e caffè li l’emozione positiva che ci fornisce dopo fanno sentire. È per questo che si bevono, averlo bevuto. A dirlo è la scienza e anche non per il sapore» spiega la coordinatrice in questo caso, come spesso capita, è una dello studio Marylin Cornelis. questione di geni. Ciò che è determinante è infatti come I ricercatori della Northwestern Uni- ci si sente appena dopo aver consumato versity Feinberg School of Medicine di queste bevande, sensazioni che sono difChicago (Stati Uniti) ferenti, ad esempio, hanno infatti pubda quelle relative al blicato sulla rivista I ricercatori hanno studiato consumo di un succo Human Molecular i dati genetici di 336mila di frutta. Il lavoro reGenetics uno stulativo ai geni in gioco persone contenuti nella è importante perché dio che racconta la genetica alla base potrebbe aiutare i riBiobanca britannica delle nostre scelte cercatori, in futuro, a in termini di alcune comprendere i modi bevande. Per poter scoprire cosa avviene con cui intervenire nelle diete alimentari. quando scegliamo di trangugiare una bella I problemi legati al consumo di alcol birra gelata, oppure assaporare un ottimo e all’eccessivo uso di zucchero sono fra i caffè preparato al bar, hanno studiato i fattori di rischio più elevati per la salute dati genetici di 336mila persone contenuti umana e riguardano numerose patologie. nella Biobanca britannica. Basta ricordare che l’abuso di alcol è reNel loro studio hanno suddiviso le lativo ad oltre 200 malattie ed è la causa bevande in amare (come caffè, te, succo del 6 per cento dei decessi in tutto il mondi pompelmo, birra, vino rosso e liquori) do. Le bevande zuccherate invece sono e dolci o dolcificate oggi una delle cause (succhi di frutta, latmaggiori legate all’oL’eccessivo uso di te insaporito e ciocbesità infantile e al colata calda) e sucsovrappeso e la steszucchero è tra i fattori cessivamente hanno sa Oms, l’Organizzadi rischio più elevati fatto compilare dei zione mondiale della questionari alle persanità, ricorda a più per la salute umana sone coinvolte in cui riprese l’importanza dovevano indicare di ridurre il consuquante bevande consumavano nell’arco di mo di bevande zuccherate per prevenire 24 ore. malattie cardiovascolari e metaboliche. Dai risultati hanno scoperto che se L’abuso di zucchero è oltretutto collegaamiamo così tanto le bollicine della birra to alla capacità di stimolare il rilascio di amara o il caffè non è tanto per una que- neurotrasmettitori che eccitano, come la
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dopamina, e che hanno un effetto anche nel dare sollievo dal dolore. Con l’idea di svelare alcuni dettagli sul perché consumiamo birre e caffè e altre bevande amare o zuccherate, il team ha dunque studiato i dati della Biobanca britannica e in seguito effettuato uno studio di associazione genomica del consumo di questi drink. I risultati emersi dall’analisi sono stati anche replicati su tre popolazioni statunitensi. Ciò che si evince è, appunto, che la scelta per amaro o dolce non è basata sulle variazioni dei geni del gusto di ognuno di noi, ma piuttosto sui geni che si possono associare alle proprietà psicoattive di queste bevande: in sostanza, scegliamo cosa bere relativamente anche a quale sarà la ricompensa, ovvero ciò che ripaga l’organismo con una sensazione di piacere. In particolare, il team di Cornelis ha osservato una variante di un gene chiamato FTO associato all’assunzione di bevande zuccherate. Si è scoperto che coloro che sono portatori di questa variante genetica, inizialmente correlata a un minor rischio di obesità, sono proprio quelli che preferiscono le bevande dolci: «È con-
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SE AMIAMO BIRRA E CAFFÈ, UN MOTIVO C’È Studi rivelano come non sia una questione di gusto, ma di proprietà psicoattive
trointuitivo. FTO rappresenta ancora un gene misterioso e non sappiamo esattamente come sia correlato all’obesità. Probabilmente gioca un ruolo nel comportamento individuale, che sarebbe associato alla gestione del peso corporeo» ha spiegato la ricercatrice. Mentre uno dei principali autori della pubblicazione, Victor Zhong, spiega come «a nostra memoria questo è il primo studio su questo tipo di correlazione incentrato in modo specifico sul senso del gusto e il più completo su legame tra genoma umano e bevande consumate» un’altra scienziata, Liz Weinandy dietista del Wexner Medical Center Ohio State University, precisa come la ricerca potrebbe essere utilizzata in campo medico. «Ora sarà importante usare le informazioni di questa ricerca per regolare meglio cibi e bevande nella nostra dieta. Ci sono centri di ricompensa nel cervello che si accendono quando determinati composti o sostanze chimiche vengono introdotti nel corpo. Alcune persone sono più sensibili a questi composti rispetto ad altri. Per queste persone potrebbe essere determinante capire come intervenire per non abusarne».
Occhio alle bevande zuccherate
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o zucchero nelle bevande ha maggiori rischi nel provocare cambiamenti metabolici rispetto a quello contenuto nei cibi solidi. Fra le tante ricerche relative all’abuso di zuccheri e i loro pericoli quando li consumiamo un recente studio del dottor Gerhard Sundborn della Facoltà di Scienze mediche e della salute dell’Università di Auckland (Nuova Zelanda) pubblicato su Obesity, rivista di The Obesity Society, sostiene che le bevande zuccherate contribuiscano maggiormente a © Anna Nahabed/www.shutterstock.com malattie croniche come diabete e obesità rispetto a cibi solidi contenenti zucchero. La maggiore pericolosità dello zucchero nei liquidi, come bibite o ad esempio alcuni succhi di frutta, sarebbe dovuta alla sua concentrazione, quantità e alla velocità con cui lo zucchero viene metabolizzato se consumato in forma liquida. La Nuova Zelanda, tra l’altro, dove porta avanti le sue ricerche il dottor Sundborn, sta proprio pensando a una tassa contro le bevande zuccherate per cercare di combattere l’obesità.
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di Biancamaria Mancini* e Cristina Romagni*
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a perdita dei capelli è un problema comune a molte persone, si stima ad oggi che coinvolga il 70% degli uomini e il 40% delle donne, con un profondo e negativo impatto psicologico, emotivo e sociale nella qualità di vita di chi ne soffre. L’alopecia androgenetica (AGA), il telogen effluvium (TE) e l’alopecia areata (AA) rappresentano i tre tipi più comuni di alopecia non cicatriziale. Diversi fattori contribuiscono alla perdita dei capelli, tra cui la componente genetica, ormonale, l’esposizione ambientale, i farmaci e la nutrizione. Il trattamento della perdita di capelli richiede quindi un approccio multidisciplinare e il ruolo dell’alimentazione e della dieta rappresenta un’area di indagine dinamica e ancora in crescita. Sappiamo che il capello, prodotto dal suo follicolo pilifero, affronta un ciclo vitale costituito da tre fasi: l’Anagen fase di crescita che ha la durata di circa 4-5 anni, il Catagen fase di stasi molto breve e il Telogen fase di caduta e quindi di inattività mitotica della durata di circa 3 mesi. Il cuoio capelluto umano contiene circa 100mila follicoli piliferi e, in condizioni di fisiologia, il 90% di questi è in fase di Anagen. Per produrre in modo efficiente capelli sani, il follicolo in fase di Anagen richiede molti elementi essenziali, come proteine, vitamine e minerali. Sono diversi quindi i motivi per attribuire un importante ruolo dei micronutrienti nell’alopecia non cicatriziale, ovvero in quei casi in cui il ciclo vitale del capello subisce delle alterazioni che si traducono in caduta precoce, caduta abbondante, assottigliamento e diradamento. L’evidenza maggiore infatti, è che i micronutrien-
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R&S Istituto Helvetico Sanders.
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IL LEGAME TRA ALIMENTAZIONE E CAPELLI SANI
Studio dei fattori genetici e nutrizionali che contribuiscono alla loro caduta
ti sono elementi importanti proprio nel causa dello scorbuto; solo 300 anni dopo mantenere il normale ciclo del follicolo James Lind collegò lo scorbuto con la capilifero, giocando un ruolo chiave nel ri- renza di vitamina C, notando emorragia e cambio cellulare delle cellule della matri- perdita di capelli. ce nel bulbo follicolare, sede dell’attività Gli effetti sulla crescita dei capelli mitotica e dell’accrescimento dei capelli. includono il TE acuto, spesso causato da I micronutrienti, perdita improvvisa incluse vitamine e di peso o riduzione La perdita di capelli oligoelementi, sono dell’apporto proteico quindi componenti coinvolge il 70 per cento così come l’alopecia fondamentali deldiffusa è osservata degli uomini e il la nostra dieta per nei soggetti con camantenere il giusto 40 per cento delle donne renza di niacina. equilibrio di cute e Carenza proteiannessi cutanei. Una co-energetica: caudieta inappropriata, come gli stati ca- sa alterazioni di cute e capelli evidenti e renziali, possono provocare un effluvio e spesso irreversibili, come depigmentaziocontribuire ad aggravare un defluvio già ne, assottigliamento, fragilità del fusto, in atto talvolta in modo irreparabile. Ne è perdita delle guaine radicolari, come visto una prova la ricerca di Stewart e Guthe- ad esempio nei bambini con condizioni di rie, che descrivono quanto avvenne nel kwashiorkor (carenza proteica acuta), 1497, anno in cui Vasco da Gama registrò marasma e marasmic-kwashiorkor dove la morte di 100 dei suoi 160 marinai a diminuisce anche la velocità di allunga-
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mento e si riduce drasticamente la quota ranno a prendere integratori alimentari dei follicoli in Anagen. Carenza di carboi- senza un consulto specialistico, né un’indrati: causa maggiore caduta e influisce dagine sulla reale presenza di carenze. anche sulla struttura e sulla crescita dei Poiché gli integratori non sono recapelli che appaiono più sottili, destruttu- golamentati dalla Food and Drug Admirati o con disomogeneità di crescita lungo nistration (FDA), spetta allo specialista il fusto. e al consumatore Altre carenze rivedere l’efficacia Il cuoio capelluto nutrizionali: Emerge e la sicurezza degli evidente la potenha circa 100mila follicoli integratori. È chiaziale associazione ro che le deficienze piliferi, di cui il 90 per tra carenza nutriziodi nutrienti devono nale generale e TE cento è in fase di Anagen essere corrette ed è cronico, ma anche importante sapere con AGA, perdita di quali vitamine e micapelli di tipo femminile (FPHL) e AA. nerali sono utili nel trattamento della caLe diverse comunicazioni scientifiche e duta dei capelli, ma proprio per questo va pubblicitarie, hanno condotto le perso- data particolare attenzione all’integrazione a informarsi sempre più sulla supple- ne in assenza di carenze, in quanto esiste mentazione di vitamine e minerali e sulla attualmente una ricerca molto limitata dieta come mezzo per prevenire o gestire su tale argomento e sulle conseguenze di le alterazioni del cuoio capelluto e in par- questa pratica. L’assunzione di nutrienti ticolare dei capelli. In realtà, molti inizie- in eccesso, dove quindi non c’è carenza,
può causare tossicità come quella di selenio, zinco, vitamina A e ferro. AGA e TE: un recente articolo di revisione riporta che l’integrazione di vitamina D, in soggetti che ne sono carenti, può migliorare i sintomi. Anche nei pazienti con AGA o TE che hanno bassi livelli di ferro (più comunemente osservati nelle femmine), si raccomanda l’integrazione. Questi pazienti con carenza di ferro inoltre, dovrebbero assicurarsi che l’assunzione di vitamina C sia appropriata e concomitante. Al momento non ci sono dati sufficienti per raccomandare allo stesso modo l’integrazione di zinco, riboflavina, acido folico o vitamina B12 in caso di carenza. Anche la supplementazione di biotina e di vitamina E, spesso presenti negli integratori per capelli, non è supportata dalla letteratura scientifica per il trattamento di AGA o TE in assenza di carenza. Interessante osservare invece come ferro, vitamina D, acido folico, vitamina B12 e selenio sono vitamine e minerali che possono essere coinvolti nell’incanutimento dei capelli, l’integrazione di questi micronutrienti carenti può migliorare l’ingrigimento precoce. AA: è un’alterazione del ciclo vitale dei capelli con eziologia autoimmune, in cui avviene un blocco nelle fasi precoci dell’Anagen (fase VI) creando aree glabre circolari sul cuoio capelluto. Alcuni studi hanno dimostrato una relazione tra AA e bassi livelli di vitamina D che quindi dovrebbe essere integrata. Non è ancora chiaro invece se esiste una relazione tra la supplementazione di ferro e zinco e i pazienti con AA. Al momento non ci sono neanche dati sufficienti per raccomandare l’integrazione di biotina, folato o vitamina B12 ai pazienti con AA. Non è invece raccomandata l’integrazione con selenio in quanto non emerge Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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SALUTE follicolo pilifero e nella funzione delle cellule immunitarie, sono necessari ampi studi in doppio cieco controllati con placebo per determinare l’effetto dell’integrazione di micronutrienti sulla crescita dei capelli in quei pazienti con carenza di micronutrienti e alopecia non cicatriziale, in modo da stabilire la relazione tra perdita di capelli e carenza di micronutrienti. Riteniamo che la multidisciplinarietà, sostenuta da evidenze scientifiche, sia la strada giusta per potenziare i risultati tricologici e quindi migliorare la qualità di vita delle persone. Di base è necessaria un’attenta sinergia tra corretto stile di vita, adeguata e mirata nutrizione, supporto e trattamenti specialistici. evidente il suo ruolo nell’AA. Grazie ai tanti studi sull’argomento, è evidente la causa multifattoriale delle problematiche tricologiche e la necessità per tale motivo di un approccio multidisciplinare. In questo contesto si affaccia la medicina complementare (CAM), che si riferisce a pratiche alternative usate in concomitanza o in sostituzione delle terapie convenzionali. Il National Center for Complementary and Integrative Health (NCCIH) divide gli approcci CAM in tre categorie principali: prodotti naturali, pratiche di mente e corpo e omeopatia. Nel trattamento dell’alopecia, emerge un bisogno insoddisfatto di terapie che forniscano risultati soddisfacenti a lungo termine. I pazienti si rivolgono spesso alla medicina complementare e alternativa con l’intenzione di trovare terapie sicure, naturali ed efficaci per il ripristino di una capigliatura sana. Nel campo tricologico la CAM rivestono un importante ruolo come prodotti naturali, vitamine e oligoelementi e può fornire ulteriori benefici. Vitamine e oligoelementi sono infatti vitali per il ciclo del follicolo pilifero e mantengono l’omeostasi come cofattori enzimatici, ormoni, antiossidanti e immunomodulatori. I prodotti botanici da cui derivano trattamenti e integratori agiscono sull’infiammazione, riducono lo stress ossidativo e controllano i livelli ormonali come nel caso del Diidrotestosterone. Tra i prodotti naturali più promettenti come integratori ricordiamo capsaicina, serenoa repens, proteine marine, olio di semi di zucca, procianidine e buoni risultati si stanno avendo mediante somministrazione topica di diversi estratti naturali. Nonostante ci sia una varietà
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di CAM sul mercato per l’alopecia, solo alcuni sono sostenuti da una forte evidenza clinica e/o scientifica. La CAM offre la possibilità di scegliere terapie che sono promettenti e a basso rischio, coadiuvanti o alternative. Dato il crescente interesse nei CAM per condizioni di alterazioni tricologiche inclusa l’alopecia, gli specialisti del settore devono essere a conoscenza di questi prodotti, dei risultati clinici presenti, e dei possibili effetti collaterali al fine di assicurare un’accurata consulenza. Considerato il ruolo delle vitamine, degli aminoacidi e dei minerali nello sviluppo normale del © Puhhha/www.shutterstock.com
Bibliografia 1. Hind M. Almohanna et al. Dermatology and Therapy. March 2019, Volume 9, Issue 1, pp 51-70. 2. Anna-Marie Hosking et al. Skin Appendage Disord 2019; 5:72–89. 3. Emily L. Guo1 and Rajani Katta. Dermatol Pract Concept. 2017 Jan; 7(1): 1–10. 4. R.B. Bradfield. Effect of undernutrition upon hair growth. Hair Research1981, pp 251-256. 5. https://www.sanders.it/rimedi-caduta-capelli/trattamento-capelli/. 6. https://www.sanders.it/caduta-capelli/caduta-capelli-cause/.
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I malanni di stagione
Le forme di allergie da polline che caratterizzano la primavera lingua: tali problemi compaiono entro pochi minuti dall’assunzione di alcuni cibi, soprattutto frutta e verdura fresca. A volte si accompagnano a manifestazioni extra-orali (gastrointestinali, er chi soffre di allergia al polline, questo è un periodo difcongiuntivite). ficile. Molto difficile. Sì, perché è vero che oggi questo Tra i consigli degli specialisti per ridurre i problemi c’è dare tipo di allergia è perenne, ma è altrettanto vero che i polaria a casa solo in modo breve e intenso, lavare i capelli prima lini si disperdono nell’aria quando le piante fioriscono. E di coricarsi, non stendere la biancheria all’aperto e indossare la primavera è la stagione in cui la fioritura non manca. Non solo occhiali da sole. Per il trattamento dei sintomi di un’allergia ai stagioni. C’è da considerare anche l’aspetto meteorologico: in pollini si può ricorrere a diversi farmaci: tra i principali gruppi caso di forte vento, ad esempio, si rischiano le crisi anche a didi principi attivi figurano gli antistaminici, i corticosteroidi, gli stanza dalle piante. Con il vento infatti i pollini vengono spostati antagonisti dei leucotrieni e gli stabilizzatori dei mastociti. Gli antistaminici bloccano la reazione allergica occupando anche di molti chilometri nell’ambiente per cui si è a rischio anche se nelle vicinanze non ci sono piante. i recettori dell’istamina e impedendo a quest’ultima di avere Se piove il pericolo diminuisce e da queeffetto. I corticosteroidi sono ormoni endosto punto di vista la pioggia è un’alleata di geni e, assunti come farmaco, inibiscono la Le principali forme chi soffre di pollinosi. Questo tipo di allerproduzione nelle cellule di mediatori dell’ingia è comune (si calcola che in Italia almeno fiammazione. Gli antagonisti dei leucotrieni di pollinosi sono la il 7-8 per cento della popolazione presenti annullano l’effetto di determinati mediatori rinite allergica è manifestazioni cliniche di pollinosi) anche dell’infiammazione (leucotrieni, appunto). perché i pollini si trovano ovunque: possoGli stabilizzatori dei mastociti evitano l’asma bronchiale no essere di vari tipi e dimensioni. Si può inche questi ultimi rilascino mediatori dell’infatti trovare pollini da un minimo di cinque fiammazione. Per un’azione efficace bisogna a un massimo di 200 micron, tutte particelle invisibili che non intervenire sulle cause: l’immunoterapia specifica (desensibilizpossono essere individuate a occhio nudo. zazione) è l’unica terapia che combatte le cause di un’allergia ai Ci sono più forme di pollinosi: precosi, pre-primaverili, pollini. Per un periodo di tre-cinque anni, gli allergeni vengono emergenti, da sensibilizzazione a piante arboree, primaverili somministrati in dosi sempre più elevate per mezzo di iniezioo primaverili estive, da sensibilizzazioni a graminaceae (le più ni sottocutanee (SCIT) o di pastiglie/gocce sublinguali (SLIT). frequenti) e estivo autunnale. Le principali forme di pollinosi L’obiettivo è quello di abituare il corpo all’allergene e costituire sono rinite allergica e asma bronchiale, entrambe sostenute da così una protezione immunologica che attenui o eviti altre reazioni allergiche. un comune processo infiammatorio delle vie aree. Chi ha un’alUn’immunoterapia è riuscita quando i disturbi diminuiscolergia può anche presentare manifestazioni cliniche di allergia alimentare. La più frequente è la sindrome orale allergica, cano o non si manifestano più. In questo modo si potrà trovare ratterizzata da sintomi come prurito, bruciore al palato, alla sollievo da una allergia che può essere molto fastidiosa.
di Niccolò Gramigni
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Peptidi e cosmesi
Caratteristiche e proprietà di un gruppo di molecole utilizzate nei prodotti di bellezza di Carla Cimmino
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ono molecole costituite da un numero di aminoacidi legati tra loro appunto da legami peptidici, da cui prendono il nome. Ogni peptide ha una sua funzione specifica, grazie alla quale è in grado di legarsi a recettori delle cellule, che regolano particolari processi biologici. All’interno del nostro organismo i peptidi circolano fino a quando non incontrano il loro recettore, si legano a questo, trasmettono un messaggio al nucleo della cellula, questo si attiva e produce la sostanza richiesta. Sulla superficie delle cellule della cute infatti ci sono i polisaccaridi, che fungono da recettori, questi raccolgono i peptidi e trasmettono al nucleo della cellula il messaggio che racchiudono. Se il messaggio trasportato dal peptide viene recepito da un recettore posto sopra ad un fibroblasto (cellula del derma) si può avere lo stimolo e l’aumento della produzione di collagene ed elastina, proteine fondamentali che garantiscono elasticità e compattezza del derma. Ed è proprio questa una delle azioni cosiddette anti-aging. I peptidi ritenuti in grado di esercitare bioattività sono detti “Biopeptidi di segnale”, ovvero sono capaci di influenzare alcuni tra i processi biologici anche se utilizzati a basse concentrazioni, infatti stimolano la produzione di collagene, elastina, glucosamminoglicani e altre proteine. Nell’INCI sono riportati così: • Palmitoyl Tripeptide-5: induce la sintesi di collagene da parte dei fibroplasti. • Palmitoyl Tetrapeptide-3, Matryxil: stimola la sintesi del collagene e dei glicosamminoglicani. • Palmitoyl Tetrapeptide-7: stimola la
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SALUTE
Molte case cosmetiche li considerano dei validi strumenti per contrastare e prevenire gli inestetismi del viso produzione di acido ialuronico e del colla- manifestano con l’avanzare dell’età; o l’ingene nativo. vecchiamento, dato da fattori ambientali • Palmitoyl Dipeptide-6: stimola la sin- esterni (come l’esposizione al sole). Moltesi di collagene tipo IV, IV, VII, e XVII. ti cosmetologi e molte case cosmetiche li • Palmitoyl Tripeptide-1: stimola la sin- vedono come attivi molto utili, per contratesi di collagene, elastina e glicosammino- stare e prevenire gli inestetismi del viso. glicani. A differenza del trattamento della tossina • Palmitoyl Hexapeptide: stimola la botulinica, il trattamento con questo tipo di sintesi di collagene e peptidi è reversibile, glicosamminoglicani. e la durata d’azione I peptidi ritenuti • Palmitoyl Heped i risultati a distantapeptide-5: stimola za, dipendono dalla in grado di esercitare la sintesi di collagene concentrazione del bioattività sono detti (+230%). peptide e dai principi I “Peptidi moduattivi (complementa“biopeptidi di segnale” latori dell’espressiori ed aggiuntivi), che ne di neurotrasmetdanno maggior effetti titori”, sono peptidi idratanti ed elasticizche attraverso una serie di interazioni bio- zanti, ma che aumentano la penetrazione e chimiche riescono a ridurre l’espressione la presenza in profondità, ma nel momento della acetilcolina, diminuendo la contrazio- in cui si sospende il trattamento cosmetico ne muscolare. Nell’INCi sono riportati così: che li contiene, il tessuto torna nelle sue • Dipeptide Diaminobutyroyl Benzyla- condizioni iniziali. mide Diacetate, Pentapeptide-3: inibiscoI “Peptidi inibitori di enzimi”, sono no il rilascio dei recettori dell’acetilcolina. peptidi che intervengono sugli equilibri • Pentapeptide-18: inibisce il rilascio biochimici regolati dagli enzimi, inibidei neurotransmittitori. scono l’attività dell’enzima MMP (Matrix • Acetyl HexaMetalloprotease), peptide-3, Acetyl rallentando la degraTra i più diffusi ci sono Hexapeptide-8, Argidazione delle proteireline Acetate, Acetyl ne strutturali della gli oligopeptidi, che Octapeptide-3, Palpelle, la crescita dei mitoyl Hexapepti- agiscono sulla prevenzione capelli, riducono o de-19: dopo un uso e attenuazione delle rughe aumentano la pigdi almeno 10 giorni mentazione e inteiniziano a ridurre la ragiscono con altri comunicazione tra i nervi e i muscoli mi- processi cutanei. mici che si decontraggono diminuendo la Nell’INCI sono riportati così: visibilità delle rughe d’espressione. • Dipeptide-2, Acetyl TetrapepHanno effetto volumizzante e miorilas- tide-5: Inibitore dell’ACE (Angiotensante, fino ad arrivare agli strati più pro- sin-Converting Enzyme) potrebbe migliofondi della pelle, infatti sono paragonati rare il drenaggio linfatico. al “Botox”. Rappresentano un’alternati• Oligopeptide-20: Stimolerebbe la va, cosmetica, alle iniezioni; sono molto sintesi del collagene e dei glicosamminoutilizzati per contrastare: le rughe, che si glicani.
• Eflornitine, eflornitina cloroidrata: Inibisce la crescita dei peli. I “Peptidi antiossidanti” possono interferire con processi di carbonilazione e glicazione: Questi sono processi non enzimatici che portano alla degradazione delle proteine, portando all’invecchiamento. Nell’INCI sono riportati così: • Tripeptide-1: Inibirebbe la carbonilazione del collagene. • Carnosine e N-Acetyl Carnosine: Inibitori la carbonilazione delle proteine Sono detti “Peptidi biomimetici” quelli che mimano l’azione di alcune proteine cutanee naturali, stanno riscuotendo molto interesse nel mondo cosmetico, sono presenti in molte formulazioni all’avanguardia. Nell’INCI sono riportati così: • Melanotan I: stimola la melanogenesi • Melanostatin: inibisce la melanogenesi • Palmitoyl pentapeptide-4: stimola le cellule staminali epidermiche situate alla base del tessuto ed ha un effetto ridensificante sul derma in quanto stimola i fibroplasti a sintetizzare più collagene. • Palmitoyl Tetrapeptide-7: stimola la produzione di acido ialuronico e del collagene. • Palmitoyl Oligopeptide: stimola la produzione dell’elastina. • Dipeptide-2 e il Tetrapeptide-7: trattano le borse perioculari , inducendo il riassorbimento dell’edema. Negli ultimi anni, molti studi hanno valutato gli effetti di questi peptidi, testando l’applicazione di cosmetici specifici per un periodo di un mese due volte al giorno, sia su uomini che donne, alla fine del trattamento si è notata una evidente riduzione di rughe della fronte, periorbitali (contorno occhi) e peribuccali (contorno bocca). Le rughe superficiali si sono appiattite, mentre quelle più profonde dovute dalla contrazione dei muscoli di espressione sono apparse meno evidenti. Sul mercato esistono già numerosi prodotti contenenti peptidi, i primi ad essere usati sono stati gli oligopeptidi, che agiscono sulla prevenzione e attenuazione delle rughe di espressione, riducendola contrazione muscolare. Il settore, comunque, è in rapida espansione. Recentemente, l’industria cosmetica sta mostrando particolare attenzione ai lipopeptidi e alla combinazione di più oligopeptidi per ottenere un’azione sinergica. Attualmente, si stanno studiando nuove formulazioni, che potrebbero essere il futuro della cosmetologia. Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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parabrezza, purtroppo, parlano chiaro. Se durante l’estate nessun insetto ci finisce contro, sappiate che non è affatto un buon segnale. In Australia, nelle infinite strade che attraversano l’outback, ricercatori raccontano che un tempo era impossibile percorre chilometri senza doversi fermare a pulire il parabrezza impattato da insetti di varie specie. Adesso non accade quasi più. In Europa, ci dice una recente ricerca, in certe aree abbiamo perso tre quarti degli insetti volanti. I biologi dell’Università di Radboud (Paesi Bassi) lo hanno definito un «allarme davvero preoccupante, un armageddon biologico». Questo perché le piccole creature che ci circondano, soprattutto gli impollinatori, sono fondamentali per l’ambiente in cui viviamo e per tutti i cicli della natura. Così perfino a Londra, come già accaduto altrove, hanno deciso di creare delle specie di autostrade da dedicare esclusivamente alle api. Partendo da un dato catastrofico, ovvero che il 40 per cento delle specie mondiali di insetti è in diminuzione, la City ha deciso di provare a correre ai ripari sperando che non sia troppo tardi. Gli insetti soffrono oggi infatti a causa della perdita di habitat, delle coltivazioni con l’uso di pesticidi e fertilizzanti, del cambiamento climatico, ma anche dell’urbanizzazione. Togliere spazio a loro significa, in futuro, togliere il respiro a noi. Il Consiglio del Brent, in Inghilterra, ha dunque deciso di agire: realizzerà un “corridoio delle api” lungo 11 chilometri e fatto di fiori disseminati negli spazi verdi per cercare di aumentare il numero degli insetti impollinatori già da questa estate. Milioni di fiori selvatici saranno piantati in circa ventidue parchi a nord di Londra, in modo da creare una sorta di autostrada verde per api e altri insetti dove poter operare e proliferare. Il corridoio deve in-
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UN’AUTOSTRADA DEDICATA ALLE API Dopo Oslo, anche Londra tenta di salvare gli impollinatori
Serve dunque una svolta, una serie di fatti - proprio come accaduto a Oslo, dove è nato uno dei primi esperimenti di questo azioni necessarie per provare a invertire la tipo - diventare una zona di tutela e impol- rotta: si inizierà seminando i parchi nell’area del Consiglio del Brent tra Barham linazione per migliaia di insetti. I dati del resto parlano chiaro: uno Park, Gladstone Park e Tiverton, in modo studio recente ha dimostrato, proprio nel da migliorare habitat e qualità delle piante. Regno Unito, un calo impressionante de«Api e insetti sono così importanti per gli impollinatori nelle l’impollinazione dei ultime decadi. Per i raccolti che forniscoricercatori l’uomo e Le ultime ricerche svelano no il cibo che manl’urbanizzazione hangiamo. Dobbiamo che in Europa abbiamo fare tutto il possibile no contribuito alla perso tre quarti degli per aiutarli a prospescomparsa del 97 per rare. Sono orgogliosa cento di prati di fiori insetti volanti dell’impegno di Brent selvatici in tutta la per stimolare la bioGran Bretagna a partire dalla Seconda Guerra mondiale sino diversità nel distretto e non vedo l’ora di ad oggi. Questo ha portato, senza più ha- vedere i prati in piena fioritura nel giro di bitat in cui vivere, alla scomparsa di centi- pochi mesi» ha spiegato una dei responsanaia di migliaia di insetti e non solo. Per la bili dell’iniziativa, Krupa Sheth. Per preparare il corridoio in grado di Piattaforma intergovernativa per la scienza e la politica sui servizi alla biodiversità e attirare api, libellule, falene, farfalle e alall’ecosistema (IPBES) a pagarne le spese tre specie va studiato ogni minimo dettasono stati anche i mammiferi selvatici, ri- glio. «Il team che lavora a questa ricerca ha curato il mix di fiori selvatici per api e dotti dell’82 per cento dal 1980.
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Million Pollinator Garden Challenge
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altri insetti, scegliendo varietà che potreb- ca, hanno provato ad aiutare nello stesso bero attrarre questi impollinatori» aggiun- modo le api. Anche in Italia ci sono proge Kelly Eaton, responsabile generale del getti del genere: uno degli ultimi è ad Alprogetto, ricordando che un nuovo studio, ghero e si chiama “Bee Garden Project”. Il diffuso a marzo, indicava come un terzo suo ideatore, Davide Maffei, lo ha definito della popolazione di api selvatiche britan- un “polmone apistico”. Si tratta di un giarniche fosse già in declino. dino nelle aree rurali all’interno del terEcco perché il ritorio comunale di Brent Council, ofAlghero e del Parco Milioni di fiori selvatici naturale regionale di frendo agli insetti circa 50mila metri quaPorto Conte in grado saranno piantati di attirare e aiutare drati di nuovi spazi fioriti, spera di con- in ventidue parchi situati gli impollinatori, un progetto pilota per la tribuire all’aumento nel nord di Londra tutela e l’incremento degli impollinatori. del patrimonio apistiQuesti ultimi sono fondamentali per la salute degli ecosiste- co nel bacino del Mediterraneo. «Si tratta di realizzare il primo polmone mi: contribuiscono all’esistenza del 75 per cento delle specie coltivate, il 35 per cento apistico strutturato al mondo in un periodo della produzione globale di colture e l’88 storico di grandissima difficoltà per le api. Nel corso degli ultimi anni in Italia si sono per cento delle piante da fiore. La City gentile che tende la mano registrate perdite di api tra cento e mille agli impollinatori arriva in realtà, a livello volte maggiori rispetto a quanto osservato di esperimento, dopo che altre città, pas- in passato. Invertire la rotta è necessario e sando dai Paesi Scandinavi sino all’Ameri- possibile» spiega l’ideatore. (G. T.).
hanno chiamata “Million Pollinator Garden Challenge” ed è la sfida (raggiunta) lanciata pochi anni fa tramite i social: milioni di amanti del verde chiamati a piantare milioni di fiori per attirare e favorire gli impollinatori. Una sfida a fin di bene per la natura e per l’uomo a cui, soprattutto in America, ma anche Canada, Messico e Europa, hanno partecipato moltissimi giardinieri professionisti o semplici persone con il pollice vedere. Lo scopo era piantare fiori e piante ideali per api e farfalle: gli spazi verdi registrati nel challenge, costituiti da giardini privati ma anche pubblici, sono arrivati a quota due milioni di metri quadrati. «Insieme, grazie alla conservazione collaborativa, stiamo ripristinando le popolazioni di insetti impollinatori che sono alla base del nostro ecosistema e della catena alimentare» hanno annunciato i partecipanti al progetto. Chiunque può prenderne parte iniziando dalle informazioni sul sito (http:// millionpollinatorgardens.org/) per poi finire piantando fiori adatti per diverse specie, magari seguendo le linee guida di esperti giardinieri.
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è un detto popolare che andreb- tagli preoccupanti: a oggi il dato sarebbe be riscritto. “Il mondo non è più centinaia di volte superiore a quanto regibello perché non è più vario”. strato in media negli ultimi 10 milioni di Negli ultimi cinquant’anni, tra anni. Vengono elencate cifre che sembracambiamento climatico, deforestazione, no un bollettino di guerra: un quarto di incapacità di assorbire CO2, innalzamen- tutte le specie animali e vegetali, fra cui to delle temperature e acidificazione degli numerosi insetti, sono esposti costanteoceani, il Pianeta come lo conosciamo è mente a fenomeni di perdita di habitat, già cambiato: la biodiversità sta sfumando ma anche caccia, avvelenamento e morte giorno dopo giorno. Gli ultimi report e le causata dagli effetti del global warming. ricerche scientifiche di biologi e conser- Tra le cause maggiori che già possiamo vazionisti convergono tutti nella stessa di- osservare, in ordine di danno, ci sono la rezione: gli habitat sono ormai modificati, contrazione degli habitat, il cambiamento scompaiono specie d’uso del suolo, la rivegetali e animali cerca di cibo, il comStanno scomparendo fondamentali per gli mercio illegale di ecosistemi e il surrispecie protette e il specie vegetali scaldamento globale bracconaggio, i came animali fondamentali biamenti climatici, non fa che accelerare il processo. Alcuni l’inquinamento e la per gli ecosistemi studi ci dicono, e lo diffusione di specie vedremo più avanti, aliene trasportate in che una delle cause maggiori (e c’è sem- luoghi estremamente distanti da quelli pre di mezzo l’uomo) nella perdita di habi- d’origine tramite aerei e navi. tat è legata anche alla frammentazione: la Un contesto nel quale, mentre il mondistruzione di certi luoghi naturali, anche do perde la sua biodiversità, l’uomo consolo per costruire strade o passaggi a favo- tinua a crescere per numero (nel 2050 si re degli umani, sta provocando un danno stima che saremo 10 miliardi) e dunque doppio alla biodiversità, non solo per le continua a consumare e ricercare cibo. specie che vivono in quelle determinate Eppure proprio gli uomini, hanno rizone, ma anche, per una sorta di proprietà cordato centinaia di rappresentati dell’Utransitiva, per quelle nesco radunati a Pavicine. rigi, sono coloro che L’Onu avverte che un L’Onu, in un nuodovrebbero fare un vo report, ci avvermilione di specie animali esame di coscienza te che un milione di e agire: se un ottavo rischia l’estinzione specie animali rischia delle specie attuall’estinzione a causa mente censite che a causa dell’uomo dell’uomo. Nello stupopolano mari e terdio dell’Intergovernra sparirà in tempi mental Science-Policy Platform on Biodi- relativamente brevi, la colpa sarà infatti versity and Ecosystem Services (IPBES) proprio dell’uomo. È una questione che riviene esplicitamente lanciato l’allarme per guarda tutti e ovunque: i nostri stili di vita, una rapida accelerazione del tasso globale ricordano le Nazioni Unite, hanno già “aldi specie a rischio estinzione con dei det- terato gravemente tre quarti delle superfi-
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ci terrestri, il 40 per cento degli ecosistemi marini e la metà di quelli di acqua dolce”. In Europa, per esempio, soffrono farfalle, allodole, scoiattoli, ricci, pipistrelli e un terzo delle api è a rischio estinzione. Gli animali con cui siamo “cresciuti” rischiano di abbandonarci per sempre. Se l’Onu ci ricorda con cifre impressionanti ciò che potrebbe accadere in un periodo breve di qualche decina di anni, l’Università tedesca Martin Luther Halle-Wittenberg, per raccontarci come avviene la perdita di biodiversità, ha fatto un esperimento su una serie di stagni salmastri austriaci che fornisce una limpida idea di cosa stia accadendo. Le conclusioni della ricerca ci raccontano come la perdita di habitat e la frammentazione delle aree porti a un doppio danno. Nello studio da poco pubblicato sulla rivista Ecology Letters, i ricercatori portano l’esempio delle aree salmastre della regione di Seewinkel, in Austria orientale, zone ricchissime di biodiversità. Qui negli anni Cinquanta c’erano circa 110 stagni “salati” poco profondi e alimentati da acque sotterrane e piogge, zone che si asciugavano facilmente a seconda delle
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BYE BYE CARO HABITAT
Le ultime ricerche scientifiche raccontano come il mondo che conosciamo stia man mano scomparendo
stagioni, ma che garantivano la sopravvivenza di vari organismi. In quell’habitat vivevano numerose popolazioni di zooplancton e circa 64 specie. Negli anni però, causa costruzioni e passaggi umani e sfruttamento delle aree vicine, il territorio è risultato frammentato: gli stagni sono calati (ne rimangono meno di 40) e lì sono rimaste circa 47 specie, ciò significa che diciassette specie sono completamente scomparse da quell’area. Jonathan Chase e Zsófia Horváth, fra gli autori dello studio, spiegano che uno dei fattori principali nella sparizione di certe specie è proprio nella frammentazione dell’habitat causata dall’uomo: senza laghi salmastri da raggiungere le specie non riuscivano a colonizzare nuove aree. In sostanza, spiega Chase, senza «la possibilità di ripopolare l’habitat scompaiono». Per primo questo studio dimostra nel dettaglio come la frammentazione sia in grado sconvolgere gli habitat naturali: «Dobbiamo ricordarcelo per il futuro, quando penseremo a costruire o progettare nuove aree. Pensiamo sempre ai danni che potremmo fare alla natura» chiosano preoccupati i ricercatori. (G. T.).
Ladri di farfalle
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embra non esserci fine alla stupidità e all’avidità umana. Mentre report internazionali ci avvertono dell’enorme perdita di biodiversità a cui stiamo assistendo nel mondo continuano attività criminali che vanno dal bracconaggio sino al “furto” della natura. In Italia, ha denunciato di recente Legambiente Toscana, all’Isola d’Elba stanno perfino rubando le farfalle. In particolare a essere minacciata è la Zerynthya cassandra linnea. Sono sparite, e non solo a causa degli animali, diverse piante © TSN52/www.shutterstock.com nutrici (Aristolochia rotunda) tra quelle censite dal team di biologi dell’università di Firenze che ospitavano le uova della sottospecie di lepidottero endemico di un’area dell’Elba grande appena cinque chilometri quadrati. Per l’associazione sono furti mirati: non solo vengono catturate mentre volano, ma ora rubano perfino le uova delle future farfalle. Purtroppo la triste conferma si trova sul web: le farfalle sono già in vendita su internet dove girano prezzari con la Zerynthya cassandra dell’Elba venduta tra 30 e 50 euro a coppia.
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I MICRORGANISMI CHE INFLUENZANO CLIMA E GEOLOGIA Un team internazionale spiega come gli organismi del sottosuolo contribuiscano alla rimozione di CO2
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n nuovo studio pubblicato il 25 Aprile scorso, sulla rivista scientifica Nature, si è interrogato se fosse possibile che i microbi presenti nell’ambiente potessero influenzare i processi geologici su grande scala. La risposta a tale quesito sembrerebbe essere orientata verso il sì. Un team di ricercatori impegnato in questa nuova sfida, ha mostrato come i microorganismi presenti nel sottosuolo siano direttamente o indirettamente responsabili del sequestro di grandi quantità di CO2, proveniente dal riciclo della crosta terrestre in zone di subduzione. Questo studio, finanziato dal consorzio internazionale Deep Carbon Observatory, ha visto impegnati 27 istituzioni di sei paesi differenti, coinvolgendo diverse discipline come la geologia, la geochimica e la microbiologia. Tra i coautori e responsabili scientifici del progetto, l’Italia
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so che si creano le fosse abissali oceaniè stata rappresentata da Donato Gio- che e le catene di archi vulcani a terra. vannelli, ricercatore in Microbiologia La crosta oceanica e i sedimenti che la all’Università degli Studi di Napoli “Fe- ricoprono sprofondano, fondendo e riladerico II” e associato presso l’Istituto per sciando così CO2 e altri composti volatile risorse biologiche e le biotecnologie li che, in parte, risalgono in superficie e marine di Ancona formano ad esempio (Cnr-Irbim); Elena i gas delle catene Manini, sempre del vulcaniche che caI microrganismi presenti ratterizzano le zone Cnr-Irbim di Ancona, Francesco Smedi subduzione». nel sottosuolo sono Sempre Giodile del Cnr -Irbim responsabili del sequestro vannelli aggiunge: di Messina, entrambi coautori, e infine dal di tanta anidride carbonica «Conoscere quante siano le quantità riteam di Francesco lasciate in superficie Regoli, professore dell’Università Politecnica delle Marche. e quelle sequestrate nel mantello è fonSecondo Giovannelli, «le zone di sub- damentale per riuscire a capire il ciclo duzione si creano quando due placche del carbonio globale e quale sia la sua tettoniche si scontrano, il movimento di influenza sul clima nel lungo periodo: il scivolamento, una sotto l’altra, mette così contributo di tali dinamiche al ciclo gloin comunicazione la superficie terrestre bale del carbonio è pertanto oggetto di con il mantello. È durante tale proces- intenso studio». Il nuovo lavoro pubbli© titoOnz/www.shutt
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cato mostra che il contributo al rilascio spinta di CO2 profonda nelle zone di avanarco - in profonuna delle zone intorno gli archi vulcanici dità o riciclata in atmosfera - prosegue - è maggiore di quanto si pensasse e che il dottor Barry - e questo ha importani microorganismi estremofili che vivono ti conseguenze per la stabilita del clima nel sottosuolo contribuiscono, assieme terrestre». alla precipitazione di calcite, a rimuovere Secondo Elena Manini, questo studio fino al 94 per cento ha messo in evidendel flusso di CO2 in za risultati sorprenquesta zona. Secondenti soprattutto Lo studio, finanziato dal per il ruolo svolto do Peter Barry, ricercatore presso il consorzio internazionale dai microbi duranquesto processo: Wood Hole OceanoDeep Carbon Observatory, te «Abbiamo mostrato graphic Institution, nonché primo autore ha visto impegnati 27 paesi come i microbi presenti nel sottosuolo della pubblicazione, possano influenzaquesto tipo di studio ha profonde implicazioni per la com- re processi geologici enormi, ben magprensione del clima terrestre nel passato giori di quanto si potesse sospettare: la e dei meccanismi di sequestro della CO2 biologia ha un’incidenza nell’evoluzione in atto sul nostro pianeta: «Abbiamo di- geologica del nostro pianeta che ancora mostrato che una frazione importante di dobbiamo studiare a fondo». Per Smedile rimane però ancora carbonio è bloccata da processi microbimolto da fare. «Sappiamo che i microci nella crosta terrestre invece di essere terstock.com
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organismi contribuiscono a sequestrare la CO2 profonda in maniera sostanziale, ma la dimensione del loro contributo e i meccanismi devono ancora essere chiariti. Per esempio il loro possibile ruolo nel mediare la precipitazione di calcite nel sottosuolo sarà oggetto di studio nei prossimi anni». Il team internazionale di ricerca non si ferma e guarda già a nuovi orizzonti proprio come spiega Maarten de Moor, ricercatore presso l’Osservatorio di Vulcanologico della Costa Rica: «Anche le zone di retroarco potrebbero riservare sorprese simili per quanto riguarda i meccanismi di sequestro della CO2 profonda: in tal caso, l’impatto dei microrganismi sul ciclo del carbonio profondo potrebbe essere ancora più ingente, con ovvie conseguenze sulla nostra comprensione del clima». Lo studio del clima presente e passato consente la comprensione di importanti eventi che hanno sconvolto il nostro pianeta in ere geologiche ben lontane, come il Grande Evento di Ossidazione che ha portato all’aumento dell’ossigeno nella nostra atmosfera per la prima volta 2,5-2,3 miliardi di anni fa. Conclude Giovannelli: «Fondamentale per questo studio è stato l’approccio interdisciplinare che abbiamo adottato, il team con cui abbiamo ideato e condotto il progetto è composto da giovani ricercatori di discipline molto diverse tra loro. È proprio grazie a tutto questo che abbiamo potuto ottenere risultati entusiasmanti, sono certo che in futuro approcci simili, cambieranno significativamente la nostra comprensione delle interazioni tra il sistema terra e la vita». (M. M.). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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Educare i genitori, come fa Greta Lo dice una ricerca della North Carolina State University
so di adesione alle rivendicazioni della giovanissima attivista. Dunque, i bambini e i ragazzi possono educare i genitori su questi temi? Se, fin qui, la risposta poteva essere soggettiva, egli ultimi mesi ha fatto notizia la battaglia contro ora la scienza può dare una risposta più circostanziata. i cambiamenti climatici condotta dalla sedicenne La North Carolina State University ha fatto uno studio Greta Thunberg. La ragazza svedese non ha accual riguardo, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change. sato timori reverenziali nel rapportarsi con le istituSono state prese in esame 238 famiglie che hanno partecizioni governative. Tant’è che lo scorso 16 aprile ha parlato pato a un progetto didattico a scuola e a un’esperienza sul alla Commissione Ambiente del Parlamento europeo, invicampo. tando i rappresentati politi a mettere in atto azioni urgenti Gli adulti hanno preso parte alle attività e sono stati inper salvare l’ambiente, seguendo le esortazioni del mondo tervistati dai propri figli, rispondendo ad alcune domande, come questa: “Hai visto il cambiamento del tempo? E l’innalscientifico. «Mi aspetto che i politici agiscano ora zamento del livello del mare?”. – ha detto in quell’occasione la Thunberg I ricercatori sono intervenuti sia all’i– perché non c’è molto tempo, abbiamo Lo studio è stato pubblicato nizio sia alla fine dello studio, chiedendo una finestra che non sarà aperta a lungo sulla rivista Nature Climate agli adulti le loro opinioni sul cambiamento per fare qualcosa. Ai giovani dico che doclimatico e la loro preoccupazione è stavete continuare perché state facendo un Change e ha preso in esame ta misurata su una scala di 17 punti. L’osgrande lavoro». servazione è durata due anni. I livelli di 238 famiglie Dopo averla incontrata per un collopreoccupazione sono aumentati in tutti i quio, il presidente del Parlamento eurogenitori, ma in quelli che hanno partecipapeo, Antonio Tajani, ha detto che «Greta è una ragazza in to attivamente all’attività dei figli, è stato rilevato un livello gamba che ha smosso milioni di persone con la sua azione, ancora maggiore di sensibilizzazione ai temi che riguardano i deve essere aiutata a combattere le sue battaglie. Abbiamo cambiamenti climatici. parlato di quello che si può fare insieme. Deve conservare I figli sono riusciti anche nel difficile compito di generare sempre i valori nei quali crede, le ho parlato come un padre ripensamenti in quei genitori più conservatori, meno intereso come un nonno». sati alle tematiche della tutela dell’ambiente o forse con posa La determinazione di Greta ha avuto un’eco internaziosensibilità su questi temi. nale, soprattutto per la sua giovane età. I media hanno dif«Poiché le percezioni dei cambiamenti climatici nei giovani sembrano meno suscettibili all’influenza della visione fuso ampiamente i contenuti della sua battaglia. Sui social del mondo o del contesto politico – scrivono gli autori dello network i suoi moniti vengono rilanciati continuamente, tanto da essere diventati dei veri e propri tormentoni. Il “mondo” studio – può essere possibile per loro ispirare gli adulti verso degli adulti si è sentito almeno in parte coinvolto nel proceslivelli più elevati di preoccupazione per il clima».
di Felicia Frisi
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Spiagge, in cento metri mille rifiuti Legambiente ha coinvolto le scuole di Campania e Puglia
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on sono incoraggianti i risultati della seconda edizione Nella top ten degli oggetti più trovati troviamo i pezzi di pladella compagna “Se butti male… finisce in mare!” prostica con dimensione tra i 2,5 e i 50 centimetri (che rappresenmossa da Legambiente e Corepla, il Consorzio nazionale tano il 10,7% del totale): si tratta di rifiuti che sono il risultato per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in della frammentazione di oggetti in plastica non più riconosciplastica. Per circa tre mesi, 4mila tra studenti, educatori o vobili. Al secondo posto ci sono i mozziconi di sigaretta (9,7%) lontari hanno setacciato quindici arenili in Campania e Puglia, che rappresentano il 9,7% degli oggetti trovati, quasi un rifiuto per una superficie totale di 36mila metri quadrati. Risultato: c’è ogni 10, e sono stati rinvenuti per la maggior parte (l’85%) neluna media di 1.136 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. le spiagge campane. Al terzo, tappi, coperchi, anelli di plastica Nello specifico in Campania sono state monitorate 8 spiag(7,5%). Seguono i bastoncini cotonati di plastica per la pulizia ge (9.750 rifiuti trovati per una media di 1.219 ogni 100 metri delle orecchie (messi al bando in Italia dal I gennaio di quest’anlineari) e 7 in Puglia (7.283 rifiuti, con una media di 1.040 ogno), che rappresentano il 7,2% sul totale dei rifiuti monitorati. I getti ogni 100). La plastica, in entrambe le pezzi di polistirolo, non riconducibili ad alregioni, si conferma il materiale più trovato cun oggetto riconoscibile, sono presenti per La plastica si conferma il il 6%, e la stessa percentuale è rappresenta e rappresenta l’84,3% dei rifiuti monitorati; a seguire ci sono vetro/ceramica (4,3%) e dalle bottiglie per bevande. Poi le calze per materiale più trovato gli oggetti in metallo (4%). la coltivazione dei mitili con il 5,7% e plastie rappresenta l’84,3% «I numeri della nostra indagine – ha ca monouso (4,6%). A chiudere la classifica detto Stefano Ciafani, presidente di Leci sono i materiali da costruzione (mattoni dei rifiuti monitorati gambiente - dimostrano ancora una volta e mattonelle, ceramiche, calcinacci, fibra di che il marine litter (rifiuti solidi in mare, vetro e materiale isolante, sono esempi dei ndr) è un problema che ci coinvolge da vicino. Ridurre nei rifiuti che rientrano in questa categoria) con il 3,2% sul totale prossimi anni i rifiuti sulle nostre spiagge e nei nostri mari dei rifiuti e infine buste e shopper con il 2,8%. Queste ultime non è una sfida impossibile, ma va affrontata con determinadue categorie di rifiuti sono state trovate per lo più sulle spiagge zione. L’Italia, da questo punto di vista, sta facendo spesso da pugliesi. I rifiuti provengono soprattutto dalla cattiva gestione apripista, anticipando le direttive europee su questo fronte. dei rifiuti urbani, una categoria che include imballaggi (31%), Dopo l’esperienza dello scorso anno in Sicilia, quest’anno abrifiuti da fumo (12%), materiali da costruzione (3%) e buste di biamo voluto coinvolgere i ragazzi delle scuole di Campania plastica (3%). e Puglia per renderli non solo partecipi del problema, ma «La lotta al marine litter – ha spiegato Antonello Ciotti, anche e soprattutto per evidenziare le soluzioni che passano presidente di Corepla – inizia sui banchi di scuola». Ci sono, sempre di più su politiche di prevenzione e sensibilizzazione, tuttavia, segnali che lasciano ben sperare. «I dati del 2018 consu una corretta gestione dei rifiuti a partire dalla raccolta fermano che in Puglia la raccolta differenziata degli imballaggi differenziata e dal riciclo per sostenere e promuovere l’ecoin plastica è cresciuta di oltre il 20%, mentre in Campania ha nomia circolare». raggiunto quasi 21 kg per abitante». (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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Il turismo eco e sostenibile
Una realtà fotografata dal rapporto dalla Fondazione UniVerde il consumo di energia e di risorse del territorio. Il 41% lo considera eticamente corretto e circa il 30% vicino alla natura. Il vincolo di sostenibilità per un’area turistica rappresenterebbe n trend che sembra inarrestabile, una crescente consauna necessità o una opportunità di crescita per il suo sviluppo pevolezza dei consumatori sempre più sensibili al tema economico, secondo l’88% degli utenti. Si attesta al 51% la della sostenibilità e alla costante ricerca di viaggi per percentuale di chi considera il turismo una possibile origine di riscoprire la gioia ed i piaceri a contatto con la natura. danni all’ambiente, in particolare, a causa di cementificazione È il turismo biologico ed eco-responsabile, annoverabile tra e speculazione edilizia (61%), inquinamento (18%), iper affolle conseguenze positive della forte espansione che il Bio sta lamento in alcuni periodi (14%), iper sfruttamento del territovivendo nel nostro Paese e non solo. L’8° Rapporto “Gli Itario (5%). Sulla possibilità di spendere il 10 o il 20% in più per liani, il Turismo Sostenibile e l’Ecoturismo”, realizzato dalla non arrecare danni all’ambiente durante le proprie vacanze, il 46% sostiene di esserne disponibile. Tra gli alloggi prefeFondazione UniVerde in collaborazione con IPR Marketing, ha confermato il ruolo di leadership dell’Itariti cresce la percentuale di coloro i quali lia nella sfida mondiale del turismo sostescelgono gli agriturismi (in aumento del L’indagine, realizzata nibile, avendo tutte le condizioni non solo 33%). A dimostrare che la struttura è attenper consolidare le posizioni raggiunte, ma in collaborazione con IPR ta all’ambiente, per il 55% degli utenti è la soprattutto per ambire a traguardi più presenza di pannelli fotovoltaici, per il 33% Marketing, dà un ruolo prestigiosi. l’uso di sistemi per il risparmio elettrico e I dati del Rapporto, presentati da da protagonista all’Italia per il 29% quelli per il risparmio idrico. Ma i Elena dell’Agnese, Presidente eletta del turisti sostenibili sono attenti anche ai serCorso di Laurea Magistrale “Turismo, tervizi offerti e valutano positivamente menù ritorio, sviluppo locale” presso l’Università degli Studi di Milabiologici o a Km zero (37%) e raccolta differenziata (34%). no- Biccocca, hanno certificato percentuali in crescita rispetto In merito all’ecoturismo, il 64% degli intervistati ne coalla media delle ultime rilevazioni: il turismo, per il 48% dei nosce la definizione come forma di turismo che rispetta l’amnostri connazionali, rappresenta un arricchimento culturale, biente, le popolazioni locali e valorizza le risorse naturali e stoper il 44% una conoscenza o esplorazione e relax per il 41%. I rico- culturali di un territorio. Il 52% ritiene che le iniziative fattori di attrazione sono, principalmente, arte, storia, cultura celebrative siano un richiamo molto efficace per la promozioed eventi (68%), natura e paesaggi (61%). Secondo i rilevane del Paese. Per quanto riguarda le tutele Unesco per il cibo menti, nei prossimi dieci anni, la sensibilità per il turismo soitaliano, il 58% conferma di essere a conoscenza del riconoscimento della Dieta Mediterranea, il 54% dell’Arte del Pizzaiolo stenibile e l’ecoturismo crescerà per il 63%degli italiani. Napoletano, il 32% di Parma “Città creativa della GastronoIl turismo sostenibile è pari al 78% la percentuale sul livello di conoscenza della definizione di “turismo sostenibile” mia”, il 27% dei paesaggi delle Langhe Roero e Monferrato, il inteso come quello che rispetta l’ambiente e cerca di ridurre 20% della Vite ad Alberobello di Pantelleria.
di Pasquale Santilio
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INNOVAZIONE
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na immagine tridimensionale precisa al decimilionesimo di millimetro, per studiare e comprendere i meccanismi che portano alla degenerazione del cervello e capire come prevenirli o almeno bloccarli. L’“occhio indiscreto” è quello del super microscopio in dotazione all’Università Statale di Milano, che è riuscito ad osservare con un dettaglio finora mai raggiunto la struttura delle fibrille amiloidi, gli aggregati proteici che, quando si accumulano in modo anomalo, danneggiano le sinapsi e sono all’origine di malattie come l’Alzheimer o il Parkinson. Nel 2018 era stato scoperto che, quando gli accumuli della proteina distruggono le sinapsi, si instaura una sorta di circolo vizioso che innesca l’evolversi della malattia: i neuroni producono nuove quantità di questa sostanza, che continua a distruggere le sinapsi; i risultati della ricerca, guidata da Richard Killick dell’Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience del King’s College London, erano stati pubblicati sulla rivista Translational Psychiatry. Lo strumento usato per la ricerca della Statale di Milano sfrutta una metodica che è valsa ai suoi scopritori il premio Nobel per la Chimica 2017 ed è la chiave che ha permesso all’equipe dell’università milanese di realizzare la prima descrizione 3D ad alta risoluzione della struttura molecolare delle fibrille amiloidi, in particolare delle fibrille tossiche responsabili dell’amiloidosi cardiaca. In Italia il microscopio è disponibile solo nel Laboratorio di crio-microscopia elettronica del Centro di ricerca pediatrica “Romeo ed Enrica Invernizzi” della Statale, preso in dotazione nel 2017 dall’Università col supporto della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi. Si chiama Talos Arctica 200 kV FEG, è dotato di direct electron detector Falcon 3EC (ThermoFisher Scientific - FEI) ed è accessibile per studi e indagini a laborato-
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ri di ricerca, interni ed esterni all’Ateneo, cerca gli studiosi del Centro per lo studio nell’ambito della Biochimica, della Biologia delle amiloidosi sistemiche di Fondazione molecolare, della Biofisica, della Genetica, Irccs Policlinico San Matteo e università della Virologia e dell’Immunologia. «L’a- di Pavia, che hanno estratto le fibrille usanalisi ad alta risoluzione della struttura te per l’analisi direttamente dal cuore di di aggregati amiloidi è una tecnica di as- un paziente affetto da una forma grave di soluta avanguardia cardiomiopatia ami– evidenziano in una loide. Lo studio delle Lo strumento di ultima nota dall’università fibrille apre le pordegli Studi del capo- generazione è in dotazione te a un nuovo tipo luogo lombardo - resa di terapia mirata: all’Università Statale possibile da poco più una volta compresa di un anno a livello la struttura e le didi Milano mondiale grazie ai namiche di aggreprogressi della migazione l’obiettivo croscopia elettronica a crio-temperature, è lo sviluppo di molecole che blocchino la cui rilevanza è testimoniata dal Premio l’accumulo e, di conseguenza, fermino le Nobel per la Chimica conferito nel 2017». malattie agendo sulle loro cause. Nel caso Lo studio è stato pubblicato sulla ri- specifico sono state esaminate le fibrille vista Nature Communications, a firma di amiloidi prodotte in misura anomala da Stefano Ricagno, Carlo Camilloni, Martino cellule del midollo osseo. Bolognesi e dei colleghi dei Dipartimento «Servendosi delle tecniche di crio-midi Bioscienze; hanno partecipato alla ri- croscopia elettronica – continua la nota
INNOVAZIONE
Neuroni e cellule gliali.
IL SUPER MICROSCOPIO CHE SPIA IL CERVELLO Osserva in 3D le cellule cerebrali al decimilionesimo di millimetro
dell’università milanese - gli scienziati portante della fibrilla è inaspettatamente della Statale hanno condotto l’analisi ad costituita da una sola porzione della catealta risoluzione della struttura tridimen- na proteica e coinvolge migliaia di copie sionale di fibrille amiloidi tossiche, dovute della stessa, che ripetendosi in maniera a catene leggere di una immunoglobulina. ordinata formano una lunga struttura eliLa struttura ottenuta descrive per la pri- coidale». Da qui, l’importanza della comma volta il dettaglio prensione del tipo di dell’organizzazione struttura per elaboLo studio, che ha fatto tridimensionale di rare le terapie speciqueste fibrille parti- tesoro di scoperte passate, fiche. «La conoscencolarmente pericoloza della struttura è stato pubblicato se per la salute umafibrillare - spiegano na. Ciascuna fibrilla su Nature Communications gli autori dello stu“in vivo” si estende dio - suggerisce atcon una struttura elitraverso quali meccoidale e regolare per qualche decimille- canismi i depositi patologici crescano a simo di millimetro. Il dettaglio molecolare scapito della forma fisiologica non tossica che si riesce a raggiungere con il crio-mi- delle catene immunoglobuliniche». Quincroscopio permette di distinguere gli am- di, «in prospettiva la comprensione dei minoacidi che compongono a proteina meccanismi di fibrillogenesi potrà guidare fibrillare, raggiungendo quindi una risolu- lo sviluppo di molecole che prevengano zione prossima al decimilionesimo di mil- l’aggregazione amiloide, con evidenti imlimetro. Nel caso esaminato, la struttura plicazioni terapeutiche». (N. F.)
Il legame con le sinapsi
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l ruolo della proteina beta amiloide nel decorso dell’Alzheimer era stato evidenziato in uno studio pubblicato sulla rivista Science da un team della Stanford University nel 2013. I ricercatori, guidati da Carla Shaltz, autore senior dello studio, avevano scoperto che le placche cerebrali, segnale tipo dell’Alzheimer insieme alla perdita di memoria e alla destrutturazione delle capacità cognitive, compaiono quando la malattia è già in stato avanzato e sono la conseguenza di un altro processo che inizia ben prima e che porta alla distruzione delle sinapsi. Usando dei topi geneticamente modificati in modo da essere particolarmente sensibili alle alterazioni di questa malattia, in alcuni dei quali era presente la proteina di superficie PirB, l’equipe aveva dimostrato che i cambiamenti biochimici negli enzimi chiamati colifine, che accelerano la distruzione dell’actina e quindi alterano le sinapsi, erano determinati dal legame della beta amiloide con la proteina PirB.
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E' nata
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Ordine Nazionale dei Biologi
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BENI CULTURALI
Restauro alle “Storie di San Francesco” Interventi urgenti di recupero dell’opera di Giotto di Pietro Sapia
greti dell’artista e delle sue scelte riguardanti le tecniche della pittura murale. La Cappella Bardi ha sofferto vicende conservative tormentate - prosegue - e ha una rilevanza particolare nel Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha condotto uno stuprocesso che segna la nascita della grande tradizione italiana dio sullo stato di conservazione degli affreschi di Giotto del restauro». intitolati “Storie di San Francesco”, contenuti nella CapSì, perché nel secolo successivo al periodo rinascimentale, pella Bardi della Basilica fiorentina di San Francesco, e gli affreschi di Giotto sono stati occultati e coperti di vernice e ne ha evidenziato l’esigenza di un urgente lavoro di restauro per calce, poiché considerati fuori moda, primitivi e dai colori ecevidenti danni all’intonaco e alla pellicola pittorica. L’intervento cessivamente vivaci. Ci vorranno oltre 120 anni perché l’artista di recupero delle opere durerà tre anni e verrà affidato all’Opevenga riscoperto e perché inizi il recupero dell’opera francescara di Santa Croce dello stesso Opificio, ma sarà sostenuto anche na. Il primo intervento di restauro fu affidato a Gaetano Bianchi fra il 1850 e il 1853. Il secondo avvenne in occasione della moda Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Associazione per il restauro del Patrimonio Artistico Italiano (Arpai) e Fondazione stra su Giotto del 1937, quando i cicli di affreschi murali delle Cr Firenze. Cappelle Bardi e Peruzzi furono rivisitati da Amedeo Benini, «A distanza di settant’anni dall’ultimo intervento sull’opera sotto la direzione di Ugo Procacci, che diresse anche l’ultimo - racconta Irene Sanesi, presidente dell’Opera di Santa Croce intervento di restauro eseguito da Leonetto Tintori tra il 1958 ne è oggi necessario uno nuovo, essenziale per e il 1961. la conservazione e per l’approfondimento della «L’Arpai ha restituito ai cittadini italiani tecnica dell’artista». molti capolavori del loro patrimonio», ha spieLe operazioni di riparazione saranno argato Dominique Marzotto Desforges, presiticolate in una fase diagnostica, nella quale si dente dell’Associazione durante la conferenza ricorrerà all’utilizzo delle più moderne e sofistampa di presentazione del restauro. Donasticate strumentazioni opto-elettroniche, e in telli Carmi, vicepresidente della Fondazione una più operativa. L’intervento, inoltre, non Cr Firenze, spiega che «non è la prima volta comporterà interruzioni per i turisti, che poche la nostra istituzione collabora a un intertranno continuare a visitare l’opera anche duvento nella basilica di Santa Croce. Dal 2001 rante i lavori. ad oggi abbiamo infatti sostenuto numerose «Il restauro degli affreschi della Cappella operazioni di grande rilievo per un importo Bardi, dal nome della famiglia a capo di una complessivo di circa mezzo milione di euro. La nostra adesione a questo nuovo grande delle compagnie medievali più potenti d’Euprogetto è dunque il proseguimento di un ropa - spiega Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure - rappresenta percorso che vuole anche valorizzare le alte un’occasione irripetibile per conoscere i se- Cappella Bardi, Basilica fiorentina di S. Francesco. competenze che sa esprimere Firenze».
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SPORT
di Antonino Palumbo
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essi-Cristiano Ronaldo, Cristiano Ronaldo-Messi. Quanto durerà, ancora, il dualismo calcistico dell’ultimo decennio, che ha appassionati anche i tifosi italiani dopo l’arrivo di CR7 (acronimo di Cristiano Ronaldo) alla Juventus? Per quante stagioni ancora il numero 10 dell’Argentina e il faro del Portogallo saranno capaci di competere, stupire e vincere ad alti livelli? La risposta la darà il campo, quello stesso campo sul quale le loro doti individuali non sono bastate, quest’anno, a portare le rispettive squadre in finale di Champions League. Prima che in campo, però, Messi e Cristiano Ronaldo provano a “indirizzare” quella risposta in palestra, a tavola e nella vita quotidiana. Nulla di nuovo per l’attaccante di Funchal, che a 34 anni può vantare una capacità fisica da ventenne grazie ad allenamenti mirati e costanti, dieta ferrea e abitudini quotidiane mirate alla serenità. Al contrario Messi ha messo la testa “a posto” - soprattutto dal punto di vista dell’alimentazione - negli ultimi anni, dopo qualche eccesso di troppo in gioventù. “L’unico modo di allungarsi la vita è cercare di non accorciarla”, diceva Nessuno/Terence Hill nel capolavoro western “Il mio nome è Nessuno”. Lo stesso si può dire della carriera calcistica, in uno sport sempre più veloce e muscolare. Bibite gassate, pizza e asado (piatto tipico argentino con carne cotta alla brace) sono solo un ricordo per Lionel Messi, 31 anni, che già un lustro fa aveva cambiato rotta seguendo i consigli del nutrizionista Giuliano Poser, su indicazione del connazionale Demichelis. La dieta di Messi non è cambiata la scorsa estate quando, su richiesta del Barcellona, la “Pulce” di Rosario ha poi deciso di affidarsi allo staff medico del club catalano. Niente zucchero e cereali raffinati, nemici del recupero muscolare, si a frutta fresca, frutta secca,
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MESSIIl confronto E CR7,fraDUELLO T i due calciatori © Natursports/www.shutterstock.com
noci e insalate condite solo con olio d’o- cellona-Siviglia di ottobre, però, Messi liva. La rinuncia più grande, da buon ar- ha saltato qualche partita solo per riposo gentino, è stata quella alla carne, oltre che precauzionale, talvolta legato a traumi di alle tante abusate bibite gassate, sostitui- gioco. Tutt’altra musica rispetto alla serie te dal mate. Riso integrale e pasta hanno di infortuni che lo aveva mandato ai box continuato a costituire la base principale per 11 volte, fra le stagioni 2006 e 2013. A dell’alimentazione di rendere più sereno e Messi. Oltre al divieperformante il nuovo Bibite gassate, pizza to assoluto di bere Messi hanno contrialcolici e alla forte buito, non poco, ane asado (piatto tipico limitazione del conche la riduzione dei argentino) sono solo viaggi (comprese le sumo di carne, fra le raccomandazioni un ricordo per l’argentino convocazioni in Nazionale), un maggiodella nutrizionista re riposo e la sereniMaria Antonia Lizarraga Dallo c’è quella di mangiare pesci ric- tà regalatagli dalla famiglia. A raccontare, con un simpatico quachi di Omega 3. Presentatosi al ritiro del Barcellona dretto, l’approccio di Cristiano Ronaldo con tre chili in meno, dopo la delusione con l’alimentazione e la gestione del prodel Mondiale 2018, il cinque volte Pallone prio fisico, è stato Patrice Evra, terzino d’Oro ha confermato nel corso della sta- francese ex Juventus e Manchester Unigione la solidità fisica delle ultime stagio- ted: “Una volta sono andato a cena da lui ni, al netto di una pubalgia ripresentatasi e a tavola c’erano solo insalata, pollo e lo scorso inverno. A parte uno stop per acqua. Dopo mangiato ha iniziato a pallegla frattura all’avambraccio durante Bar- giare e poi è andato in piscina a nuotare”.
SPORT
Lionel Messi (Barcellona) e Cristiano Ronaldo (Juventus).
Dieci Palloni d’oro in due
TRA DIETA E PALESTRA i più forti dell’ultimo decennio © cristiano barni/www.shutterstock.com
Sì, perché CR7 non si ferma mai, neppure orate, pesci spada e spigole. Senza dimenal ritorno dagli allenamenti. E al contrario ticare di bere almeno due litri d’acqua al di Messi, nato con doti tecniche fuori dal giorno e speciali bevante isotoniche, con comune, l’attaccante portoghese è “diven- zuccheri contenuti e vitamina B12, per tato” ciò che è, costruendo la sua carriera combattere la fatica. Cioccolate? Sì, ma di con un’attenzione minuziosa ai dettagli. rado, rigorosamente fondente. L’allenamento, in Poi ci sono gli palestra e on solo, allenamenti, in pal’alimentazione e la Il portoghese può vantare lestra ma non solo: serenità sono aspetconcentrati sugli aduna capacità fisica ti determinanti della dominali (fra sbarra, da ventenne grazie panca piana e manuvita e della carriera di Cristiano Ronaldo. al suo ferreo stile di vita bri) e squat nei primi tre giorni della settiSono sei i pasti mana, poi su corsa e quotidiani del portoghese, che punta principalmente su pro- manubri, oltre a tennis e nuoto. E quando teine magre, cereali e fibre, vitamine e sali la Juventus non gioca la domenica, Ronalminerali. Toast integrali e prosciutto, for- do la utilizza per allenarsi. Senza scordarmaggi magri, uova e spremute arricchisco- si, però, che a rendere Cristiano Ronaldo no la colazione. A pranzo cereali, verdure ancor più forte contribuiscono un opporal vapore o grigliate, carne bianca magra tuno riposo (almeno otto di sonno) e la (se non c’è la partita). Tante insalate e del serenità della vita privata: famiglia e amici buon pesce a cena: il piatto preferito di sono fra i suoi segreti meravigliosamente CR7 è il Bacalhau à Brás (merluzzo con umani di questa macchina perfetta che cipolle, patate e uova), ma non mancano vuole stupire ancora a lungo.
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inque titoli per CR7, alias Cristiano Ronaldo. Altrettanti per la Pulce, ovvero Leo Messi. L’albo d’oro del Pallone d’Oro, il premio destinato al miglior calciatore dell’anno, sintetizza alla perfezione il dualismo e il duopolio instaurato dai due assi del calcio mondiale da una dozzina di stagioni a questa parte. Fra il trionfo di Kakà (2007) e quello di Luka Modric (2018), infatti, ci sono state dieci edizioni dominate dell’attaccante portoghese e del fantasista argentino. Cristiano Ronaldo ha vinto il trofeo nel 2008, 2013, 2014, 2016 e 2017, precedendo sempre Messi. Il geniale numero 10 del Barcellona ha invece imposto la sua legge dal 2009 al 2012 e nel 2015. CR7 si è piazzato per sei volte secondo, mentre tra i podi di Messi c’è anche un terzo posto nel 2007, alle spalle dell’eterno rivale. Nessun altro calciatore è stato in grado di vincere quanto loro: Johan Cruyff, Michel Platini e Marco Van Basten si erano infatti fermati a tre successi.
Il Pallone d’oro.
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SPORT
di Cristian Petri* e Gabriele Mascherini**
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a composizione corporea è una importante variabile sia per la salute che per la performance sportiva. In particolare, in alcuni sport, il peso corporeo è un parametro fondamentale anche come criterio di accesso. Per questo molti atleti usano metodi estremi per ridurre rapidamente o mantenere una massa corporea bassa per ottenere un vantaggio nella competizione. Di conseguenza, negli atleti con una massa corporea molto bassa, cambiamenti estremi dovuti a disidratazione oppure conseguenti a disturbi alimentari portano ad una percentuale estremamente bassa di grasso corporeo oppure a una densità minerale ossea insufficiente. Quindi la composizione corporea deve essere considerata sia nella popolazione generale sia negli atleti, in quanto possono portare a gravi problemi medici con conseguenze a volte fatali. Gli sport con un rischio aumentato per questi aspetti possono essere riassunti in tre gruppi: sport gravitazionali, in cui la massa limita le prestazioni a causa di motivi meccanici come la corsa di lunga distanza, il salto con gli sci, il salto in alto ed il ciclismo; sport suddivisi per classe di peso, dove gli atleti si avvantaggiano quando sono inseriti in una categoria di peso inferiore (questo gruppo comprende wrestling, judo, boxe, taekwondo, sollevamento pesi e canottaggio); sport estetici, in cui gli atleti e/o gli allenatori si aspettano punteggi più alti quando la massa e la forma corporea sono conformi ad un ideale
1 Biologo Nutrizionista FIGC per la squadra maschile U21. Nutrizionista A.C.F. Fiorentina. ** Borsista Unità di Medicina dello Sport, Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze. *
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LA COMPOSIZIONE CORPOREA NELLO SPORT Una variabile fondamentale per la salute e per la performance sportiva
stereotipo. Questo gruppo comprende in stati significativi con studi di riferimento e particolare gli sport femminili di ginnasti- l’uso di metodi analitici nuovi e combinaca ritmica e artistica, pattinaggio artistico ti, limiti etici e metodologici inattaccabili hanno precluso l’identificazione di uno e nuoto sincronizzato. Tuttavia, purtroppo, ancora sono pre- standard assoluto rispetto al quale i metodi senti pochi programmi volti alla riduzio- possono essere confrontati nell’uomo. ne di queste procedure di riduzione della Nonostante i notevoli progressi nei massa corporea attraverso una dieta estre- metodi, oggi non esiste ancora uno stanma oppure per mezzo di disidratazione. dard di riferimento per la valutazione del Un passo importante grasso corporeo con sul percorso verso il una precisione miNon esiste ancora uno gliore dell’1%. Quemantenimento della salute e delle presta- standard per la valutazione sta attenzione rivolta al grasso è stata al zioni di un atleta podell’attentrebbe essere l’inseri- del grasso corporeo con una centro mento dei parametri precisione migliore dell’1% zione in quanto può agire come zavorra in di composizione cortermini biomeccaniporea all’interno dei regolamenti federali: in questo contesto la ci, tuttavia il tessuto adiposo è un organo capacità valutativa dei vari compartimenti endocrino vitale e deve essere considerato e tessuti dell’atleta con precisione ed affi- in termini di salute generale. Attualmente molti preparatori atletici e ricercatori che dabilità diventa determinante. Dare un senso alla miriade di tecniche lavorano con atleti d’élite riconoscono che per stimare ciascuna delle componenti del conoscere la quantità e la distribuzione di tessuto richiede un quadro chiaro in base tessuti non grassi, come per esempio ossa al quale queste possono essere adeguata- e muscoli, può essere altrettanto impormente confrontate. Mentre i progressi sono tante nel determinare le prestazioni spor-
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SPORT
Carboidrati Grassi Proteine
Acqua
In condizioni cliniche e di ricerca la valutazione della composizione corporea avviene sia a livello antropometrico sia cellulare. A livello antropometrico vengono considerate le dimensioni e la forma del corpo ed i metodi usati sono peso, altezza, l’indice di massa corporea (BMI), circonferenze corporee, diametri corporei, lunghezze dei segmenti corporei e lo spessore delle pliche cutanee. Il livello cellulare divide il corpo in tre compartimenti: massa grassa, massa extracellulare e massa intracellulare: un metodo utile per la valutazione cellulare è lo studio dell’impedenza. In questo contesto la nostra proposta operativa per la valutazione della composizione corporea nell’atleta prevede l’uso integrato dell’antropometria, circonferenze, diametri, lunghezze plicometria e bioimpedenziometria sia convenzionale che vettoriale. In conclusione, inoltre riteniamo più opportuno l’utilizzo di stime come il FMI (Fat mass Index: kg di massa grassa / altezza in m2) ed il FFMI (Fat free mass Index: kg di massa non grassa / altezza in m2) piuttosto che le stime di FM% (Fat mass %).
Bibliografia © Sotnikov Ivan/www.shutterstock.com • Ackland TR, Lohman TG, Sundgot-Borgen J, Maughan RJ, Meyer NL, Stewart AD, Müller W. Current
tive. Ad esempio, la relazione tra area della derazione misure surrogate accettabili per sezione trasversale del muscolo e genera- il grasso, come una somma delle pliche zione di forza/potenza è ben nota e quindi cutanee, senza ricorrere allo studio della il cambiamento delle dimensioni del mu- massa tissutale. La scelta della tecnica di scolo (rispetto alla massa corporea) diven- composizione corporea spesso dipende ta un parametro di valutazione importante dallo scopo per cui i dati devono essere durante la preparazione per la competizio- utilizzati, nonché dalla tecnologia disponine ad alto livello. bile. Per quanto riguarda lo sport ad alte Durante lo sviluppo e l’integrazione prestazioni, la valutazione della composidi tali metodi mulzione corporea può ti-componente, gli essere un criterio Le analisi devono essere sia di selezione che ultimi tre decenni di prestazione, può sono stati anche tecondotte da personale essere utilizzato per stimoni di un notequalificato e i dati vanno valutare l’efficacia di vole aumento della ricerca sugli atleti trattati con riservatezza un allenamento o un di intervento dietetid’élite. Inoltre, gli atco, o essere utilizzato leti sono riluttanti a interrompere l’allenamento per una valu- per monitorare lo stato di salute di un attazione, questo rende quindi le tecniche di leta. Gli obiettivi di composizione corpolaboratorio meno utilizzabili. Questo rende rea individuale devono essere identificati difficile effettuare misurazioni accurate da personale qualificato (come esempio sugli atleti, con l’inevitabile conseguenza un biologo nutrizionista, un preparatore che i dati potrebbero essere fuorvianti, in- atletico, un fisiologo o un medico) e i dati terpretati erroneamente e quindi utilizzati sulla composizione corporea devono essein modo inappropriato. Questa realtà ha re trattati allo stesso modo di altre inforcostretto i ricercatori a prendere in consi- mazioni mediche personali e confidenziali.
status of body composition assessment in sport: review and position statement on behalf of the ad hoc research working group on body composition health and performance, under the auspices of the I.O.C. Medical Commission. Sports Med. 2012 Mar 1;42(3):227-49. doi: 10.2165/11597140-000000000-00000. • Nattiv A, Loucks AB, Manore MM, et al. The female athlete triad special communications: position stand. Med Sci Sports Exerc 2007; 39 (10): 1867–82. • Adams J, Mottola M, Bagnell KM, et al. Total body fat content in a group of professional football players. Can J Appl Sport Sci 1982; 7: 36–40. • Hawse MR, Martin AD. Human body composition. In: Eston R, Reilly T, editors. Kinanthropometry and exercise physiological laboratory manual: tests, procedures and data, 2nd ed. London: Routledge, 2001: 7–43. • Mascherini G, Petri C, Galanti G. Integrated total body composition and localized fat-free mass assessment. Sport Sci Health. 2015; 11(2):217–225. doi:10.1007/ s11332-015-0228-y. • Luis Suarez-Arrones, Cristian Petri, Rafael Angel Maldonado, Nacho Torreno, Diego Munguía-Izquierdo, Valter Di Salvo & Alberto Méndez-Villanueva (2018): Body fat assessment in elite soccer players: cross-validation of different field methods, Science and Medicine in Football, DOI: 10.1080/24733938.2018.1445871.14.
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LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Rino Dazzo
GENETICA Mappati altri 70 geni collegati ai disturbi mentali
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rima se ne conoscevano 261, ora grazie allo studio del Queensland Institute of Medical Research, in Australia, ne sono stati individuati altri 70. Si allarga la mappatura dei geni correlati ai disturbi mentali, un’operazione che apre la strada a terapie più mirate per vari tipi di disturbi come deficit di attenzione, iperattività, schizofrenia, disturbo bipolare o depressione. In particolare, il gruppo ha identificato 275 geni che interagendo contribuiscono ad aumentare il rischio di schizofrenia, 31 legati alla depressione, 13 coinvolti nel disturbo bipolare e 12 collegabili a iperattività e deficit di attenzione. Dove sono localizzati? Il 41% nel tessuto cerebrale, il 24% nel sangue. La loro individuazione e localizzazione potrebbe consentire di formulare farmaci in grado di agire in modo specifico sui geni responsabili dei disturbi. (R. D.).
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SALUTE Scoperta proteina che aggrava l’obesità: è nel fegato
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obesità dipende dal fegato, o meglio da una particolare proteina secreta a livello epatico che stimola la formazione di grasso in altri organi. Ne sono convinti i ricercatori dell’Università di Wuhan, in Cina. L’indagine condotta sui topi in laboratorio ha consentito di identificare una proteina prodotta dal fegato, la Gpnmb, che attiva la sintesi degli acidi grassi nel tessuto adiposo e aumenta la resistenza all’insulina. Una proteina, peraltro, che moltiplica i suoi effetti quando i lipidi nel fegato diminuiscono. Iniettando nei topi un anticorpo per questa specifica proteina, i ricercatori cinesi hanno notato che il peso degli animali è diminuito, che la sensibilità all’insulina è aumentata e che si è incrementata pure la produzione di calore. Insomma, la lotta all’obesità potrebbe passare attraverso l’inibizione della proteina Gpnmb. (R. D.).
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SICUREZZA ALIMENTARE Mozzarella di bufala, il test per le tracce di latte straniero
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n test per smascherare le bufale... sulle bufale. Lo hanno messo a punto i ricercatori dell’Ipaam-CNR ed è in grado di rilevare la presenza di latte straniero in prodotti derivati da specie italiane, come appunto la mozzarella di bufala campana Dop. Il test, grazie all’analisi proteomica delle caseine, consente nfatti di riconoscere e individuare i marcatori molecolari che indicano la presenza di latte o cagliata di provenienza diversa rispetto a quella prevista dal disciplinare. Il latte delle bufale campane ha caratteristiche genetiche particolari, uniche, che lo differenziano da quello proveniente da altre zone d’Italia o addirittura da paesi stranieri. Il test potrà essere effettuato sul latte e la cagliata in arrivo nel caseificio o sugli stessi prodotti finali e servirà a garantire la genuinità e l’autenticità di uno dei prodotti alimentari italiani più apprezzati. (R. D.).
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ALIMENTAZIONE Boom di brevetti alimentari in Italia: oltre 500 all’anno
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LONGEVITÀ
taliani popolo di santi, poeti, navigatori e creativi alimentari: sono oltre 5mila i brevetti depositati negli ultimi dieci anni nel nostro Paese nel settore agroalimentare e delle bevande. Lo indica un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati forniti dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo economico. Tra le invenzioni e i modelli di utilità sviluppati spiccano quelli per aromatizzare schiume alimentari, pulire croste di formaggio, concentrare succhi di frutta, conservare vino e pulire zucche e angurie, o due progetti firmati Enea: ‘Safefood’, un dispositivo laser portatile che consente di rilevare sostanze nocive o non dichiarate in etichetta, e un prototipo per la pastorizzazione a basso consumo energetica. La città più creativa nel settore del food? Milano, davanti a Bologna, Torino e Roma. (R. D.). © Rawpixel.com/www.shutterstock.com
Come vivere a lungo? Avere tanti amici e parenti
I
l segreto della longevità degli italiani? Le relazioni sociali, la dieta e la genetica. Amici e parenti sono fondamentali per invecchiare meglio e in buona salute perché abbiamo la percezione di avere qualcuno che si prenda cura di noi e abbia a cuore le nostre sorti. Gli studi sull’argomento sono innumerevoli, tanto che è possibile stilare una percentuale: le persone con poche connessioni sociali hanno un rischio di morte del 50% superiore rispetto a quelle che ne hanno tante. Lisa Berkman, epidemiologa di Harvard, ha paragonato l’isolamento al fumo mentre Gianni Pes, dell’Università di Sassari, ha studiato a fondo la longevità della sua regione: «In Sardegna le persone vivono più a lungo anche perché percepiscono un forte rapporto tra di loro. La comunità è forte e dà supporto agli anziani, che vivono in famiglia fino alla fine». (R. D.). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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LAVORO
Concorsi pubblici per Biologi Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Chimica Biomolecolare di Napoli Scadenza, 3 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno tipologia c per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Antitumor Drugs and Vaccines from the Sea (ADViSE)”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine di Ancona Scadenza, 3 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “plnrda modulo MEDIAS GSA 17 e GSA 18 (CUP J82F17000000007) e SOUNDSCAPE Interreg Italy Croatia” (CUP B76C18001130006). Tipologia di Assegno: A) “Assegni Professionalizzanti”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la Microelettronica e Microsistemi di Lecce Scadenza, 3 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Realizzazione di sistemi micro e nanostrutturati multifunzionali per lo sviluppo di piattaforme tecnologiche per la raccolta e l’analisi di campioni di agenti inquinanti e/o biologici” nell’ambito del progetto “LAB ON A SWAB” ammesso a finanziamento dalla Regione Puglia. CUP B37H17005160007. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
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Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia “Gaetano Salvatore” di Napoli Scadenza, 3 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno tipologia “professionalizzante” per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca: “ERC - menTORingTregs” – Titolato: “Unravelling paradoxes in regulatory T cell biology: the molecular basis for an mTOR-dependent oscillatory metabolic switch controlling immune tolerance and autoimmunity. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi).
sionalizzanti”. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa Scadenza, 5 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisiologia Clinica di Lecce Scadenza, 10 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Diagnostica non ionizzante”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine di Ancona Scadenza, 7 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dei programmi di ricerca: Mipaaf-plnrda (CUP J82F17000000007) E UE- Interreg Italia-Croazia CBC Programme ITACA - Innovative Tools to IncreAse Competitiveness and sustainability of small pelagic fisheries - (CUP B74I18000110007). Tipologia di Assegno: A) “Assegni Profes-
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa Scadenza, 7 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Maternal obesity and cognitive dysfunction in the offspring: cause-effect role of the gut microbiome and early dietary prevention (Acronimo: GUTMOM)”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari di Milano Scadenza, 10 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attivià di ricerca nell’ambito del programma di ricerca inerente al progetto Ager “Farm-level interventions supporting dairy industry innovation” (Farm-inn). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biomedicina e di Immunologia Molecolare “Alberto Monroy” di Palermo Scadenza, 12 giugno 2019
LAVORO Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “biotecnologie applicate alle patologie neurodegenerative”. Tipologia di assegno: Professionalizzante. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biochimica delle Proteine di Napoli Scadenza, 12 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biologiche, biochimiche e farmacologiche” da usufruirsi presso l’Istituto di Biochimica delle Proteine del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Napoli Scadenza, 13 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biologiche, biochimiche e farmacologiche” da usufruirsi presso l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse di Napoli del Cnr di Napoli. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per le Tecnologie Didattiche di Genova Scadenza, 14 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “TRIS.2 - Tecnologie di Rete e Inclusione Socio-educativa”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto dei Sistemi Complessi di Roma “La Sapienza” Scadenza, 14 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca sul tema di ricerca: sviluppo di tecniche sperimentali fotografiche mono/stereometriche per lo studio del comportamento collettivo in sistemi biologici nell’ambito del progetto Erc Rg.bio renormalization group approach to the collective behavior of strongly correlated bilogical systems (responsabile scientifico del progetto dr. Andrea Aavagna). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Biochimica delle Proteine di Napoli Scadenza, 14 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biologiche, biochimiche e farmacologiche” da usufruirsi presso l’Istituto di Biochimica delle Proteine del Cnr di Napoli - CUP B61C17000070007. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Neuroscienze di Milano Scadenza, 17 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca di tipologia “a” - “assegno professionalizzante” nell’ambito del progetto finanziato dalla Fondazione regionale per la ricerca biomedica (Frrb) della Regione Lombardia per la tematica: “Translating molecular mechanisms into als risk and patients” well-being (Trans-als). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Neuroscienze di Pisa Scadenza, 18 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attivita’ di ricerca nell’ambito del programma di ricerca: “Nanotechnology for tumor molecular fingerprinting and early diagnosis”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biostrutture e Bioimmagini di Napoli Scadenza, 18 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Sviluppo di Approcci Terapeutici Innovativi per patologie Neoplastiche resistenti ai trattamenti - SATIN”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Ricerca sulle Acque di Roma Scadenza, 20 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito dei programmi di ricerca: WE-MET (MIUR), SWARM-NET (Miur) ed ELECTRA (Horizon 2020 n.826244). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi).
Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa Scadenza, 20 giugno 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo Primo Ricercatore II livello professionale, presso l’Istituto di Fisiologia Clinica di Pisa. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto Nanoscienze di Modena Scadenza, 24 giugno 2019 Selezione per titoli e colloquio ai sensi dell’art. 8 del “Disciplinare concernente le assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato”, per l’assunzione, ai sensi dell’art. 83 del CCNL del Comparto “Istruzione e Ricerca” 2016-2018, sottoscritto in data 19 aprile 2018, di una unità di personale con profilo professionale di Tecnologo III livello, presso l’Istituto Nanoscienze (NANO) – Sede Secondaria di Modena. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per i Processi Chimico-Fisici di Bari Scadenza, 28 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca “Energie per l’ambiente – Taranto. Tecnologie e processi per l’Abbattimento di inquinanti e la bonifica di siti contaminati con Recupero di mAterie prime e produzioNe di energia TOtally green” (Cod. prog. ARS01-00637- CUP B86C18000870005). Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Lodi Scadenza, 30 giugno 2019 Pubblica selezione per il conferimento di unassegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca inerente al progetto Ager “Farm-Level Interventions Supporting Dairy Industry Innovation (FARM-INN) CUP B56C17000430008. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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LAVORO Azienda Unità Sanitaria Locale di Modena Scadenza 6 giugno 2019 Concorso pubblico unico, per titoli ed esami, per la copertura di otto posti di dirigente biologo, disciplina di patologia clinica, di cui quattro posti presso l’Azienda USL di Modena e quattro posti presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena. Gazzetta Ufficiale n. 36 del 07-05-2019. ESTAR - Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale della Toscana Scadenza, 6 giugno 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di igiene degli alimenti e nutrizione, da assegnare al Laboratorio di ricerca di oncologia ed ematologia pediatrica, afferente al Centro di eccellenza di oncologia ed ematologia pediatrica, dell’Azienda ospedaliero-universitaria Meyer. Gazzetta Ufficiale n. 36 del 07-05-2019. Università di Firenze Scadenza, 7 giugno 2019 Mobilità per la copertura di un posto di categoria D, a tempo indeterminato e pieno, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, per le esigenze del laboratorio di zoologia del Dipartimento di biologia. Gazzetta Ufficiale n. 36 del 07-05-2019. Università di Palermo Scadenza, 13 giugno 2019 Procedura di selezione, per titoli e colloquio, finalizzata alla copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato e pieno, settore concorsuale 06/ D3 - Malattie del sangue, oncologia e reumatologia, presso il Dipartimento di biomedicina, neuroscienze e diagnostica avanzata. Gazzetta Ufficiale n. 38 del 14-05-2019. Università di Siena Scadenza, 20 giugno 2019 Valutazione comparativa per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato di durata triennale non rinnovabile e pieno, settore concorsuale 05/G1 - Farmacologia, farmacologia clinica e farmacognosia, per il Dipartimento di biotecnologie chimica e farmacia. Gazzetta Ufficiale n. 40 del 21-05-2019. Università di Roma “Tor Vergata”
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nato e pieno. Gazzetta Ufficiale n. 41 del 24-05-2019. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia Scadenza, 23 giugno 2019 Reclutamento speciale riservato agli aventi diritto di cui all’articolo 20, comma 2, del decreto legislativo n. 75/2017, per la copertura di un posto di collaboratore tecnico professionale, biologo, categoria D. (GU n.41 del 24-05-2019)
Scadenza, 20 giugno 2019 Procedura comparativa per la chiamata di un professore di prima fascia, settore concorsuale 05/E2 - Biologia molecolare. Gazzetta Ufficiale n. 40 del 2105-2019. Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” Scadenza, 28 giugno 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato e pieno della durata di trentasei mesi, settore concorsuale 05/I2 Microbiologia, per il Dipartimento di farmacia e biotecnologie. Gazzetta Ufficiale n. 41 del 24-05-2019. Università Campus Bio-Medico di Roma Scadenza, 23 giugno 2019 Procedura di selezione per la copertura di due posti di ricercatore a tempo determinato. Gazzetta Ufficiale n. 41 del 24-05-2019.
Università di Milano Scadenza, 27 giugno 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di categoria D, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, supporto alle attività di ricerca in farmacologia molecolare e cellulare, a tempo indeterminato, per il Dipartimento di biotecnologie mediche e medicina traslazionale, da riservare prioritariamente alle categorie di volontari di cui al decreto legislativo n. 66/2010. Gazzetta Ufficiale n. 42 del 28-05-2019. Università di Milano Scadenza, 27 giugno 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di tre posti di categoria D, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, esperto nella gestione e funzionamento di piattaforme ad alta tecnologia ed elevata automazione in ambito farmacologico e biomolecolare, a tempo indeterminato, per il Dipartimento di scienze farmacologiche e biomolecolari, di cui un posto da riservare alle categorie di cui al decreto legislativo n. 66/2010. Gazzetta Ufficiale n. 42 del 2805-2019.
Università di Catanzaro “Magna Graecia” Scadenza, 23 giugno 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E1 - Biochimica generale. Gazzetta Ufficiale n. 41 del 24-05-2019.
Università di Milano-Bicocca Scadenza, 27 giugno 2019 Procedura di selezione per la copertura di un posto di ricercatore a tempo determinato, settore concorsuale 05/E1 Biochimica generale, per il Dipartimento di biotecnologie e bioscienze. Gazzetta Ufficiale n. 42 del 28-05-2019.
Università di Padova Scadenza, 23 giugno 2019 Procedura di selezione, per esami, per la copertura di un posto di categoria D, gestione e organizzazione di una Biobanca, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati, a tempo indetermi-
Università della Tuscia Di Viterbo Scadenza, 27 giugno 2019 Valutazione comparativa per la copertura di due posti di ricercatore a tempo determinato, per il Dipartimento di scienze ecologiche e biologiche (DEB). Gazzetta Ufficiale n. 42 del 28-05-2019.
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SCIENZE
Macrobenthos alieno nei corsi d’acqua della Liguria Specie campionate e distribuzione delle specie alloctone o transfaunate nelle acque delle zone liguri
di Sara Costa*, Federica Morchio**, Marco Bodon**
I
l problema della colonizzazione e dell’espansione delle specie alloctone o transfaunate nelle acque interne è diventato un fenomeno sempre più consistente e diffuso. Il degrado dei nostri corsi d’acqua, causato principalmente dalle attività umane, ha favorito l’insediamento di numerose specie aliene mettendo a repentaglio la sopravvivenza e l’equilibrio delle comunità di macroinvertebrati autoctoni. Fino ad ora l’attenzione è stata rivolta quasi esclusivamente alla fauna ittica e ai crostacei decapodi, trascurando le specie bentoniche di piccole dimensioni. Purtroppo i metodi di monitoraggio della fauna macrobentonica, previsti dalla normativa vigente, richiedono un livello di determinazione spesso non sufficiente per permettere il riconoscimento delle specie alloctone e gli indici per la classificazione non valutano gli effetti delle possibili interazioni con i popolamenti originari. In Liguria, soprattutto negli ultimi anni, si è assistito ad una crescita esponenziale della presenza di specie aliene su tutto il territorio, che hanno dato luogo anche a popolazioni numerose. Il presente lavoro descrive brevemente e illustra la distribuOsservatorio Ligure Pesca e Ambiente (OLPA), Via Malta 2/8, 16121 Genova. ** Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL), Direzione Scientifica, Via Bombrini 8, 16149 Genova. *
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zione geografica delle specie alloctone ad oggi rilevate nei corsi d’acqua liguri.
Introduzione Il problema dell’introduzione delle specie aliene è ormai ampiamente considerato come una delle principali minacce per la biodiversità. Purtroppo il degrado dei nostri corsi d’acqua causato dal cambiamento delle comunità di macroinvertebrati è ancora un fenomeno poco noto e poco conosciuto. Fino ad ora l’attenzione è stata rivolta quasi esclusivamente alla fauna ittica o al macrobenthos di maggiori dimensioni, quali i crostacei decapodi. Le acque interne, soprattutto se già compromesse da alterazioni o inquinamento, sono uno degli ambienti più facilmente soggetti alla colonizzazione da parte di specie alloctone e invasive, che una volta insediate entrano in competizione con le specie autoctone alterando drasticamente la biocenosi. Purtroppo i metodi di monitoraggio per la fauna macrobentonica che derivano dall’applicazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE; D. Lgs. 152/2006; D.M. 260/2010 e normative tecniche) non prescrivono la determinazione del macrobenthos a livello di specie, né gli indici per la classificazione dello stato di qualità delle acque valutano gli aspetti relativi alla componente macrobentonica alloctona. Questo fa si che raramente il macrobenthos sia determinato con un approfondimento sufficiente per permettere il riconoscimento delle specie aliene, alcune delle quali sono criptiche e difficilmente individuabili da parte di non specialisti.
SCIENZE Metodologia di indagine I dati sulle specie macrobentoniche aliene derivano dalle campagne di monitoraggio, realizzate dapprima dal PMP dell’ASL 3 Genovese, Provincia di Genova e Università degli Studi di Genova e successivamente dall’ARPAL, negli anni 1990-2016, in tutto il territorio ligure. Pochi dati sono stati ottenuti attraverso indagini mirate. Non sempre, soprattutto per le specie più criptiche, la determinazione è stata approfondita fino a livello di specie e quindi i dati qui presentati sono sicuramente sottostimati.
Specie alloctone presenti in Liguria In base a quanto noto in letteratura e alle recenti indagini, 21 taxa macrobentonici alloctoni d’acqua dolce o che possiedono uno stadio larvale acquatico sono presenti nelle acque interne della regione (Costa et al., 2017). Nella trattazione che segue vengono brevemente discusse e illustrate le specie raccolte durante i monitoraggi biologici nei corsi d’acqua, a esclusione dei crostacei decapodi (Pacifastacus leniusculus (DANA, 1852) e Procambarus clarkii (GIRARD, 1852)) già ampiamente trattati in letteratura. Per ciascuna di esse viene riportata una mappa che illustra la distribuzione regionale sul reticolo UTM ED 50 di 10 km di lato.
Girardia tigrina (GIRARD, 1850) (fig. 1) Girardia tigrina, da molti autori attribuita al genere Dugesia, è un triclade (famiglia Dugesiidae) originario del Nord America, segnalato in Europa per la prima volta nel 1925 a Brema, in Germania (Meinken, 1925). Presenta un corpo allungato con capo triangolare e si distingue facilmente dalle altre specie autoctone di Dugesia per la colorazione densamente maculata sulla superficie dorsale e le ampie aree chiare intorno agli occhi, mentre la faringe non Fig. 1. Girardia tigrina (Girard, 1850), Torrente Erro (SV). è pigmentata (Benazzi, 1993). Questa specie vive in fiumi, canali e laghi, sotto i ciottoli o tra i detriti ed è in grado di tollerare alti livelli di inquinamento organico. In Italia, diversi esemplari sono stati raccolti in varie località (Benazzi, 1955, 1993). In Liguria è stata segnalata solo recentemente (Stocchino et al., 2013) ma la sua presenza è nota dal 1990 (Costa et al., 2017); la specie ha ormai invaso molti corsi Fig. 2. Distribuzione di Girardia tigrina (Girard, 1850) in d’acqua dell’intera reLiguria. gione, soprattutto nei tratti inferiori (Fig. 2). È stato dimostrato che G. tigrina ha un effetto negativo sulle specie autoctone di tricladi, a causa della competizione per il cibo (Lázaro, 2013).
Branchiura sowerbyi BEDDARD, 1892 (fig. 3) Branchiura sowerbyi è un oligochete tubificide originario
dell’Asia tropicale e sub-tropicale (Mills et al., 1993). È facilmente distinguibile dagli altri tubificidi per la presenza di branchie in parecchi segmenti nella parte posteriore del corpo, di circa 2 mm di lunghezza, che tendono a diminuire in dimensione verso la porzione caudale (Sambugar and Giacomazzi, 2013). È una specie che tollera un’ampia gamma di condizioni ambientali e vive in Fig. 3. Branchiura sowerbyi Beddard, 1892, Fiume ambienti lentici, ricchi di Bormida di Millesimo (SV). detrito organico, dove si infossa con la parte anteriore del corpo nel fondo sabbioso-limoso, mentre con la parte caudale compie movimenti oscillatori per facilitare la respirazione e l’eliminazione delle scorie metaboliche verso l’esterno (Sambugar and Giacomazzi, 2013). In Italia la prima segnalazione risale al 1954, per l’Orto Botanico di Padova (Casellato, 1984), mentre in Liguria il primo ritrovamento risale al 2002, per la provincia di Genova (Rota, 2013); attualmente ha colonizFig. 4. Distribuzione di Branchiura sowerbyi Beddard, 1892 zato i tratti inferiori di in Liguria. diversi corsi d’acqua della regione (Fig. 4). Non esistono studi approfonditi sui possibili impatti della specie, ma a causa della sua adattabilità e resistenza potrebbe entrare in competizione con le specie autoctone.
Ocnerodrilidae (fig. 5) Gli Ocnerodrilidae sono una famiglia di oligocheti semiacquatici, simili ai Lumbricidae ma identificabili dal clitello anulare situato in posizione più anteriore, che copre i segmenti (XIII)XIV-XIX-(XX), e dalle setole strettamente appaiate. Ad oggi sono due le specie introdotte in Italia: Eukerria saltensis (BEDDARD, 1895) e Ocnerodrilus occidentalis (EISEN, 1878). E. saltensis è una specie originaria del Sud America, segnalata per la prima volta in Italia nel Fig. 5. Ocnerodrilidae, T. Petronio (GE). 1992 nella provincia di Genova in Liguria, nel T. Cerusa (Rota, 2013). Tutti i successivi ritrovamenti di questa specie sono avvenuti in diversi corsi d’acqua della provincia di Genova e Savona. Ocnerodrilus occidentalis è una specie di incerta origine, americana o africana, segnalata per la prima volta nel 1982 nella provincia di Padova in Veneto; Fig. 6. Distribuzione degli Ocnerodrilidae in Liguria. Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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SCIENZE in Liguria il primo ritrovamento risale al 2006 per T. Argentina, in provincia di Imperia (Rota, 2013). Gli Ocnerodrilidae sono attualmente presenti in Liguria in molti corsi d’acqua del versante tirrenico, soprattutto presso la foce (Fig. 6). Ad oggi non esistono studi approfonditi sui possibili impatti di queste specie, ma la loro adattabilità e tolleranza a diverse condizioni ambientali e i cambiamenti climatici in atto potrebbero favorirne l’espansione.
Acanthodrilidae (fig. 7) Gli Acanthodrilidae sono una famiglia di oligocheti semiacquatici, molto simili ai precedenti ma identificabili dal clitello che copre i segmenti XIII-XVI-(XVII) e dalle setole più distanziate. Le specie appartenenti a questa famiglia sono originarie dell’ Africa, sud-est Nord America, Centro e Sud America, Australia e Oceania (Blakemore, 2005). Ad oggi sono due le specie introdotte in Italia: Microscolex phosphoreus (DUGES, 1837) e Microscolex duFig. 7. Acanthodrilidae, Torrente Argentina (IM). bius (FLETSCHER, 1887) (Omodeo et al., 2005; Rota, 2013). Microscolex phosphoreus è stato segnalato per la prima volta in Liguria nel 1903 (Omodeo et al., 2005), e ritrovato nel 2006 nel T. Argentina, in provincia di Imperia (Rota, 2013) e nel 2017 nel T. Letimbro in provincia di Savona (dato inedito) (Fig. 8). Queste due specie giunte ormai da circa 200 anni su tutte le coste del Mediterraneo, comprese le piccole isole, Fig. 8. Distribuzione degli Acanthodrilidae in Liguria. hanno un alto potere invasivo (Omodeo et al., 2005) e anche se non esistono ancora studi approfonditi sul loro possibile impatto, la loro ampia valenza ecologica potrebbero favorirne la sopravvivenza a discapito delle specie autoctone.
Barbronia weberi (BLANKARD, 1897) (fig. 9) Barbronia weberi è un irudineo (famiglia Safilidae) a vita libera di origine asiatica (India e SE Asia), introdotto in Europa, a partire dal 1986, in Inghilterra, Austria e Germania (Nesemann and Neubert, 1999). B. weberi si distingue per la presenza di due pori genitali ventrali accessori (in tutto 4 pori ventrali, un gonoporo maschile, uno femminile e due pori copulatori in posizione anteriore e posteriore a questi), tre paia di stiletti faringei e per il corpo ricoperto da piccole papille. È una specie acquatica che predilige ambienti di moderata o scarsa qualità. La prima segnalazione in Italia risale al 2005 (Gherardi Fig. 9. Barbronia weberi (Blankard, 1897), Torrente et al., 2008); i ritrovaPolcevera (GE). menti sono avvenuti su
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due piccoli corsi d’acqua pedemontani della Lombardia in provincia di Como negli anni 20062008 (Genoni and Fazzone, 2008). La prima raccolta nei corsi d’ac- Fig. 10. Distribuzione di Girardia tigrina Barbronia qua della Liguria risale weberi (Blankard, 1897) in Liguria. però al 1998 (Costa et al., 2017), in provincia di Imperia; negli anni successivi è comparsa anche in altri corsi d’acqua soprattutto della Riviera di Ponente, ma anche nei dintorni di Genova (Fig. 10). Al momento, in Italia è stata accertata solo in queste località ma probabilmente è più diffusa dato che, ad un esame superficiale, può essere facilmente confusa con altri irudinei.
Piscicola geometra (LINNAEUS, 1758) (fig. 11) Piscicola geometra è un irudineo (famiglia Piscicolidae) che vive parassitando i pesci, e quindi può risultare dannosa alla fauna ittica, ma che è possibile rinvenire occasionalmente anche libera tra i ciottoli e le macrofite sul fondo dei corsi d’acqua. È facilmente riconoscibile per il corpo cilindrico, esile e molto allungato, e per la presenza di due grandi ventose, di cui quella anteriore dilatata a formare un disco Fig. 11. Piscicola geometra (Linnaeus, 1758), adesivo circolare. ConsideraFiume Magra (SP). ta solo recentemente come specie alloctona, originaria del centro Europa, è nota in Italia, per la Lombardia, a partire dal 1931 (Minelli, 1979, 2005; Gherardi et al., 2008). In Italia è diffusa in quasi tutte le regioni (Minelli, 2005); in Liguria è stata raccolta solo a partire dal 1991, in alcuni campionamenti Fig. 12. Distribuzione di Piscicola geometra (Linnaeus, sui corsi d’acqua del Sa- 1758) in Liguria. vonese (F. Bormida di Millesimo e T. Teiro) e dello Spezzino (F. Magra) (Fig. 12), ma segnalata solo recentemente (Costa et al., 2017).
Melanoides tuberculata (MÜLLER, 1774) (fig. 13) Melanoides tuberculata è un mollusco cenogastropode (famiglia Thiaridae) di discrete dimensioni (fino a ca. 5 cm di lunghezza) originario delle aree tropicali e subtropicali e introdotto in Europa tramite rilasci accidentali da acquari (Cianfanelli et al., 2007). Si riconosce facilmente per la forma conica allungata, la costolatura e il disegno flammulato Fig. 13. Melanoides tuberculata (Müller, 1774), sulla superficie della conchiFossa Calda, Venturina (LI) ( glia. La specie è diffusa nelle foto Simone Cianfanelli). regioni tropicali e subtropica-
SCIENZE li, mentre in Italia la sua diffusione è sporadica, in quanto limitata alle acque termali, dove è entrata in competizione con rare specie endemiche, o agli ambienti non Fig. 14. Distribuzione di Melanoides tuberculata (Müller, troppo freddi (Cianfa- 1774) in Liguria. nelli et al. 1991; Bodon et al., 2005b; Manganelli et al., 2000; Cianfanelli et al., 2007). In Liguria è stata trovata solo nel 2016, dove ha colonizzato in modo massivo una sorgente con acqua tiepida che alimenta il T. Varatello, in provincia di Savona (Costa et al., 2017) (Fig. 14). La sua diffusione nei corsi d’acqua liguri dovrebbe essere contenuta da fattori climatici, comunque è possibile che si diffonda nelle aree più calde, come nell’Imperiese e nel Savonese.
Potamopyrgus antipodarum (GRAY, 1843) (fig. 15) Potamopyrgus antipodarum è un mollusco gasteropode originario della nuova Zelanda, introdotto in Europa alla fine del 1800 in Inghilterra. Solitamente inquadrato nella famiglia Hydrobiidae, in realtà appartiene ai Tateidae (Wilke et al., 2013). Si distingue dagli altri cenogastropodi per la conchiglia allungata, di 6-7 mm, a spira conica e appuntita, e per i giri talvolta carenati (Favilli et al., 1998; Gherardi et al., 2013). In Italia, la specie è comparsa per la prima volta proprio in Liguria, nel 1961, alla foce del Fiume Roia a Ventimiglia (Berner, 1963). Negli anni successivi ha colonizFig. 15. Potamopyrgus antipodarum (Gray, 1843), zato con successo quasi Torrente Sturla di Borzonasca (GE). tutti i principali corsi d’acqua del ponente ligure, estendendosi successivamente alla Liguria orientale (Favilli et al., 1998; Bodon et al., 2005b; Costa et al., 2017) (Fig. 16). In alcuni ambienti ha dato luogo a colonizzazioni massive, in quanto si tratta di una specie partenogenetica molto prolifica e invasiva, adattabile a molti ambienti, dalle sorgenti ai tratti potamali, purché non Fig. 16. Distribuzione di Potamopyrgus antipodarum (Gray, 1843) in Liguria. troppo inquinati.
Physella acuta (DRAPARNAUD, 1805) (fig. 17) Physella acuta è un mollusco polmonato appartenente alla famiglia Physidae, originario del Nord America e segnalato in Europa a partire già dalla seconda metà del 1800. La specie è facilmente riconoscibile per la conchiglia sinistrorsa con apice acuto. È una specie acquatica che predilige habitat non troppo profondi, in zone con acqua piuttosto ferma o a lento scorrimento. La sua prima segnalazione in Italia risale a Issel (1866), che l’ha descritta come Physa pisana (Cianfanelli et al., 2007), e attualmente è presente in tutte le 20 regioni italiane dove ha invaso sia ambienti lentici che lotici, compresi i corpi idrici altamente inquinati,
spesso formando popolazioni consistenti (Saraceni, 1971; Melone, 1981). In Liguria la sua presenza è nota dal 1869 (Tapparone-Canefri, 1869) e attualmente ha invaso tutti i principali corsi d’acqua della regione (Fig. 18). La sua inFig. 17. Physella acuta (Draparnaud, 1805), troduzione è stata una delTorrente Scrivia (GE). le cause che ha portato alla progressiva rarefazione, in alcune regioni addirittura all’estinzione, dell’indigena Physa fontinalis (Linnaeus, 1758) (Manganelli et al., 2000). Rimangono comunque poco conosciuti l’impatto sull’ecosistema e i rapporti di competizione con le altre specie Fig. 18. Distribuzione di Physella acuta di Molluschi acquatici. (Draparnaud, 1805) in Liguria.
Gyraulus chinensis (DUNKER, 1848) (fig. 19) Gyraulus chinensis è un piccolo Planorbidae, originario dalle aree asiatiche, segnalato in Europa solo a partire dalla fine del secolo scorso nel sud della Francia, in Olanda e nelle risaie del nord Italia (Meier-Brook, 1983; Gittenberger et al., 1998) e ora diffuso in molte nazioni, anche se confinato, nel centro Europa, nelle serre o in acque termali (Beran Fig. 19. Gyraulus chinensis (Dunker, 1848), Torrente and Glöer, 2006). I suoi Fine (VE) (foto Ivano Niero). caratteri distintivi sono la carenatura sull’ultimo giro e le sottili strie spirali che decorrono sulla superficie della conchiglia, ma è facilmente confondibile con altri planorbidi, soprattutto con altre specie del genere Gyraulus. Attualmente è diffuso in molte regioni d’Italia; in alcuni ambienti, come nel bacino del Po Fig. 20. Distribuzione di Gyraulus chinensis (Dunker, e in Toscana, si comporta 1848) in Liguria. come specie invasiva (Cianfanelli et al., 2007). In Liguria è ancora piuttosto localizzato; ha colonizzato soprattutto alcuni corsi d’acqua che scorrono su serpentiniti (Fig. 20).
Ferrissia californica (ROWELL, 1863) (fig. 21) Ferrissia californica è un altro Planorbidae, segnalata in Italia a partire dal 1959 nel lago di Mergozzo e in un acquario rifornito con acqua del Lago Maggiore (Mirolli, 1960). È stata riconosciuta solo recentemente come specie aliena, di origine nord-americana, in base a studi genetici. Citata in letteratura sotto diversi sinonimi o nomi di dubbia validità (Ferrissia wautieri (Mirolli, 1960); Ferrissia clessiniana (Jickeli, 1882); Ferrissia fragilis (Tyon, 1863)) è sicuramente molto più diffusa di quanto sia stato rilevato fino ad oggi; infatti, a causa delle sue piccole dimensioni (ca. 4 mm Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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SCIENZE di lunghezza) e del suo aspetto criptico, è difficile da campionare e facilmente confondibile con altri molluschi a conchiglia anciloide (Cianfanelli et al., 2007). Si distingue comunque dalla specie più simile a forma allungata, Acroloxus lacustris (Linnaeus, Fig. 21. Ferrissia californica (Rowell, 1863), 1758), per l’apice non appuntito sorgente Lago di Porta (LU) e rivolto leggermente a destra. È (foto Simone Cianfanelli). particolarmente diffusa in ambienti lentici, laghi e stagni, spesso distrofici, e in corsi d’acqua a debole corrente e ricchi di piante acquatiche; in Liguria è stata trovata raramente, in ruscelli a lento scorrimento del Finalese, e in acque ferme come vasche di giardini botanici e stagni artificiali lungo il Fig. 22. Distribuzione di Ferrissia californica Fiume Magra (Fig. 22). (Rowell, 1863) in Liguria.
Sinanodonta woodiana (LEA, 1834) (fig. 23) Sinanodonta woodiana è un mollusco di acqua dolce di origine est-asiatica, comparso per la prima volta in Europa nel 1963 in Ungheria, negli allevamenti ittici e ora presente in almeno 22 paesi Europei (Cianfanelli et al., 2016). È caratterizzato dall’assenza di denti cardinali e laterali sulla cerniera delle valve e, rispetto alle specie indigene del genere Anodonta, possiede una conchiglia più robusta e grande (può raggiungere oltre i 30 cm di lunghezza), di forma solitamente più tondeggiante e con colorazione bruno-violacea; la scultura umbonale, inoltre, è formata da rilievi più distanziati e meno ondulati. È stata introdotta in Italia negli anni ‘90 in Emilia-Romagna e in Lazio e attualmente è diffusa in molte regioni d’Italia, soprattutto nell’area centro-settentrionale, ma Fig. 23. Sinanodonta woodiana (Lea, 1834), Canale non mancano citazioni per Lunense (SP). le regioni meridionali e per la Sicilia (Manganelli et al., 1998; Fabbri and Landi, 1999; Bodon et al., 2005a; De Vico et al., 2007; Colomba et al., 2013; Gherardi et al., 2013; Renda and Niero, 2014). La prima raccolta nei corsi d’acqua della Liguria risale a dicembre 2016 (Costa et al., 2017) nel Canale Lunense in Provincia di La Spezia; successivamente è stata individuata anche nel tratto terminale del Fiume Magra (dato inedito) (Fig. 24). Si presume che l’introduzione di questa specie in Liguria derivi dalle popolazioni toscane e che gli esemplari siano ancora in fase di crescita. S. woodiana è stata diffusa involontariamente nei nostri corsi d’acqua tramite l’introduzio- Fig. 24. Distribuzione di Sinanodonta woodiana (Lea, 1834) ne e lo spostamento in Liguria.
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di materiale ittico, ma anche per gli interventi di contenimento della vegetazione acquatica (Ercolini, 2015). Gli stadi larvali (glochidi) di questi bivalvi sono parassiti delle pinne e delle branchie dei pesci, usufruendo cosi di una forma di trasporto passivo utile a colonizzare nuovi spazi, una volta staccatisi dall’ospite per condurre una definitiva vita bentonica (Gherardi et al., 2013). La specie colonizza gli ambienti potamali e lentici con substrato fine, limoso, ricco di sostanza organica, dove si infossa. Vive bene anche in acque torbide ed inquinate. È una specie altamente invasiva che, grazie alla sua notevole capacità di adattamento a condizioni sfavorevoli, può entrare in competizione con altri bivalvi indigeni appartenenti ai generi Unio e Anodonta.
Considerazioni conclusive Le principali cause di introduzione e di diffusione di macroinvertebrati alieni sono da attribuirsi principalmente a fattori involontari, come i ripopolamenti ittici, interventi di manutenzione sui corsi d’acqua, costruzione di opere fluviali, frequentazione da parte di pescatori o bagnanti, floricoltura e, non ultimo, l’acquariofilia. Tutte queste attività implicano trasferimento di materiale, organico o inorganico, da bacini diversi, tra diverse regioni d’Italia o tra stati esteri. Anche le stesse attività di monitoraggio lungo i corsi d’acqua possono essere pericolose e causare il trasferimento di taxa macrobentonici. L’invasione di specie aliene nelle acque interne è particolarmente preoccupante soprattutto perché il livello di determinazione delle specie richiesto per le attività di monitoraggio biologico dei macroinvertebrati, previsto dalla normativa vigente, sovente non è sufficiente a rilevarne la presenza. Ciò comporta un inevitabile ritardo sia nell’individuazione delle specie aliene che nei tempi necessari per eventuali interventi, anche se, quasi sempre, è impossibile attuare azioni efficaci non solo per eradicare una specie alloctona, ma anche solo per contenerne l’espansione. La tutela della biodiversità e la salute dei nostri corsi d’acqua sono tasselli fondamentali per il nostro stesso benessere e quello del nostro territorio. È quindi nostro dovere e punto chiave delle politiche di conservazione locali e mondiali, difendere queste comunità dall’invasione di specie aliene, soprattutto perché le cause principali del loro frenetico viaggiare sono riconducibili principalmente alle attività umane.
Ringraziamenti Si ringraziano tutto coloro che hanno partecipato ai campionamenti di macrobenthos nei corsi d’acqua liguri e, in particolare, Doriano Coselli, Maurizio Costa, Silvio Gaiter, Luigi Martella, Daniela Rocca, Irene Pacini, Corinna Oliveri; Simone Cianfanelli e Ivano Niero per alcune foto.
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SCIENZE
Analisi del rischio, tra opportunità e astrazione Caso studio di applicazione della ISO 11133:2014 nei controlli qualità dei terreni di coltura per microbiologia alimentare
di Maria Grimaldi*, Romina Bottazzo*, Francesca Barbiero*, Paola Carnieletto*
N
ell’ottica di migliorare i propri processi interni, in termini di efficacia ed efficienza del servizio erogato, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha effettuato nel tempo la scelta strategica di produrre internamente i terreni di coltura necessari per le analisi di microbiologia alimentare, in un unico centro di produzione e controllo, denominato Centro Servizi alla Produzione (CSP). Il CSP, nel 2014, ha adottato i requisiti prescritti dalla nuova edizione della norma ISO 11133 – Microbiology of food, animal feed and water -- Preparation, production, storage and performance testing of culture media, evidenziando sin da subito l’onere che comporta l’applicazione della stessa, nello specifico, relativamente ai controlli di performance microbiologica previsti. Il presente studio, a fronte della dimostrazione dell’onere derivato dall’adozione dei suddetti requisiti microbiologici, propone un metodo alternativo, denominato “metodo CSP”, che grazie all’adozione del concetto di “risk based thinking” introdotto dalla ISO 9001:2015, combinato con un approccio HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), garantisce il raggiungimento dell’obiettivo previsto dalla norma e dall’ente, con un minor impegno di risorse.
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, viale dell’Università 10, 35020 Legnaro (PD), Italia.
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Il metodo CSP si configura come un approccio preventivo e trova le proprie radici nel contesto dell’ente, che, consapevole del piano di assicurazione qualità adottato presso i propri laboratori di microbiologia, si assume il rischio e la responsabilità di modulare i controlli in fase di produzione dei terreni, certo comunque di dare un servizio che garantisca, nel suo complesso, la sicurezza del dato emesso dai laboratori. Il metodo di analisi del rischio adottato secondo i principi delle norme ISO 9001:2015 e ISO 31000:2018 - Risk management è il FMECA (Failure Mode and Effect and Criticality Analysis). Tale metodologia permette di analizzare la criticità dei singoli processi di produzione dei terreni di coltura, soppesando, per ciascun rischio individuato, la gravità delle conseguenze, associata alla probabilità del loro verificarsi. Tale analisi, integrata con l’approccio HACCP, ha permesso di individuare le fasi dei processi da gestire e monitorare secondo una scala di priorità, in modo tale da produrre terreni di coltura di alta qualità, in conformità con la ISO 9001 e validati secondo la ISO 11133.
Introduzione L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) è un ente sanitario veterinario di diritto pubblico che fa parte di una rete di 10 Istituti Zooprofilattici Sperimentali distribuiti su tutto il territorio nazionale. La sua missione è promuovere la salute e il benessere animale e la sicurezza alimentare.
SCIENZE Le analisi di laboratorio eseguite dall’IZSVe sono conformi allo standard ISO 17025: 2018 [1]. L’IZSVe organizza anche il “Circuito interlaboratorio per l’assicurazione qualità dei risultati”, denominato AQUA, che fornisce diversi schemi nelle seguenti discipline: microbiologia alimentare e diagnostica, ittiopatologia, virologia, sierologia e biologia molecolare, in conformità con lo standard ISO 17043: 2010 [2]. In particolare, i Proficiency Testing (PT) qualitativi e quantitativi (UFC e MPN) dello schema di Microbiologia alimentare, AQUA MA, sono accreditati secondo tale norma dall’ente di accreditamento Accredia. Il Centro servizi alla produzione (CSP) dell’Istituto, certificato secondo la ISO 9001:2015 [3], è responsabile della produzione di terreni di coltura. Tale servizio permette che tutti i laboratori di microbiologia dell’IZSVe possano eseguire analisi affidabili per le proprie utenze esterne, pubbliche e private, e AQUA MA possa testare correttamente l’omogeneità e la stabilità microbiologica dei propri campioni prova, affinché risultino di elevata qualità per la distribuzione ai clienti in tutto il territorio nazionale. La norma tecnica di riferimento per la produzione dei terreni di coltura è la ISO 11133:2014 [4], che definisce la preparazione e i controlli di qualità dei terreni per la microbiologia degli alimenti, mangimi per animali e acqua. In particolare, relativamente ai controlli di qualità, la norma definisce i criteri e descrive i metodi per i controlli di performance microbiologica dei terreni di coltura, in modo tale che possano essere idonei all’uso per il quale sono destinati.
I controlli di qualità dei terreni di coltura effettuati dal CSP su tutti i lotti prodotti, prima della revisione ISO 11133 del 2014, erano: • controlli qualitativi; • controlli semiquantitativi; • controlli quantitativi per casi particolari (gare d’appalto, cambi ditte fornitrici, problematiche in corso, ecc.). Dal 2014, dopo aver esaminato i requisiti della norma, il CSP ha stabilito di applicarla, risolvendo alcune discordanze tra testo e tabelle, con il seguente approccio: • utilizzare le metodiche più semplici (es. selettività solo qualitativa, produttività qualitativa per i terreni per MPN (brodi selettivi per conte); • adottare le interpretazioni meno restrittive (es. punteggio 1-2 invece di 2); • testare i terreni con i ceppi che la norma indica come minimo necessario o a scelta ma almeno uno come minimo, nell’interpretazione più ridotta possibile del numero di ceppi (indici «b» e «d» delle Tabelle E1 e F1). L’applicazione di tale approccio dei “controlli ISO 11133” è stato confrontato con i “controlli CSP” adottati sino ad allora e, fin da subito, è risultato essere oneroso. Nel 2015 esce l’ultima revisione della ISO 9001 e proprio il nuovo approccio di questa norma suggerisce al CSP il modo di gestire i controlli di performance microbiologica previsti dalla ISO 11133.
Il caso studio
La ISO 9001:2015 mantiene, come la revisione precedente, l’approccio per processi, ma introduce il nuovo concetto di risk-based thinking, volto a cogliere rischi e opportunità. Il risk-based thinking permette all’organizzazione di determinare i fattori che potrebbero far deviare i suoi processi e il suo Sistema di Gestione della Qualità (SGQ) dai risultati pianificati e di mettere in atto controlli preventivi per minimizzare gli effetti negativi e massimizzare le opportunità. I principi del risk-based thinking prevedono che le azioni intraprese per affrontare i rischi e le opportunità devono però essere proporzionate all’impatto potenziale sulla conformità di prodotti e servizi. Prima di intraprendere nuove attività è necessario quindi valutare i rischi che ne derivano e pianificare come raggiungere i propri obiettivi per la qualità. Il risk-based thinking prevede che l’organizzazione debba determinare: a) cosa sarà fatto; b) quali risorse saranno richieste; c) chi ne sarà responsabile; d) quando sarà completato; e) come saranno valutati i risultati; f) quale sarà l’impatto.
ISO 11133:2014 L’applicazione dei controlli di performance microbiologica della ISO 11133 richiede test rigorosi, in base alle caratteristiche di ciascun terreno di coltura, allo stato fisico (brodo o agar), alla composizione (selettivo, non selettivo) e alla funzione (arricchimento, diluizione, ricerca, conta) (tabella 1).
ISO 9001:2015 e valutazione dei rischi
E’ stata condotta quindi una valutazione del rischio e una pianificazione del SGQ per l’applicazione dei controlli di performance microbiologica previsti dalla ISO 11133 in CSP.
Controlli microbiologici: le due modalità a confronto Tabella 1. Criteri e metodi per i controlli microbiologici (ISO 11133:2014 Annex J - Tabella J.1).
I due controlli di performance microbiologica, “ISO 11133” e “CSP”, sono stati messi a confronto, eseguendo routinariamente in parallelo i due metodi, sulle varie tipologie di terreni per le analisi Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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SCIENZE degli alimenti e su ogni lotto prodotto. Dal confronto effettuato, il controllo “ISO 11133” è risultato gravare maggiormente sui seguenti aspetti del processo di controllo microbiologico: • programmazione del controllo: necessità di pianificare, preparare e stoccare tutti i terreni implicati nel controllo del terreno test: - terreno di riferimento (es. Tryptone Soya Agar o terreni test di lotti precedenti per controllare lotti successivi quando il controllo del terreno è previsto contro se stesso); - terreno di conferma, se previsto; • gestione dei ceppi: necessità di un numero maggiore di ceppi e di una attenta programmazione nell’utilizzo delle loro diluizioni, in modo tale da poter sfruttare, nella stessa seduta di lavoro, gli stessi ceppi per più terreni e tipologie di controlli; • gestione delle infrastrutture: necessità di maggiori disponibilità di spazi per l’operatività dei controlli (es. cappe biologiche, piani di lavoro), per l’incubazione dei terreni seminati (incubatori), per lo stoccaggio dei terreni necessari (frigoriferi); • gestione del tempo: necessità di una maggiore quantità di tempo per effettuare i controlli più articolati, con le relative registrazioni di tracciabilità dei vari passaggi. Tale impegno di tempo si manifesta sia in termini di impegno/uomo giornaliero, sia in termini di numero di giornate impiegate. Per i terreni il cui controllo richiede un passaggio in terreno di conferma, si allungano i tempi per poter svincolare i lotti. Quest’ultimo aspetto ha un impatto particolarmente critico nel caso di richieste urgenti di terreni, da produrre, controllare e consegnare nel più breve tempo possibile; • aspetto economico: maggiore impegno di spesa in termini di: - quantità di terreni destinati ai controlli (terreni test, di riferimento, di conferma, diluenti), - quantità di materiali di consumo (es. anse, spatole, pipette, provette), - ammortamento della strumentazione (es. maggiore utilizzo della cappa biologica), - personale dedicato. A dimostrazione di quanto sopra esposto si riportano le stime economiche e in termini di tempo di lavoro dei controlli ISO 11133 a confronto con i controlli CSP di sette terreni di coltura, rappresentativi delle varie tipologie funzionali di terreni: • Agar Listeria According to Ottaviani And Agosti; • Fraser Broth; • Thiosulfate Citrate Bile Saccharose Agar; • Plate Count Agar; • Tryptone Soya Yeast Extract Broth; • Tryptone Salt Broth; • Nutrient Agar. La metodologia applicata ha richiesto una pesatura del costo dei terreni, materiali di consumo e ceppi di riferimento e dell’impegno uomo impiegati per il controllo dei suddetti terreni, con successivo confronto dell’impegno di risorse totale. A titolo esemplificativo si riportano nella tabella i dati relativi al terreno Fraser Broth (FB).
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Dati relativi al terreno Fraser Broth (FB).
Di seguito sono evidenziate le stime economiche ed in termini di tempo di lavoro dei controlli ISO 11133 a confronto con i controlli CSP per i 7 terreni di coltura [5]: Dai risultati delle prove in doppio effettuate emerge che i controlli ISO 11133 sono in media 4 volte più costosi dei controlli CSP e 4,5 volte più impegnativi in termini di tempo, a fronte di risultati di conformità con entrambe le metodiche, per tutti i lotti dei terreni testati. La valutazione del rischio dell’applicazione del controllo ISO 11133 ha dimostrato quindi che i controlli di performance microbiologici dei terreni di coltura previsti dalla ISO 11133:2014 risultano, a parità di efficacia, troppo costosi, non efficienti e non adatti all’organizzazione del CSP. Cosa fare?
ISO 9001 e HACCP L’approccio della ISO 9001:2015 richiama molto il sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) [6] [7], che trasforma l’approccio ispettivo del controllo qualità dei prodotti finiti, in approccio preventivo di assicurazione qualità dei processi, mediante l’individuazione, l’analisi ed il continuo monitoraggio di punti di controllo critici del processo. L’HACCP può essere applicato a qualsiasi filiera produttiva e si adatta anche al monitoraggio della produzione dei terreni di coltura, processo in cui si possono individuare delle fasi critiche che opportunamente gestite portano a garantire l’affidabilità dei prodotti finiti. In quest’ottica, una volta mantenuto il processo sotto controllo, le procedure di performance definite nella ISO 11133 possono perseguire la finalità di verifica dell’efficacia e di validazione del processo di produzione dei terreni di coltura e non di mero con-
SCIENZE trollo del prodotto finito. Per individuare e gestire le fasi critiche del processo di produzione, al fine di garantire l’affidabilità dei prodotti finiti, il CSP ha preso in considerazione la norma generale sulla gestione del rischio ISO 31000:2018 [8], adottando in particolare una delle tecniche di gestione del rischio proposte dalla ISO 31010:2009 [9]: la tecnica FMECA - Failure Mode and Effect and Criticality Analysis.
sura del rischio “Risk Priority Number” (RPN) e il potenziale fallimento individuato che presenta il RPN più elevato sarà il primo a dover essere gestito con interventi correttivi (Rank = 1):
FMECA - Failure Mode and Effect and Criticality Analysis
[1] Indica la probabilità P=Probability di accadimento di un determinato evento – Scala: 1= poco frequente; 5 = molto frequente [2] Indica la gravità G=Gravity di un determinato evento – Scala: 1= non grave; 5 = molto grave [3] Indica la capacità di rilevazione R=Rilevability di un determinato evento – Scala: 1= facilmente individuabile 5= difficilmente individuabile [4] RPN=Risk Priority Number: prodotto di Probabilità x Gravità x Rilevabilità. Indica la misura del rischio [5] Rank: Indica la priorità degli interventi correttivi.
FMECA prevede l’identificazione dei punti critici e i rischi specifici (Failure Mode) e le relative conseguenze (Effect) (Metodo FMEA) e la successiva valutazione delle modalità di errore che comportano il più alto rischio di danni e delle aree che devono essere gestite con priorità. A tale scopo la tecnica prevede l’attribuzione di un indice di rischio, in base alla stima della gravità delle conseguenze - “gravity”, della probabilità di accadimento - “probability” (termine sostituito nella nuova revisione della norma ISO 31000 con likelihood: verosimiglianza) e della possibilità di rilevazione - “rilevability” (Criticality - Metodo FMECA). Il CSP ha quindi preso in considerazione i processi della propria attività produttiva e le varie fasi di ognuno di essi e per ogni fase ha identificato, analizzato e ponderato i rischi, valutando uno o più fallimenti che potrebbero verificarsi: gli errori che potrebbero presentarsi e la causa e l’effetto del loro accadimento. Ogni errore è stato valutato in base alla probabilità che accada, alla gravità del danno provocato e alla possibilità di riuscire a individuarlo, secondo una scala fissata dal CSP da 1 a 5: Il prodotto di Probabilità x Gravità x Rilevabilità indica la mi-
Considerando in un primo momento solo il prodotto PxG si ha un idea del livello di rischio in assoluto (livello di criticità). Sono stati così identificati 24 potenziali errori che sono stati classificati dal CSP in differenti aree di criticità (Probabilità x Gravità): - 12 in area verde con livello di criticità PxG basso 1-4; - 10 in area gialla con livello di criticità PxG medio 5-14; - 2 in area rossa con livello di criticità PxG alto 15-25:
Associando al livello di criticità PxG la Rilevabilità R, si sono ottenuti i valori di Risk Priority Number (RPN): prodotto di Probabilità x Gravità x Rilevabilità, cioè la misura del rischio contestualizzato. Tali valori di RPN hanno portato ad individuare gli errori Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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SCIENZE che necessitano di interventi prioritari > 25 RPN (viola), quelli che devono rimanere sotto osservazione 15-25 RPN (celeste) e quelli che non necessitano di particolari interventi < 15 RPN (bianco):
Osservando i primi sette errori classificati con priorità di intervento vediamo come i valori di criticità e di priorità cambiano in base alla rilevabilità dell’evento. L’errore può essere molto grave e probabile che si verifichi, ma il fatto che diventi critico, dipende se è facilmente rilevabile o meno:
L’importanza della Rilevabilità si può osservare valutando il rischio attraverso l’utilizzo di un’altra tecnica di gestione del rischio proposta dalla ISO 31010:2009 [9]: la tecnica Consequence / probability matrix che prevede la presentazione dei dati in una matrice a due vie. Inserendo nella matrice la gravità di un evento contro la probabilità del suo accadimento, si ottengono i seguenti risultati di criticità (rischio assoluto):
Inserendo nella matrice la probabilità-gravità di un evento contro la capacità di rilevazione dell’evento stesso, si ottengono le seguenti misure di rischio (rischio contestualizzato) che individuano di conseguenza le priorità degli interventi.
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I due errori 23 e 24 che evidenziavano una criticità in zona rossa (PxG 15 e 16), manifestano una misura del rischio assoluto che necessita sì di priorità di intervento (RPN 60 e 32), ma contestualizzandoli, non risultano più ad alto rischio, ma a rischio moderato (zona gialla). L’errore 13 che evidenziava una criticità in zona gialla (PxG 10), non risulta più a rischio moderato, ma diventa a rischio basso (zona verde). Considerando i 24 potenziali errori totali individuati con la tecnica FMECA, relativi alle fasi dei vari processi della produzione dei terreni di coltura, si evidenzia che, in CSP, la misura del rischio è moderata o bassa. I vari errori che rappresentano una criticità alta, moderata o bassa, essendo più o meno rilevabili, fanno diventare infatti il rischio moderato o basso (figura sottostante).
Metodo preventivo CSP Il Risk based thinking della ISO 9001, i principi dell’HACCP e la tecnica FMECA hanno permesso al CSP di definire una
SCIENZE nuova strategia di gestione definita “metodo preventivo CSP”. Tale approccio prevede che: • in un processo sotto controllo continuo, ogni lotto di terreni di coltura può essere soggetto a un ridotto set di controlli di performance; • i controlli più stringenti indicati dalla ISO 11133, per i terreni di microbiologia alimentare, possono essere applicati per validare l’intero processo di produzione, con una frequenza dilazionata nel tempo. La nuova ISO 17025:2018 rafforza ulteriormente questo approccio preventivo, introducendo anch’essa, come la ISO 9001:2015, la necessità di affrontare i rischi e le opportunità. La qualità dei terreni di coltura, verificata con questo nuovo approccio, viene ulteriormente validata sul campo dall’organizzazione del Proficiency Testing AQUA MA che utilizza i terreni di coltura, prodotti dal CSP, per effettuare le prove di omogeneità e stabilità relative alle 18 analisi più comuni di microbiologia alimentare, qualitative e quantitative, previste dal proprio calendario annuale. In fase di omogeneità, infatti, viene verificata: • per le prove qualitative, la concordanza con i risultati attesi (su campioni prova contenenti il microrganismo target in concentrazioni estremamente basse), che deve risultare del 100%; • per le prove quantitative, la precisione analitica dei propri metodi, controllando il rispetto del limite di deviazione standard di ripetibilità, che deve essere la metà della deviazione standard target (σt= 0.25) con cui vengono valutate conformi le prove di omogeneità stesse [10] [11]. Il rispetto della concordanza del 100%, per le prove qualitative, e dei limiti, molto stretti, di deviazione standard di
ripetibilità, per le prove quantitative, valida da un lato le capacità tecniche degli operatori dell’organizzazione del PT AQUA MA, ma, indirettamente, valida anche la qualità dei terreni di coltura per la microbiologia alimentare, prodotti dal CSP. Altra evidenza a sostegno dell’efficacia dell’approccio CSP è data dai risultati di conformità di assicurazione qualità che ottengono i laboratori di microbiologia alimentare dell’IZSVe, utilizzatori dei terreni del CSP (ad es. circuiti interlaboratorio, controlli qualità interni, prove di ripetibilità). Infine l’assenza di reclami da parte dei clienti, relativamente agli esiti delle analisi microbiologiche, rappresenta un ulteriore testimonianza della validità dell’approccio adottato. Le frequenze dei controlli di performance ISO 11133 per ogni terreno di coltura, vengono valutate e rimodulate di volta in volta, in fase di riesame della Direzione, tenendo in considerazione elementi in input quali i dati di assicurazione qualità e i risultati dei PT dei laboratori, eventuali reclami dei clienti, ma soprattutto, in base alla valutazione del rischio che una scarsa qualità di un terreno specifico possa comportare in fase di analisi. Le azioni intraprese per affrontare i rischi e le opportunità, infatti, secondo la ISO 9001, devono essere proporzionate all’impatto potenziale sulla conformità di prodotti e servizi. Possono essere prese, ad esempio, in considerazione le analisi di microbiologia alimentare relative ai microrganismi patogeni, alcune delle quali comportano una segnalazione all’autorità competente in caso di non conformità: - Listeria monocytogenes (qualitativa, quantitativa UFC e MPN); - Salmonella spp.; - Campylobacter spp.;
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SCIENZE
- Escherichia coli O157; - Yersinia enterocolitica; - Legionella spp.; - Escherichia coli (quantitativa MPN). Identificando i terreni necessari alle analisi sopra indicate e considerandoli ad alto rischio, si può aumentare la frequenza dei controlli ISO 11133 sui lotti di produzione di tali terreni, rispetto agli altri. I terreni ad alto rischio così individuati coprono tutte le linee produttive del CSP. I controlli ISO 11133 permettono quindi di validare l’intera filiera di produzione del CSP. Tutti gli altri terreni di Microbiologia alimentare vengono comunque testati con la ISO 11133, almeno una volta all’anno. In ogni caso, tutti i lotti di tutti i terreni di coltura prodotti in CSP vengono sempre testati con il controllo CSP. Adottando le opportune misure di prevenzione per i potenziali errori individuati con la tecnica FMECA, il processo di produzione dei terreni di coltura del CSP è sotto continuo controllo e la ISO 11133, con i suoi controlli di performance microbiologica, offre una validazione globale di tutto il sistema di gestione del processo di produzione stesso.
Conclusioni Fermo restando il principio ispiratore della norma ISO 11133 di salvaguardare la sicurezza alimentare, con questo studio è stato presentato un caso di applicazione di una norma prescrittiva, riesaminata alla luce di un’analisi dei rischi e delle opportunità rispetto al proprio contesto organizzativo e agli stakeholder. L’ispirazione di questo studio è nata dal passato recente, quando gli enti normatori hanno introdotto i principi di analisi del rischio. Questi principi portano le organizzazioni inevitabilmente di fronte ad un bivio: a fronte di una norma prescrittiva come deve essere traslata l’analisi del rischio? Come concetto astratto che non lascia spazio di azione all’organizzazione sui requisiti imposti, oppure come un cambio culturale che permette all’organizzazione di applicare le norme con senso di responsabilità? Questo studio ha voluto dare una risposta al quesito, basandosi sull’esperienza diretta in campo. Tramite evidenze oggettive è stato possibile dimostrare che è fattibile intendere la conformità alla norma non come mero rispetto dei singoli puntuali requisiti, bensì come rispetto dei principi e delle finalità della norma stessa. Questo è però possibile solo dimostrando le proprie scelte tramite
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un’attenta analisi basata su evidenze oggettive che non possono prescindere da un’approfondita valutazione del rischio, a partire dal contesto esterno ed interno all’organizzazione. Con l’avvento dei principi delle analisi dei rischi e delle opportunità, responsabilità e consapevolezza del proprio ruolo dovrebbero essere i punti cardine che ispirano le organizzazioni nell’applicazione di una norma. Nel caso del CSP è stato evidenziato come sia possibile soddisfare le esigenze dei clienti dell’IZSVe, che si aspettano analisi attendibili, grazie ad una attenta valutazione del processo di produzione dei terreni di cultura non come attività a sé stante, ma inserita nel contesto più ampio dell’organizzazione dell’IZSVe, di cui si conoscono non solo le esigenze, ma anche le procedure analitiche applicate, l’approccio e i risultati dell’assicurazione qualità.
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SCIENZE
Storia ed evoluzione dei Giardini Origini e sviluppi dell’intervento umano nelle aree verdi tra cultura e sfruttamento del territorio
di Giuliano Russini*
L’
essere umano, da migliaia di anni plasma per diletto la natura a suo piacimento. Quando questo costume rimane confinato nell’ambito del gusto estetico, dell’utilità, senza sfociare nella soppressione o nella violenza dei processi naturali, ha sempre un certo effetto suggestivo, quando invece tali limiti vengono superati, anche se la suggestione permane, bisogna considerare quanti danni sono stati compiuti. Si pensi ad esempio ai bonsai, termine giapponese che letteralmente significa “pianta da vassoio”, una tecnica che è parte della cultura nipponica da quasi mille anni, che obbliga, riducendone il ritmo di crescita a valori basali tagliando di volta in volta i germogli più vigorosi, a crescere di qualche decimetro piante che in natura raggiungerebbero molti metri, come cipressi, ciliegi, aceri, etc. Questo è forse un esempio estremo di modificazione del substrato naturale, sebbene il risultato estetico è bellissimo; in altri casi, l’approccio umano ha permesso di creare situazioni e fenomeni (plasmando la natura), che sono poi sfociati in aree di meditazione, di purificazione dell’anima e di incontri spirituali e Botanico ornamentale per aree verdi urbane, parchi e giardini storici, oasi e riserve naturali; studio e protezione del verde urbano ornamentale, verde antico-storico e verde naturale per diversi Comuni dell’Agro Pontino.
*
Giardino Pensile di Babilonia, da “Enciclopedia delle Civiltà Umane” Garzanti, 1978.
culturali, cioè i “giardini”. Vediamone un po’ l’origine e la storia. Il desiderio umano di coltivare piante, che risale a migliaia di anni fa, si è evoluto da un iniziale ruolo puramente alimentare a scopi estetici. L’uomo preistorico da cacciatore, raccoglitore nomade, con la scoperta dell’agricoltura, che coincise con la capacità che ebbe di divenire stanziale, passò ad allevare Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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SCIENZE
Giardino alla francese, da “Biologie et Botanique des jardins”, Francepress, 1983.
animali e a coltivare piante, addomesticandole alle proprie esigenze (piante alimentari, tessili e medicinali) e solamente in seguito, quando divenne pienamente cosciente della bellezza di questi organismi, le coltivò anche per puro diletto ed estetica, creando le piante ornamentali. Queste ultime, cominciarono a interessare quei popoli che avendo raggiunto un certo grado di benessere e sviluppo culturale, poterono rivolgere la loro attenzione a qualche cosa che forse può sembrare superfluo per molti, ma che era ed è invece
Giardino all’Inglese, Reggia di Caserta (Foto dell’autore).
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utile a ritemprare lo spirito. Proprio nelle varie attività spirituali umane, il mondo vegetale ha spesso avuto un ruolo cardine. Il giardino è una delle espressioni più arcaiche e più “gentili” dell’attività umana. Il bisogno da parte dell’uomo di costruire con le proprie mani, sentendo l’odore della terra dissodata, un ambiente in cui poter osservare forme vegetali molteplici, autoctone ed anche esotiche, come per gli animali in altri contesti, si perde nella notte dei tempi. Famosi sono i giardini di Babilonia fatti erigere nel VI secolo a.C. da Nabucodonosor (sovrano babilonese che regnò dal 605 a.C., al 562 a.C) per sua moglie Amytis: vennero considerati una delle sette meraviglie del mondo. Erano formati da un complesso di terrazze sovrapposte e degradanti, che non superavano i ventidue metri d’altezza, una prima forma di giardini pensili; in alcune erano coltivati alberi, mentre in altre trovavano posto arbusti e piante erbacee, oltre a varie specie animali, sia domestiche che selvatiche. Anche gli antichi Egizi, i Greci, gli Etruschi e i Romani avevano tipi particolari di giardini, se ne trovano esempi nei dipinti che ancora possiamo osservare nei resti delle ville patrizie dell’antica Roma, o nelle piramidi egizie, nei templi greci e nelle necropoli etrusche. Verso la fine della Repubblica Romana, i giardini che sorgevano intorno a Roma avevano raggiunto uno sviluppo tale, che anche nelle opere di Orazio, Plinio e Varrone si accenna spesso a questi complessi di straordinaria bellezza. L’invasione dei barbari, diede però un brutto colpo a queste strutture, ma l’arte di erigere giardini proseguì in Oriente con Costantino Porfirogenito (Costantino VII di Bisanzio). Alcuni secoli dopo, i Mori in Spagna, nell’Alhambra di Granada e nell’Alcazar di Siviglia, crearono giardini nei quali assieme ad alberi da frutta, erano presenti piante ornamentali come cipressi, oleandri, rose ed anche vasche piene d’acqua; gli arabi, nascendo e vivendo in luoghi ove la siccità regnava, avevano bisogno di posti ove l’elemento vitale, l’acqua e con essa le piante, dominassero. Contribuirono in seguito all’introduzione di nuove specie dall’Oriente anche i Crociati; intorno alla seconda metà del 1200 d.C., si diffondono in Europa, tra l’altro, la violacciocca e il garofano, entrambe di origine asiatica. Ma il Medioevo, segna una battuta d’arresto nello sviluppo del concetto di giardino. Gli unici di un certo interesse, sono in questo periodo, quelli all’interno dei monasteri dove vengono compiuti studi anche di botanica; ma gli elementi architettonici vengono messi in secondo piano. I giardini conventuali fungono più da orti, “Hortus Conclusus” che tradotto significa “giardino, orto recintato”, fornendo frutta, verdura e piante medicinali per i monaci, piuttosto che a scopo ornamentale. Bisogna aspettare l’arrivo del rinascimento in Italia, per ritrovare interesse e grande impegno da parte dei botanici (spesso si ignora questo), degli architetti, degli agronomi e dei giardinieri nel creare nuove forme di giardini; questo nuovo entusiasmo parte proprio dall’Italia, ed è per questo motivo che ovunque trionfa lo stile italiano, che è avallato dal nome anche di grandi botanici, ed artisti nel campo dell’architettura e della scultura.
SCIENZE Nasce così il “giardino all’italiana”, che è legato a regole architettoniche ben precise e dove un elemento costante è rappresentato da aiuole di bosso e regolari disegni geometrici. Verso la fine del XVII secolo, il centro d’interesse per il giardino si sposta in Francia. Qui alcuni botanici inventano il giardino verticale, mentre lo stile transalpino nel giardino terricolo è diretto nell’addolcire le rigide forme geometriche, ove l’architettura cede un po’ il passo alla natura. Il giardino Francese è tipicamente di pianura: in esso hanno fondamentale importanza i fiori da decorazione e, si apprezzano gli alberi che abbiano caratteristiche cromatiche come ciliegi, aceri etc., inoltre vasche e bacini, prendono il posto di fontane e cascate. In seguito, quasi per reazione al formalismo in cui erano caduti i giardini all’italiana prima e alla francese poi, sorse in Inghilterra un nuovo tipo di giardino, in cui vengono esaltati gli elementi naturali: si cerca infatti di usufruire di elementi preesistenti in natura, quali alberi di una certa dimensione, tratti di bosco, corsi o bacini d’acqua naturali; si evitano i terreni pianeggianti che sanno un po’ troppo di artificioso, lasciando invece ondulazioni sulle quali lo sguardo poteva meglio adattarsi. A queste scuole Europee, si devono aggiungere poi anche quelle orientali, quali la scuola Coreana, Vietnamita, Cinese, Giapponese oppure le meno note Indiane, Indonesiane (quali quella tipica di Sumatra), che riflettono (si pensi al Giardino Zen, di origine Giapponese), il tipo di filosofia e religione predominante e la relazione uomo-natura, la quale è enormemente diversa da quella occidentale. Possiamo dire che il gusto del giardino come “oasi di pace” però, viene meno in Occidente a partire da questo secolo; gli ampi spazi lasciati liberi appositamente per creare un luogo d’incontro, svago o meditazione, si fanno sempre più limitati e radi. L’inurbamento esasperato e distrofico degli ultimi cinquanta anni, ha dato il colpo di grazia ad un’abitudine “gentile” e vecchia quasi quanto l’uomo.
Una foresta in una bolla di Cristallo, il “Climatron”
Questa struttura dal nome “Climatron” è una serra-esposizione dal clima controllato, ancora oggi esistente, da lui stesso progettata; in tale struttura vengono coltivate e studiate piante esotiche anche rarissime. In un certo senso il Climatron anticipò sotto molti aspetti le cupole dei progetti Biosfera I, II, III, che negli anni ’70 del secolo scorso in USA, avevano lo scopo di simulare strutture autosufficienti in tutto, con la prospettiva dei viaggi spaziali. La prima somiglianza principale è nella cupola geodetica alta fino a 21 metri, ove la piante sono addensate su mezzo acro di terreno. Le più alte, come Ochroma lagopus, (Cav. ex Lam.) Urb., 1920, un membro della famiglia delle Bombacaceae (da cui si ricava il legno di balsa), delle foreste pluviali del Sudamerica, raggiungono quasi la sommità, là ove la notte ruota una coppia di fari, l’uno diffondendo la brillante luce solare, l’altro la pallida luce della luna tropicale. Questa differenza di luce, permette anche di studiare la risposta di crescita delle piante a luminosità variabili. Il Climatron, rappresenta il sogno accarezzato da tanti botanici: far crescere l’uno accanto alle altre piante di ambienti assai diversi, in condizioni controllate. Sotto un tetto di plexiglas (in passato era vetro), di mezzo centimetro di spessore, sostenuto da una cupola geodetica, il Climatron raccoglie oltre 1500 specie diverse delle zone tropicali e subtropicali del Pianeta Terra, che vanno dal caldo umido della giungla Amazzonica, dal fresco clima oceanico delle Hawaii, dalle aride regioni tropicali indiane, fino alle nebbiose foreste umide delle montagne giavanesi. I diversi climi, sono creati per mezzo di due sistemi d’areazione, che portano aria pura attraverso grandi condizionatori. Questi, vengono controllati da un computer per mezzo di relé, che permettono di emettere o assorbire aria a secondo delle condizioni climatiche esterne e del grado d’insolazione; inoltre, se è necessario, finissimi spruzzatori aggiungono umidità. All’interno della cupola, si possono osservare cascate e acquitrini che richiamano la foresta Amazzonica, con tutte le tonalità di verde note in natura; la presenza di stagni ricoperti di lattuga d’acqua,
Accenniamo ora qui a un altro tipo di struttura che gode di quei poteri meditativi e curativi delle spirito, almeno per me, che sono le serre. Durante gli anni ’60 del secolo scorso il biologo olandese Frits Went docente di botanica, ritornando dagli immensi orti botanici di Buitenzorg (Bogor), sull’isola di Giava, dove passò cinque anni di intensi studi, pensò di costruire una struttura nella locale Università del Missouri, St Louis, dove lavorava all’interno dell’Orto Botanico, che rappresentasse l’ecologia vegetale e la fitosociologia di specifiche aree continentali, oltre che la semplice esposizione di piante.
Climatron, University of Missouri, Botanical Garden, da: Frits Went “Life of Plants”. Timelifes-Oxfordpress, 1974.
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Una varietà di Ibiscus, presente nell’area Hawaiana del Climatron, da: Frits Went “Life of Plants” Timelifes-Oxfordpress, 1974.
i filodendri con le loro lucide foglie, quelle enormi di piante dei generi Gunnera e Colocasia, i banani selvatici con foglie lunghe anche un metro, rendono questo posto un paradiso. Si osservano poi dracene africane, fichi di vario tipo, liane e alberi giganti a crescita lenta, tipici della giungla tropicale come l’Hymenaea courbaril, L., che in natura è una importante fonte di legname. Camminando, si osservano ibischi cinesi giallo e rosa nella zona che riproduce il clima hawaiano; da tale varietà, se ne sono ottenute anche di colore marrone, bianco o con altre sfumature. Per inciso, circa 200 specie di ibischi crescono in natura, nelle aree tropicali e temperate di tutto il mondo. Nei corpi d’acqua, si vedono ninfee con fusti di un metro di lunghezza, tra le quali nuotano carpe Koi giapponesi e carpe africane. Specie di fichi di vario tipo crescono nella parte relativa alla foresta tropicale, come una specie australiana il Ficus macrophyl-
La Reggia di Caserta.
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la, Desf. Ex Pers.sin. Ficus columnaris, che lascia pendere dai rami o dal tronco dell’albero parassitato, le lunghe radici aree sino al suolo, ove si ancorano. Felci epifite di color verde-marrone, si protendono in armonioso equilibrio e coesistenza; un grosso Platycerium australiano (un genere di felce, nota come felce a corna di cervo), dalle foglie profondamente biforcute, si estende fino a oltre due metri dal suo punto d’attacco. Con delicate tonalità di rosa, i fiori del banano selvatico (in realtà sono le foglie delle brattee), o Musa rosacea, Jacq sin. Musa balbisiana var. balbisiana, come quelli di altre Musaceae, ad esempio i fiori arancioni del genere Strelitzia, fanno capolino in mezzo ai ciuffi di foglie enormi. Cadute poi le brattee rosate, restano esposti i fiori, dai cui ovuli contenuti negli ovari, si sviluppano i frutti, ovvero le banane, che in queste specie selvatiche sono assai scarse di polpa e appena commestibili. Altri fiori come quelli del genere Heliconia, o orchidee di varie specie e così via, rendono questa spazio qualche cosa di così profondamente bello, preistorico e primordiale in cui percepiamo odori, colori e sapori, persi completamente nell’urbano quotidiano.
Bibliografia 1. Frits Went “Life of Plants” Timelifes-Oxfordpress, 1974. 2. Biologie et Botanique des Jardins”, Francepress, 1983. 3. Il Giardino Storico all’Italiana, di Paolo Luzzi, Manuali SAGEP, 1996. 4. Il Codice Botanico di Augusto, di Giulia Caneva, Gangemi Editore, 2010. 4. Il Grande Libro dei Fiori e delle Piante, AA.VV., Selezione Reder’s Digest, 1984. 5. Enciclopedia delle Civiltà Umane” Garzanti, 1978.
USO DELLA PROVA GENETICA Profili critici in sede penale e civile
ROMA, 11 GIUGNO 2019 Centro di formazione dellâ&#x20AC;&#x2122;ONB Viale della Piramide Cestia 1/C
ECM Questo articolo dà la possibilità agli iscritti all’Ordine di acquisire 3 crediti ECM FAD attraverso l’area riservata del sito internet www.onb.it.
Nuovi scenari diagnostici nelle infezioni sessualmente trasmissibili Rassegna sulle principali patologie trasmesse per via sessuale e panoramica delle loro ripercussioni sulla salute mondiale di Chiara Pagliuca*, Elena Scaglione*, Caterina Pagliarulo**, Giuseppe Mantova*, Rossella Perna***, Vittoria Savio***, Gessyca Zuppardo***, Paola Piscopo***, Roberta Colicchio*, ***, Paola Salvatore*, ***
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e Infezioni sessualmente trasmesse (IST) rappresentano un grave problema per la salute a livello mondiale. Costumi ed abitudini di vita più liberi, facilità di spostamento fra continenti, migrazioni, ricerca di condizioni socio-economiche migliori, hanno contribuito in modo decisivo all’espansione di questo fenomeno. L’emergere e il ri-emergere di agenti infettivi hanno ampliato lo spettro delle patologie veneree che solo pochi anni fa sembravano, se non in via di estinzione, sicuramente in una fase di contenimento. Oggi si è passati dai pochi agenti “classici” degli anni ‘80 a più di 30 IST diverse causate da oltre 20 tipi di microrganismi tra batteri, virus e protozoi, determinando l’insorgenza di nuovi quadri morbosi oltre che di complicanze e sequele inusuali fino a pochi anni fa, che comprendono: sterilità, gravidanze ectopiche, aborti, mortalità perinatale, e coinvolgimento di altri organi. Tutti questi fattori confermano una sicura recrudescenza del fenomeno delle IST che rappresenta un aspetto importante della medicina moder-
na richiedendo interventi diagnostici, terapeutici e di prevenzione diversi rispetto al passato. A fronte di un così importante fenomeno è pertanto sorta la necessità della messa a punto di nuovi metodi diagnostici, fra questi hanno assunto un ruolo primario le tecniche di Diagnostica Molecolare, che offrono nella pratica clinica, la possibilità di una diagnosi rapida ed affidabile senza con ciò accantonare le metodiche tradizionali (colturali e sierologiche), che ancor oggi rappresentano il gold standard nella diagnosi di alcune delle IST. Le tecniche di diagnosi molecolare nascono, inoltre, dalla necessità sempre più forte di diagnosticare le IST asintomatiche soprattutto nei soggetti giovani, per i quali il ricorso ad una visita specialistica e l’esecuzione di prelievi invasivi è sempre poco accettato. In questo nuovo scenario ben si collocano le metodiche innovative non invasive, ad elevata sensibilità e specificità, dai costi contenuti.
Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Napoli; ** Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università degli Studi del Sannio, Benevento; *** U.O.C. di Microbiologia Clinica, D.A.I. di Medicina di Laboratorio e Trasfusionale, A.O.U. Federico II, Napoli.
Chlamydia trachomatis é il principale agente eziologico di patologie a prevalente trasmissione sessuale quali: uretrite non gonococcica (NGU) e post-gonococcica (blenorragia da inclusioni), epididimite, vaginite, sindrome uretrale acuta e, nella donna, malattia pelvica infiammatoria (MIP) responsabile della sterilità di coppia (Tabella 1). Altre patologie correlate all’infezione da C. trachomatis sono rappresentate essenzialmente dal linfogranuloma
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Diagnosi molecolare di infezioni Chlamydia trachomatis-correlate
ECM venereo, o tracoma, che porta spesso a cecità, dalla congiuntivite da “corpi inclusi” e da polmoniti, frequenti nei neonati contagiati durante l’attraversamento del canale cervicale nel corso del parto1. La diagnosi di laboratorio di infezione da C. trachomatis si basava essenzialmente sulla diagnosi diretta da materiale patologico mediante: isolamento da colture cellulari e ricerca microscopica di “corpi elementari” con tecniche di immunofluorescenza o mediante metodi immunoenzimatici (ELISA). Tuttavia tali metodiche sono spesso inficiate dall’incostante presenza nel materiale biologico di quantità di microrganismo adeguate alla rilevazione. In aggiunta, la diagnosi sierologica indiretta, volta alla dimostrazione della presenza di anticorpi nel siero del paziente, non sempre fornisce risultati attendibili al di fuori dei rari casi in cui sia possibile osservare una evidente sieroconversione. Un netto incremento della specificità e soprattutto della sensibilità nella diagnosi di patologie Chlamydia-correlate é stato reso possibile nell’ultimo decennio mediante la rilevazione diretta del DNA di tale patogeno. I test di amplificazione degli acidi nucleici (Nucleic Acid Amplification Test, NAAT), che comprendono metodiche come la: polymerase chain reaction (PCR), transcription mediated amplification (TMA), e DNA strand displacement amplification (SDA) rappresentano oggi i pilastri nella diagnosi di infezione da Chlamydia2 e, sono utilizzate anche per amplificare le sequenze di DNA del plasmide criptico che si trova in oltre il 99% dei ceppi di C. trachomatis. La metodica molecolare permette di individuare una specifica regione del genoma di C. trachomatis, consentendo così una diagnosi precisa anche in quei campioni, quali urina e sangue, in cui il patogeno può avere scarsa o nulla vitalità oppure carica microbica molto bassa (ad esempio nei secreti congiuntivali, liquidi seminali e sinoviali) (Box 1). Infatti, é proprio in questi casi che si determinano le condizioni cliniche sfavorevoli, come la latenza, la asintomaticità e la cronicizzazione, responsabili dell’elevata incidenza del contagio (Tabella 1). I NAATs per la Chlamydia possono essere eseguiti su tamponi campionati dalla cervice o dalla vagina (donne) e dall’uretra o su urina (uomini) (Flow chart diagnosi molecolare IST) mantenendo performance molto elevate indipendentemente dal campione biologico utilizzato (Tabella 2). Attualmente, i NAATs sono approvati esclusivamente per le analisi su campioni urogenitali, tuttavia diversi studi indicano la possibilità di ottenere risultati attendibili anche su campioni rettali3. Grazie ad una maggiore accuratezza del test, alla semplicità e alla praticità nella gestione del campione, alla facilità di screening tra uomini e donne sessualmente attive, i NAATs hanno oggi largamente sostituito i metodi colturali, il gold standard per la diagnosi storica di infezioni Chlamydia-correlate, ed i metodi non basati sull’amplificazione degli acidi nucleici. Questi ultimi risultano, infatti, relativamente sensibili, rilevando con successo solo il 60-80% delle infezioni in donne asintomatiche, e dando spesso risultati falsamente positivi. I metodi colturali sono ancora oggi utili in circostanze selezionate e sono attualmente gli unici test approvati per campioni non-genitali.
Diagnosi molecolare di infezioni da Neisseria gonorrhoeae Oggi sono disponibili in commercio diversi test di amplificazione degli acidi nucleici che in realtà rilevano sia gli organismi vitali che non vitali (Box 1), tuttavia differiscono nella sequenza bersaglio e nel metodo di amplificazione.La scelta del saggio molecolare può infatti dipendere da diversi fattori che includono: i. il volume di campione da processare, ii. la riproducibilità, e iii. l’automazione.
Inoltre, alcuni test offrono anche la possibilità di effettuare rilevazione simultanea di diversi patogeni, come ad esempio doppia rilevazione di C. trachomatis e Neisseria gonorrhoeae da un unico campione clinico (Box 2). La Gonorrhoea è una IST, causata da N. gonorrhoeae (gonococco), di solito localizzata nelle mucose genitali, ma può talvolta colpire siti non-genitali come il retto, la faringe e la congiuntiva. La trasmissione avviene attraverso rapporti vaginali, anali o anche orali per inoculazione diretta di secrezioni infette da una mucosa all’altra. I sintomi sono solitamente: perdite spesso abbondanti (80%) e/o disuria (50%). La malattia risulta asintomatica in più della metà delle donne infette mentre è asintomatica solo in meno del 10% degli uomini infetti. Inoltre, l’infezione in sede rettale può causare perdite e dolore anale o perianale, mentre a livello faringeo solitamente l’infezione è asintomatica (>90%). Se trascurata la gonorrhoea, può portare ad infezioni più estese; nell’uomo l’infiammazione può colpire testicoli e prostata: se non curata nel tempo, può causare restringimenti delle vie urinarie che portano a difficoltà nella minzione. Nella donna l’infezione può colpire le ghiandole intorno alla vulva, diffondersi ai genitali interni causando la MIP o sterilità. In entrambi i sessi può, seppur raramente, determinare un’infezione generalizzata che colpisce il cuore e il cervello, è infine possibile anche l’interessamento delle articolazioni. In un caso su tre, insieme alla gonorrhoea si può contrarre una infezione da C. trachomatis, che comunemente si manifesta dopo 15 - 30 giorni. Quando N. gonorrhoeae coesiste con altri patogeni come C. trachomatis e Trichomonas vaginalis le perdite possono assumere un carattere mucopurulento. Attualmente i saggi NAATs sono raccomandati per la rilevazione di infezioni urogenitali causate da C. trachomatis e N. gonorrhoeae in donne e uomini con e senza sintomi. I NAATs per la diagnosi di infezione da N. gonorrhoeae sono più sensibili dei metodi colturali, offrono la possibilità di effettuare il test su una più ampia gamma di campioni e sono molto meno esigenti in termini di qualità di campione, di trasporto e di conservazione del campione clinico, che per l’isolamento del gonococco risultano sempre molto critici. I saggi molecolari mostrano sensibilità elevata in entrambe le infezioni sintomatiche e asintomatiche (Tabella 2), e mostrano sensibilità equivalente nei campioni di urine e nei tamponi uretrali nell’uomo e nei tamponi vulvo-vaginali e endocervicali nelle donne, e soprattutto rappresentano il test di elezione nei soggetti asintomatici (Flow chart diagnosi molecolare IST). Le caratteristiche di prestazione dei diversi saggi disponibili in commercio differiscono sostanzialmente per quanto riguarda la specificità4. I saggi NAATs hanno mostrato un buon rapporto costo-efficacia nel prevenire le sequele causate da infezioni da C. trachomatis e N. gonorrhoeae5,6. Tali tests sono progettati per amplificare e rilevare sequenze di acido nucleico specifiche per ciascun microrganismo da identificare e, analogamente ad altri tests non-colturali, non richiedono organismi vitali (Box 1). La maggiore sensibilità di questi saggi molecolari è attribuibile alla loro capacità teorica di produrre un segnale positivo anche da una sola copia di DNA o RNA bersaglio (es. RNA ribosomale 16S e 23S). Questa elevata sensibilità ha permesso l’uso di campioni clinici sempre meno invasivi come: i. urine di primo mitto per gli uomini; ii. tamponi vaginali ed endocervicali per le donne; facilitando notevolmente le procedure di screening. A causa della loro elevata sensibilità i NAATs devono essere tuttavia eseguiti in modo da evitare la contaminazione dei campioIl Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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ECM ni clinici o la propagazione di contaminanti ambientali in laboratorio (Figura 1). Per tale motivo i laboratori devono seguire le tecniche standard per l’utilizzo di metodi molecolari, che prevedono: i. Spazi di lavoro e attrezzature dedicati e puliti con frequenza (Figura 1); ii. Inclusione di più controlli (controlli interni, negativi e positivi) in ogni esecuzione; iii. Monitoraggio del tasso di risultati indeterminati e positivi come indice di cambiamento nelle tendenze mensili, che potrebbe a sua volta indicare la necessità di indagare l’accuratezza dei risultati. Molti di questi inconvenienti sono stati in parte superati grazie all’automazione di molte delle metodiche molecolari utilizzate nella diagnosi di vulvovaginiti ed uretriti (Box 2) (Figura 2). Va tuttavia sottolineato che i NAATs per la ricerca di N. gonorrhoeae presentano dei limiti: la sensibilità infatti resta molto elevata (Tabella 2), ma la specificità non lo è altrettanto, a causa del rischio di falsi positivi soprattutto per i prelievi ano-rettali e faringei dovuti a cross-reazioni con Neisserie commensali non patogene, oltre che con N. meningitidis (elevata omologia di sequenza del DNA genomico). La falsa positività può essere dovuta a sequenze target, non presenti in alcuni sottotipi di N. gonorrhoeae e presenti invece in ceppi di Neisseria commensali. Per tali motivi i saggi NAATs non sono validati per i prelievi ano-rettali o faringei: l’esame colturale rappresenta ancora il gold standard per la diagnosi in siti extra-genitali. Nella pratica clinica, non dovrebbero essere utilizzati come unico saggio diagnostico di routine, ma dovrebbero sempre essere confermati dall’esame colturale. I NAATs per rilevazione di C. trachomatis e N. gonorrhoeae, infine, non consentono di sorvegliare la presenza e la diffusione di eventuale resistenza agli antibiotici7.
Nuovi scenari nella diagnostica di infezioni da Trichomonas vaginalis Si ritiene che la IST più diffusa al mondo sia la Tricomoniasi, una malattia provocata da un protozoo flagellato, il Trichomonas vaginalis, che infetta la vagina nelle donne e le vie urinarie di donne e uomini. Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) circa 3,7 milioni di americani sono affetti in un dato momento della loro vita da T. vaginalis8. Nonostante sia una malattia sessualmente trasmessa facilmente diagnosticabile e curabile, la Tricomoniasi non è una malattia facilmente refertabile e il controllo dell’infezione è stato relativamente poco enfatizzato dai programmi sanitari di controllo pubblici delle IST. La trasmissione
Figura 1.
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Figura 2.
avviene principalmente attraverso i rapporti sessuali vaginali. E’ rarissimo, ma possibile, il contagio del neonato durante il parto. Solo il 30% dei soggetti infetti mostra dei sintomi. La sintomatologia è, infatti, spesso assente nell’uomo, talora può manifestarsi con bruciore durante la minzione o con modestissime perdite uretrali. Nella donna, viceversa, si ha prurito o bruciore ai genitali esterni e alla vagina con perdite vaginali giallastre, schiumose e maleodoranti, ma può essere anche asintomatica (5%). Le infezioni da T. vaginalis possono presentare delle complicanze: nell’uomo sono state descritte irritazioni del pene, infiammazioni della prostata e infertilità; nella donna molto raramente può verificarsi un’infezione dell’utero e delle tube associata ad infertilità. Quando si presentano i sintomi spesso essi si manifestano da 5 a 28 giorni dopo che il soggetto ha contratto l’infezione, anche se per alcuni individui può richiedere molto più tempo. I NAATs offrono la massima sensibilità per il rilevamento di infezioni da T. vaginalis. Ad oggi dovrebbero essere considerati come tests di elezione ed in molti laboratori ormai rappresentano il gold standard per la diagnosi di Tricomoniasi. I metodi basati sulla PCR hanno dimostrato una maggiore sensibilità rispetto sia alla microscopia che ai metodi colturali (I NAATs esibiscono sensibilità fino a 3-5 volte maggiore rispetto alle analisi colturali)9,10. I saggi molecolari, con metodica in Real-time PCR per la rilevazione diretta e qualitativa di T. vaginalis sono oggi la principale piattaforma commerciale in grado di rilevare il DNA del patogeno in tamponi vaginali o endocervicali nella donna e in campioni di urina per gli uomini (Flow chart diagnosi molecolare IST), con performance variabili a seconda del campione e dello standard di riferimento (Tabella 2). I saggi molecolari per T. vaginalis, come per gli altri agenti eziologici di IST, con metodica Real-time PCR utilizzano sonde marcate con fluorofori, che emettono fluorescenza a seguito della reazione di amplificazione. Il ciclo della PCR in cui si evidenzia una fluorescenza significativa è proporzionale alla quantità di DNA/RNA presente nel campione. Questo valore è definito il Ciclo so-
ECM glia (Ct-Cycle Treshold o Cq-Cycle Quantification) (Figura 3). In aggiunta, le indagini molecolari per le infezioni da T. vaginalis non risentono della degradazione del campione per il trasporto, ed è possibile la conservazione del campione clinico anche fino a 4 giorni a temperatura ambiente. Come per molti altri tests di diagnosi molecolare, i risultati dei saggi NAATs per T. vaginalis devono comunque essere sempre interpretati contestualmente agli altri dati clinici e di laboratorio a disposizione del medico. Attualmente, un test comunemente utilizzato per una paziente che presenta sintomi di vaginite è il vetrino a fresco che permette al medico di ottenere diversi risultati utilizzabili per determinare la causa dei sintomi della vaginite. Il risultato del vetrino può tuttavia essere influenzato da fattori quali l’esperienza del microscopista, il tempo che intercorre tra la preparazione e l’interpretazione, la temperatura di conservazione (il campione non può essere mantenuto a lungo a temperatura ambiente) e i dispositivi di raccolta utilizzati. Il risultato può essere interpretato come positivo solo se il microscopista è in grado di visualizzare i Trichomonas mobili. La sensibilità del vetrino a fresco e della coltura di T. vaginalis in condizioni ottimali può variare dal 40 al 60% rispetto ai saggi NAATs con metodica in Real-time PCR11.
Ruolo dei saggi NAATs nelle infezioni da Mycoplasma e Ureaplasma E’ noto che circa il 10-25% delle NGU è causato da Mycoplasma e Ureaplasma12 (Tabella 3). Tali microrganismi, tuttavia, sono chiamati in causa in un ampio range di patologie del tratto urogenitale, e sono, inoltre, spesso associati con IST e infezioni croniche in persone con un sistema immunitario indebolito. Si tratta infatti di parassiti cellulari di superficie che aderiscono alla membrana plasmatica degli epiteli urogenitali, e taluni penetrano all’interno delle cellule e diffondono verso i tessuti profondi, determinando danno cellulare proprio a seguito di questo intimo contatto. Oltre all’NGU, le infezioni genito-urinarie associate a M. hominis, M. genitalium, U. urealyticum e U. parvum sono: MIP, infertilità, pielonefrite e calcoli urinari. Molti studi dimostrano che l’infezione da Micoplasma, e in modo particolare da Ureaplasmi, può condurre a sterilità maschile attraverso una diminuzione della motilità degli spermatozoi e l’invasione dei testicoli13-15.
Figura 4.
Per la diagnosi di laboratorio di Micoplasmi e Ureaplasmi ha pressoché esclusiva importanza soltanto la ricerca diretta del microrganismo mentre non presenta attualmente risvolti pratici l’impiego delle indagini sierologiche. Sebbene, la microscopia ottica svolga un ruolo fondamentale nella diagnosi di uretrite, per la diagnosi eziologica sono necessari esami colturali ed indagini molecolari oltre che per C. trachomatis, anche per M. hominis, M. genitalium, U. urealyticum e U. parvum effettuate su liquido seminale, tampone uretrale, tampone cervicale e su campioni di urina (Flow chart diagnosi molecolare IST, Fig. 4): mitto iniziale, dopo almeno 4 ore dall’ultima minzione. Attualmente sono disponibili sistemi in PCR che consentono l’identificazione simultanea (Box 2) del DNA di M. hominis, M. genitalium, U. urealyticum e U. parvum che utilizzano diversi geni target specifici, che includono: i geni gap (gliceraldeide-3-fosfato deidrogenasi) e gyrA (subunità A della DNA girasi) e il repetitive sequence element mgp-r2 per M. hominis e M. genitalium rispettivamente; ed il gene per l’ureasi per U. urealyticum e U. parvum Tali sistemi dotati di tecnologia Multiplex Real time PCR qualitativa, utilizzano diversi controlli interni (gene per l’RNAsi) e controlli positivi (DNA genomico) (Figura 3). Sono test molto rapidi, l’esecuzione dopo l’estrazione degli acidi nucleici dura meno di 2 ore ed hanno perfomance molto elevate (Tabella 2). Infine, diversi studi hanno dimostrato l’elevata sensibilità di questi metodi in confronto alle tecniche colturali standard che si traduce in un aumento di diagnosi fino al 40% soprattutto nelle complicanze ostetriche e nelle infezioni neonatali. La PCR è inoltre l’unica metodica che permette di differenziare i 2 biovar di Ureaplasma (U. urealyticum e U. parvum) (Figura 3).
Conclusioni Figura 3.
Risulta quindi una chiara esigenza di diagnosticare le IST in modo tempestivo per giungere rapidamente ad una terapia mirata Il Giornale dei Biologi | Maggio 2019
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ECM
Tabella 1. Caratteristiche Cliniche nelle infezioni Chlamydia trachomatis-correlate.
Tabella 2. Performance dei saggi NAATs per la diagnosi delle principali IST.
Bibliografia 1. Linee guida Infezioni Sessualmente Trasmissibili, SIU 2012. 2. Chlamydia trachomatis UK Testing Guidelines, Clinical Effectiveness Group British Association for Sexual Health and HIV, 2015 3. Percorsi diagnostico-assistenziali in Ostetricia-Ginecologia e Neonatologia Chlamydia trachomatis Gruppo multidisciplinare “Malattie infettive in ostetricia-ginecologia e neonatologia”, 2014.
Tabella 3. Prevalenza dei patogeni più comunemente isolati da pazienti con NGU.
4. Bignell C, Unemo M; European STI Guidelines Editorial Board. 2012 European guideline on the diagnosis and treatment of gonorrhoea in adults. Int J STD AIDS. 2013; 24(2):85-92.
riducendo in tal modo le complicanze e le gravi sequele associate alle infezioni e limitandone al minimo la diffusione. Attualmente il controllo e la prevenzione di queste infezioni rappresentano obiettivi prioritari di sanità pubblica ed un facile accesso ai servizi di diagnosi e cura ha aumentato notevolmente la possibilità di prevenire e curare efficacemente buona parte delle IST. I nuovi approcci diagnostici basati su tecniche molecolari non invasive consentono di screenare una più ampia tipologia di pazienti, in particolare quelli meno propensi a sottoporsi ad indagini che riguardano la sfera sessuale, permettendo così l’identificazione anche di casi asintomatici principale sorgente di diffusione. I test molecolari impiegati nella diagnosi di alcune delle principali IST sono preferenzialmente nel format Real-Time PCR (marchiati CE), presentano elevata sensibilità e specificità, e la performance analitica di tali sistemi deve essere verificata da adeguati programmi di qualità interni ed esterni (CQI e VEQ). E’ inoltre consigliabile che sul referto di tali tipi di indagine siano sempre indicati il materiale biologico processato, il risultato e la metodica utilizzata.
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