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SPORT

DALIA KADDARI LA NUOVA STELLA DELL’ATLETICA ITALIANA

Dai trascorsi nel basket alla passione per il sushi, la campionessa dei 200 metri racconta sogni e ambizioni. Con Tokyo 2021 nel mirino

di Antonino Palumbo

Fra le passerelle e le piste, ha scelto queste ultime. La cagliaritana “figlia del vento” Dalia Kaddari fa incetta di record, ottenuti con la naturalezza della sua corsa e la leggerezza dei suoi vent’anni. Iniziato con l’incubo globale della pandemia, il 2020 le ha regalato il titolo italiano assoluto (il 30 agosto a Padova) e poi il record italiano juniores in 23”23 a Bellinzona, due centesimi meglio di quanto aveva fatto diciotto anni prima Vincenzina Calì. Quanto basta, insomma, per trasformarlo nel suo anno migliore malgrado tutte le paure e le difficoltà del caso: «Si,

le prestazioni e i risultati ottenuti negli ultimi mesi hanno reso speciale il mio 2020. Adesso però ho già voltato pagina e penso già al prossimo obiettivo: le Olimpiadi».

Già, perché il sogno di ogni atleta è per Dalia un traguardo che si potrebbe concretizzare in tempi brevi, senza necessariamente aspettare Parigi 2024: «Non sarebbe male entrare fra le atlete della staffetta 4x100 per i Giochi in Giappone. Se chiudo gli occhi e mi immagino su una pista delle Olimpiadi, è decisamente quella di Tokyo!». E pensare che fino a sei anni fa Dalia correva, si, ma su un campo di basket. Giocava da ala e anche piuttosto bene. Citando Ligabue, era la Oriali della situazione: nessuno, infatti, era brava come lei a recuperar palloni (soprattutto a rimbalzo) e a far ripartire l’azione della sua squadra. Poi, però, qualcuno che sapeva vederci lungo l’ha individuata per i giochi sportivi studenteschi e lì ha scoperto che la sua rapidità nella corsa poteva essere sfruttata di per se stessa su una pista d’atletica. Una vittoria ha tirato l’altra, un traguardo ha inseguito l’altro e pian piano Dalia – madre sarda, papà marocchino – ha deciso di puntarci in maniera decisa, senza trascurare le lezioni al liceo linguistico B.R. Motzo a Quartu Sant’Elena.

«Ho sempre praticato questa disciplina fissandomi degli obiettivi, sin da quando l’ho preferita al basket. Mi era chiaro, sin dalle fasi provinciale e regionale, che ogni gara andava bene e volta per volta miglioravo, e ho messo sempre più impegno e dedizione, negli allenamenti e nelle competizioni. La pallacanestro mi piaceva ma sono certa di aver fatto la scelta giusta». Un po’ come quella di dire «no, grazie» alla moda – è stata eletta anche Miss Quartu qualche anno fa - per concentrarsi sul presente e il futuro da sportiva. «Avrei potuto anche cimentarmi con quel settore, ma non si possono fare diecimila cose, se vuoi farle bene. Sia lo sport sia la moda richiedono tempo e impegno che non si possono conciliare. Resterà una passione legata alla mia adolescenza», spiega.

Dopo il primato italiano allieve, nel 2018 Dalia si è laureata campionessa italiana di categoria, ha sfiorato il podio europeo e soprattutto è stata medaglia d’argento alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires. «Un’esperienza indimenticabile, che capita una volta nella vita. Non pensavo di andare a medaglia, anche perché abbiamo gareggiato a ottobre e in quel periodo la nostra stagione è finita. Mi sono allenata bene ma senza grandi illusioni: evidentemente gli allenamenti hanno dato ottimi frutti. Il tutto in un contesto molto bello, che mi ha arricchita». Il 23”45 di Buenos Aires le ha inoltre “restituito” la miglior prestazione nazionale U18 dopo l’interregno dell’amica-rivale Chiara Gherardi. Con quest’ultima, la Kaddari ha costruito negli anni un rapporto speciale: «Abbiamo vissuto tante trasferte assieme ed è nata una bella amicizia. Si, può sembrare strano ma per me è assolutamente naturale: siamo rivali in pista, ma amiche nella vita».

Due anni fa Dalia è entrata nelle Fiamme Oro, costruendosi l’opportunità di fare atletica ad alti livelli «con gli strumenti e la stabilità della quale un atleta ha bisogno». Tra i suoi idoli ci sono Pietro Mennea ma anche la giamaicana Elaine Thompson, campionessa olimpica dei 100 e 200 metri piani a Rio de Janeiro 2016, e la statunitense Allyson Felix, la donna più medagliata (9) e più volte d’oro (6) nell’atletica leggera ai Giochi, oltre che l’atleta più vincente in assoluto ai campionati mondiali.

Più abitudinaria che scaramantica prima delle gare («mi piace ripetere una serie di rituali che mi aiutano a rendere meglio», spiega), Dalia si carica col reggaeton ma sa abbandonarsi a note più introspettive, quando fanno pendant col suo umore. Introspettive come le serie TV, che sceglie per rilassarsi. Tra i suoi hobby c’è ancora oggi la fotografia, ma a differenza della pista ama più posare che scattare («ultimamente ho fatto una bella esperienza con il mio sponsor Adidas»).

Poi c’è la cucina. E su questo fronte, più che la velocista, le tocca fare l’acrobata: «devo seguire un’alimentazione equilibrata, anche se adoro mangiare di tutto. Per fortuna non tendo a ingrassare. Il mio piatto preferito? Il sushi». A giudicare da quanto corre, dev’essere ottimo.

Medaglia d’argento alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires nel 2018.

“Non sarebbe male entrare fra le atlete della staffetta 4x100 per i Giochi in Giappone. Se chiudo gli occhi e mi immagino su una pista delle Olimpiadi, è decisamente quella di Tokyo!”.

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