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BENI CULTURALI
Iricercatori del Centre of Cultural Heritage Technology dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e quelli dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) hanno dato vita al progetto biennale “Cultural Landscapes Scanner”, che ha lo scopo di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dall’intelligenza artificiale per rintracciare siti archeologici sconosciuti.
L’equipe analizzerà le immagini satellitari dei territori e, con l’ausilio di tecnologie avanzate, identificherà anomalie e alterazioni di superficie terrestre e vegetazione che potrebbero indicare la presenza nel sottosuolo di resti antichi ancora da scoprire.
Come ha spiegato Arianna Travaglia, coordinatrice del gruppo di studio dell’IIT, finora la ricerca dei siti del patrimonio culturale sotterraneo si è avvalsa dei dati provenienti dal telerilevamento, una metodologia che consente il recupero di opere sepolte attraverso l’uso di immagini provenienti da terreni spogli, campi coltivati o vegetazione. Una tecnica valida, ma con dei limiti oggettivi, poiché in grado di indentificare automaticamente solo depositi archeologici molto specifici.
Tra le piattaforme web contenenti dati di telerilevamento, quella maggiormente utilizzata nel campo dei beni culturali è Copernicus, coordinata dall’Esa, ma che si basa su un metodo soggettivo di analisi dei dati, legato cioè alla capacità di osservazione delle persone. L’obiettivo del progetto “Cultural Landscapes Scanner” è quello di aggiungere al metodo tradizionale quello dell’apprendimento automatico e della visione artificiale computerizzata, affinché l’attività di ricerca possa essere più semplice, più
* Consigliere tesoriere dell’Onb, delegato nazionale per le regioni Emilia Romagna e Marche.
© rigsbyphoto/shutterstock.com
L’IA PER LA RICERCA DEI SITI ARCHEOLOGICI NASCOSTI
Dalla collaborazione tra Iit ed Esa arriva il progetto che punta a recuperare i resti antichi contenuti nel sottosuolo grazie all’utilizzo l’intelligenza artificiale
di Pietro Sapia*
precisa e coprire aree sempre più ampie. Per ottenere questo, l’equipe studierà degli algoritmi in grado di indentificare automaticamente e con accuratezza le zone archeologiche e i reperti nascosti. L’intelligenza artificiale consentirà agli esperti di osservare oggetti e anomalie non visibili all’occhio umano, fornendo accurate immagini di irregolarità nella vegetazione estremamente fitta, terreni aridi o avvallamenti del suolo. Non solo. Nel settore della biotutela del patrimonio culturale, l’IA permetterà l’identificazione rapida dei siti in corso di depredazione o a rischio di deturpazione, fornendo una risposta veloce ed efficace alle minacce esterne delle opere d’arte.