NUTRIZIONE E SUPPLEMENTAZIONE NELLO SPORT
Salerno, 4 maggio 2019
www.onb.it II
Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
Sommario EDITORIALE 3
Promesse realizzate. Ma è solo l’inizio di Vincenzo D’Anna
PRIMO PIANO 5
Biologi a Matera di Pietro Sapia
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Arya: «Per preservare Matera è importante l’esperienza dei biologi»
SALUTE
di Giacomo Talignani
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Nasce l’Anbir, l’Associazione di biologi insegnanti e ricercatori
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BIOLOGIA DEL PALAZZO
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La salute vien mangiando... poco
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Tumori: lo sport riduce il rischio mortalità
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Glaucoma: il q10 come terapia
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Cos’è la miopatia di Helmer?
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In 400mila con malattie rare
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Epilessia: conta non discriminare
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Un marcatore per il Parkinson
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Chi dirige le cellule nervose
di Daniele Ruscitti
di Flavia Matacchiera
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Anziani, il 20% ha problemi di udito e oltre la metà è in sovrappeso
Matera, città della cultura e dell’alimentazione
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Reddito e quota 100: si parte
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Una legge per migliorare l’efficienza energetica
di Nico Falco
5 INTERVISTE
Scoperto il fattore di trascrizione che “nasconde” il tumore
di Francesca Cicatelli di Marco Modugno
di Elisabetta Gramolini di Nico Falco
di Pasquale Santillo
di Niccolò Gramigni di Daniele Ruscitti di Daniele Ruscitti
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Paziente guarito dall’HIV, parla l’esperta
38
Arriva il drone salvavita
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Successi e insuccessi dell’oncologia
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Qual è il segreto della longevità?
di Carmine Gazzanni di Carmine Gazzanni
di Niccolò Gramigni di Adriano Falanga
Attualità
Scienze
Contatti
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Cosmesi e oli vegetali
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Il profumo: scoperta di un’emozione
di Carla Cimmino
BENI CULTURALI
di Giovanni D’Agostinis e Luca Ilorini
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Gli amanti delle opere d’arte
di Matteo Montanari
SPORT 62
Una “dieta” da formula 1
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L’alimentazione per la prevenzione degli infortuni dell’atleta
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di Alessio Colli
AMBIENTE 44
I segreti del geniale pesce con l’antigelo di Giacomo Talignani
46
Il mammut può tornare?
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Una barriera corallina in Italia
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di Giacomo Talignani
La corazza dura degli animali “militari”
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Il decennio dell’ecosistema
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Incubatoi di valle e attività ittiogenica
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Origini e sviluppo delle infezioni da Legionella
di Felicia Frisi
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INNOVAZIONE Batteri per la tracciabilità alimentare
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Decalogo dell’economia circolare
ECM 82
di Pasquale Santillo
Rigenerazione del midollo spinale
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Il micro chip per traumi e tumori
Diabete mellito di tipo 2: nutrizione e movimento
di Valeria Di Onofrio, Francesca Gallè, Mirella Di Dio, Patrizia Belfiore e Giorgio Liguori
di Elisabetta Gramolini di Carmen Paradiso
Contributo della ricerca forestale alla bioeconomia
di Alessandro Paletto, Elisa Pieratti e Silvia Bernardi
di Domenico Esposito
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di Antonio Costa, Antonino Duchi, Fabio Borghesan, Gualtiero Tedeschi, Gea Oliveri Conti, Margherita Ferrante, Alfonso Milano
di Federica Carraturo, Edvige Gambino, Giovanni Libralato, Marco Guida
Un antiossidante dagli aghi di abete
56
Concorsi pubblici per Biologi SCIENZE
di Giacomo Talignani
di Felicia Frisi
La biologia in breve
di Nico Falco e Rino Dazzo
LAVORO
di Carmen Paradiso
52
55
BREVI
di Giacomo Talignani
Stiamo perdendo la biodiversità
di Antonino Palumbo
CONTATTI 88
Informazioni per gli iscritti Attualità
Scienze
Contatti
EDITORIALE
Promesse realizzate Ma è solo l’inizio di Vincenzo D’Anna Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi
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In aggiunta, sono state quasi diecimila, finora, iamo nel pieno della stagione dei convele app dell’Onb installate e circa ventimila le gni organizzati dall’Ordine Nazionale dei iscrizioni all’area riservata del sito dell’Ordine Biologi. Dopo quello sulla sicurezza dei da parte dei Biologi e dei Biotecnologi. InsomVaccini e quello dedicato all’Ambiente, si ma: la politica di movimento, di interazione tra è appena concluso l’evento di Matera, incenOrdine e propri iscritti, sta iniziando a dare trato sul contributo del Biologo nella tutela e i primi frutti, a partire dal dimezzamento dei nella valorizzazione dei Sassi. Ad aprile, inolventimila “desaparecidos” dei quali ancora non tre, prima a Bologna e poi a Palermo, arrivesi conoscono le coordinate (indirizzi mail, Pec ranno altri due appuntamenti: il primo focalizutenza telefonica) per poterli zato su Controllo e Sicurezza contattare e magari coinvolAlimentare, il secondo sulla gere nella “informazione” e Medicina e la Biologia Preditnella interlocuzione. tiva e di Precisione. Quindi, I primi sei mesi Parimenti massiccia è statappa a Salerno per un altro ta l’adesione al progetto forconvegno, questa volta dedidell’anno 2019 mare-informando, allestito cato a Sport e Nutrizione. vedono il susseguirsi per fornire agli iscritti una Il semestre si concluderà formazione qualificata e graa giugno, con un incontro indi ben otto convegni tuita al tempo stesso, libeternazionale di nuovo dediai quali prenderanno randoli così dall’assillo di docato al capitolo Nutrizione, ver reperire crediti Ecm, coi al quale prenderanno parte parte circa relativi esborsi in danaro. tre relatori stranieri, invenPer i liberi professionisti è tori dei principali metodi in duemila biologi invece in arrivo, gratuitamenuso nella disciplina dietetite, una polizza assicurativa di ca. E poi, successivamente a base che affrancherà i Biologi Bari, con un altro convegno ed i Biotecnologi dall’adempimento del recenche ospiterà esperti provenienti dall’estero e te obbligo di legge connesso alla necessità di dall’Italia, specializzati in Biologia Marina. Instipulare contratti tipo con il cliente-paziente somma: una carrellata di ben otto convegni nei per l’erogazione di prestazioni professionali. primi sei mesi dell’anno ai quali, calcoli alla L’impegno di voler dotare tutti gli iscritti di mano, si stima, dovrebbero partecipare circa una polizza assicurativa, impegnerà un sforzo duemila Biologi e Biotecnologi. Un bel risultaeconomico consistente, che restituirà ai sinto, non c’è che dire. goli iscritti quasi la metà (in euro) di quanto Nel contempo registriamo l’ulteriore reincassato con l’aumento della quota associaticord di lettori fatto segnare dal nostro webmava per l’anno in corso. gazine, con oltre ottantamila accessi mensili! Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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EDITORIALE
abolire l’elenco speciale, e nel contempo sotÈ del tutto ovvio che la migliore offerta di toscrivere con l’Agenzia delle Entrate un propolizza sarà determinata attraverso una gara tocollo d’intesa per l’incrocio dei dati di attivia evidenza pubblica, così come per tante altre tà per individuare i non iscritti che esercitano tipologie di attività relative a forniture e conabusivamente la professione. Un Ordine che si sulenze, anche questa una novità assoluta, in prefigge di amalgamare e guidare una categotermini metodologici, rispetto al passato. ria, non può non eccitare percorsi di legalità e Merita anche di essere apprezzato il podi controllo della medesima. Un atteggiamentenziamento (e i risultati fin qui raggiunti) to di trascuratezza o, peggio ancora, di tacidell’ufficio anti abusivismo che ci ha consento assenso verso la diserzione dell’iscrizione tito di realizzare un archivio analitico di quasi ovvero gli intrallazzi dei non iscritti che però duecento pratiche e di un centinaio di procesesercitano è, di per sé, assolutamente inaccetsi incardinati in varie Procure d’Italia contro tabile. coloro i quali esercitavano, senza titoli, la proVanno sottolineati i percorsi che si stanno fessione di Biologo. Un’attività che ha quintuseguendo, con concrete prospettive di succesplicato il numero delle denunce sia ai NAS sia so, per la riforma dell’esame di Stato suddiall’autorità giudiziaria competente per territoviso in varie modalità, secondo i diversi indirio. rizzi professionali da intraprendere, e quello Una particolare attenzione è stata riservata delle specializzazioni per i Biologi. Di recente ai professionisti che svolgono la professione è stata accolta la proposta della presidenza di Nutrizionisti - Dietologi sia per gli abusivi dell’Onb e sarà pertanto insediato un apposito sia per coloro che, seppure iscritti, esorbitano Tavolo Tecnico al Ministero della Salute per nella pubblicità e nella concorrenza sleale nei individuare le diverse disciconfronti dei colleghi. Nel pline per le quali autorizzare mirino dell’Ordine Nazionale la specializzazione post laudei Biologi sono finite le pubSi sta lavorando alla rea. blicità che promettono miraSe dopo la professione coli senza supporto scienriforma dell’esame sanitaria venissero anche le tifico validato e finanche specializzazioni per i Biologi le consulenze dietologiche di Stato, che sarà presso i Dipartimenti di Bioon-line. Tutto questo ha attisuddiviso in diverse logia, l’intera categoria camvato una mole di lavoro per bierebbe volto prima del varo la nuova Commissione di Dimodalità sulla base degli degli ordini regionali e delsciplina, egregiamente preindirizzi professionali la federazione nazionale dei sieduta dal prof. Buongiorno medesimi. e assistita da ben due legali. da intraprendere Per quanto riguarda lo staOra, chiariamoci. Non ho to dell’arte della realizzazione inteso stilare la nota della del decentramento, il consiglio dell’Ordine sta massaia, né tantomeno spargere granelli d’inindividuando e aprendo sedi locali che sarancenso verso i componenti del Consiglio dell’Orno successivamente e gradualmente depositadine che hanno, ciascuno nel proprio campo rie di deleghe per funzioni ora centralizzate. I di delega, assecondato e realizzato questo commissari straordinari, coadiuvati dal deleenorme sforzo organizzativo e di rinnovamengato regionale, trasformeranno in appreso le to, quanto per dare la corretta prova che alle delegazioni regionali in Ordini regionali. Queintenzioni manifestate in passato, stanno sesto, ma non solo questo, v’è in cantiere da qui guendo fatti concreti e razionali. alla fine dell’anno, con l’obiettivo di aver già Una particolare menzione, da questo punto incanalato, su di un binario virtuoso e innovadi vista, va fatta per il nuovo proficuo, corretto tivo, l’Ordine Nazionale dei Biologi Italiani. rapporto instaurato sia col Ministero vigilante Un uomo politico di spessore culturale mi della Salute, sia con gli altri Dicasteri, a coha insegnato che il potere non consiste nel geminciare dal Miur. Giova, in tal senso, richiastire e realizzare, ma nel progettare quel che mare le chiare disposizioni in materia di obsi dovrà realizzare, creare la base attraverso bligatorietà d’iscrizione all’Onb per i Biologi e la visione preventiva degli eventi. Quel che i Biotecnologi, esercenti attività sanitarie opanni addietro invocavo essere una strada indipure attività riferite a quelle previste dall’art. spensabile, per sottrarre l’Ordine all’oblio, ai 3 della legge istitutiva dei Biologi. maneggi di danaro, alla approssimazione geÈ ormai più che chiaro, infatti, che perché stionale, alle eterne conventicole dirigenziali, ricorra l’obbligo d’iscrizione conta la tipologia via via sta prendendo forma. Per quel che mi di attività che viene svolta. Annunciamo che riguarda potrebbe anche bastare. sarà cura del Consiglio, nei prossimi mesi, 4
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PRIMO PIANO
BIOLOGI A MATERA
Oltre 150 partecipanti per discutere di biotutela dei Sassi di Pietro Sapia*
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i è tenuto il 29 marzo scorso, a Matera, all’interno della Casa Cava, il corso dal titolo “I Sassi di Matera: il contributo del Biologo nella tutela e valorizzazione di un patrimonio unico”, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi. «Nell’anno che vede il capoluogo lucano protagonista dello scenario culturale europeo – racconta Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine dei Biologi – il Consiglio dell’Onb ha voluto creare un punto di contatto tra biologi e patrimonio artistico italiano, affinché si possano comprendere le possibilità d’impiego offerte dal settore». Ad aprire i lavori, coordinati dal giornalista Luigi Di Lauro, è stato Pietro Sapia, tesoriere dell’Onb e delegato nazionale alla biotutela dei beni culturali, che ha spiegato come il biologo possa contribuire alla salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale italiano. «Il convegno di Matera – spiega Pietro Sapia, tesoriere dell’Onb e delegato nazioTesoriere dell’Onb e delegato nazionale alla tutela dei beni culturali.
nale alla biotutela dei beni culturali - prosegue un ciclo di appuntamenti dedicati alla promozione della figura del biologo nel settore dei beni culturali. Abbiamo scelto di inaugurare la stagione di incontri del 2019 nella città dei Sassi, uno dei principali simboli della tradizione storico-culturale
*
Locandina dell’evento.
d’Italia». Tra i rappresentanti istituzionali, è intervenuta Angela Fiore, assessore comunale per la Gestione e valorizzazione del patrimonio Unesco di Matera, Luca Braia, consigliere regionale e assessore all’agricoltura uscente della Regione Basilicata, Marco Bartolini, biologo e vicedirettore della scuola di alta formazione e studio dell’istituto superiore per la conservazione e il restauro di Matera, e Riccardo Villari, già Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali. Le relazioni scientifiche sono state affidate a Massimo Cruciotti, di Sos Archivi, Federico Federico, architetto, Nicola Masini, ingegnere e ricercatore del Cnr di Potenza, Matteo Montanari, biologo della Biores di Bologna, Elena Pilli, antropologa forense, Franco Palla, docente dell’Università di Palermo, Romeo Toccaceli, geologo, e Peppino Sapia, docente all’Università della Calabria. Con loro, Darius Arya, archeologo e direttore dell’American Institute for Roman Culture, che ha raccontato come valorizzare i beni artistici attraverso i new media. L’incontro ha visto la presenza di oltre 150 partecipanti tra biologi, docenti accademici e studenti universitari. Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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PRIMO PIANO
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Arya: «Per preservare Matera è importante l’esperienza dei biologi»
uando vedo come è stata recuperata in maniera così straordinaria una città come Matera, la prima cosa che penso è: come si farà a preservarla? Per questo serve l’aiuto di tutti: dalla diffusione del sapere tramite i social media sino alla grande esperienza dei biologi nel restauro». A parlare davanti a 150 biologi e accademici durante il convegno “I Sassi di Matera: il contributo del Biologo nella tutela e valorizzazione di un patrimonio unico”, organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi, c’era anche Darius Arya, archeologo e direttore dell’American Institute for Roman Culture. Arya, che attraverso i documentari “Under Italy” sulla Rai racconta la storia e l’archeologia dell’Italia sotterranea e se- duare i danni di alcuni reperti e curarli. greta, ha svelato ai biologi l’importanza di Ma penso anche all’importanza del bio-revalorizzare i beni artistici grazie alla diffu- stauro per affreschi, tombe, dipinti, oppusione di racconti e storie sui social media e re all’uso di batteri per preservare opere ha ricordato come nel futuro del restauro d’arte. La collaborazione fra archeologia e sarà sempre più preziosa la collaborazione biologia è preziosissima. Un esempio? Lo si fra biologia e archeologia. Ma ha ricordato può osservare nel restauro appena concluanche i rischi a cui va so della tomba del faincontro il nostro paraone Tutankhamon Matera richiederà trimonio culturale. in Egitto, dove è serIn che modo manutenzione negli anni vita la collaborazione biologia e archeodi tutti». e la collaborazione tra logia si incontraUna collaborano? zione che potrebbe professionisti sarà cruciale «Scoprire e reessere utile anche cuperare monumenti a Matera? e reperti del passato richiede sempre di «La città di Matera è stata recuperata più l’aiuto da parte non solo degli archeo- in maniera straordinaria, ma servirà tantislogi, ma anche di altre figure professionali, sima manutenzione negli anni. Per questo esperte, che abbiano fatto studi approfon- certo, la collaborazione di esperti di diversi diti sulla vita e gli organismi, proprio come i campi sarà utilissima. È necessario progetbiologi. Penso all’importanza della biologia tare il futuro di questa città: spesso dopo nel restauro: spesso ci confrontiamo su in- un grande recupero si verifica un assurdo vasi, monumenti, tipi di rocce, come il tufo abbandono, invece qui bisogna continuare a Matera, oppure l’esperienza dei biologi a investire e migliorare. Anche con l’aiuto è fondamentale per riconoscere e indivi- delle nuove tecnologie».
Intervista a Darius Arya, archeologo e direttore dell’American Institute for Roman Culture
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Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
Si riferisce ai social media? «Sì, i new media, che ormai non sono più nuovi, ma sono soprattutto i “canali social”, sono strumenti che noi archeologi o biologi dobbiamo imparare a usare sempre meglio per educare, coinvolgere, per rendere accessibile il nostro lavoro, far conoscere gli interventi fatti. I modelli di “storytelling” per esempio nel mio campo spesso non vengono usati bene: invece dovremmo puntare, attraverso i social, a “ingaggiare” di più i turisti, i giovani, le persone che vogliono conoscere la storia. E questo dovrebbe essere parte di un lavoro continuo. Solo così insegneremo ai viaggiatori l’importanza della conservazione e di come lasciare una impronta positiva quando visitano luoghi restaurati con soldi e fatica». Dunque il messaggio è “divulgare meglio per aiutare a conservare meglio”? «Esatto, dobbiamo “condividere” le nostre conoscenze anche con lo scopo di aiutare le persone a lasciare una impronta migliore. Per esempio, io che racconto
PRIMO PIANO
Darius Arya.
Limitare per preservare? l’Italia “Under”, direi che in una città me- semplicemente per uno scatto, e questo ravigliosa come Matera serve tempo per è un problema che si verifica sempre più perdersi. Oggi è accessibile quasi ovunque: spesso e va regolato». provate a scoprire le grotte, a perdervi fra i Pensa sia necessario imporre dei passaggi meno conosciuti e condividete ciò limiti per alcuni siti? che vedete. Ogni angolo di questo posto è «Una valanga di gente sarà anche un fatto per vivere una esperienza autentica. bene per il turismo, ma non sempre lo è Non è un caso che sia per un sito archeolola capitale culturale gico o storico. Più un È importante condividere posto è conosciuto europea del 2019». Ma nella “con- le conoscenze per aiutare le più ci sono dei rischi: divisione” c’è anbisogna prepararsi a persone a lasciare che un pericoloso proteggerlo e, se nerovescio della mecessario, anche preun’impronta migliore daglia... vedere un limite agli «Diciamo che ci accessi. Oppure, ansono luoghi pieni di storia, come Matera, cora meglio, diversificare. In certe zone del che tornano a risplendere grazie a grandi mondo causa Instagram ti ritrovi sempre lavori di restauro e recupero, ma anche più gente che vuole testimoniare di esserci grazie al cinema e alla letteratura, che stata: Machu Picchu per esempio ha questo permettono alla gente di riscoprirli. Però problema, così ha deciso di “aprire” anche succede anche che per via delle immagini, luoghi vicini, magari meno noti, offrendo spesso troppo condivise sui social anche più possibilità e permettendo più dispersolo per un selfie, alcuni posti con un ele- sione. È così: vanno studiate strategie. Alvato patrimonio culturale o naturale venga- trimenti i 10 siti più importanti del mondo no presi d’assalto da troppi turisti, magari saranno inondati di gente». (G. T.).
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ell’era del turismo di massa e dei social media tutti i principali siti, le città storiche e i patrimoni culturali del mondo sono sempre più presi d’assalto dai viaggiatori, anche solo per poter prendersi una foto ricordo. Città come Venezia, per cercare di ridurre l’ingombrante presenza e preservare la propria bellezza, nei prossimi anni (dal 2022) diventeranno a numero chiuso. Ma è giusto porre dei limiti? Secondo l’archeologo Darius Arya «se tutta la gente va in un unico posto si creano problemi. Una soluzione potrebbe essere limitare in parte e ampliare l’offerta in luoghi magari meno noti ma vicini. Mia moglie pochi giorni fa era ad Angkor Wat in Cambogia: c’era talmente gente all’alba per fare una foto che era difficile perfino vedere il monumento. Essere un sito patrimonio dell’Unesco non sempre vuol dire avere fondi necessari per gestirlo. Dunque dovremo trovare il modo per arginare gli afflussi: altrimenti a soffrire sarà la nostra storia».
Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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PRIMO PIANO
© Richard Weeden/www.shutterstock.com
La cultura enogastronomica materana
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a ricchezza del territorio materano non si limita soltanto ad una splendida città, ad un clima mite e ad un popolo caloroso, ma vanta anche una tradizione culinaria che affonda le sue radici in millenni di storia. In occasione del recente convegno promosso dall’Ordine Nazionale dei Biologi nella città della cultura di Matera, ci siamo voluti documentare anche sulle abitudini alimentari, parte integrante della cultura millenaria che rende affascinante ed unica questa zona al Mondo. Abbiamo così colto l’opportunità di approfondire il tema con una nostra giovane collega biologa originaria e residente a Matera. Il suo articolo accompagna quelli di resoconto al convegno sulla valorizzazione del ruolo del Biologo nei Beni Culturali. Dott.ssa Daniela Arduini Delegata nazionale alle biotecnologie per l’ONB
di Flavia Matacchiera*
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atera, la Capitale della Cultura Europea per il 2019, vanta, oltre allo splendido paesaggio dei Sassi e ad un substrato demo-etno-antropologico di ampio respiro, una tradizione culinaria specifica e invidiabile. Il pane, con la caratteristica forma di “cornetto”, a base di acqua, lievito madre e farina di grano duro, è l’alimento principe della cucina materana e accompagna la maggior parte dei piatti come il “panecotto” o la “cialledda” nelle varianti “calda” e “ fredda”, oltre ai tipici piatti come “fave e cicorie” e la “crapiata”, una zuppa di grano, farro e legumi di ampia scelta, condita con il rinomato olio evo. I piatti semplici e genuini sono sempre stati la base per un’alimentazione corretta e ben equilibrata, con una filiera *
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Biologa nutrizionista.
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© David Ionut/www.shutterstock.com
agroalimentare tutta del territorio, dove grassi insaturi e polinsaturi, fibra e composti ad attività antiossidante, avevano produttore e consumatore combaciano Tra gli anni Cinquanta e gli anni Ses- una percentuale di mortalità per cardiosanta si è iniziato a parlare di dieta me- patia ischemica molto più bassa di paesi diterranea in riferimento a degli studi in cui i grassi saturi erano inclusi nell’acondotti in ambito alimentare nel Mezzo- limentazione quotidiana. Ed è proprio da giorno e in Grecia. Nel 1948 uno studio questa scoperta che è interessante valucondotto a Creta per tare le proprietà beconto della Rockfelnefiche dei prodotti ler foundation diede come quelli Il pane fatto con acqua, locali le basi per un regime caratteristici di Maalimentare in grado lievito madre e farina di tera. è sempre di prevenire alcune grano duro, è l’alimento statoIl pane uno degli elepatologie. Fu Ancel Keys, principe della cucina locale menti centrali dell’alimentazione del biologo e fisiologo territorio, sin dalle statunitense, ad effettuare uno studio sulle abitudini ali- epoche più antiche. La sua produzione mentari di ben 7 Paesi (Finlandia, Giap- era un rituale importante, scandito da pone, Grecia, Italia, Olanda, Stati Uniti e diverse fasi. La prima era il recupero del Jugoslavia) a scoprire che le popolazioni lievito madre, conservato dall’ultima padel Mediterraneo con un’alimentazione nificazione, e la formazione dell’impasto, basata principalmente su pasta, pesce, che lievitava in un recipiente di argilla. prodotti ortofrutticoli e utilizzavano olio La mattina successiva si preparava l’imd’oliva come condimento, quindi acidi pasto, che si lasciava lievitare.
PRIMO PIANO
MATERA, CITTÀ DELLA CULTURA E DELL’ALIMENTAZIONE Pane, Sassi e fantasia per un ritorno alle tradizioni e agli stili di vita sani
A quel punto, si portava il prezioso quantità minime e con ridotta frepane alla cottura, direttamente dal for- quenza dato il costo elevato, e ciò naio, anche se, a volte, era egli stesso a andava a favore del consumo di passare di casa in casa. Le donne si re- cereali frutta e verdura. cavano, poi, al forno, dove seguivano con Oggi, invece, i prodotti a miattenzione la sorte del proprio pane: per nor costo sono quelli meno qualiriconoscerlo, all’interno dei forni pubbli- tativi e maggiormente lavorati, di ci, lo marchiavano provenienza con timbri di legno industriale, duro. Il taglio a croper consumace sulla parte supe- I piatti semplici e genuini re prodotti locali spesso riore della pagnotta, sono sempre stati alla bisogna speninvece, era utilizzato base di un’alimentazione dere più del per favorire la lievi© Ba_peuceta/www.shutterstock.com corretta ed equilibrata doppio rispettazione. alle verdure appena coltivate, a tutto ciò to a prodotti Analizzando raffinati e confezio- che di genuino e sano ci offre la nostra nutrizionalmente i pasti semplici e gustosi della tradizione nati; inoltre l’alimentazione contadina è terra e sensibilizzare soprattutto le nuomaterana, notiamo ciò che li accomuna sempre più sconosciuta dalle nuove ge- ve generazioni affinché le sane tradizioni è la presenza di carboidrati complessi, nerazioni che sono affascinate dai “fast non scompaiono del tutto. I nostri nonni umili e semplici, sapeproteine vegetali, fibra e grassi insaturi, food”. Ci dovrebbe essere un ritorno alle i nostri avi, senza saperlo, rispettavano origini, o meglio una conoscenza da parte vano alimentarsi in maniera “povera”, ma la corretta alimentazione per prevenire di tutti di quelle che erano le tradizioni nutrizionalmente corretta, prendiamo alcune patologie. Basti pensare che all’e- alimentari, dei benefici dei prodotti loca- l’esempio; per il nostro corpo e per il nopoca la carne rossa veniva consumata in li, a Km 0, alla pasta e il pane fatti in casa, stro pianeta. Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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PRIMO PIANO
Nasce l’Anbir, l’Associazione di biologi insegnanti e ricercatori Per un Ordine dei Biologi sempre più vicino agli iscritti
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l 7 marzo 2019, all’interno del Centro occasioni di incontro, di scambio di espedi formazione dell’Ordine Nazionale rienze, di studio e di lavoro in comune tra L’Anbir ha lo scopo dei Biologi a Roma, si è tenuta la pribiologi insegnanti e ricercatori dei diversi di tutelare la figura ma riunione operativa dell’Anbir, l’Asterritori, anche mediante l’individuazione sociazione nazionale biologi insegnanti e di forme di partenariato tra le strutture dei biologi ricercatori ricercatori. organizzative delle più significative espee insegnanti Per l’Ordine Nazionale dei Biologi, rienze di educazione scientifica. all’incontro hanno partecipato il presiInfine, promuoverà la partecipazione dente Vincenzo D’Anna e il consigliere dei biologi alla vita degli organi collegiali tesoriere Pietro Sapia, promotori dell’iniziativa. Il direttivo nella scuola e nelle università. All’Anbir potranno aderire dodell’Anbir è composto Andrea Iuliano, presidente, Gennaro centi, ricercatori e biologi iscritti all’Ordine. Breglia, vicepresidente, Giuseppe Crescente, tesoriere, e Paola Bevilacqua, segretario. Con loro, i soci fondatori Silvana Convenzione tra Onb e Inail de Laurentiis, Pietro Di Girolamo e Maddalena Masiello. L’Associazione, indipendente e senza scopo di lucro, ha lo Ordine Nazionale dei Biologi ha scopo di tutelare la figura dei ricercatori, universitari e non, firmato una convenzione con l’Ie dei biologi impegnati nelle attività didattiche attraverso ininail, l’Istituto nazionale per l’assicuziative di aggiornamento culturale e professionale che conrazione contro gli infortuni sul lavosentano di rafforzare la didattica delle scienze, della ricerca, ro, finalizzata all’erogazione di corsi della conservazione della natura e del patrimonio storico culdi formazione in materia di salute e turale e della valorizzazione della diversità genetica e biologisicurezza sui luoghi di lavoro. I corsi ca negli atenei italiani e negli istituti scolastici di ogni ordine saranno erogati su tutto il territorio e grado. nazionale e le attività formative saranno gestite da un CoE ancora, si legge nello statuto, identificare nuovi specimitato paritetico composto da rappresentanti di entramfici percorsi di formazione, qualificazione e sviluppo profesbi gli enti, che definirà i progetti sulla base dell’analisi dei sionale dei suoi iscritti anche mediante l’utilizzo delle nuove fabbisogni di formazione legati alla professione dei biologi. tecnologie educative e le modalità della formazione a distanza. Tra le finalità dell’Associazione, c’è anche quella di creare
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Anno II - N. 3 Marzo 2019 Edizione mensile di AgONB (Agenzia di stampa dell’Ordine Nazionale dei Biologi) Testata registrata al n. 52/2016 del Tribunale di Roma Diffusione: www.onb.it
Direttore responsabile: Claudia Tancioni In redazione: Luca Mennuni e Gabriele Scarpa Hanno collaborato: Patrizia Belfiore, Silvia Bernardi, Fabio Borghesan, Federica Carraturo, Francesca Cicatelli, Carla Cimmino, Alessio Colli, Gea Oliveri Conti, Antonio Costa, Giovanni D’Agostinis, Rino Dazzo, Mirella Di Dio, Valeria Di Onofrio, Antonio Duchi, Domenico Esposito, Adriano Falanga, Nico Falco, Margherita Ferrante, Felicia Frisi, Francesca Gallè, Edvige Gambino, Carmine Gazzanni, Niccolò Gramigni, Elisabetta Gramolini, Marco Guida, Luca Ilorini, Giovanni Libralato, Giorgio Liguori, Flavia Matacchiera, Riccardo Mazzoni, Alfonso Milano, Marco Modugno, Matteo Montanari, Alessandro Paletto, Antonino Palumbo, Carmen Paradiso, Elisa Pieratti, Daniele Ruscitti, Pasquale Santillo, Pietro Sapia, Giacomo Talignani, Gualtiero Tedeschi. Progetto grafico e impaginazione: Ufficio stampa dell’ONB. Questo magazine digitale è scaricabile on-line dal sito internet www.onb.it edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi. Questo numero de “Il Giornale dei Biologi” è stato chiuso in redazione martedì 27 marzo 2019. Contatti: +39 0657090205, +39 0657090225, ufficiostampa@onb.it. Per la pubblicità, scrivere all’indirizzo protocollo@peconb.it. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la redazione.
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REDDITO E QUOTA 100: SI PARTE
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opo alcuni “stop and go”, il Decretone è stato approvato dalla Camera per essere licenziato in via definitiva dal Senato entro il 29 marzo. Nella seconda lettura parlamentare le novità sono state molte: dal sostegno extra per il reddito di cittadinanza - fino a 50 euro al mese - alle famiglie numerose con disabili, alla possibilità di riscatto agevolato della laurea estesa anche agli over 45. Introdotte anche due clausole di salvaguardia per chi richiede il reddito di cittadinanza: sono salve le domande presentate prima dell’entrata in vigore del decreto e ci saranno sei mesi di tempo per aggiornare i requisiti sulla base delle modifiche introdotte in sede di conversione in legge del provvedimento. Prevista una salvaguardia anche per le domande del Rei (Reddito di inclusione): dovranno pervenire all’Inps entro la fine di aprile. In arrivo inoltre assunzioni ad hoc alla Guardia di finanza per rafforzare i controlli sul Reddito di cittadinanza, e 65 carabinieri saranno trasferiti al comando tutela Lavoro con compiti ispettivi. Recepita anche l’intesa tra governo e Regioni per l’assunzione di tremila navigator dal 2020. Entra anche la norma ribattezzata “anti clan-Spada” che prevede la sospensione del reddito e della pensione di cittadinanza per i richiedenti ai domiciliari o per i condannati con sentenza non definitiva per i reati di tipo mafioso o terroristico. La misura era attesa dopo la polemica esplosa per la richiesta del reddito di cittadinanza da parte di alcuni membri del clan degli Spada. Saltata in extremis la cosiddetta Colf tax: il governo ha presentato e ritirato nell’ultima notte in commissione un emendamento che prevedeva una ritenuta d’acconto del 15 per cento sulle retribuzioni da lavoro domestico. Alla fine non sono state invece introdotte le atte-
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Ecco le novità introdotte dal “Decretone”
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se norme sulle tutele per i rider né per gli esodati. A gennaio il ministero del Lavoro Il piano aveva annunciato che la norma per regol ministro Tria sta mettendo a punto un lare il contratto dei moderni ciclo-fattorini piano choc per tentare di rilanciare la sarebbe arrivata entro marzo. crescita economica con incentivi fiscaIl Governo puntava a inserirla nel pasli, semplificazioni, nuovi investimenti saggio del decreto a Montecitorio ma la proposta di modifica allo studio, che so- e lo sblocco degli appalti. Una mossa per stanzialmente avrebbe dovuto equiparare evitare una correzione dei conti pubblici, le tutele di questi lavoratori a quelle dei ovvero una manovra bis, che – nonostante il peggioramento subordinati, non è della congiuntura mai stata presentata. Così come la norma Per rilanciare l’economica economica - in quesalva-esodati, ovvero italiana, il ministro Tria sto momento viene considerato controla possibilità per chi parla di semplificazioni producente. Tria ha subito un’intervorrebbe insomma ruzione del rapporto e investimenti presentare un Docudi lavoro prima della mento di economia e fine del 2011, ed è in disoccupazione, di agganciarsi, versando finanza con un'impostazione molto diverun modesto contributo fisso, agli attuali sa da quella "classica" che contraddistinstrumenti di pensionamento: quota 100, gue i documenti programmatici di bilanopzione donna o anche anzianità. Nulla di cio di primavera. Il piano prevede un'azione articolata fatto anche sul taglio alle tanto discusse pensioni dei sindacalisti, cavallo di batta- di rilancio con un surplus di spesa aggiunglia del Movimento Cinque stelle. (Dalla tiva da utilizzare per rifinanziare a giugno il fondo da 400 milioni per i piccolissimi redazione).
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BIOLOGIA DEL PALAZZO comuni previsto dall'ultima legge di Bilancio, che è già finito, e per finanziare un nuovo piano di incentivi fiscali alle imprese. Ma punta soprattutto su innovazioni normative d'impatto, come sugli appalti pubblici. In attesa delle semplificazioni che dovrebber arrivare dalla riforma del Codice degli appalti, Tria punterebbe su una misura straordinaria, anche se sperimentale: portare ai 5 milioni previsti dalla direttiva Ue la soglia degli appalti che devono passare per le gare europee, lunghe e farraginose, oggi applicate in Italia anche per lavori da poche decine di migliaia di euro. Nel piano si ipotizza anche di stanziare nuove risorse per finanziare il super ammortamento degli investimenti delle imprese. Sempre per favorire gli investimenti, ci sarebbe anche un credito d’imposta più forte sulla ricerca e lo sviluppo e un regime più semplice per l'accesso ai benefici fiscali sui brevetti (il patent box). Il pacchetto allo studio del Mef punta anche su un nuovo taglio al costo del lavoro, con un'ulteriore riduzione dei premi pagati dalle imprese per l'assicurazione contro gli infortuni all’Inail, già tagliati dalla legge di Bilancio, ed il rafforzamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Per gli investimenti pubblici, oltre ai fondi per le opere dei piccoli comuni, il piano prevede poi stanziamenti per il dissesto idrogeologico nel Mezzogiorno. Ma ci sarebbero anche misure per le famiglie, come il fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, e per i professionisti, con nuove agevolazioni per il rientro in Italia dei giovani laureati. L'obiettivo è quello di far ripartire la crescita. Un progetto molto ambizioso, ma che rischia di scontrarsi con la realtà, perché il quadro macroeconomico è peggiorato rispetto agli obiettivi concordati con l’Unione europea, e perché sarebbe un altro intervento in deficit che potrebbe produrre un effetto contrario a quello prefissato. (Dalla redazione).
La crisi economica italiana di Riccardo Mazzoni
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a recessione nella quale l’Italia è entrata si sta rivelando peggiore di quella del 2014, con dati che la avvicinano addirittura a quella del 2008, che fu la peggior crisi economica e finanziaria mondiale dal secondo dopoguerra. Con la differenza che la crisi di dieci anni fa coinvolse tutte le economie mondiali, a partire da quella degli Stati Uniti, con la storica crisi dei mutui subprime, mentre quella attuale è una crisi limitata quasi esclusivamente all’Italia. Anche se un rallentamento © Design36/www.shutterstock.com dell’economia internazionale è certamente in corso, i motivi del crollo industriale sono principalmente interni, dovuti a politiche economiche tutte orientante alla spesa corrente e alla riduzione degli investimenti, el lungo braccio di ferro con Europa e mercati finanziari. La perdita di fiducia nel nostro Paese, con la fuga degli investitori dal nostro sistema economico, è l’effetto e non la causa della crisi. L’extradeficit già accumulato per il calo del pil e del maggior onere per interessi veleggia intorno ai nove miliardi, a cui vanno aggiunti i 23 miliardi di clausole di salvaguardia Iva: dunque la manovra 2020 parte già con una voragine di 32 miliardi da colmare. Una corsa ad handicap a cui sarebbe difficile porre rimedio attraverso la riduzione delle detrazioni fiscali o con l’anticipo selettivo degli aumenti Iva, che in un Paese già in recessione avrebbe effetti pesantissimi sui consumi, sul commercio e sulle imprese. Mentre sono scomparsi dai radar ii 18 miliardi di privatizzazioni in un solo anno previsti dalla Legge di Bilancio. Il problema è che anche i primi mesi del 2019 non sono stati migliori, con il primo trimestre con segno negativo. Avanti di questo passo anche la crescita del Pil per l’intero 2019 sarà negativa, con tutte le inevitabili conseguenze che si produrranno sulla finanza pubblica per effetto del peggioramento del deficit e del debito pubblico. Il peccato originale è stata la scelta di varare una manovra economica recessiva con quota 100 e reddito di cittadinanza, una manovra che non produce un solo euro di crescita ma, al contrario, effetti negativi su mercato del lavoro, produzione e investimenti, oltre a peggiorare – ovviamente - la situazione dei conti pubblici. Alzare il gettito fiscale e diminuire gli investimenti al solo scopo di finanziare Quota 100 e Reddito di cittadinanza non è, insomma, ciò di cui aveva bisogno l’Azienda Italia, perché il significativo aumento di spesa corrente previsto per queste due misure assistenzialiste non ha l’effetto moltiplicatore sul Pil che sarebbe invece arrivato da un equivalente aumento degli investimenti. Con l’aggravante che per finanziare Quota 100 e Reddito si è dovuto far ricorso anche a una misura francamente ingiusta come il taglio a milioni di italiani della rivalutazione delle pensioni in essere, in maniera crescente a partire da quelle, non certo d’oro, di 1500 euro lordi. I conti, insomma, non tornano, e lo spettro di una manovra correttiva aleggia sul governo, anche se tutto verrà rinviato a giugno, ossia dopo le elezioni europee.
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BIOLOGIA DEL PALAZZO
Il clima
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ilioni di giovani sono scesi nelle piazze di ogni angolo della Terra per difendere la Terra. Chiedono “azioni concrete” per salvare il pianeta nella prima manifestazione globale per il clima, il ‘Global Strike for future’. Hanno scioperato “da Washington a Mosca, da Beirut a Gerusalemme, da Shanghai a Mumbai perché i politici ci hanno abbandonato” - ha detto l’attivista sedicenne svedese Greta Thunberg, ideatrice della protesta che ha toccato tutti i continenti, coinvolto 100 nazioni e 1.700 città, comprese quelle degli Stati più inquinati al mondo come l’India, la Cina e la Russia. Le reazioni sono state, al solito, all’insegna degli opposti estremismi: chi ha proposto la candidatura della giovane Greta al Nobel per la Pace, e chi invece ha liquidato la mobilitazione mondiale come una inutile sfilata di “gretini”, neologismo poco gentile ma significativo per esprimere il concetto di inutilità dell’iniziativa. Certo, salvare il mondo dai cambiamenti climatici è un obiettivo giusto e nobile, ma il problema è talmente complesso da non poter essere risolto né con gli slogan, né indicando obiettivi difficilmente realizzabili. Tra i punti del manifesto dei ragazzi, ad esempio, c’è lo sforzo a contenere l’aumento medio della temperatura entro 1,5 gradi. Ma nessuno è in grado di sapere ora quale sarà la temperatura tra mezzo secolo, né quantificare l’effetto delle nostre azioni: gli studiosi stanno esaminando diversi scenari, proposti da modelli numerici complicatissimi che vedono al lavoro centinaia di ricercatori. Così come individuare le emissioni della sola Co2 la causa del riscaldamento globale è una teoria tutta da dimostrare. Altro esempio: quanto costerebbe la “decarbonizzazione” dell’economia, chiesta a gran voce dai giovani manifestanti che hanno marciato per il clima? E chi pagherà quel costo? Molto dipenderà dalla effettiva riduzione delle emissioni a effetto serra che saranno attuati nei diversi Paesi per realizzare le promesse sottoscritte nell’Accordo Onu sul clima firmato a Parigi nel 2015. Per quanto riguarda l’Unione europea, i pilastri sono due: il pacchetto “Energia pulita” e la “Visione strategica” che fissa al 2050 l’obiettivo di una economia a “zero emissioni nette” di carbonio. Nel primo documento, il costo stimato degli investimenti necessari per conseguire l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 40% entro il 2030 è di 177 miliardi di euro all’anno, a partire dal 2021 e fino al 2030. Una spesa per investimenti che potrà determinare un aumento del Pil dell’1% nel prossimo decennio, con la creazione di 900.000 nuovi posti di lavoro. Nel secondo documento, la Commissione europea sostiene che “la modernizzazione e la decarbonizzazione dell’economia dell’Unione stimoleranno notevoli investimenti aggiuntivi”. Attualmente, si ricorda, “circa il 2% del Pil” dell’Ue “è investito nel sistema energetico e nelle relative infrastrutture”, ma “la cifra dovrebbe aumentare al 2,8% (circa 520-575 miliardi di euro l’anno) per conseguire un’economia a zero emissioni nette di gas serra” nel 2050. Gli investimenti aggiuntivi fra il 2030 e il 2050 dovrebbero dunque attestarsi in una forbice tra i 175 e i 290 miliardi di euro l’anno. Chi pagherà questi cost? La risposta della Commissione europea è molto chiara: “La maggior parte degli investimenti sarà a carico delle imprese private e delle famiglie”. E solo questo dovrebbe bastare a raffreddare troppi entusiasmi prematuri. (Dalla redazione).
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Italia è al primo posto, insieme alla Germania, per il livello di efficienza energetica, e il settore edilizio residenziale italiano ha consumi che si collocano nella media europea. Inoltre l’Italia è seconda solo alla Germania negli sforzi nazionali per promuovere l’efficienza energetica. Gli incentivi attraverso il conto termico e le detrazioni fiscali hanno quindi prodotto effetti positivi, anche se ci sono ancora margini di miglioramento per gli edifici adibiti ad uso diverso da quello abitativo. Dal rapporto 2017 “Immobili in Italia” risulta infatti che lo stock immobiliare, per quanto concerne il settore non residenziale, ammonta a più di cinque milioni di unità. È proprio sugli immobili ad uso non abitativo che interviene un disegno di legge presentato nei giorni scorsi al Senato per favorire un più facile accesso al mercato e l’efficienza energetica. La legge sull’equo canone, ad esempio, non
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UNA LEGGE PER MIGLIORARE L’EFFICIENZA ENERGETICA Il Parlamento italiano discute di progetti di riqualificazione degli edifici
risponde più alle nuove dinamiche del rata delle locazioni 6+6 o 9+9 che deve mercato né all’attuale situazione econo- scaturire invece da una libera contrattamico-commerciale del Paese. Serve una zione tra le parti e ad altre misure come nuova normativa con meno vincoli, che quella per aiutare l’efficienza energetiriesca a incrociare la domanda con l’of- ca degli immobili laddove si registrano ferta, per promuovere anche l’imprendi- carenze rispetto alla normativa di rifetoria giovanile e delle start-up. rimento. Troppi centri storici da punti di agIl disegno di legge punta alla riquagregazione sociale lificazione energetisono diventati deca degli edifici. Per serti dei Tartari a La legge sull’equo canone questo viene concessa la possibilità causa del progresnon risponde più alle al proprietario che sivo spopolamento esigenze del mercato realizzi uno degli e della chiusura di interventi previsti botteghe anche stodel nostro Paese dal decreto sulla riche che sono stati riduzione del fabbipunti di riferimento sogno energetico per il riscaldamento di di più generazioni. L’obiettivo dunque è quello di crea- derogare alla legge n. 392 del 1978 che re le condizioni per alzare di nuovo le contiene una normativa collocata in un saracinesche dei negozi e degli uffici, contesto storico, economico e sociale introducendo elementi di innovazione al molto diverso da quello attuale. Una normativa fuori dal tempo per passo con i tempi sia per i proprietari che per i conduttori. Pensiamo alla du- l’eccesso di vincoli previsti e per le rigi-
dità introdotte nei rapporti contrattuali fondamentali per l’esercizio dell’attività economica e d’impresa, ma che con l’esplosione della crisi economica ha rivelato, con maggiore evidenza, la sua assoluta inadeguatezza rispetto alle esigenze degli operatori e che obbliga alla stipula di contratti di durata inderogabile ed eccessiva, nel corso dei quali il canone di locazione deve per legge rimanere immutato (salvo l’aggiornamento ISTAT, per giunta solo al 75 per cento): 12 anni (6+6) o 18 anni (9+9) a seconda dell’attività intrapresa. Con le modifiche contenute nel disegno di legge si accrescerà l’efficienza energetica dello stock immobiliare non residenziale e, nel contempo, si verrà incontro alle esigenze del mercato delle locazioni rendendo possibile concordare canoni ridott, stipulare contratti di più breve durata o stabilire anticipatamente una differenziazione dei canoni negli anni. (Dalla redazione). Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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INTERVISTE
di Carmine Gazzanni
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PAZIENTE GUARITO DALL’HIV, PARLA L’ESPERTA
a quasi 20 mesi non ci sono più segnali di presenza del virus Hiv. Per la seconda volta nella storia, un paziente affetto da Aids sembra essere stato curato dall’infezione. La notizia, diffusa da Nature, spiega come la persona, in cura a Londra, è in recesso dalla malattia dopo aver terminato il trattamento. Era accaduta una cosa simile solo 12 anni fa, con Timothy Ray Brown, noto come “il paziente di Berlino”. Il copione è stato esattamente lo stesso: il paziente ha effettuato un trapianto di midollo osseo per curare un tumore al sangue, ricevendo cellule staminali da donatori con una rara mutazione genetica che impedisce al virus HIV di prendere piede. «Sebbene due soli casi non siano sufficienti per trarre delle con- si per Aids sono stabili, ma resta alta clusioni, sicuramente presentano delle la percentuale di quanti scoprono di analogie estremamente significative e essere HIV positivi solo pochi mesi che offrono un forte stimolo alla ricerca prima di ricevere la diagnosi. Si può nel campo della terapia genica», spiega parlare di allarme? la dottoressa Giulia «Non parlerei Gamboni, medico e di allarme. Anzi, La notizia, diffusa referente scientifica troppo spesso indell’Anlaids. fatti l’infezione da da Nature, spiega come Cosa rappreHIV viene trattata senta tale notizia la persona, in cura a Londra, in termini allarminella strada della è in recesso dalla malattia stici. Mi riferisco a cura dell’HIV? situazioni di contagi «Non dobbiamo multipli da parte di pensare che il trapianto di midollo possa partner che omettevano il proprio status esser una terapia estendibile ai pazien- (definiti “untori”) o la frequente associati HIV positivi, in quanto è una tecnica zione dell’HIV e di altre infezioni con gli estremamente delicata e che espone i stranieri. Questo tipo di narrazione non soggetti a rischi troppo alti. La si applica fa che alimentare lo stigma nei confronti infatti per patologie onco-ematologiche della patologia e la disinformazione, due gravi e che mettono in pericolo la vita del grandi nemici della prevenzione. Questo paziente. Quindi la ricerca ha bisogno di lo dico perché sono convinta che le diatempo per capire come da questo caso si gnosi tardive siano profondamente conpossano elaborare delle soluzioni tera- nesse a ciò». peutiche effettivamente applicabili alle Quali problemi possono nascere persone HIV positive». con le diagnosi tardive? Gli ultimi dati dicono che i deces«Sono diversi. Avvengono quando il
Giulia Gamboni, medico e referente Anlaids: «Forte stimolo alla ricerca nel campo della terapia genica»
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paziente è sintomatico e i sintomi dell’infezione possono esser diversi per natura ma anche per gravità. Senza dimenticare che il ritardo dell’inizio della terapia si correla ad un maggior danno immunologico prodotto dall’infezione; e che una persona con diagnosi tardiva è stata per anni inconsapevole del proprio status e può aver assunto comportamenti a rischio. Inoltre negli anni la carica virale in assenza di terapia cresce e con questa le possibilità di contagio». Quanto conta l’informazione a riguardo? «L’informazione è sicuramente l’arma più forte per prevenire l’infezione soprattutto in un Paese sviluppato come il nostro, dove abbiamo tutte le risorse necessarie per accedere agli screening, ai controlli e ai dispositivi di protezione. Diversa la situazione di quei Paesi il cui contesto socio-economico mette in crisi i sistemi sanitari». Verso che direzione sta andando la ricerca sull’HIV? «La ricerca sta lavorando su diversi fronti. Il primo impegno è quello di conti-
INTERVISTE
Timothy Ray Brown, noto come “il paziente di Berlino”, primo uomo a essere guarito dall’Uiv.
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get UNAIDS 90-90-90 entro il 2020 (diagnosticare il 90% delle infezioni da HIV, far entrare in terapia il 90% delle persone con diagnosi di HIV; ottenere l’abbattimento della carica virale nel 90% delle persone in terapia, ndr). Il nostro Paese ha elaborato un Piano HIV-AIDS 20172019 con l’obiettivo di incrementare l’accesso alla diagnosi, alle cure e di lavorare per l’emersione del sommerso. Lo stesso piano prevede la valorizzazione delle associazioni coinvolte nella lotta all’HIV e nella sua prevenzione. Ecco è un ottimo punto di partenza ma c’è la necessità di una vera modifica nell’approccio culturale alla infezione». Quale potrebbe essere una sana strategia? «Bisogna entrare nelle scuole, pronuare a migliorare la qualità delle terapie antiretrovirali in termini di maneggevo- muovere la peer education, sensibilizzare lezza, effetti collaterali e lotta al proble- ancora più gli operatori sanitari, abbattema della farmaco resistenza. Un altro re quei preconcetti che impediscono di campo è quello della creazione di un vac- affrontare liberamente il tema della sessualità, quindi elicino preventivo, che minando il giudizio sebbene abbia spesIl paziente ha effettuato e aumentando però so dato risultanti la consapevolezza. sconfortanti, rimane un trapianto di midollo I paesi che hanno un forte obiettivo se osseo per curare adottato strategie consideriamo quelle quali la gratuità di aree del mondo in un tumore al sangue condoms stanno otcui la possibilità di tenendo buoni risulcontrarre l’infezione è molto elevata. E come dicevamo prima tati per esempio. Uno stato che ti offre riferendoci al cosiddetto “paziente londi- condoms ti sta automaticamente invinese”, un ulteriore fronte è quello della tando a informarti sulle ISF (Infezioni a terapia genica, ma siamo comunque an- Trasmissione Sessuale). Bisogna riflettecora lontani da una effettiva e condivisa re sul perché le persone con infezione da HIV non si sentano libere di comunicare applicazione». A livello istituzionale è stato il loro status a fronte di enormi conquiste fatto tanto o non ancora abbastan- terapeutiche che hanno reso il virus non za per finanziare studi e ricerche a rilevabile nel loro sangue e quindi di fatto non trasmissibile. Insomma, la infezione riguardo? «Penso si possa fare ancora tanto. da HIV ci chiede di impegnarci nella lotta Ogni Paese ha tentato di dare delle rispo- alle diseguaglianze e alla disinformazioste e a livello mondiale si puntava al tar- ne, temi ahimè estremante attuali».
Una campagna di sensibilizzazione sull’Aids promossa dall’Anlaids, che ha avuto come testimonial il cantante Tiziano Ferro.
Anlaids
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nlaids è stata la prima associazione italiana nata per fermare la diffusione del virus HIV. È stata fondata nel 1985 da un gruppo di ricercatori, medici, giornalisti, attivisti e membri della società civile. L’associazione è da sempre stata impegnata a sostenere i giovani ricercatori nella ricerca sull’ infezione da HIV attraverso premi scientifici, borse di studio in Italia e all’estero, dottorati di ricerca. Dal 1987 Anlaids svolge un Convegno Nazionale che ha lo scopo di focalizzare e analizzare le più attuali tematiche epidemiologiche, cliniche e sociali relative all’infezione da HIV.
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INTERVISTE
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l professor Matteo Antonio Russo ha dedicato la sua vita alla ricerca scientifica. E, gran parte di questa, alla lotta contro il cancro. Il suo sguardo abbraccia il realismo proprio di chi ragiona empiricamente, di chi si muove sul filo sottile ma granitico che tiene assieme cause ed effetti. «Nonostante negli ultimi 50 anni la ricerca sul cancro abbia accumulato una grande quantità di nuove informazioni e ci stia fornendo un quadro dettagliato della sua genesi, i risultati traslati alla clinica sono stati in genere molto deludenti», ammette il professore. Ma non c’è pessimismo nelle sue parole. Perché la sfida è davanti a noi. E, soprattutto, alla nostra portata. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Annals of Oncology, i decessi in Europa sono diminuiti. Eppure secondo lei non c’è da cantare vittoria. Perché? «I tumori del polmone, della mammella, della prostata, del colon e altri rimangono i grandi killer nelle statistiche per morte da tumore. Di fronte agli insuccessi della tradizionale chemioterapia e radioterapia, in questi anni sono state tentate nuove strategie terapeutiche dirette tutte al controllo della crescita dei tumori e alla sua eradicazione; purtroppo, anche in questi casi i risultati registrati sono molto modesti nell’aumento della sopravvivenza e, soprattutto, non risolutivi per una cura definitiva». In che ambito sono stati registrati i più importanti risultati? «Parziali ma evidenti successi si sono registrati in alcune terapie di precisione nei tumori del sistema emolinfopoietico, negli screening per la diagnosi precoce come nel caso del cancro della mammella o della prostata, e nelle campagne di prevenzione, quando sono state individuate specifici fattori causali con un ruolo de-
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SUCCESSI E INSUCCESSI DELL’ONCOLOGIA Russo: «Ma la sfide del futuro sono alla nostra portata»
terminante per la genesi di uno specifi«I risultati finora raggiunti ci imponco tumore . La diagnosi precoce insieme gono un ripensamento di alcuni obiettivi con le campagne per un mutamento de- che finora si è posta la ricerca oncologigli stili di vita e, infine i progressi nelle ca. L’esame della letteratura più recente, terapie di supporto al paziente oncologi- mostra che in molti laboratori si registra co hanno certamenun mutamento negli te il maggior merito obiettivi di ricernella lenta, ma co- I tumori del polmone, della ca soprattutto nel stante, discesa della mammella, della prostata, considerare la promortalità per tumogressione tumorale re nell’ultimo quin- del colon e altri rimangono come un “fisiologiquennio e questo co” rimodellameni grandi killer influirà anche nel to del tumore al futuro sulla sopravmicroambiente tisvivenza ai tumori. Purtroppo, un’attenta sutale. Le sfide che vengono poste alla analisi dei dati epidemiologi ci dice che medicina del futuro sono legate anche solo marginalmente abbiamo modificato ad alcuni indubbi successi già ottenuti in l’impatto che i tumori hanno sulla nostra questi decenni e ad alcuni che si vanno salute. Le vere sfide sono ancora per la delineando, e sono dimostrati dalla cura maggior parte aperte». di patologie prima ritenute incurabili e Quali sono le nuove sfide che ci dal sostanziale aumento dell’aspettativa si pongono nella ricerca sul cancro? di vita non solo nei paesi sviluppati, ma
INTERVISTE
Nell’immagine di apertura, due biologhe ricercatrici del San Raffaele di Roma. Nella pagina successiva, la firma del protocollo d’intesa tra Fondazione San Raffaele, Mebic e Ordine dei Biologi.
Matteo Antonio Russo.
«L’Ordine Nazionale dei Biologi e i anche in quelli in via di sviluppo. Tutto questo ha creato nuove fasce di popola- suoi associati hanno un ruolo cruciale zione concentrate nella quarta decade di e insostituibile nell’ambito della ricervita in cui prevalgono, oltre ai tumori, le ca biomedica e nel buon funzionamento malattie degenerative croniche, quelle del Sistema Sanitario Nazionale. L’accardiovascolari e alcordo stipulato con tre tipicamente asla realtà scientifica Parziali si sono registrati e didattica del San sociate con l’invecchiamento. Le sfide Raffaele mira a perin alcune terapie di si riassumono nell’omettere l’accesso precisione nei tumori del alle problematiche biettivo di allungare la vita, “invecchiansistema emolinfopoietico di ricerca e alle medo con successo”, todologie sottostanti ossia in buona salucon tre finalità». te, in autonomia e con una dignitosa quaQuali, nello specifico? lità della vita». «Trasferire al maggior numero di A proposito di ricerca e nuove utenti il know-how scientifico accumulasfide, da poco è stato siglato un ac- to e le ultime metodologie di approccio cordo tra il Centro Scientifico San scientifico che includono anche il dialoRaffaele e l’Onb nell’ambito della go con altre discipline, soprattutto l’inricerca scientifica. A cosa più por- formatica, la bioingegneria, la robotica, la nuova chimica e la biofisica; permettare?
Chi è
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l professor Matteo Antonio Russo è professore ordinario di Fisiopatologia generale all’Università La Sapienza di Roma. È, inoltre, capo del laboratorio di Patologia Molecolare e Cellulare al Policlinico Umberto I. È membro del Comitato Tecnico-Scientifico dell’IRCCS San Raffaele Pisana ed è presidente del Consorzio Mebic, costituito attualmente da Università San Raffaele, Università di Tor Vergata e Fondazione Roma (ma aperto ad altri soci) e finalizzato alla realizzazione di avanzate piattaforme tecnologiche per la ricerca biomedica e alla collaborazione con grandi centri nazionali ed internazionali.
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INTERVISTE tere degli stages di apprendimento e di pratica presso i laboratori del San; consentire a giovani biologi e biotecnologi di mettere alla prova la propria creatività con la sottomissione di nuove idee di ricerca che possano dar luogo a prodotti facilmente traslabili al Sistema Sanitario Nazionale e trasferibili a Industrie interessate». Essendo anche professore universitario ha modo di confrontarsi con il mondo dell’istruzione. Pare, ormai da anni, che le materie scientifiche non contino più come prima. È un’impressione errata? «Penso che una decisa attenzione verso le materie scientifiche non c’è mai stata. In realtà siamo di fronte a un sistema dell’educazione nella scuola media e nell’università che in Italia non avvantaggia certamente la scienza e la ricerca per due ragioni; da una parte il sistema risente ancora degli ordinamenti tradizionali e della nostra cultura classica e dall’altra non ha efficiente capacità di individuare le menti meglio predisposte alle discipline scientifiche, di orientare le giovani menti verso la Ricerca. Per esempio, limitatamente alla mia esperienza nella Facoltà di Medicina, ho trovato assurdo permettere l’accesso a questo tipo di studi a studenti con corsi di studi non adeguatamente attinenti alle discipline di base della Medicina. È necessario prendere coscienza che i risultati di una buona ricerca scientifica rappresentano non solo un fatto culturale, ma un valore aggiunto per l’economia e il benessere di una nazione e per questo è urgente ripensare tutta la filiera che dall’educazione scientifica nelle scuole medie e nell’Università porta alla Ricerca e, soprattutto, creare le strutture tecnologiche e finanziarie che la rendono possibile e competitiva a livello internazionale». Oggi è sempre più difficile, alme-
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L’Ordine dei Biologi e i suoi associati hanno un ruolo insostituibile nell’ambito della ricerca biomedica no in Italia, dedicarsi alla ricerca, specie per un giovane. Cosa consiglierebbe a un ragazzo che vuole intraprendere questa strada: restare in Italia o andare via? «Negli ultimi anni i nostri governanti hanno voluto introdurre nel mondo della ricerca concetti e figure mutuati dai paesi anglo-sassoni o da altri paesi con alta produttività scientifica, senza mettere a disposizione le opportune risorse, senza assicurarsi del rigore morale nella loro gestione e senza valutarne con costanza i risultati conseguiti, soprattutto, premiandoli o opportunamente sanzionandoli. Onestamente, dopo 50 anni di attività di ricerca, insieme all’insegnamento e all’assistenza, alla Facoltà di Medicina della Sapienza e svariati anni passati in Università degli Usa (University of Pennsylvania e Temple University, ndr), devo constatare che le menti migliori, i ricercatori più raffinati, i giovani più entusiasti e preparati tendono ad andare all’estero, dove, mol-
to più che in Italia, hanno la possibilità di esprimere la loro creatività e il loro notevole bagaglio culturale, ottenendo risultati di grande rilievo che onorano loro e indirettamente anche l’Italia. Come capo del laboratorio di Patologia Molecolare e Cellulare ho avuto molti studenti per la laurea, il dottorato e il post-dottorato che ho formato professionalmente e avviato alla ricerca, alcuni dei quali di grande talento e cultura; la maggior parte di loro sono stati inviati da me in prestigiosi laboratori esteri per specifici progetti. Purtroppo, il lavoro più difficile è quello di dare speranze credibili sia per la carriera che per l’attività di ricerca da svolgere in Italia, per cui, soprattutto per i migliori, gli inviti a rimanere in ambienti scientifici con risorse certe e con un sicuro metro per la meritocrazia erano difficili da rifiutare. Il risultato è stato che, con gioia per loro, ma con rammarico per la nostra Istituzione, abbiamo subito una costante emorragia di menti dotate e da noi preparate a volte anche per 6-8 anni, impoverendo il sistema “Ricerca e Produzione” della nazione. È urgente cambiare: portare la percentuale di Pil dedicata alla ricerca al livello dei paesi più avanzati e, soprattutto, trovare regole meritocratiche, che già esistono in altri paesi, che rendano credibili le speranze dei giovani». (C. G.).
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di Daniele Ruscitti
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n anziano su cinque ha un deficit dell’udito: il 5 per cento supera questa difficoltà facendo ricorso all’apparecchio acustico, mentre il 14 per cento non fa ricorso ad alcun ausilio. Un problema che è più frequente tra le persone con livello di istruzione più basso e condizioni economiche peggiori. In più. oltre la metà degli anziani sono in sovrappeso, e in pochi seguono un’alimentazione corretta. Questa fotografia è composta sui dati presentati su EpiCentro-Iss, in occasione della Giornata mondiale dell’udito (celebrata il 3 marzo) da Passi d’Argento (PdA), il sistema di sorveglianza dedicato alla popolazione anziana che raccoglie informazioni su salute percepita, fattori di rischio comportamentali e su alcune condizioni peculiari degli anziani, volte a descrivere la qualità della vita e i bisogni di questa categoria di persone. Dai dati di Passi d’Argento – coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e inserito tra le sorveglianze di rilevanza nazionale – emerge che solo 1 persona su 10 arriva a consumare almeno 5 porzioni al giorno (five a day), come raccomandato, la gran parte (55 per cento) consuma 3-4 porzioni. I problemi di masticazione riguardano una quota di ultra 64enni contenuta ma non trascurabile (13 per cento) e rappresentano, fra le condizioni di salute indagate, una delle condizioni più associate allo scarso consumo di frutta e verdura: fra coloro che riferiscono problemi nella masticazione oltre la metà non supera le 2 porzioni al giorno e meno di 1 persona su 10 riesce a raggiungere le 5 come raccomandato. Il 57 per cento degli ultra 64enni sono in eccesso ponderale: 43 per cento in sovrappeso e 14 per cento obeso. L’obesità è più frequente fra le persone con patologie croniche o con co-morbidità
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ANZIANI, IL 20% HA PROBLEMI DI UDITO E OLTRE LA METÀ È IN SOVRAPPESO Iss: sono pochi quelli che seguono un’alimentazione corretta
raggiungendo il 20 per cento fra le persone influisce negativamente sulla qualità della con due o più patologie croniche. La per- vita della persona. La perdita di peso non centuale di anziani che perdono peso in- intenzionale rappresenta, invece, un indidipendentemente dalla loro volontà è pari catore comunemente utilizzato per la fraal 8 per cento, e più frequente fra gli over gilità dell’anziano. Passi d’Argento misura 85enni (10 per cento). Questo aspetto, il livello di attività utilizzando uno specifico che è un fattore potenzialmente fragiliz- strumento (il Pase “Physical Activity Scale zante, si verifica più spesso tra coloro che for Elderly”) che consente di “quantificahanno patologie croniche (11 per cento re” i livelli di attività fisica raggiunta confra chi ha almeno 2 siderando le attività patologie croniche vs comunemente svolte Il 5% usa l’apparecchio da persone di questa 6 per cento di chi non riferisce alcuna diaetà, come passeggiaacustico. L’obesità gnosi di cronicità). re, fare giardinaggio, è più frequente in chi In ogni fase della curare dell’orto, fare vita lo stato nutrizioattività domestiche ha patologie croniche nale è un importante o piccole riparaziodeterminante delni, prendersi cura di le condizioni di salute e in particolare, in un’altra persona, senza enfatizzare le sole età avanzata, gli eccessi come le carenze attività sportive o ricreative, che pure venalimentari sono entrambi in grado di pro- gono prese in considerazione. vocare la comparsa di processi patologici I dati mettono in evidenza che cammia carico di vari organi e di favorire il pro- nare fuori casa è l’attività maggiormente cesso di invecchiamento dell’organismo. praticata tra quelle di svago e che è molto L’eccesso di peso favorisce l’insorgenza o il tempo dedicato ad attività domestiche e l’aggravamento di patologie preesistenti e ancora troppo poco quello per le attività
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I numeri
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orientate ad allenare la forza muscolare e mesi precedenti l’intervista. Così come il rafforzare le ossa (indispensabile per pre- consumo di alcol resta preoccupante. Nel nostro paese 2 anziani su 10 fanno un convenire le cadute). Il gap aumenta al crescere dell’età e sumo di alcol “a rischio” per la loro salute, delle difficoltà economiche. Inoltre, no- poiché bevono mediamente più di una uninostante sia diffusa la conoscenza dell’im- tà alcolica al giorno, la gran parte di loro portanza di praticare attività fisica ai fini non supera le due unità al giorno e questo del benessere psico-fisico degli anziani si fa pensare che si tratti del bere durante i rileva che solo il 28 per cento degli ultra pasti, abitudine acquisita nel corso della 64enni, negli ultimi vita che, si può im12 mesi precedenti maginare, non venga l’intervista, ha rice- I dati sono stati presentati percepita come rischiosa per la salute. vuto da parte di un su EpiCentro-Iss, Preoccupante il medico o altro operatore il consiglio di in occasione della Giornata numero di persone fare attività fisica. mondiale dell’udito 2019 che assume alcol pur avendo una controinE poi c’è l’intradicazione assoluta, montabile problema del fumo. In Italia, la maggioranza degli come i pazienti con malattie del fegato, ultra 64enni, non fuma (63 per cento) o fra i quali il 28 per cento consuma bevanha smesso di fumare da oltre un anno (27 de alcoliche. L’attenzione degli operatori per cento), ma 1 persona su 10 è ancora sanitari al problema risulta scarsa: meno fumatore (10 per cento). Il 65 per cento del 10 per cento dei consumatori di alcol dei fumatori riferisce di aver ricevuto il a rischio riferisce di aver ricevuto il conconsiglio di smettere di fumare da parte di siglio di bere meno dal medico o da altro un medico o un operatore sanitario nei 12 operatore sanitario.
agli ultimi dati disponibili in Passi d’Argento, la prevalenza di problemi nell’udito è più alta fra coloro che hanno molte difficoltà economiche (29 per cento) rispetto a coloro che non ne hanno (16 per cento), tuttavia fra i primi solo 2 persone su 10 correggono il difetto con un apparecchio acustico, mentre fra le persone senza difficoltà economiche il ricorso all’ausilio riguarda 3 persone su 10. Analogamente accade con il livello di istruzione: fra le persone con basso livello di istruzione, che hanno al più la licenza elementare, la prevalenza di deficit uditivo è più alta (25 per cento) rispetto a quanto si osserva fra le persone con titolo di studio più alto (14 per cento); tuttavia il ricorso all’ausilio è meno frequente fra le persone meno istruite. Il profilo di salute e la qualità della vita delle persone con un deficit dell’udito, non corretto con alcun ausilio, è certamente più compromesso rispetto al resto della popolazione: fra loro è più alta la prevalenza di sintomi depressivi, sono più frequenti le cadute ed è maggiore l’isolamento sociale (il 33 per cento riferisce che in una settimana normale non incontra né parla con nessuno).
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SALUTE
di Nico Falco
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e lo si potesse processare, probabilmente, l’accusa sarebbe di favoreggiamento. Con l’aggravante mafiosa, per aver agito per favorire un’associazione per delinquere. Ma in questo caso i Tribunali possono fare ben poco: la cosca mafiosa in questione è il cancro, mentre al banco degli imputati c’è un fattore di trascrizione che, come ha scoperto un team di ricercatori, sarebbe in grado di inibire la risposta immunitaria “nascondendo” le cellule tumorali e impedendo quindi al sistema immunitario di reagire. Lo studio, pubblicato su Nature, arriva dalla Cina e riguarda il ruolo del fattore di trascrizione Nr4a1. Prove di laboratorio hanno evidenziato che è influenza le cellule T: alla luce di questi risultati è un nuovo potenziale bersaglio per l’immunoterapia anti-cancro. Come è ormai ben noto, il corpo umano non è in grado di combattere efficacemente il cancro perché i tumori non vengono riconosciuti come un pericolo: nel sistema immunitario non ci sono i “parametri” per identificare quelle cellule impazzite e quindi la risposta non può scattare. Per modificare questo meccanismo, negli ultimi anni si sta facendo strada l’immunoterapia Car-T: il sistema immunitario viene “addestrato” a riconoscere il nemico e quindi reagisce debellandolo. Come se si aggiornasse con le definizioni più recenti un antivirus datato che non è in grado di riconoscere le nuove minacce informatiche. La risposta si ottiene ingegnerizzando le cellule T di un paziente per produrre recettori speciali, in grado di permettere alle “nuove” cellule di riconoscere e attaccare le cellule tumorali; quando le cellule Car-T vengono reinfuse nel paziente, si moltiplicheranno riconoscendo e uccidendo le cellule cancerose. Il sistema, però, non garantisce sempre l’efficacia.
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SCOPERTO IL FATTORE DI TRASCRIZIONE CHE “NASCONDE” IL TUMORE Lo studio arriva dalla Cina ed è stato pubblicato su Nature I ricercatori cinesi, studiando la ri- “complice” del cancro che lo rende non sposta del sistema immunitario, hanno identificabile. utilizzato un sistema di induzione delLa scoperta di un altro meccanismo la tolleranza T in laboratorio, sui topi, e di sistema immunitario “alterato” è valhanno rilevato una espressione elevata so pochi giorni fa il premio internazionale del fattore di trascrizione Nr4a1, il fatto- Pezcoller-Aacr 2019 ad Alberto Mantovani, re di trascrizione del 70 anni, di Milano, recettore nucleare considerato tra i dieci L’obiettivo è quello Nr4a. Nell’articolo migliori immunologi su Nature gli sciendi sviluppare terapie che al mondo e il più imziati spiegano che portante tra i ricercal’iper espressione di rendano “visibile” il cancro tori italiani nell’amNr4a1 agisce sulle dal sistema immunitario bito delle scienze cellule T, inibendobiomediche. Il ricone la funzione e di noscimento è stato conseguenza bloccando la risposta im- attribuito a fine febbraio nella Fondazione munitaria; la cancellazione del fattore di Pezcoller, a Trento, ed è la prima volta che trascrizione, invece, “farebbe scoprire” le viene conferito a un ricercatore italiano cellule cancerose e ha fornito una mag- che lavora in Italia. Lo studio di Mantovani giore immunità contro tumori e virus. Da dimostra il nesso tra infiammazione e canqui, l’ipotesi di sviluppare nuove terapie cro: ha scoperto che la stretta relazione è mirate proprio ad agire sul fattore di tra- basata sui macrofagi, che anziché combatscrizione, andando cioè a eliminare quel tere facilitano la crescita del tumore.
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L’ingegnerizzazione delle cellule
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La proclamazione del premio avrà luo- croprocessore che svolge analisi chimigo domenica 31 marzo ad Atlanta, negli co-biologiche per le quali normalmente Stati Uniti, in occasione del meeting an- serve un intero laboratorio. In particolare, nuale dell’America Association for Cancer il dispositivo è in grado di trovare biomarResearch (Aacr), la consegna avverrà l’11 catori neurologici, molecole presenti nel maggio al Teatro Sociale di Trento. sangue di individui che hanno subito danni Sempre a pochi cerebrali. Il biomargiorni fa risale un alcatore che è stato tro importante passo Una scoperta simile è valsa rilevato è tipico di avanti per le ricerche il premio internazionale due patologie: i trauoncologiche, ma quemi cerebrali severi o Pezcoller-Aacr 2019 sta volta dal lato della lievi e il glioblastoma diagnosi: a Pisa è stamultiforme, un tipo ad Alberto Mantovani to brevettato un didi tumore al cervelspositivo in grado di lo molto aggressivo”. trovare nel sangue i marcatori che indicano Con questo microchip sarebbe possibile la presenza di traumi cerebrali e di un par- scovare i traumi e il cancro in modo più ticolare tipo di tumore al cervello. Il chip veloce e senza ricorrere a lunghi e costosi rivoluzionario è stato brevettato dal Nest, il esami come Tac e risonanza magnetica, ma laboratorio della Scuola Normale Superiore anche monitorare il tumore cerebrale con analisi del sangue veloci e a basso costo. e dell’Istituto nanoscienze del Cnr. Si tratta, spiegano in una nota, “di un Il sistema di lab-on-a-chip brevettato sarà cosiddetto lab-on-a-chip”, un piccolo mi- studiato anche per altri tipi di patologie.
e nuove tecnologie stanno permettendo grossi passi avanti nella ricerca oncologica, aiutando le cellule immunitarie a identificare quelle tumorali, a riconoscerle come “nemiche” e quindi ad attaccarle, attivando la risposta dell’organismo. Attualmente le terapie, basate sull’ingegnerizzazione delle cellule del sistema immunitario, prevedono il riconoscimento tramite segnali all’interno o all’esterno delle cellule tumorali. Nel primo caso, con la terapia cellulare del recettore chimerico per l’antigene Car-T, si agisce sulle cellule T del paziente per metterle in condizione di riconoscere le proteine che si trovano sulla superficie delle cellule tumorali. Una seconda strategia, in fase di sviluppo, si basa invece sull’interno delle cellule tumorali: alle cellule immunitarie viene fornito un recettore di cellule T (TCR) ingegnerizzato che aiuta le cellule T ad attaccarsi alla cellula cancerosa facendogli riconoscere le parti di proteine all’interno.
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SALUTE
di Francesca Cicatelli
Cellula tumorale 3D.
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a salute vien mangiando. La lista ringe (corde vocali), faringe, ghiandole della spesa preventiva è un foglio salivari e tiroide. Anche gli ingredienti di carta bianca su cui appuntare lo contano. L’olio extravergine di oliva, per stretto necessario. Come sostiene esempio, è utile per contrastare i tumori anche l’Oms, il primo contributo alla cura intestinali. La scoperta è del gruppo di ridelle malattie parte dall’impegno perso- cerca di Antonio Moschetta, a Bari, che nale, dalla scelta della dieta. Insomma ha dimostrato come il consumo quotidianon bisogna “infiammarsi” di cibo o la- no di EVO, ricco di acido oleico, mette in sciarsi prendere per la gola, un vizio da circolo una sostanza in grado di regolare cui metteva in guardia già Dante, perché la proliferazione cellulare e di apportare le calorie rappresentano un fattore di ri- notevoli benefici. schio per malattie come cancro, diabete E i latticini? Al momento non è dimoe coronarie ostruite. strato che il consumo in dosi adeguate di L’Airc ha anche latte e latticini possa fornito dei dati: il condizionare la comcancro si previene L’Organizzazione mondiale parsa della malattia. anche a tavola ri- della sanità ha dichiarato Prudenza è invece ducendo del 30 per raccomandata con cento la somma del- che per curare le malattie i derivati del latte, le calorie ingerite. ricchi in grassi, alle si parte dalla dieta Occorre rimaner legdonne già colpite da geri, come sostiene un tumore al seno. a che l’immunologo Alberto Mantovani, Uno studio pubblicato sul Journal of the direttore scientifico dell’Istituto Huma- National Cancer Institute ha infatti evinitas di Rozzano (Milano) secondo cui la denziato un rischio più alto di incorrere riduzione dell’apporto calorico «riduce la in una recidiva tra le consumatrici più produzione di fattori di crescita e cito- assidue. La causa sarebbe negli elevati chine che favoriscono l’infiammazione e livelli di estrogeni che si misurano nel la comparsa di tumori». Altro studio che grasso animale. Il consumo dell’alimento indaga sul rapporto fra alimentazione e ricco di ormoni accresce la penetranza cancro è quello citato da Carlo La Vec- dei geni Brca, oncosoppressori che risulchia, Università di tano mutati nel carMilano, che ha stucinoma della mamL’Airc spiega come la diato la corrisponmella. denza tra una dieta Un nuovo filone riduzione del 30% delle ricca di fibre e la ridi ricerca propone calorie giornaliere aiuti un taglio alle calorie duzione del rischio di ammalarsi di tua prevenire le neoplasie anche per protegge more. dalla diffusione locaRipromosse, le e dalle metastasi, dunque, le famose cinque porzioni di in caso di cancro della mammella. Una rifrutta e verdura al giorno insieme ai ce- cerca pubblicata su “Breast cancer resereali che possono aiutare a diminuire le arch and treatment” suggerisce la restriprobabilità di essere colpiti da neoplasie zione calorica come strumento contrasto di bocca, gola, naso, seni paranasali, la- alla neoplasia. Un effetto in gran parte
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legato alla riduzione di alcuni micro Rna intracellulari che, secondo gli autori della ricerca, rappresenterebbe il meccanismo patogenetico alla base di questo effetto anti-tumorale. Insomma, astenersi sarebbe un elisir di lunga vita. Dieta forzata che stando a Nicole Simone, professore associato del dipartimento di Oncologia e Radioterapia della Thomas Jefferson University Radiation Oncology, attiva un particolare programma epigenetico, in grado di proteggere dalla diffusione del tumore. In particolare i ricercatori americani hanno scoperto che nelle cellule tumorali “affamate”, si riduce la concentrazione dei microRNA 17 e 20, presenti nei carcinomi tripli negativi metastatizzati. L’aumento di peso, quindi, favorirebbe la comparsa delle metastasi, mentre la restrizione calorica potenzierebbe gli effetti della radioterapia. La restrizione calorica secondi i ricercatori promuove delle alterazioni epigenetiche a livello del tessuto mammario, che rafforzano la matrice extracellulare; questo crea una sorta di “pellicola” intorno al tumore, che impedisce alle cellule
SALUTE
LA SALUTE VIEN MANGIANDO... POCO Studi internazionali spiegano come la restrizione calorica aiuti a prevenire i tumori
tumorali di diffondersi in giro per il corpo. L’individuazione dei microRNA e la comprensione dei loro effetti fornisce dunque un modo per diagnosticare i tumori a maggior rischio di metastatizzazione e offre anche un nuovo target terapeutico. La messa a punto di farmaci capaci di ridurre il mir 17, ad esempio, potrebbe consentire di rafforzare la matrice extracellulare, esattamente come la dieta ipocalorica. Ma occorrerà avviare la procedura sull’uomo. Gli scienziati hanno infatti iniziato ad arruolare pazienti per il trialCaReFOR (Calorie Restriction for Oncology Research) per esplorare questa possibilità; nello studio verranno arruolate pazienti con tumore della mammella sottoposte a radioterapia, che riceveranno un counselling nutrizionale, mirato alla perdita di peso. Lo studio non dimostra che un’alimentazione ipercalorica può proteggere le persone da altri tipi di cancro ma è stato scoperto che nelle cellule del tumore al polmone l’espressione della proteina FKBP10 viene notevolmente ridotta nel momento in cui si adotta un’alimentazione ipercalorica.
Latte amico del cancro?
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essere guardata con sospetto è soprattutto una dieta squilibrata che è alla base di circa un terzo delle neoplasie. Il “poco & variegato” è fondamentale anche se la dieta varia in base al tipo tumore da prevenire. I latticini giocherebbero un ruolo nella prevenzione del tumore del colon-retto per l’apporto di calcio, ritenuto in grado di legare i fattori infiammatori degli acidi biliari e di ridurre la proliferazione e la differenziazione cellulare. Ma in questo caso occorre tenere d’occhio anche i © Medical Art Inc/www.shutterstock.com grassi. Le linee guida italiane consigliano un consumo di latte e yogurt nella popolazione adulta pari a 250-375 millilitri (poco meno di due tazze). A queste vanno aggiunte tre porzioni settimanali di formaggio, da 50 o 100 grammi. Quanto alla prostata, una ricerca pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition ha evidenziato un rischio più alto di sviluppare la malattia tra i consumatori di dosi elevate di prodotti lattiero-caseari. Il potenziale ruolo del calcio emerge anche da una ricerca pubblicata sull’American Journal of Epidemiology, secondo cui consumarne più di due grammi al giorno (in cento grammi di latte ci sono 120 milligrammi di calcio) aumenterebbe il rischio di sviluppare la neoplasia.
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SALUTE
di Marco Modugno
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ecenti studi hanno dimostrato come una corretta e costante attività fisica diminuisca in maniera notevole il rischio di mortalità derivante dai tumori, riducendone la percentuale di circa un quarto, nello specifico il cancro alla mammella (-24 per cento) e quello al colon retto del (-28 per cento). Per quanto concerne la diminuzione nei casi di tumore al colon, è da molti anni che i ricercatori si interrogano su quale sia la correlazione legata all’attività sportiva, le deduzioni sono state molteplici, ma le conclusioni portano tutte verso la soluzione che essa aiuti a prevenire i tumori poiché agisce direttamente sul metabolismo dei grassi. In occasione dell’ultimo congresso tenuto dalla Società europea di oncologia medica (Esmo), due gruppi di ricercatori francesi, hanno invece presentato i dati più recenti a sostegno dei benefici derivanti dall’attività sportiva, soprattutto nelle donne colpite da tumore al seno. Fare attività fisica presenta due aspetti importanti, da una parte mantenersi in forma evita di imbattersi in condizioni fisiche che possano rendere il soggetto più vulnerabile e di conseguenza si riduce il rischio di ammalarsi, inoltre in pazienti colpiti da cancro, la giusta dose di allenamento può migliorare sia i sintomi che la qualità della vita e ridurre le recidive. L’esercizio fisico è uno dei rimedi migliori per ridurre i sintomi della fatigue, quel senso di stanchezza cronica che è uno degli effetti collaterali più frequenti nei soggetti sottoposti a cicli di chemioterapia. Thierry Bouillet, Oncologo all’American Hospital di Parigi, in uno studio condotto su pazienti colpite da tumore alla mammella, ha riscontrato che i maggiori benefici si sono riscontrati in coloro che hanno dedicato all’allenamento almeno un’ora per 3 volte alla settimana, concentrandosi su esercizi aerobici e di potenzia-
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mento muscolare. Tutte le pazienti sotto- dentario per dedicarsi ad attività sportiva. poste a questo tipo di allenamento hanno Lo studio evidenzia come in molti soggetti, dimostrato una tolleranza maggiore ai sin- nonostante la diagnosi oncologica, tra loro tomi e alle fatiche delle cure oncologiche. i fedelissimi del tabacco e del divano siaInoltre, con la perdita di massa muscolare, no ancora una fitta schiera. Nel corso del si riduce notevolmente la percentuale di convegno è stato presentato il documento massa grassa. finale della Consensus Italiana “NeoplaSu frequenza e tisia della mammella: pologia di allenamenimpatto degli stili e L’attività fisica riduce to si consiglia di dedidella qualità di vita carsi almeno per due sull’outcome della di circa un quarto la malattia in fase preore e mezza alla settipossibilità di decesso per coce e nel setting delmana ad un’intensità di lavoro moderata cancro a mammella o colon la malattia avanzata” promosso da un coeffettuando almeno mitato di nove oncoun paio di sessioni. A Roma si è tenuto il convegno nazionale logi italiani coordinati dal presidente della “La qualità di vita in oncologia”, promosso stessa Fondazione, Francesco Cognetti: dalla Fondazione Insieme contro il cancro, «Negli ultimi anni sono aumentate le diaun tema discusso è stato quanto gli italiani gnosi precoci e le terapie anti-cancro sono seguano i consigli legati ad uno stile di vita diventate più efficaci. Un problema clinico più sano. L’analisi presentata al Ministero rilevante è non solo garantire ai pazienti della Salute parla di un 88 per cento di la sopravvivenza, ma anche una buona, se soggetti che smette di fumare, ma solo un non ottima, qualità di vita». Il convegno enitaliano su tre abbandona lo stile di vita se- tra in un’ottica di incentivare, soprattutto
SALUTE
TUMORI: LO SPORT RIDUCE IL RISCHIO MORTALITÀ
Ne hanno discusso studiosi francesi all’ultimo congresso della Esmo
Un’arma in più
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nei soggetti colpiti da tumore al seno, una spiega i motivi: «La malnutrizione non maggiore attenzione verso la qualità della deve essere sottovaluta, infatti essa può vita del paziente e una gestione sempre più ridurre gli effetti della chemioterapia e mirata in quelli che sono gli effetti collate- di conseguenza della sopravvivenza del rali di chemioterapia, ormonoterapia, tera- soggetto stesso. Durante tutto il corso pie target e immunoncologia, anche perché delle terapie e nei mesi successivi, è necome spiega lo stesso Cognetti: «In Italia cessario monitorare adeguatamente l’alici sono circa 3 milioni mentazione» inoltre di persone che vivono aggiunge: «Ad oggi L’esercizio è un buon con un tumore, la sooltre l’80 per cento pravvivenza è sempre rimedio per contrastare dei pazienti non ha mai ricevuto una vapiù in aumento, ma la stanchezza legata lutazione sul proprio più del 50 per cento stato nutrizionale, è di esse deve poi fare alle cure oncologiche una consulenza ori conti con gli effetti mai imprescindibile collaterali derivanti dalle terapie. Proprio per questo motivo è che va personalizzata di soggetto in sogimportante concentrare maggiore atten- getto prendendo in considerazione cali di zione sulla consapevolezza di cosa vorreb- peso e comorbidità. La dieta ideale deve be dire condurre uno stile di vita migliore e tenere conto del tipo di neoplasie e dei su quello che comporterebbe il non farlo». trattamenti eseguiti dal singolo paziente, Un altro aspetto da non sottovalutare è necessario conoscere gli effetti collaè quello della malnutrizione, Paolo Mar- terali legate ad esse, infatti in molti casi, chetti, direttore dell’Oncologia medica vanno proprio ad interessare l’apparato B del Policlinico Umberto I di Roma ne gastro-intestinale».
on è la prima volta che si parla dei benefici dell’attività fisica nei pazienti oncologici. «L’attività fisica praticata a partire dalla fase in cui ci si sottopone alla chemioterapia riduce il rischio di recidiva e di mortalità, con un’efficacia paragonabile a quella legata all’azione dei farmaci», afferma Michelino De Laurentiis, direttore della divisione di oncologia medica senologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli. Il movimento, per un paziente oncologico, deve seguire un percorso tarato sulle proprie capacità. Questo è quanto hanno fatto i ricercatori d’Oltrealpe, coinvolgendo 114 donne con tumore al seno messe al lavoro con dei personal trainer. Con allenamenti incentrati su esercizi aerobici e sul potenziamento della forza muscolare, le pazienti hanno tollerato meglio i sintomi della malattia, la fatica generata dalle cure oncologiche e visto ridursi la perdita di massa grassa.
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GLAUCOMA: IL Q10 COME TERAPIA
Le ultime evidenze suggeriscono di “catalogare” questa patologia come una malattia neurologica
di Elisabetta Gramolini
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tale di Oculistica presso il Policlinico Tor Vergata di Roma. «Le cellule ganglionari della retina e le fibre del nervo ottico – continua il professor Nucci – sono ricche di mitocondri, necessari a produrre energia per la conduzione nervosa. La riduzione nella produzione di energia e l’aumento della produzione di radicali liberi a livello mitocondriale è da considerarsi un meccanismo chiave nello scatenamento del glaucoma». Insomma, le ultime evidenze suggeriscono di iniziare a pensare al glaucoma come ad una malattia neurologica così come l’Alzheimer, il Parkinson o la Sclerosi Laterale Amiotrofica che «sono tutte malattie neurodegenerative, nelle quali neuroni localizzati in sedi diverse iniziano a invecchiare precocemente, morendo progressivamente: nella malattia di Alzheimer il processo inizia nell’ippocampo (considerato il cen-
ESSIONE PR
campo visivo, determinata mediante un software di analisi della progressione guidata, variazioni dello spessore dello strato uone notizie arrivano per i 55 milio- di fibre nervose retiniche, mediante tomoni di pazienti che nel mondo sono grafia a coerenza ottica. Questi dati, secondo gli estensori dello affetti da glaucoma. Una ricerca, pubblicata sulla rivista Neural Re- studio, getteranno nuova luce sulla somgeneration Research, ha preso in esame ministrazione del CoQ10 in associazione i vari studi pubblicati dal 2003 al 2018 con il collirio a base di Vitamina E come approccio neuroprosull’uso del Coenzitettivo per ridurre ma Q10 nel trattaI ricercatori stanno la progressione del mento della malattia degli occhi. Dalla studiando la progressione danno oculare indotto dal glaucoma. revisione, emerge la e la velocità di perdita Ma non finiscono funzione del Coenzima di “spazzino” dei della vista di 612 pazienti qui gli approfondimenti. Le più recenti radicali liberi e proricerche hanno evitettore dai danni dell’ossidazione delle cellule neuroretini- denziato una origine neuronale della malattia, con la degenerazione delle cellule che. Inoltre, è in corso uno studio promos- gangliolari della retina. «In particolare, so dall’Istituto di Ricerche Farmacologi- l’attenzione della ricerca, alla luce delle che Mario Negri, che coinvolge 17 centri similitudini che esistono tra glaucoma e oftalmologici in diverse parti d’Italia. Lo neuropatie ottiche mitocondriali, si è constudio arruola 612 pazienti con glaucoma centrata sulla funzione mitocondriale», per valutare, in primo luogo, il tempo di spiega il professor Carlo Nucci, direttore progressione e la velocità della perdita del dell’Unità Operativa semplice dipartimen-
SALUTE
Una malattia subdola
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tro della memoria), nella malattia di Parkinson nella cosiddetta ‘substantia nigra’ (vera e propria fucina del neurotrasmettitore dopamina), nella SLA nei neuroni motori della corteccia cerebrale e del midollo spinale ed infine nel glaucoma nelle cellule gangliari della retina», afferma Piero Barbanti, professore di Neurologia presso l’Università San Raffaele di Roma. «Sono dunque malattie diverse ma accumunate da analoghi meccanismi di morte degenerativa del neurone». In tutte queste patologie neurodegenerative, il Coenzima Q10 ha mostrato una sua funzione protettiva. «Il Coenzima Q10 – prosegue Barbanti - fa funzionare il neurone e nel contempo lo protegge. Queste azioni spiegano il grande interesse attorno al ruolo di questa molecola nelle malattie neurodegenerative». Tra i numerosi studi sperimentali va Glaucoma.
n Italia quasi un milione di persone è affetto dal glaucoma, anche se nel 50% dei casi non è diagnosticato. Il principale fattore di rischio per l’insorgenza e la progressione della malattia è l’aumento della pressione dell’occhio. Oltre a questo ve ne sono altri quali la familiarità, il ridotto spessore della cornea, la miopia elevata. Il glaucoma viene considerata una malattia silenziosa perché non dà alcun sintomo. Quando il paziente si accorge di vedere male «la malattia è talmente avanzata che la disabilità visiva è praticamente inevitabile ormai», chiarisce il Professor Michele Figus, direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell’Università di Pisa. Infatti, circa il 50% dei pa© 4 PM production/www.shutterstock.com zienti affetti da glaucoma non sa di essere malato e pertanto non esegue nessuna terapia e nessun controllo. «Per evitare che il glaucoma rimanga invisibile - conclude il Professor Figus - è necessario sottoporsi a visite oculistiche periodiche».
ricordata in particolare la capacità del Co- basata sulla neuroprotezione, cioè l’utilizenzima Q10 di ridurre il declino funzionale zo di molecole come il Coenzima Q10 che nei soggetti affetti da malattia di Parkin- agiscono prevenendo il danno neuronale a son. Inoltre, è dimostrato che bassi livelli livello di retina e nervo ottico con meccaematici di Coenzima Q10 favoriscono un nismi d’azione che sono indipendenti dal aumentato rischio di demenza, perlomeno controllo della pressione dell’occhio e che nella popolazione giapponese. agiscano sulla cellula ganglionare retinica E sono diversi anche gli studi sulla migliorando il suo livello di sopravvivenfunzione protettiva del Coenzima Q10 nel za». Ad oggi, il Coenzima Q10, oltre ad glaucoma. «In queessere somministrato sta ultima revisione in gocce, è disponibiIl coenzima, associato al le anche in formulascientifica – dichiara il professor Nucci – collirio alla vitamina E, zione orale. il riscontro di livelDagli studi è li di Coenzima Q10 può ridurre la progressione emerso come, propiù bassi nella retina prio la somministradel danno oculare umana di soggetti anzione orale possa ziani ha suggerito un avere efficacia nelle possibile aumento della vulnerabilità delle malattie neurodegenerative e nelle malatcellule retiniche gangliolari a causa della tie cardiovascolari. Oltre ad avere un alto carenza di Coenzima Q10». Proprio per profilo di sicurezza, questo tipo di somquesto, il Coenzima Q10 è stato proposto ministrazione è risultato in grado di aucome potenziale agente neuroprotettivo mentare le concentrazioni plasmatiche di nel glaucoma. «Anche se la terapia ipoto- CoQ10. Senza dimenticare che potrebbe nizzante continua ad essere il gold stan- migliorare l’aderenza alla terapia nei padard – prosegue il Professor Nucci - c’è la zienti anziani che hanno difficoltà a metnecessità di affiancare anche una terapia tere i colliri. Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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Nella foto grande, una parte del cast della serie “La Casa di carta”. Nella foto piccola, il personaggio di Berlino, interpretato dall’attore Pedro Alonso. In basso a destra, la locandina della serie spagnola.
di Nico Falco
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partigiano, portami via”. Nel corso delle puntate si viene a saFaccia a faccia, la voce che pere che la patologia di cui soffre Berlidiventa sempre più forte, no è la Miopatia di Helmer, una malattia occhi negli occhi, un bic- degenerativa che lo costringe a iniettarsi chiere tra le mani. La scena di Berlino e periodicamente un farmaco, il Retroxil, del Professore che cantano Bella Ciao è che eviti la paralisi dei suoi muscoli. Come una di quelle che i fan de La casa di carta era prevedibile, molti dei fan della serie difficilmente dimenticheranno. Ritmo, in- hanno cercato di capire di più di questa quadrature, ma soprattutto, nella stessa malattia, ma ecco la sorpresa: nella realtà scena, due dei personaggi più amati, pro- non esiste nessuna patologia con questo tagonisti di un dualismo che sarà uno dei nome né un farmaco chiamato così. Una pilastri della serie. Perché, oltre al Profes- scelta, quella degli autori, forse dettata da sore, la mente dietro la rapina del secolo, una sorta di delicatezza nei confronti di il “pezzo da novanta” chi soffre di patolodella banda di crimigie così gravi. La patologia colpisce nali è sicuramente In realtà, però, Berlino. c’è una condizione il personaggio di Berlino, Misogino, 5 dimedica che presenta sociopatico e ben vorzi alle spalle, un sintomi molto simili senso dell’onore quaa quelli descritti da caratterizzato si ossessivo e i nervi Berlino: è la miopatia d’acciaio, il persomitocondriale di Kenaggio interpretato dall’attore spagnolo arns-Sayre (KSS), una malattia congenita Pedro Alonso si presenta sin dalle prime ereditaria che si trasmette tramite Dna miscene come uno dei meglio caratterizza- tocondriale a tutta la progenie da una mati e più complessi. Uno che si può amare dre malata; porta a una diminuzione proo odiare, ma certamente non ignorare. In gressiva delle forze, arrivando nei casi più realtà nel concept originale era previsto gravi alla paralisi totale, a causa della perche tutti i protagonisti avessero la carat- dita della piena funzionalità dei movimenti teristica comune di soffrire di una ma- di occhi, muscoli e cuore. È la malattia che lattia allo stato terminale, e che proprio nel 1994 portò al ritiro il ciclista statuniquesto li avesse spintense Greg LeMond, ti a rischiare con un tre volte vincitore del piano così azzardato. La miopatia mitocondriale Giro di Francia. Le cose sono però di Kearns-Sayre ha sintomi Al momento sono cambiate durante la in corso tentativi di simili, con la perdita realizzazione e così terapie geniche, ma l’unico personaggio per le malattie mitoprogressiva delle forze rimasto legato all’icondriali non esiste dea iniziale è stato una terapia risoluproprio Berlino, che in virtù di quella ca- tiva. Trattandosi di una patologia genetiratteristica, ormai unica, farà delle scelte ca, la prevenzione per ora è solo di tipo importanti (che è meglio non rivelare per prenatale. Una coppia, nel caso vi sia il non rovinare il finale a chi non ha ancora sospetto che uno dei due partner sia porvisto la serie). tatore di mutazioni in uno specifico gene,
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può effettuare una diagnosi prenatale entro la decima settimana di gestazione; se la mutazione riguarda il Dna mitocondriale è possibile conoscere la costituzione genetica degli embrioni prima del trasferimento in utero con una diagnosi genetica pre-impianto. Nel 2017 sono stati pubblicati online, sulla rivista Reproductive Biomedicine, i dettagli scientifici dell’intervento che aveva portato, un anno prima, alla nascita del primo bambino col “patrimonio genetico di tre genitori” con una tecnica innovativa che aveva scatenato feroci polemiche nel mondo scientifico. Per evitare la trasmissione della sindrome di Leigh, una malattia neurologica ereditaria che si trasmette solo per via materna, il gruppo guidato da John Zhang del centro per la fertilità New Hope di New York aveva trasferito il nucleo della donna portatrice della malattia nell’ovocita di una seconda donna il cui Dna mitocondriale non era a rischio di trasmissione di malattie L’ovulo modificato era stato fecondato e l’embrione ottenuto era stato trasferito nell’utero della donna portatrice della ma-
SALUTE
COS’È LA MIOPATIA DI HELMER?
La “finta” malattia citata nella serie di Netflix, “La casa di carta”
lattia. Da qui la definizione: il bambino aveva il patrimonio genetico di madre, padre e donatrice; in realtà era una semplificazione, confutata già nel 2016 da molti esperti che sostenevano che l’unico Dna che identifica i genitori è quello del nucleo. Nel 2016 la tecnica era stata sottoposta a un test dal gruppo di Shoukhrat Mitalipov, del Centro di ricerca sulla terapia genica dell’Università dell’Oregon, i cui risultati erano stati pubblicati sulla rivista Nature: sostituendo negli ovociti il Dna anomalo con quello sano, i ricercatori avevano ottenuto embrioni che contenevano oltre il 99% del Dna sano. In attesa dei risultati a lungo termine, che si potranno osservare solo col tempo, l’equipe di Zhang nel 2017 aveva pubblicato i dettagli sulle tecniche usate per favorire l’integrazione del nucleo della madre nell’ovocita della donatrice. La tecnica è ancora al centro di studio e lo stesso Zhang ha annunciato nuove ricerche, ma se gli esiti dovessero rivelarsi positivi anche a lungo termine si potrebbero aprire nuovi orizzonti nella prevenzione delle malattie mitocondriali.
Un successo planetario
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a Casa di Carta (titolo originale La casa de papel) è una serie televisiva spagnola ideata da Alex Pina, premiata nel 2018 con l’International Emmy Award come miglior serie tv drammatica. La prima stagione, originariamente andata in onda su Antena 3, dal maggio 2017 è stata distribuita in tutto il mondo da Netflix. È incentrata su una rapina mai vista prima: un personaggio misterioso chiamato Il Professore guida otto criminali, ognuno dei quali chiamato col nome di una città e vestito con tute rosse e maschere con la caricatura di Salvador Dalì, in un piano che prevede di irrompere nella zecca nazionale di Madrid, stampare 2,4 miliardi di euro e scappare col bottino. È la serie, la non americana più seguita nella storia di Netflix.
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In 400mila con malattie rare
Ogni anno sono 19mila i nuovi casi segnalati in Italia di Pasquale Santillo
trare gli studi genetici proprio su quel gene e avere conferma della diagnosi. Tuttavia, sempre più spesso accade di scoprire, grazie a nuove tecniche diagnostiche, che le manifestazioni cliulla base dei dati diffusi dal “Registro nazionale malattie niche di una medesima condizione sono estremamente variabirare” dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia si stimano 20 li. Pertanto, non si riesce subito ad individuare quella malattia, casi di malattie rare ogni 10.000 abitanti e ogni anno sono quel gene ma, attraverso le nuove pratiche di “Next generation circa 19mila i nuovi casi segnalati dalle oltre 200 strutture sequencing” diviene possibile analizzare estese porzioni di Dna sanitarie presenti su tutta la Penisola. Il 20 per cento delle pae riconoscere anche quelle condizioni che presentano delle matologie riguarda pazienti in età pediatrica (di età inferire ai 14 nifestazioni cliniche particolarmente inusuali. anni) relative, con maggior frequenza, a malformazioni congeniL’ospedale pediatrico Bambino Gesù è inserito in una rete te, malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del meregionale dedicata alle malattie rare che riconosce le eccellenze cliniche, nella capacità diagnostica e, soprattutto, nella tabolismo e disturbi immunitari. La popolazione adulta, invece, evidenzia frequenze più alte riguardo al gruppo delle malattie presa in carico. Infatti, l’obiettivo di questo percorso clinico è del sistema nervoso e degli organi di senso e dare risposte alle richieste dei genitori che, delle malattie del sangue e degli organi emacertamente, attendono una diagnosi al fine Il “Registro nazionale” ha di veder modificata la storia naturale della topoietici. Un illuminante quanto esauriente focus fatto una stima di 20 casi malattia nonché migliorare la qualità della sul tema è stato fatto da Andrea Bartuli, revita favorendo così l’inserimento del bamogni 10mila abitanti sponsabile dell’unità di Malattie Rare e Gebino in ambito scolastico e sociale. Sono a netica Medica dell’ospedale pediatrico Bamdisposizione di questi piccoli pazienti team in tutta la Penisola bino Gesù di Roma, intervistato da Dire, multidisciplinari formati da genetisti, speNotiziario settimanale Minori e Pediatria. cialisti di branca, laboratoristi e pediatri che Una malattia per essere definita rara non deve colpire più di un lavorano insieme per condividere al meglio le competenze e per bambino ogni 2000mila. Le malattie rare sono numerosissime, formulare e definire protocolli diagnostici. L’accesso a tali servizi se ne stimano tra le 7 e le 8mila tipologie. Circa 400mila bambini può avvenire sia per via telematica che attraverso l’ambulatosotto i 16 anni si considerano affetti da malattie rare in Italia, rio “Malattie rare non diagnosticate”. Un nuovo macchinario per che possono manifestarsi anche in età adulta. La frequenza dell’analisi del genoma conferma l’elevato livello di competenze e le stesse in età pediatrica è legata molto alla capacità di indivispecializzazione del Bambino Gesù. Tale strumento permette di duarle e la facilità di sviluppare una diagnosi. La manifestazione analizzare rapidamente ed a costi bassi il Dna di un paziente fornendo una enorme quantità di dati che, se analizzati da un di una malattia rara può avvenire con un quadro clinico caratesperto, consentono di individuare le alterazioni delle sequenze teristico e quando gli elementi peculiari corrispondono a quelli da “manuale”, è più agevole identificarle. Quando si scopre che che possono essere la causa di condizioni cliniche a volte anche un gene è responsabile di quella condizione, è possibile concenacute e, quindi, di intervenire prontamente.
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Epilessia: conta non discriminare
Le ripercussioni psicologiche di una patologia del sistema nervoso complessa si può fissare il vuoto e non rispondere normalmente agli stimoli o eseguire movimenti ripetitivi. Difficile capire le cause della malattia: tra le possibili origini un male subdolo, soprattutto perché scatena sentimenti di fattori genetici, traumi cranici, malattie infettive, lesioni prenavergogna e paura del giudizio altrui. Parliamo dell’epilestali e disturbi dello sviluppo. Secondo lo studio “Epineeds”, il sia, una malattia del sistema nervoso centrale in cui l’atprimo nazionale sui bisogni dei pazienti, oltre il 90% delle pertività delle cellule nervose nel cervello si interrompe causone con epilessia e l’84% dei medici ritengono che l’individuasando convulsioni, periodi di comportamento insolito e talvolta zione di una terapia efficace e l’assunzione di un farmaco privo perdita di coscienza. Le crisi epilettiche si dividono in convuldi effetti collaterali e maneggevole siano gli aspetti più imporsioni focali (parziali) e generalizzate, a seconda che la scarica tanti nella gestione della malattia. Lo studio (il cui obiettivo è delle cellule nervose si verifichi in una sola regione della corappunto identificare i bisogni delle persone con epilessia e il loro soddisfacimento da parte del curante, indagando e metteccia celebrale. Per quanto riguarda le crisi epilettiche generalizzate, possono essere classificate in crisi di assenza (rapida tendo a confronto le visioni del medico e del paziente) è stato perdita di coscienza), convulsioni toniche condotto dall’Istituto di ricerche farma(irrigidimento dei muscoli), atone (perdita cologiche Mario Negri e dall’Università La La malattia nasce del controllo muscolare, con la possibilità Sapienza di Roma, in collaborazione con la di cadute improvvise), contrazioni cloniche Federazione italiana epilessie: è stato preso dall’interruzione (movimenti muscolari ripetuti o ritmici), in esame un campione di 787 pazienti (432 dell’attività delle cellule donne e 355 uomini) tra 15 e 88 anni, in crisi miocloniche (brevi sussulti di braccia e gambe) e crisi tonico-cloniche. Queste ulcura presso 21 Centri per l’epilessia in tutta nervose del cervello time sono il tipo più grave di crisi epilettica: Italia. La ricerca evidenzia come i pazienti durano 5-10 minuti e sono caratterizzate concordino con i medici curanti sulla scelta da una fase di contrazione intensa che riguarda tutto il corpo, del farmaco più efficace e meglio tollerato (concordanza mediuna fase di convulsioni e una di risoluzione, caratterizzata da co-paziente pari a 82% e 84%), mentre le opinioni divergono respirazione rumorosa e spesso perdita di urine. Il paziente sugli effetti collaterali tollerati (concordanza pari al 53% per non conserva alcun ricordo della crisi. Per quanto riguarda le astenia e al 55% per cefalea), considerati molto più importanti convulsioni focali si dividono in semplici (senza perdita di codal medico rispetto al paziente. Ciò che conta è far aumentare scienza) e complesse (con perdita di coscienza). Quelle semplila consapevolezza sull’epilessia e non discriminare: in tal senci comprendono manifestazioni motorie (convulsioni limitate a so la giornata internazionale dell’epilessia (che si è celebrata lo scorso 11 febbraio) è stata importante per ricordare che chi ha una specifica area del corpo, ad esempio il braccio), sensitive questa patologia ha bisogno di cure, di assistenza socio-sanita(formicolio,; sensoriali (allucinazioni, alterazioni di gusto, olfatto, tatto, udito). Quelle focali complesse comportano invece ria. E di vicinanza: aspetto troppo spesso sottovalutato. Perché una modifica o perdita di coscienza; durante una crisi parziale solo, in un clima favorevole, si può intervenire.
di Niccolò Gramigni
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Un marcatore per il Parkinson
Con la risonanza magnetica per valutare la perdita di neuromelanina
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a riduzione del contrasto nelle immagini di risonanza maza che la riduzione di contrasto fosse dovuto alla perdita dei gnetica della sostanza nera è dovuta alla perdita di neuneuroni e della neuromelanina in questa zona del cervello». romelanina, cioè dei neuroni che producono dopamina, Questo fatto è stato ora dimostrato dallo studio. legata alla malattia di Parkinson. «Il metodo di risonanza magnetica della neuromelanina è In uno studio del gruppo dell’Istituto di tecnologie biostato verificato mediante correlazione con il rilascio di dopamediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itb) mina osservato nelle immagini della tomografia ad emissioni di Segrate-Milano coordinato da Luigi Zecca e Fabio Zucca, di positroni (Pet). Inoltre è stato convalidato con misure del frutto di una collaborazione con il Department of Psychiatry flusso sanguigno, utilizzando immagini di risonanza magnetica Columbia University Medical Center (coordinato da Guillermo funzionale (fMri) nella zona in cui ci sono i neuroni della dopaHorga e Clifford Cassidy), è stato dimostrato su sezioni del mina», prosegue il ricercatore. «Questa procedura di risonancervello umano che la riduzione del contrasto nelle immagini za magnetica della neuromelanina può quindi essere considedi risonanza magnetica è effettivamente dovuta alla perdita rata come un nuovo metodo per confermare la diagnosi della di neuromelanina, cioè dei neuroni che producono dopamina, malattia di Parkinson». legata alla malattia di Parkinson. È stato Questa procedura potrà essere utilizperciò confermato che le immagini di risozata per ricerche su altre patologie neuroLo studio è del gruppo nanza magnetica della neuromelanina cologiche e psichiatriche in cui sia presente stituiscono un marcatore della funzionalità dell’Istituto di tecnologie un’alterata attività della dopamina. «Abdei neuroni della dopamina della sostanza biamo impiegato le immagini di risonanza biomediche del Cnr nera cerebrale. magnetica della neuromelanina per studiaLo studio (Neuromelanin-sensitive re pazienti con schizofrenia e soggetti con di Segrate-Milano MRI as a noninvasive proxy measure of elevato rischio per le psicosi, usando semdopamine function in the human brain), pre come confronto la Pet e la fMri», conpubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy clude Zecca. «In questi casi abbiamo osservato che il segnale of Sciences (Pnas), è basato sugli studi pionieristici sulla neudelle immagini di risonanza magnetica della neuromelanina è romelanina condotti dal gruppo di Luigi Zecca. «Nei neuroni correlato alla gravità delle psicosi nella schizofrenia e nei sogdella sostanza nera del cervello umano che producono dopagetti a rischio di schizofrenia. Questo suggerisce che il metodo mina si accumula una sostanza chiamata neuromelanina. Quepossa diventare un marcatore del rischio per le psicosi, prima sti neuroni vengono persi nella malattia di Parkinson», spiega della comparsa di una manifesta schizofrenia. Questi soggetZecca. «Erano già stati pubblicati numerosi studi, eseguiti con ti potrebbero così beneficiare di un trattamento tempestivo la risonanza magnetica (Rm o Mri), che nelle immagini mocon farmaci antidopaminergici. Inoltre questa metodologia è strano una riduzione del contrasto nella zona (sostanza nera) non-invasiva, poco costosa, semplice e rapida da eseguire con dove si registra la perdita di neuroni della dopamina in soggetuna strumentazione (risonanza magnetica a 3 Tesla) largati affetti da Parkinson. Finora, però, non avevamo la certezmente disponibile in molti ospedali». (D. R.)
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Chi dirige le cellule nervose
È il gene Foxg1 che entra in azione durante lo sviluppo embrionale
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i chiama Foxg1 ed è il gene che dirige una gigantesca zione, ma alcuni ricercatori e ricercatrici della Sissa hanno orchestra di 85 miliardi di cellule nervose e altrettante dimostrato che a regolare il processo di differenziazione delcellule cosiddette gliali che lavorano a stretto contatto le cellule staminali come un vero “direttore d’orchestra” è il per garantirne il corretto funzionamento del cervello. È gene Foxg1. Gli studiosi hanno osservato che un declino del un gene che entra in azione durante lo sviluppo embrionale livello di espressione di tale gene ha luogo naturalmente, un e che riesce a regolare quali di esse diventeranno neuroni e pò prima dell’avvio della produzione di astrociti. Hanno quindi quali saranno cellule di supporto. modulato la sua espressione, sia in vitro che in vivo, e hanno La scoperta, che potrebbe aprire la strada alla comprenrilevato che un aumento di tale espressione rallenta il passagsione di molte malattie genetiche e a possibili terapie geniche gio dalla produzione di neuroni a quella di astrociti, mentre un per provare a combatterle, è pubblicata sulla rivista Cerebral suo abbassamento lo facilita. Hanno inoltre confermato che Cortex ed è stata condotta dalla Scuola Internazionale Supefenomeni molto simili avvengono nelle cellule staminali di oririore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste in collaborazione con gine umana. l’Università britannica di Cambridge e l’Istituto Burlo Garofolo Infine, gli scienziati hanno indagato i meccanismi attraverdi Trieste. so cui questo fenomeno si articola e hanLo studio ha dimostrato che il gene no identificato due tipologie di processi. Foxg1, già coinvolto in numerosi proces- Lo studio è stato pubblicato Da una parte Foxg1 regola l’espressione si dello sviluppo cerebrale e in malattie di quattro geni “maestri” implicati nella sulla rivista Cerebral rare come la sindrome di Rett e di West, scelta fra produzione di neuroni a quella di ha un ruolo fondamentale nel pilotare la Cortex ed è stata condotto astrociti, dall’altra modula il funzionamendifferenziazione delle cellule staminali, gato di alcune macchine molecolari (battedalla Sissa di Trieste rantendo che neuroni e glia siano prodotti rie di geni) coinvolte nell’esecuzione del nella giusta quantità e nel momento esatto processo stesso di differenziazione delle in cui servono. cellule gliali. Lo sviluppo della corteccia cerebrale è un processo mol«Si tratta di un risultato molto importante, sia dal punto di to complesso e, in gran parte, ancora misterioso. Dalle celluvista scientifico che metodologico» spiega Antonello Mallamale staminali prendono vita dapprima i neuroni, poi le celluci, direttore del Laboratorio di Sviluppo Corticale della Sissa le della glia, a cominciare dagli astrociti, fondamentali per il e responsabile dello studio. «Il ruolo di Foxg1 in questo pronutrimento delle cellule nervose e la modulazione della loro cesso di transizione e il suo coinvolgimento in malattie quali attività. Nell’essere umano questo avviene all’incirca dopo il varianti delle sindromi di Rett e di West fa pensare che alcune quarto mese di gravidanza, quando tende a finire la produziodelle anomalie tipiche di tali sindromi possano scaturire da ne di cellule nervose e ad aumentare invece quella di astrociti. una alterazione della scaletta temporale con cui sono geneNei roditori questi fenomeno avviene subito dopo la nascita. rate le cellule astrogliali e apre la strada a possibili terapie Fino ad ora non era chiaro cosa coordinasse questa transigeniche». (D. R.) Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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Arriva il drone salvavita
Una rivoluzione per il trasporto di emoderivati a media distanza
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rriva il drone salvavita, una vera e propria rivoluzione nel adattata alle specifiche esigenze di peso e distanza da coprire: campo del trasporto di emoderivati nella media distanza. ci sono droni in grado di trasportare anche 200 chili e altri che I droni intelligenti sono utilizzati da Abzero, azienda spinpercorrono fino a 200 chilometri. La nostra capsula può adattarsi off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, incubata al a ciascuno di questi». Polo tecnologico di Navacchio: dopo il primo volo dimostrato, Nel prossimo biennio, spiegano Tortora e Cannas, l’obiettivo sperimentato a Pontedera (Pisa), il drone è stato ufficialmente è investire 2,5 milioni «per lo sviluppo del nostro business applipresentato. Si tratta del primo al mondo a fornire un servizio per cando il know-how della ricerca italiana a prodotti innovativi inla salute riguardante appunto il trasporto di emoderivati in amdustriali». Il drone rappresenta l’evoluzione altamente tecnologibito cittadino. Il sistema di trasporto su drone è stato progettato ca delle macchine immaginate e progettate da Leonardo da Vinci. dalla spin-off di Giuseppe Tortora, ingegnere biomedico con dotE - curiosa coincidenza - viene ufficialmente lanciato nell’anno torato in biorobotica, e di Andrea Cannas, architetto esperto in delle celebrazioni per i 500 anni dalla sua morte. Il drone, per progettazione e sicurezza: lo strumento, precisa l’istituto pisano, rendere omaggio al Genio, si è alzato in volo di recente dalla casa consente la consegna di sangue e organi in totale sicurezza e aunatale di Leonardo da Vinci per raggiungere il museo leonardiatonomia sfruttando la via aerea che riduce i no. Un sistema che dunque ha un occhio per costi e ottimizza i tempi di trasporto. In parla storia e uno anche per il futuro, tanto che Le tecnologie intelligente nel sito web di Abzero si legge che l’obiettivo ticolare i droni di Abzero garantiscono la riduzione dei tempi di trasporto da un’ora fino appartengono ad Abzero, è valorizzare «la tradizione proponendoci sul a soli dieci minuti e dunque aumentano la mercato innovativa e high-tech e innovare spin-off della Scuola vita dei pazienti, con notevoli risparmi anche migliorando il territorio e la comunità che lo per la sanità pubblica: si tratta di un servizio vive, oltre a meglio rappresentare l’Italia nel Sant’Anna di Pisa attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette. mondo. Abzero - proseguono - si propone Il drone sanitario, le cui dimensioni sono ogni giorno di raggiungere i massimi livelli notevoli (ed è dotato di sei eliche e tre gps) può essere pilotato in di prestazioni dei propri progetti e prodotti, offrendo soluzioni maniera autonoma e intuitiva: basta utilizzare un’app, facilmente altamente tecnologiche e di facile utilizzo». gestibile anche dal personale medico e dunque senza la necessità Per portare la sanità nel futuro, Tortora ha un sogno: «L’idea di competenze specifiche: «Non c’è nessun corso da frequentare è rendere utilizzabili i droni in tutti gli ospedali. Ogni drone che per utilizzare il drone – dice Tortora -. È sufficiente saper usare usiamo costa dai 25 ai 30mila euro. Però con questo strumento una interfaccia, un’app: tutto comodo e semplice». Tra i punti di si riesce a gestire al meglio le risorse: sia per quanto riguarda il forza del drone lo sviluppo di una capsula intelligente, che persangue che per il personale medico. Se c’è un’urgenza e serve un mette il trasporto senza rischi, in linea con gli standard qualitaintervento in dieci minuti, col drone è davvero possibile. Velociztivi di legge e capace di adattarsi ai vari tipi di droni utilizzati. ziamo i tempi. Intanto andiamo avanti a piccoli passi: entro giuSecondo Tortora «è proprio qui l’innovazione del nostro sistema. gno vorremmo fare il primo volo operativo e dunque trasportare La capsula intelligente, brevettata e made in Italy può essere sangue che poi sarà utilizzato in ambito clinico». (N. G.).
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Qual è il segreto della longevità?
Sani stili di vita, buon cibo e poco stress aiutano a vivere più a lungo Puca, analizzando i dati ricavati dallo studio di 137 famiglie, scelte in base a precise caratteristiche di longevità, arrivò alla conclusione che nel cromosoma “4” si nascondessero i geni correlabili a comunità scientifica è tutta più o meno concorde nel ritecon la durata della vita. Secondo Claudio Franceschi, esperto di nere che una vita sana e attiva, una corretta alimentazione immunologia e patologia molecolare dell’Università di Bologna, e la capacità di non farsi travolgere dallo stress siano gli inad accomunare i “super nonni” c’è anche una elevata capacità di gredienti comuni a tutte le storie di longevità. Le statistiadattamento biologico. Da giovani non sempre sono i più robusti, che si sprecano. Uno studio americano ha fatto il punto sui nati ma sono dotati di un organismo capace di difendersi dagli attacnel 2000: incrociando migliaia di informazioni i ricercatori hanno chi di virus e batteri e di altri agenti dannosi, come i radicali liberi scoperto che l’umanità guadagna 13 mesi ogni decennio. Seconcoinvolti nei processi di invecchiamento cellulare. do le loro proiezioni i nati nel 2000 hanno buone probabilità di I fattori ereditari, da soli, non spiegano però la longevità: ci sono anche “fattori esterni”. Sebbene le ricerche condotte all’Istivivere fino a 130 e più anni. Ma il vero “perché” sfugge ancora. Secondo una recente valutazione del Los Angeles Gerontology tuto di Geriatria di Boston abbiano dimostrato che non assumeResearch Group, uno dei gruppi di ricerca re alcol né caffeina e non fumare tabacco fa sugli anziani più accreditati a livello mondiaguadagnare circa otto anni di vita, quale sia I ricercatori hanno le, oggi nel mondo ci sarebbero circa 250mila davvero lo stile di vita da seguire per supecentenari. Di questi, molti potrebbero supescoperto due nuovi geni rare i 100 anni non è ancora del tutto chiaro, rare i 110 anni. visto che fra gli ultracentenari c’è chi afferche si attivano quando la ma di non aver mai assaggiato una bevanda È ormai assodato che la longevità ha una componente ereditaria: in molti casi i cente- cellula ha carenze nutritive alcolica o non aver mai fumato, ma anche chi nari hanno parenti di età considerevole. Andichiara il contrario, e non è raro vedere un che il fatto che le donne abbiano, in media, arzillo nonnetto tenere tra le dita una sigauna durata della vita superiore di circa 6 anni a quella dei maschi retta oppure concedersi uno o due bicchieri di vino al giorno. è stato riferito a fattori genetici. A far luce sulla questione sono Insomma, ad oggi non esiste una formula matematica o un stati i ricercatori della Harvard Medical School e del National Intest genetico che possa stabilire con certezza la longevità di un stitute of Health della Cornell Medical School, che hanno idenindividuo, esistono probabilità. E oltre alla genetica, all’alimentatificato due nuovi geni (SIRT3 e SIRT4) che si attivano quando zione, alla capacità di adattamento, uno studio condotto dall’Ila cellula è stressata da una carenza di sostanze nutritive. Essi stituto Nazionale Ricerca e Cura Anziani ha evidenziato che un sono in grado di mantenere in salute le cellule agendo sul loro terzo dei soggetti esaminati ha conservato la piena autosufficienza, il buon umore e una vita affettiva serena. Ma, forse, la caratlaboratorio interno: i mitocondri. Questi ultimi si rivelano quindi teristica più eclatante che li accomuna è l’amore per la vita, che non solo la prima fonte energetica delle cellule, ma anche elementi essenziali per mantenerle in vita e in salute. Nel 2001 un prendono con filosofia e, spesso, con grande umorismo. Ridere fa gruppo di ricercatori di Boston coordinati dall’italiano Annibale bene e allunga la vita.
di Adriano Falanga
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Cosmesi e oli vegetali Proprietà, caratteristiche e utilizzo di un gruppo di lipidi ricavato principalmente da frutta e semi
di Carla Cimmino
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li oli vegetali sono utilizzati per una varietà di scopi, li troviamo nei cosmetici, farmaci e prodotti alimentari. Molti di questi hanno proprietà antimicrobiche, antiossidanti, antinfiammatorie, anti-pruriginose, grazie alla presenza di composti specifici al loro interno, vengono utilizzati per trattare problemi di pelle, per l’affinità con il sebo cutaneo. La pelle rappresenta infatti l’interfaccia tra l’ambiente interno e quello esterno, e protegge il corpo da agenti nocivi: microrganismi, radiazioni UV, sostanze irritanti e allergeni. Nella parte più esterna della pelle i corneociti (cheratinociti compatti senza nuclei) insieme ai lipidi intercellulari, contribuiscono alla struttura e alla funzione dello strato corneo, agendo quest’ultimo da barriera. Gli oli vegetali sono composti soprattutto da trigliceridi e a seconda della viscosità è possibile dividerli in ultraleggeri (presenti soprattutto in prodotti da utilizzare per aree del corpo molto estese), leggeri (hanno proprietà emollienti, presenti soprattutto in creme e balsami per capelli, essiccativi (non molto utilizzati, perchè all’aria formano pellicole solide). Oltre ai trigliceridi, gli oli vegetali contengono una frazione insaponificabile, esteri, alcoli e acidi grassi. La capacità di riparare la barriera è offerta dalla quantità di acido linoleico, maggio-
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Molti grassi vegetali hanno proprietà antimicrobiche, antiossidanti, antinfiammatorie e anti-pruriginose re è la quantità di quest acido all’interno destinati alla cura alla pelle di viso e cordell’olio, maggiore sarà la capacità dell’o- po, capelli e anche all’organismo, quando lio di ripristinare una barriera cutanea vengono assunti come integratori. Alcuni danneggiata. tra questi: Ci sono parametri analitici importanti Olio di argan: (Argania spinosa) ottenuche consentono di valutare la qualità degli to per la lavorazione dei noccioli dei frutti oli vegetali, come: dell’albero che ha il suo habitat naturale - numero di iodio: ovvero gr di iodio as- nelle zone semi-desertiche del sud del Masorbiti da 100 gr di rocco, in particolare lipide. Lo iodio si innella zona del Sous, La pelle è l’interfaccia serisce tra i doppi leed è qui che nasce gami, quindi indica il spontaneamente. tra ambiente esterno grado di insaturazioQuesta zona è stata ne di un olio. Quando e interno all’uomo e serve anche dichiarata Paaumenta il numero di trimonio mondiale a proteggere il corpo iodio aumenta la fluidell’umanità dall’Udità dell’olio e cosi la nesco nel 1988. L’olio sua tendenza ad ossidarsi ed irrancidirsi; di argan ha proprietà antiage, cicatrizzan- numero di saponificazione: indica la ti, riparatrici, protettive ed elasticizzanti, quantità di KOH espressa in milligrammi, perché ricco di antiossidanti, come la vitanecessaria per saponificare 1 g di lipide; mina E, acidi grassi, flavonoidi. - quantità insaponificabile: frazione in- Olio di jojoba: è una cera liquida estratsaponificabile presente nell’olio; ta dai semi di Simmondsia chinensis, - numero di acidità: quantità di KOH (in contenente una miscela di esteri di acidi milligrammi), che occorre per neutraliz- grassi a catena lunga con alcoli grassi. È zare acidi grassi liberi presenti in 1 g di un composto molto stabile, che difficillipide; mente irrancidisce, - numero di ossiha caratteristiche drili: gruppi –OH chimico-fisiche che Possono essere estratti presenti nel lipide; lo rendono affine al - numero di perossebo, cosi che riesce tramite spremitura sidi: correlato ai proa penetrare attravera freddo o distillazione dotti di ossidazione so i pori e gli interstiin corrente di vapore presenti nell’olio e zi delle cellule dello indica lo stato di osstrato corneo, che sidazione e il grado permette di ripristidi alterazione di un prodotto. nare la barriera cutanea. Ci sono diversi metodi di estrazione Olio di mandorle dolci: si ottiene per per gli oli: spremitura a freddo e distilla- pressione freddo delle mandorle dolci zione in corrente di vapore. Gli oli vegetali e contiene acidi grassi polinsaturi (acimigliori sono quelli ricavati dalla spremi- do oleico, linoleico, palmitico, stearico, tura a freddo dei semi delle piante da cui laurico,miristico). È chiaro, trasparente, derivano. Tale spremitura permette di limpido, di colore giallo chiaro con odore mantenere inalterati le loro componenti gradevole e leggero e gusto un po’ dolce. e le loro proprietà benefiche, essendo poi È ben tollerato da pelli delicate e sensibili
perché affine al sebo cutaneo, utilizzato anche nel trattamento delle pelli infantili. Olio di oliva: si ottiene per la spremitura delle olive, è ricco di acidi grassi polinsaturi (oleico, linoleico, palmitoleico, palmitico, stearico, miristico). La frazione in saponificabile è costituita soprattutto da squalene, idrocarburi, alcoli triterpenici e alifatici, steroli, tocoferoli, carotenoidi. Ha proprietà simili al sebo cutaneo, per questo è utilizzato per il trattamento di pelli delicate e disidratate. È anche un ottimo coadiuvante dei filtri solari, per questo viene utilizzato nei prodotti solari, perché la parte in saponificabile riesce a filtrare gli UV. Olio di rosa mosqueta: è ricco di acidi grassi esenziali (acido linoleico, linolenico) che conferiscono proprietà rigeneranti a livello cutaneo; ma non bisogna dimenticare il contenuto vitaminico, che lo rende importante nel trattamento antiage. Olio di sesamo: è un buon equilibrio tra acidi grassi saturi e insaturi, e una buona percentuale di frazione in saponificabile e di antiossidanti. Ha un alto potere filtrante UV, infatti viene utilizzato nei prodotti solari insieme ad altri filtri. L’utilizzo di oli vegetali per la cura del corpo dovrebbe essere un rituale di bellezza quotidiano per tutti, affinché la pelle mantenga il giusto grado di idratazione e protezione.
Idratazione cutanea
È
il contenuto di acqua dei tessuti cutanei. Se nel derma questo è omogeneo e analogo a quello corporeo, nell’epidermide varia. Una idonea concentrazione di acqua ha implicazioni con l’apparenza e le caratteristiche della pelle. È anche segnale cellulare, rende plastico lo strato corneo, partecipa ai processi proliferativi e di differenziazione dell’epidermide e a reazioni enzimatiche, contribuendo alla formazione del mantello acido e della barriera cutanea.
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IL PROFUMO: SCOPERTA DI UN’EMOZIONE L’unicità di un prodotto definito “il più originale degli accessori” da Coco Chanel di Giovanni D’Agostinis* e Luca Ilorini*
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a fragranza è un prodotto complesso e contiene in sé due aspetti, uno tecnico e l’altro artistico. Il primo lo definisce come una miscela di oli essenziali e prodotti sintetici, il secondo stabilisce una netta connessione con lo stile, il sentimento e la creatività del profumiere. La biologia è lo studio degli esseri viventi per definizione e la vita degli individui è caratterizzata fin dall’antichità da un connubio inscindibile con il profumo, partendo dagli antichi Egizi per arrivare ai giorni nostri, passando attraverso numerose tappe che hanno visto sempre al centro il rapporto tra uomo e profumo, prima per adorare gli dei e ai giorni nostri per essere alla moda, come ogni grande maison che lancia un eau de toilette all’ultimo grido. Ogni profumazione è un mix di materie prime di origine naturale e sintetica, realizzato con grande maestria dai nasi mondiali, professione unica e di assoluto prestigio, che realizzano con sapienza formule complesse caratterizzate da molte materie prime e creazioni più semplici con un numero molto limitato di sostanze: l’universo di prodotti a cui il profumiere può attingere è davvero illimitata, assomiglia alla tavolozza di un pittore con mille colori, e abbraccia il mondo della natura e una fonte inesauribile come la sintesi. Da tempo ormai la ricerca scientifica si è spinta ad analizzare e descrivere tutto ciò che si percepisce con l’olfatto e ha sintetizzato nuove e interessanti molecole odorose che hanno aiutato a far crescere l’industria della profumeria, un insieme di sostanze sintetizzare in laboratorio, alcune addirittura quasi *
Chimico cosmetologo.
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“per caso”, in quanto sottoprodotti di re- estrazione con solventi o per mezzo di azione che hanno manifestato odori uni- procedimenti meccanici idonei”. Durante ci e incredibili, facendo la fortuna delle il ciclo vitale della pianta, gli oli essenziali principali fragrance houses mondiali che mutano di continuo la propria composihanno coperto queste molecole con bre- zione chimica e si trasferiscono da una vetti rendendole dei captif unici, termine parte all’altra in base all’ora del giorno, tecnico coniato nel settore proprio al fine della stagione o delle esigenze della piandi descrivere questo ta stessa. genere di sostanza. Perciò, le piante Ogni fragranza Dal lato opposto destinate all’estral’altra fonte princizione dell’olio essenè un mix di materie ziale, vanno raccolte pale a cui attingenaturali e sintetiche, in un determinato re è costituita dalla natura che fornisce sapientemente combinate periodo dell’anno, in determinate ore e un numero imporcondizioni meteorotante di oli essenziali, estratti attraverso le più moderne logiche (tempo balsamico) al fine di ottecniche di estrazione dalle diverse com- tenere una resa qualitativa e quantitativa ponenti della pianta. La Farmacopea Uf- migliore. Le procedure per estrarre l’olio esficiale Italiana, definisce gli oli essenziali come “miscele complesse di sostanze senziale tengono conto della tipologia di organiche volatili di costituzione chimica matrice sulla quale è necessario intervediversa, contenute nelle piante dalle qua- nire e una delle tecniche di elezione conli vengono ricavate, ordinariamente, me- tinua a rimanere la distillazione, ormai diante distillazione in corrente di vapore, arrivata a ritrovati tecnologici che con-
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sentono di ottenere quantitativi elevati in estrazione, dal momento che si tratta di tempi rapidi, ma una fiore delicato come idrocarburi alifatici che hanno un profilo la rosa difficilmente potrà sopportare lo olfattivo greve che può alterare la nota stress termico legato alla fase di riscalda- olfattiva che caratterizza il naturale in mento che accompagna la distillazione e questione oltre al fatto che in alcuni casi per questo motivo è necessario ricorrere questi prodotti terpenici sono alla base di a metodologie più costose, ma decisa- fenomeni irritativi su larga scala. Gli oli mente più consone essenziali sono spescome l’estrazione a so veicoli di numeÈ uno stimolatore solvente e quella con rose materie prime anidride carbonica, allergizzanti, meglio dell’ippocampo, che è conosciuti come alultimo ritrovato tecla sede della memoria lergeni: sostanze per nologico e garanzia cui dal Marzo 2003 è per ottenere oli ese delle emozioni stata richiesta l’indisenziali e assolute di cazione obbligatoria qualità superiore. L’olio essenziale è caratterizzato dal- in etichetta del prodotto cosmetico fila presenza al suo interno di alcuni mar- nito, all’interno degli ingredienti, con il ker identificativi che lo caratterizzano in loro nome INCI e che erano state segnamaniera importante dal punto di vista late dal Comitato Scientifico per i proquali-quantitativo ponendolo al riparo da dotti destinati al consumatore (SCCP) tentativi di adulterazione, a cui si aggiun- dell’Unione Europea per il loro potere di gono altre sostanze tra le quali spiccano indurre reazioni allergiche in percentuai terpeni. Quest’ultimi vengono spesso le maggiore rispetto ad altra sostanze se eliminati, una volta terminata la fase di presenti oltre una certa concentrazione.
Al momento gli allergeni sono 26, ma è stato attivato da tempo un programma, denominato IDEA (International Dialogue on Evaluation Allergens) per aumentare il numero degli stessi coinvolgendo sia oli essenziali naturali che materie prime di sintesi. La gestualità legata allo spruzzarsi qualche goccia di eau de toilette riporta la mente immediatamente a un campo tra i più vicini alla biologia, quello anatomo-fisiologico dove il profumo viene vissuto come uno stimolatore di ippocampo, la sede della memoria e delle emozioni, e corteccia piriforme dominando il sistema limbico e dando una nuova vita “introspettiva” al futuro pronto per essere studiato dal punto di vista biologico.
Tecniche di estrazione
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e metodologie di estrazione per l’olio essenziale sono la distillazione in corrente di vapore (che si distingue poi in distillazione nella quale il materiale è immerso in acqua e distillazione nella quale il materiale è sospeso sopra la fonte di vapore), la spremitura a freddo spremitura a freddo (delle bucce o epicarpo dei frutti del genere Citrus) e per alcune autorità anche la distillazione a secco o distruttiva (per esempio per ottenere l’olio di cade a partire da Juniperus oxycedrus).
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I SEGRETI DEL GENIALE PESCE CON L’ANTIGELO
Si chiama “pesce ghiaccio dalla pinna nera” e vive a temperture sotto lo zero di Giacomo Talignani
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e avrete la fortuna di vederne uno, con quel suo colore pallido e il muso allungato da farlo sembrare un coccodrillo, la prima domanda che vi verrà in mente è: ma come caspita fa a sopravvivere a queste temperature? Il mistero del Pesce ghiaccio dalla pinna nera, straordinario animale che nuota e vive nelle freddissime acque artiche, è finalmente stato decifrato. Questo pesce appartenente alla famiglia Channichthyidae è speciale soprattutto per un motivo: nelle sue vene, più che il sangue, scorre infatti un antigelo. L’animale, uno dei vertebrati più straordinari al mondo, noto anche come pesce-coccodrillo per la grande e lunga bocca con evidente dentatura, ha infatti sviluppato nei secoli una efficiente capacità di adattamento al clima antartico. Evita il congelamento del sangue proprio perché privo di globuli rossi: così sopravvive alle temperature sotto zero. Lo sviluppo e l’evoluzione dell’Antarctic black fin icefish (Chaenocephalus aceratus) sono stati recentemente raccontati dai biologi coreani in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution. Una ricerca che ci permettere di conoscere meglio le strategie di adattamento di alcuni animali in luoghi inospitali della nostra Terra. Come i Channichthyidae, questo pesce lungo fino a settanta centimetri dal peso di circa quattro chilogrammi è privo di globuli rossi funzionanti, quelli che servono per trasportare solitamente l’ossigeno nel corpo. È la peculiarità che lo rende unico fra i vertebrati e che secondo gli scienziati si è sviluppata nei secoli creando nell’animale stesso caratteristiche rarissime: ad esempio ha un cuore molto grande rispetto alle sue dimensioni, ha dei sistemi vascolari efficienti e, magia della natura, ha iniziato a produrre ap-
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punto glicoproteine che fungono da “anti- scoprendo così i segreti di questi adatgelo” in modo da evitare il congelamento tamenti evolutivi. Usando la genomica e poter così cacciare gamberi crostacei e comparativa sono stati in grado di capire come dagli antichi parenti, i “Notothenioplancton anche nei mari più freddi. Si conosce già molto sul Chaenoce- idei” circa 77 milioni di anni fa abbiano phalus aceratus, un pesce abbastanza co- cambiato qualcosa per poter arrivare al mune, presente tra il Pacifico sud orien- pesce che oggi conosciamo: gli esemplatale e l’Atlantico su ri di allora quando occidentale (come l’Antartico raggiunse L’animale evita il nella zona dello -1,9 gradi (circa 10stretto di Drake) e congelamento del sangue 14 milioni di anni fa) iniziarono a diversiche depone le sue grazie al fatto che è ficarsi dando vita ad uova giallo arancioni adattamenti in grado in primavera o agli privo di globuli rossi di tollerare il freddo. inizi di autunno, tra «I risultati degli esasettembre e ottobre, ed è pescato soprattutto per produrre mi - spiega il team coreano - ci raccontamangimi a base di pesce per animali do- no l’evoluzione dei geni che codificano la mestici. La novità che arriva dagli scien- glicoproteina antigelo». Già dalle prime evoluzioni queste ziati dell’Istituto di ricerca polare coreano è dunque relativa al passato di questo proteine erano in grado di proteggere gli pesce e di come questa creatura sia riu- organismi dell’animale mentre le proteiscita finora a sopravvivere. I ricercatori ne della zona pellucida dell’uovo erano ora sono arrivati infatti ad analizzare nel invece capaci di mantenere al sicuro la dettaglio il genoma del pesce ghiaccio prole. L’analisi ha inoltre rilevato che al-
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Minacciato dal global warming
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cuni geni nel tempo sono stati eliminati per facilitare l’esplorazione dei contributi nel pesce ghiaccio, come quelli relativi ai genomici ad una vasta gamma di carattecicli circadiani e che i geni che codificano ristiche evolutive, ecologiche, metaboligli enzimi che controllano gli stati ossido- che, di sviluppo e biochimiche dei pesci riduttivi delle cellule sono espansi, que- antartici adattandosi alle temperature sto per adattarsi alle alte concentrazioni estreme, ad alti livelli di ossigeno e agli di ossigeno nelle acque fredde dell’An- strani ritmi giorno-notte dell’Antartide. tartico. In particoLa disponibilità lare i biologi hanno della sequenza del I biologi hanno osservato genoma del pesce osservato come i geni che regolano i ghiaccio accelererà l’assenza dei geni che la nostra comprenritmi circadiani siadell’adattano assenti per evita- regolano i ritmi circadiani, sione re inutili sprechi di evitando sprechi di energia mento ad ambienti antartici estremi» energia visto il ciclo chiosano gli sciengiorno-notte nell’Antartide, dove il sole non tramonta mai d’e- ziati coreani. Altri studi per comprendere al mestate e non sorge mai durante l’inverno. «Non venivano utilizzati e sono andati glio alcune specificità del pesce, come ad perduti» spiega il team di ricerca. Dettagli esempio quelle dell’adattamento relativo che ci aiutano a capire la vita in ambienti al ciclo giorno-notte, saranno effettuati in estremi e i meccanismi di adattamento di futuro includendo un confronto con creaanimali straordinari come questo. «Il ge- ture che oggi vivono negli abissi. «Questi noma del pesce ghiaccio dalla pinna nera pesci potrebbero infatti stupirci ancora» fornisce un elegante modello naturale sperano i ricercatori.
l pesce ghiaccio pinna nera è un pesce abbastanza comune che secondo le liste attuali dell’Iucn (Unione mondiale per la conservazione della natura) non è in pericolo e, in termini di sopravvivenza, gode di buona salute. Alcuni biologi indicano però un rischio tangibile per questo pesce: il cambiamento climatico. L’innalzamento delle temperature medie degli oceani potrebbe infatti minacciare l’esistenza di un animale che sopravvive solo in intervalli di temperatura molto ristretti e con un preciso quantitativo di ossigeno. Il motivo di questa sua fragilità sta proprio nelle caratteristiche antigelo del pesce: se le temperature future dovessero salire ancora la geniale caratteristica evolutiva di questo pesce “senza sangue” potrebbe infatti metterlo in difficoltà. © decade3d/www.shutterstock.com
Pesce ghiaccio dalla pinna nera.
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Il mammut può tornare? Uno studio giapponese registra attività cellulare dai resti di Yuka, un esemplare visuto 28mila anni fa
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n anziano scienziato innamorato di un sogno impossibile stava aspettando quel magico istante da vent’anni. Akira Iritani, sulla soglia dei 91 anni, qualche mese fa era da solo nel suo laboratorio di Osaka: la luna alta in cielo e il suo occhio ancora lì, anche durante le ore piccole, a osservare attento nel microscopio. «Speravo in un segnale - racconterà poi lo scienziato e all’improvviso è arrivato. Le cellule si sono mosse». Tanto basta per farlo continuare a sperare in un incredibile desiderio: riportare in vita un mammut. Sono decenni che questo scienziato giapponese della Kindai University, appassionato di conservazione animale ed esperto di clonazione, spera di riuscire a far rivivere una specie estinta 4mila anni fa. Nato appena dieci anni dopo la fine della Grande Guerra, Iritani, che oggi ha passato i novantanni, ha avuto il suo segnale di grande speranza nel 2010. Fu allora che in Siberia fu scoperto un mammut vissuto 28mila anni fa e chiamato Yuka. I resti dell’animale conservato nel permafrost potevano infatti dare al giapponese la chance di “riportare in vita” con la tecnica della clonazione le cellule di Yuka. C’è riuscito, ed è questo che accaduto quella notte in laboratorio, «è stata registrata attività cellulare» racconta il giapponese. Dopo averci provato per anni Iritani stava pensando di rinunciare per sempre al suo sogno fino a quando “è arrivata Yuka”: per riuscirci ha isolato le sue strutture cellulari simili al nucleo dal midollo osseo e dai muscoli e le ha trasferite nell'ovocita di un topo. Ha funzionato: le cellule sono tornate ad essere attive. Ha utilizzato una tecnica simile a quella con cui è stata clonata la famosa tecnica Dolly e i risultati del suo studio sono stati pubblicati sulla rivista Scien-
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ce Reports. «Sono così felice con questa ultima ricerca: sembra che Yuka mi stesse aspettando per trovarla» dice il giapponese. In realtà, confessa lo stesso scienziato del Sol Levante, la questione di riportare davvero in vita un mammut è solo un buon titolo di giornale, perché per ora il procedimento e l’obiettivo reale dei ricercatori, interessati a studiare le caratteristiche e le potenzialità di cellule così antiche, vanno in un’altra direzione. «Questa ricerca può chiarire aspetti della biologia molecolare di base di queste cellule, ma non può portare alla clonazione di un mammut prima di tutto perché è troppo lontana la parentela tra roditori e mammut» spiega per esempio il direttore del Laboratorio di biologia dello Sviluppo dell’Università di Pavia, Carlo Alberto Redi. Gli stessi giap-
ponesi autori dell'esperimento spiegano che uno dei motivi per cui non è avvenuta la piena attivazione dei nuclei per la divisione cellulare (e quindi la formazione di un organismo) è perché i nuclei di Yuka non erano del tutto integri. I ricercatori hanno infatti estratto le cellule dai resti del mammut ottenendo 88 nuclei, strutture in cui è racchiuso il Dna, poi hanno trasferito i nuclei in altrettanti ovociti di topo privati del loro nucleo originario e in questo nuovo ambien-
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Confronto tra Mammut ed Elefante
te le cellule del mammut si sono risvegliate mostrando segni di attività: un secondo passo successivo è risultato però impossibile dato che i nuclei del mammut erano danneggiati. Per poter anche solo ipotizzare di clonare il mammut saranno dunque necessarie nuclei integri, ma il fatto che «quelli cellulari prelevati dai tessuti del mammut si sono, al-
meno in parte, conservati anche dopo 28mila anni e la loro attività può ancora essere risvegliata» fa ben sperare i ricercatori. L’esperimento, sperando in future tecniche di clonazione tecnologicamente migliori, sarà dunque ritentato se si otterranno “migliori campioni di Dna”. In tal caso, se per esempio fossero scoperti resti di altri mammut perfettamente conservati nel ghiaccio, l’ipotesi dei ricercatori è quella di inserire il Dna dell’antico animale nell’ovocita di un elefante. Sarebbe un tentativo estremo, per ora ancora lontano dalla realtà. «La raccolta di ovociti di elefante è infatti difficile ed è necessario pensare al benessere dell'animale» dice Kei Miyamoto, membro del gruppo di ricerca presso la Kin-
dai University. «Finora abbiamo tentato alcune attività legate all’embrione di topo, ma non abbiamo ancora in programma di replicare esperimenti con elefanti» precisa. La questione etica è ben nota al team giapponese e allo stesso Iritani che nel 2007 aveva già provato un processo simile con i resti di un altro mammut, soprannominato Ljuba, “amore”. Lo stesso amore per scienza e animali che cita Iritani quando suggerisce come l’uso di queste tecniche di clonazione «potrebbe aiutare a comprendere meglio i processi che hanno portato all’estinzione degli animali vissuti nel passato e fornire agli scienziati risposte per proteggere meglio le specie attualmente in via di estinzione. Ricordiamoci che è causa dell’uomo se alcuni animali si sono estinti. Ed è mio dovere aiutare a preservare le specie» chiosa l’esperto scienziato che all’età di 90 anni resta ancora aggrappato al suo sogno. (G. T.).
La febbre da mammut
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arafrasando un film di Steno con Gigi Proietti ed Enrico Montesano la si potrebbe chiamare “febbre da mammut”. È la passione sfrenata che sta contagiando l’immaginazione di diverse persone nel mondo che credono nell’editing genetico e nella possibilità di far nascere davvero dei mammut dagli elefanti (quello indiano è geneticamente il più affine). Fra le notizie relative a questo curioso sogno si va dalle affermazioni del biologo molecolare americano George Church, che parla di riportare in vita gli antichi animali “in pochi anni” all’ipotesi di futuri parchi a tema in grado di ospitare i mammut. I più fantasiosi, nonostante l’animale non sia presente da 4mila anni, già indicano possibili aree dove costruirli grazie al clima favorevole: Siberia o Canada. Viva la fantasia. © Berezovskaya/www.shutterstock.com
Elefante indiano. © Dotted Yeti/www.shutterstock.com
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Una barriera corallina in Italia
È stata scoperta in Puglia dai ricercatori dell’Università di Bari scherzo del destino, erano rimaste chiuse in un cassetto per più di un anno. «Il filmato era rimasto chiuso in un cassetto - ha spiegato Carriero - poi una mia collaboratrice lo ha ripena scoperta sensazionale quella che è avvenuta in Puscato e ha visto qualcosa di strano. Di così strano che quando glia, a largo delle coste di Monopoli: una biostruttura me lo ha fatto notare ho fatto un salto dalla sedia: nel Mediterche ricorda la prima barriera corallina del Mar Rosso. raneo, in Italia, in Puglia, c’è la barriera corallina. È una chicAd accorgersi della sua presenza i ricercatori del dica naturalistica che incontriamo per la prima volta in questo partimento di Biologia dell’Università di Bari, guidati dal dimare e potrebbe essere presente anche altrove in Puglia, ma rettore Giuseppe Corriero, ex guida naturalistica alle Maldive. non si tratta di un reef corallino tropicale». Infatti le barriere La ricerca, pubblicata su Scientific reports (rivista di settore coralline sono più superficiali, e si fondano sulla simbiosi anidel gruppo Nature publishing), è stata condotta con delle tecmali-piante. «Nel caso delle barriere delle Maldive o australiane - ha nologie di immersione molto particolari e con l’ausilio di un robot filoguidato. Hanno partecipato studiosi dell’Università continuato Corriero - i processi di simbiosi tra le madrepore del Salento e dell’Università Tor Vergata di (animali marini che costituiscono i banchi Roma. corallini) sono facilitati dalla luce, menLa novità è che nella Durante un’esplorazione dei fondali, a tre la nostra barriera vive in penombra e una profondità compresa fra 40 e 55 metri, quindi le madrepore costituiscono queste scogliera del Salento si sono accorti della presenza di una vera strutture imponenti di carbonato di calcio non vi è alcuna traccia e propria foresta di coralli simile a quella in assenza di alghe». Ecco, dunque, i colori presente nei fondali del Mar Rosso, nello più «soffusi, dati da spugne policrome con di microalghe specifico delle Maldive e Sharm el Sheikh. tonalità che vanno dall’arancione al rosso, La differenza è che nella scogliera pugliese fino al viola». non sono presenti microalghe, ed è questa la vera scoperta: «Nei primi anni ’90, da biologo marino, lavoravo come guimadrepore che vivono senza alghe simili a quelle scoperte nel da naturalistica. E quelle barriere coralline, ammirate per molMar Rosso a 200 metri sotto il livello del mare. te centinaia di ore, le conosco benissimo. Ma mai avrei pensaUn’altra grande diversità riguarda la presenza di inverteto di ritrovarle, 30 anni dopo, a due passi da casa». brati. «Qui vivono oltre 200 specie diverse: è un hotspot di «Il tratto più interessante - ha concluso Corriero - si estenbiodiversità straordinario», ha commentato Corriero. Nella la de per 2,5 chilometri, ma un’ipotesi plausibile è che i coralli barriera corallina tropicale, invece, vivono murene e altri pepossano trovarsi da Bari a Otranto, per quasi 200 chilometri». Oggi, grazie alle sofisticate strumentazioni si continuerà nella sci esotici. «Ho ammirato quelle barriere coralline per centiricerca e nello studio dei fondali del Mediterraneo. Adesso, naia di ore - ha dichiarato Carriero - ma mai avrei pensato di ritrovarle a due passi da casa, a Monopoli». Le immagini che spetta all’Ufficio parchi e tutela della biodiversità della Regioi ricercatori avevano immortalato nei fondali, per uno strano ne Puglia tutelare questo gioiello.
di Carmen Paradiso
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STIAMO PERDENDO LA BIODIVERSITÀ
Report della Fao: i cambiamenti climatici e lo sfruttamento del suolo stanno alterando l’ecosistema del Pianeta
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er comprendere meglio l’importan- potrebbe davvero privarci di alimenti a cui za di questa notizia e sapere cosa siamo abituati quotidianamente, dalla carsta succedendo al nostro Pianeta ne alla frutta. mettetevi comodi e prendete un Novantuno Paesi hanno consegnato buon caffè. Ora, mentre portate la tazza i dati sullo stato di salute della loro bioalle labbra, immaginate che potrebbe es- diversità all’organizzazione delle Nazioni sere uno degli ultimi sorsi da assaporare: Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, più della metà delle varietà di caffè esi- tracciando uno scenario drammatico: il stenti, circa 75 su 124, potrebbe infatti 24 per cento di quasi 4mila specie di cibo presto scomparire a selvatico - si parla di causa di deforestapiante, pesci e mamI dati segnalano zione e cambiamenti miferi - sta fortemenclimatici. che il 24% di circa 4mila te diminuendo, per Lo certifica un non dire scomparenspecie di cibo selvatico recente studio della do. Lo si legge nero Royal Botanic garsu bianco sul rapporstia scomparendo den. La buona notito “Stato della biodizia è che molte speversità mondiale per cie di caffè allo stato selvatico non sono l’alimentazione e l’agricoltura” incentrato a rischio; la cattiva è che però questo è su un’ampia analisi della condizione di solo uno dei tanti cibi, alimenti o bevande piante, animali ma anche microrganismi a cui – se non si invertirà la rotta – diremo che sostengono alimenti e la produzione presto addio. agricola. È la Fao a sostenerlo. In un rapporto Sono a rischio «il futuro dei nostri uscito da poche settimane ci ricorda che alimenti, dei mezzi di sussistenza, della la biodiversità sta spaventosamente calan- salute umana e dell’ambiente». Stiamo do a grande velocità. Una velocità tale che pescando eccessivamente, utilizzando l’a-
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gricoltura di larga scala e gli allevamenti in maniera sempre più intensiva e stressante per l’ambiente, consumando suolo, diminuendo le risorse idriche e tutto questo avviene in un contesto di cambiamento climatico che viaggia veloce e mette sotto pressione coltivazioni, animali e dunque il nostro cibo. E non è che si potrà tornare indietro tanto facilmente: «Una volta perduta la biodiversità alimentare e agricola non può essere recuperata» si legge nel testo. Secondo il report si stima che delle circa 6mila specie di piante coltivate per il cibo siano meno di 200 quelle che contribuiscono in modo sostanziale alla produzione alimentare globale. Di queste solo nove rappresentano il 66 per cento della produzione totale. Se invece si guarda alla produzione mondiale di bestiame, questa si basa su circa 40 specie animali, ovvero un gruppo ridotto che da solo fornisce la maggior parte di carne, latte e uova. © Eric Isselee/www.shutterstock.com
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I pericolosi “alieni” italiani
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n Italia a minacciare la biodiversità ci sono 3.182 “alieni”. Ovvero le specie alloctone introdotte nello Stivale e potenzialmente invasive secondo i nuovi dati dell’Ispra. Dal report viene precisato che la fauna in Italia conta oltre 60mila entità e la flora 8.195 entità di piante vascolari e 3.873 entità non vascolari. Particolarmente minacciato è il 42 per cento delle 202 specie tutelate dalla Direttiva Habitat. Ricorda che 120 specie di vertebrati terrestri sono minacciate per la perdita e la degradazione di habitat, in particolare gli anfibi (36 per cento) e i pesci ossei di acqua dolce (48 per cento). Rileva inoltre che più dell’89 per cento delle «acque costiere di balneazione è in classe eccellente nel quinquennio 2014-2017, ma un’alga tossica, la Ostreoptis ovata, è stata riscontrata nei mari di 10 regioni costiere nel 2017 esclusi Abruzzo, Emilia-Romagna e Veneto».
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Carpa.
Delle quasi 8mila razze di bestiame locali il 26 per cento è considerato a rischio d’estinzione e nei mari quasi un terzo degli stock ittici è considerato sovrasfruttato. «Dobbiamo trovare il modo di produrre cibo senza danneggiare l’ambiente» dice il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, parlando di sostenibilità. In Italia alcuni allarmi legati a cambiamento climatico e sfruttamento delle risorse dimostrano già come sia a rischio la nostra capacità di produrre il cibo necessario per nutrirci. «Sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro nell’ultimo secolo» spiega ad esempio Coldiretti. «In Italia nel secolo scorso - sottolinea - si contavano 8mila Rospo.
varietà di frutta, mentre oggi si arriva a battere i parassiti e le malattie delle coltipoco meno di 2mila. Di queste 1.500 sono vazioni e del bestiame. Anche questo è un considerate a rischio di scomparsa, ma la patrimonio che se perduto sarà difficile da perdita di biodiversità riguarda l’intero si- recuperare. stema agricolo. Un pericolo che riguarda Molti esempi di ciò che accade sono anche ben 1,7 milioni tra mucche, maiali, già davanti ai nostri occhi: in Italia si fa pecore e capre scomparsi negli ultimi die- fatica a raccogliere olive in tempi di camci anni. Sono minacciate di estinzione ben biamento climatico o coltivare pomodori e 130 razze allevate tra le quali 38 di pecore, piante per il foraggio con la siccità; in Gam24 di bovini, 22 di cabia si sono già perse pre, 19 di equini, 10 decine di alimenti Delle quasi 8mila razze di maiali, 10 di avicoli selvatici; in Egitto si e 7 di asini. pesca sempre meno; di bestiame, il 26% Un pericolo per i in Amazzonia la “saè considerato produttori e i consuvanizzazione» farà matori per la perdita dire addio a bacche e a rischio estinzione di un patrimonio alifrutta. mentare, culturale e «Meno biodiverambientale del Made in Italy». Il rapporto sità significa che piante e animali sono più delle Nazioni Unite specifica di includere vulnerabili. Elemento che, insieme alla oltre a piante e animali anche microrgani- nostra dipendenza da un numero sempre smi come insetti, pipistrelli, uccelli, man- minore di specie per nutrirci, sta mettengrovie, coralli, piante marine, lombrichi, do la nostra già fragile sicurezza sull’orlo funghi, batteri, che mantengono i terreni del collasso» chiosa la Fao invitando il fertili, impollinano piante, purificano ac- mondo a adottare «sistemi sostenibili in qua e aria, mantengono le risorse ittiche e grado di rispondere alle sfide dei cambiaforestali in buona salute, e aiutano a com- menti climatici». (G. T.). Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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Aragosta blu.
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opo l’Uomo ragno, Batman, Wol- per l’acqua da giardino”. In una ricerca verine, l’uomo formica e tanti altri pubblicata su Acta Materialia i ricercatori preparatevi all’uomo aragosta, il su- spiegano che questo materiale potrebbe pereroe pangolino oppure il mitico ben presto essere usato in campo medico uomo-coleottero e chissà, magari perfino la o militare: la composizione fa si che sia al donna-aliotide. Fantasia? Non proprio. Se tempo stesso qualcosa di ultraresistente, gli animali e le loro incredibili caratteristi- ma anche in grado di lasciare libere parti che hanno inspirato dozzine di supereroi e mobili come gomiti o ginocchia. Dopo alpersonaggi dei cartoni o dei fumetti, dalla cuni stress test gli esperti del Mit hanno riMarvel alla Disney, ci sono creature viven- levato che l’idrogel è in grado inizialmente ti che oggi stanno realmente aiutando gli di lasciarsi “tirare” fino a raggiungere due scienziati a creare le armature, le corazze volte la sua lunghezza iniziale per poi die sistemi di difesa o medici del futuro. Li ventare rigido e pian piano più resistente. potremmo chiamare Una caratteristica “animali militari” per davvero formidabile. Il carapace di questi le loro straordinarie Hanno stabilito che capacità di resistenza la resistenza delanimali è composto sviluppate in anni di la membrana è tale prevalentemente evoluzione. soprattutto perché Prendete ad l’idrogel è composto da acqua e chitina esempio l’aragosta, da miglia di fibre di tanto cara ai palati chitina con una angopiù fini. Il famoso Mit di Boston sta studian- lazione particolare che rende la struttura do in questi mesi le caratteristiche uniche simile a quella del compensato industriale. del carapace esterno: è una corazza super Anche per questo le aragoste sono presenti efficace, la parte più resistente del crosta- da oltre 100milioni di anni: il loro tessuto ceo. La membrana traslucida che ricopre intelligente li difende e potrebbe essere il sottocoda degli animali per gli ingegneri applicato nella medicina, la robotica o, apdel Mit è composta da un materiale estre- punto, in campo militare. mamente resistente a tagli o ferite e al temAl fianco delle aragoste, negli oceani, po stesso decisamente flessibile. È proprio vive anche un’altra creatura straordinaria: ciò che permette alle l0orecchia di mare, aragoste di non ferirsi ovvero l’Haliotis (o sui fondali o resistere La composizione è al tempo aliotide o abalone), ad alcuni predatori: genere di molluschi stesso ultraresistente per questo i ricercagasteropodi maritori americani stanno e capace di lasciare libere ni. Da 20 anni Marc studiando la memMeyers della Jacobs le parti mobili brana in modo tale da School of Engineecostruirci un’armaturing dell’Università ra del futuro. È composta prevalentemen- della California, a San Diego, studia la conte di acqua (90 per cento) e di chitina e sistenza del guscio di questo animale per secondo gli scienziati è uno degli idrogel sviluppare armature per l’esercito ameri“più resistenti in natura”. Fanno persino cano. Grazie a lastre fatte di una sorta di un paragone: “Come gli pneumatici o i tubi gesso posizionate una sull’altra i gusci di
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abalone stratificano come fossero mattoni e sono estremamente duri. Gli studiosi americani pensano che le proprietà dell’aliotide possano aiutare a realizzare corazze antiproiettile per soldati o polizia. Anche foreste e terra ferma ci regalano spunti importanti grazie alle qualità di alcuni originalissimi organismi. Pensate allo scarafaggio corazzato che vive tra Stati Uniti e Messico: è talmente duro che i biologi per effettuare esami o prelevare campioni in alcuni casi devono usare sorte di trapani per aprirlo. Anche in questo caso l’esoscheletro è fatto di chitina: la conformazione della corazza è tale da resistere perfino al passaggio di un auto di diverse tonnellate. Per questo le Zopherinae, dette Ironclad Beetles, coleotteri di ferro, sono al centro di diversi studi: gli ingegneri ipotizzano come sfruttare le caratteristiche animali per costruire veicoli militari. Non è da meno il pangolino. Questo curioso animale ricoperto da grandi squame di cheratina è in grado di proteggersi da numerosi predatori dell’Asia o Africa, tra i quali anche i leoni. Il pangolino quando si sente minacciato si trasforma in una palla: le sue scaglie creano una armatura ultra resisten-
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LA CORAZZA DURA DEGLI ANIMALI” “MILITARI” Nuovi studi esaminano il guscio di aragoste e scarabei per progettare le armature del futuro
te agli attacchi. Fra gli unici mammiferi dotati di squame, potrebbero essere una grande fonte di ispirazione per costruire armature e protesi per il corpo. Nel 2017 gli scienziati della Northwestern University hanno pubblicato uno studio proprio sulla struttura del pangolino affermando che le proprietà dell’animale potrebbero aiutare la comprensione di nuovi meccanismi di difesa. Nelle acque dell’Amazzonia c’è infine un gigante, capace di pesare 150 kg e lungo oltre tre metri, che grazie a una “armatura” speciale resiste perfino al morso dei terribili piranha. È l’arapaima, noto anche come pirarucù, una delle più grandi specie di pesci d’’acqua dolce al mondo. La sua armatura è costituita da strati sfalsati di scaglie flessibili fatte di collagene: quando un piranha morde i denti attraversano solo uno strato, ma non arrivano a passare i tre strati da cui è composta la difesa dell’arapaima. Anche in questo caso biologi e ingegneri osservano le proprietà che potrebbero ispirare protesi o armature. E chissà, magari in futuro ci sarà anche un supereroe chiamato “Paiche”, come i nativi peruviani hanno soprannominato il grande gigante dell’Amazzonia. (G. T.).
Mai sparare all’armadillo
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el 2015, forse complice il caldo estivo, sul web sono state diffuse alcune notizie di uomini che hanno sparato ad armadilli: la loro corazza, per tutta risposta, grazie a una ipotetica funzione antiproiettile avrebbe rispedito al mittente le munizioni. Ad esempio è accaduto a un uomo texano che secondo alcune agenzie stampa vedendo un armadillo nel cortile avrebbe preso una calibro 38 per sparargli. Il proiettile esploso sarebbe rimbalzato sulla micidiale © mariamalaya/www.shutterstock.com corazza dell’armadillo e, riportano i notiziari, avrebbe colpito l’uomo alla mandibola procurandogli ferite tali da doverlo trasportare in elicottero con urgenza all’ospedale. L’assurda idea della invincibilità della corazza ha poi scatenato episodi simili, anche se non è dato sapere come siano andati a finire. Eppure, al di là dell’idiozia del gesto, non c’è alcuna prova scientifica che la corazza sia “antiproiettile” hanno sostenuto diversi biologi e scienziati. Ma per evitare che si verifichino di nuovo questi assurdi incidenti, c’è un metodo molto infallibile: mai sparare all’armadillo.
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Il decennio dell’ecosistema
L’Onu lancia la sfida per combattere le crisi climatiche stinare il nostro ambiente naturale abbia guadagnato terreno, perché la natura è la nostra migliore scommessa per affrontare il cambiamento climatico e garantire il futuro». Mentre per José l degrado degli sulla Terra è un pericolo per le condizioni di Graziano da Silva, direttore generale della Fao, «il decennio vita di 3 miliardi e 200 milioni di persone. Senza un’adeguadell’Onu aiuterà i Paesi a lottare contro gli effetti del cambiata politica di contrasto alle crisi climatiche, entro il 2050 i mento climatico e la perdita di biodiversità». raccolti potrebbero ridursi del 10 per cento nel mondo, con Clima, habitat ambientali, agricoltura, inquinamento, sopunte del 50 per cento in alcune regioni. pravvivenza delle specie, compresa quella umana, sono da diL’Onu intende dare un contributo energico per invertire versi decenni al centro del dibattito pubblico, per le condizioni una tendenza che appare tutt’altro che rosea. Così, dal mese di cretiche in cui versano. Gli anni dell’acquisizione della consapemarzo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dato il via al volezza sono ormai lontani. Chi ha vissuto gli anni Ottanta del secolo scorso, ricorderà l’apprensione con cui veniva percepito decennio del ripristino dell’ecosistema. Tre le sfere d’azione: combattere le crisi climatiche, miglioil crescente assottigliarsi dello strato di ozono attorno alla Terrare la sicurezza alimentare e l’approvvigiora. Un decennio dopo, il focus sulla salute namento idrico. Con queste coordinate va del pianeta blu trovò Kyoto, nel 1997, un Tre obiettivi: clima, invertita una tendenza che non promette palcoscenico visibile da chiunque. Con il nulla di buono. Un dato per tutti fa capire famoso “protocollo”, i Paese sottoscrittori sicurezza alimentare quanto il pianeta sia in sofferenza. Il 20 per (tra cui c’erano importanti defezioni, come e approvvigionamento cento della superficie vegetata globale subiquella degli Usa) del trattato si impegnavasce un calo di produttività. La fertiliotà è in no a ridurre le emissioni inquinanti. dell’acqua affanno a causa dell’erosione, diminuzione L’approvvigionamento di cibo rimane delle risorse e inquinamento. il problema principale degli abitanti della Il “decennio” servirà a creare una sinergia tra politica e riTerra. L’uomo ha circa 200 mila anni e se all’inizio la crescita cerca scientifica, destinando risorse finanziarie che trasformino della popolazione è stata abbastanza lenta, con la “invenzione” progetti pilota di successo in azioni estese su vaste regioni del dell’agricoltura è cresciuta esponenzialmente. Con la rivoluziomondo. L’Onu mira a recuperare 350 milioni di ettari di terre dine industriale e con la progressiva introduzione dei farmaci, sboscate e degradate (un’area grandi quasi quanto l’India) enla crescita è stata inarrestabile. All’inizio del secolo scorso, la tro il 2030, generando 9mila miliardi di dollari in servizi eco-sipopolazione mondiale era pari a 1 miliardo e 650 milioni di instemici, liberando l’atmosfera da 13 a 26 gigaton di gas serra. dividui. Oggi ha superato i 7 miliardi e 600 milioni. Dunque, si pone seriamente, e non da oggi, il problema di dar da mangiare «Il degrado dei nostri ecosistemi - commenta Joyce Msuya, a tutti, posto che la superficie terrestre non è infinita. In questo direttore esecutivo del Programma ambientale delle Nazioni Unite – ha avuto un impatto devastante sia sulle persone sia scenario, il decennio dell’ecosistema può rappresentare, metasull’ambiente. Siamo entusiasti del fatto che lo slancio per ripriforicamente e non solo, una manna dal cielo.
di Felicia Frisi
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Un antiossidante dagli aghi di abete Il “siero” si ottiene con la cavitazione idrodinamica controllata
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guardarli non fanno venire l’acquolina in bocca. Epcavitazione idrodinamica, che sta emergendo come una delle pure gli aghi di abete potrebbero rappresentare un tecnologie più promettenti e innovative per l’estrazione di super-cibo dalle insospettabili qualità antiossidancomponenti alimentari e sottoprodotti dalla materia prima ti. Un toccasana per la salute dell’uomo. Lo rivela di scarto della filiera agro-alimentare e, da oggi, anche foreuno studio del Cnr, dell’Istituto di biometeorologia Ibimet stale». (HCT-agrifood Laboratory) e dell’Istituto di ricerca sugli I benefici per la salute umana rispondono «pienamente al ecosistemi terrestri (Iret), pubblicato dalla rivista Foods. crescente interesse scientifico e industriale per le sostanze Anzitutto, la “ricetta”. Si tratta di una soluzione a base antiossidanti naturali, da applicare nei campi della funzionadi acqua e di aghi di abete bianco della montagna toscana, in lizzazione e conservazione delle bevande, sia vegetali analcouna concentrazione dello 0,44 per cento, che si ottiene attraliche sia, per esempio, birra, a fini dietetici e salutari, della verso il processo di cavitazione idrodinamica controllata. Ne stimolazione della crescita di certe colture tra cui il frumenderiva un estratto con qualità antiossidanti simili o addiritto, della conservazione degli alimenti lipidici, della cosmetitura più efficaci rispetto alle più conosciute vitamine C ed E. ca, consentendo di superare una serie di inconvenienti legati «La cavitazione – dice Francesco agli attuali metodi di estrazione». Meneguzzo del Cnr – è un fenomeno di Ma le proprietà benefiche delle coLa lavorazione avviene formazione, accrescimento e implosione nifere non rappresentano una novità. Al di bolle di vapore in un liquido a temattraverso un processo di contrario, «sono note da tempo – concluperature inferiori rispetto al punto di de Meneguzzo – e già utilizzate in diversi ebollizione, che genera microambienti accrescimento e implosione campi, ma la variabilità delle loro procaratterizzati da temperature localmente prietà bioattive, la complessità dei metodi di bolle di vapore elevatissime e intense onde di pressione e di estrazione e l’uso di sostanze chimiche getti idraulici, capaci di intensificare una sintetiche costose e potenzialmente danserie di processi fisici, chimici e biochimici, in modo efficiennose, hanno rappresentato fino ad ora un ostacolo alla loro te e “verde”. Per la prima volta, tale metodo è stato applicato diffusione e utilizzo». al processamento degli aghi di abete (in particolare quelli La cavitazione idrodinamica controllata, con la sua ecodella specie Abies Alba Mill), con risultati sorprendenti». nomicità ed efficacia, ha aperto una nuova strada per la valoDunque, non vengono usati solventi sintetici per ottenerizzazione di una specie vegetale che ha interessanti qualità re la soluzione e il processo di produzione è veloce, econobenefiche, ma che, fino ad ora, accusava una difficile lavomico e può essere proiettato su larga scala. Il risultato, conrazione. Ora è necessario che gli studi sugli aghi di abete tinua Meneguzzo, è «interessante non solo in sé, in quanto bianco proseguano, dato che si potrebbe trarre un beneficio svela un tesoro nascosto e di grande valore delle conifere e non trascurabile da un sottoprodotto della gestione forestaapprofondisce le conoscenze sugli antiossidanti naturali, ma le che non ha alcun impatto sull’utilizzo del suolo da parte anche per il processo di estrazione utilizzato, basato sulla dell’uomo. (F. F.) Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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Batteri per la tracciabilità alimentare Lo studio di gruppo di ricercatori dell’Università di Padova di Domenico Esposito
portatori di patologie. Molti di essi - aggiunge - si rendono partecipi e funzionali per l’organismo umano. Contribuiscono, ad esempio, alla digestione dei cibi, all’assorbimento di alcuni nutrienti fonuante volte si è insinuato il dubbio che alcuni cibi che damentali, al riconoscimento e alla neutralizzazione, da parte del mangiamo potrebbero essere altamente tossici per il nosistema immunitario, di potenziali minacce. Contrastano, inoltre, stro corpo, sebbene non presentino, almeno in apparenza, la colonizzazione dell’organismo da parte di agenti infettivi patosegni di alterazione o contaminazione? Molto spesso tengeni». diamo a cacciar via perplessità, sospetti e pensieri negativi soltanQuesti microbi costituiscono il cosiddetto microbioma, vale a to per evitare di restare digiuni o per superficialità. Oggi, tuttavia, dire una colonia di specie e famiglie di microbi solitamente influencon la tracciabilità degli alimenti, è possibile sapere quale filiera ha zata dall’ambiente in cui vive l’organismo all’interno del quale si seguito il cibo prima di raggiungere la nostra tavola. trovano. Continua Milan: «Eravamo intenti a studiare gli effetti dell’amSi tratta, ad ogni modo, di una prova documentale creata dall’uomo e fornita per l’uomo. Di conseguenbiente circostante sulle comunità di microbi za, può essere frodata o alterata senza eccese batteri presenti nelle vongole della laguna Lo studio è stato sive difficoltà. Sarebbe quindi fondamentale di Venezia. E, ad un certo punto, ci siamo avere uno strumento di verifica indipendenimbattuti in una scoperta: i batteri presenti anche pubblicato te, che aiuti a sapere con precisione da quain alcuni campioni raccolti in zone differenti in un articolo apparso le zona proviene il cibo che ci apprestiamo della laguna, non erano gli stessi. A quel puna mangiare. Una necessità impellente, che, to abbiamo analizzato, attraverso un sistema su “Food Chemistry” oggi, potrebbe essere in qualche modo finaldi intelligenza artificiale, il microbioma delle mente soddisfatta. Un gruppo di ricercatori vongole. Questa intelligenza artificiale, addedell’università di Padova ha infatti scoperto un metodo del tutto strata secondo i nostri princìpi, era in grado di identificare il sito di innovativo per capire la provenienza del cibo. origine delle vongole con un margine di errore minimo». Lo studio è stato anche pubblicato in un articolo apparso su Una volta messa a regime, questa ricerca consentirà di capire “Food Chemistry”, ritenuta da sempre la rivista più importante del quali vongole provengono da zone della laguna dalle quali è vietata settore. La scoperta si basa sull’utilizzo dei batteri e dell’intelligenla raccolta a causa della presenza di inquinanti chimici. Perché, za artificiale per capire, al momento, la provenienza dei prodotti sebbene ci sia la sussistenza di divieti rigorosi di pesca in quelle ittici. zone, i molluschi vengono raccolti ugualmente in spregio alla legMassimo Milan, autore dello studio insieme ai suoi colleghi del ge, con tutti i rischi che ne conseguono per le persone che li ingeriscono. Senza considerare che potrebbero esserci ingenti ricadute Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione, ne spiedal punto di vista economico, considerando che l’Italia, e in partiga i contenuti: «Anche l’uomo, come del resto tutti gli animali, convive con un numero impressionante di microbi, i quali, a dispetto colare l’Alto Adriatico, è il primo produttore di vongole in Europa, di quello che si può pensare, non sono tutti e per forza dannosi o e il secondo nel mondo, con la Cina al primo posto.
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Decalogo dell’economia circolare Il Bel Paese primo in europa secondo il rapporto Cen-Enea
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a Ellen MacArthur Foundation definisce l’economia circolare “un termine generico che indica un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”. Quindi, l’economia circolare è un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi. Si tratta di un ripensamento radicale rispetto al modello produttivo classico basato sullo sfruttamento esponenziale delle risorse naturali e finalizzato alla massimalizzazione dei profitti attraverso la riduzione dei costi di produzione. L’adozione, pertanto, di un approccio circolare si traduce nella revisione di tutte le fasi della produzione e nella considerazione dell’intera filiera coinvolta nel ciclo produttivo. L’Italia è prima in Europa per l’economia circolare. Nella classifica delle cinque principali economie europee il nostro Paese con 103 punti di indice complessivo di “circolarità” delle risorse batte il Regno Unito (90 punti), la Germania (88), la Francia (87) e la Spagna (81). Questo è il dato che è emerso dal primo rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2019 realizzato dal Circular Economy Network e dall’Enea, presentato a Roma. Il Circular Economy Network è un progetto, sostenuto da un gruppo di imprese, che si propone, sulla spinta della strategia europea, di stimolare nel nostro Paese uno sviluppo dell’economia circolare capace di sostenere le sfide climatiche, ecologiche e sociali proposte dalla green economy accrescendo al tempo stesso la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. Il lavoro del CEN si basa su alcuni assi principali: - Promuovere, raccogliere e divulgare studi, ricerche ed elaborazioni sull’economia circolare;
- Definire gli indicatori chiave di circolarità e analizzare le performance nazionali; - Effettuare la ricognizione delle principali criticità e delle barriere da rimuovere, indicando le possibili soluzioni; - Elaborare strategie, policy e misure da proporre ai decisori politici, favorendo una positiva interlocuzione tra il mondo delle imprese e le istituzioni; - Valorizzare e contribuire alla diffusione delle buone pratiche e delle migliori tecniche. Il rapporto ha valutato le performance dell’Italia rispetto all’attuazione della strategia europea sull’economia circolare, con particolare riferimento all’efficienza nell’uso delle risorse, alla produzione, al consumo, alla gestione dei rifiuti e al mercato dei materiali riciclati, all’innovazione, agli investimenti e all’occupazione. Di seguito, il decalogo derivato dal rapporto. 1) Diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare. 2) Implementare una strategia nazionale e un piano d’azione per l’economia circolare. 3) Migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare. 4) Promuovere la bioeconomia rigenerativa. 5) Estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici. 6) Promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare. 7) Realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare. 8) Attivare rapidamente un efficace end of waste: strumento indispensabile per un’economia circolare. 9) Assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare 10) Estendere l’economia circolare anche al commercio on line. (P. S.) Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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Rigenerazione del midollo spinale Dall’America arriva la scoperta sul meccanismo di attivazione
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igenera invece di cicatrizzarsi. Accade al tessuto del anni che alcune specie di vertebrati e in particolare l’assolotmidollo spinale degli assolotti, una specie di salamanto, oggi specie rarissima, avessero la capacità di rigenerare i dra che vive in Messico. Il piccolo invertebrato è noto tessuti non solo del midollo spinale ma persino parti del cerper essere capace di riottenere il controllo motorio e vello». sensoriale anche a seguito di una lesione. Il risultato eclatante, raggiunto dallo studio americano e Questa eccezionale caratteristica è stata al centro di una che il professor Novelli sottolinea è l’individuazione del Miricerca, condotta dal Marine Biological Laboratory e pubblir200a, quale interruttore del meccanismo di rigenerazione. cata sulla rivista Nature Communications Biology. Scopo del«Il Mir 200a – spiega - è un microRNA che attiva i due geni, lo studio è stato quello di indagare a livello molecolare cosa c-Fos e JunB. Si tratta della chiave di volta perché è stato spinga verso la risposta rigenerativa. Il risultato, secondo gli osservato l’aumento di questo microRNA induce l’attività di autori, potrebbe aiutare a migliorare il trattamento per le graquesti due geni che attivano il processo rigenerativo. Oltrevi lesioni del midollo spinale umano ma anche la cura di molte tutto gli autori dello studio hanno provato a bloccare chimicamalattie neurodegenerative. mente Mir200a. Il risultato è stato lo stop della rigenerazione Lo stesso gruppo di ricercatori aveva e la conseguente gliosi, ovvero, la formain precedenza dimostrato che, sia negli zione della cicatrice. La gliosi si riscontra Il rettore Novelli (Tor assolotti sia nell’uomo, dopo la lesione spesso anche in molte malattie neurodedel midollo spinale, nelle cellule del sisteVergata): «Attendevamo generative come la malattia di Alzheimer, ma nervoso si attiva il gene c-Fos. Grazie la sindrome di Korsakoff, l’atrofia multi-siquesti risultati da anni. stemica, encefalopatia da prione, da HIV all’ultima ricerca, è stato scoperto che questo gene agisce insieme a una sorta di Ora possibili nuove cure» e può essere riscontrate nella malattia di “collaboratore”, un altro gene. Nell’uomo, Parkinson e nella Sclerosi Multipla. L’ulteè un secondo c-Fos. Nella salamandra, inriore novità quindi è anche in questo camvece, a combinarsi è il JunB. Proprio questa differenza guida po perché la scoperta dell’interruttore Mir200a apre inevitala risposta alla ferita che, nell’uomo, è la cicatrizzazione, menbilmente nuove possibilità di trattamento». tre, nell’assolotto, è la generazione di nuovi tessuti. In Italia, nello stesso ambito, la ricerca è molto avanti: «Aspettavamo i risultati da almeno quindici anni», com«Proprio in questa direzione, l’IRCCS Istituto Auxologico Itamenta il rettore dell’Università di Tor Vergata, il professor liano sta facendo degli studi. Ma anche all’Università di Tor Giuseppe Novelli a Il Giornale dei biologi. «Lo studio – conVergata, stiamo sviluppando delle ricerche sulle cellule statinua - apre ad aspettative nuove per coloro che studiano la minali indotte, prelevate da derma umano. Le rendiamo in rigenerazione attraverso le cellule staminali. Quando abbiaprimo luogo cellule embrionali e infine le specializziamo in mo iniziato a lavorare sulle cellule staminali attendevamo cellule nervose e del cuore. I risultati della ricerca americana di conoscere i meccanismi biochimici e molecolari alla base – conclude - ci aiuteranno sicuramente a capire di più i mecdella rigenerazione dei tessuti. Questo perché sapevamo da canismi di rigenerazione». (E. G.).
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Il microchip per traumi e tumori
Dalla Toscana il microprocessore per analisi chimico-biologiche
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n brevetto tutto italiano quello messo a punto dai ririchiedono tempi lunghi e soprattutto costi elevati, quali la cercatori del laboratorio di analisi biomediche Nest tomografia assiale computerizzata (tac) o ancora la risonanza (National Enterprise for nanoScience and nanoTechmagnetica nucleare. nology) di Pisa. Grazie a un progetto di dottorato della Per quanto riguarda il glioblastoma multiforme, che oggi Scuola Normale Superiore si è giunti a questa grande invenrappresenta il tumore più comune con una crescita molto razione. Il dottorando che ha portato avanti il progetto di Matteo pida ma anche il più invasivo e aggressivo tra le neoplasie della Agostini, affiancato nella guida scientifica da Marco Cecchini glia (cellule del sistema nervoso) con delle percentuali molto dell’Istituto Nanoscienze del Cnr e da tutto il suo gruppo di base di guarigione, il chip consentirebbe, attraverso delle semricerca. Il dispositivo rientra nel progetto Gliomics - Proteoplici analisi del sangue, con un costo molto basso e in tempi mica/genomica/metabolomica per l’individuazione di biomarrapidi, di monitorare lo stato della malattia. Questa rapprecatori e lo sviluppo di una piattaforma di rivelazione ultrasensenta una grande conquista dal momento che il Gbm è una sibile in fluidi corporei periferici: applicazione al glioblastoma neoplasia con una prognosi infausta proprio a causa delle sue multiforme ed è stato co-finanziato con i fondi del Par Fas caratteristiche recidivanti. Individuare le recidive ed interve2007-2013 della Regione Toscana. nire tempestivamente consentirà sicuraSi tratta di un chip in grado di indivimente di aumentare significativamente la Il dispositivo funziona duare biomarcatori neurologici cioè indisopravvivenza dei pazienti. Oggi con un catori biologici, genetici o biochimici che trattamento combinato di radioterapia e grazie all’utilizzo possono essere messi in relazione con chemioterapia garantisce un tasso di guadi nano-sensori e micro rigione, a due anni dalla diagnosi, del 40 l’insorgere o lo sviluppo di una patologia, come la presenza di un agente infettivo o per cento. trasduttori acustici l’esistenza di un tumore. Nello specifico, il In termini di costi, il brevetto se uti“lab-on-a-chip” messo a punto nel laboralizzato in larga scala consentirebbe un torio della Scuola Normale Superiore e dell’Istituto nanoscienabbattimento importante sia per ciò che attiene alle analisi ze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nano) riesce a cliniche che a quelli conseguenti ad una mancata diagnosi. La svolgere analisi chimico-biologiche: è come avere un laboratotecnologia impiegata nel chip è quella della nano acustica, cioè rio analisi in un chip. Rappresenta una vera rivoluzione ed è in l’acustica applicata nei dispositivi nanotecnologici, vengono grado di individuare patologie celebrali gravi. così generate delle onde acustiche che si propagano dentro al Nello specifico il chip ha individuato un biomarcatore prechip fino espandendo i lor effetti alla superficie. I ricercatori sente in due patologie, una tumorale e si tratta di un tipo di del Nest sono riusciti a far interagire molecole e fluidi con dei tumore celebrale molto aggressivo, il glioblastoma multifornano-sensori acustici e micro-trasduttori acustici realizzati in me (Gbm), l’altra riguarda traumi celebrali sia lievi che selaboratorio. Si studierà presto l’applicazione del lab-on-a-chip veri (Tbi). Questo chip consentirebbe di individuare lesioni per altre patologie, con la speranza di ottenere gli stessi sorcelebrali ancor prima di sottoporsi a esami diagnostici che prendenti risultati. (C. P.). Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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BENI CULTURALI ©Iakov Filimonov/www.shutterstock.com
di Matteo Montanari*
A
quanto pare sulla terra esistono Il fatto sorprendente è che la sua presenaltri esseri viventi oltre a noi ca- za, frequente all’interno delle abitazioni paci di apprezzare le opere d’arte. di mezzo mondo, in condizioni naturali è E talvolta le amano così tanto da confinata in ristrettissimi areali. nutrirsene, fino a consumarle! È il caso dei Ma esistono anche altri organismi, il biodeteriogeni: una pletora di muffe, bat- cui nome non evoca arte, che di fatto si teri, licheni e insetti che attraverso vari ritrovano quasi esclusivamente associati meccanismi biochimici e fisici colonizzano a manufatti umani. Ad esempio la muffa e degradano i supporti organici ed inorga- Eurotium halphilicum, originariamente nici di cui sono fatti i quadri, le statue, i (negli anni 50 dello scorso secolo) delibri ecc. scritta come abitante di polvere nelle case Il rapporto tra i manufatti costruiti o delle derrate alimentari disidratate, da dall’uomo e i loro relativi biodeteriogeni qualche decennio a questa parte è sisteè talmente antico che la pressione selet- maticamente associata ad ambienti architiva data dalle condizioni ambientali che vistici e librari, dove si diffonde a macchia si vengono a creare sui supporti dell’ope- d’olio, come una polvere bianca, sui faldora, ha permesso ad organismi altamente ni e sulle rilegature. Ma non pensiate che specializzati di adattarsi a quelle peculiari E. halophilicum sia una volgare muffa da nicchie ecologiche. Il rapporto può es- scantinati e depositi: studi condotti dall’Isere così esclusivo stituto Centrale per che alcuni organismi il Restauro e la ConI biodeteriogeni sono hanno preso il nome, servazione del Patrivolgare o scientifico, monio Archivistico e muffe, batteri, licheni proprio dal tipo di Librario hanno rilee insetti che degradano manufatto artistico o vato la sua presenza ambiente conservanientemeno che nelquadri, libri e statue tivo che li supporta. le macchie brune di Questo è il caso per foxing che deturpaesempio dei pidocchi dei libri, microsco- no il volto di Leonardo da Vinci nel suo pici insetti Liposcelidi che si nutrono delle celebre autoritratto! Inoltre, nel corso di colle delle rilegature dei libri o ancora più diversi interventi di monitoraggio ho rieclatante è il caso dell’Anthrenus museo- levato questa strana muffa bibliofila non rum, un tarlo dermatofita che, come intu- solo su supporti membranacei, ma anche ibile, adora le collezioni museali di origine sulla superficie di un antico dipinto muanimale, nutrendosi di pergamene, pelli rale e persino sullo strato di rivestimento ed esemplari tassidermici. Ricordiamo esterno di una pipa in radica. Non c’è che inoltre il fungo delle case, la famigera- dire, davvero un soggetto eclettico! ta Serpula lacrymans, un agente di carie L’ultima arrivata nella lista degli Art bruna in grado di diffondersi rapidamente Lovers è una microscopica muffa nera sulle strutture lignee e murarie delle abi- della pietra, affezionata alle pareti e ai tazioni, fino a provocarne talvolta il crollo. fregi lapidei di una antichissima Cappella nella Vecchia Cattedrale di Coimbra. La sua presenza è stata notata da un gruppo * Biologoi esperto di biotutela multidisciplinare di scienziati e restauradei beni culturali. tori della stessa Università di Coimbra, in
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quanto la sua crescita aveva prodotto sulla pietra una crosta nera tenace difficilissima da estirpare. Il fatto che sia stata inserita nella lista solo pochi mesi fa non deve però significare che la sua infatuazione per le opere d’arte sia un fatto recente, per due motivi: prima di tutto questi microscopici organismi simili ai lieviti, chiamati anche funghi neri meristematici, sono a lentissima crescita, tanto che si presume che abbiano colonizzato il supporto lapideo fin dalla posa della prima pietra della cattedrale, datata al 1146, inoltre è pur vero che nessuno prima d’ora si era mai cimentato nella sua caratterizzazione. Queste muffe infatti hanno un’origine polifiletica e da un punto di vista morfologico e funzionale si assomigliano un po’ tutte: parete melanizzata fortemente ispessita, ife corte e gibbose, quasi sempre a riproduzione asessuata, tendenza a passare dalla forma miceliare alla forma unicellulare lievitiforme a seconda delle condizioni ambientali. Pochissimi tratti identificativi,
BENI CULTURALI
GLI AMANTI DELLE OPERE D’ARTE Quando gli esseri viventi si attaccano (troppo) ai beni culturali
dunque. Ma l’avvento sempre più massivo delle tecniche di analisi molecolari per il sequenziamento del DNA e lo sviluppo sempre più corposo di database genetici anche nel campo della micologia, ha permesso negli ultimi anni di differenziare sempre più efficacemente dal punto di visita tassonomico questo gruppo di organismi, collocandoli nella classe dei Dothideomycetes (ordini Capnodiales, Dothideales e Pleosporales) o nella classe Eurotiomycetes (ordine Chaetotyriales). Ma ciò che rende questa particolare muffetta portoghese meritevole di ambire al titolo di “muffa mascotte” del biologo dell’arte è che l’analisi genetica multilocus eseguita dal gruppo del dott. J. Trovão e la successiva analisi filogenetica, ha dimostrato che questa muffa non è parente di nessuna delle specie fungine finora descritte, tanto che per lei hanno creato non solo un genere nuovo ma addirittura una famiglia: Aeminium per il genere e Aeminiaceae per la famiglia, dall’antico nome della città di Coimbra.
Cenni storici
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l primo report ufficiale che riguarda un biodeteriogeno di manufatti artistici si potrebbe far risalire addirittura a 2400 anni fa! Il poeta greco Evano di Ascalona disse «Tu, rodipagine, nemica delle Muse, rovinosa abitatrice di buchi, che sempre ti pasci di quel rubi alla sapienza. Perché neropelle tigna, tendi insidie alle sacre sorti, imprimendo su di esse la tua sagoma invidiosa?...». Chi possa essere codesta tigna è alquanto incerto. Visto che le pagine a quei tempi erano di papiro, si potrebbe trattare di un coleottero tropicale o di una specie che oggi estinta. I romani si lamentavano della contaminazione microbica delle tavolette di cere sulle quali scrivevano e gli amanuensi benedettini erano consapevoli dei danni provocati dai pesciolini d’argento e dalle muffe. Gli studi sul biodegrado dei manufatti artistici però iniziano molto più avanti. Gli articoli scientifici di rilevanza internazionale pubblicati fino agli anni ‘90 del secolo scorso sono 14 in tutto! Il loro numero è aumentato drasticamente a partire dal 2010. Solo lo scorso anno il portale di ricerca Pubmed riporta ben 34 pubblicazioni alla voce “Biodeterioration of Cultural Heritage”.
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SPORT
di Antonino Palumbo
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orpassi al limite, geniali strategie, rombo di motori e profumo di corsa. L’Albert Park Circuit di Melbourne, Australia, ha ospitato domenica scorsa il primo atto del 70° Campionato mondiale di Formula 1, ventuno gran premi fra Oceania (1), Asia (6), Europa (10), Americhe (4). Quasi nove mesi a cercare la massima velocità e le linee migliori, ad esaltare le proprie doti e a ridurre al minimo la percentuale di errore, in una lotta per il titolo che si preannuncia quanto mai incerta. Lewis Hamilton e Sebastian Vettel i grandi favoriti, supportati e “stimolati” dai rispettivi compagni di squadra Valtteri Bottas (Mercedes) e Charles Leclerc (Ferrari), ma attenzione agli outsider della Red Bull Racing, Max Verstappen e Pierre Gasly, all’eterno Kimi Raikkonen affiancato alla Sauber Alfa Romeo dal pugliese Antonio Giovinazzi, che riporta l’Italia ai nastri di partenza di un mondiale dopo otto anni. Fra i segreti e le “ricette” alla base una prestazione perfetta, dalla partenza alla più lucida delle manovre nel giro decisivo, c’è anche la corretta alimentazione e l’efficace idratazione dei driver. Dimmi cosa mangi e ti dirò come andrai, si potrebbe dire. Oltre a influire nell’assetto della monoposto (lo scorso anno il dimagrimento di Kimi Raikkonen diede agli ingegneri della Ferrari un maggiore margine di manovra di pesi da spostare sull’anteriore o sul posteriore), l’alimentazione e l’idratazione del driver giocano un ruolo-chiave anche nella performance e di conseguenza nel risultato finale. Come ricordato di recente da David Coulthard in un’intervista, l’alimentazione viene studiata per ogni individuo in base alla fisicità e al tipo di allenamento. Lo stesso campione del mondo in carica, Lewis Hamilton, ha dovuto studiare il modo ideale per passare a una dieta vega-
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na, sostituendo la carne con falafel, tofu e vitamine. Estremamente importante e altri alimenti. Le linee guida, comun- è anche l’aspetto digestivo, perché una que, sono quelle consigliate dalla dieta digestione lenta e un fegato affaticato dello sportivo: si alla frutta e alla verdura possono influenzare la performance». Al di qualità, no a grassi, prodotti lessati e bando i grassi, dunque, specialmente nel al mix di proteine nel pre-gara. Un ruolo pre-gara quando si prediligono carboidrafondamentale, nella Formula 1, lo gioca ti complessi, e attenzione alle tempistiche l’idratazione: durandell’alimentazione: te una gran premio meglio evitare di L’alimentazione viene di circa un’ora e mangiare nell’ora e mezza le riserve di studiata per ogni individuo mezzo (o nelle due ore) precedenti il liquidi (se ne perdono fino a 2,5 litri) in base alla fisicità e al tipo gran premio. “Prima dell’impegno agonihanno un’importandi allenamento stico bisogna stare za maggiore rispetto attenti a tutti gli alia quelle caloriche. «I piloti trascorrono circa un’ora e menti grassi che possono tendere a ralmezza nell’abitacolo della monoposto – lentare la digestione e obbligare il sangue spiega Gianni Zocchi, biologo nutrizioni- a stare troppo fra stomaco e intestino” sta, riferimento di numerosi atleti profes- aggiunge Zocchi. Pollo, verdure e pasta sono i “must” sionisti – e alla lunga, negli ultimi giri, la perdita di liquidi può portare alla perdita del weekend, ad eccezione del post gran di lucidità. L’alimentazione è prevalente- premio, quando è ammessa anche la carmente basata su frutta e verdura di qua- ne rossa. «Carboidrati complessi e carni lità, con grande attenzione a sali minerali bianchi con olio extravergine di prima
SPORT
UNA “DIETA” DALaFORMULA 1 nutrizione ha un ruolo
determinante nel mondo delle corse
Nella foto grande, la Ferrari che partecipa al campionato di Formula 1 di quest’anno, guidata da Sebastian Vettel (nel riquadro). Nella foto in basso, il sistema di protezione della testa dei piloti, denominato “Halo”, sulla Mercedes di Valtteri Bottas.
Il peso minimo
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spremitura a freddo: il pranzo dello spor- frutta mista ricca di vitamina C, acqua di tivo è trasversale. Meglio evitare formaggi, cocco per lo spunti di metà mattinata (285 insaccati e carne grassa che comportano calorie), soia, verdure e riso integrale (più difficoltà digestive. Così come le verdu- un caffè o un tè verde e del cioccolato fonre lessate o la combinazione fra troppe dente) non superano le 780 calorie, all’oproteine diverse, che allunga il tempo di ra di pranzo. A Intervallare l’allenamento svuotamento gastrico» aggiunge Zocchi. del pomeriggio, una banana e un succo di E prima che la mela, mentre la sera stagione inizi? Temi piloti si concedono Anche le squadre po fa la McLaren 750 calorie tra carne ha rivelato il menu o pesce, una patata di meccanici osservano al forno, insalata, yogiornaliero che i suoi una dieta controllata gurt e frutta rossa. (ormai ex) piloti Fernando Alonso e e un’attenta cura del fisico Tre-quattro biscotti e una marmellaStoffel Vandoorne ta frutta e tè verde abbinavano a una preparazione atletica sempre più spefici- sono il saluto alla giornata. Non solo piloti, però. Anche le squaca, per sopportare i bruschi movimenti del corpo e della testa, oltre alle elevate tem- dre di meccanici che sono ai box, a parperature dell’abitacolo. Prima colazione tire da chi è chiamato a cambiare gli alle sette, con i 550 calorie divise tra fari- pneumatici in poco meno di tre secondi, na d’avena, frutta assortiti e semi. Inoltre osservano una dieta controllata e un atpossono prendere 40 cl di acqua con una tenta cura del fisico. Perché, a certi livelspruzzata di limone per meglio idratarsi, li, la vittoria si gioca sui dettagli. In pista insieme a un tè verde. Cereali, noccioline, come a tavola.
uanto deve pesare un pilota di Formula 1? Minimo 80 chilogrammi. È una delle novità della stagione 2019, approvata lo scorso anno dai vertici della Formula 1. Una scelta legata alle polemiche sul peso minimo delle autovetture dopo l’introduzione, lo scorso anno, in ritardo, del nuovo sistema di sicurezza per proteggere la testa dei piloti (Halo). Alcuni team hanno esposto il timore che i driver più pesanti potessero essere svantaggiati, dovendo sottoporsi a diete stressanti e ad una riduzione considerevole del peso con potenziali ripercussioni sulla salute. Obblighi o vantaggi per i più leggeri? Nessuno. Il peso minimo non riguarda infatti strettamente il pilota, ma l’accoppiata driver-sedile. Dunque, la nuova regola comporterà l’aggiunta di una zavorra sulle monoposto dei piloti che pesano meno di 80 chilogrammi, per non avvantaggiarli. Chi pesa 70 kg, ad esempio, verrà “accompagnato” da una zavorra di 10 kg. E magari potrà accumulare un po’ di massa muscolare, senza timore di svantaggiare se stesso e il team.
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SPORT
L’ALIMENTAZIONE PER LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI DELL’ATLETA Linee nutrizionali per la giusta composizione corporea degli sportivi
di Alessio Colli*
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n termini salutistici, preventivi e prestativi, è indispensabile per un atleta soddisfare il proprio fabbisogno energetico, assumendo una quantità di glucidi, protidi e lipidi proporzionata al tipo di sport, all’intensità e alla durata dell’allenamento/gara. Considerando che l’organismo è in continuo turnover, è facile comprendere quale sia l’influenza di una alimentazione di qualità e del timing nutrizionale nella prevenzione degli infortuni, nell’adattamento, nel recupero, nella prestazione e nel mantenimento di una idonea composizione corporea. È dimostrato come il mantenimento di una adeguata composizione corporea, diminuisca il rischio d’infortuni, in particolare negli sport in cui viene spostato il proprio peso corporeo, in quanto, un ec-
Biologo nutrizionista e personal trainer. Nutrizionista Atalanta Bergamasca Calcio. Nutrizionista Nazionale Under 20- F.I.G.C.
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cesso di peso comporterebbe un sovrac- un maggior rischio di infezioni dovuto ad un minor effetto immunomodulatore della carico alla struttura muscolo-scheletrica. Come indicato dal Comitato Olimpi- vitamina D stessa. Inoltre, un recupero incompleto, può co Internazionale (CIO) una ridotta disponibilità energetica <30 kcal/kg FFM/ aumentare il rischio di infortuni, in parday (adeguata da 45 kcal/kg FFM/day) ticolar modo quando gli atleti disputano può condurre alla sindrome da carenza più di una gara a settimana per più setenergetica relativa nello sport (RED-S), timane consecutive. L’aumentato rischio con associate non solo alterate funzioni è determinato dal danno muscolare inmestruali e diminuita densità minerale dotto dall’esercizio fisico, dalla disidraossea, ma anche alterazioni al sistema tazione, dalla deplezione di glicogeno, endocrino, immunidallo stress mentale, tario, cardiovascoladall’infiammazione e Il Comitato Olimpico re, gastrointestinale, dallo stress ossidatiaumento del rischio Internazionale consiglia il vo. Dalla letteratura infortuni, ecc. La scientifica emergono RED-S può manife- mantenimento di adeguate varie strategie con starsi in entrambi disponibilità energetiche effetti positivi sul rei sessi. Gli atleti a cupero: immersione in acqua fredda, ore maggior rischio sono quelli che praticano sport dove è “esalta- di sonno, reidratazione e strategie nutrita” la magrezza (es: danza,), attività con zionali. È di primaria importanza, per un atleun dispendio energetico elevato (es: sport di resistenza) e sport con categorie di ta, iniziare una competizione/allenamento normoidratato, bere ad intervalli regolari peso (es: arti marziali) Anche bassi livelli di vitamina D sono di 15-20 minuti durante l’attività e reinteassociati ad un più alto rischio di frattu- grare completamente le perdite idro-salire ossee da stress, infortuni, un ritardato ne immediatamente dopo. La diminuzione recupero della forza dopo esercizio e ad del 2 per cento del peso corporeo, causata
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dalla disidratazione, comporta un aumento della frequenza cardiaca e della percezione dello sforzo, uno stato di affaticamento mentale e una diminuzione della performance, della concentrazione e della coordinazione. Negli sport di squadra, per ripristinare le scorte di glicogeno, è consigliato assumere 1-1,2 g/kg/h di carboidrati per 4 ore, consumando anche carboidrati semplici subito dopo l’esercizio. Nel caso l’atleta non riuscisse ad assumere la quantità di carboidrati indicata, è consigliato assumere 0,8 g/kg/h di carboidrati in aggiunta a 0,4 g/kg di proteine. Non vi è, invece, un consenso univoco sull’effetto della supplementazione proteica per migliorare il danno muscolare, ma è efficace per aumentare la sintesi proteica, la riparazione e l’adattamento muscolare con l’apporto di 0,3-0,4 g proteine/kg. Anche la supplementazione di 1,8-3 g di omega-3 migliora il recupero, grazie all’azione antinfiammatoria, diminuendo le citochine proinfiammatorie IL-6, TNF-α, PCR, lo stress ossidativo e i “DOMS”. Esistono prove che l’assunzione quotidiana di sostanze antiossidanti come concentrati o succhi di ciliegia acida (prunus cerasus), melograno, barbabietola e polifenoli del tè
verde, curcumina e zenzero siano efficaci nel migliorare il recupero, ma necessitano di ulteriori studi per capirne il doImmunosaggio ottimale. È da considerare logical Gastroche l’assunzione cronica poMenstrual intestinal trebbe interferire con l’adatfunction tamento allo stimolo allenante. Invece, gli apporti dietetici di vitamina C e vitamina E hanno sicuBone Cardioramente un importante health vascular Triad effetto antiossidante, ma in letteratura vi RED-S sono risultati discordanti sull’efficacia della loro supplementazioPsycholoEndocrine ne nel ridurre il danno gical* muscolare indotto dall’esercizio fisico, anche se in alcuni studi è stato evidenGrowth+ ziato un effetto positivo sul Metabolic developdolore muscolare. ment HermatoAlcuni atleti, con determilogical nati polimorfismi, presentano un aumentato rischio di infortunio, in quanto subiscono un danno muscolare maggiore dopo un intenso esercizio, richiedendo un tempo di recupero più lun- Sopra, figura 1: alterazioni della carenza da energia relativa nello sport. Sotto, figura 2: effetti sulla performance della carenza da go. Infine, è utile monitorare i biomar- energia relativa nello sport. kers dell’idratazione (es: peso specifico Figure tratte da: Mountjoy, Margo, et al. “IOC consensus delle urine, colore delle urine o valuta- statement on relative energy deficiency in sport (RED-S): 2018 zioni bioimpedenziometriche, ecc.), del update.” Br J Sports Med 52.11 (2018): 687-697. danno muscolare (es: creatina chinasi), dell’infiammazione (es: IL-1β, TNF-α, IL-6, PCR) e dello stato ormonaImmunole (es: testosterone, cortisolo e logical Gastrorapporto testosterone/cortiMenstrual intestinal function solo), il potenziale biologico antiossidante e i metaboliti reattivi dell’ossigeno. Per il monitoraggio dei Bone Cardiobiomarkers, a causa di health vascular una certa variabilità individuale, è opportuno confrontare i valori sia RED-S con gli intervalli di riferimento che con i Psycholovalori dell’atleta in vari Endocrine gical* periodi dell’anno, anche precedenti alla stagione agonistica, al fine di avere Growth+ una visione globale. Metabolic developCiò può essere d’aiuto ment nell’individuare rapidamenHermatote uno stato di stress cronico o logical sovrallenamento e, quindi, valutare tempi e strategie d’intervento per ridurre il rischio di infortuni. Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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LA BIOLOGIA IN BREVE Novità e anticipazioni dal mondo scientifico a cura di Nico Falco e Rino Dazzo
TUMORI Nuovo test italiano per il cancro al colon retto
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un nemico subdolo, spietato: nel 2018 il tumore del colon retto ha rappresentato la seconda causa di morte in Italia, colpendo 51mila persone. Ora un test genetico non invasivo chiamato FL-DNA, sviluppato dall’IRCCS Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola potrà fornire informazioni utili alla sua diagnosi precoce. Il test è proposto per la prima volta in Italia dal Cdi (Centro Diagnostico Italiano) in associazione alla ricerca del sangue occulto delle feci e consiste in un’analisi del Dna estratto dalle feci in grado di segnalare possibili infiammazioni non correlate direttamente a un tumore, ma da sottoporre alla valutazione di uno specialista. La sola ricerca del sangue occulto nelle feci è spesso seguita da colonscopia e presenta una percentuale di falsi positivi molto alta, ben il 40 per cento dei casi. (R. D.).
ANIMALI I puma californiani a rischio estinzione
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Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
ntro 50 anni il puma in California potrebbe estinguersi: lo afferma una ricerca dell’Università del Nebraska, pubblicata sulla rivista Ecological Applications. L’equipe di studio, guidata da John Benson, ha individuato le fonti principali di pericolo per le due popolazioni di leoni di montagna che ancora sopravvivono nella parte meridionale dello stato americano: la bassa diversità genetica e gli alti tassi di mortalità per cause umane, tra cui incendi, mancanza di prede e collisioni con veicoli motorizzati. Come salvare i puma in California? Basterebbe effettuare piccole modifiche nell’ambiente iper-urbanizzato in cui questi grossi felini vivono, rendendo più facilmente collegabili i loro diversi habitat. Ad esempio, costruendo speciali strutture per l’attraversamento autostradale da parte degli animali selvatici, ampliando il loro raggio di movimento. (R. D.).
BREVI
ALIMENTAZIONE Il 52% degli italiani comprerebbe solo cibo bio
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on vogliono sprecare cibo, non amano il packaging e prediligono prodotti bio: è il ritratto degli italiani secondo l’ultima indagine della Swg. L’istituto triestino ha condotto una ricerca su popolazione e ambiente da cui è emerso che al primo posto tra i comportamenti concreti che gli italiani si sono detti disposti ad adottare, c’è il «non sprecare cibo» con il 92% delle risposte. Il 54% degli intervistati vorrebbe acquistare prodotti non confezionati, mentre il 52% comprerebbe sempre cibo biologico. Percentuali che hanno indotto il presidente FederBio Paolo Carnemolla a rivolgere un nuovo appello alla politica: «L’indagine conferma l’orientamento crescente e prevalente dei cittadini a favore dell’agricoltura biologica. È arrivato il momento di dare anche all’Italia una legge nazionale che guardi al futuro di tutta l’agricoltura del paese». (R. D.).
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ACQUA L’Esa spiega come tutelare le nostre risorse idriche
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RICERCA
o spazio può aiutare a tutelare l’acqua sulla Terra e un video realizzato dall’Agenzia Spaziale Europea spiega come. Diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il filmato illustra come i satelliti che orbitano attorno al Pianeta possano essere utilizzati per localizzare fonti d’acqua dolce, fornire informazioni chiave sui componenti dell’acqua, monitorare lo stato delle risorse idriche. La sfida lanciata dall’Onu è quella di mettere a disposizione più acqua per tutti entro il 2030 e i satelliti Sentinel dell’Esa rivestono un’importanza cruciale nel monitoraggio della salute delle piante, per le esigenze legate all’irrigazione e per migliorare le pratiche agricole. Inoltre, nelle missioni spaziali il riciclaggio dell’acqua è essenziale e proprio il riciclo è alla base del progetto Melissa, che punta alla produzione di cibo in modo sostenibile. (R. D.). © Angkulsara/www.shutterstock.com
L’olio di frittura riusato favorirebbe neoplasie al seno
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eglio cambiare olio. Una ricerca condotta da studiosi dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign ha preso in esame i rischi legati all’eccesivo riutilizzo di olio per friggere per chi soffre di cancro al seno. Nello studio si evidenzia come l’olio di frittura ripetutamente riscaldato ad alte temperature possa agire da innesco tossicologico, provocando cambiamenti a livello genetico e favorendo la proliferazione di cellule tumorali e metastasi. Una vera e propria “benzina” per il cancro al seno, stando a quanto emerso dall’analisi su un gruppo di topi a cui per 16 settimane sono state iniettate cellule di carcinoma mammario nelle tibie e a cui è stato fornito olio riscaldato più volte. Rispetto ai topi alimentati con olio di soia fresco, in questi animali la crescita metastatica è risultata quattro volte superiore con alti livelli della proteina Ki-67. (R. D.). Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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INVECCHIAMENTO Con l’età il tempo vola e non è un’impressione
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ol passare degli anni, pare che i giorni più lontani fossero anche molto più lunghi, mentre quelli recenti sembrano volare. Il motivo di questa discrepanza temporale sarebbe da attribuire alla velocità, sempre più lenta, con cui il cervello elabora le immagini. Lo sostiene uno studio pubblicato su European Review. Adrian Bejan, professore di ingegneria meccanica della Duke University di Durham, North Carolona, Usa, spiega che il fenomeno è attribuibile ai cambiamenti fisici che avvengono nel corpo: le reti di nervi e neuroni diventano più complesse e grandi e quindi sono più difficili da attraversare dai segnali elettrici, che incontrano anche maggiori resistenze dovute all’invecchiamento; di conseguenza, le nuove immagini mentali vengono processate e acquisite con velocità minore. (N. F.).
SALUTE Sovrappeso adolescenziale e sclerosi multipla
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indice di massa corporea è collegato alla Sclerosi Multipla: i chili in più in adolescenza aumentano il rischio di sviluppare la malattia da adulti. Sono i dati che vengono fuori da una ricerca pubblicata su Neurology. Per lo studio, condotto alla McGill University di Montreale, in Canada, e coordinato da J. Brent Richards, è stato esaminato il genoma di 329.245 donne e 372 varianti genetiche associate all’età in cui le ragazze hanno avuto il primo ciclo mestruale. I dati sono stati confrontati con quelli di un altro studio genetico condotto su 14.802 persone con sclerosi multipla e 26.703 sane, per verificare collegamenti tra il rischio e l’età della pubertà. Ne è emerso che uno sviluppo precoce è associato a maggior rischio di sviluppare la Sclerosi Multipla e questa associazione è influenzata dalla quantità di grasso corporeo al sviluppo. (N. F.). © CI Photos/www.shutterstock.com
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TUMORI Nuovi farmaci per combattere il cancro ovarico
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Cellule di cancro ovarico.
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loccare la riproduzione delle cellule del cancro ovarico, sfruttando una debolezza nella duplicazione del Dna prima della divisione, fermando l’avanzare del tumore. È quanto promette una nuova classe di farmaci per quello che viene definito “killer silenzioso”, una delle neoplasie più aggressive e spesso scoperto quando è in fase già avanzata. Un team di scienziati dell’Università di Manchester, guidato da Stephen Taylor, ha schermato le cellule tumorali ovariche per geni specifici; una volta eliminati, le cellule diventano sensibili a una nuova classe di farmaci, gli inibitori di PARG. La ricerca ha dimostrato che l’inibitore PDD00017273 può sfruttare un difetto intrinseco nella capacità della cellula del cancro ovarico di replicare il suo DNA e ucciderla. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Cell. (N. F.).
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INNOVAZIONE Arriva il gel autorigenerante che ripara la cornea
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e sperimentazioni cliniche sui pazienti sono previste nel giro di un anno, ma i primi risultati sono incoraggianti: a breve il trapianto della cornea potrebbe essere evitato grazie a un gel super-adesivo che ripara i tessuti. La nuova tecnologia, chiamata GelCORE, è al centro del lavoro pubblicato su Science Advances dal team di Reza Dana, responsabile del servizio Cornea e Chirurgia Refrattiva del il Massachusetts Eye and Ear e docente di oftalmologia della Harvard Medical School di Boston. Il materiale, ha spiegato Dana, non si limita a riparare il difetto ma si riproduce e si fonde con la cornea per creare un tessuto quanto più possibile simile a quello originale. Il gel, in biomateriale applicabile con iniezione o con contagocce, viene attivato con la luce blu per pochi minuti; la sperimentazione sugli animali è stata già condotta con successo. (N. F.). © Yurchanka Siarhei/www.shutterstock.com
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RIPRODUZIONE Spermatozoi congelati attivi anche dopo 50 anni
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li spermatozoi rimangono attivi anche a molti anni dal congelamento, preservando le stesse caratteristiche di quelli sottoposti allo stesso trattamento da meno tempo. Lo dimostra il test di laboratorio dei ricercatori dell’Università di Sidney coordinato da Simon de Graaf, che ha usato dello sperma di ariete conservato dal 1968 per inseminare 56 pecore Merino. La procedura è andata a buon fine in 34 casi: il tasso di nascita è uguale a quello ottenuto con lo sperma congelato da 12 mesi. Delle 56 pecore sottoposte a inseminazione, 34 sono rimaste incinte e hanno partorito, con un tasso di gravidanza del 61%; il risultato è simile a quello ottenuto con un altro esperimento di confronto: usando il seme di 19 arieti, congelato da 12 mesi, su 1048 pecore ne sono rimaste incinte 618, con un tasso di gravidanza del 59%. (N. F.).
GENETICA
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Le molecole di Dna capaci di auto assemblarsi
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egolano la trasmissione di segnali come fossero transistor e funzionano con un codice binario a 6 cifre capace di elaborare algoritmi: sono in grado di auto-assemblarsi in un computer “vivente”. Le molecole di Dna ottenute da ricercatori dell’Università della California, California Institute of Technology e Maynooth University in Irlanda, possono essere usate per esperimenti di ingegneria molecolare. I ricercatori hanno usato dei frammenti di Dna formati da 42 lettere organizzate in 4 domini, 2 di input e 2 di output, composti di 10-11 basi e che possono rappresentare l’1 o lo 0 del sistema binario; ogni dominio può legarsi a quelli di altri frammenti e, con un input di 6 bit, il sistema è cresciuto e ha generato i circuiti sulla base di un algoritmo; il risultato somiglia a una sciarpa a maglia di frammenti di Dna agganciati tra loro seguendo il programma originale. (N. F.). Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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LAVORO
Concorsi pubblici per Biologi Ordine Nazionale dei Biologi Scadenza, 21 aprile 2019 Conferimento di venticinque borse di studio per la realizzazione di specifici progetti di ricerca. È indetto un concorso per il conferimento di venticinque borse di studio per la realizzazione di specifici progetti di ricerca, riservato a iscritti all’Ordine Nazionale dei Biologi da almeno un anno, impegnati anche in attività di ricerca scientifica presso le iniversità italiane, enti ospedalieri e di ricerca pubblici e privati o in strutture con esse convenzionate. Il bando è interamente visionabile sul sito dell’Ordine nazionale dei biologi www.onb. it - sezione Bacheca Lavoro/Concorsi o cliccando il link http://www.onb.it/2019/02/26/ bando-di-concorso-pe-25-borse-di-studiopost-lauream Gazzetta Ufficiale n. 23 del 22-03-2019. Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari di Bari Scadenza, 5 aprile 2019 Bando ad evidenza pubblica, per soli titoli, per l’attivazione di un tirocinio formativo e di orientamento extra-curriculare da svolgersi presso il Cnr-Istituto di Biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari (Cnr-Ibiom) di Bari. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari di Bari Scadenza, 6 aprile 2019 Bando ad evidenza pubblica, per soli titoli, per l’attivazione di un tirocinio formativo e di orientamento extra-curriculare da svolgersi presso il Cnr-Istituto di Biomem-
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brane, bioenergetica e biotecnologie molecolari (Cnr-Ibiom) di Bari. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze delle produzioni alimentari di Bari Scadenza, 5 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Large scale irrigation management tools for sustainable water management in rural areas and protection of receiving aquatic ecosystems” (Ir2ma), European territorial cooperation programme interreg v-a el-it - Greece-Italy (Etcp) 2007-2013. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze delle produzioni alimentari di Lecce Scadenza, 5 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del programma di ricerca inerente al progetto europeo: “Gojelly - A gelatinous solution to plastic pollution”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell’alimentazione di Avellino Scadenza, 8 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno professionalizzante per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto “Funzionamento Isa”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia Sperimentale “G. Salvatore” di Napoli Scadenza, 8 aprile 2019
Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biomediche” da usufruirsi presso l’Istituto per l’Endocrinologia e l’oncologia sperimentale “G. Salvatore” del Cnr di Napoli. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Genetica molecolare di Pavia Scadenza, 9 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Medicina e Biologia” da usufruirsi presso l’Istituto di Genetica molecolare del Cnr di Pavia. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto dei Sistemi complessi sezione di Roma La Sapienza Scadenza, 9 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno post dottorale per lo svolgimento di attività di ricerca sulla seguente tematica: studio dell’interazione di molecole di acqua e di idrogeno con interfacce nanostrutturate grafene/nichel da svilupparsi nell’ambito del progetto Lazioinnova Hpride “Produzione e immagazzinamento di idrogeno in sistemi nanostrutturati grafene/nichel” da usufruirsi presso l’Istituto dei Sistemi complessi, sede Taurini, Roma. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biofisica di Genova Scadenza, 10 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto Ig 2018 id.21558 finanziato dall’Associazione italia-
LAVORO na per la Ricerca sul cancro dal titolo “Volume-regulated ci and oxidation-activated k channels in invasiveness and immunotherapy in human melanoma”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca sulle Acque di Brugherio (Monza e Brianza) Scadenza, 11 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente” da usufruirsi presso l’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr – sede secondaria di Brugherio. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari di Bari Scadenza, 11 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno per lo svolgimento di attività di ricerca nell’ambito del progetto Lifewatch previsto nella roadmap Esfri Cup b52f15000670005. Per informazioni, www. cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione sostenibile delle piante di Torino Scadenza, 12 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze agrarie/biologiche” da usufruirsi presso l’Istituto per la Protezione sostenibile delle piante – Cnr, sede istituzionale di Torino. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Nanotecnologia di Lecce Scadenza, 13 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di una borsa di studio per laureati per ricerche nel campo dell’area scientifica “Scienze biofisiche” da usufruirsi presso l’Istituto di Nanotecnologia (Nanotec) del Cnr di Lecce nell’ambito del progetto di ricerca “Tecnomed - tecnopolo di nanotecnologia e fotonica per la medicina di precisione”. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione “Alessandro Faedo” Scadenza, 13 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di un assegno “Grant” per lo svolgimento
di attività di ricerca inerenti l’ambito settoriale strategico “Tecnologie per gli ambienti di vita” sul progetto specifico dal titolo “Personalizable Remote Elderly Assistance (PREA)” da svolgersi presso l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A.Faedo” del Cnr di Pisa. Per informazioni, www.cnr.it (concorsi). Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Fisica applicata “Nello Carrara” di Firenze Scadenza, 19 aprile 2019 Pubblica selezione per il conferimento di due borse di alta formazione e ricerca-azione nell’ambito del progetto Aftter “Alta formazione per il trasferimento tecnologico degli enti di ricerca” per esperti nel trasferimento tecnologico da usufruirsi presso le strutture dei seguenti soggetti proponenti: Ibimet del Cnr di Firenze, Ifac del Cnr di Sesto Fiorentino. Per informazioni, www.cnr. it (concorsi). Azienda socio-sanitaria ligure n. 1 di Bussana di Sanremo Scadenza, 3 aprile 2019 Conferimento, per titoli e colloquio, di un incarico a tempo determinato di dirigente biologo, disciplina di microbiologia e virologia. Gazzetta Ufficiale n. 22 del 19-032019. Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sicilia “A. Mirri” di Palermo Scadenza, 4 aprile 2019 Conferimento di una borsa di studio della durata di cinque mesi, riservata a laureati magistrale in scienze biologiche e/o titolo equipollente, nell’ambito del progetto 2018 IZSSI 06/18. Gazzetta Ufficiale n. 21 del 15-03-2019.
Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino Scadenza, 14 aprile 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo per la S.C. Laboratorio analisi. Gazzetta Ufficiale n. 21 del 15-03-2019. Istituto Giannina Gaslini di Genova Scadenza, 14 aprile 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente sanitario biologo, a tempo indeterminato, disciplina di patologia clinica, da assegnare alla Cell Factory quale responsabile di produzione di officina farmaceutica per prodotti di terapia cellulare. Gazzetta Ufficiale n. 21 del 15-03-2019. Università di Modena e Reggio Emilia Scadenza 18 aprile 2019 Procedura di selezione per al chiamata di due professori di seconda fascia, per il Dipartimento di scienze biomediche, metaboliche e neuroscienze. Gazzetta Ufficiale n. 22 del 19-03-2019. Istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana “M. Aleandri” di Roma Scadenza, 21 aprile 2019 Concorso pubblico per la copertura di un posto a tempo indeterminato per dirigente sanitario biologo. Gazzetta Ufficiale n. 23 del 22-03-2019. Università di Milano Scadenza, 25 aprile 2019 Concorsi pubblici, per titoli ed esami, per la copertura di due posti di categoria D, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati. Gazzetta Ufficiale n. 24 del 26-03-2019.
Istituto Zooprofilattico sperimentale della Sicilia “A. Mirri” di Palermo Scadenza, 4 aprile 2019 Conferimento di una borsa di studio della durata di cinque mesi, riservata a laureati magistrale in scienze biologiche e/o titolo equipollente, nell’ambito del progetto anno 2016 IZS SI 15/16. Gazzetta Ufficiale n. 21 del 15-03-2019.
Azienda Zero di Padova Scadenza, 25 aprile 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di quarantaquattro posti di collaboratore professionale sanitario tecnico sanitario di laboratorio biomedico, categoria D, a tempo indeterminato. Gazzetta Ufficiale n. 24 del 26-03-2019.
Università di Sassari Scadenza, 11 aprile 2019 Procedura di selezione per la chiamata di un professore di prima fascia, settore concorsuale 05/E3 - Biochimica clinica e biologia molecolare clinica. Gazzetta Ufficiale n. 20 del 12-03-2019.
Azienda Sanitaria Regionale Molise di Campobasso Scadenza, 28 aprile 2019 Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di un posto di dirigente biologo, disciplina di laboratorio di genetica medica, a tempo indeterminato. Gazzetta Ufficiale n. 25 del 29-03-2019. Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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SCIENZE
Incubatoi di valle e attività ittiogenica Sud e nord del Paese uniti per il recupero dei popolamenti ittici selvatici minacciati di estinzione
di Antonio Costa1, Antonino Duchi2, Fabio Borghesan3, Gualtiero Tedeschi4, Gea Oliveri Conti5, Margherita Ferrante6, Alfonso Milano7
L’
immissione volontaria di specie ittiche nelle acque dolci interne (fiumi, laghi) è un’attività svolta da lungo tempo. In Italia fonti scritte dimostrano spostamenti di pesci fra differenti corpi idrici già a partire dal medioevo, ma è probabile che anche durante l’epoca di Roma antica questa pratica fosse attuata in taluni contesti; la motivazione principale era costituita dalla possibilità di avere una fonte alimentare alternativa per le popolazioni residenti in aree svantaggiate. Dal secolo XIX le immissioni ittiche di alcune specie (soprattutto i salmomidi) aumentarono in numero e diffusione geografica, sia per l’evoluzione delle tecniche di trasporto del pesce vivo sia per la messa a punto della tecnica della fecondazione artificiale, interessando numerose regioni d’Italia e nel corso del XX secolo l’interesse crescente per la pesca ricreativa e la nascita di stabilimenti moderni per l’allevamento ittico, hanno reso possibile la diffusione
¹Porrazzito s.r.l. Acate (RG); ²Biologo, libero professionista, Ragusa; ³Libero Consorzio Provinciale di Ragusa; 4 Biologo, libero professionista, Padova; 5 Laboratorio di Igiene Ambientale e degli Alimenti (LIAA) Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie Avanzate “G.F. Ingrassia”, Università di Catania; 6-7 Dipartimento Regionale della Pesca Mediterranea.
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su scala nazionale e continentale di numerose specie ittiche per scopi alieutici. Tale processo ha determinato l’introduzione e l’acclimatazione in molti bacini idrografici di specie ittiche alloctone/ invasive e/o di popolazioni della stessa specie ma con genotipo differente, a scapito delle popolazioni locali autoctone che si sono evolute e adattate per il particolare contesto idrografico in cui sono od erano presenti. Questa innaturale introduzione ittica, insieme agli importanti effetti ambientali dovuti alle generaliz-
SCIENZE
zate immissioni e/o modificazioni antropiche apportate ai corpi idrici (interruzione continuità fluviale, inquinamento chimico e fisico, derivazioni idriche, captazioni ecc.), hanno determinato una significativa perdita della biodiversità della fauna ittica delle acque dolci interne in Italia, interessando circa il 50% delle specie presenti di origine alloctona sino ad arrecare un rischio di vulnerabilità/estinzione per alcune di esse. Per meglio gestire e prevenire i rischi di quelle specie che possiedono sia un significativo interesse per la pesca ricreativa/sportiva, sia una condizione di minaccia/vulnerabilità nel loro habitat, sono sorti negli anni strutture di allevamento ittico di ridotte dimensioni, spesso afferenti ad un limitato bacino idrografico, denominati comunemente “Incubatoi di Valle” o “Impianti ad Attività Ittiogenica”, privati oppure pubblici, che in diversi casi sono gestiti da enti di tipo no profit, quali ad esempio le associazioni di pescatori ricreativi/ sportivi, ma sempre sotto controllo dell’ ente pubblico. Tali strutture hanno la funzione di produrre materiale ittico di qualità, da immettere nelle acque libere, per ovviare alle esigenze sia di tutela della specie sia per mantenere un livello accettabile e dunque compensare il prelievo da parte della pesca ricreativa. Il materiale ittico prodotto viene immesso nelle quantità e nei diversi stadi di crescita stabiliti dalle norme delle autorità competenti del territorio (amministrazione provinciale, regionale, Parchi, ecc.) e spesso in base alle indicazioni presenti nella Carta Ittica del territorio di riferimento. Tipicamente le fasi di lavoro di un incubatoio di valle possono essere sintetizzate nelle seguenti: recupero dei pesci riproduttori selvatici nel bacino idrografico di riferimento; indagini di tipo genetico e veterinario per stabilire l’idoneità alle fasi successive; riproduzione controllata dei soggetti idonei; re-immissione dei selvatici nel corpo idrico di provenienza; allevamento degli stadi biologici della progenie da uovo fecondato alle varie dimensioni previste, in funzione della tipologia dell’incubatoio, delle caratteristiche del corso d’acqua e del suo popolamento ittico; immissione, nel bacino idrografico afferente, del materiale ittico prodotto nei suoi vari stadi di vita, preferibilmente in quelli più precoci possibile per evitare un eccessivo “addomesticamento” (per i pesci: da uovo fecondato a pochi cm di lunghezza); parte del materiale ittico ottenuto può essere allevato per avere uno stock, geneticamente identificato, di riproduttori disponibili ove ci sono difficoltà nel reperire il selvatico idoneo. Di norma le fasi sopradescritte si eseguono all’interno di un anno solare, e possono variare in ragione della specie considerata, della struttura e delle sue funzioni; particolare cura viene data alla alimentazione dei pesci, fase questa tra le più critiche, ove possibile prediligendo negli stadi iniziali alimento naturale, e successivamente mangimi specifici di alta qualità forniti dall’in-
dustria mangimistica, che garantiscano il raggiungimento di uno status nutrizionale adeguato, tale da superare le fasi di adattamento conseguenti al rilascio nelle acque libere. Non vengono promossi aspetti zootecnici convenzionali (quali la massima crescita nel minor tempo), il materiale ittico prodotto deve risultare il più idoneo possibile all’habitat che lo riceve e cioè geneticamente, morfologicamente ed etologicamente il più vicino possibile alle popolazioni selvatiche dell’area di riferimento. Anche in Sicilia, sulla scia delle migliori esperienze svolte in altre realtà italiane, già dagli anni ‘80 è stato avviato un articolato percorso di recupero dell’autoctona trota macrostigma (Salmo cettii), il “Progetto Macrostigma”, nato dalla collaborazione fra la Provincia di Ragusa (oggi Libero Consorzio Provinciale di Ragusa) e F.I.P.S.A.S. di Ragusa, con la partecipazione fattiva del Biologo Ittiologo (Duchi). I popolamenti di tale specie, di significativo interesse conservazionistico, in provincia di Ragusa risultavano infatti fortemente a rischio a causa di bracconaggio, cattiva gestione delle risorse idriche, inquinamento, immissione di forme alloctone. Il Progetto Macrostigma ha previsto, tra l’altro l’avvio, già dagli anni 90, di attività di riproduzione artificiale di tale specie ittica, con la stretta collaborazione dei guardiapesca F.I.P.S.A.S. di Ragusa ed è stato quindi attivato l’Incubatoio di Valle di Ragusa Ibla, unico incubatoio di valle pubblico in Sicilia. Il materiale prodotto, costituito da avannotti a sacco vitellino parzialmente risassorbito, è stato quindi immesso in ambiente naturale tramite un piano di ripopolamento condiviso tra Ente Pubblico, associazione alieutica e tecnico ittiologo. Le attività svolte hanno permesso di effettuare anche iniziative di ricerca scientifica, i cui risultati sono stati pubblicati su atti di convegni nazionali (in particolare dell’Associazione Italiana Ittiologi Acque Dolci) e su riviste specialistiche internazionali. In quest’ottica l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Sicilia, ha promosso un progetto di recupero e implementazione dell’Incubatoio di Valle di Ragusa Ibla. Nell’ambito di tale progetto, il Dipartimento della Pesca Mediterranea della Regione Sicilia, su iniziativa e coordinamento del Dr. Alfonso Milano, per confrontarsi con altre esperienze simili sul territorio nazionale ed acquisire elementi tecnici, ha organizzato un evento formativo comprensivo di visite presso alcuni impianti ittiogenici operanti nella regione Veneto e nella Provincia Autonoma di Trento che hanno dato la loro disponibilità per un incontro di natura tecnico-scientifica. Sono stati visitati: l’incubatoio di Valle di Imer (Primiero, S.M. di
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SCIENZE Castrozza-TN) gestito dall’Associazione Pescatori Dilettanti Alto Cismon Primiero, il Centro Ittico Sperimentale di Tomo (FeltreBL) gestito dall’Amministrazione Provinciale di Belluno, e l’Incubatoio di Valle del Lago di S. Croce (Farra d’Alpago-BL) gestito dall’Associazione Pescatori Sportivi Bacino di Pesca n.7. In questi impianti, tutti operanti in stretta collaborazione con l’associazionismo della pesca ricreativa territoriale e l’amministrazione provinciale, l’obiettivo principale è quello di salvaguardare/incrementare determinate specie di salmonidi pregiati del territorio, soprattutto in occasione di determinati eventi (climatici/antropici) che possono metterne a rischio le popolazioni. In particolare le strutture di Imer e Tomo sono deputate principalmente alla produzione della trota marmorata (Salmo marmoratus), salmonide autoctono ed endemico dei bacini idrografici alpini tributari sinistri del fiume Po, attualmente in condizioni di vulnerabilità /rischio di estinzione in diverse aree, e soggetto a norme di tutela nelle zone SIC (Siti di Importanza Comunitaria), ZPS (Zone di Protezione Speciale). La struttura del Lago di S. Croce è deputata principalmente a produrre il Coregone (Coregonus lavaretus) specie presente e ben acclimatata in questo bacino da oltre un secolo, e molto apprezzata dai pescatori ricreativi, ma soggetta a improvvisi cali di popolazione correlati alla gestione idroelettrica del lago che determina periodicamente dislivelli nei volumi d’acqua. In questi impianti l’allevamento viene eseguito applicando buone pratiche finalizzate al benessere dei pesci, alla genetica di popolazione, agli aspetti igienico-sanitari principali correlati quali: utilizzo di alimenti vivi e naturali, densità di allevamento minima, naturalizzazione delle vasche, mantenimento della genetica locale, applicazione di buone pratiche d’igiene, ciclo di allevamento ridotto alle piccole taglie per evitare l’addomesticamento. La gestione sanitaria degli impianti ittiogenici è regolata dal D.lvo 148/2008 e dalla Direttiva 91/67/CEE. La normativa stabilisce i termini del programma di controllo delle malattie infettive dei salmonidi vincolando, in particolare, l’immissione del materiale ittico in acque libere, per cui essa può avvenire solo se i pesci sono certificati indenni da alcune malattie virali (Setticemia Emorragica Virale e dalla Necrosi Ematopoietica Infettiva). In tali contesti il Biologo assume un’importanza fondamentale in quasi tutte le fasi del processo, in quanto storicamente e per formazione è la figura professionale più completa e vocata per tutti gli aspetti, di ecologia, genetica, igienico-sanitaria, analitica, e non ultima didattico/formativa. I costi di gestione in queste
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strutture sono a carico degli enti gestori, nel caso dei privati con una partecipazione saltuaria dell’ente pubblico se ritiene di interesse pubblico l’attività svolta, o nell’ambito di progetti specifici soprattutto in relazione alla conservazione di specie/habitat. Una forma interessante di contribuzione finanziaria ove è possibile, è dato dall’applicazione delle norme in materia degli “Obblighi Ittiogenici” disposizioni nazionali emanate dal 1914 al 1933 (R.D. 22/11/1914 n.1484, R.D. 8/10/1931 n.1604, R.D. 1775/1933), sulle concessioni di derivazione delle acque per vari usi (agricolo, industriale, idroelettrico), che prevedono forme di compensazione di mitigazione ambientale a carico dei concessionari, per gli effetti dovuti al prelievo idrico: immissioni di pesci in ambiente e/o interventi di riqualificazione fluviale sono le compensazioni di norma utilizzate, ma pure il finanziamento della costruzione/ gestione di un incubatoio di valle è una forma che può essere utilizzata. Pur nelle differenze delle varie realtà (specie diverse, gestioni regionali diverse...) sono tanti gli elementi che accomunano le esperienze che si sono direttamente ed indirettamente confrontate: la continua ricerca e sperimentazione, la passione e dedizione degli operatori, la difficoltà nell’avere continuità nelle attività, la voglia di divulgare e diffondere le conoscenze accumulate negli anni, in particolare delle giovani generazioni. Infatti l’Incubatoio di Valle, a Ragusa come in Trentino ed in Veneto, si è affermato anche come vero e proprio Centro di Educazione ambientale, finalizzato alla conoscenza sia della fauna ittica ma anche degli ambienti di acqua dolce delle varie realtà interessate. Ambienti che spesso sono messi a rischio dalle attività umane, non sempre gestite in modo sostenibile.
Ringraziamenti Un doveroso ringraziamento per la cortese e fattiva collaborazione alle seguenti persone: Scalet R. A.P.D. Alto Cismon Primiero (TN), Pasa L., Perer D. Amministrazione Provinciale di Belluno, Sitran F A.P.S. Bacino di Pesca n.7 (BL).
SCIENZE
Origini e sviluppo delle infezioni da Legionella Si tratta di un microorganismo ancora troppo poco conosciuto o c’è una bassa sensibilizzazione al rischio?
di Federica Carraturo1, Edvige Gambino1, Giovanni Libralato1, Marco Guida1
L
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a Malattia dei Legionari (Legionnaires’ Disease) è una patologia emergente di eziologia batterica, riconosciuta nel 1976 dopo un focolaio di polmonite in una convention dell’American Legion presso un hotel di Philadelphia: tra gli oltre 4000 veterani (chiamati appunto “Legionnaires”) presenti, 221 si ammalarono e 29 di essi morirono. Nel gennaio 1977 il CDC (Centers for Disease Control & Prevention) identificò l’agente eziologico come un microorganismo con peculiari esigenze nutrizionali, Legionella pneumophila. Sebbene siano state successivamente identificate numerose altre specie del genere Legionella, L. pneumophila risulta essere la causa più frequente di Legionellosi umana, nonché una causa relativamente comune di polmonite comunitaria e polmonite nosocomiale. La Legionellosi si riferisce a 2 sindromi cliniche ben distinte: la Malattia del Legionario, una grave polmonite accompagnata da malattia multisistemica, e la Febbre di Pontiac, una patologia acuta, febbrile, autolimitante, simil-influenzale. In Italia, l’incidenza delle Polmoniti sul territorio è di 2 casi su 1000 abitanti, con un’alta percentuale
Dipartimento di Biologia, Laboratori di Igiene, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Complesso di Monesantangelo, Via Cintia 26 I-80126, Napoli (NA). 1
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SCIENZE di decessi. Gli anziani, insieme ai bambini, rappresentano la fascia di età più suscettibile a contrarre la malattia. La Legionellosi risulta essere la seconda causa più frequente di polmonite grave che in cui sia richiesto il ricovero in terapia intensiva (Cunha et al., 2016).
Diffusione e trasmissione
Tra i fattori di rischio ambientali, sono di particolare rilevanza la modalità, l’intensità ed il tempo di esposizione, oltre naturalmente allo stretto legame tra la patogenicità e la concentrazione del patogeno. Sono maggiormente colpiti da infezione gli impianti idrici quando hanno un cammino “tortuoso”, perché favoriscono il ristagno di acqua e la formazione del biofilm, gli impianti di climatizzazione dell’aria (torri di raffreddamento, sistemi condizionamento dell’aria e di ventilazione, ecc.), le apparecchiature per la terapia respiratoria assistita e le vasche di idromassaggio in cui l’acqua calda favorisce lo sviluppo del batterio e il gorgoglio ne favorisce la diffusione, piscine alimentate con acqua dolce, vasche e fontane decorative con getti d’acqua, in cui l’acqua viene spruzzata nell’aria con getti meccanici ed è poi raccolta in vasche artificiali. Sono spesso segnalati anche diversi casi di infezione in neonati (vasche del parto) e in pazienti con ferite chirurgiche (a causa di aspirazione, instillazione e/o aerosolizzazione di acqua contaminata durante la terapia respiratoria) (Fields et al., 2002).
Patogenesi e clinica delle polmoniti da Legionella La Legionellosi si può manifestare sia in forma di polmonite, sia in forma febbrile extrapolmonare o in forma subclinica. L’infezione si verifica quando piccole particelle di aerosol, contenenti germi viventi in fase replicativa, vengono
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Legionella pneumophila si “nasconde” nei biofilm ambientali, consorzi di comunità microbiche complesse (Batteri, Protozoi, Nematodi, Miceti) con cui vive in associazione: nei biofilm L. pneumophila è in grado di sfruttare i metaboliti e si protegge dalle variazioni fisico-chimiche (temperatura, ossigeno, biocidi). Il microorganismo ha la capacità di moltiplicarsi nell’acqua (specialmente in quella calda) dei sistemi di distribuzione dell’acqua potabile, sia di grandi dimensioni (ospedali, alberghi, ecc.) sia di piccole dimensioni (abitazioni private). Le sezioni caldo-umide dei sistemi di raffreddamento per il condizionamento dell’aria e gli umidificatori dell’aria stessa nei sistemi di ventilazione costituiscono una nicchia ecologica rilevante quali veicoli di diffusione di Legionella spp. La sola presenza di questi batteri non costituisce tuttavia pericolo per le persone: Legionella diviene pericolosa ad alte dosi infettanti (103 UFC/L) e si diffonde soprattutto mediante l’acqua nebulizzata, ossia tramite la formazione di microgocce di aerosol: gocce di diametro inferiore a 5μm sono più pericolose, poiché raggiungono facilmente le basse vie respiratorie.
Legionella nell’ambiente: impianti e processi a rischio
Figura 1. Batterio Legionella Pneumophila.
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SCIENZE inalate da un soggetto recettivo. Le polmoniti da Legionella comportano una letalità media del 10%, che può arrivare fino al 30-50% nel caso di infezioni ospedaliere, e, come premesso, si presenta come una polmonite acuta difficilmente distinguibile da altre forme di infezioni respiratorie acute delle basse vie aeree. La malattia, dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 10 giorni (in media 5-6 giorni), ha esordio brusco con malessere, cefalea, febbre e osteoartralgie, tosse lieve, non produttiva, che si accentua con il comparire dei sintomi respiratori. A volte possono essere presenti sintomi gastrointestinali, neurologici e cardiaci. Sebbene non vi siano caratteristiche cliniche che permettano di distinguerla da altre forme atipiche o batteriche di polmonite, il coinvolgimento degli organi extrapolmonari è specifica per la Legionellosi e una diagnosi clinica presuntiva può essere fatta sulla base di una corretta associazione di segni e sintomi chiave (Fields et al., 2002).
Modalità di trasmissione e fattori predisponenti La catena di trasmissione della Legionellosi può essere schematizzata con il susseguirsi di vari eventi: serbatoio ambientale, fattori di amplificazione, meccanismi di trasmissione, virulenza, intensità dell’esposizione, suscettibilità dell’ospite. A tutt’oggi non è dimostrato che la malattia si possa contrarre bevendo acqua contaminata e sembra esclusa la trasmissione diretta tra uomo e uomo. Fattori predisponenti la malattia sono comorbosità (broncopneumopatia cronica, immunosoppressione, neoplasie, insufficienza renale e/o cardiaca, diabete), età avanzata, (> 50 anni, la casistica aumenta con l’età), sesso maschile, tabagismo e alcolismo, ritardato inizio della terapia antibiotica specifica (Bartram J. et.al. 2007).
Prevenzione La normativa specifica in Italia è stata definita nel 2000, e aggiornata nel 2015, con la Conferenza permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano che in data 4 Aprile 2000 ha ratificato le “Linee guida per la prevenzione ed il controllo della Legionellosi”. Tali Linee Guida costituiscono il documento base con le indicazioni per l’accertamento dei casi di Legionella e per la messa in atto delle misure preventive e di controllo. Sia a livello pubblico, che privato, sarebbe opportuno effettuare regolarmente una accurata pulizia e disinfezione dei filtri dei condizionatori, decalcificare i rompigetto dei rubinetti e dei diffusori delle docce, sostituire le guarnizioni ed altre parti usurate, eseguire periodicamente lo svuotamento, la pulizia e la disinfezione dei serbatoi di accumulo dell’acqua. Per le strutture ricettive è opportuno procedere ad una pulizia completa dei serbatoi, della rubinetteria e delle docce e, cosa assolutamente necessaria, far defluire a lungo l’acqua da tutti i rubinetti (Conferenza Stato-Regioni, 2015).
Epidemiologia nel mondo ed in Europa Le Polmoniti da Legionella spp sono considerate un problema emergente in Sanità Pubblica, tanto che sono sottoposte a sorveglianza speciale da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dell’ELDSNet (European
Legionnaires’ Disease Surveillance Network), e dell’ ISS (Istituto Superiore di Sanità), che ha istituito dal 1983 il Registro Nazionale della Legionellosi. La Legionellosi presenta un’ampia distribuzione a livello mondiale e si stima sia causa del 2-15% di tutti i casi di polmoniti comunitarie che richiedono il ricovero in ospedale, ed è classificata tra le malattie trasmissibili con obbligo di denuncia. Negli Stati Uniti, si registrano in media da 8.000 a 18.000 casi di polmoniti da Legionella ogni anno. Oltre l’80% dei casi sono sporadici durante tutto l’anno, il resto si verifica in focolai durante l’estate e ad inizio autunno. In Europa, nell’anno 2017, l’ECDC ha segnalato 9238 casi accertati (1,4 casi/100.000 abitanti) di polmoniti d Legionella, nei 30 paesi europei che hanno partecipato alla stesura del report: rispetto all’anno 2015, con il numero di casi di Legionellosi in Europa tra i più alti finora osservati, nel corso del 2017 c’è stato un incremento ulteriore di circa il 30% (nel 2015 sono stati notificati circa 6600 casi). I paesi che raccolgono la maggior quantità di casi notificati nel 2015 (68%), sono Francia, Germania, Italia, e Spagna. Come negli anni precedenti, il 69% dei casi di polmoniti da Legionella sono di origine comunitaria, il 21% è associata ai viaggi (Travel Associated Legionnaires Disease, 37% in più rispetto al 2016), l’8% di origine nosocomiale o legata all’assistenza sanitaria. La distribuzione dei casi per mese ha raggiunto un picco tra giugno e ottobre, raccogliendo il 58% dei casi notificati. La notifica dei casi è maggiore nei soggetti anziani (> 65 anni) ed gli individui di sesso maschile risultano maggiormente colpiti (ECDC, 2019).
Casistica in Italia In base ai dati riportati dal Report annuale sulla Legionellosi in Italia, all’ISS nel 2017 risultano 2014 casi confermati di polmoniti da Legionella. Il 78% dei casi è stato notificato da 6 Regioni del centro-nord Italia (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Piemonte), il 22% dalle restanti Regioni e Province Autonome (PA). Per quanto attiene all’incidenza della patologia nel 2017, risulta un incrementata rispetto all’anno precedente (33,2 casi/1.000.000 di abitanti). Tuttavia, si osserva un gradiente Nord-Sud con valori pari a 50 casi per milione al Nord, 35 per milione al Centro e circa 10 per milione al Sud. Quasi l’80% dei casi di polmoniti da Legionella sono di origine comunitaria, il 11,9 % è legata ai viaggi (Travel Associated Legionnaires Disease), meno del 10% di origine nosocomiale o legata all’assistenza sanitaria. Circa il 50% dei pazienti affetti da Legionellosi presentava altre patologie concomitanti, prevalentemente di tipo cronico-degenerativo (diabete, ipertensione, broncopatia cronico-ostruttiva, 75,8%) e neoplastico (15,9%). Le caratteristiche dei pazienti notificati in Italia ricalcano quelle degli anni precedenti: l’età media è di 63 anni, con circa il 67% dei casi con età superiore ai 60 anni. Il 69,1% dei casi di Legionellosi è di sesso maschile e il rapporto maschi/femmine è 2,2:1. La letalità dei casi comunitari è pari al 10,1%: se si valutano esclusivamente le Legionellosi di origine nosocomiale, la letalità ammonta al 51,1% (Rota, M.C. et al., 2018). I casi di polmoniti da Legionella in turisti stranieri che hanno visitato l’Italia sono stati 206 in crescita rispetto ai Il Giornale dei Biologi | Marzo 2019
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Figura 2. Le 5 fasi di sviluppo del biofilm di Legionella. Fonte: D. Monroe. “Looking for Chinks in the Armor of Bacterial Biofilms”. PLoS Biology 5 (11, e307).
report precedenti: i turisti provenivano principalmente da Germania (22,8 %), Olanda (10,6%), Regno Unito (10,6%), Svizzera (10,2%), Austria (8,7%)(Rota, M.C. et al., 2018).
to più che l’isolamento frequente della Legionella dagli impianti idrici e di condizionamento ed i fattori predisponenti legati all’ospite rendono ragione di una diffusione dell’infezione che è molto maggiore di quanto risulti ai sistemi di sorveglianza. Molto lavoro deve essere effettuato nell’ambito della prevenzione, per contenere la contaminazione degli impianti idrici, principalmente nei reparti al alto rischio (strutture nosocomiali). La chiave per la gestione ottimale delle emergenze è rappresentata proprio dalla sorveglianza, alla base del risk management della Legionellosi: quanto più efficace risulterà la sensibilizzazione al rischio, l’approccio standardizzato alla segnalazione dei casi e la idonea messa in atto dei giusti protocolli di sanificazione, tanto minore risulterà la casistica della patologia, nonché la rapida applicazione delle strategie di gestione delle epidemie.
Le epidemie più recenti Negli ultimi anni risultano molteplici le epidemie da Legionellosi notificate e le difficoltà nella diagnosi, soprattutto nell’identificazione delle sorgenti di infezione. Basti pensare ai focolai epidemici (oltre 40 casi) segnalati a Parma (zona Montebello del quartiere Cittadella di Parma) tra l’agosto e l’ottobre del 2016, in cui è risultata ostica non solo la caratterizzazione de ceppo batterico, ma anche la determinazione della sorgente dell’infezione (Repubblica Parma, 2016). Focolai epidemici che sono ripresentatisi a Parma - nella zona sud/sud-est della città - nel dicembre del 2018, suscitando nuovamente clamore (Repubblica Parma, 2018). Estreme difficoltà nella identificazione della sorgente di infezione sono state riscontrate anche per la gestione dell’epidemia di Legionellosi a Bresso (Milano) tra giugno e luglio 2018, con quasi 52 casi accertati e 4 decessi (Il Messaggero, 2018). Preoccupante la più recente epidemia di polmonite – settembre 2018 – riconducibile ad infezione da Legionella (39 casi confermati di Legionellosi), verificatasi a Brescia (Calvisano, Montichiari, e Carpenedolo), con oltre 150 casi di polmoniti denunciati. I risultati delle indagini svolte dall’ATS di Brescia sulle torri di raffreddamento di due aziende, le Acciaierie di Calvisano e la Gkn Wheels di Carpenedolo, hanno confermato la positività a Legionella, circoscrivendo la sorgente dell’infezione a quella zona (Il Giornale di Brescia, 2018).
Considerazioni Legionella pneumophila non è, come da “psicosi” recenti, un microorganismo sconosciuto o atipico in Italia: alte sono le notifiche e bassa la sensibilizzazione al rischio. Tan-
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Bibliografia 1. Bartram, J, Chartier, Y, Lee, JV, Pond, K, and Surman-Lee, S. 2007. Legionella and the prevention of legionellosis. World Health Organization Press, Geneva, Switzerland. 2. Cunha, Burke A., Almudena Burillo, Emilio Bouza. 2016. Legionnaires' disease. The Lancet , Volume 387 , Issue 10016 , 376–385. 3. Conferenza Stato-Regioni. 2015. Linee guida per la prevenzione ed il controllo della Legionellosi Seduta del 7 maggio 2015. 4. ECDC - European Centre for Disease Prevention and Control. Legionnaires' disease - Annual Epidemiological Report for 2017. ECDC, Stockholm; 2019| https://ecdc.europa.eu/en/publications-data/legionnaires-disease-annual-epidemiological-report-2017. 5. Fields B. S., Benson R. F., Besser R. E. 2002. Legionella and Legionnaires' Disease: 25 Years of Investigation. Clinical Microbiological Reviews. ASM, p. 506–526. 6. Il Giornale di Brescia. 2018. Polmonite, legionella confermata in due aziende della Bassa. Fonte: https://www.giornaledibrescia.it/bassa/polmonite-legionella-confermata-in-due-aziende-della-bassa-1.3302816 7. Il Messaggero. 2018. Legionella, i contagiati a Bresso diventano 40. Fonte: https:// www.ilmessaggero.it/primopiano/sanita/legionella_ultime_notizie_bresso-3883022. html. 8. Repubblica Parma. 2016. Legionella a Parma, batterio trovato in un'abitazione. Regione: "Emergenza nel quartiere finita". Fonte: https://parma.repubblica.it/cronaca/2016/10/21/news/legionella_a_parma_
batterio_trovato_anche_in_un_abitazio-
ne-150303082/. 9. Repubblica Parma. 2018. Legionella a Parma: avviati i controlli per individuare la causa del contagio. Fonte: https://parma.repubblica.it/cronaca/2018/12/06/ news/legionella_a_parma_avviati_i_controlli
_per_individuare_la_causa_del_conta-
gio-213574338/. 10. Rota, M.C., Caporali M.G., Bella A., Scaturro M., Giannitelli S., e Ricci M.L. 2018. Rapporto annuale sulla legionellosi in Italia nel 2017. Not Ist Super Sanità 2018;31(9):7-12.
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Contributo della ricerca forestale alla bioeconomia Una strategia che si basa su un più efficiente uso e riutilizzo delle risorse di Alessandro Paletto*, Elisa Pieratti* e Silvia Bernardi*
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l concetto di (bio)economia circolare si è diffuso nell’ultimo decennio, prima all’interno della comunità scientifica e in seguito in politica. Questo concetto integra nella definizione classica di economia circolare gli aspetti tipici e le peculiarità della bioeconomia mettendoli in relazione gerarchica tra loro (LOISEAU et al. 2016). L’economia circolare pone l’accento sull’uso più efficiente e sul riutilizzo e rigenerazione delle risorse; mira ad un basso consumo di energia, basse emissioni di sostanze inquinanti ed alta efficienza dei processi (UNEP 2006). Le basi teoriche della bioeconomia si devono al lavoro di GEORGESCU-ROEGEN (1977) che nella sua “teoria bioeconomica” ha messo in luce i limiti di natura entropica a cui è soggetto il processo di crescita economica. La bioeconomia è definita, secondo quanto riportato dal Global Bioeconomy Summit del 2015, come la produzione basata sulla conoscenza e l’utilizzo di risorse biologiche, dei processi e dei principi biologici innovativi per fornire beni e servizi in modo sostenibile a tutti i settori economici. Nel 2012, l’UE ha adottato l’“Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe” il cui principale obiettivo è assicurare la crescita economica e il soddisfacimento dei bisogni sociali attraverso un uso sostenibile delle risorse bio-
* Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), Centro di ricerca Foreste e Legno, Trento.
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logiche rinnovabili. All’interno delle risorse biologiche rinnovabili, la EU Bioeconomy Strategy include la produzione sostenibile di risorse rinnovabili derivanti da terra, pesca e acquicoltura e la loro trasformazione in cibo, fibre e bioenergia. Alla fine del 2016, in linea con le disposizioni comunitarie, è stata presentata la prima bozza di “Strategia italiana per la Bioeconomia” nella quale sono stati individuati tre macro-settori (agroalimentare, bioeconomia marina, foreste e bioindustria) e una serie di obiettivi e priorità per ciascun settore. La “Strategia italiana per la Bioeconomia”, pubblicata in forma definitiva nel 2017, si allinea a quanto già fatto da altri paesi dell’UE nel corso degli ultimi cinque anni. Tale strategia rappresenta un testo di fondamentale importanza per i futuri studi in materia, al cui interno è stato enfatizzato il ruolo del settore foresta-legno e della ricerca scientifica in ambito forestale per accrescere la competitività del nostro Paese.
Il ruolo delle foreste a favore della bioeconomia circolare Nell’ambito della bioeconomia circolare, il settore foresta-legno, con specifico riferimento alla produzione di bioenergia (biomasse legnose ad uso energetico) e alla trasformazione del legno per la produzione di bio-materiali, ha un ruolo di primaria importanza. L’impatto della bioeconomia è stato recentemente stimato in circa 2 trilioni di euro l’anno e 22 milioni di posti di lavoro, corrispondenti al 9% della forza lavoro dell’UE (HETEMÄKI 2014); mentre, in riferimento all’Italia, il valore della bioeconomia è di circa 251 bilioni di euro con 1 milione e 700mila addetti impiegati
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© Reddogs/www.shutterstock.com
(INTESA SANPAOLO 2015). Il settore foresta-legno rappresenta uno dei settori chiave all’interno della bioeconomia. Per quanto concerne l’UE-28 il 42,4% della superficie territoriale complessiva è coperta da foreste con dei prelievi annui di 340 milioni di m3 di legname a uso industriale e 93 milioni di m3 di legna ad uso energetico (EUROSTAT 2013). Quest’ultimo dato mette in evidenza come le biomasse legnose da foresta rappresentino una delle principali fonti energetiche rinnovabili dell’UE con ampie possibilità di crescita nei prossimi decenni. In tal senso, alcuni recenti studi hanno evidenziato le potenzialità future delle biomasse forestali a uso energetico stimando che il potenziale di legna dalle foreste europee potrebbe variare tra i 625 e gli 898 milioni di m3 nel 2030, a fronte di una crescita della domanda energetica (MANTAU et al. 2010).In Italia, il settore foresta-legno, comprensivo delle cartiere, rappresenta circa il 15% del valore totale e il 16% della forza lavoro nel sistema complessivo della bioeconomia. Questo dato è influenzato principalmente da due fattori: l’elevata superficie forestale, corrispondente al 34,7% della superficie territoriale, e l’importanza delle imprese di trasformazione del legname nel contesto nazionale con oltre 80mila imprese della filiera foresta-legna e 3.800 imprese di lavorazione della cellulosa. Nonostante questi dati incoraggianti, l’importanza economica del settore foresta-legno è piuttosto limitata nel contesto nazionale – meno dell’1% del PIL – a causa dell’alta percentuale di materia prima legnosa importata dall’estero (circa 80% del legname ad uso industriale e circa 35% della legna ad uso energetico). In questo contesto, pensiamo che sia compito della comunità scientifica nazionale sviluppare ricerche e diffondere innovazioni che consentano di aumentare il valore aggiunto dei residui legnosi derivanti dalle utilizzazioni boschive e dal processo di trasformazione del legno al fine di aumentare la competitività del comparto forestale nazionale.
Sviluppi della ricerca a favore della bioeconomia circolare Al fine di consolidare e incrementare il contributo della bioeconomia circolare a favore della crescita economica e della creazione di nuove opportunità lavorative (green jobs), la ricerca scientifica dovrà svolgere sempre più un ruolo strategico come enfatizzato, anche, dalla Strategia Italiana per la Bioeconomia. In tal senso, le linee di ricerca forestale che a nostro avviso dovrebbero essere rafforzate riguardano principalmente: 1) la valutazione biofisica ed economica degli impatti ambientali e dell’efficienza del processo di utilizzo dei residui legnosi per la produzione di bioenergia; 2) le sperimentazioni nell’impiego dei residui legnosi per la produzione di bio-materiali dall’elevato valore aggiunto (bio-tessuti e bio-pla-
stiche). In riferimento a quest’ultimo filone di ricerca, la produzione delle cosiddette wood-shirt o tree-shirt, realizzate impiegando un filato ottenuto tramite una tecnologia innovativa che permette di passare direttamente dalle fibre di legno al filato senza l’utilizzo intensivo di prodotti chimici e con un risparmio di acqua e energia dell’80%, può rispondere ad una crescente domanda di prodotti eco-friendly da parte dei consumatori. Attualmente l’esempio più interessanti è quello sviluppato dall’azienda finlandese Spinnova Ltd. che ha messo a punto un metodo di produzione di un filato a partire da fibre lunghe di legno ricavate da abete, pino, larice, betulla, pioppo e ontano. In futuro, sarebbe interessate valutare la fattibilità della produzione di un filato di analoghe caratteristiche a partire dai residui legnosi (cippato, corteccia, scarti di lavorazione). Un secondo esempio innovativo è la produzione di plastiche biodegradabile (bio-plastiche) ottenute da materie prime vegetali come valida alternativa alla produzione di plastiche sintetiche derivate dal petrolio. Queste bio-plastiche, che presentano tempi di decomposizione di mesi anziché di anni, sino ad ora sono state prodotte utilizzando come materia prima mais, barbabietole, canna da zucchero, canapa o lino. Alla fine degli anni ’90, è stato messo a punto da un team di ricerca tedesco il liquid wood (nome commerciale Arboform) composto da un 30% di lignina, un 60% di fibre di cellulosa e additivi. Questo prodotto è stato sperimentato con successo per la creazione di oggetti tradizionalmente prodotti con policarbonato, polipropilene o fibre composite (caschi da moto, sedie, oggettistica varia). In futuro, queste tematiche di ricerca dovranno essere sviluppate e implementate anche nel contesto italiano al fine di fornire un’alternativa dall’elevato valore aggiunto all’impiego dei residui legnosi nella produzione di bioenergia.
Bibliografia EUROSTAT (2013). Pocketbook on agriculture, forestry and fishery statistics - An overview of the agricultural sector in figures. Luxembourg: Eurostat. GEORGESCU-ROEGEN N(1977). Bioeconomics: A new look at the nature of the economic activity. In: JUNKER L (ed.) The Political Economy of Foodland Energy. Ann Arbor, University of Michigan. pp. 105-134. GIORGI S, LAVAGNA M, CAMPIOLI A (2017). Economia circolare, gestione dei rifiuti e Life Cycle Thinking: Fondamenti, interpretazioni e analisi dello stato dell’arte. Ingegneria dell’Ambiente 4(3): 263-276. HETEMÄKI L (ed.) 2014. Future of the European Forest-Based Sector: Structural changes towards bioeconomy. What Science Can Tell Us 6. European Forest Institute. Joensuu. 108 pp. INTESA SANPAOLO (2015). La bioeconomia in Europa. 2° Rapporto. Direzione Studi e Ricerche, Intesa Sanpaolo, Federchimica, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie. LOISEAU E, SAIKKU L, ANTIKAINEN R, DROSTE N, HANSJÜRGENS B, PITKÄNEN K, LESKINEN P, KUIKMAN P, THOMSEN M (2016). Green economy and related concepts. Journal of Cleaner Production 139: 361-371. MANTAU U, SAAL U, PRINS K, STEIERER F., LINDNER M., VERKERK H, EGGERS J, LEEK N, OLDENBURGER J, ASIKAINEN A (2010). EUwood - real potential for changes in growth and use of EU forests. Final report. Hamburg. STAHEL W (1976). The potential for substituting manpower for energy. In: EU Commission Report, Jobs for Tomorrow. Vantage Press, New York. UNEP (2006). Circular Economy: An Alternative for economic development. Parigi: UNEP DTIE.
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ECM Questo articolo dà la possibilità agli iscritti all’Ordine di acquisire 3 crediti ECM FAD attraverso l’area riservata del sito internet www.onb.it.
Diabete mellito di tipo 2: nutrizione e movimento Ruolo dell’educazione alimentare nella definizione del percorso terapuetico e nel miglioramento della qualità della vita dei pazienti con diabete di tipo 2 nella regione Campania di Valeria Di Onofrio2, Francesca Gallè1, Mirella Di Dio1, Patrizia Belfiore1 e Giorgio Liguori1
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n tutti i paesi industrializzati, la patologia diabetica mostra una chiara tendenza ad un aumento sia dell’incidenza che della prevalenza. L’aumento di quest’ultima, in particolare del diabete mellito tipo 2 (T2DM) - legata soprattutto all’aumento dell’età media della popolazione e al cambiamento degli stili di vita - ha portato l’OMS a definirla vera e propria “epidemia” (World Health Organization; Wild S, 2004; Shaw JE, 2010). Le persone affette da diabete nel mondo sono oltre 400 milioni, circa 300 milioni in più rispetto al 1980. Se tale trend si manterrà nel tempo, nel 2025 saranno oltre 700 milioni e ciò comporterà un ulteriore aumento dei costi correlati, giunti oggi a 825 miliardi di dollari l’anno (NCD Risk Factor Collaboration, 2016; GBD 2015 Disease and Injury Incidence and Prevalence Collaborators, 2016). Il T2DM è associato ad una diminuita qualità della vita, soprattutto a causa delle gravi complicanze, che possono ridurre l’aspettativa di vita anche di 10 anni (Roper, 2001; Gregg EW, 2007). In Italia oggi sono 3,6 milioni le persone affette da diabete (di cui oltre il 90% da T2DM), vale a dire
Dipartimento di Scienze Motorie e del Benessere; Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. 1 2
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il 6,2% della popolazione. A questi va aggiunta la quota di coloro che, pur essendone affetti, non ne sono a conoscenza (Consoli, 2014; Nicolucci, 2014). Secondo dati ISTAT, in Regione Campania la prevalenza del diabete nel 2015 si attestava al 6,7%, tra le più alte d’Italia (Annuario statistico italiano 2015). La lotta al diabete passa necessariamente per il miglioramento della qualità delle cure, intese non solo come supporto farmacologico ma anche come promozione di corretti stili di vita, in primo luogo di una corretta alimentazione a cui si associno appropriati programmi di esercizio fisico, in particolare di Attività Fisica Adattata (AFA). Appare dunque prioritario intervenire sullo stile alimentare attuando programmi di educazione nutrizionale, meglio se integrati in un intervento di tipo interdisciplinare, come raccomandato dalle linee guida per la cura e la gestione del diabete mellito (AMD- SID, 2014), che possano informare i soggetti che ne sono affetti sui principi della sana alimentazione e benefici derivanti, così da motivarli a migliorare le condotte alimentari (Ley, 2014; England, 2014). L’importanza di siffatti interventi di educazione e promozione della salute è stata ribadita anche dal Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, che pone il diabete fra le priorità del Sistema Sanitario Nazionale (http://www.salute.gov.it/ imgs/C_17_ pubblicazioni_2285_allegato.pdf). Con tali premesse nel 2012 è stato avviato nella regione Campania il Progetto «Counselling motorio ed attività
ECM fisica adattata quali azioni educativo- formative per ridefinire il percorso terapeutico e migliorare la qualità di vita del paziente con diabete mellito di tipo 2», finanziato dal Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CCM) e finalizzato alla realizzazione di un modello socio-assistenziale basato sull’introduzione di programmi di counseling nutrizionale e motorio e AFA nel percorso terapeutico delle persone con T2DM (http://www.ccm-network. it/progetto.jsp?id=node/1818&idP=740). Nell’ambito di tale progetto si colloca la presente esperienza, dedicata a promuovere la salute tra soggetti diabetici attraverso un intervento mirato di educazione alimentare, al fine di verificarne l’efficacia nel migliorare condizioni©diReddogs/www.shutterstock.com salute e qualità di vita.
Materiali e metodi
Popolazione studiata e campionamento Il progetto, di durata biennale, ha previsto l’arruolamento di pazienti con T2DM di età compresa tra 50 e 70 anni, esenti da comorbidità severe, ed il loro avviamento a percorsi di educazione nutrizionale. Il reclutamento è avvenuto nel biennio 2013-2014 a cura di Medici di Medicina Generale (MMG) e diabetologi afferenti a cooperative operanti a Napoli e provincia. Le attività hanno avuto una durata di 9 mesi durante i quali i pazienti sono stati monitorati dal punto di vista nutrizionale e clinico-metabolico. Coloro che hanno aderito sono stati avviati al programma di educazione nutrizionale (Gruppo Intervento = GI); i non aderenti hanno costituito il Gruppo Controllo (GC). A tutti è stato chiesto di firmare preliminarmente il consenso informato. Per ogni paziente è stata predisposta, a cura dei sanitari, una scheda contenente: dati anagrafici (età, sesso, grado di istruzione, posizione lavorativa), parametri antropometrici (BMI, circonferenza vita, circonferenza fianchi) ed endocrino-metabolici (pressione arteriosa, frequenza cardiaca, glicemia, HbA1c, colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi, creatininemia). L’intervento educazionale I soggetti del GI hanno partecipato con cadenza trimestrale ad incontri di gruppo con un esperto nutrizionista. Nel corso dei colloqui periodici è stato somministrato un questionario sulle abitudini e condotte alimentari, composto da 29 domande, validato in un precedente Progetto CCM (www.ccm-network.it/progetto.jsp?id=node/1245&idP=740). Tale strumento ha permesso di analizzare la tipologia e il consumo quotidiano di alimenti a colazione, spuntini, pranzo e cena. Per ogni alimento veniva offerto uno score da “modica quantità” a “grande quantità”, che consentiva di rilevare eventuali errori qualitativi e quantitativi, allorquando comparati con i livelli raccomandati. Sulla base delle informazioni fornite sui consumi, è stata altresì valutata e comparata, per singolo paziente, la quantità media giornaliera di ciascun alimento, il consumo medio calorico, la suddivisione in micro- e macronutrienti e la ripartizione calorica tra i pasti durante la giornata con il software di anamnesi alimentare WinFood7®. Inoltre, durante gli incontri di gruppo è stata discussa l’importanza dell’alimentazione ed è stato spiegato come essa potesse
rappresentare un fattore di rischio, ovvero di prevenzione, per la patologia diabetica. Sono state fornite informazioni circa i principi di base della dieta mediterranea, le classi di macro e micronutrienti, la suddivisione dei pasti nell’arco della giornata e le scelte alimentari cui indirizzarsi quotidianamente, mediante l’ausilio di fotolibri contenenti esempi di pasti, nonché la corretta interpretazione delle etichette alimentari. Un siffatto intervento ha inteso promuovere comportamenti coerenti con un modello di vita salutare, finalizzato al benessere del paziente con diabete tipo 2, coinvolgendolo nelle scelte alimentari, consapevole e parte attiva del percorso terapeutico, fornendogli al contempo strumenti utili al controllo del peso corporeo e al mantenimento dell’omeostasi glucidica. Analisi statistica Le risposte ai questionari sulle abitudini e condotte alimentari e sulla qualità di vita del GI e GC, ad inizio e fine programma, sono state analizzate attraverso il test del χ2. Il test t di Student e l’analisi della varianza (ANOVA) sono stati applicati per il confronto dei parametri endocrino-metabolici (e loro variazioni) tra GI e GC ad inizio (t0) e termine (t1) dell’intervento. Si è considerato p=0,05 quale livello di significatività statistica. Le elaborazioni sono state effettuate con software IBM SPSS statistics versione 22.
Risultati
Partecipazione e caratteristiche socio-demografiche dei partecipanti Dei 512 pazienti invitati a partecipare al programma, 213 hanno aderito e, di questi ultimi, 69 (percentuale di aderenza 32,4%) lo hanno portato a termine (GI = 47M e 22F; età media 64±5,57); 210 tra coloro che invece non hanno aderito sono stati arruolati quali controlli (GC = 108M e 102 F;
Tabella 1. Caratteristiche socio-demografiche del Gruppo di Intervento (GI) e del Gruppo di Controllo (GC).
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Tabella 2. Principali abitudini e condotte alimentari del Gruppo di Intervento (GI) e del Gruppo di Controllo (GC) a t0 e t1.
età media 65±7,46). La Tabella 1 mostra le caratteristiche socio-demografiche dei due gruppi. Questionario sulle abitudini e condotte alimentari In Tabella 2 sono riportate le 5 domande alle quali i soggetti del GI hanno fornito differenze significative tra risposta a t0 e t1. Per contro, nessuna significatività statistica è segnalata tra le risposte fornite dal GC a t0 e t1 ai 29 quesiti del questionario (dati non riportati).
Tabella 3. Consumo di nutrienti e distribuzione delle calorie tra i pasti del GI a t0 e t1.
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In particolare, si è ridotto il consumo di zucchero bianco ed è aumentato quello di zucchero di canna integrale; è scomparso il consumo del fruttosio (p = 0,05) e si è radicata in maniera evidente l’abitudine ai cinque pasti giornalieri (p = 0,006). Risulta raddoppiato il ricorso alla frutta come spuntino (p = 0,004) ed è aumentato il consumo abituale di pesce (p = 0,004). Si è dimezzato il consumo di gelati e ridotto quello di aranciata amara; risultano in crescita le scelte verso alimenti poco calorici quali spremute d’arancia e ghiaccioli (p = 0,02). Inoltre, per quanto con valori di p non statisticamente significativi, è segnalato come l’abitudine a fare colazione, già elevata a t0 (95,7%), sia ulteriormente migliorata (100%) (p = 0,08) a fine intervento. É aumentato il consumo della frutta di stagione e dei legumi (p = 1,48), mentre si è ridotto quello della carne (p = 0,32), di salumi, formaggi e di prodotti da forno conditi con olio o strutto; ridotto altresì il consumo di zuccheri semplici, sotto forma di caramelle, e ancor più quello di alcolici lontano dai pasti (p = 1,82) (dati non tabellati). In tabella 3 sono riportati i risultati, relativi ai consumi di nutrienti e alla distribuzione delle calorie tra i pasti dei soggetti del GI a t0 e t1. Al termine dell’intervento si sono ridotte le kcal totali, mentre è risultato pressoché invariato l’apporto di fibre, comunque sempre inferiore a quanto raccomandato (AMDSID, 2014). Tuttavia, per quanto riguarda la distribuzione in macronutrienti, le percentuali di carboidrati, proteine e lipidi a t1 risultano adeguate alle indicazioni delle linee guida. Il rapporto tra amido e carboidrati semplici (a t0 a favore dei secondi) a t1 risulta più equilibrato, seppure non ottimale; si è ridotta notevolmente la quota di grassi saturi. La suddivisione delle calorie tra i pasti dopo 9 mesi è più vicina a quella consigliata ai fini di un’alimentazione equilibrata. Nel GC non sono rilevate variazioni significative nel confronto tra le medie delle risposte fornite a inizio e termine dell’intervento (dati non riportati). Parametri antropometrici ed endocrino-metabolici Al termine dei 9 mesi sono complessivamente migliorati tutti i parametri antropometrici ed endocrino-metabolici dei pazienti del GI, segnalati in tutti i casi migliori di quelli rilevati nei pazienti del GC (Tabella 4). All’arruolamento, i soggetti di entrambi i gruppi presentavano un valore medio di BMI che li collocava nella fascia dell’obesità primaria (GI 31,26±9,47; GC 33,35±11,4). Al termine del programma, sebbene il BMI medio in entrambi i gruppi si sia generalmente ridotto, solo in quelli del GI è rientrato nella fascia del sovrappeso (26,85±2,74; p = 0,01). La circonferenza vita media a t0, nei maschi e nelle femmine del GI e del GC, risulta superiore ai valori soglia stabiliti dall’OMS (80 cm per le donne e 94 cm per gli uomini). A t1 tali valori medi si sono ridotti in entrambi i sessi ed in entrambi i gruppi, ma solo per i maschi del GI sono
ECM rientrati nei valori raccomandati dall’OMS (p = 0,00). Nei soggetti del GC non sono segnalate differenze significative tra l’inizio e la fine del programma per alcun parametro endocrino-metabolico, a differenza di quanto osservato nel GI (p ≤ 0,05 per BMI, glicemia, giro vita, pressione sistolica e diastolica). I risultati del test ANOVA indicano che sono significative la maggior parte delle differenze di tali parametri tra GI e GC.
Discussione
portato nel questionario (Pan, 2011), così come all’aumento del consumo di prodotti ittici. Il BMI medio dei pazienti passato in 9 mesi da valori di obesità di primo grado a valori di sovrappeso nel GI, e non modificato nel GC, sembra essere l’indicatore più probante della efficacia dell’intervento. La principale criticità riscontrata è rappresentata dalla significativa perdita dei partecipanti al follow-up; come riportato solo il 36,3% delle persone che avevano aderito hanno partecipato alle attività per tutti i 9 mesi previsti. I motivi di un tale importante drop-out possono essere imputati alla scarsa incisività di arruolamento e motivazione dei medici, al supporto non adeguato da parte degli operatori, ovvero a disagi di tipo logistico, dovuti a problematiche familiari/personali non sempre di facile definizione e soluzione. Il coinvolgimento attivo e l’interconnessione tra le diverse figure coinvolte (medici, educatori, allenatori) risulta decisivo nell’accompagnare e sostenere attivamente le persone nell’adozione di uno stile di vita più attivo e salutare. La realizzazione di interventi di formazione sui metodi dell’educazione alla salute indirizzati ai professionisti, sanitari e non, con cui i pazienti si trovano ad interagire potrebbe aiutare nel ridurre le dimensioni di un così significativo abbandono. Le modifiche dei parametri antropometrici ed endocrino-metabolici riscontrate tra i partecipanti alle attività hanno tuttavia evidenziato l’efficacia del programma, che si configura come un valido intervento di prevenzione terziaria trasferibile al territorio. Il coinvolgimento delle Istituzioni, non solo sanitarie, che possano far proprio e prioritario l’obiettivo della salute del cittadino, costituisce il punto di forza del progetto, che mira a sottolineare l’importanza della prevenzione e della promozione della salute nel miglioramento della qualità di vita dei pazienti diabetici. Risulta evidente come l’intervento descritto non possa prescindere da una rete collaborativa in cui le diverse componenti operino in grande sinergia e con pari efficienza nell’ottica di obiettivi comuni. La presa in carico della persona con T2DM, in un’ottica di gestione integrata dell’assistenza, deve infatti passare attraverso una rimodulazione
La crescente prevalenza del diabete di tipo 2 rende necessario ed urgente intervenire sugli stili di vita della popolazione, puntando soprattutto su dieta equilibrata e movimento (Watson, 2015; Aguiar EJ, 2014). Una sistematica attività di educazione alimentare, che guidi verso corrette e consapevoli scelte alimentari, associata alla promozione di uno stile di vita attivo, può rappresentare un vero e proprio approccio terapeutico rinnovato e completo, in grado di fornire al paziente strumenti molto efficaci per il controllo della malattia e il miglioramento della qualità di vita. Il presente intervento ha prodotto incoraggianti risultati tra i soggetti che vi hanno partecipato. Infatti, dopo i 9 mesi del programma, evidente è stato il riscontro di significative e positive variazioni dei parametri antropometrici ed endocrino-metabolici, derivanti dalle modificate abitudini e condotte alimentari, rispetto a quelle rilevate tra i non partecipanti. Tra i messaggi meglio recepiti quello sul potere iper-trigliceridemizzante del fruttosio, spesso impiegato in sostituzione del saccarosio perché considerato erroneamente innocuo, che è risultato eliminato dalla dieta a termine del programma, l’abitudine a consumare 5 pasti giornalieri e l’abbandono delle bevande zuccherate implicate seriamente nelle dinamiche della patologia, come segnalato da diversi studi (Malik, 2010; Bray GA, 2014; Park S, 2015). Tra i partecipanti sono migliorati il rapporto tra carboidrati semplici e complessi e l’apporto del contenuto di fibre nella dieta, anche se quest’ultimo non ancora nei valori ottimali. É stata altresì rilevata una notevole riduzione della quota calorica pro-die e il dimezzamento dei livelli di colesterolo e grassi saturi, riscontrati essere il 50% circa di quelli totali ad inizio intervento, con pesanti ricadute, al pari dei carboidrati, sulla progressione della malattia e sulla comparsa di complicanze (Morio, 2016; Ericson U, 2015). Il ridotto apporto di grassi saturi a favore di quelli insaturi, riscontrato dopo 9 mesi di programma, andrebbe correlato al ridotto consumo di carne, soprattutto lavorata, ri- Tabella 4. Confronto intra-gruppo e inter-gruppo tra parametri clinico-metabolici rilevati a t0 e t3
con relativi valori di p.
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ECM del PDTA (Protocollo Diagnostico-Tarapeutico-Assistenziale) che contempli interventi appropriati di promozione ed educazione alla salute, finalizzati al raggiungimento di una migliore qualità di vita attraverso corrette scelte alimentari e una vita attiva. Considerati gli esiti positivi della presente esperienza, si auspica che tale modello, con gli opportuni miglioramenti, possa proseguire ed essere esteso a nuove realtà territoriali e alla gestione di altre cronicità.
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