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Acqua, in Italia 425mila km di reti obsolete

ACQUA, IN ITALIA 425MILA KM DI RETIOBSOLETE Il nostro Paese è il fanalino di coda tra gli Stati Ue per tasso di investimenti nel settore idrico

L’acqua può e deve essere uno dei pilastri nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. È necessario, però, “curare” la rete di distriper un’efficace politica di adattamento al cambiamento climatico a partire dalle città. Occorre intraprendere, però, un percorso concreto di discussione tra tutti i soggetti buzione e puntare gli occhi anche sull’emer- coinvolti per avviare un processo virtuoso genza depurativa, per la quale l’Italia è già che coniughi investimenti, progettazione di stata condannata dall’Unione Europea a pa- qualità e innovazione». gare molti milioni di euro; saremo costretti a Durante la seconda edizione del “Fosborsarne altri se ogni rum Acqua: per un sei mesi accumuliamo ritardi nella messa a Un servizio idrico integrato Servizio Idrico Integrato sostenibile” l’asnorma degli impianti. sostenibile è centrale per sociazione ambientali«Nella discussione sul Recovery plan italia- andare nella direzione prevista sta ha lanciato cinque proposte per conserno - dichiara Giorgio dalle direttive comunitarie vare una risorsa tanZampetti, direttore to preziosa. La prima generale di Legam- prevede l’ammoderbiente - si continua a parlare di progetti namento della rete di distribuzione non solo lontani dai bisogni dell’Italia, come il tunnel per limitare le perdite, e dunque gli sperpesotto lo stretto di Messina o il confinamento ri, ma anche per far calare i volumi prelevati geologico della CO2 nei fondali marini in dalle fonti. Occorre, poi, migliorare gli imalto Adriatico, di fronte la costa ravennate, pianti di depurazione esistenti, molte volte ma non si mettono in inadeguati, sottodiprogramma gli interventi realmente can- Durante il “Forum Acqua: mensionati, programmando e portando tierabili e utili al Paese per un Servizio Idrico Integrato avanti la costruzione e ai cittadini, come i depuratori, gli acquesostenibile” sono state lanciate di altri più efficienti. A ciò bisogna unire dotti o le reti fognarie. 5 proposte per la conservazione la separazione delle

Un Servizio reti fognarie, compleidrico integrato so- tando la raccolta degli stenibile è centrale per andare nella dire- scarichi urbani, dividendo le acque induzione prevista dalle direttive comunitarie, striali e di prima pioggia, per farle arrivare in termini di disponibilità dell’acqua per in strutture che favoriscano il recupero o la le persone, di tutela della risorsa idrica e reimmissione. Riusare la risorsa idrica, difatti, può contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

Un’altra via, per portare a compimento l’economia circolare, è data dagli investimenti su ricerca e sviluppo, che consentono di espandere le tecniche alternative come la fitodepurazione, il riutilizzo delle acque reflue, piovane, industriali, prendendo il via dai digestori anaerobici per trattare i fanghi e la produzione di biometano. «Gli investimenti delle utilities - commenta il vicepresidente di Utilitalia, Alessandro Russo - oggi ammontano a tre miliardi annui e potrebbero salire a circa trenta miliardi nei prossimi cinque anni. Restano aree del Paese in forte ritardo soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono ancora numerose le gestioni comunali “in economia”: ciò si traduce in livelli di servizi e risorse non adeguati, creando iniquità fra diverse parti del Paese. Per colmare il gap infrastrutturale accumulato nei decenni passati, sono necessari ingenti investimenti,

© somsak nitimongkolchai/www.shutterstock.com

il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati. In questo quadro, il Recovery fund può rappresentare una grande occasione: Utilitalia ha raccolto le proposte delle utilities, progetti concreti ripartiti fra transizione verde e digitalizzazione».

Si deve lavorare, in aggiunta, nelle misure per la “riqualificazione idrica” delle aree urbane: oltre a promuovere incentivi e defiscalizzazione, come accade nel campo dell’efficientamento energetico, bisognerebbe stabilire obiettivi di recupero e separazione delle acque bianche e grigie. Indispensabili, per cambiare rotta, i Sistemi di drenaggio sostenibile (SUDS) sostituendo l’asfalto e il cemento con i quali si realizzano piazze, parcheggi e marciapiedi.

La cinquina si completa irrobustendo la rete dei controlli, consolidando il Sistema nazionale di protezione ambientale e approvan do i decreti attuativi previsti dalla legge 132 del 2016. Tutelare le sorgenti dall’inquinamento, inserendo nei piani di monitoraggio pure gli inquinanti emergenti e uniformando in tutta l’Italia l’osservazione costante da parte degli organismi competenti, è una sfida che il nostro Paese deve cogliere per costruire una gestione virtuosa. (G. P.).

I dati Istat

Nel biennio 2018 - 2019 l’Istat ha registrato un calo nei prelievi per uso potabile: 419 litri per abitante al giorno (9,2 miliardi di metri cubi). Ancora rimarchevoli, purtroppo, le perdite della rete idrica: circa 44 metri cubi al giorno per chilometro nei comuni capoluogo di provincia o città metropolitane. In dodici comuni capoluogo di provincia - città metropolitane (soprattutto nel Meridione) sono state prese misure per il razionamento. La maggior parte delle famiglie residenti in Italia (86,6%) è molto o abbastanza soddisfatta del servizio idrico, pur se è cresciuta la spesa mensile familiare per l’acquisto di acqua minerale (+9,4% sul 2015). La quota di nuclei familiari che non si fidano a bere dal rubinetto è del 29%. Era il 40,1% nel 2002. Sono quaranta i comuni senza allaccio alla rete fognaria, circa 394.000 i residenti interessati. È, infine, 37,3% il volume di oro blu immesso nelle reti dei capoluoghi che non raggiunge gli utenti a causa delle dispersioni, un piccolo passo in avanti guardando al 39% del 2016.

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