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Covid-19 e visoni, il dilemma del virus che muta
Mentre il mondo applaude ai molteplici annunci di vaccini in arrivo, c'è un piccolo e simpatico animale che preoccupa gli scienziati impegnati nella lotta contro il Covid-19. È il visone, mammifero che come i furetti, ha registrato casi di infezione da Sars-Cov2 (anche in Italia). In diversi allevamenti del Nord Europa, in particolare in Olanda e Danimarca, tra i paesi principali che operano nel commercio di questi animali e delle loro pelli, sono stati registrati diversi casi di infezione, ma a preoccupare è ora una mutazione del virus che è stata rilevata in alcuni esemplari.
Questa mutazione, o altre che potrebbero essere scoperte in futuro, rischia di complicare l'efficacia dei vaccini finora studiati. Al momento, sostiene il centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc) in un documento di valutazione, la mutazione non sembra aver reso il virus né più contagioso né più aggressivo rispetto a come lo conoscevamo finora, ma non è detto che questo meccanismo possa cambiare nel tempo. C'è infatti ancora molto da studiare per comprendere il rapporto fra virus, visoni e uomo: già lo scorso aprile erano stati segnalati i primi casi in cui il virus poteva trasmettersi dall'animale all'uomo e viceversa. Da allora sempre più casi di infezione si sono registrati in Danimarca, Italia, Olanda, Spagna, Svezia e Usa e il rischio che animali come il visone diventino un serbatoio del virus, è guardato con preoccupazione dall'Oie, l'Organizzazione mondiale per la sanità animale.
In particolare, sotto la lente di ingrandimento è finito un ceppo mutato di SarsCov-2 comparso in alcuni allevamenti di visoni della Danimarca e che avrebbe infettato circa dodici persone. Le varie varianti legate ai visoni hanno infettato sinora più di 200 persone di cui appunto una dozzina sarebbe stata infettata con il virus che ha subito la mutazione chiamata Cluster 5. Proprio pio diminuire l'efficacia dei vaccini in fase di questa mutazione, così come l'aumento di sviluppo, anche se come detto per ora quecontagi tra gli animali, ha spinto il governo sta preoccupazione sembra allontanarsi. Al danese ad autorizzare momento la variante l'abbattimento di 15 danese del coronavimilioni di esemplari, un piano poi sospeso L'Ecdc ha spiegato rus sembra presentare due mutazioni che dopo varie opposi- che la mutazione non ha reso secondo lo Statens zioni, fra cui quelle di attivisti e ambientaliil virus né più forte né più Serum Institute di Copenaghen riguarsti che, proprio come contagioso di prima dano in particolare la in Italia, da tempo ormai famosa proteichiedono uno stop na spike, quella che il generale agli allevamenti di visoni. virus usa per infettare le cellule.
Per ora le attenzioni si concentrano Alcune analisi da parte dell'istituto dadunque sulla mutazione Cluster 5, nel tenta- nese sostengono che le mutazioni possano tivo di capire realmente se possa per esem- ridurre l'efficacia degli anticorpi, ma at-
COVID-19 E VISONI, IL DILEMMA DEL VIRUS CHE MUTA Sars-Cov-2 ha subito delle mutazioni negli animali da laboratorio Cosa c'è da sapere

© Andrii Vodolazhskyi/www.shutterstock.com
tualmente la stragrande maggioranza degli specificando che i rischi legate alle mutaesperti indica che le mutazioni non forni- zioni, per ora, sono decisamente bassi. «È scono particolari motivi di preoccupazione. troppo presto per saltare a conclusioni Per esempio, il sulle implicazioni di genetista Francois queste mutazioni speBalloux, dello University College di La variante danese cifiche» ha detto la responsabile scientifiLondra, ha scritto del coronavirus presenta ca dell'OMS Soumya che a causa dell'ele vato tasso di muta due mutazioni della famosa Swaminathan. Se la questione zione alcune varianti proteina Spike mutazioni offre anpotrebbero essere cora motivi di dubbi già apparse negli es- legati ai vaccini ma seri umani senza far registrare vantaggi o non desta imminenti preoccupazioni, i fatsvantaggi nella diffusione della trasmissio- ti riguardanti i visoni e i furetti stanno però ne. A tal proposito, anche l'Organizzazione portando a ragionare gli scienziati sulla Mondiale della Sanità (OMS) si è espressa possibilità che il virus si diffonda in modo rapido e indipendente nelle popolazioni animali: questo sì che potrebbe essere un problema, dato che visoni e altre specie costituirebbero un rifugio permanente al virus compromettendo la guerra contro il virus in maniera significativa.
Come ha scritto Lars Fischer su Scientific American «supponiamo che il virus sia stato completamente eradicato in una certa regione. Se però continuasse a essere presente negli animali da allevamento o anche negli animali domestici, potrebbe riemergere in qualsiasi momento e in modo improvviso». A questo punto gli animali potrebbero creare nuove epidemie, innescando pericolose reazioni a catena e sul banco degli imputati finirebbero subito gli allevamenti intensivi, enormi serbatoi del virus con migliaia di animali a stretto contatto.
Tutti scenari, questi, che necessitano di lunghi e approfonditi studi - legati per esempio alle mutazioni - in attesa e nella speranza che i vaccini sviluppati facciano il loro corso in maniera efficace, ma che ci indicano anche di non abbassare la guardia sulle zoonosi. Anche per questo, l'Oie ha invitato tutti i Paesi a «proteggere la salute e il benessere degli animali, e di conseguenza la salute pubblica, attuando misure efficaci di gestione del rischio».
Perché anche se per ora il virus si diffonde soprattutto da uomo a uomo, «vi sono preoccupazioni che l'introduzione e la circolazione di nuovi ceppi virali nell'uomo, come quello dai visoni, possa comportare modifiche della trasmissibilità o virulenza e una diminuzione del trattamento e dell'efficacia del vaccino. Tuttavia, le conseguenze complete rimangono sconosciute e sono necessarie ulteriori indagini per comprendere appieno l'impatto di queste mutazioni - chiosa l'Oie chiedendo una - stretta collaborazione tra le autorità sanitarie pubbliche e degli animali è fondamentale per identificare e ridurre meglio l'impatto». (G. T.).