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I CAMBIAMENTI CLIMATICI? SI AVVERTONO A TAVOLA E ANCHE IN CASSA
Piogge, siccità, caldo record: la produzione agricola fa i conti col clima instabile Prezzi alle stelle e prodotti introvabili: le proposte delle associazioni di categoria di Rino Dazzo
Lunghe fasi di siccità. Poi un periodo più o meno lungo di piogge, in alcuni casi torrenziali. E poi ancora siccità e caldo insopportabile: per gli esperti, il 2023 è il terzo anno più bollente di sempre in Italia ed è questo quadro climatico che sta provocando gravi danni all’agricoltura. I confini tra le stagioni sono sempre più sfumati e i fenomeni estremi, dalle piogge alluvionali alla desertificazione crescente di territori sempre più vasti, sono le due facce della stessa medaglia. Governare e gestire il cambiamento del clima sta diventando sempre più difficile e a rimetterci sono tutti: dagli agricoltori, che con le calamità naturali vedono vanificare gran parte dei loro sforzi, ai consumatori, costretti a spendere sempre di più per portare a tavola i prodotti desiderati, per non parlare dell’ambiente, sempre più soggetto a eventi catastrofici come l’alluvione abbattutasi a maggio sull’Emilia-Romagna.
Il caldo record, in particolare, sta provocando tagli significativi nella raccolta agricola. Le associazioni di categoria, da Coldiretti a Confagricoltura, snocciolano dati e analisi preoccupanti. La produzione di grano è calata del 10%, il raccolto di miele è sceso del 70%, le ciliegie del 60% per effetto dell’alluvione nella fruit valley italiana, la Romagna, ma anche per le piogge intense in Puglia e Campania. Le alte temperature che ustionano frutta e verdura hanno fatto diminuire del 10% la produzione di latte e uova, nonostante gli sforzi degli agricoltori che hanno munito gli allevamenti di ventilatori e doccette refrigeranti. Ma è nei campi e nei frutteti che si riscontrano le situazioni più critiche. Nella maggior parte dei casi si cerca di anticipare il raccolto quando possibile, diradando i frutti sugli alberi e puntando solo su quelli in grado di giungere a maturazione. I tagli, comunque, sono inevitabili. A rischio ortaggi, mais, soia, pomodoro, ma anche uva, meloni, angurie e melanzane: trovarli sulle tavole, in estate e in autunno, potrebbe essere difficile.
Il problema principale riguarda il frumento. Le piogge insistenti di maggio e inizio giugno hanno creato le condizioni ideali per la diffusione di patogeni di natura fungina, o anche per far marcire il raccolto in campo. E la diminuzione della produzione interna comporterà la necessità di ricorrere sempre di più alle importazioni dal Canada e dall’Ucraina, con due ordini di problemi. Anzitutto, il grano che arriva dall’America del Nord è trattato chimicamente per consentirne l’essiccazione e può contenere tracce di glifosato, molecola base di molti erbicidi che nel 2015 l’IARC (Agenzia interna-
Primo piano
La produzione di grano è calata del 10%, il raccolto di miele è sceso del 70%, le ciliegie del 60% per effetto dell’alluvione nella fruit valley italiana, la Romagna, ma anche per le piogge intense in Puglia e Campania.
© zionale per la ricerca sul cancro) ha classificato come potenzialmente cancerogena per l’uomo. Il grano ucraino, invece, arriverà con maggiore difficoltà e sarà molto più caro dopo lo stop al patto Onu tra Ucraina, Turchia e Russia al transito delle merci nei porti di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa. In particolare, secondo i dati forniti dal Centro Studi Divulga, saranno a rischio 1,4 miliardi di chili di mais, 434 milioni di chili di grano, 100 milioni di chili di olio di girasole e altri cereali giunti in Italia nell’ultimo anno grazie all’attuazione dell’accordo. Insomma, le conseguenze più tangibili di questo stato di crisi saranno essenzialmente due: aumento dei prezzi di vendita (+11% a giugno) e meno prodotti di qualità a tavola, con massiccio ricorso a cibi low cost. Per la Coldiretti, a tale riguardo, è necessario aumentare i fondi destinati ai contratti di filiera nell’ambito del Pnrr per soddisfare gli investimenti proposti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, e per dare sostegno alle imprese agricole colpite dal maltempo e dal caldo che hanno decimato i raccolti. «Occorre lavorare nel Pnrr per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni», l’auspicio del presidente Ettore Prandini.
Confagricoltura, che già nel 2019 aveva creato CoorDifesa, Consorzio Nazionale per la gestione dell’Agricultural Risk, ha presentato invece un Piano strategico per lo sviluppo della filiera agroindustriale italiana. «Le crisi che stiamo tuttora vivendo – si legge nella nota della confederazione che da alcune settimane è diretta per la prima volta da una donna, Annamaria Barrile – non devono essere sprecate. Il sistema delle imprese ha reagito, puntando sugli investimenti, sulle innovazioni per far salire la propria produttività, ma in questo esse devono essere costantemente accompagnate e orientate verso un obiettivo comune. Per fare questo è necessario individuare i nodi che a livello di filiera limitano lo sviluppo e il raggiungimento di nuovi obiettivi, dalle infrastrutture alla logistica, fino alla legislazione sull’innovazione, passando dagli accordi bilaterali alle tematiche di discussione europee, senza trascurare le oscillazioni economiche».
Èun’eccellenza dell’agroalimentare italiano ed è stata messa in ginocchio dalla terribile alluvione che, dal 2 al 17 maggio scorso, ha flagellato il 42% della superficie agricola dell’Emilia-Romagna. La Fruit Valley italiana, una ricca porzione di territorio romagnolo, è stata letteralmente sommersa dall’acqua che ha danneggiato in modo significativo i suoi frutteti di kiwi, pere, mele, susine, pesche, albicocche e ciliegie. Ma non solo. Anche colture come ortaggi, mais e grano hanno visto perdere la quasi totalità del loro raccolto. Una vera sciagura per le oltre 21mila aziende del settore localizzate in zona, una mazzata per l’intero export italiano visto che i prodotti della «valle della frutta» sono inviati ovunque, dalla Cina all’Arabia Saudita, per un volume d’affari da un miliardo e duecento milioni di euro.
I danni stimati dell’alluvione, però, sfiorano i nove miliardi di euro e la metà circa riguarda fiumi, strade e infrastrutture. L’acqua ha fatto spaccare colline e montagne e ha allagato le pianure, sommergendo strade, abitazioni, campi, aziende. Quarantotto i comuni colpiti dalla calamità naturale, 23mila gli sfollati, mentre non si contano i dissesti provocati dallo straripamento di 23 tra fiumi e torrenti. Della ricostruzione si occuperà in prima persona il generale Francesco Paolo Figliuolo, già all’opera nella seconda fase della lotta all’emergenza Covid, che ha indicato le priorità nel corso di un intervento in commissione Ambiente: «Bisogna fare in maniera veloce, non affrettata, ma fare bene: essere sicuri di dare a chi effettivamente ha avuto il danno. Il primo focus va sul dissesto idrogeologico, sul quale stiamo già lavorando. La prima cosa che farò, non appena avrò le risorse e dopo aver fatto la ricognizione, sarà erogare i fondi partendo dai Comuni più piccoli e più esposti». Anche perché bisogna evitare che simili sciagure possano