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È STATA UN’ITALIA DA SOGNO AI MONDIALI

Di Atletica Paralimpica

Trascinata dalla capitana Assunta Legnante (un oro e un argento), la nazionale azzurra si è esaltata con le imprese dei suoi velocisti: tripletta femminile nei 100 metri, due ori per Amo Manu

La mascherina di Diabolik ha lasciato ormai da tempo il testimone a quella dell’Uomo Tigre. Un animale forte, energico, determinato che rappresenta al meglio Assunta Legnante, 45 anni, capitana azzurra e grande protagonista - ancora una volta - ai Campionati del mondo di atletica leggera paralimpica, disputati a luglio a Parigi. Argento nel disco, oro nel peso, l’atleta non vedente napoletana ha conquistato due delle 12 medaglie della nostra nazionale, un bilancio record che ha portato l’Italia all’undicesimo posto nel medeagliere, oltre a fruttare 10 pass per i Giochi paralimpici del prossimo anno.

La pluricampionessa paralimpica ha debuttato ai Mondiali nel lancio del disco categoria

F11, concludendo terza con la misura di 36,52 metri, alle spalle di due atlete cinesi: la primatista mondiale e oro a Tokyo 2020, Zhang Liangmin, con un lancio da 38,57 metri, e la connazionale Xue Enhui, argento con 37,74.

E’ nel getto del peso, però, che Legnante ha dispensato l’ennesimo capolavoro, trionfando per la quinta volta consecutiva nella sua gara dopo i successi centrati nel 2013, 2015, 2017 e 2019 e 2023. Decisivo il lancio a 15,55 metri, al quinto tentativo: «Il peso è la mia gara, ci tengo più del disco. Doveva andare così. Sono cinque ori e diventano sei, se contiamo la vittoria nel disco di Dubai. Io non mi considero un idolo, forse dire un punto di riferimento è meglio, ma voglio essere solo uno stimolo per quelle gio- vani o per quelle che ci sono già», l’esultanza di Assunta.

Da Assunta Legnante a Martina Caironi, altra icona dell’atletica azzurra, argento nella tripletta azzurra sui 100 metri e oro per la terza volta di fila nel salto in lungo. La finale dei 100 metri femminili T63 ha regalato il bis dei Giochi di Tokyo: una strepitosa Ambra Sabatini prima in 13”98, record del mondo; Martina Caironi seconda in 14”35; Monica Contrafatto bronzo in 14”67. «Non ce lo aspettavamo, siamo tutte felicissime. Io stessa non volevo crederci» le parole di Sabatini. «Siamo le tre meraviglie dell’atletica paralimpica italiana» l’eco di Contrafatto. E Caironi? Aveva ancora una missione da compiere, la medaglia - tutta d’oro - numero 26 della sua carriera. E’ arrivata nel salto in lungo, specialità che l’aveva vista trionfare già a Lione 2013 e Londra 2017: 5,18 metri la sua misura vincente, record dei campionati. «È stata una competizione difficile, cambiava il vento. Per la gara dei 100 metri e il ritorno a un Mondiale che mi mancava da sei anni, ho sentito qualcosa di potente» il suo commento. Sulla stessa pedana, l’atleta delle Fiamme Gialle l’anno scorso aveva il record del mondo (5,46). Doppia medaglia di bronzo per Valentina Petrillo, 50enne velocista ipovedente napoletana, prima transgender paralimpica al mondo a competere in una rassegna iridata nell’atletica leggera. Nella sua prima finale mondiale, quella dei 400 metri T12, si è piazzata terza dietro alla cubana Omara Durand e alla venezuelana Alejandra Paola Perez Lopez. Stesso podio nei 200 metri T12, con l’azzurra beneficiata della squalifica della tedesca Katrin Mueller-Rottgardt, per aver perso il cordino con la sua guida.

In campo maschile, la rivelazione assoluta è stato Maxcel Amo Manu, 30enne italiano d’origine ghanese, gamba amputata dopo un incidente in motorino mentre andava al lavoro nel 2017. Due anni dopo aver indossato la sua prima protesi da corsa, Amo Manu ha vinto la gara dei 100 metri T64 con il tempo di 10”71, regalando all’Italia il primo oro dei Campionati del mondo di Parigi. Battuto di 8 centesimi il costaricano Sherman Guity e di 14 tedesco Felix Streng (10.85). «Provo un misto di emozioni, sono felicissimo, mi viene da piangere ma non posso» le prime parole di Maxcell, il cui idolo è il quasi omonimo Marcell Jacobs. «Ho fatto proprio una brutta partenza - ha proseguito - ma volevo proprio vincere. Adesso vogliamo prenderci tutto».

Detto, fatto: nell’ultima giornata della rassegna iridata, Amo Manu, ha esaltato nuova- mente lo Stadio Charlety, in una clamorosa doppietta nei 200 T64 con il 19enne compagno di nazionale Fabio Bottazzini. Il secondo posto sembrava destinato a Guity, olimpionico in carica, protagonista di un testa a testa con Amo Manu. Ma il costaricano è caduto prima del traguardo, “premiando” così la tenacia di Bottazzini. Per Maxcel nuovo record europeo in 21”36, a soli 9 centesimi dal primato mondiale.

In campo maschile, la rivelazione assoluta è stato Maxcel Amo Manu, 30enne italiano d’origine ghanese. Due anni dopo aver indossato la sua prima protesi da corsa, Amo Manu ha vinto la gara dei 100 metri T64 con il tempo di 10”71, regalando all’Italia il primo oro dei Campionati del mondo di Parigi.

Ultimo podio azzurro in ordine di tempo, ai Mondiali di parigi, è stato quello di Giuseppe Campoccio tornato a ruggire nel peso F33. A coronamento di una stagione brillante, l’atleta del Paralimpico Difesa è tornato sul podio iridato a distanza di sei anni, centrando l’argento con la misura di 11,42 metri, alle spalle del marocchino Zakariae Derhem, campione paralimpico di Tokyo, che ha lanciato a 11,91. Per il tenente colonnello dell’Esercito Italiano, anche il pass per Parigi 2024: «A questa età essere performante e tra i primi al mondo è qualcosa di spettacolare, è un’emozione grandissima», la sua felicità. (A. P.)

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