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DISPERSIONE IDRICA, LA NUOVA PIAGA DEI CAMPI
Di acqua ce ne sarebbe a sufficienza per tutti, in Italia
Eppure, interi territori rischiano di rimanere a secco
Ce ne sarebbe a sufficienza per tutti, eppure sembra che non basti mai. L’acqua, o meglio la corretta gestione delle risorse idriche, è un problema anche per l’Italia, che pure rispetto ad altri paesi europei è messa decisamente meglio. Con circa 130 miliardi di metri cubi disponibili ogni anno, infatti, il nostro paese è terzo per disponibilità di risorse idriche dopo Francia e Svezia ed è primo per il prelievo, con quasi 40 miliardi di metri cubi all’anno. Un record, visto le difficoltà in cui si barcamenano altri importanti paesi. Eppure, il pro - blema principale in Italia è legato alla dispersione. La disponibilità effettiva d’acqua, infatti, è calata del 20% in pochi decenni e potrebbe ridursi ulteriormente, con punte record in alcune aree del Centro-Sud. Il motivo?
I buchi nella rete idrica provocati da scarsa o inefficace manutenzione, a cui va aggiunta una clamorosa propensione agli sprechi: un italiano, infatti, consuma mediamente 220 litri d’acqua al giorno, praticamente il doppio rispetto alla media di un qualsiasi cittadino dell’Unione Europea.
Si stima che il 40% della rete idrica nazionale abbia perdite e che que - ste siano in continua crescita. Nessuno, inoltre, destina tanta acqua per usi slegati dall’agricoltura, dall’industria e dalla produzione energetica, come l’Italia. L’acqua prelevata nella Penisola, infatti, è destinata per il 41% all’agricoltura (la media mondiale è del 70%), per il 24% a usi civili (media mondiale del 10%), per il 20% all’industria e per il 15% alla produzione di energia elettrica. Nove miliardi di metri cubi l’anno, quelli contrassegnati dalla dicitura «usi civili», finiscono nel lavandino, nella vasca o nella doccia. Almeno in teoria, perché in realtà la metà letteralmente sparisce. Di sicuro non finisce dove sarebbe opportuno andasse: a irrigare i campi, a far respirare porzioni piuttosto vaste di territorio battute da un sole sempre più rovente e sempre meno interessate – di contro – da precipitazioni piovose.
L’acqua è l’unica vera arma a disposizione degli agricoltori per opporsi alla siccità e ai cambiamenti climatici e ce ne vorrebbe sempre di più, visto che l’Italia è tra i paesi che subiscono le peggiori conseguenze del progressivo innalzamento delle temperature. Su questo punto Coldiretti propone la realizzazione di un «piano invasi» per potenziare la raccolta di acqua piovana, illustrato dal presidente Ettore Prandini: «Con il caldo record che sta causando danni nelle campagne e disagi nelle città è necessario liberare fondi per la gestione delle risorse idriche e per l’adattamento climatico. Il piano dovrà contribuire ad aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica». La richiesta al governo è quella di «un primo stanziamento di almeno un miliardo di euro, anche attraverso risorse Repower EU e Fondo sviluppo e coesione in corso di programmazione con operazioni complementari al Pnrr». (R. D.)
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