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SALVAGUARDIA DELLA NATURA UN OBBLIGO NORMATIVO IN EUROPA

Il 12 luglio l’assemblea di Strasburgo ha approvato la Nature Restoration Law. Il regolamento, cuore del “Pacchetto Natura”, è uno degli assi portanti del Green Deal europeo

Tutelare la natura diventa un obbligo di legge in Europa. Il 12 luglio scorso gli europarlamentari hanno dato via libera alla Nature Restoration Law, la prima legge sulla natura proposta e approvata nel Vecchio Continente. Il provvedimento, che ha vissuto un iter costellato da numerose contestazioni sia fuori sia dentro l’aula di Strasburgo, ha incassato 336 voti favorevoli, 300 contrari e registrato 13 astensioni.

L’approvazione della proposta di regolamento sul ripristino della natura, sostenuta dalle associazioni ambientaliste e osteggiata dal mondo degli agricoltori, è stata preceduta dall’orientamento generale adottato il 20 giugno dal Consiglio dell’Unione europea composto, per l’occasione, dai ministri dell’Ambiente degli stati membri.

Lo step successivo sarà l’avvio da parte del Parlamento dei negoziati con Commissione Europea e Consiglio Ue per l’approvazione del regolamento. Durante questa fase, potranno essere apportate modifiche al testo.

La Nature Restoration Law rappresenta il cuore del cosiddetto “Pacchetto Natura”, già approvato dalla Commissione europea nel giugno 2022 per contrastare il cambiamento climatico, ed è uno degli assi portanti del Green Deal europeo.

La Commissione stessa ha definito l’iniziativa “pionieristica” e per molti analisti si tratterebbe davvero, se approvata in via de- finitiva, di una pietra miliare nella storia della legislazione europea su ecosistemi e biodiversità, arrivata dopo 30 anni dalla direttiva Habitat del 1992.

La deadline per il raggiungimento dei risultati è stata fissata per il 2030, come sancito dagli impegni internazionali del programma delle Nazioni Unite “Kunming-Montreal Global Biodiversity”.

Gli obiettivi della legge, che sono vincolanti per gli stati membri, prevedono di realizzare misure di ripristino che investano almeno il 20 per cento del territorio terrestre e marino dell’Unione, in modo da arrestare la perdita di biodiversità. Nel dettaglio, la legge si prefigge di: ridurre i pesticidi chimici del 50 per cento e vietare tutti i tipi di pesticidi nelle aree sensibili; non perdere aree verdi urbane entro il 2030 e incrementarle del 5 per cento entro il 2050, prevedendo un minimo del 10 per cento di copertura arborea in ogni città; recuperare le popolazioni di impollinatori; ripristinare gli habitat nei fondali marini; restituire allo scorrimento libero 25mila chilometri di fiumi rimuovendo le barriere fluviali, così da scongiurare disastri durante le alluvioni; riumidificare le torbiere prosciugate, preziose alleare nell’assorbire il carbonio.

In una seconda fase, si prevede di applicare entro il 2050 lo stesso concetto a tutti gli ecosistemi che richiedono ripristino, così da garantire sicurezza alimentare, resilienza climatica e salute e benessere per popolazione, fauna e flora. Entro due anni dal completamento dell’iter legislativo, gli stati membri avranno l’obbligo di adottare piani nazionali, da sottoporre al controllo della Commissione, inviando rapporti annuali sui progressi e l’attuazione delle misure previste.

Si stima che gli investimenti per il recupero dell’ambiente, per ogni euro speso, porteranno fra gli 8 e i 38 euro in termini di benefici. Per rendere operativo il pacchetto di misure previste, la Commissione stanzierà finanziamenti pari a 100 miliardi di euro.

Si stima che gli investimenti per il recupero dell’ambiente, per ogni euro speso, porteranno fra gli 8 e i 38 euro in termini di benefici. Per rendere operativo il pacchetto di misure previste, la Commissione stanzierà finanziamenti pari a 100 miliardi di euro.

Secondo un recente report dell’Agenzia europea per l’ambiente, oggi l’81 per cento degli habitat naturali in Europa versa in cattive condizioni e fino al 70 per cento dei suoli è contaminato, con una perdita per la produzione agricola di 50 miliardi di euro annui. Le zone umide, le torbiere, i pascoli e le dune sono gli habitat più colpiti. Dal 1970 a oggi nell’Europa occidentale, centrale e orientale le zone umide si sono ridotte del 50 per cento. Il 71 per cento dei pesci e il 60 per cento delle popolazioni di anfibi sono diminuiti nell’ultimo decennio. Sul fronte della fauna terrestre, 1677 specie animali, tra cui volpe artica, orso polare, e una su dieci tra api e farfalle, rischiano l’estinzione. Tra il 1997 e il 2011, il drammatico calo di biodiversità ha comportato una perdita annua stimata tra 3.500 e 18.500 miliardi di euro. (E. T.)

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