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ILLUMINARE LE VETTE SFIDANDO LA CRISI CLIMATICA
19 le bandiere verdi 2023 destinate da Legambiente all’arco alpino, che hanno premiato i campioni in buone e inedite soluzioni. Il Piemonte re dei vessilli
L’arco alpino risplende alla luce di realtà che risuonano come un richiamo per prepararci a un’alternativa efficiente. Associazioni, operatori locali, piccoli comuni ed enti culturali si ergono come protagonisti di una rivoluzione in atto nei territori montani, affrontando la crisi cli- matica e lo spopolamento con iniziative concrete e al passo con la Natura. Legambiente ha scelto di premiare con diciannove bandiere verdi, le testimonianze di coraggio e impegno delle comunità di montagna nel ripensare l’azione territoriale e creare un mondo più resiliente e adattabile. Le Alpi italiane si tingono, quindi, di verde con il Piemonte che si conferma re delle proposte sostenibili, grazie ai cinque vessilli verdi, seguito da Friuli Venezia Giulia (4), Veneto (3), Lombardia e Valle d’Aosta (2),
Alto Adige, Liguria e Trentino con una. Si va dal bioparco “Acqua Viva”, voluto dal Comune di Caraglio (CN) e sorto dopo la rivalorizzazione di un’ex polveriera militare, all’amministrazione comunale di Enego (VI) per essersi attivata nella reintegrazione forestale dopo la tempesta “Vaia” (2018); dalle associazioni e gli enti promotori di “Baumgart” per il risanamento dei frutteti tradizionali nelle aree cittadine di Bolzano al lavoro e al ricordo dello storico Remo Cacitti, deceduto il tre marzo scorso, che ha dato un contributo determinante per ricostruire il centro storico di Venzone (UD) con il suo Duomo trecentesco. Altri riconoscimenti sono stati riconosciuti all’ampliamento del Parco del Mont Avic, Fénis (AO), al recupero di saperi e capacità costruttive a cura dell’associazione per l’Ecomuseo Valle Elvo e Serra Sordevolo (BI), alla manifestazione “Giocaosta” promossa da “Aosta Iacta Est”, alla tutela delle selve castanili da parte dei “Castanicoltori Lario Orientale”, Sala al Barro (LC). Non è stato neppure dimenticato l’impegno per la rete di sentieri del “Gruppo Sentieri Amici della Storia di Val Brembilla” (BG), la riapertura della biblioteca in un piccolo paese voluta dagli associati di “Podén” a Forni di Sotto (UD), un progetto per il turismo lento della Pro Loco di Preone (UD) e “Alpstream - Centro internazionale per lo studio dei fiumi alpini”, Ostana (CN) ricompensato per le ricerche svolte sui fiumi alpigiani.
«La montagna - dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - sta dimostrando di essere un territorio resiliente e di offrire nuove opportunità rispondendo così a crisi climatica e spopolamento. Il mondo delle bandiere verdi è, infatti, la prova evidente di questa resilienza e forza delle comunità locali che puntano sempre di più su innovazione, sostenibilità ambientale, valorizzazione del territorio e adattamento innovativo. Ma la monta- gna non deve essere lasciata sola, oltre al grande lavoro che stanno facendo i territori, è importante mettere a sistema anche interventi nazionali e risorse, a partire da quelle del Pnrr, che vadano a sostegno e supporto delle realtà montane».
L’associazione ambientalista sottolinea l’importanza di replicare le storie virtuose in tutto il territorio italiano e chiede la piena applicazione della Carta di Budoia, un documento presentato nel 2017 alla Conferenza internazionale di Alleanza nelle Alpi in Friuli-Venezia Giulia, che mette al centro l’azione dei comuni alpini nell’affrontare e gestire gli impatti futuri legati al meteo.
Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi spiega come «la crisi climatica esaspera la convivenza uomo-natura, con conflitti che rischiano di diventare insostenibili per la nostra specie. È nelle pratiche di adattamento creativo e innovativo che la gente di montagna potrà e dovrà cimentarsi dando il meglio di sé per salvaguardare se stessa, ma anche i territori che stanno a valle, tenendo fede anche agli impegni della carta di Budoia».
Delle undici bandiere nere, che, com’è facile immaginare, criticano pratiche svantaggiose, ne sono state attribuite dieci a istituzioni pubbliche dell’arco alpino, ad eccezione del Piemonte, e una ad un privato. È un monito che ci ricorda l’urgenza di agire in modo saggio per invertire la tendenza negativa e proteggere le meraviglie del paesaggio. Le nostre cime alpestri, nonostante tutto, stanno diventando testimoni di una rivoluzione in corso e le storie di successo sono un faro di speranza, poiché offrono un modello per preservare l’Ambiente e costruire comunità più forti e radicate. La montagna dimostra, ancora una volta, la propria resilienza e la capacità di fornire singolari possibilità, un segnale incoraggiante che sprona a continuare su questa strada capace di trasformare le sfide in opportunità di rinascita e prosperità. (G. P.).