2 minute read

UN VIDEOGIOCO D’AZIONE PER TRATTARE LA DISLESSIA EVOLUTIVA IN ETÀ SCOLARE

Il progetto, nato dalla partnership fra l’Università di Bergamo e gli Irccs Fondazione Santa Lucia ed Eugenio Medea, propone di contrastare il disturbo e nuove soluzioni terapeutiche

Un nuovo progetto per studiare le basi neurobiologiche della dislessia evolutiva e l’efficacia di nuove terapie avanzate basate sui videogiochi d’azione. L’Irccs Eugenio Medea di Bosisio Parini, in provincia di Lecco, l’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma e l’Università degli Studi di Bergamo hanno collaborato alla ricerca traslazionale che ha un duplice scopo: comprendere le cause genetiche e ambientali della dislessia evolutiva, in modo da poter mettere in campo strategie di prevenzione e di diagnosi precoce del disturbo, e strutturare percorsi terapeutici efficaci per i pazienti già diagnosticati.

La prima parte dello studio si pone l’obiettivo di testare gli effetti di una stimolazione ambientale con i videogiochi in base al background genetico dei bambini. Tra i fattori di rischio del disturbo già noti c’è, infatti, una forte ereditarietà. In particolare, è stato studiato il ruolo del gene DCDC2, regolatore dell’attività dei neuroni della via magnocellulare dorsale. Questa via nervosa parte dalla retina e si ramifica verso le aree del cervello coinvolte nell’orientamento spazio-temporale dell’attenzione, una funzione fondamentale nel riconoscimento e nella conversione tra grafema e fonema. Recenti studi hanno dimostrato che i videogiochi di azione, grazie alle loro caratteristiche, ovvero gli stimoli multipli, sono in grado di migliorare le capacità di lettura in quanto “allenano” le funzioni di attenzione e orientamento spazio-temporale. Lo studio dell’utilizzo dei videogiochi d’azione per la riabilitazione della dislessia evolutiva va avanti da alcuni anni e ha dato risultati positivi sia in termini di adesione alla cura da parte del bambino sia in termini di risultati ottenuti. La collaborazione tra i gruppi dell’Istituto Medea e dell’Università di Bergamo permetterà di sviluppare uno studio multi-dominio in grado di indagare gli effetti dei videogiochi d’azione in bambini di età prescolare, al fine di comprendere il ruolo di questa intrigante stimolazione ambientale nel potenziare i prerequisiti delle abilità di lettura, nonché le conseguenze sulle vie nervose ad essa associati. In questo progetto, il gruppo di ricerca della Fondazione Santa Lucia, avvalendosi delle potenzialità derivanti dal modello preclinico, si occuperà di approfondire gli effetti che l’alterazione del gene DCDC2 può avere sulla morfologia e sulla funzionalità del sistema nervoso, studiando inoltre le conseguenze neurobiologiche derivanti dall’interazione tra vulnerabilità genetica e specifici stimoli ambientali.

La seconda parte dello studio è volta a comprendere, in un modello preclinico, i meccanismi neurobiologici alla base del disturbo e la funzione di specifiche mutazioni genetiche che potrebbero incrementare la vulnerabilità del paziente. «In modelli preclinici sarà pos- sibile approfondire gli effetti che l’alterazione di questo gene può avere sulla morfologia o la funzionalità del sistema nervoso e come la sua interazione con specifici stimoli ambientali possa incrementare la vulnerabilità all’insorgenza delle difficoltà di lettura, agendo su funzioni cognitive quali attenzione e memoria», spiega Lucy Babicola, neuroscienziata della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma.

«Approfondire questa relazione – continua la specialista - permetterebbe di indentificare nuovi marcatori biologici, utili alla diagnosi di dislessia evolutiva nonché all’identificazione della vulnerabilità a questo disordine prima dell’insorgenza delle difficoltà di lettura. Comprendere il ruolo che l’ambiente ha nella modulazione dell’attività di questi geni potrebbe inoltre essere utile anche per implementare trattamenti personalizzati. Lo studio dell’interazione tra geni e ambiente –evidenzia - ha moltissime potenzialità. Nel nostro caso, obiettivo principe è la prevenzione. Grazie ai risultati che otterremmo sarà possibile comprendere quali interventi di potenziamento siano più utili in bambini con fattori di rischio genetici per il successivo sviluppo di un disturbo specifico dell’apprendimento. Comprendere i meccanismi neubiologici che sottendono questa relazione, permetterà inoltre di agire creando trattamenti preventivi sempre più specifici, disegnati intorno alla risposta individuale dei bambini». (E. G.)

Lo studio dell’utilizzo dei videogiochi d’azione per la riabilitazione della dislessia evolutiva va avanti da alcuni anni e ha dato risultati positivi sia in termini di adesione alla cura da parte del bambino sia in termini di risultati ottenuti.

Disturbo Da Identificare

La dislessia evolutiva è un disturbo del neurosviluppo che colpisce circa il 7% dei bambini in età scolare. È caratterizzato da una difficoltà nell’automatizzazione della lettura che incide profondamente sulla resa scolastica, sul benessere psicosociale del bambino e, in prospettiva, sul suo futuro inserimento nel mondo del lavoro.

This article is from: