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NUOVI AGENTI INFETTIVI CON MOLECOLE DI RNA

La scoperta, che potrebbe trovare applicazione in ambito biotecnologico, è stata pubblicata su Nature Communications

L’Istituto per la protezione sostenibile delle piante, in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche di Bari del Consiglio nazionale delle ricerche, ha condotto uno studio in cui sono stati descritti oltre 20mila nuove potenziali specie di agenti infettivi, costituiti da molecole di RNA con particolari proprietà, in grado cioè di catalizzare reazioni chimiche. La ricerca, svolta in collaborazione con l’Università degli studi di Brescia, Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (Spagna) e University of Toronto (Canada), è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications.

Francesco Di Serio, ricercatore del Cnr-Ipsp e autore della ricerca, ha spiegato: «Fino a poche settimane fa si conoscevano solo poche decine di viroidi, che infettano le piante, e pochissimi RNA di tipo viroidale, gli agenti infettivi più piccoli che si conoscano: numeri che facevano apparire queste entità subvirali come una stranezza biologica. Questa ricerca ci ha dato l’opportunità di identificare migliaia di agenti infettivi con caratteristiche simili, che potrebbero rappresentare potenziali nuove specie, un punto di svolta nell’ambito delle conoscenze sulla biodiversità microbica».

Lo studio si è basato sull’analisi di dati pubblicamente accessibili e ha messo insieme le risultanze di varie ricerche, prevedendo anche verifiche sperimentali in laboratorio. Il ricercatore ha proseguito: «Le proprietà catalitiche degli RNA sono alla base della teoria secondo cui la vita sulla Terra si sia sviluppata partendo da una fase pre-cellulare, nella quale gli RNA si sono replicati ed evoluti prima del DNA e delle proteine. Abbiamo dimostrato sperimentalmente come gli RNA circolari svolgano un ruolo fondamentale nel processo replicativo di questi nuovi agenti infettivi; inoltre, il fatto di aver identificato gli RNA in campioni provenienti da diverse aree geografiche e nicchie ecologiche, suggerisce che il numero e il tipo di organismi ospitanti possa essere molto più ampio di quanto non si sapesse finora».

Oltre a segnare un punto di svolta nell’ambito delle conoscenze della biodiversità microbica e nello studio dell’origine e dell’evoluzione della vita, questi risultati offrono numerose prospettive di applicazione.

Francesco Di Serio ha così concluso: «Questa metodologia potrà essere utilizzata per cercare nuovi agenti infettivi in qualsiasi organismo ed eventualmente per associarli a malattie le cui cause sono ancora sconosciute. Il fatto che un RNA di tipo viroidale sia in grado di ridurre la virulenza di un fungo patogeno del castagno ci fa pensare che queste entità infettive potrebbero consentire il controllo biologico di malattie fungine di altre piante e magari, in futuro, anche di patologie degli animali e dell’uomo. Infine, considerato il crescente interesse per gli RNA circolari da utilizzare come nuova generazione di molecole terapeutiche, inclusi i vaccini virali, questi agenti infettivi potrebbero costituire la base per lo sviluppo di nuovi vettori virali». (P. S.).

Lo studio ha indagato gli effetti benefici di alcune particolari sostanze presenti in grandi quantità nei chicchi rossi (arilli), ma anche nella buccia e nelle membrane interne della melagrana sul fegato. La ricerca, condotta da Enea, è stata finanziata dall’azienda italiana di nutraceutica Esserre Pharma.

Barbara Benassi, responsabile del Laboratorio Enea Salute e Ambiente e coautrice dello studio sperimentale insieme alle colleghe di laboratorio Maria Pierdomenico e Costanza Riccioni di Esserre Pharma, ha spiegato: «Dalle prime analisi in vitro è emerso che il trattamento a base di estratto di melagrana è in grado di ridurre in modo significativo la risposta infiammatoria in cellule epatiche umane; le sostanze attive contenute nel frutto intero sono in grado di inibire la produzione e il rilascio di specifiche molecole coinvolte nella risposta infiammatoria e responsabili del danno al fegato».

Il melograno è un albero da frutto adattabile a una vasta gamma di condizioni agro-climatiche; è originario dell’Iran, ma attualmente è coltivato in molte regioni del mondo, tra cui l’Italia. La produzione e il consumo del suo frutto sono aumentati nel tempo per via delle sue proprietà benefiche, tanto da essere considerato un nuovo superfood. I frutti del melograno sono una grande fonte di molecole bioattive, come i polifenoli e gli acidi grassi polinsaturi, che svolgono un’azione antinfiammatoria, antidiabetica, antiossidante, antimicrobica e antitumorale per alcune forme di cancro.

Benassi ha sottolineato: «Se la maggior parte di questi effetti sono dimostrati e comprovati da sperimentazioni a base di semi e di succhi di frutta fresca, con il nostro studio, invece, puntiamo a valorizzare le molecole presenti anche nella buccia e nelle membrane interne della melagrana e i loro effetti benefici in un ambito ancora poco esplorato quale l’infiam-

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