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I PELLEGRINAGGI AL SANTO SEPOLCRO?
Fiorentissimi Gi
Nel Iv Secolo
Il restauro del complesso di Gerusalemme ha fatto luce sul periodo paleocristiano Tracce di frequentazione intensa del sito a partire sin dai primi anni di libero culto
Ipellegrinaggi e i viaggi di culto a Gerusalemme, nei luoghi in cui era stato sepolto Gesù, erano fiorenti già nelle primissime fasi del periodo cristiano, quanto meno nei primi anni in cui il culto di Cristo era stato finalmente liberalizzato all’interno dei territori dell’Impero. Tanto che gli spazi del Santo Sepolcro erano regolamentati e organizzati proprio in ragione della frequentazione intensa da parte dei fedeli. Lo confermano le ultime scoperte, avvenute nel corso di una missione italiana. Dal sottosuolo del complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme, infatti, sono emerse nuove tracce e testimonianze del periodo paleocristiano, grazie al lavoro della missione archeologica guidata dalla professoressa Francesca Romana Stasolla, del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università La Sapienza di Roma. In particolare, i lavori di scavo eseguiti nell’area immediatamente antistante l’Edicola, dove si ritiene sia stato sepolto Gesù, hanno consentito di portare alla luce manufatti, tratti di muratura e tracciati risalenti al III e al IV secolo.
Come illustra un comunicato della Custodia di Terra Santa, nel corso dello scavo, eseguito nell’ambito del programma di restauro del pavimento della basilica, è stata rinvenuta una delle prime articolazioni della sistemazione dell’attuale Edicola. Due gradini in marmo bianco consentivano di accedere nello spazio interno, contraddistinto da una pavimentazione in lastre litiche ben impresse nella malta di preparazione, di cui è stato possibile ricostruire misure e andamento. La pavimentazione, in particolare, proseguiva per circa sei metri in direzione est, fino a congiungersi con un piano di grandi blocchi di pietra bianchi, ben lisciati, disposti con andamento nordsud. Doveva essere questo, insomma, l’aspetto della Rotonda come si presentava alla fine del IV secolo, da- tazione resa possibile dal rinvenimento di un ripostiglio monetale al di sotto del pavimento e che doveva contenere le offerte dei pellegrini. Le monetine di ultima emissione raffiguravano il volto dell’imperatore Flavio Giulio Valente, attivo tra il 364 e il 378 quando fu ucciso dai Goti nel corso della battaglia di Adrianopoli.
Il fatto che i blocchi litici del pavimento fossero ben lisciati dimostra come, sin dalle prime fasi del periodo cristiano, la frequentazione dei luoghi sacri fosse particolarmente intensa. E anche gli imponenti tratti di muratura venuti alla luce, alcuni dei quali ancora da ricostruire nella loro interezza, confermano una significativa forma di organizzazione della Rotonda presente già nel corso del IV secolo. In seguito allo scavo, inoltre, sono emersi i resti della base della balaustra della recinzione liturgica cinquecentesca, rimasta in uso fino ai successivi rifacimenti eseguiti nel corso dell’Ottocento, oltre a frammenti di rivestimento parietale con graffiti databili al XVIII secolo in varie lingue, tra cui greco, latino e armeno: un dettaglio che consente di mappare i luoghi d’origine della maggioranza dei pellegrini in quella particolare fase storica, quando Gerusalemme e tutta la Terra Santa erano sotto il dominio dei Turchi. Insieme ai lavori di scavo, le operazioni di restauro del pavimento all’interno dell’Edicola hanno consentito la messa in pratica di una vera e propria pulizia archeologica al di sotto delle lastre, che ha permesso di effettuare altre scoperte. Sul banco di roccia presente nella Cappella dell’Angelo, infatti, poggiava direttamente un pavimento costituito da lastre in marmo grigio, di cui rimangono tracce molto scarne. Rinvenuti pure i lacerti di muretti con andamento nord-sud che con tutta probabilità costituivano le basi delle recinzioni liturgiche di cui fa menzione la pellegrina Egeria, nobildonna galiziana autrice della Peregrinatio Aetheriae, una lettera in cui illustrava i suoi viaggi di culto in Terra Santa e nel Sinai effettuati proprio alla fine del IV secolo, mentre alcuni piccoli tagli nella roccia indicano la posizione dell’altarino che sosteneva parte della pietra di chiusura del sepolcro. L’apertura del vano, leggermente absidato verso la Cappella dell’Angelo, era posta invece tra la stessa cappella e la tomba, come suggeriscono la lavorazione della roccia e i minimi resti di rivestimenti in marmo ritrovati.
Il fatto che i blocchi litici del pavimento fossero ben lisciati dimostra come, sin dalle prime fasi del periodo cristiano, la frequentazione dei luoghi sacri fosse particolarmente intensa.
Infine, l’interno della tomba. Sormontata da una pavimentazione marmorea posta in età medievale, nel corso dello scavo – curiosità: il team di ricerca della Sapienza ha lavorato ininterrottamente per sette giorni e sette notti allo scopo di ridurre al minimo il disagio per il pubblico, dal momento che l’attività richiedeva la chiusura temporanea alle visite – è venuta alla luce una porzione più antica di roccia lavorata, profondamente lisciata dall’intensa frequentazione da parte dei fedeli. Rinvenuta inoltre parte del fondo di una camera funeraria in tutto e per tutto simile ad altre emerse nella parte nord della Rotonda, funzionale ad accogliere all’interno i pellegrini venuti a omaggiare il luogo di sepoltura di Gesù fin dal periodo paleocristiano.