Anno 30 /G.A.A. Camorino
17 settembre 2021 /
Opinione Liberale Settimanale del Partito Liberale Radicale Ticinese
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Opinione Liberale
Editoriale / Alessandro Speziali / presidente PLR
È ora di cambiare il veicolo, per mantenere la rotta “L’eredità consegnataci da OL è di valore inestimabile: valori, persone, impegno, dedizione, opinioni e storia. La scelta di chiudere può quindi avvenire serenamente, anche perché abbiamo in mente un prodotto che, come il predecessore, continui ad arricchire questo Cantone e ad alimentare la fiamma del liberalismo ticinese”.
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l rinnovamento della materia alimenta il ciclo infinito della natura e tiene giovane la società costruita dagli uomini. L’unica cosa capace di perpetuarsi identica, perché indifferente al supporto materiale che le trasporta, sono le idee. È con questo spirito che prendiamo commiato dalla formidabile navicella che ci ha trasportati per 30 anni, sulle acque non sempre calme della politica ticinese, per aprire un nuovo capitolo nella storia del nostro Partito. Congedarsi da Opinione liberale non significa, banalmente, cambiare modo di “fare comunicazione”. Il tempo che abitiamo ci costringe a ripensare l’essenza stessa delle relazioni fra le persone: per restare rilevanti e continuare ad alimentare il mercato delle idee ci serve quindi uno strumento in sintonia con la lingua parlata nel XXI secolo. Vogliamo dare vita a un laboratorio di idee che ci aiuti a decodificare il mondo di oggi e a renderlo accogliente per le idee liberali radicali. Il “laboratorio di idee” non è una formula di marketing da imbonitori politici. Come individui, e come partito, ci serve una dieta spirituale equilibrata – fatta di (auto)interrogazione, spirito critico, crescita – per sviluppare i muscoli mentali necessari a sostenere il confronto con temi e prospettive che non sono più quelle del XX secolo. Accettare il distacco dal passato è un passo essenziale anche perché ci aiuta a elaborare qualche nodo critico del presente. Per prima cosa, rendiamoci conto che il PLR al 35% non esiste più, e che il nostro dovere è di parlare al Paese, non tra da nümm. Oggi l’elettorato va incuriosito, appassionato, attirato, convinto, trattenuto a colpi di stimoli. È una sfida quotidiana, faticosa – ma c’è un certo entusiasmo nello scoprirci startupper della politica, più che agiati rentier. In secondo luogo, la
prospettiva del lavoro quotidiano sulle idee è un modo di evolvere per adattarsi a un clima politico che cambia velocemente, e che ormai da qualche tempo non è più quello rassicurante del sistema proporzionale. In modo sempre più chiaro, si stanno consolidando due Weltanschauungen opposte – e per la cittadinanza, stretta fra due poli ideologici di opposto estremismo, serve oggi più che mai un referente pacato nei modi, ma deciso nella difesa di una società liberale. Oggi non posso ancora dirvi con precisione dove andremo a finire. La considero una buona notizia, perché è la premessa per realizzare qualcosa di veramente nuovo. Probabilmente non abbandoneremo la carta, ma sarà il portale per collegarsi a una dimensione online molto più ricca – fatto di video, forum e altro ancora. Sarà poi compito di ognuno di noi condividere il patrimonio di idee che costruiremo, grazie alle nostre reti di contatti sui social – e magari anche in qualche bar, per non restare sempre nelle nostre piccole bolle di consenso. In questi ultimi 30 anni di OL abbiamo raccolto migliaia di contributi, e profuso infinito impegno (grazie Vania, per le innumerevoli volte che ci – e mi – hai rincorso). L’eredità consegnataci è di valore inestimabile: valori, persone, impegno, dedizione, opinioni e storia. La scelta di chiudere può quindi avvenire serenamente, anche perché abbiamo in mente un prodotto che, come il predecessore, continui ad arricchire questo Cantone e ad alimentare la fiamma del liberalismo ticinese. Il nuovo prodotto editoriale sarà la base di partenza della rinnovata offensiva liberale (fateci caso, l’acronimo è ancora… OL). Parleremo insieme di scuola, ambiente, economia, sanità, società e tanto altro ancora. Approfondiremo le notizie di attualità e ci con-
fronteremo sui temi che attraversano il dibattito pubblico. Ospiteremo penne (o tasti) inaspettati. Faremo discutere. Ci arrabbieremo. Il nuovo prodotto editoriale sarà lo spazio per il nostro essere liberali radicali, e darà spazio a sensibilità che procedono l’una accanto all’altra – restando legate dall’idea comune che la singola persona ha il primato in ogni scelta politica. Cercheremo di costruire uno spazio aperto verso l’esterno, perché un partito è interclassista solo quando cammina nel paese e dialoga con gli altri. E quando il “laboratorio delle idee” di un partito è un luogo accessibile a tutti – non c’è da temere nessun confronto, perché proprio nel confronto si esalta il nostro temperamento politico. A presto.
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Può essere una sofferenza, ma oggi è una necessità Fulvio Pelli già presidente PLR
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l mondo evolve. Lo fa ad una velocità che spesso ci appare ingestibile. Quel che ci è sembrato utile ed intelligente nel passato, diviene velocemente obsoleto e nel presente ci appare strumento che non funziona più. Tutto ciò è vale per molti campi delle attività umane, anche se non tutte si aggiornano alla medesima velocità. È però certamente vero nel campo della comunicazione, che negli ultimi decenni ha vissuto più di una rivoluzione.
Alla fine del secolo scorso abbiamo fondato Opinione Liberale, un settimanale che doveva sostituire una realtà non più esistente e cioè il quotidiano di partito: si chiamava “Il Dovere”, concetto oggi dimenticato dalla cultura della velocità, allora ultimo baluardo di un mondo di progresso che aveva caratterizzato il dopoguerra. Progresso allora da una società rurale ad una civiltà del terziario, che ha portato il Ticino a traguardi importanti ma che poi, con lo sviluppo delle attività finanziarie, è subito apparso un progresso sì reale, ma anche solo transitorio, insufficiente per affrontare nuove sfide. Ma quelle sono arrivate, prepotenti, ed hanno fatto vivere alle società occidentali ed a quelle in fase di sviluppo un’evoluzione verso lidi imprevisti: “comunicazione” quale scopo e non più quale mezzo per trasmettere dei contenuti, “globalizzazione” dei mercati con crescita nelle società emergenti e pesanti conseguente per molti nelle società consolidate, “digitalizzazione” quale sfi-
Anche in parlamento OL ha avuto peso S
ono d’accordo con chi sostiene che la chiusura di un giornale rappresenti sempre una perdita per la pluralità dell’informazione. Cala dunque il sipario su OL che ha svolto la sua parte e assolto il suo mandato. Quando entrai in Gran Consiglio nel 1991 ogni partito aveva il suo organo di stampa ed erano letti e commentati. Alla fine del mio percorso parlamentare nel 2011 le cose erano parecchio cambiate e per avere un riscontro più ampio si ricorreva ai quotidiani. OL ha riservato ai deputati spazio e collaborazione. Non di rado si avevano reazioni degli elettori che contribuivano a instaurare una dialettica positiva con la base, qualche volta anche con tono polemico, ma
quasi sempre rispettoso. Si arrivava in Gran Consiglio con OL in tasca e non mancavano mai commenti sui vari articoli e anche questo generava coinvolgimento e passione. Da OL arrivavano chiamate, che poi erano un bonale ordine, per redigere prese di posizione e commenti. Tutti rispondevano presente. Oggi i modi di far politica sono totalmente cambiati, non sta a me giudicare. Alcuni deputati avevano la penna facile. Altri molto meno ed era interessante notare che chi scriveva regolarmente su OL aveva quasi sempre buoni risultati elettorali. Quando si dice la forza della comunicazione… Credo di dover ringraziare la redazione di OL per l’attenzione che mi ha sempre riservato sia a
da contro il tempo ma anche problema per molte generazioni, per quelle soprattutto che faticano ad imparare per la quarta o quinta volta nuove regole sociali, sempre più lontane da quel che si è imparato a scuola. E in tutto questo che ci fa un settimanale di partito? Probabilmente consolida solamente le convinzioni dei convinti, non viene letto da quelli da convincere, appare come strumento sorpassato dagli eventi. Non rendersene conto sarebbe insensato. Per madri e padri del giornale può anche essere una sofferenza, ma anche loro capiscono le necessità dei tempi: si rassegnano con la speranza che altro arriverà, più consono al tempo che viviamo di Opinione Liberale. Realizzate dunque senza rimpianti qualcosa di maggiore efficacia, ma non dimenticate i principi sui quali si deve costruire, quelli del moderno liberalismo, anche radicale, che se non eterni, sono stati ben scelti nel passato e mantengono un valore di riferimento insostituibile.
Edo Bobbià già granconsigliere
livello politico sia a livello professionale durante i molti anni di politica attiva. Di certo ho scritto molto per OL. Cose buone e meno buone, soprattutto se lette a posteriori. Di tanto in tanto non mi dispiace rileggerli, per assaporare nuovamente l’odore di politica, meglio sarebbe dire profumo, che per tanti anni e in forme diverse mi è stata compagna di vita e foriera di un numero elevatissimo di conoscenze e rapporti umani quanto mai preziosi. Grazie OL per esserci stata.
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Opinione Liberale
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Il futuro della comunicazione del PLR Rupen Nacaroglu vicepresidente PLR
Una scelta coraggiosa P per percorrere nuove strade Rocco Cattaneo consigliere nazionale già presidente PLR
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uesto è l’ultimo numero di Opinione Liberale, lo dico con un certo dispiacere. Tuttavia, ritengo che si debba avere il coraggio di cambiare per affrontare le nuove sfide dell’informazione e della comunicazione politica. In un mondo come quello attuale, nel quale le notizie circolano in tempo reale sui social media e sulle testate online, è un dato di fatto che sempre meno persone leggono i giornali cartacei. Questo pone problemi alle grandi testate, figurarsi ad un giornale che si propone come strettamente legato ad un partito, e dunque per sua natura ha un pubblico più ristretto. Quella di interrompere la pubblicazione di
OL è stata una scelta coraggiosa, che permetterà di avere tempo e risorse per prepararsi adeguatamente al futuro. Bisogna infatti pensare sia a forme sia a contenuti nuovi e coinvolgenti. La sfida principale consiste nel riuscire ad avvicinare alla politica anche tutti coloro che non votano, come pure coloro che votano scheda senza intestazione perché scettici riguardo ai partiti. Rimanendo nei vecchi schemi di comunicazione si riesce solo ad informare coloro che già si rispecchiano nelle idee liberali. Non si riesce tuttavia ad incuriosire ed avvicinare chi non si rispecchia (ancora) nel PLRT, né a dialogare con chi ha diverse idee politiche ma potrebbe comunque trovare dei punti di contatto su temi specifici. Ben venga dunque questa pausa editoriale, che permetterà di avere un periodo di riflessione. Nel 2023 ci saranno le elezioni cantonali e federali, a seguire nel 2024 quelle comunali. Porgo tantissimi auguri a tutte le persone che affronteranno questo cambiamento strategico e che dobbiamo sostenere tutti assieme.
erché di questo che si tratta, non di ripensare o rivedere Opinione Liberale ma di rielaborare e costruire una nuova comunicazione per il nostro PLR. Partendo da una importante analisi del mercato, della popolazione e soprattutto di quello che la cittadinanza si aspetta da un nuovo prodotto editoriale che possa, senza troppe limitazioni, fornire spunti e lanciare idee raccontando il nostro territorio e il Ticino che ci aspetta. Una sfida, certamente, ma soprattutto un’opportunità per affrontare un nuovo capitolo della nostra capacità di avvicinare il nostro elettorato, allargandolo – ce lo auguriamo – grazie a una comunicazione snella e veloce, che sfrutti appieno la corrente digitalizzazione senza però dimenticare la carta e la sensazione che solo il tatto può regalare. Un momento di riflessione, iniziale, che una volta concretizzato potrà raccontare il PLR nei prossimi anni, raggiungendo tutti voi che avete letto OL ma andando a toccare anche la sensibilità di chi cerca – e non ha mai trovato – un approccio liberale delclinato alle storie del nostro Cantone, alla sua politica ma anche, perché no, alle sue persone, imprenditori, lavoratori, la cittadinanza tutta, giovani e meno giovani. Stuzzicare la curiosità di chi non conosce ma che ha fame di scoprire con una comunicazione di fatto meno incentrata sulla politica ma più d’approfondimento, con contributi a volte esclusivi. Gli obbiettivi di questa rivoluzione sono chiari: avvicinare, interessare, influenzare.
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Il buon giornalismo costa “I giornalisti diventano sempre più “missionari” essi stessi, invece di informarci in modo indipendente, equo e il più possibile “oggettivo”, al meglio delle loro conoscenze e coscienze”, parole di Stephan Russ-Mohl, già professore ordinario di giornalismo e gestione dei media all’USI, direttore e cofondatore dell’Osservatorio europeo di giornalismo. Professor Russ-Mohl. Ormai da anni si sente dire che il tempo della carta stampata per i giornali è giunto alla fine. Ma è davvero così? Credo che la fine per il giornale stampato non sia ancora del tutto arrivata. Ma il fruscio del giornale al tavolo della colazione o il giornale come status symbol infilato nella borsa è probabilmente più caratteristico della generazione dei 65+, che dei giovani. Forse il miglior argomento a favore del giornale stampato è che nessuno può leggere quello che leggo mentre le piattaforme che mi forniscono le informazioni digitalmente mi sorvegliano sempre e sanno cosa ho letto e cosa invece no... Quale futuro si prospetta per il giornalismo di qualità? Questo dipende da una domanda chiave: siamo disposti a pagare per questo tipo di giornalismo (soprattutto le giovani generazioni)? Il buon giornalismo indipendente costa, i messaggi di
marketing e la propaganda sono invece disponibili gratuitamente e in abbondanza, perché ci sono molti clienti nella politica e negli affari, nel settore culturale e nello sport, che pagano grosse cifre per ottenere una maggiore attenzione. Perché questa attenzione vale denaro, oppure serve per alimentare potere e influenza...
doci da un lato a ciò che è già stato intrapreso e sperimentando nuove forme di giornalismo politico. L’eccessiva (e spesso purtroppo legata a ragionamenti di marketing) copertura del tema Covid-19 ha mostrato molto chiaramente le debolezze del giornalismo: ci sono troppo pochi giornalisti scientifici che sanno classificare, spiegare e contestualizzare i risultati scientifici. Questo è uno dei motivi per cui i media hanno spesso diffuso paura e ansia e, con la loro sovrabbondanza di copertura sul tema, hanno davvero indotto il Lockdown, con le sue spaventose conseguenze. Di fronte all’evoluzione delle notizie, i politici avrebbero dovuto agire, anche se non sapevano come...
I giornali e il giornalismo politico hanno ancora senso di esistere? Naturalmente abbiamo bisogno dei media e del giornalismo politico per aiutarci a tenere traccia degli eventi e degli sviluppi. Tuttavia, abbiamo anche bisogno di una maggiore educazione del pubblico, cioè dei cittadini, su come questi media e come il giornalismo “funzionano”. Dobbiamo spiegare come il giornalismo è in parte “usato” per diffondere disinformazione, ma anche come i giornalisti diventano sempre più “missionari” essi stessi, invece di informarci in modo indipendente, equo e il più possibile “oggettivo”, al meglio delle loro conoscenze e coscienze. In che direzione dovrebbe andare l’informazione politica? Tradizione o innovazione o entrambe? Abbiamo bisogno di entrambe le cose – attenen-
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Good Night and Good Luck N
el corso del 1992 l’annuncio della disdetta dei rapporti di collaborazione tra l’editore de “Il Dovere” e il PLR ticinese indusse la dirigenza del Partito ad avviare una riflessione sul ruolo in Ticino dell’informazione politica. Erano i tempi in cui c’era un eccesso di offerta nel mercato giornalistico ticinese che aveva portato a un processo di ristrutturazione. Per i partiti era inoltre difficile, anche per ragioni finanziarie, permettersi il lusso di avere una propria voce quotidiana; in quell’anno sparì Libera Stampa e il Popolo e Libertà si trasformò in settimanale l’anno successivo. La dirigenza del Partito decise di mantenere un organo ufficiale, non più un quotidiano bensì un settimanale. Il 12 settembre 1992 usciva l’ultimo numero de “Il Dovere”, il 17 settembre 1992 il primo numero di Opinione Liberale, organo ufficiale del PLR ed espressione della sensibilità e della tradizione liberale radicale. Il 2022 sarebbe stato l’anno del trentesimo, Opinione Liberale si ritira però dal panorama giornalistico il giorno del suo 29esimo compleanno. È anche il giorno del mio compleanno,
Stefano Modenini già direttore di Opinione Liberale
un anniversario in comune a testimonianza di quanto sia stato forte il legame che ci ha uniti per 25 anni: un’altra data fatidica, un periodo di tutto rispetto. Ed è indubbiamente con una grande emozione che mi accingo a redigere questa ultima edizione di OL, come affettuosamente lo hanno chiamato chi ci ha lavorato e chi ha contribuito, settimana dopo settimana, a garantire al PLR una voce propria. Sono stati 25 anni condivisi con una squadra che è cambiata nel tempo ma che ci ha sempre messo passione ed entusiasmo: posso dire con grande serenità che ho avuto la fortuna di lavorare con presidenti, segretari, direttori, colleghe e colleghi dalle esperienze umane intense che sono state la vera forza di Opinione Liberale. Opinione Liberale mi ha portato a conoscere meglio il PLR al suo interno, le tante persone – opinionisti e commentatori politici – che in tutti questi anni ci hanno aiutato a produrre un buon settimanale politico. A intrecciare rapporti, anche di amicizia, con chi la politica la vive quotidianamente, consigliere/i di Stato, consigliere/i federali, parlamentari federali e
Grazie “Oelle”
Ho partecipato alla fondazione di OL e ne sono stato il primo direttore, dal 1992 al 1998. Logico per me esprimere un certo rincrescimento per l’imminente cessazione della pubblicazione del giornale del PLRT in forma cartacea. D’altra parte occorre prendere atto della mutata realtà della carta stampata e delle abitudini dei lettori e dunque è necessario promuovere e diffondere le idee e il pensiero liberale con altre forme e modalità. I sei anni alla guida di OL sono stati per me un’esperienza indimenticabile e importante. Ho conosciuto il PLRT dal suo interno, moltissime sezioni e persone. Ma ho pure conosciuto la politica di questo Cantone e il Paese in maniera approfondita. Un bagaglio di informazioni e conoscenze che mi accompagna tuttora nella mia attuale professione.
Vania Castelli
cantonali, politici/che comunali, rappresentanti del mondo finanziario ed economico, della società civile. Ci sono stati momenti molto belli e altri più amari legati soprattutto alle campagne elettorali federali, cantonali e comunali, vissute anche in prima persona da candidata. Gli svizzero tedeschi definiscono i contatti con personalità importanti dosi di vitamina B, dalle proprietà preziose e positive. Opinione Liberale è stata per me una dose continua di vitamina B. E di questo ringrazio di cuore chi mi ha permesso di vivere questa splendida esperienza. Nel film di George Clooney del 2005, il celebre giornalista ed anchorman della CBS (Columbia Broadcasting System) Edward R. Murrow usava salutare gli spettatori al termine del suo programma See It Now con un Good Night and Good Luck. A Opinione Liberale dico Buonanotte e al Partito liberale radicale auguro Buona fortuna.
Reto Malandrini già segretario PLR e direttore di Opinione Liberale
“Oelle”, come lo chiamano molti di noi, è stato per me scuola di giornalismo e di vita: mi rattrista che chiuda. Tuttavia la decisione è logica e condivisibile. La stampa indipendente, periodica e quotidiana, è costantemente segnata da difficoltà, con chiusure e fusioni di testate. A maggior ragione per un partito, stampare un settimanale è un lusso impagabile. Un’alternativa si era già cercata nel 2008 – se non erro – con il sito rossoblu.ch, ma cadde a cavallo di un cambio di dirigenza che ne segnò la chiusura. Guardiamo avanti: il presente è digitale e la comunicazione dei partiti ha bisogno di dinamismo, rapidità e anche interazione con il pubblico. Grazie “Oelle”!
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Giovani e media, sfatiamo qualche mito Colin Porlezza
Gabriele Balbi
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uando si discute della dieta mediatica dei ragazzi, un luogo comune spesso citato è quello secondo cui i giovani non sarebbero interessati all’informazione. I risultati della maggior parte degli studi sui media e l’informazione a livello nazionale e internazionale sostengono però il contrario. Come spesso accade, infatti, la realtà è molto più complessa e, in questo come in altri casi, non si prende in considerazione il modo in cui i giovani utenti si approcciano all’informazione. Prima di tutto bisogna capire dove e come i giovani usano i media e, in vari Paesi, oggi essi principalmente navigano sulle piattaforme social o comunicano attraverso i sistemi di messaggistica come WhatsApp. Vivono quindi in ambienti in cui non c’è una distinzione netta tra informazione e intrattenimento. Anzi, per i giovani è essenziale avere la possibilità di informarsi, di scambiarsi l’ultimo gossip, di giocare, di seguire i loro influencer preferiti, e anche di condividere foto e video, tutto
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nello stesso luogo o piattaforma e attraverso uno strumento unico come lo smartphone. Occorre anche considerare che il concetto stesso di informazione sta cambiando. Mentre per gli adulti – e spesso anche per i giornalisti – informazione significa “ciò che si deve sapere” (tutte le notizie che meritano di essere stampate sostiene lo slogan del New York Times da fine Ottocento), i giovani hanno una concezione diversa di cosa significhi informazione e, di conseguenza, di cosa sia o non sia una notizia: per i ragazzi una notizia deve essere interessante, utile e divertente. Inoltre una notizia deve in qualche misure presentare una connessione, un nesso con la vita quotidiana e le abitudini dei giovani, deve sembrare loro rilevante insomma. Per esempio, nonostante il consumo sempre più individualizzato di informazione, alcuni temi come la discriminazione, la diversità, il bullismo, ma anche la crisi climatica vengono recepiti e discussi tra i giovani perché hanno a che fare con il loro vivere quotidiano e il loro futuro. Certo, il confine fra intrattenimento e informazione si fa più permeabile, così come i valori-notizia, ma se vogliono sopravvivere nella società delle piattaforme i media tradizionali devono operare un cambiamento “culturale” e di prospettiva, adattandosi alle nuove esigenze e proponendo nuovi prodotti, soprattutto a livello digitale.
Bisogna parlare ai lettori,
non (solo) agli elettori M
i si chiede per quest’ultimo numero di Opinione Liberale qualche riflessione sul futuro della comunicazione del PLR. Butto là qualche idea in ordine sparso. Mi pare di capire che dal prossimo anno il partito proporrà un periodico con cadenza mensile o bimensile. È corretto, a mio parere, non abbandonare il veicolo cartaceo. Però punterei su un giornale “aperto”, di area e non di partito. Capace di stimolare il dibattito con opinioni esclusive e anche provocatorie, sullo stile di quelle firmate da Mauro Dell’Ambrogio, relegate nelle ultime pagine di OL e lasciate cadere nel vuoto. Opinioni che portino qualcosa di nuovo al confronto e che non vadano a rimorchio dell’attualità politica. Obiettivo: rivolgersi ai lettori e non (solo) agli elettori. Oltre ai contenuti, fondamentali saranno la scelta dei titoli e delle foto. Ho scorso qualche numero
di OL dell’ultimo anno e ho trovato titoli di prima pagina improponibili, tipo “Le nostre valli”, “Libertà e protezione invece dell’autodeterminazione”, o “Riscoprire il ruolo di facilitatore del consenso”. E foto altrettanto improponibili tipo laghi, laghetti alpini, vedute aeree di regioni, eccetera. Ma nel frattempo, in attesa che nasca il nuovo progetto? A mio parere il PLR non può rinunciare per quattro mesi a un proprio strumento di comunicazione limitandosi a far passare messaggi su altri media. Credo che la chiusura di OL dovrebbe coincidere con un immediato potenziamento del sito web del partito, i cui contenuti, ad oggi, 15 settembre, sono fermi a luglio e agosto. Nella sua comunicazione il PLR dovrebbe essere più “sul pezzo” puntando sui temi di cui la gente discute e non solo su quelli che sono nell’agenda politica del partito o che stanno a cuore ad
Marco Bazzi giornalista
alcuni suoi esponenti. Uso volutamente il termine “gente”, che ritengo profondamente inclusivo, nel senso che gli diedero i latini, e che oggi viene considerato a torto di matrice leghista. Rivolgersi alla gente significa, appunto, progettare una comunicazione orientata ai lettori e non solo agli elettori. Mi pare che finora con OL il partito se le sia cantate e suonate da solo, proponendo una comunicazione troppo lontana dai temi di ampio interesse, o affrontandoli in modo poco “sexy”. Nell’ambito del progetto dovrà anche essere potenziata la comunicazione via social, ma questo è scontato.
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OL, un membro di famiglia Carlotta Gallino Melide
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l 30 agosto resta per me e per la mia famiglia una data emblematica. Quest’anno - il 30.8.2021- abbiamo ricevuto da parte del presidente del partito la lettera che ci informava della chiusura di Opinione Liberale. Mia mamma, mia sorella Francesca ed io ci siamo guardate come se avessimo pensato contemporaneamente la stessa cosa. Il 30 agosto mio papà Mario avrebbe compiuto 78 anni, è mancato nel febbraio del 1993 dopo aver contribuito alla nascita di Opinione Liberale qualche mese prima (era il 30 settembre 1992). È stato direttore de “Il Dovere” per diversi anni e, come si leggeva anche negli articoli scritti dai suoi amici e colleghi nella pubblicazione successiva alla sua morte, nonostante la tristezza per la chiusura del quotidiano che dirigeva “l’ho anche visto rivivere impostando, posso dire creando con entusiasmo e inventiva questo nostro nuovo settimanale” (Fulvio Pelli). La stessa redazione di OL in un articolo scriveva: “In questi mesi ci hai aiutato a far nascere e crescere Opinione Liberale, il settimanale del Partito liberale radicale, in mano a forze fresche ma anche giovani nell’esperienza” e concludeva scrivendo “Opinione Liberale vivrà, perché è figlio delle tue idee e delle tue passioni, oltre che del tuo sorriso per la vita”. La notizia della chiusura di Opinione Liberale fa male, credo però fermamente che la stessa forza, lo stesso entusiasmo che ha animato i fondatori, convoglierà in un progetto nuovo, fresco e giovane. E chissà che non sia protetto da una buona stella.
Nicola Camponovo Lugano
Mario Gallino e Geo Camponovo sono state due figure chiave al momento della nascita di Opinione Liberale nel 1992. I figli Carlotta e Nicola raccontano il loro rapporto “casalingo” con il settimanale del Partito liberale radicale ticinese.
Mario Gallino
Geo Camponovo
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hiude un giornale. Chiude un pilastro del nostro partito: pensatoio dei “grandi” e trampolino per i giovani. È per questo che negli ultimi giorni la curiosità mi ha spinto a recuperare alcune testimonianze e sfogliare le pagine dei primi OL. Cade l’occhio sulle date e penso che proprio in quelle settimane d’autunno del ’92 Geo ed Elena erano impazienti di vedermi. Proprio come me, i primi giorni di OL, erano molto importanti. Tante prime volte, infinite domande e sfide all’orizzonte. In copertina, una breve dedica alla fondazione di OL e poi via che si volta, letteralmente, pagina. Già nelle prime edizioni si legge di SEE, risparmio e tassazione, ferrovia e nuove tecnologie. Quasi 30 anni dopo i temi non sono poi cambiati di molto. Ma il mondo si. Altri tempi, diverse sfide, differenti necessità e nuovi scenari. Serve dunque un nuovo piano . A mio modesto parere ciò che conta sarà mantere lo scopwo di un progetto come OL. Un progetto, rubando alcune parole all’amico Fulvio, che si definisce “vivace palestra di confronto” ereditando così l’ardore caratteristico di un tempo e affrontando i “compiti con l’entusiasmo che carica chi affronta nuove esperienze ed i rischi che ad esse sono connessi, e con la convinzione di lavorare per una causa giusta”. Seguire, dunque, l’idea dei fondatori onorando coloro che hanno dedicato serate con tastiera o penna alla mano per arricchire il discorso liberale radicale: animando e incuriosendo. Un futuro, dunque, fiero del passato e dei pensieri che hanno fatto girare le rotative negli anni. Uno sguardo al futuro: come allora, anche oggi.
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Agli esponenti dei più influenti partiti del panorama politico ticinesi abbiamo posto la domanda: “Quale futuro vedete per la comunicazione di partito”. Ecco le loro risposte ad una domanda fondamentale per tracciare l’evoluzione della politica cantonale. E non solo.
Comunicare: la sfida di tutti C Alessandra Gianella Capogruppo PLR
apire oggi che direzione debba prendere la comunicazione di partito non è affatto impresa semplice. Se da un lato è chiaro che il tema del digitale rappresenta una sfida che va affrontata e cavalcata, è altrettanto vero che siti web e social media non possono diventare l’unico canale di comunicazione diretta tra partito ed elettore. In questo senso, ripensare la comunicazione come un unico contenitore con “utensili” utili per tutte le esigenze è una priorità. È quello che come PLRT stiamo portando avanti per il “dopo Opinione Liberale”.
Michele Foletti Granconsigliere Lega dei Ticinesi
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ella domanda! Se qualcuno avesse una soluzione efficace vincerebbe tutte le elezioni. Il problema è che oggi il cittadino si informa in maniera molto diversificata e quindi occorre diversificare l’informazione: c’è chi legge ancora i giornali, chi legge solo i siti di informazione, chi crede solo ai social e via discorrendo. La comunicazione di partito deve quindi diversificarsi, ma questo comporta molto lavoro e la necessità di avere parecchie risorse. Poi, come è sempre stato, occorre avere delle idee da comunicare e qui inizia il difficile.
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gni volta che vedo morire una testata giornalistica mi assale un senso di rincrescimento, in quanto una voce in meno rappresenta un impoverimento di quel sano dibattito indispensabile per la formazione delle opinioni. Per un partito il proprio giornale, per limitato che sia, rappresenta l’unica voce veramente amica per veicolare e difendere le proprie idee e per ora non intravedo un’alternativa digitale efficace. Sebbene sarà questa la direzione non illudiamoci, perché nella massa sterminata di notizie online che ogni giorno invadono i nostri schermi, raggiungere un posto di rilievo e catturare l’interesse sarà un’impresa in salita.
Fiorenzo Dadò presidente PPD
I Cristina Gardenghi Granconsigliera I Verdi
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er I Verdi, la comunicazione del futuro ha un duplice obiettivo: da una parte assicurare un dialogo schietto e diretto tra le cittadine e i cittadini e coloro a cui hanno affidato visioni, necessità e valori da tradurre in azione politica. Dall’altra, fornire una chiave lettura del mondo critica e autorevole, che permetta di non perdersi nell’oceano di mezze verità, opinioni e sensazioni in cui siamo immersi giornalmente e che ci distoglie dalle vere sfide a cui dobbiamo far fronte, come quella di lasciare un pianeta vivibile a chi verrà dopo di noi
l paesaggio mediatico diventa più concorrenziale e le pubblicazioni stampate sono in difficoltà; situazione che colpisce sia le riviste partitiche che i quotidiani. Occorre quindi ripensare la comunicazione, anche perché l’importanza politica dei social continua a crescere. Soppesare la rapidità e il contatto diretto garantiti dai social da una parte e la qualità e il livello d’approfondimento della carta scritta dall’altra non è una scelta facile. Occorre essere innovativi per garantire una comunicazione efficace tra partito, iscritti ed elettorato.
D Piero Marchesi presidente UDC
Laura Riget co-presidente Paritto socialista
a qualche anno l’UDC ha abbandonato la comunicazione tradizionale con il periodico cartaceo per abbracciare le nuove tecnologie, che oltre a essere meno costose, permettono di raggiungere molti più utenti. La comunicazione credo si possa dividerla in due parti, quella di approfondimento con opinioni e articoli sui media tradizionali e quella più spiccia e immediata attraverso i social network, utilizzando semplici banner e video della durata massima di due minuti.
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OL ha fatto il suo dovere Enrico Morresi, la stampa di partito sta diventando sempre più merce rara. È un’evoluzione naturale dei media, oppure c’è dell’altro? Cinquant’anni fa in Ticino i giornali di partito aspiravano a fornire tutta l’informazione: gli esteri, il locale, lo sport. Poi c’è stata una selezione, sono rimasti due quotidiani generalisti (ma molto più ricchi di personale e di contenuti) e insieme con la radio e la televisione hanno praticamente soddisfatto ogni necessità. La stampa di partito ha dovuto trovare altri mezzi per sostenere il confronto. “Opinione Liberale” chiude i battenti dopo un trentennio di pubblicazioni. Quali riflessioni le suggerisce questa chiusura nel panorama ticinese della stampa di partito? La nascita di “Opinione Liberale” fece seguito – nella seconda metà degli Anni Ottanta del Novecento – alla decisione dell’editore Salvioni di cambiare la testata del “Dovere”: da quotidiano di partito a quotidiano d’informazione. Pochi anni dopo, “Il Dovere” scomparve anche come testata, si fuse con l’“Eco di Locarno” e divenne “laRegione”. Ricordo che Giuseppe Buffi
la prese molto male: ma Salvioni aveva ragione. “Opinione Liberale” ha fatto quel che doveva fare, cioè da trait-d’union tra il vertice e la base del partito. Io l’ho persa un po’ di vista, ci operava il collega Carlo Manzoni, che veniva dal “Corriere del Ticino”, credo che abbia assolto bene la sua funzione. Per ragioni di età (sono in pensione dal 1998!) sono ormai lontano dalla scena, non so se altre ragioni abbiano influito sulla decisione di sospendere le pubblicazioni. Il “peso politico” della stampa sulla formazione dell’opinione pubblica è cambiato negli ultimi anni? “Si crede” ancora ai giornali? Dipende. Certo, il panorama si è molto frastagliato, oggi ci si serve anche dell’informazione online e ci si può domandare se uno stampato periodico serva ancora. Io voglio avere ancora fiducia nella carta stampata, e se il partito ha conservato l’appeal, ossia è in grado di avanzare proposte di soluzione nuove e alternative ai problemi della società, l’attenzione potrebbe tornare. Ricordo che “Politica Nuova” all’inizio, non era neppure ancora un organo di partito, eppure veniva letta trasversalmente perché era, di fatto, “alternati-
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Enrico Morresi, giornalista e studioso d’etica dei media, ha ancora fiducia nella carta stampata: “Se il partito ha conservato l’appeal, ossia è in grado di avanzare proposte e soluzioni nuove, alternative ai problemi della società, l’attenzione potrebbe tornare”. va”. Che conta (voglio ancora sperarlo) è la forza propositiva del partito, non il tipo di stampa che propone... In molti negli ultimi anni hanno recitato il “de profundis” per la carta stampata di fronte all’evoluzione dei media digitali. È davvero finita un’epoca? Saremo costretti a rinunciare alla carta? Non credo che sia inevitabile. Se uno vuole informarsi bene deve continuare a prendersi il tempo necessario. È del tutto illusorio immaginare che la complessità dei problemi (per esempio dell’ambiente, o della giustizia sociale) possa essere compressa nei limiti di qualche battuta... La formazione politica (che, immagino, deve essere ancora al vertice della preoccupazione dei leaders di ogni partito) non si può fare semplificando oltre un certo punto. Purtroppo la politica, anche quella ticinese, scade molto spesso nell’improvvisazione: vendansi certi dibattiti in Gran Consiglio. Ma, ancora per restare con i paragoni dentro quest’aula, già al banco dei consiglieri di Stato deve suonare un’altra musica, quella della competenza e dell’approfondimento.
La carta e la comunicazione oggi Stefano Soldati direttore Centro Stampa Ticino SA
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olo social, siti web, newsletter per comunicare oggi? Nell’era del digitale verrebbe facile pensarlo, invece la comunicazione odierna, anche alle nostre latitudini, è più che
mai multicanale e la buona e vecchia carta gioca ancora un ruolo molto importante accanto ovviamente ai nuovi canali digitali. La sua capacità di emozionare, di stimolare i sensi del fruitore come l’olfatto, l’udito, il tatto e ovviamente la vista, più di altri canali di comunicazione, restano attuali più che mai. In fondo la carta nei secoli si è sempre reinventata un ruolo nel processo di comunicazione. Ha resistito all’avvento della radio e poi della televisione, all’arrivo del web, ed ora si confronta con i social media. Anche oggi ha ancora dei pregi che possono dare risultati importanti e non solo tra le vecchie generazioni. Molti studi confermano che l’attenzione e il tempo dedicato ad un prodotto cartaceo, che esso sia informativo o promozionale, è superiore ad altri canali digitali più “mordi e fuggi”. Per ottenere risultati però anche con la comunicazione attraverso la carta c’è una premessa importante: il messaggio che si vuol trasmettere deve considerare attentamente, e più che in passato, il destinatario che si vuol raggiungere, adattando di conseguenza il messaggio che gli si vuol trasmettere. Oggi è fondamentale identificare e conoscere il pubblico che si vuol colpire. Solo così si otterranno buoni risultati anche con la comunicazione cartacea. La scelta della soluzione cartacea adatta tra le miriadi che la stampa moderna può proporre e una grafica accattivante infine non potranno che favorire il risultato sperato.
troppofacileamico
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In morte di un giornale d’area Nel 1993 “Nuova Libera Stampa” cessò le pubblicazioni, il nuovo corso di questo “giornale d’area” aveva iniziato solo un anno prima: Giuseppe Buffi scrisse queste riflessioni che sono per certi versi attuali ancora oggi.
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li organi d’informazione cantonali hanno pianto, ma senza esagerazioni, per la morte di “Libera Stampa”. La mancanza di pubblicità, se ho ben capito, è all’origine di questo ennesimo disastro editoriale. Ma ha fatto difetto solo la pubblicità? A mio avviso devono essere mancati anche i lettori: non tanto, forse, per il loro numero quanto per la frigidità – non trovo una parola migliore – che ha contrassegnato i loro rapporti con il nuovo giornale. Qualcuno poi, come capita oggi nelle aree partitiche, avrà anche fatto resistenza passiva, imputando al quotidiano d’essere espressione di un “gruppo” (o di un’”ala”) e non di un altro. L’ultima versione di “Libera Stampa”, durata pochissimo, non è mai stata comunque circondata, in generale, da particolari emozioni o da affetto. Lo si capiva – ma non saprei spiegare esattamente come e perché – dai contenuti: mai che vi irrompesse, magari incontrollata, magari sfuggita alla vigilanza della redazione, una passione. Un giornale politico – sia pur solo un giornale d’area – o diventa una bandiera, con tutte le contraddizioni e le sbavature che ciò inevitabilmente comporta, oppure rimane un foglio di carta nei cui confronti si coagulano alla fine più prevenzioni che adesioni. Non vorrei che le osservazioni che precedono apparissero come una critica a chi ha diretto e fatto il giornale in questi mesi. Il lavoro svolto è stato buono, anche ottimo. Il prodotto, tutto sommato, era di qualità. Ma l’impresa era difficile, per molti aspetti addirittura disperata. Si è partiti dalla convinzione, fondata, che un’area politica (insomma un partito) deve far sentire la sua voce, possibilmente tutti i giorni. Lo strumento c’era, l’esperienza per il suo uso pure. C’era tutto,
Giuseppe Buffi in un’immagine del congresso cantonale di Lugano del 28 gennaio 1995 fotografia di Massimo Pacciorini
dunque: mancava solo la necessaria chiarezza (ma non è solo un problema dell’area socialista, è un problema oggi di tutte le aree politiche) sul tipo di comunicazione da trasmettere, sulle idee da privilegiare, sui valori da propugnare, sul “livello” dell’informazione. Tutte cose che devono preesistere a un giornale di questo genere e che il giornale, oltre un certo limite, non può inventare. Un giornale, in altre parole, non può risolvere ciò che di irrisolto (in fatto di coesione, di ragioni, di sentimenti) vi fosse dentro l’area a cui si rivolge. Un giornale di partito può solo essere la naturale espressione scritta – il naturale sfogo – di una grande spinta morale, sociale e politica. Se questa spinta non c’è o c’è solo a metà, non può esistere neppure un quotidiano nato con i presupposti della nuova “Libera Stampa”. È del resto sintomatico il fatto che quando in un partito le cose vanno male e si cercano i colpevoli, sul banco degli accusati finisce regolarmente il giornale di partito. E mi pare di sentirle le critiche dei militanti socialisti al loro quotidiano (le stesse che toccarono a suo tempo al “Dovere”, presumibilmente anche al “Popolo e Libertà”, eccetera): che non c’era niente di interessante o di veramente attuale da leggere, che mancavano la cronaca e i resoconti della vita sezionale, che molti contributi – spontanei ma “importanti” – venivano cestinati. I partiti politici, nei confronti dei loro giornali – credo che il fenomeno sia universale – non hanno mai capito una cosa. Vi sono stati dei periodi in cui i loro giornali hanno potuto esprimere solo contenuti incerti, timidi e confusi perché attorno a loro non c’era più certezza di valori. Tanto valeva, in quei periodi, tenere in piedi – eventualmente riducendo al minimo gli operatori – quegli
strumenti di comunicazione così preziosi assicurando ad essi l’assistenza e l’adesione necessarie (con abbonamenti e finanziamenti regolari) in attesa di tempi migliori. E invece no: nei momenti di difficoltà le prime cannonate dei partiti sono sempre state dirette contro i loro stessi giornali. Il risultato è che i partiti hanno perso i loro giornali alle prime avvisaglie di crisi, e che oggi sono in difficoltà anche – se non soprattutto – perché non hanno più giornali. Intanto vediamo bene da che cosa i loro fogli sono stati sostituiti. Dall’imparzialità, dall’oggettività, dalla “verità”, da una migliore qualità, da un più grande pluralismo? Forse un giorno capiremo meglio cosa è realmente avvenuto in questi anni. 4 novembre 1993
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Una dolorosa, ma... saggia decisione Flavio Riva già presidente del Gran Consiglio
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i sapeva che Opinione Liberale stava attraversando un periodo difficile, non tanto per i suoi eccellenti contenuti, ma per la mancanza di un interesse dei liberali radicali stessi. Gli affezionati, non hanno bisogno di un settimanale di partito già per la convinzione stessa di appartenere ad un’entità politica che pone l’individuo in primo piano e persegue un’azione interclassistica e laica moderna in favore della popolazione. Manca anche l’affezione di una parte dei giovani. Quanti consiglieri comunali o municipali di giovane età sono lettori assidui del settimanale? È vero, l’informazione è oggi cambiata. Sono finiti i tempi dei congressi giovanili che si svolgevano annualmente una domenica pomeriggio e che vedevano i consiglieri di Stato sedersi a fine
Opinione Liberale in questi quasi trent’anni ha potuto contare sull’affetto e il sostegno incondizionato dei suoi lettori che hanno cointribuito anche in prima persona, con le loro opinioni, a fare del settimanale del PLR una voce autorevole nel panorama informativo del Cantone. Vogliamo rendere omaggio a questi lettori, e ringraziarli dal profondo del cuore, con questa ultima opinione su OL di Flavio Riva che ha difeso come politico e come uomo la tradizione e i valori liberali radicali. serata davanti alla “Hermes” per scrivere quanto detto nel loro intervento pubblicato poi sui giornali di partito. Erano i tempi dei fogli e delle carte a carbone per farne più copie. Mancavano ancora le fotocopiatrici, primizia delle prime ad alcol, che permettevano la riproduzione dei testi. Era periodo, non lontano nel tempo, in cui i notai dovevano per legge erogare per iscritto gli atti notarili e le relative copie. Oggi addirittura si ritiene obsoleta la penna a sfera. Chiusura quindi ma ad una condizione: che il Partito studi l’introduzione di moderni sistemi di comunicazione. Studi il modo di poter usufruire dei moderni mezzi esistenti che continuano nella loro azione di potenziamento e affinamento. Le notizie oggi sono
Opinione Liberale Responsabile politico Alessandro Speziali
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Redazione Vania Castelli Massimo Schira
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immediate. Succedono avvenimenti in qualsiasi parte del mondo, il tempo per darne comunicazione è di pochi minuti. I partiti in generale devono poter ricorrere ai mezzi di informazione normali con l’apporto di giornalisti che devono, per loro stessa formazione, essere obiettivi, abbandonando preferenze ideologiche personali. È con grande rincrescimento che Opinione Liberale scompare. Non potremo più leggere le informazioni delle eminenti personalità del Partito, ne i servizi di approfondimento, anche trasversali. È per questo che affermo “una chiusura per un’apertura verso nuovi sistemi d’informazione universale del PLRT”. Fateci sorprendere.
POLITIQUE NOIR
politicamente(s)corretto
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Perché Sergi e Pronzini ce l’hanno con OL? Opinione Liberale fin dal suo primo numero è stato anche satira politica con le vignette pungenti di Lulo Tognola (abbiamo scelto quattro “Papillon” significativi) e dal 2014 al 2017 con le rubriche “politicamentescorretto” e “spilli”. La satira – si sa – è un mezzo espressivo che non sempre trova la complicità del destinario... e può portare anche in giudizio. Ne sa qualcosa OL che si è ritrovata in tribunale ma ne è uscita vincente perché il diritto di satira è anche diritto di critica! 17 luglio 2018. Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini fanno causa ad Andrea Nava (in rappresentanza di Opinione Liberale, di cui è direttore), perché il settimanale avrebbe a loro dire pubblicato un’informazione inesatta: l’MPS si sarebbe fatto beccare con le mani nella marmellata a pagare per le firme di uno dei molti referendum lanciati dal movimento. Le varie udienze in Pretura portano alcune persone – di area politica socialista – a confermare il merito del nostro articolo sulla raccolta delle firme. Nel contesto di quella causa, chiediamo a Sergi e Pronzini di produrre la contabilità dell’MPS. Attenzione, attenzione: emerge che l’MPS non tiene alcuna contabilità, bensì basa la gestione del proprio movimento su due conti correnti postali. E pensare che si fanno paladini della trasparenza… Per noi – che da anni pubblichiamo bilancio e conto economico sul nostro sito internet – assolutamente inconcepibile. Capitolo secondo. Riceviamo dall’avvocato dell’MPS (un noto professionista della piazza bellinzo-
nese) la comunicazione che intende convincere i suoi clienti, alla luce delle testimonianze, a desistere dalla causa. Allo stesso tempo però ci chiede quali costi questi ultimi dovrebbero affrontare, così come la nostra disponibilità a mettere una pietra sopra la vicenda. Tenuto conto che si tratta di un avvocato di lunga esperienza, la proposta stessa di una ritirata strategica ha il chiaro sentore della causa persa. Siamo ad un bivio: dobbiamo scegliere fra opportunità e principio. Scegliamo la seconda, costi quel che costi. L’MPS ha avuto l’occasione di conciliare, ma non l’ha fatto… “troppo facile amico” avrebbe detto qualcuno. 19 giugno 2019. A fronte della nostra comunicazione di voler portare avanti la causa, Sergi e Pronzini battono in ritirata e sono costretti a rifondere 3’000 franchi a titolo di ripetibili a Opinione Liberale. Una vittoria, non scontata. Ma come si suol dire: Ende gut, alles gut.
SPILLI Le Pulizie La primavera è alle porte e anche a palazzo delle Orsoline sono in corso le grandi pulizie. Non ci riferiamo però a quelle classiche che tutti facciamo a casa nostra, ma al fatto che magicamente da tutte le commissioni escono rapporti su quanto è in sospeso. Insomma l’ultima seduta parlamentare sarà con oltre 50 oggetti all’ordine del giorno che, improvvisamente, sono giunti contemporaneamente a «maturazione». Quasi quasi verrebbe voglia di votare ogni anno almeno messaggi e iniziative sarebbero trattati con più celerità e non lasciati sedimentare sempre un quadriennio per arrivare all’ultima seduta.
Il Paragone Il codino leghista, riferendosi al fatto che in occasioni ufficiali potrebbe essere messa a disposizione del presidente del Gran Consiglio l’auto dello Stato, ha subito urlato allo scandalo sostenendo che queste cose non fanno del nostro modo di fare politica. Come d’altra parte, aggiungiamo noi, non dovrebbe farne parte lo scherno e l’insulto che ogni domenica troviamo su certa carta stampata. O no?
Gli “spilli” – che sono apparsi dal 2014 al 2017 a pagina 21 – hanno fatto riflettere tra il serio, l’irriverente e il faceto, strappando anche qualche sorriso.
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© Ti-Press/Alessandro Crinari
Attraverso le asperità sino alle stelle Andrea Nava segretario PLR, direttore OL
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are e cari abbonati,
di fronte a una situazione in continuo mutamento e nel mezzo di una crisi – si spera non definitiva – della carta stampata, quella di interrompere la pubblicazione di Opinione Liberale è una scelta dolorosa ma sicuramente, come lo ribadiscono d’altronde figure ben più esperte del sottoscritto, assolutamente necessaria. Anche la tempistica sembra essere opportuna: oggi gettiamo le basi per un reale ripensamento dell’apparato comunicativo del Partito. Prima di pensare al futuro, vorrei però rivolgere un sentito ringraziamento anche a voi, fedeli inserzionisti e abbonati, che ci avete sostenuto, letto e (forse) anche apprezzato. Vi sono vicino così come sono vicino a tutte le persone che hanno permesso a OL di esistere. In tal senso ringrazio di cuore tutte le collaboratrici e i collaboratori, giornalisti e personale amministrativo, attuali e passati che hanno collaborato con Opinione Liberale. Ma un grazie particolare va a Vania, testa, cuore e mano di OL. Come Partito, da subito abbiamo cominciato a riflettere sulle necessità di assicurare dei canali e delle modalità di comunicazione e informazione. Per voi ma anche per tutti coloro a cui
stanno a cuore i valori e i principi liberali radicali. Attraverso strumenti che il partito dovrà sforzarsi di individuare, desideriamo far sentire forte la voce del Partito liberale radicale in Ticino e nella Svizzera italiana. Guardiamo fiduciosi al futuro e accogliamo il cambiamento. Cambiamento anche di persone dunque. Cambiamento che – ne sono convinto – gioverà anche al partito che potrà beneficiare di nuovi stimoli, idee ed energie. Insieme al pensionamento di Vania, ho infatti deciso, dopo quasi 7 anni, che è arrivato il momento di affrontare nuove sfide. Il 31 ottobre 2021 lascerò quindi la carica di segretario del PLR Ticino. Per la fiducia che avete riposto in me il 6 novembre 2014, vi ringrazio dal profondo del mio cuore. Solo insieme a tutte le collaboratrici e collaboratori siamo stati in grado di raggiungere i risultati degli ultimi anni. Quindi grazie. Ma grazie anche voi, lettrici e lettori: lavorare con voi stato arricchente ed emozionante. Grazie per la fiducia che avete sempre riposto in me. E in Opinione Liberale. E come mi ha recentemente detto “uno di voi”: per aspera ad astra!
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Un partito di stampo liberale Thierry Burkart, consigliere agli Stati argoviese, 46 anni, avvocato, è il candidato unico alla presidenza del PLR svizzero. La sua elezione sarà decisa dall’assemblea dei delegati liberali radicali il prossimo 2 ottobre. In questa intervista la visione sul futuro del partito nazionale di colui che ha accettato la sfida di portare il PLR verso il 2023, subentrando alla presidente Petra Gössi. Thierry Burkart. Quale visione del futuro partito liberale radicale l’ha spinta a candidarsi? La Svizzera è un modello di successo. Ma questo non è scontato; è il risultato di un lungo e duro lavoro e di una lunga serie di decisioni giuste. Le fondamenta del nostro moderno Stato federale furono gettate nel 1848 proprio dai padri fondatori liberali. La Svizzera è la patria di persone disposte ad assumersi la responsabilità per se stessi e per la comunità e a modellare il proprio destino con fiducia in se stessi attraverso diligenza, rispetto e impegno. La Svizzera è la nostra patria. Assicurare la continuità di questo modello di successo e portarlo nel futuro è il nostro grande compito come partito, come liberali radicali, come Paese. Dobbiamo preservare le nostre conquiste, ma anche svilupparle ulteriormente. Vogliamo dare il nostro contributo a questa sfida come squadra – insieme ai miei vice presidenti – e con molti altri membri del nostro partito. Essere candidato unico può rappresentare un limite? Ovviamente non ho avuto alcuna influenza sulle scelte di possibili altri candidati. Ma il fatto che stiamo correndo come squadra garantisce che ci
sarà grande diversità nella futura presidenza. Perché l’italianità non è rappresentata tra i vicepresidenti? La nostra futura presidenza del partito sarà composta da rappresentanti della Svizzera tedesca e romanda, membri del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati, provenienti sia da zone urbane, sia rurali. La nostra età media è di 37 anni, e naturalmente vogliamo rappresentare tutti i membri del partito, indipendentemente dal colore della pelle, dall’età o dalla regione di provenienza. Insieme rappresenteremo i liberali radicali nella loro tradizionale diversità. Naturalmente, questo include anche la Svizzera italiana, con la quale
abbiamo molto in comune, ma che ha anche le sue peculiarità e sfide politiche specifiche di cui dobbiamo tenere conto. Sarà un presidente di continuità o di rottura? Siamo tutti uniti da chiari valori liberali. Negli ultimi mesi, abbiamo parlato troppo spesso delle poche cose che ci dividono invece di occuparci delle molte cose che ci uniscono. In futuro, insisteremo ancora di più su ciò che ci unisce. Tuttavia, voglio coinvolgere tutte le forze possibili sulle questioni fondamentali, per trovare soluzioni comuni. Il posizionamento del partito non è determinato solo dal presidente. La conferenza dei presidenti cantonali del partito, così come il gruppo parlamentare e l’assemblea dei delegati svolgono e svolgeranno un ruolo importante. Quali saranno gli obiettivi del “suo” PLR verso il 2023? Vogliamo presentare un programma di chiaro stampo liberale e anche diventare più presenti in termini di organizzazione e struttura. Ma non sono ancora stato eletto! Ecco perché non posso e non voglio essere ancora più preciso.
Votazione cantonale 26 settembre 2021
Iniziativa popolare “NO alle pigioni abusive, SÌ alla trasparenza: per l’introduzione del formulario ufficiale a inizio locazione”
La CATEF, la Camera Ticinese dell’economia fondiaria, come pure il Governo, il Parlamento e le associazioni economiche invitano a respingere l'iniziativa per i seguenti motivi: NO a una regolamentazione inutile e ridondante NO a un formulario superfluo NO a più burocrazia e maggiori costi per tutti
NO a un diritto ancora più complicato NO a una maggiore conflittualità tra le parti e all’incertezza del diritto NO perché in Ticino c’è uno sfitto debordante e in continuo aumento NO perché in Ticino gli affitti sono in costante discesa NO a un’inutile e controproducente ingerenza nel mercato NO all’ennesima proposta già bocciata più volte
NO a un’iniziativa in parte contraria alla legge
IL 26 SETTEMBRE
VOTA NO
all'iniziativa per l'introduzione dell'obbligo del formulario a inizio locazione
@noapiuburocrazia
ilvoto
Opinione Liberale
27
No a più burocrazia e conflittualità Renata Galfetti. Cosa chiede in due parole l’iniziativa “NO alle pigioni abusive, SÌ alla trasparenza”? Essa mira all’introduzione dell’obbligo di utilizzare un nuovo modulo ufficiale alla stipulazione di qualsiasi contratto di locazione, indicante fra l’altro anche quanto pagato come pigione e spese accessorie dal precedente inquilino e da quello nuovo, e i motivi precisi di un eventuale aumento. In caso di mancato utilizzo del modulo – obbligatorio anche per abitazioni nuove e mai affittate prima – o di compilazione incompleta, la pigione pattuita sarà nulla e potrà essere rimessa in discussione dopo anni, secondo criteri estranei al principio della libertà contrattuale (peraltro già oggi fortemente limitata dalla legge)! Chiede inoltre che questo modulo venga introdotto obbligatoriamente e con le stesse modalità anche per gli spazi commerciali, ciò che è in totale contrasto con la legge federale che non lo permette! Perché ritiene non sia una proposta attuabile? Tornando alle sole abitazioni, la possibilità concessa dalla Confederazione ai Cantoni di introdurre il modulo presuppone che nella zona vi sia
una penuria di abitazioni e un mercato locativo molto teso. Al contrario il Ticino è al secondo posto dei Cantoni col più elevato tasso di sfitto e anche per questo, da oltre 5 anni le pigioni richieste per i nuovi contratti sono in costante e importante calo (-8% in 5 anni a Lugano!). Siamo la regione col più marcato calo delle pigioni di tutta la Svizzera. In Ticino ci sono molte abitazioni sfitte. L’iniziativa non aiuterebbe a migliorare la situazione? No. In Ticino si continua a costruire troppo soprattutto a motivo dei tassi ipotecari molto bassi e degli interessi negativi. La sovra offerta interessa ogni regione del Cantone e ogni segmento di prezzo e le previsioni relative ai tassi non lasciano intravvedere una inversione di tendenza. Più trasparenza nell’evoluzione delle pigioni non sarebbe positiva? Già attualmente esiste la massima trasparenza: i vari portali immobiliari (Homegate, Immoscout24, tutti.ch, eccetera) rilevano le pigioni richieste dai proprietari negli annunci di ricerca inquilini per località e caratteristiche delle abitazioni. Sono il sistema più veloce per trovare casa perché si può circoscrivere la ricerca in modo molto preciso. Siccome escono i dati di tutti gli annunci, si può soddisfare ogni curio-
A O P L O C N U O T N E M I D A TR TE ANCHE PER
Il 26 settembre saremo chiamati a votare sull’iniziativa popolare “NO alle pigioni abusive, SÌ alla trasparenza: per l’introduzione del formulario ufficiale ad inizio locazione?”: il PLR invita a respingerla in quanto la situazione relativa al mercato dell’alloggio in Ticino non giustifica in alcun modo l’introduzione di tale formulario obbligatorio. Ce ne spiega il perché Renata Galfetti, segretaria cantonale CATEF. sità! Preciso che l’iniziativa mira a contenere o meglio – a ridurre – le pigioni iniziali, non quelle dei contratti in essere. I dati statistici dei portali si riferiscono proprio alle prime, che sono di ottima qualità, tanto che servono di base a tutte le valutazioni degli operatori immobiliari. Si rischia davvero maggiore burocrazia? Assolutamente sì. Contrariamente a quanto sostengono gli iniziativisti, la compilazione del modulo è molto delicata e gli errori comportano la nullità della pigione pattuita. Specie i piccoli proprietari si affideranno allora alle amministrazioni che a loro volta rincareranno il costo delle loro prestazioni. La trattativa diretta fra le parti sarà meno frequente.
NO all’iniziativa 99%
no-nuoveimposte.ch
IL 26 SETTEMBRE 2021
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