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I TERREMOTI IN TURCHIA E SIRIA
L’EFFICACIA DELL’ISOLAMENTO SISMICO IN ITALIA
Il nostro Paese presenta un elevato rischio tellurico e urge attivare corrette politiche di prevenzione. Le scosse sismiche verificatesi lo scorso febbraio 2023 in Medio Oriente hanno visto molti ospedali rimanere totalmente integri e pienamente operativi grazie alle moderne architetture antisismiche con cui sono stati concepiti.
È stato dedicato ampio spazio, sui media, alla serie di devastanti terremoti iniziata in Turchia, vicino al confine con la Siria.
Lo scorso 6 febbraio, alle 4.18 del mattino, una violentissima scossa ha fatto tremare la terra.
Di magnitudo Richter M = 7,8, magnitudo momento Mw = 7,9, e intensità massima della Scala Mercalli Imax = XI (terremoto disastroso), è stata caratterizzata da un’accelerazione spettrale massima di ben 2,12 g.
L’epicentro della prima scossa (con profondità ipocentrale pari a circa 17,9 km) è stato a 34 km a nord-ovest delle città di Gaziantep, a 26 km a ovest dal suo distretto di Nurdağı e a circa 90 km dal confine con la Siria (Fig. 1).
Alla prima scossa ne sono seguite numerose altre, nello stesso giorno: prima sette di M = 5,0÷6,7, poi (alle 13:25) una seconda violentissima (di Mw = 7,5 ed Imax = IX, con epicentro a 4 km a sud della città di Ekinözü che ha colpito soprattutto la provincia di Kahramanmaraş), e, infine, altre cinque di M = 5,0÷6,0.
L’epicentro della prima scossa del 6 febbraio (Fig. 2) risulta esser stato all’estremità settentrionale della zona compresa tra la faglia Anatolica Orientale (che comprende la regione costiera turca affacciata sul Mar Egeo) e la Faglia del Mar Morto. Dunque, prossimo alla giunzione tra i margini della Placca Anatolica (comprendente la Turchia), di quella Araba (nella quale si trova, quasi per intero, la Siria) e di quella Africana: una zona con pericolosità sismica tra le più elevate di quelle che caratterizzano i territori che si affacciano sul Mar Mediterraneo.
La scossa avrebbe provocato un’enorme frattura in una delle due faglie Anatolica Orientale e del Mar Morto, interessandola per una lunghezza di circa 190 km e una larghezza di circa 25 km.
Interessante notare come il sisma non si è limitato a colpire la Turchia il 6 febbraio: ad esempio, il 22 febbraio, due notevoli scosse (di M = 6,4 ed M = 5,8) hanno colpito la provincia di Hatay (già una delle più martoriate dalla scossa del 6 febbraio), causando almeno 3 vittime e 210 feriti.

Vittime e danni causati in Turchia e Siria
Numeri spaventosi hanno messo in ginocchio le popolazioni colpite. Oltre 55mila morti e più di 120mila feriti. Con danni ingenti a edifici e a infrastrutture
La serie di scosse ha provocato vaste distruzioni sia in Turchia, sia in Siria, facendo crollare o danneggiando fortemente oltre 100mila edifici (Figg. 3-6) e, secondo le informazioni disponibili, causando oltre 55mila vittime (delle quali più di 48mila in Turchia), nonché oltre 120mila feriti (i dati non tengono conto dell’elevato numero delle persone che risultavano ancora disperse al momento della comunicazione dei dati stessi).
Numerosissimi sono gli sfollati (fra questi, ben 850mila bambini, secondo l’Unicef).
Quella di Hatay, come si è già accennato, è stata tra le province turche più martoriate, con i danni più consistenti nella sua capitale Antiochia, a Kirikhan e a İskenderun.
In Turchia sono stati rilevanti, oltre ai danni agli edifici, anche quelli alle infrastrutture. Alcuni aeroporti, ad esempio, sono stati costretti a chiudere per le notevoli crepe che si sono aperte sulle piste di atterraggio. Pure il porto di İskenderun ha subito gravi danni, anche a causa di un vasto incendio generato dalla caduta di alcuni container contenenti materiali infiammabili.
In Siria, è risultato assai arduo valutare i danni subiti dagli edifici e stimare il numero delle vittime.
I terremoti hanno colpito la zona settentrionale del Paese, che è controllata, almeno in parte, dai ribelli che combattono contro il regime del Presidente Bashar al-Assad.


Già prima degli eventi sismici, la situazione era assai precaria, con case fatiscenti e moltissimi alloggi temporanei abitati da milioni di sfollati, provenienti da tutto il Paese, per sfuggire alla guerra civile in corso. Comunque, anche in Siria risultano essere crollati moltissimi edifici, non solo ad Aleppo e in altre città vicine, ma pure a notevole distanza dagli epicentri (ad esempio, a Damasco).
Infine, le due scosse sismiche principali del 6 febbraio hanno causato danni (sebbene di entità molto minore che non in Turchia e Siria) anche in altri Paesi come Libano, Israele e Cipro.
La vulnerabilità sismica dei territori colpiti e i terremoti del passato
I disastrosi effetti dei terremoti del febbraio scorso in Turchia e Siria sono stati conseguenza non solo della violenza di tali eventi (non riscontrata, in Turchia, dai tempi del sisma di Erzincan del 1939, di simile magnitudo momento massima, Mw max, che provocò 33mila vittime), ma, in gran parte, anche della perdurante inadeguatezza delle tecniche costruttive tuttora largamente adottate in questi Paesi. E tutto ciò nonostante la Turchia fosse stata colpita da terremoti violenti anche abbastanza recentemente.
Ricordiamo quelli di:
• Izmit e Duzce ad agosto e novembre 1999 (M = 7,6, con 17.000 morti, e M = 7,2, rispettivamente);
• Bigol a maggio 2003 (M = 6,4);
• Anatolia Orientale a gennaio 2020 (di magnitudo massima Mmax = 6,7);
• Grecia Orientale e Turchia Occidentale a ottobre 2020 (M = 7,0).
E occorre non dimenticare anche terremoti violenti più antichi, come quelli di:
• Turchia Meridionale e Siria Settentrionale dell’859 e del 1124 (magnitudo stimata Ms = 6,9);
• Aleppo del 1138 (Mw = 7,1);
• del 1513 (Ms = 7,4);
• di agosto 1822 (Ms = 7,0÷7,4, con 20.000÷60.000 vittime, pari al 68% della popolazione dell’epoca).
(www.ingenio-web.it/articoli/la-protezione-degli-ospedali-dai-terremoti-in-turchia-ancora-una-prova-dell-efficacia-dell-isolamento-sismico)
L’eccellente comportamento degli ospedali turchi isolati sismicamente
Fortunatamente, il 6 febbraio, almeno in Turchia, non tutti gli edifici si sono mostrati vulnerabili al sisma: infatti, ormai da diversi anni sono stati costruiti edifici protetti da moderni sistemi antisismici.
In particolare, come ho appreso personalmente dal Professor Mehmet Emre Özcanli, dell’Istanbul Teknik Üniversitesi e dall’ingegnere Mircan
Kaya della FIP MEC e dell’UCM PRODUCTIONS di Istanbul, 12 ospedali esistenti nell’area colpita dai recenti terremoti erano isolati sismicamente alla base (si vedano la loro localizzazione e due esempi nelle Figg. 6-8).


Essi risultano essersi comportati egregiamente, cioè, non sono crollati, ma sono rimasti totalmente integri e pienamente operativi immediatamente dopo le scosse sismiche, così da potervi curare i tanti feriti.
Del resto, un analogo ottimo comportamento di importanti ospedali isolati sismicamente (oltre che di edifici di altre tipologie, così protetti, anche italiani) era già stato riscontrato pure in occasione di terremoti violenti precedentemente avvenuti in altri Paesi (inclusa l’Italia).
(https://www.meteoweb.eu/.../terremoto-turchia.../1001205925)
(https://www.meteoweb.eu/.../terremoto-turchia.../1001205925)

Un monito anche per l’Italia
I recenti terremoti in Turchia e in Siria, e i loro effetti dovrebbero costituire un monito anche per noi italiani. Infatti, l’Italia è caratterizzata da un rischio sismico molto elevato, anche se la magnitudo dei terremoti che l’hanno colpita risulta non aver superato (almeno in tempi storici) il valore di M~7,3 (terremoto della Val di Noto, in Sicilia, dell’11 gennaio 1693, Figg. 10-11).

Pertanto, ritengo indispensabile e molto urgente che siano avviate, anche nel nostro Paese, corrette politiche di prevenzione del rischio sismico (oltre che di altri rischi naturali), in accordo con la petizione da me indirizzata, su change.org, (http://chng.it/gf7T6ZVF ) al nostro Governo, ai nostri Governatori Regionali e ai Segretari dei nostri partiti politici alla fine del 2020 (a tutt’oggi, essa è già stata firmata da 960 persone).
Ricordo, poi, che, recentemente, assieme ad altri esperti, ho presentato, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), una prima proposta di legge, relativa alla prevenzione del rischio sismico per le scuole e per gli ospedali, perché questi sono gli edifici strategici ritenuti più importanti (per essi, tale proposta prevede, fra l’altro, l’incentivazione dell’utilizzazione dell’isolamento sismico e degli altri moderni sistemi antisismici).
Contemporaneamente, nella mia qualità di membro della Commissione IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) per il rilascio dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), ho già attivato contatti con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) per quanto attiene alla prevenzione del rischio sismico per gli impianti chimici a Rischio di Incidente Rilevante (RIR), pure in questo caso grazie anche all’uso dei moderni sistemi antisismici.
Per concludere, sottolineo, per l’ennesima volta, che adeguate politiche di prevenzione del rischio sismico, oltre che degli altri rischi naturali, sono indispensabili per proteggere non solo tutte le nostre strutture e i tanti nostri capolavori, ma, soprattutto, le nostre vite e quelle dei nostri posteri.
(http://www.meteoweb.eu/2021/01/la-violentissima-scossa-dell11-gennaio-1693-in-sicilia-328-anni-fa-il-catastrofico-terremoto-della-val-di-noto/1531845/)
