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Le sfide per le aziende O&G per affrontare la transizione energetica
a cura di Ing. Giulia De Donno
La complessità della transizione energetica
Al centro della risposta al cambiamento climatico c’è la transizione da combustibili fossili alle energie rinnovabili e all'idrogeno, rafforzata dalla carbon capture & storage. Ciò è stato evidenziato alla storica conferenza sul clima COP26 a Glasgow, in Scozia, che ha sottolineato la necessità e l’urgenza di una maggiore ambizione sulle azioni da intraprendere per contenere il cambiamento climatico, azioni che includono i carbon markets e gli impegni nazionali dei singoli paesi verso il net zero. Tuttavia, il nostro mondo dipende ancora moltissimo dal petrolio e dal gas, ed è questo il motivo per cui la transizione energetica risulta un argomento così complicato. Per apprezzare le difficoltà nel fare un bilancio fra azione per il clima e il continuo bisogno di energia, si consideri la storia di Innovex
Downhole Solutions, una società con sede in Texas che fornisce servizi tecnici all'industria petrolifera e del gas e che a fine del 2020 aveva ordinato 400 giacche ad una nota marca di abbigliamento outdoor, chiedendo di stampare il proprio logo aziendale. L'iconica azienda di abbigliamento si rifiutò di evadere l'ordine in quanto si considerava "un’azienda politicamente consapevole" e non voleva pertanto condividere il proprio logo con aziende che si occupano di "tabacco, armi e pornografia". Associando l'industria petrolifera e del gas a queste categorie: fornire giacche ad aziende simili sarebbe contro i propri valori e i propri "obiettivi e impegni relativi alla sostenibilità e alla protezione ambientale". Ma, a quanto pare, l'attività della nota azienda dipende non solo dalle persone che amano la vita all'aria aperta, ma anche dal petrolio e dal gas: almeno il 90 percento dei materiali delle sue giacche sono realizzati con prodotti petrolchimici derivati da petrolio e gas naturale. Inoltre, molte delle sue giacche e dei materiali che le compongono sono realizzate in paesi come Cina, Vietnam e Bangladesh, e poi spedite negli Stati Uniti in navi alimentate a petrolio. Per confondere ulteriormente le cose, non molto tempo prima che la richiesta fosse respinta, il suo proprietario aziendale aveva costruito un nuovo hangar in un aeroporto di Denver per i suoi jet aziendali, tutti alimentati a carburante. Per mettere in luce l'ovvia contraddizione, la Colorado Oil and Gas Association ha presentato il suo primo Customer Appreciation Award all’azienda riluttante per essere "uno straordinario cliente di petrolio e gas". Ma questo premio è stato rifiutato.
Aggiornamento macroeconomico post-Covid 19
Già molto prima del Covid-19, la pressione sociale nei confronti dei sistemi energetici fondati su fonti fossili era molto alta. Gli eventi dello scorso anno hanno accresciuto l'interesse degli investitori per le attività sostenibili e resilienti, comprese le energie rinnovabili promuovendo quindi nuovi sistemi energetici più indipendenti dagli idrocarburi e più orientati verso le fonti a basse emissioni di carbonio. Le compagnie petrolifere e del gas sono direttamente esposte alle attuali discontinuità economiche e restano vulnerabili ai rischi sistemici, uno di questi e probabilmente il più importante è il cambiamento climatico. In questa fase di disruption dei sistemi energetici tradizionali, le compagnie O&G devono scegliere dove e come competere mentre il mondo passa a un futuro “net-zero” e devono ridurre il loro rischio di svalutazione delle immobilizzazioni materiali. Infatti, secondo le analisi condotte dal Wall Street Journal, la pandemia ha innescato la più grande svalutazione delle attività dell'industria petrolifera in almeno un decennio, a seguito di un crollo senza precedenti della domanda globale di energia e a causa dell'incertezza a lungo termine sulla domanda futura per i loro prodotti principali legati alle fonti fossili. I trend che mettono in difficoltà l’industria O&G sono l'aumento delle auto elettriche, la proliferazione delle energie rinnovabili e la crescente preoccupazione per l'impatto duraturo del cambiamento climatico.
Date queste dinamiche, questo è il momento per le compagnie petrolifere di fare scelte ponderate: sia per migliorare la loro resilienza economica e reputazionale sia per considerare come riposizionarsi. In particolare, ci sono quattro pillars/ambiti chiave che i leader delle O&G company dovrebbero affrontare o esplorare e sono: 1. Core Business: come rendere più resilienti le attività principali nel settore degli idrocarburi? 2. Sustainability & Decarbonization Path: come riposizionarsi strategicamente e migliorare la resilienza reputazionale tramite investimenti in ambito ESG come la riduzio-
ne di emissioni e la decarbonizzazione delle proprie attività lungo l’intera Value Chain.
3. Energy Evolution e aggiornamento del
proprio modello operativo: come minaccia o opportunità? I leader delle aziende
O&G dovrebbero chiedersi se crescere includendo attività a basse emissioni di carbonio e come modificare il modello operativo per prosperare in un mondo a basse emissioni di carbonio. 4. Il Digitale come supporto per migliorare l'efficienza operativa e decisionale delle aziende O&G ma anche come strumento per navigare l’energy transition e ridurre le emissioni.
Figura 1 Il cambiamento climatico si riferisce ai cambiamenti a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici.
Un piano d'azione per le aziende O&G nell’affrontare le sfide della transizione energetica
1. Costruire un core business più resiliente
La resilienza finanziaria è un aspetto sempre più delicato in diversi ambiti delle attività O&G, sia nel settore upstream che in quello del refining. Come esempio upstream, basti pensare alle numerose bancherotte che hanno coinvolto famosi player della shale industry in Nord America, di cui si ricorda a titolo di esempio la bancarotta della Chesapeake a giugno 2020. Il portafoglio della Chesapeake, uscita attualmente da un drastico processo di ristrutturazione aziendale, include asset non convenzionali con un breakeven price particolarmente elevato rispetto all’olio del Medioriente, quindi, con asset più soggetti alla fluttuazione dei prezzi del barile. Inoltre, poiché i rischi fisici derivanti da un clima che cambia sono meglio compresi e i rischi di transizione (come la pressione sociale, la disruption tecnologica o il cambiamento delle preferenze dei consumatori) diventano più diffusi, la resilienza finanziaria sta diventando sempre più una funzione della resilienza climatica. Investitori e analisti hanno anche iniziato a testare il contributo delle compagnie petrolifere e del gas a un clima che cambia. Cresce la richiesta alle compagnie petrolifere da parte degli enti finanziatori di standardizzare la comunicazione delle emissioni di gas serra prodotte dalle operazioni e da intere catene del valore. La prima risposta delle compagnie petrolifere e del gas, quindi, deve essere quella di costruire un portafoglio che sia resiliente sia ai prezzi più bassi delle materie prime che ai prezzi più alti del carbonio. Ci sono due passi importanti che i leader possono intraprendere per rafforzare le loro posizioni (oltre alla decarbonizzazione) e sono: 1. Concentrare gli investimenti futuri su risorse che offrono la migliore combinazione fra prezzi di produzione e minore intensità di emissioni, come ad esempio i giacimenti a gas; 2. Razionalizzare gli investimenti su asset di idrocarburi meno resilienti: ridurre ad esempio gli investimenti in giacimenti non convenzionali ed heavy oil valutando la possibilità di uscire dal business.
2. Sustainability & Decarbonization Path
All’interno di questo asse, un aspetto fondamentale è quello della sostenibilità ambientale, in particolare legata alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla decarbonizzazione delle attività O&G e delle loro catene del valore. Il Net Zero è infatti una tendenza emergente degli ultimi anni, dal momento che il mondo è in corsa per dimezzare le emissioni di GHG entro il 2030 e raggiungere il net zero entro il 2050 e senz’altro l’Energy è un’industria prioritaria su cui agire. Diverse O&G company hanno già fissato obiettivi di Net Zero in cui le emissioni di Scope 3, che sono associate all'uso dei prodotti del settore, rimangono la sfida dominante, e coprono oltre tre quarti dell'impronta di emissioni del settore.
Figura 2 Le aziende O&G potrebbero sviluppare meccanismi per differenziare gli asset e valutare i prodotti in base alla loro impronta di gas serra (C=2, metano...).
Figura 3 La capacità operativa totale del CCUS è cresciuta di circa il 23% dal 2017 al 2020 e si prevede che aumenterà fino a circa 10.000 MTPA entro il 2050.
Figura 4 Emissioni globali di metano dall'attività umana: le attività legate all’O&G rappresentano circa il 25% del metano antropogenico. Fra le tendenze predominanti in ambito O&G legati alla riduzione di emissioni ci sono le iniziative di CCUS per l’anidride carbonica e le iniziative di Methane Mgmt & Gas Flaring. In particolare, la Carbon Capture Utilization and Storage (CCUS), sarà un tool essenziale per mitigare il cambiamento climatico. I progetti di CCUS se implementati in collaborazione con tecnologie energetiche pulite, hanno infatti il potenziale di ridurre le emissioni globali. Una valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) stima che entro il 2050 saranno necessarie circa 10.000 mtpa di capacità di cattura della CO2 per sostenere le ambizioni climatiche globali. Allo stato attuale, si stima che l’attuale capacità CCUS mondiale è di circa 120 mtpa con una crescita annuale del 23% rispetto agli ultimi tre anni. Pertanto, esiste un notevole potenziale di crescita per le tecnologie CCUS. Da un punto di vista economico, l’Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) stima che i costi dei progetti di CCS variano da US $60 a US $85 per tonnellata di CO2. Con questi prezzi, è difficile far funzionare il business model, a meno che non siano integrati altri flussi di entrate. Pertanto, l'IPCC ha raccomandato ai governi di sviluppare meccanismi politici adeguati a migliorare la fattibilità economica dei progetti CCS e per supportare la sua adozione di massa. Per risolvere l’equazione net zero, ovvero ridurre o rimuovere le emissioni di gas a effetto serra per stabilizzare il clima, anche il contenimento delle emissioni di metano sarà fondamentale. Il metano e la CO2 differiscono in diversi aspetti. In particolare, il metano rimane nell'atmosfera solo per un decennio, rispetto alla persistenza secolare della CO2, ma intrappola molte volte più calore. Le emissioni di metano dall'attività umana sono il secondo più grande motore del riscaldamento globale, rappresentano circa il 30% dell'aumento della temperatura dai livelli preindustriali e sono aumentate di circa il 25% negli ultimi 20 anni. L'analisi dell'IPCC presuppone una riduzione delle emissioni di metano di oltre il 2% all'anno, raggiungendo il 37% al di sotto dei livelli del 2017 entro il 2030 e il 55% entro il 2050. L'industria O&G emette "metano fuggitivo" in modo irregolare e disperso attraverso sfiati, perdite e combustione incompleta durante il pro-
cesso di flaring: queste emissioni sono una fonte di valore non sfruttata e rappresentano circa il 25% del metano antropogenico. Per ridurle, è possibile aumentare il monitoraggio, il reporting e la verifica; sostenere il consumo sostenibile; aggiornare il portafoglio di progetti favorendo asset a basse emissioni di carbonio e ridotta impronta di metano; aumentare l'innovazione nel monitoraggio del metano e nella prevenzione delle perdite; aggiornare l'infrastruttura e ridurre il gas flaring. Entità di spicco come la Banca Mondiale stanno spingendo in modo aggressivo per vietare il flaring residuo attraverso la Global Gas Flaring Reduction Partnership. Sulla stessa linea, inoltre, stanno lavorando anche i consorzi di settore, come l' Oil and Gas Climate Initiative, per fornire alternative al flaring attraverso collaborazioni reciproche, sponsorizzazioni ed estendendo il supporto tecnologico e finanziario agli operatori. Anche la nuova amministrazione statunitense sta adottando leggi che impongano limiti al gas flaring, in particolare nel prolifico gioco del Permian Basin in Texas. È probabile che le aziende esplorino il potenziale delle tecnologie come l’LNG su piccola scala e il Gas-to-Liquids per monetizzare il gas che andrebbe altrimenti bruciato, attraverso partnership con fornitori di tecnologia. Approcci come la generazione di energia in loco e l'iniezione di gas per l'EOR potrebbero aiutare a ridurre al minimo il gas flaring, in particolare nei prossimi progetti E&P.
3. Esplorare opzioni di crescita redditizia in attività a basse emissioni di carbonio
Molte compagnie petrolifere e del gas stanno attualmente rivalutando le loro risposte strategiche alla transizione energetica. Valutando l’opzione di andare ben oltre la decarbonizzazione delle proprie operazioni. Altrettanto importante, i settori di produzione dell’energia a basse emissioni di carbonio rappresentano classi di investimento in rapida crescita a pieno titolo. La domanda è quindi, in che modo le compagnie petrolifere e del gas dovrebbero esplorare alternative per una crescita redditizia che migliori anche la resilienza climatica? Le risposte strategiche delle O&G Company sono generalmente distribuite su tre ampi archetipi: • lo “specialista delle risorse naturali”, come ad esempio alcune National Oil Company che resteranno focalizzate ad ottenere il massimo dai loro asset a fonti fossili; • i player che si vogliono trasformare e che si stanno trasformando in società energetiche integrate; • i player che abbandoneranno il settore E&P (Exploration & Production) per una transizione totale verso gli asset di produzione di energia “low carbon”. Gli “specialisti delle risorse naturali” scommettono su un futuro che promette un fabbisogno materiale di idrocarburi per altri 30-50 anni, anche con una tendenza al ribasso. Le aziende di questa classe riconoscono che la fase matu-
Figura 5 Immagini satellitari della NASA, utilizzate per monitorare l'inquinamento e il flaring dei giacimenti petroliferi negli Stati Uniti.
ra dello sviluppo di qualsiasi settore è spesso la più redditizia per i migliori performer, in genere rafforzata da opportunità di consolidamento. Stanno quindi offrendo agli investitori un alto potenziale di rendimento, una crescita dei profitti supportato da un elevato prezzo del petrolio (tornato ai livelli di fine 2019), e una proposta di investimento semplice e senza i rischi connessi a nuove attività con potenziali marginalità inferiori migliorando nelle loro attività legate al core business. Potenziali rischi di quest’attività sono legate alle normative e potenziale isolamento da parte di investitori e di fornitori di servizi avanzati (ad esempio Google ha dichiarato che non fornirà servizi e strumenti di intelligenza artificiale personalizzati per progetti ad alta intensità di emissioni, inclusa l'esplorazione di idrocarburi). Gli attori dell'energia integrata stanno cercando di mantenere il loro nucleo redditizio, catturando anche alcune delle grandi opportunità globali che stanno emergendo nei mercati a basse emissioni di carbonio, tra cui energia rinnovabile, bioenergia, mobilità di nuova generazione, servizi energetici e idrogeno. Questi player vogliono emergere in alcune o più di queste classi di investimento in base alle loro capacità, tecnologie, relazioni e altri vantaggi. Esempi ben noti includono le major petrolifere e del gas come Eni e BP, che hanno recentemente annunciato la loro transizione da compagnia petrolifera internazionale a compagnia energetica integrata. I “low carbon pure players” stanno invece investendo completamente sulla costruzione di attività a prova di futuro e a basse emissioni di carbonio mentre si spogliano dei portafogli legacy a contenuto fossile che potrebbero creare distrazioni di gestione e presentare proposte di investimento troppo miste per gli investitori azionari e obbligazionari. Diverse aziende di medie dimensioni hanno recentemente compiuto questo passaggio, tra cui Edison, Ørsted e Neste. Edison ha venduto la sua divisione E&P; Ørsted, una società energetica danese, ha dichiarato che il suo obiettivo è diventare la "prima grande azienda eolica offshore" e Neste, un'azienda energetica finlandese, ha spostato il suo patrimonio storico dalla raffinazione e commercializzazione del petrolio alla lavorazione dei biocarburanti. Due domande generali possono aiutare a orientare le scelte tra questi tre archetipi strategici. Innanzitutto, qual è il vero slancio crescente intorno alle tecnologie a basse emissioni di carbonio? E in secondo luogo, quali sono i compromessi rischio-rendimento tra le imprese degli idrocarburi e quelle a basse emissioni di carbonio? Lo slancio intorno alle tecnologie a basse emissioni di carbonio cresce con grandissima velocità: le tecnologie primarie (energia rinnovabile;
elettrificazione delle infrastrutture; bioenergia; idrogeno; cattura, CCUS; tecnologie a emissioni negative, come soluzioni basate sulla natura e cattura diretta dell'aria; e il commercio del carbonio) rappresentano tutti potenziali mercati di crescita. I mercati volontari del carbonio, ad esempio, potrebbero crescere di 15 volte entro il 2030 rispetto alle loro dimensioni attuali e diventare un mercato da 15 a 40 miliardi di dollari l'anno. Per fornire questi drammatici tassi di crescita, sono necessari enormi investimenti di capitale. Per aiutare a soddisfare questa esigenza, le politiche di stimolo pubblico legate alla pandemia promettono di fornire nuovi considerevoli investimenti nelle tecnologie verdi. Per dare una risposta alla seconda domanda, ovvero, se i mercati a basse emissioni di carbonio possono offrire rendimenti paragonabili al core esistente di idrocarburi nei portafogli di petrolio e gas, bisogna invece considerare che il modello dei rendimenti delle diverse fonti energetiche è cambiato sostanzialmente negli ultimi dieci anni e in particolare i rendimenti previsti in petrolio e gas hanno seguito sostanzialmente il ribasso dei prezzi delle materie prime (commodities) negli ultimi dieci anni; i tassi interni di rendimento (IRR) previsti mediani del progetto sono diminuiti dal 30% durante il 2010-11 al 15% nel periodo 2019-20; mentre le società a basse emissioni di carbonio più performanti stanno ora ottenendo rendimenti comparabili rispetto al loro (inferiore) costo del capitale rispetto ai loro omologhi del petrolio e del gas. L'intervallo dei rendimenti tra i migliori e i peggiori giocatori è molto ampio, dimostrando che il compromesso rischio-rendimento può essere modulato sia sapendo dove giocare che calibrando bene il modo in cui le aziende giocano.
4. Il Digitale come supporto per migliorare l'efficienza operativa e decisionale delle aziende O&G ma anche come strumento per navigare l’energy transition e ridurre le emissioni
Un ultimo aspetto che i leader O&G dovrebbero analizzare e sviluppare è quello del Digitale come tool a supporto di questa trasformazione o comunque come alleato nella crescita e nello sviluppo delle attività e del business. In che modo le compagnie petrolifere e del gas possono trasformare le loro attività principali utilizzando il digitale? Gli sforzi di digitalizzazione dovrebbero continuare lungo tutta la catena del valore, adottando e aggiornando costantemente la propria infrastruttura informatica per incorporare le nuove tecnologie legate all’Internet of Things, all’Artificial Intelligence e al Machine Learning, ai Big Data e al Cloud Computing, e infine alle nuove frontiere della Robotica. Di seguito alcuni vantaggi legati che ciascuna
di queste tecnologie nella modernizzazione dell’O&G industry: • Internet of Things: faciliterebbe sempre più l'automazione del flusso di lavoro per aumentare la produttività, il che potrebbe anche migliorare la sicurezza dei lavoratori.
L'adozione dell’IoT potrebbe aiutare negli sforzi di riduzione delle emissioni grazie a una serie di dispositivi chiamati sistemi di
Continuous Emission Monitoring Systems (CEMS) che consentirebbero di avere disponibili in tempo reale i dati sulle emissioni per rilevare picchi irregolari nell'inquinamento e analizzarne la causa principale.
Queste informazioni potrebbero essere estremamente critiche nel contesto attuale per l'industria nel contenere le emissioni di
Scope 1 e Scope 2; • Sviluppo dei sistemi di intelligenza arti ciale, machine learning e deep learning: grazie all'aumento della collaborazione cross-sectors tra i fornitori di tecnologia e le major petrolifere le soluzioni offerte dall’artificial intelligence sono di una qualità sempre maggiore e consentono alle aziende di creare modelli in grado di elaborare i dati più velocemente. L'esplorazione di idrocarburi rimane l'area di interesse principale per l'intelligenza artificiale ma ci sono nuovi casi d'uso in aree quali la pianificazione dei progetti, il digital twin, la gestione della catena di approvvigionamento e l'ottimizzazione dell'efficienza degli impianti; si prevede quindi che le aziende aumenteranno i loro investimenti nell'intelligenza artificiale per coprire diverse applicazioni; • I big data forniscono alle aziende una maggiore visibilità delle loro operazioni e permettono di supportare il processo decisionale con informazioni data-driven. Ciò richiede strumenti sofisticati con il giusto set di competenze. Incorporare i big data in tutte le operazioni potrebbe aiutare le compagnie petrolifere e del gas a adempiere efficacemente ai loro obblighi rispetto agli obiettivi di emissione e agli impegni nei confronti del cambiamento climatico.
Le migliori applicazioni in ambito big data nell'industria O&G sono legate all’analisi dei dati sismici e microsismici, al miglioramento della caratterizzazione e simulazione dei giacimenti, alla riduzione dei tempi di perforazione e aumento della sicurezza di perforazione, all’ottimizzazione delle prestazioni delle pompe di produzione, al miglioramento della gestione degli asset petrolchimici, al miglioramento delle spedizioni e dei trasporti, e alla maggiore sicurezza sul lavoro. L'ascesa dei big data
facilita anche l'implementazione di tecnologie edge computing e cloud computing nel settore petrolifero e del gas. L'avvento del 5G potrebbe facilitare miglioramenti nelle prestazioni dei big data; • Cloud Computing: considerando il rapido aumento dei volumi di dati generati dalle operazioni petrolifere e del gas, le aziende guardano sempre più alla possibilità di esaurire gli spazi dati in-house. Pertanto, le aziende si stanno rivolgendo a soluzioni di cloud computing scalabili per soddisfare i loro requisiti di dati. Queste offrono infatti capacità di elaborazione ad alte prestazioni. Il cloud computing è un ottimo strumento facilmente adattabile anche per il remote-working. I leader del settore potrebbero adottare sempre più architetture cloud ibride per ottimizzare la proprietà dei dati, l'accesso, i servizi analitici e i costi. Importante fare attenzione alla cyber security; • I robot autonomi stanno guadagnando sempre più attenzione nel settore, soprattutto in ambito offshore - la pandemia ha aggravato le sfide nel garantire la sicurezza del lavoro sulle piattaforme offshore mantenendo i livelli di produzione desiderati. I robot autonomi possono rivelarsi utili nella risoluzione di questo challenge. Sebbene siano ancora in fase di sviluppo, questi robot possono eseguire una serie di attività, tra cui l'apertura e la chiusura delle valvole, l'utilizzo di pig per l'ispezione delle tubazioni e l'esecuzione di misurazioni dai dispositivi sul campo. Gli operatori del Mare del Nord,
Total ed Equinor, hanno organizzato ulteriori prove sulle tecnologie robotiche nel 2021 per migliorare le loro capacità autonome (autonomia di livello 4). Ciò potrebbe potenzialmente consentire ai robot di lavorare a fianco degli umani nei prossimi anni. Prendendo spunto da altri settori (ad esempio manifatturiero ed edile), le compagnie petrolifere e del gas possono investire di più sulla robotica e impiegare diverse tecnologie per ottenere guadagni di produttività.
Conclusioni
Settori come quello automobilistico, delle telecomunicazioni, bancario, assicurativo e dei media hanno tutti sperimentato importanti discontinuità nella tecnologia, nelle normative o nelle preferenze dei consumatori, in modo analogo a quella che si sta vivendo oggigiorno in ambito energetico. In molti di questi casi, sono stati gli aggressori, piuttosto che gli operatori storici, a essere risultati vincitori anche se la loro capacità combinata di sorpassare i grandi operatori storici nei set-
tori dominanti in crescita sembrava inizialmente controintuitiva. Tali “aggressori” in genere riescono laddove gli operatori storici non riescono a rispondere adeguatamente al mutare delle circostanze. Le compagnie petrolifere e del gas stanno ora lavorando duramente per aggiornare le loro strategie e trasferire capitali nel contesto della transizione energetica. Ma stanno facendo abbastanza per cambiare i loro modelli operativi? Molti grandi operatori petroliferi e del gas sperano di percorrere una via di mezzo per diventare operatori energetici integrati. Le aziende di questa categoria stanno tentando di far evolvere il loro business mix, l'allocazione del capitale e le capacità organizzative anche se difendono i loro attuali flussi di dividendi e le valutazioni di mercato che si basano sulle loro eredità di idrocarburi. Le aziende dell’O&G hanno un'abbondanza di capacità che possono essere utilizzate per navigare la transizione energetica. Per far questo, è prima necessario considerare dove sono più adatte per competere nelle varie arene energetiche a basso contenuto di carbonio considerando l'attrattività dei diversi settori rispetto alla propria posizione competitiva. Ad esempio, la gestione del CCUS rappresenta un'estensione naturale delle capacità core tipiche dell’O&G. Ma oggi non è chiaro se questo possa diventare un business in grado di offrire ritorni interessanti, al di fuori di nicchie specifiche e vantaggiose. Allo stesso modo, la crescita nella produzione e vendita di idrogeno si basa su diverse capacità tradizionali di petrolio e gas, come l'accesso al capitale, la gestione della complessità ingegneristica e la gestione delle infrastrutture in modo sicuro ed efficiente. La generazione di energia rinnovabile, al confronto, rappresenta l'opportunità su larga scala tra questi elementi, ma non è chiaro se le odierne compagnie petrolifere e del gas possano emergere qui come vincenti, rispetto agli specialisti dello sviluppo e ai principali attori delle utility, come ad esempio Enel. Sebbene il ritmo e il percorso esatti della transizione energetica siano sconosciuti, la destinazione finale, un sistema energetico a basse emissioni, non è più in dubbio. Ogni compagnia petrolifera e del gas evolverà la propria strategia in modi diversi in base al proprio punto di partenza e alle proprie aspirazioni. Per fare questo, è necessario reinventare i modelli operativi e creare nuove capacità, leadership e culture per consentire a queste nuove attività di crescere sotto la loro proprietà. In questo il digitale può avere un ruolo fondamentale. Una delle lezioni della storia economica è che gli operatori storici di successo possono essere spazzati via quando emerge una nuova era. La sfida delle O&G company di oggi è come adattarsi a un'era a basse emissioni.
Referenze
1. “Rethinking Energy and Natural Resources for a Net-Zero Carbon Future”, Bain & Company, By Peter Parry and Dave Rennard - https://www.bain.com/insights/rethinking-energy-and-natural-resources-for-a-net-zero-carbon-future/ 2. “The post-COVID recovery: An agenda for resilience, development and equality,” International Renewable Energy Agency, June 2020, irena.org 3. “Virtues of Low Cost and Reliable Energy”, Adam Anderson CEO Innovex Downhole Solutions - https:// ipanm.org/wp-content/uploads/2020/12/North-Face-Oil-and-Gas-Response.pdf 4. Why Innovex’s CEO Spoke Up about North Face’s Stance on Oil and Gas - https://www.hartenergy. com/exclusives/why-innovexs-ceo-spoke-about-north-faces-stance-oil-and-gas-191386 5. Colorado Oil & Gas Taunts The North Face At Mock Award Ceremony - https://denver.cbslocal. com/2021/03/05/colorado-oil-gas-the-north-face-award/ 6. Collin Eaton and Sarah McFarlane, “2020 was one of the worst-ever years for oil write-downs,” Wall
Street Journal, December 27, 2020, wsj.com - https://www.wsj.com/articles/2020-was-one-of-theworst-ever-years-for-oil-write-downs-11609077600 7. https://www.climateaction100.org/ 8. 20 Years of Carbon Capture and Storage, IEA -https://iea.blob.core.windows.net/assets/24c3d26b- aa44-4b54-b9c0-5201d4d86a04/20YearsofCarbonCaptureandStorage_WEB.pdf 9. Carbon dioxide capture & storage, IPCC - https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2018/03/srccs_ wholereport-1.pdf 10. Curbing methane emissions: How five industries can counter a major climate threat, McKinsey Report - https://www.mckinsey.com/business-functions/sustainability/our-insights/curbing-methane-emi sions-how-five-industries-can-counter-a-major-climate-threat