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Cultura della sicurezza nelle attività minerarie ed energetiche
ALLINEAMENTO CONCETTUALE DESTINATO AL MONDO DELLE RISORSE ENERGETICHE: I CONCETTI DI PREVENZIONE, PROTEZIONE E MITIGAZIONE DEI RISCHI
a cura di Ing. Vincenzo Michele Mamuscia
LA CULTURA DELLA SICUREZZA
Il trasferimento di conoscenze concettuali destinato al settore energetico risulta un tassello fondamentale che pone l’attenzione sulla sicurezza sul lavoro, la tutela dell’ambiente e degli asset aziendali. Nel periodo attuale assume proporzioni considerevoli in un settore in cui, considerata la natura delle attività e la delicata necessità di cautele specifiche, gli standard richiesti sono elevati e severi. La lettura critica della bibliografia presente e le forti basi accademiche raggiunte attraverso la ricerca e gli sviluppi tecnologici, fanno nascere l’esigenza di fornire un allineamento di tipo concettuale sui temi della sicurezza, prima citati, e più specificatamente destinato al complesso mondo dell’estrazione mineraria o più specificatamente dell’Oil & Gas. L’errata traduzione dalla lingua inglese e della comprensione profonda del significato dei termini “protezione” e “prevenzione” instaura un profondo processo di riflessione e la successiva esigenza, nonché senso di responsabilità nei confronti del sapere, a fare chiarezza sull’utilizzo, spesso improprio, di terminologie appartenenti al mondo dell’Ingegneria della Sicurezza e di cui illustri maestri hanno fatto proselitismo. Il fine che si vuole raggiungere, affinché possa esserci in futuro una comprensione univoca di questi concetti e l’utilizzo corretto dei termini afferenti a questi temi, è puramente divulgativo e non pretenzioso. In riferimento ad alcuni documenti tecnici, pubblicazioni ed estratti di conferenze, vi è sempre più la certezza che la terminologia utilizzata per descrivere le condizioni di sicurezza e i metodi legati
a questo campo, possano essere il frutto di una errata traduzione dalla lingua inglese, adattata poi a quella che è la lingua italiana. La traduzione indiscriminata e priva di riflessioni critiche e di coerenza oggettiva comporta la trasmissione di concetti errati e la divulgazione non conformata dell’esatto stato della realtà. In generale è possibile affermare che la cultura della salute e della sicurezza di un’organizzazione è il modo in cui tutte le persone all’interno dell’organizzazione stessa arrivino a pensare e sentire la salute e la sicurezza e questo, traducendo, spesso, i pensieri in comportamento.
RELAZIONE TRA CULTURA DELLA SICUREZZA E PERFORMANCE
Il legame esistente tra la cultura della sicurezza e le performance è riconducibile alla correlazione tra i pensieri e i comportamenti adottati all’interno del contesto organizzativo, e questo legame è molto forte, in quanto risulta essere condizionato dai risultati ottenuti in termini di bassi tassi infortunistici, performance e rispetto ambientale. Il risultato è sintetizzabile come segue: le organizzazioni che hanno una cultura della sicurezza positiva tendono a ottenere buoni risultati, mentre quelle con in uenze negative e cultura della sicurezza debole non arrivano a raggiungere risultati apprezzabili.
Cultura della sicurezza positiva
In un’organizzazione con cultura positiva della salute e della sicurezza, la maggior parte dei lavoratori pensa e sente che la salute e la sicurezza possa essere realmente importante e percepiscono attenzione nei loro confronti. Inoltre, la maggior parte delle persone lavora in sicurezza perché lo desidera, non semplicemente perché è un dovere imposto, anche in assenza di una stretta sorveglianza. Gli operatori che lavorano in sicurezza dimostrano un cambiamento apprezzabile in termine di riduzione degli incidenti e delle malattie professionali. L’adozione di un comportamento virtuoso collettivo ha anche influenza diretta sul comportamento dei singoli lavoratori restii ad adottare misure a favore della sicurezza.
Cultura della sicurezza negativa
Al contrario, in un’organizzazione con una cultura della salute e della sicurezza negativa, la maggior parte dei lavoratori pensa e sente che la salute e la sicurezza non è importante ai fini del risultato finale; questi ultimi risultano essere poco istruiti in materia di salute e sicurezza e considerano questi comportamenti addirittura un’interferenza. In un’organizzazione come questa è facile vedere che esiste la mancanza di un’adeguata attenzione alla salute e alla sicurezza in quanto gli standard non saranno compresi o trattati, e il comportamento sarà scadente e di conseguenza si verificano frequentemente incidenti e malattie.
LA SICUREZZA
In seguito alle definizioni generalizzate sui concetti di cultura della sicurezza, è necessario approfondire il significato non banale del termine “sicurezza”. La sicurezza è un concetto multidimensionale e multidisciplinare, riferito a tutte le situazioni e a tutti gli ambienti di vita delle persone, compresi i luoghi di lavoro, che comprende due accezioni strettamente correlate: quella valoriale e quella tecnica. L’accezione valoriale considera la sicurezza non solo come insieme di norme che inducono ad una protezione coercitiva, ma come principio compreso nella nozione più ampia di salute e quindi come diritto primario della persona e come valore fondamentale tutelato dalla nostra Costituzione agli artt. 2, 4, 32, 35 e 41. Secondo un approccio puramente tecnico, la sicurezza viene definita non come l’assenza totale di rischi e pericoli, concetto non traducibile
nella vita reale, ma come “pianificazione e controllo delle condizioni determinanti”. In riferimento al D.lgs. 81/08 (Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro), le condizioni determinanti sono individuabili nei seguenti ambiti: • strutture fisiche dei luoghi di lavoro (igiene, impianti e simili), la cui competenza ricade sui proprietari delle stesse; • condizioni di esercizio (organizzazione e gestione delle attività, utilizzo di locali e attrezzature, in/formazione e addestramento del personale, norme di prevenzione e protezione), di cui è responsabile il dirigente in qualità di datore di lavoro. È importante soffermarsi anche sul significato letterale del termine “sicurezza”, derivante dal latino “sine cura”: senza preoccupazione, e definita come: “la conoscenza che l’evoluzione di un sistema non produrrà stati indesiderati”. In altri termini è l’essere consapevoli che una certa azione non provocherà danni futuri. Il presupposto della conoscenza è fondamentale da un punto di vista epistemologico, poiché un sistema può evolversi senza dar luogo a stati indesiderati, ma non per questo esso può essere ritenuto sicuro. Solo una conoscenza di tipo scientifico, basata quindi su osservazioni ripetibili, può garantire una valutazione sensata della sicurezza.
Applicazioni nel mondo Oil & Gas
Considerando il mondo Oil & Gas, questo non si discosta dagli obiettivi di sicurezza che possono riguardare qualsiasi dinamica aziendale esistente, piuttosto esiste un’attenzione particolare date le operazioni che vengono svolte: dalla ricerca alla coltivazione, dalla raffinazione alla distribuzione del prodotto finale. Gli obiettivi di prevenzione degli incidenti e la riduzione degli effetti risultano essere i capi saldi di questo settore. Com’è evidenziato sui rapporti informativi sull’andamento degli incidenti, degli infortuni e delle morti avvenute, la cultura della sicurezza sembrerebbe essere in rapida espansione in questo settore. Questo è anche frutto di un’efficace organizzazione e gestione delle condizioni di esercizio, e molti rischi presenti nell’ambiente Oil & Gas risultano essere stati ridotti o mitigati poiché si è agito sia sui comportamenti degli operatori che sulle procedure. La consapevolezza diffusa delle problematiche (economiche, d’interpretazione normative, e simili) che incontrano le compagnie nell’attuare gli adempimenti obbligatori previsti dalle normative
vigenti e, in certi casi, nel distinguere le responsabilità a più livelli, è l’indicatore di quanto risulta essere complessa la disciplina della sicurezza e l’applicazione in questo ambito industriale. Lo scopo di questo contributo è proprio quello di offrire una prospettiva che permetta di correlare le specifiche tecniche o normative con gli aspetti più culturali, formativi, ed etici del tema “sicurezza”. Prospettiva che si può sviluppare tramite l’approfondimento dei tre concetti chiave, o meglio tre processi, che sono coinvolti nella gestione e nella salvaguardia della salute e sicurezza: la prevenzione, la protezione e la mitigazione dei rischi.
IL CONCETTO DI RISCHIO E LA SUA MITIGAZIONE
“Il rischio è un concetto che richiama la speranza umana implicando la capacità di predizione in situazioni aleatorie. Esso comporta, quindi, un potenziale effetto indotto in processi in corso o eventi futuri. In generale, ogni indicatore di rischio è proporzionale all’effetto atteso e alla sua probabilità di accadimento. La dimensione dipende dalla misura del danno.”1 Le normative ISO più recenti, in particolare la ISO 31000:2018, definiscono il rischio come “effetto dell’incertezza sugli obiettivi”, precisando che tale effetto può essere sia positivo che negativo. Il concetto di “rischio” è quindi più correttamente legato all’ossimoro “rischio/opportunità”. In genere il valore del “rischio reale” risulta differente sia dal “rischio misurato” (che è il valore ottenuto da stime tecnico-scientifiche) sia dal “rischio percepito” (che è soggettivo, in quanto dipendente dalla percezione umana del rischio). La UNI ISO 31000:2018 è lo standard internazionale che fornisce un approccio comune per gestire qualsiasi rischio e non è rivolto ad un particolare settore, potendo essere applicato e adattato a qualunque organizzazione e al suo contesto. Lo standard si presta bene ad essere applica-
to al processo decisionale a tutti i livelli anche in ambito Oil & Gas. Le organizzazioni di tutti i tipi e di tutte le dimensioni hanno la necessità di affrontare fattori esterni ed interni che rendono incerto il conseguimento degli obiettivi. In ambito nazionale è possibile fare riferimento alla definizione di rischio presente nell’art. 2, lettera s, del D.lgs. 81/08, indicato come: “Probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione”. Non è solo la disciplina italiana ad esprimere il rischio come una probabilità, infatti, anche la norma OHSAS 18001, 3.4, si esprime con questa forma nella definizione del rischio: “La combinazione delle probabilità e delle conseguenze del verificarsi di uno specifico evento pericoloso”. Volendo interpretare tutte le varie definizioni, è possibile riassumere il rischio come un concetto probabilistico, ovvero come: “La probabilità che accada un certo evento capace di causare un danno alle persone”. La nozione di rischio implica l’esistenza di una sorgente di pericolo e delle possibilità che essa si trasformi in un danno. Nell’industria petrolifera ci sono molti rischi e pericoli, motivo per cui vengono condotte valutazione del rischio per garantire che siano messe in atto misure di controllo del rischio attraverso una gestione dedicata che si traduce in: • un’attività iterativa che supporta le organizzazioni nello stabilire le strategie, nel conseguire gli obiettivi e nel prendere decisioni consapevoli, facendo parte della governance e della leadership; • considerazione del contesto esterno ed interno dell’organizzazione, compresi il comportamento umano, i fattori culturali, le esigenze e le aspettative delle parti interessate; • miglioramento del Sistema di Gestione per l’organizzazione di tutti i livelli dell’organizzazione dell’impresa.
Figura 1 Processo iterativo per l’identificazione del rischio.
MODELLI DI CORRELAZIONE CAUSE - CONSEGUENZE
Da quanto descritto emerge la necessità di analizzare il rischio per poterlo gestire mediante una specifica metodologia quantitativa che fornisca la misura del livello di sicurezza ed offra gli strumenti per “mitigare” (controllare) il rischio residuo. Per l’analisi e la gestione del rischio sono necessari: • modello per gli eventi dannosi e per il danno provocato; • modello per l’incertezza; • modello per i vincoli di sicurezza; • modello per la raccolta di dati e la conseguente variazione (attualizzazione) dell’informazione. L’evoluzione del pericolo dagli Eventi Costituenti (cause) prodromici degli Eventi Iniziatori (EI) fino agli Scenari di Danno, è descritta attraverso la ricostruzione logico-sequenziale di un flusso strutturato di eventi. Gli eventi iniziatori sono determinati da precondizioni (cause) e possono evolvere a seconda delle condizioni al contorno e della eventuale presenza ed efficacia di sistemi di protezione, mitigazione e facilitazione a scenari di danno caratterizzati da diversi livelli di pericolosità da cui dipende la severità delle conseguenze (effetti). Questo processo sequenziale è illustrato graficamente in figura 2. Considerando l’evento “critico” iniziatore come punto nodale tra le precondizioni (cause) e gli effetti (conseguenze), tale rappresentazione logico-strutturata della sequenza degli eventi è rappresentata è definita nella letteratura anglosassone come Bow-Tie Model.
LA PREVENZIONE
Considerando la digressione effettuata sul concetto di rischio e le misure di mitigazione (controllo), è conseguente il chiarimento riguardante il concetto della prevenzione dei rischi, prevista nel sistema di valutazione del rischio come argomentato di seguito. In ambito nazionale è bene prendere come riferimento il D.lgs. 81/08, nello specifico l’art. 2 c. 1 lettera n, che definisce la prevenzione come: “Il complesso delle disposizioni o misure necessarie, anche secondo la particolarità del lavoro,
Figura 2 Processo sequenziale di correlazione cause - conseguenze “Bow-Tie Model”.
l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali, nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno”. Si tratta quindi di tutte quelle azioni che sono programmate e realizzate con la finalità di eliminare o ridurre la probabilità che un evento indesiderato possa accadere. Le misure di prevenzione possono essere di tipo strutturale o organizzativo, ad esempio la corretta progettazione ed esecuzione d’interventi di manutenzione, d’impianti, di macchinari, ma anche l’informazione, la formazione e l’addestramento dei lavoratori, l’adozione di comportamenti e procedure operative adeguate e tutti gli aspetti simili correlabili. Nella scelta delle misure da adottare, i Datori di lavori o Dirigenti devono garantire il principio
della massima sicurezza tecnologicamente
possibile, in base al progresso tecnico e alle conoscenze scientifiche disponibili per quel determinato settore lavorativo. Tale principio, affermato dalle direttive europee, è stato recepito nell’articolo 15 c. 1, punto c) del D.lgs. 81 del 2008, che prescrive tra le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro “l’eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico”.
LA PROTEZIONE
Considerando l’impossibilità di riduzione del rischio a livelli pari allo zero e la necessità di fornire adeguate misure che possano contenere gli effetti correlati, vi è la necessità di definire il concetto di protezione che richiama: “la difesa contro ciò che potrebbe recare danno e consiste in un’azione o un elemento che s’interpone tra qualcuno che può subire il danno stesso e ciò che lo può causare”. Consiste quindi nel complesso delle misure che servono a ridurre le conseguenze di un infortunio/incidente nel momento in cui esso si verifica. Essa tende dunque ad agire sulla gravità del possibile danno conseguente all’esposizione ad uno o più fattori di rischio. Si distingue tra protezione attiva, che richiede l’intervento di un operatore o l’azionamento di
un impianto, e protezione passiva, che non necessita né dell’uno né dell’altro.
ERRATA TRADUZIONE O INTERPRETAZIONE DEI DOCUMENTI TECNICI
La traduzione non è il limitarsi alla semplice decodifica e ricodifica di un testo da una lingua a un’altra, ma la cura di molteplici aspetti, tra cui il committente e le sue richieste, il testo e le sue regole (che siano queste implicite oppure esplicite), le competenze (linguistiche e tecniche) del traduttore e, ultimo e di importanza rilevante, il destinatario e le sue esigenze comunicative. Quindi, una traduzione di qualità può definirsi come il prodotto finale di tutti questi componenti ben amalgamati tra loro. La qualità di una traduzione potrebbe essere tradotta nell’assenza di difetti, qualunque sia la loro natura. Nell’industria Oil & Gas, la qualità è definita dall’utente finale, che ne definisce a sua volta i riferimenti sulla base delle proprie esigenze di utilizzazione o di lettura di un testo tecnico. Ci si vuole focalizzare sul concetto di “Barriere protettive” e “Blowout preventer”. Il concetto di barriera è stato ampiamente discusso e approfondito, ma non ci si è mai soffermati sulle parole “protettive” e “preventer”. La protezione è stata definita come: “la difesa contro ciò che potrebbe recare danno e consiste in un’azione o un elemento che s’interpone tra qualcuno che può subire il danno stesso e ciò che lo può causare”, mentre la prevenzione come: “Il complesso delle disposizioni o misure necessarie, […], per evitare o diminuire i rischi, […]”. L’utilizzo di una terminologia anglosassone, che allude alla prevenzione, come “preventer”, inserita all’interno di un contesto teorico, come quello delle misure di protezione, risulta avere un senso fortemente contrastante. Il Blowout Preventer è un dispositivo di protezione, in quanto viene utilizzato come barriera secondaria nel caso in cui le barriere primarie, misure preventive, falliscono. È in questo caso che nasce l’incomprensione, si combinano concetti che hanno accezioni diverse, e si diffondono messaggi inesatti e discrepanze che non avrebbero ragione di esistere. Questo paragrafo è uno dei più complessi perché si vuole mettere in evidenza come una singola parola, utilizzata in un contesto complesso, come per l’industria Oil & Gas, possa dare seguito a incomprensioni e che queste possano condurre alla redazione errata di documenti tecnici, di convinzioni e rimostranze, nonché di un basso grado di cultura della sicurezza. È necessario uniformare questi concetti in un settore in cui maestranze di molteplice natura si alternano a raggiungere degli obiettivi comuni, in cui il rinnovamento risulta essere un obbligo nei confronti degli ambiziosi traguardi in materia di salute e sicurezza sul lavoro e in cui l’elemento umano deve essere considerato in termini di tutela e valorizzazione. È proprio sull’elemento umano che può risiedere la chiave che induce o meno alla possibilità di accadimento degli eventi incidentali. Che questi possano derivare da errate traduzioni, da mancata formazione e informazione, da una cattiva gestione della sicurezza, il fattore umano deve essere curato al pari delle misure di prevenzione e protezione e più teoricamente della gestione del rischio mediante la sua valutazione.
IL CONCETTO DEL FATTORE UMANO E DELL’ERRORE UMANO
Considerando la totalità degli incidenti industriali avvenuti in passato, spesso si sono evidenziate le cause legate ai malfunzionamenti tecnologici ed è stato trascurato l’elemento umano come causa o concausa. Lo sviluppo tecnologico ha permesso una sostanziale diminuzione dei fallimenti tecnologici, mettendo in risalto il ruolo del fattore umano. Si vogliono prendere in riferimento i disastri di Piper Alpha I accaduto nel 1988 e quello della Deepwater Horizon accaduto nel 2010; questi due disastri sono un esempio concreto che le prestazioni di un sistema complesso, come quello socio-tecnico, dipende dall’interazione di una serie di elementi, collegati strettamente tra di loro, come quelli: tecnici, umani, sociali, gestionali, organizzativi e ambientali, e che questi possono essere importanti contributori e/o potenziali inneschi per eventi incidentali severi. I fattori umani sono stati ritenuti la causa principale di molti grandi disastri, come Chernobyl, Three Mile Island, Bopal, Seveso, Deepwater Horizon, e come tali sono stati approfonditi da esperti del comportamento umano all’interno di organizzazioni complesse come psicologi, ingegneri dell’affidabilità e specialisti in fattori umani. I termini fattore umano ed errore umano sono spesso utilizzati in maniera imprecisa nell’industria Oil & Gas, così come evidenziato per i temi della prevenzione, protezione, mitigazione e rischio. Sono spesso usati in modo intercambiabile come termini generali che si riferiscono alla causa di un incidente che è correlata alle persone rispetto a un guasto tecnico 2 . Si può definire tradizionalmente il fattore umano come: “l’insieme di quegli elementi quali lavoro, organizzazione, e individuo che hanno influenza sul comportamento e dunque anche conseguenze sugli obiettivi di salute e sicurezza”3 . L’errore umano è definito da Rasmussen come: “errore riconducibile agli “atti umani che sono
giudicati da qualcuno” per deviare da qualche tipo di atto di riferimento, sono soggettivi e variano nel tempo”. Si tratterebbe di atti specifici che possono causare un incidente direttamente (errori attivi) o indirettamente (errori latenti). Secondo Reason (1990), l’errore umano, invece, è un termine che raggruppa tutte quelle occasioni in cui una sequenza pianificata di attività (intenzione) non raggiunge i risultati voluti e quando tali insuccessi non siano attribuibili solo ad un effetto del caso. Quindi, secondo questa ultima definizione, si possono distinguere decisioni o azioni errate non intenzionali (in quanto potrebbero accadere anche all’operatore con maggior esperienza) e fallimenti intenzionali/deliberati delle azioni da compiere (che accadono indipendentemente dall’esperienza o professionalità dell’operatore)4 .
IL FATTORE UMANO NELL’INDUSTRIA OIL & GAS
Tenendo conto dell’evidente importanza dei fattori umani e degli errori umani, nonché delle competenze tecniche necessarie per operare nel settore Oil and Gas, risulta naturale voler analizzare questi elementi che si trovano al centro di dinamiche lavorative che coinvolgono il miglioramento della produttività e delle prestazioni personali che influenzano di conseguenza il miglioramento della sicurezza personale e dell’intero processo. Il numero di incidenti nel comparto Oil & Gas è staticamente molto basso, considerando le operazioni potenzialmente ad alto ritmo che si svolgono in ambienti ad alto rischio, e questa percezione di “sicurezza” introduce due sfide significative per il settore: 1. la mancanza di eventi avversi ha un impatto sui comportamenti degli individui sia a livello di gestione che di produzione, modificando la percezione del rischio sia a livello di “sicurezza personale” che di “sicurezza dei processi”. Sebbene la sicurezza dei processi sia considerata una preoccupazione maggiore a causa delle potenziali conseguenze catastrofiche sia per l’uomo che per l’azienda, risulta un concetto astratto per la maggior parte degli operatori che lavorano in campo, dato il vasto numero di potenziali fattori interessati, molti dei quali sono al di fuori della loro conoscenza o controllo. Ciò significa che la consapevolezza della situazione di coloro che sono coinvolti nelle operazioni deve essere migliorata, in modo che l’anticipazione del “cosa succede se” diventi la norma e non l’eccezione. 2. In considerazione della percezione errata che l’industria Oil & Gas potrebbe essere considerata statisticamente “sicura” sebbene qualsiasi perdita di vite umane non sia accettabile, ci sono prove limitate per dimostrare che un intervento ha funzionato; la domanda che ci si pone è relativa al miglioramento della produttività o la riduzione degli incidenti fino al rumore di fondo nel “sistema” o dal fatto che era direttamente dovuto all’intervento effettuato? In questo meccanismo devono anche rientrare le giustificazioni economiche degli interventi e dimostrare anche la necessità e il motivo per cui questi siano stati effettuati.
L’Associazione Internazionale dei Produttori di Petrolio e Gas (IOGP) ha riconosciuto la necessità di migliorare le conoscenze e le competenze relative alle prestazioni umane attraverso l’intervento Well Operations Crew Resource Management (WOCRM), importando i processi utilizzati prevalentemente nell’aviazione e anche di altri settori, confezionandole in una modalità adatta a supervisori ed equipaggi, sia onshore che offshore. Il programma si concentra su cinque temi chiave: • miglioramento della consapevolezza situazionale e identificazione del motivo per cui non è possibile vedere/sentire tutto quello che si trova di fronte all’operatore; • comprensione dei processi decisionali umani, in particolare del come e del perché si possano prendere decisioni corrette oppure errate; • cognizione delle barriere e degli elementi migliorativi per una buona comunicazione, garantendo così la comprensione certa dei messaggi (recepiti spesso erroneamente); • conoscenza delle competenze chiave per leadership e sostegno efficaci, identificando i compiti del team e proponendo le misure adatte alla realtà specifica; • dimostrazione concreta sullo sviluppo possibile dei team, identificando i passaggi per raggiungere le alte prestazioni e le barriere che devono essere superate per raggiungere gli obiettivi preposti. Tuttavia, la comprensione e la modifica dei comportamenti non avvengono in tempi brevi e richiede un impegno significativo, e potenzialmente dei supporti esterni in quanto gli elementi interni al sistema sono sia la parte della soluzione che la parte del problema. Nonostante il riconoscimento da parte dell’IOGP dei rischi connessi al fattore umano e gli interventi attuati attraverso misure mirate, nell’arco dei decenni comunque si sono verificati eventi incidentali causati dall’elemento umano. Un esempio concreto riguarda il sistema di perforazione con Circolazione Continua che, in un arco temporale ampio dieci anni, conta un unico evento riconducibile all’accadimento di un kick con causa riconducibile ad un errore umano.
IL TEMA DELLA SICUREZZA
L’approfondimento concettuale non è banale nei confronti di una disciplina così ampia. L’allineamento che si è proposto faciliterebbe la comprensione e la comunicazione che si è dimostrata essere carente in questo settore così complesso. L’utilizzo di terminologie non adatte, inesatte e fuorvianti potrebbe compromettere l’intero processo nonché il raggiungimento degli elevati obiettivi di sicurezza. Considerando l’analisi documentale tecnica, in cui si è provveduto a mettere in risalto l’errore concettuale commesso nei confronti di alcuni termini specifici quali “prevenzione” e “protezione”, risulta evidente la necessità di insistere con la promozione e la diffusione delle tematiche concernenti la sicurezza. Fornire le nozioni di base e ricevere un riscontro
sul reale apprendimento delle basi costituenti la materia, potrebbe risultare un primo traguardo da raggiungere prima di raggiungere approfondimenti necessari allo sviluppo dei documenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. La diffusione e la promozione, sinonimi anche di formazione e informazione, devono essere svolte non tenendo conto della carica e della posizione lavorativa, ma da tutti coloro che sono creditori o debitori di sicurezza. La chiave risiede nel modo di pensare e di approcciare la sicurezza, su come le organizzazioni debbano diventare altamente affidabili e prive di rischi e in cui ci sia un’efficace gestione degli stessi qualora dovessero presentarsi. In un contesto di questa natura, la sicurezza sarebbe semplicemente il risultato di operazioni altamente affidabili e non solo il limitare dei danni alle persone, all’ambiente o alle cose. La maggiore attenzione alla sicurezza operativa, al pari di quella personale, contribuirà al miglioramento della cultura della sicurezza.
Note
1. Prof.ssa Mara Lombardi, Analisi di rischio, Università La Sapienza di Roma, 2020. 2. Rachael P. E. Gordon, The contribution of human factors to accidents in the offshore oil industry, 1996. 3. INAIL, Il fattore umano, 2021. 4. Prof. Massimo Frullini, Affidabilità e sicurezza degli impianti ad alto rischio, Cap. 4 – Elementi di teoria dell’affidabilità umana, 2018.