Dolce autunno

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Piccoli appunti per un’estetica della zucca

dolceautunno Piccoli appunti per un’estetica della zucca


a cura di Davide Novello

ottobre 2012

hortus.wordpress.com www.giardinaggiosemplice.com


indice La storia della zucca. Mitologia e significati simbolici

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Etimologia

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Storia della zucca nella preistoria e nell’antichità

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Significati simbolici nell’arte e nella cultura antica e moderna

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La zucca nella cultura italiana del ‘900

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Significati simbolici nelle culture non occidentali

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La rappresentazione della zucca nei dipinti occidentali

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Vari tipi di cucurbita

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Proprietà nutrizionali

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Bibliografia

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Piccoli appunti per un’estetica della zucca

La storia della zucca Mitologia e significati simbolici

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Piccoli appunti per un’estetica della zucca

« [...] Stavo pensando all’origine della parola zucca. È una parola così carina. Echeggiante e amichevole - persino sexy, nell’accezione contadinotta del termine. Perfetta. Chissà chi se l’è inventata. Qualche vecchio poeta dell’antica Grecia. Avrà avuto un orto di zucche. Oppure un commesso viaggiatore proveniente dalla Babilonia? » (Tom Robbins, Natura morta con Picchio)

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Etimologia

Usato già nel XIV secolo e probabile metatesi del latino tardo (cu) cutìa, il termine ‘zucca’ indica numerose piante rampicanti o striscianti del genere Cucurbita (della famiglia Cucurbitacee) coltivate per i loro frutti commestibili. In seguito il termine passa ad indicare anche la testa umana: da cucutia a cucuzza (o cocuzza) si arriva al suo derivato latino cucùzzolo (o cocùzzolo), che indica la sommità di un monte o la parte più alta della testa. Con significato dispregiativo la zucca è una testa particolarmente rotonda, spesse volte calva e molto grossa. Un esempio di questo slittamento del significato è il soprannome della statua del profeta Abacuc scolpita da Donatello in una nicchia del campanile giottesco che fiancheggia il Duomo di Firenze (l’originale si trova al Museo dell’Opera del Duomo) detta appunto “lo zuccone” per la forte calvizie del profeta, che Abacuc sembra voglia esibire, inclinandosi in avanti e mettendo in risalto tutta la rotondità della sua “zucca”.

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Nel Vocabolario degli Accademici della Crusca, Tomo VII, Verona 1804, si riporta la seguente definizione “[...] Zucca dicesi il capo dell’uomo spogliato de i capelli. E di qui stare in zucca, stare col capo scoperto.” Nell’Apokolokyntosis di Lucio Anneo Seneca - unico esempio di satira Menippea pervenutoci dall’antichità - si prende in giro l’imperatore Claudio, considerato uno “zuccone”, e in maniera satirica deificato. Non mi dilungherò troppo sui significati dispregiativi del termine zucca. “Hai la zucca vuota”, “hai poco sale in zucca”, “sei solo uno zuccone!”, sono frasi che spesso usiamo e che possono venirci rivolte se incontriamo delle notevoli difficoltà nel risolvere problemi di soluzione estremamente facile. Vedremo tuttavia nei prossimi capitoli come il significato di zucca sia molto ambiguo, e vari tra il dispregiativo di stupidità, scempiaggine attribuito a questo frutto soprattutto nel mondo occidentale - e quello di fertilità, fecondità.

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Storia della zucca dalla preistoria all’antichità

Ritenuta originaria dell’America, la zucca ha il suo centro di diffusione in Messico, dove resti della pianta del genere Cucurbita sono stati ritrovati con una datazione a circa 7000-5000 anni a.C. In epoca precolombiana la cucurbita pepo era diffusa nel Messico e nella parte sud occidentale degli odierni Stati Uniti. Venne introdotta in Europa nel 1542. Nel 1591 è menzionata anche la cucurbita moschata, mentre la cucurbita maxima è posteriore. Il ritrovamento di semi di zucca nelle tombe di Ancòn confermerebbe, secondo L. Wittmack, il fatto che gli Indiani d’America conoscessero questi frutti. Pur non sapendo con precisione da chi fu importata, sempre secondo L. Wittmack, la coltura della zucca si estese prima ai paesi intertropicali del Vecchio e del Nuovo mondo e, dal Cinquecento, anche in Europa.

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Qui, anzi, non mancano ritrovamenti di una certa importanza che potrebbero confermare per via indiretta la conoscenza di questo frutto alcuni millenni prima di Cristo. Le prime culture di tipo agricolo dell’Europa centrale e orientale (dal Dniestr al Reno e dalla Yugoslavia al Belgio e alla Francia orientale), risalenti all’inizio del 4500 a.C. ,avevano come caratteristica culturale l’uso della Bandkeramik, cioè di “[...] coppe emisferiche o brocche globulari usualmente a fondo tondeggiante, che sembrano suggerire la forma di zucca.” Sembra che in Cina il genere della legenaria fosse conosciuto un secolo prima di Cristo.

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Significati simbolici nell’arte e nella cultura antica e moderna

Il frutto della zucca ci offre un esempio dell’ambivalenza dei simboli, indicando al tempo stesso stupidità e intelligenza. Presso il modo occidentale il significato simbolico della zucca ha spesso connotazioni dispregiative. L’ignoranza delle sue qualità nutritive e culinarie ha forse contribuito in maniera determinante a svalorizzare i suoi possibili attributi simbolici. La mancanza di un valore pratico e nutritivo, nonché la minore fertilità dovuta alle condizione climatiche dell’Europa e del mondo occidentale rispetto ad esempio al clima più caldo dell’America e dell’Africa, ha determinato una mancanza di quegli attributi simbolici che invece hanno frutti come l’uva, la mela, la pera e il melograno. Mentre questi frutti trovano spesso e volentieri un posto nelle rappresentazioni di santi e martiri dal Medioevo a tutto il periodo moderno (grosso modo dal XIV al XVIII secolo) il frutto della zucca o la pianta della zucca manca o ricorre molto meno di frequente. “I tantissimi semi contenuti nella loro polpa [delle zucche] ne fanno simbolo di resurrezione dei morti.”

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Le sue caratteristiche fisiche - la grossezza, la svariata gamma di colori con cui si presentano i frutti di questa famiglia di piante - hanno altresì contribuito a darne un’interpretazione simbolica negativa. Sappiamo che presso i romani - che probabilmente avevano visto questo frutto nei paesi colonizzati dal loro Impero - la zucca era simbolo di stupidità, di scempiaggine e di follia. “La cucurbita pepo, come la clessidra, rappresenta il mondo superiore e quello inferiore.” Nella Bibbia viene raccontato come Dio fece crescere una pianta di zucca per far ombra a Giona (4, 6-7). La pianta divenne per questo un simbolo della resurrezione, ma Dio non invitò Giona ad assaggiarla, così che nessuno pensò alle sue proprietà nutritive, o alle belle e saporite pietanze che si potevano fare con quel frutto. La zucca veniva invece utilizzata - dopo essere stato essiccata e svuotata - dai viandanti e dai pellegrini come borraccia dalla quale dissetarsi nei loro lunghi viaggi tra un luogo santo ed un altro. Così possiamo trovare il frutto della zucca utilizzata come borraccia nelle rappresentazioni di Giacomo Maggiore, di Cristo sulla via di Emmaus e talvolta dell’Arcangelo Raffaele.

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In un disegno medievale la rappresentazione della zucca ai piedi di Cristo ha probabilmente il significato di resurrezione e più generalmente di rigenerazione spirituale, significato accolto anche in Cina, ma che da noi in Europa non è riuscito a mantenersi stabile, tant’è che non si trovano più raffigurazioni in disegni o dipinti posteriori. La si ritrova invece in un artista italiano un pò attardato e pieno di rimpianti gotici, Carlo Crivelli (1430/35-1495/ 1500), che inserisce, insieme ad altri frutti, una zucca allungata (del genere cucurbita pepo) accanto alla Madonna e il Bambino - ad esempio nel Trittico di Camerino, nel Polittico di S. Domenico e in quello del Duomo di Ascoli, in una Madonna col Bambino (Pinacoteca Comunale Podesti ad Ancona), nella Consegna delle chiavi (Staatliche Museum, Berlino), nella Pala Odoni (National Gallery, Londra) e nella Madonna della candeletta (Pinacoteca di Brera, Milano; parte del Polittico del Duomo di Camerino). Con un significato magico e alchimistico, la zucca è utilizzata nelle opere del pittore olandese Hieronymus Bosch (1450c.-1516), dove la cucurbita allude al crogiolo alchemico: la ‘cucurbita del saggio’.

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La si ritrova infatti nel dipinto Le tentazioni di S.Antonio (1505-06; 131.5x119, Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga) che fa parte del più ampio “Trittico delle Tentazioni”. Il Bax (1949) supponeva che l’opera fosse destinata ad un ospedale dell’ordine degli Antoniani - dove si curavano terribili malattie come il ‘fuoco di S.Antonio’ o le diffusissime malattie veneree - e avesse la funzione di guarire miracolosamente gli ammalati grazie allo sguardo di S.Antonio, raffigurato con lo sguardo rivolto al pubblico e in atto di benedire. Tuttavia è più probabile che, data l’enorme diffusione in quel periodo di quadri di Tentazioni , il dipinto di Bosch sia più legato all’idea mistica di lotta fra l’insidia e la contemplazione - come afferma il Combe - o a quella fra Cristo e Satana - Tolnay. Il Trittico, infatti, prolifera di creature diaboliche ed esseri infernali, per cui può essere spiegato anche senza l’ipotesi del Bax.

C. Crivelli, Pala Odoni, particolare

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In questo quadro la cucurbita è posta verso il basso a sinistra dello spettatore, e da essa escono alcuni diavoli, uno dei quali profana l’arpa angelica. In un altro quadro di Bosch, Il giardino delle delizie (1503-04, anche questo parte di un Trittico che si trova al Prado di Madrid), la cucurbita ha un significato simile; in essa si riparano due amanti, e la zucca diventa simbolo del crogiolo alchemico nel quale si compie la ‘grande opera’, cioè l’unione alchemica dei principi maschile e femminile. Questo significato - simile a quello che la zucca ha in Cina - sembra scomparire nei dipinti dei secoli successivi. La scienza del resto soppianta presto le ricerche alchemiche, che trovano una minore diffusione presso gli ambienti ufficiali della cultura, divenendo per contro materia per imbroglioni: maghi, astrologi e negromanti. Nel tardo Rinascimento italiano la zucca è un attributo della fugacità, della millanteria, della sciocchezza e della speranza delusa che viene raffigurata come una giovane donna alata con un solo occhio in fronte, con una nuvola nella mano destra e una nottola e una zucca nella sinistra.

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Cesare Ripa, autore seicentesco di un trattato di iconologia, considera anch’egli la zucca simbolo di scempiaggine, stupidità e speranza fallace, perché « [la zucca] in pochissimo tempo assai cresce e s’innalza, ma poi subito casca in terra e si secca». La caratteristica di essere una pianta annuale, che simboleggia sia la rapida crescita sia il rapido deperimento, e quindi in sostanza la brevità della vita, è il principale significato che la zucca assume in un’incisione di Albrecht Dürer di S.Gerolamo nello studio (1514; 24.7x18.8cm). Ancora dispregiativa è la considerazione della zucca nel centone di aneddoti, novelle e proverbi di Anton Francesco Doni (1513-1574) che ha proprio il titolo de La zucca , e fu pubblicato fra il 1551 e il 1552. Definendo i suoi scritti «cicalamenti, baie, chiacchere», nel proemio il Doni spiega il titolo: “ la zucca in sei o otto giorni cresce «e non falla»; perciò si dice nel linguaggio comune «costui ha sale in zucca» [...]”, motto che deriva essenzialmente dall’usanza antica di portare il sale nelle zucche vuotate ed essiccate, per cui avere la zucca vuota o essere senza sale in zucca erano le definizioni popolari per persone senza cervello o con limitata intelligenza. A. Dürer, San Gerolamo nello studio, particolare

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Un caso singolare è quello di Borso, duca di Ferrara, che erige la zucca a suo emblema. La ritroviamo, come elemento decorativo, in alcuni quadri di Cosmè Tura commissionati nel 1469 da Borso - ad esempio nel San Giorgio e la principessa, ora nel Museo della Cattedrale di Ferrara. L’ortaggio era coltivato nei terreni sabbiosi lungo il fiume Po, che Borso aveva bonificato restituendoli alla lavorazione della terra. Sempre in questo periodo nasce a Ferrara la celebre ricetta dei “cappellacci” di zucca. L’umile alimento - per poter accedere ai banchetti delle persone illustri - veniva impreziosito con zenzero e spezie levantine e successivamente condito con burro e cacio parmigiano. Nel corso della storia, la zucca è venuta ad acquistare anche connotazioni positive, soprattutto in opposizione alla mentalità banale e conformista dell’opinione comune e in concomitanza ad una valutazione della figura dell’artista e del genio come colui che esce dalle norme, come persona strana e folle che, se ha degli antecedenti nella critica artistica del periodo Manierista, incontra la massima affermazione a partire dal periodo Romantico. Esemplare è, a questo proposito, un romanzo di Mark Twain dal titolo Wilson lo zuccone, scritto dall’autore mentre era in Italia e uscito a Londra nel 1894. 16


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Il protagonista del romanzo, un giovanotto di origini scozzesi - David Wilson - che abita nella cittadina di Dawson’s Landing, tra Missisipi e Missouri, nell’anno 1830, viene da tutti considerato uno stupidone, uno ‘zuccone’ per l’appunto, per le sue strane abitudini - come quella, che sarà la chiave narrativa del romanzo, di prelevare, catalogare e conservare, tutte le impronte digitali dei suoi compaesani. In una trama vivace ricca di intrighi, furti e pettegolezzi, Wilson riesce a scoprire - grazie alle impronte digitali - lo scambio di due gemelli operato da una serva negra e diventa per questo eroe della cittadina sotto lo stupore e l’incredulità di tutti. «E questo sarebbe l’uomo che tutti noi abbiamo chiamato “zuccone” per vent’anni... Amici miei, oggi ha dimostrato di non poter più occupare quel posto...». (TWAIN,M., Wilson lo zuccone, BUR, Milano 1992, p.206)

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La zucca nella cultura italiana del ‘900

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La cultura italiana dell’inizio del ‘900 è ancora una cultura fortemente contadina, legata al ritmo dei campi e delle stagioni. Le famiglie dell’Italia sono ancora di tipo allargato, con una prole molto ricca, e spesso vivono in una stessa casa più generazioni che fanno della famiglia un’azienda dove le varie mansioni vengono spartite tra i vari membri familiari. Dino Coltro, in molti dei suoi libri, come in Mondo contadino. Società, lavoro, feste e riti agrari del lunario contadino o in Paese perduto. La cultura dei contadini veneti, ci offre delle suggestive immagini di questo mondo che è andato via via scomparendo per lasciare spazio alla vita industriale come oggi la conosciamo. È vero che c’è stata e c’è tutt’ora una ripresa e una rivalorizzazione della cultura popolare contadina, dei suoi costumi e delle sue tradizioni culinarie e folkloristiche, ma leggendo i libri di Coltro si coglie l’atmosfera di un mondo ormai scomparso.

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La cultura e la coltura della zucca trova molte testimonianze verso la fine del XIX secolo. Testimonianze visive come in alcuni quadri di Giovanni Segantini (1858-1899) mostrano l’importanza che era venuta ad assumere la zucca nell’alimentazione popolare. Natura morta con zucca (1878c.), Natura morta con zucche e mele, Natura morta con zucche, Natura morta con cocomero (tutti del 187880), o ancora La ragazza che attinge acqua con una zucca (1882-85) e i due dipinti posteriori dello stesso soggetto e il quadro La raccolta delle zucche anch’esso datato tra il 1882 e il 1885, ci indicano una maggior attenzione della cultura verso questo alimento. Il processo per ottenere dalla zucca un recipiente per l’acqua o il vino (perché a quel tempo non c’erano ancora le bottiglie di vetro) ci viene descritto da Dino Coltro in un passo suggestivo che riporto per intero.

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Per ottenere ‘na zùca , se ne sceglieva una della forma e grandezza desiderate, se ghe taiàva ‘l colo , la parte esterma del collo e si metteva ad essiccare no a ‘l sole brusìn , non esponendola direttamente al sole cocente, ma de media ia, una via di mezzo, nella penombra. Ogni tanto, se ghe daséa ‘na scorladìna in modo che la se netésse, si staccasse la polpa e se ghe metéa l’aqua, s’introduceva dell’acqua, finché restava la scorza ben pulita all’interno e dura de fora. Allora bisognava vinarla , imbimberla di vino perché la zucca l’è come ‘l legno par via di sorbire ‘l liquido, si comporta come il legno secco che assorbe il liquido. Per questa operazione finale, si usavano i fondàci de vin, i culaccini di vino; così, dopo tre o quattro mesi, si poteva ottenere ‘na zuca sicura, una zucca temperata e sicura da no spàndere ‘na goza, un goccio di liquido. Ma pî che spàndare, la zuca nova la bée, beve. (COLTRO,D., Paese perduto. La cultura dei contadini veneti, Vol.I, Bertari, Verona 1975, pp.149-150)

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La zucca così essiccata era il tipico recipiente dei braccianti che lo usavano per dissetarsi durante il faticoso lavoro sui campi. L’acqua si beveva con la caza , il ramaiolo e il vino direttamente dal recipiente, e il ragazzo addetto ad andare a prendere l’acqua e a portarla ai lavoratori veniva chiamato “aquaròlo “, e girava tra i braccianti “[...] con una carriola carica di un piccolo tino, la boràcia , contenente circa 10 litri, e con le zùche appese alle due stanghe.” Oltre all’uso che se ne faceva come borraccia, in questo periodo, che non conosceva le materie plastiche, la zucca vuota veniva impiegata anche come galleggiante per imparare a nuotare.

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Non mancano in questo periodo i proverbi che riguardano la zucca. Oltre ai significati di scempiaggine e stupidità ancora legati a questo frutto, cominciano ad entrare nell’immaginario popolare nuovi significati più positivi: “Mangia le zucche in abbondanza e non avrai mal di pancia”. L’interesse verso le proprietà nutritive su questo frutto si ritrova in un proverbio italiano che stabilisce il periodo più adatto per la coltivazione della zucca: “Le zucche nate fra le due madonne son sempre le più buone” (le due madonne si riferiscono al giorno dell’Assunta il 15 Agosto e della Natività l’8 Settembre). Riferito al momento più opportuno per la coltivazione è anche questo proverbio veneto: “La prima ziobia d’april metê le zucche che le vien come un baril”. (Il primo giovedì di aprile, metti le zucche, che vengono grosse come un barile).

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Tra i contadini la zucca veniva spesso usata per la preparazione di piatti tipici. Dalla semplice zuca cota (zucca cotta) ottenuta lessando la zucca a cottura lenta dopo averla tagliata a fette e pulita, alla zuca soto la zendare (zucca arrostita), cotta a fette sotto le braci del focolare e coperta perché non si bruci sotto foglie di cappuccio, al riso e zuca (riso e zucca). La cultura e la coltura della zucca si è venuta imponendo faticosamente nel modo occidentale, le sue proprietà nutritive hanno tuttavia attirato sempre più l’attenzione degli esperti. Non solo la sua ricca polpa, ma anche i semi hanno trovato applicazioni oltre che culinarie, anche estetiche e curative. È stata rappresentata da artisti come Gino Severini (Natura morta con la zucca, 1917, Pinacoteca di Brera) o, più contemporaneo a noi, da Giorgio Zaghetto, filosofo e artista che ha dedicato alcuni dipinti (dal 1987 al 1994) a questo frutto dalle forme curiose e fantasiose. Vale inoltre ricordare una curiosa costumanza simbolica presso S.Bono in Sardegna dove, per commemorare una battaglia (29 Agosto 1796) “[...] si porta in processione sopra un carro dorato, fino alla chiesetta campestre del santo (S.Raimondo), una zucca grandiosa maturata nelle fertili convalli del Goreano. 24


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Significati simbolici nelle culture non occidentali

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Presso le tribù e i popoli non occidentali, la zucca viene generalmente utilizzata come contenitore per le bevande e spesso è riccamente decorata con motivi geometrici e curvilinei. Presso gli Americani della foresta e del Chaco le zucche vengono decorate dagli uomini con motivi incisi a carattere geometrico e con disegni realistici, e utilizzate come recipienti per l’acqua. Tra i Tucano, nel territorio del Rìo Uaupés, le zucche venivano decorate internamente con disegni geometrici di colore nero-bluastro. Zucche per l’acqua si trovano anche fra i Darién del Panama, i cui motivi decorativi risentono dell’influenza delle antiche tradizioni aruache e delle missioni occidentali. Anche nella popolazione dei Chiriguano della Bolivia le zucche per la birra di mais sono decorate con motivi incisi o pirografati a somiglianza con i motivi che ornano le zucche trovate nelle sepolture della Puna di Atacana e delle vallate Calchaquì. Zucche in forma di fiasca variamente decorate si ritrovano presso i Maori (decorazioni a stile curvilineo ottenuto per mezzo di minuti tratti trasversali) e presso le tribù delle Isole dell’Ammiragliato, dove venivano usate come recipienti per la calce consumata insieme al betel. In alcune tribù dell’Amazzonia le zucche decorate servono spesso da ramaioli. 27


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I Fon praticano l’arte pittografica delle zucche incise. In queste zucche l’ornato è disposto su vari registri di cui il più importante rappresenta animali stilizzati o deformati e generalmente ricorda un detto dal significato allegorico, un messaggio rivolto dall’artista a colui che riceverà la zucca. Nella Guinea una zucca piena di conchigliette è l’idolo della dea della vegetazione, Dada. Tra le popolazioni dell’Africa guineana, tra gli Ashanti, nella Nigeria costiera (scodelle a forma di zucca), nella regione del lago Ciad, nel Camerum settentrionale e in varie zone del Sudan centrale, sono in uso zucche vivacemente decorate. “Spesso intorno alla zucca si svolgono diversi registri di elementi decorativi, cosicché sul fondo non rimane che un piccolo cerchio libero, riempito da una specie di croce di S.Andrea. Particolarmente belli gli esemplari usati nelle corti tradizionali.” Presso la popolazione Africana dei Dogon, stanziata sul medio Niger, nella regione di Bandiagara, il frutto della zucca occupa un posto di rilievo nella loro ricca e complessa mitologia tribale.

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Il loro sistema simbolico a predominanza solare, fa della zucca allungata un simbolo femminile e solare, sostituto del vaso di terracotta (matrice del Sole) “[...] attorno a cui è arrotolata la spirale di rame a otto giri che è il simbolo della luce, del verbo, dell’acqua, dello sperma e dei principi fecondanti”. La zucca lunga è presso i Dogon immagine dell’intero corpo umano e del mondo nel suo insieme, ed è la forma sotto la quale si presenta agli uomini Nommo, il dio dell’acqua. Nella mitologia Dogon, “l’ariete mitico, primo figlio del sole, porta fra le corna una zucca lunga cava dipinta con l’olio rosso del sa, cioè la matrice solare. Questo ariete, rappresentazione del principio acquaterra, feconda la zucca lunga, uterina, con un organo sessuale eretto che porta sulla fronte.” Anche i popoli dell’Oceania, che non conoscevano la ceramica, utilizzavano la zucca per farne piatti, scodelle e tegami.

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Nel significato amerindiano la zucca rappresenta il seno femminile, il nutrimento, soprattutto a causa dell’abbondanza di semi contenuti in questo frutto. Anche il significato simbolico cinese della zucca - che pare fosse conosciuta in Cina già nel I secolo a.C. - è molto complesso. Nel simbolismo cinese la zucca è simbolo di longevità, di mistero e di negromanzia. Il simbolo di longevità deriva probabilmente dalla perennità della zucca disseccata, mentre il simbolo di negromanzia e di mistero deriva dal fatto che la zucca rappresenta un simbolo di rigenerazione, e i suoi semi - che si consumano all’equinozio di primavera, periodo del rinnovamento dello yang e quindi inizio dell’epoca di rinnovamento - sono presso i taoisti nutrimento di immortalità. Come segno di rigenerazione spirituale e di accesso all’immortalità, le zucche vengono esposte sui padiglioni d’entrata delle società segrete.

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La zucca era emblema di T’ieh-Kuai, uno degli otto geni o immortali taoisti, e si racconta che P’an Ku (o Fu-hsi), l’antenato mitico dei cinesi, sia scampato dal diluvio universale galleggiando su una zucca. Il fumo che si alza da una zucca è la liberazione dello spirito dal corpo. Nell’alchimia cinese la zucca è il cosmo in miniatura, il potere creativo della natura e l’unità originaria dei genitori immortali. La doppia zucca rappresenta Yin e Yang uniti, ed è consuetudine che in occasione dei festini di nozze, si consumi il rito della bevanda in due metà di una zucca, che rappresentano appunto le due metà differenziate dell’unità primaria. Altrettanto ricca di simboli è considerata la zucca nell’Estremo Oriente, dalle popolazioni del Laos del Nord e dai Laotiani. Queste popolazioni si ritengono nate dalle zucche stesse, appese alla liana-Asse del Mondo. Presso i Tai le zucche contenevano al loro interno tutte le specie umane, tutte le specie di riso e i manuali delle scienze segrete.

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La rappresentazione della zucca nei dipinti occidentali

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Piccoli appunti per un’estetica della zucca

BOSCH, HIERONYMUS, Il giardino delle delizie (trittico), 1503-05, Madrid, Museo del Prado; CERUTI, GIACOMO (scuola lombarda XVIII secolo), Natura morta, Milano, Pinacoteca di Brera; CRIVELLI, CARLO, La Madonna con i Santi Pietro, Domenico, Venanzio e Pietro Martire, (cartiglio: M.4.X.II); DÜRER, ALBRECTH, San Gerolamo nello studio, incisione; FATTORI, GIOVANNI, Vaso e zucca, 9.5x10.5, ol/tv, Coll.priv.; SEGANTINI, GIOVANNI, Natura morta con zucca, 1878c., ol/tl, 46.5x50; SEGANTINI,G., Natura morta con zucche e mele, Clusone, Guerinoni, 1878-80; SEGANTINI,G., Natura morta con zucche, 1878-80; SEGANTINI,G., Ragazza che attinge acqua con una zucca, 1882-85 (dipinto ripreso in due disegni posteriori); SEGANTINI,G., Raccolta delle zucche, (disegno disperso); SEGANTINI,G. (opera attribuita), Pernice e zucche; SEVERINI, GINO, Natura morta con la zucca, 1917; TURA, COSMÈ, San Giorgio e la principessa, Ferrara, Museo della Cattedrale; VELASQUEZ,DIEGO, Ragazzo e vecchia che frigge uova, 1618, 99x128, Edimburgo, National Gallery of Scotland.

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Vari tipi di Cucurbita

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Cucurbita maxima È la zucca comune, pianta originaria dell’America Meridionale; rampicante, ha un fusto lungamente sdraiato, ha foglie larghe un pò lobate e fiori gialli a cinque petali, maschili e femminili sulla stessa pianta. Il frutto, di forma, colori e dimensioni diversi, ha polpa farinosa e dolciastra. Tra le varietà più conosciute: Marina di Chioggia, con la polpa arancione; Grigia di Bologna,ottima per le marmellate; Mammouth, a polpa gialla; zucca Turbante turco; Quintale, la zucca italiana di maggiori dimensioni. Cucurbita moschata Comprende molte varietà con frutti allungati di colore verde o arancione, a polpa tenera e dolce. È diffusa soprattutto nell’Italia meridionale. Cucurbita pepo È la comune zucca da zucchini. Con portamento cespuglioso, presenta foglie suddivise in cinque lobi. Altre varietà Meno importanti sono le varietà destinate a foraggio (Cucurbita pepo varietà oblonga ) o a ottenere rustiche borracce (Cucurbita Lagenaria). In veste di piante ornamentali sono coltivate le varietà aurantia e verrucosa, della specie Cucurbita pepo, come pure forme biologiche varie rientranti nei generi Luffa, Trichosanthes, Momordica. La Luffa cilindrica viene posta in coltura per ottenere la cosiddetta spugna vegetale.

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ProprietĂ nutrizionali

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Come si sceglie una buona zucca? Si batte con le nocche delle mani la buccia. Se emette un suono sordo è probabile che sia buona. Come si conserva una zucca? Se intera, la si può conservare in luogo , buio, fresco e asciutto. Se già tagliata la si può conservare in congelatore. Quali sono le sue proprietà nutrizionali? La zucca è molto ricca di acqua (circa il 94%), di sali minerali (ferro, calcio, fosforo), ed è scarsa di grassi (circa lo 0,1%). Viene consigliata come alimento per chi ha problemi di peso eccessivo. Abbassa il tasso di zucchero nel sangue. Ha una grande presenza di vitamina A (antiossidante, utile contro i radicali liberi). Ha proprietà lassative, diuretiche ed emollienti. Tranquillizza il carattere collerico e nervoso e favorisce il sonno. Si possono mangiare i semi della zucca? Sì, possono possono essere tostati e salati, e utilizzati come “stuzzichini” per un aperitivo. Anche i semi hanno numerose proprietà, perché contengono olii grassi, meleme, fitosteroli, fitolecitina. Hanno funzione medicamentosa contro il verme solitario (tenia chinococco), alleviano le infiammazione della pelle e prevengono le disfunzioni delle vie urinarie. Dai semi della zucca pestati si estrae un olio scuro (molto comune in Austria, nella Stiria)

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Bibliografia

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Piccoli appunti per un’estetica della zucca

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Referenze fotografiche Copertina e pagg. 3, 5, 7, 9, 11, 17, 19, 21, 23, 25, 36, 38, 39, 42 Photo: sxc.hu pag. 13 Photo: wikipedia pagg. 29, 31 Photo: davide novello


hortus.wordpress.com www.giardinaggiosemplice.com


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