ALFONSO NAPOLITANO
Gino De Dominicis: Calamita Cosmica Civica raccolta del Musinf di Senigallia
MUSINF/SENIGALLIA OSSERVATORIO FOTOGRAFIA PROVINCIA DI ANCONA
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ALFONSO NAPOLITANO GINO DE DOMINICIS: CALAMITA COSMICA Civica raccolta del MUSINF di Senigallia
PROVINCIA DI ANCONA/OSSERVATORIO DELLA FOTOGRAFIA 3
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GINO DE DOMINICIS: LA CALAMITA COSMICA NELLE FOTOGRAFIE DI ALFONSO NAPOLITANO Civica raccolta del Musinf di Senigallia
Ho vissuto la mostra della Calamita Cosmica di Gino De Dominicis alla Mole Vanvitelliana di Ancona come un momento importante, con cui la città finalmente risarciva De Dominicis di lunghi, immotivati silenzi. Poi ho vissuto i riallestimenti, mediaticamente significativi, della Calamita Cosmica in Piazza del Duomo a Milano e al Maxi di Roma come fasi, altrettanto dovute, di presa di coscienza, nazionale, del valore di un grande artista anconitano, che era voluto, o era dovuto, uscire dalla scena dell’arte contemporanea. Una scena stilisticamente, eticamente inconciliabile con la sua personalità. Si era trattato di un’uscita, realizzata attraverso un gesto tragico, un happening estremo, in qualche misura anche esterno alla logica ludica alla quale l’artista ci aveva introdotto: un gesto che Italo Moscati ha affettuosamente catalogato come umile e arrogante, ricattatorio al tempo stesso. Davvero, a qualche tempo di distanza dalle esposizioni della Calamita cosmica in Ancona, Milano e Roma non saprei più dire quasi nulla sul radicamento effettivo delle volontà risarcitorie e sulle dinamiche delle prese di coscienza. Paradosso e mistero contraddistinguono le sue opere che sono tanto i riferimenti quanto i confini del suo operare, e che attirano ancora immediatamente e irrimediabilmente l’attenzione del pubblico e non dubito che questo possa attrarre e motivare ulteriori iniziative di grandi organizzazioni museali in Italia e all’estero. Qualche cosa invece potrei dire sulla sopravvivenza silenziosa delle inconciliabilità. Sulle inconciliabilità ricorderò sempre i roghi informativi medioevali accessi dalla “carta stampata e televisiva, come sempre a soccorso dei regimi”, che circondarono la presenza di Gino De Domincis nella Biennale veneziana in cui inserì, nell’orbità delle riflessioni sulle soluzioni di immortalità nel suo allestimento espositivo, quello che oggi si definisce un portatore di handicap, come esempio di annullamento o ipostesi di superamento delle problematiche relative allo spettro della fine. Durante le giornate della presentazione alla stampa di quella Biennale, alle quali ero presente perché nel catalogo della Biennale veneziana di quell’anno erano pubblicizzate alcune mie edizioni, vissi con Gino De Dominicis il calore di quei roghi, vedemmo insieme i telegiornali, guardammo allibiti le prime pagine dei quotidiani, che lo mettevano all’indice, feci per lui da tramite con alcuni giornalisti che conoscevo. Oggi, dopo la mostra al Moma di New York e al Maxi di Roma, mi restano speranze in merito alle possibilità di costituire seri e sistematici momenti di studio sulla testimonianza artistica ed estetica complessiva di Gino De Dominicis: pittura, scultura, performance. Per come lo ricordo io, nelle lunghe e frequenti discussioni giovanili, stile anni Sessanta, nella galleria d’arte mia e di mio fratello Marzio , al Viale della Vittoria 7 di Ancona, certamente Gino, sollevando un poco, ma comunicativamente, il baffo sul lato sinistro della bocca, avrebbe rimproverato l’uso della parola “speranza”. Dell’esperienza espositiva anconitana della Calamita Cosmica mi restano due piacevoli ricordi. Il primo è l’incontro conviviale, organizzato dalla Mediateca delle Marche, con gli 5
amici di De Dominicis al Caffè delle Arti della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma per la presentazione del volume degli atti del Convegno su Gino De Dominicis. C’erano lì le presenze confortanti per me, di persone come Pio Monti ed Italo Tomassoni, pienamente consce del valore della testimonianza di Gino De Dominicis. L’altro piacevole ricordo è quello delle giornate passate alla Mole Vanvitelliana, con Stefano Schiavoni e Alfonso Napolitano, uno degli artisti ancora ingiustamente dimenticati dell’avanguardia anconitana d’epoca, per fotografare la gigantesca struttura della Calamita Cosmica. Le fotografie realizzate in quelle giornate sono state donate da Napolitano all’Archivio del Musinf di Senigallia. Alfonso Napolitano si è spesso cimentato, anche in pittura intorno all’interpretazione e al ricordo di Gino De Dominicis. Lo ha per esempio ritratto in una suite dedicata all’ormai famosissimo tentativo di volare. Anche questi dipinti sono conservati al Musinf.
CARLO EMANUELE BUGATTI Direttore del Musinf
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ALFONSO NAPOLITANO è nato ad Avella nel 1950. Vive dal 1958 ad Ancona dove è stato uno degli esponenti di rilievo dell’avanguardia artistica negli anni settanta. Pittore, formatosi a bottega da Gino Papa, e Fotografo di teatro è l’autore delle immagini dei volumi illustrativi delle prime edizioni di In Teatro di Polverigi. Una vasta suite delle sue fotografie e dei suoi quadri spazialisti è conservata al Museo d’ Arte Moderna e della fotografia di Senigallia. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni sull’arte e la storia di Ancona. E’ stato Assessore e vice Sindaco della sua città. 7
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