Education 2.0 Esperienze, riflessioni scenari A cura di paolo Calidoni e Clementina Casula Cuec University Press 2015 CAPITOLO 11 Verso nuove architetture degli ambienti di apprendimento Beate Weyland1
In questi anni una serie di fattori sta generando una profonda metamorfosi della scuola: le tecnologie da una parte rivoluzionano i processi informativi e conoscitivi, accelerano i meccanismi di recupero ed elaborazione dei dati, trasformano il modo di pensare alle cose; i cambiamenti sociali, culturali e politici, dall’altra, le impongono di fronteggiare le sfide delle pluralità culturali, di rispondere alle sempre maggiori segnalazioni di disturbi specifici dell’apprendimento, in aggiunta ai bisogni educativi speciali; non da ultimo lo star bene a scuola sta diventando un fattore di criticità segnalato non solo dall’utenza, ovvero i bambini e le famiglie, ma anche dagli insegnanti e dai dirigenti scolastici, talvolta frustrati e sovraccarichi di impegni e responsabilità. Per rispondere a queste sfide la scuola si sta avviando verso una ricerca d’identità a cui accompagnare euristiche o piani d’azione efficaci. È sulle tracce delle modalità più adeguate per incontrare e lavorare con la complessità, ovvero con la sostanziale differenza (particolarità, specificità) tra gli individui. Una diversità di tutti tra tutti che richiede metodi e tempi di lavoro differenziati, plurali, innovativi, architetture scolastiche che interpretino ed esprimano una nuova cultura dell’apprendimento, ma soprattutto luoghi del fare scuola che rispondano al sempre più incessante bisogno di tempi lunghi e distesi, di momenti di sosta e ristoro, di momenti di convivialità e di incontro da accompagnare al processo formativo. La scuola è in ricerca per dare forma e sostanza ai principi pedagogici da tutti condivisi e da tempo ormai presenti nella quasi totalità dei Piani dell’Offerta Formativa. Ma sta cercando una pedagogia e una didattica da vedere, da sentire e da toccare concretamente, ovvero anche attraverso gli spazi architettonici, l’allestimento degli ambienti, l’organizzazione dei materiali didattici e delle tecnologie. Questo contributo mette a tema la metamorfosi della scuola in rapporto alle tecnologie e agli spazi. La scuola sta lavorando per trasformare il virus della tecnologia, l’affaticamento dato dalle trasformazioni socioeconomiche e culturali che rendono tutto più complesso e variegato in una sua nuova forza. Per questo ha bisogno di lavorare sulla sua fisionomia, sul suo portamento, sul suo abbigliamento. Questo lavoro comporta scelte precise, pensieri condivisi e azioni collegiali che ne tratteggino sempre meglio l’identità. Le tecnologie cambiano la scuola?
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Beate Weyland, Professore di Didattica Generale, Libera Università di Bolzano