04 - PAGANESIMO NORDICO - LUGLIO 2023

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Direttore Elisabetta Cardinali Vice Direttore Aron Biasiolli Impaginazione e Grafica

Il Tempio del Lupo Editore Edits www.iltempiodellupo.org

5 EDITORIALE

L’inizio e la fine: Baldr il luminoso, la simbologia della personificazione del Sole

7 ANGOLO DEL GOTHI

Il giorno più lungo e la notte più breve: solstizio d’estate vero inno alla luce

10 LA STORIA DEGLI UOMINI DEL NORD

Navigare per mari: Erik il Rosso e il mito delle esplorazioni vichinghe

12 SAGHE NORDICHE, TRADIZIONI, MITI E LEGGENDE

Creatori degli dei e degli uomini, nemici o alleati: il mito degli Jötnar

14 ALLE RADICI DEL CULTO

Folkoi e tradizione: un termine nuovo, una nuova riflessione

16 PAGANESIMO DAL MONDO

Svezia: l'antica celebrazione vichinga della mezza estate è più viva che mai

18 CACCIA, GUERRA, PESCA E AGRICOLTURA

Il fuoco della battaglia: funghi e urina per fare ardere le ‘torce perenni’

20 SAPEVATE CHE

I vichinghi questi sconosciuti: altre sorprendenti curiosità sugli antichi guerrieri

24 IL PANE DEGLI DEI

Midsummer ieri e oggi: il solstizio d’estate sulle tavole della moderna Scandinavia

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SOMMARIO.

L’INIZIO E LA FINE: BALDR IL LUMINOSO, LA

SIMBOLOGIA DELLA PERSONIFICAZIONE DEL SOLE

“Io vidi per Baldr un sacrificio di sangue; per il figlio di Óðinn il celato destino. Ritto cresceva alto sui campi esile e molto bello un ramoscello di vischio”.

(Vǫluspá 31)

Il solstizio d'estate rappresenta l'anno al suo culmine. Mentre l'equinozio di primavera è il momento della vita e della crescita rinnovata, questo è il momento in cui la ricchezza del mondo è nella sua massima espressione e nel contempo, il punto di ritorno.

Il significato della figura di Baldr e il legame spirituale ed emblematico con il Solstizio d’estate ben si sintetizza in una delle narrazioni più iconiche della mitologia nordica, quello della sua morte. Una simbologia chiaramente in linea con l’essenza naturale del ciclo della vita che, in un certo modo, rende la proiezione narrativa del rinnovamento della vita e della bellezza ad essa associata.

“Sedeva sul suo trono che si diceva fosse così luminoso da poter essere visto da tutti gli angoli del mondo”: Baldr viene ucciso nel momento dell'apparente invulnerabilità, proprio mentre il sole perde energia nel giorno della sua massima luminosità, il 21 giugno. L'inizio della fine, il momento in cui l'emisfero

settentrionale marcia ancora una volta verso l’oscurità. Così come la notte deve seguire il giorno, l'oscurità deve seguire la luce e, invariabilmente, l'inverno deve seguire l’estate: un equilibrio tra luce e buio, tra le energie calanti e crescenti che di quello stesso ciclo fanno parte.

Poiché dunque Baldr è la personificazione del sole, la sua morte è associata ai solstizi che sappiamo storicamente essere stati celebrati in Scandinavia, assieme al suo culto, proprio nel giorno di mezza estate.

Il punto più alto del sole è l'inizio della fine della stagione di crescita, proprio come la morte di Baldr è l'inizio del Ragnarök. Dopo la sua dipartita si riaccende il pericolo delle forze distruttive dei giganti, che possono essere domate solo dal potere di Thor (cfr. Leinernfest, Thorsfest). Come si allontanano i contorni della sua figura luminosa, così la felicità e la bellezza scompaiono

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+ EDITORIALE.

dal mondo e si avvicina la fine degli dei, come destino designato.

Baldr è una delle poche divinità maschili che non partecipano alla lotta contro i giganti nel Ragnarök. Nella battaglia del giorno, Dèi, Jötnar e uomini si annientano consegnando il mondo ad un destino di fine certa. Ma è anche profetizzato che la sua figura sia chiamata a riemergere dagli abissi dei morti per regnare su tutti gli Dei, inaugurando l'era di un nuovo mondo.

Ciò dimostra ancora una volta che egli simboleggia un periodo ristretto dell'anno in cui la luce domina l'oscurità. È il periodo delle notti invisibili, quando il sole, nell'Europa settentrionale, non tramonta mai. Egli è il cielo blu brillante, il giorno senza fine dell'estremo nord, il picco di luce nel costante flusso e riflusso delle stagioni.

Qual è dunque il significato della sua morte? La fine necessaria nella vita del Cosmo. L'antropologo James George Frazer sostiene che egli fosse un dio della fertilità la cui scomparsa e rinascita era necessaria al mantenimento della vita.

Baldr è il portatore di speranza. È il dio che crea qualcosa di nuovo dal vecchio. La sua esistenza dimostra che nemmeno il Ragnarök è in grado di far regnare l'oscurità per sempre. Brindiamo a Baldur al solstizio d'estate, quando la sua morte è inevitabile. Alziamo il bicchiere al solstizio d'inverno e ringraziamo per la saggezza che nulla è mai perduto.

IL GIORNO PIU’ LUNGO E LA NOTTE PIU’

BREVE: SOLSTIZIO D’ESTATE VERO INNO ALLA

LUCE

Nelle culture neolitiche dell'Europa settentrionale e centrale, il solstizio d'estate era correlato ai tempi dei cicli delle colture. I popoli celtici, slavi e germanici usavano accendere falò per richiedere la protezione e la presenza del calore solare per il resto della stagione e garantire un raccolto sano.

Dal punto di vista astronomico il solstizio si trova all'interno di un quadro celeste più ampio, completato dagli equinozi stagionali che segnano la primavera e l'autunno, nonché i cicli giornalieri, mensili e annuali. L'emisfero settentrionale riceve più luce diurna di qualsiasi altro giorno dell'anno nel solstizio d'estate. Questo giorno segna l'inizio dell'estate astronomica e il punto critico in cui i giorni iniziano ad accorciarsi e le notti diventano più lunghe.

di Gothi del Tempio del Lupo

La parola “solstizio” deriva dalle parole latine “sol” (sole) e “stitium” (fermo o statico). Le popolazioni antiche notarono che con il progredire dell'estate, il sole smetteva di muoversi verso nord nel cielo, per poi ricominciare a dirigersi verso sud mentre l'estate si trasformava in autunno. (Durante il solstizio d'inverno, il sole fa il contrario ed inizia a spostarsi verso nord mentre l'inverno si trasforma lentamente in primavera.)

I popoli neolitici potrebbero inizialmente aver iniziato a osservare il solstizio d'estate come indicatore per capire quando piantare e raccogliere i raccolti. Nell'antico Egitto, il solstizio d'estate corrispondeva al sorgere del fiume Nilo. La sua osservanza potrebbe aver contribuito a prevedere le inondazioni annuali.

Diverse culture e tradizioni religiose hanno nomi diversi per il solstizio d'estate. Nel Nord Europa, è spesso

indicato come Midsommer. Wiccan e altri gruppi new age lo chiamano Litha, mentre alcune chiese cristiane riconoscono il solstizio d'estate come il giorno di San Giovanni per commemorare la nascita di Giovanni Battista.

Il solstizio nelle culture antiche

Secondo alcuni antichi calendari greci, il solstizio d'estate segnava l'inizio del nuovo anno ed ha segnato anche il conto alla rovescia di un mese per l'apertura dei giochi olimpici.

In questo periodo si teneva anche Kronia, una festa che celebrava Crono, il dio dell'agricoltura.

Il rigido codice sociale dei greci fu temporaneamente capovolto durante Kronia, con gli schiavi che partecipavano alla festa da pari a pari o addirittura venivano serviti dai loro padroni.

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ANGOLO DEL GOTHI.

Nei giorni che precedono il solstizio d'estate, gli antichi romani celebravano Vestalia, festa religiosa in onore di Vesta, dea del focolare. Durante Vestalia, le donne sposate potevano entrare nel tempio di Vesta e lasciare offerte alla dea in cambio di benedizioni per le loro famiglie.

Nell'antica Cina, il solstizio d'estate era associato allo "yin", la forza femminile. Le festività celebravano la Terra, la femminilità e la forza "yin".

Prima del cristianesimo, gli antichi pagani dell'Europa settentrionale e centrale (inclusi gruppi germanici, celtici e slavi) accoglievano l'estate con falò dal tramonto all’alba. Si pensava che i falò aumentassero l'energia del sole per il resto della stagione di crescita e garantissero un buon raccolto per l'autunno.

Anche i falò erano associati alla magia. Si credeva che i falò potessero aiutare a scacciare demoni e spiriti maligni e condurre le fanciulle ai loro futuri mariti. Si pensava che la magia del fuoco fosse più forte durante il solstizio d'estate.

La mezza estate era un periodo cruciale dell'anno per i popoli germanici, che si incontravano per discutere questioni legali e risolvere controversie intorno al solstizio d'estate.

Molte tribù di nativi americani hanno preso parte ai rituali del solstizio, alcuni dei quali sono praticati ancora oggi. I Sioux, ad esempio, eseguivano una cerimoniale danza del sole attorno a un albero indossando colori simbolici.

Alcuni studiosi ritengono che la Bighorn Medicine Wheel del Wyoming, una disposizione di pietre costruita diverse centinaia di anni fa dagli indiani delle pianure che si allinea con l'alba e il tramonto del solstizio d'estate, fosse il luogo dell'annuale danza del

sole di quella cultura.

Solstizio d'estate e archeologia

Si pensa che l'orientamento di molte strutture archeologiche sia basato su antiche osservazioni del solstizio d'estate.

Dal punto di vista della Sfinge, il sole tramonta esattamente tra le Grandi Piramidi di Khufu e Khafre sull'altopiano egiziano di Giza durante il solstizio d'estate.

Gli archeologi hanno a lungo discusso lo scopo e gli usi di Stonehenge, un monumento megalitico neolitico nel sud dell'Inghilterra. Il sito è allineato esattamente con la direzione dell'alba al solstizio d'estate.

Mentre alcuni hanno teorizzato che Stonehenge fosse il luogo dei rituali preistorici del solstizio d'estate, ci sono poche prove archeologiche che fosse usato in questo modo.

Celebrazioni del solstizio moderno

Molte culture celebrano ancora oggi il solstizio d'estate. Le feste di mezza estate sono particolarmente popolari nel Nord Europa dove vengono accesi falò, le ragazze indossano fiori tra i capelli e le case sono decorate con ghirlande di fiori ed erbe.

In alcune parti della Scandinavia, i pali di maggio vengono eretti e la gente balla intorno a loro a mezza estate invece che al primo maggio. Eteni, Neopagani, e Gruppi New Agers in tutto il mondo celebrano il solstizio d'estate. Ogni anno migliaia di persone si riuniscono a Stonehenge per commemorare il giorno più lungo dell'anno.

8 2023 n. 04Luglio 2023iltempiodellupo.org + ANGOLO DEL GOTHI.
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NAVIGARE PER MARI: ERIK IL ROSSO E IL

MITO DELLE ESPLORAZIONI VICHINGHE

Erik il Rosso è ricordato nelle saghe medievali e islandesi per aver fondato il primo insediamento continuo in Groenlandia. L'intrepido esploratore trascorse il suo primo inverno sull'isola di Eiriksey e il secondo a Eiriksholmar. Prima di tornare in Islanda, Erik ha esplorato l'estremo nord fino a Snaefell.

L’esplorazione del mondo per via marittima da parte degli scandinavi dell’alto medio evo ha rivaleggiato con quella dei fenici e dei greci. L’incredibile duttilità delle imbarcazioni nordiche ha permesso l’espansione ad est e ad ovest, dando vita a quella che noi chiamiamo “Era Vichinga”. Dalla più famosa “Dreki” alle meno note “Knorr o Knarr” queste navi erano in grado di seguire rotte in mare aperto e di navigare tanto sotto le stelle quanto col cielo coperto, con un’approssimazione di 30 metri rispetto alla destinazione reale.

Navigazione che si svolgeva anche grazie a strumenti come la “bussola solare” e allo “spato d’Islanda”, una pietra simile al cristallo che era in grado di scovare il sole dietro le nubi. Inoltre, la tradizione vuole che quando si navigava verso terre nuove, si dovesse avere a bordo la figura del leidhsögumadhr, un "uomo che dice la strada” di solito un marinaio esperto e molto anziano che aveva una conoscenza quasi sovrannaturale del mare e delle rotte. Ma l’impresa che più di tutte ha impressionato l’immaginario collettivo è stata quella di arrivare sulle coste del Nord America 500 anni prima che Cristoforo Colombo toccasse le coste dell’isola che fu ribattezzata “San Salvador”.

Protagonista, direttamente e indirettamente, di questa epopea fu il norvegese Eirik Rauda Thorvaldson, meglio conosciuto come Eirk il Rosso per via del colore acceso dei suoi capelli. Analogamente a quella di Egill Skallagrimsson, la vita di Erik non fu affatto tranquilla. Esule dalla Norvegia per un’accusa di omicidio, Erik si diresse in Islanda con tutta la famiglia nel 940 d.C. Tuttavia la sua natura rissosa riemerse e per via di un altro omicidio, stavolta colposo, fu costretto ad abbandonare l’Islanda nel 982.

Partito con la famiglia ed alcuni servitori, approdò nel 985 sulla costa meridionale della Groenlandia (“terra verde” che forse a quel tempo lo era davvero per via di un breve “optimum climatico”). Allo scadere del bando, nel 988, tornò in Islanda con l’intenzione di procurarsi dei coloni. Erik era anche un gran parlatore, e riuscì a convincere un buon numero di persone, tanto che riusci a salpare nuovamente dall’Islanda con 25 (o forse 30) navi. Purtroppo una spaventosa burrasca lungo la rotta e altre avversità, ne ridussero drasticamente il numero a 14.

10 2023 n. 04Luglio 2023iltempiodellupo.org
+ LA STORIA DEGLI UOMINI DEL NORD.

La colonizzazione della Groenlandia

Erik, con la sua famiglia e i coloni sopravvissuti, iniziò a colonizzare quella terra verde per cui tanto aveva rischiato. Gli insediamenti, tra cui il più grande era Brattahlid, situata nell’Eriksfjord, rimasero sempre molto poveri ma resistettero fino al XVI° secolo. Isolati quasi completamente dal resto del mondo, sopravvissero grazie al commercio di pellicce e zanne di tricheco, particolarmente preziose perché interamente costituite d’avorio. Ma l’avventura più grande doveva ancora iniziare.

Il Vinland

Erik ebbe quattro figli dalla moglie: una femmina, Freydís, e tre maschi, gli esploratori Leif Erikson, Þorvaldr Eiríksson e Thorsteinn. Citati in varie saghe, i figli di Erik ebbero un ruolo determinante nel fallimento della prima colonizzazione del Nord America da parte degli europei. Nel 992 Leif, partiì verso ovest con 25 compagni alla ricerca di materie prime per la costruzione di imbarcazioni. Raggiunte le coste del Labrador, proseguì verso sud, scoprendo un territorio pianeggiante dalle spiagge bianche, ricco di prati erbosi e prossimo a grandi foreste. Fu lì che decisero di svernare.

Questa terra fu nominata dallo stesso Leif “Vinland” vale adire “terra del vino” per via della presenza di vigneti selvatici oppure “terra dei prati” per via appunto dell’abbondanza di manti erbosi che erano ottimi per l’allevamento del bestiame. Nella baia oggi nota col nome di L’Anse aux Meadows, gli scandinavi ebbero i primi contatti e scontri con in nativi, da loro chiamati “Skraelingar” (forse “uomini brutti”). Forse uno dei motivi di scontro fu la famosa offerta del latte vaccino

ai nativi. Non avendo sviluppato l’enzima che ne permette la digestione, subito dopo averlo bevuto ebbero forti dolori e pensarono si trattasse di un tentativo di avvelenamento. In un’altra spedizione, guidata da Þorfinnr Karlsefni, Fredìs, in stato di gravidanza, fu coinvolta in un aspra battaglia contro gli skraelings, che riuscì da sola a tenere a bada fino all’arrivo dei rinforzi. Suo fratello Þorvaldr invece si imbarcò nella seconda spedizione verso il Vinland seguendo le orme di Leif. Ma la sorte non fu benevola con lui, morì in un ennesimo scontro coi nativi, colpito da una freccia.

Il ritorno in Groenlandia

L’avventura nord americana si concluse al rientro di Leif in Groenlandia. Erik era morto nel 1007 rimanendo fieramente pagano nonostante le pressioni della famiglia a convertirsi al cristianesimo, Leif ne prese il posto alla guida delle colonie. Per molto tempo, la scoperta del continente nord americano da parte dei Groenlandesi fu ritenuta un mito senza alcun fondamento.

La conferma archeologica dei resoconti della “Saga di Erik il Rosso” arrivò nel 1961 con la scoperta di tombe ed insediamenti di stampo scandinavo risalenti al X° secolo a L’Anse aux Meadows. Le colonie in Groenlandia, nonostante gli sforzi dei primi coloni, non durarono a lungo: a partire dal 1410, i contatti si fecero sempre più radi fino ad esaurirsi del tutto. Le imprese di Erik e figli, pur non essendo state molto incisive nella storia, hanno comunque ispirato gli esploratori futuri, tra i tanti ricordiamo il norvegese Thor Heyerdhal che ha dimostrato con la costruzione della Kon-Tiki la possibilità per le popolazioni preistoriche di poter navigare con navi fatte di giunchi, per grandissime distanze.

11 2023 n. 02Marzo 2023iltempiodellupo.org + LA STORIA DEGLI UOMINI DEL NORD.

FOLKOI E TRADIZIONE:

UN TERMINE NUOVO, UNA NUOVA RIFLESSIONE. ALCUNE SPECIFICAZIONI.

di Redazione

Come spiegato dall’autrice Ylenia Oliverio in un saggio pubblicato nel nostro primo numero dello scorso mese di gennaio, l’approccio antropologico del termine Folköi ha seguito vari sviluppi a seguito delle diverse modalità di studio della tradizione e del “popolare".

Se la radice rimane sempre ^folk^, le diverse direzioni di ricerca mostrano differenti risultati di interpretazione. Alcune correnti, come quella della Scuola di Vienna, fanno riferimento alla civiltà e ai suoi diversi cicli mentre quella finnica di Krohn si orienta maggiormente sul metodo delle affinità geografiche.

La ricerca di Oliverio parte da "Folköi" come indicazione che nel gergo svedese indica per l’appunto il "popolare" come senso di appartenenza del popolo. Basti pensare che nell’odierna Svezia il significato identificato "quotidiano e tradizionale" e lo stesso sostantivo ‘gente’ è proprio identificato con questo termine.

I suoi studi in particolare hanno condotto all’utilizzo specifico di Folköi per identificare un processo stregonico nord europeo del tutto "tradizionale" che l’autrice estrae attraverso la ricerca del consuetudinario dal popolo in oggetto e propagato per il resto dell’Europa.

“Tracce nel nostro folköi evidenziano gli usi delle pratiche annesse a queste che filologicamente possiamo definire come custodi della stirpe. Sempre il Folk, termine che noi usiamo per definire la tradizione popolare della madre terra dei Vanir, che volutamente manteniamo in lingua inglese, poiché ci riconduce alla tematica del Folköi radicato sulla fetta di yggdrasil legata all’umano, ci fornisce elementi naturali connessi alla nostra ricerca (..)”.

E ancora: “Il seiðr è l’arte sciamanica del Nord che include anche gli uomini e che non compie settorialità. Tale arte intrisa di “shaman” ha la radice nella stregoneria del “folköi”.

Il termine che trova ampie informazioni nei testi dell'Accademia Vanatrú Italia o nel sito www.vanatru.eu .

12 2023 n. 04Luglio 2023iltempiodellupo.org + ALLE RADICI DEL CULTO.

CREATORI DEGLI DEI E DEGLI UOMINI, NEMICI O ALLEATI:

IL MITO DEGLI JOTNAR

Chi sono gli Jötnar, ovvero i Giganti della mitologia norrena? Nella mitologia nordica, gli Jötnar erano una razza di giganti nemici degli Dei e spesso in conflitto con loro. Sebbene siano generalmente rappresentati come antagonisti degli Dei di Asgard e del popolo di Midgard, gli Jötnar sono anche, in molti modi, degli alleati.

di Redazione

È necessario un nemico forte per evidenziare la forza di un eroe, e i giganti della mitologia nordica erano figure quasi necessarie come rappresentazione di controparte degli Aesir, gli dei del pantheon nordico. E sebbene gli Jötunn (o Jötnar) rappresentassero certamente un formidabile nemico, hanno svolto un ruolo molto più ampio e complesso rispetto al ruolo di semplici antagonisti.

I giganti rappresentano le forze del caos primitivo e della natura indomabile e distruttiva. La loro sconfitta per mano degli dei rappresenta il trionfo della cultura sulla natura, anche se a costo di un'eterna vigilanza. Heimdall osserva perennemente il ponte Bifröst da Asgard a Jötunheim, e Thor fa spesso visita al mondo dei giganti per uccidere il maggior numero possibile di loro simili.

Gli Jotnar sono esseri potenti che simboleggiano le forze naturali fondamentali. A causa della distruzione del Ragnarok, è tuttavia semplicistico classificarli come figure puramente antagoniste e in perenne contrapposizione. Nello stesso tempo infatti, coloro che si unirono agli Aesir mostrarono la connessione fondamentale tra umano e natura.

Il loro ruolo principale nelle storie era quello di dare

ai principi simbolici degli dei la possibilità di brillare o mostrare l'inevitabilità del trionfo della natura su qualunque cosa gli umani creino. Gli stessi Dei erano in gran parte imparentati con i giganti: Odino e i suoi fratelli erano i figli di Bestla. Lo stesso padre di Loki era uno jotun. I figli di Odino, incluso Thor, provenivano in gran parte da consorti gigantesse.

Un gigante è dunque molto più di una semplice rappresentazione del male, ma semmai di una componente fondamentale ai fini dell’evoluzione degli eventi. Fin dall'inizio, l'umanità non sarebbe potuta esistere senza gli Jotnar e gli Aesir assieme. Il conflitto tra le due parti diede a Odino e ai suoi fratelli la materia prima necessaria per creare Midgard, il mondo dei mortali che rappresenta la Terra.

L’origine del termine

In antico norvegese, erano chiamati per l’appunto jotnar (sing. jotunn), risar (sing. risi), in particolare bergrisar ('giganti delle montagne'), o þursar (sing. þurs), in particolare hrímþursar ('gelo o giganti del gelo '). Potrebbero anche essere chiamati gýgjur (sing. gýgr) o íviðjur (sing. íviðja).

14 2023 n. 04Luglio 2023iltempiodellupo.org
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SAGHE NORDICHE, TRADIZIONI, MITI E LEGGENDE.

Jötunn (dal protogermanico *etunaz”) deriva probabilmente dalla radice protogermanica *etan, 'mangiare', e avrebbe quindi il significato di 'mangiatore' o 'mangiatore di uomini'.

Seguendo questa stessa logica, þurs potrebbe derivare dalla stessa radice inglese antico þurst, o dal tedesco 'Durst', che significano entrambi 'sete' o anche 'sete di sangue'.

Risi è probabilmente un affine dell'inglese antico rīsan, "allevare", e significherebbe anche "persona dominante" (simile al tedesco Riese, all'olandese reus e allo svedese rese, che significano tutti "gigante").

In antico inglese, gli affini di jötunn sono eóten ed eten, donde nell'inglese moderno ettin e la creazione di J. R. R. Tolkien Ent. Ettin è un falso affine di yeti. L'antico inglese ha l'affine þyrs con lo stesso significato. Thurs è anche il nome della runa ᚦ, che in seguito si è evoluta nella lettera Þ.

Ad essi viene generalmente attribuito un aspetto orribile e grandi dimensioni, anche se molti sono della stessa statura degli Æsir e dei Vanir. Alcuni di loro possono anche avere più teste o una forma totalmente non umanoide; come Jormungandr e Fenrir, due dei figli di Loki, visti come giganti.

Anche quando vengono nominati e descritti in modo più dettagliato, hanno spesso caratteristiche opposte. Incredibilmente vecchi, portano la saggezza di altri tempi. Sono i giganti Mimer e Vafþrúðnir che Odino cerca per la conoscenza pro-cosmica. Come abbi-

amo visto, molte delle mogli degli dei sono giganti.

Il primo essere vivente, formatosi nel caos primordiale noto come Ginnungagap, era un gigante di nome Ymir, ma gli dei rivendicano la loro origine da Buri. Quando il gigante Ymir fu successivamente ucciso da Odino, Vili e Vé (i nipoti di Buri), il suo sangue (acqua) inondò Niflheim e uccise tutti i giganti, tranne quello noto come Bergelmir e sua moglie, che poi ripopolarono la loro razza.

Giganti di ghiaccio e giganti di fuoco

Sia i giganti del gelo che quelli del fuoco erano temuti dalla gente di Midgard, ma i giganti del gelo giocano un ruolo più importante nella maggior parte dei miti, probabilmente a causa del clima delle antiche terre nordiche.

Tutti i giganti del gelo discendono da Ymir, il primo gigante formatosi dalle forze primordiali. In tutti i miti, entrambi sfidano e aiutano gli Aesir. L'elenco completo dei jotnar e della loro progenie è ampio a causa della loro presenza in tutti gli Edda, Heimskringla, Gesta Danorum, poesia scaldica e altre fonti.

i giganti del fuoco fanno invece la loro comparsa nella tradizione durante la narrazione della creazione e la narrazione del Ragnarok. Mentre il fuoco e il ghiaccio si univano per formare Ymir, il grande gigante del fuoco Surt fa la guardia al regno infernale di Muspell. Durante i momenti clou del Ragnarok, Surt incendia i nove regni dell'albero Yggdrasil, bruciando ogni cosa all'interno, incluse praticamente tutte le forme di vita.

15 2023 n. 02Marzo 2023iltempiodellupo.org + SAGHE NORDICHE, TRADIZIONI, MITI E LEGGENDE.

SVEZIA: L’ANTICA CELEBRAZIONE VICHINGA DELLA MEZZA ESTATE E’ PIU’

VIVA CHE MAI

Rievocazioni delle antiche tradizioni nordiche, ghirlande di fiori, balli e un sole che non tramonta mai. Gli svedesi lo chiamano Midsummer, mezza estate.

di Redazione

In Svezia il solstizio d’estate di celebra sin dai tempi pre cristiani. Oggi viene scelto un venerdì tra il 19 e il 25 giugno di ogni anno che segna la festa svedese di "mezza estate”, il punto più alto del sole di mezzanotte di questa latitudine - con feste, sfilate e orgoglio nazionale.

In gran parte delle campagne, le persone si vestono con costumi popolari tradizionali. Vengono preparate feste e praticamente tutti celebrano la natura e il patrimonio con musica regionale, balli e l'inevitabile palo della cuccagna, un simbolo fin dai primi inizi di Midsummer (le persone spesso iniziano la giornata raccogliendo fiori e facendo ghirlande da posizionare sul palo, che è una componente chiave delle celebrazioni).

Essenzialmente la festa incarna i rituali vichinghi precristiani che celebrano la magica rinascita della terra. Quando il cristianesimo giunse in Svezia, l'antica Chiesa svedese mantenne accortamente la festa, dedicandola semplicemente alla nascita di San Giovanni.

La celebrazione è normalmente un'occasione di grandi raduni. In molti casi, intere famiglie si riuniscono per celebrare questo tradizionale culmine della luce solare. In tempi recenti, sono soprattutto i bambini a ballare attorno all'albero di maggio e gran parte della festa è incentrata sui giovani. L'albero di maggio viene innalzato in un luogo aperto e

ne seguono proprio le tradizionali danze ad anello.

Magia e mistero di Midsommer: un calderone di vecchie e nuove tradizioni

Resistono in Svezia anche le antiche usanze delle società agricole di stampo meno antico, secondo le quali la notte di mezza estate era considerata un momento di magia e mistero in cui le piante acquisivano poteri curativi e venivano utilizzate per predire il futuro. Le giovani donne raccoglievano sette diversi tipi di fiori e li mettevano sotto il cuscino per sognare il loro futuro marito. I fiori dovevano essere raccolti in silenzio, per non spezzare la magia.

Camminare a piedi nudi nella rugiada mentre la notte di mezza estate si trasformava in alba aiutava a rimanere in salute. Indossare una ghirlanda di fiori tra i capelli era invece un antico simbolo di rinascita e fertilità. Per preservare la magia dei fiori durante tutto l'anno, i mazzi venivano essiccati e talvolta messi nel bagno di Natale per mantenere in salute la famiglia durante il lungo e freddo inverno. Ancora oggi realizzare la corona di fiori con fiori raccolti a mano è un passatempo popolare che si traduce in un bellissimo ornamento per questo giorno speciale.

16 2023 n. 04Luglio 2023iltempiodellupo.org
+ PAGANESIMO DAL MONDO.

Secondo l’antica leggenda scandinava la notte prima del solstizio sia un momento magico anche per le relazioni sentimentali messe alla prova della verità. Esso rimane il periodo preferito per matrimoni e cerimonie di battesimo. In concomitanza con questa festività ad alcuni svedesi piace ancora sposarsi in una romantica chiesetta di campagna arricchita delle tipiche decorazioni estive.

La mezza estate era principalmente un'occasione per i giovani, ma veniva celebrata anche nelle comunità industriali della Svezia centrale, dove a

tutti i lavoratori dei mulini veniva offerto un banchetto di aringhe in salamoia, birra e grappa. Fu solo nel 1900, tuttavia, che questa divenne poi la più svedese di tutte le festività tradizionali.

Fonte

https://sweden.se/culture/celebrations/midsummerhttps://ehef.id/post/celebrate-midsummer-sweden/ en

n. 02Marzo 2023iltempiodellupo.org

IL FUOCO DELLA BATTAGLIA: FUNGHI E URINA PER FARE ARDERE LE ‘TORCE PERENNI’

Nell'era vichinga il materiale prediletto per accedere alle fonti di calore era chiamatao hnjóskr o fnjóskr, che di solito è tradotto come "legno di contatto”. L’uso di questo tipo di fungo, come vedremo a breve, era molto particolare.

di Redazione

18 2023 + CACCIA, GUERRA, PESCA E AGRICOLTURA

Come abbiamo avuto modo di vedere nel precedente numero, i vichinghi usavano un liquido unico per accendere il fuoco. Per quanto rispettassero le norme di comune igiene, non avevano remore a sfruttare il potere di un prodotto di scarto umano, la comune urina.

Raccoglievano un fungo chiamato comunemente touchwood dalla corteccia degli alberi e lo facevano bollire per diversi giorni nel liquido prima di pestarlo in qualcosa di simile al feltro. Il nitrato di sodio trovato nelle urine permetteva al materiale di bruciare consumandosi molto lentamente, permettendo in questo modo un utilizzo prolungato nel tempo.

Il nome scientifico del fungo utilizzato è Fomes fomentarius, diffuso in Europa, Nord America e Asia e da noi conosciuto come fungo dell'acciarino, fungo dello zoccolo, legno di tocco o falso acciarino. Appartenente alla famiglia delle Polyporus o Boletus, è conosciuto anche come Polyporus fomentarius o Boletus chirurgorum.

Altri termini usati per questa sostanza sono amadou, punk, agarico del chirurgo o agarico di quercia. Veniva raccolto in Europa in agosto e settembre, principalmente da quercia e faggio. Esso cresce anche sugli alberi della specie Inonotus obliquus (tra cui alberi di betulla) e ha la forma semi sferica di legno duro nero.

Ma come funzionava? Per prima cosa, i Vichinghi preparavano il fungo acciarino tagliando via i pezzi esterni mentre quelli interni venivano ridotti in fette sottili. Queste ultime venivano poi battute fino ad ammorbidirsi. Il "feltro" di funghi veniva infine lavorato in modo simile alla tela di carbone: bruciandolo in un contenitore privo di ossigeno e infine, come già menzionato, bollito in una miscela di comunissima pipì.

I vichinghi non erano gli unici a usare il fungo per accendere il fuoco

l’usanza di bagnare il fungo nell'urina, molti antichi usavano solo i funghi come esca da accensione. E’ stato accertato che persino Otzi, l'Uomo venuto dal ghiaccio che visse più di 5.000 anni fa, ne possedesse quattro pezzi. Come usare dunque il ‘fungo esca’ per accendere un fuoco?

Il fungo dello zoccolo essiccato può essere acceso con una singola scintilla. Considerato che la parte del fungo che si usa per accendere il fuoco si trova all’interno, esso va delicatamente scorticato (alcuni funghi esca sono davvero friabili all’interno). Dopo averlo ridotto in scaglie o strisce, è sufficiente avvicinarlo ad una fonte di attrito, come ad esempio un tondino di ferro. L’esca fumante può quindi essere utilizzata per accendere erba secca, foglie o piccoli ramoscelli secchi.

Scegliere di seguire la ‘ricetta’ originale dei popoli nordici è tuttavia quanto di più vicino alla vecchia tradizione possiamo trovare. La bollitura in urina è in definitiva un processo piuttosto semplice, anche se, come abbiamo visto, il procedimento può durare diversi giorni.

Perché l'urina?

L'urina contiene nitrato di sodio, che ha proprietà chimiche molto simili al nitrato di potassio (il "salnitro" che si trova nella polvere da sparo). Il nitrato di sodio consentiva al materiale di bruciare piuttosto che di fondere, trasformando l’artefatto in qualcosa di altamente infiammabile ed estremamente durevole.

Mentre i vichinghi sono gli unici che conosciamo per

Una volta acceso, il fungo rimaneva combustibile per giorni e giorni poiché di fatto “bruciava senza bruciare”. Ciò significava che i vichinghi potevano portare con sé la fonte di calore ovunque andassero. Ecco come essi si premuravano di non rimanere mai senza la possibilità di accendere il fuoco o di dare alle fiamme, potenti e distruttive, qualsiasi cosa desiderassero.

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E AGRICOLTURA
CACCIA, GUERRA, PESCA

I VICHINGHI QUESTI SCONOSCIUTI:

ALTRE SORPRENDENTI CURIOSITA’ SUGLI ANTICHI GUERRIERI

Nel numero di maggio vi abbiamo presentato alcuni degli aspetti caratteristici, se non del tutto sconosciuti, forse più lontani da immaginari ingannevoli o falsi miti sui popoli germanici e nordici. Dall’igiene personale ad un’insospettabile senso di contemplazione per la bellezza, alla credenza ormai sfatata che essi indossassero sempre dei copricapi ornati di corna, molto di ciò che pensavamo di sapere sui ‘vichinghi’ può sorprenderci nel ridimensionamento storico della narrazione.

di Redazione

Erano abili sciatori e potevano dilettarsi nelle attività invernali

Se non si può negare che le genti nordiche amassero le imbarcazioni è altrettanto vero che se conoscevano l’arte dello sciare e del sopravvivere superando gli ostacoli posti da imponenti masse di neve e ghiaccio presenti sul territorio. Lo sci era conosciuto e praticato soprattutto come mezzo di trasporto ma anche come attività ludica nei mesi bui dell’anno, quando le rigide condizioni climatiche rendevano difficoltoso l’andar per mare, in un periodo in cui gli iceberg e i venti impetuosi rendevano le rotte marittime troppo pericolose anche per le grandi navi.

Nelle fitte foreste della Scandinavia era d’obbligo ritirarsi nelle abitazioni, fare stretta vita di comunità per sfuggire alla morsa del gelo e dedicarsi unicamente alla caccia e alla lavorazione delle pelli durante il tempo della pausa dal lavoro agricolo. Non era esclusa

la possibilità di ingaggiare la battaglia, ma questa era meno consueta di quanto non si pensi, almeno nella stagione invernale.

Affrontare i rischi e i pericoli legati alle condizioni ambientali costituiva la sfida quotidiana. Sci da neve, slitte e rudimentali pattini da ghiaccio fatti di supporti ossei sono stati rinvenuti dagli archeologi all’interno di diverse tombe. Il più conosciuto paio di pattini mai conosciuto fino ad ora, risalente al XI secolo, è stato recuperato nell’ormai celebre sito di Birka, in Svezia. A dimostrazione della loro diffusione, possiamo menzionare un altro ritrovamento a York, in Inghilterra, risalente al X secolo.

Dalla Russia alla Cina fino a tutta l’area geografica scandinava, lo sci in generale è sempre stato un fenomeno essenziale da almeno 8.000 anni (la più antica raffigurazione in Scandinavia è un'incisione rupestre in Norvegia risalente a circa il 4.000 a.C.).

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I vichinghi, in un’epoca che si aggira intorno al circa 793-1066 d.C., lavoravano i loro sci manualmente, spesso utilizzando tecniche ornamentali, in paia o anche in pezzi singoli per coprire lunghe distanze in maniera rapida e probabilmente utilizzando un solo bastone (qualcosa che potrebbe ricordare il modello del moderno snowboard). Gli artefatti erano lunghi in media circa due metri e mezzo, curvi sulla parte anteriore e assottigliati in quella posteriore e dotati di attacchi in pelle o in metallo senza copertura in pelliccia, caratteristica questa che apparteneva a modelli più datati. Prima dell’intento ludico quindi, la priorità fu sempre quella della sopravvivenza e del trasporto agevole, soprattutto per l’attività della caccia.

Lo sci e le divinità: Ull e Skadi

Il nome di Ull (o Ullr), figlio di Sif e figliastro di Thor ricorre in diversi luoghi di scavi archeologici. Secondo l'Edda di Snorri, Ull fu un dio guerriero “così abile nell'arco e nello sci che nessuno può competere con lui... È anche una buona persona da pregare quando si combatte da soli”. La dea cacciatrice, Skadi (o Skathi), era la figlia del gigante di ghiaccio (Jötunn), Thjazi. Snorri dice di Lei:

"Viaggia molto sugli sci, porta un arco e spara agli animali selvatici. È chiamata Dio dello sci o Signora dello sci…”. Skadi ha un ruolo eroico e di primo piano in numerosi racconti e poemi eddici, segno di interesse e venerazione.

Il ruolo poco conosciuto della schiavitù nella società vichinga

L’immagine di libertà quasi selvaggia associata all’ideale delle genti nordiche, estremamente mobili nell’ambito della conquista e nel contempo estremamente reattive nella difesa dei territori stanziali, cozza con la realtà di base interna alle società dell’epoca, che

al contrario era sostanzialmente statica e divisiva. La differenza tra chi era libero e chi non lo era rimane uno dei fattori elementari della struttura comunitaria secondo la quale erano definiti status e conseguenti possibilità di accedere alle risorse, ai ruoli sociali e ai beni materiali.

Al di là della dicotomia di base e delle relative dinamiche che regolavano i rapporti di potere all’interno delle suddette società, l’istituzione della schiavitù esterna, che quasi sempre ha assunto carattere ereditario, non era certo nuova alle consuetudini dei secoli precedenti.

In epoca vichinga, questa prospettiva cambiò radicalmente il quadro della dominazione esterna rafforzandone la spinta allorquando gli scandinavi iniziarono a fare dell'acquisizione attiva di risorse umane una parte fondamentale della propria economia. Tanto da diventare uno degli obiettivi principali delle incursioni e delle campagne militari, con il risultato di un aumento importante del numero di persone ridotte in schiavitù in Scandinavia.

Possiamo quindi affermare che le genti nordiche furono schiaviste? Resta il fatto storico che la consuetudine al rapimento e alla vendita o al relativo sfruttamento divenne in qualche modo un pilastro centrale di questa cultura di epoca in epoca. Non si trattò tuttavia di schiavitù completa ma di asservimento con limitata libertà di azione. Il saccheggiamento degli insediamenti anglosassoni, celtici e slavi ne fu un esempio. Questo stato che potremmo definire storicamente ‘intermedio’ di schiavitù ha avuto comunque come obiettivo umano moltitudini di individui che venivano poi vendute in giganteschi mercati in tutta Europa e in Medio Oriente.V

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Uno studio attento delle ricerche archeologiche e l’analisi dei testi antichi ci restituisce un quadro parziale ma evidente della situazione, ovvero quello di uno stadio intermedio di servitù, parzialmente volontario e con i limiti della costrizione economica nella forma del ripagamento coatto attraverso la costituzione di debito da onorare in un periodo di tempo determinato.

Un fatto certo è che nella terminologia del tempo il termine ‘schiavitù’ non venne utilizzata fino all’epoca recente e solo convenzionalmente negli studi accademici dei secoli recenti. Nell’antico significato veniva utilizzato il termine thræll, da cui deriva il moderno inglese “thrall”, che di contro si usò poi per indicare il concetto di innamoramento per una persona, un’ideale oppure un'opera d’arte.

Le donne vichinghe godevano di diritti fondamentali

Le giovani nordiche e germaniche dell’Europa centrale si sposavano già in giovane età e il loro ruolo principale era quello di occuparsi della casa e dei raccolti, mentre i loro uomini partivano per le missioni di guerra e di conquista, per terra o per mare. Tuttavia esse, a differenza di molte loro contemporanee avevano più libertà rispetto alle altre donne della loro epoca (un’approfondimento sulle differenze tra le popolazioni nordiche delle diverse aree territoriali sarà doverosa).

A meno che non fossero schiave le donne scandinave, pure con le diversità appartenenti alle molte aree geografiche, potevano ereditare proprietà, chiedere il divorzio e reclamare la dote in caso di matrimonio finito. Non illudiamoci tuttavia. Alcuni recenti studi hanno messo in evidenza una sorta di parità di genere nell'epoca vichinga e anche se alle donne senza dubbio veniva attribuito un certo livello di potere, c'erano ancora grandi differenze di ruolo rispetto agli uomini. Non si sa con certezza se esse furono anche delle combattenti. Le saghe che raccontano di fanciulle guerriere sono state a lungo messe in dubbio dagli esperti. Nel 2017 l’analisi del DNA sulla tomba di un

guerriero vichingo scavata nel 1889 nello storico sito di Birka, in Svezia, avrebbe affermato che il defunto era in realtà una donna.

I resti umani, assieme agli oggetti che l’accompagnavano, si sono rivelati attribuibili ad un essere umano di sesso femminile. Tra questi, come rivelato da un esclusivo reportage del Washington Post, anche un’antica scacchiera a testimoniare il valore del pensiero strategico di chi lo possedette prima della morte. Una prova pratica, secondo i ricercatori, dato che tali giochi venivano solitamente trovati solo nelle tombe dei guerrieri.

Sempre secondo quanto riportato dal Washington Post ”il guerriero era, in effetti, una donna. E non una donna qualsiasi, ma una donna guerriera vichinga, una shieldmaiden, molto simile alla Brienne di Tarth di Game of Thrones".

Tuttavia, le critiche allo studio non tardarono ad arrivare. La studiosa Judith Jesch ha sostenuto con forza che le ossa provenienti da tombe diverse potrebbero essere state mescolate e che l'associazione dei pezzi di gioco con lo status di guerriero sia stata nel tempo solo una mera speculazione.

La Jesch ha inoltre affermato che i ricercatori non avrebbero considerato le ragioni per cui il corpo di una donna potrebbe essere stato collocato nella tomba di un guerriero maschio. La maggior parte degli studiosi condivide l’opinione per cui secondo l'"ethos vichingo" non ci sarebbero state donne guerriere. Del resto, come già evidenziato, le donne avevano pari diritti in molti aspetti della società. Magra consolazione: potevano possedere terreni, avviare procedure di divorzio, servire i sacerdoti e gestire un'attività commerciale. La loro sfera di influenza, nonostante tutto, rimaneva quella domestica.

(fonte https://www.lifeinnorway.net/viking-women).

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SOLSTIZIO IERI E OGGI: IL SOLSTIZIO D’ESTATE

SULLE TAVOLE DELLA MODERNA SCANDINAVIA

In Svezia, la mezza estate è una delle festività più importanti del calendario annuale. Per alcuni, è l’occasione per godersi una lunghissima vacanza, che può durare fino a cinque settimane. L'arrivo del solstizio d'estate viene celebrato con amici e familiari mangiando smörgåsbord, bevendo bibite e ballando intorno a un palo della cuccagna.

di Redazione.

C'è un'antica tradizione di cibi e bevande che va di pari passo con la festa di mezza estate svedese. Salmone affumicato, aringhe in salamoia, carne e pesce alla griglia, gravadlax (salmone stagionato), polpette e patate novelle bollite con aneto, aneto fresco, panna acida ed erba cipollina. Senza dimenticare di lasciare spazio per il dessert con la celeberrima torta di fragole ricoperta di crema.

L'accompagnamento tradizionale è costituito da birra fresca e grappa, preferibilmente aromatizzata. Ne esistono di innumerevoli varietà e sapori tra cui fiori di sambuco, miele e assenzio. I festeggiamenti iniziano intorno a mezzogiorno quando amici e familiari si riuniscono il più delle volte per un picnic attorno all’albero di maggio.

Dovendo comparare moderne abitudini degli scandinavi di oggi con quelle dei vichinghi, possiamo subito notare una differenza fondamentale. In tempi antichi solo i più ricchi banchettavano in occasioni come il solstizio e il raccolto. Abbondanza era la parola chiave.

La tavola del capotribù sarebbe stata apparecchiata con una tovaglia di lino, bicchieri di vetro a forma di imbuto, piatti di legno, coltelli e cucchiai. Agli ospiti che si univano a lui si

sarebbero concessi vino e spezie importati, pane bianco cotto con grano e altri cibi selezionati serviti su piatti di legno.

La carne utilizzata per gli arrosti e le zuppe provenienti da un animale appena macellato. E non poteva esserci festa senza considerevoli scorte di viveri: carne, bevande e intrattenimento dovevano durare molti giorni.

Durante le notti di festa le famiglie vichinghe si riunivano in un luogo spazioso. I cavalli venivano spesso sacrificati agli dei durante le feste (essi erano considerati la carne migliore per ogni festa o occasione) ma anche arrostiti o cotti in altre forme assieme ad agnello e pesce salato, carne di maiale, capra e cervo. Immancabile il pane appena cotto, frutta e miele. Il tutto veniva accompagnato da idromele e birra.

L’uso di un’alimentazione prevalentemente proteica e ricca di frutta e vegetali è ciò che accomuna gli antichi popoli del nord con gli scandinavi di oggi. Un salto nel presente ci permette invece di proporvi una ricetta tipica di uno Smörgåsbord o un picnic (Smörgåsbord significa semplicemente "tavola apparecchiataun buffet”).

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IL PANE DEGLI DEI.

SCELTA PER VOI:

GRAVADLAX (SALMONE MARINATO SVEDESE)

La marinatura con saLe e zucchero aromatizzata accompagnati da aneto fresco trasforma iL saLmone in gravadLax, pronto per essere impiLato su fette di pane nero o crostini di segaLe.

una voLta compatto aL tatto togLiere La peLLicoLa scartando iL condimento in eccesso ed affettarLo moLto finemente con tagLi o trasversaLe con La peLLe rivoLta verso iL basso.

guarnire con fettine di Limone e servire con crostini imburrati.

mescoLare saLe, zucchero e pepe in una ciotoLa. condire iL Lato vivo deL saLmone con La misceLa di e cospargere con aneto e acquavite. avvoLgerLo in peLLicoLa e LasciarLo in frigo per 48-72 ore, girandoLo ogni 12 ore.

https://www.saveur.com/gaLLery/ recipes-from-a-swedish-midsummer-ceLebration/

26 2023
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