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INTERVISTA/GDF GROUP

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ALBERGATORE PER PASSIONE E ‘COMBATTENTE’, IL PRESIDENTE DI GDF GROUP RITIENE CHE NON SIA UN CASO SE LA MAGGIOR PARTE DEI RISTORI SIANO ANDATI AD ALTRI SETTORI. QUESTIONI DI LOBBYING.

NON SPARATE SUL TURISMO

di Davide Deponti

Imprenditore a tutto tondo, Guido Della Frera non nasce hotelier ma lo diventa per passione. Un sentimento forte che guida le sue scelte e che lo porta a essere sincero e diretto, anche a costo di andare contro l’establishment. Fin dal 2006 quando, dopo avere operato nel settore immobiliare e sanitario, con il suo Gdf Group entra nell’ospitalità, acquisendo il Grand Hotel Villa Torretta Curio by Hilton. Albergo milanese di charme che occupa l’omonima villa gentilizia del Seicento: ricca di affreschi, arte e cultura, viene restaurata e rilanciata sul mercato con uno standing internazionale di alta ospitalità. Da quel momento Della Frera non si ferma più e oggi il gruppo, tramite la controllata Gdf Hotel, ha la gestione di altri cinque alberghi, per un totale di mille camere: Hotel Ibis Milano Fiera, Hilton Garden Inn Milan North, Novotel Brescia 2, Double Tree by Hilton Brescia e Hotel Cristallo a Ponte di Legno. E un settimo albergo è in rampa di lancio proprio nel 2022.

Cominciamo dai ‘j’accuse’: il turismo in Italia potrebbe ‘pesare’ di più?

Ci vorrebbe intanto una migliore e più assidua opera di lobbying da parte delle associazioni di settore. Sarebbe ora che il mondo del turismo italiano si organizzasse bene, unendo tutte la categorie che fanno parte del comparto.

Solo tutte insieme potrebbero avere la forza di fare una lobby di peso, che possa incidere sulla politica. Se guardiamo al concreto non c’è nessuna forza politica che è contro il turismo. Però, quando si arriva all’atto pratico delle decisioni, conta il peso politico che ogni comparto porta e un turismo parcellizzato e debole non può competere. L’esempio del Covid è emblematico: mediamente un albergo italiano con la pandemia ha perso il 60%70% del suo fatturato ma la maggior parte dei ristori sono finiti altrove. Che metro di misura si è usato? E allo stesso modo è stata trattata la ristorazione. In altri comparti dell’industria invece hanno tutto avuto subito.

Siamo prossimi alla ripartenza?

Le sfide del futuro vogliono che l’Italia debba concretamente rifare il parco alberghi per renderlo adatto agli standard internazionali ed essere i primi a intercettare la grande ripartenza che ci sarà già da questa estate, secondo me, post-pandemia. Ma senza un piano di investimenti e di aiuti, non lo possiamo fare. Noi che rappresentiamo il 13% del Pil e anzi potremmo esprimere molto di più, non siamo mai riconosciuti. E magari aiuti più consistenti vanno a realtà industriali di altro tipo, che dopo un po’ rilocalizzano la produzione all’estero. Invece noi contribuiamo a mantenere e a promuovere la bellezza del Paese e saremmo un investimento ‘vero’ per l’Italia, che è il posto più bello e ambito del mondo e meriterebbe di avere un proposta di ospitalità all’altezza e con strumenti a disposizione per migliorarsi e far crescere tutto il sistema Paese.

Gdf Group come sta operando oggi?

Rispetto al 2020 ovviamente siamo migliorati, chiudiamo con un tasso di occupazione media durante l’anno del 40 per cento: era la metà un anno fa, ma il danno è ancora enorme. Prima del Covid la percentuale di occupazione era in media del 60%-70%. Io ho sempre tenuto aperti i miei alberghi e continuerò a farlo perché siamo un servizio pubblico di fondamentale importanza. Inoltre, ho visto sulla mia pelle che la cassa integrazione prolungata ha prodotto effetti psicologici devastanti sui dipendenti. E il tema delle risorse umane è fondamentale nel nostro settore, oggi più che mai, anche perché manca una adeguata formazione che è un altro dei limiti della proposta turistica italiana. Abbiamo bisogno di scuole superiori di alto livello post-diploma per formare il personale di cui già oggi abbiamo bisogno. Il piano industriale

In alto da sinistra: Villa Torretta, l’edificio seicentesco trasformato in hotel di lusso a due passi dal centro di Milano. Hilton Garden Inn Milan North, albergo business con tutti i comfort e il Double Tree by Hilton a Brescia.

comunque non si ferma: tre anni fa volevo arrivare a mille camere e ci sono arrivato. Tra tre anni vorrei arrivare a 1.500 camere e la strategia che abbiamo impostato va in quella direzione. Siamo alla ricerca di altri alberghi quindi, ma in locazione, perché costruire nuovi alberghi oggi è troppo oneroso. Non mi arrendo e continuerò a seguire una politica economica e imprenditoriale sostenibile come invece è giusto fare, oggi più che mai.

Quali i vantaggi di lavorare con grandi catene?

Come ho già detto, siamo in un Paese di grande caratura turistica, nel quale gli imprenditori del turismo vengono poco considerati. Nonostante ciò, il nostro piano di sviluppo industriale va avanti con convinzione, continuando a lavorare con le grandi catene, come già fatto finora. Con Hilton in particolare, ma anche con Accor. Questo per due motivi: il primo è che, a mio avviso, oggi in Italia lavorare con le catene vuol dire avere una visibilità e una considerazione molto diverse sul mercato. E il secondo è che grazie al know how sempre update, che si ottiene lavorando con gruppi internazionali, si riesce a imparare tanto sul come fare questo lavoro al meglio. Sono onesto e devo dire che io, il mio management e tutto lo staff abbiamo imparato tantissimo in questi anni lavorando insieme ai grandi professionisti del settore. Con loro hai una dimensione e una mentalità internazionale che oggi è fondamentale avere. Alle richieste di un mercato globale che si muove con velocità si può rispondere solo con elevati standard di qualità di prodotto turistico, che difficilmente un hotel indipendente può avere.

Torniamo a lei, da cosa nasce la passione per l’hotellerie?

Sono ‘nato’ con un’azienda già esperta di accoglienza, che ha operato con successo per tanti anni in ambito sanitario, e quindi è venuto quasi naturale occuparsi anche di ospitalità turistica. Dopo questa partenza ‘in sordina’, è subentrata la passione. E adesso con tanti hotel in portafoglio e con altri sui quali stiamo lavorando per prossime aperture, posso dire che faccio questo mestiere perché mi piace. D’altronde, un po’ come capita nel campo della ristorazione, fare ospitalità è un lavoro che è sempre mosso da una grande passione, prima ancora che dai ricavi. In questo periodo ancor di più: la voglia di fare questo mestiere che vince su tutto anche se è palese la dimostrazione che in Italia mancano una politica e una visione attenta al turismo. Tutti si riempiono la bocca di cultura e turismo ma poi non si riesce a creare un vero programma. Oggi con un ministero ad hoc qualche passo in avanti si è fatto, anche se nella distribuzione degli ultimi fondi al mondo del turismo e dell’ospitalità sono arrivate solo le briciole. A fronte di un mondo turistico e alberghiero che dà lavoro a un milione di persone più mezzo milione di stagionali.

DoubleTree by Hilton Milan Malpensa Solbiate Olona, in apertura ad aprile 2022

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