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HOST AND THE CITY

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Foto by Anncapictures da Pixabay

Economia della SOSTENIBILITÀ

LE TEMATICHE ESG COMPORTANO UN IMPEGNO DI RISORSE, INVESTIMENTI E COMPETENZE. SPESSO, SOLO NEL MEDIO-LUNGO TERMINE SI VEDONO I VANTAGGI. MA LA STRADA È SEGNATA, ANCHE PERCHÉ GLI STESSI VIAGGIATORI CHIEDONO SEMPRE PIÙ SPESSO VACANZE ‘RESPONSABILI’. È IMPORTANTE CHE LE PERFORMANCE SIANO VALIDATE O CERTIFICATE DA ORGANISMI TERZI.

Investire GREEN porta NEW BUSINESS

di Vanna Assumma

UN HOTEL REALMENTE SOSTENIBILE COSTA. SOLO NEL MEDIO-LUNGO TERMINE ARRIVANO I VANTAGGI: RISPARMIO SULL’ENERGIA ELETTRICA, AUMENTO DI VALORE DELL’ALBERGO, FIDELIZZAZIONE DI CLIENTI E DIPENDENTI, NUOVI EVENTI CORPORATE. La sostenibilità ambientale è una sfida imprescindibile, in tutti i settori, anche in quello dell’hotellerie. Nessuno ormai lo mette in discussione. Ma il tema vero si sposta su un altro livello, quello dell’essere ‘realmente’ sostenibili, progetto che è molto oneroso da mettere in opera. Le dichiarazioni di intenti non mancano: alla Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si tenuta lo scorso novembre 2021, è stata presentata la ‘Dichiarazione di Glasgow sulle azioni climatiche nel turismo’, che punta a dimezzare le emissioni entro il 2030 e ad azzerarle al più tardi entro il 2050. Per dare un’idea della questione, secondo una ricerca di Ey-Parthenon, Oc&C e Booking, le strutture ricettive di tutto il mondo emettono 264 milioni di tonnellate di Co2 l’anno. Per abbattere i gas serra, gli hotel dovrebbero investire nei prossimi due decenni 768 miliardi di euro, una cifra che corrisponde approssimativamente al fatturato annuo del settore alberghiero globale. Questo per dire che i costi della transizione ecologica sono alti e ci vogliono

imprenditori in grado di metterli sul tavolo. Restringendo lo sguardo all’Italia, nel mondo ricettivo tricolore c’è la consapevolezza che bisogna ‘per forza’ investire in sostenibilità, anche perché questa scelta può avere un ritorno di business, e, a medio-lungo termine, anche di redditività. “Principalmente è una ‘cosa buona e giusta’ – afferma Luca Finardi, general manager di Mandarin Oriental, Milan e area vice president, Operations Italy Mandarin Oriental Hotel Group – perché dobbiamo capire che non siamo soli a questo mondo e bisogna pensare agli altri e alle generazioni future. Il vantaggio economico è relativo, perché si risparmia in alcune aree ma aumentano i costi in altre. Per dare un’idea, ai clienti chiediamo se vogliono che le lenzuola vengano cambiate quotidianamente oppure ogni tre giorni, e nel secondo caso si risparmia sui costi dell’energia. Inoltre, per il f&b compriamo prodotti locali, che non arrivano in aereo, come accadeva prima con il branzino cileno o il king crab dell’Alaska, giusto per fare due esempi. Anche in questo caso, si ottiene un risparmio perché si riducono i trasporti”. Viceversa, il manager spiega che la sostenibilità porta anche a un aumento dei costi, ad esempio con l’eliminazione totale della plastica in albergo: “La pellicola ecosostenibile costa il triplo rispetto a quella tradizionale, così come lo stirrer per cocktail in bambù ha un prezzo decisamente più alto di quello in plastica”. Per ridurre al minimo l’impatto sul pianeta, al Mandarin si utilizzano solo bottiglie di alluminio riciclato e sono stati sostituiti tutti gli accessori da bagno con una gamma di prodotti di fascia alta disponibili da dispenser anziché in piccole bottiglie, avvolti in carta riciclata certificata Fsc e in tubi di alluminio riciclato.

FIDELIZZAZIONE E NUOVI EVENTI Rimanendo nel mondo del lusso, anche il general manager dell’Hotel Principe di Savoia, Ezio Indiani, ritiene che la sostenibilità vada vista a 360 gradi e non solo in termini economici ‘stretti’, anche perché il ritorno si ottiene in termini di fidelizzazione

Ingresso dell’hotel Mandarin Oriental, Milan

In apertura, foto di Geralt da Pixabay

Facciata dell’Hotel Principe di Savoia a Milano

e di new business .“È un discorso di filosofia aziendale – sottolinea Indiani – che nella nostra realtà coinvolge anche l’aspetto etico, ad esempio abbiamo introdotto azioni per rendere più agevole il lavoro dei dipendenti, dalla flessibilità di orari alle convenzioni con garage indipendenti per il parcheggio, allo smartworking. Questo crea minore impatto sui trasporti, e soprattutto maggiore soddisfazione, riducendo il turnover del personale”. Il manager aggiunge che gli interventi in sostenibilità non vanno visti come una spesa bensì come un investimento, che in prospettiva porta new business: “Le aziende internazionali – spiega – prima di confermare un evento in albergo, vogliono sapere qual è la posizione dell’hotel riguardo alla sostenibilità e le politiche che mette in atto in questo campo. I gruppi che investono in sostenibilità cercano hotel che siano coerenti con la loro filosofia. Di conseguenza, adottare una politica di salvaguardia ambientale e sociale permette di mantenere i clienti corporate e di acquisire nuove aziende per eventi business”.

MA QUANTO SI RISPARMIA? Passando invece ai ‘conti’, è sulla bolletta energetica che appare il segno ‘meno’. “Con l’introduzione di 40mila lampadine a risparmio energetico – continua Indiani – nonché nuovi modelli di boiler e alcune cucine a induzione, risparmiamo circa il 20% della bolletta elettrica”. Altri dati li fornisce Remo Eder, a capo del Gruppo Antares , che ha investito recentemente due milioni di euro nell’Hotel Concorde a Milano con l’obiettivo di ridurre i costi di gestione e le emissioni di Co2 grazie a un impianto di riscaldamento e raffreddamento a ‘quattro vie’ che funziona con un impianto di domotica gestibile dagli ospiti. Già in passato – specifica Eder – abbiamo fatto lavori nell’ottica del risparmio energetico, sostituendo le caldaie con la pompa di calore, realizzando il cappotto termico e il sistema di illuminazione a led, con una spesa di 2,5 milioni di euro”. Il risultato è stato considerevole: “Abbiamo il 70% in meno di consumi di metano l’anno – spiega il presidente del Gruppo Antares – e, considerando i consumi totali di metano ed elettricità, si ottiene una riduzione del 30% l’anno. Si tratta di un risparmio importante, anche perché il metano è destinato ad aumentare molto. Covid permettendo, stimo di rientrare in sei anni in tutto quello che ho speso”. Snocciola dati anche Marina Pasquini, presidente di Italy Family Hotels e titolare dell’Hotel Belvedere di Riccione, in provincia di Rimini: secondo una ricerca trentina, le strutture certificate Ecolabel possono risparmiare fino a 5.498 mc acqua/ anno, circa 62 tonnellate di Co2/anno e 21mwh/anno di energia. “Altre ricerche americane – illustra Pasquini - mostrano come gli hotel possono incrementare il valore della loro struttura, oltre che ridurre

Dall’alto, interno dell’Hotel Concorde del Gruppo Antares, esterno dell’Hotel Bertelli a Madonna di Campiglio (Tn), alcuni prodotti dell’orto dell’Hotel Hermitage di Italy Family Hotels costi, grazie all’adozione di soluzioni green. La chiave di volta con cui guardare questi numeri è quella del lungo periodo: non possiamo aspettarci che gli investimenti vengano riassorbiti nel breve termine, ma dobbiamo scommettere nella sostenibilità, sapendo che questo porterà a dei vantaggi, anche economici, a lunga portata. Infatti, dobbiamo investire in sostenibilità non solo perché siamo chiamati tutti a compiere azioni per contrastare il surriscaldamento globale ma perché queste azioni ci permettono di dare maggior valore alle nostre strutture e a quello che offriamo agli ospiti. Le persone hanno consapevolezza del loro impatto quando viaggiano e vogliono essere messe nelle condizioni di ridurlo. Come consorzio, Italy Family Hotels ha deciso di affiancare nel prossimo futuro gli associati nella strada verso la sostenibilità, con un programma che prevede consulenze sul tema, illustrazioni di best practice e percorsi ad hoc”.

ARRIVA ANCHE LA ISO Come dimostrano gli esempi precedenti, gli hotel si muovono, ma siamo ancora in una fase di ‘transizione ecologica’ in cui non esistono standard di riferimento. Per questo motivo, è stata introdotta recentemente la certificazione Iso 21401 dedicata alle Pmi del mondo turistico che identifica i requisiti ambientali, sociali ed economici per la gestione della sostenibilità. L’Hotel Bertelli di Madonna di Campiglio, in provincia di Trento, è stato il primo hotel in Italia ad aver ottenuto questo ‘bollino’. “Si tratta – spiega Marco Masè, la cui famiglia guida da oltre 40 anni l’hotel – di un progetto che non riguarda solamente la sostenibilità ambientale, ma anche quella sociale intesa nei termini di prendersi cura dei rapporti con clienti, dipendenti, fornitori, stakeholder locali”. Già nella primavera 2015, l’Hotel Bertelli ha realizzato una centrale termica alimentata a biomasse. “Il risparmio ottenuto sui costi di gestione – spiega Masè – è di circa 25mila euro l’anno. Tramite il contributo europeo Fesr, il costo dell’impianto è stato ammortizzato in due anni. La sostenibilità è un valore importante anche per il turismo di lusso: è cambiata la mentalità, basti pensare che un tempo, il benchmark nell’automative era rappresentato da Ferrari o da Lamborghini, adesso da Tesla ”.

I viaggiatori

chiedono ETICA

SEMPRE PIÙ CONSIDERATA UN ELEMENTO CHIAVE DAI VIAGGIATORI E GIÀ AL CENTRO DEI PROGRAMMI DI SVILUPPO DELLE AZIENDE DI TRASPORTI ITALIANE, LA SOSTENIBILITÀ SI CANDIDA A ESSERE LA RISORSA TURISTICA DEL FUTURO.

di Davide Deponti

Sarà la sostenibilità la chiave del rilancio del turismo, nel 2022 e oltre. Secondo Wto, World Tourism Organization dell’Onu, il ‘turismo sostenibile’ è infatti la formula in grado allo stesso tempo di soddisfare i bisogni dei viaggiatori e di migliorare le opportunità per il futuro delle destinazioni. Andare in vacanza comporta un’assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle economie locali: non basta solo progettare architetture rispettose della natura - con fabbricati costruiti con criteri ecocompatibili e con riuso di materiali di costruzione, isolamento termico, ventilazione naturale, riduzione di uso e riciclaggio di acqua, produzione di energia rinnovabile e utilizzo di energia geotermica - ma è necessario anche rispettare la cultura del luogo, rendendo possibile una sostenibilità turistica a lungo termine. Oggi, dice il Wto, all’industria turistica si chiede di essere etica e virtuosa: di non sfruttare un territorio, una cultura o una popolazione, ma al contrario di generare ricchezza rispettandone le caratteristiche.

Soprattutto perché questo è quello che chiedono gli stessi viaggiatori: nomadi digitali che anche da una baita in montagna o su una spiaggia di sabbia bianca sono connessi ma che hanno un nuovo concetto di benessere inteso come avere tempo per se stessi. Con un denominatore comune: facendo viaggi sempre più sostenibili e responsabili. Una nuova centralità del turismo sostenibile che è confermata anche dai dati. Secondo il rapporto 2020 della Fondazione UniVerde, per il 74% degli italiani il turismo sostenibile è il più sicuro nella fase post-Covid, mentre il 71% lo considera eticamente più corretto e più vicino alla natura e l’84% lo vede anche come un’opportunità di sviluppo economico. Altra conferma poi emerge dai dati raccolti da Booking.com: già nel 2019, pre pandemia, per oltre il 72% dei viaggiatori era già arrivato il momento di agire e fare scelte di viaggio sostenibili per salvare il pianeta per le generazioni future. A pensarlo uomini e donne di tutte le fasce d’età, in particolar modo i turisti 46-55enni convinti della necessità improrogabile nel 74% dei casi, seguiti dai Millennial al 71%. Inoltre, quasi tre quarti dei viaggiatori globali (73%) dicevano di voler soggiornare almeno una volta quest’anno in una sistemazione ecocompatibile o green. E di nuovo Booking, in un altro sondaggio rilasciato alla fine del 2021, spiega che nel prossimo futuro uno dei trend più forti sarà quello che vede il viaggio come fonte di benessere: è così per il 79% degli intervistati. E, dopo, una lunga “astinenza”, tre quarti dei viaggiatori (75%) affronterà la prossima vacanza “come fosse la prima volta”, apprezzando l’esperienza del viaggio in sé. Sempre del 2021 è poi una ricerca Expedia secondo la quale si conferma l’appeal delle attività green e all’aperto: al 24% piace l’idea di dormire sotto le stelle, al 17% di fare immersioni e al 13% di fare trekking.

I TURISTI LO VOGLIONO GREEN Una profonda e accurata analisi sulla sostenibilità come motore primario del turismo è stata fatta anche all’ultima edizione della fiera Bto, andata in scena lo scorso fine novembre a Firenze. Partendo dall’ultimo report di Google Destination Insights secondo cui quello della sostenibilità nei viaggi è un driver sempre più trasversale che già oggi guida le scelte dell’83% dei viaggiatori. Una tendenza che ha guadagnato forza in parte grazie alla pandemia ma che sembra destinata a diventare un valore permanente con cui il settore turistico dovrà sempre più confrontarsi. Sempre il report Google infatti, spiega che per il 61% dei turisti globali è stata l’esperienza della pandemia a dare l’esigenza di fare nel futuro solo viaggi green ed ecosostenibili. Dati, a livello nazionale, confermati poi da uno studio Ipsos, secondo il quale è la sostenibilità ad essere il primo criterio di valutazione da parte del 58% dei viaggiatori italiani nei confronti dei luoghi e delle

Dall’alto, gruppo votato alla sostenibilità, Lefay Resort & Residences sviluppa ogni anno l’inventario delle emissioni di Co2; Naturhotel Leitlhof di San Candido (Bz) è stato premiato come albergo più green d’Europa del 2021

In apertura, viaggio sostenibile lungo la pista ciclabile della Riviera dei Fiori (Im)

strutture ricettive che visita. Una percentuale che sale addirittura all’83% se si prendono in considerazione solo i turisti che viaggiano per fare esperienze enogastronomiche. In conclusione, secondo la ricerca Ipsos, l’Italia è oggi considerata tra i Paesi del mondo percepiti come ‘sostenibili’, grazie alla propria qualità della vita e alla cura per l’ambiente: si posiziona al quarto posto davanti a Giappone e Francia e quasi ‘doppiando’ nelle preferenze mete come Usa e Spagna. Un esempio di questa tendenza a seguire il trend green è stato portato avanti dalla Regione Veneto. “Abbiamo avviato un importante lavoro sui nostri 9 siti Unesco - spiega l’assessore al Turismo Federico Caner -, tra i quali spiccano le Dolomiti, Venezia e la sua laguna e la città di Verona, per fare in modo che allo sviluppo turistico corrisponda un’attenzione massima nei confronti del territorio e dell’ambiente. Parallelamente abbiamo promosso la Carta Europea del Turismo Sostenibile, finanziata con i fondi europei del progetto ‘Take it Slow’ che mira a incentivare il turismo lento, sostenibile e accessibile. Sul nostro territorio inoltre il cicloturismo rappresenta un’opportunità concreta di proporre offerta sostenibile. Insieme alle Province e ai Comuni lavoriamo allo sviluppo della rete ciclabile, come nel progetto ‘Cycling in the Land of Venice’”. Sempre a proposito di cicloturismo in ottica green, da segnalare è il progetto che in Liguria ha permesso di trasformare quella che era la linea ferroviaria tra San Lorenzo al Mare e Ospedaletti nella panoramica Pista Ciclabile della Riviera dei Fiori, immersa nella natura. Ben 24 km di binari che correvano lungo la sottile striscia di terra tra il mare e la costa, rovinando la vista e il godimento del litorale in provincia di Imperia, sono diventati un progetto di grande valorizzazione, in chiave green e slow, che ha incrementato in maniera rilevante l’offerta turistica della zona. Alla ciclovia poi si è affiancato il recupero delle aree ferroviarie dismesse che ha permesso di riqualificare molte zone, rendendo possibile l’accesso al mare in angoli di litorale incontaminati.

TRASPORTI PER L’AMBIENTE Se la bicicletta è ovviamente il mezzo più sostenibile, anche compagnie aeree e ferroviarie, per non parlare di quelle crocieristiche, da tempo lavorano per proporre viaggi sempre più all’insegna della sostenibilità. Elemento che si può misurare con precisione, come dimostra uno studio commissionato da Greenpeace e realizzato dal gruppo di ricerca italiano ‘Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa’, mettendo a confronto i voli a corto raggio più frequentati in Europa con le corrispondenti alternative in treno. A parità di tratta emerge che viaggiare su rotaia può essere più sostenibile di volare. Parlando di tratte lunghe fino a 1.500 km, con un tragitto in treno lungo non oltre sei ore, secondo il report si potrebbero risparmiare 3,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. In media infatti i treni emettono cinque volte meno CO2 rispetto agli aerei lungo tragitti equivalenti. Trenitalia ha seguito questo principio confermando nel nuovo orario invernale 24 Intercity Notte che uniscono tra loro le medie località e capoluoghi di provincia, passando anche per luoghi turistici. Senza dimenticare i treni Euronight per andare all’estero: sono quattro convogli notturni, da Milano-Verona-Padova e da Roma-Firenze, che raggiungono Vienna e Monaco di Baviera. Restando proprio in Germania, la compagnia di bandiera Lufthansa ha deciso di muoversi in sinergia col trasporto su rotaia. A breve infatti, come riportato dal sito inglese Simple Flying, offrirà un tragitto alternativo in treno - grazie a

Per il 74% degli italiani il turismo in contesti naturali è il più sicuro in pandemia (dati Fondazione UniVerde)

Costa Smeralda in navigazione: la nave è alimentata con carburante a basso impatto ambientale

una partnership con Deutsche Bahn - a tutti i voli nazionali diretti al suo hub principale di Francoforte. Una mossa che ha lo scopo di attrarre la grande percentuale di viaggiatori attenti all’ambiente: perché la sostenibilità è diventata un tema in cima all’agenda di tutta l’industria aeronautica, con molte attività per ridurre le emissioni inquinanti. Come dimostra anche easyJet, che ha deciso di non volare lungo le rotte sulle quali un treno impiega tre ore o meno. Secondo infine il report 2021 ‘Air Transport IT Insights’ di Sita crescerà ancora l’attenzione dei vettori alla sostenibilità e già ora il 56% sta implementando nuove tecnologie per migliorare l’efficienza energetica in volo e il 33% ha messo in conto di ridurre le emissioni entro il 2024. Dal cielo al mare, non cambia la voglia di seguire la richiesta di tutela ambientale da parte dei viaggiatori e le compagnie di navigazione sono da tempo impegnate in questo trend, come Costa Crociere, la cui ammiraglia Costa Smeralda è anche la prima nave della flotta alimentata a gas naturale liquefatto. Oggi è affiancata da una seconda nave di questo tipo, Costa Firenze, mentre a marzo 2022 salperà anche Costa Toscana, gemella di Smeralda. Non è da meno il competitor Msc Crociere che sulla sua ammiraglia Msc Bellissima ha implementato diverse innovative tecnologie per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Bellissima infatti è dotata di un sistema di pulizia dei gas di scarico che le garantisce emissioni più pulite, di un sistema avanzato di trattamento delle acque reflue, di sistemi intelligenti di riscaldamento, ventilazione e aria condizionata per recuperare il calore dagli spazi dei macchinari e di illuminazione a led per risparmiare una significativa quantità di energia. Utilizza una tecnologia ancora più avveniristica l’ultima arrivata Msc Seashore che monta sistemi ibridi di pulizia dei gas di scarico che danno una riduzione del 98% delle emissioni di ossido di zolfo (SOx) e del 90% di ossido di azoto (NOx). Infine da segnalare che è attivo da ben 25 anni il programma ‘Save the Waves’ di Royal Caribbean che vede la compagnia impegnata a ridurre, riutilizzare e riciclare tutto quello che è possibile avendo già eliminato tutti gli oggetti monouso in plastica, sostituendoli con carta, legno e bambù. E le sue prossime navi di classe Icon saranno alimentate a gas liquefatto, per ridurre le emissioni inquinanti dal 2023.

SOSTENIBILITÀ

strada senza ritorno

IL MONDO ALBERGHIERO HA INTERCETTATO IN MODO PIONIERISTICO IL TEMA DEL CONSUMO RESPONSABILE. SECONDO FILIPPO BETTINI SUSTAINABILITY AND FUTURE MOBILITY OFFICER DI PIRELLI, L’HOTELLERIE È CHIAMATA A FARNE UNA LEVA REPUTAZIONALE A LIVELLO DI INDUSTRY.

di Giambattista Marchetto

“La sostenibilità è una strada senza ritorno”. Muove da questa premessa (e certezza) la riflessione di Filippo Bettini, sustainability and future mobility officer in Pirelli. Ingegnere biomeccanico e un passato da manager in corporation di primo piano, Bettini è una delle voci di riferimento nell’industria rispetto alle politiche sostenibili e traccia con sicurezza i contorni di una visione sistemica dei processi culturali in corso.

Se volessimo fare il punto sul ‘valore’ della sostenibilità oggi, da dove dovremmo partire?

Oggi si assiste alla crescita strutturata di una coscienza collettiva su tematiche di sostenibilità che sono di fatto la ricetta giudicata più efficace per favorire la continuità dello sviluppo, perché solo una attenta gestione degli aspetti ambientali e sociali può assicurare una progressione del benessere. Nel 2015 le Nazioni Unite hanno definito i ‘Sustainable Development

Goals’, indicando 17 grandi capitoli, dalla fine della povertà e della fame nel mondo alla qualità della vita nei mari e nelle città. Rispetto a questa agenda 2020-30, l’atteggiamento dell’industria è stato inizialmente molto cauto, perché farsi carico di queste tematiche risponde all’intuizione felice di alcuni capi di azienda (come è stato fin dall’inizio per Pirelli) ma comporta un impegno di risorse, competenza e investimenti. Se dunque in una fase iniziale c’erano cautele e qualche riluttanza, oggi questo tema si è evoluto anche con l’intervento di elementi regolatori che stanno portando in molti settori a una forte accelerazione.

Perché questo tema non è solo una questione di marketing?

Se da un lato c’è la regolamentazione legislativa, dall’altro il contributo delle imprese è orientato all’innovazione tecnologica. Ogni miglioramento in termini di impatto ambientale, sicurezza ed equità è legato alla capacità di trovare soluzioni tecnologiche innovative. Dunque il tema sostenibilità non è legato al marketing ma ai processi di innovazione, anche se i due ambiti si valorizzano reciprocamente. Oggi possiamo misurare il valore della sostenibilità basandoci su molti Kpi, e, per esempio, in Pirelli siamo molto attenti alla rendicontazione perché questo influisce sui ricavi e sulle performance azionarie. Siamo leader mondiali nei rating di sostenibilità e quindi il mercato ci premia, con l’acquisto di pneumatici e di partecipazioni azionarie.

Le ultime sentenze sul greenwashing fanno bene o male al fronte sostenibilità?

Fanno male per certi aspetti, perché evidenziano un problema e minano la credibilità aziendale e a volte dell’intero settore. Nello stesso tempo credo siano situazioni inevitabili perché la tentazione di utilizzare come leva di comunicazione la sostenibilità oggi è molto diffusa. Ritengo comunque che la sostenibilità sia una strada senza ritorno. E certamente più le performance sono validate o certificate da organismi terzi, più cresce l’apprezzamento e la reputazione aziendale presso tutti gli stakeholder, non limitandosi ai soli azionisti.

C’è una sovraesposizione del tema? È utile o rischia di creare confusione?

Oggi certamente c’è un’emergenza ambientale legata al climate change e che rischia di mettere in secondo piano gli altri grandi temi: dai diritti umani alle condizioni di lavoro, dalla diversità all’inclusione. Inoltre dobbiamo avere la consapevolezza che la transizione energetica per mitigare gli effetti dell’innalzamento della temperatura richiede tempi adeguati di messa a punto.

Energie rinnovabili e ambiente: secondo Bettini, “l’hotellerie è chiamata a fare di questo processo una leva reputazionale a livello di industry” (foto da Pixabay)

In apertura, Filippo Bettini, sustainability and future mobility officer Pirelli

Complesso immobiliare sostenuto da energia rinnovabile e soluzioni tecnologiche innovative (foto da Pixabay)

Se guardiamo al mondo dell’edilizia community (con un focus sugli hotel) qual è il nodo cruciale nella sostenibilità?

Da osservatore ritengo che il mondo dell’hotellerie debba concentrarsi soprattutto in termini di infrastrutture sul tema legato alla sicurezza, che riguarda prima di tutto la fase di edificazione e poi quella della fruizione. Il mantra ambientale non deve distogliere l’attenzione dalle altre priorità. Penso che il primo impegno per l’industria sia ridurre a zero gli incidenti sul lavoro e credo che la stessa attenzione debba valere anche per l’hotellerie. Credo che il mondo alberghiero abbia già intercettato in maniera pionieristica una tematica che è nelle agende dei prossimi anni, ovvero quella del consumo responsabile. Se oggi tutti sappiamo che l’attenzione agli asciugamani evita lo spreco d’acqua, è perché le strutture alberghiere hanno abbracciato questa tematica culturale da tempo. Un’attenzione simile si è spinta su energie rinnovabili e riciclo dei materiali. Ecco, l’hotellerie è chiamata a fare di questo processo una leva reputazionale a livello di industry.

E con riferimento ai trasporti?

Per noi - che ci occupiamo da 150 anni di mobilità - nel futuro deve essere sicura, pulita, efficiente e inclusiva. Esattamente in quest’ordine, perché la prima mission è ridurre gli incidenti stradali e dunque l’impatto ambientale evolve con il miglioramento dell’efficienza.

Guardando avanti, quali sono le parole chiave?

Inclusione e la spesso citata resilienza, che riassume tutte le variabili.

Nel Pnrr c’è un focus adeguato su questo fronte?

Il Pnrr è innanzitutto questo. Le missioni chiave sono tutte riferite alla sostenibilità in chiave trasversale, anche perché è risultato del green deal inserito nell’agenda della Commissione Europea in carica. La vera domanda è un’altra, per l’Italia come per altri Paesi: siamo in grado di trasformare questi obiettivi in qualcosa di concreto e che crea valore? Le università, gli enti locali e le imprese dovrebbero concorrere come sistema superando le logiche che vedono una divaricazione tra ricerca pura e ricerca applicata.

Sostegni pubblici e investimenti privati, quale spinta pesa di più?

È importante che ci siano le due linee. È vero che l’azienda è chiamata a investire in tecnologia per seguire una ricerca di innovazione accelerata, ma deve anche essere premiata e valorizzata. La ricerca pubblica e quella privata si devono avvicinare per spingere sull’attuazione delle coordinate strategiche per il futuro.

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