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OVERVIEW

OVERVIEW

La nuova era DEL CAFFÈ

DAI GRANDI AI PICCOLI PRODUTTORI, PASSANDO DA CHI REALIZZA LE MACCHINE PER GUSTARSELO. IL MERCATO DEL CAFFÈ STA CAMBIANDO PELLE NELL’ERA POST-COVID. AUMENTANO I CONSUMI DOMESTICI E DI QUALITÀ, E ANCHE I NUMERI SI LASCIANO ALLE SPALLE LE FLESSIONI DEL 2020 PER TORNARE A CRESCERE COME, E ANCHE DI PIÙ, DEL 2019.

Il CAFFÈ torna in corsa

di Giambattista Marchetto

I TORREFATTORI PUNTANO LE PROPRIE CARTE SUL CONSUMO IN CASA E SUL DIGITALE, SPINTI DALLA PANDEMIA MA ANCHE DAL CAMBIO DI COSTUMI. E LA PAROLA CHIAVE È ANCORA ‘SOSTENIBILITÀ. IIl ‘ciclone’ Covid ha ridisegnato le traiettorie di crescita del mercato del caffè, ma i big player italiani hanno riadattato le proprie strategie superando la crisi e, in parte, mutando pelle. Se infatti il mondo bar e soprattutto l’horeca hanno mostrato una vulnerabilità rischiosa, con una inevitabile traslazione dei volumi sulla gdo, d’altro canto tra gli effetti della pandemia emerge una netta propensione al consumo di qualità tra le mura domestiche e un forte impulso all’acquisto tramite piattaforme online. Sono mutazioni che probabilmente andranno a permanere e parallelamente influenzare il mercato, ma soprattutto le strategie dei grandi e piccoli torrefattori, che nel frattempo però hanno vissuto un 2021 in recupero rispetto alla debacle 2020, con una performance che nella quasi generalità dei casi ha raggiunto e superato il 2019.

LAVAZZA E ILLY IN RECUPERO Il leader di mercato Lavazza aveva lasciato sul terreno oltre 100 milioni di ricavi nel 2020, superando comunque la soglia dei 2 miliardi di euro,

TOP PRODUTTORI DI CAFFÈ

Azienda

LAVAZZA GROUP ILLY CAFFÈ CAFFÈ BORBONE

KIMBO

CAFFITALY GRUPPO GIMOKA CASA DEL CAFFÈ VERGNANO HAUSBRANDT TRIESTE 1892

Fatturato 2020 Fatturato 2019

2.085

446

219

154

136 97 79 59 2.200

520

173

163

137 94 94 81 Valori in milioni di euro Fonte: Pambianco

ma con una compressione dell’utile sotto i 73 milioni (contro i 127 del 2019). I dati per l’esercizio 2021 non sono ancora disponibili, ma già alla presentazione del bilancio consolidato l’amministratore delegato del gruppo Antonio Baravalle annunciava un andamento orientato al recupero. Spingendo verso una strategia multi-target, il gruppo piemontese ha investito molto nel progetto 1895 Coffee Designers by Lavazza, che punta sul segmento specialty con una collezione di caffè messa a punto dai selezionatori scegliendo tra le produzioni più pregiate del mondo nei Paesi di origine. Ogni origine è tostata singolarmente per esaltare la ricchezza del profilo aromatico, conservandone il corpo in quanto elemento distintivo della tradizione italiana. Anche per IllyCaffè il 2020 si era tinto di rosso, con una flessione dei ricavi a 446,5 milioni (contro i 520 milioni del 2019) e una caduta dell’utile netto da 19 a 5 milioni. Il presidente Andrea Illy a settembre, nel confermare la compensazione (parziale) del consumo a casa sulla serrata del mondo horeca, core business per la torrefazione triestina, annunciava per il 2021 un ritorno in grande stile, con il superamento dei ricavi 2019. Nel frattempo il cda di Illycaffè ha scelto Cristina Scocchia come nuovo amministratore delegato. Subentrata a Massimiliano Pogliani - che ha guidato l’apertura del capitale con l’ingresso di Rhône Capital al 20% - la manager ha un compito importante. “Per il nuovo ciclo espansivo che inizierà nel 2022 – ha dichiarato Andrea Illy - e in vista di una futura quotazione, abbiamo deciso di affidare la guida a Cristina Scocchia, manager di talento riconosciuto nello sviluppo di brand ad alto contenuto estetico ed esperienziale”.

BORBONE IN DOUBLE DIGIT Chi non ha sofferto in tempi di pandemia è Caffè Borbone. “L’azienda – riferiscono dal quartir generale nel Napoletano - ha continuato a crescere anche durante la pandemia. Uno degli elementi che ha favorito questa spinta è stata, sicuramente, la contrazione del consumo fuori casa. I fruitori hanno orientato le proprie scelte verso prodotti buoni come al bar, ma facili

Monoporzioni e cialde di Caffè Borbone

In apertura, la Coffee Cave della Factory 1895 by Lavazza

Una selezione di prodotti per l’espresso at home di Vergnano

da preparare anche tra le mura domestiche e il caffè porzionato (core business di Caffè Borbone) ha risposto bene a questa esigenza”. I ricavi del terzo player italiano sono balzati da 172,6 a 219,2 milioni, con un utile netto quasi triplicato (a 90 milioni). Inoltre, avendo avviato un processo di trasformazione digitale, l’azienda partenopea si è trovata avvantaggiata. Ecco allora che anche il 2021 ha fatto segnare “una crescita confermata in double digit, in linea con il trend degli ultimi anni e consolidando la buona performance del 2020”, riferiscono da Napoli. Ora le previsioni sono positive. “Il 2022 – rimarcano da Caffè Borbone - si preannuncia proficuo. Continueremo a portare avanti l’idea di prodotti e packaging sempre più sostenibili, in accordo con i punti dell’agenda 2030. Una tendenza in linea con aspettative e bisogni dei consumatori, sempre più attenti e rispettosi verso la natura e orientati a un consumo responsabile”. Ragionando in prospettiva, “c’è grande attenzione per il comparto digital”, aggiungono dall’azienda. “La tendenza agli approvvigionamenti online, sui marketplace e sulle piattaforme aziendali si è consolidata, infatti, anche dopo la fine del lockdown. Ci aspettiamo un interesse sempre maggiore rivolto al digital, quindi continueremo a investire sullo sviluppo e l’incremento di piattaforme digitali. In crescita anche l’interesse per il monoporzionato, soprattutto per i prodotti ecosostenibili come cialde in carta filtro e capsule compostabili, articoli sui quali l’azienda ha sempre puntato e continuerà a farlo. Non a caso, l’anno scorso l’azienda ha lanciato la Cialda Compostabile 100% amica della natura caratterizzata da un packaging riciclabile nella raccolta della carta e la capsula compostabile Don Carlo”.

VERGNANO SI RIASSESTA SUL 2019 Consuntivo 2021 positivo anche per Caffè Vergnano, che nel 2020 aveva registrato una flessione dei ricavi da 94 a 79 milioni e un utile ridimensionato a 2 milioni. “Nonostante il difficile periodo che in tutto il mondo stiamo attraversando – dichiara Carolina Vergnano, CEO dell’azienda piemontese - si è concluso positivamente, raggiungendo quasi i livelli del 2019, nostro obiettivo”. E aggiunge: “la pandemia ha portato con sé una crescita dell’e-commerce e abbiamo notato che tramite la piattaforma online uno dei prodotti più acquistati è il caffè. Una testimonianza del voler ‘velocizzare’ la quotidianità, spesso già frenetica”. C’è però anche voglia e bisogno di ritornare alla normalità, “di riti che ci riportino alle nostre origini e che ci diano un senso di sicurezza”, evidenzia Vergnano. “Per questo motivo nel consumo di caffè notiamo una propensione all’utilizzo casalingo sia con il prodotto da moka, che registra una crescita constante per i consumatori più tradizionali, sia con il mono-porzionato, richiesto per ricreare il gusto di un caffè al bar, anche nella propria casa”. Guardando al 2022 (un anno importante perché l’azienda celebra i 140 anni di vita), “festeggeremo la nostra storia fatta di famiglia, bellezza, tradizione e innovazione, dove racconteremo il passato, vivremo il

presente e progetteremo assieme il futuro. Vergnano deve rimanere contemporaneo sempre. Per questo motivo è necessaria una ricerca costante in grado di garantire la qualità che esigiamo nella nostra gamma di prodotti e nelle nostre caffetterie in Italia e in giro per il mondo”. La parola chiave per il mercato del caffè sarà ‘sostenibilità’. “È un termine che simboleggia una trasformazione ambientale, economica ma anche sociale”, conclude la manager. “Bisogna agire nella quotidianità per la salvaguardia del pianeta, la qualità e la sicurezza dei prodotti e dei processi. Anche la sostenibilità sociale contrassegnerà le nostre azioni future. Il progetto Women in Coffee, nato nel 2018, caratterizzerà il nostro domani”.

I LOCKDOWN RALLENTANO LA RINCORSA DI HAUSBRANDT Anche il Gruppo Hausbrandt conferma una ripartenza nel 2021 con fatturato a 73 milioni, anche se il recupero sul 2020 (ricavi a 59 milioni) non ha ancora raggiunto un riequilibrio col 2019. “Il mercato ha avuto complessivamente una ripresa rispetto al 2020 - riferiscono dalla torrefazione di Nervesa della Battaglia (Tv) - facendo registrare valori a doppia cifra per l’export. L’Italia, invece, ha recuperato fatturato nei mesi estivi del 2021 riscontrando un boom di vendite coinciso con le riaperture. Purtroppo, i primi quattro mesi dell’anno (lockdown) hanno pesato molto sull’andamento delle vendite”. Il gruppo è in salute (e ha potuto beneficiare dell’incremento di fatturato sul fronte vino e birra), ma la tendenza prospettata è positiva. Le nuove progettualità parlano di “processi di maggiore digitalizzazione e attenzione alla sostenibilità”, dicono dal Veneto. E questo in affiancamento a progetti speciali di comunicazione legati all’alta pasticceria e ristorazione anche in funzione delle celebrazioni per i 130 anni di Hausbrandt.

Dall’alto, le nuove miscele bio di Hausbrandt e le capsule espresso di Illy

M&A, un CHICCO

per volta

di Sabrina Nunziata

AGGREGAZIONI E MAGGIORE RAPPORTO DIRETTO CON IL CONSUMATORE FINALE CHE, A SUA VOLTA, VUOLE CONOSCERE DI PIÙ SUL CONTENUTO DELLA TAZZINA. IL MONDO DEL CAFFÈ SI EVOLVE OLTRE LA PANDEMIA. E I PLAYER DEL SETTORE NON SI TIRANO INDIETRO. Gli ultimi due anni hanno messo a dura prova il mondo dell’horeca e, di riflesso, gli attori che da questo canale traggono la maggior parte dei propri ricavi. Facendo di necessità virtù, le torrefazioni made in Italy, oltre 800 nella Penisola, si allineano al cambio di paradigma, che vede uscite meno frequenti (il famoso caffè al bar) a favore di consumi più di qualità, anche tra le mura domestiche. Così c’è chi si cimenta con la grande distribuzione, canale dominato soprattutto dai grandi colossi del caffè, ma che fornisce ampi margini di crescita. Non solo, c’è addirittura chi il bar se lo fa da sé, creando format in cui si sposano all’unisono somministrazione, vendita, promozione e, perché no, anche educazione. La ricerca di qualità spinge infatti il consumatore a informarsi maggiormente su ciò che beve, dimostrando quanto sia importante non solo la miscela in senso stretto, ma anche le variabili tangibili e intangibili che le gravitano attorno. Non da ultimo, il susseguirsi di operazioni di fusioni e acquisizioni negli ultimi tempi ha puntato i riflettori sulla necessità di aggregazione di un settore molto frammentato che, per crescere, ha bisogno di fare squadra.

L’UNIONE FA LA FORZA Nell’ultimo anno e mezzo, sono molteplici le operazioni di merger & acquisition che sono state realizzate nel mondo del caffè. Si ricorda per esempio Dea Capital che, attraverso il fondo Taste of Italy 2, ha acquisito la maggioranza del capitale di Ekaf, torrefazione ligure proprietaria del brand Cellini; Coca-Cola Hbc ha rilevato il 30% di Caffè Vergnano; la multinazionale Melitta ha acquisito il 70% delle azioni della Corsino Corsini Spa; mentre l’azienda modenese Caffè Molinari, dopo oltre due secoli di storia legati a un’unica famiglia, è passata sotto il controllo del Gruppo Tchibo, colosso da tre miliardi di fatturato con sede ad Amburgo. Alcuni deal sono poi stati realizzati tra torrefazioni italiane, nell’ottica di creare aggregazioni in un settore altamente individuale. L’azienda padovana Diemme Industria Caffè Torrefatti Spa ha quindi comprato la pavese Torrefazione Moka Sir’s Spa, e insieme contano di superare i 30 milioni di euro di fatturato nel 2022. “Il ‘piccolo e bello’ non funziona più, soprattutto per quanto riguarda le torrefazioni italiane”, spiega a Pambianco Wine&Food Giannandrea Dubbini, presidente e AD di Diemme Spa. “In Italia la soluzione è aggregarsi, in quanto la maggioranza delle realtà hanno piccole dimensioni che limitano l’espansione e di conseguenza la crescita. Il panorama è diventato molto competitivo, con i grandi player che si stanno sviluppando bene anche nell’horeca”. Un parere condiviso da Stefano Rivò, direttore generale di Caffè Musetti, azienda piacentina con 85 anni di storia che ha acquisito la realtà milanese Caffè Bonomi. Insieme le due aziende fatturavano poco meno di 40 milioni nel pre-Covid. Nel mercato del caffè “devono esserci aggregazioni perché è un mondo troppo frastagliato, in questo senso bisogna fare in modo che si creino dei poli tali per cui ci sia la possibilità di consolidare una massa critica per fare investimenti sia per il mercato italiano che per l’estero per il quale è importante avere capacità produttive, organizzative e logistiche”. L’idea del gruppo, “non appena i fatturati verranno di nuovo consolidati, è quella di riprendere a guardare il mercato per capire se ci sono altre possibilità di acquisizione”.

In alto, il team dell’academy di Caffè Mauro al lavoro. Sotto, una referenza del Colombian Heritage Project con cui Julius Meinl supporta i coltivatori della Colombia

Fondata nel 2003, Musetti Coffee Academy ha l’obiettivo di promuovere e tramandare la cultura del buon caffè

DRITTO AL CONSUMATORE La crescita passa anche dall’aumento delle vendite al consumatore finale, attività che si realizza sia tramite la somministrazione diretta che attraverso la grande distribuzione. Per Musetti, l’horeca genera in totale quasi il 90% dei ricavi, “ma i grandi numeri si fanno nell’home coffee - spiega Rivò - quindi stiamo pensando a linee produttive per la casa, per esempio con i porzionati quali la cialda di carta, e per questo svilupperemo nuovi impianti a partire dal primo trimestre dell’anno”. Non solo, l’azienda conta inoltre due coffee store e l’idea, pur non essendo una priorità, è quella di aprire altri punti vendita adottando però la formula negozio-caffetteria. Caffè Diemme Italian Attitude è, per esempio, il format di caffetterie sviluppato invece da Diemme “che vuole riportare il caffè al centro dell’attenzione”, come spiega Dubbini. Al momento ce ne sono otto, tra diretti e affiliati, e l’idea è di aprirne altri due nel primo semestre dell’anno. “Vedo che c’è molto interesse. Penso che, in generale, l’idea della catena di caffetteria prenderà sempre più piede in quanto il consumatore sviluppa fiducia nei confronti di questa tipologia di format”, conclude il manager. Tornado alla gdo, questo canale rimane una priorità anche per il gruppo Julius Meinl che conta di svilupparla nel mercato italiano nel 2023, sia a livello online sia offline. Una scelta dettata anche dal fatto che l’horeca, che in Italia rappresenta il 97% del fatturato dell’azienda (i ricavi italiani si aggirano sui 58 milioni di euro nel 2021), è “un canale molto difficile e il covid lo ha dimostrato”, spiega la marketing manager di Julius Meinl Italia Andreea Postolache. In questo senso, “cresce anche il segmento del caffè in grano consumato a casa che, pur mantenendo ancora piccoli numeri, dimostra prospettive interessanti. Questa tendenza è già molto diffusa in Germania, dove oltre la metà del mercato è rappresentato dal caffè in grani e le capsule rappresentano una quota molto più bassa, e ha trovato riscontro alla fiera Host, dove abbiamo visto molte proposte

di macina caffè ad uso domestico. Offrire al canale gdo proposte di caffè in grano rientra quindi nella nostra strategia futura”.

BERE INFORMATI Arrivare dritti al consumatore significa fare i conti con un consumatore informato e con voglia di conoscere cosa c’è nella tazzina. Tanto in horeca quanto in gdo, “vediamo un interesse, che si traduce in potenziale di fatturato, verso la premiumizzazione - racconta Postolache - questo perché, anche senza restrizioni, si esce ormai di meno e riducendo le quantità si tende ad alzare la qualità e quindi a spendere di più”. E il desiderio di bere qualcosa di più ricercato si riflette anche nelle retrovie della tazzina. “Sebbene i numeri siano ancora piccoli - prosegue la marketing manager - notiamo che ci sono sempre più persone interessate a conoscere maggiormente ciò che bevono, a informarsi sulla provenienza dei chicchi e in generale sugli ingredienti che vanno a comporre la miscela, ponendo una particolare attenzione anche agli aspetti legati alla sostenibilità ambientale e sociale collegata alla produzione del caffè”. Trend questi che vengono confermati anche da Caffè Mauro, per il quale sono “sempre più apprezzate le miscele premium quali 100% arabica, decaffeinato e i monorigine”, come specifica Giancarlo Strada, direttore Vendite Italia e Estero dell’azienda che, pre-pandemia, aveva un giro d’affari di circa 20 milioni di euro. Proprio quest’anno l’azienda di Reggio Calabria lancerà uno Specialty Coffe 100% Arabica monorigine Perù alla cui base del progetto ci sono “sviluppo solidale, riforestazione e tutela della biodiversità”. Caffè Mauro, dal 1997, conta anche l’Accademia del Caffè Beyond the Cup, dedicata sia alla formazione dei clienti sia allo studio e ricerca, che a partire dal 2022 disporrà di uno spazio anche a Milano frutto di un accordo con La Scuola de La Cucina Italiana. “La nostra ambizione - spiega Strada - è quella di permettere al grande pubblico di appassionati di giungere, come accade per molti altri prodotti, ad una piena conoscenza delle miscele e quindi alla consapevolezza della scelta d’acquisto”.

Caffè Diemme Italian Attitude è il format di caffetterie di Diemme per “riportare il caffè al centro dell’attenzione”

A tutta MACCHINA

di Fabio Gibellino

DOPO UN 2021 TORNATO A LIVELLI PRE-COVID, NONOSTANTE PANDEMIA E AUMENTI DEI COSTI DI PRODUZIONE, IL MONDO DEGLI APPARECCHI PROFESSIONALI GUARDA ALLA NUOVA SFIDA DELL’HOME BAR. LA BATTAGLIA SI GIOCHERÀ SULLA DIGITALIZZAZIONE. Con la quarta ondata di pandemia da Covid-19, guardare oltre il tunnel, alla ricerca della sempre sfuggente luce, è sempre più complicato: da dire per gli attori, da divulgare per i giornalisti e da credere per i lettori. Nonostante tutto, anche in questo primo scorcio di 2022, quel E pur si muove! di galileiana memoria è ancora lì a stuzzicare quell’immancabile ottimismo che pervade, e deve pervadere, ogni imprenditore: anche di aziende che producono macchine da caffè, soprattutto se professionali. Perché questa pandemia, tra lockdown e quarantene, ha sì riavvicinato i consumatori a una tazzina da caffè, ma in sala da pranzo, allontanandoli, conseguentemente, da quel rito tutto italiano dell’espresso al bancone: E senza dimenticare i ristoranti. Così, guardando al presente e alla realtà delle cose, le previsioni dell’Ufficio studi Anima per il 2021 hanno stimato una ripresa del settore. Per ora, quel che è certo, è che il comparto si è rimesso a marciare tanto speditamente da aver recuperato il terreno perduto nel corso del 2020 e aver superato anche i risultati del 2019. Così i 500milioni di euro appena annotati, non solo segnano un +17,6% sui 425milioni del 2020, ma superano

TOP PRODUTTORI MACCHINE DA CAFFÈ PROFESSIONALI

Azienda

LA MARZOCCO

GRUPPO CIMBALI

RANCILIO GROUP (ALI GROUP) SIMONELLI GROUP CMA MACCHINE PER CAFFÉ GAGGIA LA SPAZIALE *ELECTROLUX PROFESSIONAL

Marchi

LA MARZOCCO

LA CIMBALI, FAEMA, CASADIO, HEMERSON EGRO, PROMAC, RANCILIO NUOVA SIMONELLI, VICTORIA ARDUINO ASTORIA GAGGIA LA SPAZIALE

Fatturato 2020

210

190

oltre 80

76

47 40 30 242 *valore totale del comparto professionale, cottura e conservazione e refrigerazione comprese Fonte: Pambianco Valori in milioni di euro

anche i 495milioni di pre-pandemica storia. Performance che ha nel suo volano le esportazioni. Perché se il mercato domestico, considerando il confronto 2019/2021 è rimasto stabile, l’oltre confine ha reso possibile il nero da cinque milioni, passato da 370 a 375 milioni di euro con l’intermezzo da 315milioni del 2020. Ecco allora che il 2021, per Guido Bernardinelli, amministratore delegato di La Marzocco: “È stato di crescita notevole nonostante la pandemia globale, un dato interessante anche alla luce di un 2020 che per noi, nonostante le ripercussioni del Covid, ha fatto registrare un segno comunque positivo, anche se limitato (+3%) rispetto al 2019”. E nondimeno lo è stato per Enrico Bracesco, direttore generale del Gruppo Cimbali: “L’anno appena concluso ha dato ottimi segnali di ripresa, abbiamo registrato un interesse notevole per le novità e un incremento degli ordini; tutti aspetti positivi che ci permettono di stimare una fatturato 2021 in linea con quello del 2019”. Per il gruppo lombardo, che controlla i marchi La Cimbali, Faema, Hemerson e Casadio, questo significa raccogliere un volume d’affari da 190milioni di euro, il secondo più alto dopo i 210milioni di euro della toscana La Marzocco, di un settore che da sempre premia la manifattura italiana. Una realtà che comprende al terzo posto della classifica un altro gruppo lombardo, Rancilio, dal 2013 in seno al colosso da 2 miliardi di fatturato Ali group, e che con i suoi marchi Egro, Promac e Rancilio supera gli 80milioni di euro per ricavi. A seguire Simonelli group, che dalle Marche può contare su Nuova Simonelli e Victoria Arduino per oltre 76milioni di euro, poi la veneta Cma macchine per caffè con più di 47milioni di euro e, infine, l’emiliana Gaggia Milano (recentemente passata da Philips al fondo sino-americano Hillhouse Capital) con circa 40milioni di euro e un’altra lombarda, La Spaziale, a oltre 30milioni di euro. Il tutto senza

Guido Bernardinelli, amministratore delegato di La Marzocco

In apertura, La Marzocco Leva

considerare Electrolux professional, che ha sede in veneto, che vale più di 242milioni di euro, ma non fornisce il peso specifico del comparto caffè all’interno del suo rendiconto. Detto questo, e in attesa che i bilanci consuntivi confermino le previsioni, bisogna fare i conti anche con le marginalità di un anno gravemente colpito dall’aumento dei costi delle materie prime, dai maggiori costi energetici e dalla conseguente riduzione delle produttività. Per Andrea Doglioni Majer, presidente Ucimac, l’associazione federata Assofoodtec/Anima Confindustria che rappresenta i costruttori delle macchine per caffè espresso e attrezzature Horeca: “Partendo dal presupposto che una macchina da caffè professionale è composta di circa 800 pezzi, anche tecnologicamente molto complessi, e che è prodotta da una filiera all’80% italiana, si capisce come in questo preciso momento storico vi sia un’alta probabilità che, con la mancanza anche di un solo pezzo, le produzioni possano subire ritardi”. E infatti, se non fosse per la scarsa reperibilità di materiale come rame, microprocessori e cartone,

Da sinistra, Faemina Classy Satin-Cucina Outdoor ed Enrico Bracesco, direttore generale del Gruppo Cimbali

oggi si starebbe ragionando di un 2021 con altri numeri, soprattutto per quel che riguarda le marginalità, come sottolinea lo stesso presidente Ucimac quando spiega come: “Gli ordini non si sono fermati, nonostante molte aziende del settore abbiano dovuto aumentare urgentemente i prezzi di vendita per compensare almeno parzialmente i rincari, è per questo che in molti casi, gli apparenti aumenti di fatturato non rispecchieranno un effettivo aumento degli utili”. Per quanto riguarda invece il 2022, “auspichiamo un ritorno alla normalità, soprattutto per quanto riguarda il turismo e il consumo out-of-home in generale, ma per farlo sarebbero utili, per tutto il settore del food equipment, e non solo, politiche governative volte a ridurre i rischi legati ai costi operativi delle aziende, come a esempio una compensazione dei costi anticipati per la partecipazione a eventi fieristici se cancellati, al pari di quanto avviene in Germania”, ha continuato Andrea Doglioni Majer, mentre Enrico Bracesco di Gruppo Cimbali: “Vogliamo continuare a guardare con fiducia al futuro, il nostro obiettivo è di consolidare la nostra posizione di player strategici nel settore delle macchine per caffè espresso professionali,

con l’ambizione di diventare il principale punto di riferimento per il segmento home premium e small business, che per noi è una novità”. Mentre Guido Bernardinelli di Marzocco si aspetta che: “Salvo ulteriori restrizioni causa pandemia e criticità legate alle catene di distribuzione globali, non vediamo perché queste dinamiche di crescita non debbano consolidarsi”. Il tutto nella piena consapevolezza che, “il comparto rappresentato da Ucimac sta vivendo un periodo di transizione e tutto il mercato del caffè sta mutando, soprattutto dal lato del consumatore”, continua Doglioni Majer, aggiungendo che: “Bisogna guardare a una nuova visione del mercato: la crescita del consumo di caffè a domicilio ha spostato l’attenzione dei produttori dal settore Horeca a quello semi-professionale”. E dimostrazione ne è la continua crescita del mercato domestico fotografata dal ‘Coffee Machines Market Forecast to 2028 – COVID-19 Impact and Global Analysis by Type’, che illustra un valore globale che, partendo dai 13,2 miliardi di euro del 2021, sarà destinato a crescere con un Cagr del 4,3% fino al 2028, toccando quota 17,76 miliardi di euro. È per questo che molti marchi professionali hanno deciso di varcare al soglia di casa. Per l’amministratore delegato di Marzocco: “Da tempo abbiamo investito nel segmento domestico senza però perdere mai il focus sulla linea professionale”. Per una tendenza che sta coinvolgendo tutti gli altri attori del settore, come conferma il direttore generale del gruppo Cimbali: “Da sempre dedichiamo grande attenzione alle nuove esigenze del mercato, come quella dell’Home Bar, presentando nuovi prodotti dedicati”. Perché il segmento è sempre più appetibile, non a caso nel giugno 2021 anche una big come l’australiana Sage ha deciso di approdare sul mercato italiano con ottimi risultati come ha spiegato la country manager Gloria Montano: “Il riscontro in questi primi mesi di lancio è stato subito al di sopra delle aspettative, per una crescita che prevediamo sostenuta anche nel corso del 2022”. Il tutto sotto la spinta di un futuro la cui sfida si consumerà sul fronte digitale, in attesa che l’intelligenza sia in grado di preparare un caffè buono: A casa come al bar.

Dall’alto, Gloria Montano, country manager Italia Sage e, a destra, una macchina del brand.

In basso, Andrea Doglioni Majer, presidente Ucimac, l’associazione federata Assofoodtec

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