Panoram Italia - Fall 2021

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T H E I TA L I A N - C A N A D I A N M AG A Z I N E FA L L 2 02 1 | N O. 1 39

Urban Vineyards

Campioni d’Europa Coast to Coast Tifosi Ricette Rigatoni cremosi alla Boscaiola Risotto alla zucca con salvia e pancetta






TABLE OF CONTENTS

FALL 2021 | NO.139

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Urban Vineyards A classic Italian legacy La vigna urbana, un’eredità tutta italiana

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EDITORIAL

A Summer of Azzurro Pride Un’estate di orgoglio azzurro

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Age of Apology…continued

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Forgive my whining, I’m an Italian-Canadian Perdonate la lagna, sono italo-canadese

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Working toward inclusion for Canada’s Indigenous people Al lavoro verso l’inclusione del popolo indigeno del Canada

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The Okanagan Wine Industry L’industria vinicola dell’Okanagan

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Kings of Europe Re d’Europa

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Coast to Coast Tifosi Tifosi da costa a costa

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Steel Town Renaissance Il rinascimento della città dell’acciaio

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The Legacy of Pierino Di Tonno La preziosa eredità di Pierino Di Tonno

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Graduates of the Year Laureati dell’anno



TABLE OF CONTENTS

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PUBLISHER & EDITOR Tony Zara EXECUTIVE EDITOR Adam Zara ASSOCIATE EDITOR Pal Di Iulio MANAGING EDITOR Gabriel Riel-Salvatore

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LIVING ITALIAN STYLE

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TRAVEL

From No Tourism to Slow Tourism Da zero turismo al turismo lento

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Olive Oil Tourism Il turismo dell’olio d’oliva

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RECIPES

Creamy Rigatoni alla Boscaiola Rigatoni cremosi alla Boscaiola

BUSINESS DEVELOPMENT & COMMUNITY AFFAIRS Carole Gagliardi

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ITALIAN EDITOR Vittoria Zorfini

Pumpkin Risotto with Crispy Sage and Pancetta Risotto alla zucca con salvia e pancetta croccanti

EVENTS EDITOR Romina Monaco TRAVEL EDITOR Silvana Longo

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Ex-Montrealer Jessica Rosval Named Best Female Chef of Italy Ex-Montrealese Jessica Rosval nominata migliore cuoca in Italia

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Culture, Creativity and Cinema Sergio Navarretta was born to make waves Cultura, creatività e cinema Sergio Navarretta è nato per farsi notare

LIVING ITALIAN STYLE PRODUCER Kayla-Marie Turriciano ADVERTISING ACCOUNT EXECUTIVE Anthony Zara

ART DEPARTMENT ART DIRECTION & GRAPHIC DESIGN

Dave Ferreira

PHOTOGRAPHY & ILLUSTRATION

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Mia Carnevale • Vincenzo D’Alto

EVENTS EDITORIAL

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WRITERS

Gianna Patriarca • Daniela Di Croce Sal Di Falco • Andrew Hind Mauren Littlejohn • Loretta Noella Di Vita Sylvia Diodati • Dante Di Iulio

TRADUCTIONS/ TRADUZIONI

PROOFREADING & TRANSLATION

Claudia Prestigiacomo • Stefania Fenocchio Valentina Basilicata • Marie-Hélène L. Papillon Anders Jensen

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9300 Henri-Bourassa West, suite 100, Montreal, Québec H4S 1L5 Tel.: 514 337-7870 | Fax: 514 337-6180 e-mail at: info@panoramitalia.com

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Legal deposit - Bibliothèque nationale du Québec / National Library of Canada - ISSN: 1916-6389

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Printed by

We acknowledge the support of the Government of Canada



EDITORIAL

Summer of Azzurro Pride

Un’estate di orgoglio azzurro Adam Zara Executive Editor adamzara@panoramitalia.com

It

happened. The Italian national calcio team became Campioni d’Europa for the second time in its history, and many of us lost our minds in the process. This was the Azzurri’s first victory in the age of social media and smartphones. Masses of Italian-Canadian tifosi “broke the internet” on July 11 with an unbelievable flood of photos and videos, recording street scenes and celebrations unseen since well before the era of COVID. We witnessed countless celebrations in major Canadian cities, rivaling just about any of the ones happening in Italy. Prior to this triumph, such celebrations simply resided in one’s memory, or came in the form of two or three photos stashed away in a box somewhere. If you were lucky enough to be at the right place at the right time, you would catch the eye of a professional photographer among the crowds and then spot yourself in the local newspaper’s photo, in a magazine or see the image hanging in a Little Italy café or trattoria at some point. I was not around in 1982, but following Italy’s 2006 World Cup win, I felt compelled to document the delirium in the streets of Montreal’s Little Italy by walking around with my parent’s Sony camcorder. The video cassette is stored away somewhere; I still haven’t watched it once in 15 years. The Azzurro summer began with the very first Italian man, Matteo Berrettini, to reach the tennis final of Wimbledon, and ended with Marcell “Marcello” Jacobs capturing Italy’s first ever Olympic gold medal in the prestigious 100-metre final as well as the 4x100-metre team relay gold. On August 6, Vancouver’s Julia Grosso, 21, netted the winning spot kick to earn Canada’s women’s national soccer team its very first Olympic gold medal. The ItalianCanadian went viral in Italy, becoming the second “Grosso” to score a winning kick in a tournament final since Fabio Grosso in Berlin in 2006. What struck me most was the sheer number of children and pre-teens totally swept over by joy, wearing Azzurri jerseys and waving the tricolore. Nothing has changed since the 90s when I first paraded around the city streets with my flag and blue shirt. A quarter century has gone by, and we are still passing on a contagious Italian-Canadian joiede-vivre. Even though one could dismiss it as a superficial form of cultural appartenance, being exposed to widespread public displays of pride and joy linked to one’s heritage undeniably lends itself to forging a lasting bond.

È

successo. La nazionale italiana di calcio è diventata Campione d’Europa per la seconda volta nella storia e molti di noi nel mentre sono usciti di testa. Si è trattato della prima vittoria degli Azzurri nell’era dell’ampia diffusione delle piattaforme dei social media e dei cellulari. L’11 luglio, sono stati una marea i tifosi italo-canadesi che hanno inondato internet di foto e di video, riprendendo immagini di festeggiamenti in strada come non se ne vedevano da ben prima dell’avvento del Covid. Abbiamo assistito a innumerevoli festeggiamenti in tutte le maggiori città del Canada, che non avevano nulla da invidiare a quelli che si tenevano in Italia. Prima di questo trionfo, i ricordi di festeggiamenti come questi si custodivano solo nei ricordi, ovvero prendevano forma nelle 2-3 foto conservate in una scatola da qualche parte. Al massimo, con un po’ di fortuna, trovandosi al posto giusto, al momento giusto e finendo nel mirino di un fotografo professionista in giro per strada, ci si sarebbe ritrovati a un certo punto nella foto di un quotidiano o di una rivista locale o appesa in uno dei caffè o delle trattorie di Little Italy. Io non c’ero nel 1982, ma con la vittoria dell’Italia ai Mondiali del 2006, sentii l’impellenza di documentare il delirio per le strade di Little Italy a Montreal andandomene in giro con la videocamera Sony dei miei genitori. La videocassetta è conservata da qualche parte e non l’ho riguardata nemmeno una sola volta in 15 anni. L’estate azzurra è cominciata con un italiano, Matteo Berrettini a raggiungere per la primissima volta la finale di tennis di Wimbledon ed è finita con la primissima medaglia d’oro olimpica di Marcell “Marcello” Jacobs alla prestigiosa finale dei 100 metri e con l’oro della staffetta ai 4x100. Il 6 agosto, Julia Grosso di Vancouver ha segnato il gol della vittoria che ha fatto aggiudicare alla nazionale canadese di calcio femminile la sua primissima medaglia d’oro olimpica. La 21enne italo-canadese è diventata virale in Italia, diventando la seconda “Grosso” a calciare un tiro vincente nella finale di un campionato dai tempi di Fabio Grosso a Berlino nel 2006. Ciò che mi ha colpito più di tutto è stata la quantità incredibile di bambini e preadolescenti completamente impazziti dalla gioia, che sventolavano il tricolore con addosso la maglia degli Azzurri. Non è cambiato nulla dagli anni ’90 quando ho sfilato per la prima volta per le strade della città con bandiera e maglia azzurra. A distanza di un quarto di secolo continuiamo a tramandarci questa contagiosa gioia di vivere italo-canadese. Per quanto qualcuno possa liquidarla come una forma di appartenenza culturale superficiale, l’essere esposti a manifestazioni pubbliche diffuse di orgoglio e gioia legate alle proprie origini genera

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EDITORIAL

Photo by Ally Pazzano

My five-year-old boy absolutely loved putting on his blue jersey whenever he had the chance and he witnessed his dad scream like a lunatic when Federico Chiesa netted his tir’ a gir’ versus Spain. The little guy didn’t totally grasp what all the fuss was about, but he did end up understanding that we cheer for the team in blue in our house, and that the blue team winning equals very happy papa and nonno. There are only 13 months left until the World Cup in Qatar, which will be held in November and December of 2022 due to the extreme heat of United Arab Emirates summers. Canada’s men’s national soccer team is currently fighting for its first spot at a World Cup tournament since 1986. Here’s hoping forward Lucas Cavallini can heal his knee injury in time to help Canada qualify. Cheering for two teams next fall would most definitely be a welcome bonus. We won’t get our hopes up for a Canadian Cinderella story, but no one would fault us for dreaming of an Azzurrotinted white Christmas 2022.

indubbiamente un legame duraturo. A mio figlio di cinque anni è piaciuto da morire indossare la maglia azzurra ogni volta che ce ne sia stata l’occasione e mi ha visto gridare come un forsennato quando con il suo tir’ a gir’ Federico Chiesa ha segnato contro la Spagna. Il bambino non comprendeva a fondo il motivo di tanta confusione ma alla fine ha capito che a casa nostra tifavamo per la squadra azzurra e che la vittoria di questa equivaleva ad avere un papà e un nonno felicissimi. Mancano solo 13 mesi ai Mondiali del Qatar che si terranno a novembre e a dicembre del 2022 date le estati roventi degli Emirati Arabi Uniti. La nazionale maschile canadese si sta battendo per la sua prima qualifica ai Campionati Mondiali di calcio dal 1986. Ci si augura che Lucas Cavallini possa riprendersi dall’infortunio al ginocchio in tempo per aiutare il Canada a qualificarsi. Poter tifare per due squadre il prossimo autunno sarebbe certamente un bell’extra. Non contiamo su un finale alla Cenerentola per il Canada, ma nessuno ci darà contro se speriamo in un bianco Natale tinto d’azzurro per il 2022.

Un abbraccio

Un abbraccio

Readers Comments

Please forward all letters of praise, criticism, agreement or disagreement to info@panoramitalia.com

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EDITORIAL

Age of Apology

…continued

T

Pal Di Iulio Associate Editor pal@panoramitalia.com

wo years ago, in the September/October 2019 issue of Panoram Italia, I wrote, “What are we, as Italian-Canadians, to make of this promised ‘formal apology’ on the internment of Canadians of Italian origin during the Second World War from Prime Minister Justin Trudeau? Should the community be grateful? Era ora, finalmente! Why now six months before an election?” On May 27, 2021 Prime Minister Trudeau rose in the House of Commons to keep his promise, and a formal apology was officially and virtually rendered and recorded in Hansard, the official record keeper of Parliament. He was joined by the apology chorus composed of: Conservative Leader of the Opposition Erin O’Toole; Marie-Hélène Gaudreau, Bloc Quebecois MP; Jagmeet Singh, Leader of the New Democratic Party and Elizabeth Day, MP and former Leader of the Green Party. This apology came after the first apology made by former Prime Minister Brian Mulroney on November 4, 1990 in a Vaughan, Ontario banquet hall in front of over 700 guests including a dozen internees and their families. Were the apologies made with cynical political calculations to see who gets the Italian vote, blame or credit? Perhaps? I will leave you, the reader, to judge. I, as one who has been involved with this issue for over 40 years say, “Grazie, merci, thank you.” My gratitude and respect to the dozens of people who have been pushing this file for over three generations and to those political leaders who had the courage over two generations to say, “Sorry, the internment was wrong.” It is fitting that the children and

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grandchildren of the 600 plus internees, along with the over 32,000 who were declared “enemy aliens” and had to report monthly to the RCMP were able to get beyond the arrangiarsi stage and receive some peace and comfort from the words of Prime Minister Trudeau: “Chiediamo scusa. It would have been easy for those interned to turn their backs on Canada. Instead they put their backs into building Canada. That is their legacy.” These words echoed the words of former Prime Minister Mulroney 30 years earlier, “The first generation of Italian immigrants to Canada built those buildings and the second generation owns them.” I am pleased the internment apology, remade in the age of the internet and social media, will get more attention from the Italian-Canadian community and Canadian society in general. In the past months, I have heard and read various comments like:

“After the apology must come redress to individuals and the community, otherwise it’s just nice words.” “The Fascist consular officials of the time were to blame for aggressively recruiting and enlisting hard-working immigrants who simply wanted to attend Italian classes and have them sign membership cards.” “Some of the internees might have belonged in jail, but not at Camp Petawawa.”



“As Canadians by birth or British subjects, the internees deserved due legal process, which is the reason why Canadian soldiers were fighting in Europe and liberating Italy from the Nazis at the same time.” “Present generations should not apologize for errors made by past governments.” “Canada should apologize to the ItalianCanadian community for the internment, only when Italy apologizes to England for the Roman Conquest.” “Too many apologies are meaningless.” The debate goes on. I am aware that regardless of the political party or prime minister making the apology, there will be opposition to any decision especially one as sensitive as this. Hopefully we can learn from history and apply it to some yet unresolved Canadian issues that have been around much longer than the internment. I am referring to issues needing urgent attention involving Canada’s First Nations, such as the need for potable water and suitable housing on the reserves and the long-ago sin but newly resurrected dark legacy, discovery and recovery of children’s remains in unmarked graves near residential schools. In the 1880s, the government of Canada decided on a policy to “kill the Indian in the child.” To accomplish that, until 1996 over 130 Indian residential schools were built, funded and supervised by the Canadian Government, which were operated in partnership with Christian churches. Across Canada, 150,000 First Nations, Inuit and Métis school-age children were taken from their families and communities and shipped to these schools to be assimilated. During this time, between 4,000 and 6,000 died or disappeared, mostly unrecorded. This, of course, does not speak to the trauma felt by those who survived and by subsequent generations. Was this “cultural genocide” or “systemic racism”? I will leave that question for another day. Hopefully you will think about the answer. The Murdered and Missing Indigenous Women and Girls Inquiry, the Indian Residential Schools Settlement Agreement and the Truth and Reconciliation Committee are all steps in the right direction, but clearly the 650 First Nations across Canada cannot, simply

“I am aware that regardless of the political party or prime minister making the apology, there will be opposition to any decision especially one as sensitive as this. Hopefully we can learn from history and apply it to some yet unresolved Canadian issues that have been around much longer than the internment.” be told to be patient. They need our help and support. The issues of conquest, colonization, cultural deprivation, resource exploitation by Europeans and other world immigrants have left the First Nations at the bottom of the societal totem pole and on the brink of despair. Haudenosaunee received second opportunities on their lands and the grace of an apology must use our newfound voices and confidence to help those who have yet to receive the same graces and opportunities. Let’s work together to ensure that similar experiences never happen to other cultural, ethnic, religious or racial groups in the future. Canada has been described as both “one of the best countries in the world” and as “a work in progress.” Let’s continue to help build Canada into an even better place and bake a bigger pie or pizza so that we can all get a piece. I write this editorial in Toronto, the traditional territory of First Nations, including the Chippewa, the Mississaugas of Port Credit and the Wendat and Haudenosaunee. I write this post-Canada Day, following the Azzurri’s success at EURO 2020, and after weeks of discovered and recovered unmarked graves across Canada’s residential school sites. I confess that reflections on history, truth and gratitude weighed on my mind more than the wish to celebrate. You will be reading this article in September in the middle of tomato season. The humble tomato—a gift from indigenous peoples “discovered” in the Americas and celebrated by lovers of Italian food as the pomodoro. Reflect, be thankful and support reconciliation efforts with our First Nations of Canada. Pace, bene

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ADVERTORIAL

SS. Conte Biancamano. DI2013.1800.1

Pier 21

Quai 21

In Halifax there is a place which has an enduring hold on the hearts of many Canadians. It is here, at a former immigration shed, where the lives of many families began in Canada. The halls of Pier 21 echo with the hope, fears and ambitions that immigrants brought with them. Since 1999 family names hailing from Calabria, Veneto, Puglia, other regions in Italy, and many other countries can be found on its walls. Plaques on the Sobey Wall of Honour are ordered to celebrate anniversaries, in memory of loved ones or before a return pilgrimage east. These plaques mark the spot of arrival. They also hold the memories families brought with them and the stories of their early years in Canada. This is a wonderful legacy to share with future generations. Giovanna D’Agnolo arrived at Pier 21 as a baby with her parents Rosina and Domenico Iannetta. Purchasing a plaque was an opportunity to document their arrival in Canada. The story she shared was one of perseverance and love of family.

À Halifax, il y a un endroit qui a une emprise durable sur le cœur de nombreux Canadiens et Canadiennes. C’est ici, dans un ancien hangar d’immigration, que la vie de nombreuses familles a commencé au Canada. Les salles du Quai 21 rappellent encore aujourd’hui l’espoir, les craintes et les ambitions que tant d’immigrants ont apportés avec eux. Depuis 1999, des noms de famille originaires de Calabre, de Vénétie, des Pouilles, d’autres régions d’Italie et de nombreux autres pays figurent sur ses murs. Les plaques du Mur d’honneur Sobey permettent de célébrer des anniversaires, de souligner la mémoire d’êtres chers ou de précéder un pèlerinage de retour vers l’est. Ces plaques marquent le lieu d’arrivée. Elles contiennent également les souvenirs que les familles ont apportés avec elles et les histoires de leurs premières années au Canada. C’est un merveilleux héritage à laisser aux générations futures. Giovanna D’Agnolo est arrivée au Quai 21 lorsqu’elle était bébé avec ses parents Rosina et Domenico Iannetta. L’achat d’une plaque était l’occasion de documenter leur arrivée au Canada. L’histoire qu’elle a partagée en est une de persévérance et d’amour de la famille.

A place for remembering

un lieu pour se souvenir

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“… Although our parents left behind homes, omes family and a country rich in history, culture and beautiful and picturesque landscapes, they started new lives based on love and trust and hard work ethics, keeping the values they learned in Italy during desperate times. They truly appreciated the gift of freedom and peace in Canada especially after surviving the devastations of World War II. They “the first immigrants” were a different breed of Italians who learned how to survive against all odds and were determined to succeed because going back to Italy for most of them was The Sobey Wall of Honour at Pier 21 not an option. We who were among them were privileged in having witnessed first-hand their strength and unconditional love and endless dedication to family. Our families who remained in Italy cannot imagine the hardships and sacrifices our parents endured. We, their children, are the fortunate ones. We are forever in their debt.”

« ... Bien que nos parents r aient laissé derriè derrière rre eux leur foye foyer, r leur famille et un pays riche en histoire, en culture et en paysages magnifiques et pittoresques, ils ont commencé une nouvelle vie fondée sur l’amour, la confiance et l’éthique du travail, en conservant les valeurs qu’ils ont apprises en Italie dans des moments désespérés. Ils ont vraiment apprécié le cadeau de la liberté et de la paix au Canada, surtout après avoir survécu aux dévastations de la Seconde Guerre mondiale. Les « premiers immigrants » étaient une race différente d’Italiens qui ont appris à survivre contre vents et marées et qui étaient déterminés à réussir, car, pour la plupart d’entre eux, retourner en Italie n’était pas une option. Nous, qui Le Mur d’honneur Sobey á Quai 21. étions parmi eux, avons eu le privilège d’être les témoins directs de leur force, de leur amour inconditionnel et de leur dévouement éternel à la famille. Nos familles qui sont restées en Italie ne peuvent pas imaginer les difficultés et les sacrifices que nos parents ont vécu. Nous, leurs enfants, sommes les chanceux. Nous leur sommes à jamais redevables. »

To order a plaque ($450) visit pier21.ca/support/wall-of-honour or call Maria Almeida 902-420-6656.

Pour commander une plaque (450 $) visitez quai21.ca/soutien/mur-honneur-sobey ou appelez Maria Almeida 902-420-6656.

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Forgive my whining, I’m an Italian-Canadian Perdonate la lagna, sono italo-canadese

B Y - D I G I A N N A PA T R I A R C A

Illustration by Mia Carnevale

N

ow that our most distinguished and handsomely-clad Prime Minister Justin Trudeau has dutifully apologized for the irresponsible and unconstitutional way the Government of Canada treated certain Canadian citizens during the period of the Second World War, we can finally raise our heads in pride and feel vindicated. But vindicated from what? Whom does an apology really serve? Particularly an apology that comes more than 80 years after the fact. Many of those who justifiably would have been deserving and would have welcomed the apology are now gone. We may all have diverse opinions on the subject, and that is as it should be. ‘Opinions’ is the key word here; we are not lacking opinions in our diverse and large Italian-Canadian communities. The unlawful power of those who can and do exercise their position in politics is not limited to the internment of victims during the Second World War. It continues globally in modernday society under many regimes. Daily news reports confirm that. We humans are experts at erecting camps in which to harness those whom we fear and refuse to tolerate or understand. An apology for the irreparable harm, suffering and pain experienced by not only Italian-Canadians but by JapaneseCanadians and German-Canadians during the darkest period of the Second World War is necessary—and rightfully so—for those innocent of any crime and victimized and also for their families, who had to carry unjust burden and shame. But let’s remember Canada was at war with Italy, and we must not deny the possibility that perhaps there were active sympathies among some individuals for Italian politics at the time. The innocent are well-deserving of an apology, but let us also have the courage and responsibility to face all of the truth. Can we now stop ‘whining’? Yes, ‘whining’. Not to be confused as an almost-homonym for ‘winos’. Whining is a word

A

desso che il nostro distintissimo ed elegantissimo primo ministro Justin Trudeau si è diligentemente scusato per il trattamento incostituzionale e irresponsabile riservato dal governo canadese ad alcuni canadesi durante la Seconda guerra mondiale, possiamo finalmente alzare la testa orgogliosi e sentirci riscattati. Ma riscattati da cosa? A chi servono veramente le scuse? Nello specifico, delle scuse che arrivano a distanza di oltre 80 anni. Molti di quelli che avrebbero giustamente meritato o gradito le scuse non ci sono più. Ognuno può pensarla diversamente ed è così che dovrebbe essere. In questo caso, la parola chiave è “opinioni”, di cui la grande e variegata comunità italiana non è certo carente. L’abuso di potere in politica da parte di quelli che possono esercitarlo, e lo fanno, non si manifesta solo con l’internamento di perseguitati durante la Seconda guerra mondiale. È ancora presente nella società moderna di tutto il mondo sotto molti regimi. I notiziari ce lo confermano quotidianamente. Noi essere umani siamo bravissimi a creare campi in cui soggiogare quelli che temiamo e che ci rifiutiamo di tollerare o comprendere. Le scuse per il danno irreparabile, per la sofferenza e il dolore subito non solo dagli italo-canadesi ma anche dai nippo-canadesi e dai tedesco-canadesi durante il periodo più oscuro della Seconda guerra mondiale sono necessarie e lo sono – allo stesso modo – per l’innocente di qualsivoglia crimine, per il perseguitato e anche per le famiglie che dovettero portarne il peso e la vergogna. Ricordiamoci però che il Canada era in guerra con l’Italia e non possiamo negare l’ipotesi che alcuni all’epoca potessero nutrire delle simpatie per i politici italiani. Adesso possiamo smettere di “lagnarci”? Sì, “lagnarci”. Da non confondere con “sbronzarci”, nonostante la somiglianza tra le parole. In occasione di una conversazione avuta anni fa con degli amici e conoscenti, alcuni dei quali neo-canadesi, qualcuno utilizzò la parola

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that was used in describing Italian-Canadians in a conversation “lagna”. Un signore molto distinto e rispettato della comunità italiana, I had a few years back with a group of friends and acquaintances, un neo-espatriato che oggi vive in Canada dove fa ottimi affari, disse some of whom were new Canadian citizens. One very distinguished che noi immigrati italo-canadesi eravamo un branco di lagnosi. and respected member of our Italian community, a recent expatriate Dico espatriato perché è così che si autodefinì, non immigrato, il now living and doing very well in business in Canada, stated that we quale mi sembrava gli desse la sensazione di uno stato di inferiorità Italian-Canadian immigrants were a bunch of whiners. nel quale non si identificava. L’argomento iniziale di conversazione I say expatriate because it is how he defined himself in his own verteva sulle opere letterarie che scrittori e poeti italo-canadesi hanno words, not as an immigrant, which I sensed he might have felt was prodotto o continuano a produrre nella nostra comunità. Si è poi of a lower status to which he did not want to belong. Our converspostato su altri aspetti della nostra comunità e secondo lui i traguardi sation started about the literature Italian-Canadian writers, and raggiunti non ci autorizzavano a “lagnarci” o a lamentarci. Non c’era poets have produced and continue to produce in our communities. dubbio che avrei raccolto la sfida – così fu – e non molto pacatamente. It progressed to other aspects of our commu“Cos’hanno da lagnarsi gli nity, and in his opinion our success should italiani?” chiese. Che la sfida disqualify us from any ‘whining’ or complainabbia inizio! I challenge anyone to show me a single ing. There was no doubt I would take this as Forse abbiamo reso le individual in life who has managed to a personal challenge—I did—and not very cose troppo facili per i neoquietly. “What have Italian-Canadians got espatriati che arrivano in un escape a damaged psyche. to whine about?” he asked. Enter the dragon! paese nuovo, accogliente Perhaps we have made things too come funzionante, messogli a fortable for new expatriates who find a weldisposizione dal sudore e Ad ogni modo, sfido chiunque a coming, established and functioning place to dal coraggio dei nostri avi. mostrarmi un solo individuo che call home, provided by the sweat and courage Come se tutto ciò ragginella vita sia riuscito a sfuggire a una of our ancestors. As if what the complex and unto negli ultimi ottant’anni, multifaceted Italian-Canadian community prima e dopo la Seconda psiche danneggiata. has achieved in the past eight decades, before guerra mondiale, dalla and after the Second World War, magically comunità italoappeared without any struggle or history or documenting of it in canadese, complessa e multi sfaccettata, sia apparso per magia written form. So began the sparring back and forth, an opera of senza sofferenze, storie o scritti che lo documentassero. Cominciò words and drama. The conversation was loud. così un botta e risposta, un teatro di parole dai toni accesi. Our collective ‘whining’ seems to be present in this gentleman’s A detta di questo signore la nostra “lagna” collettiva caratterestimation of our literature in all immigrant writings of Italianizzerebbe le opere letterarie di tutti gli scrittori italo-canadesi, molti Canadian authors. Many of these you will find in Pier Giorgio dei quali li troverete nell’antologia dei poeti italo-canadesi di Pier Di Cicco’s anthology of Italian-Canadian poets, Roman Candles, Giorgio Di Cicco, Roman Candles, o nel libro di saggi del profesor in professor Joseph Pivato’s book of essays on the early writsore Joseph Pivato sui primi scritti italo-canadesi. Sono tantissimi i ings of Italian-Canadians. There are endless academic references riferimenti accademici alle opere di autori italo-canadesi qualora si to the work of Italian-Canadian authors if one has an interest in volesse investigare ulteriormente. doing the research. La persona con cui ho discusso non è né uno studioso né un This person I argued with is not a scholar or an academic. He accademico. Non ha fatto alcuna ricerca o studio comparativo di has done no research or comparative studies of any validity on valore sull’argomento o scritto alcuna tesi, ma vorrebbe far credere the subject or written any thesis, but he would have you believe di avere voce in capitolo su ciò che rappresenta la letteratura tra gli he is the official voice of what constitutes literature among autori italo-canadesi. Un’opinione non è un fatto. Italian-Canadian authors. Opinion is not fact. Ai primi scrittori, autori e giornalisti va riconosciuto il merito di aver The early writers, authors and journalists are to be recognized documentato non solo la nostra storia, ma di averci anche lasciato i for documenting not only our history, but giving us the very first primissimi racconti, componimenti e poesia della nostra esperienza stories, drama and poetry that is our Italian-Canadian experience. italo-canadese. Contribuire alla vita culturale e artistica delle loro Contributing to the cultural and artistic life of their communicomunità non fu facile – richiedeva un grande investimento persoties was not easy—it came with much personal investment, cost nale, costi per le opere che creavano ma che ricevevano pochissimo and with little recognition and acceptance for the work they were riconoscimento e accettazione. Trovo offensiva l’arroganza di quelli producing. I find insult in the arrogance of those who reckche incuranti liquidano il nostro impegno definendolo semplicelessly dismiss the experience of our efforts as simply ‘whining’ by mente “lagna” e sostenendo che la nostra produzione letteraria è claiming the literature we produce is more a product of damaged più che altro il frutto di una psiche danneggiata piuttosto che di un psyches than of creative talent and skill. talento e di un’abilità creativa. In Canada, we are beginning to awaken to the importance of In Canada, stiamo cominciando a far cogliere il valore di ciò che what we have created in the arts and what they will communiabbiamo creato in campo artistico e che verrà trasmesso alle generacate to future generations. I find inspiration in the work of our zioni future. Trovo ispirazione nelle opere dei nostri cugini statunitensi, cousins in the United States, whose culture is rich with the arts la cui cultura è ricca della produzione artistica degli italo-americani. of Italian-Americans. Canada will reflect that positivity in time. Con il tempo il Canada rifletterà quella positività. By the way, I challenge anyone to show me a single individual Ad ogni modo, sfido chiunque a mostrarmi un solo individuo che in life who has managed to escape a damaged psyche. nella vita sia riuscito a sfuggire a una psiche danneggiata.

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Working toward inclusion for Canada’s Indigenous people

BY - D I

DANILA DI CROCE

Al lavoro verso l’inclusione del popolo indigeno del Canada

E

C

nza Buffa’s resolve iò che ha consentito ad Enza has allowed her Buffa di realizzarsi è stata la to become the acsua determinazione. “Tanto complished woman she is tempo fa ho deciso di far parte della today. “I made a decision soluzione e non del problema”. All’età a long time ago to be part di 44 anni, è giudice, mediatrice di of the solution and not the comunità e studente di studi Indiproblem.” geni all’Università Laurentian. Anche At 44, she is a professionse ognuno di questi traguardi merita al adjudicator, a community riconoscimento, è la strada per raggimediator and an Indigenous ugerli, forgiata da Buffa con resilienza, studies student at Laurena catturare l’attenzione. Buffa è di tian University. While these origine indigeno-italo-canadese. Le achievements each deserve radici italiane vengono dal padre nato recognition, it is Buffa’s a Trapani, in Sicilia. Quelle indigene resiliently carved path to vengono dalla madre, di discendenza these accomplishments that Mètis. Buffa ha affrontato molte difcommands attention. ficoltà a causa delle proprie origini. She is of IndigenousTanto per cominciare, il suo vero nome Italian-Canadian heritage è Vincenzina, ereditato dalla nonna pawith Italian roots inherited terna in Sicilia. Eppure Buffa ha sempre from her father, who was usato la versione anglicizzata, Enza. born in Trapani, Sicily. Her “Al livello simbolico, è il tentativo di inIndigenous roots stem from tegrarsi in una società più ampia. Non her mother, who is of Méè raro tra gli italo-canadesi” spiega. Enza Buffa tis descent. La tendenza a cambiarsi di nome Buffa has faced a number of challenges based on her ancesrientra anche nella sua discendenza indigena. Come spiega Buffa: try. For starters, her real name is Vincenzina, inherited from “Le popolazioni indigene, come quella dei Métis, hanno soppresso her paternal Sicilian grandmother. Yet she has always gone by la propria eredità culturale “indiana” ricorrendo a nomi francesi o her anglicized name, Enza. “It is symbolically an attempt to fit scozzesi per sopravvivere a quegli atteggiamenti che tendevano a into larger society. This is not unlike many Italian-Canadians,” prendere di mira e a sottomettere le loro genti”. Sebbene le sia stato she explains. insegnato il rispetto delle tradizioni e degli insegnamenti di varie culThis name changing practice is also found in her Indigenous ture, il solco tra le due origini di Buffa era profondo. Se da un lato ha heritage. “Indigenous peoples, such as Métis, suppressed or hid imparato molto sulle proprie radici italiane, una cultura in generale their ‘Indian’ heritage by using their French or Scottish names meglio accettata, lo stesso non può dirsi di quelle indigene. “In as a way to survive against attitudes to target and control their pratica, non ho imparato niente riguardo all’essere indigena” spiega. populations.” “[Mia madre] non era fiera di esserlo”. Per quanto la cultura italiana Although she was taught to respect distinct cultural tradifosse tenuta in maggiore considerazione, ad accomunare i genitori tions and teachings growing up, there was a great divide di Buffa vi era la sensazione di essere stranieri in patria. “Entrambi i between her different backgrounds. While she learned much miei genitori erano lontani dalle famiglie e dalle terre d’origine per about her Italian heritage, the more widely accepted culture, via dell’oppressione sistemica della loro cultura”. Il padre di Buffa era the same cannot be said for her Indigenous roots. “I did not fuggito da circostanze difficili in Italia. Questi infatti, cresciuto senza learn much at all about being Indigenous growing up,” she padre in condizioni di estrema povertà, vittima di violenza laterale explains. “[My mother] was not proud of being Indigenous.” da parte del governo, della politica socio-organizzativa e della stessa While Italian culture may have been more celebrated, Buffa’s famiglia, acquisì consapevolezza ed enfatizzò quanto, per sopravparents still shared the experience of being outsiders in a land vivere, fosse importante possedere delle proprietà. Per questo, lui e they called home. “Both of my parents were displaced from la moglie si guadagnarono da vivere in Canada coltivando e raccotheir families and land of origin as a result of systemic oppresgliendo prodotti naturali. Possedevano un’azienda di latticini prodotti sion of their culture.” artigianalmente a Maple, Ontario, e delle aziende agricole grazie Her father fled from grim circumstances in Italy. Forced to alle quali rifornivano molti negozi di alimentari italiani. Purtroppo,

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grow up without a father in extreme poverty and experiencing lateral violence from government, social organizational politics and family, her father recognized and stressed the importance of property ownership for survival. As such, he and his wife made a living in Canada growing and harvesting natural foods. They owned a traditional artisanal cheese business in Maple, Ontario as well as farms, making them suppliers for a number of Italian food grocers. Unfortunately, domestic abuse tore their family apart, leading to her parents’ divorce in 1983. At the time, the Indian Act did not recognize property rights for Indigenous women, directly impacting Buffa’s mother. “Despite the fact that while being married to my father, there was an accumulation of wealth by way of property ownership,” she explains, “my already disadvantaged mother, for being Indigenous, walked away with nothing.” Despite their bleak situation, Buffa’s mother instilled positivity in her children. “She passed on to us a connection with nature, individualism and freedom to create our own path.” Subsequently, Buffa created a unique career path, becoming the youngest adjudicator in Canada at the age of 27. “I had a recognizably successful resume for someone who obviously did not walk a straight and narrow path. I did not have a degree but had been working and climbing the ladder since I was 17, while obtaining different forms of education.” As an adjudicator, she looked beyond simply providing individuals with fair dispute resolutions: “I tried to preserve their dignity and instill acceptance of an outcome that was reasonable, in light of all of the circumstances, so that they could have a better relationship with their perceptions of authority figures and the court system.” Her strong work ethic and passion for social justice led her to become a community mediator and devote herself to the art of “facilitating meaningful conversations” before taking on her current role as a student of Laurentian’s Indigenous bachelor of social work degree program. Through her studies, Buffa is committed to learning more about her heritage.“I can directly link the poverty experience growing up to the political policies and agendas stretching back to the creation of residential schools in Canada because some of my direct relatives attended the Spanish Residential Schools,” she says. “The generational trauma passed on to my mother is better understood having this knowledge, and opens my eyes wider to the problem of systemic oppression and lateral violence.” When reflecting on the recent multiple findings of unmarked graves at former residential schools, Buffa notes, “Those spirits are voices that were waiting to be heard at the right time and space. They are voices we need to come to accept. There is no more time to waste.” It seems the Canadian government agrees, as they have recently passed Bill C-15, legislation calling for the Canadian government to examine existing laws, policies and practices and to take the necessary measures, in consultation with Indigenous peoples, to ensure they are aligned with the United Nations Declaration. However, Buffa is both hopeful and skeptical of the new law as she feels the wording in Bill C-15 fails to demonstrate the government’s intention to create equally beneficial partnerships, while it removes accountability and creates bureaucracies. “I would have liked to see the wording of Bill C-15 demonstrate that there is a union between the government and Indigenous peoples,” she shares. “In my view, Bill C-15 should better reflect a change in attitude that Indigenous peoples have not seen before so that Indigenous peoples can properly fit into Canada.” She says it’s time for Canadians to do their part as well. “The general public needs to support Indigenous Canadians, to be part of the solution, by truly coming to terms with historical Canadian values to redefine what they are today.”

la violenza domestica divise la famiglia, culminando nel 1983 con il divorzio dei genitori. All’epoca, il fatto che l’Indian Act non riconoscesse alle donne indigene diritti di proprietà, colpì direttamente la madre di Buffa. “Nonostante durante il matrimonio con mio padre ci fosse stato un accumulo di benessere derivante dalle proprietà” racconta Buffa “mia madre, già svantaggiata di suo in quanto indigena, restò a mani vuote”. Nonostante il contesto disagiato, la madre di Buffa ha insegnato ai figli ad essere ottimisti. “Ci ha trasmesso un certo legame con la natura, l’individualismo e la libertà di crearci il nostro percorso”. Di conseguenza, Buffa ha fatto una carriera unica, diventando la giudice più giovane del Canada all’età di 27 anni. “Avevo un curriculum obiettivamente importante per essere una persona che evidentemente non aveva seguito un percorso lineare. Pur non essendo laureata, lavoravo e facevo carriera dall’età di 17 anni, acquisendo per altro varie forme d’istruzione”. In qualità di giudice, Buffa ha cercato di offrire alle persone più di una semplice risoluzione equa: “Ho cercato di preservare la loro dignità e di insegnargli ad accettare un risultato ragionevole, alla luce di tutte le circostanze, così da poter avere un rapporto diverso con la loro percezione delle autorità e del sistema giudiziario”. La sua grande etica del lavoro e la passione per la giustizia sociale l’hanno portata a diventare mediatrice di comunità e a dedicarsi all’arte di “facilitare conversazioni significative” prima di dedicarsi all’attuale ruolo di studente del corso di laurea indigeno di primo livello per assistente sociale della Laurentian. Attraverso questo corso, Buffa ha intenzione di imparare di più sulle proprie origini. “Riesco a collegare l’esperienza della povertà direttamente alle politiche e ai programmi sociali risalenti alla creazione delle scuole residenziali in Canada perché alcuni dei miei parenti stretti hanno frequentato quelle spagnole,” spiega Buffa. “Il trauma generazionale subito da mia madre si fa più comprensibile avendo acquisito questa conoscenza e mi apre gli occhi sul problema dell’oppressione sistemica e della violenza laterale”. Riflettendo sulle recenti scoperte di molte sepolture senza nome presso vecchie scuole residenziali, Buffa aggiunge: “Questi spiriti sono voci che attendono di essere ascoltate al momento e al posto giusto. Sono voci che dobbiamo accettare. Non c’è più tempo da perdere”. Pare che il governo canadese concordi, data l’approvazione del recente Bill C-15, legislazione con la quale si chiede al governo canadese di riesaminare le leggi, le politiche e le pratiche correnti, e di prendere le misure necessarie, consultandosi con le popolazioni indigene, per essere certi di essere in linea con la Dichiarazione delle Nazioni Unite. Buffa si dice fiduciosa sebbene scettica riguardo alla nuova legge, poiché ritiene che dal linguaggio del Bill C-15 non emerga la volontà del governo di creare collaborazioni con benefici equi, e inoltre ne viene meno la responsabilità e si creano lungaggini amministrative. “Mi sarebbe piaciuto vedere nel testo del Bill C-15 la dimostrazione dell’unione tra il governo e le popolazioni indigene” afferma. “Secondo me, il Bill C-15 dovrebbe riflettere meglio un cambiamento d’atteggiamento che i popoli indigeni non hanno visto sinora, affinché gli stessi possano sentirsi a proprio agio in Canada”. Buffa sostiene che è tempo che i canadesi facciano anche la loro parte. “Il pubblico generale deve sostenere i canadesi indigeni, deve fare parte della soluzione, prendano coscienza dei valori storici canadesi per ridefinire ciò che sono oggi”.

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Urban Vineyards A classic Italian legacy

Photos courtesy of Montréal métropole durable

BY - D I V I T T O R I A Z O R F I N I

La vigna urbana, un’eredità tutta italiana

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ontreal’s Casa d’Italia, in collaboration with the Urban Agriculture Lab/Laboratoire d’agriculture urbaine (AU/ LAB) and Vignes en ville, gave away 1,000 vine plants to the residents of Little Italy and Rosemont at the Jean-Talon Market last March, aiming to create the largest urban vineyard in the world. The goal of this project is to highlight and honour the contribution of Montreal’s Italian community to Quebec’s food farming culture. It is an expansion of the web project La ruelle des vignerons (The Winemakers’ Alley)—launched in 2019 in collaboration with Casa d’Italia—which aimed to highlight the major role the Italian community has played in the agricultural industry, and to bring people closer to the world of winemaking. Italians have a strong connection with the earth. When they immigrated to Canada, they brought this connection along with them. They demonstrated a particular expertise in growing grapes, which would go on to become representative of their neighbourhoods. “Italian influence was such that it’s commonly believed that Montreal’s jardin communautaire (community garden) was born thanks to the fact that Italians who arrived here felt the need to grow vegetables,” explained Daniela Curzi, La ruelle des vignerons project manager. Curzi is involved in the promotion of Italian culture and its values. The idea for an urban vineyard came from the desire to bring vines back where Italians had already planted them, which had been removed later on by new property owners. “Since we found out that many vegetable gardens don’t belong to Italians anymore—or that there possibly aren’t any vineyards left—we had the idea to return to the area and give away these plants to bring vines back where they once were.” “In theory, in a few years, we can have a symbolic production and organize another Grape Harvest Festival,” explained Curzi, who was involved in its organization in 2019.

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Casa d’Italia di Montreal, in collaborazione con Laboratoire d’agriculture urbaine (AU/LAB) e Vignes en ville, ha distribuito a maggio al Marché Jean-Talon, 1,000 viti ai residenti del quartiere della Piccola Italia e Rosemont con l’obiettivo di dare vita al più grande vigneto urbano al mondo. Lo scopo è quello di valorizzare e onorare il contributo della comunità italo-montrealese alla cultura agroalimentare del Quebec. Si tratta della prosecuzione del progetto web La ruelle des vignerons (Vicolo degli enologi), lanciato nel 2019 in collaborazione con Casa d´Italia per far conoscere l’operato degli italiani nel campo agroalimentare e avvicinare le persone al mondo della vinificazione. Gli italiani, quando si sono trasferiti in Canada, hanno portato con sé un grande legame con la terra, dimostrando anche una certa abilità soprattutto nel coltivare le viti, tanto da aver caratterizzato un intero quartiere. “Ci sono state delle grandi influenze da parte degli italiani, si pensa che il ‘jardin communautaire’ (l’orto in comune) qui a Montreal, sia nato proprio grazie agli italiani che sono arrivati qui e che avevano questa esigenza di avere l’orto” racconta Daniela Curzi, responsabile del progetto La ruelle des vignerons, impegnata nella diffusione della cultura italiana nella promozione dei valori culturali italiani. L’idea della vigna urbana nasce anche dalla volontà di voler riportare le viti là dove erano state piantate in precedenza dagli italiani e che poi sono state dismesse dai nuovi proprietari. “Quello che abbiamo scoperto è che molti orti non sono più degli italiani, o magari le vigne non ci sono più, allora l’idea è quella di tornare sul territorio regalando le piante per far tornare le vigne là dove erano presenti.” “In teoria fra qualche anni si potrà fare una produzione simbolica e fare un’altra festa della vendemmia” spiega Curzi che si era già occupata dell’organizzazione nel 2019.

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Découvrez le charme du St-Martin Discover the charm of the St-Martin

1400 Maurice Gauvin, Laval QC, H7S 2P1 |

Tel. 450.902.3000


Véronique Lemieux, founder of Vignes en ville

From Montreal’s roofs to its streets

The AU/LAB is very popular thanks to the innovation it brought to the area and made headlines for its experimental urban farming project on the rooftop of the Palais des congrès de Montréal. Véronique Lemieux is the founder and coordinator of Vignes en ville and curator of the experimental project. She notes that although it was intended as a project for just a few people, for the inner circle, it was important to make it accessible to everyone. “I had the idea to convert it into a more urban project, especially because the results of our research show that vines are easy plants to grow that don’t need too much water and fertilizer. Furthermore, providing a lot of shade, these plants can have a positive impact on our heat islands in areas particularly high in concrete, such as Little Italy and its surroundings.” “Therefore, we thought it was important to give the residents the opportunity to experience firsthand the advantage of growing urban vines, like many people have been doing for centuries in coastal Mediterranean areas. We have to consider the differences in Canada’s climate compared to Italy’s milder temperatures. This is why we chose rustic vines that are typical of North America and can endure low temperatures,” explains Lemieux. She also explains that a big change is currently happening in Quebec’s vineyards. After 10 years, the vines in the region have completely adapted and we can therefore expect a good wine from them. The wine in Little Italy will be made from Marquette and Frontenac Blanc. However, for a vine that is mature enough to provide good quality grapes, the wait is about three years. “Although there are many variables to consider, we are aiming for one bottle per stump, and if we can make 500 bottles, we will be super happy.” Even as we wait to see how different the city will be in a few years, we can already see the marks left by those who have always worked the land. If you speak to vine growers in Montreal, you will notice they have something in common. Grafting the plant, making it climb and waiting for its first fruits to grow are all inescapable aspects of daily life, intertwined with family bonds. Particularly for those who came from Italy, taking care of vines has to do with a primordial feeling, innate to them. Italians’ love for the earth finds its place in the heart of Montreal, leaving an everlasting legacy—the world’s largest urban vineyard.

Vines on Casgrain Avenue

Dai tetti alle strade di Montreal

Il AU/LAB è molto conosciuto per l’innovazione che ha portato sul territorio, diventato famoso soprattutto per il progetto di sperimentazione di coltivazione delle viti sul tetto del Palais des congrès de Montréal. Véronique Lemieux, fondatrice e coordinatrice di Vignes en ville, e curatrice del progetto di sperimentazione, fa notare come fosse un progetto per pochi, per addetti ai lavori, e che invece sarebbe stato bello renderlo alla portata di tutti. “Mi è venuta l’idea di trasformarlo in un progetto più cittadino, soprattutto perché i risultati della nostra ricerca dimostrano che la vite è una pianta facile da coltivare e che non necessita di molta acqua, fertilizzanti e inoltre fornisce una notevole ombra che può avere un impatto sulle isole di calore specialmente nella zona della piccola Italia e dintorni dove c’è tanto cemento.” “Abbiamo quindi ritenuto importante che i cittadini potessero provare e toccare con mano l’importanza di avere una vigna in città come fanno le persone da centinaia di anni sulle rive del Mediterraneo”. Rispetto alla temperatura mite dell’Italia, bisogna fare i conti con il clima canadese. Per questo sono state scelte delle “viti rustiche e tipiche del nord America, in grado di resistere alle basse temperature” spiega Lemieux. Inoltre racconta come al momento ci sia una grande rivoluzione nei vigneti del Quebec, i vitigni della regione, rispetto ad una decina di anni fa, si sono completamente adattati e quindi possiamo aspettarci un buon vino. Quello della Piccola Italia sarà a base di Marquette e Frontenac Blanc, ma per avere una vigna sufficientemente matura per avere un’uva di qualità, bisogna aspettare circa tre anni. “Ci sono tante incognite ma puntiamo a una bottiglia per ceppo, se tiriamo fuori 500 bottiglie allora saremo super felici”. In attesa di vedere come sarà cambiata la città fra qualche anno, possiamo già vedere l’impronta lasciata da chi la terra la coltiva da sempre. Parlando con chi ha le viti a Montreal emerge un forte tratto comune. Impiantare, far arrampicare la pianta, aspettare i primi frutti, sono tutti aspetti imprescindibili dalla vita quotidiana che si intrecciano con i legami famigliari. In particolare per chi viene dall’Italia prendersi cura della vigna ha a che fare con un sentimento atavico, ce l’hanno dentro. L’amore per la terra degli italiani trova un posto nel cuore di Montreal, lasciando un’eredità destinata a restare, quella del vigneto urbano, il più grande al mondo.

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Little Italy’s Vineyard Aficionados I re della vigna di Little Italy Giuseppe Magro

Nella sua terra di origine, la Sicilia, Magro ha imparato con suo padre le basi della potatura e come prendersi cura della vite. Nella sua casa a Montreal la vite è stata un caso e un’occasione. “L’ho trovata in questa nuova casa, ma con un po’ d’amore l’ho sistemata e adesso continua a crescere”. Adesso se ne prende cura con i suoi due figli, hanno il loro annaffiatoio e fare l’orto con papà è la loro passione.

Photography by Vincenzo D’Alto

In his homeland of Sicily, Magro’s father taught him the basics of pruning and how to take care of vine plants. In his own home in Montreal, the vine plants were just an opportunity that arrived by chance. “When I found them here at my new house, I was able to rejuvenate them with a little bit of love, and now they’re flourishing.” Now he takes care of them with his two children, who have their own watering cans and love gardening with their dad.

Alfredo Pace and Giuseppina Verrillo

Pace and Verrillo were both very young when they moved to Canada from the province of Caserta (Campania). Their vegetable garden is a piece of heaven and a slice of their homeland they brought along with them. “We do as we did back in Italy.”

Entrambi si sono trasferiti dalla provincia di Caserta (Campania) da giovanissimi, il loro giardino è un angolo di paradiso ma l’orto non poteva mancare. “Facciamo come in Italia” e in effetti hanno portato qui un pezzetto di casa.

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Giuseppina Piccolo

Piccolo hails from Alessandria della Rocca (Agrigento), Sicily. In the heart of Little Italy, she takes care of her vegetable garden and her much-cherished vineyard. “My brother Vincenzo planted it before passing away. Three years later, grapes have started growing of the sweet and white variety.”

Viene da Alessandria della Rocca, provincia di Agrigento, Sicilia. Nel cuore della Piccola Italia si prende cura del suo orto e della sua vite a cui è molto affezionata. “L’ha piantata mio fratello Vincenzo prima che se ne andasse, adesso dopo tre anni ha iniziato a fare l’uva, quella bianca e dolce”.

Issa Gagné Ouellet

Gagné Ouellet is French-Canadian and lives in Little Italy. Besides some flowers and tomato plants, she had never thought to have a vineyard. Initially, she bought two small vine plants that already had some grapes on them, and they grew beautifully without much hassle. “I’ve had this vineyard for about five years. Before, we wouldn’t plant anything other than flowers and some tomato plants. Then, we built our little pergola in the courtyard to create some shade and host our friends. Now, we can actually eat our grapes and make our own juice.”

Gagné Ouellet è canadese francese e vive nella Piccola Italia. A parte qualche pianta e qualche pomodoro, non aveva mai pensato di avere la vigna. Poi ha comprato due piccole viti con già qualche acino ed è cresciuta senza troppi sforzi con un risultato incredibile. “Ho la vigna da circa cinque anni. Prima piantavamo i fiori e qualche pomodoro, niente di più. Ci siamo costruiti un piccolo pergolato nella corte per avere dell’ombra e accogliere gli amici. Adesso possiamo mangiare l’uva che produce e facciamo il nostro succo”. Traduction française à la page 106

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The Okanagan Wine Industry

BY - D I A N D R E W H I N D

Where Italian roots run deep

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L’industria vinicola dell’Okanagan Radici italiane profonde

ot so long ago, the Okanagan was known as a land of beaches and peaches, a sunny getaway for British Columbians. Today, it is among the world’s most exciting emerging wine regions. Kelowna, the booming business centre of the Okanagan, is also the heart of its wine-making industry. Until recently, it was something of a well-kept secret. Now everyone is discovering it. Kelowna’s success as a wine region can be traced back almost a century and is owed to the vision and expertise of the city’s sizable Italian population.“The region’s wine-making industry of today definitely has Italian DNA in it,” explains Gordon Hotchkiss, cochair of the Kelowna Canadian Italian Club heritage committee. At the end of the 19th century and into the 1920s, Italy was a nation in turmoil. Political instability and widespread poverty in the south saw a mass exodus of Italians to the Americas. Hundreds came to the Okanagan. Among this wave was Giovanni Casorso, who arrived in 1883. Before he established a thriving agribusiness, he worked for the Catholic Mission, and it is here that Kelowna’s first winery may have been founded. “The Mission was an agricultural mission, and it’s almost certain that they had a vineyard for making sacramental wine, and that Giovanni—who came from a winemaking family in Italy—helped look after it,” Hotchkiss explains. “Later, his boys planted one of the area’s first commercial vineyards in the 1920s. As a result of these milestones, in the estimation of Luke Whittall, author of Valleys of Wine: A Taste of British Columbia’s Wine History, if anyone deserves the title of founder of the British Columbia wine industry, it’s Giovanni Casorso.” The next milestone came a generation later, in the early 1930s. Joseph Ghezzi, described as a man full of ideas, decided to establish a company, Domestic Wines, to make wine from fruit by-product. In a region rich in orchards, there was certainly plenty of product to work with, but the company struggled, and a desperate Ghezzi looked elsewhere for assistance. He turned to Cap Capozzi.

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Casorso Vineyards, Kelowna, BC

on molto tempo fa, la regione dell’Okanagan era famosa per essere terra di spiagge e pesche, una graziosa destinazione per gli abitanti della Columbia Britannica. Oggi, è una delle regioni vinicole emergenti più allettanti al mondo. Kelowna, centro economico in forte espansione dell’Okanagan, è anche il cuore dell’industria vinicola. Fino a poco tempo fa, non se ne sapeva quasi nulla, quasi fosse un segreto. Adesso la stanno scoprendo tutti. Il successo di Kelowna come regione vinicola risale a quasi un secolo fa e si deve alla visione e alla competenza della numerosa popolazione italiana in città. “L’industria vinicola odierna ha senza dubbio un DNA italiano” spiega Gordon Hotchkiss, co-presidente del consiglio d’amministrazione patrimoniale del Kelowna Canadian Italian Club. Alla fine del XIX secolo e negli anni ‘20, l’Italia era una nazione in subbuglio. L’instabilità politica e una povertà diffusa nel meridione videro un esodo di massa di italiani nelle Americhe. Arrivarono in centinaia nella regione dell’Okanagan. Giovanni Casorso, giunto qui nel 1883, faceva parte di quest’ondata. Prima di dar vita a un’azienda agricola di successo, lavorò per la Missione Cattolica, ed è qui che si potrebbe far risalire la prima cantina di Kelowna. “La Missione era una missione agricola, ed è quasi certo che avesse una vigna per la produzione del vino sacramentale, di cui Giovanni – proveniente da una famiglia produttrice di vino in Italia – si prese cura” spiega Hotchkiss. “In seguito, negli anni ‘20, i suoi ragazzi piantarono uno dei primi vigneti commerciali della regione. In base ai traguardi raggiunti, secondo le stime di Luke Whittall, autore di Valleys of Wine: A Taste of British Columbia’s Wine History (Le valli del vino: Un assaggio della storia vinicola della Columbia Britannica), se c’è qualcuno che meriti il titolo di fondatore dell’industria vinicola della Columbia Britannica, quel qualcuno è Giovanni Casorso.” Il traguardo successivo arrivò a distanza di una generazione, all’inizio degli anni ‘30. Joseph Ghezzi, descritto come una persona prolifica di idee, decise di fondare una compagnia, la Domestic Wines, per produrre il vino con i sottoprodotti della

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Photos courtesy of Kelowna public archives KPA #8589

Pasquale Cap Capozzi was a remarkfrutta. In una regione piena di frutteti, c’erano able figure, driven by ambition and vision. sicuramente prodotti da lavorazione in abArriving in British Columbia in 1907 with bondanza; la compagnia però incontrò delle only 1,500 lire in his pockets, and then difficoltà e Ghezzi, disperato, cercò assistenza getting fired from a $1.50 a day job laying altrove. Si rivolse a Cap Capozzi. railway tracks, he eventually established Pasquale Cap Capozzi era un personaggio a thriving grocery business. A man with straordinario, spinto dall’ambizione e da una connections, and business savvy, Ghezzi visione. Arrivato in Columbia Britannica nel knew Capozzi could help realize his dream 1907 con sole 1.500 lire in tasca, e dopo essere of developing a commercial winery in the stato licenziato da un lavoro pagato 1,50 dollari Okanagan. al giorno per la posa dei binari ferroviari, finì Rob Casorso conducting summer pruning Capozzi reached out to friends and per aprire un negozio di alimentari di successo. business associates in Kelowna for finanConoscendo tante persone ed essendo porcial backing. Eventually, a business group tato per gli affari, Ghezzi sapeva che Capozzi was formed. Known as the Syndicate, it avrebbe potuto dargli una mano a realizzare il was led by Capozzi, Ghezzi, members sogno di fondare un’azienda vinicola commerof the Casorso family, John Maggoria, ciale nell’Okanagan. and (the only non-Italian) hardware Capozzi contattò amici e soci d’affari a store owner and future premier W.A.C. Kelowna per un appoggio finanziario. Alla Bennett. The Syndicate pooled resources fine, venne costituito un gruppo aziendale. Il and backed the establishment of Calona Sindacato, questo il suo nome, era guidato da Wines. The $10,000 investment was not Capozzi, Ghezzi, membri della famiglia Cainsignificant, particularly amid a crippling sorso, John Maggoria e (l’unico non italiano) recession. l’allora proprietario di un negozio di ferramenta They couldn’t have known at the time e futuro premier W.A.C. Bennett. Il Sindacato that the winery would become one of raccolse tutte le risorse e sostenne la creazione Kelowna’s most successful and long-lived della Calona Wines. L’investimento di 10.000 businesses, or that it would kickstart dollari non fu irrisorio, soprattutto nel bel the wine industry in British Columbia. mezzo di una terribile recessione. What they did know was a winery would All’epoca, non sapevano che l’azienda vinicola provide employment (both in the winery itself and on local sarebbe diventata una delle aziende di maggior successo e longeve di farms) and a market for locally grown produce, making it Kelowna o che avrebbe dato il via all’industria vinicola della Columbia good for the town. Investors also anticipated a solid return on Britannica. Quello che sapevano era che l’azienda avrebbe garantito dei investment. They were to receive an annual 8% interest rate posti di lavoro (sia nella stessa azienda vinicola che in quelle agricole locali) on the loan and 5,000 shares in the wine company. It was an e un mercato di prodotti locali di cui avrebbe giovato la città. Gli investitori investment in the future. avevano inoltre anticipato un buon profitto sull’investimento. Avrebbero That’s why all involved were concerned when the winery ricevuto un tasso di interesse annuale dell’8% sul prestito e 5.000 quote didn’t initially succeed; there wasn’t a market in Canada for nella compagnia vinicola. Fu un investimento nel futuro. wine made from fruit by-product. In 1934, some fateful Fu per questo che tutti gli interessati si preoccuparono allorché decisions were made: the name of the company was changed l’azienda vinicola all’inizio non decollò; in Canada non c’era un mercato to Kelowna Wines; and a switch was made from basing the per il vino realizzato da sottoprodotti della frutta. Nel 1934, vennero wine on fruit by-product to locally grown grapes. The business prese delle decisioni fatidiche: il nome della compagnia venne cambiato began thriving and still exists today as Sandhill Winery. “The in Kelowna Wines e si passò dalla produzione del vino a base di sotwinery was a real benefit to the fortunes of the Italian comtoprodotti della frutta a quella a base d’uva locale. L’azienda cominciò munity in Kelowna,” Hotchkiss says. “Many Italians worked a fiorire ed esiste ancor oggi come Sandhill Winery. “L’azienda vinicola for the vineyards or at the winery, and Italian families planted fu di grande beneficio per le sorti della comunità italiana di Kelowna” their own vineyards to supply the winery with grapes.” afferma Hotchkiss. “Molti italiani lavoravano nei vigneti o in azienda e le Italian influence on the Okanagan wine industry runs deeper famiglie italiane piantarono le loro stesse vigne per diventare fornitori than Kelowna Wines, explains Hotchkiss. “Many wineries have d’uva della cantina”. leveraged Italian grape-growing and wine-making expertise,” L’influenza italiana sull’industria vinicola della regione dell’Okanagan he says. “Quail’s Gate Winery, for example, began as Stewart va oltre Kelowna Wines, spiega Hotchkiss. “Molte cantine hanno usato Bros. Nursery and had many Italians working for them in abilmente la competenza italiana nella coltivazione dell’uva e nella their nursery operation. When the Stewart family switched produzione del vino” racconta. “La Quail’s Gate Winery, per esempio, è to winemaking, they brought their Italian employees and nata come Vivaio Stewart Bros. e ad occuparsi della sua gestione c’erano their experience with them. And Sperling Vineyards, one of molti italiani. Quando la famiglia Stewart si rivolse alla produzione del the best-known wineries in Canada, has deep Italian roots as vino, trascinò con sé gli impiegati italiani e la loro esperienza. Anche la well.” Sperling Vineyards, una delle più rinomate aziende vinicole del Canada, Simply put, the Okanagan would not be the viniculture ha radici italiane”. hot spot it is today, with all the international recognition and In poche parole, la regione dell’Okanagan non sarebbe l’importante prestige that comes with it, were it not for the contributions centro vinicolo che è oggi, il cui prestigio è riconosciuto a livello internazioof Italian-Canadians and the work ethic and techniques they nale, se non fosse stato per il contributo degli italo-canadesi, per la loro brought with them from the Old World. etica del lavoro e per le tecniche che portarono con sé dal Vecchio Mondo.



Kings of Europe Teamwork, friendship and o’ tir’ a gir’ unites Italians worldwide

BY - D I DA N T E D I I U L I O

Re d’Europa

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Federico Chiesa

Il lavoro di squadra, l’amicizia e o’ tir’ a gir’ uniscono gli italiani di tutto il mondo

-28-0-1. This is not one of those viral math problems that boomers are coerced into commenting on over Facebook to showcase their intelligence. This is the record of the Italian national team under Roberto Mancini: 34 games played, 28 victories, 0 losses. Most importantly, one title. The European Championship to be exact. It’s been 53 years since ITALIA was inscribed on the Henri Delaunay Trophy. Now, once again, it’s come home to Rome. In the last edition of Panoram Italia, there was a preview of the EURO2020 titled “From Dark Times to Dark Horse.” The article closed with the words: “Even with the odds stacked against them, Italy does not need a miracle. However, it’s good to know that

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-28-0-1. Non si tratta di uno di quei quesiti di matematica virali che i boomers sono costretti a risolvere continuamente su Facebook per mostrare la loro intelligenza. Si tratta delle statistiche della nazionale italiana di Roberto Mancini. 34 partite disputate. 28 vittorie. 0 sconfitte. Quel che più conta: un titolo. Il Campionato d’Europa per l’esattezza. Erano passati 53 anni da quando l’Italia aveva vinto la Coppa Henri Delaunay e ora, ancora una volta, è tornata a casa a Roma. Nell’ultimo numero di Panoram Italia, c’era un’anticipazione di EURO2020 intitolata “Dall’oscurità a potenziale sorpresa”. L’articolo si chiudeva con un “Nonostante le probabilità non giochino a favore, all’Italia non serve un miracolo. Comunque, è bello

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Giorgio Chiellini

Lorenzo Insigne

the man who orchestrated the Miracle of Manchester is in their corner, leading the way.” It came true. Mancini is a miracle man and seems to be quite prolific at ending droughts.

sapere che a guidarli ci sia l’artefice del Miracolo di Manchester”. Si è avverato. Mancini è l’uomo del miracolo e pare sia bravo a porre fine ai periodi di carestia.

The drought slayer

Il Terminator della carestia

A popular meme is running all over social media showcasing his knack for bringing a winning mentality to almost every organization he joins. He helped lead Sampdoria to its only scudetto, he was on the team that ended Lazio’s 26-year scudetto drought. As a coach, he ended Inter’s 17-year scudetto drought and, of course, famously ended Manchester City’s 44-year drought. Toronto Maple Leafs fans must be wondering if he has any interest in hockey. “Siamo noi i padroni del nostro destino,” said Mancini prior to the finals against England (“We’re the captains of our own destiny.”). It was as true for the last game as it was for the first. A 3-0 thrashing of Turkey taught the footballing world that Italy meant business. Another 3-0 victory against Switzerland exemplified the unity of the team and added an extra 10 million EUR to Manuel Locatelli’s price-tag. With qualification set, Mancini did a full rotation, allowing every single player to see the field (except third goalkeeper Alex Meret) with a tight 1-0 win over Wales. Three victories, 7 goals scored, 0 against. Quite a record for a team that missed the previous World Cup. Despite the defensive solidity, the possession-based play and attacking prowess exhibited in the group stage, it wasn’t enough to satisfy the haters. “Once they start to play against the better team, they won’t have enough,” said Manchester United legend Gary Neville. Meanwhile, former French World Cup and EURO Cup winner Patrick Vieira thought that “Italy played three easy games. I have many doubts that they can reach the final given that they lack intensity, power and rhythm.” Just more fuel for the fire. The Round of 16 saw a nail biter as the Austrians tested our mettle, bringing us into extra time before Federico Chiesa finally emerged from his shell and lived up to his star-in-the-making reputation with a fine goal. Late tournament sub-in Matteo Pessina paid Mancini and the faithful back with his second-game winner of the tournament. Despite the Austrians’ late goal, the Italians marched on to face the number one ranked team in the world: Belgium. The Belgians still had the 2016 loss in their heads, yet they entered the game, injuries aside, quite confident. Their star men—

Gira su tutti i social un famoso meme che mostra il suo stratagemma per portare una mentalità vincente in quasi qualsiasi organizzazione della quale faccia parte. Ha guidato la Sampdoria al suo unico scudetto; era nella squadra che ha fatto vincere alla Lazio uno scudetto dopo 26 anni di carestia. Come allenatore, ha messo fine ai 17 anni di carestia dell’Inter e naturalmente ha messo fine ai 44 anni di carestia del Manchester City. I tifosi dei Maple Leafs si staranno chiedendo se per caso non gli interessi l’hockey. “Siamo noi i padroni del nostro destino” ha detto Mancini prima della finale contro l’Inghilterra. È stato proprio così nell’ultima partita, come pure alla prima. La batosta del 3-0 sulla Turchia ha fatto capire al mondo del calcio che l’Italia faceva sul serio. L’altro 3-0 contro la Svizzera ha rappresentato l’affiatamento della squadra e ha fatto aumentare di altri 10 milioni di euro il valore di Manuel Locatelli. Con la qualificazione in tasca, Mancini ha completato la rotazione, dando a ogni giocatore (ad eccezione del terzo portiere Alex Merlet) la possibilità di scendere in campo, e battendo il Galles con un 1 a 0 di misura. 3 vittorie. 7 goal segnati. 0 subiti. Bene per una squadra che si è persa la Coppa del Mondo precedenti. La compattezza della difesa, il gioco basato sul possesso e l’abilità d’attacco esibiti nella fase a gironi non sono bastati agli haters. “Appena giocano con la squadra migliore, non ce la faranno” ha detto la leggenda del Manchester United Gary Neville. Nel frattempo, l’ex campione francese dei Campionati Mondiale ed Europeo Patrick Vieira sosteneva: “l’Italia ha giocato tre partite facili. Nutro molti dubbi sul fatto che possa arrivare in finale data la carenza di intensità, potenza e ritmo”. Altra benzina sul fuoco. I sedicesimi di finale hanno visto una situazione ricca di suspense quando gli austriaci hanno messo alla prova la nostra forza, portandoci ai supplementari prima che Federico Chiesa uscisse finalmente dal suo guscio e ritornasse all’altezza dell’astro nascente che è, con il suo elegante gol. L’ultimo cambio Matteo Pessina ha ripagato Mancini e il suo fedele supporto con il suo raddoppio. Nonostante l’ultimo gol dell’Austria, gli italiani sono passati avanti per andare a sfidare la squadra numero uno al mondo: il Belgio. Pur ricordando la sconfitta del 2016, i belgi sono entrati in campo, infortuni a parte, abbastanza fiduciosi. Le loro stelle – Lukaku, De Bruyne

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Lukaku, De Bruyne and Mertens—knew the Italians well and thought they could outmaneuver them. They played admirably and came close, but in the end, they were no match for the tir’ a gir’. Lorenzo Insigne’s signature swerving strike pushed the Italians through to the semis (2-1), achieving folklore in the meanwhile, entering into the Treccani dictionary as an official Italian word. Throughout the tournament, left-back Leonardo Spinazzola was a revelation. Dominating that left-flank, he gave the Azzurri a constant outlet, frustrating each opponent with blistering pace and technique. His injury against the Belgians gave concern to fans especially as the dreaded Spaniards awaited us in the semifinals. While 2016’s victory gave us confidence, the Italians were still reeling from that crushing 4-0 loss in the 2012 finals. Spain’s coach Luis Enrique decided to field two false-nines against the Italians, and it worked, flustering their movement and mentality. The Spaniards were relentless in their attack and proved to be the mightiest foe in the tournament. Nevertheless, o’ tir’ a gir’ returned once more, this time from the foot of Chiesa who stifled the crowd and changed momentum with a swerving strike following a wonderful counter attack. Despite his equalizer to send the game into penalties, it would be Juventus’ Alvaro Morata who missed the penalty that allowed Jorginho to calmly slot away the winner that sent the Italians to the finals at Wembley.

e Mertens – conoscevano gli italiani bene e pensavano di poterli superare in astuzia. Hanno giocato benissimo e ce l’hanno quasi fatta ma, alla fine, non c’era gioco che tenesse il tir’ a gir’. La specialità di Lorenzo Insigne, il tiro con parabola a rientrare, ha portato gli italiani in semifinale (2-1), è entrata nel frattempo a far parte del folclore, diventando un termine italiano ufficiale nel dizionario Treccani. Nel corso del torneo, il terzino sinistro Leonardo Spinazzola è stato la rivelazione. Il suo dominio del lato sinistro ha costantemente offerto agli Azzurri uno sbocco e provocato frustrazione in ogni avversario con la sua tecnica e il suo ritmo rapidissimo. Il suo infortunio durante la partita con il Belgio ha preoccupato i tifosi, soprattutto considerato che i temutissimi spagnoli ci aspettavano in semi-finale. Per quanto la vittoria del 2016 facesse ben sperare, gli italiani dovevano ancora riprendersi dallo schiacciante 4-0 della finale del 2012. La scelta dell’allenatore spagnolo Luis Enrique di far scendere in campo due falsi numero nove contro l’Italia ha funzionato, confondendo i loro movimenti ed impostazioni. Gli spagnoli erano implacabili in attacco e si sono dimostrati gli avversari più duri del campionato. Tuttavia, è tornato un’altra volta o’ tir’ a gir’, questa volta dal piede di Chiesa che ha soffocato la folla e ha cambiato l’andamento della partita con una parabola a rientrare dopo un contropiede meraviglioso. Nonostante il suo pareggio che ha portato la partita ai rigori, sarebbe stato il rigore sbagliato dello juventino Alvaro Morata a consentire a Jorginho di calciare con calma in rete il tiro vincente che ha mandato gli italiani alla finale di Wembley.

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It’s Coming Home vs It’s Coming to Rome

It’s Coming Home vs It’s Coming to Rome

Champions of Europe

Campioni d’Europa

There’s no doubt that the English National Team is the Non c’è dubbio che la nazionale inglese sia la versione dei Toronto Toronto Maple Leafs of international soccer. Despite their Maple Leafs nel calcio internazionale. Nonostante la “vittoria” ai MonWorld Cup “win” in 1966 (modern VAR indicates that their diali del 1966 (il moderno VAR indica che il loro gol vincente contro la winning goal against West Germany never crossed the line), Germania Ovest non ha mai superato il traguardo), sono terribili nello they have been abysmal on the world stage, always falling scenario mondiale, mai all’altezza nonostante le molte “generazioni short despite several “golden generations”. Since their World d’oro”. Sin dai loro Mondiali del 2018, gli inglesi hanno sostenuto quel Cup run in 2018, the English have been proclaiming, “It’s “It’s Coming Home!” (Sta arrivando a casa). Con la Brexit, la rapida Coming Home!” Following Brexit, their rapid vaccination (all’epoca) campagna vaccinale e con il fatto che la finale si sarebbe campaign (at the time), and giocata in casa, si sono create le with the finals played at home, condizioni ideali perché l’Inghilterra England had the perfect storm si portasse il titolo “a casa”. to bring it home. Non è andata così. Nonostante This was not the case. Despite sia andata in vantaggio con il gol taking the lead with the fastest più veloce nella storia di una finale goal in EURO finals history, degli Europei, gli uomini di Mancini Mancini’s men recovered from si sono ripresi dallo shock fino a the shock to equalize and pareggiare ed hanno mantenuto held their nerve to reach the i nervi saldi fino ai rigori, dopo shootout after extra time failed che non erano riusciti a rompere to break the draw. “Bonucci il pareggio nei tempi supplemenand Chiellini could teach a tari. “Bonucci e Chiellini potrebHarvard course on how to bero insegnare ad Harvard come defend,” famously said Roma’s si difende” ha notoriamente detto current coach Jose Mourinho. l’attuale allenatore della Roma Jose With Donnarumma behind Mourinho. Con Donnarumma in the sticks, they put on a master porta, nel corso del torneo hanno class of defending throughout istituito un corso di laurea magisthe tournament, especially trale su come si difende, sopratwithin the finals. tutto in finale. A mini-earthquake was Dopo il rigore segnato da Boregistered in Rome following nucci, a Roma si è registrato un mini Bonucci’s successful penalty terremoto e non sono nemmeno while the party still has not finiti i festeggiamenti seguiti alla stopped after Donnarumma’s Jorginho and Leonardo Bonucci parata vincente di Donnarumma del game-winning stop on Bukayo tiro di Bukayo Saka. Il portiere venSaka. The 22-year-old shot stopper, who signed for Paris tiduenne, che dopo la finale ha firmato un contratto con il Paris- SaintSaint-Germain following the finals, was named tournament Germain, è stato nominato miglior giocatore della competizione (MVP) MVP in his first-ever try and successfully carried on the alla sua primissima esperienza e ha preso brillantemente in mano il mantle from his predecessor. testimone del suo predecessore. All over the world, on paper, large gatherings were prohibited. But it was difficult, in reality, to prevent young and old from finally meeting after months of lockdown when they were deprived of a social life. Italians from coast to coast were on the streets chanting: “We’re the champions of Europe! Siamo Campioni d’Europa!” “We are happy to have given joy and hope to the Italians after such a difficult period,” Mancini told the crowd as the team touched down in Rome after the finals. “We are not here because we scored an extra penalty, but because we believed in the values of friendship. This success is a group victory. This bond made us feel like brothers of Italy to answer the call together.” As they commence their march towards the World Cup in Qatar in 2022, Italians worldwide wait in anticipation to see this group unite once again as they chase that illustrious fifth star and hope to become champions of the world.

In tutto il mondo, sulla carta, erano vietati gli assembramenti. In realtà, però, è stato difficile evitare che giovani e vecchi finalmente si ritrovassero, dopo mesi di confinamento in cui erano stato privati della loro vita sociale. Gli italiani, da costa a costa, si sono riversati per strada cantando “Siamo campioni d’Europa!” “Siamo felici di aver regalato agli italiani tanta gioia e speranza, dopo un periodo così difficile” ha detto Mancini alla folla una volta che la squadra è arrivata a Roma dopo la finale. “Non siamo qui perché abbiamo segnato un rigore in più, ma perché abbiamo creduto nei valori dell’amicizia. Questo successo è una vittoria di gruppo. Questo legame ci ha fatto sentire come fratelli d’Italia, rispondendo alla chiamata insieme”. Mentre cominciano la loro marcia verso i Campionati del Mondo del Qatar del 2022, gli italiani di tutto il mondo aspettano con trepidazione di rivedere il gruppo unito ancora una volta, all’inseguimento dell’illustre quinta stella e nella speranza di diventare Campioni del Mondo.

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Rivière-des-Prairies, Montreal 1

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Coast to Coast Tifosi

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Tifosi da costa a costa

On July 11, 2021, an eruption of Italian pride spilled into the streets of every major city and suburb in Canada. From Commercial Drive in Vancouver to Woodbridge, Ontario’s Market Lane and the street parties in Montreal’s Rivière-des-Prairies district, Italian-Canadians of all ages painted the country Azzurro and waved the tricolori with pride.

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L’11 luglio 2021, un’esplosione di orgoglio italiano si è riversata nelle strade di tutte le principali città e sobborghi del Canada. Da Commercial Drive a Vancouver, al Market Lane di Woodbridge, Ontario, alle feste di strada nel quartiere Rivière-des-Prairies di Montreal, gli italo-canadesi di tutte le età hanno tinto il paese di Azzurro e sventolato i tricolori con orgoglio.

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1. Photo by Nella Sammartino 2 - 4 - 5. Photos by Ally Pazzano 3. Julia Cerone (left) and Romina Vespa (right). Photo by Maya Astrologo

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College Street, Toronto 1

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Corso Italia, Toronto

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Little Italy, Montreal 1. Photo by Murphy Owusu at Delphy Photography 2. Sisters Sabrina and Tanya Barazzoni (Little Italy, Montreal). Photo by mom Carmen Barazzoni 3. The Giammarresi cousins. Photo courtesy of Bessie Calabrese 4. Photo by Gabriela Cervantes

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Woodbridge, Ontario 1

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Commercial Drive, Vancouver

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1. Photo courtesy of Luca Uccello 2. Photo courtesy of Christian Puntillo 3 & 4. Photos courtesy of Emanuela Tarzia 5. Photo by Silvester Law 6. Photo by Sean Fagan

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Il rinascimento della città dell’acciaio

BY - D I

S A L D I FA L C O

Hamilton Coliseum exterior

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he City of Hamilton, Ontario made headlines recently by distinguishing itself—to some astonishment—as the third most expensive real estate market in North America. No misprint. Skyrocketing home prices have struck even Hamilton’s humblest neighbourhoods. But while this inflation has largely been driven by people priced out of the impracticable Toronto market, Hamilton itself, once Canada’s major steel producer, is on the brink of doffing its hard hat and transitioning from an industrial-age dinosaur to a vibrant hub for education, medical research and the creative arts. Perhaps it should come as no surprise that many of the key players in Hamilton’s renaissance—let’s call it that—happen to have Italian names. Susanna Fortino-Bozzo, vice consulate of Italy for Hamilton and surrounding regions, finds it heartening to see the next generation of Italian-Canadians spearheading this redevelopment. “Italian-Canadian leadership and vision has been quintessential to this project,” she says, citing the Precinct Group, led by P.J. Mercanti, as well as the Paletta Group and their ambitious plans for a world-class entertainment precinct, right in the heart of downtown Hamilton. “After a couple of decades of doldrums,” she says, “the revitalization of downtown is about to go into hyperdrive, thanks in great part to Italian-Canadian initiative.” In July 2020, the City of Hamilton announced that it had selected the Precinct Group as the proponent of a private sector-led redevelopment of the FirstOntario Centre, the Hamilton Convention Centre and the FirstOntario Concert Hall. This regional consortium led by Carmen’s Group and the Mercanti Family and Associates, in collaboration with venue operators, industry consultants and development partners, including LiUNA and Meridian Credit Union, has set the stage for millions of dollars of new investment in Hamilton’s downtown core—along with savings to municipal taxpayers of an estimated $155 million over 30 years. Joe Mancinelli, president of LiUNA, is one of those Italian names that always crops up when discussing Hamilton’s future. “A lot of stuff was happening before the pandemic,” he

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a poco, la Città di Hamilton, Ontario, ha fatto notizia per essersi distinta – non senza stupore – quale località con il terzo mercato immobiliare più caro del Nord America. Avete letto bene. I prezzi esorbitanti delle case hanno colpito persino i quartieri più modesti di Hamilton. Se è vero che quest’inflazione deriva per lo più dall’inaccessibilità dei prezzi di mercato di Toronto, è ora la stessa Hamilton, un tempo maggiore produttrice d’acciaio del Canada, a togliersi il casco da operaio, passando dall’essere un pezzo d’antiquariato dell’era industriale a un vivace centro per l’educazione, la ricerca medica e le arti. Probabilmente non dovrebbe sorprendere il fatto che molte delle figure chiave di questo cosiddetto rinascimento di Hamilton abbiano un nome italiano. Susanna Fortino-Bozzo, vice console d’Italia per Hamilton e per le regioni limitrofe, trova incoraggiante che la nuova generazione di italo-canadesi sia alla testa di questa riqualificazione. “Sia la leadership che la visione italo-canadese sono state fondamentali per questo progetto” afferma, menzionando il Precinct Group, guidato da P.J. Mercanti, e il Paletta Group e i loro ambiziosi progetti per la creazione di un meraviglioso distretto dell’intrattenimento, proprio nel cuore di Hamilton. “Dopo un ventennio di torpore – racconta – la rivitalizzazione del centro sta per partire alla grande grazie in gran parte all’iniziativa italo-canadese.” Nel luglio 2020, la Città di Hamilton ha annunciato di aver selezionato il Precinct Group quale sostenitore della riqualifica a gestione semiprivata del FirstOntario Centre, dell’Hamilton Convention Centre e del FirstOntario Concert Hall. Il consorzio regionale guidato dal Carmen’s Group e dalla Mercante Family and Associates, in collaborazione con gestori di locali, consulenti del settore e soci per lo sviluppo, compresi LiUNA e Meridian Credit Union, ha gettato le basi per investimenti di milioni di dollari nel cuore di Hamilton – al di là di un risparmio per i contribuenti della città che si stima di 155 milioni di dollari in 30 anni. Quello di Joe Mancinelli, presidente di LiUNA, è uno dei nomi italiani che compare puntualmente allorché si parla del futuro di Hamilton. “Stavano succedendo tante cose prima della pandemia” spiega. “Temevamo di perdere lo slancio durante il lockdown. Adesso però le gru sono ovunque e ci sono tantissimi cantieri”. Larry Di Ianni, sindaco di Hamilton dal 2003 al 2006, scorge

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Photo courtesy of Brisbin, Brook, Beynon Architects

Steel Town Renaissance



says. “We were concerned about losing momentum during the l’origine dell’attuale boom negli investimenti iniziali nell’arte e per lockdown. But cranes are going up everywhere now, and there’s i giovani. “C’eravamo resi conto che c’era del potenziale per far lots of construction happening.” rinascere il centro – riflette – quindi abbiamo incoraggiato a investire, Larry Di Ianni, mayor of Hamilton from 2003 to 2006, rilasciato permessi facilmente, condonato le tasse per il primo anno, points to early investment in the arts and in youth as seeds of per poi ridurre regolarmente le tasse. Quindi, in verità, è una situthe current boom. “We saw that the potential was there to resazione che va avanti da 15 anni. La pandemia l’ha rallentata un po’. urrect downtown,” he reflects, “and invited investment, liberally Adesso sembra andare alla grande e anche se è così da tempo, solo issued permits, forgave taxes for the first year, then taxed on a ora è evidente”. deescalating basis. So, really, this has been building for 15 years. La crescita porta con sé sia opportunità che difficoltà. Un numero The pandemic slowed it down a bit. Now it seems as if it’s on significativo di persone, che i prezzi di mercato di Hamilton hanno fire, but it’s been going on for a while and is only all’improvviso tagliato fuori, si now becoming visible.” stanno spostando verso il corridoio Growth brings both opportunities and chalSt.Catherines-Niagara, Brantford lenges. A significant number of people suddenly e l’Ontario rurale, per cui continua priced out of the Hamilton market are drifting to ad esserci l’esigenza di creare case the St. Catherines-Niagara corridor, Brantford and a prezzi abbordabili. “Abbiamo già rural Ontario, so the need to build an adequate avviato il prossimo piano di sviluppo: supply of affordable housing persists.“We’ve already un’enorme struttura agli angoli di started our next development,” Mancinelli reports, Jackson e James Street che compren“a gigantic structure covering the corners of Jackson derà unità abitative di 20 e 30 piani and James Street that will include 30 and 20 stories e spazi commerciali al pianterreno. of residential units as well as commercial space on Accanto a Lister Block su Bay e King the first floor. And next to the Lister Block on Bay Street, un nuovo edificio ospiterà 800 and King Street, a new building will offer housing studenti dell’Università MacMaster. for 800 MacMaster University students. And two Due torri residenziali sorgeranno su residential towers are going up at Rebecca and Rebecca e James Street. Il traffico James Street. So, you’re going to have a real surge of in centro aumenterà quindi in modo downtown foot traffic.” significativo,” spiega Mancinelli. And now that the provincial and federal governAdesso che i governi federale e ments have finally green-lit the LRT, Mancinelli provinciale hanno finalmente dato il predicts developers will build along the line around via libera all’LRT, Mancinelli prevede stations, intensifying density and adding more che i costruttori cominceranno a Joe Mancinelli, president of LiUNA structures and infrastructure. “Transportation and costruire lungo le linee delle stazioni, housing gets resolved,” he says. “There will be a lot more rental facendo aumentare la densità demografica e aggiungendo più strutunits, as the rental market will be buoyant.” ture e infrastrutture. “Il problema delle case e dei trasporti si risolve” Mancinelli concedes there aren’t nearly enough hotel rooms sottolinea. “Ci saranno molte più unità in affitto, dato il fermento del and amenities to accommodate any significant number of mercato degli affitti”. visitors to the Hammer. “It’s time to revamp our hotels, our Mancinelli ammette che non ci sono abbastanza hotel e servizi per convention centre and entertainment facilities and really be accogliere molti visitatori nell’ “Hammer” (martello). “È tempo di autonomous,” he says. “I’ve always been impressed with cities rinnovare gli alberghi, il centro convegni, le strutture per lo svago e di that stand alone, like Winnipeg. Hamilton doesn’t want to be diventare davvero autonomi. “Ho sempre ammirato le città che se la Winnipeg, but we have to be more than what we are now.” cavano da sole, come Winnipeg. Hamilton non vuole essere Winnipeg, As for cosmopolitan Torontonians infiltrating Hamilton, will ma dobbiamo essere più di quel che siamo adesso”. their presence alter the city for better or worse? “Most folks Per quanto riguarda i cosmopoliti torontoniani infiltrati a Hamilton, la understand they are moving into a smaller community,” Manloro presenza cambierà la città in meglio o in peggio? “Molti capiscocinelli says. “And many fall in love with the scale and feel of the no di trasferirsi in una comunità più piccola” racconta Macinelli. “Molti city—the slower pace, the friendlier people. There’s more than si innamorano delle dimensioni e dell’atmosfera della città – il ritmo enough to do, and many like the fact they can quickly escape più lento, la gente più amichevole. Ci sono cose da fare più che a sufthe city—unlike people living in Toronto.” ficienza e a molti piace il fatto di poter lasciare la città con facilità – a The pandemic may have momentarily stalled things, but differenza delle persone che vivono a Toronto”. Mancinelli predicts that post-pandemic restaurants, bars and La pandemia avrà pure rallentato le cose temporaneamente, ma other venues will be packed with people “dying to get out and Macinelli prevede che dopo la pandemia i ristoranti, i bar e altri locali socialize.” He also predicts his next 10 years in Hamilton will saranno pieni di persone “che muoiono dalla voglia di uscire e sociabe the most exciting of his lifetime. “We’re still just scratching lizzare”. Prevede inoltre che i suoi prossimi 10 anni a Hamilton saranno the surface, but new buildings and the LRT will revive the i più entusiasmanti della sua vita. “Ancora siamo solo in superficie, i downtown, and that’s a start,” he says. nuovi edifici e la LRT faranno rivitalizzare il centro e quello sarà solo On a final note, Mancinelli gives a nod to the Italianl’inizio” afferma. Canadians leading the way. “I’m proud of our community and Infine, Mancinelli elogia gli italo-canadesi alla guida di questo its leadership,” he says. “Renaissance defines a period exciting percorso. “Sono fiero della nostra comunità e della sua leadership” for everyone—Italians and non-Italians alike. It’s going to be a sottolinea. “Il Rinascimento definisce un periodo di entusiasmo per different city, that’s for sure, but a nice city.” tutti, italiani e non. Sarà sicuramente una città diversa, una bella città”.

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The Legacy of

Pierino Di Tonno Carole Gagliardi carole.gagliardi@panoramitalia.com

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ierino Di Tonno lived in Montreal’s Little Italy for many years. His home, a veritable museum that also served as his studio, was full of large-format images taken by the photographer around the Venice International Film Festival and Montreal. A passionate photographer of Italian cinema and friend to some of the era’s greatest directors, Di Tonno’s work will soon become the subject of a retrospective at the Cinémathèque québécoise and a short film by professor, screenwriter and director Paul Tana, which is slated for completion in 2022. Prints of cinema’s biggest stars lined the walls of Di Tonno’s studio, like Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale and Laura Antonelli. Images of Federico Fellini and his wife Giulietta Masina were also prominently displayed, as were those of Salvador Dali (from whom Di Tonno borrowed the mustache), Cesare Zavattini (father of Italian neorealism), Ugo Tognazzi,

La preziosa eredità di Pierino Di Tonno

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ierino Di Tonno ha vissuto a lungo nella Little Italy di Montreal; la sua casa, un vero e proprio piccolo museo che fungeva anche da studio, era piena di foto di grande formato che l’artista aveva scattato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e a Montreal. Appassionato fotografo del cinema italiano, amico dei più grandi registi del suo tempo, tutti i suoi lavori saranno presto oggetto di una retrospettiva alla Cinémathèque québécoise e di un cortometraggio che l’insegnante, sceneggiatore e regista Paul Tana realizzerà nel corso dell’anno 2022. Le foto delle più grandi star del cinema tappezzavano le pareti del suo studio e testimoniavano gli anni più gloriosi di Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Laura Antonelli. C’erano anche il grande maestro Federico Fellini, sua moglie Giulietta Masina, Salvador Dalì (dal quale prese in prestito i baffi), Cesare Zavattini (padre del neorealismo italiano), Ugo Tognazzi, Marco Ferreri, Sergio Leone,

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Director Federico Fellini

Actress Monica Vitti and Director Federico Fellini

Marco Ferreri, Sergio Leone, Carlo Ponti Carlo Ponti, Marcello Mastroianni e tanti and Marcello Mastroianni. His floor was altri. Il pavimento era disseminato di typically covered in boxes of film, artifacts scatole di film, manufatti e fotografie, vesand photographs that stood as evidence of tigia di tutti i suoi fantastici viaggi. “Mio his fantastic journeys. “My uncle lived a heczio viveva una vita frenetica e queste foto tic life and these photos speak to that,” says lo testimoniano” racconta Mirka Stellato, his niece Mirka Stellato. “He was certainly nipote di Di Tonno. “Era eccentrico, lo an eccentric, but I think he made his public ammetto, ma penso che abbia creato persona for show because he was very kind questo personaggio pubblico da zero, and generous privately.” perché nella sua vita privata era molto Tana regularly ran into Di Tonno at Café gentile e generoso”. Italia and around Little Italy. “He was a Tana incontrava regolarmente Di Tonno fixture at all cinematographic events that al Café Italia e altrove a Little Italy. “Era involved Italy, Quebec and Canada. In 1995, presente a tutti gli eventi cinematograthe Cinémathèque québécoise organized fici che hanno coinvolto Italia, Quebec a Fellini retrospective, and Di Tonno, a e Canada. Nel 1995 la Cinémathèque friend of the grand master of Italian cinema, québécoise ha organizzato una retrospetprovided photographs that brought the tiva su Fellini e le foto di Pierino, amico del exhibition to life.” Gran Maestro del cinema italiano, hanno For more than 30 years, Di Tonno covered illustrato la mostra”. Per più di trent’anni the Venice Film Festival and met the world’s Di Tonno ha seguito la Mostra del Cinema biggest international stars but always found di Venezia dove ha incontrato le più grandi Director Sergio Leone Italian cinema most interesting. “He had a star del cinema internazionale, ma era partifruitful and creative relationship with cinema, colarmente interessato a quello italiano. and the photos of Antonioni, Fellini, Jean “Con il cinema ha avuto un rapporto Luc Godard, Sergio Leone and Serge Losique are incredible records fruttuoso e creativo”, racconta Tana, “e tutte le foto di Antonioni, of that particular period,” says Tana. Fellini, Jean Luc Godard, Sergio Leone e Serge Losique, sono una He was an enigmatic character who proclaimed himself an testimonianza incredibile di quel periodo”. anarchist and resented people that abided by social codes. Longtime L’artista fotografo era un personaggio enigmatico che si dichifriend Teddy Colantonio recounts, “Pierino was very influenced by arava anarchico, disprezzava le persone che rispettano i codici Henri Cartier-Bresson and the era of beatniks, existentialists and sociali. L’amico di lunga data Teddy Colantonio afferma: “Pierino artists from Saint-Germain-des-Prés. He loved being intimidating è stato molto influenzato da Henri Cartier-Bresson e dal tempo dei and provocative, but I believe he exaggerated for effect. Sometimes beatnik, esistenzialisti e artisti di Saint-Germain-des-Prés. Gli piaceva people would greet him and he would pretend not to recognize them provocare e intimidire, ma credo che esagerasse di proposito. simply to generate discomfort.” Addirittura arrivava a far finta di non riconoscere le persone che Colantonio owns part of Di Tonno’s photographic heritage lo salutavano semplicemente per creare disagio. Colantonio pos-

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“He would recite poems that he would scribble on a piece of paper and slip into their cleavage. They were charmed by the Italian romanticism.” “Pierino era una specie di star e le ragazze lo ammiravano. Recitava loro una poesia, che scarabocchiava su un pezzo di carta e si infilava nella loro scollatura. Sono rimasti affascinati dal suo romanticismo italiano!”.

siede parte del patrimonio fotografico di Di Tonno e lo scorso anno ha organizzato una mostra in suo onore, nella loro città natale di Montorio nei Frentani, provincia di Campobasso, Molise. Centinaia di foto inedite che raccontano la storia di un’epoca e di una personalità poco conosciuta. Altri scatti sono conservati negli archivi della Casa d’Italia, grazie alla cura di Nancy Marrelli. Nato nel 1933, Di Tonno emigrò a Montreal con la famiglia alla fine degli anni ‘50. Fin da giovanissimo si appassiona al cinema e alla fotografia. Gli piaceva dire che il film Cinema Paradiso è stato ispirato dalla sua storia, perché faceva il proiezionista al cinema del suo paese natale. Si è rifiutato a Di Tonno photographed in the company of friends lungo di fotografare matrimoni, battesimi, eventi familiari, ma quando alla fine ha ceduto ha imposto il luogo, la scena, lo stile ai suoi clienti. La sua tecnica consisteva nel fingere di fotografare le persone in posa, ma Di Tonno attivava la sua macchina fotografica solo quando diventavano naturali. “C’è stato un tempo in cui”, dice Colantonio, “Pierino era una specie di star e le ragazze lo ammiravano. Recitava loro una poesia, che scarabocchiava su un pezzo di carta e si infilava nella loro scollatura. Sono rimasti affascinati dal suo romanticismo italiano!” “Non eravamo intimi”, dice Tana, “ma quando è morto ho pensato che valesse la pena vedere cosa si lasciava alle spalle. Attualmente sono alla Cinémathèque a controllare questo patrimonio. Pierino ha anche fotografato le persone famose di Montreal, i politici in visita in Canada. Ho scoperto tesori incredibili degli anni Sessanta e vorrei condividerli con il grande pubblico”. Di Tonno si è spento a Montreal il 24 gennaio 2018 all’età di 84 anni.

Photos courtesy of Mirka Stellato, Cinématèque québecoise collection

and organized an exhibition in his honour last year in their native village of Montorio nei Frentani, Molise, in the province of Campobasso. There are hundreds of unpublished photos providing a portrait of a cinematic era through the perspective of a little-known man. Other photos are kept at Casa d’Italia’s archives under the care of Nancy Marrelli. Born in 1933, Di Tonno immigrated to Montreal with his family at the end of the 1950s. He developed a passion for cinema and photography at a very young age. He liked saying the film Cinema Paradiso was inspired by his own life because he was a movie theatre projectionist in a small Italian town. For a long time, he refused to photograph weddings, baptisms and family events, but when he finally did, he brought to the work setting, scene and style. Di Tonno’s technique consisted in pretending to photograph people while they posed, but actually snapping the picture only as they became natural. “There was a time when Pierino was kind of a star with all the girls in awe of him,” recalls Colantonio. “He would recite poems that he would scribble on a pieces of paper and slip into their cleavage. They were charmed by the Italian romanticism.” “We weren’t close, but when he died, I thought it was worth seeing what he left behind,” Tana explains. “Currently, I am investigating his legacy at the Cinémathèque. Pierino also photographed many notable Montrealers and famous politicians who visited Canada. I have discovered incredible treasures from his work in the 1960s, which I hope to soon share with the general public.” Di Tonno died in Montreal on January 24, 2018 at the age of 84.

Traduction française à la page 107

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Congratulations to all our 2021 graduates!

Alessandra Mazzolin Dassios McGill University Juris Doctor Bachelor of Civil Law

Paolo Tavano McGill University Bachelor of Commerce Finance

Celeste Adriana Tyndall University of Toronto Bachelor of Arts History

Amanda Raccuglia Concordia University Bachelor of Commerce CPA

Siena Di Cuia Schulich School of Business Master of Marketing

Isabella De Los Rios McGill University Bachelor of Arts Economics

Cynthia Fusco UQAM Bachelor of Civil Law

Steven Alexander Serafini McGill University Bachelor of Science Pharmacology

Claudia Gucciardi McGill University Master of Arts Educational Leadership

Emily Marie Tummillo McGill University Bachelor of Chemical Engineering

Alessandro Pedicelli McGill University Doctor of Medicine

Michelle Callegari Ryerson University Bachelor of Technology Graphic Communication Management

Lucas Alexander Saenz Concordia University Bachelor of Arts Urban Planning

John Paul Lecanda Ryerson University Bachelor of Commerce Real Estate Management

Jessica Pistacchio Concordia University Bachelor of Arts Early Childhood & Elementary Education

Adelia Canuto McGill University Bachelor of Physical Therapy

Jonathan Paolino Concordia University Bachelor of Science Environmental Science

Alexandra Lepore Université de Montréal Bachelor of Law

Juliana Vari Martin McGill University Bachelor of Nursing

Juliana Rossi McGill University Bachelor of Commerce Accounting

Adam Covello McGill University Bachelor of Arts Industrial Relations

Erica Mandato McGill University Bachelor of Science Microbiology & Immunology

Palma Giuseppa Gubert Queen’s University Doctor of Medicine

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Jacob Michael Blaney McGill University Bachelor of Health Science Pharmacology

Quentin Benetti Simon Fraser University Bachelor of Arts Communications & Publishing



Auguri ai nostri laureati e diplomati del 2021!

Jonathan Pedro Bilbao École de Technologie Supérieure Bachelor of Construction Engineering

Steven Napoli Algonquin College Bachelor of Interior Design

Ivana Di Criscio Dawson College DEC in Radiation Oncology

Savana Noel Berridge Garth Webb Secondary School

Carina Victoria Bocchino Laval Senior Academy

Isabella Catherine Lecanda St. Martin Secondary School

Alesia Tavano Vincent Massey Collegiate

Emma Catherine Ragusa Rosemount High School

Michael Anthony Roudbari Aurora High School

Francesco Vaccarelli St. Michael’s College School Ontario Scholar

Nicholas Michael Gubert Christ the King Catholic Secondary School

Nicolas Cosentino St. Marcellinus Secondary School Ontario Scholar

Alessandro Frino Allion Elementary School

Daniel Emilio Amalfi Lasalle Community Comprehensive High School

Loredana Sophia Sciotto St. Thomas High School

Massimo Proctor Chinappi John Caboto Academy

Laurena Maddalena Ferraro Sacred Heart School of Montreal

Chianna Christiano Villa Maria High School

Ivana Petrocchini Collège Regina Assumpta

Adyson Miniaci East Hill Elementary School

Laura Salerno Collège Charlemagne

Nicolas Salerno Collège Charlemagne

Eliana Di Iorio Genesis Elementary School

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Miyanna Neves Collège Mont Royal

Giuliano Pugliesi Genesis Elementary School


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Your home away from home


LIVINGITALIANSTYLE NICOLE IACCINO

Makeup artist: Katelyn Spencer

Photographer: Anthony D’Elia

Nickname: Nick, Cole, Nicki, Keeko by my nonno Occupation: Teacher’s College student Age: 25 Generation: Third Dad from: Cosenza, Calabria Mom from: Treviso, Veneto Raised in: Vaughan, Ontario Speaks: English, and enough Italian to communicate with my nonni. What would someone be surprised to know about you? I love fantasy films and books like Lord of the Rings, Harry Potter and Star Wars. Nothing beats a bit of escapism and childhood memories with feel-good Disney films. What’s the best thing about being Italian-Canadian? The rich culture and traditions, food and the closeness to family. We always have a way of making people feel welcome. Somehow, we all become family. What’s an Italian tradition you want to carry on? Being the nonna that hosts Sunday lunch every week with an open-door policy and always having family and friends around. What Italian stereotype do you completely live up to? I love a good espresso or cappuccino; I will never turn one down. What movie title best describes your life and why? The Pursuit of Happyness. Life isn’t always perfect, but we still have to try to find the beauty and happiness in it. Always appreciate what you have and where you are in life because it can be easy to lose sight of what’s important.

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ANTHONY DIDOMENICO Nickname: d1do (pronounced dee-doe) Occupation: Singer/songwriter, owner of One New Era X (ONEx) Experiential Marketing Agency and co-founder of YogaFest Age: 29 Generation: Second Dad from: Serra (Teramo), Abruzzo Mom from: Teramo, Abruzzo Raised in: Hamilton, Ontario Speaks: English and enough Italian to communicate with nonna and nonno. What would someone be surprised to know about you? I live each moment with an intention to spread love, making our world a better place. What’s the best thing about being Italian-Canadian? The incredible homemade cuisine, the loving family dynamic, being able to cheer for the Azzurri during the World and Euro Cup, carrying on the traditions that have faded back in the motherland. What’s an Italian tradition you want to carry on? Sunday family gatherings, a huge nourishing garden for all to enjoy, homemade sugo, the two-cheek kisses and hugs to everyone. What Italian stereotype do you completely live up to? Daily espressos from the pot (not Nespresso) with a biscotto, talking with my hands, eating multi-course meals. What movie title best describes your life and why? The Lion King. I feel, in my heart, that I was always born to be a leader of love, inspiring the youth and living out my dreams and purpose. Throughout my younger years in life, I was pulled away from this truth and questioned it all, only to come back and leap into being the man I am destined to be.

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LIVINGITALIANSTYLE

VICTORIA CALLOCCHIA

Makeup artist: Bianca Delle Donne

Photographer: Liana Carbone (Haven Creative Studio)

Occupation: English teacher (adults) Age: 34 Generation: Third Dad’s side from: Aielli and Cerchio (L’Aquila), Abruzzo Mom’s side from: Budapest, Hungary Raised in: Montreal’s West Island Speaks: English, French, Hungarian, Italian What would someone be surprised to know about you? I have an inner “tomboy”. I grew up with my brother and the boys, playing soccer and sports my whole life. What’s the best thing about being Italian-Canadian? The sense of family and community. That feeling when celebrations or tragedies happen, we come together to celebrate or console each other through food and connection. What’s an Italian tradition you want to carry on? Sunday lunches— carving out a day for family and friends to enjoy food, wine and watching soccer together. What Italian stereotype do you completely live up to? I’m very expressive, I speak loudly and with my hands. What movie title best describes your life and why? Eat, Pray, Love. This is the journey of life over food and connection through love. Favourite Italian expression and why: “Finché c’è vita c’è speranza.” (Where there is life, there is hope.) I love it because it’s true; everyday there’s a new chance to make the best of your life!

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LIVINGITALIANSTYLE

SAMUEL ADAMO Nickname: Sam, SamAdam, “il bomber”, Armani (to name a few) Occupation: Creator and host of The Calcio Podcast and self-employed in ecommerce Age: 24 Generation: Second Dad from: Figline Vegliaturo (Cosenza), Calabria Mom from: Lanciano (Chieti), Abruzzo Raised in: Beaconsfield, Quebec Speaks: English, Italian, French, Spanish What would someone be surprised to know about you? I love opera, run a barbershop out of my basement, write stand-up comedy… take your pick! What’s the best thing about being Italian-Canadian? Learning not to take Italian culture for granted like I’ve noticed many people in Italy tend to do. What’s an Italian tradition you want to carry on? Catenaccio What Italian stereotype do you completely live up

to? 1. I drank more wine than milk growing up. 2. I wear obscenely tiny bathing suits. What movie title best describes your life and why? The Pursuit of Happyness. None of us know what this all is or means, and I’m just trying to take the biggest bite I can out of this sandwich that is life, as I think everyone should. Favourite Italian expression and why: “Se i tuoi capelli sono un disastro la tua vita è un disastro.” I don’t think vanity is necessarily a bad thing. When I take care of my looks first, I feel prepared to face anything. Show me a person who looks after their appearance, and I’ll show you someone ready to take on whatever the world throws at them. Una bella figura breeds confidence and una brutta figura breeds chaos!

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bring your own wine

fresh greek cuisine

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TRAVEL

Da Zero Turismo al Turismo Lento Silvana Longo Travel Editor

Assaporare un turismo autentico e sostenibile

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emember that classic ‘60s film, If It’s Tuesday, This Must Be Belgium? It revolved around the whirlwind nature of those dizzying pre-packaged tours of Europe where you would “visit” as many cities and countries as possible without experiencing them in any real way. Checking off an entire bucket list of destinations from a bus window or quick stopover was never my thing. I have always preferred visiting smaller, obscure places and making connections with people who live there, while absorbing local life and culture. Little did I know this made me an early advocate of the Slow Travel movement—an offshoot of the Slow Food movement, which began in Italy with Carlo Petrini in 1986.

What is it and why is it important?

Slow Travel emphasizes connection to local people, cultures, food and music. It relies on the idea that a trip is meant to educate and have an immediate and lasting emotional impact, while remaining sustainable for local communities and the environment. It had been gaining more attention pre-pandemic in response to the hectic, frantic pace of daily life we were all living. Now, after experiencing interminable lockdowns, easing into this

R

icordate quel film classico degli anni ’60 intitolato Se è martedì deve essere il Belgio? Si incentrava sulla natura turbinosa dei tour preconfezionati dell’Europa, nei quali si “visitano” più città e paesi possibili senza che ce li si goda veramente. L’idea di spuntare tutta un’intera lista di destinazioni, ammirandole dal finestrino di un pullman o con brevi soste, non ha mai fatto al caso mio. Ho sempre preferito le visite più piccole, i luoghi ignoti e entrare a contatto con le persone del luogo, il tutto assimilandone la vita e la cultura. Non sapevo ancora di essere un’antesignana del movimento per lo “slow tourism” (turismo lento), propaggine del movimento slow food, iniziato in Italia con Carlo Petrini nel 1986.

Di cosa si tratta e perché è importante Il turismo lento enfatizza il legame con la gente del posto, con le culture, gli alimenti e la musica. Si basa sull’idea che un viaggio ha lo scopo di educare e di avere un impatto emotivo immediato e duraturo, pur rimanendo sostenibile per le comunità locali e l’ambiente. Stava già attirando sempre più l’attenzione nel periodo precedente alla pandemia, in risposta ai ritmi frenetici e sfrenati della vita quotidiana di noi tutti. Adesso, dopo una serie di confinamenti interminabili, il fatto che sempre più persone si rivolgano a questo genere di viaggio più

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From No Tourism

to Slow Tourism

Savouring authentic, sustainable travel

Torre di Porto Giunco Villasimius

kinder, gentler travel resonates with more people, making it a highly popular way to holiday. A relaxed leisurely type of travel over a fast-paced, manic sightseeing schedule—the pandemic reset has prompted most to re-examine how we live in the world, and given this sustainable and meaningful way of travelling its well-deserved moment in the sun. Since I became travel editor at Panoram Italia in 2019, I have wanted to feature this all-important travel trend. However, the pandemic hit and we were in NO TRAVEL territory for some time. In hindsight, the COVID chapter set the stage for what was to come. We ventured out on local road trips and getaways during the pandemic, appreciating what we have in our own backyard. As we resume planning our trips abroad, we realize transatlantic flights are by no means positive acts for the environment. Yet, we truly can minimize our carbon footprint once we get to our destination by changing the way we travel. By seeking a more sustainable type of holiday, we can recharge our batteries away from bustling cities and chain hotels in favour of a longer, leisurely stay in a more rural setting that also supports a local economy.

tranquillo e sereno lo rende un tipo di vacanza molto gettonato. Un viaggio rilassante al posto di un itinerario frenetico e incalzante: il reset imposto dalla pandemia ha spinto molti di noi a rivalutare il nostro modo di vivere nel mondo, dando così a questo modo di viaggiare, sostenibile e profondo, un meritatissimo momento di splendore. Desideravo parlare di questa importantissima tendenza sin dal 2019, quando sono diventata responsabile della sezione viaggi di Panoram Italia. È arrivata però la pandemia e per un po’ siamo rimasti in modalità NIENTE VIAGGI. Col senno di poi, il capitolo Covid ha gettato in realtà le basi per quello che ne è seguito. Durante la pandemia, ci siamo dedicati ai viaggi in macchina e alle gite in loco, apprezzando quello che il nostro paese ha da offrire. Adesso che torniamo a pianificare i viaggi all’estero, ci rendiamo conto che quelli transatlantici non fanno per niente bene all’ambiente. Possiamo comunque minimizzare l’impronta di carbonio una volta a destinazione, modificando il nostro modo di viaggiare. Rivolgendoci a un tipo di vacanza più sostenibile, ricaricandoci lontano dal viavai delle città e delle catene alberghiere, prediligendo soggiorni più lunghi e rilassanti in ambienti più rustici, a sostegno inoltre dell’economia locale.

“Away from the cities: in the old borghi there is our future.”

“Via dalle città: nei vecchi borghi c’è il nostro futuro.”

- Stefano Boeri, Architect and Urban Planner

The appeal of the farmhouse stay in Italy is not new; it is an ever-increasing, desired choice. Imagine combining a remote digital working holiday in a charming farmhouse in the idyllic Italian countryside—for FREE. It’s not a rural myth. In January of this year, Borgo Office (borgo-office.it) launched a free farmhouse stay

- Stefano Boeri, architetto e urbanista

Il fascino del soggiorno in un agriturismo in Italia non è una novità; è un desiderio in continua crescita. Immaginate di conciliare una vacanza di lavoro da remoto con un soggiorno in un agriturismo nell’idillio della campagna italiana – GRATIS. Non è un mito bucolico. A gennaio di questo anno, Borgo Office (borgo-office.it) ha lanciato

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TRAVEL

Agriturismo in Figline Valdarno, Tuscany

initiative where guests can buy support packages containing products (food and experiences) from the host’s farm, based on the duration of the stay, no pressure. Sound unfathomable? Out of the 20 regions in Italy, 17 are already participating in this Borgo Office workation initiative, with the bulk of the farmhouses located in Tuscany. “Presently we have 40 farmhouses and we don’t want to exceed 60, so that we can keep control and have personal and direct relations with all of them,” says Borgo Office project founder, Federico Pisanty. “To qualify for the program, all farmhouses must have a high-quality standard and include powerful wi-fi, printer and scanner and of course, a work area with an incredible view.”

un’iniziativa che prevede un soggiorno gratuito in un agriturismo e in cui gli ospiti possono acquistare dei pacchetti di prodotti (alimenti ed esperienze) a sostegno dell’agriturismo ospitante, in base alla durata del proprio soggiorno, senza impegno! Sembra impossibile? Su 20 regioni italiane, 17 hanno già aderito all’iniziativa “workation” di Borgo Office, con la maggior parte degli agriturismi situati in Toscana. “Al momento aderiscono 40 agriturismi e non vogliamo andare oltre 60, così da poter tenere tutto sotto controllo e avere dei rapporti diretti con ognuno di loro” spiega il creatore del progetto Borgo Office Federico Pisanty. “Per poter aderire al programma, tutti gli agriturismi devono attenersi a standard elevatissimi e offrire una connessione wi-fi potente, una stampante, uno scanner e ovviamente una zona di lavoro con un panorama magnifico”.

The kindness business model is here

Ecco qui un modello commerciale gentile

Revitalization of rural Italy

Rilancio dell’Italia rurale

The project is so successful so far. Pisanty is planning to export the business model and welcome farmhouses in other countries to the program. “Our model takes its cue from the ‘Pleasurable Surprises: A Cross-Cultural Study of Consumer Responses to Unexpected Incentives’ research that demonstrates the beneficial effects of surprise on consumer choice.” The findings indicate the element of surprise, combined with delight, pleasure, joy or elation increases both customer loyalty and positive word-of-mouth. “The package purchase requests are multiplying rapidly, and so are the additional incomes for the hosting farmhouses. Our goal is to spread this kind and disruptive model in Italy and abroad, since we are convinced that kindness is the key for a new business era. Furthermore, we want to convince as many farmhouses as possible that the pandemic has demonstrated that, when the hospitality industry faces a crisis, farmhouses must rely on its other line of business—agriculture,” affirms Pisanty. The rural revival takes many forms, and the Slow Travel trend certainly supports these off-the-beaten-track destinations offering travellers authentic experiences seeped in local culture. For instance, a trip to Sicily most likely includes visits to beautiful Taormina or San Vito Lo Capo, but why not include discovering a smaller borgo that will take you back in time and into the hearts and homes of some of the locals who will share their stories with you? Seasoned traveller and hospitality veteran, Daniela Marino, wanted to bring this more real Sicily to tourists. So in October 2019, along with two other friends, they formed Isolani per caso, a tourist services company with a network of more than 60 affiliates among tour and nature guides, accommodations, transfers, experiences, restaurants, all in support of slow and experiential travel. Their

Il progetto sta riscuotendo un enorme successo. Pisanty ha intenzione di esportare questo modello commerciale accogliendo nel programma altri agriturismi. “Il nostro modello prende spunto dalla ricerca ‘Pleasurable Surprises: A Cross-Cultural Study of Consumer Responses to Unexpected Incentives’. I risultati indicano che l’elemento sorpresa, unitamente a quello della delizia, della gioia o dell’euforia accrescono sia la fedeltà del consumatore che il passaparola positivo. “Gli acquisti del pacchetto si stanno moltiplicando velocemente e lo stesso dicasi per le entrate aggiuntive degli agriturismi ospitanti. Il nostro obiettivo è quello di far diffondere questo modello cortese e innovativo in Italia e all’estero, poiché crediamo nel fatto che la gentilezza sia la chiave per una nuova era commerciale. Inoltre, vogliamo mostrare a più agriturismi possibile ciò che la pandemia ha dimostrato e cioè che, quando l’industria alberghiera si trova a fronteggiare una crisi, gli agriturismi devono sfruttare l’altra linea commerciale: l’agricoltura” afferma Pisanty.

Il rilancio rurale si presenta sotto varie forme e la tendenza del turismo lento sostiene senza dubbio queste destinazioni poco note, offrendo ai viaggiatori delle esperienze genuine immersi nella cultura locale. Per esempio, un viaggio in Sicilia include con ogni probabilità una visita alla bella Taormina o di San Vito Lo Capo. Perché non includere invece la scoperta di borghi più piccoli che vi porteranno indietro nel tempo e direttamente nei cuori e nelle case degli abitanti del luogo che vi racconteranno le loro storie? Viaggiatrice vissuta ed esperta del settore dell’accoglienza, Daniela Marino, voleva avvicinare questa Sicilia più verace ai turisti. Così, nell’ottobre del 2019, insieme ad altri due amici, hanno formato Isolani per caso, una compagnia di servizi turistici con una rete di oltre 60 affiliati tra guide turistiche e naturalistiche, alloggi, servizi di

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TRAVEL tagline is: “Experience Sicily like a Local”—and that you will. “Isolani per caso was set up with the intention of introducing travellers to an authentic Sicily that goes far beyond simple tastings and experiences that can be combined with their stay. And this is why we always go in search of places and territories, mainly inland villages and towns or lesser-known Sicilian destinations, steeped in traditions and customs. Many of our experiences, in fact, provide the opportunity to enter into close connection with the locals, putting their hands in the dough and actively participating in the various workshops of ancient crafts, some of which are truly unique and which, if not carried out, would risk disappearing forever,” says Marino, founder and CEO of Isolani per caso. (www.isolanipercaso. com)

Spotlight on Sant’Angelo Muxaro

trasferimento, esperienze, ristoranti tutti volti a sostenere un viaggio esperienziale e lento. La loro tagline recita: “Experience Sicily like a local” ed è proprio ciò che farete. “Abbiamo realizzato Isolani per caso con l’intenzione di far conoscere ai viaggiatori una Sicilia autentica che va ben oltre le semplici degustazioni ed esperienze da abbinare al soggiorno. È per questo che andiamo sempre alla ricerca di luoghi e territori, per lo più borghi e paesini dell’entroterra o destinazioni siciliane meno note, ricchi di tradizioni e usanze. Molte delle nostre esperienze, infatti, offrono l’opportunità di entrare a stretto contatto con le persone del luogo, impastando con le proprie mani e partecipando attivamente a svariati laboratori di antiche attività artigianali, alcune delle quali veramente uniche e che, se non portate avanti, rischiano di sparire per sempre” spiega Marino, fondatrice e CEO di Isolani per caso. (www.isolanipercaso.com)

Riflettori su Sant’Angelo

With experiences like Muxaro Sicanian Encounters, Grazie alle esperienze di you are guided into local Incontri sicani, Pierfilippo life by tour founder, Spoto, fondatore del tour vi Pierfilippo Spoto. He guida alla scoperta della vita takes visitors on an exlocale. Porta i turisti a fare periential walking tour una passeggiata esperienof his beloved town of ziale in giro per la sua amata Sant’Angelo Muxaro, Sant’Angelo Muxaro, cittadina a small village 30 kilodell’entroterra a 30 chilometri Sant’Angelo Muxaro metres from Agrigento da Agrigento, nel bel mezzo in the hinterland, in the middle of Platani river valley. Spoto della valle del fiume Platani. Spoto ha osservato le fotografie scatobserved the photos tourists took on their travels to Sicily and saw tate dai turisti in viaggio in Sicilia e ha notato l’attenzione da questi their fascination with how locals live more than the monuments rivolta al modo di vivere della gente del luogo piuttosto che ai they visited. Photos of laundry swaying in the wind off balcomonumenti visitati. L’ispirazione è nata dalle foto del bucato svennies sparked the idea and confirmed his observations that people tolante dai balconi, che confermavano la sua idea secondo cui le want to experience Sicilians more than they do Sicily. Simply put, persone vogliono avvicinarsi più ai siciliani che alla Sicilia. In poche people are in search of emotions that only connecting with the parole, le persone vanno alla ricerca di emozioni che solo una visita place you’re visiting in a real way offers. So, he begins his walking verace dei luoghi può offrire. Così, il punto di partenza delle sue tour in the morning where townspeople begin their day, in the passeggiate mattutine è proprio laddove ha inizio la giornata degli local bakery where the last wood ovens remain and where you can abitanti: l’unico forno a legna rimasto, dove è possibile gustare taste their fresh pane cunzatu along with the Sant’Angelesi who il pane cunzatu fresco in compagnia dei Sant’Angelesi che lì si gather and discuss the news in the morning paper. The various ritrovano e discutono delle notizie apparse sui quotidiani. L’offerta offerings of Sicanian Encounters include experiences like a visit to variegata di Incontri sicani comprende una visita a un piccolo a small dairy where a family of four generations produces ricotta, caseificio in cui, da quattro generazioni, si produce la ricotta; o or you can meet Aldo, the last Sicilian native seed keeper who l’incontro con Aldo, l’ultimo conservatore di semi autoctoni siciliani dedicates his life to plants and the creation of essences and oils. che da una vita si dedica alle piante e alla creazione di essenze Tastings of local products are a given, and the time spent with loe oli. La degustazione di prodotti locali è immancabile; mentre il cals learning about their lives is punctuated with stimulating walks tempo trascorso con la gente del luogo a conoscere la loro vita è and Spoto’s spirited storytelling as his pride of place permeates his scandita da passeggiate stimolanti e dai racconti vivaci di Spoto, deep knowledge of the town’s history and colourful characters who dal cui orgoglio emerge una profonda conoscenza della storia del inhabit it. (www.valdikam.it) paesino e dei personaggi particolari che vi abitano. (www.valdikam.it)

Going coastal

Then there’s another more rigorous and demanding type of walking tour, where you are fully immersed in nature, away from any type of social centre. Pandemic living certainly extolled the benefits of openair walking away from crowds. It is no surprise then that this type of experience is growing in popularity, which takes us from one Italian island to another: Sardinia. Inspired by his walking tour of Camino de Santiago with his father in 2013, Nicola Melis fantasized about reaching Galicia by foot starting from his hometown of Cagliari.

Lungo la costa Vi è poi un altro tipo di escursione a piedi, più rigorosa ed impegnativa, in cui ci si ritrova totalmente immersi nella natura, lontani da qualunque tipo di comunità. La vita durante la pandemia ha certamente esaltato i benefici delle passeggiate all’aperto, lontani dalla folla. Non sorprende dunque che questo tipo di esperienza stia adesso acquisendo fama, facendoci spostare da un’isola italiana all’altra: la Sardegna. Traendo ispirazione dal Cammino di Santiago fatto con il padre nel 2013, Nicola Melis ha immaginato di raggi-

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TRAVEL

Typical sicilian bakery in Sant’Angelo Muxaro

What first seemed like a crazy idea became a reality three years later. “We were truly inspired by the story of Antonio Camo who, about 450 years ago, travelled around Sardinia registering the existing towers along the coast,” says Melis, founder and president of Cammino 100 Torri. At the time, there were about 40 towers, and following his report, 80 more were built. “The first mapping took about a year and a half, and after planning and tracing about 70 per cent of the route, I decided to test out the path,” says Melis. No small feat. While the Santiago Camino covers 800 kilometres, the Cammino 100 Torri covers 1,284 kilometres, a trail that is always within two kilometres of the Sardinian coastline. Melis walked up to 50 kilometres a day and managed to complete the entire journey in about 45 days. He highly recommends doing it in at least 60.

ungere la Galizia a piedi partendo dalla sua città, Cagliari. Ciò che in un primo momento sembrava un’idea folle, tre anni dopo è divenuto realtà. “La storia di Antonio Camo che, all’incirca 450 anni fa, aveva viaggiato per tutta la Sardegna facendo l’inventario di tutte le torri lungo la costa è stata di grande ispirazione” racconta Melis, fondatore e presidente di Cammino 100 Torri. All’epoca c’erano all’incirca 40 torri che, dopo il suo inventario, videro la costruzione di altre 80. “La prima mappatura ha richiesto circa un anno e mezzo e, dopo aver pianificato e tracciato circa il 70 per cento del percorso, ho deciso di testarlo” sottolinea. Non è una cosa da poco. Mentre il Cammino di Santiago copre 800 chilometri, il Cammino 100 Torri ne copre 1.284, un percorso che si trova sempre a due chilometri massimo dalla costa sarda. Melis ha percorso 50 chilometri a piedi al giorno ed è riuscito a completare tutto il tragitto all’incirca in 45 giorni. Consiglia vivamente di farlo in almeno 60 giorni.

Scalable Sardinia

Sardegna da Scalare

Walkers’ Passports are issued to participants who set out on the island-long walk, which is divided into eight vie (paths). Mapped out according to the 16th century Royal Administration of Towers, “We simply gave them names based on the areas of relevance. Via degli Angeli represents the first part of the Cammino 100 Torri. It starts in Cagliari and reaches Villasimius after crossing the entire gulf for about 60 kilometres,” informs Melis. All completed paths are tracked and certified so the walker can decide whether to walk the entire route or tackle another via at their convenience in the future.

Il Passaporto del pellegrino viene rilasciato ai partecipanti che intraprendono il lungo percorso a piedi, diviso in otto vie. Mappato seguendo la Reale Amministrazione delle Torri del XVI secolo, “Assegniamo i nomi in base alle aree di pertinenza. Via degli Angeli costituisce la prima parte del Cammino delle 100 Torri. Comincia a Cagliari e raggiunge Villasimius dopo aver attraversato tutto il golfo per circa 60 chilometri” precisa Melis. Tutte le vie completate sono tracciate e certificate per cui i camminatori possono decidere di percorrere l’intero cammino in una sola volta o di affrontare un’altra via a scelta in futuro.

Torre di Barì

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TRAVEL

Photo by Nicola Melis

Passport to paradise

Melis confirms that he has certified another 20 walkers who have all eight stamps on their Cammino 100 Torri passport this year. Since its inception in 2016, a total of 80 have scaled that same mountain (so-to-speak) while taking in the entire Sardinian seaside. “A lot of people have chosen this way of travelling for the first time having discovered a new way of enjoying territories.” He equates this increasing interest in the Cammino as a direct response to the stress we experienced during lockdown. In fact, walking in nature became an important part of restoring physical and psychological well-being. The healing powers of nature, in particular those dramatic landscapes and turquoise waters of the island, must make the demanding journey a little less arduous. “Walking in Sardinia is a unique and unforgettable adventure. Sardinia is more than an island: it’s a continent!” He does concede the physical and mental challenge of the trek. “Walking is more than just placing one foot in front of the other; it’s about facing our limits,” reflects Melis. Yet, he insists, “It is the only way to savour Sardinia and immerse yourself in all its magic.” Melis reveals that the Cammino always gives you what you need and of course, invited me to try it. In the interest of keeping it real and upholding my affinity for slow travel, I would attempt at least one of the vie and take day-long breaks on the beach. What’s the rush? I relish the thought of every day feeling like a Sunday.

Passaporto per il paradiso Melis conferma di aver dato il certificato ad altri 20 pellegrini il cui passaporto quest’anno ha ottenuto tutti e otto i timbri del Cammino 100 Torri. Sin dal suo inizio nel 2016, sono stati in 80 ad aver scalato la stessa montagna (per così dire) godendosi appieno l’intera costa sarda. “In molti hanno scelto di viaggiare per la prima volta in questo modo, avendo scoperto delle modalità nuove per godersi i territori”. Vede in questo interesse crescente per il Cammino una diretta conseguenza dello stress accumulato durante il confinamento. Di fatto, camminare immersi nella natura è fondamentale per il recupero del benessere psico-fisico. Il potere curativo della natura e in particolare dei paesaggi spettacolari e delle acque cristalline dell’isola renderanno questo viaggio, per quanto impegnativo, un po’ meno arduo. “Camminare in Sardegna è un’avventura unica e indimenticabile. La Sardegna è più che un’isola: è un continente!”. Riconosce comunque le difficoltà fisiche e mentali imposte dalla lunga escursione. “Camminare non è semplicemente mettere un piede davanti all’altro; è confrontarsi con i propri limiti” riflette Melis. Eppure: “È l’unico modo per assaporare la Sardegna e immergersi in tutta la sua magia” sottolinea. Rivela che il Cammino offre sempre ciò di cui si va alla ricerca e, ovviamente, mi ha invitato a provarci. A dimostrazione della mia sincerità e a conferma del mio interesse per il viaggio lento, proverei almeno una delle vie e mi concederei lunghe soste in spiaggia. Che fretta c’è? Mi piace l’idea di sentirmi ogni giorno come fosse domenica.

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Sightseeing by Horse

Sunset at Andromeda Theatre

Torre del Prezzemolo

The Eight Vie of Cammino 100 Torri

Le otto vie del Cammino 100 Torri

Via Sarcapos stretches along the coast of Sarrabus, includes Castiada, Muravera, San Vito, Villaputzu & Villasimius and mountain peaks

Via Sarcapos si estende lungo la costa di Sarrabus e comprende Castiada, Muravera, San Vito, Villaputzu e Villasimius, e le cime montane

Via degli Angeli is the starting point

Via degli Angeli è il punto di partenza

Via Ogliastra is the hardest, but Melis assures the meeting between sea and mountains here turns into pure poetry

Via Ogliastra è la più difficile ma Melis assicura che il punto in cui s’incontrano il mare e le montagne è pura poesia

Via Gallura is characterized by a complex and jagged route that winds through narrow inlets and granite rocks

Via Gallura è caratterizzata da un percorso complesso e sterrato che si snoda attraverso calette e rocce di granito

Via Catalana is one of the longest stretches at 238 kilometres

Via Catalana, uno dei tratti più lunghi, si estende per 238 chilometri

Via dei Giganti coincides with the ancient coastal route that connected Cornus to Neapolis (one of the shortest routes)

Via dei Giganti coincide con l’antica rotta costiera che collegava Cornus a Neapolis (uno dei percorsi più brevi)

Via delle Miniere covers the south-western coast

Via delle Miniere copre la costa sud-occidentale

Via del Martirio is named Sant’Antioco and Sant’Efisio, two very important religious figures for Sardinia

Via del Martirio prende il nome dall’unione dei siti del martirio di Sant’Antioco e Sant’Efisio, due figure religiose importantissime per la Sardegna

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TRAVEL

Olive Oil Tourism

Feeling the Olive Grove Groove

Il turismo dell’olio d’oliva

BY - D I

M AU R E E N L I T T L E J O H N

Passione per gli uliveti

O

live oil is Italy’s liquid gold, even though some of it can be a little greenish in colour. Just about any Italian meal relies on this healthy fluid. It adds a satiny finish and a myriad of delicate flavours, depending on the freshness and type of olive. These days, people really want to know what distinguishes the top products on the market. The best way to learn all about olive oil is to go to the source. Following in the footsteps of popular wine and food tours is the emerging trend of olive oil tourism, also known as oleotourism.“People are interested in gastronomy in its wide sense, paying attention to local products, roots, traditions and culture,” notes Roberta Garibaldi, a professor of tourism management at the University of Bergamo and president of the Italian Association of Gastronomy Tourism. “Being one of the most renowned products in the Mediterranean, it is not surprising that people want to discover it during their holidays.”

L’

olio d’oliva è il liquido d’oro d’Italia, anche quando, a volte, tende al verde. Quasi ogni pasto dipende da questo elisir di salute. La varietà dell’oliva e la sua freschezza aggiungono un tocco satinato e una miriade di sapori delicati. Ormai, per molti, è importante riconoscere ciò che distingue i prodotti migliori sul mercato. Il modo migliore per imparare tutto sull’olio d’oliva è quello di andare direttamente alla fonte. Sulla scia dei famosi tour enogastronomici, sta emergendo un nuovo trend per il turismo dell’olio d’oliva, noto come olioturismo. “Le persone si interessano alla gastronomia in senso lato, fanno attenzione ai prodotti locali, alle origini, alle tradizioni e alla cultura,” precisa Roberta Garibaldi, docente di gestione delle imprese turistiche all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana del Turismo Enogastronomico. “Essendo uno dei prodotti più rinomati del Mediterraneo, non sorprende che le persone colgano l’occasione delle vacanze per saperne di più”.

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TRAVEL

Le due maggiori produttrici di olio d’oliva sono la Puglia e la Toscana, sebbene le olive si coltivino in tutto il paese. Sono tantissimi i tour guidati, i percorsi dell’olio d’oliva e le escursioni in bici o a piedi attraverso i quali poter familiarizzare con questo piccolo frutto verde. Nel 2020, il governo italiano ha riconosciuto nell’olioturismo un’entità ben precisa da regolarizzare e promuovere. La Città dell’Olio (Associazione Nazionale Città dell’Olio) aderisce all’iniziativa e copre Antonio Balenzano oltre 385 comuni italiani. Con una rete di frantoi, ristoranti, musei e agriturismi, l’associazione e i suoi soci aiutano i turisti a conoscere questo prodotto saporito (www. turismodellolio.com). L’anno scorso, Città dell’Olio ha lanciato il Concorso Nazionale Turismo dell’Olio. “Il concorso mira a identificare e a far conoscere le migliori pratiche nell’organizzazione del turismo dell’olio d’oliva in Italia,” spiega Antonio Balenzano, direttore dell’associazione. Vincitrice del premio della categoria “Tour operator/Agenzie di viaggio” è stata la Valdichiana Living di Siena. Oil and Wellness è un pacchetto di tre giorni con il quale offre una visita a un frantoio, un massaggio all’olio d’oliva, una degustazione e una lezione di cucina con un cuoco professionista. “Ciò che piace ai nostri clienti è la varietà della nostra offerta perché consente loro di imparare i segreti dell’olio extra vergine di oliva e come poterlo utilizzare in modi non convenzionali,” racconta la direttrice dell’agenzia Bruna Caira. Città dell’Olio partecipa a numerosi eventi tra cui la “Giornata Nazionale della Camminata tra gli Olivi” l’ultima domenica di ottobre. I partecipanti passeggiano tra gli uliveti di tutto il paese ed ogni percorso si conclude con una degustazione in un frantoio, in un oleificio o in un edificio storico. Quest’anno, in aprile è stato lanciato un nuovo evento, “Merenda nell’Oliveto”, con laboratori, corsi di degustazione, storie raccontate da esperti, letture di poesie incentrate sull’olio ed esibizioni di danza. “La cultura dell’olio d’oliva include il paesaggio, la biodiversità, la storia e l’identità dei luoghi. L’Italia è profondamente legata alla sua produzione agricola. Fa parte integrante del suo quotidiano” afferma Belenzano. Johnny Madge, immigrato dalla Gran Bretagna e in Italia dal 1982, è totalmente immerso nella cultura dell’olio d’oliva. Ha collaborato a La guida agli extravergini e da oltre 12 anni gestisce visite guidate alla scoperta dell’olio nella zona della Sabina, fuori Roma. Madge, membro di giuria in numerosi concorsi internazionali dedicati all’olio extravergine di oliva, è un degustatore esperto e possiede un uliveto con 100 alberi. “Sono fissato con gli oli amari. Sono quasi sempre Photo by Patrizia Malomo

Two of the major olive oil producing regions are Apulia and Tuscany, but olives are grown throughout the entire country. There are plenty of guided tours, olive oil trails and hiking or biking excursions to help you get acquainted with the little green fruit. In 2020, olive oil tourism was recognized by the Italian government as a distinct form of tourism to be regulated and promoted. The Città dell’Olio (Italian Olive Oil Towns Association) is part of the initiative and covers more than 385 municipalities in Italy. Comprising a network of oil mills, restaurants, museums and holiday farms, the association and its members help visitors connect with the tasty product (www.turismodellolio. com). Last year, Città dell’Olio launched the Best Italian Oleotourism experiences contest. “The contest aims to identify and bring out the best practices in the operation and organization of olive oil tourism in Italy,” explains Antonio Balenzano, director of the association. The winner in the best tour operator/travel agency category was Valdichiana Living in Siena. Its three-day Oil and Wellness package offers a mill visit, olive oil spa massage, tasting and cooking class with a professional chef. “Our guests like the variety we offer so they can learn the secrets of extra virgin olive oil, and also how it can be used in unconventional ways,” says the agency’s director, Bruna Caira. Città dell’Olio is involved in a number of events including the Camminata tra gli Olivi (National Day of Walking Among the Olive Trees) on the last Sunday of October. Participants wander through groves throughout the country, and every route ends at a mill, olive farm or historic building where a tasting is held. This year, a new event called Merenda nell’Oliveta (Picnic in the Olive Groves) was launched in April, and included educational workshops, tasting courses, storytelling with experts, reading of oil-themed poems and dance performances. Participants had the chance to buy extra virgin oil produced in the area.“The culture of olive oil includes landscape, biodiversity, history and identity of places. Italy is strongly tied to this agricultural crop. It is an integral part of daily life,” says Balenzano. Johnny Madge, a British expat, has been living in Italy since 1982 and is fully immersed in olive oil culture. He collaborated on La Guida agli Extravergini and has been leading olive oil tours in the Sabina area outside Rome for more than 12 years. Madge, Roberta Garibaldi who judges olive oil competitions around the

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Photo by Julia Griner

world, is an expert taster and owns a grove of 100 trees. “My obsession is with bitter oils. They are nearly always the ones that have high levels of polyphenols, which are antioxidant, anti-inflammatory and antibacterial,” he explains. Madge’s tours include stops at walkable groves, a working olive mill to learn about the process of extraction, tastings and a lunch where oils are paired with a variety of foods. “Sometimes we meet olive grove owners who are pruning or harvesting. We always meet the miller and nearly always have lunch with a producer so my guests can ask questions.” Other highlights for Madge’s groups are seeing a 2,000-yearold olive tree and smelling the wild herbs growing in the groves. “Sniffing the fennel, mint and borage wakes up the senses, and then when you taste the oil, you are more alert to what you are tasting,” he explains. At Tuscan Organic Tours, based in the town of Certaldo, owner Giacomo Ceccarelli says his guests are most surprised by the taste of true, extra-virgin olive oil. “Sadly, the high-quality olive oil is not easy to find, and the price is very high,” he explains. Pointing out the care taken to make good oil, he notes, “It is a labour of love.” Seeing the production process with your own eyes on an olive oil tour, then tasting the results at a curated meal can be a life-changing event. Or it can at least change your shopping habits. Take one of these tours and you’ll know exactly what to look for when buying some of that delicious health in a bottle.

Olive oil facts

• There are 638 varieties of olives in Italy. • Bitterness and pungency, depending on variety, indicates quality. • All olives go black when they ripen. Green olives are picked before ripening. • First cold pressing does not necessarily mean extra virgin. • Extra virgin oil is judged by smell and taste. No chemicals, steam or high heat are used in its production. • Good oil results from getting freshly picked olives to the mill in three hours or less. • Leftover pulp is used for fertilizer or animal feed. • Leftover pits are used as fuel. • The best oil smells and tastes like freshly cut grass and is peppery at the back of the throat. • Olive oil maps can be found on the Federazione strade del Vino, Olio e Sapori Italiane website. (www.stradevinoitalia.it)

quelli che contengono i livelli maggiori di polifenoli, che hanno proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antibatteriche” aggiunge. I tour di Madge comprendono passeggiate tra gli ulivi, soste in un frantoio per conoscere il processo d’estrazione, degustazioni e un pranzo in cui ai vari alimenti vengono abbinati vari tipi di olio. “A volte, incontriamo i proprietari di alcuni uliveti alle prese con la potatura o con il raccolto. Incontriamo sempre il frantoiano e pranziamo quasi sempre con un produttore per offrire ai partecipanti l’opportunità di fare domande”. Altri punti forti dei gruppi organizzati da Madge sono la visita a un ulivo di 2.000 anni e un tour aromatico delle erbe selvatiche che crescono negli uliveti. “Odorare il finocchio, la menta e la borragine risveglia i sensi, il che rende più ricettivi al momento di degustare l’olio” spiega. Giacomo Ceccarelli, organizzatore dei tour biologici a Certaldo, in Toscana, parla del grande stupore dei suoi ospiti allorché assaggiano il vero olio extra-vergine d’oliva. “Purtroppo, non è facile trovare un olio di alta qualità e il prezzo è altissimo,” aggiunge. Definisce la produzione di un buon olio “un atto d’amore”. Assistere durante un tour al processo di produzione dell’olio d’oliva per poi assaggiarne il prodotto finale durante un pranzo ben curato può essere un’esperienza rivelatrice. Quantomeno modifica il nostro modo di acquistare. Vi consigliamo di partecipare a una di queste visite guidate per scoprire a cosa prestare attenzione quando si acquista quest’eccellente elisir di salute in bottiglia.

Dati sull’olio d’oliva

• In Italia, ci sono 638 varietà di olive. • L’amaro e la sapidità, a seconda della varietà, sono indici di qualità. • Tutte le olive diventano nere quando maturano. Le olive verdi vengono raccolte prima della maturazione. • La prima pressatura a freddo non è necessariamente indicativa di extravergine. • L’olio extra-vergine viene giudicato in base all’odore e al sapore. Durante la produzione non vengono utilizzate sostanze chimiche, né vapore o alte temperature. • Per ottenere un buon olio d’oliva, le olive devono essere appena raccolte e portate al frantoio nell’arco di tre ore o meno. • La polpa rimanente viene utilizzata come fertilizzante o come mangime per gli animali. • I noccioli rimasti vengono usati come combustibile. • L’olio d’oliva migliore ha lo stesso odore e sapore dell’erba appena tagliata e lascia una sensazione di piccante in gola. • Le mappe dell’olio d’oliva sono reperibili nel sito web della Federazione strade del Vino, Olio e Sapori Italiane (www.stradevinoitalia.it)

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RECIPES

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Recipes & photography by

Creamy Rigatoni Alla Boscaiola

Gabriel Riel-Salvatore Managing Editor g.salvatore@panoramitalia.com

Rigatoni cremosi alla Boscaiola

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asta alla Boscaiola is a great recipe for your colder season repertoire. This flavourful and creamy pasta dish is made with shiitake, oyster, chanterelle and chestnut mushrooms, but feel free to use any other fresh mushrooms such as portobello or porcini. Add some Italian sausage to the mix for a delicious meal that only takes 30 minutes to make.

La

pasta alla Boscaiola è la ricetta perfetta per la stagione fredda. Primo squisito e cremoso, questi rigatoni alla Boscaiola contengono funghi shiitake, pleurotus, finferli e castagnoli, ma sentitevi liberi di usare qualsiasi altro tipo di funghi fresche come il portobello o i porcini. Aggiungete all’insieme un po’ di salsiccia italiana per realizzare un ottimo piatto in soli 30 minuti.

Ingredients / Ingredienti Serves / Porzioni: 4

rigatoni (or any type of short pasta rigata) / rigatoni (o qualsiasi pasta rigata) olive oil / olio d’oliva medium shallot or red Florence onion / media scaglione o rossa di Firenze garlic cloves / spicchi d’aglio shitake mushrooms / funghi shiitake chestnut mushrooms / funghi castagnoli oyster mushrooms / funghi pleurotus chanterelle mushrooms / funghi finferli Italian sausage (casings removed) / salsiccia italiana (rimuovere il budello) dry white wine / vino bianco secco cooking cream / panna da cucina grated Parmesan / parmigiano grattugiato fresh parsley / prezzemolo fresco, black pepper / pepe nero

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. . . . 450 g . . . . ¼ cup / tazza . . . . 1 chopped / sminuzzati .... .... .... .... ....

2 halved / a metà 150 g chopped / sminuzzati 150 g chopped / sminuzzati 150 g chopped / sminuzzati 150 g chopped / sminuzzati

. . . . 3-4 roughly chopped / sminuzzare grossolanamente .... .... .... .... ....

¼ cup / tazza) 2 cups / tazze 50 g chopped / sminuzzato freshly ground / appena macinato


RECIPES

Preparation / Preparazione • Bring a large pot of water to boil, salt the water and cook the pasta until al dente. Set aside a cup of pasta water before draining the pasta.

• In una grande pentola, fare bollire l’acqua, salarla, quindi cuocere la pasta al dente. Prima di procedere alla scolatura della pasta, mettere da parte una tazza di acqua di cottura.

• Meanwhile, heat olive oil with garlic cloves in a large pan and sauté the shallot for 3 to 5 minutes on medium heat or until softened.

• Nel frattempo, scaldare l’olio d’oliva con gli spicchi d’aglio e soffriggere la cipolla scalogno per 3-5 minuti a fiamma media o finché appassisce.

• Remove garlic, add the mushrooms and fry them for 5 to 10 minutes on medium-high heat until they soften, lose most of their water and turn golden. Remove and set aside.

• Rimuovere l’aglio, aggiungere i funghi e friggerli per 5-10 minuti a fiamma media finché diventano teneri, perdono gran parte dell’acqua e si dorano. Rimuovere dalla padella e mettere da parte.

• Add the Italian sausage and cook for 5 to 10 minutes until browned. Combine mushrooms, add the white wine and cook until wine evaporates. Add the cooking cream and then simmer for 1 to 2 minutes until the sauce thickens. If the sauce looks too thick, add a splash of pasta water. • Add the parsley and grated Parmesan. Season to taste with salt and freshly ground black pepper. Serve immediately with some extra Parmesan.

• Aggiungere la salsiccia italiana e far rosolare per 5-10 minuti. Unire i funghi, aggiungere il vino e lasciar cuocere fino a quando sarà evaporato. Aggiungere la panna da cucina, quindi far addensare la salsa per 1-2 minuti. Se la salsa risulta troppo densa, aggiungere un po’ dell’acqua di cottura della pasta. • Incorporare il prezzemolo e il parmigiano grattugiato. Condire a piacimento con il sale e il pepe appena macinato. Servire immediatamente con un’altra aggiunta di parmigiano.

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RECIPES

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Pumpkin Risotto with Crispy Sage and Pancetta Risotto alla zucca con salvia e pancetta croccanti

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ou can’t go wrong this fall with this delicious, creamy pumpkin risotto topped with crunchy roasted pumpkin, crispy sage, pine nuts, pancetta and Parmesan cheese. The flavours complement each other perfectly with a lovely sweet and salty combination, while the pairing of soft and crispy textures really lifts this risotto’s flavours. Make sure to add a generous amount of toppings for an amazing presentation.

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uest’autunno non si può sbagliare con questo fantastico risotto cremoso alla zucca, guarnito con salvia croccante, pinoli, pancetta e parmigiano. I sapori si completano l’un l’altro in una combinazione perfetta di dolce e salato, mentre l’accoppiata soffice-croccante fa risaltare al massimo i sapori del risotto. Per una splendida presentazione, assicuratevi di guarnirlo in abbondanza.

Ingredients / Ingredienti Serves / Porzioni: 4

Roasted Pumpkin butternut squash or Hokkaido pumpkin / zucca violina o Hokkaido rosemary / rosmarino olive oil / olio d’oliva salt and pepper / sale e pepe Risotto butternut squash or Hokkaido pumpkin / zucca violina o Hokkaido extra virgin olive oil / olio extra-vergine di oliva garlic cloves / spicchi d’aglio onion / cipolla dry white wine / vino bianco secco chicken or vegetable broth / brodo vegetale o di pollo butter / burro arborio rice / riso arborio grated Parmesan / parmigiano grattugiato salt / sale Garnishes fresh sage leaves / foglie di salvia fresca pine nuts / pinoli olive oil / olio d’olivo slices of pancetta arrotolata / fette di pancetta arrotolata

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. . . . 150 g cubed / tagliata a cubetti . . . . 2 sprigs / rametti . . . . 2 tbsp / cucchiaio . . . . to taste / quanto basta

. . . . 300 g cubed / tagliata a cubetti . . . . 1/4 cup / tazza . . . . 2 halved / a metà . . . . 1/2 finely chopped / tagliata finemente . . . . 1/2 cup / tazza . . . . 1.5 L / litri . . . . 50 g . . . . 2 cups / tazze . . . . 1/2 cup / tazza . . . . to taste / quanto basta . . . . 6-8 . . . . 2 tbps / cucchiai . . . . 1 tbsp / cucchiaio . . . . 10 thinly sliced / tagliati sottilissima


RECIPES

Preparation / Preparazione • Preheat the oven to 400°F. Line a baking tray with paper. Add pumpkin, rosemary leaves, salt and pepper and oil to the tray. Place in oven for 25 minutes or until golden. Set aside when ready.

• Preriscaldare il forno a 400°F Rivestire una teglia da forno con la carta da forno. Disporre la zucca sulla teglia e guarnire con le foglie di rosmarino, il sale, il pepe e l’olio. Infornare per 25 minuti o finché raggiungerà la doratura. Una volta pronta, mettere da parte.

• Meanwhile, bring stock to a boil in a medium saucepan and cook pumpkin cubes for 10 minutes. Once ready (prick with a fork, cubes must be tender), remove pumpkin cubes with a skimmer and transfer to a bowl and mash pumpkin cubes with a fork. Keep stock warm.

• Nel frattempo, far bollire il brodo in un tegame medio e far cuocere i cubetti di zucca per 10 minuti. Una volta pronti (punzecchiati con una forchetta, i cubetti devono risultare teneri), rimuovere i cubetti con una schiumarola, trasferirli in una ciotola e schiacciarli con una forchetta. Mantenere il brodo caldo.

• In a large heavy bottom pan, add olive oil, garlic and onion. Cook, stirring until soft and slightly golden. Remove garlic cloves and add wine. Simmer, uncovered, until the liquid has almost evaporated. Combine rice. Stir to coat well with onion mixture. Cook, stirring for one minute.

• In una grande padella con il fondo pesante, aggiungere l’olio d’oliva, l’aglio e la cipolla. Mescolare e far appassire finché si dorano leggermente. Rimuovere gli spicchi d’aglio e aggiungere il vino. Cuocere senza coperchio e a fiamma lenta finché il liquido sarà evaporato quasi del tutto. Aggiungere il riso. Mescolare affinché si cosparga bene del miscuglio di cipolla. Cuocere, mescolando per un minuto circa.

• Add 1/2 cup of hot stock to rice mixture. Cook, stirring over medium heat, until the liquid is absorbed. Continue adding stock, 1/2 cup at a time, stirring between each addition, until half the stock has been added. • Stir in the pumpkin, then continue adding stock, 1/2 cup at a time, stirring between each addition, until all the liquid has been absorbed (this step should take about 20 minutes). Remove risotto from heat. Stir in the butter and Parmesan. Season with salt and pepper to taste. Serve topped with reserved roasted pumpkin, pine nuts, pancetta and crisp sage leaves. Garnishes Place the pine nuts in a frying pan and dry roast until golden. Remove and set aside. Heat frying pan over medium-low heat, add pancetta rounds and fry until crisp. Remove and set aside. Add remaining oil in and fry sage leaves for about 20 seconds.

• Aggiungere mezza tazza di brodo caldo al riso. Far cuocere a fiamma media mescolando fino all’assorbimento del liquido. Continuare ad aggiungere il brodo, 1/2 tazza alla volta, mescolando tra un’aggiunta e l’altra, fino a quando non è stata aggiunta metà del brodo. • Aggiungere la zucca mescolando, e continuare ad aggiungere il resto del brodo, 1/2 tazza alla volta, fino all’assorbimento del liquido (questo passaggio dovrebbe durare all’incirca venti minuti). Rimuovere il risotto dalla fiamma. Unire il burro e il parmigiano e mescolare. Salare e pepare a piacimento. Servire guarnito con la zucca rosolata, i pinoli, la pancetta e le foglie di salvia precedentemente messi da parte. Per la guarnizione Mettere i pinoli in una padella e tostare a secco finché risulteranno dorati. Togliere dalla padella e mettere da parte. Riscaldare una padella a fiamma medio-bassa, aggiungere le fette rotonde di pancetta e friggere finché risulteranno croccanti. Togliere dalla padella e mettere da parte. Aggiungere l’olio restante e friggere le foglie di salvia per circa 20 secondi.

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ADVERTORIAL

Restaurant Basilico

BY S A C H A B R O S S E AU

A new experience in fine dining

Mike Maturo and chef Josh Michael

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ocated in the heart of Dollard-des-Ormeaux, Restaurant Basilico has made its mark on Montreal’s West Island dining scene and beyond. Patrons come from all around to live what so many have described as an unforgettable experience. The quaint, private and modern looking restaurant with distinct features, seats a maximum of 30 people, allowing for the staff to properly cater to the needs of each of its guests. With a strong and highly reputed background in the restaurant and hospitality industries, owner and operator Mike Maturo has mastered the perfect combination of familiarity and bespoke service that everyone who dines at Basilico both appreciates and comes back for. “We want everyone who comes to Basilico to feel like family, but also receive five-star treatment and service,” says Maturo. “We’ve come a long way from a place that was a West Island lunch spot to a renowned fine dining establishment.”


Like many restaurants during the pandemic, Restaurant Basilico had to adapt to the times. During the first lockdown, with neighbouring businesses shutting down and people working from home, they took advantage of the situation to both renovate the inside and re-brand themselves from a lunch friendly “trattoria” to a fine evening dining establishment. The second lockdown allowed for them to perfect their vision with a menu that would not only satisfy the tastebuds but bring something to the West Island that has never been done before. By the time the pandemic restrictions eased, and things started getting back to “normal”, Basilico was ready to welcome its guests, who have since been back regularly, sometimes even twice per week! Executive chef Josh Michael, formerly the sous-chef at Le Serpent, has since created an Italian-inspired menu using the very best ingredients our local “terroir” has to offer. Known for extracting all the wonderful flavours of each ingredient that he works with, Michael has made a name for himself over the years as a chef who respects the old recipes while giving them his own special touch, creating a whole new and superb experience for the pallet. “When someone comes to Basilico, I want them to have an experience,” says Michael. “It’s not just about serving delicious food; it’s about taking them on a journey where every dish tells its own story. That’s the philosophy behind our tasting menu options.” The frequently refreshed tasting menu, embracing the flavours of the season, has something to offer for everyone. The options vary from $85 to $125 per person, ranging from 5 to 10 dishes per serving, with both vegetarian and vegan options available. Wine pairings are also available to truly maximize the experience. In a digital world where online presence is key, Basilico makes sure to update both its Instagram (@ basilico_restaurant) and Facebook (Restaurant Basilico) pages regularly to make sure customers are kept abreast of new menu items and events. “Social media allows us to have a more personal connection with our customers, who often communicate with us through those channels,” says Maturo. “We aren’t just serving amazing food to people. We are building a community.”

“We’ve come a long way from a place that was a West Island lunch spot to a renowned fine dining establishment.”

Restaurant Basilico is open from Wednesday to Saturday, serving from 6:00pm to 10:30pm. For reservations, call (514) 624-4040, or visit their Instagram page, @basilico_restaurant, or their Facebook page, Restaurant Basilico. 3595 Boul Saint-Jean, Dollard-des-Ormeaux, QC

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Ex-Montrealer Jessica Rosval Named Best Female Chef of Italy

BY - D I

L O R E T TA N O E L L A D I V I TA

Ex-Montrealese Jessica Rosval nominata migliore cuoca in Italia

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essica Rosval recognizes a life-changing opportunity when she encounters one. Eight years ago, while dining at Osteria Francescana in Modena, chef/owner Massimo Bottura entered the dining room to greet his guests. At the time, Rosval was a trained chef freshly transplanted from Montreal, planning to live in Italy for a year to “find a small job” and learn more about its cuisine and culture. So when Bottura approached her table, Rosval went gaga and seized the moment. “I started gushing about the food, cooking, how much I respected him and asked if I could work in his kitchen. Never did I think I’d end up working for a three-star Michelin restaurant. A two-day trial turned into 10 days, and now it’s been eight years,” she says, still giddy at the thought of having been chef de partie at Osteria Francescana and, since its 2019 opening, head chef at Casa Maria Luigia, the dizzyingly beautiful Modena countryside B&B owned by Bottura and his American-born wife, Lara Gilmore. Clearly, the 35-year-old chef (trained at the Institut de Tourisme et d’Hôtellerie du Quebec) is just as starstruck by Bottura—arguably the world’s best chef—as throngs of culinary cognoscenti around the world. “I had always admired Massimo’s depth of thought, his creativity, the poetry, the emotions he’s able to transmit through his food,” she says. But these days Rosval is creating her own buzz, recently named by Le Guide de l’Espresso as Italy’s Best Female Chef of 2021—the first non-Italian to win the award. Surely it would be easy for Rosval to let success go to her head. Instead she proves there’s no ‘I’ in ‘team’, praising the contribution of the dedicated chefs and stagiaires she leads. “It takes a village,” she says. “The award should go to all of us.” At Casa Maria Luigia, Rosval orchestrates a nine-course tasting menu of Bottura classics spanning 25 years of innovation, including the provocatively named “Oops! I dropped the Lemon Tart”. But where her creativity really sizzles is at the site’s outdoor wood-fired oven where she roasts, sears and “occasionally burns” (she kids) everything from cotechino to ricotta and focaccia. “I love the nostalgic aspect of cooking with fire and the contrast of creating something more modern in

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essica Rosval sa riconoscere l’occasione di una vita quando gliene capita una. Otto anni fa, durante una cena all’Osteria Francescana di Modena, lo chef e proprietario Massimo Bottura è entrato in sala per salutare gli ospiti. All’epoca, Rosval, cuoca qualificata, si era appena trasferita da Montreal in Italia con l’intenzione di restarci per un anno e di trovare “un lavoretto” che gliene facesse conoscere meglio la cucina e la cultura. Così, non appena Bottura si è avvicinato al suo tavolo, Rosval, in preda all’entusiasmo, ha colto l’attimo. “Ho cominciato a fargli un sacco di complimenti sul cibo, sui piatti, a dirgli quanto lo ammirassi e gli ho chiesto se potessi lavorare nella sua cucina. Non avrei mai pensato di finire a lavorare in un ristorante con tre stelle Michelin. I due giorni di prova sono diventati dieci ed ora siamo già a otto anni” racconta ancora emozionata al pensiero di aver lavorato come chef de partie all’Osteria Francescana e dal 2019, anno della sua apertura, come capocuoca a Casa Maria Luigia, un bellissimo B&B nella campagna modenese, di proprietà di Bottura e della moglie americana Lara Gilmore. È chiaro che la cuoca 35enne (formatasi all’Institut de Tourisme et d’Hôtellerie du Québec) ammira Bottura – senza dubbio il cuoco migliore al mondo – con lo stesso ardore di quello degli esperti di tutto il mondo. “Ammiravo da sempre la profondità di pensiero di Massimo, la sua creatività, la poesia, le emozioni che i suoi piatti sono in grado di trasmettere”. La stessa Rosval, ultimamente, sta facendo parlare di sé, essendo stata nominata da Le Guide dell’Espresso la miglior cuoca d’Italia del 2021 – prima cuoca non italiana ad aggiudicarsi il riconoscimento. Sarebbe facile per Rosvalt farsi travolgere dal successo. Invece, quando elogia il talento dei cuochi e dei tirocinanti di cui è guida, dimostra che nel termine team (squadra) non c’è spazio per la “i” di “io”. “Ci vuole lavoro di squadra” afferma. “Il riconoscimento dovrebbe andare a tutti noi.” A Casa Maria Luigia, Rosval orchestra un menu degustazione di nove portate di piatti iconici di Bottura, che riassumono 25 anni di innovazione e includono il dessert dal nome provocatorio “Oops! Mi è caduta la crostatina al limone”. Il posto in cui però la creatività della cuoca sfrigola veramente è all’esterno, accanto al forno a legna, quando arrostisce, scotta e “talvolta brucia” (scherza) di tutto, dal cotechino alla ricotta alla

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focaccia. “Adoro l’aspetto nostalgico della cucina col fuoco e il contrasto nel creare qualcosa di più moderno in quanto a ingredienti o concetto attraverso questa forma molto primitiva di cottura – una nuova creazione in cui tutti questi mondi confluiscono in un unico piatto” afferma. Per reinterpretare e ricontestualizzare le ricette regionali di lunga tradizione è necessario un delicato equilibrio tra il rispetto per l’identità tradizionale e una sperimentazione all’avanguardia – una sfida che la giovane cuoca accoglie con tutte le sue forze. “Il fallimento può presentarsi in qualsiasi processo creativo. A volte le cose non funzionano ma è proprio nel fallimento che spesso troviamo la creatività, quando scopriamo qualcosa che ne cambia il processo” spiega. Da quel che risulta, sono molti di più i colpi andati a segno. Tra i clienti di Casa Maria Luigia troviamo buongustai benestanti e celebrità internazionali – tra i tanti David Beckham – alla ricerca di una cucina italiana d’eccellenza, in una villa di lusso ricca di arte contemporanea, con tappezzerie Gucci e con oltre 5000 LP vintage per la delizia delle orecchie dei clienti. Rosval ha sempre amato il cibo. Da piccola le piaceva stare in cucina? Svuotare la dispensa, sì; cucinare, no. L’interesse per il mondo della ristorazione è nato lavorando in un ristorante di Montreal. “Ero completamente estasiata dalla complessità della cucina – lavoravamo tutti con un obiettivo comune. Ho deciso che volevo contribuire e così a 18 anni mi sono iscritta alla scuola di cucina”. Oltre a cucinare, Rosval è impegnata a intessere un nuovo tessuto sociale nella sua città adottiva. È cofondatrice e direttrice culinaria dell’Association for the Integration of Woman, un variegato programma di formazione volto ad aiutare le giovani immigrate di Modena ad acquisire competenze sociali e professionali che ne facilitino l’integrazione nello stile di vita italiano. “Sul piano della responsabilità sociale, uno chef è più di una collezione di ricette. Sono moltissime le occasioni per fare del bene” spiega. La sua stessa integrazione è stata rapida e profonda: “Sono venuta in Italia con l’intenzione di assorbire il più possibile. Lavorando in cucina, ho imparato la lingua e ho trovato una famiglia multiculturale di immigrati – una rete di sostegno enorme.” Non è un mistero che la pandemia abbia dato uno scossone al settore della ristorazione. Nonostante ciò, Rosval vi ha scorto un’opportunità di crescita. “Quest’ultimo anno è stato difficilissimo per i cuochi e tuttavia ci ha concesso di rivalutare il nostro amore per quest’arte e la potenza del cibo. In questo momento, c’è un’energia fantastica in Italia, soprattutto nel settore della ristorazione. È un momento di grande ispirazione per lavorare qui”. In questo periodo di grande ispirazione, il fatto di essere omaggiata la fa sentire una celebrità? “Mi sento la stessa” ammette. Il giorno in cui è stato annunciato il riconoscimento, ha brindato con il suo staff. “La mattina dopo, mi sono semplicemente svegliata, sono andata al mercato, ho acceso il forno e mi sono messa a cucinare perché è questo quello faccio. Cucino”. Photos by Stefano Scatà

terms of ingredients or concept through this very primitive form of cooking—creating something new because of all these worlds colliding in one dish,” she says. Reinterpreting and recontextualizing long-respected regional recipes requires a delicate balancing act between respect for traditional identity and vanguard experimentation—a challenge the young chef embraces with all her might.“In any creative process there may be failure. Sometimes things don’t work, but it’s in failure that we often find creativity, discovering something that changes the course of the process,” she explains. And by the looks of it, there are far more hits than misses, as Casa Maria Luigia’s constellation of patrons includes well-heeled foodies and international celebrities (David Beckham, amongst others) seeking exceptional Italian cuisine in a deluxe villa filled with contemporary art, over 5,000 vintage vinyl records for guests’ listening pleasure and Gucci-upholstered furniture. In short: a modern aesthete’s paradise. Rosval has always loved food. Did she enjoy then being in the kitchen as a youngster? To raid the pantry, yes; to cook, no. Her interest in the restaurant industry emerged working at a Montreal Italian restaurant. “I was totally absorbed by the complexity of the kitchen—everyone working toward a common goal. I decided I wanted to contribute to that world and started culinary school at 18 years old.” Besides cooking, Rosval is also busy weaving a new social fabric in her adopted hometown. She is the co-founder and culinary director of the Association for the Integration of Women, a multi-pronged training program helping young migrant women in Modena gain key social and vocational skills to facilitate their integration into the Italian lifestyle.“In terms of social responsibility, a chef is more than the sum of their recipes. There’s so much opportunity to do good,” she says. The chef ’s own assimilation was quick and profound: “I came to Italy wanting to absorb so much of it. Working in the kitchen, I learned the language and found a family of multicultural migrants—a huge support network.” It’s no secret that the restaurant industry was rattled by the pandemic. Nevertheless, Rosval saw an opportunity for growth. “The last year has been very difficult for chefs, but we were able to reevaluate our love for our craft and the power of food. There’s a great, beautiful energy right now in Italy, especially in the restaurant industry. It’s an inspiring moment to be working here.” Does the feted chef feel like a celebrity in this inspiring moment? “I feel the same,” she admits. “The day the prize was announced, I shared champagne with my staff. The next morning, I just woke up, went to the market, lit the oven and started cooking because that’s what I do. I cook.”

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Culture, Creativity and Cinema Sergio Navarretta was born to make waves

Cultura, creatività e cinema

B Y - D I S Y LV I A D I O D A T I

Sergio Navarretta è nato per farsi notare

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all began with a little boy and his imagination. At a young age, Sergio Navarretta discovered his art could make people feel deep emotional connections, but he never dreamed he would become the internationally recognised filmmaker he is today. Among his many accomplishments, the award-winning director went from premiering a film at last year’s Italian Contemporary Film Festival in Toronto to being honorary president of the jury at the event this year, as the festival marked its milestone 10th anniversary in June. Navarretta attests it’s been a year of reflection and change. Looking back on how his artistic journey began, the ItalianCanadian credits a culturally tumultuous childhood as a source of inspiration. “Somewhere along the line, when I was really young, I was wired to understand that I could make people around me happy through the arts, through music and through doing magic shows in my backyard,” says the director, who draws inspiration from Italian cinema. “For me, it was an outlet, a way of escaping, and in some ways, survival because I dealt with a lot of bullying growing up. That was my refuge.” Navarretta remembers the challenges he faced as a child of newly immigrated parents. He spoke Italian before learning English and, caught in the crossfire of cultures, was often teased and misunderstood because he was different. The filmmaker’s

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utto è cominciato con un ragazzino e la sua immaginazione. Da piccolo, Sergio Navarretta ha scoperto di riuscire, con la propria arte, a suscitare nelle persone profondi legami emotivi; non avrebbe mai immaginato però di diventare un giorno il regista acclamato al livello internazionale che è oggi. Tra i suoi molti traguardi e premi, il regista è passato dal presentare un suo film all’Italian Contemporary Film Festival dello scorso anno ad esserne il presidente onorario della giuria quest’anno a giugno, in occasione del 10o anniversario dell’evento. Il regista lo considera un anno di riflessione e cambiamento. Riflettendo sul modo in cui il suo viaggio nell’arte è cominciato, l’italo-canadese rintraccia la propria fonte d’ispirazione nel tumulto culturale degli anni dell’infanzia. “Ad un certo punto, da giovanissimo, sono arrivato a comprendere di riuscire a rendere felici quelli che mi circondavano attraverso l’arte, la musica o con gli spettacoli di magia che organizzavo in giardino,” racconta il regista, la cui ispirazione attinge al cinema italiano. “Per me, rappresentava uno sfogo, una via di fuga e, in un certo senso, la sopravvivenza avendo a che fare con molto bullismo. Era il mio rifugio”. Navarretta ricorda le difficoltà affrontate da bambino in quanto figlio di genitori neo-immigrati. Ha parlato l’italiano prima dell’inglese e, nel pieno di uno scontro culturale, veniva spesso preso in giro o frainteso perché diverso. I genitori del regista avevano

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parents had left the commune of Dragoni, Caserta for Canada in 1969. He was born in Toronto a short time later. Although close with his parents and two younger sisters, he longed for the banter of extended family and missed the presence of cousins and relatives, who were all overseas. Like so many immigrants, the family was isolated in a new world, searching to fit into the multicultural collage of North America. “I was born in Canada and trying to connect to a culture that no one was able to define because we’re all sort of the sum of our parts, the collection of many cultures put together with a history that is ambiguous at best. And trying to fit into that mosaic was not so easy for me.” He noted the complacency of immigrants; they had “this sense of put your head down, work hard, provide for your family and don’t make waves.” But he was destined to make waves. Navarretta turned to art and music to express himself, until his passion eventually landed him behind the camera making films, where he explored themes that inspired him. “This common identity crisis is something that informed my work. I talk about it a lot, because many Canadians don’t know who they are and we’re all just trying to figure it out.” An inquisitive nature drove Navarretta to strive for socially conscious projects, shooting documentaries and short films with content he felt was meaningful. In 2005, he made his directorial debut with Looking For Angelina, a true crime feature telling the story of a battered woman who murdered her abusive husband. The film was released in both English and Italian, winning numerous awards and ranking amongst the top Canadian films at the box office. After this success, Navarretta continued on his whirlwind career, travelling between his home in the Toronto area and Los Angeles, where he worked on projects alongside industry giants including Alec Baldwin, Antonio Banderas, John Travolta and Anjelica Huston. His most recent film, The Cuban, was ready for its premiere release in 2020 just as the world changed course. Navarretta was deflated “after putting so much time and work into a movie, and then a pandemic hit,” but hope was not lost. He recalls, “Driving onto a red carpet premiering our movie at a drive-in was beyond my wildest dreams! It’s not the way that I saw it going, but sometimes life has a better plan. I’m just glad that we had the courage to forge on. It was a creative way of celebrating cinema in the most impossible of times.” And with the changing times, Navarretta also recognized how hectic life had become. “I had always been splitting my time between L.A. and Toronto, and since the pandemic began, I’ve been here on Lake Simcoe, just loving it and finally being able to appreciate it for all that it is—which is such a gift. The natural beauty here is amazing.” He’s also able to make time for one of his favourite hobbies—cooking or more specifically his most recent achievement of mastering a wood-oven pizza. He recounts once buying a sailboat that he only used for one season, after which the craft sat dormant on his driveway for summers on end. Now the passionate filmmaker is making his own waves in more ways than one. “The last year has taught us so much,” he reflects, “and I’ve learned that if you live on a lake, you may as well enjoy it!”

lasciato il comune di Dragoni, Caserta, per il Canada nel 1969. Lui è nato a Toronto poco dopo. Sebbene affezionato ai suoi genitori e alle sorelle minori, bramava l’interazione con il resto della famiglia e sentiva la mancanza dei cugini e parenti che vivevano oltreoceano. Come nel caso di molti immigrati, la famiglia era isolata nel nuovo mondo e cercava di inserirsi nel tessuto multiculturale del Nord America. “Ero nato in Canada dove cercavo di entrare in contatto con una cultura che nessuno era in grado di definire perché siamo tutti una sorta di somma di due parti, la collezione di molte culture messe insieme con una storia quantomeno ambigua. Cercare di rientrare in quel mosaico non mi era facile”. Notava la compiacenza degli immigrati; li accomunava una sorta di “bisogno di mantenere un profilo basso, lavorare molto, sfamare la famiglia e non dare nell’occhio”. Il suo destino era però quello di farsi notare. Navarretta ha trovato nell’arte e nella musica la propria espressione, finché la passione lo ha portato dietro la macchina da presa a fare film i cui temi lo avevano ispirato. “Questa crisi d’identità comune è un qualcosa che sottende il mio lavoro. Ne parlo tanto perché molti canadesi non sanno chi siano e tutti stiamo solo cercando di capirlo”. Un’indole curiosa ha incoraggiato Navarretta a impegnarsi in progetti dalla valenza sociale, a girare documentari e cortometraggi il cui contenuto secondo lui merita. Nel 2005, ha debuttato come regista con Looking for Angelina, un vero crimine che racconta la storia di una donna maltrattata che ha ucciso il marito violento. Il film, lanciato sia in inglese che in italiano, ha vinto molti premi e si è classificato tra i migliori film canadesi al botteghino. Dopo questo successo, Navarretta ha portato avanti la sua vorticosa carriera, spostandosi tra la casa di Toronto e Los Angeles, dove ha lavorato con giganti del settore come Alec Baldwin, Antonio Banderas, John Travolta e Anjelica Huston. Il suo film più recente, The Cuban (Il cubano), era già pronto nel 2020, proprio quando il mondo ha cambiato corso. Pur essendosi demoralizzato “dopo aver investito tantissimo tempo e lavoro sul film, per poi essere colpiti da una pandemia”, Navarretta non ha perso la speranza. Ricorda: “Guidare sul red carpet di un drive-in per la presentazione del nostro film sfidava qualunque immaginazione! Non l’avevo previsto così, ma la vita a volte ha in serbo un programma migliore. Sono contento di aver avuto il coraggio di adattarmi. Dato il periodo inimmaginabile, è stato un modo creativo di celebrare il cinema”. Con il cambiare dei tempi, Navarretta si è anche reso conto di quanto frenetica fosse diventata la vita. “Mi sono sempre diviso tra L.A. e Toronto ma dall’inizio della pandemia sono qui sul lago Simcoe, a godermelo e finalmente ad apprezzarlo così com’è – un regalo meraviglioso. Qui la natura è di una bellezza incredibile”. È riuscito anche a trovare il tempo di dedicarsi a uno dei suoi passatempi preferiti: cucinare o, per essere più precisi, il traguardo più recente è la pizza cotta nel forno a legna. Racconta di aver comprato una volta una barca a vela e di averla usata solo per una stagione, per poi rimanere parcheggiata, estate dopo estate, nel vialetto di casa. Adesso invece il regista si sta facendo notare su più fronti. “L’anno scorso ci ha insegnato molto” riflette “ed ho imparato che se vivi vicino al lago, te lo devi pure godere!”

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Remembering Those We’ve Recently Lost With Honour And Grace Michele Provenzano Emilia Sdao Felice Ferri Giovanna Messina Pasqua Di Petta Giuseppina Polsinelli Chadric Anthony Smith Pasquale Ranieri Mario Parise David Langton Giuseppe Antonio Santaguida Elena Antoniali Pitsa Papagiannidis Pasquale Zito Anna Fazzolari Giulietta (Giulia) Iori Elvira Federico Regina Nobida Joanne Lena Zampino Venus Galapon Bedoya

Maria Silvina Costa Maria Pina Venditti Mary Tonizzo Aleksander Glisic Angela Castillo Argentino Correale Graziella Montemurro Fiorinda Giusto Rosalia Sinisi Giovanni Spagnolo Francesca Mastrantoni Cosmo Laratta Alban Andrew Mitchell Angela Rizzo Kenneth Leonard Atherley Espedito (Benito) Marino Merina Pasqualitto Maria Costa-Nogaro Iolanda Teresina De Lise Riva Nanni

Caterina Monardo Eleonora Lo Curto Rufino Angelico Nunes Ferreira Emmy Garcia Lazaro Giovanni Tortorici Rosa Veneziano Francesco Falbo Paul Michael Valenti Rocco Ranalli Mario Giacco Irma Lombardi Domenico Pulice Angela Bartelli Caterina Conte Donato Cardone Althea Rosette Papasin Franco Valli Elvira Russo

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62 Years of Dedication 62 anni di dedizione

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n 1959, shortly after arriving from Italy, a shy 16-year-old from Rocca San Giovanni (Chieti), Abruzzo, found work at a bakery located in the middle of the farmland where today intersect Toronto’s main highways 400 and 401. On July 30, 2021, after 62 years of continuous dedicated work, billions of cookies baked, and rising from a packer, to line supervisor and then manager, Maria (nee Di Carlo) Innocente retired. The bakery, originally Manning Biscuits, is now a larger, modernized and renamed Commercial Bakeries owned and operated by the Anthony Fusco Family. Maria’s story is her own, but not unlike that of hundreds of thousands of Italians who immigrated to Canada after the Second World War. Opportunity, hard work, good health, and a bit of luck made many overnight successes…after three generations. Congratulations and grazie to Maria and those like her, on whose shoulders we stand, for their contributions to Canada.

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el 1959, subito dopo essere arrivata dall’Italia, una timida sedicenne di Rocca San Giovanni, (Chieti), trovò lavoro in un panificio situato nel mezzo della campagna dove oggi si intersecano le principali autostrade di Toronto: la 400 e la 401. Il 30 luglio 2021, dopo 62 anni di intenso lavoro e grande dedizione, dopo miliardi di biscotti sfornati, dopo aver fatto carriera passando da confezionatrice, poi supervisore di linea e infine manager, Maria (Di Carlo da nubile) Innocente è andata in pensione. La panetteria, originariamente Manning Biscuits, è ora un’azienda più grande, moderna ed è stata ribattezzata Commercial Bakeries, è di proprietà della famiglia Anthony Fusco che si occupa anche della gestione. La storia è quella di Maria, ma è come quella di centinaia di migliaia di italiani e italiane emigrate in Canada dopo la seconda guerra mondiale. Opportunità, duro lavoro, buona salute e un po’ di fortuna hanno portato al raggiungimento di un successo dopo l’altro… per ben tre generazioni. Congratulazioni, è grazie a Maria e a quelli come lei, che oggi sulle loro spalle, portiamo in alto il nostro contributo al Canada.

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EVENTS

Celebrating Cinema ‘Al Fresco’ Romina Monaco Events Editor romina@panoramitalia.com

Italian Contemporary Film Festival

The Italian Contemporary Film Festival (ICFF) entertained a wide array of audiences by hosting its 10th annual international film extravaganza simultaneously alongside the second edition of the Lavazza Drive-In Film Festival followed by the novel and upscale, Toronto Open-Air Cinema. Presented in partnership with CHIN Radio/ TV from June 27 to August 4, the three events showcasing multi-genre films were held at Toronto’s Ontario Place, Vaughan, Montreal as well as online nationwide and boasted an attendance of 17,600 enthusiastic movie-goers. ICFF 2021 award recipients included The Comeback Trail and Okay! Madam (People’s Choice Award) as well as Peace by Chocolate and Septet: The Story of Hong Kong ( Jury Prize).

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1. Emcee Stella Acquisto (Host CityTV) 2. Domenic Primucci (President, Pizza Nova) and Ana Golja (actor, singer, producer) 3. Emcees Tony Monaco (broadcaster, Z103.5) and Romina Monaco (Panoram Italia) 4. Lavazza Drive-In Film Festival 5. Massimo Capra (Chef Capra’s Kitchen) 6. Sonia Aimy (singer/songwriter, actor) 7. Emcee Ana Golja (actor, singer, producer) 8. Sunset at Lavazza Drive-In Film Festival 9. Emcees Rick Campanelli and Grace Fusillo-Lombardi (CHIN Radio/TV)

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Cycling for a Cause Ride For Mackenzie Health

Cycling aficionados hit the road in Vaughan August 22 raising funds for the Mackenzie Health Foundation and world-class health care. Sponsored by CIBC and organized by the Ride For Mackenzie Health committee and cochairs Mark Roccatani and Domenic Gurreri, the seventh annual ride raised proceeds to be allocated to equip the new Cortellucci Vaughan Hospital and further enhance care at Mackenzie Richmond Hill Hospital.

Pioneers in Excellence II Honouring The Community’s Finest 1. Dr. Antonio Finelli 2. Carlo and Angela Baldassarra

Villa Charities Foundation and the University Health Network Foundation (UHN) are honoured to co-present Pioneers in Excellence II, a virtual tribute celebrating the extraordinary achievements of Dr. Antonio Finelli and philanthropists, Carlo and Angela Baldassarra. To be held November 18, proceeds from the online commemoration will also assist in advancing research and innova1. tion for kidney treatment at Toronto General Hospital as well as support critical programs and services reflecting Italian culture and heritage at Villa Charities. The largest hospital-based research program in the country and an international source for discovery, education and patient care, UHN includes Toronto General and Toronto Western hospitals, Princess Margaret Cancer Centre, Rehabilitation Institute and the Michener Institute of Education. The ultimate success of this renowned healthcare network is contingent on in its top tier medical professionals and the generous benefactors who provide essential support. Partnering with Villa Charities Foundation—a 50-plus year charity supporting Villa Colombo Toronto and Villa Colombo Vaughan long-term care as well as Columbus Centre/Joseph D.Carrier Art Gallery and independent senior’s apartments—the event honours those whose contributions have made a significant impact in society. As Head of the Division of Urology at UHN, urologic oncologist Dr. Finelli is a leading surgeon at the network’s Sprott Department of Surgery and an associate professor at the University of Toronto. His cutting-edge research has been instrumental in UHN’s success where today it is recognized as a world-class centre for small kidney tumour biopsy, expertise in obtaining samples in the least invasive

2. way including its advanced surgical techniques to diagnose and remove kidney tumours. As a leader in urolic robotic surgery, Dr. Finelli is currently researching the advancement of surgical treatment options in order to develop even more precise techniques which will boost remission rates and improve patient outcomes. His goal to save as many lives as possible has earned him this great Pioneers In Excellence recognition. Immigrating from poor post-war Italy, Carlo and Angela Baldassarra set their roots in Toronto and worked tirelessly as a family to build Greenpark Group— one of the largest home building empires in the country. Following their marriage, Carlo built his first house in 1966 and one year later founded Greenpark Homes with his former partners where he subsequently expanded the business to become the household name it is today. His humble origins as a carpenter in conjunction with his vast business achievements have no doubt been the basis for Baldassarra’s commitment to give back to community and the land which offered him much opportunity. Recognized by the Building Industry and Land Development Association in 2014 with the Lifetime Achievement Award, Baldassarra is benefactor of many organizations such York United FC and Cortellucci Vaughan Hospital where he and Angela donated a staggering $5 million toward its development. Their Pioneers In Excellence award is a testament to their invaluable contributions.

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EVENTS

A 28th Successful Hybrid Edition of ItalfestMTL Energizing, renewed and overflowing with content. The 28th edition of italfestMTL, previously known as Montreal’s Italian Week, took place from August 6 to 22. For this edition, the festival embraced a hybrid format, virtual and in person, with a diversified program ranging from concerts and comedy shows to culinary capsules, Italian virtual storytimes, its very first drive-in cinema experience, as well as the famous Moda Sotto le Stelle fashion show and Rigoletto opera. This year’s program was also enriched by collaborations with Old Montreal’s Pointe-à-Callière Museum and the Galleria degli Uffizi of Florence. “A fantastic 28th edition! We are proud of the results,” said Antonio Sciascia, president of the National Congress of Italian-Canadians (QC). “A dedicated team, from the organizing committee to the employees and volunteers, who worked very hard to provide once more to all Montrealers, despite the actual situation, the possibility to enjoy new and stimulating content that enhances Italian culture under all its multiple aspects. We wish to thank Executive Director Josie Verrillo for her constant commitment and passion that made this edition a great success, and a big thank you to all our sponsors. Without their support this festival could not be held. Finally, our warm thanks go to all the wonderful and talented artists, to our spokesperson Alexandra Cosentino, and to our ambassadors Sicilianudimontreal and Nonna Maria, who animated and made the festival shine with their proud and contagious enthusiasm.”

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All the shows are available to watch on italfestMTL YouTube channel and Facebook page. The Rigoletto opera will only be available until October 21, 2021

www.italfestmtl.ca

1. & 2. Moda Sotto le Stelle Fashion Show 3. Rigoletto Opera 4. Gianni Bodo 5. Heure du conte 6. Anna Liani 7. Manny Blu 8. Franco Taddeo 9. Daniela Fiorentino 10. Joe Cacchione 11. Danny Smiles 12. Guido Grasso 13. Rose Bouche 14. Charles VROX Vaccaro & Friends 15. Charles VROX Vaccaro

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TRADUCTIONS / TRADUZIONI Page 26

Le vignoble urbain, un héritage tout italien Par Vittoria Zorfini

La Casa d’Italia de Montréal, en collaboration avec le Laboratoire sur l’agriculture urbaine (AU/LAB) et Vignes en ville, a distribué en mai dernier au marché Jean-Talon 1 000 pieds de vigne aux résidents du quartier de la Petite Italie et de Rosemont, avec pour objectif de donner vie au plus grand vignoble urbain au monde. Le but est de valoriser et d’honorer le legs de la communauté italo-montréalaise à la culture agroalimentaire du Québec. Il s’agit de la continuation du projet Web La ruelle des vignerons – Vicolo degli enologi, lancé en 2019 en collaboration avec Casa d’Italia pour faire connaître la contribution des Italiens dans le domaine agroalimentaire et rapprocher les gens du monde de la vinification. « Lorsque les Italiens se sont installés au Canada, ils ont conservé un lien très fort avec la terre, démontrant une certaine habileté à cultiver plusieurs plantes, dont la vigne, au point de caractériser tout un quartier. Les Italiens ont eu une grande influence à Montréal, ne serait-ce qu’avec la création des “jardins communautaires”. Ils avaient besoin d’espace pour cultiver leurs jardins », raconte Daniela Curzi, responsable du projet La ruelle des vignerons – Vicolo degli enologi et engagée dans la diffusion de la culture italienne. L’idée de la vigne urbaine est née de la volonté de ramener les vignes là où elles avaient été plantées à la base par les Italiens et qui ont été par la suite enlevées par de nouveaux propriétaires. « Ce que nous avons découvert, c’est que beaucoup de jardins n’appartiennent plus à des Italiens, et que souvent les vignes ont disparu. Donc l’idée était de retourner sur le territoire et de donner des plantes pour replanter les vignes là où elles étaient auparavant. En théorie, dans quelques années, on pourra avoir une production symbolique et faire une autre fête des vendanges », explique Curzi, qui s’était déjà impliquée dans l’organisation en 2019.

Des toits aux rues de Montréal Le Laboratoire sur l’agriculture urbaine est reconnu pour l’innovation qu’il a fait rayonner sur le territoire, et s’est fait connaître notamment par son projet expérimental de la culture de la vigne sur le toit du Palais des congrès de Montréal. Véronique Lemieux, fondatrice et coordonnatrice de Vignes en ville et responsable du projet expérimental, souligne qu’il s’agissait d’un projet essentiellement géré par des professionnels mais qu’il aurait été intéressant de le rendre accessible à tous. « J’ai donc eu l’idée de le transformer en un projet plus urbain, d’autant plus que les résultats de nos recherches montrent que la vigne est une plante facile à cultiver qui n’a pas besoin de beaucoup d’eau ni d’engrais, et qui en prime crée un apport considérable d’ombre et peut ainsi avoir un impact sur les îlots de chaleur », notamment dans le secteur de la Petite Italie et ses environs, où il y a beaucoup de béton. « Nous avons donc jugé important que les citoyens puissent sentir et ressentir les bienfaits d’un vignoble urbain, comme on le fait depuis des centaines d’années sur les rives de la Méditerranée. » Évidemment, par rapport à la température douce de l’Italie, il faut composer avec le climat canadien. Pour cette raison, « des vignes rustiques et typiquement nord-américaines, capables de résister aux basses températures », ont été choisies, explique Lemieux. Elle raconte aussi qu’en ce moment, il y a une grande révolution dans les vignobles du Québec. Les vignes de la région, si on les compare à il y a une décennie, se sont complètement adaptées, et donc on peut s’attendre à un bon vin. Celui de la Petite Italie sera « à base des cépages marquette et frontenac blanc », mais pour avoir un vignoble suffisamment mûr pour récolter des raisins de qualité, il faudra attendre environ trois ans. « Il y a beaucoup d’inconnues, mais on vise une bouteille par plant. Si on obtient 500 bouteilles, alors on sera super contents. » En attendant de voir comment la ville aura changé dans quelques années, on peut déjà constater l’empreinte laissée

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par ceux qui ont toujours cultivé la terre. Lorsqu’on discute avec ceux qui font pousser de la vigne à Montréal, un trait commun fort se dégage. Planter, laisser grimper la plante et attendre les premiers fruits sont autant d’aspects essentiels de la vie quotidienne qui se mêlent aux liens familiaux. En particulier, pour ceux qui viennent d’Italie, prendre soin de la vigne relève d’un sentiment atavique, qui vient de l’intérieur. L’amour de la terre des Italiens trouve une place au cœur de Montréal, laissant un héritage destiné à rester, celui du plus grand vignoble urbain au monde.

Les passionés de la vigne de la Petite Italie Giuseppe Magro Sur sa terre d’origine, la Sicile, il a appris avec son père les bases de la taille de la vigne et des soins à lui donner. À Montréal, la vigne a été un hasard et une occasion. « Je l’ai trouvée à cette nouvelle maison. Avec un peu d’amour, je l’ai remise sur pied, et maintenant, elle continue à pousser. » Aujourd’hui, il s’en occupe avec ses deux fils, qui possèdent leur propre arrosoir et pour qui prendre soin du jardin avec papa est désormais une vraie passion. Giuseppina Piccolo Elle vient du village d’Alessandra della Rocca, dans la province d’Agrigente, en Sicile. Dans le cœur de la Petite Italie, elle s’occupe de son jardin et de sa vigne, à laquelle elle est très attachée. « C’est mon frère Vincenzo qui l’a plantée, avant de nous quitter. Maintenant, après trois ans, elle a commencé à faire du raisin blanc et sucré. » Alfredo Pace et Giuseppina Verrillo Tous les deux sont venus de la province de Caserta, en Campanie, très jeunes. Leur jardin est un coin de paradis, où un potager allait de soi. « Nous faisons comme en Italie », disent-ils, et en effet, ils ont emporté à Montréal un petit morceau de leur terre natale.


Issa Gagné Ouellet Elle est canadienne-française et habite la Petite Italie. À part quelques plants de tomates, elle n’avait jamais pensé cultiver quoi que ce soit. Elle s’est procuré par la suite deux petites vignes comprenant quelques grappes de raisins – et elles ont poussé sans trop d’effort en donnant un résultat incroyable ! « J’ai ma vigne depuis environ cinq ans, elle a poussé très rapidement. Nous nous sommes construit une pergola dans la cour pour avoir de l’ombre et accueillir des amis. Maintenant, nous pouvons manger le raisin que notre vigne produit et nous faisons notre propre jus ! »

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Le précieux héritage de Pierino Di Tonno Par Carole Gagliardi

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ierino Di Tonno a longtemps habité la Petite Italie à Montréal. Son logement, véritable petit musée qui lui servait également de studio, regorgeait de photos grand format qu’il avait prises au Festival international du film de Venise et à Montréal. C’était un photographe passionné du cinéma italien, ami des plus grands réalisateurs de son époque. L’ensemble de son œuvre fera bientôt l’objet d’une rétrospective à la Cinémathèque québécoise et d’un court métrage que le professeur, scénariste et réalisateur Paul Tana compte terminer au cours de l’année 2022. Les photos des plus grandes stars du cinéma tapissaient les murs de son studio et témoignaient de leurs années glorieuses : Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Laura Antonelli. Il y avait aussi le grand maître Federico Fellini et son épouse, Giulietta Masina, Salvador Dalí, à qui il a emprunté ses moustaches, Cesare Zavattini, père du néoréalisme italien, Ugo Tognazzi, Marco Ferreri, Sergio Leone, Carlo Ponti, Marcello Mastroianni et tant d’autres. Le sol était jonché de boîtes de pellicule, d’artefacts et de clichés, vestiges de tous ses fantastiques voyages. « Mon oncle a vécu une vie trépidante,

et ces photos en sont le témoignage », raconte Mirka Stellato, nièce de Di Tonno. « Il était certes excentrique, mais je crois qu’il a créé de toutes pièces ce personnage public, car dans l’intimité il était généreux et d’une grande gentillesse. » Tana croisait régulièrement Di Tonno au Café Italia et ailleurs dans la Petite Italie. « Il était de tous les événements cinématographiques qui impliquaient l’Italie, le Québec et le Canada. En 1995, la Cinémathèque québécoise a organisé une rétrospective Fellini et ce sont les photos de Di Tonno, ami du grand maître du cinéma italien, qui ont illustré l’exposition. » Pendant plus d’une trentaine d’années, Di Tonno a couvert le Festival de Venise, où il a croisé les plus grandes stars du cinéma international, mais il s’intéressait plus particulièrement au septième art italien. « Il avait par rapport au cinéma un rapport fécond et créatif », raconte Tana, « et toutes les photos d’Antonioni, de Fellini, de Jean-Luc Godard, de Sergio Leone et de Serge Losique sont un incroyable témoignage de cette époque. » L’artiste photographe était un personnage énigmatique qui se déclarait anarchiste. Il méprisait les gens qui se plient aux codes sociaux. Un ami de longue date, Teddy Colantonio, raconte : « Pierino a été très influencé par Henri Cartier-Bresson et l’époque des beatniks, des existentialistes et des artistes de Saint-Germain-des-Prés. Il aimait provoquer et intimider, mais je crois qu’il exagérait volontairement. Il lui arrivait de croiser des gens qui le saluaient et lui faisait mine de ne pas les reconnaître, simplement pour créer un malaise. » Colantonio possède une partie de l’héritage photographique de Di Tonno et l’an dernier, il a organisé une exposition en son honneur, dans leur village natal, Montorio nei Frentani, situé dans la province de Campobasso, dans la région du Molise. Il y avait là des centaines de photos inédites racontant l’histoire d’une époque et d’un être méconnu. D’autres photos sont logées aux archives de la Casa d’Italia, sous les soins de Nancy Marrelli. Né en 1933, Di Tonno immigre à

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Montréal avec sa famille à la fin des années 50. Très jeune, il se passionne pour le cinéma et la photographie. Il aimait raconter que le film Cinema Paradiso s’était inspiré de son histoire, car il fut projectionniste au cinéma de son village natal. Il a longtemps refusé de prendre des photos de mariage, de baptêmes, d’événements familiaux, mais lorsqu’il a finalement cédé, il imposait à ses clients l’endroit, la scène, le style. Sa technique consistait à prétendre photographier les gens qui prenaient la pose, mais Di Tonno n’actionnait son appareil photo qu’au moment où ils devenaient naturels. « À une certaine époque », raconte Colantonio, « Pierino était en quelque sorte une vedette et les filles étaient impressionnées par lui. Il leur récitait un poème, qu’il griffonnait sur un bout de papier et glissait dans leur décolleté. Elles étaient charmées par son romantisme à l’italienne ! » « Nous n’étions pas intimes », raconte Tana, « mais à son décès, j’ai pensé qu’il valait la peine de voir ce qu’il avait laissé. Actuellement, je suis à la Cinémathèque en train de vérifier cet héritage. Pierino a aussi photographié les notables de Montréal, les hommes politiques en visite au Canada. J’ai découvert des trésors incroyables des années 60 et j’aimerais les partager avec le grand public. » Di Tonno est décédé à Montréal le 24 janvier 2018 à l’âge de 84 ans.


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