THE ITALIAN-CANADIAN MAGAZINE SUMMER 2023 | NO. 146
Julia Grosso
Star of the Tokyo Olympics set to lead Canada at 2023 FIFA Women’s World Cup
TABLE OF CONTENTS
SUMMER 2023 | NO.146
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EDITORIAL
Italian Tourism in the Age of Artificial Intelligence Il turismo italiano nell’era dell’intelligenza artificiale
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Coronation or Cornation? Coronazione o cornazione
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Readers Comments
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The Saviour of the Homeland
In memory of Professor Filippo Salvatore, co-founder of Panoram Italia Alla memoria di Filippo Salvatore, co-fondatore della rivista Panoram Italia
20
Julia Grosso
Star of the Tokyo Olympics Set to Lead Canada at 2023 FIFA Women’s World Cup La star delle Olimpiadi di Tokyo alla guida del Canada nel Campionato mondiale di calcio femminile 2023
50
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Dr. Joanne Alfieri
Bringing hope to women with cancer Portare speranza alle donne malate di cancro
28
Immigrant or Ex-Pat? Shifting Definitions Immigrante o Ex-Pat? Definizioni mutevoli
32
Are Italian Associations Still Relevant? Le associazioni italiane sono ancora importanti?
36
Italian Language Weeklies in Free Fall Le riviste settimanali in lingua italiana in caduta libera
2
TABLE OF CONTENTS
40
The Order Sons and Daughters of Italy L’Ordine Figli e Figlie d’Italia
44
LIVING ITALIAN STYLE
60
Spritz it Up
How to indulge in Venice’s splashy, capricious drink Come godersi questo drink sensazionale e capriccioso PUBLISHER Tony Zara
62
EXECUTIVE EDITOR Adam Zara
RECIPES
50
Limoncello Loaf Cake Torta al limoncello
TRAVEL Veni, Vidi, Venezia
A kinder, gentler way to visit La Serenissima this summer Un modo più delicato e considerato di visitare La Serenissima quest’estate
56
Love at First Sight Amore a prima vista
62
66
Vegetarian Potato Pie Torta di patate vegetariana
ASSOCIATE EDITOR Pal Di Iulio MANAGING EDITOR Gabriel Riel-Salvatore BUSINESS DEVELOPMENT & COMMUNITY AFFAIRS Carole Gagliardi
70
ITALIAN EDITOR Vittoria Zorfini
Chianti Classico
A Sangiovese love affair! Sangiovese, una storia d’amore!
EVENTS EDITOR Romina Monaco TRAVEL EDITOR Silvana Longo
72
A Taste of Family History
LIVING ITALIAN STYLE PRODUCER Kayla-Marie Turriciano
New generation gets cooking La nuova generazione si mette ai fornelli
ADVERTISING Anthony Zara
74
Antoni Cimolino
COPY EDITOR Valentina Basilicata
Artistic director of the Stratford Festival Direttore artistico dello Stratford Festival
ITALIAN TRANSLATOR
Claudia Buscemi Prestigiacomo
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PROOFREADING
Chatting With Film Producer Andrea Iervolino Quattro chiacchiere con il produttore cinematografico Andrea Iervolino
82
Stefania Fenocchio • Marie-Hélène Papillon ART DIRECTION & GRAPHIC DESIGN
Dave Ferreira
PHOTOGRAPHY & ILLUSTRATION
Mia Carnevale • Alessia Pizzanelli Bruna Rico WRITERS
Team Revolution Riding for Life In sella per la vita
84
Pizza Nova Celebrates 60 Years Pizza Nova celebra 60 anni
88
Gianna Patriarca • Sylvia Suriano-Diodati Joey Franco • Sal Di Falco Maureen Littlejohn • Julia Pennella Anna Foschi Ciampoli • Dante Di Iulio Adriano Venerus Printed by
EVENTS
94
TRADUCTIONS/ TRADUZIONI 9300 Henri-Bourassa West, suite 100, Montreal, Québec H4S 1L5 Tel.: 514 337-7870 | Fax: 514 337-6180 e-mail at: info@panoramitalia.com
Legal deposit - Bibliothèque nationale du Québec / National Library of Canada - ISSN: 1916-6389
4
We acknowledge the support of the Government of Canada
Riconosciamo il sostegno del governo italiano
Italian Tourism in the Age of Artificial Intelligence Adam Zara Executive Editor adamzara@panoramitalia.com
T
Il turismo italiano nell’era dell’intelligenza artificiale
he complex dance between traditional and modern, tangible and digital, has found an unlikely choreographer: artificial intelligence (AI). Like an artist with a blank canvas, AI is introducing vibrant, albeit unanticipated, strokes to the rich tableau of Italy’s tourist landscape. Through AI advancements, a tourist can virtually wander through the imposing arches of the Colosseum, retracing the steps of ancient gladiators, or navigate the labyrinthine canals of Venice without leaving home. AI-based apps are delivering personalized travel itineraries, recommendations for offbeat experiences, and even instant translations, offering explorers an unprecedented level of convenience and customization. However, as we push forward, we must pause to consider a critical question: At what cost does this progress come? Are we risking the essence of the authentic Italian experience, the vivacious spirit of Italianità for the sake of digitization? Consider the traditional experience of visiting Italy. It is an immersive sensory journey, punctuated by the scent of blooming jasmine as you wander down a narrow Roman alley, the indescribable taste of a perfectly made risotto in a bustling Milanese trattoria, or the spine-tingling awe as you gaze upon the frescoes of the Sistine Chapel. These experiences are intensified by interactions with passionate locals, each with their unique stories that weave the rich tapestry of Italian life. It is this special blend of sights, sounds, tastes, and personal encounters that make the Italian travel experience truly matchless. How, then, can a machine replicate this depth of experience? Can an AI-generated virtual tour evoke the same awe as standing beneath the immense dome of Florence’s Duomo? Can a digital guide offer the same warmth and personal anecdotes as a Venetian gondolier? The answer, arguably, is not yet. And there are broader socio-economic implications at play. As much as AI can create jobs, there’s a risk of job displacement, especially for those who are part of the traditional tourism industry. The expressive tour guides, the hospitable B&B hosts, the skilled artisans demonstrating ancient crafts, all add irreplaceable value to Italy’s tourism. In our pursuit of progress, we must take care not to leave them behind. It all comes down to balance. Technology and tradition need not be at odds; they can enhance each other. By utilising the power of AI to improve logistics, personalize experiences and provide valuable insights, we can enhance the practical aspects of travel. Simultaneously, let us cherish and uphold the physical, tangible aspects of Italian tourism that make it truly special—the places, the people, the food, the culture, la dolce vita.
La
complessa danza tra il tradizionale e il moderno, il tangibile e il digitale, ha trovato un improbabile coreografo: l’intelligenza artificiale (IA). Come un artista con una tela bianca, l’IA sta introducendo pennellate vibranti, anche se non previste, nel ricco panorama turistico italiano. Grazie ai progressi introdotti dall’IA, un turista può ora vagare virtualmente tra le imponenti arcate del Colosseo, ripercorrendo i passi degli antichi gladiatori, o navigare tra i labirintici canali di Venezia senza uscire di casa. Le app basate sull’intelligenza artificiale offrono itinerari di viaggio personalizzati, consigli per esperienze fuori dal comune e persino traduzioni istantanee, offrendo agli esploratori un livello di comodità e personalizzazione senza precedenti. Tuttavia, mentre andiamo avanti, dobbiamo fermarci a riflettere su una domanda cruciale: a che prezzo questo progresso? Stiamo mettendo a rischio l’essenza dell’autentica esperienza nostrana, lo spirito vivace dell’italianità, in nome della digitalizzazione? Consideriamo l’esperienza tradizionale di visitare l’Italia. È un viaggio sensoriale coinvolgente, scandito dal profumo del gelsomino in fiore mentre si passeggia in uno stretto vicolo romano, dal gusto indescrivibile di un risotto fatto alla perfezione in un’affollata trattoria milanese o dal brivido che si prova guardando gli affreschi della Cappella Sistina. Queste esperienze sono intensificate dalle interazioni con gli appassionati del posto, ognuno con le sue storie uniche che tessono il ricco arazzo della vita italiana. È questa speciale miscela di panorami, suoni, sapori e incontri personali che rende l’esperienza di viaggio italiana davvero impareggiabile. Come può quindi una macchina replicare questa profondità di esperienza? Può un tour virtuale generato dall’intelligenza artificiale, evocare lo stesso stupore che si prova a stare sotto l’immensa cupola del Duomo di Firenze? Può una guida digitale offrire lo stesso calore e gli stessi aneddoti personali di un gondoliere veneziano? La risposta, probabilmente, non è ancora arrivata. E ci sono implicazioni socio-economiche più ampie in gioco. Per quanto l’intelligenza artificiale possa creare posti di lavoro, c’è il rischio di una delocalizzazione, soprattutto per chi fa parte dell’industria turistica tradizionale. Le guide turistiche espressive, gli ospitali gestori di B&B, gli abili artigiani che svolgono antichi mestieri: tutti aggiungono un valore insostituibile al turismo italiano. Nella nostra ricerca del progresso, dobbiamo fare attenzione a non lasciarli indietro. È una questione di equilibrio. Tecnologia e tradizione non devono necessariamente essere in contrasto, ma possono anzi esaltarsi a vicenda. Utilizzando il potere dell’intelligenza artificiale per migliorare la logistica, personalizzare le esperienze e fornire informazioni preziose, possiamo migliorare gli aspetti pratici del viaggio. Allo stesso tempo, dobbiamo proteggere e sostenere gli aspetti fisici e tangibili del turismo italiano che lo rendono davvero speciale: i luoghi, le persone, il cibo, la cultura, “la dolce vita”.
6
“Despite the potential benefits [of AI], one can’t help but going down the rabbit hole of obvious risks to humanity in the very short term.” “Nonostante i potenziali benefici [dell’AI], non si può fare a meno di pensare ai rischi evidenti per l’umanità nel breve periodo.”
Full disclosure
The above text was almost entirely generated by the online artificial intelligence phenomenon ChatGPT. I simply input a few relevant parameters and key words, and the chatbot instantly spit out a 500-word text about AI’s effect on Italy’s tourism sector by scanning the entire internet and mimicking a lifestyle journalist. A few minor edits on my end later and ecco fatto. The irony of AI warning against the effects of AI and the authenticity of Italian travel was well intended. ChatGPT was launched to the general public in November 2022. Mere months of usage and testing led us to clearly see the immediate threat to countless jobs in many fields: legal, accounting, engineering, design, journalism, translation, content creation, marketing, government, healthcare, etc. At the very least, the more clerical aspects of these professions risk becoming obsolete within a very short time, rendering a huge chunk of the workforce in search of a new vocation. And we are only at the embryonic stage. This reality is imminent if AI is not controlled and legislated by the world’s governing bodies as soon as possible. Earlier this year, hundreds of tech leaders, including Elon Musk and one of the godfathers of AI, Geoffrey Hinton, put out a joint statement warning that AI should be viewed as a societal risk, calling for an immediate pause in research. Some have chosen to maintain a positive outlook, highlighting the most commonly cited benefit of using AI in healthcare, more specifically in family medicine. Asking a chatbot for a very specific diagnosis and an accurate prescription is just what the doctor ordered to counter great shortages in professionals, wait times and an aging population. Despite the potential benefits, one can’t help but going down the rabbit hole of obvious risks to humanity in the very short term. How would our society mitigate such an unemployment crisis of extreme magnitude? We haven’t even touched on the prospect of artificial intelligence in the wrong hands, developing itself into a weapon that could disactivate and hack electrical grids of entire countries on a whim. Science fiction? Too close to reality for comfort. Un abbraccio
Divulgazione totale
Il testo qui sopra è stato quasi interamente generato dal fenomeno dell’intelligenza artificiale online ChatGPT. Ho semplicemente inserito alcuni parametri e parole chiave rilevanti e il chatbot ha sputato all’istante un testo di 500 parole sull’effetto dell’intelligenza artificiale sul settore turistico italiano, scandagliando l’intera rete e imitando un giornalista di lifestyle. Dopo qualche piccola modifica da parte mia, ecco fatto. L’ironia dell’IA che mette in guardia dagli effetti dell’IA e dall’autenticità dei viaggi italiani era ben voluta. ChatGPT è stato lanciato al grande pubblico nel novembre 2022. Pochi mesi di utilizzo e di test ci hanno portato a vedere chiaramente la minaccia immediata a innumerevoli posti di lavoro in molti settori: legale, contabile, ingegneristico, di design, giornalistico, di traduzione, di creazione di contenuti, di marketing, governativo, sanitario, ecc. Come minimo, gli aspetti più impiegatizi di queste professioni rischiano di diventare obsoleti in un breve arco di tempo, rendendo un’enorme fetta della forza lavoro alla ricerca di una nuova vocazione. E siamo solo alla fase embrionale. Questa realtà è imminente se l’IA non verrà controllata e legiferata al più presto dagli organi di governo del mondo. All’inizio di quest’anno, centinaia di leader tecnologici, tra cui Elon Musk e uno dei padrini dell’intelligenza artificiale Geoffrey Hinton, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si avverte che l’IA deve essere considerata un rischio per la società, chiedendo una pausa immediata nella ricerca. Alcuni hanno scelto di mantenere una visione positiva, sottolineando il vantaggio più comunemente citato dell’uso dell’IA nel campo della sanità e più specificamente della medicina di famiglia. Chiedere a un chatbot una diagnosi molto specifica e una prescrizione accurata è proprio quello che il medico ha ordinato per contrastare la grande carenza di professionisti, i tempi di attesa e l’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, nonostante i potenziali benefici, non si può fare a meno di pensare ai rischi evidenti per l’umanità nel breve periodo. Come farebbe la nostra società a mitigare una crisi di disoccupazione di dimensioni estreme? Non abbiamo nemmeno sfiorato la prospettiva che l’intelligenza artificiale, nelle mani sbagliate, si trasformi in un’arma in grado di disattivare e hackerare le reti elettriche di interi Paesi per un semplice capriccio. Fantascienza? Troppo vicina alla realtà per essere confortante. Un abbraccio
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Coronation or Cornation? Coronazione o cornazione? Pal Di Iulio Associate Editor pal@panoramitalia.com
I
spent the first week of May in Europe. I was in the Brussels area celebrating a personal anniversary and some happy family news. While there, I surfed most of the international language television stations—Al Jazeera, CNN, BBC, VRT1, RAI— to watch the coronation of HRH King Charles III and HRH Queen Camilla. The pomp and circumstance of the coronation were widely covered and commented. I am sorry to have missed the probable love-in on the CBC and CTV. I also missed the local GTA coverage and comments from third language media. I especially enjoyed the talking heads and guests trying to figure out who were the winners and who were the losers in this once-in-a-lifetime occasion. I guess I appointed myself as a royal rapporteur or voyeur. Was Charles, who trained for the job for 74 years, the winner? Surely that represents patience, dedication and commitment to the monarchy—or lack of alternatives? I should mention, as reported, that Charles is estimated to have a $3 billion personal fortune. Not bad for a person who has never held down a job in his life. This certainly reinforces the idea of a class system that some people are just better than others and became wealthy by inheritance. He has become the oldest person crowned and certainly will not have a long reign even with the long-living genes of his grandmother, father and mother. How about Camilla, the older woman? In 50 years she ascended from friend, mistress, wife, Queen Consort to straight out QUEEN. Certainly she seems to have gotten the best bang for her buck. Prince William stayed in the race since he knows he will not have to wait for 74 years to have his kingly pomp and circumstance day. Could he be the last king of Canada? Prince Harry was no winner. The “Spare” arrived alone and late, made an entrance from the wrong side and left early. For consolation he probably gets an American “green card” and can now enjoy star-studded Hollywood dancing with the rich and famous in the earthquake-prone,
Ho
trascorso la prima settimana di maggio in Europa. Mi trovavo nella zona di Bruxelles per festeggiare un anniversario personale e una felice notizia familiare. Mentre ero lì, ho seguito la maggior parte dei telegiornali internazionali - Al Jazeera, CNN, BBC, VRT1, RAI - per assistere all’incoronazione di S.A.R. il Re Carlo III e S.A.R. la Regina Camilla. La pompa e le circostanze dell’incoronazione sono state ampiamente coperte e commentate. Mi dispiace essermi perso il probabile love-in sulla CBC e sulla CTV. Mi sono persa anche la copertura locale della GTA e i commenti dei media in lingua straniera. Mi sono particolarmente piaciuti i discorsi che cercavano di capire chi fossero i vincitori e chi i perdenti in questa occasione unica nella vita. Credo di essermi nominato relatore reale o voyeur. Carlo, che si è allenato per 74 anni per questo lavoro, è stato il vincitore? Sicuramente questo rappresenta la pazienza, la dedizione e l’impegno verso la monarchia - o la mancanza di alternative? Come già detto, si stima che Carlo abbia un patrimonio personale di 3 miliardi di dollari. Non male per una persona che non ha mai avuto un lavoro in vita sua. Questo rafforza certamente l’idea di un sistema di classi, secondo cui alcune persone sono semplicemente migliori di altre e sono diventate ricche per eredità. È diventato il più anziano ad essere incoronato e certamente non avrà un regno lungo, anche con i geni longevi della nonna, del padre e della madre. E Camilla, la donna più anziana? In 50 anni è passata da amica, amante, moglie, regina consorte a vera e propria regina. Di certo sembra che abbia ottenuto il massimo per i suoi soldi. Il principe William è rimasto in gara perché sa che non dovrà aspettare 74 anni per avere il suo giorno di sfarzo regale. Potrebbe essere l’ultimo re del Canada? Il principe Harry non ha vinto. Il “Ricambio” è arrivato da solo e in ritardo, ha fatto un’entrata dal lato sbagliato e se n’è andato in anticipo. Come consolazione, probabilmente otterrà una “green card” americana e potrà godersi i balli hollywoodiani con i ricchi e i famosi nella Repubblica della California, a rischio di terremoti, troppa acqua, poca acqua, troppo fuoco, soleggiata.
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too-much-water, not-enough-water, too-much-fire, sunny Al mio ritorno in Canada, ho appreso che la nostra Zecca Reale Republic of California. aveva già annunciato che l’immagine di Re Carlo III avrebbe presto Upon returning to Canada, I learned that our Royal Mint adornato la nostra banconota da 20 dollari. had already announced the image of King Charles III would Non ho alcuna ostilità nei confronti di Carlo, Camilla, William o soon adorn our $20 bill. Harry e auguro a loro e alle loro famiglie una vita lunga e sana, ma I have no animosity towards Charles, Camilla, William or perché rovinare la mia banconota canadese preferita, eh? Come se Harry and wish them and their families long and healthy lives, non bastasse, il giorno dopo il mio ritorno ho appreso che è stato but why ruin my favourite Canadian bank note, eh? To add progettato e approvato un nuovo passaporto canadese, con migliori insult to injury, the day after my return, I further learned that caratteristiche di sicurezza, ma che elimina le immagini degli eroi locali a new Canadian passport had been designed and approved; e dei loro successi, mettendo in risalto gli animali e i paesaggi nativi one with better security features but that removes images of del Canada. Ottimo, ma deve anche includere riferimenti a Re Carlo local heroes and their accomplishments while highlighting Canada’s native animals and landscapes. Great, but does it III? also have to include references to King Charles III? Il Canada sta andando nella direzione sbagliata? Sì, so che comIs Canada going in the wrong direction here? Yes, I know mentare e lamentarsi delle immagini sulle banconote del dollaro è that commenting and complaining about images on dolpiù facile che suggerire cambiamenti nella monarchia costituzionale, lar bills is easier than suggesting constitutional monarchy che è piena di sfide, ma è ora di pensare oltre changes which is fraught with chall’orizzonte della monarchia. Che ne dite di prelenges but it’s time to think beyond pararvi a questo cambiamento entro il 2050? “Upon returning to Canada, I the setting monarchy horizon. How Ho espresso il mio pensiero nei numeri pasabout getting ready for that change learned that our Royal Mint had sati sulle questioni relative alla monarchia. Il by 2050? already announced the image of Canada ha bisogno di eroi locali e di immagini I have expressed my thoughts in King Charles III would soon adorn che ispirino l’inclusione e l’unità, non di una past issues on monarchy matters. Canada needs local heroes and immonarchia ormai superata, del colonialismo our $20 bill.” ages that inspire inclusion and unity, e dell’hocus pocus che avviene a Disney sul not more outdated monarchy, coloTamigi. Lasciamo che la Gran Bretagna della nialism and the hocus pocus that hap“Al mio ritorno in Canada, ho Brexit mantenga Carlo in carica come attrapens at Disney on the Thames. Let zione turistica. Recentemente ho letto che appreso che la nostra Zecca Brexit Britain keep Charles in charge oltre il 40% dei britannici vuole l’abolizione as a tourism draw. I have recently Reale aveva già annunciato della monarchia, mentre in Canada oltre il 50% read that over 40% of Brits want the che l’immagine di Re Carlo III vuole lo stesso. Gli altri sono troppo impegmonarchy abolished, while in Canada avrebbe presto adornato la nos- nati a guadagnarsi da vivere per commentare. more than 50% want the same. The Molti Paesi in cui Carlo sarebbe stato capo di balance are too busy trying to make tra banconota da 20 dollari”. Stato hanno già tagliato i ponti e la Giamaica a living to comment. Many countries where Charles would have been Head taglierà il cordone ombelicale entro il 2025. Il of State have already cut ties, and Jamaica will cut the umbiliCanada non dovrebbe iniziare a pianificare per il 2050? Dove sono i cal cord by 2025. Should Canada not start planning for 2050? nostri leader lungimiranti, politici e non? Where are our far-sighted leaders, political or otherwise? Dopo aver superato il jetlag, ho contattato vicini e amici nella GTA After I got over my jetlag, I contacted neighbours and chiedendo loro se avessero assistito all’incoronazione. La maggior friends in the GTA asking them if they had watched the parte delle risposte che ho ricevuto sono state: coronation. Most answers I received were: “It was too early in the morning.” “Nice costumes and music.” “Poor Harry. Lucky Camilla.” “The RCMP looked good in red.” “Boo hoo.” “How about those Leafs in 7...2027?”
“Era troppo presto la mattina”. “Belli i costumi e la musica”. “Povero Harry. Fortunata Camilla”. “L’RCMP stava bene in rosso”. “Boo hoo.” “Che ne dite dei Leafs nel 7... 2027?”.
Many of my middle-aged Italian-Canadian acquaintances said that they were up early to go fishing or start preparing the “back yarda” for May 22, Tomato Day in Toronto. Unless the public speaks up, we will have King Charles III on our hard-earned cash for the next generation. But why? Let your voices be heard. Write, call your local MPs, senators as well as the prime minister, leader of the opposition, newspapers, and local media outlet and let them know you want a local, meritorious hero with “Canadian experience” to inspire the next generation. Please make suggestions as well.
Molti dei miei conoscenti italo-canadesi di mezza età hanno detto di essersi alzati presto per andare a pescare o per iniziare a preparare il “back yarda” per il 22 maggio, il Tomato Day di Toronto. Se il pubblico non si fa sentire, per la prossima generazione avremo Re Carlo III sui nostri soldi duramente guadagnati. Ma perché? Fate sentire la vostra voce. Scrivete, telefonate ai vostri deputati e senatori locali, nonché al Primo Ministro, al leader dell’opposizione, ai giornali e ai media locali e fate sapere loro che volete un eroe locale, meritevole e con “esperienza canadese” per ispirare la prossima generazione. Vi preghiamo di dare anche dei suggerimenti.
Have a great summer. Be safe. Pace e bene
Buona estate. Siate prudenti. Pace e bene
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Readers Comments
Illustration by Mia Carnevale
RE: Our Faith, by Adam Zara - Spring 2023
RE: La nostra fede, di Adam Zara - Primavera 2023
It
Ho
Antoinette Taddeo
Antonietta Taddeo
was with great interest that I read your editorial in the spring edition of Panoram Italia. I must congratulate you for your courage in bringing up the topic. Who would have ever dreamed that speaking about our faith would become so passé, so politically incorrect, so unfashionable? I will be 80 next year, so I was brought up in the day of Italian processions, celebratory feast days, pilgrimages to different shrines in Quebec, of which there were many, and regular mass attendance at St. Joseph’s Oratory with my parents, who were great devotees of St. Joseph. So, you can imagine the sadness I feel when I see how all young, and even many older people have not only turned away from the Church but rejected it out of hand, choosing to forget the tremendous good that was done for hundreds of years, and focusing on the sins and failings of some of its members. You brought up a good point in referring to the tired clichés about “The Church is rich; sell the Vatican and give to the poor.” You can be sure that neither Hindus nor Muslims in India ever say such a thing about the Taj Mahal. You made another excellent comment about how moral values are not instinctual but must be taught. So, so true. When I see young generations of Italians at a church service, be it for a wedding, funeral, Baptism, First Communion, what comes across is a perfunctory attendance as part of their Italian history and ritual. Their focus, however, is on looks, behaviour, clothing, and the party/celebration to follow. For the most part, they do not even know the answers to the basic prayers. It breaks my heart. Enough said. I would like to end by congratulating your team for your continued excellence in producing a varied and interesting quality magazine.
letto con grande interesse il vostro editoriale nell’edizione primaverile di Panoram Italia. Devo congratularmi con voi per il coraggio con cui avete affrontato l’argomento. Chi si sarebbe mai immaginato che parlare della nostra fede sarebbe diventato così obsoleto, così politicamente scorretto, così fuori moda? L’anno prossimo compirò 80 anni, quindi sono cresciuta ai tempi delle processioni italiane, delle feste celebrative, dei pellegrinaggi ai diversi santuari del Québec, che erano molti, e della regolare partecipazione alla messa all’Oratorio di San Giuseppe con i miei genitori, che erano grandi devoti di San Giuseppe. Potete quindi immaginare la tristezza che provo nel vedere come i giovani ma anche molti anziani non solo si siano allontanati dalla Chiesa, ma l’abbiano rifiutata a priori, scegliendo di dimenticare l’enorme bene che è stato fatto per centinaia di anni e concentrandosi sui peccati e sulle mancanze di alcuni dei suoi membri. Avete sollevato un buon punto riferendovi ai tanti cliché “La Chiesa è ricca; vendete il Vaticano e datelo ai poveri”. Si può essere certi che né gli indù né i musulmani in India dicono mai una cosa del genere riguardo al Taj Mahal. Avete fatto un altro commento eccellente su come i valori morali non siano istintivi, ma debbano essere insegnati. È proprio vero. Quando vedo le giovani generazioni di italiani a una celebrazione religiosa, che si tratti di un matrimonio, di un funerale, di un battesimo o di una prima comunione, ciò che emerge è una partecipazione superficiale come parte della loro storia e del loro rituale italiano. La loro attenzione, tuttavia, è rivolta all’aspetto, al comportamento, all’abbigliamento e alla festa/celebrazione che seguirà. Per la maggior parte, non conoscono nemmeno le risposte alle preghiere di base. Questo mi spezza il cuore. Basta così. Vorrei concludere congratulandomi con lei e con l’équipe per la vostra continua eccellenza nel produrre una rivista di qualità, varia e interessante.
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Pietro Di Pasquale
Damage insurance broker peter@assurancetc.com
Clementina (Tina) Ciambrone President tina@assurancetc.com
Monica Elvira Di Pasquale Damage insurance broker monica@assurancetc.com
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The Saviour of the Homeland
In memory of Professor Filippo Salvatore, co-founder of Panoram Italia
BY - D I M A RC O L U C I A N I C A S T I G L I A
Alla memoria di Filippo Salvatore, cofondatore della rivista Panoram Italia
W
henever a person leaves us, with them goes a piece of our shared experience with that unique part of mutual interaction that will never return. It closes, with its material disappearance, a journey of earthly acquaintance that will have no tomorrow. An experience impossible to repeat. A privilege that belongs only to one’s own human and emotional sphere. “Filippo Salvatore is no more”: the professor-writer-analystsociologist who was among the most knowledgeable that our home community has expressed in its long continental odyssey of the Americas, has left for that last journey to infinity. He went back to reconnect with that immensity of photons to which he felt part of more than anything else. A destiny he coped with, during his fight against cancer, with the steadfastness, courage and pride he dignifiedly managed to have in his inevitable and continuous transitions between suffering, pain, hope and resignation. The last time I was able to see and talk to him was last December at Casa d’Italia, for the official presentation of his latest book, Referendum 1995. It’s a burning issue for anyone living in these latitudes: Canadians, Quebecers and ethnic communities (including Italians) who have experienced twice this exercise of democracy with dramatic, divisive implications, shaped by very different roots, peoples and aspirations. Perhaps irreconcilable. Or perhaps not. And we, in between, spending decades of sweat and tears simply for a better tomorrow. It was a cordial, fruitful, friendly meeting, as was always the case between a curious journalist like me and a trained academic like him. I was interested in creating a television report that would show, across Canada, the fortitude and professional strength of a man of letters fighting for his life, but capable of developing and completing a political, social and community treatise on such sensitive issues that have always shaken the deepest soul of our immense host country. Although physically weakened, I found him to be precise, responsive and well-versed in defending his thoughts, ideas and motivations on the subject.
O
gni volta che una persona ci lascia, con essa se ne va un pezzo del nostro vissuto condiviso, con quella parte unica di interazione reciproca che non tornerà mai più. Si chiude, con la sua scomparsa materiale, un percorso di conoscenza terrena che non avrà appendici. Un’esperienza impossibile da ripetere. Un privilegio che appartiene soltanto alla propria sfera umana ed emozionale. “Filippo Salvatore non è più”: il professore-scrittore-analista-sociologo fra i più acculturati che la nostra comunità d’origine abbia espresso nella sua lunga appendice continentale delle Americhe, è partito per quell’ultimo viaggio senza ritorno verso l’infinito. Tornato ad arricchire quell’immensità di fotoni cui sentiva di appartenere più di ogni altra cosa. Un destino al quale ha fatto fronte, durante il declino nella salute, con la fermezza, il coraggio e l’orgoglio che ha saputo dignitosamente gestire negli inevitabili, continui passaggi fra sofferenza, dolore, speranza e rassegnazione. L’ultima volta che ho potuto vederlo e parlargli, è stata lo scorso dicembre alla Casa d’Italia, in occasione della presentazione ufficiale del suo ultimo libro Referendum 1995. Un tema scottante per chiunque abiti queste latitudini: canadesi, quebecchesi ed etnici, italiani compresi, che in questo paese di referendum ne hanno vissuti due dai risvolti drammatici, divisori, plasmati da radici, popoli e aspirazioni molto diverse tra loro. Forse inconciliabili. O forse no. E noi, in mezzo, a spendere per decenni sudore e lacrime semplicemente per un domani. Fu un incontro cordiale, proficuo, amichevole, come sempre accadeva fra un giornalista curioso come me e un accademico preparato come lui. Ci tenevo a realizzare un servizio televisivo che testimoniasse in tutto il Canada la forza d’animo e professionale di un letterato in lotta per la propria vita, ma capace di sviluppare e completare un trattato politico, sociale e comunitario su temi così delicati che scuotono da sempre l’anima più profonda del nostro immenso paese di accoglienza. Benché molto provato nel fisico dalla malattia, l’ho trovato puntiglioso, reattivo e ben lucido nell’esporre e difendere le sue riflessioni, idee e motivazioni al riguardo. Giovanna Giordano, direttrice generale della Casa d’Italia a Montreal, ne ricorda il sincero attaccamento alle istituzioni, e la sua forte identità italica: “Ho conosciuto il professor Salvatore, come centinaia di studenti universitari e altre persone della comunità italiana, per le sue innu-
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Giovanna Giordano, director general of Casa d’Italia in Montreal, remembers his sincere attachment to the institutions, and his strong Italic identity: “I got to know Professor Salvatore, like hundreds of university students and other people from the Italian community, through his countless lectures on the most diverse topics. In the 2000s, we were both elected as councillor of the Montreal COMITES, carrying out together a variety of activities and projects. A profound connoisseur of the history of Italy and Canada, his numerous books are authentic references of our cultural identity, up to his last work, Referendum 1995, and which will remain for posterity as a precious document of Quebec’s political history. I will always remember him as a dear friend and colleague. Honestly, it will be really difficult to fill the void he left behind.” Italian at heart and a proud Canadian by adoption since 1964, Filippo Salvatore from Guglionesi, was born in his native region of Molise in 1948. He was also a poet and wrote universal verses, simple expressions of his sublimated cosmic spirit, gazing farther than the horizon. His mind exploring the transversality of concepts and the human mind. A style forged by the immaterial commonality between real-life or mythological characters scattered in the genealogy of time: Ulysses, Polyphemus, Dante, Homer, Vico... He decanted with ease the concept of the infinity of worlds of the “splendid heretic” Giordano Bruno of Nola. Yearning, perhaps, in the wake of his personal insights, to become the chiseler of that new evolutiondefinition of our future community and common languages, he termed “Italianese.” A hybrid cultural concept mixing Italian, French and English. Somewhat like the trilingual periodical, Panoram Italia, which he co-founded with his friend and fellow countryman Tony Zara, publisher of the project: “We were lifelong friends, and I always had great admiration for his wealth of knowledge that he loved to share with anyone. An extremely humble and knowledgeable person to whom I am bound by the memory of all the time we spent together, in the countryside around our beloved village of Guglionesi, in Molise, Italy, among the olive groves of his lands, which will remind me of him every time I go there.” To the community, Filippo Salvatore was known as a lovable professor and a beloved researcher. Steeped in his own Italian-ness, he knew how to capture the many regional nuances and merge them into a single identity. As Giovanna Guaiani Ciampini, who in 2005 collaborated with him on the writing and publication of a literary work, recalls: “I met Professor Salvatore when he became a judge of our Scholarships at the ALMA Association, a role he had gladly accepted, but also before that through his research and books, even to the point of collaborating with him on Carmina Cordis by Liborio Lattoni, a great Protestant preacher of the early 1900s who encouraged young Italians to return to their country to defend the homeland. I will never forget when he solemnly told me that the written word should never be lost.” Faced with the inevitable end, which he intimately tamed with the serenity of the strong, he waited for it with his head held high in the ultimate comfort of his family. His homeland is now the universe. “Like every part of the cosmos, it is transformed, but everlasting it remains and in another form it will return. Death does not exist.”
merevoli conferenze sugli argomenti più disparati. Negli anni 2000 sono stata eletta come lui tra i consiglieri del COMITES di Montreal, realizzando insieme svariate attività e progetti. Profondo conoscitore della storia d’Italia e del Canada, i suoi numerosi libri rappresentano ancora oggi un autentico riferimento culturale e identi tario, fino alla sua ultima fatica, Referendum 1995, presentato alla Casa d’Italia, e che resterà ai posteri quale prezioso documento della storia politica del Quebec. Lo ricorderò per sempre come un caro amico e collega: sinceramente, sarà davvero difficile colmare il vuoto che ha lasciato”. Era anche un poeta, Filippo Salvatore da Guglionesi, nato molisano doc nel 1948, italiano nel cuore e fiero canadese d’adozione dal 1964. Scriveva versi universali, partoriti da semplici sensazioni sublimate dal suo spirito cosmico. Lo sguardo più lontano dell’orizzonte. La mente rivolta alla trasversalità dei concetti e degli uomini. Uno stile forgiato dall’immateriale comunanza con personaggi veri o mitologici sparpagliati nella genealogia del tempo: Ulisse, Polifemo, Dante, Omero, Vico... Con trasporto naturale, decantava il concetto di infinità dei mondi di quello ‘splendido eretico’ di Giordano Bruno di Nola, Filippo anch’egli... Anelando, forse, sulla scia delle sue personali intuizioni, a diventare il cesellatore di quella nuova evoluzione-definizione della nostra futura comunità e lingua identitaria: l’“Italianese”. Un ibrido fra italiano, francese e inglese. Un po’ come la realizzazione, fra le tante, di un periodico trilingue, “Panoram Italia”, cofondato con l’amico e compaesano Tony Zara, editore del progetto: “Siamo stati amici per tutta la vita, ed ho sempre avuto grande ammirazione per il suo patrimonio di conoscenza che amava condividere con chiunque. Una persona estremamente umile e preparata a cui mi lega il ricordo di tutto il tempo trascorso insieme, nella campagna intorno al nostro amato villaggio di Guglionesi, nel Molise, in Italia, tra gli uliveti delle sue terre, dove mi sembrerà di rivederlo ogni volta che mi vi recherò...”. Alla comunità, Filippo Salvatore era legato a doppio filo: da professore amabile e da amato ricercatore. Intriso della propria italianità, sapeva cogliere le tante sfumature regionali per accorparle in un’unica anima identitaria. Come testimonia Giovanna Guaiani Ciampini, che nel 2005 ha collaborato con lui alla stesura e pubblicazione di un’opera letteraria: “Incontrai il Professor Salvatore quando divenne giudice delle nostre Borse di studio all’Associazione ALMA, un ruolo che aveva accettato volentieri, ma anche prima attraverso le sue ricerche e i suoi libri, fino a collaborare con lui per Carmina Cordis di Liborio Lattoni, grande predicatore protestante di inizio ‘900 che incoraggiava i giovani italiani a far ritorno nel proprio paese per difendere la Patria. Non dimenticherò mai quando mi disse solennemente che la parola scritta non va mai persa...”. Davanti all’avvicinarsi della fine, che intimamente domava con la serenità dei forti, l’ha attesa a testa alta nel conforto estremo della sua famiglia. La sua Patria, ora, è l’universo. Perché “come ogni parte del cosmo, si è trasformato, ma perenne resta e in altra forma tornerà. La morte non esiste”.
Traduction française à la page 94
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Star of the Tokyo Olympics set to lead Canada at 2023 FIFA Women’s World Cup
BY - D I A L F D E B L A S I S
La star delle Olimpiadi di Tokyo alla guida del Canada nel Campionato mondiale di calcio femminile 2023
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wo summers ago in Tokyo, 00Julia Grosso scored perhaps Canada’s greatest golden goal when she converted the winning penalty in a shootout victory over Sweden to help the Canadian Women’s National Team claim its first-ever Olympic soccer gold medal. While she was at the centre of the ensuing celebrations, the modest 22-year-old from Vancouver, British Columbia, didn’t imagine the many influences that one event would have on her athletic life. “I didn’t realize the impact it would have in the moment,” Julia admitted in a recent interview from her home in Torino, Italy. “I was fortunate because I was the sixth shooter. It doesn’t usually get to that but, without the great saves (by goalkeeper Stephanie Labé) and my teammates’ goals, I wouldn’t have been in that position.” Grosso and the Canadian squad are on the verge of competing at another significant international tournament as Canada travels to Australia and New Zealand in July for the 2023 FIFA Women’s World Cup. Canada enters the competition as one of the pre-tournament favourites. And it’s no secret what the objective is for Grosso and her teammates. “To win, obviously,” she stated emphatically. “(That’s) the biggest goal for myself and the team. Individually, I just want to go in clear and
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ue estati fa a Tokyo, Julia Grosso ha segnato forse il miglior golden goal del Canada quando ha trasformato il rigore vincente in una vittoria ai rigori contro la Svezia, aiutando così la nazionale canadese di calcio femminile a conquistare la sua primissima medaglia d’oro olimpica. Al centro dei festeggiamenti che ne sono seguiti, l’appena 22enne di Vancouver, Columbia Britannica, non immaginava l’enorme influenza che quell’unico evento avrebbe avuto sulla sua vita atletica. “In quel momento, non mi sono resa conto dell’impatto che avrebbe avuto”, ha ammesso Grosso in una recente intervista rilasciata dalla casa di Torino, Italia. “Sono stata fortunata perché ero la sesta a calciare. Di solito non si arriva a quel punto ma, senza le fantastiche parate (della portiera Stephanie Labbé) e i goal delle mie compagne di squadra, non mi sarei ritrovata in quella posizione”. Grosso e la squadra canadese sono sul punto di partecipare a un altro importante torneo internazionale, che vede la partenza del Canada per l’Australia e la Nuova Zelanda per prendere parte al Campionato mondiale di calcio femminile 2023 che si terrà a luglio. Il Canada entra in gara come una delle squadre favorite prima del torneo. L’obiettivo di Grosso e delle sue compagne di squadra non è certamente un segreto. “Vincere, ovviamente”, dice solenne. “È quello l’obiettivo primario mio e della squadra. Per quanto mi riguarda, voglio essere serena e concentrata. Sia mentalmente che fisicamente, voglio solo essere la
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Photo by Martin Bazyl
Julia Grosso
focussed. Physically and mentally, I just want to be the best version of myself.” Confidence has always been one of Julia’s greatest attributes. As a 13-year-old, playing for Mountain United in the BC youth system, Julia was recruited to the Canadian national youth program and, two months later, she helped Canada win a gold medal at the U15 Concacaf Championships, the regional tournament for North and Central America and the Caribbean. The recruiter at the time was Bev Priestman, the current head coach of Canada’s senior women’s team. “Bev was my first coach in the Canadian program,” she confirmed. “It’s unique to have a coach who knows your tendencies so well. She’s very open and honest on things I need to improve on. We can have those tougher conversations that will help me as a player.” In fact, Priestman has been a constant presence in Grosso’s national team successes. After winning gold at the U15 event, she appeared on three silver medal-winning teams at the Concacaf W Championships. She was also selected to the Best XI team and won the Golden Boot at the 2022 Concacaf W Championships. After the Olympics and the final year of a distinguished collegiate scholarship at the University of Texas, the next logical step in Grosso’s career was to turn pro and, while opportunities at the club level were plentiful, she chose a unique path. Her destination? Europe and, more specifically, Italy, signing in December 2021 with the grand old lady herself, Juventus, in the Serie A Femminile, the top level of women’s soccer on the peninsula. But, looking back on her upbringing and her start in the sport
versione migliore di me stessa”. La sicurezza è sempre stata una delle migliori qualità di Grosso. A 13 anni, quando giocava per il Mountain United nella lega giovanile della Columbia Britannica, è stata ingaggiata nel programma nazionale giovanile canadese e, due mesi più tardi, ha aiutato il Canada a vincere la medaglia d’oro al campionato Concacaf under 15, il torneo regionale per l’America settentrionale, centrale e i Caraibi. La reclutatrice era ai tempi Bev Priestman, l’attuale allenatrice della squadra canadese senior di calcio femminile. “Bev è stata una dei miei primi allenatori nel programma canadese” racconta la calciatrice. “È insolito avere un allenatore che conosca così bene le tue caratteristiche. È molto schietta e onesta riguardo alle cose che devo migliorare. Capita di avere di quelle conversazioni severe che mi renderanno una giocatrice migliore”. Di fatto, Priestman è stata una costante nei successi della squadra nazionale di Grosso. Dopo la vittoria dell’oro all’evento under 15, Grosso ha giocato con tre squadre aggiudicatesi l’argento ai campionati Concacaf femminili. È stata inoltre selezionata come squadra Best XI ed ha vinto il Golden Boot ai Campionati Concacaf del 2022. Dopo le Olimpiadi e l’ultimo anno di una prestigiosa borsa di studio dell’Università del Texas, il passo successivo più logico nella carriera di Grosso era quello di diventare professionista e, seppur le opportunità al livello del club fossero numerose, lei ha scelto un percorso unico. La sua destinazione? L’Europa e, nello specifico, l’Italia, firmando un contratto a dicembre 2021 proprio con la vecchia signora, la Juventus, nella serie A femminile, al top del calcio femminile italiano. Tuttavia, riguardando alla sua infanzia e al suo debutto nello sport in BC, si è trattato di una scelta che aveva perfettamente senso. La stella
Photo by Mexsport
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“To win, obviously,” she stated emphatically. “(That’s) the biggest goal for myself and the team. Individually, I just want to go in clear and focussed. Physically and mentally, I just want to be the best version of myself.” “È quello l’obiettivo primario mio e della squadra. Per quanto mi riguarda, voglio essere serena e concentrata. Sia mentalmente che fisicamente, voglio solo essere la versione migliore di me stessa”. in BC, it was a choice that made complete sense. Julia began playing soccer with ICSF (Italian Canadian Sports Federation), now part of the historic Columbus FC family of teams in Vancouver. So for someone who is part Italian and who started her soccer journey at an Italian-based program, to join Juventus was a ‘full circle’ moment. “It’s been really cool,” Grosso said of her transition to playing in Italy. “I’m the only North American here but I have really good friends from different countries and cultures.” “I grew up in an Italian-Canadian family but being here, I was out of my comfort zone,” she admitted. “When I’m uncomfortable, I’m at my best. I’m very blessed and fortunate to be in Italy.” She has looked very settled in Italian football, having already helped Juventus to a Serie A title, a Coppa Italia crown and a Supercoppa Italiana, all in the space of 13 months. A left sided midfielder, Julia is a creative playmaker with offensive instincts that allow her to not only generate scoring opportunities for teammates, but occasionally finish them herself. Off the field, she has embraced the Italian lifestyle wholeheartedly. “I never used to but I drink coffee every day now,” she laughs. “It gives me the energy I need. After training, I try to go for walks or hang out with my friends on the team. I’m very happy here.” While Julia’s father, Carlos, is originally from Portugal, her mother, Elisa, is of Italian origin and has extended family there. Julia has cousins in the Abruzzo town of Campo di Giove, in the province of L’Aquila but she has yet to visit. She has inherited customs from both her European cultures. “I understand Portuguese fluently because my (paternal) grandmother lived with us growing up,” Julia stated. “I would only see my (Italian) nonna maybe once a week. She’d make pasta by hand every week. And we’d always do things on Italian Day so we carried on those traditions.” While she’s enjoying her time playing in Italy, she does have an eye on developments at home. The US-based NWSL has become a destination for many of her Canadian teammates as well as top international players and Julia would welcome a return to North America if and when the time is right. “I definitely would love to be closer to family and friends eventually,” Julia admitted. “Europe is cool but North America is my home.” Plans for a domestic league, with a potential launch of 2025, have Julia excited about the future of women’s soccer in Canada. “It’s amazing,” she gushed. “It’s only going to help women’s sports in Canada. We’ve had great success as a national team and this league will help young girls. Here in Italy, girls who watch our games have dreams and aspirations of playing pro (at home). I didn’t have that option growing up.” Julia and her teammates expect to be championship contenders in the Southern Hemisphere this summer. Of course, all of Canada will be cheering them on but, in particular, a certain community in BC’s Lower Mainland will be looking on with great pride as Julia Grosso prepares to stride onto the pitch in Team Canada red and white once again.
del calcio ha cominciato a giocare con l’ICSF (Federazione sportiva italo-canadese), che oggi fa parte della storica famiglia delle squadre FC di Vancouver. Quindi, per qualcuno che è in parte italiano e che ha cominciato il viaggio nel calcio all’interno di un programma italiano, entrare nella Juventus chiudeva il cerchio. “È stato molto cool”, ha detto riguardo alla transizione che la vede giocare in Italia. “Sono la solo nordamericana qui, ma ho grandi amici di paesi e culture diverse - ha aggiunto - Pur essendo cresciuta in una famiglia italo-canadese, qui mi sono sentita fuori dalla mia zona di comfort”, ha ammesso l’atleta professionista. “Quando mi sento a disagio, rendo meglio. Sono molto fortunata a trovarmi qui in Italia”. Sembra essersi adattata molto bene al calcio italiano, avendo già contribuito al titolo in Serie A della Juventus, alla vittoria della Coppa Italia e della Super coppa italiana, il tutto nell’arco di 13 mesi. Centrocampista a sinistra, Grosso è una giocatrice creativa con istinti offensivi che le consentono non solo di creare l’occasione di far fare goal alle sue compagne di squadra, ma alle volte di segnare lei stessa. Al di fuori del campo da gioco, ha accolto appieno lo stile di vita all’italiana. “Non bevevo mai caffè ed ora lo bevo ogni giorno” ride. “Mi dà l’energia di cui ho bisogno. Dopo l’allenamento, vado a passeggio o sto con le amiche della squadra. Mi trovo benissimo qui”. Il padre della Grosso, Carlos, è originario del Portogallo, mentre la madre, Elisa, è di origini italiane ed ha ancora famigliari lì. Grosso ha cugini nella città abruzzese di Campo di Giove, in provincia dell’Aquila, ma non è ancora andata a trovarli. Ha ereditato tradizioni da entrambe le culture europee. “Capisco perfettamente il portoghese perché mia nonna (paterna) viveva con noi quando ero piccola”, afferma la calciatrice provetta. “La nonna materna (italiana) la vedevo solo una volta alla settimana. Ogni settimana, faceva la pasta in casa. Facevamo sempre qualcosa nella Giornata Italiana, per cui portavamo avanti le tradizioni”. Pur giocando in Italia, tiene d’occhio gli sviluppi a casa. La NWSL con sede negli Stati Uniti è diventata una destinazione per molte compagne di squadra canadesi e le migliori giocatrici internazionali; a Grosso non dispiacerebbe tornare a casa se e quando arriverà il momento. “Senza dubbio mi piacerebbe essere più vicina alla mia famiglia e ai mei amici un giorno” ha ammesso la stella del calcio. “L’Europa è bella ma il Nord America è casa mia”. Dei progetti per una lega casalinga, con un potenziale lancio nel 2025, fanno ben sperare la Grosso per il futuro del calcio femminile in Canada. “È fantastico” dice entusiasta. “Sarà di aiuto per gli sport femminili in Canada. Abbiamo avuto molto successo come nazionale e questa lega aiuterà le giovani. Qui in Italia, le ragazze che assistono alle nostre partite hanno sogni e aspirano a diventare giocatrici professioniste (in casa). Da piccola, mi è mancata questa opportunità”. Grosso e le sue compagne di squadra si aspettano di gareggiare nell’emisfero australe quest’estate. È ovvio che tutto il Canada farà il tifo per loro, ma, una comunità in particolare nel Lower Mainland in Columbia Britannica, assisterà con particolare orgoglio mentre Julia Grosso si preparerà a entrare in campo, ancora una volta, con il rosso e il bianco della squadra canadese.
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“Radiation oncology was a mixture of everything I enjoyed, which is very deep, personal relationships with patients, cool technology and the possibility of doing procedures.”
Dr. Joanne
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Bringing hope to women with cancer
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Portare speranza alle donne malate di cancro
oanne Alfieri was never the type of kid who liked to play with dolls or other toys. She felt she was a little different.“Ever since I was a toddler, I always wanted to play doctor,” says the 45 year-old. “My whole family is in business and my mom realized I wasn’t like everyone else because I was always wanting the medical kits.” “I remember when we played as kids, I was always pretending to fix broken bones and I loved going to the dentist or to the paediatrician. I guess it’s cliché, but I’ve always wanted to help people feel better.” Alfieri’s desire drove her all the way to medical school, where she intended to pursue a career as a paediatrician. She quickly realised, however, that women’s health was what interested her the most. After completing an elective in the specialty of radiation oncology, the young medical student decided that’s where she wanted to focus her career. “Radiation oncology was a mixture of everything I enjoyed, which is very deep, personal relationships with patients, cool technology and the possibility of doing procedures.” Today, Alfieri practices as a radiation oncologist specializing in the treatment of gynaecological cancers at the McGill University Health Center (MUHC). Simultaneously pursuing her passion for education, she earned a Masters in Education from Dundee University. She is associate professor and associate chair for education in the Gerald Bronfman Department of Oncology of McGill University. Alfieri was recently appointed to an assistant dean position in McGill’s Faculty of Medicine. Despite the many impressive hats she wears, it is her connection to her patients that the young doctor is most proud of. “When people hear the word cancer, they think it’s game over. I get the amazing opportuni-
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oanne Alfieri non è mai stata una bambina a cui piaceva giocare con le bambole o altri giocattoli. Sentiva di essere un po’ diversa. “Fin da quando ero piccola, ho sempre voluto giocare al dottore” racconta la 45enne. “Tutta la mia famiglia è in affari e mia madre si è resa conto che non ero come tutti gli altri perché volevo sempre i kit medici - aggiunge - Ricordo che quando giocavamo da bambini, facevo sempre finta di aggiustare le ossa rotte e mi piaceva andare dal dentista o dal pediatra. Credo sia un cliché, ma ho sempre voluto aiutare le persone a stare meglio”. Il desiderio di Alfieri l’ha spinta a frequentare la facoltà di medicina, dove intendeva intraprendere la carriera di pediatra. Ben presto, però, si è resa conto che la salute delle donne era ciò che la interessava di più. Dopo aver completato un tirocinio nella specialistica di radioterapia oncologica, la giovane studentessa di medicina ha deciso che era lì che voleva concentrare la sua carriera.“La radiologia oncologica era un mix di tutto ciò che mi piaceva, ovvero rapporti molto profondi e personali con i pazienti, tecnologia all’avanguardia e la possibilità di eseguire interventi”. Oggi Alfieri esercita la professione di radio-oncologa specializzata nel trattamento dei tumori ginecologici presso il McGill University Health Center (MUHC). Perseguendo contemporaneamente la sua passione per l’istruzione, ha conseguito un Master in Educazione presso l’Università di Dundee. È professore associato e presidente associato per la formazione presso il Dipartimento di Oncologia Gerald Bronfman della McGill University. La Alfieri è stata recentemente nominata assistente del preside della Facoltà di Medicina della McGill. Nonostante i numerosi e impressionanti cappelli che indossa, è il legame con i suoi pazienti che la giovane dottoressa è più orgogliosa di avere. “Quando le persone sentono la parola cancro, pensano che sia tutto finito. Io ho la straordinaria opportunità di entrare in contatto con le persone in un momento molto vulnerabile della loro vita e di aiutarle a
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Photo by Owen Egan
Alfieri
“La radiologia oncologica era un mix di tutto ciò che mi piaceva, ovvero rapporti molto profondi e personali con i pazienti, tecnologia all’avanguardia e la possibilità di eseguire interventi”.
capire che il cancro non è una condanna a vita e che c’è molto da fare”. ty to connect with people at a very vulnerable moment in their Grazie alle numerose opzioni terapeutiche e ai progressi della melife and help them understand that cancer is not a life sentence dicina, Alfieri porta speranza ai suoi pazienti spiegando che il cancro and there’s lots to be done.” è diventato una malattia che viene trattata più come una condizione Thanks to the numerous treatment options and advances in cronica, come il diabete. “Anche quando non c’è una cura, possiamo medicine, Alfieri brings hope to her patients by explaining that allungare la vita e prolungarne il più possibile la qualità”. cancer has become a disease that is treated more like a chronic A tal fine, Alfieri è la cofondatrice del Program for Women’s Cancer condition, like diabetes. “Even when there’s no cure, we can Research (PWR). Si tratta di un’iniziativa che mira a migliorare i risultati e prolong life and prolong quality of life as much as possible.” a ridurre gli effetti collaterali per le pazienti a cui sono stati diagnosticati To that end, Alfieri is co-founder of the Program for Womtumori maligni al seno e ginecologici. La dottoressa afferma che ci sono en’s Cancer Research (PWR). It’s an initiative that aims to immolti ostacoli che impediscono alle donne prove outcomes and reduce side-effects for di avere risultati migliori quando si tratta patients who have been diagnosed with breast di tumori ginecologici, come il cancro and gynaecological malignancies. She says cervicale e endometriale. “Le donne non there are many hurdles preventing women amano parlare dei loro organi riproduttivi from having better outcomes when it comes sessuali; ad esempio, non parliamo molto to gynaecological cancers, such as cervical della menopausa. Le questioni ginecoand endometrial cancer. “Women don’t like logiche sono ancora molto tabù, quindi to talk about their sexual reproductive organs, le donne non sanno che il gonfiore o altri for example, we don’t talk very much about sintomi molto vaghi potrebbero indicare menopause. Gynaecological issues are still qualcosa che deve essere controllato” very much taboo so women don’t know that spiega l’esperta. bloating or other very vague symptoms could Oltre all’educazione e alla difesa, Alfieri indicate something that needs to be checked afferma che c’è molto da fare sul fronte out,” she explains. della ricerca e della tecnologia per trattare Besides education and advocacy, Alfieri says e curare i pazienti. È qui che entra in giothere is much to be done on the research and co il PWR. “Il nostro obiettivo è migliorare Joanne Alfieri and her husband Dr. Pietro Gasparrini technological side of things to treat and heal i trattamenti in modo che non abbiano un patients. That’s where PWR comes in: “Our impatto eccessivo sulla vita dei pazienti, abbiano meno effetti collaterali goal is to improve treatments, so they don’t impact patients’ lives e richiedano meno tempo”. as much, they have less side effects, and also take less time.” Per farlo, hanno bisogno di soldi, e tanti. Ma poiché l’iniziativa è stata To do that, they need money, and lots of it. But, since the lanciata nel pieno della pandemia di Covid-19, la raccolta fondi è stata initiative was launched at the height of the COVID-19 panuna sfida. Alfieri e il team della PWR hanno elaborato un’idea dche demic, raising funds was a challenge. Alfieri and the team at fosse al tempo stesso adatta alla pandemia e incentrata sulle donne. PWR came up with a fundraising idea that was both panNel 2021, PWR ha organizzato la sua corsa inaugurale presso La Grande demic-friendly and focused on women. In 2021, PWR held its Roue per una raccolta fondi per una buona causa. Gli ospiti hanno inaugural Ride at La Grande Roue for a good cause fundraiser. potuto gustare una cena gourmet di tre portate a bordo delle cabine Guests were treated to a three-course gourmet dinner aboard della Grande Roue de Montréal. “Poiché si tratta di cancri femminili, volthe La Grande Roue de Montreal’s gondolas. “Because it’s evamo davvero mettere in risalto il lavoro delle donne. Abbiamo avuto women’s cancers we really wanted to showcase the work of tutte donne chef, sommelier, pasticcere. Quando le donne sostengono women. We had all women chefs, sommelier, pastry chef. Powle donne, accadono cose potenti”. erful things happen when women support women.” Da allora la raccolta fondi ha raccolto più di 300.000 dollari per i The fundraiser has since raised more than $300,000 for tumori femminili. Quest’anno l’obiettivo è di raccogliere altri 200.000 women’s cancers. This year, the goal is to raise an additional dollari. “Alcuni dei fondi che abbiamo raccolto sono serviti ad acquistare $200,000. “Some of the funds we’ve collected served to purattrezzature che ci aiutano a colpire i tumori del collo dell’utero in modo chase equipment that helps us target cervical cancer tumours molto più preciso. Questo ci ha permesso di ridurre alcuni degli effetti much more precisely. This has allowed us to reduce some collaterali debilitanti sperimentati dalle pazienti che si sottopongono of the debilitating side-effects experienced by patients who a trattamenti di radiazione per questo tipo di cancro”. I fondi raccolti undergo radiation treatments for this type of cancer.” The vengono utilizzati anche per sostenere le borse di studio sul cancro funding raised is also used to support fellowships in Women’s femminile, con l’obiettivo di fornire opportunità di formazione e ricerca a Cancer with the objective to provide training and research giovani radiooncologi e di coprire i costi operativi della ricerca, compresi opportunities for young radiation oncologists and to cover regli stipendi degli assistenti di ricerca. search operation costs, including salaries for research assistants. Il medico afferma che le donazioni sono essenziali per manteThe doctor says donations are essential to keep research and nere la ricerca e l’innovazione nel trattamento dei tumori femminili. innovation in the treatment of women’s cancers going. The L’edizione 2023 della Cavalcata a La Grande Roue si terrà il 19 2023 edition of the Ride at La Grande Roue takes place on settembre. Hanno bisogno del vostro aiuto per fare la differenza nella September 19. They need your help to make a difference in the vita delle madri, delle figlie, delle sorelle e delle amiche colpite da lives of the mothers, daughters, sisters and friends impacted by questi tumori. these cancers. For more information or to purchase tickets check out their website at www.teampwr.ca
Per ulteriori informazioni o per acquistare i biglietti, visitare il sito web all’indirizzo www.teampwr.ca.
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Graduates of the Year 2023
Send us your graduation pictures! Please submit your picture by visiting www.panoramitalia.com clicking on “Magazine” followed by “Graduates of the year.” You can also submit by mail to 9300 Boul. Henri-Bourassa O, Suite 100, Ville Saint-Laurent, Quebec, H4S 1L5 Include the graduate’s name, institution, and field of study. Cost is $55 Deadline: August 11, 2023 Pictures will appear in our Fall 2023 issue
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Immigrant or Ex-Pat? Shifting Definitions Immigrante o ex-pat? Definizioni mutevoli
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Illustration by Mia Carnevale
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“we don’t discuss the distance anymore returning is now the other dream not Italian American or Canadian it has lost its nationality in the sixties we came in swarms like summer bees smelling of something strange wearing the last moist kiss of our own sky”
wrote these lines more than 40 years ago. At the age I am now, when I should have most things figured out, I constantly find myself revisiting and reconstructing the waning reasons and definitions of who we are as travellers around the world. It may no longer be a concern for most who have settled well and for generations of families who are comfortably established as Canadians, but for some of us there is a lingering ache. My Italian-Canadian community has mushroomed astoundingly from the time I wrote the poem; generations born and grown. Since the romance of travel is no longer an aphrodisiac for me, I spend much time in the community always interested and aware of its concerns and activities that are part of daily life. I recently came across an invitation placed in a community newsletter for a celebration to be held for ex-pats at the Columbus Centre around Christmas. It was advertised with a photo of attractive, fashionable young people holding up champagne flutes, smiling and laughing euphorically. Somehow this seemed a little strange to my eyes. What and who are these cheerful ex-pats? And why are they having so much fun? It is a modern, tech-driven world and I am aware that language is fluid and growing and changing all the time, but I sometimes think certain meanings may be something we cannot completely erase to placate our insecurities as we create a modern dictionary to define ourselves. It seems we have a new word to replace the
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“non parliamo più di distanza ritornare è adesso l’altro sogno nessun italo-americano o canadese ha perso la propria nazionalità negli anni Sessanta siamo arrivati in sciami come api che d’estate sentono un qualcosa di strano con addosso l’ultimo bacio umido del nostro stesso cielo”
crissi questi versi più di 40 anni fa. Oggi, alla mia età, quando dovrei aver capito quasi tutto, mi ritrovo costantemente a rivisitare e ricostruire le ragioni e le definizioni in declino di ciò che siamo, noi viaggiatori del mondo. Per molti che si sono sistemati bene o per le generazioni di famiglie che si sono ben affermate come canadesi, non sarà più motivo di preoccupazione ma per alcuni di noi è un dolore persistente. La mia comunità italo-canadese è proliferata come i funghi in modo incredibile rispetto all’epoca in cui scrissi la poesia; sono nate e cresciute intere generazioni. Visto che il viaggio ha perso per me il suo fascino afrodisiaco, trascorro molto tempo a interessarmi della comunità, consapevole delle preoccupazioni o delle attività che ne scandiscono il quotidiano. Di recente, mi sono imbattuta in un invito pubblicato in una newsletter e che riguardava una festa natalizia per ex-pat al Columbus Centre. L’evento era pubblicizzato con una foto di giovani attraenti e alla moda con in mano flûte di champagne, sorridenti ed euforici. Per qualche motivo, mi sembrava un po’ strano. Che cosa e chi sono questi allegri expat? Come mai si divertono così tanto? Viviamo in un mondo moderno, tecnologico e sono consapevole della fluidità, dell’evoluzione e del cambiamento della lingua; purtuttavia, alle volte penso che alcuni significati non si possano cancellare del tutto per placare le nostre insicurezze, mentre siamo alle prese con un nuovo dizionario che ci definisca. Pare che ci sia un nuovo termine a soppiantare l’originale “immigrato”. La parola è “espatriato” o il suo diminutivo
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original immigrant. The word is expatriate, or ex-pat for short. A less uneasy or uncomfortable one to the previous which has often been met with a certain amount of reluctance and with much rarer occasion for celebration around the world. The Latin meaning for ‘ex’ is outside and ‘patria’ is one’s country. Therefore, this definition of expatriate would mean anyone who left or was exiled from their native country—pretty much what immigrant has always meant to me and others like me. In reality, some of us were never included in the decision to become one since most of my generation were children when we arrived in the 50s and 60s and did not have a say in the matter. As new arrivals to this country, willing or unwilling, we accepted the term immigrant for what it represented. We took our place in the new society, not always in the most welcoming atmosphere, and got on with it. We contributed in its growth and development with our strengths and talents and became productive citizens in a new country. This is not news. The photograph in the newsletter was puzzling to me; it ignited a feeling of confusion rather than celebration. Perhaps it was my memory of how the lack of festivity and merriment had been for our immigrant experience of recognition in the past. No champagne flutes or fashionable dress and no one inviting us to celebrate our identity. Any celebratory moments took place amongst ourselves, with friends in our homes and churches and small-town social clubs. The word patriot can sometimes further confuse the implications of the meaning of ex-pat. A patriot is a loyalist, nationalist, partisan, words that are somewhat puzzling when I try to figure out how they apply to my representation. Am I an ex-patriot or an expatriate or just confused? I love my birth country. I cherish the memories I carry dear in my heart, but I am not a loyalist, a nationalist or a partisan. I am the child of immigrant parents. Are the ex-pats who are now residing in our communities simply visiting? Have they been exiled and waiting to be repatriated? Or have they chosen this country as a new home? If they have chosen to be here to construct a new life and future, are they not immigrants? I am aware that the new arrivals, or ex-pats, from Italy may perceive they are different from those of the 50s and 60’s. Their passports may be stamped with distinct career classifications, reputable degrees of education beyond those of labourers and peasants of the earlier diaspora, but the goal is the same. Those who arrive today have the opportunity to practice and develop further these careers in a country which allows them freedom and opportunity. A country built by immigrants who long ago had to relinquish the dream and the romance of expatriation. Language is fluid. It is in a constant state of development and change. It is positive and engaged in the removal of the negativity of certain past usages that have become intolerable. As much as our traditions and practices will always be from our native lands, let’s not try to advertise a deceptive representation of who we proudly are. Definitions can sometimes be hurtful and divisive. The word immigrant is one whose meaning cannot be erased by style, dress or champagne flutes, even if that is the flavour of the day.
“ex-pat”. Un termine meno difficile o scomodo del precedente che ha spesso trovato una certa riluttanza e molto raramente l’occasione di essere celebrato nel mondo. Il significato latino di “ex” è “fuori” e di “patria” è “paese”. Pertanto, questa definizione di “espatriato” starebbe a indicare qualcuno che ha abbandonato il paese natio o che ne è stato esiliato – più o meno lo stesso significato che il termine immigrato ha sempre avuto per me o per altri come me. In realtà, alcuni di noi non hanno mai deciso attivamente di esserlo, dato che la maggior parte di quelli della mia generazione, me compresa, erano bambini quando sono arrivati negli anni ’50 e ’60 e non avevano voce in capitolo. Appena arrivati in questo paese, volenti o nolenti, accettammo il termine immigrato per quello che rappresentava. Siamo entrati a far parte di una nuova società, non sempre in un’atmosfera molto accogliente, e siamo andati avanti. Abbiamo contribuito alla sua crescita e sviluppo con forza e talento, diventando cittadini produttivi in un paese nuovo. Non è una novità. La fotografia nella newsletter mi ha disorientata; mi ha suscitato un sentimento di confusione piuttosto che di festa. Magari era il ricordo della mancanza di festeggiamenti e gioia nel celebrare il nostro passato nella nostra esperienza migratoria. Niente flûte di champagne o vestito alla moda; nessuno che ci invitasse a celebrare la nostra identità. Qualunque festeggiamento avveniva tra di noi, con gli amici, a casa, in chiesa e nei piccoli circoli sociali. La parola “patriota”, a volte, può confondere ulteriormente le implicazioni del significato di expat. Un patriota è un lealista, nazionalista, partigiano; parole che in qualche modo mi lasciano perplessa quando cerco di capire in che modo trovino riscontro nella rappresentazione di me. Sono una ex-patriota, un’espatriata o sono solo confusa? Amo la mia terra natia. Ne conservo cari i ricordi nel cuore, ma non sono una lealista, una nazionalista né una partigiana. Sono la figlia di genitori immigrati. Gli expat che risiedono adesso nelle nostre comunità sono solo in visita? Sono stati esiliati e in attesa di essere rimpatriati, ovvero hanno scelto questo paese per viverci? Se hanno scelto di viverci e di costruirsi una vita e un futuro, non sono allora immigrati? Sono cosciente che i nuovi arrivi, o expat, dall’Italia possano sentirsi diversi da quelli degli anni ’50 e ’60. I loro passaporti riporteranno anche precise carriere, lauree di tutto rispetto che vanno ben oltre le esperienze dei manovali e dei contadini della prima diaspora, ma l’obiettivo è lo stesso. Quelli che arrivano oggi hanno l’opportunità di mettere in pratica e sviluppare ulteriormente queste carriere in un paese che offre loro libertà ed opportunità. Un paese costruito da immigrati che molto tempo fa dovettero abbandonare il sogno e la magia dell’espatrio. La lingua è fluida. È in uno stato costante di sviluppo e cambiamento. È positiva e impegnata nell’eliminazione della negatività di alcuni usi del passato, divenuti intollerabili. Fintanto che le tradizioni e i costumi arrivano dalle nostre terre natie, non cerchiamo di pubblicizzare una rappresentazione ingannevole di ciò che siamo con orgoglio. Le definizioni possono talvolta ferire e dividere. La parola immigrato è una di quelle il cui significato non può essere cancellato dallo stile, da un abito o da flûte di champagne, anche se è quella la moda del momento.
“we came with heavy trunks empty pockets and a dream i was one of them tucked away below the sea line on the bottom floor of a ship that swelled and ached for thirteen days our bellies emptied into the Atlantic until the ship finally vomited on the shores of Halifax”
“arrivammo con valigie pesanti tasche vuote e un sogno io ero una di loro nascosta sotto la linea del mare al piano inferiore di una nave rigonfia che dolette per tredici giorni alle nostre pance vuote nell’Atlantico finché la nave infine vomitò sulle coste di Halifax”
Poetic quotes from “Returning”, from Italian Women and Other Tragedies published by Guernica Editions
Citazioni poetiche tratte da “Returning”, in Italian Women and Other Tragedies pubblicato da Guernica Editions.
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Illustration by Mia Carnevale
Are Italian Associations Still Relevant? BY - D I F RA N C E S C O D I M U R O
Le associazioni italiane sono ancora importanti?
At
the dawn of the Roman Republic, the concept of a unified Italic people was something to strive for, and throughout history that same idea of ‘Italia’ has gone through countless iterations. When the peninsula was a chess board for the great powers of Europe, again the dream was uttered that one day soon they could come together as brothers— Fratelli d’Italia. More recently, something similar was felt by the throngs of immigrants that left a war-ravaged Italy in the late 1940s and early 1950s. These immigrants who washed up on the shores of North America and other parts of the western world would try to eke out a new existence in foreign lands using foreign tongues. Throughout their initial adversity, they clung to their own sense of community. In the 1970s, we saw an emergence of the much-vaunted Italian associations. They came in two flavours: the cultural ones that were formed by individuals of the same hometown, and the religious associations, usually of the patron saint of that same hometown. As the communities flourished, membership swelled and federations of regional associations arose. These associations were the one link between these immigrants and their homeland. This kept the culture, language and traditions alive. Fast forward a half century later and we find ourselves in a modern world. One filled with social media, continual distractions, overstimulation, travelling and indulging in life’s frivolities. And so, at this point I asked myself whether associations still have a place in our lives? Out of the blue, I received a call from one of those octogenarian paesans that still runs an association. I was asked to attend the first assembly meeting they’d planned since COVID to help elect
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ll’alba della Repubblica di Roma, l’idea di un’Italia unita era qualcosa a cui ambire, un’idea che nel corso della storia è poi ricomparsa molte volte. Quando la penisola divenne una scacchiera per le grandi potenze europee, ancora una volta venne espresso il sogno di diventare un giorno fratelli, “Fratelli d’Italia” per l’appunto. Più di recente, tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, un desiderio simile accomunò le masse di immigrati che lasciarono un’Italia devastata dalla guerra. Immigrati che, giunti sulle coste del Nord America e da altre zone del mondo occidentale, tentarono di sbarcare il lunario in terre lontane usando lingue straniere. Di fronte alle avversità iniziali, si aggrapparono al proprio senso di appartenenza. Negli anni ’70, si assistette alla nascita dei tanto decantati circoli italiani. Ce n’erano di due tipi: quelli culturali creati da persone dello stesso paese, e quelli religiosi, di solito dedicati al santo patrono della stessa città. Con il fiorire delle comunità, le iscrizioni si moltiplicarono e così nacquero le associazioni regionali. Questi circoli costituivano il solo legame tra gli immigrati e la madrepatria. Fu così che si mantennero vive cultura, lingua e tradizioni. Facciamo un salto di mezzo secolo e ci ritroviamo in un mondo moderno. Un mondo pieno di social media, di distrazioni continue, di sovrastimoli, di viaggi e di frivolezze della vita. È per questo che mi sono chiesto se ci fosse ancora spazio per i circoli nelle nostre vite. All’improvviso, ho ricevuto una telefonata da uno dei miei compaesani oggi ottantenni, ancora alla guida di un circolo. Mi è stato chiesto di partecipare alla prima riunione dai tempi del Covid, per aiutarli ad eleggere il nuovo consiglio d’amministrazione, un’idea di certo interessante. Ho ammesso di non essere stato praticamente in contatto con
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Members and clients of Caisse Desjardins Canadienne Italienne benefit from 2022's strong financial results AVANTI...INSIEME! 2022 fiscal year highlights
Total dividends of $2,2 million:
·Business volume of $2,7 billion
·$2,0 million to members
·Operating surplus earnings of $21,5 million
·$0,2 million to the Community Development Fund Caisse Desjardins Canadienne Italienne held its annual general meeting in hybrid mode on April 20, 2023. It was an opportunity for members to go over the caisse's financial results for the previous year. Members then had 4 days to vote on dividends. The distribution plan for surplus earnings that members voted to accept at the annual general meeting amounted to total dividends of $2,2 million. In all, $1,994,266 will be paid out as member dividends and $245,000 will go to the Community Development Fund (CDF). "This money lets us support meaningful projects in the community and demonstrate our cooperative difference. I'd like to thank our members. By doing business with us, you're helping us enrich the lives of people and our community," said caisse chair Raffaele Di Lillo.
Members of the board of directors, from left: Nick Panetta, Carmine Mercadante, Claude Gobeil, Raffaele Di Lillo, presidente Anna Cortina, Mariano De Carolis, direttore generale, Serge Branconnier, Massimiliano Bernardo, Michael Di Grappa (assente), Carole Gagliardi (assente)
In 2022, the caisse posted operating surplus earnings of $21,5 million, up 14,9% from 2021. Its business volume grew by 5,8% to $2,7 billion during the same period. In addition to the member dividends and contribution to the CDF stated above, the caisse gave back $177,200 to the community in 2022, including $86,600 in donations and sponsorships and $90,600 through the CDF. There were four open seats on the board of directors, and the caisse received the same amount of nominations for them. As a result, the following candidates were elected by acclamation: Michael Di Grappa, Raffaele Di Lillo, Carole Gagliardi, and Celina Toia.
About Caisse Canadienne Italienne
Directors and managers, from left: Luigi D'Argenio, Maddalena Baviello, Maria Biondi, Giuseppe Guerrieri, Giuseppe Tuzzolino, Rita Tamburro, Sabrina Alessandrini, Carmelo Barbieri. Seated: Alessandro Ciminelli, Michelina Lavoratore, Mariano A. De Carolis, Natalie Amato.
SEDE CENTRALE 6999 boul. St-Laurent, Montréal Centro servizi Piccola Italia 6995 boul. St-Laurent, Montréal
With $1,5 billion in overall assets, Caisse Canadienne Italienne actively contributes to the economic and social development of some 30,000 members and the local community. As part of Desjardins Group, it offers the full range of Desjardins products and services. Desjardins Group is the largest cooperative financial group in North America and has been recognized as a top corporate citizen and one of the strongest financial institutions in the world.
Centro servizi Fleury Centro servizi Jarry 2401 Fleury Est, Montréal 4570 Jarry, Montréal Centro servizi Henri-Bourassa Centro servizi Jean-Talon 5620 boulevard Henri-Bourassa Est, 5133 Jean-Talon Est, Montréal Montréal Centro servizi Lasalle 1590 Dollard, Montréal
(514) 270-4124 • Follow us on
Centro servizi Maurice Duplessis Centro servizi St-Jean-de-la8275 boul. Maurice Duplessis, Croix e Ufficio Gestione del Montréal Patrimonio 170 St-Zotique, Montréal Centro servizi Papineau 7390 Papineau, Montréal
• www.desjardins.com/caissecanadienneitalienne
a new executive committee, an interesting idea to be sure. I admitted I had very little recent links to the group and that it had been decades since I’d seen a membership card, let alone paid dues. “We’re getting old,” he replied. “These associations now have to be about la gioventù.” What could I do to help an ailing social committee whose average age is probably in the mid-70s? This isn’t just about one person attending one association meeting. This is a microcosm of the larger issue at hand: do these associations have a place in the 21st century? To begin to answer that, one must look at the state of the community. The greater Italian community still remains present but has somehow drifted apart and assimilated into the greater societal consciousness. There is an interesting tug of war that plays out. Part of us wishes to continue the assimilation process and are happy in their either Canadian or American immersion. The counterbalance is that there is that ancestral pull back to the homeland, the time where slower clocks struck happier hours, to those stories my grandparents would recount with fondness about the paese where everyone seemed to know one another. This tug of war has to be tempered by the validity of the stories themselves. What are they remembering? That wistful sentimentality they indulge in is prone to a selective memory. More often than not, it mellows the heart and omits the details to leave a person with what should have been instead of what really was. The more I reflected on it, the more I realized these associations do have a place in our lives, though not necessarily in their original form. The nature of current Italian community is very much removed from that of the homeland of our forefathers. Yet some older family members live in that time capsule of an era now long forgotten in Italy itself. Here, we still make our own wine, cheeses and salumi and are very proud of such artisanal domestic production. It’s almost a rarity in urban Italy, which has evolved beyond post-war agrarianism and assimilated to the global economy. The result is evident every time we go back to Italy. We the youth have more in common with Italy’s current culture. On that basis, I link again to the Italian associations as another vehicle by which we can perpetuate that recognizable culture. It dawns on me that if there is life left within these associations, the way in which they operate must change. They must adapt with the times. It will require flexibility. The next iteration of these associations will need a greater online presence and will have to offer something more to the next generation of members. In the end, it can all loop back to that ephemeral dream of Italy and what it has come to symbolize in our culture. These associations have come to embody those cultural qualities that define us as ItalianCanadians. They can become the medium by which the younger generations learn about that culture and thrive through it. We can try in-person cooking lessons where nonne share their recipes and have retired teachers sharing tales about the distinctive dialects that are now all but forgotten. These associations that we are fortunate enough to have here, although in the twilight of their days, can find new life if they are courageous enough to evolve with the times. For now, they are a time capsule of a bygone era. For the remaining members, they’ve come to symbolize a tangible example of what they have built over the decades. So long as there is a willingness to change these organizations, to adapt in welcoming the newer generations of members, there is hope. But they must do so by presenting value, by being a link to their rich and historical roots and educating the new generations in a fun way. It’s about chaperoning them on their journey of rediscovery, allowing them to know their origins like never before. It will be up to the next-generation of Italian-Canadians wishing to preserve the traditions of their parents’ to perpetuate our culture.
il gruppo di recente e di non esserne membro da decenni; per non parlare delle tasse di iscrizione. “Stiamo diventando vecchi” mi ha risposto. “Questi circoli adesso devono concentrarsi sulla gioventù”. Che posso fare per aiutare un circolo agonizzante la cui età media si aggira forse intorno ai 70 anni? Non si tratta solo di partecipare a una riunione dell’associazione. Questa è solo una microscopica parte di un problema ben più grande: c’è posto per queste associazioni nel XXI secolo? Per abbozzare una prima risposta, bisogna considerare lo stato della comunità. La grande comunità italiana continua ad essere presente ma in qualche modo si è allontanata, assimilandosi alla generale coscienza sociale. C’è in atto un interessante tiro alla fune. Una parte di noi vorrebbe portare avanti questo processo di assimilazione ed è soddisfatta della propria integrazione canadese o americana che sia. La controparte è rappresentata da quel richiamo ancestrale verso la patria, verso l’epoca in cui un ritmo più lento scandiva ore più liete, verso quelle storie che i miei genitori raccontavano con affetto di un paese in cui tutti sembravano conoscersi. Questo tiro alla fune deve essere mitigato dalla validità delle stesse storie. Cosa ricordano? Quel sentimentalismo malinconico a cui si abbandonano tende ad avere una memoria selettiva. Quasi sempre, addolcisce i cuori, omettendo quei dettagli che portano una persona a pensare a ciò che avrebbe dovuto essere piuttosto che a ciò che effettivamente era. Più ci ho pensato e più mi sono reso conto che i circoli trovano ancora spazio nelle nostre vite, sebbene non nella loro forma originale. La natura dell’attuale comunità italiana è molto lontana da quella della patria dei nostri avi. Eppure, alcuni membri più anziani della famiglia vivono in una capsula del tempo di un’epoca da molto dimenticata dall’Italia stessa. Qui, ci facciamo ancora il vino, i formaggi e i salumi, orgogliosissimi di queste produzioni artigianali. Nelle città italiane è quasi una rarità, evolutesi oltre il ruralismo post-bellico e assimilatesi all’economia mondiale. Il risultato è evidente ogni volta che ritorniamo in Italia. Noi giovani abbiamo più cose in comune con l’attuale cultura italiana. Fatte queste premesse, mi ricollego di nuovo ai circoli italiani quale veicolo attraverso cui possiamo portare avanti quella cultura ben riconoscibile. Mi è adesso chiaro che se questi circoli sono ancora in vita, è il modo in cui operano che deve cambiare. Devono adeguarsi ai tempi. C’è bisogno di flessibilità. La prossima versione di questi circoli dovrà ricorrere a una maggiore presenza online e dovrà offrire qualcos’altro ai futuri soci. Alla fine, tutto si ricollega al sogno effimero dell’Italia e di ciò che simbolizza nella nostra cultura. I circoli sono arrivati a incarnare quelle qualità culturali che ci definiscono quali italo-canadesi. Possono diventare un mezzo attraverso cui le nuove generazioni imparano a conoscere quella cultura e a crescere floride. Possiamo provare lezioni di cucina in cui le nonne condividono le loro ricette o in cui insegnanti in pensione parlano dei vari dialetti che per poco non sono dimenticati. Questi circoli che abbiamo la fortuna di avere, sebbene giunti al crepuscolo, possono rinascere se mostrano il coraggio di evolversi con il tempo. Per adesso, sono capsule del tempo di un’era che fu. Per gli attuali soci, sono diventati il simbolo dell’esempio tangibile di ciò che hanno costruito nel corso dei decenni. Fintanto che c’è la volontà di cambiare queste organizzazioni, di adattarle affinché accolgano le nuove generazioni, c’è speranza. Per farlo devono dimostrare di valere, di fungere da ponte con le loro ricche origini storiche, e devono educare le nuove generazioni in modo divertente. Si tratta di guidarle in un viaggio di riscoperta, consentendogli di conoscere le proprie origini come non mai. Starà alla prossima generazione di italo-canadesi desiderare di proteggere le tradizioni dei loro genitori per perpetuare la nostra cultura.
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Italian Language Weeklies in Free Fall Carole Gagliardi
Le riviste settimanali in lingua italiana in caduta libera
carole.gagliardi@panoramitalia.com
In
Lo
scorso 31 marzo, il Montreal, Corriere Italiano Corriere Italiano di closed its doors for good Montreal ha chiuso on March 31. Many of us definitivamente i battenti. Siamo mourn the loss of this emblematic media in tanti a lamentare la perdita di of the Italian community in Quebec.Our questo mezzo di comunicazione disbelief is mixed with a certain nostalgia, emblematico della comunità italiana for if Corriere Italiano is gone, an impordel Quebec. La nostra incredulità è tant page in our history has turned. And mista a una certa nostalgia, poiché if Corriere Italiano ceases publication se il Corriere Italiano cessa di esistfor good, how many other media and ere si volta una pagina importante organizations in the Italian community della nostra storia. Inoltre, la sua will follow? pubblicazione sparisce in qualsiasi A few years ago, the Montreal forma, quanti altri mezzi di comuniweekly Insieme quietly closed up cazione e organismi della comunità shop. In 2013, Toronto’s Corriere italiana gli faranno seguito? Canadese daily newspaper closed its Qualche anno fa, la rivista setdoors for six months. Deprived of timanale montrealese Insieme ha the large subsidies that the Italian Marco Polo Newspaper chiuso bottega con discrezione. Nel government had promised, the daily 2013, il quotidiano Corriere Canadese di Toronto ha chiuso i battenti experienced major financial problems. It was saved in extremis by a per sei mesi. Privato degli group of Toronto-area business people. importanti sussidi che il governo italiano gli aveva promesso di verAcross Canada, newspapers and testate italiane are in free fall. sare, il quotidiano ha fatto fronte a problemi finanziari enormi. È stato Newspapers that enjoyed their glory years thanks to massive salvato in extremis da un gruppo di imprenditori dell’area di Toronto. post-war immigration now rely on only a few thousand Italian imUn po’ dappertutto in Canada, i giornali e le testate italiane sono migrants each year and an aging readership. The active generation in picchiata. Giornali che hanno conosciuto anni di gloria grazie reads few newspapers: busy and pressed for time, they seek their all’immigrazione di massa del dopoguerra, contano oggi solo su qualinformation online instead. Newspapers need to adapt and change. che migliaia di immigrati italiani all’anno e su una comunità di lettori Twenty years ago, the Italian government had about 150 Italian che sta invecchiando. La generazione attiva legge poco i giornali: ocnewspapers in the world. Today, it has less than 50, of which only cupata e stressata com’è dal tempo a disposizione, opta piuttosto per about 30 are aimed at the Italian diaspora. This is an important l’informazione online. S’impone ai giornali una ridefinizione di ruolo, di signal of generational change, for although second and third contenuto e di mezzi. generation Italians know the Italian language and are proud of Una ventina d’anni fa, il governo italiano contava circa 150 giornali their origins, few of them read and write in Italian. They live their italiani nel mondo. Oggi, ne ha meno di cinquanta di cui una trentina Italian-ness in a different way, in another language, with just as rivolta esclusivamente alla diaspora italiana. È un segnale importante much pride—a phenomenon that can be seen all over the world. dei cambiamenti generazionali, poiché benché gli italiani di seconda We are somewhat responsible for this. Have we done a good job, e terza generazione conoscano la lingua italiana e siano fieri delle as parents, in transmitting the Italian language to our children? proprie origini, in pochi sanno leggere e scrivere in italiano. Vivono la This is a difficult task, given the mixed marriages and the very propria italianità in modo differente, in un’altra lingua con altrettanto limited availability of Italian language courses in our schools. orgoglio, un fenomeno constatabile in tutto il mondo. (PICAI does an excellent job, but the choice is often difficult Noi ne siamo in parte responsabili… Ci siamo impegnati, da genibetween soccer, hockey, piano and ballet classes and the tori, a trasmettere la lingua italiana ai nostri figli? Il compito è difficile, Saturday morning Italian class.) considerati i matrimoni misti e la limitatissima offerta di corsi di lingua In Toronto, the Corriere Canadese, founded in 1954 by Daniel italiana nelle nostre scuole. (Il PICAI fa un lavoro eccellente, ma la Iannuzzi, publishes daily 20-page Italian-language editions in scelta è spesso difficile tra i corsi di calcio, di hockey, di pianoforte, di large format, unlike all other tabloid newspapers. The only daily danza e quelli di italiano del sabato mattina…). newspaper of the Italian diaspora, it survives thanks to important A Toronto, il Corriere Canadese fondato nel 1954 da Daniel Iannuzzi, subsidies it receives from the Ministero degli Affari Esteri in Italy. pubblica quotidianamente delle edizioni di 20 pagine in lingua italiana Without them, it probably could not publish. Former federal in grande formato, contrariamente a tutte le altre testate, in formato minister Joe Volpe is the current publisher and Francesco Veronesi tabloid. Unico quotidiano della comunità italiana, sussiste grazie a imis the editor-in-chief. portanti fondi che riceve dal Ministero degli Affari Esteri in Italia. Senza In Vancouver, the weekly Marco Polo, founded in 1974, has a cirdi questi, è probabile che non riuscirebbe a pubblicare. L’exministro culation of about 2,000. In recent years, 70% of its content has been
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federale Joe Volpe ne è l’attuale rein Italian and 30% in English. dattore, mentre Francesco Veronesi Its editor is Giorgio Moretti. ne è il caporedattore. Marco Polo is the only ItalianA Vancouver, il settimanale Marco language weekly in British CoPolo, fondato nel 1974, pubblica lumbia. circa 2.000 esemplari. Da qualche L’Ora di Ottawa is a familyanno, il 70 % del contenuto è in owned company founded in italiano e il 30 % in inglese. Il suo November 18, 1968 by Mario redattore è Giorgio Moretti. Marco Colonnese and Elio Coppola Polo è l’unico settimanale di lingua and supported by a group of loitaliana in Columbia Britannica. cal businessmen. Initially pubL’Ora di Ottawa è un’azienda a lished twice a week, L’Ora di conduzione familiare fondata il 18 Ottawa soon became a weekly novembre 1968 da Mario Colonnewspaper published exclunese ed Elio Coppola, sostenuta da un gruppo sively in Italian. It was Ottawa’s first and di imprenditori del posto. Pubblicato all’inizio only Italian-language weekly newspaper, due volte alla settimane, diviene rapidamente aimed at post-war Italian immigrants. un settimanale. Primo e unico settimanale di In August 1941, Antonino Spada crelingua italiana di Ottawa, si rivolgeva agli imated an eight-page tabloid weekly called migrati italiani del dopoguerra. Il Cittadino Canadese. The Montreal Nell’agosto 1941, Antonio Spada creò un weekly was later sold to Nick Ciamarra. settimanale in formato tabloid di otto pagine, In 1986, politician and former senator chiamato Il Cittadino Canadese. Il settimanale Basilio Giordano acquired it. Since then, montrealese fu successivamente venduto a Nick it has been managed by members of the Ciamarra. Nel 1986, fu acquisito dal politico ed Giordano family. It has about 20 pages ex senatore Basilio Giordano. Gestito da allora and, recently, a newsletter whose content, dai membri della famiglia Giordano, conta una like that of the newspaper, is exclusively ventina di pagine e, da poco, una newsletter il in Italian. Top: Alfredo Gagliardi, Founder of Corriere Italiano cui contenuto, proprio come quello del giorWhat these newspapers have in comBottom: Carole Gagliardi, Corriere Italiano nale, è esclusivamente in lingua italiana. mon is that they have editors who have Questi giornali hanno in comune il fatto di been involved in politics and who still avere redattori che hanno lavorato in politica e che ricevono ancor receive a subsidy from the Italian government without which it oggi fondi dal governo italiano senza dei quali la loro pubblicazione would be almost impossible to publish. The Italian government sarebbe quasi impossibile. Il governo italiano gioca dunque un ruolo therefore plays a major role in maintaining these media, which are preponderante nel mantenimento di queste testate, che rappresenan important tool for the dissemination of political information. tano per lui un importante mezzo di diffusione delle notizie politiche. All of them are experiencing a major crisis, that of a readership Vivono tutte un’enorme crisi, quella di un pubblico di lettori che non si that is not being renewed. So what can be done? rinnova. Che fare dunque? In Montreal, a consultation committee was set up to look into A Montreal, è stato istituito un comitato di consulenza per affrontare the future of Corriere Italiano. Composed of leaders of the main la questione sull’avvenire del Corriere Italiano. Composto dai leader organizations of the Italian community in Montreal (FCCIQ, dei principali organismi della comunità italiana di Montreal (FCCIQ, CNICQ, CIBPA, Casa D’Italia, CRAIC, OFFI, ADFIQ*), the CNICQ, CIBPA, Casa D’Italia, CRAIC, OFFI, ADFIQ*), il comitato committee recognizes the essential role of Corriere Italiano as a riconosce il ruolo essenziale del Corriere Italiano, quale strumento di vehicle for the transmission of Italian language and culture. It calls trasmissione della lingua e della cultura italiane. Ne favorisce la diffor the newspaper’s continuation on the Web, in English, Italian fusione online, in inglese, in italiano e in francese, al fine di riunire il and French, in order to reach as many readers as possible. maggior numero possibile di lettori e di lettrici. Like Panoram Italia, the committee proposes to address them in Sulla scia di Panoram Italia, il comitato propone di rivolgersi a loro the language they use every day, and to turn to digital with quality nella lingua che usano nel quotidiano e di ricorrere al digitale con un content they can relate to. In New York, the daily America Oggi has contenuto di qualità nel quale si riconoscano. A New York, il quotidiano already made this digital shift. Oggi ha già effettuato questa virata digitale. America The future of Italian newspapers depends on such a shift, and all L’avvenire stesso delle testate italiane dipende da una virata simile e are counting on the support of the Canadian and Italian governtutti contano sul sostegno dei governi canadese e italiano per riuscirvi. ments to make it happen. * Italian-Canadian Community Foundation of Quebec, National Congress of Italian-Canadians Quebec Region, Association of Italian-Canadian Business and Professional People of Quebec, Little Italy Community Center - Casa d’Italia, Regional Council of Italian-Canadian Seniors, Order of the Sons and Daughters of Italy Montreal, Alliance Donne femmes italiennes du Québec.
*Fondazione comunitaria italo-canadese del Quebec, Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, regione Quebec; Associazione delle persone d’affari e professionisti italo- canadesi; il Centro comunitario della Piccola Italia – Casa D’Italia; Il Consiglio regionale della comunità di anziani italo-canadesi; l’Ordine dei Figli e Figlie d’Italia di Montreal; l’Alleanza donne italiane del Quebec.
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M O N T R É A L
The Order Sons and Daughters of Italy L’Ordine Figli e Figlie d’Italia
BY - D I J U L I A P E N N E L L A
The O.F.I. Corpo Musicale with Artistic Director R. Di Lauro and his assistant A. Bernabei.
B
eing immigrants, or “others” in 20th century Canada was what helped unify Italians and brought them together to forge the Italian-Canadian community we celebrate today. When Italian immigrants faced adversity, discrimination and neglect by Canadian society, they overcame it by supporting each other and found strength in coming together to create organizations like the Order Sons and Daughters of Italy of Canada (OSDIC) to secure social safety nets and cultural spaces for Italians to celebrate their culture. Originally called Ordine Figli d’Italia, the Order Sons of Italy in America was founded in 1905 in the Little Italy neighbourhood of New York City. A decade later, the first Canadian lodge called the Order Sons of Italy of Canada was founded in 1915 in Sault Ste. Marie, Ontario. Today, there are 15 lodges across Canada in cities including Hamilton, Montreal, Winnipeg, Kelowna and Cambridge. Despite the male-centered name, women were members of the organization since its inception. It wasn’t until 2023, on International Women’s Day, with a push from the female-led organization Alliance Donne Femmes italiennes du Québec, that the Order Sons of Italy in Canada (OSI) officially added ‘Daughters’ to their title. “We didn’t have representation. There wasn’t really a center where women from different professional spheres and experiences could come together and really talk about the issues at hand,” said Anita Aloisio, president of Alliance Donne. Alliance Donne played a key role in advocating for greater female representation within the OSI, including in leadership positions. “We want to make sure that our stories are being told by the women who lived them,” Aloisio explained. “And so, we ruffled some feathers.” Part of the group’s work included successfully campaigning to add ‘Daughters’ to the OSI name and hosting mentorship, and networking events designed to empower women within the Italian-Canadian community. What started as a group of nine women wanting to see more female representation in the Italian community, the Alliance Donne broke the glass ceiling, pushed boundaries and now signed up over 250 people, according to Aloisio.
E
ssere immigrati, o “altri”, nel Canada del XX secolo è stato ciò che ha contribuito a unificare gli italiani e a riunirli per forgiare la comunità italo-canadese che oggi celebriamo. Quando gli immigrati italiani hanno affrontato le avversità, la discriminazione e l’abbandono da parte della società canadese, le hanno superate sostenendosi l’un l’altro e trovando la forza di unirsi per creare organizzazioni come l’Ordine Figli e Figlie d’Italia del Canada (OSDIC) per garantire reti di sicurezza sociale e spazi culturali per gli italiani per celebrare la loro cultura. Originariamente chiamato Ordine Figli d’Italia, l’Order Sons of Italy in America fu fondato nel 1905 nel quartiere Little Italy di New York. Un decennio più tardi, la prima loggia canadese, chiamata Ordine Figli d’Italia del Canada, fu fondata nel 1915 a Sault Ste. Marie, Ontario. Oggi esistono 15 logge in tutto il Canada, in città come Hamilton, Montreal, Winnipeg, Kelowna e Cambridge. Nonostante il nome maschile, le donne sono state membri dell’organizzazione fin dalla sua nascita. Solo nel 2023, in occasione della Giornata internazionale della donna, grazie alla spinta dall’organizzazione femminile Alliance Donne Femmes italiennes du Québec, l’Ordine dei Figli d’Italia in Canada (OSI) ha aggiunto ufficialmente “Figlie” al proprio titolo. “Non avevamo una rappresentanza. Non c’era un vero e proprio centro in cui le donne, provenienti da sfere professionali ed esperienze diverse, potessero riunirsi e parlare davvero dei problemi in questione”, ha raccontato Anita Aloisio, presidente di Alliance Donne. Alliance Donne ha svolto un ruolo chiave nel sostenere una maggiore rappresentanza femminile all’interno dell’OSI, anche nelle posizioni di leadership. “Vogliamo assicurarci che le nostre storie siano raccontate dalle donne che le hanno vissute”, ha spiegato Aloisio. “E così, abbiamo fatto arrabbiare un po’ di gente”. Tra le attività del gruppo c’è stata la campagna per l’aggiunta del termine “Figlie” al nome dell’OSI e l’organizzazione di eventi di mentorship e networking volti a rafforzare il ruolo delle donne all’interno della comunità italocanadese. Iniziata come un gruppo di nove donne che volevano vedere una maggiore rappresentanza femminile nella comunità italiana, l’Alliance Donne ha infranto il tetto di cristallo, ha superato i limiti e ora ha iscritto più di 250 persone, secondo Aloisio.
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The Corpo Musicale of the O.F.I. with Artistic Director G. Agostini. (1939)
In its early days, the OSDIC offered free schooling to teach immigrants English and French and offered services to help them become Canadian citizens. The very first lodges established orphanages and homes for the elderly, life insurance and mortuary funds, credit unions, legal services, welfare societies and scholarship funds to aid members in need. “The organization basically offered [wrap-around services] to help the Italian immigrant,” Giuseppe Fratino, president of OSDIC’s Montreal Lodge recalls. “Back then, the Order of Sons was organized to help immigrants coming over [to Canada]. I [recently] found an old archive paper that said ‘We’re here to help the Italian immigrants adapt to the Canadian way of living.’ So basically they were saying the Order was there to help Italians become ‘good Canadians’,” Fratino said. After the Second World War, the OSDIC slowly reinvented itself to support the new wave of Italian immigrants coming to Canada. The Order shifted its focus from immigration services and mutual aid to promoting more social, cultural and charitable activities. Over the years, the OSDIC’s mandate shifted from helping Italians identify as Canadians, to helping Canadians identify as Italian. “What’s our Italian-Canadian culture? Because we’re always talking about Italian culture from Italy. When [Italians] came over, we wanted to protect and keep our culture, our language and all that because we came from Italy. But these second and third generation kids, what do they have to keep? For them, they see it only as Italy has to win the World Cup and that’s it,” said Fratino. One of the biggest challenges that the OSDIC is currently facing is recruiting. They are using social media, networking events and bursary programs as a tool to attract younger generations of Italian descent to the organization and to learn about the notable Italians who paved the way for them today. To date, the OSDIC has collectively donated over $10 million to charities that promote Italian culture and to talented individuals of Italian descent. The organization supports youth of Italian origin by offering bursaries for those in literature, music and art. They also offer part-time summer jobs to students to help put on historical showcases, archive and preserve materials from the organization that have been collected over the past century. OSDIC truly is a testament to the resilience, perseverance and a living archive of Italians throughout Canada’s history. And adding ‘Daughters’ to the OSI name was a milestone in recognizing the important role women played in the organization’s history, and continue to play today. “We created a movement. There are women of various generations: past, present and future that want to have a say in these organizations and want to [see themselves] represented,” said Aloisio. “Right now, we’re working on a project honouring women from the textile industry in [post-war] Montreal, which [showcases] women’s great contribution both economically and socially into the whole development of the textile industry,” said Aloisio. “There needs to be organizations solely dedicated to make sure that [women’s] rights, interests and history are represented. It will only happen if [women] take charge of that.”
Agli albori, l’OSDIC offriva scuole gratuite per insegnare agli immigrati l’inglese e il francese e offriva servizi per aiutarli a diventare cittadini canadesi. Le prime logge istituirono orfanotrofi e case per anziani, assicurazioni sulla vita e fondi mortuari, cooperative di credito, servizi legali, società assistenziali e fondi per borse di studio per aiutare i membri in difficoltà. “L’organizzazione offriva fondamentalmente [servizi di assistenza] per aiutare gli immigrati italiani” ricorda Giuseppe Fratino, presidente della Loggia OSDIC di Montreal. “All’epoca, l’Ordine dei Figli era organizzato per aiutare gli immigrati che arrivavano [in Canada]. Recentemente ho trovato un vecchio documento d’archivio che diceva: ‘Siamo qui per aiutare gli immigrati italiani ad adattarsi allo stile di vita canadese’. In pratica si diceva che l’Ordine era lì per aiutare gli italiani a diventare ‘buoni canadesi’”, ha detto Fratino. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’OSDIC si è lentamente reinventato per sostenere la nuova ondata di immigrati italiani che arrivavano in Canada. L’Ordine ha spostato la sua attenzione dai servizi per l’immigrazione e l’aiuto reciproco alla promozione di attività sociali, culturali e caritatevoli. Nel corso degli anni, il mandato dell’OSDIC si è spostato dall’aiutare gli italiani a identificarsi come canadesi all’aiutare i canadesi a identificarsi come italiani. “Qual è la nostra cultura italo-canadese? Perché dall’Italia si parla sempre di cultura italiana. Quando [gli italiani] sono venuti qui, volevamo proteggere e mantenere la nostra cultura, la nostra lingua e tutto il resto perché venivamo dall’Italia. Ma questi ragazzi di seconda e terza generazione, cosa hanno da conservare? Per loro, l’Italia deve solo vincere la Coppa del Mondo e basta”, ha raccontato Fratino. Una delle maggiori sfide che l’OSDIC sta affrontando è il reclutamento. L’OSDIC sta utilizzando i social media, gli eventi di networking e i programmi di borse di studio come strumento per attirare le giovani generazioni di origine italiana verso l’organizzazione e per conoscere gli italiani illustri che hanno aperto la strada a loro oggi. Ad oggi, l’OSDIC ha donato collettivamente oltre 10 milioni di dollari a enti di beneficenza che promuovono la cultura italiana e a persone di talento di origine italiana. L’organizzazione sostiene i giovani di origine italiana offrendo borse di studio per chi si occupa di letteratura, musica e arte. Offre anche lavori estivi part-time a studenti per aiutare ad allestire vetrine storiche, archiviare e conservare i materiali dell’organizzazione raccolti nell’ultimo secolo. L’OSDIC è davvero una testimonianza della resilienza, della perseveranza e dell’archivio vivente degli italiani nella storia del Canada. L’aggiunta di “Figlie” al nome dell’OSI è stata una pietra miliare nel riconoscimento dell’importante ruolo che le donne hanno svolto nella storia dell’organizzazione e continuano a svolgere oggi. “Abbiamo creato un movimento. Ci sono donne di diverse generazioni: passate, presenti e future che vogliono avere voce in capitolo in queste organizzazioni e vogliono essere rappresentate”, ha aggiunto Aloisio. “In questo momento stiamo lavorando a un progetto che onora le donne dell’industria tessile di Montreal [del dopoguerra] e che mette in luce il grande contributo delle donne, sia dal punto di vista economico che sociale, allo sviluppo dell’industria tessile”, ha precisato Aloisio. “È necessario che ci siano organizzazioni dedicate esclusivamente ad assicurare che i diritti, gli interessi e la storia delle donne siano rappresentati. Questo accadrà solo se [le donne] se ne faranno carico”.
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Traduction française à la page 96
LIVINGITALIANSTYLE JULIA DI SANTE Name: Julia Di Sante Occupation: I own Blonde Biscuiterie, a cookie company I started during the first Covid lockdown in 2020. What originally began as a hobby became my full-time job. I now have two stores, one in Laval and another in Montreal. Age: 27 Generation: Third Dad’s side from: Fano (Pesaro and Urbino), Marche Mom’s side from: Capestrano (L’Aquila), Abruzzo Raised in: Laval, Québec Speaks: English, French, Italian If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? My favourite homemade soup: cappelletti in brodo What’s an Italian tradition you want to carry on? Making homemade pasta: manicotti, passatelli, gnocchi, lasagna What advice would you give 5-year-old you? Always believe in yourself and keep going! Who are you named after? My mom named me after her favourite character in Designing Women, Julia Sugarbaker, because she was a strong, empowered business owner. Favourite Italian expression and why: My favourite Italian expression is: “Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei.” My grandparents used to say this. I have always tried to surround myself with people that have the same values as me. What do you want your legacy to be? I was 20 years old without a clear path. The pandemic hit, and all businesses were indefinitely closed. I jumped on the opportunity to start a home-based business on Instagram and, to my surprise, it gained popularity quickly. My wish is for people to know that it’s never too late to find your passion, even in the darkest of times. What makes you most proud to be Italian-Canadian? I am very proud of our Italian culture. I am lucky to have a very close-knit family (including extended family). I love the language, food/traditions and visiting Italy.
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Makeup: Bianca Delle Donne Photographer: Alessia Pizzanelli Photo assistant: Anthony Liscio Studio: HAVEN creative space
DAVID MINICUCCI Nickname: Mini Occupation: President of Epoch Ventures and owner of The Famous Cosmo’s Age: 32 Generation: Third Dad’s side from: Casacalenda (Campobasso), Molise Mom’s side from: Matrice (Campobasso), Molise Raised in: Montreal, Québec Speaks: English, French and conversational Italian If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? Pasta e fagioli–I’m a simple man. What’s an Italian tradition you want to carry on? Sunday lunch. Even if we sometimes don’t have time to keep up with all the culinary traditions, it’s important that everyone gets together every weekend to slow down and enjoy each other’s company. I also want to keep the music going. I love all the famous Italian songs from the Sanremo festival, which really throws my Spotify algorithm for a loop. What advice would you give 5-yearold you? Spend more time speaking to your grandparents in Italian. I always responded to them in English but I should have made more of an effort to speak Italian early on. Who are you named after? I’m not named after anyone! My parents didn’t want to start a world war with that decision. Favourite Italian expression and why: “Quel che sarà, sarà.” I believe everything happens for a reason. What do you want your legacy to be?
I think that as kids and grandkids of immigrants, we have a duty to help those arriving in our country. We have to remember that it wasn’t so long ago that our families arrived in Montreal facing all sorts of challenges, and we have to be sympathetic that many people are going through that whole cycle today as well. It can be as simple as referring somebody for a job or helping a family find an apartment. I’d want to leave a legacy of inclusion and openness in whatever I do. What makes you most proud to be Italian-Canadian? I am proud to be Italian-Canadian because I get to experience the best of both worlds. The strong family values and tight-knit community that are so important in Italian culture were a big part of my Canadian upbringing. Growing up, I was surrounded by hard-working people who put family first and took care of each other no matter what. At the same time, I was also exposed to “la dolce vita” mentality, which values living life to the fullest and enjoying every moment. This combination has taught me the importance of balancing hard work with leisure and cherishing the people who matter most to me. Being Italian-Canadian means having a rich heritage to draw from and a supportive community to rely on. For that, I am incredibly grateful.
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MARISSA CRISTIANO Name: Marissa Cristiano Nickname: Mariss, Yung Nonna Occupation: National group account director at Cossette Media Age: 30 Generation: Third Dad’s side: Sant’Anastasia (Napoli), Campania and Casacalenda (Campobasso), Molise Mom’s side from: Lazzaro (Reggio Calabria), Calabria and Pietracatella (Campobasso), Molise Raised in: St-Léonard, Québec Speaks: English, French and Italian If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? The only right answer is pasta. What’s an Italian tradition you want to carry on? Sunday sugo What advice would you give 5-year-old you? Keep believing in miracles—the more you do, the more you’ll find them everywhere. Who are you named after? My Nonna Maria on my mom’s side and my Nonna Marietta on my dad’s side. My name is a fusion of both. Favourite Italian expression and why. “Si tira la vita avanti.” It reminds me that it’s up to you to pull life forward. What do you want your legacy to be? Inspiring people to live more like their nonna: work hard, support your community and choose to make everyday a celebration. What makes you most proud to be Italian-Canadian? How we choose to continue living passionately and with undeniable style.
Makeup: Katelyn Spencer Photographer: Bruna Rico
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DANIEL ORBAN Nickname: Fabio, Dan Dan, Dorbie Occupation: Founder of Rendezvous Scents, a curated perfume subscription service. I am also a Fragrance Educator with Estée Lauder and a Regional Ambassador with Tom Ford. Age: 26 Dad’s side from: His parents immigrated from Hungary Mom’s side from: Cosenza and Catanzaro, Calabria Raised in: Toronto, Ontario Speaks: English and some German If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? My mom’s homemade arancini What’s an Italian tradition you want to carry on? Gathering with my cousins, aunts and uncles for our annual cottage weekend playing bocce and swimming What advice would you give 5-year-old you? Pursue your creativity and dreams, as they will manifest into reality someday. Who are you named after? My mom loves Elton John, especially his song Daniel, so she and my dad agreed on the name. Favourite Italian expression and why: “Mannaggia”. I remember my nonna always saying it in a fun and affectionate way. What do you want your legacy to be? That I followed my dream in pursuing my love for fragrances, thus launching my own company, Rendezvous Scents. What makes you most proud to be Italian-Canadian? I’ve had the luxury of growing up with an Italian influence that has instilled in me a deep love of food, fashion and fragrance.
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TRAVEL
Veni, Vidi, Venezia A kinder, gentler way to visit La Serenissima this summer Silvana Longo Travel Editor
As
Un modo più delicato e considerato di visitare La Serenissima quest’estate
Italo-Canadians or self-professed Italophiles, I am going to assume you have visited Venice at least once by now. Generally, the quality of that experience ranges from a lifechanging, earth-moving marvel to a dizzying day at Disneyland without the rides—just throngs of tourists EVERYWHERE that make you crave a quick return to the mainland after a costly lunch. I have had both scenarios play out. Naturally, I wish you the former. This favourable outcome, however, greatly depends on the time of year you visit, and whether you researched the lagoon and its various sestieri prior to your trip. I was lucky. The first time I saw Venice, it was early May and I had the added benefit of a personalized tour by a local unveiling the hidden treasures of La Serenissima to me. Thanks to a friend who had studied at the University Ca’ Foscari for four years, he showed me the Venice of Venetians, making it truly one of those magical, unforgettable days that filled me with endless moments of awe. We meandered through the cobbled courtyards, taking in the winding waterways, beautiful Gothic architecture and picturesque back streets as we overheard passing conversations in Venetian dialect in the background. What a gift! To this day I am grateful that first visit set the bar so high and revealed a Venice that deserves to be preserved for generations to come. It is not easy though. With all its beauty and treasure trove
E
ssendo italo-canadesi o essendovi autoproclamati italofili, do per assunto che siate stati a Venezia almeno una volta. In genere, la qualità di quest’esperienza varia da una di quelle che cambiano la vita, una meraviglia ineguagliabile a una giornata vertiginosa a Disneyland senza però le montagne russe - turisti a frotte OVUNQUE, tanto da desiderare di tornare sulla terraferma dopo un pranzo costosissimo. Ho sentito entrambe le posizioni. Naturalmente, vi auguro la prima. Il risultato positivo, tuttavia, dipende dal periodo in cui si visita e dalla ricerca fatta prima di partire per la laguna e i suoi vari sestieri. Io sono stata fortunata. La mia prima volta a Venezia è stata all’inizio di maggio, con tanto di tour personalizzato con un signore del luogo a svelarmi i tesori nascosti della Serenissima. Grazie a un amico che aveva studiato all’Università Ca’ Foscari per quattro anni, la guida mi ha mostrato la Venezia dei veneziani, rendendo la giornata davvero magica e indimenticabile, piena di attimi di stupore. Abbiamo girovagato per i cortili acciottolati, godendoci i corsi d’acqua sinuosi, la meravigliosa architettura gotica e le pittoresche stradine traverse con conversazioni in dialetto veneziano a fare da sottofondo. Che regalo! Ancora oggi sono felice che la mia prima visita abbia raggiunto livelli così alti, svelandomi una Venezia che merita di essere protetta per le generazioni a venire. Non è facile però. Considerata tutta la sua bellezza e i tesori artistici e storici, la città galleggiante è fragile. Dopo cinquant’anni di progettazione, l’iniziativa del MOSE, che prevede l’innalzamento di strategiche paratoie galleggianti per fermare le maree di oltre di 110 centimetri, è
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Photo by Vincent Marchessault
View of Venice at night
of art and history, the Floating City is fragile. Fifty years in the making, the MOSE initiative that devised strategic sea walls to be raised to stop tides over three feet, seven inches was finally put in motion in October 2020. The forever-dreaded alta marea and disastrous episodes of flooding that threatened Venice’s very existence have been quelched for the time-being. The hazards of climate change though looms large in this equation. For instance, the experts who had conceived MOSE estimated that the sea walls would need to be raised an average of five times a year to stop tides. As of the end of 2022, the walls had already been raised 49 times. Critics say relying too much on MOSE may protect tourism but kills other parts of the economy. On another pressing note, decades of over-tourism have taken their toll on the city’s streets and residents. The population of Venice went from 175,000 in 1950 to under 50,000 as of last year. During the summer, an average of 150,000 tourists visit the city daily. Your neighbours aren’t exactly day-trippers or overnight lodgers at one of the many bed and breakfasts, most likely converted from a former Venetian’s residence. Priced out of their beloved city, depopulation threatens the viability of Venice as a living, thriving city with real people living real lives in it. Okay, basta. I know it is summer and if you’re booked for a holiday in Italy, I don’t want to be a drag and tell you to boycott Venice during the high season as the responsible thing to do. Instead, I invite you to visit the City of Canals in a kinder, gentler way by exploring the less trodden areas, and if you want a real getaway, consider choosing the Lido di Venezia as your base where you can enjoy a beach holiday and dash off to Venice and capture its magic once the crowds disperse. In this issue, I interview Venetian writer, scholar and university professor, Sebastiano Bazzichetto, who is also the creator and host of the online series Wish You Were Here—My Secret Venice, now in its fourth season on YouTube. During our chat, he reveals his secrets on how to live Venice like a local offering sacrosanct tips that will avert you from the maddening crowds. We also have the pleasure of another local perspective, who happens to be my firsttime tour guide to Venice, Adriano Venerus. He shares his first fateful meeting with the city and reveals the quaint charm of Le Zattere district. And finally for a slice of Italian life we all adore, contributor Maureen Littlejohn covers the popular Spritz tradition, its Venetian origin and why you should indulge in a bacaro tour (a pub crawl with better food) cin-cining and enjoying delectable cicchetti for the ultimate Venetian aperitivo experience.
stata attivata per la prima volta nell’ottobre 2020. La tanto temuta alta marea e le inondazioni disastrose che hanno sempre minacciato la stessa esistenza di Venezia sono neutralizzate d’ora in avanti. I pericoli del cambiamento climatico, però, fanno capolino in questa equazione. Per esempio, gli esperti che hanno progettato il MOSE hanno previsto che per bloccare le maree sarebbe stato necessario alzare le paratoie galleggianti una media di cinque volte all’anno. Alla fine del 2022, erano già state alzate ben 49 volte. I critici sostengono che affidarsi troppo al MOSE potrà pur proteggere il turismo, ma uccide altri settori dell’economia. Altra nota dolente è che decenni di sovraturismo hanno avuto un impatto negativo sulle strade della città e sui residenti. La popolazione di Venezia è passata da 175.000 nel 1950 a meno di 50.000 l’anno scorso. L’estate scorsa, c’è stata una media di 150.000 turisti al giorno. I vostri vicini non sono esattamente escursionisti che si fermano per uno o due giorni, o ospiti di uno dei tanti B&B, ricavato molto probabilmente da una vecchia residenza veneziana. Tagliati fuori dai prezzi della loro amata città, lo spopolamento minaccia la vitalità di Venezia, quale città florida e fiorente, fatta di persone vere con vite vere. Okay basta! Lo so che è estate e se avete prenotato una vacanza in Italia, non voglio fare la guastafeste e dirvi di boicottare Venezia durante l’alta stagione perché è responsabile farlo. Al contrario, vi invito a visitare la Città dei Canali in modo più delicato, esplorando le zone meno battute; se siete alla ricerca di una vera destinazione per le vacanze, considerate il Lido di Venezia quale base da cui godersi le vacanze al mare per poi fare una scappatina a Venezia e catturarne la magia una volta sparita la folla. In quest’uscita, intervisto lo scrittore, studioso e professore universitario Sebastiano Bazzichetto, che è inoltre creatore e presentatore della serie online Wish You Were Here—My Secret Venice, arrivata alla sua quarta stagione su YouTube. Durante la nostra chiacchierata, rivela i segreti su come godersi Venezia come uno del luogo e offre consigli sacrosanti che vi terranno alla larga dalla calca esasperante. Abbiamo inoltre il piacere di un’altra prospettiva locale, quella della mia prima guida locale a Venezia, Adriano Venerus. Costui condivide il suo primo fatidico incontro con la città, rivelando il fascino unico del quartiere Le Zattere. Infine, per uno scorcio di vita all’italiana che a tutti noi piace, la collaboratrice Maureen Littlejohn parla della popolare tradizione dello spritz, delle sue origini e del perché dovremmo partecipare a un tour dei bacari (una passeggiata per i pub, ma con cibo migliore) a brindare e a goderci il meglio dell’aperitivo veneziano a base di deliziosi cicchetti.
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TRAVEL
Photo by Vincent Marchessault
Hotel Molino Stucky
AN INTERVIEW WITH SEBASTIANO BAZZICHETTO INTERVISTA CON SEBASTIANO BAZZICHETTO
UNVEILING VENICE
ALLA SCOPERTA DI VENEZIA
Sebastiano Bazzichetto: Although separated from Giudecca, just east of there is the Church and Monastery of San Giorgio Maggiore, designed by Andrea Palladio. It has an incredible labyrinth inside inspired by Argentinian writer Jorge Luis Borges. A must-visit in Giudecca is la Casa dei Tre Oci, the neo-Gothic House of Three Eyes was built in 1913 by artist and photographer Mario de Maria, who conceived its distinctive brick facade with three unusually shaped arched windows. It houses his photographic archive and interesting exhibitions of contemporary art, especially photography. The Church of Redentore, also designed by Palladio, becomes the protagonist of the celebrations honouring the feast of the Redeemer on the third Sunday of July. If you are there, you will catch the spectacular fireworks that light up the lagoon that night. Constructed by the French philanthropist Cyprienne Hériot in the 1920s, Villa Heriot is an enchanting neo-Byzantine villa on the island of Giudecca surrounded by a sprawling garden with a sweeping view of the Venice lagoon. An absolute must is an aperitivo on the rooftop at five-star, luxury Hotel Molino Stucky. I also recommend a visit to the cloister of the former convent of SS Cosima and Damiano with its 4,300 square-foot collective garden.
Sebastiano Bazzichetto: Sebbene separati dalla Giudecca, poco a est da lì sorgono la Chiesa e il Monastero di San Giorgio Maggiore, progettati da Andrea Palladio. Al suo interno, si trova un labirinto incredibile ispirato dallo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Una vista imperdibile alla Giudecca è la Casa dei tre oci, la Casa neogotica dei tre occhi, costruita nel 1913 dall’artista e fotografo Mario de Maria, il quale ne ideò la sua caratteristica facciata di mattoni con tre insolite finestre ad arco. Al suo interno, ospita il suo archivio fotografico e interessanti mostre di arte contemporanea, soprattutto fotografiche. La Chiesa del Redentore, anch’essa progettata da Palladio, è la protagonista delle celebrazioni della festa del Redentore la terza domenica di luglio. Se vi trovare da quelle parti, avrete modo di assistere agli spettacolari fuochi d’artificio che di notte illuminano la laguna. Costruita dal filantropo francese Cyprienne Hériot negli anni 20, Villa Heriot è un’incantevole villa neo-bizantina situata nell’isola della Giudecca e circondata da un ampio giardino con un’incantevole vista sulla laguna di Venezia. Imperdibile l’aperitivo sulla terrazza dell’hotel di lusso a cinque stelle, l’Hotel Molino Stucky. Consiglio inoltre una visita al chiostro dell’ex Convento dei Santi Cosima e Damiano con i suoi circa 4.300 metri quadri di giardino ad uso collettivo.
Silvana Longo: Giudecca, called Spinalonga by the Venetians for its elongated shape, is an island located south of the historic centre of Venice. Comprised of eight islands, it can be reached with just one stop by vaporetto crossing the Giudecca canal. It is a mostly a residential area that enjoys a beautiful view of San Marco, making it a desirable option for travellers seeking a local vibe away from the hordes of people. What are the top places to visit and things to do while in La Giudecca?
SL: What are some of the places where you can dwell amongst the locals and live a more authentic Venetian day in the life?
Silvana Longo: La Giudecca, detta Spinalonga dai veneziani per via della sua forma allungata, è un’isola situata a sud del centro storico di Venezia. Costituita da otto isole, è raggiungibile dopo una sola fermata di vaporetto nel canale della Giudecca. Si tratta di una zona per lo più residenziale con una bella vista su San Marco, il che ne fa una meta ambita dai turisti alla ricerca di un’atmosfera autentica lontani dalla calca. Quali sono i posti migliori da visitare e le cose da fare nel quartiere La Giudecca?
SL:Quali sono alcuni posti in cui mescolarsi tra i residenti e vivere una giornata veneziana più verace?
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TRAVEL
Photo courtesy of Vela Spa
Voga alla Venta Lido di Venezia
SB: The little, far-from-fancy, unappealing bars are always good spots to find locals. Ostaria Ae Botti is one of my favourites for a bite and a glass of wine. And I would lie if I did not mention a fancier bite at Cip’s Club, where one should always savour a divinely-made Bellini. After all, this internationally renowned drink was invented by Cipriani.
SB: I baretti per nulla ricercati e poco attraenti sono sempre il posto ideale in cui trovare la gente del luogo. L’Ostaria ae Botti è una delle mie preferite per uno stuzzichino e un bicchiere di vino. Mentirei se non menzionassi un aperitivo un po’ più ricercato al Cip’s Club, dove gustarsi un immancabile Bellini. Dopo tutto, il drink di fama internazionale fu inventato proprio da Cipriani.
SL: The Lido is a quiet beach island that comes alive on the international stage once a year with the 10-day Film Festival which takes place at the end of August and early September. Celebrities, both major and minor players of the film industry, come to the Lido. Where are the usual places where you can do some star-spotting and discover the Lido in a whole new light during this special moment at the end of the summer?
SL: Il Lido è una questa tranquilla isoletta sabbiosa rivive sulla scena internazionale in occasione dei dieci giorni del Festival del Cinema che si tiene tra la fine di agosto e i primi di settembre. Celebrità, grandi e piccole figure di spicco dell’industria cinematografica, vengono al Lido. Quali sono i posti consueti in cui incontrare le star e scoprire il Lido sotto una luce completamente nuova durante quest’occasione speciale di fine estate?
SB: The Palazzo del Cinema and sometimes the Palazzo del Casinò, where great parties are organized. Even if you cannot get in, you can get a glimpse of the stars before they enter the buildings.
SB: Il Palazzo del Cinema e qualche volta il Palazzo del Casinò, dove vengono organizzate grandi feste. Anche se non si riesce a entrare, è possibile incrociare qualche star prima che faccia il suo ingresso negli edifici.
SL: Besides beach days where you can choose from three free beaches such as Alberoni, San Nicololetto or Murazzi, or equipped ones with umbrellas, sunbeds and restaurants, what other island experiences would you recommend where you can escape the herd of tourists? SB: San Lazzaro degli Armeni, Torcello, Mazzorbo, Sant’Erasmo, San Francesco del Deserto and San Servolo. They are all incredibly beautiful, far from the barbarian-like crowds, not always easy to reach but they all represent a journey back in time. When in Mazzorbo, fight to get a table at Venissa Ristorante or Ai Cacciatori.
SL: Al di là dei giorni da mare in cui è possibile optare per spiagge libere come Alberoni, San Nicoletto o Murazzi, ovvero per quelle attrezzate con ombrelloni, lettini e ristoranti, quali altre esperienze raccomandi sull’isola per sfuggire alla calca dei turisti? SB: San Lazzaro degli Armeni, Torcello, Mazzorbo, Sant’Erasmo, San Francesco del Deserto e San Servolo. Sono tutte località incredibili, lontane dalle orde barbariche e che, seppur non sempre facilmente raggiungibili, riportano tutte indietro nel tempo. Se vi trovate a Mazzorbo, fate di tutto per assicurarvi un tavolo al ristorante Venissa o Ai cacciatori.
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Photo by Vincent Marchessault
Palazzo Ducale at night
SL: Where in Venice (or its islands) do you feel “La Serenissima” most? Where is its spirit best embodied for you and why?
SL: Dove a Venezia (o nelle sue isole) si sente di più La Serenissima? Dove se ne avverte meglio lo spirito e perché?
SB: Probably in Cannaregio and Castello, where you can meet lots of locals and where Venetians still live and work. The grandeur of our glorious past can be definitely sensed in Palazzo Ducale, Ca’ Rezzonico, Scala Contarini del Bovolo, the little-known Church of San Pantalon. I also quite enjoy going to the Rialto Market, very early in the morning, just to hear native Venetians speak amongst each other as vendors sell their goods to locals.
SB: Probabilmente a Cannaregio e a Castello, dove si possono incontrare molti residenti e dove i veneziani ancora vivono e lavorano. Lo splendore del suo passato glorioso si avverte senza dubbio al Palazzo Ducale, a Ca’ Rezzonico, allo Scala Contarini del Bovolo e nella meno nota Chiesa di San Pantalon. Mi piace anche andare al Mercato di Rialto, al mattino presto, giusto per sentire i veneziani chiacchierare mentre i commercianti vendono i prodotti alla gente del luogo.
SL: Which month or season is best to visit Venice and experience it more like a local and truly understand its essence?
SL: In quale mese o stagione è meglio visitare Venezia e viverla come una persona del luogo, comprendendone appieno l’essenza?
SB: April or May and end of September and October.
SB: Ad aprile o maggio e tra la fine di settembre e ottobre.
SL: A favourite Venetian pastime?
SL: Il passatempo preferito dai veneziani?
SB: Movie screenings in Campo San Polo; walking along le Zattere while enjoying a gianduiotto ice cream by Nico. Roaming around the city without a destination very early in the morning or very late at night.
SB: La proiezione dei film a Campo San Polo; passeggiare alle Zattere godendosi un gelato al gianduiotto da Nico. Girovagare per la città senza meta al mattino presto o a tarda notte.
For more insights, and a romantic journey of La Serenissima, be sure to catch his YouTube series: Wish You Were Here—My Secret Venice created for the Italian Heritage month in June, sponsored by Villa Charities.
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TRAVEL
BY - D I A D R I A N O V E N E R U S
Love at First Sight
A
Amore a prima vista
storied city that defied and continues to defy all logic is what attracts millions of visitors every year. It certainly captivated me from the very first time I went to Venice at age 12 during a family trip. My parents took my brother and I on a day trip to discover this mysterious city built in the middle of the sea, so we set off to catch the early morning train from Pordenone in Friuli about 90 km from Venice. Crossing the endless flat plains of the Friulian and Veneto regions, the carriage was flanked on one side by the rolling hills of the prealps and on the other by monotonous flatlands of cornfields dotted occasionally with rustic brick farmhouses, some abandoned and others humbly lived in. The arrival at the bustling train station of Mestre, Venezia, which serves as Italy’s northeastern main transit hub, seemed as “unvenetian” as it could get. I thought, surely this can’t be what all the hype is about. There was no mystery, no wonder and above all, no beauty. The anticipation continued to lurch me out of my seat as I peered out of the windows trying to catch a mere glimpse of “HER.” The train finally moved on with a sudden jerk as we started to see a slight hint of the first bush-clad mud islands preceding the immense lagoon. I couldn’t sit in my seat and started to dart around the carriage to see what other passengers were pointing at. Finally, there “SHE” was. A faint row of clustered houses on the edge of the horizon. The scent of the sea air trampled through the half-drawn windows captured me by surprise. When we finally pulled into the dark Santa Lucia train station on time, we waited our turn to descend from the overfilled carriage onto the platform. Shoved in all directions while overzealous travellers scrambled hurriedly towards the main exit as our parents firmly held onto our hands. Finally, we stepped off the train and were immediately inundated by the summer sunshine. We made it out of the station when “Venezia” caught me by surprise, the massive series of long and orderly steps right in front of the Grand Canal, I stood there in amazement. My eyes instantly pierced by Venice’s beauty. We were greeted by majestic churches, gondolas, ferry-boats and a multitude of people, colours and sounds as the bells tolled away. It was at that moment that I tugged my dad’s hand and said: “You know, one day I’m going to live here!” Fast-forward to my last months of high school, when a friend of mine suggested we go to downtown Toronto just to ramble
Ad
attrarre ogni anno milioni di visitatori è una città storica che ha sfidato e continua a sfidare ogni logica. Ne ho sùbito certamente il fascino sin dalla primissima volta in cui sono stato a Venezia all’età di 12 anni, in occasione di un viaggio di famiglia in Italia. I miei genitori decisero di portare me e mio fratello per un giorno alla scoperta della misteriosa città costruita nel bel mezzo del mare, così ci organizzammo per prendere il treno mattutino in partenza da Pordenone, Friuli, a 90 chilometri da Venezia. Mentre attraversavamo le immense distese pianeggianti del Friuli e del Veneto, il vagone era fiancheggiato da un lato da colline sinuose e dalle Prealpi, e dall’altro da distese piatte e monotone di campi di mais puntellati di tanto in tanto da case agricole di mattoni, alcune abbandonate, altre abitate da gente modesta. L’arrivo nella trafficata stazione ferroviaria di Mestre, Venezia, che serve da principale snodo di transito per l’Italia nord-orientale, non poteva risultare “meno veneziano”. Pensai che di certo non poteva giustificare tutto quell’entusiasmo. Non c’erano né mistero né meraviglia né, soprattutto, bellezza. Spinto dall’aspettativa continuai ad alzarmi dal sedile per andare a sbirciare dal finestrino alla ricerca di uno scorcio di “LEI”. Con uno scatto improvviso, il treno si mosse in avanti e cominciammo a intravedere un accenno dei primi isolotti di fango ricoperti di vegetazione che precedevano l’immensa laguna. Non riuscivo a starmene seduto e cominciai a guizzare per il vagone per vedere a cosa puntassero gli altri passeggeri. Ed eccoLA lì! Una fila indistinta di case lungo la linea dell’orizzonte. Il profumo del mare che entrava dai finestrini abbassati a metà mi colse di sorpresa. Quando infine ci siamo fermati, in orario, all’interno dell’oscura stazione ferroviaria Santa Lucia, abbiamo aspettato il nostro turno per scendere dal vagone sovraffollato e raggiungere il binario. Sono stato spintonato in ogni direzione da viaggiatori troppo zelanti che si accalcavano frettolosi verso l’uscita principale, mentre i nostri genitori ci tenevano ben stretti per mano. Una volta usciti dal treno siamo stati immediatamente inondati dai raggi del sole estivo; eravamo appena usciti dalla stazione quando “Venezia” mi colse di sorpresa. La serie di lunghissimi gradini perfettamente allineati dinnanzi al Canal Grande: rimasi lì in preda allo stupore. Il mio sguardo colse immediatamente la bellezza di Venezia. Fummo accolti da chiese maestose, da gondole, vaporetti e da una moltitudine di persone, colori e suoni mentre le campane rintoccavano lontane. Fu in quel momento che afferrai la mano di mio padre e gli dissi: “Lo sai? Un giorno verrò a vivere qui!”. Adesso spostiamoci ai miei ultimi mesi di scuola secondaria,
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TRAVEL around the city. It was there in the middle of China Town that it all happened. As we strolled around the crowded neighbourhood among shops filled with pungent smells and enigmatic foods, I spotted the tricolore: the green, white and red Italian flag fluttering in the distance. I immediately suggested we go towards it and, after a short walk, we found ourselves in front of the Italian Consulate on Beverly Street. We walked in timidly where I noticed the wall posters promoting Italian studies in some Italian universities—and the University of Venice (Ca ‘ Foscari) was one of them. You know how this story ends: I made good on that promise I made to my dad and myself. That September, I found myself on a plane Venice-bound with a four-year scholarship in hand to study languages and Art History in the city that stole my heart then and still does.
quando un amico suggerì di andarcene a fare due passi in centro a Toronto. Fu proprio nel bel mezzo di China Town che tutto accadde. Mentre ce ne andavamo a passeggio per il quartiere affollato, tra i negozi dagli odori pungenti e dagli alimenti misteriosi, scorsi un “tricolore”: una bandiera verde, bianca e rossa che sventolava a distanza. Suggerì immediatamente di andare in quella direzione e dopo una breve passeggiata, ci ritrovammo davanti al Consolato d’Italia su Beverly Street. Entrammo timidamente quando notai un poster che promuoveva di studiare italianistica in una università italiana – tra cui l’Università di Venezia (Ca’ Foscari)! Sapete già come va a finire questa storia: mantenni la promessa che avevo fatto a me stesso e a mio padre e quel settembre, mi ritrovai su un volo diretto a Venezia con una borsa di studio di quattro anni in mano per studiare lingue e storia dell’arte proprio nella città che mi aveva rubato il cuore e che continua ancor adesso a rubarmelo: Venezia.
WALK LIKE A VENETIAN
A PASSEGGIO COME UN VENEZIANO
Escape the crowds and head to Le Zattere
Fuggite dalla calca e andatevene alle Zattere
After leaving the Santa Lucia train station, turn right and make your way to the most Venetian of passeggiate or promenades: Le Zattere. In her glory days, raft-like flat boats were used to unload exotic goods coming from far-off lands onto these docks which made Venice the Gateway to Continental Europe. Nowadays, walking along the Zattere when you reach the Punta della Dogana (the former customs area of the city) you will experience a breathtaking vista onto the world-famous Grand Canal, the basin of St. Mark’s and the elegant church on the Isle of St. George offering up a true local walking experience. Next, enter onto your Maps app the San Basilio Ferry Boat Station, which is the start of this sunlit walkway that looks onto the Isle of La Giudecca, a long strip of clustered homes and abodes across the channel and home to the luxurious Hilton and Cipriani hotels. Thankfully the monster cruise liners that only added to the chaos of a summer day in Venice no longer transit through here. Cross over the Calatrava Bridge, built to connect the train station to Piazzale Roma—the city’s bustling bus station which connects the Island to the mainland. Made of red steel and inlaid glass, the bridge designed by the Archistar Calatrava finally opened to the public on the eve of September 8, 2011 after years of scandalous price increases and controversies. Keep on track and follow your directions to the Ferry Boat Station of San Basilio while walking “like Venetians” through laneways, over bridges and along canals treading the same route locals do to reach the sought-after destination of Le Zattere. Here you will find yourself flooded with sunlight and caressed by the sea breeze as you walk along cafés, gorgeous sea-front homes and outdoor restaurants as you meander lazily along the white stone promenade. Stop to set your eyes on the island’s last gondola-building boatyard called Lo Squero. Sit and relax at Gelateria da Nico by treating yourselves to the ultimate gelato experience before you continue the passeggiata towards the magnificent Baroque facade of the Church of the Pietà(1745-1760) where Vivaldi, the Venetian composer, played his “Four Seasons” masterpiece. Continue until you finally reach the Punta della Dogana, where your Venetian expectations will be gratified by the unique and unbeatable Grand Vista, made even more romantically beautiful as the summer sun sets in the distance.
All’uscita della stazione Santa Lucia, voltate a destra e dirigetevi direttamente alle Zattere, passeggiata veneziana per eccellenza. Durante l’epoca del suo splendore, imbarcazioni piatte simili a zattere venivano utilizzate per scaricare mercanzie esotiche provenienti da terre lontane su questi pontili che facevano di Venezia la porta d’accesso all’Europa continentale. Oggi, passeggiando a piedi come un vero veneziano lungo le Zattere fino a raggiungere la Punta della Dogana (l’ex zona doganale della città) vi godrete una vista mozzafiato sul rinomatissimo Canal Grande, il bacino di San Marco e l’elegante chiesa dell’isola di San Giorgio. Quindi, ricorrendo all’applicazione Mappe del telefonino, cercate la stazione marittima San Basilio, dove appunto comincia questa passerella soleggiata che si affaccia sull’isola della Giudecca, una lunga fila di case e dimore dall’altra parte del canale, sede degli hotel di lusso Hilton e Cipriani. Per fortuna le mostruose navi da crociera che non facevano altro che aggiungere caos alle giornate estive di Venezia non passano più da qui. Attraversate il ponte di Calatrava, costruito per collegare la stazione ferroviaria a Piazzale Roma, la trafficata stazione degli autobus che collega l’isola alla terraferma. In acciaio rosso e vetro, il ponte progettato da Archistar Calatrava è stato finalmente aperto al pubblico alla vigilia dell’8 settembre 2011 dopo anni di controversie e aumenti scandalosi dei prezzi. Mantenetevi su questo tragitto e seguite le indicazioni per la stazione marittima di San Basilio, passeggiando “come veneziani” tra i vicoli, attraverso i ponti e lungo i canali, ritracciando così lo stesso percorso usato dalla gente del posto per raggiungere la tanto ricercata destinazione delle Zattere. Ecco che vi ritroverete a passeggiare a passo lento, inondati dai raggi del sole e accarezzati dalla brezza marina in questo viale di pietra bianca, fiancheggiato da caffè, meravigliose case con vista mare e ristoranti all’aperto. Fermatevi per dare un’occhiata allo “Squero”, ultimo cantiere addetto alla costruzione delle gondole dell’isola. Sedetevi e rilassatevi alla Gelateria da Nico concedendovi un gelato eccezionale prima di continuare la passeggiata verso la magnifica facciata barocca della Chiesa della Pietà (1745-1760), in cui il compositore veneziano Vivaldi suonò il suo capolavoro “Le quattro stagioni”. Proseguite fino a quando avrete raggiunto “Punta della Dogana” dove le aspettative che nutrivate su Venezia verranno appagate dalla tanto unica quanto imbattibile Grand Vista, resa ancor più romantica dal tramonto in lontananza.
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TRAVEL
Spritz
it Up
Facciamoci uno spritz!
How to indulge in Venice’s splashy, capricious drink BY - D I M AU R E E N L I T T L E J O H N
Come godersi questo drink sensazionale e capriccioso
If
you happen to see a group of gondoliers relaxing together after work at a bar or café, at least one is likely to be cooling off with a spritz. Spritz is the drink of choice not only for gondoliers, but for most Venetians. Made with wine (usually Prosecco), a splash of sparkling water and a dash of bitters, it can be enjoyed any time of the day and almost anywhere, from humble bacari to luxe hotel lounges. “Locals don’t consider it a cocktail, but simply a local drink,” explains Marco Romeo, founder of Streaty Tours, which offers visitors a peek at the true Venetian drinking culture. What really makes the beverage unique to this city is the choice of bitters. Romeo is proud to introduce clients to traditional configurations. “They are surprised to know that most Venetians don’t drink Aperol or Campari, but they prefer regional aperitives such as Select.” Select Aperitivo was first created in 1920 by the Pilla brothers in the district of Castello, Venice’s historical heart. Bright red in colour, it contains 30 botanicals, including rhubarb roots, juniper berries and citrus fruit. Spicy and complex, it bites the tongue at first, then finishes with a clean zing. To explore different variations of the drink, Romeo leads his tours the same way Venetians enjoy their aperitive. He stops in at a few places to sample the signature house offering along with a small snack. In his case, it’s three bars and four different spritz, the last one featuring P31. A lesser known regional aperitivo, the kryptonite green bitter is infused with intriguing notes of absinthe, rhubarb, ginger, chamomile and cloves. The story goes that spritz was not invented by Venetians but by Austrians during the Austro-Hungarian control of Veneto in the
Se
vi capiterà di osservare un gruppo di gondolieri rilassarsi dopo il lavoro in un bar o caffè, è probabile che almeno uno si stia rinfrescando con uno spritz. Non è il drink prediletto da gondolieri, ma dalla maggior parte dei veneziani. A base di vino (di solito Prosecco), con un tocco di acqua frizzante e un po’ di bitter, si può gustare a qualsiasi ora del giorno e quasi ovunque, dai modesti bar agli hotel di lusso. “I residenti non lo considerano un cocktail, ma semplicemente una bevanda locale” spiega Marco Romeo, fondatore della Streaty Tours, che offre ai visitatori uno scorcio sulla vera cultura dei drink veneziana. Ciò che rende questa bevanda tipica della città, è la scelta del bitter. Romeo presenta con orgoglio ai propri clienti le varianti classiche. “Si sorprendono nello scoprire che la maggioranza dei veneziani non beve l’Aperol o il Campari, ma piuttosto preferisce aperitivi regionali come il Select”. Il Select è un aperitivo prodotto per la prima volta nel 1920 dai fratelli Pilla nel quartiere Castello, cuore storico di Venezia. Di color rosso vivo, contiene 30 erbe aromatiche, tra cui radici di rabarbaro, bacche di ginepro e agrumi. Speziato e complesso, all’inizio pizzica la lingua, per poi lasciare un retrogusto fresco e vivace. Per esplorare le diverse varianti, Romeo offre un’esperienza identica al modo in cui i veneziani si godono l’aperitivo. Ci si ferma in alcuni locali per degustare l’offerta tipica della casa e qualche stuzzichino. In questo caso, si tratta di tre bar e quat-
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1800s. Finding the Italian wine too strong, the new rulers watered it down with seltzer. Yet it was the Venetians who put their own special stamp on the drink and spiced it up with bitters, garnishes and sparkling wine. Many varieties of spritz can be found throughout the city. In some corners, there’s an argument that still wine, not bubbles, is the way to go. And the choice of bitters can stray far from the traditional. You’ll find spritz featuring Cynar, Aperol or Campari on many cocktail menus. Over its 200-year lifespan, spritz has been tweaked many a bartender’s imagination. Some of them like to put their own twist on the drink by adding Saint Germain, Cointreau, Midori or vermouth. Garnishes are another matter. A slice of orange or an olive are common, but on the more creative concoctions the decorations could range from ginger to mint. One thing is constant. The drink is gently stirred, not shaken. A few ice cubes add to its refreshing allure. Getting back to tradition, the website venice-tourism.com notes that: “Spritz, for the majority of the Venetians, is an unfailing ritual.” Is timing important? Not really; it’s the kind of drink that is available all day. Some people enjoy the refreshment before lunch, but pre-dinner is the most popular time to indulge with friends and family. This way it can help get the digestive juices flowing, paired with a few cicchetti such as crostini, sardines or anchovies with butter. When in Venice, no matter the time of day or which version you choose, sipping a spritz is a must.
tro diversi spritz, l’ultimo dei quali a base di P31. Aperitivo regionale meno noto, l’amaro verde kryptonite contiene fresche note di assenzio, rabarbaro, zenzero, camomilla e chiodi di garofano. La storia narra che la famosa bevanda non fu inventato dai veneziani, bensì dagli austriaci durante il dominio austro-ungarico del 1800 in Veneto. Trovando il vino italiano troppo forte, i nuovi dominatori lo annacquarono con della soda. Tuttavia, furono i veneziani ad aggiungere il tocco speciale speziandolo con il bitter, con il vino frizzante e guarnendolo. Sono numerose le varietà di spritz della città. Alcuni sostengono che il metodo vero richieda il vino semplice, non frizzante; mentre la scelta del bitter può discostarsi tantissimo da quella tradizionale. Troverete spritz a base di Cynar, di Aperol o di Campari in molti menu di cocktail. Nell’arco di 200 anni, il famoso drink arancione ha stuzzicato l’immaginazione di molti bartender. Ad alcuni piace aggiungere alla propria variante del Saint Germain, del Cointreau, del Midori o del vermouth. Quella delle guarnizioni è un’altra storia ancora. Una fetta d’arancia o un’oliva sono la consuetudine, ma nei locali più creativi le decorazioni spaziano dallo zenzero alla menta. Unica costante: lo spritz viene mescolato delicatamente, non shakerato. Un paio di cubetti di ghiaccio gli danno un tocco fresco. Tornando alla tradizione, il sito web venice-tourism.com sottolinea: “Lo spritz è per il Veneziano un vero e proprio rito a cui ben pochi si sottraggono”. L’orario conta? A dire il vero no; è un tipo di bevanda disponibile a qualunque ora del giorno. Alcuni se lo godono prima di pranzo, anche se l’orario preferito è quello che precede la cena per gustarselo con parenti e amici. Contribuisce alla digestione, abbinato a qualche cicchetto come crostini, sardine o acciughe con il burro. A Venezia, a prescindere dall’orario o dalla variante, uno spritz è d’obbligo!
Cin cin!
Cin cin!
HOW TO MAKE A SPRITZ • 3 parts Prosecco
• 2 parts aperitivo (Select if you want to be traditional) • 1 splash of soda • green olive
Start with an elegant stemmed wine glass. Add ice, bitters, Prosecco and soda. Stir gently and garnish with a green olive.
RICETTA DELLO SPRITZ • 3/5 di Prosecco • 2/5 di aperitivo (Select, se volete seguire la tradizione) • Un poco di soda • 1 oliva verde Usare un elegante bicchiere da vino con gambo. Aggiungere il ghiaccio, l’amaro, il Prosecco e la soda. Mescolare delicatamente e guarnire con l’oliva verde.
RECIPES
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Recipes & photography by
Sara Germanotta from sarasbakingblog.com
Limoncello Loaf Cake Torta al limoncello
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Q
his light and lemony loaf cake is the perfect easy-to-make summer dessert. It’s flavoured with limoncello liqueur, fresh lemon zest and drizzled with a citrusy glaze. If you don’t have limoncello, you can replace it with lemon vodka or one teaspoon of lemon extract.
uesta torta leggera e limonosa è il dessert perfetto per l’estate. Facile da preparare, aromatizzata con liquore di Limoncello, scorza di limone fresco e ricoperta da una glassa agrumata. Se non avete il Limoncello, potete sostituirlo con vodka al limone o con un cucchiaino di estratto di limone.
Ingredients / Ingredienti all-purpose flour / farina integrale baking powder / lievito in polvere salt / sale vegetable oil (I use olive oil) / olio vegetale (io uso olio d’oliva) sugar / zucchero buttermilk / latticello eggs / uova vanilla extract / estratto di vaniglia limoncello liqueur / di liquore Limoncello grated lemon zest / scorza grattugiata di limone limoncello glaze / glassa al limoncello powdered sugar / zucchero a velo limoncello / limoncello
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. . . . 1 3/4 cups / tazze . . . . 2 tsp / cucchiai . . . . 1/2 tsp / cucchiaino . . . . 1/2 cup / tazza . . . . 1 cup / tazza . . . . 1 cup / tazza . . . . 3 at room temperature / a temperatura ambiente . . . . 1 tsp / cucchiaino . . . . 1/3 cup / tazza . . . . 1 lemon / limone . . . . 1 cup / tazza . . . . 3-4 tsp / cucchiai
RECIPES
Wine Pairing Mandi’s Wine Tips
Ruffino Prosecco A classic and approachable Prosecco, this wine is all about fun and freshness. Notes of citrus, peaches and cream, and floral notes delight the senses. The bubbles are fine and persistent, leading to a light, and slightly sweet, delicious finish.
Preparation / Preparazione • Preheat oven to 350°F (180°C) and grease a 9×5 inch loaf pan.
• Preriscaldare il forno a 350°F (180°C) e ungere uno stampo da plumcake 9x5.
• In a large bowl, mix together the flour, baking powder and salt. Set aside.
• In una grande ciotola, mescolare la farina, il lievito e il sale. Mettere da parte.
• In a separate bowl, whisk together the oil, sugar, buttermilk, eggs, vanilla, limoncello and lemon zest. Mix until combined.
• In una ciotola a parte, sbattere insieme l’olio, lo zucchero, il latticello, le uova, la vaniglia, il limoncello e la scorza di limone. Mescolare fino a ottenere un composto omogeneo.
• Add the wet ingredients to the dry mixture and stir until fully incorporated.
• Aggiungere gli ingredienti umidi al composto secco e mescolare fino a incorporarli completamente.
• Pour batter into the prepared loaf pan and bake for 45-55 minutes, until a toothpick inserted in center of cake comes out clean. Cool cake on a wire rack before glazing.
• Versare l’impasto nella teglia preparata e cuocere per 45-55 minuti, finché uno stuzzicadenti inserito al centro della torta non esce pulito. Far raffreddare la torta su una griglia prima di glassarla.
• For the limoncello glaze: Whisk the powdered sugar and limoncello together until smooth. If the glaze is too thin, add a little more sugar. If it’s too thick, thin out with a little extra liqueur. Drizzle the glaze over the completely cooled cake.
• Per la glassa al limoncello: sbattere insieme lo zucchero a velo e il limoncello fino a ottenere un composto omogeneo. Se la glassa è troppo sottile, aggiungere un po’ di zucchero. Se è troppo densa, diluire con un altro po’ di liquore. Versare la glassa sulla torta completamente raffreddata.
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RECIPES
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Recipes & photography by
Angela DeSalvo & Anna Romano from nonnasway.com
Vegetarian Potato Pie Torta di patate vegetariana
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his vegetarian ‘pie’ was inspired by my mother-inlaw’s rustic ‘rapa and patata’ recipe. Her recipe is usually made to be a side dish and as many Italian dishes go, pairs perfectly with some crusty bread. We wanted to change it a bit to avoid eating so much bread so we fancied it up, and it is delicious! The traditional rapaand-patata is nestled within a thin layer of potatoes that are brushed with pesto for added flavour. The presentation of this pie is beautiful and our friends and family loved getting their own little ‘pie’ at a recent dinner we hosted.
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uesta “torta” vegetariana è stata ispirata dalla ricetta rustica di mia suocera “rapa e patata”. La sua ricetta è solitamente un contorno e, come molti piatti italiani, si abbina perfettamente a del pane croccante. Noi abbiamo voluto cambiarla un po’ per evitare di mangiare tanto pane, così l’abbiamo rivisitata e si è rivelata deliziosa! La tradizionale rapa e patata è racchiusa in un sottile strato di patate spennellate di pesto per dare un tocco di sapore in più. La presentazione di questo tortino è bellissima e i nostri amici e parenti, durante una recente cena, hanno apprezzato molto il fatto di ricevere il loro piccolo “tortino” che abbiamo ospitato.
Ingredients / Ingredienti fresh rapini / rapini freschi fingerling potatoes washed / patate fingerling lavate pesto (homemade or store-bought) / pesto (fatto in casa o acquistato in negozio) medium onion / cipolla media red bell pepper, / peperone rosso, extra virgin olive oil / olio extravergine di oliva salt / sale pepper / pepe chili flakes / fiocchi di peperoncino
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. . . 1 bunch / mazzo . . . 1.5lb . . . 2 tbsp / cucchiai . . . 1/2 finely diced / tagliata a dadini sottili . . . 1/2 small diced / tagliato a dadini piccoli
RECIPES
Wine Pairing Mandi’s Wine Tips
Fresco di Masi Rosso Made with a blend of Corvina and Merlot, this organic and vegan friendly red wine is meant to be served slightly chilled. Notes of ripe strawberries and cherries with hints of spice comes through on the mid palate – its fresh, and crunchy red fruit flavours are a delight with a balanced and fun finish.
Preparation / Preparazione • Heat oven to 375°F (190°C). Prepare the rapini by removing the tough ends and old leaves. Cut into shorter lengths and wash several times. • Bring water to boil in a medium pot, add the cleaned rapini, cook for 7 minutes. Drain and set aside. • In a separate medium pot, bring water to a boil and add salt to taste. Add the potatoes. • After 5 minutes, remove half of the potatoes and set aside. • Cook the remainder of the potatoes until soft for mashing, about 15 minutes. • Drain the potatoes, place in a bowl and roughly mash these cooked potatoes with a fork leaving them somewhat chunky then set aside.
• Riscaldare il forno a 190°C. Preparare i rapini eliminando le estremità dure e le foglie vecchie. Tagliarli in lunghezze più corte e lavarli più volte. • Portare a ebollizione l’acqua in una pentola media, aggiungere i rapini puliti e cuocere per 7 minuti. Scolare e mettere da parte. • In un’altra pentola di medie dimensioni, portare a ebollizione l’acqua e aggiungere sale a piacere. Aggiungere le patate. • Dopo 5 minuti, togliere metà delle patate e metterle da parte. • Cuocere il resto delle patate fino a quando non saranno morbide per essere schiacciate, circa 15 minuti. • Scolare le patate, metterle in una ciotola e schiacciarle grossolanamente con una forchetta, lasciandole un po’ a pezzetti, quindi metterle da parte.
• Heat 1 tbsp of olive oil in a medium saute pan over medium-high heat and add the diced onion. Cook for 3 minutes stirring often.
• Scaldare 1 cucchiaio di olio d’oliva in una padella media a fuoco medio-alto e aggiungere la cipolla tagliata a dadini. Cuocere per 3 minuti mescolando spesso.
• Add the diced red pepper and continue to cook for another 2 minutes.
• Aggiungere il peperone rosso tagliato a dadini e continuare a cuocere per altri 2 minuti.
• Roughly chop the cooked rapini and add to the onion/pepper mix, lower the heat to medium.
• Tritare grossolanamente i rapini cotti e aggiungerli al mix di cipolla e peperoni, abbassando la fiamma a livello medio.
• Add ½ tsp salt, ¼ tsp ground black pepper and ⅛ tsp chili flakes. Stir well and continue to cook for about 4 minutes to incorporate the seasonings.
• Aggiungere ½ cucchiaino di sale, ¼ di pepe nero macinato e ⅛ di peperoncino. Mescolare bene e continuare a cuocere per circa 4 minuti per incorporare i condimenti.
• Add in the mashed potatoes, stirring over heat for another 3 minutes to combine.
• Aggiungere il purè di patate, mescolando per altri 3 minuti per amalgamare il tutto.
• Lightly grease 3x1” high by 4” round crème brûlée ramekins with olive oil.
• Ungere leggermente con olio d’oliva 3 pirottini per crème brûlée rotondi da 3 cm di altezza per 12 cm
• Slice the reserved potatoes into ⅛” thick slices. Line the ramekins, so that the slices touch each other and hang over the edge by about ¼”.
• Tagliare le patate riservate a fette spesse ⅛” (0.3 cm).. Allineare i pirottini in modo che le fette si tocchino l’una con l’altra e sporgano dal bordo di circa ¼” (0.6 cm).
• Spread 2 tsp of pesto and a sprinkle of salt over the potatoes in each ramekin.
• Distribuire 2 cucchiai di pesto e una spolverata di sale sulle patate in ogni pirottino.
• Fill with the rapini mixture.
• Riempire con il composto di rapini.
• Place the filled ramekins on a baking sheet, place in heated oven and bake until the potato slice edges are browned.
• Disporre i pirottini riempiti su una teglia da forno, metterli nel forno riscaldato e cuocere fino a quando i bordi delle fette di patate saranno dorati.
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Winemaker Leonardo Ballacini with Mandi Robertson
Chianti Classico BY - D I M A N D I R O B E R S T O N
A Sangiovese love affair!
I
Sangiovese, una storia d’amore!
travelled to Chianti Classico this past spring to chase after the love affair I have with Sangiovese. This grape produces wines that are beyond delicious with unmistakable notes of sour cherry, spice, dusty tannins and a texture like no other. I love the honesty of the grape too; Sangiovese will always tell you the truth about where it grows, the vintage and the subtle nuances and influence of each winemaker. The grape itself is nothing without the helping hands of the people who live there, who know the land best and who have devoted most of their lives to producing Chianti Classico. Whether it’s Chianti Classico, Chianti Classico Riserva or the newest tier of Gran Selezione, there is something for everyone. In between mouthfuls of wild boar bolognese and tiramisu, I managed to stumble upon three exceptional men, all who have had a lifetime of experience and dedication to winemaking. While every producer has their own history, style and philosophy, they all share a passion to highlight their region and the wines. Leonardo Bellaccini – San Felice Working in viticulture almost didn’t happen for Leonardo Bellaccini. He grew up in Sienna and studied agriculture in university. One fateful day, a friend signed him up for a work placement in oenology and viticulture without his knowledge. That same summer, he joined the team at San Felice and, 38 years later, Leonardo is still there making some of the finest wines in the region, including the Il Grigio Gran Selezione. Although the relatively new category of Gran Selezione has been in place since 2014, for some producers like San Felice, it has always been part of the production. To be labelled as Gran Selezione, the grapes must be estate-grown, with at least 30 months aging in barrels and at least 13% alcohol percentage. The wine must also be approved by an Italian tasting board. “It’s
La
scorsa primavera ho viaggiato nel Chianti Classico per inseguire la mia storia d’amore con il Sangiovese. Quest’uva produce vini oltremodo deliziosi, con note inconfondibili di amarena, spezie, tannini polverosi e una consistenza senza pari. Amo anche l’onestà dell’uva; il Sangiovese vi dirà sempre la verità sul luogo in cui cresce, sull’annata e sulle sottili sfumature e influenze di ciascun viticoltore. L’uva stessa non è nulla senza l’aiuto delle persone che vivono lì, che conoscono meglio la terra e che hanno dedicato gran parte della loro vita alla produzione di questo vino. Che si tratti di Chianti Classico, Chianti Classico Riserva o dell’ultimo livello di Gran Selezione, ce n’è per tutti i gusti. Tra un boccone e l’altro di cinghiale alla bolognese e di tiramisù, sono riuscita a incontrare tre uomini eccezionali, tutti con una vita di esperienza e dedizione alla produzione di vino. Sebbene ogni produttore abbia la propria storia, il proprio stile e la propria filosofia, tutti condividono la passione per la valorizzazione della propria regione e dei propri vini. Leonardo Bellaccini - San Felice Per Leonardo Bellaccini lavorare nella viticoltura è stato quasi impossibile. Cresciuto a Siena, ha studiato agraria all’università. Un giorno fatale, un amico lo iscrisse a sua insaputa a un tirocinio in enologia e viticoltura. Quella stessa estate entrò a far parte del team di San Felice e, 38 anni dopo, Leonardo è ancora lì a produrre alcuni dei migliori vini della regione, tra cui Il Grigio Gran Selezione. Sebbene la categoria relativamente nuova della Gran Selezione sia in vigore dal 2014, per alcuni produttori come San Felice è sempre stata parte della produzione. Per essere etichettato come Gran Selezione, le uve devono essere coltivate in azienda, con un invecchiamento di almeno 30 mesi in barrique e una percentuale alcolica di almeno 13%. Il vino deve inoltre essere approvato da una commissione di degustazione italiana. “È una categoria nuova, ma conosciuta da altri come
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Barone Francesco Ricasoli
Sergio Zingarelli of Rocca delle Macìe
a new category, but not new to all of us who have always made this kind of wine. Very few bottles of wine are open without food, but the combination of a meal and with Selezione, it’s incredible. It’s the perfect gastronomic wine.” *Notes of wild strawberries, cherries, and dark plum with stunning spice and dark chocolate. It carries a great line of freshness with well judged-oak. Pure and elegant.
noi che abbiamo sempre fatto questo tipo di vino. Sono poche le bottiglie di vino che si aprono senza cibo, ma l’abbinamento con un pasto e con Selezione è incredibile. È il vino gastronomico perfetto”. *Note di fragole selvatiche, ciliegie e prugne scure con spezie e cioccolato fondente. Porta una grande linea di freschezza con una quercia ben dosata. Puro ed elegante.
Sergio Zingarelli - Rocca delle Macie Italo Zingarelli, the father of Sergio, bought the estate of Rocca delle Macìe back in 1973. This year it celebrates its 50th anniversary. Sergio has always had a special relationship with the Canadian market. “My father would send me to Canada to meet the people who were buying the wines. It’s always important to meet consumers, to develop that relationship with people. We care about your experience of the wine because we aim for quality and the expression of our special place.” Sergio was once the chairman of the Consorzio and at the time was a fierce advocate of placing the Gallo Nero (the black rooster) on every bottle of wine produced in Chianti Classico. This was done, in part, to clear up confusion with its neighboring DOCG Chianti, which has completely different regulations from Chianti Classico. When it comes to Rocca delle Macìe, they are in constant pursuit of quality. “We are always improving the quality of our wines, and learning. We are also very focused on biodiversity and the health of soil and the vines. The flora and fauna [are] what help make an honest and pure expression of our place.” The Chianti Classico Riserva seems to be a favorite of Canadians. *Notes of red cherries, violets, cinnamon and clove, the wine is finely balanced with firm but ripe tannins. Charming and voluptuous, it coats the palate finishing with great length and energy.
Sergio Zingarelli - Rocca delle Macìe Italo Zingarelli, padre di Sergio, acquistò la tenuta di Rocca delle Macìe nel 1973. Quest’anno si celebra il suo 50° anniversario. Sergio ha sempre avuto un rapporto speciale con il mercato canadese. “Mio padre mi mandava in Canada per incontrare le persone che compravano i vini. È sempre importante incontrare i consumatori, sviluppare questo rapporto con le persone. Ci teniamo alla vostra esperienza del vino perché puntiamo alla qualità e all’espressione del nostro luogo speciale”. Sergio è stato in passato presidente del Consorzio e all’epoca era un accanito sostenitore dell’apposizione del Gallo Nero su ogni bottiglia di vino prodotta nel Chianti Classico. Questo fu fatto, in parte, per eliminare la confusione con la vicina DOCG Chianti, che ha un disciplinare completamente diverso da quello del Chianti Classico. Per quanto riguarda Rocca delle Macìe, la ricerca della qualità è costante. “Miglioriamo sempre la qualità dei nostri vini e impariamo. Siamo anche molto attenti alla biodiversità e alla salute del suolo e delle viti. La flora e la fauna [sono] ciò che contribuisce a rendere un’espressione onesta e pura del nostro luogo”. Il Chianti Classico Riserva sembra essere il preferito dai canadesi. *Note di ciliegie rosse, violette, cannella e chiodi di garofano, il vino è finemente equilibrato con tannini fermi ma maturi. Affascinante e voluttuoso, riveste il palato e termina con energia e una grande lunghezza in bocca.
Francesco Ricasoli – Barone Ricasoli Dating back to 1141, Ricasoli is the oldest winery in Italy, and one of the largest in the Chianti Classico area. After the Second World War, the family had to sell the estate, which sadly was never kept as it was in its prime. However, in 1993, Francesco Ricasoli took the winery back into the hands of the family and envisioned a return to top quality wine production. He had to invest in a new team, new equipment and new research into the soil and Sangiovese. Thirty years later, Ricasoli is producing prestigious wines that showcase the elegance and beauty of not only Sangiovese, but also the estate itself. One of the most approachable wines and one best to start with to discover the essence of Sangiovese is the Brolio Chianti Classico. *Bursting with intense red cherry fruit, pomegranate, and dried flowers it’s a beautiful wine that’s fresh on the palate with great texture and tannins. The juicy, fruity finish with just a hint of seasoned oak.
Francesco Ricasoli – Barone Ricasoli Risalente al 1141, Ricasoli è la più antica azienda vinicola d’Italia e una delle più grandi del Chianti Classico. Dopo la Seconda Guerra mondiale, la famiglia ha dovuto vendere la tenuta, che purtroppo non è mai stata mantenuta nel suo massimo splendore. Tuttavia, nel 1993, Francesco Ricasoli ha ripreso in mano l’azienda e ha immaginato un ritorno alla produzione di vini di alta qualità. Dovette investire in un nuovo team, in nuove attrezzature e in nuove ricerche sul terreno e sul Sangiovese. Trent’anni dopo, Ricasoli produce vini prestigiosi che mostrano l’eleganza e la bellezza non solo del Sangiovese, ma anche della tenuta stessa. Uno dei vini più accessibili e da cui partire per scoprire l’essenza del Sangiovese è il Brolio Chianti Classico. *Il Chianti Classico di Brolio è un vino che emana intensi frutti di ciliegia rossa, melograno e fiori secchi, fresco al palato e con una grande consistenza e tannicità. Il finale è succoso e fruttato, con un accenno di rovere stagionato.
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A Taste of Family History BY - D I R I TA S I M O N E T TA
New generation gets cooking
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La nuova generazione si mette ai fornelli
he creators of the blog, Nonna’s Way, met, appropriately enough, at a local Italian cultural committee. Angela DeSalvo, a professional photographer, and Anna Romano, a pharmacist, got to know one another and realized they shared a devotion for their culture. The Brantford, Ontario residents also realized they shared a deep passion for the tastes of their upbringings. DeSalvo was raised on a vegetable farm where she learned to seed, weed and preserve alongside her parents. Romano, whose parents left her in the care of her nonna when they worked, grew up watching her nonna create dishes from scratch. As time went on, these second generation Italian-Canadians decided to document their rich culinary lineage with a blog. “Many of these recipes have been passed down through generations and made their way from Italy with all the brave immigrants that left their homeland to make a better life for their families,” the women say. “We want to make sure they are captured for future generations to enjoy.” They’ve done just that with Nonna’s Way – The Story of Our Food. The blog is a delicious glimpse of Italian-style dishes, accompanied by DeSalvo’s striking photographs. The site showcases faves like stuffed zucchini flowers and pasta e ceci, and there are also sections devoted to making preserves and homemade chicken brodo. Romano says her mother’s homemade chicken brodo remains an unforgettable dish from her childhood. “I remember the aroma in the house when it was simmering; it would always bring a sense of comfort,” she says. What better comfort food than pizza? DeSalvo’s Rustic Italian Pizza, an ode to her Calabrese roots, is influenced by her mother’s pizza, which featured black olives, anchovies and hot peppers. “It was legendary,” DeSalvo says, adding that her mother always made generous portions for extended family, friends and paesani.
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on sorprende che le creatrici del blog Nonna’s Way si siano conosciute in un comitato culturale italiano locale. Quando Angela DeSalvo, fotografa professionista, ed Anna Romano, farmacista, si sono conosciute, si sono rese conto di essere entrambe devote alla propria cultura. Entrambe residenti a Brantford, Ontario, hanno inoltre capito di condividere una profonda passione per i sapori dell’infanzia. DeSalvo è cresciuta in un’azienda agricola dove ha imparato dai genitori a seminare, diserbare e preparare le conserve. Romano, i cui genitori la affidavano alla nonna per andare al lavoro, è cresciuta osservandola creare ricette da zero. Con il passare del tempo, le due italo-canadesi di seconda generazione hanno deciso di documentare il ricco patrimonio culinario in un blog. “Molte di queste ricette sono state tramandate per generazioni, facendosi strada dall’Italia assieme a tutti gli immigrati coraggiosi che lasciavano la propria terra in cerca di una vita migliore per le loro famiglie - racconta - Vogliamo assicurarci che vengano documentate a beneficio delle generazioni future”. Lo hanno fatto con Nonna’s Way – Storia della nostra cucina. Il blog offre uno scorcio delizioso su piatti all’italiana, immortalati dalle meravigliose fotografie di DeSalvo. Il sito mostra piatti amati come i fiori di zucca ripieni, la pasta e ceci, e, inoltre, sezioni dedicate alla preparazione delle conserve e del brodo di pollo fatto in casa. Romano afferma che il brodo di pollo casareccio della nonna rimane un piatto indimenticabile della sua infanzia. “Ricordo l’aroma in casa mentre cuoceva a fuoco lento; mi suscita sempre una sensazione di conforto” precisa. Quale miglior conforto della pizza? La pizza italiana rustica di DeSalvo, un omaggio alle proprie radici calabresi, è stata influenzata dalla pizza della madre, con olive nere, acciughe e peperoncini piccanti. “È leggendaria” sostiene DeSalvo, aggiungendo che la madre ne faceva sempre in abbondanza per la famiglia allargata, gli amici e i compaesani.
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The other star ingredient was the L’altro ingrediente d’eccellenza era la sauce. DeSalvo recalls that as a child, salsa. DeSalvo ricorda che da bambina she would return home from school ritornava a casa da scuola e ad accoglierla and be greeted by her mother’s sugo. c’era il sugo della madre. Inzupparci un Dipping a piece of bread in it was the pezzo di pane era la merenda perfetta. ultimate snack. “No one makes it like “Nessuno lo fa come lei” afferma. her,” she says. Oltre a provare immenso rispetto per la While DeSalvo and Romano have tradizione, DeSalvo e Romano sono molto immense respect for tradition, they also creative. Oltre ai piatti classici, il blog pulhave a penchant for inventiveness. In lula di ricette aggiornate, come la torta addition to classic dishes, the blog also salata vegetariana di patate, sua interpreboasts plenty of recipe updates, such as tazione della rustica rapa e patata della DeSalvo’s open-face vegetarian potato suocera. Romano, i cui genitori vengono pie, a take on of her mother-in-law’s da Frosinone, Lazio, ha reinterpretato la rustic rapa and patata. Romano, whose passione della sua famiglia per i piatti a parents hail from Frosinone, Lazio, reinbase di polenta e ha creato le uova con le terpreted her family’s affinity for polenta “patatine fritte” di polenta e i peperoni e dishes and created Eggs with Polenta Angela DeSalvo and Anna Romano, authors of Nonna’s Way. patate saltati in padella. Share your family recipe at: nonnasway.com Fries and a Pepper and Potato Stir-Fry. Proprio come DeSalvo e Romano, la Just like DeSalvo and Romano, Monmontrealese Sara Germanotta crea equilibrio trealer Sara Germanotta balances an appreciation for tradition with fra tradizione e modernità. La creatrice del blog Sara’s Baking ha ideato modern touches. The creator of Sara’s Baking Blog has come up una marea di dessert (per esempio, il trifle alle fragole e i pasticcini with a bevy of her own desserts (strawberry trifles and lemon crinkle morbidi al limone), rendendo comunque omaggio ai dolci tradizionali. cookies, for example), but also pays homage to old-school dolci. La sua torta di mele italiana è una rielaborazione della torta deliziosa Her Italian Apple Cake is a riff on her Nonna Maria’s delicious di sua nonna Maria. Riuscire a riprodurre l’inafferabile ricetta (non torta. But nailing down the elusive recipe scritta) si è rivelata una vera sfida. proved quite the challenge. Germanotta, scrittrice free-lance, pasticGermanotta, a freelance writer, baker ciera e blogger, era entusiasta alla scoperta and blogger, was elated to discover there di una specie di ricetta scritta. La sua prozia was a paper trail, of sorts. Her Great Aunt Lucia le aveva dato degli appunti scritti a Lucia gave her a handwritten note that mano contenenti alcuni ingredienti base, ma contained a few base elements but was senza quantità o istruzioni. “La loro bravura devoid of measurements or instructions. viene tutta dall’esperienza” racconta Ger“Their genius comes from all their experimanotta. “Cucinano a intuito”. ence,” Germanotta says. “They cook by In mancanza di una ricetta precisa da instinct.” seguire, la blogger ha perfezionato la torta Without a firm recipe to follow, a forza di tentativi ed errori. “Sta tutto nel Germanotta perfected the cake through capire cosa funziona e cosa no”. trial and error. “It’s about figuring out Si tratta anche di personalizzare. Per esemwhat works.” pio, afferma di grattugiare It’s also about personalizing it. For le mele “così da farle sciogliere nell’impasto e Sara Germanotta can be reached at instance, Germanotta says she grates creare delle briciole sarasbakingblog.com the apples “so that they melt right into morbide e soffici”. L’esperta pasticcera agthe batter and create a moist and tender giunge inoltre uno spruzzo crumb.” The dessert maven also adds a splash of Sambuca. di Sambuca. Then there are her Italian Almond Cookies, her father’s Poi ci sono i suoi pasticcini alle mandorle italiani, i preferiti del pafavourite. They are inspired by a recipe Germanotta found in an dre. Si ispirano a una ricetta che Germanotta ha trovato in una rivista Italian magazine many years ago. The recipe, however, only listed italiana molti anni fa. La ricetta, tuttavia, indicava solo gli ingredienti the ingredients and not much else, so Germanotta rolled up e nient’altro, così l’autrice del blog, si è rimboccata le maniche e ha her sleeves and started experimenting. “I had several disastrous cominciato a sperimentare. “Ci sono state una serie di sfornate disastrose batches before I got these just right,” she recalls. prima di riuscirci” ricorda. Just as important, she made them her own. Although the origiAltrettanto importante, ha creato la sua versione personale. Sebbene nal recipe called for all-purpose flour, Germanotta settled on a la ricetta originale richiedesse farina multiuso, Germanotta ha infine combination of all-purpose and almond flour. “The almond flour optato per una combinazione di farina multiuso e farina di mandorle. adds moisture and tenderness,” she points out. “La farina di mandorle aggiunge morbidezza e sofficità” sottolinea. So what’s next for the self-professed self-taught baker? She has Cos’ha in serbo la pasticcera autodidatta, così come si definisce lei? no firm plans other than continuing to do what she loves. “This is Non ha progetti particolari se non quello di continuare a fare quello che my passion,” she says. “It’s fun and it makes me happy.” le piace. “È una passione” afferma. “È divertente e mi rende felice”. As for DeSalvo and Romano, they will keep documenting reciPer quanto riguarda DeSalvo e Romano, continueranno a documentare pes, and are always glad to add more to the collection. “We want le ricette, sempre liete di aggiungerne di nuove alla collezione. to inspire others to do the same, so join us on our journey!” “Vogliamo invogliare gli altri a fare la stessa cosa, quindi unitevi al nostro viaggio!”.
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Artistic director of the Stratford Festival B Y - D I S A L D I FA L C O
Direttore artistico dello Stratford Festival
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ntoni Cimolino, artistic director of the worldrenowned Stratford Festival, has reason to smile these days. Not only did he manage to spearhead the design, construction and opening of the scintillating new Tom Patterson Theatre but he’s currently directing a featured production of the new Festival season, Grand Magic, Neapolitan playwright Eduardo De Filippo’s Pirandellian and provocative but heartfelt comedy (translated by John Murrell and Donato Santeramo). Cimolino, who grew up in Sudbury—his parents, emigrated from the Veneto-Friuli region—studied theatre at the University of Windsor and aspired to be a working actor upon graduating. Taking advantage of government grants, he started the Laurentian Free Theatre in Sudbury, and it provided excellent training right out of theatre school. But once the grants dried up, he was hard-pressed to find gigs as an actor. “Because of my Italian looks, getting auditions at the Shaw Festival was hard,” he admits. But he persisted and eventually landed in Stratford. “That was in 1988, and Stratford had a rich history of inclusivity.” Indeed, French-Canadian directors and actors (who boldly performed Molière farces there in French) had long been welcomed at Stratford, and it had served as a training ground for “ethnic” actors like Bruno Gerussi. Cimolino fell in love with Stratford and moved there. He acted in a few plays and even worked with the aforementioned Bruno Gerussi—an Italian-Canadian pioneer in his own right—and Colm Feore (dazzling in last summer’s staging of Shakespeare’s Richard III), whom Cimolino describes admiringly as “a real chameleon.” With mixed feelings, Cimolino was then tasked to assist William “Bill” Gaskill, the legendary British director. As
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ntoni Cimolino, direttore artistico del famoso Festival di Stratford, ha motivo di sorridere in questi giorni. Non solo è riuscito a guidare la progettazione, la costruzione e l’apertura del nuovo e scintillante Tom Patterson Theatre ma sta attualmente dirigendo una produzione di punta della nuova stagione del Festival, Grand Magic, la commedia pirandelliana e provocatoria, ma sentita, del drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo (tradotta da John Murrell e Donato Santeramo). Cimolino, cresciuto a Sudbury - i suoi genitori erano emigrati dalla regione Veneto-Friuli - ha studiato teatro all’Università di Windsor e aspirava a diventare un attore professionista dopo la laurea. Approfittando delle sovvenzioni governative, ha fondato il Laurentian Free Theatre a Sudbury, che gli ha fornito un’eccellente formazione fin dalla scuola di teatro. Ma quando le sovvenzioni si sono esaurite, ha avuto difficoltà a trovare ingaggi come attore. “A causa del mio aspetto italiano, era difficile ottenere audizioni allo Shaw Festival”, ammette. Ma ha insistito e alla fine è approdato a Stratford. “Era il 1988 e Stratford aveva una ricca storia di inclusione”. In effetti, i registi e gli attori franco-canadesi (che hanno audacemente interpretato le farse di Molière in francese) sono stati a lungo accolti a Stratford, che è stato un terreno di formazione per attori “etnici” come Bruno Gerussi. Cimolino si innamorò di Stratford e vi si trasferì. Ha recitato in alcuni spettacoli e ha anche lavorato con il già citato Bruno Gerussi - un pioniere italo-canadese a tutti gli effetti - e con Colm Feore (splendido nella messa in scena del Riccardo III di Shakespeare della scorsa estate), che Cimolino descrive con ammirazione come “un vero camaleonte”. Con sentimenti contrastanti, Cimolino fu poi incaricato di assistere William “Bill” Gaskill, il leggendario regista britannico. Vedendo che i suoi colleghi ottenevano ruoli più importanti, iniziò a orientarsi maggiormente verso il lavoro dietro le quinte, dove soddisfaceva la sua
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Photo by Ted Belton
Antoni Cimolino
Photo by Scott Norsworthy
Stratford Festival’s Tom Patterson Theatre
he saw peers getting bigger roles, he began leaning more toward behind-the-scenes work, where he satisfied his creative drive by helping envision and stage entire productions. In addition to directing, he performed many administrative and marketing duties, and in the late 1990s was made general manager of the festival and in 2012, Cimolino was elevated to the coveted position of artistic director of the Stratford Festival and hasn’t looked back. Cimolino has become a cultural leader in Stratford, forging a legacy certain to endure. His contribution to the conception and construction of perhaps Canada’s most beautiful architectural masterpiece—the new Tom Patterson Theatre, hugging the tranquil Avon River—cements an already stellar reputation. He worked closely with architect Siamak Hariri to fulfill a mutual desire to make it “one of the best theatre rooms in the world.” The new theatre is a perfect homage to Harry Thomas Patterson (1920-2005), the Stratford-born journalist who founded the festival, and the old theatre—a converted curling rink sitting on rubble, but long a favourite for its rare audience proximity and intimacy. Emotion also drove Cimolino’s choice to direct Eduardo De Filippo’s absurdist, self-referential 1948 play. “When I read the translation, tears filled my eyes—but I was elated.” Clearly influenced by Italian playwright and poet Luigi Pirandello, Grand Magic offers audiences a buzzy fusion of three diverse worlds traversed across three acts. All is not as it seems in this tale about a failed Neapolitan magician’s most audacious trick. The play’s salty seaside setting and costume choices come courtesy of Federico Fellini’s iconic films, particularly La Dolce Vita and 8 1/2. Committing to the Felliniesque flavour, Cimolino set the play 10 years later than it was actually written.“In theatre as in magic shows, we present illusions that are often more alluring than our day-to-day reality,” he says. And there promises to be magic this summer in Stratford, as Cimolino and company wind up their capes and wands.
spinta creativa aiutando a ideare e mettere in scena intere produzioni. Oltre alla regia, ha svolto molte mansioni amministrative e di marketing e alla fine degli anni Novanta è stato nominato direttore generale del festival e nel 2012, Cimolino è stato elevato all’ambita posizione di direttore artistico del Festival di Stratford e non si è più guardato indietro. Cimolino è diventato un leader culturale a Stratford, forgiando un’eredità destinata a durare nel tempo. Il suo contributo all’ideazione e alla costruzione del capolavoro architettonico forse più bello del Canada - il nuovo Tom Patterson Theatre, che abbraccia il tranquillo fiume Avon - rafforza una reputazione già stellare. Ha lavorato a stretto contatto con l’architetto Siamak Hariri per realizzare il desiderio comune di farne “una delle migliori sale teatrali del mondo”. Il nuovo teatro è un perfetto omaggio a Harry Thomas Patterson (1920-2005), il giornalista nato a Stratford che fondò il festival, e al vecchio teatro, una pista di curling riconvertita e costruita su calcinacci, ma a lungo preferito per la sua rara vicinanza al pubblico e la sua intimità. L’emozione ha guidato anche la scelta di Cimolino di dirigere la commedia assurda e autoreferenziale di Eduardo De Filippo del 1948. “Quando ho letto la traduzione, mi sono venute le lacrime agli occhi, ma ero euforico”. Chiaramente influenzata dal drammaturgo e poeta italiano Luigi Pirandello, La Grande Magia offre al pubblico una fusione frizzante di tre mondi diversi attraversati in tre atti. Non tutto è come sembra in questa storia del trucco più audace di un mago napoletano fallito. L’ambientazione marinara e le scelte di costume della pièce si rifanno ai film iconici di Federico Fellini, in particolare a La Dolce Vita e 8 1/2. Per rispettare il sapore felliniano, Cimolino ha ambientato la commedia 10 anni dopo la sua effettiva stesura. “In teatro, come negli spettacoli di magia, presentiamo illusioni che spesso sono più allettanti della nostra realtà quotidiana”, afferma. E la magia non mancherà quest’estate a Stratford, quando Cimolino e la sua compagnia indosseranno mantelli e bacchette.
Grand Magic runs May 6 to September 29 at the Tom Patterson Theatre
Grand Magic: dal 6 maggio al 29 settembre al Tom Patterson Theatre
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Chatting With Film Producer Andrea Iervolino
BY - D I J O E Y F RA N C O
Quattro chiacchiere con il produttore cinematografico Andrea Iervolino
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talian-Canadian film producer Andrea Iervolino made his first movie at age 15 by crowdfunding his production budget in his hometown of Cassino. Today, at only 35, the accomplished producer has just south of 100 production credits to his name. This year has been especially significant for Iervolino. His film Tell It Like a Woman received an Academy Award nomination for Best Original Song at the Oscars, and Lamborghini:The Man Behind the Legend was in the top 10 in streaming in 92 countries. Panoram Italia caught up with the producer to discuss his upcoming projects.
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Panoram Italia: We’d like to start at the beginning of your story as a young child in Cassino, Italy. When was the first time you really knew you wanted to tell stories? Maybe not films, but you wanted to be a creative person to get your work out there? Andrea Iervolino: I started to be a creative person from a very young age because of my speech problem and because I didn’t have friends. I was all day alone inventing stories and building my own toys because my family could not afford it. Basically, from a very young age, I always have memories of building toys, inventing stories, which I would tell myself for hours and hours every day to entertain myself.
Panoram Italia: Vogliamo partire dall’inizio della tua storia di ragazzino in Italia, a Cassino. Quando è stata la prima volta che ha capito di voler raccontare delle storie? Forse non i film, ma voleva essere una persona creativa per far conoscere il tuo lavoro? Andrea Iervolino: Ho iniziato a essere un creativo fin da piccolo a causa del mio problema di linguaggio e perché non avevo amici. Stavo tutto il giorno da solo a inventare storie e a costruire i miei giocattoli perché la mia famiglia non poteva permetterseli. In pratica, fin da piccolo, ho sempre avuto il ricordo di costruire giocattoli, inventare storie, che mi raccontavo per ore e ore ogni giorno per divertirmi.
PI: Growing up, did you have a passion for automotive, for motorsports? AI: I don’t like to drive in general, but when I do, I only drive sports cars and I like to go very fast where it is legally permitted. So, yes, I have a passion for fast sports cars.
produttore cinematografico italo-canadese Andrea Iervolino ha realizzato il suo primo film all’età di 15 anni, finanziando in crowdfunding il budget di produzione nella sua città natale, Cassino. Oggi, a soli 35 anni, l’affermato produttore ha poco meno di 100 crediti di produzione a suo nome. Quest’anno è stato particolarmente significativo per Iervolino. Il suo film Tell It Like a Woman ha ricevuto una nomination agli Oscar per la Miglior Canzone Originale e Lamborghini: The Man Behind the Legend è stato nella top 10 dello streaming in 92 Paesi. Panoram Italia ha incontrato il produttore per parlare dei suoi prossimi progetti.
PI: Crescendo, ha avuto una passione per l’automobile, per gli sport motoristici? AI: Non mi piace guidare in generale, ma quando lo faccio guido solo auto sportive e mi piace andare molto veloce dove è consentito dalla legge. Quindi, sì, ho una passione per le auto sportive veloci.
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PI: Lamborghini is a symbol of Made in Italy and Italian excellence. Yet the story of Ferruccio is not as well-known as that of Enzo Ferrari for instance. What was it about his life you wanted to bring to light in your movie? AI: What I love about his story is that he was somehow the Rocky [Balboa] of the [automotive] industry. Nobody believed he could make it happen, and he did! At that time, his big rival was Ferrari. So, [Ferrucio] started his project basically competing against the world’s number one. For me, it’s the story of all of us. We all start from zero and we try to make things happen. I really project myself in him, and I really thought this was a story which had to be told.
PI: La Lamborghini è un simbolo del Made in Italy e dell’eccellenza italiana. Eppure la storia di Ferruccio non è così nota come quella di Enzo Ferrari, per esempio. Che cosa voleva portare alla luce nel suo film della sua vita? AI: Quello che mi piace della sua storia è che è stato in qualche modo il Rocky [Balboa] dell’industria [automobilistica]. Nessuno credeva che potesse farcela, e invece ce l’ha fatta! All’epoca, il suo grande rivale era la Ferrari. Quindi, [Ferrucio] ha iniziato il suo progetto in competizione con il numero uno al mondo. Per me è la storia di tutti noi. Tutti partiamo da zero e cerchiamo di fare le cose per bene. Mi sono davvero immedesimato in lui e ho pensato che questa fosse una storia che andava raccontata.
PI: Tell us a bit more about the Ferrari movie, which is supposed to come out this fall. AI: Michael Mann was trying to produce this movie for 20 years. I only joined the movie one year ago and I made it happen by financing around 22 million. We shot the whole movie in Italy and my company did all the production—the organization of the set, etc. I think Penelope Cruz and Adam Driver did an amazing job. So did Michael [Mann]. I saw parts of the movie, which is not finished yet, and it’s amazing.
PI: Ci parli un po’ del film sulla Ferrari, che dovrebbe uscire in autunno. AI: Michael Mann ha cercato di produrre questo film per 20 anni. Io mi sono unito al film solo un anno fa e l’ho realizzato finanziando circa 22 milioni. Abbiamo girato l’intero film in Italia e la mia società si è occupata di tutta la produzione, dell’organizzazione del set, ecc. Penso che Penelope Cruz e Adam Driver abbiano fatto un lavoro straordinario. Anche Michael [Mann]. Ho visto alcune parti del film, che non è ancora finito, ed è incredibile.
PI: Is there is a Maserati movie coming in the near future as well? AI: Yes. I also announced we would shoot a Maserati movie, which I think is another beautiful story, and I hope we can start filming in October this year. The director and writer is Bobby Morris, who was also behind the Lamborghini movie. PI: There are some great stories that don’t translate well into feature films. What do you look for in a story when producing a film? AI: What I really love to do is to deliver a movie, a message, a story, which can empower people. That is the main thing. But I cannot do that all the time because there will not be enough material for my company if we only stick to that type of movie. What we look for in general is a story which can be understood and sold worldwide, a movie which can be understood by a Japanese, an American, an Italian or a French person, or from any other part of the world.
PI: Nel prossimo futuro ci sarà anche un film sulla Maserati? AI: Sì. Ho anche annunciato che avremmo girato un film sulla Maserati, che credo sia un’altra bellissima storia, e spero che potremo iniziare le riprese a ottobre di quest’anno. Il regista e sceneggiatore è Bobby Morris, che ha realizzato anche il film sulla Lamborghini. PI: Ci sono storie fantastiche che non si traducono bene in lungometraggi. Cosa cerca in una storia quando produce un film? AI: Quello che mi piace davvero fare è consegnare un film, un messaggio, una storia, che possa dare forza alle persone. Questa è la cosa principale. Ma non posso farlo sempre, perché non ci sarebbe abbastanza materiale per la mia compagnia se ci limitassimo a questo tipo di film. Quello che cerchiamo in generale è una storia che possa essere compresa e venduta in tutto il mondo, un film che possa essere capito da un giapponese, un americano, un italiano o un francese, o da qualsiasi altra parte del mondo.
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Team Revolution Riding for life
B Y - D I S A L D I FA L C O
In sella per la vita
If
you ever find yourself around the village of Kleinburg (in the City of Vaughan, Ontario) on any given summer Sunday, maybe cruising the country roads or heading up to the McMichael Gallery for Group of Seven art, or to check out the Kortright Centre for Conservation, you may encounter a clattering flotilla of flexing blue and sparkling chrome. Don’t be alarmed. It’s not one of Elon Musk’s latest electric caprices or some runaway alien contraption. This is Team Revolution, a peloton of dedicated cyclists on one of its weekly rides. Wearing blue jerseys and black trunks, they are more than 60-strong and all smiles. “They say we’re one of the best-dressed cycling teams around,” quips Robert Colelli, cochair of Team Revolution. And no, they aren’t training for a run at the Tour de France or the Giro D’Italia. The cycling group, which in total numbers some 130 men and women from all walks of life and levels of fitness and intensity, has another mission in mind. “We’ve been fortunate and blessed to have raised over three million dollars for the Humber River Hospital (in Toronto) in the last ten years,” says Colelli, 63, who is a principal at Cresa Toronto Inc., and who joined Team Revolution in 2015 with the initial impetus of simply getting fit. “After suffering a health crisis when I was 51, I decided to get back into shape. I went to a bike shop and bought a road bike,” he says. A chance encounter led him to join Team Revolution in its relative infancy, and he found its mission and values irresistible. “Staying active and healthy, a passion for cycling, connecting with like-minded colleagues and raising funds for health care—people ask what we’re about, and that’s it.” Steven Gobbatto, 56, who co-chairs Team Revolution with
Se
vi trovate a girare per il villaggio di Kleinburg (in provincia di Vaughan, Ontario) in una qualsiasi domenica d’estate, magari percorrendo le strade di campagna o dirigendovi verso la McMichael Gallery per ammirare l’arte del Group of Seven o per visitare il Kortright Centre for Conservation, potreste imbattervi in una sgargiante flottiglia di blu fluttuanti e cromature scintillanti. Non allarmatevi. Non si tratta di uno degli ultimi capricci elettrici di Elon Musk o di qualche aggeggio alieno in fuga. Si tratta del Team Revolution, un gruppo di ciclisti impegnati in una delle loro corse settimanali. Indossano maglie blu e pantaloni neri, sono più di 60 e sono tutti sorridenti. “Dicono che siamo una delle squadre di ciclisti meglio vestite in circolazione”, ironizza Robert Colelli, co-presidente del Team Revolution. E no, non si stanno allenando per partecipare al Tour de France o al Giro d’Italia. Il gruppo ciclistico, che conta circa 130 uomini e donne di tutte le estrazioni sociali e di tutti i livelli di forma e intensità, ha un’altra missione in mente. “Siamo stati fortunati e benedetti dall’aver raccolto oltre tre milioni di dollari per l’Humber River Hospital (a lToronto) negli ultimi dieci anni”, dice Colelli, 63 anni, direttore di Cresa Toronto Inc. e che si è unito al Team Revolution nel 2015 con l’impulso iniziale di mettersi semplicemente in forma. “Dopo una crisi di salute a 51 anni, ho deciso di rimettermi in forma. Sono andato in un negozio di biciclette e ho comprato una bici da corsa” racconta. Un incontro fortuito lo ha portato a unirsi al Team Revolution, ancora agli albori, e ha trovato irresistibili la sua missione e i suoi valori. “Rimanere attivi e in salute, la passione per il ciclismo, i contatti con i colleghi che la pensano allo stesso modo e la raccolta di fondi per l’assistenza sanitaria: la gente ci chiede di cosa ci occupiamo, ed è tutto qui”.
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Remembering Those We’ve Recently Lost With Honour And Grace Pierina Pecchia
Francesco Cugliari
Michele Cogliano
Giuseppa Versace
Giuseppina Maiuri
Ida Romualdi
Loreta Tortorici
Emilio Pangilinan Tan
Maria Bagnoli
Louise Attanasio
Luisa Carlucci
Lisa Wendy Osti
Angelo Caravaggio
Angela Pannozzo
Mario Carlucci
Anna Maria Pronesti
Teresa Celeste Gomes
Ignazio Mercurio
Francesco Mistretta
Elena Brienza
Angela Vitro
Antonietta D’Addona
Maria Gobbo
Francesco Gullone
Rosetta Spina
Rosalia Bertani
Francesco Brutto
Salvatore Noto
Annina Di Salle
Adolf Otto Wulle
Angelo La Porta
Antonio Cavaliere
Domingo De La Cruz
Maria Antonia Gagliardi Giuseppe Farrace
Manuel De Freitas
Maria Julieta Tavares
Joe Di Geso
Rachella Scarfo
Maddalena Anna Di Salle Liliana Della Penna
Ida Palermo
Mathilda Apostolakos
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Colelli, reports a similar trajectory. “I started cycling to get in shape,” he says. Married life and office work had softened him. “Fitness hadn’t been a priority,” he admits. Understandable, given the challenges of working as a sales and marketing manager with St. Mary’s CBM, and raising two children. Having been athletic as a youth, and losing a close friend to heart illness at 41, he decided to change course and purchased a bike in 2011. “Team Revolution was just getting started back then,” he says. “And they were embarking on their first trip to Italy in 2012.” Indeed, while Team Revolution has never been a competitive outfit, excursions overseas, to ride in Granfondos—massparticipation cyclo-sporting events held in various iconic Italian settings—quickly became a key motivator and rallying point of the club, but more importantly, essential to their fundraising. Both Gobbatto and Colelli stress how much publicity and donations the Granfondo trips generate. Sharing the co-chairs’ enthusiasm and desire to contribute to the larger community, sponsors such as Lavazza, Campari, Canaccord Genuity and Masters Insurance generously jumped on board. “Since that time we’ve celebrated our 10th anniversary in Florence. Sixty of us rode in the Granfondo Gallo Nero in Chianti,” Gobbatto explains. “In 2024 we plan to attend the Granfondo in San Remo Milan, with the goal of raising one million dollars.” In order to maximize the reach of donations, riders bring their own bikes and pay their own way and expenses. While both men express pride in raising funds for Humber River Hospital, they also speak fondly of their experience as team members. “The opening and closing dinners of the season have become big events. But throughout the year members meet for dinners and drinks, as well as ending every ride with an espresso, maybe a beer. Community is a high priority for us. And our trips to Italy galvanize the group,” Gobbatto explains. Colelli also signals the value of camaraderie. “The espresso rituals before and after rides, the deep friendships developed between riders’ spouses and families, the acceptance of people from all walks of life, from lawyers and doctors to construction workers, from hard-riding 30-year-olds to 60-year-olds just happy to participate—that’s what I love about it.” Team Revolution’s contributions have not gone unrecognized by the Humber River Hospital. They’ve been commemorated with an outdoor space called Piazza Team Revolution, where staff, patients and families can enjoy a tranquil setting. “Over the years, we’ve evolved,” Colelli observes. “More women are getting involved and people of all cycling levels—but really, it’s just people who love giving back and being together with others.”
Steven Gobbatto, 56 anni, copresiede il Team Revolution insieme a Colelli, racconta una traiettoria simile. “Ho iniziato ad andare in bicicletta per tenermi in forma” racconta. La vita matrimoniale e il lavoro d’ufficio lo avevano ammorbidito. “La forma fisica non era una priorità”, ammette. È comprensibile, viste le sfide del lavoro come responsabile vendite e marketing presso la St. Mary’s CBM e la crescita di due figli. Essendo stato un atleta da giovane e avendo perso un caro amico per una malattia cardiaca a 41 anni, ha deciso di cambiare rotta e ha acquistato una bicicletta nel 2011. “Il Team Revolution era appena nato” spiega. “E nel 2012 hanno intrapreso il loro primo viaggio in Italia”. Infatti, sebbene il Team Revolution non sia mai stato un gruppo competitivo, le escursioni all’estero per partecipare alle Granfondo - eventi ciclosportivi di massa che si tengono in vari scenari iconici italiani - sono diventate ben presto una motivazione chiave e un punto di raccolta del club, ma soprattutto un elemento essenziale per la raccolta di fondi. Sia Gobbatto che Colelli sottolineano la quantità di pubblicità e di donazioni che le Granfondo generano. Condividendo l’entusiasmo dei copresidenti e il desiderio di contribuire alla comunità, sponsor come Lavazza, Campari, Canaccord Genuity e Masters Insurance si sono generosamente uniti a loro. “Da allora abbiamo festeggiato il nostro 10° anniversario a Firenze. Sessanta di noi hanno partecipato alla Granfondo Gallo Nero in Chianti”, precisa Gobbatto. “Nel 2024 abbiamo in programma di partecipare alla Granfondo di San Remo Milano, con l’obiettivo di raccogliere un milione di dollari”. Per massimizzare la portata delle donazioni, i corridori portano le loro biciclette e pagano le loro spese. Entrambi gli uomini sono orgogliosi di raccogliere fondi per l’Humber River Hospital, ma parlano anche con affetto della loro esperienza come membri della squadra. “Le cene di apertura e chiusura della stagione sono diventate grandi eventi. Ma durante tutto l’anno i membri si incontrano per cene e drink, oltre a concludere ogni corsa con un espresso o magari una birra. La comunità è una priorità per noi. E i nostri viaggi in Italia galvanizzano il gruppo” spiega Gobbatto. Anche Colelli sottolinea il valore del cameratismo. “I rituali dell’espresso prima e dopo le corse, le profonde amicizie sviluppate tra i coniugi e le famiglie dei corridori, l’accettazione di persone provenienti da tutti i ceti sociali, dagli avvocati e i medici agli operai edili, dai trentenni che pedalano duramente ai sessantenni felici di partecipare: questo è ciò che amo”. Il contributo del Team Revolution non è rimasto senza riconoscimento da parte dell’Humber River Hospital. Sono stati commemorati con uno spazio all’aperto chiamato Piazza Team Revolution, dove il personale, i pazienti e le famiglie possono godere di un ambiente tranquillo. “Nel corso degli anni ci siamo evoluti” osserva Colelli. “Sono state coinvolte più donne e persone di tutti i livelli ciclistici, ma in realtà si tratta solo di persone che amano fare del bene e stare insieme agli altri”.
Team Revolution welcomes new members. Visit: www.theteamrevolution.ca
Il Team Revolution accoglie nuovi membri. Visita: www.theteamrevolution.ca
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Pizza Nova Celebrates 60 Years
In
1963, four Italian-Canadian brothers opened a pizzeria in Toronto’s East End. Sam Primucci, along with his siblings Vince, Mike and Joe, started the very first Pizza Nova restaurant in Scarborough with a vision of serving quality pizza, a menu item that was much less popular and attainable then it is today. They were unaware their small business would evolve into one of the province’s most popular premium pizza chains. Now with over 150 locations across Ontario, the company is led by Sam’s son, Domenic Primucci, though he didn’t always hold such an influential title. “I started from the very bottom as a kid,” Primucci recalls with nostalgia that he was just 14 when his journey began. “I started out washing dishes, then I was a server. I delivered pizzas and I went on to making pizzas. Eventually I learned the back-end of the business, I worked in the call centre and moved to marketing and administration. I’ve pretty much done every job there is in the company through the years.” In the past six decades, pizza itself hasn’t changed much, but its popularity has. Primucci remembers how different it was when his father and uncles developed that very first restaurant. “In those early days, pizza was viewed differently. It was either dinner, or often treated as more of a snack item after dinner. Almost like the trend of going for gelato today, people would go for a pizza later in the evening with friends. Back then, they opened the
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el 1963, quattro fratelli italo-canadesi aprirono una pizzeria nella zona est di Toronto. Sam Primucci, insieme ai fratelli Vince, Mike e Joe aprirono il primissimo ristorante Pizza Nova a Scarborough intenzionati a servire una pizza di qualità, piatto molto meno popolare e raggiungibile nei menu di allora rispetto ad oggi. Non sapevano che quella piccola attività commerciale sarebbe diventata una delle catene di pizzerie più rinomate della provincia. Con oltre 150 sedi in tutto l’Ontario, la compagnia è oggi guidata dal figlio di Sam, Domenic Primucci, il cui titolo non è sempre stato tanto influente. “Da piccolo, ho cominciato dal basso” Primucci racconta con nostalgia di avere avuto appena 14 anni quando il suo viaggio ebbe inizio. “Cominciai lavando piatti, poi come cameriere. Consegnavo pizze per poi passare a farle. Alla fine imparai i segreti della gestione d’impresa, passando al marketing e all’amministrazione. In pratica, negli anni, ho svolto tutte le mansioni all’interno dell’azienda”. Nel corso degli ultimi sessanta anni, la pizza di per sé non è cambiata molto, ma la sua popolarità sì. Primucci ricorda quanto fosse diverso quando suo padre e i suoi zii avviarono il primo vero ristorante. “A quei tempi, la pizza era considerata in modo diverso. Un po’ come accade con il gelato oggi, la gente andava a mangiarla a tarda sera con gli amici. Allora, le porte del ristorante aprivano alle quattro del pomeriggio. A nessuno veniva in mente di mangiare pizza a pranzo. Oggi è diverso; la pizza è un cibo di tendenza.” Aggiunge: “È il pasto principale. Può fare da pranzo, da cena o da merenda. È diventata più
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Photo by Montana Steele and Tyler Monsalvi
B Y - D I S Y LV I A S U R I A N O - D I O D A T I
Pizza Nova celebra 60 anni
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restaurant doors at four in the afternoon. No one thought of having pizza for lunch. And now, it’s changed; pizza has become a mainstream food.” He adds, “It’s your main meal. It can be your lunch, your dinner or a snack. It’s become much more versatile. And you can buy pizza almost anywhere.” That first location, decorated with brown tiles and wicker chairs, was a risky venture for the family. “At the time, the area was not very happening,” Primucci recalls. “All the popular restaurants were in the downtown core. People had to really travel to the outskirts to come and eat at the restaurant at Lawrence Avenue and Kennedy Road.” Despite its location outside the city hotspot, the quaint establishment soon became a successful dine-in pizzeria. When an employee showed interest in opening a business of his own in 1969, their first franchise location was born.“In those days, the franchise model was really in its infancy stages,” Primucci reflects. As the company continues to expand, he is always looking to the future for new ideas, dedicated to helping their store owners succeed and deliver a quality product. “Serving a quality pizza is our mantra. And it always will be.” That mantra is reflected in their iconic jingle, an advertisement recorded in the 1980s that remains a catchy tune today. The infamous “439-oh-oh-oh-oh” song, performed by the Italian-Canadian artist
versatile. Peraltro, la si può comprare ovunque”. La prima sede, decorata con mattonelle marroni e sedie in vimini, fu un’impresa rischiosa per la famiglia. “All’epoca, l’area non era molto frequentata,” ricorda Primucci. “Tutti i ristoranti famosi erano centralissimi. Per venire a mangiare al ristorante di Lawrence Avenue e Kennedy Road le persone dovevano spostarsi appositamente in periferia”. Nonostante l’ubicazione al di fuori della zona più vivace della città, il caratteristico locale divenne una pizzeria di successo. Quando un impiegato si disse interessato ad aprirne uno tutto suo nel 1969, nacque il loro primo franchising. “A quei tempi, il modello del franchising era proprio agli albori,” riflette Primucci. Pur continuando ad espandersi, l’azienda è alla costante ricerca di nuove idee, volte ad aiutare i proprietari delle varie sedi a offrire un prodotto di qualità. “Servire pizza di qualità è e sarà per sempre il nostro mantra”. “Tale mantra si riflette nel loro famosissimo jingle, una pubblicità registrata negli anni ’80 e ancor oggi orecchiabile. La famigerata canzone “439-oh-oh-oh-oh”, cantata dell’artista italo-canadese Alfie Zappacosta, divenne inaspettatamente eterna testimonianza del loro prodotto. Seppur seguirono altre campagne e jingle, Primucci si rese conto che la canzone di Zappacosta continuava a trovava il favore dei clienti che continuavano a canticchiarla. Reintrodusse la melodia e così il motivetto orecchiabile
Sam Primucci
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The Sam Primucci Family presenting the symbolic Pizza Nova $ 1 Million donation cheque to David Graham, CEO the Scarborough Health Network. From left to right: Mike Primucci, Lucas Primucci, David Graham, Sam Primucci, Gemma Primucci, Samuel Primucci, Anna Primucci, Domenic Primucci and Lori Primucci.
Alfie Zappacosta, inadvertently became continua a rappresentarli ancor a timeless reflection of their product. oggi. In occasione del suo 60esimo Other jingles and campaigns followed, anniversario, gli amanti della pizza but Primucci realized the Zappacosta possono scaricare il jingle come song resonated when patrons were still suoneria del telefono da Spotify, humming the old jingle. He brought iTunes ed Apple Music. the melody back to their brand and the Per commemorare ulteriormente catchy theme is still representing them il proprio anniversario, la comtoday. In commemoration of their 60th pagnia è tornata alle origini con anniversary, pizza lovers can now downla cerimonia di inaugurazione del load the jingle as a phone ringtone on nuovo centro assistenza di ScarSpotify, iTunes and Apple Music. borough, a pochi isolati dal punto To further mark their anniversary, the in cui sorgeva il primo ristorante. È company went back to its roots with a stato in questa occasione che Pizza “My dad is now 83, and he came to Canada celebratory ribbon cutting ceremony at Nova ha annunciato una donazione their new support office in Scarborough, in 1952. He still loves to go back and visit di un milione di dollari alla Fondaziblocks away from the original restaurant. one Scarborough Health Network. Italy frequently. He cherishes his roots.” It’s there Pizza Nova announced a one “Ci teniamo molto a sostenere la million dollar donation to the Scarborcomunità e ad essere generosi ricorough Health Network Foundation. “It’s dando i bisognosi e le nostre stesse “Mio padre è arrivato in Canada nel important to for us to support the comorigini”. 1952 e oggi ha 83 anni. Gli piace ancora munity and give to others to remember La famiglia viene da un paesino tornare spesso in Italia. È molto attaccato those in need, and where we came from.” italiano; entrambi i genitori di alle proprie radici”. The family comes from a small town in Primucci sono nati nel comune di Italy; both Primucci’s parents were born Palazzo San Gervasio, in provincia in the commune of Palazzo San Gervasio, province of Potenza, Basili- di Potenza, Basilicata. “Mio padre è arrivato in Canada nel 1952 e oggi cata. “My dad is now 83, and he came to Canada in 1952. He still loves ha 83 anni. Gli piace ancora tornare spesso in Italia. È molto attaccato to go back and visit Italy frequently. He cherishes his roots.” Naturally, alle proprie radici”. Naturalmente, la famiglia ama mangiare la pizza the family loves eating pizza when travelling to the motherland, gath- quando si trova in vacanza in patria, sempre alla ricerca di idee e tenering ideas and influences from Napoli to Calabria. “Each region has denze da Napoli alla Calabria. “Ogni regione ha un suo tocco persoits own unique approach in making pizza. There’s stone baked, wood nale nella preparazione della pizza: cotta su pietra, nel forno a legna, oven, Neapolitan—endless styles.” napoletana – un’infinità di modi”. When asked what he would consider his personal favourite pizza, Gli abbiamo chiesto quale fosse la sua pizza preferita e a Primucci è Primucci finds it hard to choose just one. “I always loved the classics. venuto difficile sceglierne una. “Mi sono sempre piaciute quelle clasFor years, pepperoni or pepperoni and mushrooms, [were] my go-to. siche. Per anni, salamino o salamino e funghi sono state la mia prima But I also have to say that when I’m in the mood for a different scelta. Devo anche ammettere però che quando mi va qualcosa di flavour, I love our Portobellissimo and the Honey Stinger, which offer diverso, mi piace la Portobellissimo e la Honey Stinger, con un tocco a bit more spice and kick.” più speziato e piccante”. Whether it’s the menu’s most popular, or just plain with cheese, he Che sia la più famosa del menu o una semplice pizza con formaggio, knows it is diversity that makes the staple Italian food so fun. “At the sa che la caratteristica interessante della cucina italiana sta nella sua end of the day you can put just about anything on it and that’s the molteplicità. “In fin dei conti, la sua bellezza sta proprio nel fatto che la beauty of pizza!” si può guarnire con pressoché tutto!”.
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Afternoon Tea at St. George’s
Romina Monaco Events Editor romina@panoramitalia.com
Ladies’ Auxiliary of the CIBPA 1.
Fashionable hats and fascinators adorned attendees at the annual Afternoon Tea hosted by the Ladies’ Auxiliary of the CIBPA. Held May 7 at the historic and exclusive St. George Golf & Country Club in Toronto, the elegant tea party was attended by over 100 guests and raised awareness to Lyme Disease with a powerful speech by keynote speaker, Alessia Magnotta of the G. Magnotta Foundation. 1. Tina Consales (President, CIBPA Ladies’ Auxiliary) and Alessia Magnotta (G. Magnotta Foundation) 2. CIBPA Ladies’ Auxiliary Board of Directors 3. Cathy Prochilo, Susan Nugent, Sandra Crisanti and Ann Herman 4. Laura Lourenco, Stella Lourenco, Dina McGovern, Adriana McGovern-Martin and Natalie McGovern Martin 5. Rose Romano, Sonia Pittis, Alberta Ongaro, Olga Bressan and Alex Olynyk (front, middle) 6. Sabrina Marrelli (Board Director, CIBPA of Toronto), Miranda Ramnaraine, Tina Consales (President, CIBPA Ladies’ Auxiliary) and Marina Di Battista (Board Member, CIBPA Ladies’ Auxiliary) 7. (back row) Toni Sgotto, Sabrina Vecernik, (front row) Grace Sgotto, Stefanie Alvaro, Sandy Mozzone
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Luigi Pullano Photography
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2023 Air Canada Business Excellence Awards ICCO Canada The Italian Chamber of Commerce of Ontario Canada (ICCO Canada) held its 21st edition of the ICCO Air Canada Business Excellence Awards May 25 in downtown Toronto, recognizing outstanding businesses and entrepreneurs within the Italian Canadian community who have demonstrated exceptional leadership, innovation and growth in their areas of expertise. The gala dinner award recipients and honourees included John F. Prato - CFA Deputy Chair TD Securities (Business Excellence); Carmine Nigro - President, Craft Development Corporation (Community Building); Laura Dot-
tori-Attanasio - President & CEO, Element Fleet Management (Businesswoman of the Year); Robert Pietrobon - President & CEO, Zaneen Lighting (Italy-Canada); Giannone-Petricone Associates (Design & Architecture Award); Lauren Tedesco - Vice President, APMA (Next Generation); Dr. Giuseppe Papia - Vascular Surgery Department of Surgery Chair, University of Toronto (Arts, Science, & Culture); Marco Margiotta - CEO, Payfare Inc. (Innovation). ICCO Canada also presented Toronto FC soccer player, Lorenzo Insigne with a plaque of recognition.
1. Tony Altomare (ICCO Canada) Rina Pillitteri, Laura Dottori-Attanasio 2. Mary Nigro, Carmine Nigro (Community Building Award), Salina Nigro and Giuliano Nigro 3. Robert Pietrobon (ItalyCanada Award), Dr. Giuseppe Papia (Arts, Science & Culture Award) and Marco Margiotta (Innovation Award) 4. Nini Stellato, Cesare Sisti, Brandon Porco and John Porco 5. Nancy Iacobucci, Honourable Frank Iacobucci, Donna Ciccolini and Sam Ciccolini 6. John Prato (Business Excellence Award) and Steve Marocco 7. Lorenzo Insigne (Toronto FC) and Louie Racco 8. Lauren Tedesco (Next Generation Award) and emcee, Lucia Cesaroni 9. ICCO Canada Board of Directors, Mary Dalimonte and Bambina Marcello
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Supporting Meta Centres
Community women of the greater Toronto area gathered in Vaughan to celebrate the Meta Foundation’s 11th annual Ladies’ Martini Night. With over 600 in attendance, the fun-filled charity evening raised awareness for Meta Centres across the GTA and supports the organization’s mission to assist individuals of all abilities thrive through its residences, day programs as well as respite and supported independent living initiatives. 1. Laura Tonelli, Lana Cianfrini (Meta Centre), Antonet Orlando (Executive Director, Meta Centre) 2. Rita Morresi (Meta Centre Volunteer), Councillor Rosanna DeFrancesca, Suzi Recine, Lori Dalimonte and Josie Culig 3. Sushili Bisal (Meta Centre) with individuals supported by Meta Centre 4. Surojini Boodhoo (Meta Centre) with individuals supported by Meta Centre 5. Francesca Renda, Josie Renda, Dino Cavalluzzo, Ida Vivacqua and Gabriella Dara Cristovao 6. Maria Guadagnolo, Anna Rossi, Aida Costa and Grace Cristiano
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Ladies’ Martini Night
Toronto Azzurri Soccer Club
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Wall of Fame Induction Ceremony The Toronto Azzurri Soccer Club held its fourth annual induction ceremony April 14 in Vaughan introducing eight worthy individuals to the organization’s Wall of Fame. Welcome additions to the 30 current inductees were Alberto Di Giovanni, Pasquale
Fioccola, Tony Pavia, Peter Pinizzotto, Frank Riga, Carmelo Barbieri, Ralph Ciccia and Joe Mancuso. Now in its fifty-fifth year, all proceeds from this evening continue to benefit the Toronto Azzurri Youth Sport Village.
1. Nicola Sparano, Tony Pavia and Roberto Bettega 2. Mark Howe, Rocco Grossi, Marty Howe, Mary Mauti, Mary Grossi, Donna and Sam Ciccolini 3. Alberto Di Giovanni (Builders/Pioneers), Luigi Fioccola (representing Pasquale Fioccola posthumously Builders/Pioneers), Peter Pinizzotto (Coaches/Managers), Frank Riga (Players), Carmelo Barbieri (Players), Tony Pavia (Media), Joe Mancuso (Lifetime Achievement Award) and Ralph Ciccia (Lifetime Achievement Award) Photos by Rocco Grossi
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$75 Million Donated to Healthcare The Peter Gilgan Mississauga Hospital On March 2, the Mississauga-based developer Orlando Corporation pledged a record-breaking $75-million donation to Trillium Health Partners (THP). As the largest corporate donation to a hospital in Canada, funds will support construction of the new and vastly expanding facility, The Peter Gilgan Mississauga Hospital with additional space for mental health inpatients as well furthering innovation and research. Nicole Lamont (SVP, Philanthropy, THP), Shihab Zubair (Board Chair, THP), Caroline Riseboro (President & CEO, THP), Mayor Bonnie Crombie, Blair Wolk (President, Orlando Corporation), Premier Doug Ford, Deputy Premier and Minister of Health Sylvia Jones, Karli Farrow (President& CEO, THP) and Dr. Dante Morra (Chief of Staff and President, THP Solutions)
A Milestone: 50 Years National Congress of Italian Canadians - Quebec Photos by John Oliveri
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Organization members and supporters gathered in Saint-Leonard to commemorate the fiftieth anniversary of the National Congress of Italian-Canadians (CNIC) - Quebec region. The elegant gala held April 21 in honour of the milestone, also recognized the CNIC’s renowned Italian cultural festival, ItalfestMTL and its 30-year existence in Montreal. The evening saw speeches from prominent Montreal media personalities and other key public figures who praised the accolades of the CNIC and its advocacy of numerous political issues and historic social injustices. 1. Joe Pannunzio, Salvatore Nicastro, Joseph Broccolini and Luigi Liberatore 2. Umberto Macri, Domenic Campione, Carmine Pontillo, Maria R. Battaglia, Vicky Asaro and Pino Asaro 3. Claudio Rocchi, Vittorio Rossi and Susan Dabrowski 4. Roberto Colavecchio, Honourable Pablo Rodriguez, Antonio Sciascia and Honourable David Lametti 5. Front Row: Patricia Lattanzio, Joseph Broccolini, Roberto Colavecchio, Gaia La Cognata, Laila Saki; Back Row: Angelo Iacono, Paolo Fortugno, Dany Bessette, Senator Tony Loffreda, Angelina Loffreda, Honourable Pablo Rodriguez, Roxane Hardy, Honourable David Lametti, Antonio Sciascia. 6. James Di Sano, Paolo Fortugno, Philippe Messina, Jonathan De Sua, Maria R. Battaglia, Pino Asaro, Antonio Sciascia, Piero Iannuzzi, Giuseppe Di Battista, Anna Mancuso, Nino Colavecchio, Josie Verrillo, Franco Palermo and Enrica Uva
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Magnus Poirier 100 years of service 1.
One hundred years since its doors first opened on Saint-Dominique Street in Montreal, Magnus Poirier has grown to become one of the largest family-owned businesses in Quebec, and to honour its centennial anniversary the company celebrated with a cocktail reception on March 15. Held in Montreal, the milestone honoured its visionary founders, Magnus and wife Ernestine, its five generations of funeral directors and the legacy of great customer care and funeral services to bereaving families.
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Taste of Italy Vancouver Celebrating Italy’s Culinary Treasures
1. Patrick Carvalho, Mélanie Poirier, Marc-André Poirier, Pierre Savard (Vice-President Finances), Isabelle Poirier (VicePresident, Human Resources), Jacques Poirier (President, Magnus Poirier), Nancy Quesnel (Vice-President, Operations), John Palazzo (Sales Manager), Geneviève Poirier and Benoit Poirier 2. Jacques Poirier (President, Magnus Poirier) 3. Ernestine and Magnus Poirier (Founders, Magnus Poirier)
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The Italian Chamber of Commerce in Canada-West (ICCC) in partnership with Italy-America Chamber of Commerce in Texas presented its Taste of Italy culinary event March 2 overlooking Vancouver’s breathtaking panoramic view of Harbour Centre. The evening offered rare, premium Italian wines, delicious food samplings and a networking opportunity with Italian producers.
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1. Sonia Del Torto (Members Coordinator, ICCC), Ilaria Baldan (Executive Director, ICCC) and Maurizio Gamberucci (Deputy Director, Italy-America Chamber of Commerce of Texas) 2. Kristie Or (Events & Communications, World Wine Synergy Inc.) 3. Alex Martyniac (Executive Director, European ICCC) and Grace Li (President, World Wine Synergy Inc.)
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Le sauveur de la patrie En mémoire du professeur Filippo Salvatore, cofondateur de Panoram Italia Par Marco Luciani Castiglia
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orsqu’une personne nous quitte, elle emporte avec elle un morceau de notre expérience commune, cette partie unique de l’interaction mutuelle qui ne reviendra jamais. Elle clôt, par sa disparition matérielle, un voyage de connaissance terrestre qui n’aura pas de lendemain. Une expérience impossible à répéter. Un privilège qui n’appartient qu’à sa propre sphère humaine et émotionnelle. « Filippo Salvatore n’est plus » : le professeur-écrivain-analyste-sociologue parmi les plus compétents que notre communauté ait connus dans sa longue odyssée continentale des Amériques est parti pour ce dernier voyage vers l’infini. Il y est retourné pour renouer avec cette immensité de photons à laquelle il se sentait si proche. Un destin qu’il a assumé, au cours de sa lutte contre le cancer, avec une constance, un courage et une fierté qu’il a dignement réussi à maintenir dans cet inévitable parcours entre souffrance, douleur, espoir et résignation. La dernière fois que j’ai pu le rencontrer et lui parler, c’était en décembre 2022 à la Casa d’Italia, lors de la présentation officielle de son dernier livre, Referendum 1995. Une question brûlante pour tous ceux qui vivent sous ces latitudes : Canadiens, Québécois et communautés ethniques, dont les Italiens, qui ont vécu à deux reprises cet exercice de démocratie aux implications dramatiques et conflictuelles, façonné par des racines, des peuples et des aspirations très différents. Peutêtre irréconciliables. Ou peut-être pas. Et nous, entre les deux, qui avons consacré des décennies de sueur et de larmes à la recherche d’un avenir meilleur. La rencontre a été cordiale, fructueuse et amicale, comme c’est toujours le cas entre un journaliste curieux comme moi et un universitaire comme lui. Je souhaitais réaliser un reportage télévisé qui montrerait à tout le Canada la force d’âme et la
force professionnelle d’un homme de lettres luttant pour sa vie, mais capable de concevoir et d’achever un traité politique, social et communautaire sur des questions aussi sensibles qui ont toujours ébranlé l’âme profonde de notre immense pays d’accueil. Bien que physiquement affaibli, je l’ai trouvé précis, réceptif et bien informé pour défendre ses pensées, ses idées et ses motivations sur le sujet. Giovanna Giordano, directrice générale de la Casa d’Italia, à Montréal, se souvient de son attachement sincère aux institutions et de sa forte identité italienne : « J’ai connu le professeur Salvatore, comme des centaines d’étudiants universitaires et d’autres personnes de la communauté italienne, grâce à ses innombrables conférences sur les sujets les plus divers. Dans les années 2000, nous avons tous deux été élus conseillers au COMITES de Montréal, menant ensemble une série d’activités et de projets. Grand connaisseur de l’histoire de l’Italie et du Canada, il a écrit de nombreux livres, qui sont des références de notre identité culturelle, jusqu’à son dernier ouvrage, Referendum 1995, présenté à la Casa d’Italia, et qui restera pour la postérité comme un précieux document de l’histoire politique du Québec. Je me souviendrai toujours de lui comme d’un collègue et d’un ami très cher : honnêtement, il sera vraiment difficile de combler le vide qu’il a laissé derrière lui. » Italien de cœur et fier Canadien d’adoption depuis 1964, Filippo Salvatore est né dans la région du Molise en 1948, à Guglionesi. Il était également poète et écrivait des vers universels, simples expressions de son esprit cosmique sublimé, s’étendant audelà de l’horizon. Son œuvre explore la transversalité des concepts et de l’esprit humain. Un style forgé par les points communs immatériels entre des personnages réels ou mythologiques dispersés dans la généalogie du temps : Ulysse, Polyphème, Dante, Homère, Vico… Il décante avec aisance le concept de l’infinité des mondes du « splendide hérétique » Giordano Bruno de Nola. Il aspirait peut-être, dans le sillage de ses intuitions personnelles, à devenir le ciseleur de cette nouvelle évolutiondéfinition de notre future communauté
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et de nos langues communes qu’il appelait « l’italianité ». Un concept culturel hybride mêlant l’italien, le français et l’anglais. Un peu comme le périodique trilingue Panoram Italia, qu’il a cofondé avec son ami et compatriote Tony Zara, rédacteur en chef du projet : « Nous étions des amis de longue date et j’ai toujours eu une grande admiration pour la richesse de ses connaissances, qu’il aimait partager avec tout le monde. Une personne extrêmement humble et compétente à laquelle je suis lié par le souvenir de tous les moments que nous avons passés ensemble, dans la campagne autour de notre cher village de Guglionesi, dans le Molise, en Italie, parmi les oliveraies de ses terres, qui me feront penser à lui chaque fois que je m’y rendrai… » Pour la communauté, Filippo Salvatore avait une double casquette : celle d’un professeur adorable et celle d’un chercheur adoré. Imprégné de sa propre italianité, il savait saisir les nombreuses nuances régionales et les fusionner en une seule identité. Giovanna Guaiani Ciampini, qui a collaboré avec lui en 2005 à l’écriture et à la publication d’une œuvre littéraire, en témoigne : « J’ai rencontré le professeur Salvatore lorsqu’il est devenu juge de nos bourses à l’association ALMA, un rôle qu’il a accepté avec plaisir, mais aussi avant cela grâce à ses recherches et à ses livres, jusqu’à collaborer avec lui sur Carmina Cordis de Liborio Lattoni, un grand prédicateur protestant du début des années 1900 qui a encouragé les jeunes Italiens à retourner dans leur pays pour défendre la patrie. Je n’oublierai jamais quand il m’a dit solennellement que la parole écrite ne se perd jamais. » Face à l’approche de la fin, qu’il a intimement apprivoisée avec la sérénité des forts, il a attendu la tête haute dans le réconfort ultime de sa famille. Sa patrie est désormais l’univers. Car « comme chaque partie du cosmos, il se transforme, mais il demeure éternel et reviendra sous une autre forme. La mort n’existe pas ».
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Les hebdomadaires de langue italienne en chute libre Par Carole Gagliardi À Montréal, le Corriere Italiano a définitivement fermé ses portes le 31 mars dernier. Nous sommes nombreux à déplorer la perte de ce média emblématique de la communauté italienne du Québec. Notre incrédulité est mêlée d’une certaine nostalgie, car si le Corriere Italiano cesse de paraître, une page importante de notre histoire se tourne. Et si le Corriere Italiano cesse définitivement toute forme de publication, combien d’autres médias et organismes de la communauté italienne suivront ? Il y a quelques années, l’hebdomadaire montréalais Insieme a discrètement fermé boutique. En 2013, le quotidien Corriere Canadese de Toronto a fermé ses portes pendant six mois. Privé des importantes subventions que le gouvernement italien avait promis de lui verser, le quotidien a connu des problèmes financiers majeurs. Il a été sauvé in extremis par un groupe de gens d’affaires de la région de Toronto. Un peu partout au Canada, les journaux et les testate italiane sont en chute libre. Des journaux qui ont connu leurs années de gloire grâce à l’immigration massive de l’après-guerre ne comptent plus aujourd’hui que sur quelques milliers d’immigrants italiens chaque année et sur un lectorat vieillissant. La génération active lit peu les journaux : occupée et pressée par le temps, elle cherche plutôt ses informations en ligne. Une redéfinition du rôle, du contenu et du support utilisé par les journaux s’impose. Il y a une vingtaine d’années, le gouvernement italien comptait environ 150 journaux italiens dans le monde. Aujourd’hui, il en a moins d’une cinquantaine, dont une trentaine seulement s’adressant à la diaspora italienne. C’est là un signal important de changements générationnels, car bien que les membres des deuxième et troisième générations d’Italiens connaissent la langue italienne et soient fiers de leurs origines, peu d’entre eux lisent et écrivent en italien. Ils vivent leur italianité différemment, dans une autre langue, avec tout autant de fi-
erté, un phénomène que l’on constate partout dans le monde. Nous en sommes un peu responsables… Avons-nous fait un bon travail, comme parents, en matière de transmission de la langue italienne à nos enfants ? La tâche est difficile, étant donné les mariages mixtes et la très mince offre de cours de langue italienne dans nos écoles. (Le PICAI fait un excellent travail, mais le choix est souvent difficile entre les cours de soccer, de hockey, de piano et de ballet et celui d’italien du samedi matin…) À Toronto, le Corriere Canadese, fondé en 1954 par Daniel Iannuzzi, publie quotidiennement des éditions de 20 pages en langue italienne et en grand format, contrairement à tous les autres journaux, de format tabloïd. Seul quotidien de la diaspora italienne, il subsiste grâce à d’importantes subventions qu’il reçoit du Ministero degli Affari Esteri, en Italie. Sans elles, il est probable qu’il ne pourrait publier. L’ex-ministre fédéral Joe Volpe en est l’éditeur actuel, et Francesco Veronesi, le rédacteur en chef. À Vancouver, l’hebdomadaire Marco Polo, fondé en 1974, tire à environ 2 000 exemplaires. Depuis quelques années, 70 % de son contenu est en italien et 30 % en anglais. Son éditeur est Giorgio Moretti. Marco Polo est l’unique hebdomadaire de langue italienne en Colombie-Britannique. L’Ora di Ottawa est une entreprise familiale fondée le 18 novembre 1968 par Mario Colonnese et Elio Coppola et soutenue par un groupe d’hommes d’affaires locaux. Paraissant toutes les deux semaines à ses débuts, L’Ora di Ottawa devient rapidement un hebdomadaire publié exclusivement en italien. Premier et unique hebdo de langue italienne d’Ottawa, il s’adressait aux immigrants italiens de l’aprèsguerre. Son site Web est bilingue et affiche 827 abonnés. En août 1941, Antonino Spada a créé un hebdomadaire de format tabloïd de huit pages nommé Il Cittadino Canadese. L’hebdomadaire montréalais a ensuite été vendu à Nick Ciamarra. En 1986, le politicien et ex-sénateur Basilio Giordano en a fait l’acquisition. Géré depuis par les membres de la famille Giordano, il compte une vingtaine de pages ainsi que, depuis peu, une infolettre dont le contenu, tout comme celui du journal, est exclusive-
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ment en langue italienne. Ces journaux ont en commun d’avoir des éditeurs qui ont fait de la politique et qui reçoivent encore aujourd’hui une subvention du gouvernement italien sans laquelle il leur serait quasi impossible de publier. Le gouvernement italien joue donc un rôle prépondérant dans le maintien de ces médias, qui sont pour lui un important outil de diffusion d’informations politiques. Tous vivent une crise majeure, celle d’un lectorat qui ne se renouvelle pas. Que faire alors ? À Montréal, un comité de consultation a été mis sur pied pour se pencher sur l’avenir du Corriere Italiano. Composé des leaders des principaux organismes de la communauté italienne de Montréal (FCCIQ, CNICQ, CIBPA, CASA D’ITALIA, CRAIC, OFFI, ADFIQ*), le comité reconnaît le rôle essentiel du Corriere Italiano comme étant une courroie de transmission de la langue et de la culture italiennes. Il en favorise la diffusion sur le Web, en anglais, en italien et en français, afin de joindre le plus grand nombre possible de lecteurs et de lectrices. À l’instar de Panoram Italia, le comité propose de s’adresser à eux dans la langue qu’ils utilisent chaque jour, et de se tourner vers le numérique avec un contenu de qualité dans lequel ils se reconnaissent. À New York, le quotidien America Oggi a déjà effectué ce virage numérique. L’avenir des journaux italiens dépend d’un tel virage, et tous comptent sur le soutien des gouvernements canadien et italien pour le réussir. * Fondation communautaire canadienneitalienne du Québec, Congrès national des Italo-Canadiens région Québec, Association des gens d’affaires et professionnels italo-canadiens du Québec, Centre communautaire de la Petite Italie – Casa d’Italia, Conseil régional des personnes âgées italo-canadiennes, Ordre des Fils et Filles d’Italie Montréal, Alliance Donne Femmes italiennes du Québec.
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Le changement de nom marque une nouvelle étape L’Ordre des fils et filles d’Italie Par Julia Pennella
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fait d’être des immigrants ou de faire partie des « autres » dans le Canada du XXe siècle a contribué à unifier les Italiens et à les rassembler pour forger la communauté italo-canadienne que nous célébrons aujourd’hui. Lorsque les immigrants italiens ont été confrontés à l’adversité, à la discrimination et à la négligence de la société canadienne, ils les ont surmontées en se soutenant mutuellement et en trouvant la force de se rassembler pour créer des organisations telles que l’Ordre des fils et filles d’Italie du Canada (OSDIC) afin de garantir des filets de sécurité sociale et des espaces culturels pour que les Italiens puissent célébrer leur culture. Appelé à l’origine Ordine Figli d’Italia, l’Ordre des fils d’Italie en Amérique a été fondé en 1905 dans le quartier de Little Italy à New York. Dix ans plus tard, la première loge canadienne, nommée Ordre des fils d’Italie du Canada, a été fondée en 1915 à Sault-Sainte-Marie, en Ontario. Aujourd’hui, il existe 15 loges au Canada, dans des villes comme Hamilton, Montréal, Winnipeg, Kelowna et Cambridge. Malgré son nom à connotation masculine, les femmes ont été membres de l’organisation dès sa création. Ce n’est qu’en 2023, à l’occasion de la Journée internationale des femmes, sous l’impulsion de l’organisation Alliance Donne Femmes italiennes du Québec, que l’Ordre des fils d’Italie au Canada (OSI) a officiellement ajouté le terme « filles » à son titre. « Nous n’avions pas de représentation. Il n’y avait pas vraiment de centre où les femmes issues de sphères professionnelles et d’expériences diverses pouvaient se réunir et discuter des problèmes qui se posaient », raconte Anita Aloisio, présidente d’Alliance Donne. Alliance Donne a joué un rôle clé dans la promotion d’une plus grande représentation des femmes au sein de l’OSI, y compris à des postes de direction. « Nous voulons nous assurer que nos histoires sont racontées par les
femmes qui les ont vécues », explique Anita Aloisio. « Et c’est ainsi que nous avons froissé quelques plumes. Une partie du travail du groupe a consisté à faire campagne avec succès pour ajouter “Daughters” au nom de l’OSI et à organiser des événements de mentorat et de réseautage destinés à renforcer l’autonomie des femmes au sein de la communauté italo-canadienne. » Au départ, il s’agissait d’un groupe de neuf femmes désireuses de voir une plus grande représentation féminine dans la communauté italienne. L’Alliance Donne a brisé le plafond de verre, repoussé les limites et compte aujourd’hui plus de 250 membres, selon Mme Aloisio. À ses débuts, l’OSDIC offrait une scolarité gratuite pour enseigner l’anglais et le français aux immigrants et proposait des services pour les aider à devenir des citoyens canadiens. Les toutes premières loges ont créé des orphelinats et des foyers pour personnes âgées, des fonds d’assurance vie et des fonds mortuaires, des coopératives de crédit, des services juridiques, des sociétés d’aide sociale et des fonds de bourses d’études pour aider les membres dans le besoin. « L’organisation offrait essentiellement des services complets pour aider les immigrants italiens », se souvient Giuseppe Fratino, président de la loge de Montréal de l’OSDIC. « À l’époque, l’Ordre des fils était organisé pour aider les immigrants qui venaient au Canada. J’ai récemment trouvé un vieux document d’archives qui disait “Nous sommes ici pour aider les immigrants italiens à s’adapter au mode de vie canadien”. En gros, ils disaient que l’Ordre était là pour aider les Italiens à devenir de “bons Canadiens” », explique Mme Fratino. Après la Seconde Guerre mondiale, l’OSDIC s’est lentement réinventé pour soutenir la nouvelle vague d’immigrants italiens arrivant au Canada. L’Ordre s’est détourné des services d’immigration et d’entraide pour promouvoir des activités plus sociales, culturelles et caritatives. Au fil des ans, le mandat de l’OSDIC est passé de « aider les Italiens à s’identifier aux Canadiens » à « aider les Canadiens à s’identifier aux Italiens ». « Quelle est notre culture italo-canadienne ? Nous parlons toujours de la culture italienne en provenance d’Italie. Lorsque nous, les
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Italiens, sommes arrivés, nous voulions protéger et conserver notre culture, notre langue et tout le reste, parce que nous venions d’Italie. Mais les enfants des deuxième et troisième générations, qu’ont-ils à garder ? Pour eux, l’Italie doit gagner la Coupe du monde et c’est tout », déclare Fratino. L’un des plus grands défis auxquels l’OSDIC fait face actuellement est le recrutement. Il utilise les médias sociaux, les événements de réseautage et les programmes de bourses pour attirer les jeunes générations d’origine italienne vers lui et leur faire connaître les Italiens remarquables qui leur ont ouvert la voie aujourd’hui. À ce jour, l’OSDIC a donné plus de 10 millions de dollars à des organismes de bienfaisance qui promeuvent la culture italienne et à des personnes talentueuses d’origine italienne. L’organisation soutient les jeunes d’origine italienne en offrant des bourses aux étudiants en littérature, en musique et en arts plastiques. Elle offre également des emplois d’été à temps partiel à des étudiants pour les aider à organiser des expositions à caractère historique et à archiver les documents de l’organisation amassés au cours du siècle dernier. L’OSDIC est un véritable témoignage de la résilience et de la persévérance des Italiens dans l’histoire du Canada. L’ajout du terme « filles » au nom de l’OSI a constitué une étape importante dans la reconnaissance du rôle déterminant que les femmes ont joué dans l’histoire de l’organisation et qu’elles continuent de jouer aujourd’hui. « Nous avons créé un mouvement. Il y a des femmes de différentes générations, passées, présentes et futures, qui veulent avoir leur mot à dire dans ce type d’organisations et qui veulent s’y voir représentées », a déclaré Mme Aloisio. « En ce moment, nous travaillons sur un projet en l’honneur des femmes de l’industrie textile d’après-guerre à Montréal, qui met en évidence la grande contribution des femmes, sur les plans tant économique que social, à l’ensemble du développement de cette industrie », explique Mme Aloisio. « Il faut qu’il y ait des organisations qui se consacrent exclusivement à la représentation des droits, des intérêts et de l’histoire des femmes. Cela n’arrivera que si les femmes s’en chargent. »
HUNDREDS OF THOUSANDS OF JOURNEYS
ONE DESTINATION Hundreds of thousands of Italian families have chosen Canada as their new home and built a legacy here. You now have the opportunity to honour your loved ones with the Villa Charities Italian Canadian Immigrant Tribute project, a permanent tribute to commemorate and celebrate their immigrant experiences and collective achievements. Memorialize your family’s history on this one-of-a-kind heritage installation, all in support of Villa Charities’ programs and services. Honour Your Family Today villacharitiesimmigranttribute.com
Columbus Centre, 901 Lawrence Ave. West, Toronto Villa Charities Foundation Charitable Registration No: 89337 0767 RR0001
Rendering by Brown + Storey Architects Inc.