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THE ITALIAN-CANADIAN MAGAZINE WINTER 2022-23 | NO. 144
TABLE OF CONTENTS
WINTER 2022-2023 | NO.144
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EDITORIAL
20-Year Legacy From Generation to Generation Un’eredità ventennale di generazioni in generazioni
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The Letter La Lettera
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A 20-Year Flashback Un flashback di 20 anni
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Our Covers
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Panoram & Me Panoram e io
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Testimonials: 20 Years of Community Building 20 anni di costruzione della comunità
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Between Tradition and Innovation Tra tradizione e innovazione
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La Cantina An Italian-Canadian staple
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Welcome to Their Cantinas
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The Picture that Told the Whole Story GTA family discovers essential link to their past in Panoram Italia
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From Community to Mainstream Media Dai media comunitari al mainstream
TABLE OF CONTENTS
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LIVING ITALIAN STYLE
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TRAVEL
PUBLISHER & EDITOR Tony Zara
Christmas Classics What’s in your stocking: panettone or pandoro? Cosa ci mettete nella calza: il panettone o il pandoro?
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Torino’s Chocolate-Infused Traditions Le tradizioni infuse di cioccolato di Torino
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RECIPES
Creamy Pumpkin Gnocchi Gnocchi Cremosi Di Zucca
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Zuppa Imperiale
EXECUTIVE EDITOR Adam Zara ASSOCIATE EDITOR Pal Di Iulio MANAGING EDITOR Gabriel Riel-Salvatore
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BUSINESS DEVELOPMENT & COMMUNITY AFFAIRS
Adapt the Monarchy Adattati o muori!
Carole Gagliardi ITALIAN EDITOR Vittoria Zorfini
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EVENTS EDITOR Romina Monaco
Culture and Media Lasting love affair or broken marriage? Cultura e media Amore longevo o matrimonio fallito?
TRAVEL EDITOR Silvana Longo LIVING ITALIAN STYLE PRODUCER Kayla-Marie Turriciano
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Singing For Joy Cantando di Gioia
ADVERTISING ACCOUNT EXECUTIVE Anthony Zara
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Farren Timoteo Playwright and actor in search of his roots Drammaturgo e attore in cerca delle proprie radici
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ITALIAN TRANSLATOR
Claudia Buscemi Prestigiacomo PROOFREADING
Stefania Fenocchio • Marie-Hélène Papillon
In Memoriam Luciano Iacobelli (1956-2022)
100
Tying the Knot Under the Tuscan Sun Fare il grande passo sotto il Sole Toscano
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True Love, Molise Style Amore vero, alla molisana
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COPY EDITOR Valentina Basilicata
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ART DIRECTION & GRAPHIC DESIGN
Dave Ferreira
PHOTOGRAPHY & ILLUSTRATION
Mia Carnevale • Liana Carbone Bruna Rico • Katelyn Spencer WRITERS
Fillippo Salvatore • Gianna Patriarca • Rita Simonetta Sabrina Marandola • Joey Franco • Amanda Fulginiti Sal Di Falco • Maureen Littlejohn Anna Foschi Ciampoli
Printed by
EVENTS
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TRADUCTIONS/ TRADUZIONI
9300 Henri-Bourassa West, suite 100, Montreal, Québec H4S 1L5 Tel.: 514 337-7870 | Fax: 514 337-6180 e-mail at: info@panoramitalia.com
Legal deposit - Bibliothèque nationale du Québec / National Library of Canada - ISSN: 1916-6389
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We acknowledge the support of the Government of Canada
Riconosciamo il sostegno del governo italiano
EDITORIAL
20-Year Legacy From Generation to Generation
Un’eredità ventennale di generazione in generazione
Antonio Zara Publisher tonyzara@panoramitalia.com
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wo decades have gone by since the publication of the first edition of Panoram Italia in 2002 and there is much to celebrate. In today’s world, information is easily accessed online with a click or a swipe—anytime, anywhere. Yet we still proudly print an eyepleasing paper copy of our now 20-year-old magazine for readers across the country to touch, peruse and collect. I am especially proud that my two sons, Adam and Anthony, eventually began working on the project and, with time, developed a passion for this periodical. More than that, the magazine is thriving during their stewardship and is continuing to reach new milestones. Here is how Panoram Italia became what it is today. I thought of publishing a magazine which would document, project, mirror, communicate and inspire the evolution of the Italian community of Quebec so that we would have a chance to maintain our language and culture at a time when the third post-war generation was reaching adulthood. I began with a single hard copy edition with a photo of an olive branch on the cover, which came directly from my olive grove in Guglionesi, Molise, Italy. The cover was designed by famous photographer Geraldo Pace and some editorials were written by myself and professor Filippo Salvatore. Incidentally and coincidentally, all three of us hail from Guglionesi. We printed several thousand copies in my commercial printing company, Accent Impression, and proceeded to distribute them free of charge in Italian establishments—places such as Milano Grocery, Casa D’Italia and the Leonardo Da Vinci Center. Reviews were very positive, and I continued publishing it annually for a couple of years. Eventually, there was so much demand that I changed the format to soft cover for economic reasons and published it every second month. Toronto also got wind of it and we started publishing a GTA edition for a number of years. Always free of charge! Three years ago, we felt the time was right to reformat to a single national edition and make it primarily available by subscription. Today, we are extremely proud to say that we are the only trilingual ItalianCanadian magazine distributed from coast to coast with thousands of subscribers. More than that, we are especially proud that younger generations continue to support and subscribe to it, and that many pass it on to family and friends once they are finished reading it. The magazine is for everyone, be they Italian, Italian-Canadian, Italophiles, Italians by injestion or Italians by volition. Most readers actually collect every copy ever published, all 144 of them! A heartfelt thank you to all those who have in some way helped support Panoram Italia, especially our loyal advertisers without whom none of this would have been possible. Buying an ad or a subscription is a form of sponsorship. As with any form of media, the power rests with the consumer. The magazine is currently in excellent hands, and I’m positive it will continue for the next 20 years if you show a desire to consume it. May the good Lord continue to bless you and your families, and may you have a blessed Christmas with your loved ones. Arrivederci!
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ono passati due decenni dalla pubblicazione della prima edizione di Panoram Italia nel 2002 e c’è molto da festeggiare. Nel mondo di oggi, le informazioni sono facilmente accessibili online con un clic o uno scorrimento, sempre e ovunque. Eppure stampiamo ancora con orgoglio una copia cartacea piacevole per gli occhi della nostra rivista che ha ormai 20 anni, affinché i lettori di tutto il paese possano toccarla, leggerla e collezionarla. Sono particolarmente orgoglioso che i miei due figli, Adam e Anthony, abbiano iniziato a lavorare al progetto e con il tempo abbiano sviluppato una passione per questa rivista. Inoltre, Panoram Italia sta prosperando durante la loro gestione e continua a raggiungere nuovi traguardi. Eco come Panoram Italia è diventata quello che è oggi. Ho pensato di pubblicare qualcosa che documentasse, proiettasse, rispecchiasse, comunicasse e ispirasse l’evoluzione della comunità italiana del Quebec in modo da avere la possibilità di mantenere la nostra lingua e cultura in un momento in cui la terza generazione del dopoguerra stava raggiungendo l’età adulta. Ho iniziato con un’unica edizione cartacea con una foto di un ramoscello d’ulivo in copertina che proveniva direttamente dal mio uliveto a Guglionesi, nel Molise. La copertina è stata disegnata dal famoso fotografo Geraldo Pace e alcuni editoriali sono stati scritti da me e dal professor Filippo Salvatore. Per inciso e per coincidenza tutti e tre veniamo da Guglionesi. Abbiamo stampato diverse migliaia di copie nella mia azienda di stampa commerciale, Accent Impression, e abbiamo provveduto a distribuirle gratuitamente negli stabilimenti italiani come Milano Grocery, la Casa D’Italia e il Centro Leonardo Da Vinci. Le recensioni sono state molto positive e ho continuato a pubblicare ogni anno per un paio d’anni. Alla fine, c’era così tanta richiesta che ho cambiato il formato in copertina morbida per motivi economici e usciva ogni due mesi. Anche Toronto ne è venuta a conoscenza e abbiamo iniziato a pubblicare un’edizione del GTA per un certo numero di anni. Sempre gratis! Tre anni fa, abbiamo ritenuto che fosse giunto il momento di rivisitare la rivista in un’unica edizione nazionale e renderla disponibile principalmente su abbonamento. Oggi siamo estremamente orgogliosi di affermare di essere l’unica rivista trilingue italo-canadese distribuita da un oceano all’altro con migliaia di abbonati. Soprattutto, siamo particolarmente orgogliosi che le generazioni più giovani continuino a sostenerla e ad abbonarsi e che molti la trasmettano a parenti e amici una volta che hanno finito di leggerla. La rivista è per tutti, che siano italiani, italocanadesi, italofili, italiani per caso o italiani per volontà. La maggior parte dei lettori in realtà collezionano ogni copia mai pubblicata, tutte e 144! Un grazie di cuore a tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito a sostenere Panoram Italia in particolare ai nostri affezionati inserzionisti senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile. L’acquisto di un annuncio o di un abbonamento è una forma di sponsorizzazione. Come in ogni forma di media, il potere spetta al consumatore. La rivista è attualmente in ottime mani e sono sicuro che continuerà per i prossimi vent’anni se ci dimostrate il desiderio di continuare a volerla. Possa il buon Dio continuare a benedire voi e le vostre famiglie e possiate trascorrere un buon Natale con i vostri cari. Arrivederci!
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ORIGINALLY PUBLISHED IN INAUGURAL YEARLY 2002 ISSUE
The Letter BY - D I A N T O N I O Z A RA
La Lettera
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orreva l’anno 1994. Era arrivato il momento, per me e he year was 1994. My wife Angela and I decided that mia moglie Angela, di portare in Italia i nostri ragazzi, the time had come to take our two boys, Adam and Adam e Anthony, allora di 8 e 6 anni. Dopo tutto, io Anthony, then 8 and 6 years old, to Italy. After all, I stesso avevo 8 anni quando sono emigrato in Canada. was 8 years old when we immigrated to Canada. Ero salpato nel 1962 dal porto di Napoli con i miei genitori, In 1962, my parents Adamo and Giulia, my little brother Adamo e Giulia e con il mio fratellino Pietro, a bordo della Peter and I boarded that great ship Vulcania in the port of gigantesca Vulcania verso la mia più grande avventura. A Naples and set off for our biggest adventure. Now, 32 years distanza di 32 anni, un viaggio in Italia non era solo una scusa later, we organized this trip to Italy not only to get more of per tornare (io e mia moglie eravamo ritornati già 3 volte), ma Italy (my wife and I had been back 3 times before), but also to era anche l’occasione per avvicinare i nostri figli alle proprie introduce our children to their roots. origini. This is THE trip. You know that trip that many of you made Quello era IL viaggio. Uno di quei viaggi che molti to retrace the steps of your youth. The trip where you showed intraprendono per ripercorrere i momenti della propria your kids where you came from, where you were born, where gioventù. Quel viaggio in cui you lived and played, mostriamo ai nostri figli da dove and where you showed proveniamo, dove siamo nati, them what your front dove abbiamo vissuto e giocato, door looked like… This e in cui mostriamo persino il vacation exceeded all our nostro vecchio portone di casa... expectations. We had a La vacanza è stata incredibile wonderful time. We did e ha superato ogni aspettativa. all the things you would Abbiamo fatto tutto ciò che si expect to do on such a può fare in un viaggio simile, trip. We visited with most visitare quasi tutti i nostri of our extended family, parenti, cenare con ciascuno di we went from table to loro... table… Una sera, alla quarta One evening, four delle nostre sei settimane weeks into our 6-week di soggiorno, ho incontrato vacation, we ran into an un vecchio amico. Avevamo old friend. We had spent Antonio, Pietro and Giulia Zara trascorso con lui la maggior a lot of time with him on parte del nostro ultimo viaggio our last trip to Italy. He in Italia. Sembrava sorpreso was surprised to see us di rivederci e piuttosto risentito del fatto che non l’avessimo again and seemed disappointed that we had not let him know avvisato in tempo del nostro arrivo. Non ha quindi esitato sooner that we were in the country. He immediately invited us ad invitarci alla festa nella sua casa di campagna il giorno to a party he was throwing at his country place the following successivo. day. Mentre io e Angela cercavamo di ambientarci e di fare At the party, Angela and I were mingling and introducing conoscenza con gli altri ospiti della serata, ho sentito ourselves to the other guests when suddenly I felt a tap on my improvvisamente un colpetto sulla spalla. Incuriosito dalla mia shoulder. This stranger got my attention, introduced himself presenza, quello sconosciuto si è presentato chiedendomi se as Roberto, and asked me if I was that little boy he had been fossi quel ragazzino che oltre trent’anni fa era il suo migliore best friends with over 3 decades earlier. I stared at him for a amico. moment but, I confessed, did not remember him at all. He L’ho osservato per un istante, confessandogli di non was astonished that I had forgotten. He then proceeded to ricordarmi di lui. Sorpreso dalla mia reazione, egli ha recount specific details from my youth in Italy such as where I proseguito fornendomi dettagli precisi sulla mia infanzia in lived, the colour of my bicycle, etc. to the point that I could no Italia, dove avevo vissuto, persino il colore della mia bicicletta, longer doubt him. For the remainder of our vacation, we spent al punto da non poter dubitare delle sue parole. Abbiamo most of our time with him and his family. trascorso il resto della vacanza insieme a lui e alla sua famiglia. After returning to Montreal, we kept in touch, and we Una volta ritornati a Montreal, siamo rimasti in contatto even went on a Caribbean vacation together with our wives. e siamo anche andati in vacanza ai Caraibi con le nostre I must admit though, that during all this time I still did not rispettive mogli, pur non ricordandomi ancora completamente remember him as a child in Italy. di lui. In 1997, Roberto gave me a call to let me know that he and Nel 1997, Roberto mi ha telefonato per dirmi che sarebbe his wife would be coming to Montreal to attend a wedding. venuto a Montreal con sua moglie per un matrimonio. They would be arriving at the airport very late, but he would Atterrati all’aeroporto con grande ritardo, non potevano che truly appreciate it if I could pick them up so that we could
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spend some time together, albeit not much, before going to his relative’s home. Of course, I was glad to oblige. Naturally, Angela greeted them with a little spuntino even though it was 1 o’clock in the morning by the time we got back to our house. While we were enjoying a bite and a drink together, I got up from the table for a second. When I returned, there was an old AIR MAIL letter under my plate. Intrigued, I took it, examined it, and began to open it. Suddenly, an overwhelming rush of emotions came over me. This was no ordinary letter. As I read through it, I could not hold back the tears… I cried uncontrollably. I had written this letter to my best friend shortly after moving to Canada. Yes, my beloved old friend had kept it all these years and had proven beyond the shadow of a doubt that he had indeed been an important part of my life all those years ago.
ringraziarmi per essermi reso disponibile a prenderli per passare del tempo insieme prima che raggiungessero i loro parenti. Angela, come di consueto, li ha accolti con un piccolo spuntino nonostante, a causa del lungo tragitto, fosse ormai l’una di notte. Tra un boccone e un bicchierino mi sono allontanato per un istante e al mio ritorno, c’era una lettera sotto il mio piatto. Incuriosito, l’ho presa, l’ho esaminata e ho iniziato ad aprirla. All’improvviso, un’onda di emozioni mi ha travolto. Mentre leggevo, non riuscivo a trattenere le lacrime...un pianto incontenibile. Avevo scritto questa lettera al mio miglior amico subito dopo essermi trasferito in Canada. Ebbene, il mio caro amico l’aveva conservata per tutti quegli anni provando senza ombra di dubbio di avere avuto davvero un ruolo importante nella mia vita.
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EDITORIAL
A 20-Year Flashback Un flashback di 20 anni Filippo Salvatore Editor-in-Chief 2002-2013
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wo decades have gone by since the first issue of Panono passati due decenni da quando nel 2002 uscì il primo oram Italia magazine was published in 2002. It feels as numero della rivista Panoram Italia. Sembra ieri. Mentre ceif it were yesterday. As we mark the 20th anniversary of lebriamo il 20° anniversario della nostra pubblicazione, credo our publication, I believe everyone associated with this magazine che tutti coloro che sono associati a questa rivista (giornalisti, sponsor, (journalists, sponsors, printers, readers) have much to be proud of. tipografi, lettori) abbiano molto di cui essere orgogliosi. In 2006, after being published as a yearly publication that set Nel 2006, dopo essere stato pubblicato come una pubblicazione high standards in terms of look and content that generated posiannuale che ha fissato standard elevati in termini di aspetto e contive reactions from our readers, Panoram Italia’s publisher Antonio tenuto che ha generato reazioni positive da parte dei nostri lettori, Zara believed the time had come for a free quarterly magazine l’editore di Panoram Italia Antonio Zara ha ritenuto che fosse giunto il available to the whole community. momento per una rivista trimestrale gratuita a disposizione di tutta la The goal was to introduce a new type of publication to Italiancomunità. Canadians living in Montreal. It would be written not only in ItalL’obiettivo era introdurre un nuovo tipo di pubblicazione per gli ian, as was the case for existing publiitalo-canadesi residenti a Montreal. Sarebbe cations, but also in English and French stato scritto non solo in italiano, come “This new magazine has a lofty ambition: it while catering to a multigenerational nel caso delle pubblicazioni esistenti, ma wishes to be and become the vehicle and the readership including first-generation anche in inglese e francese, rivolgendosi mirror of who and what we Italian-Canadians a un pubblico multigenerazionale, inclusi Italian immigrants, their Canadianborn children and Italophiles. In 2011, gli immigrati italiani di prima generazione, have been, are and would like to become.” the magazine was introduced in Toi loro figli nati in Canada e gli italofili. Nel ronto and later on in 2020 to the rest 2011, la rivista è stata introdotta a Toronto of Canada, making it a truly Italiane successivamente nel 2020 nel resto del “Questa nuova rivista ha una grande Canadian national magazine, where Canada, rendendola una vera rivista naambizione: vuole essere e diventare almost every Italian community in zionale italo-canadese, dove quasi tutte le il veicolo e lo specchio di chi e cosa every province has been featured since. comunità italiane in ogni provincia sono noi italo-canadesi siamo stati, siamo In my first editorial I wrote: “This state presentate. e vorremmo diventare”. new magazine has a lofty ambition: it Nel mio primo editoriale scrivevo: “Queswishes to be and become the vehicle and ta nuova rivista ha una grande ambizione: the mirror of who and what we Italian-Canadians have been, are vuole essere e diventare il veicolo e lo specchio di chi e cosa noi italoand would like to become.” One of our aims was to defend the canadesi siamo stati, siamo e vorremmo diventare”. Uno dei nostri community’s reputation against easy stereotypes, such as the term obiettivi era quello di difendere la reputazione della comunità da facili Italian being associated with organized crime. Instead, Panoram stereotipi, come associare il termine italiano alla criminalità organizItalia would stress the positive and focus on the enormous talent zata. Invece, Panoram Italia ha deciso di sottolineare il positivo e di we, Italian-Canadians, represent by underlining our achievements concentrarsi sull’enorme talento che noi italo-canadesi rappresenin the economic, cultural, political and artistic fields as well as in tiamo, sottolineando i nostri successi in campo economico, culturale, sports. These were and are the principles that inspired and guided politico, artistico e sportivo. Questi erano e sono i principi che ci us from the very beginning—defending our collective dignity and hanno ispirato e guidato fin dall’inizio: difendere la nostra dignità colindisputable legitimacy of belonging and claiming our denied lettiva e la nostra indiscutibile legittimità di appartenenza e rivendirights. care i nostri diritti negati. Every issue we presented a cover story that told the second and In ogni numero abbiamo presentato una storia di copertina che third generation what it means to be of Italian origin. We also raccontava alla seconda e terza generazione cosa significa essere published rubrics such as the newborns, graduates and newlydi origine italiana. Abbiamo anche pubblicato rubriche come i nati weds of the year that members of our community could relate to dell’anno, i laureati e gli sposi novelli dell’anno a cui i membri della and which can be viewed today as an archive of the collective life nostra comunità potevano relazionarsi e che possono essere viste of the 1.6 million people of Italian descent in Canada. oggi come un archivio della vita collettiva di 1,6 milioni di persone di To have a better idea of the broad overview of the many posiorigine italiana in Canada. tive profiles we featured in the magazine, I invite you in the next Per avere un’idea migliore dell’ampia panoramica dei tanti profili pages to have a look at some of the best covers we published positivi che abbiamo presentato nella rivista, vi invito nelle prossime throughout the past 20 years. pagine a dare un’occhiata ad alcune delle migliori copertine che abAs the first editor-in-chief of the magazine, I’d like to take biamo pubblicato negli ultimi 20 anni. this opportunity to wish Panoram Italia continued success. Let us Come primo caporedattore della rivista, colgo l’occasione per auturn the clock forward to exciting days ahead. gurare a Panoram Italia un continuo successo. Spostiamo l’orologio in avanti verso giorni entusiasmanti.
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We are happy to celebrate the vitality of our community with you!
Our Covers
Lino Birri, Francesco Baldassarre & Bruno Birri, Spring 2008 Photo by Geraldo Pace
Stéphanie Lanza, Fall 2006 Photo by Geraldo Pace
Dr. Mirko Gilardino, Fall 2009 Photo by Geraldo Pace
The first cover that “went viral” for us, so to speak. Dr. Gilardino had women all over Montreal phoning and emailing us for his contact information, without shame. It was quite the riot.
Luca Patuelli, Spring 2011 Photo by Farhi Yavuz
Tony Le Donne, Winter 2007-08 Photo by Geraldo Pace
Triplets Giuliana, Gabriella & Giada Bongiorno, Spring 2011 Photo by Farhi Yavuz
Loris Ricci & David Devico, Spring 2009 Photo by Geraldo Pace
Our “Babies of the Year” issues have always been very popular. This cover featuring the Bongiorno triplets hovering over a MacBook, was quite the work of art by photographer Fahri Yavuz. He couldn’t get them to stay still, so he simply provided a little distraction.
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Dr. Maria Muraca, Summer 2011 Photo by Giulio Muratori
Alessandro Nesta, Fall 2012 Photo by Vincenzo D’Alto
Sabrina Marandola & Laura Casella, Winter 2012-13 Photo by Farhi Yavuz Taïs Gomes & Joseph Gatto, Summer 2014 Photo by Michel Ostaszewski
Italy was about to compete in the 2014 World Cup in Brazil and this handsome couple (he Italian-Canadian, she Brazilian-Canadian) wrote in to be featured. We searched far and wide for several other hardcore tifosi and set up two memorable photoshoots in Montreal and Toronto, capturing infectioous excitement ahead of the tournament. Ah, the good ol’ days. Toronto JUNE / JULY 1-16 2019-06-03 11:42 AM Page 1
LIVING ITALIAN STYLE
Nicholas DeNinno, Spring 2013 Photo by Farhi Yavuz
Giuseppe Mattoscio, Summer 2013 Photo by Michel Ostaszewski
THE
GARDEN ISSUE
Italy’s
secret
beaches Pizza al taglio
per l’estate JUNE / JULY 2019 • VOL.9 • NO.3
The Garden Issue, Summer 2019 Photo by Daniele Tomelleri
Andrea Crépin Ricci, Spring 2014 Photo by Michel Ostaszewski
Our Garden issue, which profiled several ItalianCanadians in their beloved giardini, was arguably one of our most popular releases. It was the only time we ever went back to press because our distribution manager at the time complained he had no magazines left to give out four weeks into our 2-month cycle.
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Illustration by Antoine Tavaglione, Fall 2014
Stefano Cimino, Summer 2015 Photo by Farhi Yavuz
Vanessa Grimaldi & Giuseppe Roméo, Summer 2017 Photo by Vincenzo D’Alto
Ida Fanzolato, Olivia Colucci & Isabella Arkolakis, Winter 2013-14 Photo by Michel Ostaszewski
Joe Cacchione, Winter 2015-16 Photo by Farhi Yavuz
Ida Fanzolato was a fan of the magazine from day one. She’d stop by the office every December and shower us with irresistibly good homemade Italian pastries. So, the idea came organically: let’s do a full day photo shoot and document her recipes. We still dream of her amaretti and rose del deserto cookies.
Carlo DeMarco, Winter 2019-20 Photo by Liana Carbone
Cancel Culture, Fall 2020 Painting by Guido Nincheri Concept by Adam Zara
Marcello Bezina, Fall 2018 Photo by Vincenzo D’Alto
Portrait of a Pandemic, Summer 2020 Painting by Sandro Botticelli Concept by Gabriel Riel-Salvatore
It was our first issue during the pandemic and our cover was a tribute to the horrific toll COVID-19 had taken on the North of Italy. The Birth of Venus wearing an N-95 mask was the embodiment of Italy’s beauty on cautious hiatus. Katya & Adriana Moser, Summer 2021 Photo by Anthony D’Elia
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Michaela DiCesare, Summer 2022 Photo by Liana Carbone
GETTING TO KNOW GABRIELE Panoram Italia: What are the most critical skills to be a successful real estate broker? Gabriele Di Iorio: If I had to narrow it down to a few key elements, I would say patience, empathy, and the capacity to truly put yourself in your clients’ shoes, while remaining objective. This enables me to put together the best plan of action to help my clients achieve their goals, all while taking into consideration what they really need. Being able to listen attentively and communicate between parties is fundamental to being successful at brokering any deal for anyone. PI: How do you stay up to date with current trends and best practices? GDI: Simple, I’m passionate about several subject matters that inevitably affect real estate, the market, and the industry, mainly: economics (macro & micro), history, and monetary theory. These subjects play a bigger role in the real industry and market than most people may realize. I enjoy studying, reading, and keeping up to date on current events that affect all these aspects of society and all the above help me to analyse and understand trends as they unfold.
PI: Given the fact that you’ve been in the industry for about 15 years now, what advice would you offer to first time home buyers? GDI: Be sure to understand “why” you are purchasing a property. If you are an investor, then your decisions should be focused on numbers and cash flow, aside from the most fundamental basics, location, location, location. On the other hand, if you are purchasing a property to live in, then be sure you understand you are not buying an investment, but rather a roof over your head that must meet your needs, not necessarily your wants. Understand that owning a property will require maintenance, energy, and effort, but home ownership can be deeply rewarding. Your home should not be your piggy bank, but rather a place to raise a family, live your life and enjoy the security of having a place to call your own. “Life, liberty, and the pursuit of property” (John Locke), implies that property ownership is indeed a God given right to pursue and is fundamental in a free society. PI: What drew you into getting into the real estate business? GDI: Initially I’d say that the whole idea of real estate came to me from having read about moguls in the industry who built and ran “real estate empires”, and so the idea of literally building something made up of beautiful properties that might affect the view of a skyline sparked excitement within me. In essence, I wanted to learn how to be a real estate investor and so I thought, “what better way than to get my brokerage license”. I only realized thereafter that becoming a broker does not prepare one to become an investor. Now a person can do both brokerage and investing, but that does not mean that they are one and the same. PI: Do you have any advice for individuals who are beginning or thinking of starting a career in this industry? GDI: Make sure you’re getting into this business for the right reason(s). Once I began my career, I realized that desiring to be a real estate mogul didn’t entail what I had anticipated. It’s not always glamorous and it’s definitely not always about the money. I quickly realized that what I truly enjoyed about real estate brokerage was helping people from all walks of life achieve their real estate goals. People’s goals may vary, for example, entering the market with their first condo, or up-sizing to a larger home for a growing family, or down-sizing and estate planning, relocating out of province, or creating an inheritance to pass on to their children. I truly enjoy helping people attain their goals and watching them succeed. If you’re looking to get into real estate, I encourage you to reflect on whether or not you’d enjoy helping others too, because if not, you may have a difficult time staying in the industry, if it’s not for the right reasons.
Purchased with Gabriele 3455 ave. des Roseaux Terrebonne (Terrebonne) J6X 4T9
Purchased with Gabriele 1374 Crois. de la Tamise Mascouche J7L 1P4
Gabriele Di Iorio Chartered Residential and Commercial Real Estate Broker AEO RE/MAX ACTION / Agence Immobilière 1225 avenue Greene, Westmount, Qc. H3Z-2A4
Bur. 514.933.6781 Cell. 514.267.8596 gdi@remax-quebec.com www.remax-quebec.com global.remax.com
EDITORIAL
Carole Gagliardi carole.gagliardi@panoramitalia.com
Panoram & Me Panoram e io
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uesday October 15, 2013— artedì 15 ottobre 2013: il mio my first day of work at Panprimo giorno di lavoro a Panoram oram Italia. I was excited Italia. Ero emozionata, e sopratand, above all, happy to join the team tutto felice di entrare a far parte del team of this magnificent magazine which di questa magnifica rivista che rappresenrepresented for me the modern Italitava per me l’italianità moderna con cui anity with which I identified. mi identificavo. Tony Zara, the publisher, had Tony Zara, l’editore, mi aveva contatcontacted me twice to ask me to join tato due volte per chiedermi di far parte his team. The first time, I had not della sua squadra. La prima volta non accepted—I was still inhabited by a avevo accettato: ero ancora abitata da feeling of responsibility and a certain un senso di responsabilità e da un certo guilt towards the people of the comsenso di colpa nei confronti delle persone munity who criticized us, my sisters della comunità che criticavano le mie and I, for having sold the family sorelle e me per aver ceduto l’azienda di business, which they cherished deepfamiglia, a cui tenevano profondamente. Lino Saputo ly. I had been editor of the Corriere Sono stata per quindici anni caporedatItaliano (an Italian-language weekly tore del Corriere Italiano (un settimanale founded by my father in 1952) for in lingua italiana fondato da mio padre 15 years. I loved feeling the rhythm nel 1952). Amavo vivere al ritmo della of the Italian community in Quebec, comunità italiana in Quebec, ma dovebut we had to face the facts—the vamo affrontare i fatti, il futuro sembrava future seemed bleak for a weekly precario per un settimanale la cui unica whose only language of publication lingua di pubblicazione era l’italiano. was Italian. Quella mattina, quindi, mentre ero So, that morning, while I was lost persa nei miei pensieri alla guida della in my thoughts driving my car, my mia macchina, il mio piede pesava un po’ foot weighed a little too heavily on troppo sull’acceleratore... e un poliziotto the accelerator and a police officer mi fermò per eccesso di velocità! Sono stopped me for speeding. I arrived arrivata in ritardo, imbarazzata, ma così late, sheepish but so enthusiastic. I entusiasta! Stavo per unirmi a Tony, Adam was going to join Tony, Adam and e Anthony Zara oltre a Gabriel Riel-SalvaAnthony Zara as well as Gabriel Ritore. Sono arrivata in seguito alla partenza Tony Loffreda el-Salvatore. I arrived following the del padre di Gabriel, Filippo, al quale departure of Gabriel’s father, Filippo, to whom I would like to pay vorrei rendere omaggio. Filippo Salvatore è un uomo di grande tribute. Filippo Salvatore is a man of great learning, who served as a cultura, è stato giornalista e caporedattore della rivista e, per di journalist and editor-in-chief at the magazine and, what’s more, was più, è stato il mio professore di italiano alla Concordia University. my Italian professor at Concordia University. Da quella mattina vivo momenti meravigliosi con una squadra Since that morning, I have been living wonderful moments with giovane, dinamica e colta e con voi, i miei clienti e amici, attori a young, dynamic and cultured team as well as with you, my clients imprescindibili della vita culturale, politica, economica e sociale and friends, essential players in the cultural, political, economic della nostra comunità. and social life of our community. Non potete immaginare quanto mi sento privilegiata durante i You cannot imagine how privileged I feel during our meetings nostri incontri e interviste; le vostre confidenze, la vostra amicizia e and interviews; your confidences, your friendship and your respect il vostro rispetto mi nutrono profondamente. Come non ricordare
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nourish me deeply. How can I forget la mia intervista a Lino Saputo, uno “How can I forget my interview my interview with Lino Saputo, one of degli uomini d’affari più importanti with Lino Saputo, one of America’s America’s most important businessmen, d’America, che mi ha detto che mi most important businessman, with a with a global reach? He told me he would avrebbe concesso un’intervista esclugive me an exclusive interview: “Because siva “perché sei tu, Carole ”, e che, global reach? He told me he would it’s you, Carole.” When I offered him a quando gli ho offerto una recensione give me an exclusive interview: review before publication (which I don’t prima della pubblicazione (cosa che usually do), he added, “I trust you comdi solito non faccio), ha aggiunto: “Because it’s you, Carole. ” pletely.” An unforgettable gratification! “Mi fido completamente di te”. Una And then, these wonderful people I gratificazione indimenticabile! met and who told me about their passion: E poi, queste persone meravigliose the surgeon specializing in craniofacial che ho conosciuto e che mi hanno surgery for children, Patrizia Bortoluzzi; raccontato la loro passione: il chirurgo the gentleman behind-the-scenes politispecializzato in chirurgia craniofac“Come non ricordare la mia cian John Parisella; Senator Tony Loffciale per bambini, Patrizia Bortoluzzi; intervista a Lino Saputo, uno reda; the original and very successful man il gentiluomo - politico dietro le degli uomini d’affari più imof cinema Vincenzo Guzzo; the chaotic quinte - John Parisella; il senatore and eccentric Pierino Di Tonno. It is imTony Loffreda; l’originale e uomo del portanti d’America, che mi ha possible to name you all, but know that cinema di grande successo Vincent detto che mi avrebbe concesso each time it is a privilege and a joy to talk Guzzo; il caotico ed eccentrico Pierino un’intervista esclusiva “perché about you and to give you the light you Di Tonno… Impossibile nominarvi deserve. tutti, ma sappiate che ogni volta è un sei tu, Carole”. This is not a goodbye, quite the privilegio e una gioia parlare di voi e contrary. Despite the passing years, your darvi la luce che meritate. contact allows me to be relevant and committed and always so Questo non è un addio, anzi, perché nonostante gli anni che pasproud to be part of this wonderful culture I inherited from my sano, il vostro contatto mi permette di essere rilevante e impegnata e dad Alfredo, whose Italian blood runs in my veins and which, sempre così orgogliosa di far parte di questa meravigliosa cultura che mixed with that of my French-Canadian mother Lucille ho ereditato da mio padre, Alfredo, il cui sangue italiano scorre nelle Taillefer, makes me a product of my generation. mie vene e che, mescolato a quello di mia madre franco-canadese, As Toto Cotugno says in his great success L’Italiano , yes, Lucille Taillefer, fa di me un prodotto della mia generazione. I am “un’ Italiana vera” because isn’t it the heart that counts Come dice Toto Cotugno nel suo grande successo L’Italiano, sì, io above all else? sono “un’italiana vera”, perché non è il cuore che conta sopra ogni cosa?
Pierino Di Tonno
Patrizia Bortoluzzi
Traduction française à la page 118
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20 Years of Community Building 20 anni di costruzione della comunità
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anoram Italia has always maintained important links and partnerships with prominent Italian-Canadian institutions sharing a common goal—preserving and promoting the spirit and savoir-faire of our community. Thank you for your ongoing support. It is a pleasure to celebrate this important milestone with you.
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anoram Italia ha sempre mantenuto importanti legami e partnership con importanti istituzioni italo-canadesi condividendo un obiettivo comune: preservare e promuovere lo spirito e il savoir-faire della nostra comunità. Grazie per il vostro continuo supporto. È un piacere festeggiare con voi questo importante traguardo.
“Panoram Italia has been shining a spotlight on the richness and diversity of Italian-Canadian culture and heritage” Panoram Italia si è distinta fin dall’inizio come rivista di alto livello e per l’attenzione particolare rivolta ai nostri giovani. Nel cercare di raggiungere tutti gli italocanadesi, il suo direttore, Tony Zara ha sempre inteso offrire un mezzo di comunicazione al passo con i tempi, quindi proiettato verso il futuro, ma allo stesso tempo portatore delle tradizioni delle varie regioni italiane, e di tutto quello che ha reso celebre il Bel paese in tutto il mondo. Casa d’Italia, augura al Direttore e a tutta la sua equipe un felice 20° anniversario e l’auspicio di un lavoro proficuo.
As CIBPA celebrates its 70th year of inception, and on the occasion of Panoram’s 20th anniversary, we wish you many more years of unrivaled success! May both of our organizations continue to celebrate our rich culture and heritage, which is based on family values, good citizenship, education and building the cornerstone of our success as Canadians. Congratulations and auguri!
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Giovanna Giordano Direttrice e coordinatrice delle Relazioni pubbliche Casa d’Italia, Centro comunitario della Piccola-Italia
John Lettieri President, Canadian Italian Business and Professional Association (CIBPA) of Toronto
“Hamilton Dante Centre for Italian Language & Culture Inc. fully understand the key role this much-appreciated magazine plays in the preservation and enhancement of our language and culture. ” Heartfelt congratulations and best wishes to the current and past leadership and staff of the national magazine Panoram Italia for enriching our Italian cultural and linguistic heritage through such a wonderful publication during the past 20 years. The board and members of the Hamilton Dante Centre for Italian Language & Culture Inc. fully understand the key role this much-appreciated magazine plays in the preservation and enhancement of our language and culture.
On behalf of myself and the ItalfestMTL team, we would like to express our sincere and heartfelt congratulations to Panoram Italia on the completion of 20 years of its publication. On this commemorative occasion, we thank Panoram Italia for our long-lasting friendship and cooperation and wish it a lot of success and prosperity for many years ahead! Keep bringing us the good stories and keep expanding your readership!
On behalf of the Italian Cultural Centre in Vancouver, I would like to extend our congratulations to Panoram Italia and its publisher Tony Zara on the 20th anniversary of the magazine. Over the years, Panoram Italia has established a solid reputation as an influential and well-informed publication aimed at fostering awareness of our rich ItalianCanadian heritage and highlighting the cultural and entrepreneurial achievements of the Italian-Canadian community. Panoram Italia is a relevant presence in
The excellent quality of the magazine, in all its aspects, sets a very high standard for other publications. The very interesting and timely articles are always both motivational and instructional to the readers of our community. Ad maiora semper Panoram Italia! Comm. Angelo Di Ianni Executive Director Hamilton Dante Centre for Italian Language & Culture Inc.
Josie Verrillo Director General National Congress of Italian Canadians, Quebec region ItalfestMTL
the multi-faceted Italian-Canadian community network, thus working together is a matter of pride and joy. I would also like to congratulate your team of editors, writers and journalists, as their dedication and competence have helped the magazine reach this milestone. Michael Cuccione President Italian Cultural Centre Il Centro Vancouver
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On behalf of ICCO Canada, we express our sincere tribute to all the editors, publishers, writers and readers. The publication of Panoram Italia has represented in recent years a spotlight on the Italian-Canadian community, becoming a distinguished voice for the promotion of the culture and history of Italians in Canada and their contribution to the growth of civil and business society. With its captivating articles, the magazine underlines the significant effort of the Italian-Canadian community, which has remarkably influenced the social, cultural and economic structure in this country and its past, present and future evolution. Panoram Italia is an excellent vehicle for information on tourism in Italy, food, fashion, art and politics, but also life stories and much more.
ICCO Canada is grateful for the contribution that Panoram Italia makes in promoting the Italian-Canadian heritage and the connections between these two countries.
I would like to congratulate Panoram Italia magazine on their 20th anniversary. Panoram Italia has been shining a spotlight on the richness and diversity of Italian-Canadian culture and heritage for the past two decades, and we are proud of our partnership with this respected publication. Wishing you continued success. Auguri!
Marco DeVuono President and CEO Villa Charities Inc.
Panoram Italia has been a welcome guest in my home for the last 20 years. I look forward to receiving each and every issue, in order to widen my interest and knowledge in my Italian Heritage and learn how the Italian-Canadian Community enriches our Canadian lifestyle. Congratulations and best wishes for a further 20 years.
Anthony J. Fusco Sr. President, Commercial Bakeries, Toronto Founder/past President, Villa Charities/ Columbus Centre, Toronto
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1. Co-President, Tony Altomare 2. Co-President, Pat Pelliccione 3. Executive Director, Corrado Paina Italian Chamber of Commerce of Ontario Canada (ICCO Canada)
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Your home away from home
Illustration by Antoine Tavaglione (aka Tava) for the Building the Italian-Canadian Home dossier published in 2016.
Gabriel Riel-Salvatore Managing Editor g.salvatore@panoramitalia.com
Between Tradition and Innovation : 20 Years in the Making
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Tra tradizione e innovazione : 20 anni di lavoro
have been involved on and off as managing editor for Panoram Italia since 2007. For 15 years, my goal has been to make this magazine as interesting as possible, always keeping in mind the Italian-Canadian focus at the heart of our publication. In its many iterations, I’ve tried to make it more mainstream and trendier by riding the “Made in Italy” and “Living Italian Style” trends to show how Italian-Canadians have evolved into a more modern and urban community, which has come far from its rural past. Yet I always thought it was as important to go back to its roots—to the building blocks of our Italian-Canadian culture—to make this magazine hip but relevant at the same time. It is easy to publish a magazine about Italy and Italian culture. Yet, it is a little trickier to make a magazine about Italian-Canadian culture. For me, it is as rich and fulfilling to talk about our Canadian reality as a community as it is to talk about the history of Piazza di Spagna, Cavour or Fellini. It’s a reality our cousins and uncles from Italy don’t fully understand, but that is still directly related to them. The fascinating thing about the Italian communities around the world is that they always manage to recreate
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ono stato coinvolto a fasi alterne come caporedattore di Panoram Italia dal 2007. Per 15 anni, il mio obiettivo è stato quello di rendere questa rivista il più interessante possibile, tenendo sempre presente il focus italo-canadese al centro della nostra pubblicazione. Nelle sue numerose iterazioni, ho cercato di renderlo più mainstream cavalcando le tendenze del “Made in Italy” e del “Living Italian Style” per mostrare come gli italo-canadesi si siano evoluti in una comunità più moderna e urbana, che si è allontanata dal suo passato rurale. Eppure ho sempre pensato che fosse altrettanto importante tornare alle sue radici, agli elementi costitutivi della nostra cultura italo-canadese, per rendere questa rivista alla moda ma allo stesso tempo rilevante. È facile fare una rivista sull’Italia e sulla cultura italiana. Eppure, è un po’ più complicato fare una rivista sulla cultura italo-canadese. Per me è tanto ricco e appagante parlare della nostra realtà canadese come comunità quanto parlare della storia di Piazza di Spagna, Cavour o Fellini. È una realtà che i nostri cugini e zii italiani non comprendono appieno, ma che è comunque direttamente correlata a loro. La cosa affascinante delle comunità italiane nel mondo è che riescono sempre a
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Congratulations Panoram Italia on 20 years of excellence in the Canadian-Italian Community!
The Sorbara Family
We are proud to have put our family names* on the Villa Charities Italian Canadian Immigrant Tribute Wall and we invite you to join us. *Sorbara, Chirchiglia, Nasso, Lentini, Piccinin, Zaina, Memme, Tanzola
Photography by Michel Ostaszewski
a little part of their old country in their adoptive land. Italians are ricreare una piccola parte del loro vecchio paese nella loro terra adottiva. proud of their culture. Italian-Canadians probably even more so! Gli italiani sono orgogliosi della loro cultura. Gli italo-canadesi probabilEvery Italian-Canadian has fond memories of the Sunday mente ancora di più! lunches spent at their nonni’s house, the wedding celebrations, the Ogni italo-canadese ha bei ricordi dei pranzi domenicali trascorsi a baptisms, the association feasts, the soccer games of the Italian casa dei nonni, delle feste di matrimonio, dei battesimi, delle feste asNational team and, if they were lucky enough, the trips back to sociative, delle partite di calcio della Nazionale italiana e, se ha avuto la Italy to visit relatives or simply indulge in the charms of the Bel fortuna, dei viaggi di ritorno in Italia per visitare parenti o semplicemente Paese as simple tourists. abbandonarsi alle suggestioni del Bel Paese come semplici turisti. This has been my main inspiration: connecting our readers with Questa è stata la mia ispirazione principale: mettere in contatto i nostri compelling stories that make them proud, with which they idenlettori con storie avvincenti che li rendono orgogliosi, con cui si identifitify. I always tried to come up with interesting angles and dossiers cano. Ho sempre cercato di inventare angolazioni e dossier interessanti that would highlight our reality, that would explain to a non-Italche mettessero in luce la nostra realtà, che spiegassero a un non italiano ian who we are, how we live and why we are so proud of this. And chi siamo, come viviamo e perché ne siamo così orgogliosi. E forse, renperhaps, make other people a little jealous! dere le altre persone un po’ gelose! As the second and third generations are slowly integrating with Mentre la seconda e la terza generazione si sta lentamente integrando the general Canadian population, how many Italian-Canadians con la popolazione canadese in generale, quanti italo-canadesi rimarwill remain in 50 years or a 100 years from now? It is hard to say. ranno tra 50 o 100 anni? È difficile da dire. Una cosa che so è che quando One thing I know is that when scholars will want to understand gli studiosi vorranno capire chi eravamo, chi erano i veri italo-canadesi, la who we were, who the real Italian-Canadians were, Panoram Italia rivista Panoram Italia, con le sue migliaia di storie di vita e curiosità sulla magazine, with its thousands of life stories and fun facts about our nostra comunità, sarà per loro come una miniera d’oro. community, will be like a gold Alcune delle idee pasmine to them. sate che io e il team abSome of the past ideas the biamo elaborato, includoteam and I have come up with no la comprensione delle include understanding the tratradizioni, gli adattamenti ditions, the adaptations and the e i numerosi successi della many successes of our communostra comunità. Nel 2015 nity. In 2015, we dedicated a abbiamo dedicato un inwhole issue to winter, trying to tero numero all’inverno, figure out how first-generation cercando di capire come Italians have adapted to the gli italiani di prima generaharsh Canadian conditions durzione si sono adattati alle ing the colder months. In 2013, dure condizioni canadesi we delved into the fascinating durante i mesi più freddi. world of the cantine (food celNel 2013 ci siamo addenlars), exploring the rich heritage trati nell’affascinante monof homemade cured meats, wine do delle cantine, esploand preserves. In 2016, we exrando il ricco patrimonio di Antonio Guarnieri & his son Alessio, World Cup 2014 dossier plored the phenomenal success salumi, vino e conserve arof some members of our community in the construction sector in a tigianali. Nel 2016, abbiamo esplorato il fenomenale successo di alcuni dossier called “From la casetta to the casone” in Canada. Another membri della nostra comunità nel settore delle costruzioni in un dossier fun angle we explored back in 2013 was the golden age of travel intitolato From la casetta to the casone in Canada. Un altro angolo diverand the many hilarious stories related to people coming back from tente che abbiamo approfondito nel 2013 è stato l’età d’oro dei viaggi Italy with their luggage full of homemade food. During the 2014 e le tante storie esilaranti legate a persone che tornavano dall’Italia con World Cup tournament, we tried to capture the essence of true i loro bagagli pieni di cibo fatto in casa. Durante la Coppa del Mondo soccer fans to understand how their pride in the Italian national 2014, abbiamo cercato di catturare l’essenza dei veri tifosi di calcio per team is deeply rooted in their connection to their Italian heritage. capire come il loro orgoglio per la nazionale italiana sia profondamente We dedicated a whole dossier to genealogy in 2015 and one in radicato nel loro legame con la loro eredità italiana. Abbiamo dedicato 2016 to love letter correspondence in a time when people used un intero dossier alla genealogia nel 2015 e uno nel 2016 alla corrisponsnail mail. Let’s not forget the many touching life stories and indenza delle lettere d’amore in un’epoca in cui si usava la posta ordinaria. spirational profiles we’ve published as cover stories. All these are Non dimentichiamo le tante toccanti storie di vita e i profili ispiratori available on our website. Feel free to have look. che abbiamo pubblicato come storie di copertina. Tutti questi sono disFor the 20th anniversary of Panoram Italia, we’ve decided to reponibili sul nostro sito web. Sentitevi liberi di dare un’occhiata. publish some of our most popular articles, which you will find in In occasione del 20° anniversario di Panoram Italia, abbiamo deciso di the next few pages. I would like to thank our readers from the botripubblicare alcuni dei nostri articoli più apprezzati, che troverete nelle tom of my heart for their dedicated support throughout all these prossime pagine. Vorrei ringraziare i nostri lettori dal profondo del mio years. We couldn’t have done it without you. We will continue being cuore per il loro supporto dedicato durante tutti questi anni. Non ce as creative and relevant as possible, always capturing the essence of l’avremmo fatta senza di voi. Continueremo ad essere il più creativi e our beautiful Italian community for many more years to come. pertinenti possibile, catturando sempre l’essenza della nostra bellissima Cent’anni a tutti! comunità italiana per molti altri anni a venire. Cent’anni a tutti!
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Happy Anniversary Panoram Italia! Tanti Auguri e Buon Natale!
Tina Ciambrone
Monica Di Pasquale
President Tina.ciambrone @assurexperts.qc.ca
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ORIGINALLY PUBLISHED IN SUMMER 2013
Photography by Michel Ostaszewski
La Cantina BY - D I S A B R I N A M A RA N D O L A
An Italian-Canadian staple
It’s
the vault in every Italian-Canadian household; that small, dark place that holds the family’s most cherished possessions and that displays a family’s hard work and manual labour. So if you’re ever invited into an Italian-Canadian family’s cantina, consider it an honour. “Experiencing a cantina makes everyone feel a little more Italian,” says David Szanto, a PhD gastronomy graduate, who also teaches at Concordia University in Montreal, and l’Università delle scienze gastronomiche di Brà in Italy. From cured meats, damigiane of wine, jars of pickled food and canned tomato sauce, the cantina displays an Italian family’s history, tradition and, above all, identity. “In terms of identity, food is critical,” Szanto says. “For Italians in Italy, the place they live, the language they speak and the food they eat is deeply interconnected to identity.” So when Italians immigrated to Canada in waves after the First and Second World Wars, leaving Italy meant leaving behind a part of who they were. “The ‘place’ was gone,” Szanto explains. “The cantina becomes a recreation of the old place. It’s a figurative representation of home and it’s where they keep home-made food.” Add to that the fact that most Italians who
immigrated did so to escape poverty and hunger. It becomes easy to understand why food (making, preserving, storing) played such a significant role in defining the Italian way of life here in Canada. “The cantina is a safety net against hunger. It represents a surplus,” Szanto says, since back in the old country, many didn’t always know where their next meal would come from, or if they’d have a bad harvest one year. “For new immigrants, life is chaotic, new and scary. They are looking for stability and food security. The cantina created a kind of security that new immigrants would want to have. It’s an emotional and psychological sense of security.” That’s why today, the cantina is a staple in the homes of many Italian immigrants across Canada. When Italians started to come to Canada, they immediately began growing, preserving and storing their own food as they worked toward living a better, richer life where they wouldn’t go hungry again. “After the First World War, when Italians started moving to Toronto and Montreal, they were using empty plots of land outside of the city for gardens,” explains master of geography Cedric Capacchione. “It was a direct transition: they went from the Italian countryside and imported those customs into the city.” When the second, bigger wave of immigrants came over after the Second World War, families often got together to buy a home, and even-
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La Cassa popolare Desjardins Canadese Italiana al servizio della comunità “Fidèle à notre mission, nous contribuons au développement de la communauté par une implication sociale et communautaire et par d’excellentes offres d’affaires. Nous sommes fiers de desservir une communauté dynamique, créative et à l’esprit entrepreneurial.” Mariano A. De Carolis Directeur général
Avanti…insieme !
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“The cantina is disappearing,” says Szanto, adding that new generations are Italian-Canadian, not Italian. “There are other places now where Italian-Canadian identities are being enacted.”
tually modified their basements. “As soon as they could afford to buy their own homes, Italians set up secondary kitchens in the basements and built cantine,” Capacchione says. According to Szanto, “Identity is performed: it’s what we do. Italians would build their own cantina, they would make the food in it and eat that food. They were constructing and consuming, so the cantina serves as a double-identity reinforcer. There is the saying, ‘You are what you eat.’ But in fact, it goes beyond that. You are what you make.” Italian immigrants were cutting down on expenses at the same time. “They would buy a pig and cure the meat themselves. They were able to save significantly on the cost of living this way. They were supplementing their income with agriculture, and this is something that is almost uniquely specific to the Italian community,” Capacchione says, adding it’s the equivalent of an immigrant coming to Canada today and being able to afford a home after working a minimum-wage job for just a few years. “Because they came from an agricultural background, they
saw the household as an economy. The family was seen as a giant unit.” Today, many older Italian-Canadians still maintain a cantina, their way of practicing “Slow Food” long before it was a marketing buzzword. “Slow Food is about having a first-hand connection to your food,” Szanto says, noting every family has its own distinct recipes and methods for preserving home-made foods in their cantine. But is the cantina still a place that reflects identity? Recipes have changed from the homeland, as immigrants have had to use local products they could find here in Canada to produce and preserve their food. And what about those who don’t have a cantina? “The cantina is disappearing,” says Szanto, adding that new generations are ItalianCanadian, not Italian. “There are other places now where Italian-Canadian identities are being enacted.” Regardless of whether or not the cantina will survive in the homes of younger generations, Szanto says it will forever remain a link to our roots. “The cantina lets us feel connected to our history.” Translation on page118
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ORIGINALLY PUBLISHED IN SUMMER 2013
Photography by Luigi Pastò
BY - D I S A B R I N A M A RA N D O L A
Lorenzo Morello
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Welcome to Their Cantinas
uigi Pastò was on a mission to discover his Italian roots and identity. The tool he would use to accomplish it? His camera. But where to find the door that opens into his italianity? In the cantinas of Italian immigrants. “I have always been fascinated by the subject of identity and ethnicity. I never felt like I had one,” says the Professor of Psychology. “Am I Canadian? Am I Italian? I wanted to discover myself, and the cantina represented the key to entering this world. It was about time to discover my roots.” Therefore, with his passion for photography, Pastò went beyond the dark and humid walls of the cantinas of Italian immigrants. What he captured were unique and nostalgic images, which tell stories of the traditions and passions of Italians abroad. Pastò, 57, was born in Ururi, Campobasso. He came to Canada when he was only two years old. Although he grew up in Canada, Pastò says that the memories of certain traditions that his father taught him are still alive. “We had a cantina where we would make wine.” With that memory always in his heart, Pastò had the idea of photographing Italian immigrants in their cantinas. “I was thinking of Italian customs and rituals, and the cantina seemed to me a
“I have always been fascinated by the subject of identity and ethnicity. I never felt like I had one,” says the Professor of Psychology. “Am I Canadian? Am I Italian? I wanted to discover myself, and the cantina represented the key to entering this world. It was about time to discover my roots.”
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Maria Santella
perfect symbol both for their story and mine.” Pastò discovered a world full of pride, tradition and passion. “When you enter someone’s cantina, you sense how proud they are!” says Pastò. He mentions that, when he arrived at their homes, the majority of people that he was going to photograph were wearing a suit. “They were showing their best side. They are very proud of everything they have.” Pastò immortalized Italian immigrants only. After one year working on this project, his pictures were put on display at Casa D’Italia in Montreal. Each picture is in black and white, for simplicity. The person in the photo is well lit and centred in the frame “I absolutely wanted them to be the central focus of the picture,” says Pastò. “I wanted to photograph them in a place where they felt at ease: in their cantinas, so that the photos tell the stories of the people.” Teresa Perella welcomed Pastò with open arms. “I loved his idea of taking pictures in the cantinas,” says Perella, 83. “I wanted to take part in this project because I wanted to show the newer generations what we do, with the hope that they will continue these traditions.”
Raffaele Sabelli
Maria Vena
Nicola Ciaccia
Nicola Ciaccia, 75 years old, completely agrees. He also posed in his cantina for Pastò’s camera. “The cantina is a place where culture is passed on,” says Ciaccia, who left his town of Jelsi, Campobasso, when he was 16 years old. Ciaccia and Perella have always had a cantina, ever since they were children in Italy. “We all had a vineyard, so we needed a place where we could make wine,” explains Perella. “We would crush grapes with our feet, dancing on it. It was fun. These are good memories.” Ciaccia recalls that his cantina was a special place. “It was a sacred space in Italy. If you didn’t have a cantina, you would pick a corner in the house, dig and build one. If a house doesn’t have one, you build it,” says Ciaccia. Immigrating to Canada in 1963, Ciaccia reunited with his father as soon as he arrived. He was doing fine, but something was missing. “In the beginning, no one had a cantina. But one of my father’s friends had one, and he would share that space with us and some other neighbours. It was a communal cantina.” Perella’s story is similar. She immigrated to Canada in 1955 and moved in with her sister. Since her brother-in-law made wine, he built his own cantina. “The cantina is indispensable,” says Perella, who today describes her cantina as a storage room. “I keep many things there, but it’s very useful for those who make wine.” Ciaccia uses his to decant his wine, but also as a storage room to keep his homemade tomato sauce, sausages, cheese, and canned beans. However, to Perella and Ciaccia, their cantina is much more than a dark and damp room in the basement where you can keep food fresh. “For me, both wine and cantina mean italianity!” says Perella. “The cantina is like a safe, where you can keep all your treasures.” Ciaccia sees in it a connection with our Italian roots. “The cantina is a continuity with the past.”
This thought leaves the two immigrants worried about the passing on of Italian traditions. “Today, young people no longer make wine. They don’t have this passion,” says Perella. “But, if the youths see that their parents have a cantina where they can make wine, perhaps they will be motivated to do the same.” Pastò doesn’t have a cantina, but his son Sam and nephew Aiden made their own wine this fall in their grandmother’s cantina. The tradition continues. He has also discovered the important role that it plays within Italian families. “The cantina is a demonstration of the central role of food in Italian households. It is the control centre, the heart of a house. Everything radiates from there,” says Pastò. “It’s a place that shows how hard immigrants have worked, and the pride they have and share with their families.”
Teresa Perella
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ORIGINALLY PUBLISHED IN SUMMER 2014
Unidentified Customs Officer with the Barbieri family, 1963. Canadian Museum of Immigration at Pier 21 in Halifax, Nova Scotia
The Picture that Told the Whole Story BY - D I R I TA S I M O N E T TA
GTA family discovers essential link to their past in Panoram Italia
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he eyes focus on a young girl at the centre of this black and white photograph. She is nine years old. Her wide, bright eyes stare at the camera with curiosity, confusion and anticipation. She and her parents and four sisters are immigrants from Italy; they are part of the exodus of Italian newcomers who came to Canada in the 1950s and 1960s. A few feet away from her stands her father with his suitcase open in front of a customs officer. The suitcase is filled with loaves of bread, which he had packed in the hopes of sustaining his wife and family of five daughters during their long journey by ship and train to this new country. But it was also an attempt to hold on to a part of life he had just left behind in order to give his family a better future. The photograph accompanied an article in the April/May 2014 edition of Panoram Italia entitled “Food Culture Shock” that focused on the cultural and culinary learning curves Italian immigrants had to face when they arrived in Canada. The photo, taken by photographer Ken Elliott, was simply entitled “Unidentified Customers Officer with family, 1963” and was obtained from a pictorial collection archived by the Canadian Museum of Immigration at Pier 21 in Halifax, Nova Scotia. No names were attached to the faces in the photograph. No one knew who they were. Not until Panoram Italia published the picture. Maria Barbieri Oliva happened to leaf through a copy of the
magazine where she discovered the 49-year-old photograph of herself and her family: her father Giuseppe Barbieri, mother Maria Barbieri, sisters Nancy, Pina, Silvana, as well as Tina, the nine-year-old girl with the bright, wide eyes at the centre of the photograph. (Nina would be born years later in Canada.) The photo was taken in July 1963 when the Barbieri family, who hails from Vibo Valencia, Calabria, arrived at Pier 21 on the S.S. Queen Anna Maria ship. “My emotions took over and I started to cry,” Tina Barbieri recalls when she saw the photograph. “I felt astonished and in such high spirits, thinking how incredible it was that we found our picture with the suitcase…I told all that I encountered about my amazing experience. While I was describing the image I became emotional, in particular when I was describing what was in the image: my dad, my mom and my sisters arriving at Canadian customs. Our first steps on Canadian soil. I would like to thank Panoram Italia for publishing this heartwarming story, which is part of our Italian-Canadian history. The image coming to us alive after so many years is priceless. My family is forever thankful.” Nancy Virdo excitedly shared the news with her two young grandchildren who were enthralled with the story of their nonna’s journey to Canada and the photograph she finally found after all these years. “Even for them it’s a gift,” she said. “There are no pictures of us as children,” added Silvana Barbieri, “so it’s wonderful for the grandchildren to see their grandmothers so many years ago.”
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The Barbieri family with a framed version of their Pier 21 photo offered by Panoram Italia
Nina Barbieri Capano says that as a mother of two children, she considers the photograph a testament to the sacrifices her mother and father made. “It is very humbling for me to remember what my parents did for us, and I am very grateful to them.” “We talked about this picture for so many years,” said Maria Barbieri Oliva. “And in our memory there was a picture somewhere.” And for their 85-year-old mother Maria Barbieri, seeing the photograph rekindled many emotions. “It was very difficult to come here with five children. When we arrived it was like we were in another world. But we did the best we could.” For as long as they could remember, the six sisters had listened to their father, Giuseppe Barbieri, tell them the story about this elusive picture, which documented their journey to Canada. But despite research efforts and search-finding missions that three of the sisters each made to the Canadian Museum of Immigration at Pier 21, the photograph was never found. And it soon became the stuff of legend in the Barbieri family. Although the sisters wish their father, who passed away 11 years ago, was still around to witness the discovery, they are happy they are able to make good on the promise their father had made that there existed a photograph somewhere out there, which signified a link to their past, roots and identity. But more was to come. Sister Pina Barbieri Trimarchi, who took on the role of family researcher, found another six photographs of her
family on Pier 21’s online pictorial collection, all of which document the family’s arrival through various stages including the exhausting train ride. As the sisters would later learn, timing had everything to do with the surprise finds; it wasn’t until 2013 that photographer Ken Elliott donated the pictures to the museum. Barbieri Trimarchi got in touch with Panoram Italia magazine, as well as the Canadian Museum of Immigration at Pier 21, helping the organization verify the information in its database. “Her email was perfectly timed as we were just wrapping up the detailed cataloging of the Ken Elliott’s photographs,” said Jennifer Hevenor, the collection manager at the museum. “Within a day of her submitting the information we were able to update the records to include these new details.” “We are delighted that the Barbieri family saw the article and took the time to contact Panoram Italia with their story,” said Marie Chapman, CEO at the Canadian Museum of Immigration at Pier 21. “We always enjoy when Alumni of Pier 21 spot themselves in photos in our collections as it helps bring life to the stories behind the images.” July 2015 will mark the family’s 50th anniversary of their immigration to Canada, and they hope to celebrate by taking a family trip to visit Pier 21. “The picture allows us to remember where we came from,” said Pina Barbieri Trimarchi, “and to look forward to where we’re going.”
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Sabrina Marandola, host of Lets Go CBC
Laura Casella, host for Global News Morning Show
From Community to Mainstream Media BY - D I J O E Y F RA N C O
Dai media comunitari al mainstream
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wenty years may not seem like a long time, but the world has changed enormously since 2002, the year Panoram Italia was first published. The premiere issue was unlike any publication Montreal’s Italians were accustomed to. The Italian language weeklies were beginning to lose relevance in a seemingly more connected media landscape, and only our imaginations could possibly conceive of how different 2022 would be. However, Panoram Italia has remained a constant in our lives for two decades. In its many iterations and formats, the publication and its creators have stayed true to its mission. The thousands of stories told over the years warm our collective soul and bond us as a community. This could not have been possible without the storytellers: the writers, editors and photographers that have contributed to the publication in its 20-year history, and of course, the publisher Tony Zara, whose vision and determination have given a unified voice to the Italian-Canadian narrative—beyond that of a vulnerable immigrant, but of the leaders we have become. Laura Casella is one of those voices. She is currently the host of Global News Morning in Montreal. As a young journalism student at Concordia University, Laura came across a job posting on the student bulletin board. “I remember quite vividly seeing the posting on one of the bulletin boards in the halls of Concordia’s journalism building that this new Montreal-Italian publication was looking for contributors,” she recalls. “I was immediately interested because of my Italian heritage and my passion to write.”
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ent’anni possono non sembrare tanti, ma il mondo è cambiato enormemente dal 2002, anno in cui Panoram Italia è stato pubblicato per la prima volta. Il primo numero era diverso da qualsiasi pubblicazione a cui gli italiani di Montreal erano abituati. I settimanali in lingua italiana stavano cominciando a perdere rilevanza in un panorama mediatico apparentemente più connesso, e solo la nostra immaginazione poteva concepire quanto sarebbe stato diverso il 2022. Tuttavia, Panoram Italia è rimasta una costante nelle nostre vite per due decenni. Nelle sue numerose iterazioni e formati, la pubblicazione e i suoi creatori sono rimasti fedeli alla sua missione. Le migliaia di storie raccontate negli anni riscaldano la nostra anima collettiva e ci legano come comunità. Questo non sarebbe stato possibile senza i narratori: gli scrittori, editori e fotografi che hanno contribuito alla pubblicazione nei suoi 20 anni di storia e, naturalmente, l’editore Tony Zara, la cui visione e determinazione hanno dato voce unitaria all’italiano racconto canadese, al di là di quello di immigrati vulnerabili, ma dei leader che siamo diventati. Laura Casella è una di quelle voci. Attualmente è l’ospite del Global News Morning a Montreal. Da giovane studentessa di giornalismo alla Concordia University, Laura si è imbattuta in un annuncio di lavoro sulla bacheca degli studenti. “Ricordo di aver visto in modo abbastanza vivido il messaggio su una delle bacheche nelle sale del palazzo giornalistico della Concordia che questa nuova pubblicazione italo-montrealese stava cercando collaboratori”, ricorda. “Mi sono subito interessato per la mia eredità italiana e la mia passione per la scrittura”. Durante il suo periodo come collaboratrice, ha anche lavorato come giornalista freelance e giornalista notturno su CJAD ed è stata produttrice per il Tommy Schnurmacher Show.
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During her time as a contributor, she also worked as a freelance “Ho incontrato tante persone interessanti e fantastiche come colreporter and overnight newscaster on CJAD and was a producer laboratore che mi hanno affidato il compito di raccontare le loro storie, for the Tommy Schnurmacher Show. conoscere meglio la comunità italiana ed esplorare la mia passione per “I got to meet some interesting and great people as a contributor la scrittura”, racconta Casella. who entrusted me to tell their stories, get better acquainted with Il suo ricordo più bello è stato quando le cose si sono ribaltate e lei, the Italian community and explore my passion for writing,” says insieme alla collega collaboratrice di Panoram Sabrina Marandola, che Casella . sono state oggetto di una storia di copertina di Panoram Italia. “In quel Her fondest memory was when the tables turned and she, along momento, stavo lavorando al CJAD ed è stato un momento molto with fellow Panoram contributor Sabrina orgoglioso per me e la mia famiglia Marandola, were the subject of a Panoram essere riconosciuti dalla mia comunità Italia cover story. “At that point, I was in questo modo”. “Members of the community, mostly working at CJAD and it was a very proud Collaborare e lavorare con Panoram seniors, invited her into their basements to moment for me and my family to be recItalia è stato per molti versi un tramsee the precious sanctum in their home they ognized by my community in this way.” polino di lancio nel mondo dei media. call la cantina: a window into their culinary Collaborating and working with Panoram Le ha permesso di saperne di più sulla Italia was in many ways a stepping stone carta stampata e il giornalismo. “Ho heritage and their link to the old country. “To into the media world. It allowed her to avuto modo di vedere il dietro le quinte see the pride in their eyes as they showed me learn more about print media and journalism. “I di com’è mettere insieme una rivista, around was pure magic,” she reminisces.” got to see the behind the scenes of what incluso il tempo, la dedizione, i dettagli it’s like putting together a magazine, ine la passione che comporta” spiega. cluding the time, dedication, detail and Casella è ora l’orgogliosa madre di passion that it entails,” she says. Ella (7 anni) e Gia (3 anni). “I membri della comunità, per lo più Casella is now the proud mother of Ella Marandola, co-copertina del nuanziani, l’hanno invitata nei loro seminter(7) and Gia (3). mero di dicembre 2012, ha iniziato a Marandola, co-cover girl for the Descrivere per Panoram Italia mentre già rati per vedere il prezioso santuario della cember 2012 issue, began writing for lavorava come giornalista di stampa e loro casa che chiamano la cantina: una Panoram Italia while already working as a broadcast. “Era un’opportunità a cui finestra sul loro patrimonio culinario e sul print and broadcast journalist. “It was an non potevo dire di no perché c’era il loro legame con il vecchio paese. “Vedere opportunity I just couldn’t say no to bemio cuore”, dice. “Mangio, dormo e cause my heart was in it,” she says. “I eat, respiro tutto ciò che è italiano [ed] è l’orgoglio nei loro occhi mentre mi mostrasleep and breathe everything Italian [and] stata un’opportunità per me di fare vano in giro era pura magia” ricorda. it was a chance for me to do journalism, at giornalismo, a volte anche in italiano, times even in Italian, and connect with my e di connettermi con la mia cultura e il culture and heritage on a deeper level.” mio patrimonio a un livello più profondo”. One of her favourite assignments was doing a series on ItalianUno dei suoi compiti preferiti è stato la serie su le cantine italoCanadian cantinas. Members of the community, mostly seniors, in- canadesi. I membri della comunità, per lo più anziani, l’hanno invitata vited her into their basements to see the precious sanctum in their nei loro seminterrati per vedere il prezioso santuario della loro casa che home they call la cantina: a window into their culinary heritage chiamano la cantina: una finestra sul loro patrimonio culinario e sul loro and their link to the old country. “To see the pride in their eyes as legame con il vecchio paese. “Vedere l’orgoglio nei loro occhi mentre they showed me around was pure magic,” she reminisces. mi mostravano in giro era pura magia” ricorda. When Marandola looks back at the 10 years she spent as a contribuQuando Marandola ripercorre i 10 anni trascorsi come collaboratrice tor at Panoram Italia, she gets a warm, fuzzy feeling. “It never felt in Panoram Italia, prova una sensazione calda e confusa. “Non è mai stalike work. I always saw it as an opportunity to get to meet someone to come lavorare. L’ho sempre vista come un’opportunità per incontrare from my community and have the privilege to give their story a qualcuno della mia comunità e avere il privilegio di dare una piattaforma platform,” she says. alla loro storia” precisa. As the world continues to change, the constants in our lives Mentre il mondo continua a cambiare, le costanti nelle nostre vite are the cushions of comfort that give us serene pleasure. Panoram sono i cuscini del comfort che ci danno un piacere sereno. Panoram Italia—not the magazine of one man or company, but that of an Italia, non la rivista di un uomo o di un’azienda, ma quella di un’intera entire community—remains one of those pleasures. comunità, resta uno di quei piaceri. Here’s to another 20 years of stories!
“Auguroni to Tony Zara who had this vision 20 years ago, and to the entire team at Panoram Italia! I am very proud to have contributed to this wonderful publication for 10 of its 20 years. Non mollate mai e grazie per questo bellissimo regalo alla nostra comunità italocanadese.” - Sabrina Marandola
Auguriamoci altri 20 anni di storie!
“I want to say thank you to Panoram Italia for not only giving me the opportunity to be a contributor, which is a role I hold close to my heart, but thank you for giving the community a voice and a stage to showcase our culture and outstanding members that are a part of the fabric of this country. I hope that these connections continue for another 20 years and more!” - Laura Casella
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LIVINGITALIANSTYLE SARA CAMPOSARCONE Nickname: Sara Campz Occupation: Content creator and stylist Age: 26 Generation: Third Dad’s side from: Campobasso (Molise) Mom’s side from: Le Marche Raised in: Canada Speaks: English If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? My nonna’s pasta Where is your dream place to live? Milan What is your favourite place in Italy? Milan or Florence What did you want to be when you grew up? A fashion designer or artist What’s an Italian tradition you want to carry on? Making my own wine What song would play as the backtrack of your life and why? “What dreams are made of” by Lizzie McGuire. It always inspires me to reach for the stars. Favourite Italian expression and why: “Apertivo” because it’s the best time of day in Italy. What advice would you give 5 year-old you? Being weird is going to be your best quality in 20 years. Where do you see yourself in the next 10 years? Hopefully in Italy or New York, with two adopted rescue dogs and working with Marc Jacobs, one of my greatest inspirations.
Photographer: Bruna Rico Makeup artist: Katelyn Spencer
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JULIAN FALCONE Nickname: Falc1 Occupation: Singer/Rapper Age: 23 Generation: Third Dad’s side from: Cosenza, (Calabria) Mom’s side from: Cosenza, (Calabria) Raised in: Vaughan, Ontario Speaks: English If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? Various types of pasta Dream place to live? Toronto in the summer and Los Angeles in the winter Favourite place in Italy? Calabria Italian tradition you want to carry on? Making sauce and cured meats every year. Is being fluent in Italian important to you? It is very important to me. I am currently doing my best to learn the language so that I can both understand as well as speak it. Will you actively transmit your Italian heritage to your children? I will most definitely be transmitting my Italian heritage to my children as I want them to know their history and keep our culture for generations to come. Favourite Italian expression and why: “Buongiorno principessa.” I heard this expression as a child while watching the movie La Dolce Vita and since then, I say it to my mom every morning. What advice would you give 5-year-old you? Don’t worry about what people think of you because everybody will have an opinion about you. As long as you make yourself and those you care about you proud, that’s all that matters. Where do you see yourself in the next 10 years? I see myself growing my fanbase and performing my music across the world. In 10 years, my hope is that Falc1 is a household name and my music inspires millions of individuals.
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OLIVIA PORTOLESE Nickname: Oliv, Olives Occupation: Resident doctor Age: 28 Generation: Third Dad’s side from: Mammola, Calabria Mom’s side from: Isernia, Molise Raised in: Saint-Leonard, Quebec Speaks: English, French, Italian, Spanish If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? Eggplant parmigiana (especially my dad’s) Where is your dream place to live? I love Montreal, but I would definitely see myself living a couple of years in Europe (maybe Rome or Paris). What is your favourite place in Italy? Capri, the most beautiful and charming island, but San Vito Lo Capo is a close second! What did you want to be when you grew up? I knew pretty early on that I wanted to be a doctor; it brings out my nerdy and social side. What’s an Italian tradition you want to carry on? Afternoon coffee: it’s a great way to take a break from a hectic day and catch up with friends and family.What song would play as the backtrack of your life and why? “Chiquitita” by ABBA Favourite Italian expression and why: “Chi trova un amico, trova un tesoro.” My friends have been the greatest treasures in my life and I am so grateful for them. What advice would you give 5-year-old you? Have fun and enjoy the little moments, everything always works out in your favour. Where do you see yourself in the next 10 years? I see myself doing the job that I love, helping people every day.
Photographer: Liana Carbone Makeup artist: Vanessa Davis
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MIRCO DI CRISTOFANO TEOLI Nickname: They call me Heaven because I’m an angel. Occupation: Waiter at Fishbone, DJ, music producer, bitcoin day trader and part-time athlete Age: 22 Generation: Third Dad’s side from: Rocca d’Evandro (Caserta), Campania Mom’s side from: Volturara Irpina (Avellino), Campania Raised in: Laval but grew up at my nonna’s house in Ahuntsic Speaks: Italian, French and English If you could eat one thing for the rest of your life, what would it be? Lobster. It tastes great and it’s healthy. Where is your dream place to live? Croatia because of the beautiful beaches, peaceful and great people that love techno music. What is your favourite place in Italy? Florence. The whole city is a museum that makes it feel like travelling back in time. What did you want to be when you grew up? A famous international DJ that travels the world What song would play as the backtrack of your life and why? “Packard-Jan Blomqvist, Oliver Schories” It’s one of the best melodic house songs ever produced. This song is very healing to my soul; it touches me emotionally and is very empowering. Where do you see yourself in the next 10 years? Travelling the world as a DJ, being on tour with my brother producing techno and making money trading bitcoin.
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TRAVEL
Silvana Longo Travel Editor
What’s in your stocking: panettone or pandoro? Cosa ci mettete nella calza: il panettone o il pandoro?
I
spent Christmas in Milan one year. My sister was living there at the time, and I was excited to visit her and to experience my first Christmas in Italy. So, I celebrated my quasi-Christmas birthday in Toronto and the next day I flew out to the bustling design capital for un Natale alla Milanese. A study in contrasts from our typical Christmas Eve (which included a southern Italian fish dinner with family at home in Canada while watching the televised Papal mass in Rome), this one involved going out for an amazing dinner in a restaurant on the fashionable Via Monte Napoleone amidst festive families, then attending the mass at the Duomo. There we were on the other end, six hours ahead in time, living the high holiday, Italian-style. Travel takes us out of our routines, catapults us into new territory and never fails to teach us something—which is one of the reasons why I love it so much. The discoveries made during this particular stay began upon my arrival. My sister was at work when I arrived in Milan, so as a welcome package, she had left a basket of tangerines, a birthday gift and a beautifully
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na volta ho trascorso il Natale a Milano. Mia sorella viveva là all’epoca e mi entusiasmava l’idea di andarla a trovare e di vivere il mio primo Natale in Italia. Così, ho celebrato il mio compleanno quasi-natalizio a Toronto, per poi partire il giorno dopo diretta nella frizzante capitale del design per trascorrere un Natale alla milanese. Facendo un’analisi sulle differenze con la nostra tipica vigilia natalizia (che in Canada includeva una cena meridionale in famiglia a base di pesce durante la messa del Papa in diretta da Roma), questa qui prevedeva un’ottima cena in un ristorante dell’elegante via Monte Napoleone tra famiglie in festa, per poi andare a messa al Duomo. Ed eccoci lì, dall’altro lato, sei ore avanti a goderci la festa delle feste, all’italiana. Viaggiare ci fa mettere da parte le nostre abitudini, ci catapulta in territori inesplorati e non manca mai di insegnarci qualcosa, motivo per cui mi piace così tanto farlo. Le scoperte fatte durante questo soggiorno in particolare sono cominciate sin dal mio arrivo. Mia sorella era al lavoro quando sono arrivata a Milano, per cui mi aveva fatto trovare sul tavolino un cesto di benvenuto con mandarini, un regalo di compleanno e un’elegante confezione di panettone. Fino a quel momento, non ero mai stata una grande appassionata di
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Photo courtesy of Gruppo Terroni
Christmas Classics
Night view of the Duomo and the lit-up Christmas tree in Milan
packaged panettone on the coffee table. Up until that point, I was never a big fan of panettone. Yet (when in Rome, as they say) I decided to dig right in. The differences were staggering. As I unwrapped the pan del tun, that first aromatic waft was strangely inviting, and the taste, well it was the polar opposite of what I had experienced up until that point. You know, that dry bordering on stale, wrought with fastidious candied fruit and tasteless raisins cake that seemed more like Christmas gone wrong? Instead, this was delightfully moist, buttery and sweet, but not annoyingly so. Suffice to say, I stumbled upon the difference between supermarket-bought and artisanal panettone—meticulously and laboriously prepared by pastry experts in its rightful birthplace—and there was no going back after that, EVER again! In this special issue celebrating the 20th anniversary of Panoram Italia magazine, we will take you on a sweet tour of Italy. While I explore the pan dilemma that takes place amongst Italians during this festive time of year (that friendly rivalry between the two classic Christmas cakes: panettone and pandoro) we go on an artisanal journey of their respective cities of origin, Milan and Verona. Contributor Maureen Littlejohn will take you to the capital of chocolate in Torino, where you will learn about its royal origin as you sip an espresso in the historical cafés that line the city. Whichever sweet you prefer, we hope you enjoy this anniversary issue, and we wish you and yours a very happy and healthy holiday season.
panettone. Tuttavia (una volta a Roma, come dice il detto) decisi di assaggiarlo subito. Le differenze mi hanno sconvolta. Nello scartare il pan del tun, il primo effluvio aromatico è stato stranamente invitante e per quanto riguarda il sapore – beh! – era agli antipodi di ciò che avessi mai assaggiato fino ad allora. Avete presente quella torta sul secco, quasi stantio, lavorata con una fastidiosa frutta candita e quell’uvetta insapore che danno più che altro l’impressione che qualcosa del Natale sia andato storto? Questo, invece, era soffice alla perfezione, dolce, sapeva di burro ma non esageratamente. Inutile dire che, una volta scoperta per caso la differenza tra il panettone in vendita nei supermercati e quello artigianale – meticolosamente e laboriosamente preparato da mastri pasticceri nel suo luogo di nascita – non sarei MAI PIÙ tornata indietro! In questa speciale edizione che celebra il 20esimo anniversario di Panoram Italia, vi porteremo con dolcezza in tutta Italia. Io mi occuperò del “pan” dilemma che attanaglia gli italiani durante le festività (quella rivalità pacifica tra i due classici del Natale: il panettone e il pandoro) e vi porterò in viaggio nelle loro rispettive città di origine: Milano e Verona. La collaboratrice Maureen Littlejohn, dal canto suo, vi porterà nella capitale del cioccolato, Torino, per conoscerne le sue origini nobili, sorseggiando un espresso in uno dei tanti caffè storici della città. Qualunque sia il vostro dolce preferito, speriamo che gradiate quest’edizione per l’anniversario e auguriamo a voi ed alle vostre famiglie delle festività gioiose e in salute.
Milan: The capital of panettone
Milano: capitale del panettone
Obscure origin There are a number of fables and legends that seek to nail down the origin of this Christmas sweetbread staple in the Lombardy capital. The earliest accounts date back to Roman times with a leavened cake sweetened with honey, but it wasn’t until the Renaissance that panettone’s roots were firmly placed in Milan and it began its transformation towards the version we know today. A 15th century tale of a Christmas banquet held by Duke Ludovico of Milan during which the dessert planned for it accidentally burned, and a young cook named Toni advised the head chefs to serve it all the same, justifying the burnt crust as intentional. The rave reviews led to calling the charred cake, il pan di Toni. Another theory claims the inventor was a nobleman, Ughetto degli Atellani, who developed a rich, candied bread to win over the daughter of a baker named Toni. A fruitful accident or the by-product of a love story? As a language lover, I tend to look at the etymology of words.
Origini oscure Sono numerose le favole e leggende che cercano di risalire alle origini di questo dolce classico natalizio della capitale lombarda. Seppur i primi riferimenti rimandino a una torta di epoca Romana lievitata e addolcita con il miele, non fu fino al Rinascimento che le origini del panettone vennero attribuite con fermezza a Milano, dove iniziò la trasformazione verso la versione che conosciamo oggigiorno. Una storia del XV secolo narra di un banchetto di Natale organizzato dal Duca Ludovico di Milano durante il quale il dolce previsto si bruciò per sbaglio: un giovane cuoco di nome Toni consigliò dunque al capocuoco di servirlo comunque sostenendo che la crosta bruciata era intenzionale. Gli elogi entusiasti portarono dunque a chiamare la torta bruciata il pan di Toni. Un’altra teoria sostiene che l’inventore fosse un nobiluomo, Ughetto degli Atellani, che creò un gustoso pane candito per conquistare la figlia di un panettiere di nome Toni. Un fortunato incidente o il risultato di una storia d’amore? Essendo appassionata della lingua, verto più per l’etimologia delle parole.
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TRAVEL
Christmas lights in via Monte Napoleone in the fashion district
The democracy of cake Panettone comes from the Milanese dialect pan del ton, which means luxury bread. Luxury because circa 1395, wheat was hard to come by and the raisins added to it signified a wish of prosperity for the coming year. Records from the 16th century indicate that Milanese bakers used to make panettone in the weeks leading to Christmas, when they would break from the traditional habit of baking white bread solely for rich customers and millet bread for poorer ones. Panettone was distributed to rich and poor alike during the holidays. It wasn’t until the 20th century though that Angelo Motta gave panettone its dome shape, making it taller than it is wide, thanks to letting it rise three times.
La democrazia della torta La parola panettone deriva dal dialetto milanese pan de ton, che significa pane di lusso. “Di lusso” perché all’incirca nel 1395, il grano era difficile da reperire e l’aggiunta dell’uvetta era un augurio di prosperità per l’anno seguente. Attestazioni risalenti al XVI secolo indicano che i panettieri milanesi erano soliti preparare il panettone nelle settimane che precedevano il Natale, quando interrompevano la tradizionale abitudine di preparare il pane di farina bianca solo per i clienti ricchi e il pane di miglio per quelli poveri. Durante le festività, il panettone veniva distribuito senza fare distinzioni tra ricchi e poveri. Non fu fino al XX secolo che Angelo Motta diede al panettone la sua forma a cupola, facendolo più alto che largo e facendolo lievitare tre volte.
Luxury of time-honoured tradition Overall, the preparation of artisanal panettone is best reserved for the experts with years of experience as it requires many steps and exacting precision. It’s approximately a 45-hour timeline from start to finish, attests Luca Rotatori, head baker at Terroni Sud Forno Produzione e Spaccio. Starting with the highly coveted lievito madre that is refreshed twice a day, Rotatori takes us through the exhaustive process that differentiates an artisanal panettone from a commercial one. “Once the natural yeast reaches the appropriate strength and acidity, we proceed with the lievito serale, which is the first panettone dough where almost 50% of the ingredients are incorporated into the flour,” explains Rotatori, who hails from Le Marche and worked alongside Italy’s award-winning master baker Giuliano Pediconi for six years before landing in Toronto. Tripling its volume at a certain time and temperature before the final panettone dough is prepared, the dough is then placed in paper molds, where they will be proofed yet again before being topped with an almond and hazelnut glaze. Panettone is baked until it reaches the perfect core temperature, just enough to allow the panettone to come out from the oven and turned upside down without breaking, all while
Il lusso della tradizione antica In generale, la preparazione del panettone artigianale è solitamente riservata agli esperti con anni di esperienza poiché richiede molti passaggi e una precisione estrema. Si tratta di un procedimento che dall’inizio alla fine dura approssimativamente 45 ore, afferma Luca Rotatori, capo fornaio di Terroni Sud Forno Produzione e Spaccio. A partire dall’ambitissimo lievito madre che viene rinfrescato due volte al giorno, Rotatori ci mostra il minuzioso processo che differenzia un panettone artigianale da quello commerciale. “Una volta che il lievito naturale raggiunge il giusto grado di forza e acidità, procediamo con la preparazione del lievito serale, cioè il primo impasto del panettone dove quasi il 50% degli ingredienti viene incorporato nella farina” spiega Rotatori, originario delle Marche e che ha lavorato al fianco del premiato mastro fornaio Giuliano Pediconi per sei anni prima di arrivare a Toronto. Una volta che ha triplicato il volume in un intervallo di tempo e ad una temperatura precisi, prima che l’impasto del panettone finale venga preparato, l’impasto viene messo in stampi di carta, dove verrà ancora una volta controllato prima di essere guarnito con una glassa di mandorle e nocciole. Il panettone viene infornato finché raggiunge la temperatura interna perfetta, tale da consentire che venga sfornato e rovesciato senza disfarsi, il tutto mantenendo l’umidità interna che gli
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TRAVEL retaining the humidity inside allowing it to last for weeks without drying up. “The last step is letting the panettone cool down until it’s flipped back up and finally packaged,” says Rotatori.
consentirà di rimanere fresco per settimane senza seccarsi. “L’ultimo passaggio è quello di fare raffreddare il panettone finché viene capovolto ancora una volta e infine confezionato” precisa Rotatori.
The city’s patron saint: Sant’Ambrogio Suffice to say, an authentic slice of panettone is possible in Canada. But what if you want the full Milanese Christmas experience? Vanya Mavrodieva, a Milan-based travel designer and founder of Design Your Italy, advises not to miss the kickoff to the Christmas season with the celebration of Sant’Ambrogio (the city’s patron saint) on December 7. “This day is an official holiday for the Milanese and comes with a closure of offices and schools so that residents can participate in century-old traditions.” Starting inside the Basilica of Sant’Ambrogio, which preserves the remains of the saint who died in 397 AD, the archbishop addresses a speech to the city during the mass. Then, a walk towards the Sforza Castle area where the ancient Milanese Christmas Market Oh, Bej! Oh Bej! meaning “how nice”) takes place. “Here, colourful stalls dedicated to artisan and traditional food products all heighten the Christmas spirit in anticipation of lighting up the splendid Christmas tree in Piazza Duomo,” explains Mavrodieva.
Il santo patrono della città: Sant’Ambrogio Inutile dire che è possibile mangiare una fetta di panettone autentico in Canada. Ma che si fa se invece si vuole assaporare l’intera esperienza natalizia milanese? Vanya Mavrodieva, travel designer e fondatrice della Design Your Italy con sede a Milano, consiglia di non perdersi l’inizio delle festività natalizie con la festa di Sant’Ambrogio (santo patrono della città) il 7 dicembre. “È un giorno festivo per i milanesi, scuole e uffici sono chiusi per consentire ai cittadini di partecipare a questa tradizione centenaria.” A partire dall’interno della Basilica di Sant’Ambrogio, dove si conservano le reliquie del santo morto nel 397 a.C., l’arcivescovo rivolge un discorso alla città durante la messa. Poi, a piedi verso la zona del Castello Sforzesco dove si svolge l’antico mercato milanese di Natale Oh, Bej! Oh Bej! (oh che bello!). “Qui, le bancarelle variopinte dedicate ai prodotti alimentari artigianali e tradizionali contribuiscono a creare lo spirito natalizio nell’attesa dell’accensione delle lucine dello splendido albero di Natale in Piazza del Duomo” spiega Mavrodieva.
Artisanal tour of panetùn A tour of the capital of panettone and its historic landmarks during the Christmas period would not be complete without stepping into the pastry shops that continue to preserve the tradition of the classic Christmas bread. “It’s impossible not to mention the pastry shop Cova, in the heart of the city’s upscale shopping district known as the Quardrilatero della Moda, which has over 200 years of panettone making,” says Mavrodieva. The pastry shop is not only famous for the sublime sweet cake; Cova was (and still is) an institution in the city hosting the high society of Milan and the patriots who were against Austrian power. “Names like Giuseppe Verdi and Ernest Hemingway were amongst the visitors to Cova, which is in close proximity to La Scala Theatre as well as the Brera district with the amazing Pinacoteca housing numerous masterpieces.”
Tour artigianale del Panetùn Un tour della capitale del panettone e dei suoi siti storici nel periodo natalizio non sarebbe completo senza una visita ai laboratori pasticceri che continuano a tutelate la tradizione del classico pane di Natale. “È impossibile non menzionare la pasticceria Cova, nel cuore del quartiere di lusso dello shopping noto come il Quadrilatero della Moda, dove si prepara il panettone da oltre 200 anni,” afferma Mavrodieva. A rendere famosa la pasticceria non c’è solo questo dolce sublime: Cova era (e continua ad essere) un’istituzione in città che oggi ospita l’alta società di Milano e un tempo i patrioti che si opponevano al potere austriaco. “Personaggi come Giuseppe Verdi ed Ernest Hemingway compaiono tra i visitatori della pasticceria Cova, vicinissima sia al teatro La Scala che al quartiere Brera, in cui si trova la meravigliosa Pinacoteca nella quale sono custoditi numerosi capolavori”.
Star-shape vs. dome shape If you find yourself on the other side of the Italian Christmas cake debate and your pan of choice is pandoro—the soaring star-shaped cake with a delicious golden brioche-like centre and heavenly vanilla, buttery aroma—then head east and treat
A stella o a cupola Se vi schierate dall’altro lato del dibattito natalizio optando per l’altro pan, il pandoro – il dolce altissimo a forma di stella con un cuore soffice simile alla brioche e un paradisiaco aroma di burro e vaniglia – allora dirigetevi a est e concedetevi un tour artigianale a Verona, capitale e luogo di nascita del pan dorato. Ad appena 137 chilometri da Mila-
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The Comet Star shines bright at the Verona arena
yourself to an artisanal tour of the capital of golden bread in its birthplace of Verona. A mere 137 kilometres from Milan in the Veneto region, tour guide Francesca Amaro takes us on a pandoro-based tour of the romantic city that combines the historic highlights with the magical atmosphere of Christmas. “An authentic Verona Christmas begins with the feast of Santa Lucia, celebrated on December 13, which coincides with the opening of the Christmas markets,” says Amaro.
no, nella regione del Veneto, la guida turistica Francesca Amaro ci accompagna in un tour della città romantica a tema pandoro e in cui agli elementi storici si unisce la magia dell’atmosfera natalizia. “Un vero Natale veronese comincia con la festa di Santa Lucia che si celebra il 13 dicembre e coincide con l’apertura dei mercatini di Natale” racconta Amaro.
Verona: The capital of pandoro “Starting at Piazza Brà with its arena, a show-stopping steel Comet Star is erected there during the holidays and it is the biggest architectural sculpture in the world,” she claims. There are also more than 400 nativity scenes exhibited from all over the world, housed underneath the Roman amphitheatre. Verona offers an enchanting historic centre with some of the most breathtaking buildings, squares and bridges, which include Piazza delle Erbe, Adige bridge, Juliet’s balcony, Castel Vecchio and Basilica San Zeno Maggiore. Laced between all these important landmarks in fair Verona: “[There] are artisanal pastry shops where you can stop and taste the best pandoro year-round, such as Turco 1909 on Corso Santa Anastasia,” says to Amaro. “It is essential to visit the Melegatti’s historical building located in the nearby Corso Porta Borsari where the pandoro was first created.” She adds that when you look up, you will see a pandoro made of stone flanking the structure’s rooftop.
Verona: capitale del Pandoro “A partire da Piazza Bra, luogo dell’arena, dove durante le festività viene eretta una sensazionale stella cometa d’acciaio, la più grande scultura architettonica al mondo,” afferma. Ai piedi dell’anfiteatro romano, vengono inoltre esposti più di 400 presepi provenienti da tutto il mondo. Verona presenta un incantevole centro storico con alcuni tra gli edifici, piazze e ponti più suggestivi, tra cui Piazza delle Erbe, il ponte Adige, il balcone di Giulietta, Castel Vecchio e la basilica di San Zeno Maggiore. Incastonati tra tutti questi importanti siti storici della bella Verona “si trovano pasticcerie artigianali in cui fermarsi a degustare pandoro durante tutto l’anno, come Turco 1909 su Corso Santa Anastasia” secondo Amaro. “È fondamentale visitare l’edificio storico della Melegatti situato nel vicino Corso Porta Borsari e dove venne creato il primo pandoro”. Fa notare che alzando lo sguardo, si vedrà un pandoro in pietra lungo il tetto dell’edificio.
E l’à inventà el pandoro In the late 1800s, the Kingdom of Italy granted local pasticciere Domenico Melegatti a three-year exclusivity to produce the pandoro cake. During the reign of the Republic of Venice, in the 15th century, Venetian bakers topped cone-shaped cakes with gold, calling them pan de oro. From those luxurious roots, pandoro’s history moves
E l’à inventà el pandoro Alla fine del 1800, il Regno d’Italia concesse al pasticcere del luogo Domenico Melegatti un’esclusiva di tre anni per la produzione del pandoro. Durante il dominio della Repubblica di Venezia, nel XV secolo, i pasticceri veneziani ornavano delle torte a forma di cono con l’oro e le chiamavano per l’appunto
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TRAVEL
“Pasticceria Perbellini still holds some original molds dating back to the end of the 19th century used to produce pandorini, which derive from the Melegatti laboratory where Giovanni Perbellini worked before moving to Bovolone.” ”La Pasticceria Perbellini possiede ancora alcuni stampi originali risalenti alla fine del XIX secolo usati per produrre i pandorini, provenienti dal laboratorio Melegatti in cui lavorò Giovanni Perbellini prima di trasferirsi a Bovolone”.
into Verona in the early 19th century and meets with the area’s traditional Christmas cake, nadalin, a flat cake with rounded points, the precursor to the modern pandoro. Melegatti may have trademarked the pandoro on October 14, 1894 however, Pasticceria Perbellini, a sixth-generation, familyrun artisanal pastry business in Verona since 1872, takes its rightful place as authentic pandoro makers in Verona from its onset. Founded by Luigi Perbellini, around the same time the pandoro was patented, his son Giovanni created the ever-popular Offella d’Oro, which was also adapted from the ancient Veronese Christmas cake, nadalin. “The designer of the pandoro mold was the painter Angelo Dall’Oca Bianca (1884), who took inspiration from nadalin’s shape,” says Andrea Perbellini, in charge of sales and marketing. “Pasticceria Perbellini still holds some original molds dating back to the end of the 19th century used to produce pandorini, which derive from the Melegatti laboratory where Giovanni Perbellini worked before moving to Bovolone.” It’s just 20 km from Verona.
pan de oro. A partire da quelle origini lussuose, la storia del pandoro si trasferì a Verona all’inizio del XIX secolo mescolandosi alla tradizione di un dolce natalizio tipico della zona, il nadalin, una torta piatta con punte arrotondate, precursore del moderno pandoro. Melegatti avrà pur registrato il marchio del pandoro il 14 ottobre 1894, tuttavia, è la Pasticceria Perbellini, una pasticceria artigianale veronese a conduzione familiare da sei generazioni che dal 1872 è a buon titolo considerata produttrice del pandoro autentico sin dagli albori. Luigi Perbellini la fondò all’incirca nello stesso periodo in cui venne registrato il marchio del pandoro e suo figlio Giovanni creò la popolarissima Offella d’Oro, altra adattazione dell’antico dolce natalizio veronese, nadalin. “Il designer dello stampo per il pandoro fu il pittore Angelo Dell’Oca Bianca (1884) che si ispirò alla forma del nadalin,” spiega Andrea Perbellini, responsabile delle vendite e del marketing. “La Pasticceria Perbellini possiede ancora alcuni stampi originali risalenti alla fine del XIX secolo usati per produrre i pandorini, provenienti dal laboratorio Melegatti in cui lavorò Giovanni Perbellini prima di trasferirsi a Bovolone”. A soli 20 km da Verona.
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Babies of theYear
I neonati dell’anno
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Si prega di inviare la foto a www.panoramitalia.com e cliccare prima su ‘Magazine’ e poi su ‘Babies of the Year,’ oppure spedirla per posta con i nomi del bambino e dei genitori e la data di nascita. Costo: $55 (tax incl.) Le foto saranno pubblicate nell’edizione di primavera. Scadenza: 10 febbraio 2023
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TRAVEL
Photo courtesy of Giovanni Perbellini
Pandoro 101 Similar to its pan competitor, the road to pandoro perfection “starts with the coveted sourdough starter, which has been refreshed for more than 50 years,” Perbellini confirms. Flour, eggs (more yolk than whole egg to get that golden hue), sugar, vanilla extract and butter are added and the dough is mixed to form a homogeneous texture that is left to rise for 24 hours. When ready, it is portioned and shaped by hand in a technique called la pirlatura and then placed in the individual star-shaped molds and again left to rise for another 24 hours before baking. “The cooking time is about 50 minutes, and once cooled, the product is removed from the mold and handwrapped in our signature white and red packaging and closed with a ribbon to which a vine stick is tied, as was done in 1891 to facilitate the grip,” describes Perbellini.
Pandoro 101 Come nel caso del suo pan concorrente, il percorso verso la perfezione del pandoro “comincia con l’ambito lievito madre, rinfrescato da oltre 50 anni,” conferma Perbellini. Farina, uova (più tuorli che albumi per ottenere la tonalità dorata), zucchero, estratto di vaniglia e burro vengono combinati e l’impasto viene lavorato fino a raggiungere una consistenza omogenea, poi lasciata a lievitare per 24 ore. Una volta pronto, viene diviso in porzioni e modellato a mano con una tecnica chiamata pirlatura, quindi viene messo negli stampi individuali a forma di stella e fatto lievitare per altre 24 ore prima di essere infornato. “Il tempo di cottura è di circa 50 minuti e, una volta raffreddatosi, il prodotto viene tolto dallo stampo e confezionato a mano con la nostra confezione classica bianca e rossa chiusa con un nastro a cui è legato un ramoscello di vite, come nel 1891, per facilitarne la presa” descrive Perbellini.
And the winner is... Found in high-end grocery stores and wine bars throughout Italy, France, Germany, the United Kingdom and Spain, Perbellini reveals that the artisanal pastry company also makes panettone. When asked which one he prefers, he quickly responds: “Pandoro smells like home.” He confesses he also loves panettone. As far as Italians and their preference? He noted a recent spike in the consumption of pandoro. He doesn’t equate this uptick in sales as an indicator of one classic Christmas cake’s superiority over the other. Instead he explains it like this: “This trend is certainly linked to the fact that fewer and fewer pastry shops produce pandoro due to the complexity of the preparation and cooking, so they prefer to focus on panettone as it is easier to produce.” In the end, a glimpse inside the history of these two duelling desserts, their places of origin and the expert craftsmanship required to keep their authenticity in the 21st century, Rotatori points out that “the act of sharing them with family and friends during the holidays is more a symbol of unity rather than division, and that is also what makes them so special.”
Ed ecco il vincitore… In vendita nei migliori negozi di alimentari e nelle enoteche d’Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, Perbellini rivela che la compagnia di prodotti pasticceri artigianali produce anche il panettone. Alla domanda sulla sua di preferenza, risponde senza esitare: “Il pandoro profuma di casa”. Confessa di apprezzare anche il panettone. Invece, per quanto riguarda gli italiani e le loro preferenze? Fa notare un recente aumento nel consumo del pandoro. Non considera questo aumento delle vendite un’indicazione della superiorità di un dolce classico natalizio sull’altro. Piuttosto, lo spiega così: “Questa tendenza è certamente dovuta al fatto che sempre meno pasticcerie producono il pandoro per via della complessità della preparazione e della cottura, preferendo quindi concentrarsi sul panettone, la cui preparazione è più semplice”. Infine, dando un’occhiata alla storia di questi due duellanti, ai luoghi d’origine e alla grande maestria necessaria per mantenerne l’autenticità nel XXI secolo, ciò non fa altro che confermare che “il fatto di condividerli con parenti e amici durante le festività ne fa più che altro un simbolo di unione che di divisione, cosa che li rende ancor più speciali,” secondo Rotatori.
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Équipe
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TRAVEL
Torino’s Chocolate-Infused Traditions Le tradizioni infuse di cioccolato di Torino
Photo courtesy of Torino Tourism
Al Bicerin
BY - D I M AU R E E N L I T T L E J O H N
A sweet heritage born of royal decree Una dolce eredità nata per decreto regio
If
chocolate, as Swedish botanist Carl Linneaus said, is a “food of the Gods,” then Torino must be a sacred place. Its ornate, historical cafés are social temples where you can honour the cocoa bean and take part in the tradition of savouring its marvelous end products. Filled with plush upholstery, intricate carvings and polished brass, they pay homage to a culinary culture of tucking into chocolate treats initiated by royalty in the 16th century. Chocolate first came to the region via Emanuele Filiberto I, Duke of Savoy from 1553 to 1580. He had been a captain general of the Spanish army, and transferred the capital of his duchy from Chambery to Turin. “The Royal House of Savoy was notoriously known for a very refined palate and a gourmet spirit,” explains Cecilia Puca, co-founder of I Eat Tours (along with her partner chef Abram Stringa) which offers guided chocolate experiences in her hometown.
Se
è vero che, come ha detto il botanico svedese Carl Linneaus, il cioccolato è il “cibo degli Dei,” allora Torino deve essere un luogo sacro. I suoi caffè storici riccamente adornati sono templi sociali in cui dedicarsi al culto dei semi di cacao, prendendo parte ai rituali di assaporarne i meravigliosi prodotti finali. Adornati con tessuti sfarzosi, complicate incisioni e ottoni lucidi, rendono omaggio alla cultura gastronomica di fare scorpacciate di delizie al cioccolato iniziata dalla famiglia reale nel XVI secolo. Il cioccolato è arrivato per primo nella regione con Emanuele Filiberto I, Duca di Savoia dal 1553 al 1580. Era stato Capitano Generale dell’esercito spagnolo, ed aveva trasferito la capitale del suo ducato da Chambery a Torino. “La Casa Reale di Savoia era notoriamente conosciuta per il suo palato raffinatissimo e uno spirito buongustaio,” spiega Cecilia Puca, co-fondatrice, (assieme
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TRAVEL
Melt-in-your-mouth chocolate being poured in molds
Puca notes that experts believe Filiberto received treasured Mayan cocoa from Holy Roman Emperor Charles V as a gift for the victory of San Quentin over the French. As Spanish and French nobles were married into the House of Savoy, they brought with them cooks, pastry chefs and courtiers, all aware of chocolate’s intoxicating powers. Originally consumed as a drink of cocoa powder mixed with hot water, chocolate was only for royalty and aristocrats. After a decree from the second Queen Mother Maria Giovanna Battista in 1678, the general public was also allowed to indulge. This resulted in Torino becoming one of Europe’s chocolateprocessing capitals well into the 20th century. Chocolate makers in Torino were the first in Europe to create the hot chocolate mixture, which eventually became known as bavareisa, a combination of coffee, bitter chocolate and milk. A century later it was called bicerin, named after the small glass in which it was served. “In 1802, Torino’s chocolate makers transformed liquid chocolate into solid, more long-lasting bars thanks to new hydraulic machinery that refined the cocoa powder and mixed it with sugar, vanilla and hot water,” explains Silvia Lanza, head of the Torino Tourism press office, which is a supporter of the city’s “Maestri del Gusto” (Masters of Taste) chocolatiers. By the end of the 18th century, Torino was producing 350 kilos daily and exporting to Germany, France, Austria and Switzerland. When the Napoleonic Wars imposed shipping blocks and South American cocoa was in short supply, Lanza says a new product was invented. “They added the more economic hazelnuts from the Langhe area. In 1865, this paste went into a bocconcino or cicca (a mouth-sized morsel) conceived by Michele Prochet and marketed by Caffarel-Prochet.” In the shape of an overturned boat and wrapped in gold foil, the chocolates were given the name giandujotti in 1867 following a carnival celebration when an actor dressed as Gianduja (representing the archetypal Piedmontese) fell in love with the sweet and shared them with the crowd.
A sweet break at Al Bicerin
al compagno e cuoco Abram Stringa) di I Eat Tours, che offre percorsi guidati in città incentrati sul cioccolato. Puca sottolinea che gli esperti credono che Filiberto ricevesse il prezioso cacao Maya dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V, come regalo per la vittoria di San Quentin sui francesi. Essendo i nobili spagnoli e francesi imparentati per matrimonio con la Casata dei Savoia, portarono con sé cuochi, mastri pasticceri e cortigiani, tutti consci delle proprietà inebrianti del cioccolato. Originariamente consumato come bevanda a base di polvere di cacao mescolata con acqua calda, il cioccolato era appannaggio solo della famiglia reale e degli aristocratici. Dopo un decreto della seconda regina madre Maria Giovanna Battista, nel 1678, anche i non nobili furono autorizzati a concederselo. Ne risultò che Torino diventò una delle capitali europee della lavorazione del cioccolato fino al XX secolo. Gli artigiani del cioccolato a Torino furono i primi in Europa a creare la miscela di cioccolata calda, che in seguito diventerà nota come bavareisa, una combinazione di caffè, cioccolato amaro e latte. Un secolo dopo fu chiamata bicerin, come il piccolo bicchiere di vetro nel quale era servita. “Nel 1802, gli artigiani del cioccolato di Torino trasformarono il cioccolato liquido in barrette solide, più durevoli, grazie ad un nuovo macchinario idraulico che raffinava la polvere di cacao e la mescolava a zucchero, vaniglia e acqua calda,” spiega Silvia Lanza, capo dell’ufficio stampa del turismo di Torino, a sostegno dei “Maestri del Gusto”, artigiani del cioccolato della città. Alla fine del XVIII secolo, Torino ne produceva 350 chili al giorno ed esportava in Germania, Francia, Austria e Svizzera. Quando le guerre napoleoniche imposero blocchi navali ed il cacao dal Sud America scarseggiava, Lanza spiega che fu quindi inventato un nuovo prodotto. “Aggiunsero le più economiche nocciole dall’area delle Langhe. Nel 1865, questo impasto fu fatto a bocconcino o cicca (un pezzetto grande quanto una bocca) ideato da Michele Prochet e immesso sul mercato da Caffarel-Prochet”. Dalla forma di una barca ribaltata ed incartati in una lamina dorata, nel 1867 ai cioccolati fu dato il nome di giandujotti, dopo una festa di Carnevale in cui un attore vestito da Gianduja (rappresentazione del
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Over the centuries, the ritual of preparing and serving chocolate was widespread in courtier living rooms and in the opulent chocolate and coffee houses in the city centre. “Many of those are still in existence and are now recognized as Historical Places of Italy,” says Puca, who makes sure her clients go to at least a few to taste their products. The cafés draw locals, who like to indulge in the time-honoured ritual of Merenda Reale which dates back to the late 1600s. The sweet afternoon break involves a number of treats, such as ladyfingers and macaroons, served with bicerin. “You can’t leave Turin without trying the famous bicerin. It comes in a small round glass called a bicerin in the Piedmontese dialect. The glass is filled with a layer of espresso and a layer of hot chocolate and topped with milk foam,” says Puca. The most iconic Turin chocolate is the giandujotto. But there are other versions including cubes with two external layers made of gianduja chocolate and a melt-in-your-mouth hazelnut centre. In addition, Cuneesi al rhum are intense rum creams in double meringue, covered with a crunchy dark chocolate shell that are originally from Piedmont’s city of Cuneo. Torino is also the home of Gianduja spread, the artisanal version of Nutella. With so many edible delights on offer, any visitor who wants to immerse themselves in Torino’s rich culture must dip into its sweet heritage. As Puca points out: “Chocolate is a significant part of our lifestyle.”
piemontese tipico) si innamorava del dolce e lo condivideva con la folla. Nel corso dei secoli, il rituale della preparazione del cioccolato, e di servirlo, si è diffuso nei salotti dei cortigiani e nelle sfarzose cioccolaterie e caffè del centro città. “Molti di questi esistono ancora e adesso sono riconosciuti come Luoghi Storici d’Italia,” dice Puca, che si assicura che i suoi clienti ne visitino almeno un paio per assaggiarne i prodotti. I caffè attirano gente del posto, a cui piace concedersi il rituale di lunga data della Merenda Reale, risalente alla fine del 1600. La dolce pausa pomeridiana consiste di un certo numero di delizie, come savoiardi e amaretti, serviti con il bicerin. “Noi puoi andartene da Torino senza assaggiare il famoso bicerin. È servito in un piccolo bicchiere rotondo chiamato per l’appunto bicerin in dialetto piemontese. Il bicchiere è riempito con uno strato di espresso, uno strato di cioccolata calda e schiuma di latte in superficie” spiega Puca. Il cioccolato più rappresentativo di Torino è il giandujotto. Ma ci sono altre versioni, tra cui i cubetti con due strati esterni di cioccolato gianduja con un cuore di nocciola che si scioglie in bocca. Inoltre, i Cuneesi al rhum, originari per l’appunto della città piemontese di Cuneo, sono dei cioccolati formati da due cialde di meringhe con crema di rum, coperte da un guscio croccante di cioccolato fondente. Torino è anche la patria della crema spalmabile Gianduja, la versione artigianale della Nutella. Data l’abbondanza di delizie da assaporare, chiunque voglia immergersi nella ricchezza culturale di Torino deve anche farlo attraverso la dolcezza del suo patrimonio. Come fa notare Puca: “Il cioccolato è una parte significativa del nostro modo di vivere Traduction française à la page 119
Photo by Fabrizio Cicconi & Francesca Davoli
Cecilia Puca with partner chef Abram Stringa, founders of I Eat Tours
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RECIPES
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Recipes & photography by
Gabriel Riel-Salvatore Managing Editor g.salvatore@panoramitalia.com
Creamy Pumpkin Gnocchi Gnocchi cremosi di zucca
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oft and delicate, pumpkin gnocchi are a popular first course that can be prepared with few ingredients, including a simple butter and sage sauce, or even a creamier sauce based on pumpkin purée. Good pumpkin gnocchi are soft but compact. So, it is important to bake the pumpkin in the oven, creating drier pulp which makes the dough easier to work.
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orbidi e delicati, gli gnocchi di zucca sono un primo piatto popolare. Si possono preparare con pochi ingredienti, tra cui una semplice salsa di burro e salvia, o anche una salsa più cremosa a base di purea di zucca. Gli gnocchi di zucca buoni sono morbidi ma compatti. Quindi, è importante cuocere la zucca in forno, creando una polpa più asciutta che rende l’impasto più facile da lavorare.
Ingredients / Ingredienti cooked pumpkin pulp (from a 1 kg pumpkin) / polpa di zucca cotta . . . . 500 g flour / di farina . . . . 200 g egg / uovo . . . . 1 salt to taste / sale qb
For the sauce / Per la salsa cooked pumpkin pulp / di polpa di zucca cotta cooking cream / panna Parmigiano cheese / parmigiano shallot / scalogno garlic / aglio salt and pepper to taste / sale e pepe qb dry white wine / vino bianco secco sage leaves / foglie di salvia
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. . . . 300 g . . . . 500 ml . . . . 50 g . . . . 1/2 . . . . 1 clove / spicchio . . . . 1 glass / bicchiere . . . . 4-5
RECIPES
Preparation / Preparazione For the gnocchi • Wash the pumpkin well, cut it in half and remove seeds and filaments. Bake in a convection oven for about 30 minutes at 200°C (400°F). • Scoop the pumpkin pulp from the peel and mash it with a fork or a potato masher. Collect the pumpkin purée on a work surface. Add the egg, a pinch of salt and mix with a fork. Then add the flour. • Work the dough with your hands until it is combined, without overmixing. Flour lightly, cover with a clean cloth and let the dough rest for 10 minutes. • After the 10 minutes, place the dough on a lightly floured surface. Cut small amounts of dough to form ropes and cut into 2 cm pieces to form your gnocchi. Repeat until all the dough is finished. Arrange the gnocchi on a sheet of floured parchment paper. • Cook the gnocchi by dropping them into boiling water and collecting them with a skimmer as they rise to the surface. Transfer to a bowl, cover with sauce (see below) and mix well. Serve the pumpkin gnocchi immediately. Season with sage and Parmigiano to taste. For the sauce • Heat oil in a medium saucepan over medium heat. Sauté the onion and garlic for 5-10 minutes until softened and translucent. Deglaze with the white wine and add the pumpkin purée. • Cook for about 10 minutes, mixing well, gradually adding the cooking cream. Let simmer until the mixture is thick enough to just cover the back of a spoon. Add salt and pepper to taste.
Per i gnocchi • Lavate bene la zucca poi tagliatela a metà ed eliminate semi e filamenti. Cuocere in forno ventilato per circa 30 minuti a 200°C (400°F). • Togliere la polpa di zucca dalla buccia e schiacciarla con una forchetta o uno schiacciapatate. Raccogliete la purea di zucca su un piano di lavoro. Aggiungere l’uovo, un pizzico di sale e mescolare con una forchetta. Quindi aggiungere la farina. • Lavorate l’impasto con le mani fino a quando non sarà ben amalgamato, senza esagerare. Infarinate leggermente, coprite con un canovaccio pulito e lasciate riposare l’impasto per 10 minuti. • Trascorsi i 10 minuti, adagiate l’impasto su una superficie leggermente infarinata. Tagliare piccole quantità di pasta per formare delle corde e tagliarle a pezzi di 2 cm per formare i vostri gnocchi. Ripetere fino a quando tutto l’impasto è finito. Disponete gli gnocchi su un foglio di carta da forno infarinata. • Cuocete gli gnocchi in acqua bollente e raccogliendoli con una schiumarola mentre salgono in superficie. Trasferire in una ciotola, coprire con la salsa (vedi sotto) e mescolare bene. Servite subito gli gnocchi di zucca. Condire con salvia e parmigiano a piacere. Per la salsa • Scaldare l’olio in una casseruola media a fuoco medio. Soffriggere la cipolla e l’aglio per 5-10 minuti fino a quando non saranno ammorbiditi e traslucidi. Sfumare con il vino bianco e aggiungere la purea di zucca. • Cuocete per circa 10 minuti, mescolando bene, aggiungendo gradualmente la panna. Lasciate sobbollire fino a quando il composto non sarà abbastanza denso da coprire appena il dorso di un cucchiaio. Aggiungere sale e pepe a piacere.
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CONGRATULATIONS ON YOUR 20TH ANNIVERSARY
RECIPES
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Zuppa Imperiale
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he zuppa imperiale is a traditional soup from Emilia Romagna featuring soft, salty cheesedough cubes served in chicken broth. It is typically prepared for Christmas or Easter, but it can also be a wonderful comfort food all winter long. This dish can also be found in Le Marche, where it is called zuppa reale, and in some parts of Abruzzo and Molise as minestra or pappa nel sacco. This classic recipe prepared with semolina, eggs and parmesan has different variants, including without semolina. It is said to have evolved from the Austrian krinofel soup that was introduced in Emilia-Romagna by Napoleon’s wife, Austrian-born Maria Luigia, from which it took its imperial moniker.
La
zuppa imperiale è una zuppa tradizionale dell’Emilia Romagna a base di cubetti di pasta di formaggio morbidi e salati serviti in brodo di pollo. In genere viene preparato per Natale o Pasqua, ma può anche essere un ottimo comfort food per tutto l’inverno. Questo piatto si può trovare anche nelle Marche, dove viene chiamata zuppa reale, e in alcune parti dell’Abruzzo e del Molise come minestra o pappa nel sacco. Questa ricetta classica preparata con semola, uova e parmigiano ha diverse varianti, anche senza semola. Si dice che si sia evoluto dalla zuppa di Krinofel austriaca che fu introdotta in Emilia-Romagna dalla moglie di Napoleone, Maria Luigia di origine austriaca, da cui prese il suo soprannome imperiale.
Ingredients / Ingredienti eggs / uova . . . 12 flour / farina . . . 1 cup / tazza grated Parmigiano or Romano cheese (or a mix of both) / Parmigiano o Romano grattugiato (o un mix di entrambi) . . . 1 cup / tazza standard chicken broth / brodo di pollo . . . 1 litre / litro bunch of fresh parsley / mazzo di prezzemolo fresco . . . chopped / tritato baking powder / lievito in polvere . . . 6 tbsp / cucchiai pepper / pepe . . . to taste / qb nutmeg / noce moscata . . . to taste / qb salt / sale . . . to taste / qb
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RECIPES
Preparation / Preparazione • Preheat the oven to 180°C (350°F). Butter a medium-large baking pan.
• Preriscaldare il forno a 180°C (350°F). Imburrate una teglia medio-grande.
• Combine the flour, parsley, baking powder, Parmigiano and Romano cheeses in a bowl. Beat the eggs in a separate bowl and stir in the dry ingredients until well combined. Season to taste with nutmeg and salt.
• Unire in una ciotola la farina, il prezzemolo, lievito in polvere, il Parmigiano e il Pecorino Romano. Sbattere le uova in una ciotola parte e unire gli ingredienti secchi fino a quando non sono ben amalgamati. Condire a piacere con noce moscata e sale.
• Spread the mixture in the prepared pan and bake for 25-30 minutes or until golden. • Let cool to room temperature and cut into small cubes, first into strips (1cm thick) and again into three parts before cutting it in the other direction to obtain squares measuring 1cm. • To serve, bring the broth to a boil in a pot and serve with the cubes and a sprinkle of Parmigiano cheese.
• Distribuire il composto nella teglia preparata e cuocere per 25-30 minuti o fino a doratura. • Lasciate raffreddare a temperatura ambiente e tagliate a cubetti, prima a listarelle (spesse 1 cm) e ancora in tre parti prima di tagliarlo nell’altro senso ottenendo dei quadrati di 1 cm. • Per servire, portare a bollore il brodo in una pentola e servire con i cubetti e una spolverata di Parmigiano.
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EDITORIAL
Pal Di Iulio Associate Editor pal@panoramitalia.com
Adapt the Monarchy Adattati o muori!
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he yellow, gold, red and green hues observed on a warm, sunny autumn day in Toronto remind me of the colours seen on television during the long mourning and funeral ceremonies following the passing of Queen Elizabeth II. Admiration, honour, glory, gratitude and respect for her dedicated service to Britain, the Commonwealth and Canada. Yes, she was also Queen of Canada and Head of State in our constitutional monarchy system of government. That hereditary monarchical system has now given us King Charles III. In my Panoram Italia column of spring 2020 entitled “The Queen and I,” I wrote: “Hereditary right, accident of birth, passed on from another age and country does not fit in with our changing Canadian multicultural and democratic values.” I continued with, “Ma adesso e’ ora. It’s time to start to carve out a new progressive role for Canada and not for the monarchy.” Little did I know that two years later, with the passing of the Queen, Canadians would get an opportunity to do just that. On September 23, 2022, in an opinion column in the Toronto Star, writer Andrew Phillips suggested two changes that would start Canada down that road: “don’t put King Charles’s mug on the $20 bill” and “change the citizenship oath so that newcomers to Canada swear allegiance first and foremost to their adopted country.” I’d also add: don’t put the image of King Charles III on our stamps either. Canadian nature and people are certainly more beautiful and appropriate than the image of a person who has been training and waiting abroad 73 years for his hereditary job to begin. I am not stepping back from my push to make Canada a republic by 2050 (I will not be around, or will be over 100 for that celebration). I am agreeing and suggesting that Canada should start with these first two changes. To paraphrase Confucius, the journey of a thousand changes starts with the first one. An example of this is that the British monarchy started to talk about the colonies in the 1950s just as it was beginning to lose them to independence. The Queen began promoting the Commonwealth without actually calling it the British Commonwealth—a smooth transition which I support. Canadians do not need a revolution, but the evolution to a republic should proceed. Little did I know when I started to write this piece that England would have three prime ministers and Britain a new king by the end of October! At the same time, some members of the National Assembly in Quebec were refusing to pledge allegiance to King Charles III. While our constitutional monarchy is practically impossible
Le
sfumature di giallo, oro, rosso e verde osservate in una calda e soleggiata giornata autunnale a Toronto mi ricordano i colori visti in televisione durante il lungo lutto e le cerimonie funebri successive alla morte della regina Elisabetta II. Ammirazione, onore, gloria, gratitudine e rispetto per il suo servizio devoto alla Gran Bretagna, al Commonwealth e al Canada. Sì, era anche Regina del Canada e Capo di Stato nel nostro sistema di governo monarchico costituzionale. Quel sistema monarchico ereditario ci ha ora dato il re Carlo III. Nella mia rubrica Panoram Italia della primavera 2020 intitolata “Io e la regina”, ho scritto: “Il diritto ereditario, incidente di nascita, tramandato da un’altra epoca e paese non si adatta ai nostri valori multiculturali e democratici canadesi in evoluzione”. Ho continuato con: “Ma adesso è ora. È ora di iniziare a ritagliarsi un nuovo ruolo progressista per il Canada e non per la monarchia”. Non sapevo che due anni dopo, con la morte della regina, i canadesi avrebbero avuto l’opportunità di fare proprio questo. Il 23 settembre 2022 in un editoriale dalle colonne del Toronto Star, lo scrittore Andrew Phillips ha suggerito due cambiamenti/idee che avrebbero avviato il Canada su quella strada: “Non mettere il volto di re Carlo sulla banconota da $ 20” e “Cambiare il giuramento di cittadinanza in modo che i nuovi arrivati in Canada giurino fedeltà prima di tutto al loro paese di adozione”. Aggiungerei di non mettere il re Carlo III sui nostri francobolli. La natura e le persone canadesi sono sicuramente più belle e appropriate dell’immagine di una persona che si allena e aspetta all’estero da 73 anni il suo lavoro ereditario! Non mi tirerò indietro dalla mia spinta a fare del Canada una repubblica entro il 2050 (non sarò presente, o avrò più di 100 anni, per quella celebrazione). Sono d’accordo e suggerisco che il Canada dovrebbe iniziare con questi primi due cambiamenti. Per parafrasare Confucio, il viaggio di 1.000 cambiamenti inizia con il primo. Un esempio di ciò è che la monarchia britannica iniziò a parlare di colonie negli anni ‘50 proprio mentre cominciava a perderle a favore dell’indipendenza. La regina iniziò a promuovere il Commonwealth senza chiamarlo effettivamente Commonwealth britannico. Una transizione graduale che sostengo. I canadesi non hanno bisogno di una rivoluzione, ma l’evoluzione verso una repubblica dovrebbe procedere. Non sapevo quando ho iniziato a scrivere questo pezzo che l’Inghilterra avrebbe avuto tre Primi Ministri e la Gran Bretagna un nuovo vecchio re entro la fine di ottobre! Allo stesso tempo, alcuni membri dell’Assemblea nazionale del Quebec si rifiutavano di giurare fedeltà al re Carlo III.
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EDITORIAL
to abolish, it is possible to adapt it. In fact, the reason it has Mentre la nostra monarchia costituzionale è praticamente imposlasted so long in Britain is because it adapted to survive over the sibile da abolire, è possibile adattarla. In effetti, il motivo per cui è last thousand years. durata così a lungo in Gran Bretagna è perché si è adattata a sopravCanada too has adapted to the monarchy in the past 150 vivere negli ultimi 1000 anni. years. Last year, Parliament adapted the citizenship oath to Anche il Canada si è adattato alla monarchia negli ultimi 150 anni. include Indigenous rights, so why not take the next step and L’anno scorso il nostro Parlamento ha adattato il giuramento di citadapt to pledge allegiance to Canada, its land and people intadinanza per includere i diritti degli indigeni, quindi perché non fare stead of King Charles III. il passo successivo e adattare la promessa di fedeltà al Canada, alla CBC Radio preaches “sounding sua terra e al popolo invece che al re like Toronto looks.” How about our Carlo III. stamps and money looking like the CBC Radio predica: “Sembra “On September 23, 2022, in an opinion Canada of 2023 and not like that Toronto”. Che ne dite se i nostri column in the Toronto Star, writer of 1923? Not that there is anything francobolli e denaro assomigliano Andrew Phillips suggested two changes wrong with that. al Canada del 2023 e non a quello Certainly, there are enough worthy del 1923? Non che ci sia qualcosa di that would start Canada down that Canadians who live and contribute, sbagliato in questo! road: “don’t put King Charles’s mug on both from the past and present, that Certamente, ci sono abbastanza merit the acknowledgement and the $20 bill” and “change the citizendegni canadesi che vivono e conhonour. tribuiscono, passati e presenti, che ship oath so that newcomers to Canada meritano il riconoscimento e l’onore. swear allegiance first and foremost to 20th anniversary Speaking of adapting and evolving 20 anniversario their adopted country.” I’d also add: with the times, Panoram Italia has Parlando di adattamento ed evoluzidon’t put the image of King Charles III done just that. What started in Monone con i tempi, Panoram Italia ha on our stamps either.” treal in 2002 as an annual, thick pubfatto proprio questo. Quella che è lication has evolved into a large-page iniziata a Montreal nel 2002 come bimonthly, trilingual magazine that una pubblicazione annuale, si è later also included distribution in the evoluta in una rivista bimestrale “Il 23 settembre 2022 in un editoriale Greater Toronto Area. trilingue di grandi dimensioni che dalle colonne del Toronto Star, lo scritToday, it is a national magazine presto avrebbeincluso anche la with a refreshed format, published distribuzione nella Greater Toronto tore Andrew Phillips ha suggerito due quarterly and is available by subscripArea. cambiamenti/idee che avrebbero avviation, but is always dedicated to colOggi è una rivista nazionale con to il Canada su quella strada: “Non metlecting and sharing stories of Italian un formato rinnovato, pubblicata heritage, language, and the contritrimestralmente e disponibile in tere il volto di re Carlo sulla banconota butions and progress of the Italianabbonamento ma sempre dedicata da $ 20” e “Cambiare il giuramento di Canadian community in an evolving alla raccolta e condivisione di storie multicultural Canada. cittadinanza in modo che i nuovi arrivati sul patrimonio e sulla lingua italiGrazie to Tony Zara and his wife ana e sui contributi e il progresso in Canada giurino fedeltà prima di tutto Angela’s support, for their vision and della comunità italo-canadese in un al loro paese di adozione”. passion to start to print and publish Canada multiculturale in continua our stories 20 years ago. Congratuevoluzione. lations for surviving two decades of Grazie a Tony Zara e al supporto hard work in a very competitive and di sua moglie Angela, per la loro volatile publishing industry. visione e passione per iniziare a stampare e pubblicare storie di tutti Tony, born in Molise, immigrated as a child to Montreal, noi 20 anni fa. Congratulazioni per essere sopravvissuti a due decenni where he would open a printing company and go on to found di duro lavoro in un settore editoriale molto competitivo e volatile. Panoram Italia. Tony, nato in Molise, emigrò da bambino a Montreal, dove ha poi Auguri also to his children Adam and Anthony who carry on aperto una tipografia e dove ha fondato Panoram Italia. that vision and will add their own for the next generations. Auguri anche ai suoi figli Adam e Anthony che portano avanti Finally, grazie to all of the contributors who have collaboratquella visione e aggiungono la propria per le prossime generazioni. ed with us and to the advertisers and subscribers that have supInfine, grazie a tutti i contributori che hanno collaborato con noi e ported Panoram from coast to coast, and from Italy, throughout agli inserzionisti e agli abbonati che hanno supportato Panoram da the years. costa a costa, e dall’Italia, nel corso degli anni. Canada, what a country of opportunities, eh? Canada, che paese di opportunità, eh?
Buon Natale e Felice 2023 Pace e bene 82
Illustration by Mia Carnevale
Culture and Media Cultura e media
B Y - D I G I A N N A PA T R I A R C A
Lasting love affair or broken marriage? Amore longevo o matrimonio fallito?
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very Sunday at 11a.m., wearing his dark tailored suit and black rimmed glasses, Emilio Mascia would broadcast political happenings, social activities, soccer scores and whatever else might have been happening in our motherland—Italy. His voice was professional and warm. He was a regular Sunday guest on our black-and-white television from the CHCH studios in Hamilton, Ontario in the 1960s. A visionary and interesting individual, he recognized the need and hunger of the Italian-Canadian immigrant community for news and entertainment reflecting their experiences, language and culture, which was not readily available in their new country back then. Mascia went on to do great things in radio, film, print and television. My father never missed his program, and neither did I since we had one television and my father controlled the channel button. You may not be old enough to remember, but I am. That decade in the ‘60s was tough for children like me who had recently immigrated and had come with a memory, a language, a culture and a religion. There was little in Canadian media that celebrated our presence in this country in those years; Emilio Mascia is someone I will always remember. After the Second World War, Canada received the largest number of immigrants from Italy. This would alter the social fabric of this country. Newspapers such as Corriere Italiano in Montreal, Quebec, Lo Stivale in Alberta and L’Eco ItaloCanadese in Vancouver, British Columbia became wellestablished, serving the Italian-Canadian community. Certain political views expressed in print eventually got some publishers interned.
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gni domenica alle 11, vestito di tutto punto e con gli occhiali con la montatura nera, Emilio Mascia ci informava sugli avvenimenti politici, gli eventi sociali, i risultati delle partite e tutto quello che avveniva in patria, in Italia. Aveva una voce calda e professionale. Negli anni Sessanta, in onda dagli studio di CHCH di Hamilton (Ontario), era l’ospite fisso del nostro televisore in bianco e nero. Persona interessante e visionaria, si rendeva conto che gli immigrati italo-canadesi sentivano il bisogno e l’esigenza di ricevere notizie e un intrattenimento che rispecchiassero la loro esperienza, lingua e cultura, e che all’epoca non erano facilmente reperibili nel nuovo paese. Mascia continuò a fare grandi cose alla radio, nei film, sulla carta stampata e in televisione. Mio padre non si perse mai un suo programma, né lo feci io, anche perché di televisione ne avevamo solo una ed era lui a decidere cosa guardare. Magari voi siete troppo giovani, ma io me lo ricordo. Quel periodo degli anni Sessanta era difficile per i bambini immigrati, arrivati in Canada con tanto di ricordi, lingua, cultura e religione. Ai tempi, i media canadesi offrivano poco che celebrasse la nostra presenza nel paese; Emilio Mascia me lo ricorderò per sempre. Dopo la Seconda guerra mondiale, il Canada accolse moltissimi immigrati italiani, cosa che avrebbe finito per alterare il tessuto sociale del paese. Si diffusero quotidiani come il Corriere Italiano di Montreal, Lo Stivale in Alberta e L’Eco Italo-Canadese di Vancouver, Columbia Britannica. Alcune posizioni politiche espresse sulla carta stampata portarono all’internamento di qualche redattore. Ero una lettrice affezionata del Corriere Canadese e di Il Giornale di Toronto. Con il passare degli anni, ho assistito alla pubblicazione di riviste quali Eyetalian, Panoram Italia, Our Times ed Effe, quest’ultima scritta e pubblicata da un gruppo di femministe che si identificavano come Voci Alternative.
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I was a faithful reader of the Corriere Canadese and Il Giornale di Toronto. As the years progressed, I saw magazines being published in Canada such as Eyetalian, Panoram Italia, Our Times, Effe—the latter was written and published by a group of feminist women who identified as Voce Alternative (alternative voices). With time, media has taken on a monumental, if not suffocating role in our lives expanding from print, pictures and television to the internet and its endless uncontrolled sites. The capacity of media to satisfy and feed our modern, endless appetite for information is now a force that rules our daily lives. The expansion of social media (Twitter, Instagram, Facebook and more) has given us power to incite, distribute and effect information and rhetoric that can often be dangerous gossip and represent severe phobic and racist ideology. As much as media has enhanced our lives and made communication faster, easier and cheaper, it has also made us both slaves and masters of our technology. In many ways, we have used our intelligence to damage rather than to advance the human condition. Our lives would “perish” without the presence of media in society. There is an old saying—be careful what you wish for because it may come true. For the 20th anniversary of Panoram Italia, I decided to reflect on how I have been a participant and product of this evolution. I grew up during the making of the empire now known as CHIN. Johnny Lombardi was, for many in the Italian-Canadian community, the anointed king of grocery and media. His radio station and television program, showcasing Italian artists in concerts and varied events, made him an important contributor to the media that celebrated our culture and continues to this day. The company has also expanded to dozens of languages catering to various multicultural Canadian communities. I was a total devotee growing up. I listened to the many radio programs it delivered, attended all the concerts, waited in line for tickets, bought all of the albums and even had my hand kissed by Pino Daniele. Yes, I lived the advertised dream. Sadly, I no longer stand in line for tickets to anything. In my early twenties, media had begun to expand in more sophisticated ways to reflect our growing and changing needs and behaviours. In the decade when I first started my life in Toronto, there were newspapers from Italy and many magazines such as Oggi, Grand Hotel, L’Europeo and endless copies of fotoromanzi and celebrity gossip magazines that filled the shelves of the local variety shops in Toronto’s Little Italy. (Fotoromanzi were a type of comic with photographs, basically romance stories with word captions over the characters. I kept up with my Italian by reading them.) I worked in one such store near Grace and College for a lady named Frida Lattuada. Every week I would check off the names on the mailing list of women who were regular customers. I would roll up the magazines, label and stamp them and mail them off. The immigrant men came in for newspapers: La Gazzetta del Sud, L’Espresso and L’Unità. Today there is no shortage of media, both locally and from Italy. Whether how we are represented is authentic, the reporting professional or even reflective of who we truly are is sometimes questionable. I am grateful for a magazine such as Panoram Italia and applaud that it has survived 20 years of publication. It focuses on the positives within the Italian-Canadian community and isn’t apologetic in the celebration of the more romantic and perhaps nostalgic aspects of our culture and identity. It presents it to the world through a lens of recognition and respect, offering the global market a view of our continuing presence. Media is here to stay. But be aware of the buttons you push when papa isn’t there to control the channel changer. The world is no longer in black-and-white television.
Con il passare del tempo, i media hanno preso praticamente il sopravvento nelle nostre vite estendendosi dalla carta stampata, dalle foto e dalla televisione a internet e ai suoi infiniti siti il cui controllo è impossibile. La capacità dei media di soddisfare ed alimentare il bisogno d’informazione della nostra società moderna regola oggi il nostro quotidiano. L’evoluzione dei social media (Twitter, Instagram, Facebook ed altro) ci ha messi nella posizione di incitare, diffondere e influenzare l’informazione e la retorica, sfociando spesso in pettegolezzi nocivi e in un’ideologia razzista e fobica. Per quanto i media abbiano potenziato le nostre vite e reso la comunicazione più immediata, facile ed economica, ci hanno anche reso padroni e schiavi della tecnologia. Sotto molti punti di vista, abbiamo usato l’intelligenza di cui disponiamo per danneggiare piuttosto che far progredire la nostra umana condizione. Senza i media, la nostra società “smetterebbe” di vivere. Un vecchio detto dice di far attenzione a ciò che si desidera perché potrebbe avverarsi. Per il 20esimo anniversario di Panoram Italia, ho deciso di riflettere sul mio ruolo di parte attiva e risultato di questa evoluzione. Sono cresciuta nel periodo in cui è stato creato quell’impero che è oggi CHIN. Johnny Lombardi era per molti italo-canadesi il re consacrato dei negozi di alimentari e dei media. La sua stazione radio e il suo programma televisivo, dove venivano presentati artisti italiani in concerto e una varietà di eventi, rendono ancor oggi molto importante il suo contributo alla nostra cultura. La compagnia si è inoltre allargata incorporando una decina di lingue e raggiungendo così varie comunità canadesi multiculturali. Da giovane ne ero una fedele appassionata. Ascoltavo tutti i programmi, assistevo a ogni concerto, facevo la fila per i biglietti, compravo tutti gli album e Pino Daniele mi ha persino baciato la mano. Sì, ne ero del tutto presa. Purtroppo, non faccio più la fila per nessun tipo di biglietto. Quando avevo vent’anni, i media avevano già cominciato a evolversi, sofisticandosi per meglio allinearsi alle nuove esigenze e ai nuovi costumi. Nel decennio in cui mi sono trasferita a Toronto, si trovavano quotidiani dall’Italia, molte riviste come Oggi, Grand Hotel, L’Europeo e una quantità enorme di fotoromanzi e riviste di gossip a riempire gli scaffali dei vari negozietti di Little Italy a Toronto. (I fotoromanzi erano come dei fumetti fatti con fotografie; erano praticamente storie d’amore con le parole inserite nei ballon al di sopra dei personaggi. Leggerli manteneva vivo il mio italiano). Lavoravo in uno di questi negozietti vicino Grace e College di proprietà di una signora che si chiamava Frida Lattuada. Ogni settimana mi occupavo della lista delle clienti abituali. Arrotolavo le riviste, le etichettavo, mettevo il francobollo e le spedivo per posta. Gli uomini venivano a comprare i quotidiani: La Gazzetta del Sud, L’Espresso e L’Unità. Oggi non mancano certo i mezzi d’informazione, sia canadesi che dall’Italia. Se il modo in cui veniamo rappresentati sia autentico, se sia fatto in modo professionale o se sia davvero specchio di ciò che siamo veramente, questo è talvolta discutibile. Sono grata che esista una rivista come Panoram Italia e mi compiaccio che abbia raggiunto i 20 anni dalla sua prima pubblicazione. La rivista s’incentra sugli aspetti positivi della comunità italo-canadese e non si giustifica nel celebrare gli aspetti più romantici e forse più nostalgici della nostra cultura e identità. Le presenta al mondo con stima e rispetto, offrendo al mercato globale una testimonianza della nostra continua presenza. I mezzi di comunicazione continueranno a esistere. Tuttavia, fate attenzione a quali pulsanti scegliete di premere quando non ci sarà papà a controllare. Il mondo non è più in bianco e nero.
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B Y - D I S A L D I FA L C O
Singing for Joy
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Cantando di gioia
here’s something undeniably humane and optimistic about a choir which can move believers and nonbelievers alike. Such is the power of song. Increasingly rare in these times of electronic frenzy and mindless consumption, a choir can summon smiles and sighs and spark a warm glow in all but the most cynical and mind-polluted audiences. What’s not to love about a choir? The humanity, the teamwork, the avid faces of people devoted to a piece of music or a song that harkens back to a time of joy, or even struggle. While a choir’s merits may be obvious, let’s not forget its added function as both a repository and transmitter of culture. As with any other meaningful cultural artifact, it is important to commemorate and preserve our music and songs. Members of the Italian-Canadian community, inheritors of a rich musical tradition have done their part to keep alive not only the beautiful melodies of the Italian songbook (including regional folk songs, popular traditional music, seasonal and Neapolitan songs, classical arias and so on) but also the Italian language. A quick glance at a recent index reveals a surprising number of Italian-Canadian choirs still active from coast to coast, even after the Covid pause. These include Hamilton, Ontario’s Sons and Daughters of Italy, London’s Amabile Choir, the Calgary Crescendo Choir, the Viva L’Italia Choir of Winnipeg and others. The index also lists some now defunct groups, like the Alpini Choir of Thunder Bay and the Kelowna Italian Children’s Choir, evidencing the practical challenges of maintaining a choir in the current age. Angelo Venditti, president and artistic director of The Sons
C’è
qualcosa di innegabilmente umano e ottimista in un coro, in grado di commuovere credenti e non allo stesso modo. Tale è il potere del canto. Sempre più raro in questi tempi di frenesia elettronica e consumismo distratto, un coro riesce a suscitare sorrisi, sospiri e ad accendere un caldo bagliore in tutti tranne che in un pubblico cinico e bacato. Cosa non si può non amare in un coro? L’umanità, il lavoro di squadra, i volti appassionati della gente devota a un brano musicale o a una canzone che porta con il pensiero a un tempo di gioia o persino di difficoltà. Mentre i meriti di un coro possono essere ovvi, non dimentichiamo il suo ruolo aggiuntivo di custode e portatore di cultura. Come con ogni altro importante prodotto culturale, è fondamentale celebrare e tutelare le nostre musiche e canzoni. Alcuni membri della comunità italo-canadese, eredi di una ricca tradizione musicale, si sono impegnati a tenere vive non solo le stupende melodie della raccolta di canzoni italiane (tra cui canzoni folcloristiche regionali, musica della tradizione popolare, canzoni stagionali e napoletane, arie classiche e così via), ma anche la lingua italiana. Un’occhiata veloce ad un recente sondaggio, rivela un sorprendente numero di cori italo-canadesi ancora attivi da costa a costa, persino dopo la pausa Covid. Tra questi compaiono l’Ontario’s Sons and Daughters of Italy di Hamilton, il coro Amabile di London, il coro Crescendo di Calgary, quello di Viva L’Italia di Winnipeg e altri. Il sondaggio elenca anche alcuni gruppi non più esistenti, come il coro degli Alpini di Thunder Bay e il coro dei bambini italiani di Kelowna, evidenziando le difficoltà concrete di mantenere un coro al giorno d’oggi. Angelo Venditti, presidente e direttore artistico del The Sons and Daughters of Italy Choir, che ha lanciato con successo nel 1989 ed è
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and Daughters of Italy Choir, which launched successfully in 1989 and emerged out of Covid bruised but intact, admits it has become increasingly difficult to find new members. Numbering around 30, many are of middle age or older. “We’ve lost many members,” he says, “but unlike some choirs, we’ve been lucky enough to continue.” Venditti, born in Molise, came to Canada with his family in 1955 at the age of 11. He notes that for his generation, it was a way of keeping in touch with their language and the homeland. “Unfortunately, the second and third generation speak less and less Italian,” he says. “And they have a deeper connection to Canada and the English language than they do with Italy and Italian.” He points to the recent demise of Hamilton’s Abruzzo Choir. “On the one hand they were very specific, their music. But also, the conductor was aging and they could find no replacement. So, it folded.” This may be a reality facing all maturing and assimilating immigrant populations—an inevitable loss or degradation of their cultural legacy. “The way I look at it,” Venditti says, “especially for the Italian community, it will only get tougher since no new Italian immigrants are coming. Recruitment is a challenge, but we’ll do everything we can to keep going.” Mario Audino is president of the Canadian Italian Foundation of Manitoba, which runs the Viva L’Italia Choir of Winnipeg. “My generation is still attached to Italian customs and traditions,” he says. Born in Catanzaro, he notes that, with the odd exception, the new generation has too many other distractions. “We’re constantly trying to inject new blood into the choir,” he says. “And sometimes we succeed, but by and large it’s hard.” Started in 2011 to commemorate the 150th anniversary of Italian Unification, the Viva L’Italia Choir has managed to add a few younger members, though not nearly enough. The Calgary Crescendo Italian Choir—created with a mission to promote the Italian language and musical heritage—celebrated its 25th anniversary this past fall, and emerged from Covid in reasonably good shape, according to president Cecilia Cupido. “Last Christmas, because of Covid, we had to do a video concert but we’ll be performing at a formal dinner this Christmas and also staging the story of Christmas. Our choir director doubles as the director of an amateur theatre group, so it promises to be entertaining,” she says. Cupido acknowledges the difficultly of keeping a choir together and active. “People are busy and distracted. But we’re always seeking new members, from whatever walk of life and ethnicity. We do perform some English songs and fluency in Italian isn’t mandatory. Neither is perfect singing. We welcome anyone who enjoys singing and Italian culture even if they aren’t that good. And we need more men!” Citing the warm sense of community engendered in the choirs, Cupido adds, “Real friendships have formed. People really love coming to our weekly practices.” Audino agrees. “Our members look forward to gathering each week and sharing that feeling of friendship and camaraderie perhaps as much as the songs themselves.” “This is true especially for retirees,” Venditti says. “The choir is their way of staying in touch with the community and with each other.” “It brings us a great deal of satisfaction to see the faces of Italian seniors, for instance, brighten when we sing to them. It reminds them of older, good times and maybe the best times of their youth,” he adds. It may be true that those who wish to sing always find a song. But perhaps more importantly, those who wish to sing find other singers to share in the human magic of lifting their faces and raising their voices together.
riemerso dal Covid danneggiato ma intatto, ammette che è diventato sempre più difficile trovare nuovi componenti. In totale sono circa 30, molti di mezza età o più anziani. “Abbiamo perso molti membri” racconta “ma, al contrario di alcuni cori, siamo stati fortunati abbastanza da poter continuare”. Venditti, nato in Molise, è venuto in Canada con la sua famiglia nel 1955 all’età di 11 anni. Sottolinea che per la sua generazione è stato un modo per mantenere un legame con la lingua e la patria. “Sfortunatamente, le seconde e terze generazioni parlano sempre meno l’italiano” precisa. “E hanno una connessione più profonda con il Canada e la lingua inglese di quella che hanno con l’Italia e l’italiano”. Indica il recente smantellamento del coro dell’Abruzzo di Hamilton. “Da un lato, la loro musica era molto specifica; dall’altro però il direttore stava invecchiando e non sono riusciti a trovarne un sostituto. Così hanno sciolto il gruppo”. Questa può essere una realtà a cui devono far fronte tutte le comunità mature o integrate di immigrati: l’inevitabile perdita o diminuzione del proprio bagaglio culturale. “Secondo me” sottolinea Venditti, “specialmente per la comunità italiana, sarà sempre più difficile perché non vengono nuovi immigrati italiani. Il reclutamento è difficile, ma faremo tutto il possibile per continuare”. Mario Audino è il presidente della Fondazione italo-canadese del Manitoba che gestisce il coro Viva L’Italia di Winnipeg. “La mia generazione è ancora legata agli usi e ai costumi italiani” racconta. Nato a Catanzaro, precisa che, fatte le dovute eccezioni, la nuova generazione ha troppe altre distrazioni. “Cerchiamo costantemente di portare nuova vitalità al coro” spiega. “Qualche volta ci riusciamo, ma in generale è difficile”. Iniziato nel 2011 per celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, il coro Viva L’Italia è riuscito ad aggiungere alcuni componenti più giovani, ma certamente non abbastanza. Il coro italiano Crescendo di Calgary - creato con lo scopo di promuovere la lingua italiana e il patrimonio musicale - ha celebrato il suo 25esimo anniversario lo scorso autunno, ed è riemerso dal Covid ragionevolmente in buona forma, come spiega la presidente Cecilia Cupido. “Il Natale scorso, a causa del Covid, abbiamo dovuto girare un video concerto, ma questo Natale ci esibiremo ad una cena formale e metteremo in scena anche la storia del Natale. Il nostro direttore del coro si occupa anche della direzione di un gruppo di teatro amatoriale, quindi ci sono i presupposti perché sia divertente” aggiunge. Cupido riconosce le difficoltà nel mantenere il coro unito. “La gente è impegnata e distratta. Ma cerchiamo sempre nuovi componenti, di qualsiasi estrazione sociale e gruppo etnico. Ci esibiamo in alcune canzoni in inglese e non è obbligatoria la padronanza della lingua italiana. E nemmeno la perfezione nel canto. Accogliamo chiunque ami il canto e la cultura italiana, indipendentemente dal livello di bravura. E ci servono più uomini!”. Riferendosi al caloroso senso di comunità che si genera all’interno dei cori, Cupido aggiunge, “Si sono formate vere amicizie. La gente adora partecipare alle prove settimanali”. Audino è d’accordo. “I nostri componenti non vedono l’ora di riunirsi ogni settimana, accomunati da un sentimento di amicizia e cameratismo tanto forte quanto le canzoni stesse”. “Questo è vero soprattutto per i pensionati” dice Venditti. “Il coro è il loro modo di rimanere in contatto tra di loro e con la comunità”. “Ci dà molta soddisfazione, per esempio, vedere i volti degli anziani italiani illuminarsi quando cantiamo per loro. Ricorda loro i bei vecchi tempi e magari i momenti migliori della loro gioventù” aggiunge. Può essere vero che chi vuole cantare trova sempre una canzone. Ma forse, ciò che conta ancor di più è che chi vuole cantare trova altri cantanti con cui condividere quella magica esperienza umana di levarsi in un’unica voce.
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M O N T R É A L
“I want to bring stories to life in a theatrical way. Acting comes last as a passion. I wanted to be a writer and a director first of all, but opportunities came more in the form of acting, even if the public has an impression of actors as tall, handsome men, and I may not completely fit that image.” “Voglio dare vita alle storie in modo teatrale. Recitare è l’ultima delle mie passioni. Pur volendo essere innanzitutto scrittore e direttore, mi si sono presentate più opportunità per recitare, sebbene nell’immaginario collettivo gli attori siano uomini alti e belli, e io potrei non corrispondere esattamente a questa rappresentazione”.
BY - D I A N N A F O S C H I C I A M P O L I N I
Farren Timoteo
“Y
Playwright and actor in search of his roots Drammaturgo e attore in cerca delle proprie radici
our name doesn’t sound Italian!” Italian-Canadian playwright and actor Farren Timoteo seems used to this remark. He explains good-naturedly that his given name derives from an agreement between his parents, since his Ukrainian mother wanted to name her son after a person who had a meaningful presence in her life. Timoteo, now 39, was born, raised and lives in Edmonton, Alberta. At age 23 in 2006, he became the youngest artistic director of the Alberta Opera. He has since directed over 100 theatrical productions, also presented in the province’s schools, and has written and directed several musicals for young audiences. He loves working with children because “children are honest [and] need a certain level of energy and action to keep them interested.” Timoteo won two Elizabeth Sterling Haynes Awards for his acting in Monty Python’s Spamalot and for directing Pinocchio. In 2015, he was included in Avenue Magazine’s prestigious list of Edmonton’s Top 40 Under 40 in recognition of his artistic contributions to the city. In March 2022, his one-person show, Made in Italy, debuted in Vancouver, British Columbia with smashing success following a premiere run in Kamloops. He teaches at MacEwan University in Edmonton. Timoteo’s grandparents immigrated from Abruzzo to Alberta in the 1950s in search of a better life. His grandfather found a steady job on the railway in Jasper, a town with a minimal Italian population in Alberta. As a boy, he watched his father Luigi perform as a self-taught singer and songwriter
“Il
tuo nome non sembra italiano!” un commento al quale l’autore e attore italo-canadese Farren Timoteo sembra abituato. Spiega con garbo che il suo nome di battesimo viene da un accordo tra i suoi genitori, dato che la madre ucraina voleva che il figlio portasse il nome di una persona che era stata una presenza importante nella sua vita. Timoteo, oggi 39enne, è nato, cresciuto e vive ad Edmonton, in Alberta. Nel 2006, a 23 anni, è diventato il più giovane direttore artistico dell’Alberta Opera. Da allora ha diretto più di 100 produzioni teatrali, rappresentate anche nelle scuole della provincia, e ha scritto e diretto diversi musical per un pubblico giovane. Adora lavorare con i bambini perché “i bambini sono onesti [e] richiedono un certo livello di energia e azione per mantenerli interessati”. Timoteo ha vinto due premi Elizabeth Sterling Haynes per la sua intepretazione in Spamalot dei Monty Python e per la direzione di Pinocchio. Nel 2015 è stato inserito nella prestigiosa lista dell’Avenue Magazine dei Top 40 Under 40 di Edmonton, come riconoscimento del suo contributo artistico alla città. Nel marzo 2022, il suo spettacolo individuale, Made in Italy, ha debuttato a Vancouver, Columbia Britannica, con un successo trionfale dopo un’anteprima presentata a Kamloops. Insegna alla MacEwan University ad Edmonton. I nonni sono emigrati dall’Abruzzo in Alberta negli anni 50, alla ricerca di una vita migliore. Suo nonno ha trovato un lavoro stabile nelle ferrovie a Jasper, una città in Alberta con una bassa concentrazione di italiani. Da ragazzo, guardava suo padre Luigi cantare e scrivere canzoni per passione e questo lo ha ispirato a dare vita alle storie attraverso il teatro.
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Remembering Those We’ve Recently Lost With Honour And Grace Giuseppe Natale Giordano Presotto Vincent Marino Teresita Nebres Antonio Pisciola Lodovica Pedretti Orlando Manna Georgios Gioumes Concetta Aloia Francesco Antonio Bifano
Salvatore Saverino Maria Teresa Galati Salvatore Iaboni Sara Castellano Giuseppe Santeramo Gaetano Naccarato Fiorella Drudi Rosina Palermo Raymond Waughkonen Teresa Schirripa
Iolanda De Gasperis Antonio Ferrovecchio Renzo Cosolo Francesco Santeramo Giuseppe Corazza Frank Sgro Tonino Caravaggio Anna Conteduca
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and felt inspired to bring stories to life in a theatrical way. In junior high school, he got involved in the dramatic arts and was obsessed with movies and writing dialogues. When his father saw him starring in a high school production of Grease, he reacted enthusiastically and supported his choice of a career in theatre. However, Timoteo considers playwriting the prominent aspect of his career: “I want to bring stories to life in a theatrical way. Acting comes last as a passion. I wanted to be a writer and a director first of all, but opportunities came more in the form of acting, even if the public has an impression of actors as tall, handsome men, and I may not completely fit that image.” His humility is misplaced. He is an athletic comedian and an accomplished, expressive dancer gifted with an astonishing command of body movements. Taking dance classes helped him to connect with the idea of creating characters through bodywork and he found a connection with Charlie Chaplin’s physical comedy, which he considers a source of inspiration. However, Timoteo’s Italian heritage and family memories permeate his work and give life to his characters: Made in Italy is both a delightful romp and a touching family portrait. The protagonist, teenager Francesco Mantini, experiences alienation and bullying when growing up as an Italian in a small Albertan town. After seeing the movie Rocky, its protagonist Rocky Balboa becomes a role model as the boy reinvents himself as the suave, Saturday Night Fever-inspired showman Frank Martin. In the meantime, he develops a conflicted but loving rapport with his father, a small businessman who succeeded in gaining respect in the community yet struggles to understand Francesco’s aspirations. Timoteo was worried about being too specific about his family, but his one-person act takes the audience through the hilarious portrayal of the Mantini family and their numerous relatives, all played by Timoteo, with their stories being held together by a connection between food and life events. Made in Italy was his first go at an adult audience as a playwright. He is already working on his next project—developing a concept for a one-person show and more ideas for a two-person show. “I will look at my Italian experience and see it from a different perspective,” he states. “I am in the right progression. It invigorates me and it makes me feel an enormous connection with my characters, but I am not looking at a sequel to Made in Italy. I am looking at a deeper exploration of my roots, at what makes me be me. If I don’t write it, this story won’t be told, and after all, writing is a passion I can’t seem to escape.”
Durante i primi anni di liceo, ha partecipato a rappresentazioni teatrali ed era ossessionato dai film e dalla scrittura di dialoghi. Quando suo padre lo ha visto recitare nel ruolo di protagonista nello spettacolo Grease della scuola, ha reagito con entusiasmo sostenendolo nella scelta di intraprendere una carriera teatrale. Timoteo considera però la stesura di pezzi teatrali l’espressione massima della propria carriera: “Voglio dare vita alle storie in modo teatrale. Recitare è l’ultima delle mie passioni. Pur volendo essere innanzitutto scrittore e direttore, mi si sono presentate più opportunità per recitare, sebbene nell’immaginario collettivo gli attori siano uomini alti e belli, e io potrei non corrispondere esattamente a questa rappresentazione”. La sua modestia è fuori dal comune. È un comico atletico, un ballerino abile ed espressivo, dotato di uno stupefacente controllo dei movimenti del corpo. Prendere lezioni di ballo lo ha aiutato ad elaborare l’idea di creare personaggi attraverso il movimento, ed ha trovato un riferimento nella commedia fisica di Charlie Chaplin che considera fonte di ispirazione. Tuttavia, il retaggio culturale italiano di Timoteo e i ricordi di famiglia, pervadono il suo lavoro e danno vita ai suoi personaggi: Made in Italy è sia una commedia incantevole e spassosa che un commovente ritratto familiare. Il protagonista, l’adolescente Francesco Mantini, è vittima di solitudine e bullismo crescendo da italiano in una piccola città dell’Alberta. Dopo aver visto il film Rocky, il protagonista Rocky Balboa diventa un modello di vita mentre il ragazzo si reinventa come garbato intrattenitore Frank Martin, ispirato a La Febbre del Sabato Sera. Nel frattempo, sviluppa un rapporto conflittuale ma amorevole con suo padre, un piccolo uomo d’affari che riesce a guadagnarsi il rispetto della comunità, pur avendo difficoltà a capire le aspirazioni di Francesco. Timoteo si preoccupava di risultare troppo concentrato sulla sua famiglia, ma il suo spettacolo individuale porta il pubblico attraverso lo spassoso ritratto della famiglia Mantini e dei suoi numerosi parenti, tutti interpretati da Timoteo, e le cui storie vengono tenute insieme attraverso una correlazione tra cibo ed eventi della vita. Made in Italy è stata la sua prima esperienza di drammaturgo per un pubblico adulto. Sta già lavorando al suo prossimo progetto – sviluppare un’idea per uno spettacolo individuale ed altre per uno spettacolo a due. “Mi concentrerò sulla mia esperienza italiana e la osserverò da un punto di vista diverso” spiega. “Sono sulla strada giusta. Mi rinvigorisce e mi fa sentire un profondo legame con i miei personaggi, ma non mi interessa un sequel di Made in Italy. Cerco di esplorare più a fondo le mie radici, cosa mi fa essere ciò che sono. Se non la scrivo questa storia non sarà raccontata, e a quanto pare, scrivere è una passione a cui non posso fare a meno”.
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In Memoriam B Y - D I S A L D I FA L C O
Luciano Iacobelli (1956-2022)
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ot all cultural soldiers achieve fame and universal recognition in their lifetime. It’s not because their efforts fall short or that they lack courage and talent. Some never seek the acclaim or are never drawn to the bright lights. Some are overlooked. The truth is, particularly in the Italian-Canadian community, we are often slow to recognize and commend the efforts of our own heroes. After a long battle with cancer, Toronto’s Luciano Iacobelli— poet, painter, sculptor, educator, entrepreneur, promoter of Italian-Canadian culture—died on August 30, 2022. He deserves a deep nod of praise and a moment of reverence for his manifold efforts and achievements. For decades, Iacobelli was a fixture in Toronto’s Little Ialy on College Street, often seen zipping around the hood on his bicycle, its basket brimming with books, scrolls and sculptures; or sitting at the Gatto Nero Café or Caffè Diplomatico, sometimes alone deep in thought or scribbling in a notepad; or more often engaged in an intense tête-à-tête with one or several fellow artists and friends. He was respected as a poet and artist of merit and for engendering a community of writers and artists with his imprints, the Lyrical Myrical Press and Quattro Books, his bookstore Clinton Books and his cafe Q-Space, where poets and artists gathered for lively conversations and the free exchange of ideas. My first personal encounter with Iacobelli occurred back in the late 1980s, at the legendary Dooney’s Café on Bloor Street, which served as a smoky salon for a motley collection of poets, artists, students and wannabe bohemians. With his Elvis coif and black leather jacket, Iacobelli stood apart from the others. At once aloof and voluble, I found him disarmingly funny and warm and yet somewhat withheld. He was working it out even then.
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on tutti i soldati culturali raggiungono fama e riconoscimento universale nel corso della loro vita. Non è perché i loro sforzi falliscono o perché mancano di coraggio e talento. Alcuni non cercano mai il plauso o non sono mai attratti dai riflettori. Alcuni sono trascurati. La verità è che, in particolare nella comunità italo-canadese, siamo spesso lenti a riconoscere e lodare gli sforzi dei nostri stessi eroi. Dopo una lunga battaglia contro il cancro, il 30 agosto 2022 è morto Luciano Iacobelli di Toronto, poeta, pittore, scultore, educatore, imprenditore, promotore della cultura italo-canadese. Merita un profondo cenno di lode e un momento di riverenza per le sue molteplici sforzi e risultati. Per decenni, Iacobelli è stato una referenza nella Little Italy di Toronto in College Street, spesso visto sfrecciare intorno al cofano della sua bicicletta, il suo cestino pieno di libri, pergamene e sculture; oppure seduto al Caffè Gatto Nero o al Caffè Diplomatico, a volte da solo assorto nei suoi pensieri o scribacchiando su un taccuino; o più spesso impegnato in un intenso tête-à-tête con uno o più colleghi artisti e amici. Era rispettato come poeta e artista di merito e per aver generato una comunità di scrittori e artisti con le sue impronte, la Lyrical Myrical Press e Quattro Books, la sua libreria Clinton Books e il suo caffè Q-Space, dove poeti e artisti si riunivano per vivaci conversazioni e il libero scambio di idee. Il mio primo incontro personale con Iacobelli avvenne alla fine degli anni ‘80, al leggendario Dooney’s Café in Bloor Street, che fungeva da salotto fumoso per una variegata collezione di poeti, artisti, studenti e aspiranti bohémien. Con la sua cuffia alla Elvis e la giacca di pelle nera, Iacobelli si distingueva dagli altri. Allo stesso tempo distaccato e volubile, l’ho trovato disarmantemente divertente e caloroso e tuttavia in qualche modo trattenuto. Ci stava lavorando anche allora. Ci siamo legati rapidamente, ma nel corso degli anni ci siamo persi di vista l’un l’altro mentre ognuno di noi perseguiva i propri sogni di scrittore. Iacobelli ha scritto in modo toccante di quei giorni nel suo
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We bonded quickly, but lost track of each other over the years as we each pursued our writerly dreams. Iacobelli wrote poignantly about those days in his elegiac poem Simon where he describes one of Dooney’s regulars as “angry and resentful/except when you’re alone/at your favourite table.” The same probably held true for all of us back then, except for Iacobelli, who always expressed more joy than resentment. An enemy of rhetoric and pretension, Iacobelli had the knack of finding poetry in every nook and cranny of life. He wrote honestly about his gambling in Dolor Midnight (2018), a series of dusky poetic reflections on cards, horse-racing, casinos, and gamblers: “take a 16 hour bus ride to New Jersey…/play 3 or 4 hours just to quell the fever/then return home to be back in Toronto by Monday morning/in time to teach my first class.” And he questions whether it is a “genetic disposition…/or chemical wave washing the brain.” Above all, Iacobelli was always probing and testing the limits of life. As his fellow poet and close friend Corrado Paina observed in a recent conversation, “He was never one to follow the crowd or be part of a group— always his own man. And yes, he was a fantastic gambler who gambled in life and took risks with work, and with opening a bookstore and a bar, starting a press, organizing readings and so on. He was incredibly brave and never afraid to fail.” A successful poet—though perhaps not nationally known—with four critically praised collections, Iacobelli showed no fear experimenting with poetic form and content, and drawing from the detritus and fragments of his own life to compose his verse. His paintings, sculptures, and installations display an arresting confidence and fully formed aesthetic. In his chapbook Noctograms (2018), he brought together text and drawing in a way that beckoned for more. As he wrote in the poem God where he references his art directly: “I make you/from string/rusted metal/stones/sticks/bubble wrap.” Here he skillfully tilled the tension between humility and the euphoria of creation and recreation from the broken discards of the world. Iacobelli, who had a degree in Education from York University, also worked for a time as a teacher, and doubtless spread his love of poetry, the arts and Italian culture to his students. And perhaps he imbued them with his intensity for life as well, as he no doubt did his son Julian, 26. In discussing his last days with Iacobelli, Paina noted that, “After my own battles with cancer, he demonstrated incredible strength during his. He taught me hope. He helped me accept death and mortality. And his strength was never rhetorical. Everything he said and did was founded on strong pillars.” Paina speaks for all of us when he says that Iacobelli will be missed. But let’s hope his legacy endures and that his life serves as an example of one passionately and fully lived.
poema elegiaco Simon, dove descrive uno dei clienti abituali di Dooney come “arrabbiato e risentito/tranne quando sei solo/al tuo tavolo preferito”. Lo stesso probabilmente valeva per tutti noi allora, tranne Iacobelli, che esprimeva sempre più gioia che risentimento. Nemico della retorica e della pretesa, Iacobelli aveva l’abilità di trovare la poesia in ogni angolo della vita. Ha scritto onestamente del suo gioco d’azzardo in Dolor Midnight (2018), una serie di oscure riflessioni poetiche su carte, corse di cavalli, casinò e giocatori d’azzardo: “fai un viaggio in autobus di 16 ore per il New Jersey.../gioca 3 o 4 ore solo per calmare la febbre/poi tornare a casa per tornare a Toronto entro lunedì mattina/in tempo per tenere la mia prima lezione”. E si chiede se si tratti di una “disposizione genetica.../o di un’onda chimica che lava il cervello”. Soprattutto, Iacobelli ha sempre sondato e messo alla prova i limiti della vita. Come ha osservato il suo collega poeta e caro amico Corrado Paina in una recente conversazione, “Non è mai stato uno che seguiva la folla o faceva parte di un gruppo, sempre il suo uomo. E sì, era un giocatore fantastico che ha giocato d’azzardo nella vita e si è preso dei rischi con il lavoro, e con l’apertura di una libreria e di un bar, l’avvio di una casa editrice, l’organizzazione di letture e così via. Era incredibilmente coraggioso e non aveva mai paura di fallire”. Poeta di successo, anche se forse non conosciuto a livello nazionale, con quattro raccolte lodate dalla critica, Iacobelli non ha mostrato paura di sperimentare forme e contenuti poetici e di attingere ai detriti e ai frammenti della propria vita per comporre i suoi versi. I suoi dipinti, sculture e installazioni mostrano un’incredibile sicurezza e un’estetica completamente formata. Nel suo chapbook Noctograms (2018), ha riunito testo e disegno in un modo che invitava a saperne di più. Come ha scritto nella poesia Dio, dove fa direttamente riferimento alla sua arte: “Ti creo/da spago/ metallo arrugginito/pietre/bastoncini/involucro a bolle d’aria”. Qui ha sapientemente coltivato la tensione tra l’umiltà e l’euforia della creazione e ricreazione dagli scarti rotti del mondo. Iacobelli, laureato in Educazione alla York University, ha lavorato per un certo periodo anche come insegnante, e senza dubbio ha diffuso ai suoi studenti il suo amore per la poesia, le arti e la cultura italiana. E forse li ha impregnati anche della sua intensità per la vita, come senza dubbio ha fatto con suo figlio Julian, 26 anni. Discutendo dei suoi ultimi giorni con Iacobelli, Paina ha osservato che: “Dopo le mie battaglie contro il cancro, ha dimostrato una forza incredibile durante le sue. Mi ha insegnato a sperare. Mi ha aiutato ad accettare la morte e la mortalità. E la sua forza non è mai stata retorica. Tutto ciò che ha detto e fatto è stato fondato su solidi pilastri”. Paina parla per tutti noi quando dice che ci mancherà Iacobelli. Ma speriamo che la sua eredità duri e che la sua vita serva da esempio di vita appassionata e piena.
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I più calorosi auguri di
Buon Natale Anno Nuovo
e di un
meraviglioso
Congratulazioni a Panoram Italia per il suo 20° anniversario
Tying the Knot Under the Tuscan Sun Fare il grande passo sotto il Sole Toscano
Amanda Fulginiti & Michael Pires
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ichael and Amanda didn’t have to search far and wide to find a soulmate. In fact, it only took 500 metters. The two found love through a mutual friend, and their cinematic meeting came when they discovered (after exchanging addresses) that the pair had been neighbours growing up. They found a home in one another, and their appetites—particularly their penchant for wine—led them to Italy. Their wedding story begins 6393 kilometres away in Tuscany, Italy. During the pandemic, Tuscany became their ideal wine pilgrimage—Super Tuscans (that harmonious dance of Merlot, Cabernet Sauvignon and Syrah) lifted their spirits; Sangiovese had their hearts skipping a beat; and Chianti kept the romance pouring on despite chilly locked-in nights. They became smitten with a little-known area called Maremma. Located in a large area in southern Tuscany, it is unique because of the variety of its territory: blue sea, long beaches, black rock, hills covered with woods, marshes, flat lands, green hills and natural thermal baths. Under the Tuscan sun, their Bramasole became Conti di San Bonifacio, a wine resort nestled in magnificent, soft, rolling hills. This venue was crucial in setting the stage for their intimate, romantic and delicious celebration. The wedding ceremony started with a live string quartet performing Viv-
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ichael e Amanda non hanno dovuto cercare in lungo e in largo per trovare un’anima gemella. Infatti sono bastati 500 metri. I due hanno trovato l’amore attraverso un amico comune, e il loro momento da film è arrivato quando hanno scoperto (dopo essersi scambiati gli indirizzi) di essere cresciuti come vicini di casa. Hanno trovato casa l’uno nell’altro, e i loro gusti culinari - in particolare il loro debole per il vino - li hanno condotti in Italia. La loro storia matrimoniale inizia a 6.393 chilometri di distanza in Toscana. Durante la pandemia, la Toscana è diventata il loro onirico pellegrinaggio vinicolo - Super Tuscans (quella danza armoniosa di Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah) ha innalzato i loro spiriti; il Sangiovese ha fatto venire loro le palpitazioni; e il Chianti ha continuato ad alimentare la storia d’amore, nonostante le fredde notti chiusi in casa. Sono rimasti incantati da una poco nota regione chiamata Maremma. Situata in una vasta zona della Toscana meridionale, è unica per la varietà del suo territorio: mare blu, lunghe spiagge, roccia nera, colline ricoperte di foreste, paludi, pianure, colline verdi e bagni termali naturali. Sotto il sole Toscano, il loro Bramasole è diventato il Conti di San Bonifacio, un wine resort nascosto tra magnifiche, soffici, colline ondulate. Questo posto è stato cruciale nella preparazione del loro intimo, romantico e delizioso festeggiamento. La cerimonia nuziale è iniziata con un concerto di un quartetto d’archi ad eseguire la “Primavera” di Vivaldi, che descrive la freschezza e la bellezza del paesaggio. Il vestito
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Photos by Cristiano & Lara – Facibeni Fotografia
aldi’s “Spring”, which described the freshness and beauty of the landscape. Amanda’s dress, inspired by Sylvia’s carefree approach to living in Fellini’s La Dolce Vita was purchased at Galleria della Sposa in Montreal’s Little Italy. It was a nod to effortless Italian style and tied in their connection to the Trevi fountain (where Michael proposed). There were no fountains at the wedding, but certainly a pool into which they all waded by the end of the evening. The floral arrangements of pastel pinks and peach by Kellen of Flowers Design was like something out of Alice & Wonderland and shaped the romantic scene of their banquet table. Amidst the cypresses, guests wined and dined—an exquisite five-course meal that dove deep into the culinary traditions, and the couple’s favorites, of the region. Cinghiale, Bistecca alla Fiorentina, Cinta Senese. Their whimsical wedding arch framed the newlyweds like living art. Together, they toasted to good food, good wine and good company. Hearts and bellies full, they took to the dance floor and swayed to “A Kiss to Build a Dream On” knowing that, just like in the movies, their life together had officially begun. Once a contributor to this magazine, Amanda could not resist a full-circle moment. Panoram Italia helped her connect to her roots and kept her love for Italian lifestyle ever growing. Each issue, in a love letter to all things Italian, she gained insight and knowledge that she now shares lovingly with Michael. Now that’s amore!
di Amanda, ispirato all’approccio spensierato alla vita di Silvia ne La Dolce Vita di Fellini, è stato acquistato alla Galleria della Sposa, nella Little Italy di Montreal. Era un riferimento allo stile semplice italiano e legato alla loro connessione con la Fontana di Trevi (dove Michael ha fatto la proposta di matrimonio). Non c’erano fontane al matrimonio, ma di sicuro una piscina dove tutti si sono tuffati prima della fine della serata. Gli arrangiamenti floreali in colori pastello rosa e pesca preparati da Kellen di Flowers Design sembravano usciti da Alice nel Paese delle Meraviglie e hanno caratterizzato il quadro romantico del loro tavolo nuziale. In mezzo ai cipressi, gli ospiti hanno bevuto e mangiato - un pasto squisito di cinque portate che ha scavato in profondità nelle tradizioni culinarie della regione, le favorite dalla coppia. Cinghiale, Bistecca alla Fiorentina, Cinta Senese. Il loro estroso arco nuziale ha incorniciato gli sposini come opere d’arte viventi. Insieme hanno brindato al buon cibo, buon vino, e buona compagnia. Con i cuori e le pance pieni, sono andati nella pista da ballo e si sono cullati con “A Kiss to Build a Dream On” sapendo che, proprio come nei film, la loro vita insieme era ufficialmente cominciata. In passato collaboratrice di questa rivista, Amanda non ha potuto resistere alla chiusura del cerchio. Panoram Italia l’ha aiutata a collegarsi con le sue radici ed ha fatto continuare a crescere il suo amore per lo stile di vita italiano. Ad ogni uscita, in una lettera d’amore a tutto ciò che fosse italiano, ha acquisito informazioni utili e conoscenze che adesso condivide amorevolmente con Michael. Questo sì che è amore!
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True Love, Molise Style Amore vero, alla molisana
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Belinda & Anthony
with many millennials, Belinda and Anthony swiped right to eventually find their way down an aisle. It started with a date in Montreal’s Little Italy and the rest is history. Both raised by first-generation Italians, sugo, vino, pickled melanzane and dried salsiccia were always part of their family traditions. For them, everything is better when it’s made in Italy; naturally their wedding took on this theme. Set in the province of Campobasso in the mountainous region of Molise in Southern Italy, their wedding vision from the start was rustic, intimate and timeless. Enzo Luongo, a journalist and author of the book Il Molise Non Esiste (Molise Doesn’t Exist), once poked fun at the region’s small size and obscurity. Formed in 1963, it became Italy’s youngest and perhaps least known region. For the couple, this meant their guests would get a unique and a truly authentic Italian experience. This wedding story begins in Guglionesi, where Anthony’s parents own and operate a B&B called Villa Angiolina. The couple was certain, just like they were of one other, that their wedding celebration had to be set in such a charming and intimate family setting. Being a destination wedding, the couple wanted to maximize the time spent with their loved ones. They hosted three events as a part of their festivities: a welcome cocktail at the villa, the wedding ceremony and reception, and a “thank-you” dinner at Agriturismo il Quadrifoglio. Everything chosen had personal significance. When it came to the church, their decision was practically made for them with Chiesa di Sant’Antonio in Guglionesi (Church of Saint Anthony). It is tenderly nicknamed “the jewelry box” because of its small and ornate design. “The universe rewards
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ome nel caso di molti millennials, Belinda e Anthony hanno fatto “swipe” a destra, decidendo quindi di sposarsi. Tutto è cominciato con un appuntamento a Little Italy di Montreal e il resto è storia. Cresciuti entrambi in famiglie di italiani di prima generazione, sugo, vino, melanzane sott’aceto e salsiccia hanno sempre fatto parte della tradizione familiare. Per loro, tutto ciò che è fatto in Italia è migliore; è ovvio che lo stesso è valso per il matrimonio. Ambientato a Campobasso nella regione montuosa del Molise, nell’Italia meridionale, il matrimonio l’hanno da subito immaginato rustico, classico e per pochi intimi. Enzo Luongo, giornalista e autore del libro Il Molise Non Esiste, una volta ha ironizzato sulle dimensioni ridotte e la poca popolarità della regione. Costituita nel 1963, è diventata la regione più giovane e meno nota d’Italia. Per la coppia, ciò significava che gli ospiti avrebbero dunque vissuto un’esperienza italiana unica e verace. La storia di questo matrimonio ha inizio a Guglionesi, dove si trova il B&B Villa Angiolina di proprietà dei genitori di Anthony. La coppia era certa, così come lo erano stati l’uno dell’altro, che il matrimonio andava celebrato in un ambiente familiare tanto affascinante quanto intimo. Trattandosi di un destination wedding, la coppia voleva approfittare al massimo del tempo trascorso con i propri cari. I festeggiamenti si sono svolti in di tre eventi: un cocktail di benvenuto nella villa, la cerimonia nuziale e il ricevimento, e una cena di ringraziamento presso l’agriturismo Il Quadrifoglio. Ogni elemento scelto aveva un significato particolare. Per quanto riguarda la chiesa di Sant’Antonio di Guglionesi praticamente non hanno dovuto scegliere. Viene chiamata affettuosamente “portagioie” per via delle dimensioni ridotte e dello stile ornato. “L’universo premia coloro che hanno fede e pazienza,” ha proclamato Anthony: quel giorno, la bella Belinda era ai suoi occhi il vero tesoro. A proposito di dettagli appositamente scelti, tutti i bouquet, le decorazioni e gli addobbi floreali con-
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those who are faithful and patient,” Anthony proclaimed, and the beautiful Belinda was the true treasure before his eyes that day. Keeping to thoughtful details, every bouquet, decoration and floral arrangement included olive branches because their family produces olive oil. Even the confetti that guests threw at the church exit contained olive leaves. Their bomboniera was, of course, a bottle of their very own house production. The reception was held at Villa Livia Termoli. The menu was fishbased, given the coastal town and Termoli’s abundance of it. Some dishes included local favourites such as monkfish pampanella, seafood risotto with fish carpaccio, tagliolini with monkfish and aspro fish fillet. There was no assigned seating for any of the events, as the pair wanted to keep the vibe very casual and comfortable. During supper, a friend serenaded the happy couple with Frank Sinatra’s “Fly Me to the Moon” and, as their hearts filled with song, it was clear that their adoration of one another, their love, would be true.
tenevano rametti di ulivo in riferimento alla produzione di olio delle rispettive famiglie. Persino i coriandoli che gli ospiti hanno lanciato all’uscita dalla chiesa contenevano foglie di ulivo. La bomboniera era, ovviamente, una bottiglia di olio di loro produzione. Il ricevimento si è tenuto presso Villa Livia a Termoli. Il menù era a base di pesce, considerata l’abbondanza della città costiera di Termoli. Alcuni piatti comprendevano specialità tipiche come “la pampanella” a base di rana pescatrice, un risotto ai frutti di mare con carpaccio di pesce, tagliolini con rana pescatrice e filetto di pesce aspro. I posti non sono stati assegnati in nessuno degli eventi perché la coppia ci teneva a mantenere un’atmosfera rilassata e informale. Durante la cena, un amico ha dedicato la canzone “Fly Me to the Moon” di Frank Sinatra alla coppia felice e, mentre i loro cuori si facevano pervadere dalle note, era chiaro che li univano un’adorazione reciproca e un amore puro.
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Weddings and Anniversaries 2022
Belinda De Luca & Anthony Zara May 22, 2022
Amanda Fulginiti & Michael Pires September 13, 2022
Maryse Gagnon & Daniel Marsillo August 13, 2022
Antonietta Ilana Campellone & Adam Martino September 24, 2022
Sabrina Alberga & Stefano Cimino May 14, 2022
Sabrina Marandola & Gianni Di Paola July 16, 2022
Amy Pietrangelo & Adam Mastroberardino September 10, 2022
Laura Vannelli & Adam Pagani January 12, 2022
Lorena Lazzara & Joseph Morgese October 8, 2022
Daniela Marcogliese-Perez & Davide Etauri August 27, 2022
Stefka Antonov & Giordano Paccione July 28, 2022
Hayley Wilson & Giovanni Spina April 24, 2022
Angela Donald & Paul Martinelli July 16, 2022
Melissa Pagliaro & Massimo Corica September 3, 2022
Emmanuela Tedone & Erick Ampuero July 10, 2022
Alik Garabedian & Fabio Macera September 10, 2022
Salina Brotto & Eric Miron September 10, 2022
Maria Victoria Miles & Anthony Ianovale September 17, 2022
Alessandra Cannito & Michael DiCroce May 28, 2022
Cynthia Moretto & Davide Campellone May 14, 2022
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Matrimoni e Anniversari 2022
Sabrina Polizzi & Christian Dentico September 3, 2022
Teresa Prioriello & Christopher Fiorilli August 27, 2022
Rosemary Iacono & Sébastien Boucher April 30, 2022
Vanessa Lamenta & Ryan Trapid October 15, 2022
Chloe Pasternak & Adam Trapid May 22, 2022
Andrea Angelini & Anthony Iuliani September 17, 2022
Anna Maria Ferrucci & Joseph Christopher Vita August 13, 2022
Jessica Pasquale Renaud & Marc-André Couture August 27, 2022
Karina Salvo Labelle & Jonathan Petraroia September 24, 2022
Erica Lamarre & Kevin Colarusso June 22, 2022
Sandra Mirolla & Christopher Anzovino June 18, 2022
Sofia Mazzamauro & Pietro Di Zanno July 3, 2022
Elisa Campisi & Giuseppe Sicurella September 10, 2022
Olivia Whitford & Matthew Febbraio September 23, 2022
Tanya Shevchenko & Robert Barbiero September 3, 2022
Anne-Marie Di Iulio & Michael Alulio August 20, 2022
Lina & Orazio Civello September 15, 1962 60th anniversary
Angela DiNarzo & Antonio Zara September 3, 1977 45th anniversary
Angela Di Stefano & Michele Campellone August 7, 1982 40th anniversary
Stephanie Novielli Nathan Edgar November 6, 2021 1st anniversary
EVENTS
Romina Monaco Events Editor romina@panoramitalia.com
Bal des Gouverneurs The Italian-Canadian Community Foundation The Italian-Canadian Community Foundation (ICCF) of Montreal celebrated its 35th annual Bal Des Gouverneurs on October 22, raising $310, 000 for various initiatives and charitable organizations in Quebec.w Chaired by Joseph Broccolini and Joe Pannunzio, the evening honoured ICCF Philanthropist of The Year, Giuseppe Borsellino as well as long-time foundation governor, Luigi Liberatore while welcoming new governors to the association. The ICCF was created in 1975 with the goal of raising funds to ensure the continuity and promotion of philanthropic organizations.
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1. Patrice Brisebois, Nadia Saputo, Tom Arseneault, Liliane Lefebvre, Patrice Bourbonnais, Nicole Stojc, Laura Borsellino and Danny Di Schiavi. 2. Joseph Broccolini (ICCF Gala Co-Chair), Luigi Liberatore, Laura Borsellino and Joe Pannunzio (ICCF Gala Co-Chair) 3. Luigi Liberatore, Joseph Broccolini (ICCF Gala Co-Chair), Senator Tony Loffreda and Joe Pannunzio. (ICCF Gala Co-Chair) 4. ICCF Governors: Luigi Liberatore, Lino Santoriello, Joseph Broccolini, Rick Sassano, John Palazzo, Eugenio Mannarino, Lolita Guerrera, Cono Fusco, Paolo Fortugno and Joe Pannunzio
Photos by John Oliveri Photography
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The President’s Gala Celebrating 70 years of CIBPA contributions to the community at-large. Honoured were Woman of the Year award recipient, Lucia Iacovelli, President’s Award recipient, Daniele Zanotti and Robert Iarusci who received the Community Leader award for soccer. A $10,000 donation was also presented to the United Way Greater Toronto.
The CIBPA of Toronto celebrated an incredible seventy-year milestone as an organization and commemorated the special occasion by presenting its 70th annual President’s Gala at the prestigious Omni King Edward Hotel in Toronto. Keeping up with tradition, the age-old gala held October 29 presented awards to Italian Canadians who have made significant
1. Emcees, Angela Marotta and Melissa Marotta-Paolicelli 2. Daniele Zanotti (CEO, United Way Greater Toronto) and John Lettieri (President, CIBPA of Toronto) 3. Gala Co-Chairs, Laura Salvatori and Bob Sacco 4. KPMG, John Lettieri, Mayor Frank Scarpitti and CIBPA of Toronto Past Presidents 5. Lenny Lombardi, Grace Fusillo-Lombardi, Donna Ciccolini and Sam Ciccolini 6. Minister and Member of Parliament, Marco Mendocino and Senator Tony Loffreda
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Heart of Goal The rise of Canadian soccer Soccer enthusiasts are excited for the upcoming new documentary, Heart of Goal: The Rise of Canadian Soccer coming soon to TLN TV. Directed by Nicolas Kleiman and produced by Camila Gonzalez, TLN TV presented the new doc with a private screening October 3 at the Scotiabank Arena in Toronto followed by a Q&A featuring Doneil Henry and Jonathan Osorio from the Canadian Men’s National Team who discussed their journey to the World Cup.
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1. Nick Bontis, Doneil Henry, Camila Gonzalez, Agatha Pezzi, Jonathan Osorio, Nicolas Kleiman, Aldo Di Felice
La Grande Festa
The Italian Chamber of Commerce in Canada-West The Italian Chamber of Commerce in Canada-West (ICCC West) commemorated its 13th anniversary with La Grande Festa – a gala dinner held September 29 in Vancouver with charitable proceeds benefitting Variety, The Children’s Charity. The evening showcased authentic tastes of Italy with Italian food products
and wine from various regions including a silent auction featuring Italian-made items. Since 1992, ICCC West has played a key role in connecting Italian brands and businesses with like-minded Canadian counterparts across Western Canada in order to facilitate trade between both countries.
1. Sonia Del Torto, Stefano Dal Farra (ICCC West), Ilaria Baldan (ICCC West), Abdel Karim Awwad, Elke Porter and Alex Martyniak (ICCC West) 2. Erika Nordio, Ilaria Baldan (ICCC West) and Dennis Innes 3. Ioanna Guaran, Nicola Guaran P.Eng. (ICCC West), Celso A. A. Boscariol (President ICCC West), Pino Bacinello and Kristina Sonney 4. Celso A. A. Boscariol, K.C. (President, ICCC West), Alex Martyniak (ICCC West) and Fabio Messineo, Consul General of Italy in Vancouver
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Community Hearts Gala Hospice Vaughan It was a bittersweet evening as supporters gathered at the Community Hearts gala event in Vaughan raising $275,000 for palliative care. Held October 14 by Hospice Vaughan, the net funds will benefit the 10-bed residential facility and its free services and programs. The special evening also recognized Sam Ciccolini, Mayor Maurizio Bevilacqua and the organization’s Residential Committee for their dedication and advocacy. Since 1995 Hospice Vaughan’s mission has been to transform end-of-life care and provide vital bereavement counselling to those left behind.
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1. Mauro Tatangelo, Mary Grace Tatangelo and Dr. Vincent Maida 2. Louie Chiaino (Gala Chair), Stephanie Karapita (Executive Director, Hospice Vaughan) and Rob Corridore 3. Elvira Caria (Gala Emcee), Iolanda Masci (Founder, Hospice Vaughan) and Tony Monaco (Gala Emcee) 4. Hospice Committee Members: Antonella Carogioiello, Susan Patarino, Maria Tatangelo and Mary Grace Tatangelo 5. Hospice Vaughan Award Recipients Mayor Maurizio Bevilacqua and Sam Ciccolini
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Photos by Luigi Pullano Photography and Valeria Mitsubata Photography
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Barry F. Lorenzetti Foundation Gala Raising funds for mental health 1.
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Raising funds for mental health initiatives was the call of the evening as up to 400 supporters gathered at the fourth annual Barry F. Lorenzetti Foundation Gala. Held October 27 in Montreal, a staggering $600,000 was collected to support the Quebec Veterans Foundation including the Head & Hands organization. The popular and impactful gala with Honorary President, Joseph Broccolini at its helm this year, supports veterans with post-traumatic stress disorder including youth dealing with mental health. 1. Rosa Rizza, Vanessa Pizzi, Katia Piccolino, Giuliana Maglione-Presti and Natasha Gargiulo 2. Frank Calandriello, Vincenzo Guzzo and Ciro Cucciniello (Board Member, Barry F. Lorenzetti Foundation) 3. Sal Parasuco, Darren Carmosino, Nick Tedeschi, Sabino Grassi, Sal Guerrera, Rocco Tassone, Franco Niro, Vince Tassone and Tommy Alberga 4. Front Row: Caroline Ouellette, Cassandra Poudrier, Brittany Kennell, Pauline Kabitsis Back Row: Barry F. Lorenzetti (Founder, Barry F. Lorenzetti Foundation), Dr. Maggie Lorenzetti, Carine-Watier Lorenzetti, Sophie Methot, Justin Lorenzetti (President, Barry F. Lorenzetti Foundation), Mike Dorfman, James Bickerton 5. Front Row: Julie Sbrega, Joe Pannunzio, Antonio Sciascia (President, NCIC Quebec), Lana Sciascia, Belinda De Luca. Back Row: Nick Fiashe, Nancy Forlini, Dany Bessette, Paolo Fortugno, Anthony Zara (Panoram Italia Magazine) 6. Front Row: Alessandro Tirone, Joanna Broccolini, Teresa Broccolini, Danny Fortino. Back Row: Michael Broccolini, Carmela Broccolini, Joseph Broccolini (Honorary President, 4th Annual Barry F. Lorenzetti Foundation Gala) and Bruno Villani
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Photos by John Oliveri Photography
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EVENTS
Ultimate Gala Mackenzie Health Foundation Back for the first time since 2019, the Mackenzie Health Foundation held its Ultimate Gala on November 5 which proved to be a great success as donors, community and health care providers came together to celebrate the achievement of its $250-million Ultimate campaign milestone. The largest fundraising campaign ever undertaken by a community hospital in Canada, the evening also celebrated the 2021 opening of the Cortellucci Vaughan Hospital, the first new hospital to be built in Ontario in more than 30 years. Guests got a special treat this year with a show-stopping performance by Voices Rock Medicine, an allfemale physician choir with appearances on Canada’s Got Talent.
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1. Mark Herson, Justin Bussoli, Alberto Urso (The Tenors) and Peter Cortellucci 2. Moris Pilla (Chair, Mackenzie Health Foundation), Enzo Di Iorio and Michael Cipriani 3. Anna Primucci, Madeline Zito and Lori Primucci 4. Mark Roccatani, Emily Roccatani, Mary D’Orazio and Mario D’Orazio 5. Mario Paura (Vice Chair, Mackenzie Health Foundation) and Silvana Paura 6. Ellen Contardi, Josie Renda and Lucy Anderson (Interim CEO, Mackenzie Health Foundation) 7. Deputy Fire Chief, James Arnold and Deryn Rizzi (Board of Directors, Mackenzie Health)
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Photos by Luigi Pullano Photography
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Auguri Panoram Italia! We are proud to celebrate with you 20 years of showcasing the excellence of the Italian-Canadian community.
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Panoram et moi Par Carole Gagliardi
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ardi 15 octobre 2013 : mon premier jour de travail chez Panoram Italia. J’étais fébrile, et surtout heureuse de me joindre à l’équipe de ce magnifique magazine qui représentait pour moi l’italianité moderne à laquelle je m’identifiais. Tony Zara, l’éditeur, m’avait contactée à deux reprises pour me proposer de me joindre à son équipe. La première fois, je n’avais pas accepté : j’étais encore habitée par un sentiment de responsabilité et d’une certaine culpabilité envers ces gens de la communauté qui nous reprochaient, à mes sœurs et à moi, d’avoir vendu l’entreprise familiale, qu’ils chérissaient profondément. J’avais été éditrice du Corriere Italiano (hebdomadaire de langue italienne fondé par mon père en 1952) pendant une quinzaine d’années. J’ai adoré vivre au rythme de la communauté italienne du Québec, mais il fallait se rendre à l’évidence, l’avenir semblait sombre pour un hebdomadaire dont la seule langue de publication était l’italien. Ce matin-là, donc, alors que j’étais perdue dans mes pensées et mes projets au volant de ma voiture, mon pied pesa un peu trop lourdement sur l’accélérateur… et un policier m’arrêta pour excès de vitesse ! Je suis arrivée en retard, penaude, mais tellement enthousiaste ! J’allais me joindre à Tony, Adam et Anthony Zara ainsi qu’à Gabriel Riel-Salvatore. J’arrivais à la suite du départ du père de ce dernier, Filippo, à qui j’aimerais rendre hommage. Filippo Salvatore est un homme d’une grande
érudition, qui a occupé le poste de journaliste et de rédacteur en chef au magazine et, qui plus est, a été mon professeur d’italien à l’Université McGill. Depuis ce matin-là, je vis des moments formidables auprès d’une équipe jeune, dynamique et cultivée et auprès de vous, mes clients et amis, acteurs essentiels de la vie culturelle, politique, économique et sociale de notre communauté. Vous ne pouvez imaginer combien je me sens privilégiée lors de nos rencontres et de nos entretiens ; vos confidences, votre amitié, votre confiance et votre respect me nourrissent profondément. Comment oublier mon entretien avec Lino Saputo, l’un des plus importants industriels et homme d’affaires d’Amérique, d’envergure mondiale, qui, me dit-il, m’a accordé une entrevue exclusive « parce que c’est toi, Carole », et qui, lorsque je lui ai proposé une lecture avant publication (ce que je ne fais pas d’ordinaire), a ajouté, « je te fais entièrement confiance ». Quelle gratification indimenticabile ! Et puis, ces gens formidables que j’ai croisés et qui m’ont raconté leur passion : la chirurgienne spécialisée en chirurgie cranio-faciale pour enfants, Patrizia Bortoluzzi ; le gentleman – politicien en coulisses – John Parisella ; le sénateur Tony Loffreda ; l’original et very successful homme de cinéma Vincent Guzzo ; le chaotique et excentrique Pierino Di Tonno… Impossible de vous nommer tous, mais sachez que chaque fois, c’est un privilège et un bonheur de parler de vous et de vous donner cette lumière que vous méritez. Ceci n’est pas un adieu, bien au contraire, car malgré les années qui passent, votre contact me permet d’être pertinente et
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engagée et toujours si fière de faire partie de cette formidable culture que m’a léguée mon papa, Alfredo, de ce sang italien qui coule dans mes veines et qui, mêlé à celui, français, de ma mère, Lucille Taillefer, fait de moi un produit de ma génération. Et comme le dit Toto Cotugno dans son grand succès L’Italiano, oui, je suis « un’ Italiana vera », car n’est-ce pas le cœur qui compte avant tout ? Page 36
La Cantina di Sabrina Marandola
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la camera blindata di ogni casa italo-canadese; un rifugio piccolo e buio che custodisce i beni più cari della famiglia, di cui mostra l’impegno e il lavoro artigiano. Se mai doveste essere invitati nella cantina di una famiglia italo-canadese, sentitevene dunque onorati. “Avere e vivere una cantina fa sentire un po’ più italiani,” afferma David Szanto dottore di ricerca di Gastronomia e insegnante all’Università Concordia di Montreal e all’Università delle scienze gastronomiche di Bra, Italia. Dai salumi alla damigiana di vino, ai barattoli di prodotti sott’aceto e di salsa di pomodoro, la cantina è testimonianza della storia di una famiglia, delle sue tradizioni e, soprattutto, della sua identità. “Per quanto riguarda l’identità, il cibo è di cruciale importanza” spiega Szanto. “Per gli italiani in Italia, il luogo in cui vivono, la lingua che parlano e ciò che mangiano è intrinsecamente legato all’identità”. Detto questo, per l’ondata di italiani immigrati in Canada dopo la Seconda guerra mondiale, lasciare l’Italia significava lasci-
arsi alle spalle una parte di ciò che erano. “Il “luogo” non c’era più” spiega Szanto. “La cantina diviene una riproduzione di un luogo antico. È la rappresentazione figurata della patria, nonché il luogo in cui conservare gli alimenti fatti in casa”. Aggiungici il fatto che la maggioranza degli italiani che immigravano, fuggivano dalla povertà e dalla fame. Diventa quindi semplice capire perché il cibo – prepararlo, fare le conserve e metterle da parte – abbia contribuito così tanto a definire lo stile di vita degli italiani in Canada. “La cantina è un rifugio sicuro contro la fame. Rappresenta un surplus,” spiega Szanto, aggiungendo che in patria, molti non sapevano nemmeno da dove sarebbe arrivato il prossimo pasto, o se il raccolto sarebbe andato male. “Per i neoimmigrati, la vita è caotica, nuova, fa paura. Cercano stabilità e la sicurezza di un pasto. La cantina offriva un tipo di sicurezza di cui i neo-immigrati avevano bisogno. Offre un senso di sicurezza emotiva e psicologica”. È per questo che la cantina è un must nelle case di molti immigrati italiani in Canada. Quando gli italiani cominciarono ad arrivare in Canada, si misero immediatamente a coltivare prodotti, a preparare conserve e a fare scorte, mentre nel frattempo lavoravano per crearsi una vista migliore, più ricca e nella quale non avrebbero mai più patito la fame. “Dopo la Prima guerra mondiale, quando gli italiani cominciarono a trasferirsi a Toronto e a Montreal, presero l’abitudine di coltivare orti nei terreni vuoti fuori città” spiega Cedric Capacchione, laureato in geografia. “Si è trattato di una transizione diretta: hanno esportato questi usi e costumi dalle
campagne italiane alla città”. Quando a seguito della Seconda guerra mondiale si registrò la seconda ondata d’immigrazione, ancor più grande, spesso le famiglie compravano le case in società e modificavano gli scantinati, ricavandoci anche una cantina. “Non appena potevano permettersi di comprarsi una casa propria, negli scantinati ci allestivano allora una seconda cucina e le cantine” spiega Capacchione. Allestire una cantina significava alimentare ulteriormente un senso di identità. Questo perché si è ciò che si fa, secondo Szanto. “L’identità si pratica: è ciò che facciamo. Gli italiani si creavano una loro cantina, ci preparavano il cibo che poi avrebbero mangiato. Costruivano e consumavano, per cui la cantina rinforzava doppiamente l’identità. C’è un detto secondo cui “Sei ciò che mangi”. Nel caso specifico, si va oltre: “Sei quello che prepari”. In tutto ciò, nell’usare le cantine per produrre ciò che avrebbero poi mangiato, oltre a rimanere legati a ciò che erano ed alle proprie origini, gli immigrati stavano nel contempo economizzando sulle spese. “Compravano un maiale da cui preparavano da soli gli insaccati. Così facendo, erano in grado di risparmiare tantissimo sul costo della vita. Integravano gli stipendi con l’agricoltura, un’abitudine che riguarda quasi esclusivamente la comunità italiana,” spiega Capacchione, aggiungendo che è l’equivalente di un immigrato che arriva oggi in Canada ed è capace di comprarsi una casa dopo pochi anni, guadagnando il minimo salariale. “Provenendo da una tradizione contadina, consideravano la famiglia un’azienda. La famiglia era infatti vista come un’unità gigantesca”.
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Ancor oggi, molti italo-canadesi possiedono una cantina: hanno cominciato a occuparsi di slow food ancor prima che diventasse un fenomeno del marketing. “Lo slow food si basa sul principio di avere un contatto diretto con il cibo – spiega Szanto – e peraltro ogni famiglia segue ricette e metodi di conservazione propri in cantina”. La cantina è davvero ancora riflesso di un’identità? Le ricette sono cambiate rispetto a quelle della madrepatria, dato che gli immigrati hanno dovuto adattarsi ai prodotti locali canadesi per produrre e fare le conserve. E quelli che la cantina non ce l’hanno? “La cantina sta scomparendo – dice Szanto, aggiungendo che le nuove generazioni sono italocanadesi, non italiane – Sono altri i luoghi in cui l’identità italo-canadese si manifesta”. Indipendentemente dalla sopravvivenza o meno della cantina nelle case dei giovani italo-canadesi, Szanto afferma che resterà per sempre un legame con le proprie radici. “La cantina ci lega alla nostra storia”. Page 68
Les traditions chocolatées de Turin Un héritage sucré né d’un décret royal Par Maureen LittleJohn
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i le chocolat, comme l’a dit le botaniste suédois Carl Linnæus, est une « nourriture des dieux », alors Turin doit être un lieu sacré. Ses cafés historiques richement décorés sont des temples sociaux où l’on peut honorer la fève de cacao et déguster les merveilleux produits qu’on en tire. Débordants de tissus d’ameublement moelleux,
TRADUCTIONS / TRADUZIONI de sculptures complexes et de laiton poli, ils rendent hommage à une culture culinaire consistant à savourer des friandises au chocolat et lancée par la royauté au XVIe siècle. Le chocolat est arrivé dans la région grâce à Emanuele Filiberto I, duc de Savoie de 1553 à 1580. Il avait été capitaine général de l’armée espagnole et avait transféré la capitale de son duché de Chambéry à Turin. « La maison de Savoie était notoirement connue pour son palais très raffiné et son esprit gourmand », explique Cecilia Puca, cofondatrice de I Eat Food Tours (avec son partenaire, le chef Abram Stringa), qui propose des expériences chocolatées guidées dans sa ville natale. Puca note que les experts pensent que Filiberto a reçu du précieux cacao maya de l’empereur romain germanique Charles Quint en cadeau pour la victoire de Saint-Quentin sur les Français. Lorsque les nobles espagnols et français se sont mariés dans la maison de Savoie, ils ont emmené des cuisiniers, des pâtissiers et des courtisans, tous conscients des pouvoirs enivrants du chocolat. Consommé à l’origine sous forme de boisson à base de poudre de cacao mélangée à de l’eau chaude, le chocolat était réservé à la royauté et aux aristocrates. Après un décret de la deuxième reine mère Maria Giovanna Battista en 1678, le grand public a également été autorisé à l’apprécier . Cela a fait de Turin l’une des capitales européennes de la transformation du chocolat jusqu’au XXe siècle. Les chocolatiers de Turin ont été les premiers en Europe à créer le mélange de chocolat chaud finalement connu sous le nom de bavareisa, une combi-
naison de café, de chocolat amer et de lait. Un siècle plus tard, on l’appelait bicerin, du nom du petit verre dans lequel on le servait. « En 1802, les chocolatiers turinois transformaient le chocolat liquide en barres solides plus faciles à conserver grâce à de nouvelles machines hydrauliques qui raffinaient la poudre de cacao et la mélangeaient avec du sucre, de la vanille et de l’eau chaude », explique Silvia Lanza, attachée de presse de Torino Tourism, qui soutient les chocolatiers Maestri del Gusto (maîtres du goût) de la ville. À la fin du XVIIIe siècle, Turin produisait 350 kilos de chocolat par jour et exportait vers l’Allemagne, la France, l’Autriche et la Suisse. Lorsque les guerres napoléoniennes ont imposé des blocus et qu’il y a eu pénurie de cacao sud-américain, un nouveau produit a été inventé, explique Lanza : « Ils ont ajouté au cacao les noisettes les moins chères de la région des Langhe. » En 1865, cette pâte est vendue sous la forme d’un bocconcino ou cicca (un morceau de la taille d’une bouche) conçu par Michèle Prochet et commercialisé par Caffarel-Prochet. En forme de bateau renversé et enveloppé dans du papier d’or, les chocolats ont reçu le nom de giandujotti en 1867 à la suite d’une célébration de carnaval où un acteur déguisé en Gianduja (représentant l’archétype du Piémontais) est tombé amoureux du bonbon et l’a fait connaître à la foule. Au fil des siècles, le rituel de la préparation et du service du chocolat s’est répandu dans les salons des courtisans et dans les opulents cafés et chocolateries du centre-ville. « Beaucoup de ces commerces existent toujours et
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sont maintenant reconnus comme des lieux historiques d’Italie », explique Puca, qui voit à ce que ses clients se rendent dans au moins quelques-uns d’entre eux pour goûter leurs produits. Les cafés attirent les résidents des environs, qui aiment se livrer au rituel séculaire de la Merenda Reale, qui remonte à la fin des années 1600. La douce pause de l’après-midi est l’occasion de servir plusieurs douceurs, telles que des biscuits et des macarons, servis avec un bicerin. « Impossible de quitter Turin sans goûter au fameux bicerin. Il se présente dans un petit verre rond, appelé bicerin en dialecte piémontais. Le verre est rempli d’une couche d’espresso et d’une couche de chocolat chaud et recouvert de mousse de lait », explique Puca. Le chocolat turinois le plus emblématique est le giandujotto. Mais on y trouve aussi d’autres créations, dont des cubes faits de deux couches externes de chocolat gianduja et d’un cœur de noisette fondant en bouche. Sans oublier les cuneesi al rhum, composés de crèmes intenses au rhum en double meringue recouvertes d’une coque de chocolat noir croustillant, originaires de la ville piémontaise de Coni (Cuneo en italien). Turin est aussi la patrie de la pâte à tartiner gianduja, la version artisanale du Nutella. Devant autant de délices comestibles proposés, tout visiteur qui souhaite s’immerger dans la riche culture de Turin doit plonger dans son patrimoine sucré. Comme le souligne Puca : « Le chocolat fait partie intégrante de notre mode de vie. »