Parrocchia di Bovolone www.parrocchiabovolone.it
ita V n°251
APRILE2021 2021 ////APRILE
PARROCCHIALE
// Editoriale
a cura di Don Cristiano
SOGNO UNA NUOVA UMANITÀ È lecito sognare in questi tempi? Qualcuno mi dirà di no. Come si fa a sognare in tempo di Covid? Come si fa a sognare davanti a tante morti? Come si fa a sognare quando i nostri ragazzi sono stati un po’ “spenti” da tutte queste restrizioni? Come si fa a sognare quando la solitudine di molti fratelli e sorelle ha aumentato a dismisura le depressioni?
È
tutto vero. Ma ho una convinzione: non voglio essere un cristiano del venerdì santo, non voglio essere un cristiano fermo al monte Calvario davanti alla Croce di Gesù. Perché se sono cristiano è perché Cristo è risorto dai morti e ha vinto la morte decretando la vittoria definitiva della Vita. Sono nato dalla Risurrezione di Gesù e il battesimo mi ha reso nuova creatura donandomi per grazia la vita di figlio di Dio. E con me sono rinati a vita nuova tutti coloro che sono stati battezzati. Siamo figli della Risurrezione e portiamo dentro di noi una speranza che è anche una convinzione: la morte è stata vinta, la luce della Vita illumina tutto il mondo. Ecco perché posso sognare. Perché per me cristiano la parola “fine” è stata vinta; quel sepolcro è definitivamente vuoto; “non è qui, è Risorto” (Mt 28,6). Papa Francesco più volte in questi mesi ce lo ha ripetuto: da questa pandemia non si ritornerà più come prima. O ne usciremo migliori, o ne usciremo peggiori. E pur con la consapevolezza che ciò che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo sia male, la nostra fede ci chiede di credere alla potenza dell’amore di Dio che tutto sa trasfigurare. Certo, i nostri cari non ritorneranno in vita, ma con
qualche fatica dovuta alla lontananza li abbiamo accompagnati nell’abbraccio di Dio dove tutto vive e anche loro vivono nel per sempre dell’eternità. Forse non avremo più un livello di vita elevato garantito da stipendi fissi, ma questo tempo trascorso in famiglia ci ha riportati all’essenziale e ci ha fatto cogliere che le relazioni affettive sono alla base di tutto. E’ anche vero che la povertà sta aumentando e che l’orizzonte non si presenta sereno, ma questo ci ha fatto sentire parte di una comunità e ha generato un desiderio di condivisione con coloro che hanno meno. Si, il Risorto ci ha aiutati ad accendere qualche piccola fiammella di speranza. E per questo voglio sognare una nuova umanità che nasca proprio dal sepolcro di questa pandemia e che sappia riconoscere gli altri come fratelli e sorelle, che sappia prendersi cura di chi è in fatica, che sappia credere nella forza del mettersi a servizio come Gesù ce lo ha insegnato donando la propria vita anche per coloro che non lo meritano. Sogno un'umanità che riconosca nella famiglia la cellula vitale della comunità, e per questo la difenda sempre e non accetti mai come normale un matrimonio che termina il suo corso
con la separazione. Sogno un’umanità che rispetti la vita in ogni istante e che consideri l’anziano come una risorsa di memoria e di insegnamento per tutti. Sogno un’umanità nella quale la scuola non è solo informazione, ma educazione. Sogno un’umanità dove le differenze di genere sono fonte di ricchezza. Sogno un’umanità in pace, dove la forza del perdono rigenera relazioni, soprattutto familiari. Sogno un’umanità come Dio l’ha pensata, riflesso della sua bellezza, concreatrice di vita. E quanto vorrei che altre persone, cristiani o meno, sognassero con me. Sognare non è forse il primo passo per provare a cambiare il mondo? Se crediamo che Cristo è Risorto allora veramente qualsiasi morte non ci fa più paura, perché tutto può essere trasfigurato dall’amore di Dio. Questo è la verità del Vangelo: non piace anche a te?
2 Vita Parrocchiale 2021
// Anno Giuseppino
ARTICOLI a cura di Micaela Modenese
GIUSEPPE: PAPÀ NELL'OMBRA Prima di ogni definizione San Giuseppe è Padre, chiamato da Dio per custodire ed educare Suo Figlio, e nel suo modo di esercitare questa paternità ci ricorda che siamo tutti ombra dell’unico Padre Celeste.
D
a poco ci siamo lasciati alle spal- Giuseppe era la figura maschile di le marzo, il mese che tradizio- riferimento di Gesù, colui che lo ha nalmente è dedicato a San Giuseppe, educato perché potesse “crescere in nel quale, in suo onore, abbiamo ri- età, sapienza e grazia davanti a Dio e cordato i nostri papà. E proprio dal davanti agli uomini” (Lc 2,52). Come suo essere padre, anzi papà, voglia- ogni bravo papà, Giuseppe trasmette mo cominciare a parlare di Giuseppe. al figlio i valori, la passione per il lavoro, il rispetto per la legge e per le La sua paternità, se pure non biolo- Scritture. E sicuramente non gli faregica, è forse la prima caratteristica mo certo torto se ci permettiamo di che ci viene in mente quando pen- immaginarcelo anche preoccupato siamo a San Giuseppe. Prima dei a volte, magari perfino dubbioso per tanti aggettivi che nel tempo si sono il futuro del figlio e per quel compito aggiunti al suo nome, Dio gli affida il così eccezionale a cui è stato chiacompito di essere padre. Egli infatti mato. Si sarà magari chiesto cosa non ha voluto che suo Figlio nasces- avrebbe potuto mai insegnare a quel se in una famiglia solo per rispetta- figlio, cosa sarebbe stato del suo fure la forma, ma perché Gesù aveva turo o se lui, Giuseppe, sarebbe stato bisogno di una mamma e di papà, all’altezza del compito di educarlo. sia di Maria che di Giuseppe quindi, Chissà quante volte, guardando Gesù per poter adempiere alla missione crescere, avrà cercato in lui le tracce per la quale è venuto nel mondo. dell’uomo che sarebbe diventato. Le
Scrive il cardinal Ravasi in un suo libro dedicato a San Giuseppe: “Se tramite Maria Gesù nasce nel mondo come figlio di Dio, Giuseppe è colui per mezzo del quale Gesù nasce nella storia come figlio di Davide, cioè discendente del famoso re Ebreo, dalla cui linea genealogia si attendeva il Messia” (G. Ravasi, Giuseppe – Il padre di Gesù). Attraverso Giuseppe, quindi, Gesù si iscrive nella storia. Come padre, Giuseppe ha anche il compito di dare un nome al nascituro. Certo, il nome è stato preparato e suggerito da Dio stesso, ma nemmeno questo è un atto puramente formale. Nella Bibbia il nome è il compendio simbolico di una persona, la sua carta d’identità. È il padre che assegna il nome e il non avere il padre, e quindi non avere nome, implicava il non essere riconosciuto. Capiamo allora quanto la presenza di Giuseppe sia stata essenziale per tutto quello che Gesù ha potuto compiere nel mondo.
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preoccupazioni di un papà, in fondo. Papa Francesco lo definisce padre nell’ombra, ossia colui che vive con fedeltà la quotidianità nella casa di Nazareth, custodendo la sua famiglia. Citando il titolo di un romanzo di Jan Dobraczynski, potremo però dire che Giuseppe è l’ombra del padre, ovvero, l’immagine sulla terra del Padre Celeste. Giuseppe è diventato padre assumendosi la responsabilità della vita del figlio, senza però trattenerlo ma introducendolo nell’esperienza della vita rendendolo capace di scelte libere, consapevole anche che “quando il sole si erge allo zenit le ombre scompaiono” (J. Dobraczynsk, L’Ombra del Padre).
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// Donare per ricominciare
a cura di Domenico Rossignoli
IN ASCOLTO DELLA FRAGILITÀ A distanza di un anno ormai dall’avvio delle attività del gruppo, Donare per Ricominciare ha distribuito aiuti per oltre 12.000 euro, potendo contare sulla grandissima generosità della nostra comunità parrocchiale e non solo. Porgere la mano per alleviare la fatica del disagio economico ci ha però anche insegnato poco alla volta a prestare anche “orecchio” alle fragilità. L’aiuto concreto rimane infatti imprescindibile e continuerà ad animare l’attività del gruppo, ma non è sufficiente per accompagnare chi vive una situazione di fatica. Per questo motivo, tra fine febbraio e inizio marzo, proprio a ridosso del nuovo recente periodo di zona rossa, nella nostra parrocchia si è svolto un corso tenuto dalla Caritas Diocesana, dedicato alla formazione di volontari per l’avvio di un Centro di Ascolto. Circa 50 persone della nostra parrocchia hanno partecipato ai tre incontri di formazione, desiderose di comprendere come concretamente mettersi a servizio delle situazioni di fragilità del nostro territorio.
Cos’è il Centro di Ascolto? I Centri di Ascolto sono realtà promosse dalle Parrocchie, in collaborazione con la Caritas Diocesana, all’interno dei quali persone o famiglie in difficoltà possono incontrare dei volontari preparati, in grado di ascoltarle e accompagnarle in un percorso di uscita dalla situazione di fragilità.
Come opera il Centro di Ascolto? Come il nome stesso suggerisce, il Centro fa dell’ascolto il perno della sua attività. Il suo "fare" prevalente è proprio l'ascolto, cuore della relazione di aiuto, dove chi ascolta e chi è ascoltato vengono coinvolti, con ruoli diversi, in un progetto che, ricercando le soluzioni più adeguate, punta a un processo di accompagnamento e alla creazione di una rete di sostegno. Nel Centro di Ascolto i volontari non operano individualmente, ma lavorano in équipe, secondo criteri di intervento omogenei e che coinvolgono relazioni, istituzioni e associazioni del territorio, con l’obiettivo di creare una rete di aiuto adeguata alle esigenze delle persone in difficoltà.
Il Centro di Ascolto della Parrocchia di Bovolone Il corso che si è tenuto nella nostra parrocchia vuole essere il primo passo per la creazione, anche a Bovolone, di una realtà che sappia mettersi in ascolto e in relazione d’aiuto nei confronti delle situazioni di fragilità, affiancandosi alle realtà già presenti e operanti nel nostro territorio. Con il sostegno e la su-
pervisione della Caritas Diocesana, avremo modo di muovere i primi passi per la realizzazione di questo grande progetto di cui ora intravediamo solo il disegno generale, ma che ci auguriamo possa diventare fermento e lievito per una Comunità che fa dell’ascolto il proprio stile. La costituzione del Centro di Ascolto non è immediata, e prevede un processo graduale e progressivo nel tempo, che purtroppo risentirà anche dei rallentamenti e delle difficoltà dettate dalla situazione sanitaria e emergenziale che stiamo vivendo. Ma la scintilla è stata accesa, alimentata dalla spiccata sensibilità che la nostra Comunità ha dimostrato, con la partecipazione così sentita e numerosa a questo corso. Il riscontro così grande e la disponibilità di tanti aspiranti volontari, è segnale che la nostra Comunità è viva e attenta, e desidera mettersi in gioco nella Carità, nell’ascolto, nell’inclusione, nella creazione di relazioni d’aiuto per le tante situazioni che, in questo momento difficile, stanno vivendo nel bisogno. Già da ora, per queste situazioni di fragilità, è attivo il numero di telefono di Donare per RIcominciare: attraverso un messaggio al numero 3496978756, è possibile comunicare richieste di aiuto e accompagnamento. E’ solo l’inizio, ma la grande disponibilità che i volontari hanno comunicato, attraverso la partecipazione al corso, ci fa pensare che è possibile pensare in grande: sognare una comunità che vuole “fare del mondo una casa dove nessuno sia solo, non voluto o escluso” (Papa Francesco).
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ARTICOLI
4 Vita Parrocchiale 2021
// Quaresima
a cura di alcuni adolescenti
DI PASSAGGIO IN PASSAGGIO Nel tempo di Quaresima abbiamo chiesto ad alcuni adolescenti di pensare a cinque semplici parole che potessero indicare un sentimento/emozione/oggetto/desiderio/preoccupazione che stanno vivendo in questi mesi. L’insieme delle parole ci conduce a comporre “PASQUA”, perché infondo la Pasqua è sempre viva nella nostra vita, in ogni passaggio che siamo chiamati a vivere: dal buio alla luce, dalla tristezza alla speranza, dalla paralisi al cammino… grazie ragazzi e ragazze per questa vostra condivisione!
PECCHIO
S
Ho scelto la P, p come quella contenuta nella parola specchio. Sembrerà ambiguo, ma in questo periodo ci siamo un po’ dimenticati come siamo, tra mascherine e lock-down. Ho visto persone felici diventare tristi, ho visto diventare negativi coloro che non lo sarebbero stati mai e ho dovuto dare un saluto a persone che erano le prime a darmelo al mattino. Tutto questo rimanere chiusi, incatenati, ci ha fatto però riflettere su noi stessi, su come siamo, su ciò che vogliamo fare e sulla nostra vita in generale. Ormai un altro fattore che ci ha influenzato, anche negativamente sono i social, in cui puoi nasconderti dietro a dei filtri, mostrare una vita bellissima che però non fai, e puoi addirittura essere preso di mira da persone sconosciute che sfogano la loro rabbia o stress su di te, solo perché avevi voglia di pubblicare una foto o esprimere un pensiero. Allora ti dico: “Per favore non dar peso a quello, non dar peso al messaggio di uno che nemmeno ti conosce e non dare peso a chi dice che non vai bene, anche perché se spegni il telefono torni nella vita reale, circondato da persone che ti vogliono bene e vivono per te”. Fai uno sforzo ogni tanto, guardati allo specchio e ricordati chi sei, dove sei e perché sei lì, fai un bel respiro e torna a dare il meglio di te!
AMICI
Ho scelto questa parola perché gli amici sono le persone di cui ci si può fidare, a cui si può dire tutto, che ci sono sempre nel momento del bisogno. In questo periodo abbiamo capito chi sono e chi si preoccupa per noi, chi non ci abbandona anche senza vederci dal vivo, ma ci pensa sempre e ci custodisce nel suo cuore
SPOTIFY È una piattaforma di streaming musicale ed ho scelto questa parola perché rappresenta una delle poche cose che mi ha fatto passare questo periodo difficile con un briciolo di serenità. Il mio tempo su Spotify è aumentato a circa 2 ore e passa di ascolto giornaliero. La musica riesce sempre a farmi vedere il lato positivo di ogni cosa; ogni melodia, rima, parola, ritornello o strofa che sia, mi ha fatto viaggiare per un attimo in un mondo diverso dal nostro, permettendomi di staccare. La musica fungeva e funge tuttora da rifugio, mi aiuta ad incanalare le emozioni ed a gestirle, mi fa comprendere che non sono da solo; mi ritrovo spesso infatti in alcuni testi, percepisco le emozioni in modo diretto e chiaro, creando una sorta di legame con l’artista che ascolto. La musica è veramente una magia e rappresenta per me il sollievo durante questo periodo, ed in generale, nella vita.
QUADRA
S
Credo che questo periodo ci abbia insegnato il vero significato di questa parola: un insieme di persone diverse le une dalle altre, che però si uniscono per raggiungere un obiettivo comune. Dobbiamo ricordarci sempre che non siamo soli, ma una comunità che se unita può fare grandi cose, anche inimmaginabili.
UTER
COMP
Questo oggetto, purtroppo, lo utilizziamo tutti i giorni, dal mattino per fare le video-lezioni, al pomeriggio per vedere i compiti su classroom, alla sera per parlare con gli amici o guardare film; ormai è diventato quasi una parte di noi, sia in modo positivo che negativo. In modo positivo perché è un grande vantaggio saper utilizzare bene la tecnologia; in modo negativo perché ne siamo dipendenti. Una sera, quando Instagram e whatsapp non funzionavano, molti sono impazziti o si sono innervositi. In tanti buttano via ore e ore questi aggeggi, quindi durante questa quaresima mi pongo un obiettivo: utilizzare il telefono meno di 1 ora e mezza al giorno così da migliorare i rapporti con amici e famiglia e uscire di più, quando si può, rilassare la mente e migliorare anche un po’ me stesso.
A
SPERANZ
La speranza è un’alleata molto potente. Ci dà, soprattutto in questo periodo, un motivo per continuare a combattere, per andare avanti nonostante le difficoltà. La possibilità di credere in qualcosa o in qualcuno, di sperare, ci permette di affrontare ciò che ci accade con un diverso approccio, ci permette di vedere il mondo con altri occhi. La fede è speranza! Perché avremo sempre la certezza che ci sia sempre qualcuno che in un modo o nell’altro ci aiuterà, anche se non sempre come e quando ce lo aspettiamo. www.parrocchiabovolone.it
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// Scout
a cura di un gruppo Scout
LA GUIDA E LO SCOUT SONO LEALI Che cosa dice oggi a noi questo secondo articolo della Legge scout? Certamente vi è una grande differenza fra il significato della lealtà per l’adolescente e per la persona adulta
P
er l’adolescente, lealtà significa soprattutto dire la verità, non ingannare i genitori, i professori, i capi. La “parola di scout” è divenuta un’espressione comune, sia fra gli scout stessi, sia fra gli scout e il resto del mondo; non solo durante le attività associative ma anche nei rapporti familiari, scolastici, sportivi. Ma quale è l’atteggiamento dell’adulto nei riguardi della lealtà? La persona adulta sa per sua esperienza che nei rapporti fra gli uomini questo valore non ha molto seguito. Basta guardare, ad esempio, al settore degli affari. La sfiducia fra produttore e commerciante, fra commerciante e consumatore, è norma abituale. Sappiamo tutti la diffidenza che bisogna avere in occasione di incidenti, o di fronte alle “offerte speciali”, alle cosiddette occasioni. L’insegnante che si esime dagli esami di stato, l’impiegato che prolunga le ferie inviando un compiacente certificato medico, il funzionario che sfrutta la fiducia dello Stato per esentarsi dall’assumersi le responsabilità del proprio lavoro, l’inquilino che occupa l’appartamento senza pagare l’affitto, il venditore che riesce a vendere un prodotto scadente... sono tutti esempi di qualcuno che, come si diceva anni fa, riesce a “fare fesso” il prossimo. Ci sarebbe poi un lungo discorso da fare sul fisco e sulla lealtà fra cittadino e Stato, reciprocamente. La persona adulta, vista la complessità degli ambienti in cui si muove, si trova in una situazione di incertezza. Ritiene lealtà e onestà valori sacri ma allo stesso tempo, in certe occasioni, sia più utile e opportuno rinunciare alle proprie idee, adeguandosi all’ambiente e alle sue regole di comportamento proprio per non “passare per fesso”. E’ proprio qui che l’adulto scout si distingue: la consuetudine alla lealtà, la ricerca della verità negli atti quotidiani, sul lavoro, in famiglia, in politica, nei rapporti sociali,
anche a rischio di sembrare stupidi agli occhi dell’opinione pubblica, dei colleghi, a volte dei familiari. Tutto questo richiede coraggio: nella misura in cui io rinuncio alla lealtà nel mio comportamento, rinuncio a una parte della mia libertà personale, sacrifico la mia libertà alle regole del mondo. Verità e libertà in fondo sono la stessa cosa. C’è però una circostanza in cui non possiamo avere esitazione a dire la verità, tutta la verità a riguardo di noi stessi: ed è davanti a Dio, ed al sacerdote
che lo rappresenta nel sacramento della Riconciliazione. In questa occasione la menzogna o la reticenza significa contraddire la parola di Dio che Egli ha espresso in Cristo: “Chi è bugiardo, se non colui che nega che Gesù è il Cristo?” ( I Giov 2,22 ). E’ anzitutto davanti a Dio che l’adulto deve imparare a dire la verità.
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15-19 MARZO 2021
ESERCIZI SPIRITUALI PARROCCHIALI: UN CUORE DI PADRE
I
n occasione dell’anno dedicato a San Giuseppe, patrono della nostra comunità, gli Esercizi Spirituali parrocchiali sono stati incentrati sulla sua figura, seguendo il profilo che ne ha tracciato papa Francesco nella sua lettera Patris corde. Guardiamo al cammino che come comunità abbiamo vissuto dando spazio ad alcune risonanze e alle parole che ci ha consegnato il nostro Vescovo Giuseppe nella messa a conclusione degli Esercizi.
GIUSEPPE, PADRE NELLA TENEREZZA
È
la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. Giuseppe ci insegna che avere fede in Dio comprende il credere che Egli può operare, anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. Ci insegna che in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande.
GIUSEPPE, PADRE NELL’OBBEDIENZA
I
n ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo “fiat”, come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani. Nel nascondimento di Nazareth, alla scuola di Giuseppe, Gesù imparò a fare la volontà del Padre. Tale volontà divenne suo cibo quotidiano.
GIUSEPPE, PADRE NELL’ACCOGLIENZA
T
ante volte, nella nostra vita, accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi
misterioso, egli lo accoglie, se inizi della storia della redenzione. ne assume la responsabilità e si Egli è il vero “miracolo” con cui riconcilia con la propria storia. Dio salva il bambino e sua madre. Il cielo interviene fidandosi del GIUSEPPE, PADRE DAL COcoraggio creativo di quest’uomo.
RAGGIO CREATIVO
D
io interviene nella storia per mezzo di eventi e persone. Giuseppe è l’uomo mediante il quale Dio si prende cura degli
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ESERCIZI SPIRITUALI PARROCCHIALI: RISONANZE DAGLI ESERCIZI
👪 Percorso Adulti FRANCESCO Quello degli esercizi spirituali è stato per me un tempo prezioso, un tempo di grazia in cui mi sono messo a confronto ogni giorno con una Parola che il Signore aveva preparato per me. In questo tempo speciale, ho avuto l’opportunità di stare con la Parola, di meditarla, approfondirla ma soprattutto di lasciare che essa parlasse alla mia vita. Ma cosa vuol dire stare con la Parola? Per me significa dedicarle tempo, attenzione e ascolto, così come si farebbe quando si sta con una persona a cui vogliamo bene e, nel periodo degli esercizi, questa persona che voleva parlarmi era proprio Gesù. Attraverso la figura di San Giuseppe, il Signore mi ha mostrato la tenerezza, l’obbedienza, l’accoglienza e il coraggio creativo di un Padre che mi ama personalmente e infinitamente.
DESIRÈE Tenere tra le mani la Parola, guardarla, leggerla, meditarla con metodo e regolarità ha trasformato la mia preghiera, il mio cammino e il rapporto con Dio. C’è un modo di mettersi in dialogo e di stare in una relazione vera con Dio che inizia solo se siamo disponibili a cambiare postura: passare dal farsi bastare l’ascolto di commenti e meditazioni sulla Parola fatte da altri, al decidersi di prendere in mano la Parola. Quando ci sei tu davanti alla Parola di Dio, cominci a far tacere le immagini ideali con cui confronti la tua vita per fare spazio all’unico cammino che puoi costruire insieme al Padre, perché quella Parola che sta parlando solo a te comincia a farti conoscere te stesso e smuove quello che ti manca per essere davvero te stesso. Stare con la Parola è allora vedere insieme a Dio dove, come e con chi camminare.
MATTEO In questa settimana ho avuto l’opportunità di vivere l’esperienza degli esercizi spirituali e devo dire che per me è stata una vera e propria boccata d’ossigeno. Questi esercizi mi hanno permesso di prendermi uno spazio all’interno della mia quotidianità fatta di mille cose da fare e mi hanno permesso di lasciare per un attimo da parte tutte le parole che durante la giornata sento per potermi concentrare sulla Sua Parola. È stato molto prezioso sia ascoltare le riflessioni dei sacerdoti sia meditarla con l’adorazione. Stare sulla Parola in questo modo mi fatto pensare a quanto questa si rivolga alla mia vita e a quanto mi fa stare bene sapere che il Signore si metta in relazione ogni giorno con me attraverso Lei.
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ESERCIZI SPIRITUALI PARROCCHIALI: OMELIA DEL VESCOVO ZENTI NELLA S.MESSA A CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI
C
ari fratelli e sorelle, ogni tanto vale la pena sostare e meditare anche figure che, apparentemente, sembrano essere secondarie. Giuseppe non viene mai messo in primo piano, è sempre dietro le quinte, eppure la sua importanza è notevole. Quando noi potremo dire che stiamo imitando le virtù principali di Giuseppe, allora saremmo già arrivati parecchio avanti nella via della santità. [...] Riassumendo alcuni aspetti principali tra quelli che avete sentito in queste serate, a me pare che Giuseppe sia prima di tutto un uomo di fede perché si fida di Dio, come Maria. Sono due sposi che si completano l’uno con l'altro nel fondamento delle medesime virtù: la fede di Maria e la fede di Giuseppe. Quella di Giuseppe è una fede da “Sì”, sempre. Non aveva capito nulla della maternità Divina, stava ragionando dentro di sé quando l'Angelo gli disse: “Non aver paura di prendere con te Maria tua sposa perché ciò che è generato in lei è opera dello Spirito Santo”. Giuseppe fece come l'Angelo gli aveva detto. La sua fede grandissima non ha detto sì, ha fatto. Giuseppe è un uomo di parola, attraverso i gesti e non con le parole. Sono la vita concreta e l'agire a dire ciò che sei dentro, e Giuseppe è un grande grande uomo di fede. In secondo luogo, Giuseppe è una persona che sa stare al suo giusto posto, cosa non facile ovviamente. È un posto delicatissimo, indispensabile addirittura perché Gesù potesse fare poi l'annunciatore del Regno. [...] Nella difficoltà non è facile essere contenti del posto che uno ha, senza sognare ciò che non può avere magari invidiando altre situazioni. Se il Signore ti ha affidato quel compito portalo a compimento perché questa è la volontà di Dio. Terzo, Giuseppe è una persona la-
boriosa, artigiano come tanti di voi. Voi conoscete l'arte dell'artigianato dove non tutto viene fatto in serie, dove viene espressa anche un po' della fantasia, del genio creativo. E questo l'ha fatto per mantenere la sua famiglia. Io penso a quei papà che al giorno d'oggi non sono in grado di mantenere la propria famiglia perché licenziati, perché disoccupati. Che umiliazione per un uomo non essere più in grado di mantenere la famiglia. Giuseppe è un uomo laborioso in un tempo diverso dal nostro ovviamente, e ha coinvolto Gesù. È stato suo educatore da padre, e questa non è una qualità da poco. Giuseppe ha insegnato a Gesù come comportarsi e ad apprendere un mestiere. Anche dal punto di vista umano
Gesù è stato educato da Giuseppe per un verso, da Maria per l'altro verso. Cioè lui ha ricevuto dal punto di vista umano - ripeto - una formazione completa, al punto che il Concilio Vaticano II definisce Gesù “l'uomo perfetto” (GS 22) grazie a due grandi educatori, eccelsi educatori: Giuseppe e Maria. Giuseppe è anche un uomo straordinario perché concentra la sua attenzione, insieme con Maria, su Gesù. Maria e Giuseppe non sono hanno vissuto come coniugi, ma come sposi. La parola sposi vuol dire essere la risposta l’uno all'altra. Maria e Giuseppe hanno concentrato la loro attenzione e le loro premure su Gesù, e hanno espresso il meglio della propria personalità a favore di Gesù, amandosi tra di loro
in un modo divino. [...] Da questo punto di vista mi pare che la festa di San Giuseppe ci indichi anche l'importanza, all’interno della famiglia, di concentrare l'attenzione di tutti su Gesù. Non è una educazione generica, ma l'educazione a guardare a Gesù come al proprio modello di vita, su cui formare le proprie virtù, tutte. E quanto più, anche nella catechesi, riusciremo a convincere i ragazzi attraverso i genitori che ci credono, che Gesù è il punto focale della casa tanto più noi avremo la garanzia che anche in futuro avremo delle famiglie sane, sante. Questo lo dico a voi cari fratelli e sorelle, ma so che siete non meno convinti di me di mettere Gesù al centro della propria vita di famiglia, perché lui sarà colui che vi fa superare tante prove, come anche Maria e Giuseppe hanno avuto. Pensiamo a quando Gesù dodicenne si è smarrito nel tempio e i suoi genitori si sono preoccupati: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io ti abbiamo cercato tre giorni angosciati”; e la risposta di Gesù: “Ma non sapevate che io ho una missione da compiere?”. Questa missione vuol dire essere totalmente dedito al regno di Dio, all'affare di Dio. Non ci hanno capito nulla, dice il testo di Luca, hanno avuto anche loro momenti di confusione, di buio. Eppure hanno avuto la forza di guidare la propria famiglia. Maria la chiamiamo la madre della Chiesa, così la Dottrina della Chiesa ci insegna, e per fortuna 150 anni fa Papa Pio IX ha dichiarato San Giuseppe patrono della Chiesa Universale, potremmo dire “padre della Chiesa” in qualche modo. La vostra chiesa è dedicata a questo santo, sia un impegno singolare da parte di tutta la parrocchia a imitare le virtù principali di Giuseppe. + Giuseppe Zenti
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// Sabati della Parola
a cura di Michela e Mattia
LA PAROLA E I GIOVANI In occasione dei tempi forti dell’avvento e della quaresima ci siamo chiesti quale cammino potesse essere fecondo per i giovani della nostra comunità. È nata così l’idea di dedicare del tempo per l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio. In questi incontri siamo stati accompagnati da un tempo di introduzione al brano biblico, a cui seguiva un tempo disteso per il dialogo personale con il testo. Si concludeva sempre con tre consigli spirituali molto concreti legati al tema scelto per quel giorno. Diamo spazio alle risonanze di due giovani, Mattia e Michela. DIALOGARE IN SILENZIO E STARE IN LA SUA PAROLA PRONUNCIATA PER RELAZIONE ME Per un giovane, ascoltare e aspettare Quasi per caso ho partecipato dusono forse le cose più difficili. Vor- rante i sabati di Quaresima ad una remmo avere tutto subito, certezze, serie di incontri, rivolti ai giovani, risposte immediate, ma invece la Pa- incentrati sulla lettura e meditarola ci chiede silenzio, attesa, dialogo. zione di alcuni brani del Vangelo.
D
edicare tempo alla Parola significa prepararsi, scegliere il posto giusto e fare silenzio. Ciò non significa solo non parlare, non chiedere, ma è soprattutto fare spazio all’altra persona che vuole dialogare con noi. Vuol dire staccare dalle cose della vita di tutti i giorni, e se abbiamo preoccupazioni o scelte da compiere, affidargliele. Ma lì sta a Dio parlare e la Parola è il suo mezzo per raggiungerci, per aprire un varco e dialogare con noi. Non è facile leggere un brano: alcuni li conosciamo, altri sembra che non abbiano nulla da dirci, ma meditandoli aprono mille porte. Bisogna prestare attenzione a non far dire al brano ciò che vogliamo sentirci dire: la Bibbia non è il grande libro delle risposte, ma dobbiamo lasciar fare a Dio, dobbiamo imparare ad ascoltarlo e a lasciarci guidare. Solitamente, durante la meditazione, sembra di avere delle intuizioni, dei colpi di genio, ma è immediato anche riconoscere che non vengono da me, ma Lui. A volte si conclude la meditazione con la matassa sbrogliata, altre volte il brano ci tocca così a fondo che ci sentiamo anche fisicamente ingarbugliati. Per un giovane stare sulla Parola vuol dire capire che c’è il momento adatto ad ogni cosa, e che ogni cosa ha un fine. Stare sulla Parola ci aiuta a ricordare che siamo dentro ad una promessa d’amore e di salvezza che Dio ci dona, che siamo destinati al Paradiso, che non è un luogo lontano o futuro, ma che è il vivere in relazione con Dio. MICHELA
zienza. Si, perché stiamo parlando di una Parola viva, ed in quanto tale, non necessariamente raggiunge il cuore di chi legge nell’immediato. Ha un suo cammino da percorrere prima di arrivare alla meta. Se quotidianamente decidiamo di lasciargli la porta aperta, allora la giusta intui sono reso conto, al termine di izione non tarderà ad arrivare…maquesto cammino, che lo scopo gari ci raggiungerà sotto una forma degli incontri non era solo leggere che non ci aspettiamo, ma arriverà. eventi accaduti a persone vissute E con voi, cari lettori, vorrei condimolti secoli fa ed ascoltare la solita videre l’aspetto che più mi ha fatto catechesi. Lo scopo era un altro, più riflettere e che dovrebbe attirare l’atprofondo. Per poter entrare in re- tenzione. Ciò che è stato scritto nei lazione con Gesù, ciascuno di noi Vangeli nasconde in realtà un signideve imparare a fare una cosa fon- ficato più profondo che, se ricercato, damentale… Silenzio. In un mondo ci permette di comprendere meglio pieno di rumori dove soprattutto quanto gli eventi narrati siano così i giovani si trovano disorientati e moderni e ricorrenti anche ai nospesso attratti da suggestioni noci- stri giorni. Ho compreso che Gesù ve, fare silenzio ci insegna ad essere ha il Suo stile, e che le parole da Lui umili e ci ricorda che a parlare non pronunciate alla gente di quel temsono io e non siamo noi, ma è Gesù. po, raggiungono in realtà anche noi. MATTIA Ma non basta fare silenzio. Bisogna unire anche un’altra dote: la pa-
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ARTICOLI
10 Vita Parrocchiale 2021
// Rubrica
la voce di papa francesco
a cura di Angiolina Pasini
Cari fratelli e sorelle!Il pensiero va in particolare a quanti, in tutto il mondo, patiscono gli effetti della pandemia del coronavirus. A tutti, specialmente ai più poveri ed emarginati.
I
l tema di questa Giornata si ispira al brano evangelico in cui Gesù critica l’ipocrisia di coloro che dicono ma non fanno (cfr Mt 23,1-12). Il rischio è grave; per questo Gesù afferma: «Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli» Nessuno è immune dal male dell’ipocrisia. Davanti alla condizione di bisogno del fratello e della sorella, Gesù propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio (cfr Lc 10,30-35). L’esperienza della malattia ci fa sentire la nostra vulnerabilità e il bisogno innato dell’altro. Sperimentiamo la nostra dipendenza da Dio. Quando siamo malati, infatti, l’incertezza, il timore, a volte lo sgomento pervadono la mente e il cuore. La nostra salute non dipende dalle nostre capacità o dal nostro “affannarci” (cfr Mt 6,27). La malattia impone una domanda di senso, che nella fede si rivolge a Dio.
// Rubrica
Gli stessi amici e parenti non sempre sono in grado di aiutarci in questa faticosa ricerca. Emblematica è, al riguardo, la figura biblica di Giobbe. La moglie e gli amici non riescono ad accompagnarlo nella sua sventura. Proprio attraverso questa estrema fragilità, scegliendo la via della sincerità verso Dio e verso gli altri, egli fa giungere il suo grido insistente a Dio, il quale alla fine gli conferma che la sua sofferenza non è una punizione o un castigo, non è nemme-
no uno stato di lontananza da Dio o un segno della sua indifferenza. Così, dal cuore ferito e risanato di Giobbe, sgorga quella vibrante e commossa dichiarazione al Signore: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5) Papa Francesco, 10 febbraio 2021
a cura di Rita Rossato
Rita Ti consiglia un libro
// Titolo:
Quaranta giorni
U
n romanzo storico, come piace a me. Un uomo che, apparso dal mistero, ha percorso la Galilea, predicando e guarendo ciechi e lebbrosi, ha resuscitato un morto e poi è stato condannato alla crocifissione.
Valerio Massimo Manfredi ci regala con questo libro un'opera serrata e visionaria, come sempre rigorosa (da archeologo qual è) nella ricostruzione del contesto storico e letteralmente stupefacente nella costruzione narrativa. Ci restituisce così la grande storia del miracolo della Risurrezione e dei primi giorni del Cristianesimo, i primi Quaranta giorni" ( dalla Risurrezione all'Ascensione) come mai era stato fatto. Buona lettura come sempre! RR Disponibile presso la libreria parrocchiale
www.parrocchiabovolone.it
Vita Parrocchiale 2018
INFORMAZIONI 11
Liturgia delle domeniche di Aprile e Maggio
Sante Messe Vespertina del Sabato sera:
Giovedì 1 aprile
Giovedì Santo- Cena del Signore Esodo 12,1-8.11-14; Salmo 115; 1Corinzi 11,23–26; Giovanni 13,1-15
18:30
Venerdì 2 apirle
Venerdì Santo- Passione del Signore Isaia 52,13 - 53,12; Salmo 30; Ebrei 4,14-16; 5,7-9; Giovanni 18, 1– 19,42
7:30 - 19:00
Sabato 3 aprile
Sabato Santo
Domenica 4 aprile
Pasqua di Risurrezione Atti 10,34a.37-43; Salmo 117; Colossesi 3,1-4; Giovanni 20,1-9
Domenica 11 aprile
Domenica della Divina Misericordia Atti 4,32-35; Salmo 117; 1Giovanni 5,1-6; Giovanni 20,19-31
Domenica 18 aprile
III domenica di Pasqua Atti 3,13-15.17-19; Salmo 4; 1Giovanni 2,1-5a; Luca 24,35-48
Domenica 25 aprile
IV domenica di Pasqua Atti 4,8-12; Salmo 117; 1Giovanni 3,1-2 Giovanni 10,11-18
Sabato 1 maggio
San Giuseppe Lavoratore, protettore degli artigiani
Domenica 2 maggio
V domenica di Pasqua Atti 9,26-31; Salmo 21; 1Giovanni 3,18-24 Giovanni 15,1-8
Domenica 9 maggio
VI domenica di Pasqua Atti 10,25-26.34-35.44-48; Salmo 97; 1Giovanni 4,7-10; Giovanni 15,9-17
Giovedì 13 maggio
Beata Vergine Maria di Fatima Anniversario del voto alla Madonna di Fatima
Domenica 16 maggio
Ascensione del Signore Atti 1,1-11; Salmo 46; Efesini 4,1-13; Marco 16,15-20
Domenica 23 maggio
Pentecoste At 2,1-11; Salmo 103; Galati 5,16-25; Giovanni 15,26-27; 16,12-15
Festive:
7:30-9:00-10:15-11:30 - 18:30
Feriali:
Libreria parrocchiale Lunedì: 9:30 - 11:30; Martedì: 9:30 - 11:30; 15:30 - 18:00 Mercoledì: 9:30 - 11:30; 16;00-18:00 Giovedì: 9:30 - 11:30; 15:30 - 18:00 Venerdì: 9:30 - 11:30; Sabato: 9:30 - 11:30; Domenica: 9:00 - 11:30;
Confessioni I nostri sacerdoti sono presenti nei seguenti giorni: Martedì: dalle 16:00 alle 19:00 Mercoledì: dalle 16:00 alle 19:00 Giovedì: dalle 16:00 alle 19.00 Venerdì: dalle 10:00 alle 12:30 Sabato: dalle 16:00 alle 18:30
Redazione Giovani per la Comunicazione: Andrea Castellini, Chiara Merlin, Edoardo Ghidetti, Sirio Bedoni, Elena Segala, Enrico Vincenzi, Federico Bertoni, Francesca Padoanello, Micaela Modenese Grafica e impaginazione: Bordoni Edoardo (edoardo.bor@gmail.com) Merlin Chiara (chiaramerlin98@gmail.com) Collaboratori: Rita Rossato, Angiolina Pasini.
Contatti Telefono:
045 7100063 Indirizzo:
// Info Adorazione
Adorazione Eucaristica in Chiesa L'adorazione Eucaristica verrà svolta tutti i giorni in Chiesa dalle 8:00 alle 21:45. Alle 8:00 verranno celebrate le Lodi. Durante le riunioni in Chiesa, l'adorazione verrà spostata sull'altare della Madonna.
Via Carlo Alberto, 2 Bovolone VR E-mail:
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Defunti TARROCCO ANTONIO di anni 81 CARMAGNANI RENATO di anni 80 ZEVIANI FRANCESCO di anni 84 ZUCCATO GELMINA di anni 85 BELLANI MARCO di anni 57 ZERBINI ROBERTO di anni 52 BRESSAN MIRANDA di anni 79 BRANDOLI ROMANO di anni 82 LOVATO SERAFINO di anni 86 GUGOLE GIORGIO di anni 75 RAMBALDELLI MARIA di anni 89 VALENTE ELIO di anni 86 BERNI MARIO LIBERALE GIUSEPPE di anni 76 OCEANO LUDOVICO di anni 90 ROSSIGNOLI PIETRO di anni 85 GOTTARDI ANNUNCIATA di anni 90 NASO ROSARIO di anni 70 CHIARAMONTE SEVERINA di anni 87 FADINI ROMANO PIETRO di anni 83
BORGHESANI ORAZIO FRANCESCO di anni 67 RODEGHER WANDA di anni 97
Battesimi BONFANTE MIA di Luca e Zaffani Lisa BUFFO LEONARDO di Alessandro e Lucerini Eleonora ONGARO AURORA di Emiliano e Spinelli Catia
Buon 90° compleanno Arrigo Soave
Raccolta Alimentare per la Piccola Fraternità Anagrafe parrocchiale Aggiornata al 21 marzo Sede Amministrativa: Via Roma, 2 - Bovolone (Vr) Sito Web: www.bancaveronese.it Telefono: 045 6992211 Fax: 045 6901023 Email: info@bancaveronese.it