aprile | maggio 2016
Start, si Party! Complice anche la primavera con i suoi colori vivaci, gli alberi in fiore, la luce e l’aria tiepida e dolce che la accompagna, ad aumentare la voglia di muoversi, uscire e partire! Un viaggio che vogliamo fare insieme a voi, con queste pagine che sono un punto di incontro e teca di eventi per assaporare l’artmosfera glamour che si vive in città. Un viaggio tra gli store più in, i party più esclusivi, i trend del momento. Tutto quello che c’è da vedere, toccare, sentire, assaggiare, per stimolare le nostre passioni viene fotografato e raccontato qui su questa carta. Artisti dell’obiettivo e del disegno hanno un posto speciale, così come personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, dello sport con un occhio particolare a tutto ciò che è partenopeo. Quello che ci appartiene trova in Party Magazine il suo spazio, la sua vetrina. Quartiere per quartiere, Napoli è qui con i suoi colori, le sue sfumature e la sua gente. E tu ci sei? Lula Carratelli
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party magazine
C&C Photo
Via Filangieri 19 - telefono 081.4104503 - www.cikorefice.it
©carmine luino
editore Lula Carratelli lulacarratelli@partymagazine.it direttore responsabile Mimmo Carratelli direttore editoriale Federica Riccio art director Carmine Luino fotografie Romolo Pizi editing e revisione testi Matilde Rocca
LE BELLE FIRME DI PARTY MAGAZINE Lettera 22 e Notebook, macchina fotografica e matita digitale. Raccontano la città, napoletani irripetibili come Mimmo Carratelli e Luigi Necco, giornalisti e fotografi ambiziosi che la vivono di giorno e di notte, illustratori e designer eleganti che la disegnano e dipingono. Dal suono dei tasti della macchina da scrivere a quello della tastiera del pc, dalla carta al touch, al click della macchina fotografica: gli articoli e le rubriche descrivono tutto ciò che rende la città così attraente. Carratelli e Necco, maestri del giornalismo italiano, si sfidano a singolar tenzone su San Gennaro e Maradona, scudetti vinti e perduti, sulla storia di Napoli e dei suoi sindaci, su capi di stato che hanno conosciuto, su Olimpiadi e Mondiali a cui hanno assistito. Giornalisti e fotografi raffinati raccontano gli eventi e i party glamour, le mostre d’arte, gli store e i locali del momento, la moda, i gioielli, l’artigianato e l’impresa made Naples. Strizzano l’occhio ai social e alla tecnologia che ogni giorno cambia le nostre abitudini. Curano rubriche su design, bon ton, bellezza e benessere, animali, moda baby, serie tv, fumetti, cinema e musica. Noti illustratori e designer realizzano la copertina di Party Magazine e le immagini che ci consentono di vedere Napoli al di là delle parole, catturando idee e sensazioni a contatto anche con l’universo digitale in cui siamo immersi.
Federica Riccio 4
party magazine
redazione Ciro Ardiglione Francesca Cicatelli Fabrizio Fiorentino Cristiana Giordano Lucia Nicodemo Valeria Prestisimone Valeria Valerio segreteria e pubblicità Barbara Riccio hanno collaborato Giuseppe Attanasio Marco Baldassarre Francesco Begonja Pippo By Capri Cristiano Chianese Valerio Ciaccia Luigi Di Gennaro Mario Iovinella Evelina Pessetti special thanks Luigi Necco stampa Grafica Metelliana spa www.graficametelliana.com finito di stampare marzo 2016
Edito da M.I.A. srl Via San Domenico 45 Napoli - 80127 Napoli telefono 081.19363094 www.partymagazine.it info@partymagazine.it reg. trib. di Napoli n°19 del 17.03.2016 Del contenuto degli articoli e degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da M.I.A. srl
BS&S - ph. V. Magnani
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44 52 28 42 56 8 #JUKEBOX di Lula Carratelli
34 #CIAK di Valerio Ciaccia
12 #CHICANDSHOCK 38 #SOCIAL di Mimmo Carratelli e Gigi Necco di Matilde Rocca numero ZERO APRILE/MAGGIO duemilasedici
gio aprile | mag 2016
16 #PICOFTHEDAY di Federica Riccio
40 #PEACEANDLAW di Luigi Di Gennaro
24 #LESSISMORE di Carmine Luino
42 #NOTEMENONOTE di Ciro Ardiglione
28 #PEOPLE di Federica Riccio
44 #AMAZING di Francesca Cicatelli
SOMMARIO 84
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all the best around you
artwork carmine luino
a cura di Lula Carratelli
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52 #COVERTHETOP di Lula Carratelli
74 #FOODTOUR con Le Cuoche in Giro
88 #SHOPWINDOW
56 #MASERIAL
80 #BONTON di Francesca Cicatelli
di Valeria Prestisimone 90 #MAMMALEMAMME
60 #LEGGERA di Lucia Nicodemo
82 #SWAG
di Valeria Valerio 92 #PRETTYTAIL
62 #STYLE
84 #LORIDINAPOLI con Lorenzo De Caro
94 #ZOOM
70 #POKERDASSI di Fabrizio Fiorentino
86 #BEAUTY di Cristiana Giordano
di Lula Carratelli 97 #THEPARTY
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JUKEBOX pezzi del passato e del momento
mixati e scelti per voi
Tutti pazzi per #petaloso. Il piccolo Matteo inventa questa nuova parola in un compito alle elementari, ed è subito delirio su Twitter. Dopo la risposta dell’Accademia della Crusca, in tanti si scatenano sul social network cinguettante con i più fantasiosi e divertenti aggettivi. #accademiaaggiungiquesta
#partysticoso
JOHAN CRUYFF LEGENDA DEL CALCIO OLANDESE Addio al profeta del gol. Il 24 marzo è morto Johan Cruyff, uno dei più grandi giocatori della storia del calcio. Yoiki Takahasai, il fumettista che ha inventato Holly e Benjy, si è ispirato al fuoriclasse olandese per il personaggio di Julian Ross, che indossa come lui la maglia col numero 14.
A BANGKOK IL FLASHMOB DEI PANDA Contro l’estinzione dei panda, al mondo ne sono rimasti solo 1600, il WWF assieme all’artista francese Paulo Grangeon ha organizzato un flash mob davvero originale davanti il Gran Palazzo Reale di Bangkok. 1600 sculture di piccoli panda di cartapesta hanno invaso le strade della capitale thailandese. L’esercito di mangiatori di bamboo continua a girovagare per la città da 14 milioni di abitanti, toccando alcuni dei luoghi più conosciuti della metropoli.
HAPPY BIRTHDAY Patty Pravo Al Pacino Penelope Cruz André Agassi Uma Thurman 03/05 Massimo Ranieri 06/05 Dries Mertens George Clooney 17/05 Mario Biondi 9/04 25/04 28/04 29/04
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INTELLIVISION, IL PAPÀ DELLA PLAY STATION La Mattel Eletronics inizia a progettare la console Intelligent Television (accorciato poi nel definitivo Intellivision) nel 1978, con l’intento di contrastare l’allora dominatrice del mercato, Atari 2600. Il successo di Intellivision negli States è incredibile, nel suo primo anno di vita, sono venduti 175mila esemplari e il catalogo di giochi ammonta a 19 titoli. Nel 1982, la macchina è distribuita anche in Europa e in Italia: oltre 2 milioni di console vendute e profitti per la Mattel per 100 milioni di dollari. Chi non ha mai giocato a Pac Man o sparato pepe a Burger Time?
LE SCARPE GEEK ANNI ‘80 AI PIEDI I modelli più alternativi sono quelli ispirati a giochi e film anni ’80. Le più richieste: Pac man e Star Wars. Solo per le vere donne nerd e geek, ecco le scarpe disegnate da Nickolas Kirkwood. Originali, divertenti, dai colori accesi e frizzanti. Ci sono anche i temi di Ritorno al futuro e perfino Hot Wheels. Una collezione di calzature che unisce comodità e fierezza nerd.
BIKE WASHING Basta pedalare per venti minuti e il bucato è fatto. Dalla Cina arriva Bike Washing, la cyclettelavatrice, ideata dagli studenti della cinese Dalian Minzu University. L'energia necessaria al lavaggio è generata dalle nostre gambe e al posto del volano anteriore c’è il cestello per il bucato. Apritelo, inserite i capi da lavare, acqua, sapone e giù a pedalare. E il risciacquo? Basta svuotare la bici-lavatrice dai liquidi di lavaggio, aggiungere acqua pulita e infine la si svuota completamente per la centrifuga.
SMART #jukebox
SPARTITO
PIXEL
Vi sembra di vedere foto sgranate e a bassa risoluzione? No, non abbiamo sbagliato, queste opere sono le sculture in ceramica realizzate da Toshiya Masuda, che fanno il verso al mondo digitale con la serie Low Pixel. L’artista giapponese ha riprodotto shopper, bottiglie di whisky, estintori, dentifrici e oggetti d’uso comune, esplorando il confine tra arte della ceramica e arte digitale, imitando i pixel delle immagini, prima dell’era dell’alta definizione.
Napule è mille culure, Napule è mille paure Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu E tu sai ca nun si sule
BAR SULL’ALBERO
EARTH
In Francia, tra le Montagne de Reims, è stato costruito un bar sugli alberi dove si beve solo Champagne. Raffinato ed elegante, il Perching bar si trova a Verzy nel parco Arboxygèn.
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©caracò editore le favole dell'attesa | carmine luino
Il cinema più alto del mondo è a Madrid in cima alla Torre Picasso alta 157 metri. L’edificio sorge nel quartiere degli affari ed è stato progettata dall'architetto americano di origine giapponese Minoru Yamasaki, che ha anche disegnato il World Trade Center di New York. 10
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IL CINEMA PIÙ ALTO DEL MONDO
LA MUSICA AD ALTO VOLUME FA FARE PIÙ SESSO Chi ascolta musica a palla e sopratutto chi la condivide con il partner in casa, gode di una vita sessuale più intensa. L'incremento è del 67%. Lo svela uno studio realizzato da Apple e da Sonos, azienda che produce sistemi per l'audio multiroom. Quindi alzate il volume e buona musica a tutti!
STREETART
PARTNER
L’unica opera italiana di Banksy è a Napoli. In piazza Gerolomini, in pieno centro storico si può ammirare la Madonna con pistola.
PARTENOPE L'ARCOBALENO NAPOLETANO L'Arcobaleno napoletano, da quattro anni, colora la città con l'evento benefico a favore della Fondazione Menaloma onlus diretta dal Professore Paolo Ascierto, oncologo e medico ricercatore dell'Istituto dei Tumori Pascale. Il premio intitololato a Ileana Bagnaro, è stato ideato dall'artista Anna Capasso ed è diretto dal giornalista Diego Paura. Ogni anno partecipano alla raccolta dei fondi attori, intellettuali, chef, docenti universitari, sportivi come il calciatore Marek Hamsik che ha messo all'asta la maglia indossata dutante la partita Napoli-Inter.
LA STRANA COPPIA DELLO ZOO DI NAPOLI E il coccodrillo come fa? Fa amicizia con l’ippopotamo Natalino con cui ha preso casa allo Zoo di Napoli. Il coccodrillo del Nilo è nato in Spagna, ha 16 anni, pesa 200 kg ed è lungo tre metri. Natalino arriva dal Parco Verde di Lignano, è un cucciolo che pesa “solo” mezza tonnellata e ha un anno e mezzo.
©ph. Pippo by Capri 11
#gigichicmimmoshock
Mimmo chiama Gigi risponde Dialogo a menù libero fra due antichi giornalisti della città di Napoli, il popolare Luigi Necco e il suo coetaneo Mimmo Carratelli (annata 1934), meno popolare e meno voluminoso del primo, sintonizzati sulla lunghezza d’onda del pallone nei tempi andati e aperti in ogni luogo e occasione a duelli oratori di facezie e nequizie, quisquilie e putipù, ossimori, sciarade e calembour, con l’inevitabile riverenza di Mimmo nei confronti di un autentico colosso nutrito a salsicce e friarielli, lasagne, babà, pastiere e, soprattutto, laureato in lingua e letteratura russa. Mimmo si permette di intervistare Luigi. Tovarishch Luiginski Nekkozov, oggi siete un emigrante, giusto il titolo della vostra seguitissima trasmissione televisiva su Canale 9, nientemeno che il numero di maglia di Gonzalo Higuain, con rispetto parlando. Da che cosa emigrate? Dal pallone, dalla città, dalla piramide di Cheope, dalla moviola? “A un party con tuo padre, tra una sfogliatellina e un minuscolo babà, (ci ho la foto, ma non so dove l’ho messa) lui mi guardò e disse: ‘Ho un figlio della tua età, ma non so se se mi piacerebbe che fosse come te’. Rimasi interdetto, in fondo, alla mia età già andavo ai party coi giornalisti professionisti, quindi ero più che un arrivato, addirittura precoce. Tu scorrazzavi con un certo Giuseppe Pacileo per Stadi favolosi e birrerie opulente, io emigrai. Tant’è che per 12 anni ho avuto il passaporto (visibile a richiesta) di ‘cittadino italiano residente in Canada’”. -Son passati più di vent’anni da quando agitavate la manina dai teleschermi di 90° Minuto. Ora è una gelida manina e vi siete inventato il pollice verso sui problemi di Napoli. “Rimasto senza calcio per manifesta insufficienza politica, rimasto senza niente per generale deficienza, venni invitato da un certo signor Coppola e da una gentile signora Visone a mutar genere se volevo rimanere sul carrozzone. Mi adeguai; un certo orecchio ce l’avevo. Solo che limitai gli itinerari andando da un montone di monnezza a un marciapiede sprofondato, da un albero caduto uccidendo una passante fino a una donna deceduta per mancanza di camere operatorie. (Napoli, 12
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almeno nove ospedali zeppi di primari nominati da Bassolino, Petrella, Montemarano, Caldoro eccetera, 11 marzo 2016)”. To v a r i s h c h L u i g i n s k i N e k k o z o v, s i e t e popolarissimo fra gli assiri e gli etruschi, ma anche tra le popolazioni dell’America meridionale, Messico e nuvole. Alle 13,06 del 22 giugno 1986, ora del fuso orario dello Stadio Azteca, inventaste la mano de dios di Diego contro il portiere inglese Shilton. Raccontate. “Privo della nazionale italiana, spedita a casa da una Francia generosa ma implacabile, mi ero dedicato a Diego Armando Maradona, universalmente detto e riverito come il Fenomeno. Così ero a pochi metri dalle sue temprate terga quando con ispirata ‘mossa tecnica’, sfiorò di mano protetta (forse) dalla testa la micidiale palla che finì in rete rivelando finalmente al genere umano la Natura Divina del Fenomeno. L’ovazione assordante che si levò dallo Stadio Azteca anticipò di poco quella moltiplicata e stratosferica che si alzò attorno al supersonico dribbling a ben cinque (malcapitati) giocatori britannici. Rete. Ancora. Il Mondo si inchinò. I mille colori del Serpente Piumato, Quetzalcoatl, schizzarono per tutto l’Universo insieme con i brandelli di pelle di Xipe Totec, Nostro Signore lo Scorticato. Il Dio degli Aztechi, il Giaguaro, ruggì e balzò nell’infinito, profondo e lindo cielo del Messico, come se i due vulcani di Puebla, Popoxantepec e Uistacciuatl, fossero scoppiati di fiamme, lave e lapilli incandescenti insieme col Vesuvio. Il Giaguaro, il Fenomeno aveva azzannato, lacerato, azzerato il furioso Leone Britannico. Un duello tra gli dei si era appena concluso. Fui il primo ad avvicinarmi a Lui, l’incommensurabile, che ormai da tre anni respirava, tra l’altro, l’aria dolce e profumata di Posillipo, dall’alto del Golfo Incantato. Un cielo pieno di Dei. Quella Mano non poteva che essere Divina. “Fue la Mano de Dios o fue la Cabeza de Maradona?”. Chiesi. “Las dos”, fu l’ineffabile, furberrima risposta. Sotto gli occhi di Hateley che mi guatava furioso, i cronisti di lingua neolatina girarono i microfoni verso di me. Fui celebre anch’io, per un momento, almeno nel Sud America”. Il calcio vi ha fatto male alle gambe quando ad Avellino vi sparò a mira bassa il famoso Enzo Casillo detto ‘O Nirone. Siete d’accordo con Edoardo Bennato meno male che adesso non c’è ‘O Nirone? “Niente morde più del ricordo, giovane amico. Soprattutto stampato con il piombo. In nome della 13
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Il Giaguaro, il Fenomeno aveva azzannato, lacerato, azzerato il furioso Leone Britannico. Un duello tra gli dei si era appena concluso. cena che mi offristi a Firenze, lauta, fragrante, e soprattutto gratis, perché non avevo un soldo in tasca, ti racconterò la verità. Povero Nirone, nome d’un cane più che d’un bandito. Come ha scritto in un libro il magistrato Cantone, chiesero a Raffaele Cutolo di ‘dare un avvertimento’ al giornalista che più di altri aveva notato ‘l’inchino’ del presidente dell’Avellino quando aveva portato al boss in gabbia il neoacquisto Juary e una medaglia d’oro. ‘La stampa non si tocca’, sostenne, con apprezzabile senso delle pubbliche relazioni, don Rafèle. Ma la presunzione d’o Nirone, luogotenente in libertà, che entrava e usciva coi servizi segreti dalle prigioni dei terroristi per liberare il sequestrato Cirillo, spinse il piombo nelle mie grassose gambe. Toccò più tardi anche a lui, ‘o Nirone, saggiare la polvere. Gliela misero sotto, sopra, dentro l’automobile. Al suo funerale mandarono me. C’era anche la corona di Cutolo”. La vostra vera passione è l’archeologia. Che cosa ne pensate, tovarishch Luiginski Nekkozov, delle rovine di Napoli? Via Marina può essere paragonata alla Via dell’Abbondanza di Pompei? E lo stadio San Paolo alla Domus dei gladiatori che si sta sbriciolando? “Via dell’Abbondanza sta certo meglio. I Romani davano gli appalti a chiamata diretta. Via Marina
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sarà invece presto restituita al mare con grande gioia delle donne del Buvero e del Lavinaio. Quanto al San Paolo, corroso dall’urina trattenuta dei tifosi, farà la fine dell’Anfiteatro di Pompei dopo un sanguinoso, violento e documentato incontro gladiatorio coi Nocerini: squalificato per dieci anni. E ci volle Poppea, lattiginosa moglie di Nerone, per rimuovere la sanzione”. È credibile che, tra le rovine di Pompei dopo l’eruzione del 79, sia stato trovato uno striscione dei tifosi del nord con su scritto “Vesuvio lavala col fuoco”? “Certissimo. Riuscirono a farlo passare nascosto sui carri coi panni da lavare nelle ‘fullonicae’, le lavanderie che usavano i lasciti umani liquidi raccolti dagli schiavi agli angoli delle strade. Il dramma fu che i Pompeiani non capirono l’avvertimento insito nell’offensiva scritta. Ignoravano la natura vulcanica del monte che li sovrastava, restarono coinvolti a migliaia nella catastrofe”. Avete realizzato 360 documentari sull’archeologia nell’area del Mediterraneo. E’ vero che L’occhio del faraone, il titolo della celebre rubrica televisiva che vi riguarda, ingrassa il cammello? “I direttori Rai Pietro Vecchione e Giovanni Spinosa lo sostennero, poi ne venne uno che proclamò il suo illuminato principio culturale: ‘l’archeologia non è storia’. Mi tolse lo spazio e lo assegnò con sussiego a un figlio importante. Il Presidente della Repubblica Ciampi, di parere
lievemente difforme (anche perché avevo ritrovato intatto il tesoro di Troia che si riteneva distrutto), su suggerimento del direttore del Patrimonio Artistico del Quirinale, Louis Godart, mi nominò Commendatore. Grazie Presidente. Ovviamente i cammelli furono lieti di alleggerirsi del mio peso”. Siete diventato intimo di Agatha Christie in questi ultimi tempi, perché? “Di tutti i delitti la sagace Agatha ha sempre scoperto gli assassini. Ma c’è un mistero suo che abbiamo scoperto noi. Fate placare l’Isis in Siria e Iraq, poi parleremo. Magari per i tipi di Pironti”. Tovarishch Luiginski Nekkozov, un pensiero poetico sul presidente De Laurentiis. “ L’ u n i c o s t r u m e n t o c h e p o t r e b b e accompagnare un pensiero poetico ispirato a De Laurentiis non è più di moda, la lira...”. E un pensiero archeologico sul presidente Ferlaino. “Nel Teatro di Ercolano c’è una lapide che dispone di conservare per sempre il posto al suo restauratore, M. Nonio Balbo. Seppellite Ferlaino nel San Paolo. Vi ha portato Maradona. Per la verità anche Juliano”.
Via Marina può essere paragonata alla Via dell’Abbondanza di Pompei? E lo stadio San Paolo alla Domus dei gladiatori che si sta sbriciolando? Avete anche un pensiero slovacco sul nostro amatissimo Marek Hamsik? “La sfortunata trasferta di Vinicio nel paese di Marek, Ostrava, ci costò un 6-2 con la Juve. Repetita non juvat”. Questo Napoli è il ponte sul fiume Kwai, intendendo Kwai come approdo allo scudetto? “Anche il ponte sullo Kwai alla fine crollò...” - E si può dire dove Kwai se Higuain non ce l’hai? “Sempre nei...Kwai, ma con la G”. Un pensiero televisivo sull’allenatore Sarri. “In tv non conta quello che dici, ma quello che fai”. Tovarishch Luiginski Nekkozov, una volta, quando Maradona legnava l’Inter e il Milan, dicevate Milano chiama e Napoli risponde. Oggi è Torino che chiama. Che cosa gli rispondiamo? “Torino ha chiamato ma non abbiamo sentito”. Ricordiamo ai meno giovani che conduceste la rubrica televisiva “Mi manda Raitre”. Oggi dove vi manda vostra moglie? “Quella fu una ‘mandata’ consensuale”. La linea del vostro equatore si è notevolmente sviluppata, e non vogliamo neanche sapere il vostro peso attuale, tovarishch Luiginski Nekkozov, ma vi sentite responsabile dei mutamenti climatici? “I brontolii che avverto dipendono dal bicarbonato”. Per chiudere, tovarishch Luiginski Nekkozov, è meglio l’uovo del secondo posto oggi che la gallina tricolore domani? “Il primo è il primo e il secondo non è nessuno. Detto firmato e sottoscritto da George Armstrong Custer, generale e distruttore del 7° Cavalleggeri. Yaoooooh”. Grazie, tovarishch Luiginski Nekkozov. 15
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#picoftheday
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Luciano, il suo Diego e gli altri di Federica Riccio. Foto Carmine Luino
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n un Palazzo del ‘500 in Via dei Tribunali a Napoli, a pochi passi da Piazza Gerolomini e dalla Cappella di San Gennaro, di fronte al Pio Monte della Misericordia, Museo che contiene la tela di Caravaggio, abita Luciano Ferrara, il fotoreporter delle rivolte studentesche, delle lotte dei disoccupati, dei cambiamenti sociali, della foto di Maradona di spalle. Tribunali 138 è una residenza fotografica, dove intellettuali, studenti, turisti, fotografi provenienti da tutto il mondo, si raccolgono per abitarci e dar vita a progetti culturali. Luciano apre la porta con un grosso sorriso, gli stringo la mano e lo sguardo è subito catturato da uno scatto di Helmut Newton e un attimo dopo mifissa Andy Wharol. Appesi al frigo Smeg centinaia di pass che raccontano la vita del fotoreporter nato a Cimitile. “Nella mia casa si realizzano piani studio che durano da uno a tre mesi - spiega - e in questi periodi ospito autori di progetti, curatori, studenti e li aiuto mettendo a disposizione la mia biblioteca, la mia esperienza e anche partecipando in prima persona”. Per arrivare in biblioteca attraversiamo una stanza soppalcata, dove il letto affaccia su oggetti d’arte e testi di design: l’Arco dei fratelli Castiglioni, scatti di altri fotoreporter, un’immagine sacra regalata dal
pittore Joseph Beuys, il libro Design in 1000 oggetti, una scacchiera antica, Il codice della cortesia italiana. Sembra di stare in una galleria, ma al suono di questa parola, Ferrara ha un sussulto. “La galleria è morta - dice – è un luogo claustrofobico, ti dà un senso di fine, è una stanza asettica con oggetti appesi ai muri, non crea più socialità e discussione”. Per la fotografia è ancora peggio. “Appendere ritratti in una mostra – rincara - equivale a un funerale”. La biblioteca è piena di libri di fotografia e storia dell’arte, al centro un tavolo dove ogni anno ci lavorano studenti e tesisti, che consultano testi e intervistano Luciano. “Sono arrivato al mestiere dalla bottega, che purtroppo non esiste più – spiega – ora va sostituita con corsi professionali, serie scuole di fotografia. Io metto a disposizione il mio atelier con l’annesso archivio e testi importanti, a volte molto costosi, che non sempre gli studenti possono acquistare”. Sui muri, ma anche poggiati sulla scrivania e sui mobili, gli scatti che sono la storia del fotogiornalismo italiano e non solo, che danno voce a cambiamenti sociali come l’analisi fotografica sui Femminielli, G8 2001 Un altro mondo è possibile, Periferie, Napoli Scampia, la fotografia di Keith Haring che dipinge sul corpo di un ragazzo napoletano.
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“Mi piacciono le foto vintage e di piccolo formato – spiega con entusiasmo, mentre mostra immagini che ritraggono Wharol e Beuyes – perché sono più umane e intense”. E allora ci tuffiamo nel 1980, quando Ferrara lavora con Lucio Amelio, l’eclettico gallerista che lancia Napoli nel grande gioco dell’arte contemporanea. Fotografa la presentazione in anteprima mondiale dei ritratti che Wharol ha fatto a Beuys e il soggiorno partenopeo dei due artisti pop. Di quel periodo restano immagini irripetibili, come il resoconto che Warhol fa nei suoi diari. Dalla pop art degli anni ’80 saltiamo sul piede di Maradona: 5 luglio 1984. Uno scatto da collezione: Diego di spalle, con i riccioli e funambolo, che fa il suo ingresso allo stadio San Paolo di Napoli. L’evento è eccezionale, solo per vederlo palleggiare per pochi minuti, settantamila persone spendono mille lire a testa. Luciano Ferrara legge le sue foto durante un seminario. (foto Carmine Luino 2009)
Sul campo ad attenderlo decine di fotografi e operatori video tra cui Ferrara, che schiacciato e insofferente decide in un attimo di cambiare posta-
Un altro mondo è possibile. Praga 2001. Luciano Ferrara è stato tra i principali fotoreporter del movomento No Global.
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Piazza Municipio, 21 • Napoli telefono 081.5520555 www.brinkmann.it
video esclusivo www.partymagazine.it/link/maradona
Luciano spiega come è nato lo scatto di Maradona al San Paolo
foto carmine
in basso: Andy Wharol, galleria di Lucio Amelio - 1980
zione, e fotografa il Pibe de Oro di schiena mentre sale i gradini che dallo spogliatoio lo portano sul campo. Piede puntato, il corpo si eleva e le braccia si aprono. Quello scatto, che all’inizio non è preso troppo in considerazione dal caporedattore, poi fa il giro del mondo. Ci prendiamo un caffè, in cucina ci sono una bellissima gatta certosina e le opere di Riccardo D’Alisi. Il profumo intenso ci porta ad altri aromi, quelli della liquirizia Amarelli. Nell’azienda di Rossano Calabro Luciano Ferrara realizza un eccezionale reportage, lavorando con i contadini e una famiglia composta da 12 persone di origine albanese. “Mani nude che estraggono le radici dalla terra umida, le viscere di un corpo che produce ricchezza e bontà. Il campo, addormentato per quattro lunghi anni, restituisce il prezioso carico per trasformarlo in liquorice. I vapori della concia sono per l’olfatto un viaggio nelle spezie mediorientali, ricorda l’odore del caffè corretto ad anice dei bar di periferia che frequentavo da ragazzo. Il nero brillante della liquirizia somiglia per me alle tante giornate passate a stampare fotografie analogiche nella camera oscura e tirare fuori il nero brillante di paesaggi notturni”. Continuiamo a visitare gli spazi di Tribunali 138 traboccanti di storia: il famoso archivio Ferrara sul quale ogni anno fioccano tesi universitarie e la camera oscura teatro della “fotografia democratica” di Luciano. “Quando ho cominciato si imparava di tutto e i fotografi venivano chiamati operatori. Ad esempio per un matrimonio ci davano 5 rulli da 12 foto ciascuno e dovevamo consegnare almeno 100 foto buone. Facevamo la vera scuola. Ora, c’è una 20
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Appendere ritratti in una mostra equivale a un funerale produzione senza numeri. Con il digitale, il lavoro è velocità, la moltiplicazione dei mezzi di comunicazione ha fatto sì che ognuno prima avesse il suo televisore, poi il suo computer, il telefonino e ovviamente anche la macchina fotografica”. Il cambiamento Luciano lo rispetta e ne è anche affascinato, ma lo scatto per lui non è più lo stesso ed è tutta una questione di click. “Con la macchina digitale non mi emoziono più – confessa – il suono del click è come se non lo sentissi, probabilmente è un fatto psicologico, ma io parto dal rumore e ora quella vibrazione non mi è più tanto chiara”. La chiacchierata prosegue con la visita della sua cantina, tra vini d’annata e una suggestiva testa di
alessandrolegora.com
L’ultima colata dell’Italsider -1990 in basso: Alfa Sud di Pomigliano - 1981
Mi piacciono le foto vintage e di piccolo formato perchè sono più umane e intense
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San Gennaro scolpita da Lello Esposito, che ci osserva mentre Luciano racconta delle foto di cronaca e della scelta quasi curativa di vivere nella zona antica della città. La fotografia napoletana per lui è sempre stata avanti e sempre lo sarà, perché è una palestra naturale. “Sono cresciuto con l’analogico e il neorealismo, negli anni ’80 avevo lo studio a Via Chiatamone. Ora con il sopravvento del digitale ho avviato una nuova terapia fotografica in una zona di frontiera, una residenza-studio sempre aperta in un’area incredibile di Napoli: Sedil Capuano, (anticamente l’istituzione amministrativa che si occupava del bene della città, ndr). Sedil Capuano è il più importante di tutti (la città conta 12 sedili), perché circondato da Chiesa, ospedale, carcere, Pio Monte della Misericordia: perdono, cura, punizione, pietà”. Ci salutiamo con un’ultima ed efficace terapia del fotografo raffinato del centro storico di Napoli: “Stampate le fotografie. Solo quando stampi vedi un’anima diversa”.
Negli scatti a colori: Luciano e i suoi rituali. La preparazione di un ottimo caffè e l’accensione dei lumini per Ianuario, una scultura di Lello Esposito custodita nella sua personale cripta/ cantina, adiacente al Duomo di San Gennaro. In basso a destra Topiña, la gatta certosina di Luciano.
Sotto: Lo studio di Luciano durante il workshop Napoli/New York
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NEAPOLITAN STREET ART
#lessismore
Foto e testo di Carmine Luino
Nella periferia est di Napoli arriva la street art sulle facciate dei palazzi. Il racconto di una giornata con Jorit Agoch l’artista napoletano dei murali iper realistici e grandissimi, come quello di Ponticelli e del San Gennaro di Forcella «Piacere, Jorit Agoch.» Chiedo: «È il tuo tag?», cercando di atteggiarmi esperto di streetart. «No, è il mio nome di battesimo», risponde, «mamma è olandese». Inizia così l’incontro con questo ragazzo e ci capiamo subito, anche se mia mamma è napoletana, si chiama Mariella e ha un ruolo pure lei in questa piccola storia di periferia. Ci capiamo al volo e come i randagi ci annusiamo. “Noi siamo quelli di periferia” cantano nel classico Disney Lilly e il Vagabando. Jorit frequenta quella Nord e io quella Est. Venti chilometri di distanza e molte cose in comune, anche se il Comune, quello di Napoli, si vede poco da queste parti. Scorgo subito in Jorit la rabbia creativa e la voglia di fare bellezza, anche in questi posti. E vedo sopratutto quella capacità di stare al mondo, quell’osservare senza fare
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domande, che la periferia non ti insegna, ti impone. Insomma, mentre parliamo la stessa lingua, arriva Mariella, mammà, che abita proprio nel palazzo sul quale Jorit sta dipingendo un enorme murale. A pochi metri, su via Argine, c’è il palazzone dell’azienda idrica comunale, decorato da Daniel Buren che espone al Madre, museo nel centro antico, le sue installazioni gioco. Centro e periferia, altri intrecci, altre complesse storie. Jorit dipinge da ore, sotto il sole cocente, su una gru messa a disposizione dal Sindaco. Ha potenti mezzi il Comune, quando vuole, quando può. Mariella ci sgama e lo invita con un amorevole imperativo, a salire a casa per una pausa. Jorit sorride e accetta. Si stà sciogliendo, ora è sciolto. Un succo di frutta, una pisciata e torniamo come nuovi. La chiacchierata curiosa, col suo permesso, la faccio diventare un’intervista e scatto pure qualche foto. «Ma mi stai registrando? Allora sto attento a quello che dico» e sorride. Un sorriso di un giovane con le idee molto chiare sulla sua arte. Jorit vuole raccontare il minimo di questo progetto, un po’ per il suo carattere schivo e un po’ perché deve essere misteriosa questa opera. Il succo di frutta di Mariella diventa siero della verità e tra quattro risate Jorit mi racconta quasi tutto. Addio mistero. É un volto di bambina, una delle tante della periferia. È una bambina Rom e ci saranno anche dei libri. Una specie di apologia dello studiare. Caspita. Ho pensato subito ai murales di Orozco e alla vocazione didattica dei muralisti messicani. Quarto e Ponticelli come il Chiapas, e Jorit il nostro Diego Rivera, ma senza panza e senza Sancho. E penso pure a Felice Pignataro, ai suoi murali, sempre a Napoli nord e alla sua personale rivoluzione. Ancora altre belle storie. Jorit è “artista laureato”, ma evidentemente l’accademia gli stà stretta. Gli piace girare il mondo e dipingere quello che gli gira per la testa. Ritratti, soprattutto. Pittare volti è la sua ossessione. Sì, Jorit pitta, ed è questo che subito si nota della sua arte. La componente tecnico-pittorica è di un livello altissimo. Inizia con lo spray e rifinisce col pennello. Dettagli, sfumature e velature degne di Caravaggio. E su un murale di trecento metri quadrati non è un pranzo di gala, è una rivoluzione, appunto. Pochi anni fa in questo quartiere l’esasperazione e qualche speculazione politica, fa scatenare cittadini, solitamente tranquilli e assopiti, in quella che è poi definita la “cacciata dei Rom da Ponticelli”. Una una guerra tra poveri. Mangime per galline mediatiche. Ora proporre in quel posto, proprio il ritratto una bambina Rom, è a dir poco coraggioso. “Ael si chiamerà la ragazzina e avrà i suoi libri”, ripromette Jorit. Ci siamo rivisti nei giorni successivi e poi all’inaugurazione del primo murale del parco di mia mamma, con Fanta, 25
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Jorit traccia la bozza del mega ritratto. A destra Jorit e Lione, il cane mascotte del Parco Merola, abbracciano l’opera finita
Sì, Jorit pitta, ed è questo che subito si nota della sua arte. La componente tecnico-pittorica è di un livello altissimo
patatine e grossi sorrisi, in una struttura che l’associazione Inward, motore di questa iniziativa, tiene in piedi a pochi metri dal dipinto. Ci siamo rivisti poche volte, ma Jorit mi considera un suo amico e io ne sono felice. «Jorit, e come si chiama questo miracolo?» chiedo curioso. «Tutt’egual song e creature» risponde. «Bello! Come il pezzone di Avitabile» replico. «Esatto, ti sembra una stronzata?» «Enzuccio non è mai una stronzata». Ridiamo. Il sole è abbastanza basso per tornare a casa. Senza sole non si pitta. Tutte egual song ‘e criature / nisciun e figlio e nisciun / tutte nate dall’ammore / se sape addò se nasce nun se sape addò se more. (Enzo Avitabile)
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Parco Merola. A destra un momento della presentazione ufficiale del murale
#people
Incassa un successo dopo l’altro. Recita a teatro nello spettacolo dell’anno e porta militanza culturale nel quartiere dove è nato. In programma una serie tv italo-olandese
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Francesco Di Leva
Tra pubblico e critica senza vertigini di Federica Riccio
Sei in giro per i teatri di tutta Italia con La morte di Danton di Mario Martone. Com’è lavorare nello spettacolo dell’anno? L’esperienza è entusiasmante. Stiamo ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. Più di trenta attori sono in scena, anche un bimbo piccolissimo e ci lavorano ben quattordici tecnici. Credo proprio che a giusta ragione sia stato decretato lo spettacolo dell’anno. Con Mario ho un rapporto importante, è il mio padre artistico. Sono vicino a lui da quando ho seguito diversi anni fa un corso su Don Giovanni, a cui partecipavano quindici attori provenienti da tutta Italia. Da allora non ci siamo più lasciati. Adoro letteralmente Mario Martone: l’uomo, l’artista, l’intellettuale. Ogni volta che ci parli, è un arricchimento. Qual è il ricordo più bello che hai condiviso con Luca De Filippo? Mi viene subito in mente una cosa che per metà è teatrale e per metà personale. Mi dovevo sposare il 14 ottobre 2007, stavamo preparando Le voci di dentro che avrebbe debuttato a Orvieto. La prima dello spettacolo capitava proprio il giorno delle mie nozze e ho dovuto dire al Maestro che non sarei potuto andare in scena. Luca allora mi ha detto di partecipare comunque alle prove e solo per le due date in cui sarei stato assente, ha chiamato un attore a sostituirmi. Ha detto che quel gesto sarebbe stato il suo regalo di nozze. Questo per spiegare che lavorare con Luca De Filippo significava abbracciare una grande famiglia. Attori coccolati e sempre protetti: un’esperienza magnifica di compagnia. Hai lavorato con i più grandi registi italiani. Anche con Rosi a teatro. Con Francesco Rosi ho lavorato in Napoli Milionaria, sempre con la compagnia teatrale di Luca De Filippo. Un regista vero, un uomo straordinario. Conservo un ricordo particolare, che ti dà l’idea di che personaggio incredibile sia stato. 29
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Di Leva con la figlia Morena Foto Carmine Luino
Non sapevo come chiamarlo, ero con l’attore Giovanni Allocca, che mi ha suggerito di appellarlo “Maestro”. Quando l’ho fatto, Rosi si è voltato chiedendo se mi stessi rivolgendo a lui e gli ho risposto di sì. Allora mi ha detto di chiamarlo “Francesco”, perché io e lui facevamo lo stesso lavoro. Hai creato il Nest, un teatro che è l’anima culturale di San Giovanni a Teduccio, il quartiere dove sei cresciuto Il Nest è bello e gentile come un figlio, aggettivi teneri ma molto significativi. L’ho fondato con un collettivo artistico formato da attori e registi: Adriano Pantaleo, Giuseppe Miale Di Mauro, Giuseppe Gaudino, Andrea Vellotti e tanti altri. Il Nest a differenza di altri luoghi non è nato per appagare il nostro ego. È un seme che abbiamo piantato in periferia, lo annaffiamo ogni giorno sperando che diventi un albero forte. Molte persone lo proteggono, perché non abbiamo soldi pubblici, ci sponsorizzano i negozi e i commercianti della zona: dai fiorai, ai ristoratori, alle banche, ai donatori privati. L’ultimo progetto è un corso gratuito per le maestranze teatrali. La parte sociale del teatro è curata dall’associazione “Gioco, immagine e parole”, perché l’obiettivo principale è quello di coinvolgere i giovani. Il mio quartiere è così tenuto vivo da tanti artisti e compagnie che solcano il palco del Nest. Sono venuti Haber, Fantastichini, anche Antonio Latella che non voleva più mettere piede a Napoli. 30
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Quello del padre è un ruolo che desideravo assolutamente interpretare. Sono papà di due splendidi bimbi: Morena e Mario. Come mai rispetto ad altre parti di Napoli, proprio dalla zona Est provengono tante menti brillanti e artisti di spessore? In realtà abbiamo la vitalità di tanti altri quartieri, ma forse il nostro è il più vicino al mare e credo che questo conti. Poi c’è la zona industriale con i fantasmi della Cirio che aleggiano. Ora anche l’Università. Non dimentichiamo Pietrarsa. C’è la forza operaia, non solo la criminalità. C’è il fortino di Vigliena su cui ha investito il San Carlo.
Di Leva e il regista Alessandro Piva
Di Leva, Giuseppe Gaudino e Giuseppe Miale di Mauro in Santos in basso un momento dello spettacolo 12 Baci Foto Carmine Luino
Lavorare con Luca De Filippo significava abbracciare una grande famiglia. Attori coccolati e sempre protetti: un’esperienza magnifica di compagnia qui la militanza culturale e sociale si fà fino in fondo. Anche se devo ribadire che non basta aprire lo spazio e poi restare chiusi lì dento. Bisogna aprirsi e creare bellezza mai conosciuta prima. Al cinema quali personaggi ti piace interpretare? In questo momento sto lavorando a due film importanti sul rapporto genitore e figlio. Quello del padre è un ruolo che desideravo assolutamente impersonare. Sono papà di due splendidi bimbi: Morena e Mario. Il primo progetto è di Andrea Longo, il secondo è scritto a più mani per la regia di Francesco Patierno. Finalmente ti hanno assegnato un ruolo di “buono”, Babà nel film di Piva I Milionari. Babà me lo sono scelto. Dovevo fare il cattivo, ma ho chiesto al regista Alessandro Piva di
Adoro letteralmente Mario Martone: l’uomo, l’artista, l’intellettuale Ogni volta che ci parli, è un arricchimento interpretare il buono, e lui divertito ha assentito. Il personaggio, come tutti i criminali protagonisti del film, sembra uscito da Quei bravi ragazzi di Scorsese. Si conoscono da quando erano bambini e Babà è l’uomo che non dovrebbe stare nel clan, ma si trova lì perché l’amico soprannominato “Alain Delon” è diventato un boss e gli resta fedele per l’amicizia che li unisce, ricevendo protezione fino alla fine del film. Il 2015 è stato un anno pieno di grandi lavori, come La stoffa dei sogni dove il teatro ritorna Qui il teatro è il centro di tutto e si raccontano
le vicissitudini di una modesta compagnia che naufraga insieme a dei pericolosi camorristi sulle coste di un’isola in mezzo al Mediterraneo. Un mix de La Tempesta di Shakespeare e L’Arte della Commedia di Eduardo De Filippo, ambientata sull’isola carcere dell’Asinara. C’è anche un cameo di Luca De Filippo, che l’ha voluto donare al regista Gianfranco Cabiddu. Non ti sei fatto mancare nulla, in arrivo anche una serie tv. Sì, è un periodo ricco di soddisfazioni. Recito in un serial italo-olandese girato in dieci puntate prodotto da Endemol e Lucio Messercola Holding. S’intitola La famiglia e ovviamente si tratta di una famiglia mafiosa, che in questo caso si è trasferita ad Amsterdam per gestire certi affari.
Di Leva in scena ne La Morte di Danton
#ciak Con oltre 2 miliardi al botteghino, Star Wars: Il Risveglio della Forza è salito sul terzo gradino del podio delle pellicole che hanno incassato di più nella storia del cinema. Episodio VII: successo e clamore. Solo negli Stati Uniti è stata calcolata la cifra record di 926.044,884 di dollari dopo undici settimane di programmazione. Resta però ancorato al primo posto Avatar e al secondo, ma con possibilità di essere scalzato, Titanic. Star Wars è la storia del cinema e ha rappresentato e rappresenta tuttora la rivoluzione allo stato puro di un genere, fonte di ispirazione per chiunque a Hollywood, e non solo, voglia cimentarsi con i film di fantascienza e il fantasy. George Lucas ha costruito un mondo, ha intrecciato le storie di incredibili personaggi tridimensionali, che si sono evoluti nel tempo al di là dei limiti imposti dalla pellicola: fumetti, cartoon, giochi di ruolo e videogiochi. Lucas è stato un precursore, ha ridefinito il genere fantascientifico, trasformando il cinema e scandendo le vite di chi è cresciuto con la sua saga. Per creare Star Wars si è ispirato alla realtà: dalla nobile arte del combattimento alla moderna politica che governa i paesi più ricchi e potenti del mondo, passando per cultura e filosofia di popoli e continenti. Il risultato è stato una trilogia classica, o meglio la trilogia, pura energia che si è materializzata in un’opera spettacolare e anche di marketing, perché Lucas ha costruito il suo impero galattico anche sul merchandising, autofinanziando le pellicole successive all’uscita della trilogia, svicolando i limiti imposti dalle major, dai sindacati e da ogni regola che potesse in qualche modo limitare la galassia “lontana lontana” in cui ci ha trasportato. A distanza di quindici anni circa da Il Ritorno dello Jedi, spinto dalla volontà di approfondire le vicende dell’iconico Darth Vader, Lucas ha prima modificato la trilogia classica, poi ha sfornato gli Episodi I, II e III. Operazione 34
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Uscita la versione in DVD e Bluray del settimo episodio di Guerre Stellari, terzo film con maggiori incassi nella storia del cinema. Successo e clamore tra nuovi fan e veri seguaci della Forza
di Valerio Ciaccia
eretica giudicata da alcuni, occasione mancata per altri, produzione inopportuna per chi avrebbe preferito alimentare il mito, senza esplicitatarlo mai. Lucas, da padre padrone di questo costosissimo giocattolo, è entrato a gamba tesa in ogni dove, riappropriandosi della sedia da regista lasciata dopo le fatiche di Episodio IV – Una Nuova Speranza, raccontando della giovinezza di alcuni protagonisti e delle origini di altri, ma inserendo anche elementi nuovi e raccontandoci in chiave fantasy le brutture, le ipocrisie e le incoerenze del mondo moderno, senza preoccuparsi, naturalmente, del “politically correct”. E poi il clamore che, attraverso l’esasperato battage pubblicitario, ha accompagnato l’approdo nelle sale cinematografiche di Episodio VII sin dal momento in cui la “nemica” major Disney, ha formalizzato l’acquisto della Lucasfilm per circa quattro miliardi di dollari. Il risultato? Un successo commerciale impressionante per il film più dispendioso della saga, costato 250 milioni di dollari (Episodio III, nel 2005, è costato 115 milioni), con un incasso di due miliardi al momento, senza contare l’uscita di DVD e Bluray. Intanto la casa di Topolino ha dato vita, con la Marvel prima e con la Lucasfilm poi, alla produzione infinita di storie intrecciate, senza mai far perdere a ogni singolo eroe lo scettro di protagonista, nonostante vi sia il coinvolgimento di decine di personaggi principali. Ma quali sono gli effetti collaterali per Luke, Leila e la Forza? Il trionfo al boxoffice non è
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necessariamente sinonimo di successo tra i fan o di qualità del prodotto. Il Risveglio della Forza ha presentato tutti i pregi di un cinema trionfale e moderno, ma probabilmente ha portato con sé anche i difetti di una saga che, forse, ha esaurito il suo compito nel momento in cui Anakin Skywalker, con il sacrificio della sua vita, ha adempiuto al compito che la profezia ha riservato al più grande dei cavalieri Jedi, ovvero riportare equilibrio nella Forza. La morte di Darth Vader (o Fener per i figli degli anni ’70) segnava la conclusione di una saga: la Repubblica è stata salvata, il Lato Oscuro sconfitto e l’epopea della famiglia Skywalker ha raggiunto il tramonto. Ma la Forza, questa grande energia che pervade ogni forma di vita, non ha fatto i conti con un potere ancor più grande che è il dio denaro. La Disney conosce bene questo grande potere e lo maneggia perfettamente, anche meglio di un maestro Jedi. Purtroppo però quando si casca negli schemi della major, come previsto e rifiutato da Lucas negli anni ’80, paghi uno scotto. Per il vero fan di Star Wars il conto forse è stato più salato di quanto si potesse immaginare. Nello spettacolo di J.J. Abrams è mancata la libertà creativa di Lucas e sono emersi tutti i limiti del “politically correct”. Troppi i richiami alle vicende che hanno reso immensa questa saga, ma privi del tocco magico del creatore di Han Solo, Palpatine, R2D2, della Morte Nera, delle spade laser e dei maestri Jedi. La Forza si è risvegliata maltrattata da personaggi privi di spessore e da una sceneggiatura che, neanche a grandi linee, ammicca al primo magico Guerre Stellari e sa quasi di remake. Non è stato corso il rischio di creare qualcosa di nuovo e i protagonisti sono apparsi delle marionette manovrate dalla Disney. Non un sussulto, il male qui non ha avuto fascino e probabilmente non ha avuto neanche motivo di esistere. Ma ciò che più ha disturbato qualche fan ortodosso è che tutto ciò che è stato trasmes-
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TOP FIVE - I migliori incassi di sempre 1 2 3 4 5
Avatar (2009)
Titanic (1997)
Star Wars Il risveglio della Forza (2015)
Jurassic World (2015)
The Avengers (2012) 36
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James Cameron
$ 2.787.965.087
James Cameron
$ 2.186.772.302
J. J. Abrams
$ 2.052.788.515
Colin Trevorrow
$ 1.670.400.637
Joss Whedon
$ 1.519.557.910
LA FORZA SI È RISVEGLIATA MALTRATTATA DA PERSONAGGI PRIVI DI SPESSORE E DA UNA SCENEGGIATURA CHE, NEANCHE A GRANDI LINEE, AMMICCA AL PRIMO MAGICO GUERRE STELLARI E SA QUASI DI REMAKE so nei precedenti sei episodi, sembrerebbe sia stato gettato via, come se i seguaci della Forza, dovessero arrendersi all’idea che, in quarant’anni circa di avventure stellari, nulla sia stato veramente appreso. E allora ecco il risvolto della medaglia: per i nuovi seguaci della Forza, Episodio VII è risultato un film veloce, carico di azione, ricco di effetti speciali perfetti, tecnicamente ineccepibile. E allora il successo è giunto con la Disney che si è fregata le mani per un futuro della saga che ha assicurato fatturati colossali. I vecchi seguaci, delusi dagli Episodi I, II e III, potranno rituffasi, con nostalgia, immergendosi tra le nuove avventure di Luke, Leia e Han Solo ancora una volta pronti ad affrontare il Lato Oscuro. Infine i puristi, coloro che su Star Wars hanno speso ore di vita, studiando ogni dettaglio, ragionando sulla forza e la debolezza di ogni singolo personaggio, analizzando gli intrecci delle avventure sviluppate in quarant’anni, hanno certamen-
te notato lacune, contraddizioni e vuoti narrativi. George Lucas, a torto o a ragione, ha deciso di non proseguire la saga. Ha esplorato altri lidi e ne ha ricavato critiche non necessariamente condivisibili. Topolino ha narrato e narrerà ciò che Luke Skywalker ha scoperto approfondendo gli studi sulla Forza e come la galassia “lontana lontana” si evolverà. Per ora è stata scelta una strada con pochi rischi, il quasi remake ha fatto il suo dovere, ma le poche libertà prese hanno lasciato troppo in sospeso. Come per Episodio I, tuttavia, bisognerà valutare tutto a conclusione di questa nuova trilogia, quando nel 2019 l’Episodio IX avrà completato il mosaico. Al momento, la Disney ha imbrigliato Jedi e Sith nel classico “canone” e le mani mozzate, in guerra capita, in Star Wars è un must, sono svanite. George Lucas ha quattro miliardi di dollari in più, i fan storici hanno perso tanta magia. Almeno per ora.
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#hashtag
ITALIANI POPOLO DI SELFIESTI di Matilde Rocca
Nel 2013 è inserito nell’Oxford Dictionary, che lo elegge parola dell’anno anno, lo Zingarelli lo introduce nel 2015: selfie è un termine che ormai si trova in tutti i vocabolari, ma soprattutto è un fenomeno studiato da sociologi, psicologi e istituti di ricerca come il Cnr. Secondo il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Italia, nella classifica dei Paesi in cui si fanno più autoscatti digitali da condividere su Instagram, è al secondo posto dietro soltanto agli Stati Uniti. Ma analizzando il rapporto tra selfie e numero di abitanti, allora gli Italiani si piazzano al primo posto battendo gli Americani, tenendo conto che gli States mantengono lo scettro, perché sono più di 300 milioni. Ma quando è nato il fenomeno selfie? Nel 2004 il termine è stato utilizzato per la prima volta da un utente di Flickr, piattafor ma per la condivisione di immagini, che ha postato un autoscatto chiamandolo appunto selfie e così tutto ha avuto inizio. Il numero autoscatti è davvero incredibile, il Cnr ha calcolato 17 mila condivisioni ogni ora e a pubblicarli sono soprattutto le donne. Il giorno preferito è la domenica, meglio la sera, quando si è più liberi di dedicare tempo a sé stessi e alla vanità e magari si è in tiro, in vista di un’uscita. Il primo autoritratto fotografico, che oggi avrebbe avuto tutte le caratteristiche di un selfie, risale ai primi del XX secolo, 38
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quando la tredicenne granduchessa russa Anastasia Nikolaevna, figlia dello Zar Nicola II, si scatta una foto davanti allo specchio con la sua Kodak Brownie per inviarla a un amico. Ed ecco che le azioni che seguono quel selfie ante litteram, riportano all’atto di condivisione che quasi automaticamente ormai effettuiamo sui social. E proprio come farebbe oggi su Istagram una teen ager, la duchessina, in modo molto romantico, non fa altro che autoritrarsi, per poi condividere l’immagine con un coetaneo.
Il primo autoritratto fotografico, che oggi avrebbe avuto tutte le caratteristiche di un selfie, risale ai primi del XX secolo L’autoscatto più famoso risale al 1976 ed è quello di Andy Wharol che lo fa con una polaroid, invece il selfie più condiviso di sempre, oltre 3 milioni di re-tweet, è quello scattato da Ellen De Generes alla serata degli Oscar 2014 con un cast mozzafiato: Bradley Cooper, Brad Pitt, Angelina Jolie, Kevin Spacey, Jared Leto, Jennifer Lawrence, C h a n n i n g Ta t u m , M e r y l S t re e p , Julia Roberts, Lupita Nyong’o, Peter N’yongo il fratello della protagonista di 12 anni schiavo, l’unico non attore. Anche gli artisti contemporanei non re s i s t o n o . R i s a l g o n o a l 2 0 1 3 l a mostra ”National #Selfie Portrait Gallery” presentata al Moving Image, fiera d’arte di Londra e ”Art in traslation: selfie, the 20/20 eperience” esposta con successo al MOMA di New York. Chissà cosa penserebbero oggi i pittori del Rinascimento italiano, che dell’autoritratto fanno un manifesto promozionale: molti artisti donano infatti a uomini illustri, amici e committenti, i loro autoritratti per farsi conoscere. Certo è che il ‘500 è il periodo durante il quale si riscopre l’importanza dell’individuo e si rivaluta il ruolo dell’artista.
#TOPTWEET #1
@TheEllenShow
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If only Bradley’s arm was longer. Best photo ever. #oscars
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#2
@PerryBone
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In un mondo giusto a quest’ora sarei alle Maldive. Reply | Retweet | Favorite | More
#3
@Masse78
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Sopra i 10 gruppi Whatsapp è reception d’albergo. Reply | Retweet | Favorite | More
#4
@tremenoventi
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L’accademia della Crusca mi ha mandato una lettera in cui accettano la mia parola “ommagarosinsofarolei” che dicevo dopo Yesterday. Reply | Retweet | Favorite | More
#5
@liaceli
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Caro inventore della carta da forno, io non ti conosco ma sappi che se potessi ti darei un #Nobel
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#peaceandlaw
FACEBOOK: CONTA BENE FINO A DIECI PRIMA DI PREMERE INVIO
Luigi Di Gennaro Avvocato penalista
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Troppo spesso i social networks veicolano la nostra rabbia trasformandoci in veri e propri leoni da tastiera. Davanti allo schermo di un computer, infatti, si diventa più coraggiosi poiché il “nemico” non è fisicamente davanti a noi: così la paura scompare e scattano le offese. Ecco perché il fenomeno delle ingiurie su Facebook sta diventando sempre più dilagante. Grazie alla mia professione, ho potuto studiare da vicino vari casi che si sono sviluppati all’interno del mondo social, assumendo sia la difesa del diffamato che del diffamatore. Milioni di italiani utilizzano Facebook, ben sapendo che questa piattaforma virtuale è oramai diventata un’estensione della loro vita sociale, tant’è che ciò che vi succede all’interno - molto spesso - si ripercuote anche nella realtà. Se dunque partiamo dal presupposto che tutto ciò che facciamo su Facebook produce effetti diretti nella nostra vita reale, allora non possiamo più considerare questo spazio virtuale come un universo parallelo privo di regole, in cui possiamo fare - e soprattutto dire - tutto ciò che vogliamo. Anche sui social networks, dunque, siamo obbligati ad osservare la legge. Nella vita reale - ad esempio - offendere l’altrui reputazione comunicando con più persone, integra il reato di diffamazione (art. 595 del codice penale), specie nelle ipotesi aggravate, ovvero quando l’offesa è arrecata col mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità. Con una recente pronuncia, la Suprema Corte di Cassazione ha recepito l’assioma sopra accennato, stabilendo che chi offende l’altrui moralità su Facebook può essere perseguito per diffamazione, per giunta, aggravata perché il social network viene appunto inteso come strumento idoneo alla diffusione dell’espressione
lesiva della reputazione. Questo perché una frase diffamatoria pubblicata su Facebook, diviene - di fatto - visionabile e condivisibile da un numero indeterminato di soggetti, così rendendo virale l’offesa e incalcolabile il danno all’onore e alla reputazione della vittima. Ad esempio: il dipendente che ha definito “bastardo” il proprio ex datore di lavoro; i tifosi che insultano il giocatore della squadra avversaria sulla sua bacheca; gli studenti che hanno iscritto il professore a sua insaputa, attribuendogli perversioni imbarazzanti, o gusti sessuali particolari. Sempre la Suprema Corte ha poi specificato come, ai fini della sussistenza del reato in parola, non sia nemmeno necessario specificare il nome della persona offesa, poiché è sufficiente che tale soggetto sia comunque individuabile da un numero limitato di persone. Sembra allora evidente che il “libro delle facce” si sia trasformato in uno strumento mediante il quale è diventato facile offendere, minacciare, esporre nella piazza virtuale tutto ciò che passa per la mente senza filtro alcuno e, fino a poco tempo fa, senza alcuna conseguenza. Il recente orientamento della Suprema Corte ha posto un limite all’invettiva ingiuriosa, visto che per qualcuno quello spazio virtuale rappresenta un vero e proprio avamposto di libertà smodata e senza freni. D’ora in avanti non ci sarà più spazio per le leggerezze, ciò che si esprime non resta più circoscritto in un ambito intimo, privato, ed è per questo che prima di premere invio e pubblicare un commento su Facebook occorrerà stare attenti a ciò che si è scritto, onde evitare di commettere un reato. luigidigennaro@avvocatinapoli.legalmail.it
Nada,
#notemenonote
le Savages e Marianne Mirage di Ciro Ardiglione
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due anni dal gioiello Occupo poco spazio, Nada ha pubblicato L’amore devi seguirlo e ancora una volta nella sua carriera riesce a catturarci. Con una dimensione spesso acustica e senza troppi orpelli, l’album è una pregevole miscela di liriche e soluzioni sonore che guardano a generi e anni diversi. Basti pensare al pop d’amore di Non sputarmi in faccia che ha le sue radici negli anni ’50 e dove la sua voce appena rauca le concede momenti di modernità. Il blues di Ballata triste, strepitosa la scelta del sax, racconta della rivoltante violenza di un femminicidio e dove il cantato è preciso per rendere netto e nella sua rudezza il dramma. L’iniziale, ribelle e anarchica Aprite la città è uno dei brani che presenta più di uno spunto delle ultime cose di Nada dalla partenza lenta dolente nel suo cantato, scarni accordi di chitarra elettrica che vanno allargandosi per chiedere: Aprite le città / A tutti i presenti / Avanti avanti /Senza barriere o discorsi importanti / Aprire le città / a tutte le genti uguali e diverse. 42
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nada / © photo andrea bandini
La sensibilità femminile è uno sguardo profondo, esteso, che profuma di libertà. La musica non fa eccezione. E alla fine lasciatevi trasportare dall’ultima splendida ballata dagli accenti del miglior Rino Gaetano, All’aria aperta: Libera Libera Libera… Libera L’anima mia Libera la pazzia. Ayşe Hassan (basso), Fay Milton (percussioni), Gemma Thompson (chitarra), Jehnny Beth (voce): sono le Savages. Arrivano dall’Inghilterra (Beth è francese), e dopo aver impressionato mezzo mondo con il loro debutto Silence Yourself (2013) non hanno deluso le aspettative che si erano create. La cifra stilistica dei loro spartiti potrebbe essere riassunta in quel pugno di donna chiuso e ornato di tre anelli che campeggia sulla copertina del nuovo disco Adore Life, a rappresentare la forza e la determinazione del loro post-punk. Non appena iniziate l’ascolto sarete investiti dalla furia sonora di The Answer dove un basso tellurico inarrestabile, una batteria che lo incalza a perdifiato e una chitarra che ne segue le orme mentre la voce inconfondibile di Beth dà una connotazione di profondità.
marianne mirage / ©photo luca favella
ASCOLTA I CONSIGLI a cura di www.mentinfuga.com
Jenny Penny Full / EOS Vaggimal / 2016 Febbraio Guignol / ABILE LABILE Atelier Sonique / 2016 febbario Venus in furs / CARNIVAL Phonarchia / 2016 febbraio Marlon Williams / MARLON WILLIAMS Dead Oceans / 2016 febbraio Brian Fallon / PAINKILLERS Island / 2016 marzo
savages / © photo colin lane
Non è solo potenza e velocità: la voce di Beth si fa suadente e melodiosa nella breve e dolce ballata Adore; come pure in Mechanics i ritmi sono lenti, ma qui siamo nel centro di distorsioni, suoni a tratti industrial, riverberi, momenti stile Wire e ancora una volta una strepitosa interpretazione vocale della Beth. Le frequenze sono alte anche in Sad Person dove la batteria domina il ritmo e la chitarra sferza e taglia e il basso da corpo. Liriche essenziali e ripetute a parlare della condizione del genere umano, amore compreso. L’ e s o r d i o d i s c o g r a f i c o d i M a r i a n n e Mirage, Quelli Come Me, è avvenuto il 25 Marzo. La cesenate che fin da adolescente si immerge nel mondo dell’arte e della musica attraversando nell’ascolto generi, dal soul alla psichedelia (il suo nome d’arte la ricorda), fino al jazz delle indimenticate voci di Billie Holiday e Sarah Vaughan. Dieci brani di cui in francese e qualche intrusione in inglese, Quelli come me, da lei stessa definito un disco “sensuale, semplice e fatto con amore”. Sicuramente sensuale e fatto con amore ma semplice non proprio. Se è vero che la fluidità dell’ascolto ce lo lasciano credere, le sonorità che man mano avanzano si fanno sofisticate grazie ad un lavoro di cesello negli arrangiamenti che denota vari spunti creativi. In Quelli come te un incipit di leggeri accenni di chitarra classica e di tocchi elettrici mentre la sua voce diventa padrona della scena muovendosi bellamente tra accelerazioni e spunti caldamente soul e cori leggeri. Intriganti anche i passaggi in crescendo che avvengono nei poco più che tre minuti di Non serve più dove l’impostazione jazzistica iniziale, complici delicate note di pianoforte, lascia il campo ad una ballata su cui poi si innesta un’ulteriore apertura con il cantato si allarga con un coro che segue il ritmo. Non vi curate di noi e ascoltate.
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#amazing
CARMEN CONSOLI
LE NOSTRE NONNE ERANO PIÙ MODERNE DI NOI di Francesa Cicatelli
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C
i tiene a sgranare le maglie dei discorsi, ad analizzare ogni parola. Prima dell’uscita sul palco sgranocchia verdure intinte in un pinzimonio. Carmen Consoli è una di quelle donne che si è costruita e si continua a plasmare da sola. È incontinenza d’indipendenza. La “cantantessa” fa quello che sente parafrasando un suo brano. Dalla scelta della maternità per partenogenesi (ha, infatti, sostenuto una gravidanza da sola grazie a un donatore, ndr) al futuro professionale. Dall’etichetta indipendente che fondò, 20 anni fa, con i genitori e che porta avanti, alla scelta di una tournèe, appena conclusa, per pochi eletti, nell’atmosfera intima dei teatri italiani. È pregna di folklore e aneddoti. Con lei è come stare su un tappeto volante che non si adagia mai al suolo.
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Carmen Consoli in teatro. Uno scambio confidenziale con il pubblico. Credi che la musica nonostante sia un linguaggio universale debba conservare una dimensione privata con il pubblico? “La musica deve essere un messaggio cuore a cuore ed è bene che mantenga questa natura profonda, come d’altronde tutte le altre forme d’arte, perché è qualcosa che non è tangibile e può toccare le corde profonde di ciascuno di noi. È questo lo scopo nobile dell’arte, al quale tutti dovrebbero tendere” Hai un’etichetta indipendente, la Narciso Records. Come guardi alla scena indie nazionale ? “Ho fondato una casa discografica con i miei genitori con lo scopo di dare al Sud la possibilità di poter riuscire a fare musica e creare laboratori e in 20 anni abbiamo realizzato parecchi lavori e con non pochi sacrifici” Ascolti i neomelodici ? “Noi siciliani siamo partenopei, nel senso che subiamo molto piacevolmente la supremazia culturale di Napoli. Sono cresciuta con il mito della musica napoletana di Murolo e di Carosone. Mentre i neomelodici non fanno parte della mia cultura, ma come non ne fa parte, ad esempio, un genere come il country. A Catania abbiamo una vastissima produzione di musica neomelodica, cantata in
Capriccio n°3 animazione baby chef party feste a tema giochi ● tornei ● caccia al tesoro gonfiabili maghi ● giocolieri baloon art cup cake party
info 328.4942954
Noi siciliani siamo partenopei, nel senso che subiamo molto piacevolmente la supremazia culturale di Napoli napoletano e siamo anche abbastanza bravi. Le canzoni neomelodiche mi ricordano alcuni quartieri di Catania a cui sono molto affezionata e spesso quando vado in via Plebiscito a visitare il castello Ursino mi piace chiudere gli occhi ed essere invasa dalla musica neomelodica”. Devi molto anche a Michele Santoro che ti ha aperto la strada del successo, invitandoti a un tributo a Mia Martini su Rai Tre. Credi che il giornalismo possa e debba fare di più per stimolare la cultura in Italia? “Sì, se non viene castrato. Ultimamente i giornalisti sono costretti a scrivere in uno spazio limitato i concetti e a utilizzare la formula degli slogan, senza poter sviluppare in modo esaustivo un argomento. Si ragiona per spot. Quindi dico che i giornalisti potrebbero aiutare la cultura e la musica, ma ci vorrebbe prima qualcuno che aiuti i giornalisti”. L’anno scorso hai collaborato con Emma. Sei favorevole agli artisti emergenti dai Talent? Nostalgica di una gavetta tradizionale? “Non ho nostalgia. L’unica che ho è per le persone che non ci sono più e che non possono più tornare. Perché è l’unica forma di nostalgia possibile. Poi, chi ci riesce la trasforma canalizzandola in altro, dandosi delle motivazioni diverse. Invece mi piace guardare al futuro e cogliere l’aspetto positivo di tutto ciò che mi circonda. Chi esce dai talent oggi deve essere molto forte perché è una delle pochissime possibilità che hanno gli emergenti che, ad imbuto, si infilano tutti in questa prospettiva di lancio nel panorama musicale mondiale. E devono essere corazzati. Ammiro chi
Sono cresciuta con il mito della musica napoletana di Murolo e di Carosone 48
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mia nonna era del vomero, proveniva da una famiglia napoletana molto perbene esce dai talent perché vuol dire che devi essere per forza il più bravo e anche il più forte, costretto a subire il giudizio del pubblico e a controbattere in tv. Ai miei tempi non c’era questa possibilità. Noi artisti dovevamo stare zitti, se ci criticavano dicevamo: “Ok tanto mica sono una modella che devo piacere a tutti”. Sei una femminista convinta, hai tinto di rosa persino la tua Fender. Cosa pensi delle donne napoletane. E secondo te sono le più rock tra le donne italiane? Oggi femminista ha un’accezione grammaticalmente deviante. Gli -ismi sono esasperazioni di concetti. Se femminista vuol dire combattere per la parità di diritti tra uomo e donna non sono femminista, perché sostengo che le donne debbano avere la supremazia sugli uomini. In tal senso ho messo su anche una band di ragazze con soli tre
uomini che invocano le quote azzurre, ma che se vogliono suonare con noi - ironizza - devono subire la molestia di lasciarsi palpeggiare il sedere. Sono per la supremazia del potere femminile sulla terra insomma. Vi racconto una storia. Mia nonna Carla era del Vomero cresciuta a Treviso. Proveniva da una famiglia napoletana molto perbene (anche perché i napoletani sono super signori) e c’era questo nonno, Giovanni, con il suo cappello che camminava con classe per le strade di Treviso. Ebbene, lui era un insegnante di italiano ma lasciava che fosse mia nonna a comandare e a gestire lo stipendio. Per “rock” si intende ciò che destabilizza. E mia nonna forse destabilizzava, perché era una donna che sosteneva di gestire l’assegno di mio nonno. Era normale prima che fosse il maschio a portare l’assegno a casa e la donna a decidere come spenderlo. Anche mia nonna siciliana, donna Carmela, era uguale. Ricordo una donna imperiosa al centro della stanza. Tutti la consultavano. Con questo voglio dire che le nostre nonne del Sud erano molto più moderne di noi perché erano controtendenza. Era la donna a percuotere l’uomo ed è storia che venissero citate per maltrattamenti sugli uomini. E quindi credo che la donna del Sud e quella napoletana sia rock in questo senso. Quando penso a loro mi vengono in mente le mie nonne in carne che decidono come spendere lo stipendio che il marito porta a casa”.
tanto mica sono una modella che devo piacere a tutti
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#rosa&nero
#coverthetop
Protagonista della nostra copertina d’autore una scatenata ragazza livornese, un’artista, designer, autrice e curatrice di volumi, moda e illustrazione digitale, una ragazza di mare, Enrica Mannari, 36 anni, a capo di un movimento artistico tutto al femminile, il Contemporary Female Creativity. Dalla Terrazza Mascagni di Livorno guarda il suo mare e inneggia a Milano da dove ha spiccato il volo frequentando l’Accademia di creatività e design Noesis. “Ogni volta che vado via da Milano, una parte di cuore piange. Perché quella parte sa che appartengo a questa città tanto quanto appartengo al mare. Se non la conoscete bene, non giudicatela, perché Milano è bella. Bella da far male. Severa e accogliente, difficile e piena di possibilità, grigia e brillante di sole. Il suo dinamismo frenetico, il melting pot culturale, le strade, i negozi, ma anche il primo grande amore che mi ha regalato, le nuove amiche che mi ha fatto conoscere, e le prove che mi ha messo davanti, gli orizzonti di possibilità che mi ha lasciato intravedere, ecco se non fosse stato per tutto questo io non sarei chi sono adesso. Una donna di mare che ama la frenesia della metropoli”. Quando hai cominciato a disegnare? “Ho iniziato a disegnare da bambina, non appena qualcuno mi ha dato qualcosa con cui farlo”.
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il rosa e il nero, le mie due anime, una romantica, l’altra decadente. un bipolarismo cromatico che racconta più di quanto vorrei su di me
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Il primo disegno? “Non ne ho memoria, ma mi ricordo bene un dipinto che feci all’asilo di Tarzan e Cita su un albero. Ce l’ho ancora”. Il rosa e il nero i tuoi colori dominanti, perché? “Credo siano le mie due anime. Una romantica e l’altra decisamente decadente. Un bipolarismo cromatico che racconta più di quanto vorrei su di me”. Perché Female Creativity? “Le donne. Dal punto di vista creativo io vedo solo loro. Gli uomini mi interessano meno. È una questione di focus e di scelte, non una questione etica. Sono solo più interessata a Venere che a Marte”. La donna è al centro del tuo universo. “Le donne hanno tutta la mia attenzione sotto molti aspetti perché riesco a vederle meglio. Il mondo maschile per quanto mi affascini resta lì, non suscita in me un desiderio di approfondimento come riesce a innescarmi l’universo femminile. Siamo esseri meravigliosamente complessi”. Dov’è il tuo showroom? “Il mio studio-showroom al momento è work in progress a Firenze. A Livorno, più precisamente a Castiglioncello, ci abito. Lì c’è il mare che è un elemento dalla quale non riesco più a prescindere, ma a Firenze c’è un movimento ‘culturale’ che a Livorno manca. Tra Firenze e Castiglioncello riesco a trovare un buon equilibrio nonostante sia un’anima inquieta. Poi c’è un altro luogo dove quest’anno passerò almeno due mesi: Ibiza. Mare e cultura in un solo posto. Un sogno a occhi aperti”.
Il bijou preferito? “In questo momento direi il cuore sacro. Ma ho una dipendenza maniacale dai bijoux e dai gioielli in genere. Non sono in grado di scegliere e i miei preferiti cambiano spesso”. Quanti ne hai creati? “Non ho creato molti bijoux. Ho ancora molta strada da fare. Sono solo all’inizio”. Il più originale? “Credo che il più originale non sia ancora arrivato, ma ci sto lavorando”. Racconta la tua giornata. “Raccontare la mia giornata è quasi impossibile. Non seguo un iter. Non mi sveglio sempre nel solito posto. E non faccio mai le stesse cose. Disegno, progetto, creo e penso ogni giorno. Non saperi dire in quale ordine e con quale percentuale faccio una cosa o l’altra. Ora per esempio sto rispondendo a questa intervista da un divano in una casa al Pigneto a Roma. Stasera cenerò a Castiglioncello e domani farò colazione a Firenze. A volte mi dedico a progetti di design digitale, altri giorni lavoro su disegni a china, altri ancora li passo in laboratorio per creare bijou. Altri scrivo. Altri leggo. Altri vado in giro in cerca di ispirazione”. L’ispirazione quando viene? “L’ispirazione è il movimento costante della mia vita. Ho continue ispirazioni e idee, la difficoltà sta nello scegliere quella più giusta e focalizzarcisi sopra per renderla un progetto. Per renderla qualcosa di tangibile, reale, completo. Non ci riesco sempre, purtroppo”. Racconta di te. “Posso raccontarti tutto di ME, che è il
mio nuovo brand-progetto. ME è il mondo che avrei sempre voluto costruirmi intorno e che ancora non ero riuscita a fare. Adesso sembra che ci stia riuscendo. Per saperne di più basta seguirmi su instagram e facebook e farsi un giro sul mio sito www.enricamannari.com”. I tuoi preferiti: attori, attrici, cantanti, scrittori, poeti, illustratori, calciatori... “Faccio sempre fatica a parlare di preferiti perché sono un tipo abbastanza mutevole e i miei preferiti sono veloci a essere sostituiti da nuovi preferiti. Posso dire al momento che il mio attore preferito è Kevin Spacey in ‘House of Cards’. La mia attrice è Charlize Theron in ‘Mad Max Fury Road’. La mia band del momento sono i Talking Heads, il poeta Guido Catalano, l’illustratore Antonio Rubino e il calciatore non ne ho idea perché non seguo il calcio. Però so che Totti è bono perché mi ricorda Hercules di Disney”.
#maserial
binge watching L’abbuffata di serie tv è considerata un esercizio cool grazie al web e a Netflix
Sono girate come dei film e c’è chi addirittura le giudica migliori qualitativamente dei lungometraggi. Le sceneggiature sono avvincenti, ogni puntata costa milioni di dollari: le serie tv hanno ormai invaso le nostre case e indubbiamente hanno cambiato le nostre vite. Chi non hai mai fatto “binge watching”, ovvero una abbuffata di episodi su episodi, divorandone 10, 20 di seguito, se non addirittura più serie tv in un colpo solo? Ammettiamolo, una volta che ci si appassiona a un serial, smettere è impossibile. Se poi si ha a disposizione tutta la serie completa, non arrivare al finale di stagione è davvero un’ardua impresa. Complice anche il web, che ha riabilitato le maratone, per alcuni è diventato addirittura un esercizio “cool” e intellettualmente gratificante, un modo elegante di guardare troppa televisione. “Il rebranding di una pratica prima disprezzata” l’ha definito il critico televisivo americano Willa Paskin su Slate.
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5 REGOLE PER AFFRONTARE LA MARATONA DI SERIE TV
☛ Controllare spine, adattatori, prese scart, munirsi dei doppioni e assicurarsi di avere tutto l’occorrente per godersi il lungo spettacolo. Non voglia mai il caso che si rompa un congegno e la maratona sia stata fissata la domenica ☛ Andare al supermercato e fare incetta di popcorn, patatine, piatti pronti, M&M’s e bibite. La linea potrebbe risentirne, ma chi se ne frega ☛ Spegnere il cellulare e lasciare un messaggio rassicurante e accogliente in segreteria, affinché amici e parenti non si preoccupino ☛ Vestirsi in maniera comoda, d’inverno pigiamone e plaid, d’estate canottiera, short e spray antizanzare ☛ Munirsi di un collirio per idratare gli occhi evitando così il fastidioso bruciore per le ore trascorse davanti la tv e ogni tanto alzarsi dal divano e fare un po’ di stretching
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Le maratone televisive non sono un fenomeno nuovo, se n’è cominciato a parlare nel 2013, con l’avvento di Netflix come produttore originale, che metteva a disposizione tutti gli episodi di una serie tv. Nel 2011 ha investito 100 milioni di dollari nella produzione di House of Cards, che racconta le oscure manovre nei corridoi della politica di Washington, del machiavellico Frank Underwood interpretato da Kevin Spacey. Soffiata all’HBO, House of Cards è un remake di una miniserie degli anni Novanta e ha distrutto il concetto di serialità, perché ha reso immediatamente e interamente disponibili tutti i primi tredici episodi della prima stagione. Critici televisivi, scrittori, commentatori politici hanno confessato di aver passato ore e ore davanti la tv a guardare la serie, senza riuscire a scollarsi dal divano, fino ad arrivare esausti al tredicesimo e ultimo episodio. In Italia il più grande servizio di streaming del mondo è sbarcato nell’ottobre del 2015. Il catalogo digitale è composto da oltre un milione di gigabyte che nel 2013 ha generato 114mila anni di riproduzioni video al mese e che nello scorso anno ha già triplicato il traffico. Ora gli abbonati sono oltre 60 milioni distribuiti in 50 paesi e 40 milioni solo negli Stati Uniti. A ottobre, si è unita anche l’Italia, un po’ in ritardo rispetto a Groenlandia, Haiti e persino Cuba. Le serie tv, sono entrate a pieno diritto nel mito di Hollywood e hanno trovato, soprattutto negli States, largo spazio all’interno del dibattito politico e come ha dimostrato l’America di Obama influenzano le scelte dell’elettorato, a volte creano e manipolano idee. Per il legame strettissimo che si è creato con gli usi e i costumi delle persone e con la vita politica, le serie tv rappresentano il settimo potere? Forse.
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ph. Romolo Pizi
ventiquattrododidci.com
#leggèra
a caccia di libri. letteratura, romanzi, gialli, testi zen, fantasy, letture per ogni appassionato di Lucia Nicodemo Primavera per voi è sinonimo di “dolce dormire” o di rinnovata energia? Se appartenete a questo secondo gruppo, sicuramente vi sarete armati di buoni propositi per mettere finalmente in ordine casa e ufficio. Ma da dove cominciare? In libreria troverete la risposta al vostro interrogativo: il nuovo libro di Marie Kondo - già autrice de Il magico potere del riordino e dispensatrice del metodo KonMari – dal titolo evocativo 96 lezioni di felicità. Marie è una scrittrice giapponese che, con il marito, gestisce un’attività di consulenza a Tokyo, la cui finalità è trasformare le case dei suoi clienti in spazi di serenità e di ispirazione. Scettici? Forse dovreste ricredervi: i tempi di attesa per usufruire del suo metodo “Konmari” sono di oltre tre mesi e la sua organizzazione è un fenomeno internazionale oltre che un programma televisivo nipponico. Se, invece, per voi tutto comincia dal risveglio del corpo, allora tra gli scaffali non avrete che l’imbarazzo della scelta: complice la temuta prova costume sono questi i mesi in cui le case editrici sfornano le più importanti novità in fatto di sana alimentazione e star bene. Ci sono volumi per tutti i gusti. Dal Paese del Sol Levante arriva Lo zen 60
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e l’arte di mangiar bene di Seigaku, 700 anni di tradizione buddhista declinata secondo le abitudini della vita moderna ovvero come nutrire in maniera corretta corpo e anima. E poi a maggio – e i suoi fan lo attendono trepidanti – arriva Noi ci vogliamo bene, il nuovo libro di Marco Bianchi. Lo chef-scienziato, già divulgatore scientifico per la Fondazione Umberto Veronesi, continua a promuovere i fattori protettivi della dieta e le regole della buona alimentazione anche in questo suo 14esimo lavoro. Se invece le diete per voi non hanno misteri, perché le avete provate tutte, non disperate, arriva Sirt. L’alimentazione del gene magro messa a punto dai nutrizionisti Aidan Goggins e Glen Matten. Niente insalate, zuppe o pollo alla griglia, bensì olio d’oliva, vino rosso e cioccolato fondente: tutti alimenti ricchi di sirtuina, una proteina che regola processi biologici come l’invecchiamento e agisce sul metabolismo, favorendo - a detta di Goggins e Matten - la perdita di peso. Provare per credere. Primavera per voi fa rima con natura? Mondadori manda in libreria Là fuori. Guida alla scoperta
della natura, una raccolta di possibili attività da svolgere all’aria aperta per scoprire la flora e la fauna del nostro Bel Paese, arricchita da magnifiche illustrazioni. Fatto il nostro dovere nei confronti della casa, dell’ufficio e del nostro corpo, è tempo di relax, del piacere puro della lettura. Tra i gialli segnaliamo una certezza ovvero il nuovo libro di Marco Malvaldi con La battaglia navale e per gli amanti dei thriller scandinavi, Sole di mezzanotte di Jo Nesbo. E poi due novità che vanno oltre i generi: Un cigno selvatico del Premio Pulitzer Michael Cunningham, 10 favole della tradizione rielaborate e illustrate da Yuko Shimizu e un esordiente italiano su cui scommettono in molti, Salvatore Basile con il suo Lo strano viaggio di un oggetto smarrito. Ma se per voi il giallo è solo un colore che mal si accosta al vostro incarnato e chicche è solo sinonimo di caramelle, non temete, ad aprile arriva una superstar del genere new-erotic: Sylvia Day con l’ultimo capitolo della serie Crossfire. Ma anche Anna Todd con i suoi amori giovanil-musicali in Before. E dulcis in fundo, se la prima aria frizzante vi mette addosso un’irrefrenabile voglia di cambiamento, fate un salto in libreria. In Per cambiare non bastano i sogni viene sviluppata una teoria secondo la quale il cambiamento è una competenza che si può imparare, una capacità cui fare ricorso ogni volta che è necessario. Servendosi di numerosi esempi e test, Johanna Müller-Ebert spiega il suo modello in quattro fasi grazie al quale apprendere ad accogliere, avviare, dare corso e consolidare il cambiamento. Buona lettura!
mai mancare o n vo e d n o n e ch gli stranieri • • • • •
Elizabeth Strout n to ar B cy Lu Mi chiamo - Einaudi hael Cunningham ic M o ic at lv se Un cigno seo - La nave di Te to - Banana Yoshimoto Il giardino segre Feltrinelli enez Bartlett im G ia lic A i ud Uomini n di Sellerio o Nesbo - Einau J e tt o an z z e m Sole di
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#pokerdassi Quattro domande uguali per tutti, quattro risposte diverse che raccontano le passioni, i gusti, la vita di quattro personaggi che conoscono bene Napoli e la amano intensamente. Il poker d’assi è servito: Maurizio De Giovanni, Gianni Simioli, Diego De Silva, Luigi De Luca alias Raul di Fabrizio Fiorentino
MAURIZIO DE GIOVANNI Scrittore
Qual è il tuo libro preferito? Sono moltissimi, anche se quello a cui sono più affezionato è il primo che ho letto quando ero bambino: Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas (padre). È un testo che qualche volta leggo ancora oggi e che ha segnato particolarmente la mia gioventù con i suoi contenuti contrastanti. C’è un intero mondo in quel libro, c’è tutto e il contrario di tutto, molti concetti mi sono rimasti dentro e ci resteranno per tutta la vita. Qual è la tua canzone preferita? Il pezzo pop che adoro è Just The Way You Are di Billy Joel. È una canzone della mia epoca, che ha un testo bellissimo, alla quale sono legato con dei ricordi personali molto forti. Da ragazzo e ancora adesso l’ascolto spesso. Mi appassionano le parole, il significato, ma sopratutto il concetto di amore che trasmette. 70
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Qual è la serie tv preferita? Guardo tantissime serie tv, ma quella che mi appassiona di più è di sicuro Grey’s Anatomy. Sono molto affezionato ai personaggi, è scritta meravigliosamente bene; è scorrevole, la regia è impeccabile e ha un ritmo che ti tiene incollato allo schermo. Dopo aver guardato le prime puntate non ho potuto fare a meno di seguire ogni stagione, per capire come andasse a finire. Sono molto in ansia per il continuo della dodicesima stagione, chissà quali sorprese ci aspettano. Nuovi colori e profumi di fiori, siamo nella stagione del risveglio. Quali pensieri o emozioni leghi alla primavera? La primavera è in assoluto il momento del risveglio, non soltanto dal punto di vista dei sensi, ma anche per la sfera emozionale e per i pensieri più belli. È un momento di grande creatività ed è fantastico ascoltare il proprio corpo e la propria mente risvegliarsi dal torpore invernale, riattivarsi in tutte le sue sfumature. Non legherei il concetto del risveglio a un fatto esclusivamente corporeo, ma anche e soprattutto sentimentale.
Nonostante la primavera sia una stagione ricca di energia, quella che più preferisco è l’autunno, perché è il periodo che porta maggiore intimità, anche grazie ai suoi colori. Dopo l’estate, l’autunno ci trasporta verso nuovi pensieri, lo definirei un vero inizio d’anno.
GIANNI SIMIOLI Speaker Radiofonico
Qual è il tuo libro preferito? Mi piacciono molto i libri di Giuseppe Patroni Griffi, grande autore di cinema, teatro e letteratura. Intellettuale napoletano, il che gli dà un punto in più, ha scritto testi come Scende giù per Toledo, che mi hanno molto appassionato. Da poco, ai suoi straordinari lavori di drammaturgia, il Teatro Mercadante ha dedicato una splendida retrospettiva. I suoi libri li divoro, non riesco a smettere di leggerli e rileggerli. Credo che se un libro ti appartiene, finisce per condurti con grande facilità e leggerezza all’ultima pagina e con i libri di Giuseppe Patroni Griffi succede proprio questo. Qual è la tua canzone preferita? Che domanda difficile. Ascolto canzoni a seconda del momento. Ora mi piace un pezzo di un giovanissimo cantautore napoletano che si chiama Nicola Caso: Nce’ abbastano e parole, ma attenzione, forse tra mezz’ora cambio idea. Mi piace questo brano, perché dentro c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno per sopravvivere in questo momento di decadimento dei valori e anche perché sono un supporter della musica campana. Di solito l’ascolto per ricaricarmi, è un brano pieno di energia, e per raccontare che per fortuna c’è dell’altro, altro che si traduce in “ammore” con due “m”. Consiglio a tutti di ascoltarlo per avere un grande momento di godimento. Qual è la serie tv preferita? Purtroppo, in certi casi, sono fuori dal tempo, non guardo nessuna serie tv, perché non sono mai a casa. Facendo il lavoro dell’artista non ho orari regolari, per cui, pur provando interesse per qualche serie come ad esempio House of Cards, che molti amici adorano, non riesco a seguirla. Ho paura di cominciare, per il timore di non riuscire poi a vederla puntata dopo puntata. In compenso guardo molti film, l’ultimo che ho visto e che mi è piaciuto molto è Suffragette. In questo periodo in cui si parla spesso di maltrattamenti sulle donne, femminicidi e altri reati legati al sesso femminile, credo sia importante essere informati su un mondo che per noi uomini forse è un po’ nascosto. Vorrei che vedesse questo film chi non ha capito bene quanto dobbiamo
alle donne; molto spesso ci rendiamo conto di quanto valgono soltanto quando le perdiamo. Nuovi colori e profumo di fiori, siamo nella stagione del risveglio, quali pensieri o emozioni leghi alla primavera? Innanzitutto che mi sveglio più tardi. A fine primavera le scuole chiudono e quindi non devo affrontare il traffico cittadino per arrivare in tempo a Radio Marte e poi, quando vado a Roma nel weekend per RTL 102,5, non devo preparare un valigione, ma basta un piccolo zaino senza cappotti e maglioni e questo mi trasmette un grande senso di leggerezza. Ma quello che amo di più della primavera è soprattutto la possibilità di trascorrere serate magnifiche quando torno a piedi a casa dal lavoro. Passeggio sul lungomare, mi fermo a parlare con le persone, mi godo la brezza del nostro golfo, la città è uno spettacolo. Tra le quattro, la primavera è la mia stagione preferita, quella con il clima ideale. Anche se chiedere a un napoletano qual è la stagione preferita è difficile, da noi è sempre primavera; a volte ci accorgiamo che è Natale soltanto perché abbiamo fatto il presepe.
DIEGO DE SILVA SCRITTORE Scrittore
Qual è il tuo libro preferito? È una domanda estremamente difficile. Uno dei miei libri preferiti è Il giovane Holden di Salinger, ma ovviamente sto semplificando perché ce ne sarebbero molti da citare. Credo che non esista un libro preferito, dovrei elencarne almeno una quindicina. Holden è un testo che considero fondamentale perché ha una leggerezza bambina che ha molto a che vedere con la letteratura. Holden è un personaggio che si interroga continuamente sull’incomprensibilità del mondo e delle cose. Questo aspetto di curiosità perplessa e inceppata, un po’ imbranata, appartiene a ogni scrittore. Leggere questo libro mi ha trasmesso una sensazione di delicatezza, l’idea che la letteratura sia qualcosa di sapientemente lieve. Qual è la tua canzone preferita? Verrano a chiederti del nostro amore di Fabrizio De Andrè. È una canzone che ho scoperto all’età di 13 anni, è contenuta nel primo disco che ho comprato del cantautore, Storie di un impiegato. Quando l’ho ascoltata per la prima volta ho avuto l’impressione precisa di cosa fosse l’amore. Il passare degli anni mi ha confermato più volte che il significato di quel testo era autentico: l’idea di un sentimento molto terroso, molto materico, intimo, profondo e per nulla banale. Un concetto molto difficile da rappresentare, specialmente in quei tempi dove si susseguivano canzoni che ne face71
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vano, dell’amore, una semplificazione insopportabile. Nel testo di De Andrè, invece, hai l’impressione che sia una faccenda tremendamente intima e seria, ma anche meravigliosa per questo. La base musicale è di Nicola Piovani, che contribuisce a renderlo un pezzo meraviglioso. Qual è la serie Tv preferita? In assoluto, sopra tutte, I Soprano. C’è una qualità di regia, un fluido e un tempo narrativo paragonabili solo a Il padrino di Coppola. Mentre al secondo posto metterei Mad Man, la storia degli uomini di Madison Avaneu, pubblicitari in una New York anni ‘50. Credo che sia magistrale, qualcosa di perfettamente riuscito ed equilibrato, tra letteratura e cinema, scritta in maniera strepitosa, diretta e interpretata ancora meglio, oramai è un classico. Rispetto a I Soprano c’è un passo di regia più moderno dal punto di vista dell’approccio narrativo, ma sono entrambi di altissimo livello, non a caso lo sceneggiatore è lo stesso. Nuovi colori e profumo di fiori, siamo nella stagione del risveglio, quali pensieri o emozioni leghi alla primavera? È una stagione che mi ha sempre portato un senso di malinconia e allo stesso tempo i germi di una felicità possibile. Credo che la primavera sia una stagione speranzosa e la speranza ha sempre dentro di sé una nota minore e mai maggiore. C’è quella leggera mestizia nella primavera che accompagna il risveglio, un po’ come l’autunno che è la mia stagione preferita.
RAOUL
Speaker Radiofonico Qual è Il tuo libro preferito? Ne sono vari. Uno che mi ha colpito molto è La Tregua di Primo Levi, che ho letto quando frequentavo il liceo Umberto. Ero in quarto ginnasio, in un momento particolare della mia adolescenza e quel libro descriveva il ritorno in Italia dell’autore dopo essere stato in un campo di concentramento. Di sicuro è un argomento tragico, ma mi ha fatto riflettere molto sulla capacità dell’uomo di fare del bene e del male e sono pensieri che porto ancora oggi con me. Qual è la tua canzone preferita? Uno dei miei brani preferiti è Love di Nat King Call, perché è il primo pezzo con cui abitualmente iniziamo i nostri concerti con la Raul Swing Orchestra. Ci sono molto legato perché è un brano che parla d’amore, ma soprattutto perché è un portafortuna. Vi consiglio di ascoltarlo all’inizio della giornata, è un brano allegro che ti fa cominciare con il sorriso sulle labbra.
Qual è la serie Tv preferita? Sono molto appassionato di The Walking Dead. Durante la prima stagione sono andato spesso a Roma e ho doppiato alcuni personaggi secondari e se questo mi ha obbligato a seguirla, ho anche scoperto di essere un amante degli zombie. È una serie avvincente, piena di colpi di scena, scritta molto bene con un pizzico di cattiveria. Non appena ti affezioni a un personaggio, quello muore brutalmente divorato dagli zombie o assassinato da qualche traditore nascosto nel suo gruppo. Sono in trepida attesa per le nuove puntate, speriamo soltanto che i miei personaggi preferiti sopravvivano. Nuovi colori e profumo di fiori, siamo nella stagione del risveglio quali pensieri o emozioni leghi alla primavera? La primavera è sinonimo di profumo di fiori e i fiori mi ricordano molto la mia famiglia, che ha sempre lavorato in questo settore. Questa stagione è un dolcissimo ricordo delle mie radici, dei miei genitori e delle mie avventure da bambino. Ho tanti fiori a casa, amo il loro profumo e i loro colori e credo che abbiano la capacità di trasmettere il buon umore. Nonostante la primavera sia per me così ricca di ricordi, la mia stagione preferita è l’estate perché viaggio tanto. Ricordo quando mi sono trasferito a Los Angeles dove è nata la Raul & Swing Orchestra, progetto musicale che per me è di grandissima importanza. Per me viaggiare significa girare il mondo con la mia band, diffondere la nostra musica swing e jazz rivisitata ma sopratutto significa passione, la stessa che mettiamo nella nostra musica quando ci esibiamo.
#foodtour
le dÊjeuner sur l’herbe
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le cuoche in giro
Parte il tour delle Cuoche in Giro, che fa tappa in tutte le cittĂ del mondo, fra gustose ricette, trucchi dello Chef, consigli in cucina. Si pedala di gran lena per acquistare prodotti di prima eccellenza, realizzare piatti elaborati e raffinati, ma anche per rispolverare le antiche ricette della nonna. Deliziosi menĂš per tutti i palati con il meglio della cucina italiana e internazionale. Un giro a tavola tra piatti gourmet raccontato e fotografato. Prima tappa: picnic nel bosco. www.cuocheingiro.it
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muffin zucchine e menta 3 uova • 180 g. farina • 100 ml olio evo • 100 ml latte • 100 g parmigiano • 100 g zucchine grattuggiate • 1 bustina di lievito chimico in polvere • un pizzico di sale • menta abbondante •••
Sbattere le uova col latte e l’olio, aggiungere il pamigiano, le zucchine e la menta. A questo punto inserisci anL’aria è più lieve, le giornate si allungano, che la farina setacciata e il sale, continua a mischiare maniche corte e tessuti leggeri si fanno con la frusta e infine aggiungi il lievito. Imburrare spazio nell’armadio: la primavera ha bussauno stampo da plumcake e versare il compoto ufficialmente alle nostre porte e anche in sto. Informare a 180° per 50 minuti, oppure cucina avviene una rivoluzione: addio all’abriempire dei formini di muffin e cuocebondanza culinaria dell’inverno fatto di zuppe re per 25 minutiper 25 minuti calde e minestroni e largo ai cibi più leggeri e frea 200°. schi. Torna il buon umore e ogni cosa diventa più leggera: una passeggiata nel verde, una camminata in riva al mare, un giro in bicicletta. La parola d’ordine è una sola: stare all’aria aperta. E allora picnic sia. Tranquillità e armonia in mezzo al verde, seduti su un prato, staccando la spina e allontanandosi dal caos quotidiano. Quale modo migliore per vivere le prime giornate di sole immergendosi nella natura, se non con una colazione sull’erba? Organizzare la giornata fuori porta è semplice: basta un prato o una spiaggia, una tovaglia a quadretti, una coperta colorata o anche un grande pareo. Un bel cesto di vimini o in paglia non può mancare, ma che sia ricco di qualsiasi cosa sia facile da trasportare. Dove andare? Nel giardino dietro casa o nel bosco a pochi chilometri, magari in quel piccolo borgo non lontano, insomma ovunque ci sia un angolo di natura e lo spazio giusto per stendere una tovaglia: ecco il luogo perfetto per fare un picnic.
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miniomelette con verdurine al forno 4 uova 50 g parmigiano grattugiato verdurine di stagione sale e pepe q.b. olio evo •••
Sbattere le uova col sale e il pepe, quindi aggiungere il parmigiano e le verdure. Riempire degli stampini da minimuffin e infornare a 180° per 15 minuti. (Se le fate non per il picnic, servitele accompagnando le miniomelette con qualche fetta di pancetta rosolata in padella e una fettina di pane bruschettato o dadini di pane soffritto)
sartù di riso
700 g riso • 3 bottiglie salsa • 2 tracchie • 4 salsicce • cipolla • burro • 4 uova • 400 g piselli • 300 fiordilatte • 200 g funghi champignon • parmigiano • 100 salame Napoli ∫ 200 macinato • pane raffermo • 1 uovo • parmigiano • maggiorana • aglio • olio arachide ∫ •••
Innanzitutto avviare il ragù facendo imbiondire la cipolla in olio e burro, quindi rosolare la carne ed evaporare col vino dopo poco. A questo punto versare il pomodoro e dopo aver salato lasciar andare a fuoco basso per almeno 3 ore. Intanto con il macinato e i restanti ingredienti fare l’impasto delle polpette, quindi formare delle palline molto piccole che friggerete in abbondante olio di arachidi. Cuocete i piselli in un soffritto leggero di cipolla, a parte cuocete i funghi con olio e aglio. Cucinate le 4 uova sode e una volta sbucciate passatele allo schiacciapatate. A questo punto passate alla cottura del riso aggiungendo dell’acqua al ragù e cuocendovi il riso direttamente dentro, inizialmente con coperchio. Togliete dal fuoco un po’ prima del tempo di cottura e condite il riso con tutti gli ingredienti rimasti, quindi riempite una teglia avendo cura di spalmare sul fondo un mestolo generoso di ragù e a copertura aggiungere pangrattato e parmigiano, infornare per circa 25 minuti a 200°.
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miniquiche con carciofi 300 g farina • 180 g burro freddo • 90 ml acqua • panna fresca • 4 carciofi • 1 spicchio d’aglio • latte • 1 uovo grande • parmigiano • olio evo • sale e pepe q.b. •••
Preparare la pasta brisè amalgamando il burro alla farina con dei movimenti delicati fino a ottenere una specie di sabbiolina, aggiungere una presa di sale e l’acqua poco alla volta perchè dipende da quanta ne assorbe la farina. Continuate a lavorare fino a ottenere un impasto omogeneo che poi lascerete riposare in frigorifero per almeno un’oretta prima di infornare. Intanto cuocere i carciofi, facendo soffriggere aglio e olio, quindi lasciarli ammorbidire aggiungendo anche una tazzina d’acqua per circa 20 minuti. Una volta cotti, tagliuzzare i carciofi. Stendere la brisè e foderare una teglia di circa 24 cm di diametro dopo averla imburrata avendo cura di lasciare i bordi della pasta più alti. Quindi mettere sul fono i carciofi e ricoprire col composto cremoso ottenuto miscelando panna, latte, olio, uova, parmigiano, sale e pepe. Infornare per circa 35 minuti in forno preriscaldato a 200°.
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#bonton
Per gli approcci di primavera irrinunciabile è un classico retrò, che conduce ciascuno all’infanzia e alla libertà: il picnic. Immergersi nella natura richiede stile e l’ingresso sul prato, piuttosto che sulle rive di mare, fiumi e laghi va programmato in punta di piedi, per non rischiare di essere bacchettati dai seguaci di Clemente Alessandrino. L’ospitalità en plein air ha, infatti, un suo protocollo. Non crediate che con un pranzo al sacco tutto sia concesso. Informali sì, ma chic nonostante i toni confidenziali. Un pasto all’aperto non è sinonimo di un pasto affrettato e consumato senza buone maniere: per questo motivo il galateo offre precise regole per un picnic perfetto. Menù semplici da mangiare con le mani, niente dolci al cucchiaio, salviettine igieniche per ogni ospite, evitare di togliersi le scarpe prima del pranzo e tovagliolo adagiato sulle gambe sono alcune delle prescrizioni. Al bando l’usanza anni ‘50 di abbandonare i rifiuti del pasto e gli scarti sul luogo. E, per un «eco picnic», meglio predisporre buste per la differenziata e prediligere stoviglie di cartone, vetro e plastica biodegradabile. Portate una tovaglia dai colori vivaci, dei teli dove sedersi è poi d’obbligo. Uno dei problemi più grandi delle aree di campeggio è infatti il littering, ovvero l’abbandono dei rifiuti. Per evitare brutte sorprese ricordate di portare con voi un paio di buste per raccogliere tutto. Nelle scampagnate fuori porta c’è chi preferisce cibi già pronti e freschi e chi, invece, non vuole rinunciare al barbecue in loco. Per accendere il fuoco esistono tipi di carbonella ecologica realizzata con gusci di cocco nel rispetto della natura. Prima di andare via è fondamentale controllare che il fuoco sia ben spento: se non si è 80
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plein air le buone maniere per un perfetto eco picnic di Francesca Cicatelli
sicuri, basterà ricoprire la brace con la terra. L’alternativa green è ovviamente quella di preparare tutto in casa. In commercio vi sono contenitori termici. Un trucco utile è versare all’interno di portavivande con l’anima di acciaio dell’acqua bollente e solo successivamente posizionare i contenitori di cibo. Per pranzo saranno come appena sfornati. Portate con voi anche dei cuscini. Se fate il picnic nel giardino di casa evitate i piatti di carta, piuttosto scegliete un bel servizio di ceramica e tovaglioli in cotone. Non dimenticate un mazzo di carte e un bel libro, da leggere anche ad alta voce. Il dresscode prescrive un abbigliamento comodo, così da potersi sedere ovunque senza alcuna preoccupazione. Se siete stati invitati a un picnic, potreste portare un omaggio, come una bottiglia di vino o un dolce, meglio quelli che non richiedono l’utilizzo delle posate. Lo spirito del picnic è quello della condivisione, quindi in quest’occasione si dovrebbero mettere in pratica comportamenti all’insegna della solidarietà con gesti gentili e accomodanti. Il picnic brunch è un’alternativa in perfetto stile newyorkese con cibi all’americana. Qualche spunto per il menu al di là dei soliti panini: il cous cous, la frittata, torte salate, crostate e frutta fresca. Per le “dejeuner sur l’herbe” si avrà l’accortezza di soffermarsi un po’ sui dettagli. C’è la possibilità che l’esperienza diventi davvero un piccolo lusso e che il pasto consumato sull’erba o sulla spiaggia sia tutt’altro che frugale e improvvisato. Attrezzatevi con un bel cesto capiente. Mai rinunciare a piccoli lussi, come veri bicchieri e posate degne di questo nome, per mancanza di spazio. Con un po’ di ingegno, tutto il corredo (opportunamente posizionato) potrà trovare spazio nel vostro cestino. Ad esempio, lavate per bene la frut-
ta che intendete consumare a fine pasto (fragole, ciliegie o prugne) e mettetela nel cesto dentro i bicchieri che userete per l’acqua. Risparmierete spazio e, una volta arrivati a destinazione, potrete liberate i bicchieri e riporre la frutta sulla tovaglia. Occhio ai particolari che risulteranno essenziali: qualche telo cerato (contro l’umidità del terreno), un paio di coperte, qualche pareo (che potrà, stile coloniale, proteggerci dal sole o dal vento), un rotolo di spago, un coltellino svizzero, una crema antistaminica (per eventuali, speriamo di no, punture di insetti), sale pepe e olio, un coltello affilato, un piccolo tagliere, tovaglioli di carta, piatti, bicchieri e posate di plastica (meglio se rigidi, perché se trovate un po’ di vento addio tranquillità). Non allontanatevi troppo da casa: in questo modo non solo avrete più tempo a disposizione per godervi la giornata, ma potrete spostarvi in bici o con i mezzi di trasporto. Un rametto di rosmarino e qualche decorazione floreale trasformano un banale pranzo al sacco in un evento originale e anche divertente. Regola d’oro: organizzatevi con le giuste compagnie. A conti fatti, sembra un trasloco, ma se ognuno darà il suo contributo, tutto sarà più semplice. Un picnic in giardino, se non avete tempo o possibilità di andare fuoriporta tutta una giornata, può tamponare la vostra voglia di stare all’aria aperta e, se avete bambini, sarà un bel momento da passare insieme. 81
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#swag
Look da Party. L’abito corto di tulle è un must have di quest’anno. Fresco ed elegante, perfetto da indossare all’aperto, il nero si abbina a una tinta naturale come il rosa cipria. Gli accessori sono glitterati e multicolor. Il sandalo con il motivo a saetta dà un tocco seducente. Sensuale come un rossetto la clutch mette in risalto la personalità e non deve mancare mai a una donna per un’occasione speciale.
foto Romolo Pizi modella Angelica Granato abito Ombelico Moda scarpe e borsa Albano 82
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Ombelico Moda vico Belledonne 24 | Napoli | telefono 081.0203028 Albano piazza Santa Caterina a Chiaia 12 | Via Luca Giordano 78 | Napoli | www.albano.it 83
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#loridinapoli
rock ambition Lorenzo de Caro, classe 1991, napoletano. Tra i fashion blogger italiani piĂš affermati del mondo. Nel 2013 nasce il suo blog: passione per la moda, forti ambizioni, eventi di tendenza. Indossa grandi firme, sfila sui red carpet e partecipa ai fashion show piĂš prestigiosi. Collaborazioni con famosissimi brand e pubblicazioni sulle riviste glamour ph. Romolo Pizi
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lorenzodecaro.com
Camicia McQ by Alexander McQueen nella pagina accanto Camicia Zara | Jeans Ntmb Never too much basic | Scarpe Alberto Guardiani 85
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Per Amor di Bio
#beauty
di Cristiana Giordano
Esplode la primavera e anche nell’universo beauty fioriscono prodotti con estratti naturali che favoriscono una rigogliosa remise en forme Goodbye winter, hello spring! Respira la primavera con i primi raggi di sole che ti scaldano il viso e risvegliano la voglia di stare open air. È ora di chiudere nell’armadio il colorito grigio intonato a piumini e capi di lana e di fare il cambio di stagione anche alla pelle. Quali migliori alleati per una rinascita total body dei fiori e delle piante che sono proprio i protagonisti di questa colorata e profumata stagione? Ecco i must have per una beauty routine 100% naturale. Fà che il mondo di piante e fiori diventi il tuo beauty rehab!
RINASCITA DI VISO E CORPO IN 3 GESTI esfoliare: uno scrub con microgranuli per eliminare le cellule morte, meglio se con un gommage naturale detergere: lavare via le impurità con un tonico, gel struccanti o acque miscellari idratare: è importante scegliere la crema adatta al proprio tipo di pelle 86
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Sboccia la primavera, un bouquet di prodotti da provare Smooth Infusion Nourishing Styling Creme elimina il crespo sia su capelli lisci, ondulati o ricci. Grazie ad emollienti vegetali, come il burro di cupuaçu e il burro di karité di origine biologica certificata, questo prodotto crea una barriera attorno a ogni singola ciocca per ammorbidire e lisciare le cuticole. Mantiene inoltre l’idratazione necessaria all’interno, bloccando al tempo stesso l’umidità proveniente dall’esterno, causa dei capelli crespi. Aveda, € 28.50
Eau de toilette Green Tea Bamboo spray 100 ml. Il bambù, che cresce rigoglioso in molte regioni del mondo, è universalmente noto come simbolo di longevità e per le sue proprietà curative. Foglie di tè verde, cetriolo e foglie di viola e di lillà offrono il mix perfetto fra proprietà calmanti e rinvigorenti. Elizabeth Arden, € 32.00
Gommage esfoliante al sapone nero effetto seta. La sua formula unica coniuga l’olio d’Argan arricchito dalle proprietà nutritive a finissimi granelli estratti dai noccioli dell’argania, per eliminare delicatamente le cellule morte e le impurità. Vaso da 200 ml Galénic, € 28,50
L’estratto di peonia, viene associato a una base lavante molto delicata e volumizzante. Le sue virtù lenitive e la sua delicatezza rendono questo shampoo un vero trattamento che offre un reale sollievo al cuoio capelluto irritabile, che tira e con prurito. Shampoo Klorane 200 ml, € 9,50
La generosità del Miele con la sua azione riparatrice associata a Oli Vegetali Preziosi come Olio di Argan, Burro di Karité, Estratto d’Orzo è al centro di 10 formule ultra-efficaci e ultra-rigeneranti per le pelli secche e sensibili. Crema corpo ultra-comfort 200 ml Nuxe, € 21,30
Balsamo extra-delicato e protettivo al latte di avena, dalle proprietà idratanti nel rispetto dell’equilibrio naturale dei capelli e del cuoio capelluto 150 ml Klorane, € 12,90
Fango termale total body. Argilla verde, argilla bianca e olii essenziali per rigenerare tutto il corpo. 750 gr, Dermaker Italia, € 69,00
Saponetta rotonda al Fleur de Figueir, una fragranza proveniente dai giardini dell’Esterel, in Francia, fresca e deliziosa. Roger&Gallet, € 7,90
Gel lavante surgras viso e corpo, formulato senza sapone. Sotto la doccia o diluito in un bagno caldo i suoi effluvi di miele rigenerano la pelle e lo spirito. Flacone 400 ml Nuxe, € 16,90
Lumicia Risciacquo di brillantezza è il gesto finale per una capigliatura brillantissima. Formulato con alcolato di Fioravanti, aceto di Acerola, vitamina B5 Lumicia Spray 150 ml Furterer, € 18,00
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JEWEL CANDLES
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#mammalemamme
time out mamme whatsapp di Valeria Prestisimone
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la mamma affezionata a quella gonna un po’ lunga, canta Edoardo Bennato, e ascoltando quella canzone viene nostalgia per i tempi passati. Oggi la mamma non pare più tanto affezionata alla gonna o quanto meno non solo a quella. C’è un oggetto al quale è particolarmente legata: il cellulare. E allora non erano meglio le gonne lunghe? Sicuramente sì. Date uno smartphone, dotato di WhatsApp, a un gruppo di mamme e ne uscirà fuori un cataclisma. Più figli avete e più chat di gruppo avrete. In particolar modo si possono moltiplicare senza che voi ve ne accorgiate: chat di classe, chat dello sport, sottochat della classe (quella più intima e ristretta tra poche elette per intenderci), chat delle feste, chat della scuola in generale e potrei continuare per l’intera pagina, ma sarebbe noioso quindi mi fermo qui. La chat di gruppo è diventato uno strumento di tortura più che di utilità. Rischi, se non vedi il telefono per qualche ora, di trovare dagli 80 ai 150 messaggi sparpagliati. Attenzione, alcune comunicazioni sono anche importanti, ad esempio uno sciopero o un eventuale cambio di orario, ma il rischio è quello che l’informazione utile si perda tra foto spiritose,
Oggi date un cellulare, dotato di WhatsApp, a un gruppo di mamme e ne uscirà fuori un cataclisma messaggi più o meno seri, tra confronti vari che possono partire dai compiti e dalla merenda fino alla maestra. Ma che fine hanno fatto le chiaccherate telefoniche? Che fine hanno fatto i compiti dettati al telefono, quando per scrivere tutto a un certo punto ti faceva male la mano? Tutto svanito in un servizio di messaggistica istantanea. Pietà. Per non parlare poi dei pasticci che questa moltitudine di chat può causare. Il pericolo è davvero dietro l’angolo e in un battibaleno ti trovi a dover spiegare, nella chat di classe, che la dissenteria di cui ti lamentavi era un messaggio per una tua amica. E allora che accade? Un film che ha riscosso grande successo, Perfetti sconosciuti, ci fa molto riflettere: siamo davvero così vulnerabili? Il pensiero è naturale: non si stava meglio prima?
La chat di gruppo è diventato uno strumento di tortura più che di utilità
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#prettytail
PICCOLI, GRANDI, PELOSI, PENNUTI O BRANCHIATI, I NOSTRI FEDELI AMICI: UN AMORE PURO E INCONDIZIONATO. DIAMO VOCE LORO PER CONOSCERLI FINO IN FONDO. DALL’ALIMENTAZIONE ALLA TOILETTE, DALLA MODA ALLO STREET FOOD, DAI LOCALI PET FRIENDLY AL FITNESS, TUTTO IL MONDO DEI NOSTRI CARI ANIMALETTI di Valeria Valerio Beige, bianco, nero, maculato, striato, con le orecchie a punta, lunghe, o piccole, bello, bellissimo o anche brutto, ma sicuramente tanto simpatico, nano, piccolo, medio o grande, con la coda lunga, corta o arricciata, non importa come sia, è il nostro cane e tutto il resto non conta. Topolino ha il suo Pluto, Charlie Brown Snoopy, Obelix Idefix, poi ancora Rin Tin Tin, Lassie, Zanna Bianca e il San Bernardo Beethowen, solo per citare alcuni dei più famosi cani della letteratura, della tv, del cinema e dei fumetti. Pretty Tail, è un angolo per scambiare due chiacchiere su chi ci ha rubato il cuore quel giorno che guardandoci dritti negli occhi lui…ha iniziato a scodinzolare e tu hai capito che sarebbe stato per sempre. La rubrica nasce anche con l’idea di essere di informazione, di mettere in contatto gli amanti dei nostri amici a 4 zampe e di creare un ritrovo figurato per chi ne ha bisogno, ma anche un angolo dove trovare le curiosità, notizie glamour e simpatiche su tutto quello che riguarda i nostri amici, dalla moda con le ultime tendenze, ai luoghi di vacanza ai servizi vari, alla dieta, ai veterinari di ultima frontiera e a tutto ciò che ruota intorno alle 4 zampe, un muso e una coda scodinzolante.
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gaia leX
Tra le norme che riguardano animali e ambiente, lavora Gaia Lex, gruppo di avvocati specializzati, che difende i diritti dei nostri amici a quattro zampe. L’associazione Gaia animali & ambiente Onlus opera in tutto il territorio nazionale. www. gaiaitalia.it
dopo la medaglietta con il nome anche il pedometro Dopo la medaglietta con il nome da attaccare al collare, direttamente dal Giappone arriva il pedometro “Wandant”, da a “wan” che in giapponese significa bau e pendant che significa pendente. Serve a contare quanti passi il cane ha fatto durante la sua passeggiata. L’ha realizzato la Fujitsu, che lo ha corredato anche di un sito dedicato dove controllare i progressi dell’animale quotidianamente e scaricare il diagramma con i suoi dati. Attraverso Wandant è possibile misurare la temperatura e con un diario online curare spazi dedicati all’alimentazione e alle sue condizioni di salute.
Cani, gatti, iguana, pappagalli e pesciolini a confronto con i loro padroni. Il proprietario racconta pregi e difetti del suo animale, ma non solo, immagina cosa potrebbe dire su di lui se potesse parlare. Comincio io con il mio adorato bassotto Cesare. Scrivete a prettytail@partymagazine.it per un’intervista doppia con il vostro fedele amico.
cesare e valeria cesare
valeria
È un bassotto a pelo duro, di circa 13 anni. È un cane di carattere, è insistente specialmente se siamo seduti a tavola o se non lo accarezzo quanto dice lui. Ama dormire fino a tardi, se potesse decidere, non usciremmo mai. Ama il plumcake che facciamo a casa, ne è praticamente drogato. Si fa capire, gli manca solo la parola e a volte penso: “Per fortuna per noi”.
Ha quasi 40 anni (ma non se li sente). Mi ama alla follia. Se potesse non mi lascerebbe mai solo. È sempre pronta a coccolarmi, è molto premurosa. Anche lei dormirebbe fino a tardi. Non mi sa dire di no. E non è bugiarda. Non è ritardardataria, è diversamente puntuale. Ma succede sempre qualcosa e finisce per perdere l’occasione di arrivare in orario agli appuntamenti. 93
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START DANCE
la prima bio palestra con personal nutritionist, aperifitness, danza e balli alla Usain Bolt
Nel quartiere Vomero a Napoli la scuola di danza e fitness fondata dalla biologa Olivia Russo e dalle ballerine professioniste Federica Pellino e Simona Ficco Start Dance è il nuovo centro dagli spazi appositamente progettati per danza e fitness, con tanto di nutrizionista personale e nuovi corsi di ballo e sport: dalla dance hall di Bolt alla danza classica, dagli allenamenti multifunzionali alla ginnastica ritmica ai corsi di gruppo. La prima “bio palestra” di Napoli sorge nel quartiere Vomero ed è stata fondata da un team tutto al femminile guidato dalla biologa Olivia Russo e dalle ballerine professioniste Federica Pellino e Simona Ficco.
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La scuola ha l’obiettivo di diffondere la passione per la danza e l’interesse per la consapevolezza alimentare, notevolmente cresciuto negli ultimi anni. Per questo motivo accanto al personal trainer c’è una nuova figura professionale: il “personal nutritionist”, che fornisce consigli utili per una sana alimentazione, in particolare a bambini e teen ager insegna cosa mangiare prima e dopo lo sport e il ballo. “Il glucosio è la principale fonte di energia sfruttata durante la maggior parte delle attività fisiche – spiega Olivia Russo - prima di ogni attività è meglio mangiare alimenti liquidi o cremosi ad alto contenuto di carboidrati e facili da digerire. Lo zenzero poi agevola in particolar modo la digestione e l’assorbimento delle proteine e dei carboidrati perfetto per gli sportivi”. La biologa nutrizionista Renata Calvelli pianifica, infatti, diversi allenamenti alimentari. Un modo nuovo non solo per tenersi in forma, ma anche per cercare di arginare il fenomeno dell’obesità infantile; la Campania infatti continua a detenere la maglia nera: un bambino su due che frequenta la terza elemen-
tare è in sovrappeso, quasi il 50% della popolazione ha problemi di peso. Start Dance Fitness è una scuola altamente specializzata di danza classica e contemporanea, hip-hop e jazz funk. Grande successo ha ottenuto la giamaicana “dance hall”, il ballo legato ai video clip musicali, che sta spopolando tra i più giovani. Il passo più famoso è il “to world” del campione di atletica Usain Bolt, in cui punta le braccia verso il cielo, appoggiandosi all’indietro, nell’atto di mimare il lancio di una freccia. Per bruciare i grassi, tra le novità anche l’H.I.I.T (High Intencity Interval Training), percorso multifunzionale di breve durata tra sala pesi, cardio e fitness gag, l’allenamento mirato per gambe, addome e glutei. Una sessione può durare dai 4 ai 20 minuti ed è costituita da un periodo di riscaldamento a cui seguono 6–10 ripetizioni di esercizi ad alta intensità, intervallati a momenti di recupero. Il corso di ginnastica ritmica tenuto da Cristina Di Meo è un fiore all’occhiello del centro, da anni la sua scuola sforna campionesse regionali. La salute è anche in un bicchiere. Nella palestra non mancano gli
“aperiftness” a base di centrifugati di frutta e verdura conditi con spezie al posto degli energy drink. Nella sala relax con wi-fi, bar, poltrene e divani, la possibilità di trascorrere del tempo, bere un caffè, fare socialità. La struttura ricalca il modello delle palestre alla moda in stile USA, come la californiana Word Gym celebre meta dei bodybuilder e di noti sportivi e ballerini, con un tocco di made in Naples. "La prima biopalestra di Napoli - spiega Federica Pellino una delle fondatrici e anche istruttrice di danza classica e moderna - persegue l'intento di rispettare il bioritmo emotivo e fisico, per cui non dobbiamo mai chiedere troppo al nostro corpo. Vogliamo risvegliare il desiderio di benessere, l’amore per la danza, la voglia di stare bene".
START DANCE FITNESS Start Dance Fitness Viale Sant’Anna 3/b (Via Ruoppolo) telefono 081.19178696
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La fotografia di moda e della città
di ROMOLO PIZI La generazione dei fotografi tra pellicola e digitale. Romolo Pizi, 39 anni, napoletano e le immagini che raccontano la città, la moda, le persone e le collaborazioni con agenzie di eventi, pubblicità, riviste patinate. Quella generazione, per cui la fotocamera è un’amica fidata e solida, un'instancabile faticatrice. Quella generazione che si diverte a montare vecchi obiettivi con degli adattatori, per ricreare atmosfere vintage, ma anche altri tipi di esperimenti. Quella generazione che ascolta i grandi Maestri, che non predilige l’uso smodato dei fotoritocchi, che non mortifica la fase di scatto con “effettacci”. Il nonno materno Vincenzo Colmayer, gli
ROMOLO PIZI fotografo www.romolopizi.it
ha trasmesso l'amore per la fotografia e gli ha insegnato i primi rudimenti quando era ragazzino. La passione è poi diventata un lavoro nel ‘98, dopo aver studiato e approfondito tecniche di scatto, sala posa e camera oscura presso la Nigmafotografi. Tecniche che ha affinato lavorando con grandi fotografi come Maurizio de Nisi, punto di riferimento a Napoli per la fotografia di danza e Sergio de Benedittis. La sua fotografia di moda ritrae l’eleganza delle passerelle, i ritratti colgono un’espressione, uno stato d’animo diverso o contrario da quello del soggetto fotografato. E poi la passione per la “street photography”. Romolo Pizi fa parte dunque di una generazione di “fotografi operai”, che vive realmente di fotografia: ginocchia logorate, schiena a pezzi, pesanti borse al collo, ma con l’entusiasmo vivo addosso.
all the best around you
artwork carmine luino
a cura di Lula Carratelli
AUDI TERMINAL DI A&C MOTORS
Un party esclusivo tra mondanità e motori ha inaugurato a Nola il primo e unico Audi Terminal per Napoli e provincia. Durante la festa è stata anche presentata in anteprima la nuova Audi A4 rivisitata tecnicamente, design filante ed eleganza sportiva. DJ set Lunare Project e bollicine per festeggiare gli imprenditori D’Apuzzo e una concessionaria progettata con una architettura d’avanguardia. Il terminal rappresenta un importante tassello di una partnership che dura da più di 50 anni tra Audi e A&C Motors degli imprenditori D’Apuzzo. In mostra i modelli super grintosi R8 Le Mansed R18 e poi lo show delle versioni Avant e Berlina della Audi A4, due diverse concezioni per uno stesso piacere della guida abbinati. Fabio Ummarino PL Management ha curato le pubbliche relazione di un evento pieno di glamour e interesse per i motori, che ha ospitato più di quattrocento persone. photo: Francesco Begonja
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LIFESTYLE
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EVENTS
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PUBLIC RELATIONS
www.plmanagement.eu | info@plmanagement.eu 99
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A WINTER TALE PARTY A Winter Tale, l’evento di Gianni Carità è il party d’inverno. Nell’aristocratico Chiostro di Palazzo Caracciolo a Napoli, seicento ospiti hanno partecipato alla scintillante serata con modelle regine delle nevi, che hanno indossato i nuovi gioielli della linea “Chain”. Creazioni in oro e pietre preziose, smeraldi, zaffiri e rubini e accostamenti originali con il corallo, il turchese, l’onice e l’agata. La collezione è stata anche presentata in Giappone all’Ambasciata italiana a Tokyo. A celebrare l’impresa orafa nata nel 1834, imprenditori, professionisti, esponenti del jet set partenopeo. photo: Cristiano Chop Chianese
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“CHARME D’AFRIQUE” @ALESSIO VISONE I colori dei tramonti africani e l’anima più glamour di Capri esplodono sulla passerella del Circolo Canottieri di Napoli, dove sfila «Charme d’Afrique» la nuova collezione primavera estate di Alessio Visone. Tra accessori etnici e modelli haute couture, spiccano gli abiti da sera e da cocktail. Le sete sono impalpabili e sfiorano le caviglie, scoprono schiene e decolté, disegnano silhouette eleganti e provocanti arricchite da frange, piume e coralli. Le trame richiamano tutte le sfumature della terra illuminate da tocchi d’oro e d’argento. Il rosso fuoco si mescola con il viola e il verde, il giallo con il blu, il nero con l’acquamarina, l’arancio col ciclamino. La donna di Alessio Visone rispolvera il bianco abbinato al nero, ma anche al rosso e al blu. Elegante e leziosa indossa le righe con pizzi preziosi. Lo chanel è multicolor, gli shorts sono in macramè o paillette, le t-shirt in lurex, con maniche a tre quarti, volumi squadrati e colli a barca con cardigan arricchiti da bottoncini preziosi a forma di libellule o farfalle. Visone firma anche gli accessori: i sabot in argento e sabbia hanno il plateau e il tacco 12, le borse sono rettangolari e a soffietto, in pelle e in seta, più grandi per il giorno, microbag per la sera, rigorosamente a tracolla. Più di 500 invitati affollano i saloni dello storico circolo e applaudono entusiasti lo stilista napoletano e la sua donna etno chic. photo: Romolo Pizi
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“IO & IL MIO PARRUCCHIERE” PER ACTIONAID Quattro disegnatori hanno incrociato le loro matite per “Io & il mio parrucchiere”, linea di t-shirt a sostegno di ActionAid e del progetto benefico “L’Italia del futuro” contro l’abbandono scolastico, attivo oltre che a Napoli anche a L’Aquila e a Reggio Calabria. La presentazione è avvenuta nel Salone di Parrucchiere Twins durante un cocktail party. Luca Dalisi, Carmine Luino, Michela Muserra e Marcello Nespolino hanno realizzato una speciale illustrazione, tra ironia e colori, sul rapporto che le donne hanno con il loro parrucchiere. I disegni sono stati poi stampati su centinaia di magliette, ora in vendita sulla piattaforma tutta partenopea www. diink.it, dedicata all’artigianato e al design made in Italy. photo: Marianna Fioretti
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MUU MUUZZARELLA SEASIDE Il salotto di Muu, regno della mozzarella di bufala, ha inaugurato a Napoli sul lungomare il secondo ristorante dedicato al latticino più prelibato del mondo. Salvatore Maresca, Dario Moxedano e lo Chef Danilo Viola con amore e professionalità, hanno dato vita a un altro locale accogliente e alla moda. Centinaia di amici e affezionati clienti sono accorsi per brindare all’apertura di Muu Muzzarella Seaside, simbolo di un territorio che si rilancia attraverso eccellenza e creatività. photo: Romolo Pizi
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NON SOLO MODA ALLA MAISON BACARELLI Metti un’idea nuova, una location suggestiva nel “salotto” di Napoli, degli ottimi cocktails, la musica giusta e un’atmosfera brillante ed ecco che ti ritrovi nel quadrilatero delle vie più eleganti dello shopping ad un esclusivo aperitivo presso la Maison Bacarelli Bistrot. Oltre 200 gli ospiti accolti e invitati dalle padrone di casa Roberta e Fabrizia Bacarelli, insieme a Fabio Ummarino. photo: Romolo Pizi
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CHE VI SIETE MESSI IN TESTA? SI FESTEGGIA!!! Puntuale come sempre il party di Gianna Mazzarella per il suo compleanno, quest’anno festeggiato con lo stesso stile ma con una “capa diversa”. Con una testa tra le nuvole, con uccelli e aeroplani, la padrona di casa ha accolto i suoi ospiti che si sono mostrati entusiasti del dress code scelto, sfoggiando le”cape” più originali: dall’ “a cap e lignamm”alla mutanda in testa fino ad arrivare alla ”capa più fresca” con un’insegna psichedelica che riportava gli auguri alla festeggiata. Dj set di Alex Marinacci. photo: Romolo Pizi
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50 SFUMATURE DI NERO, IL PARTY DI CAROLINA Una festa in grande stile al Salone Margherita per i 18 anni di Carolina Chirchietti, raggiante in un abito rosso, creato per lei da Ombelico Moda. Per tutta la notte i tantissimi invitati hanno ballato sulla selezione musicale del dj Christian Ciotola, interrotti solo dalla proiezione a sorpresa del video che ha commosso ed entusiasmato la festeggiata, e divertito gli amici di sempre come Fabrizia Berlingieri, Claudia Chiarolanza, Isabella Imbriaco, Lorenza Nucci, Marco Mazzarella, Davide Mazzarella, Matteo Boccanera, Luisa de Meo, Giulia Cassini, Francesca Blasi. photo: Marco Baldassarre
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GIORGIA, LA REGINA DELLE NEVI Una scenografia che ha lasciato tutti a bocca aperta: tormente di neve, troni di ghiaccio, laser e performance di farfalle luminose interpretate da Miriam Abutori di Artefatti Stilts. Per la festa di diciotto anni di Giorgia Vittoria, il Virgilio si è trasformato magicamente, grazie all’impeccabile organizzazione di Agostino Di Franco e Stefania De Rosa e dagli effetti speciali di Luca Toscano. La diciottenne splendida nel suo abito da regina delle nevi firmato Alessio Visone, ha brindato con i suoi carissimi amici e ballato con loro sulla musica dei Cuna Reload. photo: Marco Baldassarre
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FOREVER YOUNG Grande festa al Virgilio per i quarant’anni di Bernardo Amodio che ha accolto con verve e simpatia i tantissimi amici arrivati e immediatamente coinvolti dal live show di Enzo Toscano. Trascinati tutti in pista a ballare e cantare fino a tarda sera in una no stop di successi di tutti i tempi; e poi tutti intorno al festeggiato nel momento clou della torta! photo: Francesco Begonja
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Filoche & Brioche
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Cucinare è come amare: o ci si abbandona completamente o si rinuncia!
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P.zza Bernini via D’Annibale, 18a -18b Vomero - Napoli telefono 081.5788646
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filocheebrioche@gmail.com www.filocheebrioche.it
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40x2= PIGI E ANTONIO BDAY Pigi Chioccarelli ed Antonio De Santis, amici sin dai tempi del liceo, hanno festeggiato i loro primi 40 anni all’Agorà Morelli, circondati da circa 200 ospiti. Enzo Toscano al piano bar e dj Alex Marinacci hanno coinvolto e fatto scatenare i neo quarantenni, tutti gli invitati e soprattutto le mogli dei festeggiati, molto felici di essere ancora trentenni. Gli amici si sono divertiti poi a farsi fotografare con i piÚ originali e colorati accessori in un vero e proprio set fotografico. Gran finale con le due torte, preparate dalle cake designer Francesca Gaudioso. photo: Renato Bevilacqua
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40’S WONDER VEE Star del cinema per una notte alla festa di Verena Celardo. La pubblicitaria ed event planner partenopea, socia dell’Agenzia Van Ideas, ha festeggiato con un mega party all’Hart, ex cinema Ambasciatori i suoi primi quarant’anni. Wonder Verena era fasciata in un elegante abito nero creato per lei da Ombelico Moda. Torta a tre piani e uno sbuffo sulle candeline sotto una pioggia di stelle filanti. E poi la sorpresa di uno speciale video per augurarle “buon compleanno”, con i messaggi realizzati dalla sorella e dai suoi più cari amici e spediti da ogni parte del mondo. Sulle pareti del cine club, celebri frasi tratte da film cult e in scena ballerini che si sono esibiti al ritmo delle più famose colonne sonore. Ospiti scatenati con il dj set di Enzo Capocelli in un tripudio di laser, luci ed effetti speciali, di costumi e percussioni. Tutti “celebrities” per festeggiare Wonder Vee. photo: Mario Iovinella
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AGNANO COME MONTMARTRE PER IL PARTY DI MALLI L’animo di Parigi, racchiuso tra le mura di una location privata ad Agnano per la festa dei diciotto anni di Marilisa Monti, per gli amici Malli, trasformata da Agostino Di Franco e Stefania De Rosa in un contemporaneo “Mallin” Rouge con le coreografie del romano Danilo De Marchis. Un’atmosfera unica, piena di colori, gambe e gonne svolazzanti, piume, cappellini, calze a rete, guepiere; un dress code a cui hanno aderito divertendosi i cinquecento invitati e in primis la festeggiata elegantemente in tema nel suo abito disegnato da Alessio Visone. photo: Marco Baldassarre
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PARTY TRĂˆS CHIC Party chic per i 30 anni di Michele Colangelo, giornalista sportivo e super tifoso. Napoletano doc, ha festeggiato il compleanno nello storico locale di famiglia, lo Chez Moi di Chiaia. 500 persone hanno brindato e ballato fino a notte fonda. Il tema chic è stato ampiamente rispettato, tanti gli amici in smoking e le donne in abito da sera. E poi, a rendere ancora piĂš divertente la festa, maschere da gatto, l’animale preferito da Michele, per tutti. photo: Pippo By Capri
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TRIPDUEPUNTOZERO Grande successo per l’evento targato PL MANAGEMENT al Tripduepuntozero: un appuntamento mensile sempre molto atteso da tutti quelli che hanno voglia di divertirsi in una location decisamente accattivante ed unica nel suo genere: il piano bar di Peppe Parlato ed a seguire il dj set di Alex Romeo rendono questa serata assolutamente imperdibile! photo: Mario Iovinella
PARTY BOH @HBTOO Il party BOH nasce dall’esigenza di creare una nuova alternativa al sabato napoletano da parte di 4 ragazzi che lo hanno curato in ogni minimo dettaglio, offrendo uno spettacolo unicoin una location, l’HBtoo, che non aveva ancora mai ospitato un pubblico universitario. In consolle la musica tech house di Giammarco Tropeano dj photo: Romolo Pizi
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