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#editoriale A NATALE SPEGNIAMO I CELLULARI E GUARDIAMOCI NEGLI OCCHI Quest’anno chiediamo tutti a Babbo Natale di farci trovare sotto l’albero un “detox tecnologico”. Andiamo controtendenza, chiudiamo fuori dalla porta la connettività e spegniamo per qualche ora al giorno i cellulari. In tutti i luoghi dove ci si incontra diamo il benvenuto alla comunicazione faccia a faccia e guardiamoci negli occhi. Oltreoceano, in molti locali, tra i piatti del menù non c'è proprio posto per i telefonini. A lanciare la moda, scrive il New York Times, è stato un ristorante italiano dell'East Village a Manhattan. Lo chef e proprietario, Marco Canora, ha lanciato una sfida ai suoi clienti: la “cena tech-free”. Per tutta la durata del pranzo o della cena i cellulari restano in colorate scatole ben chiuse disposte su ogni tavolo. Ma sono tante le iniziative in giro per il mondo, dallo sconto del 10% a chi "dimentica" lo smartphone a casa promosso da un ristornate di Beirut al divieto assoluto di utilizzo in un locale di Los Angeles. Essere socievoli non significa per forza essere Social. Il Natale deve essere offline. Siamo sempre più iperconnessi, ma proprio il Natale non dovrebbe essere un momento totalmente privato da condividere solo con i parenti e gli amici più stretti? È così necessario mostrare a tutti la nostra felicità? Per molti non è facile ammetterlo, ma siamo un po’ tutti presi dalla dipendenza da cellulare. Si chiama tecnicamente “nomofobia” e deriva dall’inglese “no mobile fobia”. Uscire di casa senza cellulare è impensabile, se la batteria si sta scaricando si va
nel panico; la sensazione è di stare fuori dal mondo, perché diventa impossibile comunicare e postare sui Social. Si controlla senza sosta se è arrivata una notifica, una mail, un whatsapp, per non parlare dell’ansia che deriva da una mancata risposta tanto attesa. Il termine giusto è “ossessione”, che invade la sfera sociale, sfocia nella maleducazione e sovverte le norme di civile convivenza. Viene definita precisamente Internet Addiction Disorder (IAD) e rappresenta un altro tipo di dipendenza che porta all’uso compulsivo di internet. L’elenco è lungo, esistono anche il “phubbing” che deriva da “phone” e “snubbing” e significa ignorare, ovvero quando si è talmente presi dallo smartphone, da ignorare appunto le persone che ci stanno accanto e il “vamping" (agire da vampiri), l’abitudine degli adolescenti di restare al telefono fino a tarda notte. Che ne dite di stare un po’ più lontani dal cellulare? Impostare le notifiche in modalità silenziosa? Telefonare e incontrarsi da vicino per scambiare gli auguri? Vivere il Natale, e non solo, nella realtà e non nella virtualità? Cominciamo magari a buttare nel cestino le app inutili, ad alzare lo sguardo dallo schermo, a uscire di più e continuiamo a guardarci negli occhi. Invece di mostrare sorrisi smaglianti sui Social, che molto spesso sono sinonimo di uno stato d’animo opposto, diamo importanza solo a chi ci sta intorno e godiamoci i momenti reali e il calore familiare. La felicità va vissuta e non mostrata a tutti i costi. A Natale spegniamo i cellulari e guardiamoci negli occhi. Federica Riccio
©carmine luino
editore Lula Carratelli lulacarratelli@partymagazine.it direttore responsabile Mimmo Carratelli direttore editoriale Federica Riccio federicariccio@partymagazine.it art director Carmine Luino fotografie Romolo Pizi editing e revisione testi Evelina Pessetti redazione Paola De Ciuceis Lucia Nicodemo Irene Saggiomo segreteria e pubblicitĂ Barbara Riccio segreteria@partymagazine.it hanno collaborato Valerio Ciaccia Roberta Gatta Luigi Di Gennaro Antonia Fiorenzano Valeria Prestisimone special thanks Manlio Santanelli stampa Grafica Metelliana spa www.graficametelliana.com finito di stampare Novembre 2019 copertina di Carmine Luino
Edito da M.I.A. srl Via Cuoco, 5Napoli - 80121 Napoli www.partymagazine.it info@partymagazine.it reg. trib. di Napoli del 17.03.2016 Del contenuto degli articoli e degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Ăˆ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da M.I.A. srl
Veronica Maya per Paviè ®
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#JUKEBOX di Lula Carratelli
26 #FISCHIOFINALE di Mimmo Carratelli
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#PARTENOPE di Lula Carratelli
28 #SCHEGGEDISAGGEZZA di Manlio Santanelli
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#SAVETHEDATE di Irene Saggiomo
32 #PEOPLE di Antonia Fiorenzano
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#PICOFTHEDAY
40 #POKERDASSI di Paola De Ciuceis
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#PEACEANDLAW di Luigi Di Gennaro
42 #LEGGERA di Lucia Nicodemo
SOMMARIO 12
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70 Hobby creativi e handmade UN ANNO DI CREATIVITÀ E SUCCESSI PER I LABORATORI CREATIVI DI ARTEMISIA
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Riportare l’arte e la creatività in una dimensione di laboratorio: missione compiuta. A Napoli, nella zona Chiaia, tra negozi, locali alla moda e botteghe artigianali è nato un anno fa un piccolo polo delle arti manuali: I Laboratori Creativi di Artemisia. L’idea è di Giovanna Cretella che ha fondato a Largo Sant’Orsola a Chiaia n. 3, uno spazio incredibile, dove regna la creatività. Dal lunedì al sabato si tengono corsi “handmade”: un ritorno a quelli che un tempo chiamavamo «i lavori della nonna», ma che in realtà sono da intendere in modo molto più ampio: conoscenza per le nuove generazione e rilancio dei lavori artigianali. Il lunedì, mercoledì e venerdì si va a lezione di uncinetto con Mirtilla, l’esclusivo brand ideato da Paola Anna Gelfi, dove si realizzano originali modelli di bag fatti a mano. Alla guida c’è anche la stessa Giovanna, rappresentante “Mirtillina” per la città di Napoli. E poi ci sono i corsi di uncinetto di base e di ferri. Il martedì e venerdì c’è il cucito creativo a cura di Rosa Scuotto. Il venerdì con Mitzy Groppi, c’è il corso per imparare la decorazione del mobile e il suo recupero con diverse tecniche, tra cui quella shabby e le varie patine, che oggi sono di grande tendenza. E poi decoupage di vari livelli con ritocchi pittorici, stencil, trasferimento d’immagine su legno e su tessui. A grande richiesta il giovedì c’è il corso
di maglia guidato da Stefania Schimizzi. Il sabato è tutto dedicato ai workshop per i bambini con I Laboratori Creativi di Artemisia junior: pittura, decorazione, creazione e tanto altro, sempre curati dalla vulcanica Rosa Scuotto. Grande attenzione è dedicata ai più piccoli, perchè possano ogni tanto distogliere gli occhi da tablet e video games e lavorare di fantasia. Questo è il luogo adatto a chi vuole scatenare curiosità e creatività e agli amanti dell’handmade – spiega Giovanna Cretella – i nostri corsi sono rivolti a tutti, adulti, bambini, a chi è già dotato di tecniche di base e a chi vuole imparare un’arte manuale. Abbiamo infatti intenzione di riprendere tutte le attività artigianali/manuali caratteristiche del nostro territorio, che stanno andando nel dimenticatoio, soprattutto per le nuove generazioni. L’obiettivo è far conoscere l’artigianato puro, in particolare quello made in Naples, ma con uno sguardo sempre rivolto alla modernità”. L’associazione è composta dalle docenti: Giovanna Cretella Mirtillina Napoli, Stefania Schimizzi, Mitzy Groppi, Imma Del Monaco, Rosa Scuotto.
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#AMAZING di Irene Saggiomo
66 #BEAUTYANDCARE
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#COVERTHETOP di Carmine Luino
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#HASHTAG di Francesca Ferrara
70 #2020 Il calendario di Salvio Parisi
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#CHEZCHEF di Roberta Gatta
72 #2020 Il calendario della FCF
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#MAMMALEMAMME di Valeria Prestisimone
77 #THEPARTY di Lula Carratelli
#SHOPWINDOW
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JUKEBOX pezzi del passato e del momento
mixati e scelti per voi SI DORME NEL CASTELLO DI DOWN TOWN ABBEY, MA SOLO PER UNA NOTTE
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Up where we belong Joe Cocker (Ufficiale e Gentiluomo) Raindrops Keep Falling On My Head Burt Bacharach (Butch Cassidy) Streets of Philadelphia Bruce Springsteen (Philadelphia) Fame Irene Cara (Saranno famosi) City of Stars Benj Pasek e Justin Paul (La La Land) Take my breath away Berlin (Top Gun) (I've Had) The Time Of My Life Bill Medley, Jennifer Warnes (Dirty Dancing) Shallow Lady Gaga (A star is born) I Just Called To Say I Love You Stevie Wonder (La signora in rosso) Lose Yourself Eminem (8 mile)
Una coppia fortunata si è aggiudicata una notte nell’iconico Highclere Castle della famiglia Crawleys: Airbnb ha messo a disposizione un soggiorno per due persone, ma soltanto per un’unica data: il 26 novembre 2019 per la modica cifra di 170 euro. Gli amanti della serie tv saranno trattati come dei personaggi famosi e parte del ricavato sarà devoluto all’International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies. Con i padroni di casa Earl e Lady Carnarvon, potranno bere un tè o un cocktail nel Saloon e cenare nella State Dining Room serviti dal maggiordomo del castello. Non mancherà un caffè in biblioteca e poi finalmente un sonno meraviglioso in una delle 300 stanze con bagno privato e vista sul parco. La mattina colazione e tour privato nei 9.000 metri quadrati di superficie della storica tenuta.
Educazione [e-du-ca-zió-ne] Sviluppo e trasmissione di facoltà e principi intellettuali, morali e culturali; formazione scolastica, istruzione; buone maniere. Voce dotta recuperata dal latino [educere] 'tirar fuori, estrarre', derivato di [ducere] 'guidare', con prefisso [e-] che indica movimento verso il fuori. Siamo in tanti, probabilmente, ad avere una zia così, depositaria di assiomi della saggezza popolare quali “si dice il peccato ma non il peccatore”, “buon sangue non mente” o “chi disprezza compra”. La mia, di zia, molto tempo fa si adontò assai perché un’insegnante aveva osato dare a suo figlio del maleducato. “Eh no, protestò lei, non si parla così: semmai, avrebbe dovuto dire ‘ineducato’!”. Io, tra me e me, pensai: “ma perché non educare affatto un figlio sarebbe più accettabile che educarlo male?”. A leggere la voce ineducato del vocabolario Treccani, però, forse mi sbagliavo: ineducato “è meno grave di maleducato e indica piuttosto la mancanza, in una persona, di una sufficiente educazione, non solo morale e sociale ma anche intellettuale”. Morale, sociale, intellettuale: certo che in italiano la parola educazione è cosa complessa, molto più che l’education inglese. Quando, in “Another Brick in the Wall” (1979), i Pink Floyd facevano
FOREVER LOVE TUTTE STILISTE CON GIRA LA MODA “Gira la moda” era il gioco creativo più amato dalle bambine. Tutti conoscono la versione a cerchi, la più venduta, ma agli inizi degli anni ’80 era in vendita anche una scatola rettangolare con pezzi mobili. Il principale piano di gioco consisteva in una serie di cerchi concentrici e girevoli, che ruotati opportunamente davano la possibilità di creare le più svariate combinazioni di vestiti e di fantasie. Il cerchio più interno permetteva di scegliere la testa della modella, quello intermedio la parte superiore dell'abbigliamento (camicie, magliette ecc.) e quello più esterno la parte inferiore (gonne, pantaloni ecc.). Una volta realizzata la combinazione preferita, si poggiava un foglio di carta sulla ruota, che veniva fissato attraverso un apposito fermo, e si passava su di esso un carboncino, facendo imprimere sul foglio il disegno del modello. Si realizzava una specie di calco, visto che le parti di abbigliamento disegnate sulla ruota erano leggermente in rilievo. Si imprimeva anche la fantasia e poi si poteva colorare a piacimento.
PAROLARTE cantare in coro ai bambini “we don’t need no education”, oggetto del rifiuto non era l’educazione bensì un determinato tipo di istruzione, quella rigida e autoritaria dei collegi inglesi dell’epoca. Education corrisponde infatti alla nostra istruzione, e well educated non significa “beneducato” bensì “istruito”; l’educazione ricevuta in famiglia, invece, si definisce upbringing (equivalente al nostro “tirar su”), mentre la buona o cattiva educazione esibita in società sono le good o bad manners (buone o cattive maniere). Per contro, il significato che noi italiani diamo a educazione copre tanto la sfera morale e sociale quanto quella intellettuale “alta”, sicché all’istruzione parrebbe restare un campo più limitato e operativo, affine all’addestramento, al “dare istruzioni”. Ma è proprio così? In realtà, la situazione è più variegata. Innanzitutto, diverse discipline scolastiche sono o erano definite educazione (artistica, civica, musicale ecc.), e in generale il termine viene spesso usato come sinonimo di istruzione. Peraltro, in questo caso l’influenza dell’inglese non c’entra nulla, anzi: in epoca fascista il Ministero dell’istruzione fu ribattezzato Ministero dell’educazione (nazionale, ovviamente). Inoltre,
un tempo educare era usato anche nel senso di addestrare, ammaestrare un animale, esattamente come istruire. Per chiarirci le idee, come d’abitudine, cerchiamo conforto nell’etimologia. Educare è voce dotta: in latino era la forma intensiva di edùcere, cioè “tirar fuori, estrarre”, e da qui “tirar su, allevare”. Partendo da quest’ultima accezione – allevare, nutrire – educare si specializzò poi nel senso di allevare spiritualmente, formare. Istruire, invece, deriva da instrùere (costruire, allestire), composto da in e strùere (impilare, erigere). Insomma, l’educazione è allevamento (ad levare, “tirar su”), l’istruzione è costruzione, formazione della persona, come appare chiaramente nel tedesco Bildung (istruzione, formazione), che ha la stessa radice del building inglese (come in body-building, letteralmente “costruzione del corpo”).
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LA PUNTA DEL CORNETTO ALGIDA È DIVENTATA UNO SNACK A chi non piace la punta del gelato più conosciuto e amato? Quel cioccolato compatto che si scioglie in bocca avvolto da una cialdina croccante? L’ultimo morso che mette tutti d’accordo ovvero la punta del cornetto Algida, è diventata una merendina. Il marketing di Algida ha infatti deciso di lanciarsi nel canale snack con la parte più buona del suo cavallo di battaglia. Ed ecco sbucare dal Tabaccaio, nei bar, nei supermaret, lì vicino alla cassa l’espositore da 20 pezzi, prezzo di lancio 1 euro a “punta di Cornetto”. L’occasione i 60 anni di Algida, che ha sorpreso tutti su Instagram con questa genialata commerciale. Del resto il cuore di cioccolato che la contraddistingue è stato sempre un aspetto molto apprezzato del Cornetto, che ha reso un gelato italiano conosciuto e venduto in tutto il mondo. E a differenza del gelato, la Punta non ha bisogno di essere conservata in frigo. Ciò significa che risulta essere di fatto uno snack adatto a tutte le stagioni.
EARTH
LE CASE PIÙ STRANE DEL MONDO Alcune sono delle residenze da super vip, altre sono di proprietà di ricchi eccentrici, altre ancora sono state realizzate come attrazioni turistiche. Ci sono abitazioni di design, appartamenti enormi, mini case. Sono tutti costruiti nei luoghi e nei modi più assurdi, lontani, insomma nei posti più strani del mondo. E a ben guardare queste case, sia dentro che fuori, molte non hanno le caratteristiche funzionali di quelle a cui siamo abituati, come la divisione degli spazi, la possibilità di posizionare normali mobili o perfino la privacy. Ecco quelle che abbiamo selezionato: la casa conchiglia, che si chiama Nautilus e si trova in Messico, la casa galleggiante sul Tamigi, la casa scorrevole, Suffolk, Regno Unito, le case sfera nella città di Hertogenbosch, in Olanda, la casa stivale in Texas, la casa trasparente in Giappone.
STREETART
Francisco Bosoletti, Pudicizia. Via Emanuele De Deo, Quartieri Spagnoli. Il murale è ispirato alla scultura settecentesca di Antonio Corradini, conservata nella Cappella Sansevero. La peculiarità è che attraverso l’effetto negativo, l'opera che all'apparenza sembra incompleta, si svela nella sua completezza, rivelandone così la tridimensionalità.
CHART
PARTNER
IN INDONESIA: IL FESTIVAL DEL TRADIMENTO In Indonesia, per sette volte all’anno si ripete una celebrazione durante la quale è possibile tradire il proprio partner avendo rapporti sessuali con altre persone. Al di fuori di questo “Festival del tradimento” però, l’adulterio non è tollerato. Nell’isola di Giava, i venerdì della festa del Pon, uno dei cinque giorni dell’antico calendario giavese, che è tradizionalmente ogni 35 giorni, a partire da mezzogiorno, si copre la tomba di offerte, si prega e si recita il Corano, ma la maggior parte delle persone viene da lontano per un sacrificio rituale praticato dal 19 ° secolo, che è quello di avere un rapporto con una persona del sesso opposto che sia il marito o la moglie. Uomini e donne si accoppiano in baracche in affitto o tra i cespugli. La credenza vuole che il rito diventi veramente efficace quando l’adulterio viene appunto praticato sette volte. "Nella cultura giavanese, uno degli elementi fondatori è la capacità di combinare le idee contrastanti e sistemi di credenze che portano altre persone nella divisione. Il tipo di cultura che può consentire un rito pubblico di adulterio e di un rigido codice morale ereditata dalla penisola arabica “, ha scritto il giornalista del Global Mail. pinguino innamorato illustrazione di Carmine Luino 11
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PARTENOPE IL TORINO CALCIO TROVA GIOVANI CAMPIONI IN CITTÀ CON LA VIRTUS BELSITO Presentato al Centro Sportivo Manzoni di Napoli il progetto di affiliazione alla Torino F.C. Academy della società di calcio giovanile Asd Virtus Belsito. Un accordo pieno di entusiasmo tra le due realtà sportive, nato e sviluppato in pochi mesi soprattutto per la mission comune: dare ai bambini una sana educazione sportiva dove, prima di tutto, c’è la vita con i suoi princìpi e, solo dopo, il calcio. L’incontro è stato “raccontato” dal giornalista Mimmo Carratelli, che ha ripercorso la storia del Torino, ricordando la striscia di 5 titoli consecutivi all’epoca del Grande Torino, quest’ultima riconosciuta come una delle squadre più forti degli anni 1940. Alla giornata “azzurro granata” hanno partecipato: Gianni Caselli Presidente della Virtus Belsito, Teodoro Coppola Responsabile Progetto Torino Academy e i tutti i dirigenti della società napoletana: Mimmo De Simone Direttore Tecnico, Cristiano Avino Direttore Generale, Giulio Marino Direttore organizzativo, gli allenatori e istruttori: Alessio Mattiello, Carlos Laburu - allenatore e istruttori, Giovanni Di Maio, Vincenzo Mangini, Luca Vinci, Davide Sepe, Vincenzo Ponti, Ernesto Mercogliano.
BODYFAST A CHIAIA Cocktail party per gli appassionati di wellness, i cultori della forma fisica, ma anche per chi vuole approcciare a un innovativo modo di allenarsi e di perdere peso. A Chaia ha inaugurato il nuovo punto “Bodyfast” con istruttori altamente specializzati in I-MOTION EMS, un sistema elettrofitness con tecnologia bluetooth, che rende più veloci ed efficaci le sessioni di allenamento. A fare gli onori di casa, in via Carducci, i personal trainer Paride Salvatore e Valentina Giussani, Davide Piacentino, Antonio di Pinto, Federica Guarino, Simona Mirarchi (pilates) e Sara Russo che hanno accolto centinaia di invitati, a cui sono stati offerti drink, bevande, dolci, torte salate ovviamente proteici. Testimonial di Bodyfast il ballerino Stefano Di Martino.
DERBY ITALIANO DEL TROTTO INTITOLATO A LUCIANO DE CRESCENZO È stato intitolato al grande Luciano De Crescenzo il Derby italiano del trotto edizione 92 per AIRC, che si è corso all’Ippodromo di Agnano. Emozione grande quando a consegnare il trofeo “Birbone” al team vincitore è stata la figlia Paola, che ha fatto realizzare in esclusiva per l’occasione una scultura in ferro dal maestro Erasmo Amato. Una grande festa per il trotto italiano con proprietari, allevatori, guidatori e il pubblico delle grandi occasioni. Nelle Oaks (euro 253mila metri 1600) il Nastro Rosa è di Audrey Effe (1.13.4 Andrea Farolfi) che ha confermato di essere la femmina di tre anni indiscussa protagonista delle piste italiane grazie al training di Valter Zanetti e i colori di Francesco e Federica Fraccari (Gardesana). Pronostico rispettato nel Turilli U.E.T. Master trofeo Mimi alla Ferrovia (154mila euro metri 2100) con il “one horse show” di Vivid Wise As, primatista europeo dell’anno sul miglio con 1.08.6, assoluto protagonista della corsa, a segno in 1.11.3 con Alex Gocciadoro in sediolo per i colori napoletani della Bivans di Antonio Somma. Diecimila in tribuna con centodiecimila euro scommessi sul campo di cui 85mila a quota fissa nel convegno milionario di Agnano all’ippodromo di Napoli con i migliori cavalli al via nel Derby edizione 92, Oaks e Turilli, tre grandi premi di gruppo 1. Il Nastro Azzurro del Derby (euro 847mila, metri 2100) è di Alrajah One (1.12.6) guidato da Enrico Bellei per i colori campani di My Horse di Maria Perna e Vincenzo Izzo ed il training di Claus Hollmann.
IN CAMPANIA C’È SEMPRE VOGLIA DI MATRIMONIO
Numeri importanti per Tuttosposi 2019, la manifestazione dedicata all’universo wedding che si è svolta alla Mostra D’Oltremare di Napoli: 150.000 visitatori in 9 giorni, pari al 15% in più rispetto all’edizione 2018. Soddisfatto il Patron Ferrara che ha commentato: “Dal prossimo anno gli assoluti protagonisti saranno le coppie di sposi, per cui investiremo moltissimo sulla formazione dei giovani, consolidando un format che prevede tante consulenze gratuite. Riproporremo i corsi tenuti dai wedding planner e quelli di portamento per le ragazze che desiderano entrare nel mondo della moda, ma tratteremo tanti altri temi molto importanti, che vanno dall’educazione alimentare con lezioni sul piano medico per chi si avvia al mestiere di genitore, all’approccio psicologico e pedagogico per i giovani”. Un altro dato interessante: ogni anno in Campania si registrano 27.000 matrimoni. 12
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PARTENOPE MEETMASSARI: L’ÉLITE DELLA PASTICCERIA MONDIALE ALLA CORTE DEL MAESTRO IGINIO Grande successo per il tour di Iginio Massari, organizzato da Molino Dallagiovanna in collaborazione con Eurovo e Carra Distribuzione. Il format MeetMassari porta in giro per l’Italia il numero uno della pasticceria mondiale, per consentire ai professionisti, ai foodlover e ai giornalisti di partecipare alle sue masterclass. Tra le ricette illustrate ai tanti appassionati: il famoso maritozzo, il tortino alla ricotta e il morbidone all’arancia. Altra importante iniziativa che vede ancora protagonista il Maestro con la figlia è Panettoni senza confini: a Palermo sbarcano i panettoni artigianali di qualità di tutt’Italia. Per l’occasione i Maestri Debora e Iginio Massari, Achille Zoia e Fabrizio Donatone discutono sul tema “Lievitati e ingredienti di qualità in pasticceria”. Il ricavato dell’evento, anche grazie alla collaborazione con La culla di Alice Onlus che opera nella realtá siciliana, è destinato alla Onlus Starterprius, che ha come fine la scolarizzazione dei bambini siriani e si occupa direttamente dell’organizzazione dell’evento in collaborazione con Chezmoibyfausto.
“CARACÒL OPEN SOURCE” DEGUSTAZIONI E INCONTRI CON GRANDI CHEF STELLATI AL CALA MORESCA Piatti stellati, amore per i Campi Flegrei e per tutta la cucina italiana, cultura e convivialità. Tutto questo è la rassegna “Caracòl Open Source” ideata dagli imprenditori Roberto Laringe e Alfredo Gisonno, che hanno organizzato una serie di degustazioni e incontri con protagonisti Chef stellati provenienti da tutta Italia. A fare gli onori di casa gli Chef Angelo Carannante e Vincenzo Di Giovanni, che hanno cucinato con alcuni tra i più importanti cuochi stellati italiani. Primo appuntamento con Raffaele Lenzi di Berton al Lago, che ha coniugato la sua cucina fusion con quella mediterranea. E poi la festa gastromica dei Sud con Karl Baumgartner, che ha portato da Bolzano a Capo Miseno la cucina dell’Alto Adige dal suo risto-stellato Schoneck di Falzes Molini in Val Pusteria con una super brigata di ex assistenti oggi bravi chef del luogo: Christian Tasser, Luigi Comploy, Tobias Pardeller, Andrea Irsara. Successivamente è toccato a Chef Luigi Salomone con il quale si è dato vita a una straordinaria “Mediterranean Experience” e infine la degustazione “L’altra Campania... Felix” con Chef Cristian Torsiello.
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PASTARS: LA PASTA È SERVITA! Un pasto buono, comodo e appetitoso: solo 100 secondi di attesa dall’ordine al servizio, ed ecco che si puà gustare “la coppa di pasta” presso il take away o anche passeggiando per le vie del centro storico di Napoli. Pastars è un locale “to go” aperto a pranzo e a cena che punta tutto sull’alimento preferito dagli italiani: la pasta, grazie anche al sodalizio con lo storico pastificio Antiche Tradizioni di Gragnano. Nel menù i classici della tradizione: ragù napoletano, scarpariello, genovese, affiancati da alcune novità come ceci e pomodorini gialli. I formati di pasta sono il loro forte: tortiglione, treccia, vesuvio, mezzo pacchero, penne, tubettone, casareccia. Tutti i materiali utilizzati per offrire il prodotto sono riciclabili, dalle coppe ai vassoi, dai bicchieri ai tovaglioli.
HAPPY BIRTHDAY TO “STAJ” Lo chef Lucio Paciello e l’imprenditore Rosario del Priore festeggiano un anno di Staj il primo “noodles bar” della città. Finalmente la vera cucina asiatica a Napoli e in particolare quella thailandese rievocata nel nome del ristorante. Chef Paciello, partenopeo doc, classe 1985 e con formazione internazionale, ogni giorno realizza a mano i noodles serviti in brodo (ramen) o saltati nel wok. E poi i bao, panini morbidi cotti al vapore farciti di carne, pesce e verdure, i tipici dumplings, ravioli cotti al vapore e pollo fritto. Interessante anche la proposta orientate “gluten free” e di cucina vegana. Inoltre si beve il tè matcha, nuova, deliziosa tendenza nella mixology. Ed ecco serviti il “Matcha Mule”, realizzato con vodka e polvere di matcha tea, succo di lime, e ginger beer; il “Matcha Highball” con whisky, succo limone, sciroppo agave, polvere di matcha e seltz; il “Ritual Matcha Cocktail” preparato con gin, matcha tea, prosecco, lime, zucchero. Il tè verde giapponese in polvere, dalla potente azione antiossidante, ottenuto dalle foglie della pianta cotte al vapore, asciugate e poi ridotte in polvere finissima, è mixato con cura dalla bar lady Oriana Esposito.
DA RE STANISLAO ALLA PASTICCERIA MIGNONE, TUTTI PAZZI PER IL BABÀ La magia e l’inconfondibile delicatezza del babà profuma e anima la Pasticceria Mignone in piazza Cavour. Riproponendo la storia e il sapore di origini reali del famoso dolce inventato da Stanislao Leszczynski, Re di Polonia e suocero di Luigi XV di Francia, i maestri pasticceri Ugo e Raffaele Mignone hanno organizzato una degustazione dedicata a Sua Maestà il “Babà”. Con il prezioso dolce in cattedra accompagnato da una buona cioccolata calda e tante bollicine per un brindisi finale, la serata ha offerto la possibilità di fare una deliziosa conoscenza con una specialità divenuta leggenda. La storia del babà è molto simile a quella di una favola, con tanto di Re, corte e servitù. Sempre convinto dei suoi grandi ideali, Stanislao spesso affogava le sue delusioni nel vino fino a giungere alla famosa acquavite derivata dalla canna da zucchero ed importata dalle Antille chiamata rhum. E fu proprio questa alcolica bevanda che un giorno, finendo accidentalmente su quel dolce lorenese tanto odiato dall’ex sovrano, a far nascere di fatto una memorabile specialità dolciaria dal caldo ed intenso profumo.
DINNER EXPERIENCE DA OPERA RESTAURANT
Da Opera Restaurant, nuovo locale del Vomero, al via le degustazioni dedicate ai prodotti di stagione come la “Tartufo Experience” e le speciali “Cene con artisti” il fine settimana. Un autunno inverno ricco di iniziative che uniscono alta cucina, vini delle migliori cantine, cocktail, bollicine, tè ricercati e musica il fine settimana. In cucina il giovane Chef Raffaele Campagnola, braccio destro dello Chef stellato Gianluca D’Agostino, che a gennaio guiderà ufficialmente la brigata. Il fine settimana al via le “Dinner Experience”: il 6 dicembre tocca allo Swing... Swing... Trio, il 12 e il 13 dicembre ad Alfredo Di Martino reeds trio, il 20 dicembre sarà la volta di Angelica Parisi Trio e il 27 al Mood Trio. Continua con successo il progetto dei tre fondatori di “Opera Taste Factory” Guido Guida, Vincenzo D’Agosto, Ciro Zambardino a cui si è aggiunto l’imprenditore Marcello Frungillo, che ha dato il via anche a Opera Restaurant in Via Simone Martini, il primo ristorante di alta cucina a base di pesce e non solo, del Vomero.
ALIMENTALE, FORMAGGI IN PASSERELLA
CAFFÈ ALOIA SI RIFÀ IL LOOK C’era una volta il Caffè Aloia, nato nel lontano 1934 ad opera del ragioniere Aloia, in un’epoca in cui a Napoli, si custodivano gelosamente le ricette tramandate di generazione in generazione. Oggi, al vertice dell’azienda, c’è il giovane Marco Di Maggio che, insieme al socio Daniele de Simone, ha saputo dare una nuova impronta all’azienda nel segno dell’innovazione, puntando l’attenzione anche su immagine e comunicazione e ponendosi nuovi ambiziosi obiettivi. Caffè Aloia, lancia una nuova campagna che punta i riflettori in modo innovativo sulla napoletanità e bontà. Volto ufficiale di questa campagna è la la giunonica e conturbante Maria Mazza e sullo sfondo il panorama mozzafiato di Napoli. Il claim ideato per questo lancio è “Il mio piacere quotidiano! Caffè Aloia… bontà e aroma”.
I formaggi di Alimentale “Forchetta e Cervello” hanno fatto bella mostra di sé nella prestigiosa vetrina della manifestazione Tre bicchieri 2020 del Gambero Rosso, che si è svolta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con una speciale Masterclass, organizzata in occasione del decennale dell’iniziativa ospitata dall’Hotel Costantinopoli. Gli avventori hanno assaporato le novità della “collezione Autunno-Inverno” dei formaggi di Alimentale “Forchetta e Cervello” abbinati ai vini degli oltre ottanta produttori provenienti da varie regioni italiane. “Siamo presenti al Museo Nazionale –spiega l’Ad di Alimentale Giuseppe Di Bernardo- per consolidare sempre più l’idea che l’Italia del food d’eccellenza è sempre più unita dai formaggi selezionati e prodotti da Alimentale e tutelati dal bollino Vero Filiera Sostenibile. Tutte eccellenze che si sposano con i vini di altissima qualità. Un matrimonio felice del quale siamo testimoni entusiasti”.
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PARTENOPE CAFÈ EXPERIENCE: CONTEST FOTOGRAFICO AL RIFF Il caffè è incontro, aggregazione e convivialità. Per questo motivo nasce il concorso Cafè Experience, volto a puntare l’attenzione sui giovani fotografi, invitandoli a interpretare con criticità, sensibilità e fantasia un tema tanto comune, quanto ostico: il caffè. Il contest internazionale, mira soprattutto a dare spazio a chi vede il caffè con occhi diversi. I dieci migliori lavori sono esposti presso il Riff Loungebar, a Napoli in Via Martucci 87. E proprio il Riff ha ospitato le riprese per la ricostruzione storica di Vincenzo Lamagna, regista napoletano, che porta la cultura dell’oro nero al di fuori dei bar, che ne rappresentano il tempio prediletto, fino a esportarla a coloro che del caffè. Da questi presupposti e dall’antica tradizione è stato realizzato il documentario Cafè – Storia di una ribalta napoletana, che ha l’obiettivo di raccontare il caffè come espressione più pura della napoletanità.
GIGI SAVOIA RILANCIA IL TEATRO BOLIVAR
L’attore Gigi Savoia è il nuovo direttore artistico del teatro Bolivar di Napoli, siglando un accordo triennale con la proprietà della famiglia De Luca, succedendo a Emilio Fede. È alla sua terza esperienza alla direzione di un teatro, dopo il quinquennio alla guida del Sannazaro e i quattro anni al Cilea. «Ho accolto con grande entusiasmo il compito che mi è stato affidato da Toni De Luca – spiega Savoia – con il quale abbiamo già definito le iniziative che metteremo in campo. Ci sarà una scuola di recitazione, la Compagnia Stabile di Tradizione per giovani attori, l’apertura agli amatoriali che per definizione fanno teatro per amore. Siamo a lavoro per preparare un cartellone che porti a teatro soprattutto la gente del quartiere e, seguendo la vocazione musicale di questo palcoscenico, daremo spazio a concerti, teatro musicale, canzone classica e realtà innovative di oggi. Inoltre, abbiamo creato il brand BolivArte, con il quale sigleremo tutte le iniziative e le produzioni del teatro». L’artista ha esordito alla fine degli Anni ’70 diretto da Mariano Rigillo, per poi passare nella compagnia di Eduardo De Filippo. È stato diretto sul palcoscenico da Francesco Rosi, Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti, Luca De Filippo, Maurizio Scaparro, Armando Pugliese, Franco Però, Massimo Luconi. Al cinema ha recitato per Paolo Sorrentino, Nanni Loy, Stefano Incerti, Alessandro Siani, Francesco Antonio Castaldo ed è stato assistente alla regia di Giancarlo Giannini in “Ternosecco”.
UN’ACROBATA DEL RITMO TRA IL POP, LA MELODIA DEL SUD, IL FADO Il nuovo singolo sospeso tra cumbia e flamenco s’intitola Sulo ‘na voce. La grazia, la passione, la sensibilità. Il Mediterraneo, nel canto e nel corpo di Maria Nazionale. Nel nome, una biografia e una sorte. Maria: nome virginale, miracoloso, eterno. Nazionale: per poter incarnare i sentimenti e gli stati d’animo di un popolo. Nelle sue onde, Maria Nazionale ha accarezzato via via il pop, la melodia del Sud, il folk, il flamenco e la canzone d’autore. S’è abbandonata, con coscienza, al fado purissimo e all’electro-dub psichedelico con insert sufi per Puortame ‘na rosa, ideale per i dancefloor, con un team di produzione che includeva Massimo Iovine (99Posse) e, alle liriche, la penna spudorata di Franco Ricciardi. Oggi Maria Nazionale sperimenta fianco a fianco con un duo di producer scrupolosi e attenti: Diego Leanza e Carmine De Rosa. Lo testimonia il nuovissimo singolo pubblicato sulle piattaforme online: Sulo ‘na voce che incornicia la cantante|attrice in una colorata e adrenalinica taverna latina.
MARISA LAURITO È IL NUOVO DIRETTORE ARTISTICO DEL TRIANON VIVIANI
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La popolare attrice Marisa Laurito è stata nominata dall’assemblea dei soci fondatori nuovo direttore artistico del Trianon Viviani. Questa la motivazione: «In funzione del [suo] progetto organico del teatro Trianon Viviani quale polo di riferimento per la promozione e valorizzazione della musica napoletana, del teatro musicale napoletano e della canzone tradizionale napoletana». Laurito sarà, quindi, la prima donna che ricoprirà il ruolo che dal 2006 – quando il teatro è diventato di natura pubblica – è stato di Nino D’Angelo, due volte, e Giorgio Verdelli. Inoltre, l’assemblea dei soci ha deliberato l’implementazione di due progetti speciali triennali: il primo per un programma di attività teatrali di inclusione sociale, curato da Davide Iodice – al quale, proprio oggi, è stato assegnato il premio nazionale della Critica 2019 – «per assicurare il maggiore radicamento nel territorio e uno spazio di crescita civile, culturale ed economica nel complesso àmbito sociale di riferimento», missione da sempre indicata dai soci; il secondo, affidato a Nello Mascia, sarà dedicato a Raffaele Viviani, il maggiore commediografo partenopeo del Novecento, cui è dedicato il teatro, di cui l’anno prossimo ricorrerà il settantesimo anniversario della morte.
I RITRATTI DELLE DONNE DI GASTEL IN MOSTRA AL BLU DI PRUSSIA
WORLD PRESS PHOTO EXHIBITION
Un viaggio per immagini tra gli avvenimenti più rilevanti del nostro tempo. Migliaia di persone hanno ammirato l’esposizione World Press Photo Exhibition, arrivata a Napoli per il quarto anno consecutivo, grazie all’impegno di Vito Cramarossa, presidente di CIME – Culture e Identità Mediterranee, una realtà pugliese che da più di dieci anni si occupa di promozione culturale e territoriale in Italia e all’estero. In mostra al Mann anche lo scatto vincitore del World Press Photo of The Year 2019: si tratta di Crying Girl on the Border di John Moore (Agenzia Getty Image). L’immagine ritrae una bambina honduregna di circa due anni, Yanela, in un pianto disperato: sua madre, Sandra Sanchez, è costretta a metterla a terra mentre viene perquisita da un agente della polizia di frontiera americana al confine con il Messico. L’esposizione ha presentato le 144 foto finaliste selezionate tra le immagini che hanno raccontato il 2018. Le foto vincitrici di quest’anno sono state scelte tra i 78.801 scatti di 4.738 fotografi che hanno partecipato al concorso da 129 paesi diversi.
Fino al 31 gennaio nella galleria d’arte al Blu di Prussia di Giuseppe Mannajuolo e Mario Pellegrino, sono in mostra i ritratti di Anna Sui, Charlotte Rampling, Ayako Comte, Cristina Piaget e poi le super model Shalom Harlow, Marpessa, Tatjana Patitz, Chantelle Winnie. Questi sono solo alcuni degli scatti suadenti di Giovanni Gastel, uno tra i maggiori esponenti della fotografia italiana di respiro internazionale, che espone i suoi lavori nella mostra Selected Works. Men’s Health, Femme, Vogue, Vanity Fair e Glamour: sin dai primi anni ‘80 Gastel è stato tra i protagonisti con la sua fotografia della scena milanese dell’editoria di moda. Sue le campagne e i redazionali più memorabili ed eleganti per Krizia, Armani, Versace o Trussardi: dallo still-life, al design, al glamour con celebrity, la sua impronta stilistica resta ineguagliata, suggestiva e visionaria, ironica e sensuale. Le diverse opere bianco nero e polaroid esposte nelle sale del Blu di Prussia a Chiaia raccolgono in una singolare selezione, curata da Maria Savarese, un’antologia di “esperienze ed esperimenti”, come il maestro stesso le definisce, testimoni dello stile e dei trend italiani nel tempo: «diversamente dai tempi analogici, oggi la fotografia è funzione della sua postproduzione - sottolinea il maestro - non mi piace parlare di fotoritocco, ma piuttosto di moderno plus creativo».
NAPOLI EXPÒ ART POLIS
AL PAN LA MOSTRA DI JOAN MIRÒ «IL LINGUAGGIO DEI SEGNI» 80 opere originali di Joan Miró il maestro catalano grande esponente del surrealismo sono in mostra al Pan di Napoli fino al 23 febbraio. Lavori straordinari, che fanno parte della collezione del Museo Serralves di Porto; tutti originali, tra quadri, disegni, sculture, collages e arazzi, che provengono dalla importante collezione di opere del grande maestro e che sono di proprietà dello Stato portoghese. Una collezione davvero importante che copre un periodo di sei decenni della carriera di Miró, dal 1924 al 1981, e che si concentra in particolare sulla trasformazione dei linguaggi pittorici che l’artista catalano iniziò a sviluppare nella prima metà degli anni Venti. In mostra la celebre Ballerina, che apre il percorso dell’esposizione. Una linea sostituisce il corpo della ballerina, un semicerchio in alto la testa. In questo modo Miró avviò il processo di riduzione e semplificazione della figura. Fino alle opere degli anni ’80, dove figura e sfondo, segno, superficie e supporto sono equilibrati a tal punto da apparire come dei semplici frammenti di oggetti.
Il linguaggio dell’arte in comunicazione sotto l’influenza del Mediterraneo, è stato il filo rosso di Napoli Expò Art Polis, la rassegna dedicata ai differenti linguaggi dell’arte contemporanea, con oltre 70 artisti in mostra allestita fino a novembre negli spazi del PAN, Palazzo Delle Arti di Napoli. La manifestazione curata da Daniela Wollmann è stata organizzata dall’associazione culturale RivoluzionART/CreativiATTIVI in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e la media partnership di Radio LDR. Tema di questa edizione: Mille colori Napoli la città dell’accoglienza. Anche quest’anno il percorso espositivo è stato affiancato da performance musicali, artistiche, coreutiche, inviti alla lettura e tanti altri magici incontri nell’ambito del Salotto Napoli con..., voluto dal compianto Luigi Necco al quale è stato dedicato un video. Inoltre è stata parte integrante della manifestazione anche la VI edizione del Premio artistico Arte & Rivoluzione, dedicato alla memoria delle Quattro giornate di Napoli e di tutte le rivolte popolari della nostra terra, sempre a cura di Daniela Wollmann, con Arnaldo Delehaye e Giuseppe Aragno. 17
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PARTENOPE
LE SERENATE PER FIATI ALLA DOMUS ARS
IL SUGGESTIVO NATALE SUBACQUEO DI AMALFI E CONCA DEI MARINI La cerimonia religiosa sul piazzale della grotta, i sub che si tuffano dalla banchina nel mare buio, le lampade che trasformano una distesa di inchiostro in una fiaccolata marina, il tragitto all’interno della grotta e la sosta davanti alle statue della natività. Questo è il suggestivo Natale subacqueo di Amalfi e Conca dei Marini giunto all’edizione numero 52 e organizzato da G.O. Sub Salerno, presieduto da Alberto Vitale. Il 6 dicembre dalle 9 sono in programma le iscrizioni ai concorsi di fotografia subacquea. Il 7 dicembre alle 17 ci sarà la storica processione subacquea notturna alla volta del presepe sommerso nell’interno della grotta sotto la guida degli esperti di Go sub.
La rassegna “Musica Libera” alla Domus Ars di Napoli si conclude domenica 22 dicembre alle ore 11 con “Le serenate per fiati” a cura della Megaride Ensemble, diretta da Demetrio Moricca. Musiche di W. A. Mozart, C. Gounod, J. J. Raff. È l’Associazione Culturale Il Canto di Virgilio a far nascere il Centro di Cultura “Domus Ars” con l’intento di realizzare un’oasi di benessere culturale: un luogo dove la cultura possa esprimersi in tutte le sue forme ed essere sperimentata attraverso qualsiasi espressione artistica. Per i concerti: biglietto di ingresso 12 euro. Info: Centro di Cultura Domus Ars: tel. 081- 3425603. Associazione Culturale Musica Libera: tel 329 8366678.
L’ALBERO D’ARTISTA DEL RENAISSANCE NAPLES È FIRMATO FERRIGNO Per il Natale 2019 è toccato al maestro Marco Ferrigno, custode dell’antica arte presepiale di San Gregorio Armeno, allestire l’Albero d’Artista del Renaissance Naples Hotel Mediterraneo in via Ponte di Tappia, che si può visitare gratuitamente fino al 6 gennaio. Un bel ritorno, dopo l’allestimento del “presepe sospeso” nel 2016. In passato l’installazione natalizia era stata curata dal maestro scultore e pittore Lello Esposito, dal designer e architetto di fama internazionale Riccardo Dalisi con i ragazzi de l’Avventura di Latta, dall’artista spagnola Ana Soler e dal collettivo Mediaintegrati. L’Albero d’Artista si chiama “Uè” e l’originalità sta proprio negli addobbi: una trentina di sculture che ritraggono Pulcinella, simbolo di napoletanità realizzate da Ferrigno. Una vera opera d’arte, che ogni anno attira tanti visitatori. Le piccole sculture hanno mani e piedi in legno, occhi in cristallo e abiti in lino e sono realizzate nel rispetto della tradizione napoletana presepiale del ‘700.
LA MOSTRA 3D DI VAN GOGH A SALERNO
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Fino al 23 febbraio a Salerno, nel complesso monumentale di Santa Sofia in piazza Abate Conforti si può ammirare Van Gogh – La mostra immersiva. Un percorso interattivo, in cui il visitatore ha la possibilità di camminare all’interno dei quadri con delle proiezioni in 3D mapping. Le sale si trasformano in quadri e il tour dura più di un’ora. La mostra è divisa in tre parti: la presentazione dell’artista, l’immersione completa e i momenti bui. Il percorso inizia passeggiando nella galleria in dieci zone tematiche, poi le luci si spengono e resta visibile una sola opera. Infine si ammirano le opere realizzate da Van Gogh negli ultimi anni di vita.
#savethedate
Christmast Edition è sicuramente l’uscita del Party Magazine più magica dell’anno. Il periodo è quello giusto per stare insieme, divertirsi, organizzare il tempo libero, magari anche nel rispetto delle tradizioni legate al Natale. Non è più necessario viaggiare fino a New York per i mercatini, o arrivare in Lapponia per vivere la magia di Santa Claus, oggi l’atmosfera e le ambientazioni “elfiche” si trovano facilmente, un po’ d’ovunque. Napoli ha già in sé uno scenario speciale, fatto di colori, musica, voci e sapori, e nel periodo di Natale tutto questo raggiunge il suo apice, in particolare a San Gregorio Armeno. Ma non solo Natale e non solo a Napoli, anche teatri più o meno convenzionali, concerti, spettacoli e gite fuori porta verso mete inaspettate. Con le “Save the Date” Party Magazine come sempre propone idee per l’intrattenimento e la cultura, allora buone feste e buon divertimento dalla nostra redazione. Irene Saggiomo
What Why
luci d’artista al Real parco Luminarie natalizie accese al Vanvitelliano del Fusaro Real sito borbonico del FusaWhen ro, la Casina Vanvitelliana “s’iltutti i giorni dalle 8 alle 22.30, fino al 10 gennaio lumina d’artista” per offrire a 2020 cittadini e turisti la magia del Where Natale. Nel suggestivo scenapiazza Rossini 1, Bacoli rio del lago Fusaro, dove già la natura crea giochi di luci all’alba e al tramonto, le luminarie natalizie regalano ai bambini un’atmosfera magica. Tante le iniziative d’intrattenimento nel parco, per tutte le informazioni e gli appuntamenti si potranno consultare la pagina web www.parcovanvitelliano.it, oppure telefonare al numero 3381069841.
What Why
mercatini di Natale Come ormai è tradizione, il al Castello di Limatola castello di Limatola si veste a When festa con mercatini di Natale dal 7 dicembre e chalet allestiti nell’antico fino all’Epifania borgo. Il percorso medievaWhere le, fatto di viuzze e piazzette borgo medievale che conducono alla fortezza, al Castello a Limatola è rimasto intatto nei secoli, i visitatori scopriranno gli antichi mestieri, le ceramiche, i presepi, i prodotti enogastronomici della zona, mentre i più piccoli potranno incontrare Babbo Natale nella sua bottega, insieme ai suoi elfi, e spedire la letterina nel post-office
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4w events GLI APPUNTAMENTI DA SEGNARE IN AGENDA
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il Teatro Cerca Casa “Il Teatro Cerca Casa” nasce When dalla voglia di innovare e inserire case e spazi privati novità nella prassi corrente del Where teatro. Un’opportunità per il testagione invernale di atro e gli spettatori di sperimenteatro tare performance nell’intimità di una casa. Ideato dal drammaturgo Manlio Santanelli, l’organizzazione di Livia Coletta, Ileana Bonadies e Milena Cozzolino. Prima data in programma lunedì 2 dicembre (zona Vomero) “Masaniello canta Viviani” con Massimo Masiello e Luigi Tirozzi al piano. Per il programma completo e le modalità di partecipazione www.ilteatrocercacasa.it
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Wolves coming, Cento grandi lupi di metallo installazione dell’artista assediano minacciosi la statua cinese Liu Rouwang un guerriero in piazza MuniciWhen di pio a Napoli. È la monumentale fino al 31 marzo installazione dell’artista cinese Where piazza Municipio, Napoli Liu Rouwang che inscena, in maniera allegorica, la ribellione della natura alle devastazioni dell’uomo. Ogni elemento dell’opera “Wolves coming” pesa quasi tre quintali ed è stata così ideata per offrire momenti di interazione con i passanti, fra selfie e cavalcate con i lupi. Ci si domanda se la location ai piedi del Municipio di Napoli, non sia una scelta casuale.
What Why
Christmas Gospel Concert Torna, per la quinta edizione, When l’evento gospel più atteso sabato 21 dicembre, ore 21 dell’anno, quello di Natale. Uno spettacolo pieno di Where ritmo, energia, spiritualità e Complesso Monumentale passione, con 35 elementi San Lorenzo Maggiore, tra vocalist e musicisti, che piazza San Gaetano, si esibiranno sull’altare della Napoli basilica di San Lorenzo Maggiore. Un mondo, quello del gospel, sempre più vicino alla cultura italiana, universalmente riconosciuto per il potente valore musicale, comunicativo e emotivo. Musica, cultura e divertimento si fonderanno in un unico concerto-evento. I biglietti si potranno acquistare on line, info: prenotazioni@viverenapoli.
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Grande concerto di Il Capodanno a Napoli si Capodanno 2020 festeggia per le strade del a Napoli si comincia in piazza del When centro, Plebiscito con il “concertone”, martedì 31 dicembre si prosegue verso il Castel 2019, dalle ore 21 dell’Ovo per lo spettacolo piWhere rotecnico, per poi continuare piazza Plebiscito sul Lungomare Partenope, via Caracciolo, fino alla Rotonda Diaz. Lungo questo percorso saranno 5 i palchi allestiti, dove si potrà assistere a performance di artisti, band emergenti e discoteche all’aperto.
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Capodanno da Lupi: Un Capodanno diverso dagli 3 giorni di ciaspolata alla altri, all’insegna della natura, imricerca del lupo appenninico fra le montagne e i boschi When mersi innevati del Parco Nazionale dal 28 dicembre all’1 gennaio d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un Where soggiorno fra le valli del Parco Parco Nazionale d’Abruzzo, dove il lupo ha trovato l’habitat Lazio e Molise; ideale per vivere e cacciare, ricampo base a Pescasseroli fugiandosi fra questi boschi anche nei momenti più difficili per la sua sopravvivenza. Un lungo tour di passeggiate, in ciaspole e a piedi, sulle tracce dei lupi, ma anche chalet, buon cibo e tantissima natura. Info e prenotazioni su www.ecotur.org, informazioni@ecotur.org Tel 0863912760 WhatsApp 3917668167
What Why
Streghe, Janare e Nella suggestiva cavità del sotbenandanti: la befana e tosuolo, nella profondità della la sua scopa Napoli sotterranea, la notte When dell’epifania si replicheranno Domenica 5 gennaio 2020, ore 20.30 gli antichi culti prima pagani e Where poi romani, dedicati alla figura museo del Sottosuolo di della befana, la vecchia strega Napoli, piazza Cavour che, alla fine del suo mandato, 140, Napoli chiudeva con la morte il ciclo dei 12 giorni del solstizio d’inverno. Lo spettacolo, partendo dalle origini arcaiche dell’Epifania, si ricollegherà ai culti esoterici campani, alle Janare e alle figure dei Benandanti. Info 371.4285438 - 328.0115044 lachiavediartemysia@gmail.com
What Why
Mika Revelation Tour, Prosegue il 5 febbraio al Tein concerto atro PalaPartenope di NapoWhen li il Revelation Tour di Mika. 5 febbraio 2020 arriverà a Napoli Where L’artista dopo un giro per l’Italia, porTeatro PalaPartenope, tando con sé il suo ultimo Via Barbagallo 115, album “My name is Michael Napoli Holbrook”, anticipato dal singolo “Ice Cream”. <C’è un palco che mi butta verso il pubblico, e invece di impiegare otto musicisti ne ho chiamati solo quattro, che però suoneranno almeno due strumenti a testa>, racconta Mika. Prevendite on line su www.ticketone.it 21
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#picoftheday
Ph. Enzo Troisi Il Natale Subacqueo di Amalfi e Conca dei Marini nella grotta delle Smeraldo sita in Conca dei Marini (SA) raffigurante la nativitĂ .
#peaceandlaw
REATI CONTRO IL SENTIMENTO DEGLI ANIMALI
Luigi Di Gennaro Avvocato penalista
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Anche gli animali provano dolore, essi dunque sono esseri “senzienti”, lo ha affermato la Cassazione in tre recenti pronunce. Ci sono voluti anni di sensibilizzazione e di cultura animalista per far capire all’uomo che l’animale non è una cosa, come invece un tempo si riteneva, passibile di qualsiasi sevizia e tortura oltre che di sfruttamento. Nel nostro ordinamento la tutela degli animali è arrivata in ritardo rispetto a molti altri, esattamente nel 2004, con la legge n.189 che ha colmato il precedente vuoto normativo. Da qui la previsione di una serie di norme a tutela del mondo faunistico o – per usare le parole del legislatore – «reati contro il sentimento per gli animali». Il primo tra questi è ovviamente quello di uccisione, ma con una grande distinzione rispetto all’essere umano: se per quest’ultimo l’omicidio è sempre vietato, per gli animali lo è solo quando avviene per crudeltà o senza necessità. C’è poi il reato di maltrattamento di animali che racchiude una casistica assai varia, ovvero quando si crea sofferenza nell’animale, a prescindere dalla presenza di lesioni visibili o da violenze fisiche particolarmente crude. Un esempio tipico è quello di chi lascia molti animali in una gabbia stretta o in uno spazio angusto tanto da non consentire loro di muoversi o di “respirare”. Nonostante il passo in avanti nella tutela degli animali sia notevole, si tratta di una disciplina non del tutto adeguata. Infatti, quello che emerge dal testo di legge non è la salvaguardia del bene degli animali in sé, ma piuttosto del sentimento di pietà che gli uomini hanno nei loro confronti. Come spesso accade in casi simili, i giudici della Suprema Corte sono intervenuti per colmare il vuoto creato dal legislatore. E infatti, con tre diverse pronunce, a cavallo tra il 2018 e il 2019, questi hanno confermato e rinforzato l’idea secondo cui, ai fini della condanna per maltrattamento di animali assumono rilievo anche le condotte offensive in grado di incidere sulla stabilità e serenità fisiopsichica di questi esseri senzienti, anche qualora non si determinino in essi processi patologici. La vicenda è quella della proprietaria di un canile la quale aveva imposto a quarantuno cani in difficile stato di salute un trasporto in condizioni del tutto inadatte e precarie verso la propria struttura ricettiva e assistenziale. Il mezzo
usato, infatti, consisteva in un piccolo furgone del tutto inadatto al trasporto di animali (e a maggior ragione di un numero così elevato) siccome non dotato, tra le altre cose, di alcun sistema di areazione, di protezione dalle (inevitabili) deiezioni e di divisori. In questa vicenda, la Corte ha sottolineato una volta di più come possa essere considerato maltrattamento non solo infliggere agli animali condizioni contrarie al senso di umanità, ma anche insopportabili per le loro specifiche caratteristiche, aggiungendo che ciò può avvenire ancorché le sofferenze siano soltanto provvisorie (come avviene appunto nel caso dei trasporti, sebbene di breve durata). La pronuncia si sofferma soprattutto sul bene giuridico offeso. Esso è rappresentato dalla pietas umana nei confronti degli animali, che però si presenta con maggior forza rispetto «all’animale antropizzato per eccellenza», quale è appunto il cane. Rispetto a questa specie, tradizionalmente e fortemente integrata nel gruppo umano (ma il ragionamento potrebbe potenzialmente estendersi ad altre specie vicine all’uomo), è dunque sentita e giustificata una più stringente esigenza di repressione penale. Nella suddetta pronuncia la Corte ha affermato esplicitamente che, rispetto al rapporto con l’uomo, gli animali non sono tutti uguali e perciò, quelli ad esso più vicini, meritano una posizione di maggior riguardo a livello di tutela. Se dunque la giurisprudenza sta indicando una via, nei limiti in cui gli è consentito farlo e con le necessarie cautele, un passo ben più chiaro e deciso verso un radicale mutamento del bene giuridico deve essere compiuto dal legislatore. A tal proposito, merita di essere segnalato (e seguito nel suo iter parlamentare) il Disegno di Legge n. 1078 (comunicato alla Presidenza il 19 febbraio 2019 su iniziativa dei Senatori Perrilli e Maiorano) dal titolo “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al codice civile, nonché altre disposizioni in materia di tutela degli animali” il quale, oltre ad inasprire le pene previste in caso di maltrattamento nei confronti degli animali e a istituire nuove fattispecie di reato in materia, anche colpose, mira ad eliminare il riferimento codicistico al “sentimento per gli animali”, dimostrando la volontà di riconoscere questi ultimi come soggetti meritevoli di tutela penale diretta. avvocatoluigidigennaro@gmail.com
#fischiofinale
DI MIMMOCARRATELLI
I PRESIDENTI DEL NAPOLI DA ASCARELLI A DE LAURENTIIS, MENTRE RISPUNTA L’EMIRO DEL QATAR CHE OFFRIREBBE 560 MILIONI DI EURO PER PRENDERSI IL CLUB AZZURRO CHE NEGLI ULTIMI SEDICI ANNI HA PRODOTTO DIVIDENDI PER 98 MILIONI AI SEI CONSIGLIERI DI AMMINISTRAZIONE Il fantasioso “Daily Mail”, quotidiano popolare di Londra fondato nel 1896, oggi in formato tabloid, famoso per lo scarso controllo delle fonti e perciò incappato in una serie di risarcimenti, il più recente alla signora Melania Trump, che aveva definito “una escort di lusso”, ex modella slovena naturalizzata americana e moglie del presidente degli Stati Uniti, ha dedicato di recente una serie di articoli sul Napoli, non solo sulla crisi del club azzurro dopo l’ammutinamento della squadra, ma soprattutto con l’ennesima notizia-bomba: il giovane emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani, 39 anni, nato a Doha, tre mogli (l’ultima ha divorziato) e otto figli, avrebbe pronti 560 milioni di euro per prendersi il Napoli da Aurelio De Laurentiis che però valuta il club 800 milioni. Tamim al-Thani, che già possiede il Paris Saint Germain, vorrebbe investire in Italia nei settori turismo e calcio. Tifoso della Lazio e grande giocatore di badminton e bowling, ha un patrimonio di 600 miliardi di dollari. Non è la prima volta che l’emiro viene accostato al Napoli. In passato, è stato più
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volte in città e il 25 agosto 2018 spettatore al San Paolo della clamorosa rimonta del Napoli di Ancelotti sul Milan, da 0-2 a 3-2 con la “doppietta” di Zielinski e gol di Mertens. Deve essersi entusiasmato. I bene informati riferiscono che l’emiro del Qatar prenderebbe il Napoli a una condizione, che cioè gli venisse rilasciata la licenza comunale per costruire un nuovo stadio. Non è credibile che De Laurentiis venda neanche in questo momento di profonda crisi del Napoli. Il produttore cinematografico ha fatto dell’azienda-calcio azzurra una impresa positiva chiudendo in attivo nove bilanci su quattordici con un profitto complessivo di 98 milioni di euro distribuiti ai sei consiglieri di amministrazione del club (Aurelio De Laurentiis, i figli Edoardo, Valentina, Luigi dal 2015, la moglie Jacqueline Baudit, Andrea Chiavelli) per un guadagno di 16 milioni a testa (media di 2,7 milioni l’anno) in dividendi dal 2005 al 2018. Aurelio De Laurentiis ha un patrimonio personale stimato in 200 milioni di euro. Ha tenuto a galla il Napoli con una saggia e autarchica amministrazione, aiutandosi con le plusvalenze nella compra-vendita dei giocatori, i premi incassati dalle partecipazioni alla Champions League e i notevoli proventi dei diritti televisivi. Non investirà mai al di sopra delle sue possibilità, ma ha sempre detto che non cederà mai il Napoli. De Laurentiis è tra i cinque presidenti più famosi del Napoli, grande imprenditore di pallone in questo calcio tutto soldi e bilanci truccati. Ha il merito di bilanci trasparenti con gli utili già detti e nessun debito con le banche. Il primo presidente azzurro fu Giorgio Ascarelli, fondatore del Napoli il primo agosto 1926 quando dette alla squadra il nome della città cancellando la definizione di Internaples. Ascarelli, ventisei anni, era un brillante operatore economico del ramo tessile, nato nel quartiere Pendino e appartenente alla ristretta colonia ebraica napoletana. Nel 1929 gettò le basi di una grande squadra. L’ingaggio dell’allenatore inglese William Garbutt, famoso per la sua collezione di pipe, fu la prima mossa. La seconda fu quella di una dispendiosa campagna-acquisti per mezzo milione di lire. Fece costruire uno stadio all’Arenaccia, periferia orientale di Napoli, realizzato in sette mesi. Fu chiamato “Vesuvio” e poi “Ascarelli” dopo la sua morte, improvvisa, il 12 marzo 1930, una fine fulminante per peritonite. Il Napoli di Ascarelli era la squadra di Cavanna, Buscaglia, Sallustro, Vojak e di Pippone Innocenti che rivaleggiò per sette anni con gli squadroni del tempo. Fu l’inizio di una storia esaltante e di una grande passione popolare. Abbronzato, peloso, occhi azzurri e un naso borbonico su
una faccia dove il sole disegnava macchie marrone. Achille Lauro era per tutti il Comandante. Entrò nel Napoli a metà degli anni Trenta, invitato dal federale Nicola Sansanelli a salvare dai debiti la società azzurra. La sua prima gestione non produsse molta gloria. Fu un’altra storia il suo ritorno negli anni Cinquanta. Stupì il mondo del pallone comprando l’attaccante svedese Hasse Jeppson per 105 milioni (30 sul conto svizzero del giocatore, 75 all’Atalanta). In cambio dei lavori di ristrutturazione di Piazza Municipio si fece dare il centravanti brasiliano Vinicio dal conte Vaselli, impresario edile romano e dirigente della Lazio che aveva opzionato il calciatore per la s q u a - dra capitolina. Ingaggiò per posta, vedendolo in fotografia, il brasiliano Canè. Declinando le sue fortune politiche, declinò anche il Napoli. Lauro aveva 76 anni quando affidò il club a Roberto Fiore. Si chiuse un’epoca di poca gloria e di molta baldoria. Rimase presidente onorario e padrone della società. Litigò con Fiore e affidò il Napoli a Corrado Ferlaino. Prima di lasciare definitivamente, subì la beffa del secondo posto, dove lui non era mai arrivato, conquistato dal figlio Gioacchino, presidente di passaggio del Napoli, “uno da interdire” come diceva il padre. Sotto la sua presidenza, Lauro fece costruire lo stadio di Fuorigrotta inaugurato il 6 dicembre 1959. Roberto Fiore, sotto l’ala gelosa del Comandante, divenne presidente del Napoli nel 1964. Con gli acquisti di Sivori e Altafini costruì il Napoli del boom che fece registrare il primo record degli abbonamenti con 69.344 tessere nella stagione 1966-67. L’idea originale fu la vendita a rate degli abbonamenti. Fiore creò la prima società per azioni nel mondo del calcio, capitale 120 milioni. Allo stadio echeggiava, appassionato e prorompente, l’inno azzurro dei “centomila cuori”. Fu l’illusione di un grande rilancio, affidato alla guida appassionata di Bruno Pesaola. Lauro pilotava a suo capriccio il Consiglio di amministrazione della società. Fiore divenne troppo popolare perché il Comandante lo sopportasse. Lauro l’aveva definito “un ange-
lo”, lo tradì per affidare il Napoli a Ferlaino. L’insostenibile connubio si ruppe alla vigilia del Natale 1966. Fiore stava per comprare Meroni e invece si dimise. Il 18 gennaio 1969 Ferlaino divenne presidente del Napoli. Aveva 38 anni. Con uno stratagemma che ingannò Fiore e sorprese Lauro acquistò il pacchetto di maggioranza del club. Cominciò un regno che durò 32 anni, 9 mesi e 6 giorni con lievi intervalli e finte dimissioni. Nel suo lungo periodo assunse e licenziò 26 allenatori e 14 direttori sportivi comprando 286 giocatori dall’indefinibile Frappampina al divino Maradona, da Palanca a Careca, da Canzi a Carmignani barattandolo con Zoff, da Krol a Policano, da Speggiorin a Fonseca fino al declino senza ritegno con Rincon, Crasson, Calderon e Prunier. Prima che diventasse, nel calcio, il più popolare Ingegnere d’Italia, ritenendosi un po’ milanese e un po’ arabo, collezionando tre mogli e cinque figli, comprando e rivendendo terreni con l’ambizione di costruire un grattacielo a New York, Corrado Ferlaino pilotava auto sportive sulle Madonie, aveva fatto un film su Che Guevara e andava in vacanza a Marrakech per poi comprare una casa a Capri. Gli sfuggì lo scudetto col Napoli di Vinicio. Lo vinse con la squadra costruita da Allodi e col colpo magico di assicurarsi Diego Armando Maradona per la tenacia di Antonio Juliano, direttore generale. Fu il primo scudetto della storia del Napoli, bissato tre anni dopo. Prima della “follia” per il pibe de oro aveva acquistato Savoldi per due miliardi nel 1975. Poteva essere l’inizio di una storia trionfale, ma Diego squalificato per la cocaina se ne tornò in Argentina e gli scudetti, costati tre volte i ricavi, fissarono la premessa dell’inevitabile disastro finale. L’acquisto di Fonseca (16 miliardi nel 1992, più di Maradona), fu l’ultimo tentativo di Ferlaino di riportare il Napoli a battersi per lo scudetto, ma fu un fallimento. Il Napoli finì in serie B nel 1998. Con i conti in rosso, l’Ingegnere compì l’ultima prodezza salvando il Napoli dall’esclusione dai campionati. Il 2001 fu l’anno dell’addio. Era entrato nel Napoli acquistando per 75 milioni le azioni del presidente Corcione e per 185 milioni quelle di Roberto Fiore, liberandosi di Lauro cui saldò un credito di 300 milioni. Se ne uscì intascando una sessantina di miliardi lasciando Corbelli e Naldi col cerino del Napoli in mano: ormai squadra e società andavano verso il fallimento. Aurelio De Laurentiis ha salvato il Napoli nel 2004 rilevandolo dal giudice fallimentare e in sedici anni ha raggiunto risultati che hanno impreziosito notevolmente la storia del club: quattro secondi posti, due Coppe Italia, una Supercoppa italiana, sette partecipazione Champions, due volte negli ottavi di finale.
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#scheggedisaggezza
GELOSIA di Manlio Santanelli Ogni volta che partivo per Vladivostok - e questo accadeva regolarmente il giovedì - mia moglie mi faceva una scenata di gelosia. “Tu hai un’amante, laggiù, una zozza puttana russa!”, era il succo degli insulti che mi rovesciava addosso mentre preparavo la valigia. In quella testaccia dura, da zucca della Val Padana, non c’era verso di farle entrare che un simile travaglio settimanale non compiaceva affatto la mia ansia motoria (che avrebbe trovato più opportuna una quotidiana corsetta nel parco), bensì rispondeva ai miei obblighi di impiegato presso una ditta di legnami, la quale intratteneva rapporti di scambio con una consorella residente laggiù. Si calmava, la mia signora, soltanto quando le facevo notare che erano appunto quei miei disagevoli capitomboli dall’altra parte del pianeta a garantire a lei e alla famiglia intera un’esistenza non del tutto priva di conforti. Ad essere sinceri, le giovani donne che incrociavo sui marciapiedi di Vladivostok, nei miei frettolosi spostamenti dall’aeroporto alla sede dell’azienda siberiana e viceversa, si distinguevano quasi tutte per un fiero portamento unito a una dolcezza di indole che, pur costituendo una dominante delle razze nordiche, in quel particolare angolo di mondo raggiungeva un livello altrove sfiorato soltanto, e molto di rado. Ma io disponevo di un tempo così limitato che a malapena riuscivo a notarle. E poi arrivavo a destinazione dopo un cambio a Mosca, che prevedeva il proseguimento del viaggio grazie a un velivolo (sarebbe improprio chiamarlo aereo) di qualche misura più grande di un giocattolo, che con il suo ‘delirium tremens’ metteva a dura prova la mia capacità di ricavare gusto anche dai piaceri più innocenti, quale quello di gettare lo sguardo su una creatura femminile. Se poi si considera che un disagio non molto dissimile mi attendeva di lì a poco, per riportarmi in qualche modo a Mosca, si può capire quanta voglia mi restasse di fare il farfallone amoroso. Eccettuato, dunque, qualche scambio di incomprensibili battute con la portiera dell’albergo in cui scendevo per una notte, nonché i dialoghi a suon di gesti con qualche cameriera del piano nell’intento di ottenere un altro 28
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Illustrato da Carmine Luino
cuscino - che, a dispetto dei sempre affermativi cenni del capo, non sono mai riuscito ad ottenere non risulta azzardato dichiarare che tutti i segmenti della mia vita, in quell’estremo limite del continente asiatico, avrebbero ben meritato la coccarda dell’Ordine dell’Astinenza... Finché un lunedì mattina venni convocato dal mio capo con una precisa motivazione: dal mese successivo le mie settimanali missioni all’estero avrebbero avuto come destinazione Varsavia, città nella quale la ditta aveva aperto una sorta di filiale di cui bisognava controllare l’operato. Il primo giovedì relativo alla mia nuova destinazione preparai la valigia aspettandomi la ormai consueta esplosione di gelosia coniugale. Restai non poco sorpreso nel constatare che, pur non perdendo l’occasione di inveire contro quelle immorali creature che rispondono al nome di polacche, nei suoi oltraggi la mia consorte inserì un elemento di umanità mai prima rilevato, elemento che traduceva la loro obbiettiva povertà in un’attenuante al reato di commercio carnale, al quale ella riteneva fossero dedite tutte. Varsavia non è Vladivostok. L’affer mazione, più degna del barone di Lapalisse che non di un modesto cronista qual io sono, ha comunque una sua motivazione. Intanto esisteva un comodo volo diretto, e dunque io arrivavo alla mia meta settimanale ancora in possesso delle energie per guardarmi attorno. Inoltre, a differenza della prima, quest’ultima era una vera e propria capitale, con tutti quei diversivi e passatempi che possano giustificare nel turista la voglia di visitarla. Infine, la mia nuova missione all’estero, anche grazie al fatto che mi sottraeva meno tempo da consumare in viaggio, me ne lasciava di più da spendere in loco. Fu appunto per il suddetto complesso di ragioni che una sera, mentre mi rifocillavo in un dignitoso ristorante del centro, venni accostato da un’avvenente signora, la quale, vedendomi solo, aveva argomentato che io avessi un disperato bisogno di compagnia (al quale non corrispondeva affatto - come invece avrebbe preferito mia moglie - un suo disperato bisogno di danaro). Non era esattamente così, ma io non mi opposi al progetto. Sono un infame, o per lo
meno lo fui in quel caso? Ai posteri l’ardua sentenza, a quei posteri che è nostro vezzo immaginare a tal punto disoccupati, da saltare di gioia ogni qualvolta commissioniamo loro un giudizio da esprimere. Cenammo assieme e dialogammo amabilmente in un francese che lei mostrava di padroneggiare quanto, se non meglio di me. La serata sortì un’insperata conclusione a casa sua, dove tra un drink e l’altro trovammo anche il tempo e l’occasione propizia per amarci senza fini di lucro. Nel tornare al mio albergo, confesso, non mi sentivo affatto un infame. La vita, non è soltanto, come sostengono i pessimisti, una serie di disgrazie con qualche sciagura. Esistono, anche se soltanto in forma di eccezioni, circostanze che ne rivalutano la quotazione, inducendo il risparmiatore di esperienze quale io mi ritengo - ad investire in una di queste. La rividi in maniera decisamente poco metodica, il che permetteva alle sue personali esigenze di moglie e madre di ‘sposarsi’ alla perfezione con i miei non trascurabili sensi di colpa. All’arrivo in aeroporto, le facevo un colpo di telefono. Se per la sera era libera bene, altrimenti ci saremmo sentiti la settimana successiva. Non ho mai elaborato non dico teorie, ma neanche riflessioni sparse sul tema dell’amore, eppure mi sento di poter definire il mio rapporto, così libero, così ludico, con quella Iasha - tale era il suo nome - come un tipo di relazione da provare almeno una volta nella vita. Purtroppo non era destinata a durare più del tempo che il caso le aveva assegnato. Una mattina - chissà perché gli eventi capaci di incidere di più nella nostra vita capitano quasi sempre tra le dieci e le dodici! vengo convocato dal mio capo, il quale, ritenendo di venirmi incontro sul cammino lastricato di disagi a cui si riduce l’umana esistenza, con il sorriso di
chi è consapevole di adoperarsi per il prossimo il più possibile, mi comunica che dalla settimana seguente le mie missioni estere avrebbero avuto per destinazione la città francese di Lione. La novità - e non era necessario che fosse lui a spiegarmelo - costituiva una sorta di promozione, se non altro in quanto mirava ad una mia futura stanzialità presso la Sede Generale dell’Azienda. Inoltre, si traduceva in un sostanzioso risparmio di energie, comportando il viaggio non più di due ore di volo. Infine, particolare niente affatto trascurabile, la leggiadria di quella cittadina mi sarebbe venuta incontro con la promessa di un piacevolissimo soggiorno. E così fu. Dal giovedì al sabato io ero a tutti gli effetti un cittadino lionese e, nei numerosi momenti liberi concessimi dal lavoro, potevo godermi strade, negozi, parchi e teatri a mio esclusivo piacimento. Ma il vantaggio maggiore mi parve di coglierlo nel momento della preparazione al viaggio. Mia moglie, sempre meno armata contro ogni mia possibile trasgressione, ormai si limitava a raccomandarmi di fare il bravo ragazzo, mostrandosi, viceversa, molto più preoccupata che potessi prendere freddo. Ma come? Due anni prima andavo a Vladivostok, sito che rievoca terrificanti esperienze ambientali, e tu, Betta, non avevi parole che per la immoralità delle signore del luogo. Ora il mio lavoro mi destina in Francia, indiscussa patria della seduzione e del peccato, e tu, eccettuata qualche generica raccomandazione di buona condotta, ti preoccupi quasi esclusivamente di verificare se ho messo o meno in valigia la maglia di lana! A questo proposito anche io, che non ho alcuna attitudine a individuare negli accadimenti spiccioli i principi generali, mi feci la mia brava idea. Il diverso, l’ignoto, l’inesplorato scatenano nella mente dei benpensanti immagini di perdizioni fisiche e di catastrofi morali che il meno diverso, il meno ignoto, il meno inesplorato appaiono incapaci di scatenare. Man mano che mi avvicinavo a casa - così ragionavo - diminuivano i pericoli cui ero esposto, e parimenti
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cresceva la mia forza di resistere alle tentazioni che avrei incontrato sul mio cammino. Niente di più falso, di più viziato dal pregiudizio. E la riprova sta tutta nell’affetto che mi tenne legato a Brigitte, una giovane vedova lionese incontrata per caso ad una mostra di arte contemporanea. Bionda, naturalmente elegante, intellettuale quanto basta per non farti pentire di averci a che fare, Brigitte diventò la mia compagna fissa per tutto il tempo che lavorai a Lione. Il nostro rapporto era talmente saldo da reggere persino alla convivenza che si instaurò fra noi e che, a parte il non trascurabile vantaggio di risparmiarmi i disagi che presenta anche il migliore degli alberghi, ebbe il cospicuo merito di rendermi del tutto noti gli innumerevoli pregi fisici e morali della donna. Ma è legge di natura che le cose belle debbano finire. Questo spietato imperativo mosaico trova una sua compensazione soltanto nel fatto che come hanno un termine le cose belle, ah!, grazie a Dio ce l’hanno anche quelle brutte. Tornando a noi, il mio capo, sempre lui!, un bel mattino, dalle dieci alle dodici è chiaro, in piedi dietro la sua scrivania mi comunicò trionfale che da quella settimana ogni giorno sarei stato dei loro, non avrei avuto più nessun motivo di allontanarmi da casa per ragioni di lavoro, niente più valigie, niente più telefonate internazionali per dire ‘sono arrivato, tutto bene’, niente più sensi di colpa per non poter partecipare al compleanno di un figlio. Anche perché un sano principio aziendale sancisce che, per chi ha fatto la gavetta, viene immancabile il momento di tirare i remi in barca e lasciare alle nuove leve la possibilità di accumulare le stesse esperienze. Chiuso nel mio studio, la sera stessa scrissi a Brigitte una lettera che, pur essendo un addio, pretendeva l’impossibile, ovvero di venire interpretata come un arrivederci a data da stabilire. Mi sentivo un infame!, ecco, quella volta sì che mi processai e con rito abbreviato mi condannai per palese immoralità. Chissà poi perché i rimorsi che ci procura l’abbandono di un’amante superano di gran lunga quelli che proviamo nel caso in cui la donna abbandonata sia la moglie! Inutile dire che la sola persona allegra appariva appunto mia moglie, ora che non aveva più rovelli di sorta non tanto per le mie scappatelle settimanali, quanto per gli effetti negativi che tanti cambiamenti di clima potevano esercitare sulla mia salute fisica. Dimenticando del tutto quella mentale, che di lì a poco iniziò a manifestare segni di intolleranza e irritabilità mai registrati prima. La diagnosi era tanto semplice, da non richiedere i fumosi ‘responsa’ di un medico del cervello. Mi mancava l’ossigeno che mi procuravano quelle settimanali fughe oltre frontiera, schermandomi per qualche giorno dal bombardamento di fastidi e
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contrattempi che anche la famiglia più vicina all’ideale ti propina senza esclusione di colpi. Decisi di curarmi da solo. Fui favorito dall’ubicazione della mia residenza, che affacciava su una strada concepita per servire una fila ininterrotta di edifici costruiti in serie ma non del tutto sgradevoli alla vista. In uno di questi, al quarto piano per la precisione, una sera che fumavo, e intanto cercavo di fare il vuoto nella mente scaricando altrove i pensieri del giorno, individuai una giovane e piacente signora, con ogni probabilità intenta alla mia stessa inattività. I nostri sguardi si incrociarono per qualche istante, poi più nulla. Ma qualche giorno dopo la incontrai in libreria ed ebbi anche il coraggio, insolito per un tipo come me, di consigliarle il libro che stava sfogliando. La faccio breve. Ora ho con lei due figli che, aggiunti ai miei, fanno cinque. Quanto alla discrezione che le circostanze ci impongono di adottare, non si tratta di niente di trascendentale, risultando sufficienti le normali precauzioni richieste dal buon senso in simili casi. Quel che conta è che adesso mia moglie è serena. Da tempo i molari della gelosia non mordono più il suo cuore. E ho la presunzione di pensare che una parte di tanto merito spetta anche a me, che ho saputo interpretare le sue più profonde esigenze. (Ma qualche giorno fa, nel rovistare in uno sgabuzzino dove teniamo gli oggetti di uso più raro, le è capitata tra le mani la valigia che usavo nell’andare a Vladivostok. Le ha passato sopra una mano come per accarezzarla e a un tempo incriminarla; poi, rivolgendomi uno sguardo che era anche un mezzo rimprovero, l’ho sentita sussurrare: “Eh, chissà quante ne ha viste, questa valigia qui!”.
#people
ADRIANO di Antonia Fiorenzano
L’attore napoletano lanciato da Io Speriamo Che Me La Cavo e Amico mio è cresciuto. Dopo il successo di critica e pubblico de Il Sindaco del Rione Sanità è sempre più lanciato in progetti da autore e produttore non manca il NEST, ma al primo posto c’è il rapporto con i suoi figli 32
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PANTALEO
foto di Federica Lesti
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“Come avrai capito, parlo tanto. Negli ultimi tempi, sto parlando ancora di più. Forse perché sono davvero felice…” questa frase descrive il modo gioioso di relazionarsi di Adriano Pantaleo, accogliente, senza troppi filtri. Gli piace raccontarsi, soprattutto, gli piace raccontare i suoi obiettivi raggiunti e da raggiungere nel suo lavoro e che in questo momento è particolarmente soddisfacente tra il successo alla Mostra del cinema di Venezia de Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone dove interpreta Catiello scritto appositamente per lui, i set della serie tv che sta girando per la Rai e il teatro con la tournée italiana di Non plus ultrà. Nel suo cuore un posto privilegiato c’è il NEST, lo spazio teatrale di 100 posti che Pantaleo insieme all’attore e regista Francesco Di Leva (con il quale ha anche creato la casa di produzione cinematografica TerraNera) e a un folto gruppo di artisti ha fondato a San Giovanni a Teduccio in una vecchia palestra di una scuola abbandonata questa fervida realtà artistica, dando vita a un’operazione culturale e di recupero sociale mirato soprattutto ai giovani. Durante la nostra conversazione, il pronome che maggiormente usa è “Noi” di rado mira il discorso esclusivamente su di sé, ma c’è sempre un significato di coralità, rafforzando ancora di più quel senso di collettività che in fondo risiede nel teatro. Adriano, partiamo dall’incontro con Lina Wertmüller che a ottobre ha ricevuto il Premio Oscar alla carriera. La decisione di sceglierti per Io Speriamo Che Me La Cavo ha tracciato il tuo percorso. Decisamente sì! Per me è stata ed è ancora molto di più che una regista. La porto nel cuore e quando posso la vado a trovare. Quel film resta unico ed eccezionale per me rispetto a tutto quello che ho fatto durante questi 28 anni di carriera. Oddio, fa impressione a sentirlo ma quando Lina mi ha selezionato ero davvero piccolo. A un certo punto della mia vita questo lavoro è diventato ordinario, ma quando ho girato Io Speriamo che me la cavo, dove si divideva la scena con Paolo Villaggio che per noi bambini era conosciuto come Fantozzi, per me era qualcosa di straordinario e così lo ricorderò sempre. Devo tutto a quel film perché poi da lì sono arrivati anche Ci hai rotto papà di Castellano e Pipolo dove c’era anche Elio Germano, poco più grande di me. In merito a Io speriamo che me la cavo, sto portando avanti con il regista Giuseppe Marcalvaro un progetto a cui tengo moltissimo e che mi riporta alle origini sul set di quel film. Per ora è ancora tutto Top secret, ma quello che posso dire è che tutti quelli che amano quel film e che ogni volta mi chiedono che fine hanno fatto i ragazzi di quel film saranno sicuramente contenti. Lo faremo alla soglia dei 30 anni da quando è stato fatto Io speriamo che me la cavo. 34
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foto di Federica Lesti
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Durante questi 28 anni, hai mai pensato, anche soltanto per qualche minuto, di cambiare totalmente strada? Questa è una bella domanda. In realtà, in questo periodo della mia vita, dove sto anche vivendo in pieno la paternità con la mia bimba di 7 anni e il mio figlioletto di un anno e mezzo, mi sto ponendo delle domande che prima non mi sono mai fatto e ti dico che me lo sono chiesto anch’io. La risposta per certi versi è contrastante. Io ho sempre fatto questo e non ho mai pensato di poter fare altro nella mia vita. Quando ero più piccolo ed ero popolare soprattutto per il ruolo di Spillo nella fiction Amico mio con Massimo Dapporto e un giovanissimo Pierfrancesco Favino che all’epoca faceva impennare gli ascolti televisivi, pensa che ricordo che avevo anche problemi a uscire per andare a scuola tanto il successo stratosferico della serie e i miei genitori hanno sempre fatto in modo che io restassi con i piedi per terra. Soprattutto, mi hanno sempre fatto presente che questa sarebbe potuta essere un’esperienza che probabilmente sarebbe finita. Infatti mi sono diplomato in ragioneria con indirizzo informatico, poi mi sono iscritto all’Università La Sapienza di Roma, ma arrivato a un certo punto io non sono riuscito a pensare la mia vita lontano dall’attorialità. Forse perché i ricordi della mia infanzia sono sempre legati a questo mestiere. Detto questo, mi sono chiesto, però, se potevo e
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posso fare l’attore per sempre. Questo è un lavoro difficile, faticoso, in cui bisogna studiare e impegnarsi seriamente per riuscirci. Ci sono stati momenti di crisi perché lavoravo di meno, ma la caparbietà mi ha aiutato molto. Però tu non fai solo l’attore. Come anche alcuni artisti del gruppo NEST, lavori attivamente dietro le quinte scrivendo e producendo spettacoli e cortometraggi. Sì. A un certo punto ho capito che volevo fare questo lavoro in un determinato modo. Mi piace essere scritturato per il cinema e per la televisione, ma quando posso, cerco sempre di metterci del mio. Da questo punto di vista è stato molto importante l’incontro con Francesco Di Leva, Giuseppe Gaudino e Peppe Miale Di Mauro e con la fondazione del NEST. È nata in me la voglia di far accadere le cose. Dopo la formazione dello spazio abbiamo iniziato a produrre le nostre cose e quelle di giovani registi. Poi c’è il cinema che è il mio primo amore e con Francesco abbiamo creato la casa di produzione TerraNera dove abbiamo iniziato a produrre prima alcuni cortometraggi come Malamenti di Francesco Di Leva, girato tutto con il cellulare dove abbiamo fatto un gran lavoro di post produzione inserendo contributi animati e abbiamo vinto molti premi come il Nastro d’Argento. Poi c’è stato anche il mio primo cortometraggio da regista Sensazioni
d’amore. Lavorare nella produzione mi calza a pennello e vorrei continuare e spero di riuscire anche a realizzare appena possibile il mio primo lungometraggio da regista. Mi piace creare e sviluppare delle idee come il monologo Non Plus Ultras, un viaggio nel mondo del tifo da stadio. Non Plus Ultras che hai portato nella sezione del Napoli Teatro Festival Italia “SportOpera”, che sta girando nei teatri italiani è nato dopo la morte di Ciro Esposito e ha quasi una struttura da reportage giornalistico. Sì, la suggestione vuole essere quella. È un progetto complesso che va oltre lo spettacolo. Prevede l’uscita di un documentario sull’argomento con Gianni Spezzano e Carmine Luino e di un libro edito da Caracò che vede la pubblicazione di pezzi dello spettacolo e di alcune interviste che abbiamo fatto mentre ci documentavamo per scrivere lo spettacolo, abbiamo svolto per quattro anni proprio un’indagine all’interno del mondo degli ultrà. Io conoscevo Ciro Esposito, siamo
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ph. Carmine Luino
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entrambi di Secondigliano-Scampia e avevamo degli amici in comune. Tra l’altro quella sera io ero allo stadio di Roma per la finale di Coppa Italia tra Napoli – Fiorentina, ricordo anche gli scontri. Tengo molto a questo spettacolo perché mi sono sentito chiamato in causa. È stata una necessità capendo anche il vero fenomeno degli Ultras, cosa c’è dietro. Siamo pieni di informazioni, ma non abbiamo vere risposte in merito. È un argomento così pieno di ossimori legato al un lavoro di indagine sulla realtà e attualità che poi è ciò che facciamo al NEST e Il Sindaco del Rione Sanità è la riprova. La prima volta sei diventato padre relativamente giovane. Che tipo di papà sei? Posso dirti che tipo di papà provo a essere. Sulla scorta di quella che è stata la mia educazione e il rapporto che ho avuto con i miei genitori, spero di essere un padre che instaura con i suoi figli un rapporto schietto, di complicità. Con mia figlia Margherita che è già un po’ più grandicella cerco già di instaurare un rapporto di confronto in cui le spiego le cose. Cerco di spronare in lei un senso critico, considerando anche la velocità di questi tempi in cui manca approfondire la verità sui fatti e anche a modificare ciò che buono non è. Questo lo faccio anche con i ragazzi dei corsi di formazione del NEST e dei laboratori che facciamo nelle carceri minorili. Hai appena finito di girare una serie per Raiuno, Al posto delle stelle, una fiction in cui mancano i nomi super celebri. Credi che anche dopo il successo di Imma Tataranni in tv si sia aperto un nuovo filone? Io penso di sì. La gente ha voglia di vedere cose nuove. Sul set di Al Posto delle Stelle mi sono divertito tantissimo e ho lavorato con un regista che non conoscevo, Matteo Leotto, non a caso anche lui come Mario Martone viene dal teatro. Sono due registi totalmente diversi, ma ciò che noto che hanno in comune è l’attenzione per il lavoro attoriale che non è una cosa
tanto scontata che ci sia soprattutto in alcuni prodotti fatti per la televisione. Qui c’è un’attenzione a ogni dettaglio. La Pepito e Rai Fiction hanno scommesso su un cast anomalo, senza puntare sui “grandi nomi”. I protagonisti sono Alessandro Roia (il Dandi della serie Romanzo Criminale ndr), Pilar Fogliati, Carlotta Natoli ed Emanuela Grimalda. È una scommessa per una tv generalista e sono felice di far parte di un progetto così fresco e diverso. Considerando la concorrenza che viene da piattaforme come Netflix o Amazon Prime occorre alzare l’asticella dando originalità e qualità. Ed è anche giusto visto che le persone potendo scegliere sono molto più esigenti.
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#pokerdassi
Quattro domande uguali per tutti, quattro risposte diverse che raccontano le passioni, i gusti, la vita di quattro personaggi che conoscono bene Napoli e la amano intensamente. Il poker d’assi è servito. di Paola De Ciuceis
SIMONE BORRELLI Pt titolare palestra Eagle Gym
Dal divano al tapis roulant, il passo è breve o lungo? Più che un passo è davvero una bella camminata, direi. Per alcuni, addirittura “verso l’inferno”, per molti, difatti, il solo pensiero di entrare in una palestra anziché prendere la strada verso casa è una vera e propria tortura; tutto sta nel superare il blocco, quando si decide di rischiare, alla fine, non ci si pente quasi mai. L’attività fisica, e di riflesso la palestra, è uno stile di vita e nel momento in cui si riesce a sposarlo quasi mai lo si abbandona più. Tra uomo e donna… chi mostra più determinazione? Dipende dalle fasce d’età. Fino ai 30 anni la costanza e la determinazione nel frequentare club fitness è decisamente maggiore nei maschi; la donna a quell’età ha priorità differenti e, poi, in tutta onestà, fa molta meno fatica ad essere bella, perché in moltissimi casi lo è già di suo, riesce ad appagare la propria vanità con altri sistemi e resta in forma più facilmente. Diverso è per i maschi, specie dai 18 anni si impegnano di più e utilizzano il fitness per abbellire il loro aspetto. Dopo i 30, in rimonta su determinazione e costanza, la donna recupera il gap e mostra grande tenacia. Cibi must, cosa non può mai mancare in dispensa? Per quanto mi riguarda più che in dispensa ma in frigo non dovrebbero mai mancare verdure e ortaggi, non sono un vegan, ma sostengo in modo banale che così come il gorilla riesce ad essere forte e possente nutrendosi di banane, l’uomo può fare altrettanto... ovviamente senza tralasciare il capriccio serale appagandolo con una bella barretta di cioccolato fondente. Bellezza e salute, qual è il tuo motto? Per essere belli e in salute ci vuole poco... un’alimentazione corretta e tre o quattro ore di sano fitness settimanali, ed è fatta; magari in un club che oltre a proporre servizi di qualità offre pure un ambiente sereno e piacevole dove la mente si rilassa, staccando la spina un’ora al giorno avremo di sicuro maggiori benefici!! 40
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IMMA DI PALMA Pt palestra Dei Mille 16
Dal divano al tapis roulant, il passo è breve o lungo? Breve. L’importante è essere motivati, perché ogni iniziativa compiuta senza una forte convinzione rischia di fallire presto. Il fattore stimolante verso una sana e costante attività motoria, potrebbe essere la ricerca del benessere e della salute. In una parola, il Wellness. È necessario uno sforzo culturale importante per capire questo concetto, per rivoluzionare ciò che dovrebbe essere rivoluzionato: la salute al centro della nostra vita. Tra uomo e donna… chi mostra più determinazione? Da donna mi piacerebbe dire che il sesso femminile è più determinato, ma la percentuale di frequentatori dei centri fitness purtroppo è ancora a maggioranza maschile. Troppi e svariati ancora sono gli impegni, specialmente nel nostro amato Sud, che durante una giornata la donna adempie e riesce così a dedicare poco tempo a se stessa e al proprio benessere. Le poche che ci riescono, anche in barba all’idea di non accrescere troppo la massa muscolare, mostrano una forza di volontà impareggiabile che incide intensamente sui propri successi, lavorano duro e non si arrendono. Cibi must, cosa non può mai mancare in dispensa? La dieta di uno sportivo è costituita da una miscela di elementi, macronutrienti e micronutrienti, con dei rapporti in percentuale preferenziali per funzionare al meglio. La differenza non è nella quantità ma nella miscela. Direi allora che la nostra dispensa deve straripare di alimenti diversi proprio per fornire sempre tutte le componenti di cui il corpo ha bisogno. Nella mia non mancano mai le mandorle, che trovo ottime per gli spuntini, limitano la fame e sono ricche di proprietà benefiche. Bellezza e salute, qual è il tuo motto? Dovremmo tutti capire che ricercare la bellezza significa riscoprire la salute. La vera bellezza è intimamente collegata all’armonia, al benessere psico-fisico. Aggiungo che può essere visibile ad ogni età ed emergere anche tra le rughe e i capelli grigi.
ROBERTO ESPOSITO Pt co-founder e titolare palestra UNO
Dal divano al tapis roulant, il passo è breve o lungo? La motivazione, è quello che spinge alla scelta. Naturalmente, può essere dettata da varie esigenze: può essere di natura estetica (riprendere o mantenere una forma fisica) o di natura funzionale intesa come prevenzione e salvaguardia di forme patologiche. Da tempo, infatti, è acclarato, dalla letteratura scientifica, che l’attività fisica è fonte di prevenzione e di tutela di molte malattie. In questo, il personal trainer ha il determinante ruolo del motivatore nel far perseverare il raggiungimento di tali obbiettivi. Tra uomo e donna… chi mostra più determinazione? Sicuramente la storia ci insegna che la donna è sempre stata più volitiva e che, se si prefigge un obiettivo, deve raggiungerlo. Ma sicuramente l’uomo, per caratteristiche genetiche e ormonali, e più propenso all’attività fisica. Cibi must, cosa non può mai mancare in dispensa? Più che il cibo, esiste un’alimentazione corretta e adeguata allo stile di vita che si conduce e alla propria età. Come per l’attività fisica, una corretta e sana alimentazione garantisce una buona qualità di vita. Senza essere nutrizionisti, basta usare del buon senso e considerare l’alimentazione non solo come un regime dietetico lasciandosi la possibilità, ogni tanto, di gustare qualcosa che ci gratifichi. Bellezza e salute, qual è il tuo motto? Non c’è un motto. Si racchiude tutto in una sola parola: benessere, come stile di vita, ovvero come uno stato di soddisfazione interiore, il risultato di un completo appagamento psico-fisico e che, quindi, richiede attenzione; non solo al corpo, ma anche alla mente e allo spirito. Wellness è salute a 360 gradi, si raggiunge attraverso l’educazione ad una regolare attività fisica, un’alimentazione equilibrata e un approccio mentale positivo. Compito del moderno personal trainer è proprio quello di mirare a questo, assicurando al proprio cliente non solo il massimo benessere fisico ma anche quello mentale.
PARIDE SALVATORE Pt Virgin Active, Founder Bodyfast Carducci
Dal divano al tapis roulant, il passo è breve o lungo? Il passo è mediamente lunghissimo. Quantomeno per la maggior parte delle persone. Direi che, in alcuni casi, può essere anche una bella scalata. Naturalmente, può diventare anche una bellissima sfida. D’altro canto, una volta mossi i primi passi tutto diventa più facile, il progredire verso l’obiettivo si semplifica; e la forza di migliorare se stessi, diventa di monito e di motivazione. Tutto sta ad innescare il meccanismo; una volta avviato il motore procede spedito. Tra uomo e donna… chi mostra più determinazione? Nella mia esperienza, sicuramente incontro donne molto più motivate degli uomini. Ma, devo dire, ottengo maggiori successi sul versante maschile. Nel senso che, per un discorso strettamente legato alla genetica, in termini di risultati, è più semplice allenare un uomo. In ogni caso, per quel che riguarda la capacità e la testa dura, è certo che le donne ci battono 10 a 0. Cibi must, cosa non può mai mancare in dispensa? Una bellissima domanda, più che alimenti must, mi soffermerei su quello che non dovrebbe mai mancare nel nostro sistema di nutrizione e, quindi, nel nostro frigo. Più di ogni altra cosa, quello che non dovrebbe mai mancare è l’acqua, che non viene mai troppo considerata. È la base della nostra funzionalità biologica e della nostra capacità muscolare come del dimagrimento. Un corpo sano vede uno stato e uno strato di idratazione molto importante. Più di tutti, quindi, l’acqua è l’elemento e l’alimento che non può mancare. Bellezza e salute, qual è il tuo motto? Come ogni trainer sposo senz’altro il detto degli antichi, mens sana in corpore sano; bellezza e salute vanno a braccetto a pari merito. È chiaro che nella nostra era, fondata molto sull’immagine e governata dai social, la bellezza diventa determinante, ma non disdegno la salute che ha un ruolo altrettanto importante, direi che è proprio un tassello fondamentale. 41
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#leggèra
IN LIBRERIA I REGALI SALVA NATALE Sono poche le certezze nella vita ma tra queste: Natale arriva ogni anno e ogni anno una libreria potrebbe salvare il vostro Natale in termini di pace familiare. A chi, infatti, non è capitato, almeno una volta, di dimenticare il regalo per la zia che vedi solo nelle feste? O quello per il cugino di terzo grado che vive a Timbuctù ma ha deciso di rientrare a Napoli per mangiare gli struffoli? In entrambi i casi, la novità editoriale dell’anno, acquistata a dieci minuti dalla chiusura della libreria più affollata della città, vi ha messo al riparo da ogni imbarazzo. Se uno dei buoni propositi per il 2019, però, è provare a non arrivare trafelati al 24 dicembre per i regali di Natale, allora potreste iniziare a prendere appunti: gli ultimi mesi, infatti, hanno visto ritornare sugli scaffali nomi capaci di soddisfare gusti letterari molto diversi tra loro. Proviamo ad indicarne alcuni. Fabio Volo è una garanzia dai 0 ai 99 anni e il suo Una gran voglia di vivere nasconde una nota amara, nel raccontare la crisi di una coppia e le modalità per risolverla, che potrebbe sorprendere. Altrettanto trasversale, per quel che riguarda l’età dei suoi lettori, è Isabel Allende che con Lungo petalo di mare sceglie ancora una volta di intrecciare la Grande Storia del XX secolo con la fiction. La scrittrice ci regala una vicenda che dal 1939, fine della guerra civile spagnola, al 1973 con il golpe contro Allende in Cile, vede un uomo e una donna, amici tra loro, tentare di ricostruirsi una vita. Se il vostro incubo peggiore, invece, è il regalo per il nipote adolescente e volete sottrarvi al clichè dello zio capace di regalare solo buoni regalo per negozi di video giochi, è il momento di osare. Starport
in vetrina
Giusy Cigni LATO FINESTRINO Guida Editore Marco Perillo I LUOGHI E I RACCONTI PIÙ STRANI DI NAPOLI Newton Compton Editori Rosalia Esposito I COLORI DELLA VITA Graus Edizioni Giacomo Garzya L’AMORE COME IL VENTO. POESIE (2011 - 2015) Iuppiter Edzioni Marco Cardone ITALIAN WAY OF COOKING – PIZZA, MOSTRI E MANDOLINO Acheron Books
a caccia di libri. letteratura, romanzi, gialli, testi zen, fantasy, letture per ogni appassionato di LUCIA NICODEMO
inaugura un nuovo capitolo nella carriera di una superstar del fantasy e della fantascienza: George R.R. Martin, papà de Il trono di spade. Non un romanzo, ma una graphic-novel capace di mixare umorismo e pathos, citazioni di Men in Black e di polizieschi anni ‘70 per raccontare tanto il razzismo quanto l’amicizia, tanto l’ottusità quanto il suo opposto cioè la capacità di superare schemi e pregiudizi. E se davvero volete apparire folli e geniali, agli occhi dell’adolescente di cui sopra, spingetevi ancora oltre con ZeroCalcare e il suo La scuola di pizze in faccia del professor Calcare. La più corposa raccolta di storie brevi di ZeroCalcare oltre a un racconto inedito di 25 pagine. Nel ritornare ad un pubblico adulto, invece, nel vostro taccuino di appunti per i regali di Natale 2019 non potete omettere John Le Carrè. Il leggendario autore inglese, alla veneranda età di 88 anni, sa ancora regalarci con La spia corre sul campo, un ritratto senza mezze misure del nostro tempo: straziante, cupo, ma anche umoristico e dalla tensione sempre altissima. Da leggere rigorosamente con la luce accesa e con la porta aperta. Se poi volete aggiungere alle vostre annotazioni una sezione dal titolo non per tutti, potreste soffermarvi sul prolifico David Grossman e La vita gioca con me, scrittura semplice e avvincente per argomenti forti. O su Paolo Cognetti e il suo Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya o, ancora, sul paesologo Franco Arminio che in L’infinito senza farci caso ci regala una raccolta di poesie d’amore da custodire con cura e rileggere più volte. E se la soglia della libreria deciderete davvero di varcarla con calma, fate un regalo anche a voi stessi, Il pianeta degli alberi di Natale di Gianni Rodari, magari nell’edizione illustrata da Bruno Munari. Un libro che ha 60 anni ma non li dimostra e che uscì proprio come strenna di Natale con Paese Sera nel 1959. Rodari ha immaginato un paese della cuccagna dove la vita si svolge senza conflitti e ognuno ha secondo il proprio bisogno, senza sfruttare il lavoro degli altri e grazie ai progressi di una scienza al servizio dell’intera comunità. È un libro dalla straordinaria attualità proprio per i valori utopici che sono alla base dell’invenzione narrativa: dire ai bambini, divertendoli, e a noi stessi, che si può crescere senza diventare schiavi dell’egoismo, del consumismo, del profitto ad ogni costo è ancora la più bella scommessa di questo Natale e dell’anno che verrà.
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#amazing
Il giorno più bello?
quando mi ha chiamato Siani
Stefania Spampinato ATTRICE SICILIANA, NEL MEDICAL DRAMA GREY’S ANATOMY INTERPRETA LA DOTTORESSA CARINA DE LUCA, NEL FILM DI SIANI, IL GIORNO PIÙ BELLO DEL MONDO È FLAVIA MAINARDI di Irene Saggiomo foto di Loris T. Zambelli
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Il giorno più bello del mondo. Alessandro Siani da record, con il miglior incasso italiano del 2019 nel weekend di apertura del suo nuovo film “Il giorno più bello del mondo”. Così la commedia family all’italiana di Siani esordisce e fa il botto. Sono tanti i motivi per spiegare questo successo, primo fra tutti quello di aver puntato sui buoni sentimenti, su una Napoli accorata e accogliente, su un bimbo magico che fa sognare gli spettatori e li trascina in un mondo fantastico, capace di riscattare le sorti di declino di uno zio improvvisato e un po’ imbranato. In conferenza stampa d’inaugurazione del film, che si è tenuta a fine ottobre all’hotel Vesuvio di Napoli, Siani regista (alla sua quarta esperienza) e attore protagonista, ha rivelato tutti i motivi del successo. Un ruolo fondamentale, afferma Siani, è sicuramente la collaborazione con il suo cast, che ha arricchito il copione di continui contributi estemporanei durante le riprese. Al fianco di Siani - Arturo Meraviglia nel film -, la bellissima attrice catanese Stefania Spampinato, nei panni di Flavia Mainardi, una scienziata che collabora con un team di scopritori di bimbi geniali, che individuano nel piccolo Gioele, nipotino magico ricevuto “in eredità”, insieme alla sorella Rebecca, dallo 46
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squattrinato impresario Arturo Meraviglia, e di cui vogliono impossessarsi per scopi scientifici. Arturo, che dopo i primi momenti di sconforto per la convivenza con i “nuovi” nipoti di cui occuparsi, scopre che le magie di Gioele sono la chiave per risollevare il suo tracollo economico, intanto se ne innamora, insieme alla bella Stefania, con la quale li salva dagli aguzzini. Da questi presupposti nasce un film per metà commedia all’italiana e per metà movies all’americana, pieno di effetti speciali e con tecniche di regia molto diversi tra la prima e la seconda parte. Siani racconta anche le ragioni, di tipo commerciale, per cui il lancio del film è stato scelto in autunno: “Con Il giorno più bello del mondo esco dalla commedia sentimentale e vado verso gli effetti speciali, perché il cinema è cambiato, il linguaggio è molto diverso rispetto, per esempio, ai tempi di Benvenuti al Sud di dieci anni fa. La commedia oggi ha bisogno di parlare un linguaggio giovane, e per rivolgermi ai ragazzi, mi sono avvalso di effetti speciali all’americana”. Ne esce un film che s’inserisce nell’ambito family, che se fosse stato lanciato nel periodo natalizio, si sarebbe dovuto confrontare con la proposta disneyana, e quindi avrebbe avuto meno spazio.
La bella Stefania, cresciuta in un piccolo paese ai piedi dell’Etna, inizia la sua carriera artistica con la danza. Dopo il diploma si trasferisce a Milano, dove con un titolo acquisito in “performing arts”, prende il lancio in teatro, iniziando un periodo di tournè che la porta in giro per il mondo. Collabora con personaggi del calibro di Joaquin Cortez, Kylie Minogue, Leona Lewis; partecipa a programmi come The Voice Uk e X Factor, ma il successo con il grande pubblico arriva con il ruolo in Grey’s Anatomy nelle vesti della dottoressa Carina DeLuca. Abbiamo chiesto a Stefania Spampinato della sua esperienza in parallelo fra Hollywood e la commedia italiana di Alessandro Siani, ne esce un’intervista divertente, ricca di sorrisi e gratitudine.
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Stefania, raccontaci della tua esperienza con Alessandro Siani nel suo nuovo film. Mi sono trovata a lavorare con cinque “mostri sacri”: Alessandro Siani, Giovanni Esposito, Benedetto Casillo, Nicola Rignanese e Stefano Pesce, oltre ai piccoli e prodigiosi Leone Riva e Sara Ciocca. Ci siamo divertiti tantissimo, abbiamo girato l’Italia per le riprese, ma il mio vero film è stato vivere Napoli, che è un set a cielo aperto, una scenografia di colori e allegria che mi ha conquistato, un’esperienza che mi porterò nel cuore. Parlaci delle differenze nel modo di lavorare fra la serie americana di Grey’s Anatomy e il cinema italiano. Tra il modo di lavorare negli Stati Uniti e quello in Italia, a Napoli in particolare, la differenza sta nell’attenersi 49
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al copione: in Grey’s Anatomy io studio la parte e rispetto alla lettera il copione, questo da un lato può sembrare molto professionale, ma dall’altro si perde il contributo personale che un attore può dare. Con Alessandro Siani un copione c’è, ma viene chiesto al cast di partecipare, improvvisare, quindi arricchire con la propria spontaneità, con la propria simpatia e intuizione del momento. Per fare un esempio (anche se in quella parte io non ci sono), la scena in cui Arturo racconta la fiaba della buona notte a Gioele e Rebecca, doveva durare un minuto e trenta, invece è almeno raddoppiata nei tempi perché si divertivano talmente tanto, che non l’hanno interrotta. Anche a me è stato chiesto di contribuire con improvvisazioni, l’ho fatto, è andata bene e ho imparato moltissimo, e quando sono tornata sul set americano mi hanno chiesto se avessi fatto, intanto, una scuola di recitazione, che in parte è vero, perché sono molto più disinvolta adesso grazie a questa esperienza. In cosa Stefania assomiglia alla scienziata Flavia? Flavia ha pazienza, è ponderata, è riservata, in queste caratteristiche mi ci ritrovo, quindi non ho fatto nessuna fatica a entrare nel personaggio. Dottoressa in Grey’s Anatomy e dottoressa in Il giorno più bello del mondo, un ruolo che ti si addice. Raccontaci, a parità di titolo, le differenze È tutto diverso, Carina De Luca è un medico, Flavia Mainardi è uno scienziato. Grey’s Anatomy è un “medical drama”, Il giorno
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I DRAWING
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di Carmine Luino
Michela Muserra, aka Mikimù, che vive e lavora a New York da più di quindici anni, ci racconta le sue esperienze artistiche e personali tra Big Apple e Belpaese Raccontaci dei primi vagiti artistici di Mikimù Uno dei primi disegni di cui sono andata fiera per anni e mostravo in giro a tutti era un SuperTeleGattone che avevo copiato dalla rivista TV Sorrisi e Canzoni. Ma per parlare di vagiti più recenti, direi che ho cominciato come illustratrice e fumettista per una zine che copriva Foggia e provincia. A quel tempo ero fresca di accademia e quindi ero molto più concentrata sul mio lavoro di pittura. Pittura che a quel tempo era legata più a iconografie arcaiche, ma che si è poi integrata naturalmente ad un’immaginario più pop e fumettistico. Sono nata e cresciuta a Foggia e sono arrivata a NY quando avevo 27 anni. Ero già grandicella, se vogliamo. Avrei dovuto avventurarmi prima. Nonostante l’età, venendo da una realtà piccola come quella foggiana, mi sono sentita letteralmente catapultata in quel caos di rumori, luci, colori e odori che è il grande “melting pot” di NY. Mi sono sentita decisamente spaesata e perché no, anche intimorita. Ma mi è piaciuta subito. Ed è stata proprio quella sua poliedricità che mi ha fatto capire che era il posto in cui volevo vivere. All’inizio non è stato decisamente facile e, come si sente in tanti racconti simili, ho dovuto davvero fare i lavori più disparati, senza cercare però di perdere di vista l’obiettivo principale: continuare a fare arte. Ho cominciato a fare le prime mostre in collettive di bar e piccole gallerie della Brooklyn ancora non gentrificata, credo intorno al 2005.
Un’artista italiana negli States. Sono più vantaggi o clichè da combattere? Come interagisci con la comunità artistica americana? Direi che la mia risposta è inversa alla domanda. Nel mondo dell’arte, a NY, non ci sono clichè da abbattere per provenienza e identità. Si viene accettati e apprezzati solo in base alle capacità. Quello che con-
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beyond this moment
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see yourself in the story / scuola pubblica 185 di Brooklyn
wonder voyage / scuola pubblica 282 di Brooklyn
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broadstreet market di Harrisburg in Pennsylvania
if you are happy
if you are happy
there is no planet b
the games we play / scuola pubblica 204 di Brooklyn
birthday girl
ta è il talento, ma senza dubbio anche le famose “connections”. La mia risposta al contrario è questa. Ovvero, stranamente, dopo essere partita per gli Stati Uniti, ho ricevuto molta più attenzione dal circuito dell’arte italiana perché ero “quella che sta a NY”. Improvvisamente la strada aveva preso una pendenza diversa e quei circuiti a cui precedentemente avevo bussato senza avere risposta, mi hanno invece aperto la porta. Mi piace pensare però che non fosse stato solo quello, ma magari un sincero apprezzamento per il mio lavoro. Quali sono i tuoi riferimenti artistici. Musica, cinema e arte visuale. In realtà, mi ispiro molto più alle storie reali, quelle quotidiane vissute da me o da persone che conosco. Però, certo, non sono immune da influenze artistiche esterne. Amo molto David Bowie. Bjork è stata anche una grandissima fonte di ispirazione e i Sigùr Ros. I Pink Floyd per un periodo hanno influenzato una intera serie. Mi piace comunque e mi ispira molto, in genere, la musica elettronica. Il cinema mi piace guardarlo e godermelo, ma non credo di esserne mai stata influenzata in maniera visiva nel lavoro e amo i film “lenti”. Quelli “pesanti”. O i film con una fotografia fatta di larghe immagini, panoramiche che tolgono il fiato e primissimi piani. Anche la colonna sonora gioca il suo ruolo. Mi piacciono molto anche i documentari. Nell’arte visuale invece, partirei dai libri di storia e dell’innamoramento immediato per Mirò, che mi ha influenzato molto. Così come successivamente Basquiat. E più in là tutti gli artisti della lowbrow americana. Mi piacciono i contemporanei giapponesi e ho un amore sviscerato per Yoshitomo Nara.
spring benefit mural for Brooklyn children museum
Un progetto a cui sei particolarmente legata è “If you are happy”. “If you are happy” è il libro per immagini e brevi aforismi sulla felicità che è stato pubblicato da Caracò editore nel 2015. È un libro a cui tengo molto, perché è un lavoro molto personale e spontaneo e quindi anche un po’ delicato, come l’omino con il cuore rosso sulla maglietta che guida il lettore tra le pagine del libro. Sono pensieri sparsi che avevo raccolto come un diario personale che non credevo neanche di pubblicare. Invece la risposta è stata sorprendente. Dopo la pubblicazione del libro, l’omino (che non ha nome, per questo lo chiamo “omino”) ha ricevuto risposta che ha riempito il mio, e il suo cuore. Questi aforismi, accompagnati da illustrazioni, vertono tutti su un unico punto in comune, ovvero l’introspezione e la ricerca della felicità dentro noi stessi. Si parla tanto di “mindfulness” negli ultimi tempi e spero che l’omino continui ancora a rappresentare una sorta di guida per grandi e piccini. Perché è un libro adatto ad ogni età ed anche un ottimo ed originale regalo. 57
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senza titolo
concrete jungle
Quali sono i progetti in corso e in quel avventura stai per lanciarti?
what’s up
Da circa cinque anni ho cominciato a lavorare con i murale ed è un lavoro che mi sta portando grandi soddisfazioni. Lavoro a NY con una “ no profit” che si chiama Thrive Collective. Entriamo nelle scuole pubbliche, spesso quelle in quartieri più difficili, e portiamo programmi formativi di arte e “mentoring” il cui scopo finale è quello di realizzare grossi murales fatti con i ragazzi della scuola. Sono delle esperienze che “riempiono” molto e portano anche a grandi risultati tra gli studenti. Spesso quelli più ostili all’inizio sono quelli che poi si innamorano di colori e pennelli e vogliono prendere parte attiva al murale. Come artista freelance continuo invece a lavorare con clienti privati, spingendo ultimamente a soluzioni più sostenibili nel campo della pittura per muri. Mi sono diplomata come “climate shaper” (modificatore del clima) a una Summer School fatta NY, organizzata dal Future Food Institute in collaborazione con la FAO. Ho fatto la promessa di impegnarmi, utilizzando i mezzi del mio mestiere per divulgare una maggiore coscienza ai cambiamenti climatici e le soluzioni sostenibili. Impresa non facile, ma ci provo.
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#hashtag
Le STORIES della Social Media Week al Tag di Roma di Francesca Ferrara Nell’era della società fluida, in cui gli equilibri cambiano velocemente e le connessioni cognitivo relazionali umane sono legate alla dimensione del digitale, le Storie, di questo stare in rete, di vivere la rete e abitarla 24h su 24h e di farne una professione sono state il tema protagonista dell’edizione romana della Social Media Week tenutasi al Talent Garden di Roma, a Ostiense. Cosa sono le Storie? O meglio, le Stories, per dirla all’anglosassone. Ogni qualvolta che impugnamo lo smartphone e usiamo la camera per fotografare o fare delle riprese video, da pubblicare sui social networks, stiamo entrando nel flusso produttivo della narrazione di un “qualcosa” che si ritiene importante, delle volte, indispensabile da raccontare per la propria esistenza. A dir la verità, non è corretto questo approccio. La riflessione che ne è scaturita dalla due giorni è quella di una narrazione necessaria e utile volta alla creazione di valore, contenuti di valore per l’azienda, per gli utenti, per chi è narratore e chi ascolta e si sintonizza su quel canale di narrazione. I canali di narrazione on line possono essere il blog, oppure gli account sui social che fungono da megafono del contenuto del blog ma alla base dell’intenzione della narrazione occorre che vi sia una visione di cosa si voglia raccontare e in che modo trasferire il messaggio al pubblico, o meglio, followers. La creazione di contenuti di valore per il personal branding e per lo storytelling non è un’attività da affrontare in maniera superficiale. Occorre preparazione: tecnica e creatività sono ingredienti essenziali per la buona riuscita di una narrazione visuale che miri a trasferire l’elemento di unicità di quanto si stia narrando. Ma non tutte le narrazioni sono trasparenti. Basti pensare ai “fake” non solo per le news ma anche per le immagini. Sotto la lente di ingrandimento in alcuni talk anche i suggerimenti per non cadere in certi tranelli della rete. Nel trend degli inganni, i “fakeblogger” o “fakeinfluencer”, persone che grazie all’aiuto di photoshop fanno credere di essere in un posto piuttosto che in un altro, o altro mal costume, l’abilità di accreditarsi presso redazioni e agenzie di digital pr come “influencer” alterando le metriche dei propri account o ingannando gli utenti con fotomontaggi ben fatti simulando viaggi meravigliosi mai fatti. Al contrario, per i trend positivi, sempre di più la curatela 60
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della community, la Social community base importante da coltivare per i primi passi di un progetto. L’importanza dell’engagement e del sapere gestire gruppi di utenti con toni di voce cordiali. Altro focus è stato fatto sul rapporto che intercorre tra social network e business: al centro della questione le differenze e similitudini tra Telegram e WhatsApp: usi, campi di applicazione, diversità di progettazione. Ma quanto raccontato il 24 e il 25 ottobre viaggia in rete, quella rete che si chiama Internet e che da poco ha compiuto 50 anni e che di strada ne ha fatta dal semplice scambio di un messaggio via mail a quello che oggi
chiamiamo l’Internet delle cose: ovvero l’intelligenza artificiale che mette in connessione oggetti e rete nell’ottica di migliorare la qualità della vita degli esseri umani, nei più svariati campi di applicazione, dalla salute alla domotica e che arriva direttamente nelle nostre case con gli assistenti vocali. Da appuntare le parole chiave di questa edizione: statistiche, valore, business, community nell’ottica di privilegiare i rapporti on line con i gruppi, mantenendo alta l’attenzione con contenuti di valore che corrispondano a messaggi di verità e non di inganno come avviene in parte, della deriva del web. 61
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#chezchef
in cucina con... elena amatucci Secondo lei non esistono persone che sappiano cucinare, ma solo persone che amano farlo. La sua storia in cucina è nata quasi per necessità, dal momento che in casa sua nessuno sapeva cucinare bene. Quando la domenica osservava sua zia che si destreggiava abilmente tra pentole e fornelli, restava sempre affascinata da quel mondo meraviglioso che è la cucina. Da semplice osservatrice è diventata poi assistente principale e cuoca provetta, sperimentando da sola i vari abbinamenti e iniziando a fare dolci , una delle sue più grandi passioni. Nel 2007 ha fondato GnamGnam.it, il suo blog di cucina, inizialmente solo per poter mettere sul web le ricette con foto passo passo di quello che preparava ogni giorno a casa. Poi un po’ alla volta è diventato parte integrante delle sue giornate, uno stimolo a migliorare sempre di più, una fonte continua di soddisfazioni grazie a tutte le persone che negli anni hanno iniziato a seguirla, diventando per loro un vero punto di riferimento per ricette facili e sfiziose, alla poratata di tutti. Chiunque le stia vicino per almeno cinque minuti, capisce immediatamente quanto sia importante per lei vivere ogni giorno immersa in profumi, odori e colori provenienti dalla sua cucina.
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ALBERI DI NATALE BROWNIES Sciogliete il burro e il cioccolato fondente a bagnomaria. Lasciate intiepidire. In una ciotola lavorate un paio di minuti le uova e lo zucchero. Aggiungete il cioccolato fuso, continuando a mescolare. Aggiungete poco alla volta lievito, cacao e farina setacciati. Versate il composto in uno stampo quadrato, precedentemente imburrato, di circa 20x20 cm. Cuocete in forno preriscaldato a 180 ° per circa 30 minuti. Una volta raffreddato il tutto, ricavate i vostri triangolini da decorare. Inserite nella base mezzo biscotto e decorate a piacere facendo delle strisce di cioccolato a cui attaccare gli smarties.
INGREDIENTI 150 gr di cioccolato fondente 130 gr di burro 160 gr di zucchero 2 uova 40 gr di cacao 5 gr di lievito per dolci PER DECORARE 50 gr di cioccolato smarties biscotti tipo Togo
#mammalemamme
e s s o f e l a t a N l i e S di Valeria Prestisimone
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Cosa desideri per Natale? Un arcobaleno che parte da casa mia. Cosa regaleresti a un bimbo che non conosci? Una macchinina. E a un adulto? Dei fiori. Quale è la cosa più bella del Natale? Quando Babbo Natale mangia la colazione e lascia i regali. Se il Natale fosse un colore quale sarebbe? Un po’ rosa e un po’ blu. Se il Natale fosse un animale? Un cane o un gatto.
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L’infanzia, nella maniera più assoluta, è l’epoca dell’entusiasmo, del “tutto è possibile”, dell’eccitazione nella sua forma più pura e sfrenata, della fantasia, quella fantasia che permette di credere nell’esistenza di un omone vestito di rosso con la barba bianca, che in una sola notte, trainato dalle renne nella sua slitta sfavillante è in grado di portare a tutti i bambini del mondo, i doni tanto desiderati. Quest’anno facciamoci investire dalla magia del Natale che ci viene trasmessa in maniera coinvolgente dai bambini (figli, nipoti, cuginetti). I bambini vivono il Natale come la festa tra le feste e proprio in questa occasione così magica cominciano a conservare quei ricordi che noi tutti poi ci teniamo stretti gelosamente. Abbiamo, come di consueto, intervistato quattro bambini su questa magica festa ed ecco le loro risposte che tra il reale e il fantasioso ci fanno davvero credere che il Natale è magico.
Cosa desideri per Natale? Hulk che combatte con Tanos. Cosa regaleresti a un bimbo che non conosci? Un pupazzetto di un gormita. E a un adulto? R. Un computer Quale è la cosa più bella del Natale? L’albero con le palline. Se il Natale fosse un colore quale sarebbe? Il bianco. Se il Natale fosse un animale? Un leone o un orso.
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Cosa desideri per Natale? Una Barbie castana. Cosa regaleresti a un bimbo che non conosci? Un disegno . E a un adulto? Un altro disegno. Quale è la cosa più bella del Natale? Quando la sera d Natale apro i regali. Se il Natale fosse un colore quale sarebbe? Rosso. Se il Natale fosse un animale? Un coniglio.
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Cosa desideri per Natale? Le cuffie Miracle tunes. Cosa regaleresti a un bimbo che non conosci? Dei pastelli. E a un adulto? Un abbraccio. Quale è la cosa più bella del Natale? Mettere le palline sull’albero di Natale. Se il Natale fosse un colore quale sarebbe? Argento. Se il Natale fosse un animale? Una farfalla.
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#beautyandcare
SANA ALIMENTAZIONE, TECNOLOGIA E BENESSERE: IL METODO DI KATIA SALZANO DIVENTA FORMAT NAZIONALE UN PROGRAMMA PERSONALIZZATO E UN SUPPORTO STEP BY STEP VERSO GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE
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Sana alimentazione unita alla tecnologia per il benessere fisico e mentale: queste le basi essenziali di “Dimagrire Mangiando Metodo Katia Salzano”, la ricerca sull’alimentazione che l’esperta e coach del dimagrimento Dottoressa Katia Salzano porta avanti da quasi 20 anni e che adesso si proietta verso un nuovo inizio con Re-System, il sistema brevettato presentato in esclusiva a Napoli. E proprio per le sue scoperte innovative e il successo immediato, il metodo compie un passo decisivo e diventa anche un progetto distribuito come format nazionale per delle affiliazioni in tutta Italia. Fiore all’occhiello del progetto è la tecnologia Re-System, che si affianca a un metodo rivoluzionario, basato su studi condotti in quasi 20 anni di carriera, che hanno portato alla conclusione che il modo in cui si mangia e il giusto abbinamento dei cibi, in sinergia alle tecnologie, assicurano la perdita di peso. Tesi avvalorate dalle ricerche scientifiche svolte dalle Università italiane. Un sigillo di garanzia che appoggia la mission della Dottoressa Katia Salzano dove al centro c’è l’uomo e il suo benessere. “Il mio non è un lavoro ma una passione. "Dalle nostre ricerche fatte per strutturare il nostro metodo è emerso che i benefici non sono solo estetici ma soprattutto salutari prevenendo le patologie - ha dichiarato la Dottoressa Salzano oltre a capire quanto sia rigoroso mangiare sano è fondamentale arrivare alla nostra sede di Caivano pieni di grande volontà. Per noi al primo posto ci sono la mente, l’anima e poi il corpo. Il mio motto è sani dentro e belli fuori e l’impegno mentale è necessario per restare in forma e perdere peso perché tutto sta allo stile di vita adottato da coloro che scelgono il nostro metodo”. Ospite d'eccezione dell'evento di presentazione della nuova tecnologia Re-System: il campione olimpionico ed ex pugile Patrizio Oliva, che ha scelto di sostenere il metodo avendo approfondito il tema della sana alimentazione. “La sedentarietà e il non saper mangiare comportano gravi patologie. Basti pensare all’alto tasso di obesità
un fattore fondamentale del percorso personalizzato impostato, dopo un check-up gratuito di consulenza, a tutti coloro che decidono di approcciare al suo metodo unico nel settore del dimagrimento, dove si sfatano i falsi miti legati alla nutrizione, insegnando alle persone a riconoscere i cibi con le loro proprietà benefiche, senza rinunciare al piacere del gusto.
infantile che c’è in Italia e soprattutto in Campania” ha detto Oliva - dobbiamo adottare un'auto disciplina. Uno "stile di vita" sano che va mantenuto, ed è ciò che deve verificarsi anche nell’alimentazione dopo essere dimagriti. La costanza nel mangiare in modo corretto e l’allenamento aiutano, se poi si aggiunge anche la buona tecnologia, ben venga. Tecnologia avanzata insieme all’alimentazione consapevole sono i punti nevralgici di “Dimagrire Mangiando Metodo Katia Salzano”, infatti il reparto di ricerca e sviluppo dell’azienda, attraverso un lavoro costante, è riuscito a brevettare tecnologie capaci di migliorare sia la bellezza esteriore che il benessere interiore e Re-System è l’espressione più completa. Progettato dall’ingegnere Luigi Abruzzese, Re-System consiste in una cabina che stimola la perdita dei liquidi e aiuta la circolazione. “Noi abbiamo tradotto il know how della Dottoressa Salzano e del suo team in elettronica - ha spiegato - che si presta a molte upgrade monitorate dallo staff e può essere migliorato anche in remoto. È versatile, adatto sia per chi vuole stare in forma sia per chi ha bisogno di usarla per motivi di salute”. Re-System aiuta a disintossicare il corpo dalle tossine. È regolata in base alle reali esigenze del paziente, il quale è sempre supportato da una dottoressa del Centro tecnico sanitario di Caivano per far in modo che ci siano gli effetti benefici dove anche la giusta postura conta. Chiunque abbia testato la macchina è stato entusiasta garantendo i risultati psichici ed estetici. L’empatia che i pazienti hanno con la Dottoressa Salzano e la sua équipe è
DIMAGRIRE MANGIANDO METODO KATIA SALZANO Via Armando Diaz, 184, 80023 Caivano (NA) Per prenotare un check up gratuito: 081.835 2233 - 800.145517 www.metorokatiasalzano.it
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Artistatus
"FASHION&FOOD" 2020 DI SALVIO PARISI Alta eno-gastronomia e moda si incontrano puntuali nel calendario "Fashion&Food" 2020 del fotografo Salvio Parisi. Un'edizione davvero particolare e nuova declinata con l’arte contemporanea e intitolata “ArtiStatus” ovvero lo stato dell’arte: un percorso realizzato attarverso il lavoro di giovani e noti esponenti dei movimenti estetici e artistici italiani insieme a chef napoletani e alle loro pietanze. Sei bimestri, sei ensamble cuoco-artista, sei autori che hanno ispirato con una forte impronta identitaria il ritratto di altrettanti cuochi che sono un'eccellenza della nostra regione. Questi i cucinieri testimoni del loro mestiere negli abiti dei grandi sarti all’ombra del Vesuvio: Amelia Falco da Caiazzo in Eles Couture azzurro polvere, Alois Vanlangenaeker a Positano in sportswear Sartorio, Gino Sorbillo ai Tribunali in un elegante sportivo Attolini, Angelo Carannante da Capo Miseno in gessato Isaia, Mario Di Costanzo dal Centro Storico in camicia e bretelle Gino Cimmino e l’ischitano Francesco Agnese in dandy look di Rubinacci. Pose austere ed essenziali, luci teatrali e sguardi solenni vengono contaminati con opere e suggestioni reali e virtuali dai sei rispettivi artisti. E proprio con questi ultimi sono ambientate le relative pietanze: Diego Cibelli in un costume di Dario Biancullo, Sergio Fermariello in smoking e camicia Gianni Versace (dalla collezione privata di Antonio Caravano), Roxy In The Box in black rock Psico Paris, Perino & Vele con le variopinte comicie in lino di Livio De Simone, Mariangela Levita in seta e taffetà soirèe di 70
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Segreti e Jorit Agoch nel suo work outfit. Al diametro opposto dei primi protagonisti, per loro sei i look sono trasversali o informali, i ritratti ironici e irriverenti, le pietanze singolarmente ispirate ai diversi mood artistici. Tutto è stato redatto da Salvio Parisi, art director e fotografo del progetto con Simone Marigliano, al Made in Cloister, il chiostro cinquecentesco attiguo alla chiesa di Santa Caterina a Formiello in pieno Centro Storico di Napoli, tra sito rinascimentale e archeologia
industriale, spazio espositivo e progetto architettonico. Di Diego Cibelli una cornucopia in ceramica dai laboratori di Capodimonte è il placement nel ritratto di Amelia Falco, mentre il segno di Fermariello con l’inconfondibile guerriero e la lancia reiterati campeggia nella foto di Vanlangenaeker. Le celebri affiches tra provocazione pop e urban tag di Roxy In The Box sono con Maradona e San Gennaro accanto a Gino Sorbillo. Con forme morbide in cartapesta, ferro e vetroresina Perino & Vele parlano di ambiente, ricerca e impegno sociale: la loro opera con Angelo Carannante è «Nonsolorock». Mariangela Levita
crea installazioni di grandi dimensioni e site specific, grafiche e tinte energiche: «bloom» è il multicolor per Mario Di Costanzo. Jorit Agoch ovvero la street art come provocazione, racconto e denuncia: «human tribe» è il suo noto tratto guerriero rosso carminio sul volto di Francesco Agnese. Lo styling è affidato ai gioielli di Alessandra Libonati coi guanti luxury di Istorique, le scarpe di Ernesto Esposito o De Cristofaro e le preziose borse di Angela, mentre il design ai divani Dorelan, i complementi marmorei di Pecorella o le estrose mise en place e posate Mepra. Il gourmet vanta la pasta Gerardo Di Nola coi i pomodori dop Corbarì, Dama
e Così Com’è, il premiato olio Torretta coi caseari La Perla del Mediterraneo, le celebri farine Caputo per pizza o pasticceria coi cereali Chirico e i taralli di Leopoldo. I calici di vino sono dei campani e siculi Astroni, Mandrarossa, Torelle, Dubl o Diana, la birra artigianale è Kbirr, il caffè Bras e i liquori ‘E Curti, Alma De Lux o Dianara.
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CON LA FONDAZIONE CANNAVARO FERRARA UN ANNO DI SOLIDARIETÀ, DI SPORT, DI PROGETTI
La Fondazione Cannavaro Ferrara presenta il suo primo calendario. L'intento è sempre quello benefico, il titolo "Cannavaro Ferrara for charity". Per questo bel progetto sono stati coinvolti sei personaggi dello sport e dello spettacolo: Massimiliano Rosolino, Alessandro Preziosi, Veronica Maya, Miriam Candurro, Cristina Donadio. Tutti napoletani e molto amati dal pubblico. Ciascuno è testimonial di un progetto sostenuto dalla Fondazione e raccontato per immagini nel calendario.
C’è un giardino segreto nell’anima di ognuno di noi, il giardino dove sono piantate le buone intenzioni e le belle azioni, è quello il giardino in cui i miei meravigliosi amici della fondazione vanno a pescare per poter portare amore a chi ne ha bisogno.
Cristina Donadio
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Fondazione Cannavaro Ferrara 081.18133746 n 347.3365145 fondazionefcf@gmail.com
La fondazione è una realtà sempre più presente sul territorio, attenta a tutte le problematiche, anche le più delicate. Ciro, Fabio e Paolo fanno sentire la loro presenza e il loro amore verso la loro terra d’origine anche a centinaia di km di distanza. È importante per noi napoletani sostenere progetti come questo
Miriam Candurro
Si fondano città si fonde il ferro. Si creano fondazioni come Queste che alimentano il buon senso della Solidarietà. Grazie Ciro, Fabio e Paolo
Alessandro Preziosi 73
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- â&#x20AC;&#x153;Insiemeâ&#x20AC;?, risultato della coesione Ă&#x2C6; questo il termine adatto per unirsi ognuno in un piccolo gesto capace di regalare grandi sorrisi.
Luca Capuano
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Anche lo sport è protagonista, non a caso lo shooting a cura del fotografo Romolo Pizi si è svolto nei campi di calcio del centro sportivo Francesco Denza e Gian Marco Mezzasoma del Flaminio Real. Il ricavato della vendita del calendario insieme a quello del Gala Charity Night che si tiene al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa il 19 dicembre finanzia il progetto “Un’ambulanza per la vita”. La Fondazione Cannavaro Ferrara nasce nel 2005 grazie alle sinergie di tre campioni partenopei, i fratelli Fabio e Paolo Cannavaro e Ciro Ferrara, con l’obiettivo di fornire un concreto sostegno alla città di Napoli, per il contrasto del disagio minorile. I focus dei progetti sociali sono: sport, aggregazione, educazione, formazione al lavoro, riqualificazione di spazi, salute. Main sponsor Smeraglia Luxury Clinic, clinica di Chirurgia Plastica ed Estetica, che accoglie pazienti provenienti da tutta Italia e dall’estero che si affidano alle cure e alla professionalità del Professor Silvio Smeraglia. “Chi migliora esternamente subisce una sorta di miglioramento interiore" questo il credo del Dottor Smeraglia, che ha formato intorno a lui un team altamente specializzato in medicina estetica, chirurgia plastica, ma anche tricologia e benessere. E poi My Style Bags, brand di borse e accessori personalizzati. La progettazione e la realizzazione è stata curata da Le Mille Me Communication.
Amare Napoli vuol dire non solo saperne cogliere le affascinanti contraddizioni, ma significa anche saperne leggere le necessità. Aiutare i piccoli ed i giovani di questo territorio è l’atto d’amore più dovuto ma soprattutto più bello e gratificante.
Veronica Maya
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Sport, aggregazione, educazione: grazie alla Fondazione Cannavaro Ferrara anche io ho provato la vita da Bomber! Sostienici anche tu!
Massimiliano Rosolino
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PARTY PER LA VITA CON AVEP ONLUS Undicesima edizione per il tradizionale Party per la Vita, promosso dall’Avep Onlus, associazione fondata nel 2009 e formata da imprenditori e professionisti che hanno vissuto in prima persona la realtà delle neoplasie ematologiche come leucemie, linfomi e mielomi. Una grande festa di solidarietà organizzata quest’anno dalla Van Ideas con la regia di Nanni Resi e Verena Celardo: nel foyer dell’Arena Flegrea live show con gli Elek3, un incredibile trio d’archi tutto al femminile, il sassofonista Vincent Albi e dj set Marco Piccolo, oltre a uno spettacolo d’arte circense ideato da Bruna Baccari. Il ricavato della serata è andato al Reparto di Ematologia dell’Istituto Nazionale per i tumori G. Pascale di Napoli, per supportare i pazienti e le loro necessità: non esiste infatti sul territorio regionale della Campania un altro servizio di assistenza domiciliare gratuito erogato mediante personale di strutture ospedaliere, e questo permette di diminuire il tempo di permanenza media del paziente in reparto liberando posti letto e permettendo così ad altri di essere curati. Ph. Mario Iovinella
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TUTTI PAZZI PER IL GRAND HOTEL PUNTA MOLINO Ogni anno attori di Hollywood, personaggi famosi, rappresentanti delle Istituzioni, giornalisti, critici, si danno appuntamento al Punta Molino di Ischia. Comune denominatore per tutti gli avventori: l’amore per l’isola verde, la cultura e l’accoglienza del Grand Hotel di proprietà dell’imprenditore Eugenio Ossani e diretto da Fulvio Gaglione. Quest’anno l’albergo ha ospitato grandi e importanti manifestazioni come il consueto Ischia Global Fest e anche la presentazione della guida di Repubblica dedicata all’isola. Tra i tanti ospiti di rilievo la regina Isa Danieli. Di casa anche il rapper Clementino. Come ogni anno il gran galà dell’Ischia Global Fest si è svolto nella mitica rotonda cantata da Fred Bongusto, scomparso lo scorso 8 novembre. Ph. Romolo Pizi
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“MAI PRENDERSI SUL SERIO” BY ALESSIO VISONE Come vivere e come indossare la stagione invernale? Con eleganza e leggerezza e un consiglio di bon vivre: “Mai prendersi sul serio”. Parola di Alessio Visone, che ha così intitolato la sua nuova collezione. Un rutilante e coinvolgente susseguirsi di creazioni super chic e contemporanee, che esaltano la capacità di interpretare con ironia e personalità ogni momento della giornata. In passerella abiti baby pink con paillettes e sovrapposizioni vezzose di plumage a cappottini mannish style su gonne lunghe e plissettate, minidress sottana oppure bon ton con giacche chiuse da bottoni gioiello a impeccabili tailleur doppiopetto, pattern che intersecano linee, quadri e dettagli iperpreziosi a giacche di velluto liscio e soprabiti in tricot con colli arricchiti da rose e piume. Gli accessori must have che completano outfit supercool sono le borse dalle forme squadrate in pelle e cavallino da portare a tracolla, realizzate in grandezze diverse, le décolleté nude tacco 10 in versione classica, aperte ai lati o chanel e i fermagli con strass colorati che trattengono acconciature lisce e simmetriche. Scintillante e seducente, la donna Visone è pronta per sfidare i rigori dell’inverno, schiena diritta e sorriso sulle labbra. Ph. Pippo By Capri e Salvio Parisi
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CENTO SFUMATURE DI… PER IL PARTY DI ENRICO RUBINACCI Con il party “Cento sfumature di...” Enrico Rubinacci ha festeggiato 100 anni di attività con la sua impresa di pellicce e presentato la nuova collezione. Testimonial dell’evento Debora Romano la fidanzata del portiere azzurro Alex Meret. Durante la sfilata organizzata da Mia Communication: musica live con il violino elettrico di Stella Manfredi e flower design dedicato ai cento anni dell’atelier realizzato da Claudia Maresca. Quest’anno con la pelliccia si è sorseggiato il caffè e un corner speciale è stato dedicato all’oro nero di Amoy con i dolci di Sant’Honorè. E poi un angolo del gusto con la famosa pizzetta del Romano Cafè di Simone Sindaco e soci, quella che fa parte dei ricordi tante generazioni di napoletani. Ph. Romolo Pizi
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BLUNAUTA CHRISTMAS SHOW La magia del Natale di Blunauta, tra i colorati corridoi e le pregiate stoffe di uno degli store più glamour di Chiaia. L’imprenditrice Claudia Catapano ha fatto festa con amici, clienti, personaggi noti durante il suo “Blunauta Christmas Show”, happening dai contorni magici con Babbo Natale, quello vero, slitta, caldarroste che profumano di bianco Natale e sotto l’albero le “chicche” super alla moda della stagione Fall Winter 2019/2020. Ph. Beatrice Della Volpe
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10 ANNI DI MODA PER SILVÌ Fashion addicted, amiche, clienti, hanno festeggiato il decimo anniversario di Silvì, la bella boutique di Silvia Crucioli che si trova a Chiaia. Nello store faceva bella mostra di sé una “Jumbo Chanel” d’annata, tra i primi accessori firmati entrati nella boutique. Chanel e non solo, in vetrina i grandi nomi della moda: da Miu Miu a Fendi, da Trussardi a Prada, a Dior. Ph. Romolo Pizi
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BE MY PERSONAL BAG PARTY Raffinato e di design l’evento targato “My style bag”, che si è svolto nello store di Via Cavallerizza a Chiaia. Parola d’ordine: “eccellenza”. Nato dalla collaborazione di Lorenza e Giuseppe Bellora con Stefano Donadel Campbell, il brand “My Style Bags” ha investito nel made in Italy, realizzando un prodotto con materiali di alta qualità e rifinito nei minimi dettagli. Tanti gli ospiti che hanno partecipato alla festa “Be My Personal Bag”, durante la quale è stata presentata la nuova collezione tutta da personalizzare con le proprie iniziali. Ph. Romolo Pizi
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VINO E ARTE AL MANN PER LA X EDIZIONE DEI “TRE BICCHIERI 2020 GAMBERO ROSSO” Tra le opere d’arte del Museo Archeologico di Napoli si è svolta la X edizione della manifestazione “Tre Bicchieri 2020 Gambero Rosso”, ricca di suggestioni e di una serie di iniziative speciali. A fare gli onori di casa Serena Maggiulli, che in occasione del più alto riconoscimento nella guida “Vini d’Italia”, ha ideato con Città del gusto Napoli – Gambero Rosso, un evento unico, che ha unito vino e arte. Oltre alla tradizionale degustazione delle etichette italiane premiate, si sono tenute due Masterclass organizzate presso l’Hotel Costantinopoli 104 dal titolo “L’Italia nei Tre Bicchieri”. L’evento è stato arricchito da uno speciale percorso food, con protagoniste alcune delle migliori realtà dell’agroalimentare campano selezionate da Gambero Rosso. Ph. Gabriella Imparato
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GLAMOROUS BEAUTY DAY DA TABITA Party di bellezza con amiche e clienti nel centro medico estetico Tabita. A fare gli onori di casa la spumeggiante Francesca Maione, imprenditrice sempre aggiornata sulle novità e sulle tecniche di ultima generazione legate al benessere di viso e corpo. Durante la festa è stato presentato un macchinario rivolto sia a donne che a uomini, per trattamenti medici di tipo non invasivo, la cui forza modellante riduce, rimodella e tonifica il corpo. Brindisi, musica e tanto divertimento per tutti gli ospiti, che hanno trascorso un’intensa giornata all’insegna del wellness e del glamour. Ph. Romolo Pizi
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DA OPERA RESTAURANT SI FA FESTA! Un luogo raffinato, un’architettura elegante, alta cucina, vini delle migliori cantine, una festa glamour. Ecco il party della bella Giorgia Amato, che ha festeggiato il compleanno nel suo Opera Restaurant, con il marito Marcello Frungillo, tanti amici, i figli, gli altri soci del ristorante, avvolti da un’atmosfera sfarzosa e allegra. È stata così l’occasione per brindare anche a questo nuovo progetto imprenditoriale. Opera Restaurant è il nuovo, esclusivo, concept restaurant di Napoli, sorto nel cuore del Vomero. Un’ascesa nei sapori e negli aromi, un viaggio nel gusto, che attraversa tutto il Mediterraneo. Al party: cocktail “limited edition”, bollicine, crudi di mare per tutti ospiti. Cin cin e tanti auguri Giorgia sotto l’artistico “Albero della vita illuminato”, la scultura di design che si trova al centro del locale. Ph. Romolo Pizi
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FESTA GRANDE PER I 70 ANNI DEL DIRETTORE DEL ROMA ANTONIO SASSO Allegra e piena di amici la lunga notte dei 70 anni di Antonio Sasso. Sul lungomare di Napoli la festa del direttore del Roma con tanti amici, giornalisti, campioni dello sport, personaggi dello spettacolo, rappresentanti della cultura e della politica, ma soprattutto è stata la festa degli amici dello storico quotidiano ROMA, con la redazione al gran completo. Una bella sorpresa organizzata dalla moglie Mena e dalla figlia Emanuela, che hanno riunito centinaia di ospiti nel ristorante Antonio&Antonio. E chi non ha potuto esserci è intervenuto con videomessaggi di auguri, come il presidente di Rai Way Mario Orfeo, i colleghi delle redazioni de Il Mattino, di Repubblica, del Corriere del Mezzogiorno e della Rai e gli artisti Gigi Dâ&#x20AC;&#x2122;Alessio, Biagio Izzo, Ciro Giustiniani. Ph. Marco Sommella e Gilda Valenza
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IL PARTY SOTTO LE STELLE DI ALESSANDRA CALABRESE Eleganza, jazz, cucina stellata: ecco le parole dâ&#x20AC;&#x2122;ordine del party esclusivo organizzato da Alessandra Calabrese per festeggiare il suo compleanno. Nella villa di famiglia, Alessandra e il marito imprenditore Roberto Laringe hanno accolto gli ospiti avvolti dalle note del trio jazz composto da Valentina Ranalli voce, Aldo Capasso contrabasso e Francesco Fabiani chitarra. A deliziare il palato degli invitati la cucina stellata dello Chef del Caracol di Bacoli Angelo Carannante. Una festa raffinata sotto le stelle, con vista mozzafiato sui Campi Flegrei. Ph. Salvatore Conte
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BIG BUBBLE PARTY CON LA STILISTA ESTER GATTA La vulcanica Ester Gatta ha festeggiato il compleanno con un “Big Bubble Party”, sottotitolo “Pop & Romance” organizzato a Edenlandia. Dress code baby pink per lei, outfit blu scuro per lui a ricordare la celebre gomma da masticare. La bionda stilista, ma anche attrice nell’ultimo film di Siani e non solo, ha fatto scatenare tutti i suoi ospiti, tra allestimenti, decori, dolci, gadget, rigorosamente rosa. Pop persino la torta: una montagna composta da 500 bignè ricoperti di cioccolato rosa come un palloncino di chewingum. Ospite d’eccezione il ballerino Stefano De Martino. Ad avvolgere gli ospiti un’enorme nuvola rosa, un’arena illuminata da laser con led wall, tulle fluo, baloon e tanto zucchero filato. Ph. Francesco Begonja
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DIEGO DI FLORA SUPER SANTO Festa patinata, musica e per tutti gli invitati un mitico pallone “supersantos” con su scritto “Diego Super Santo”. A Palazzo Fondi Diego Di Flora ha festeggiato così il suo onomostico, con gli amici di sempre, tra cocktail, bollicine e finger food. Un’ape bianca anni ’60 è stata parcheggiata nella corte del Palazzo, piena di frutta di stagione. Colori, allegria e sorrisi pe tutti.
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SUPER PARTY AL GABBIANO PER I 60 ANNI DI GIANNI LARINGE Musica, vini d’annata, bollicine, delizie finger, sushi nippo-brazil, assaggi di cucina della tradizione napoletana: questi gli ingredienti del Super Party organizzato al Gabbiano di Bacoli per i 60 anni dell’imprenditore Gianni Laringe. Ingresso con video-mapping, sexy hostess vestite di oro e di nero a salutare e ad accogliere gli ospiti, dj set tra house e revival con Giancarlo Piacariello e un drag show energico e sensuale. E poi a far scatenare tutti gli invitati la band di Fabrizio Fierro e Aurelio Junior, con una formidabile playlist. Tanto divertimento, wine bar non stop e un’enorme crostata di frutta. Gran finale con fuochi d’artificio per il mega party organizzato dalla moglie di Gianni Antonella Cosentino.
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PREZIOSI E DIVERTENTI I 50 ANNI DI STEFANIA CILENTO PiÚ di 300 invitati hanno festeggiato i 50 anni di Stefania Cilento. La bella imprenditrice, designer di gioielli e proprietaria di Studio Morelli ha organizzato un mega party su una terrazza privata in via Orazio con la regia di Federica Marchetti. Una festa alla moda, colorata ed elegante, come è nello stile di Stefania. Brindisi, bollicine e cocktail by Seven bar catering, sorrisi e balli scatenati con dj set di Dario Guida; candeline e tantissime mini cake a mezzanotte per un compleanno da ricordare. Ph. Beatrice Della Volpe
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CARIOCA PARTY PER ALDO CARLOTTO Festa brasiliana sulla spiaggia del Labelon per i 18250 giorni di vita celebrati da Aldo Carlotto, ovvero i suoi primi 50 anni. A dare il via al colorato party, giĂ dal tramonto, la Bateria Pegaonda, con percussioni, musica e tanto ritmo fino agli scatenati Capoeristi, che si sono esibiti al calar del sole. Accompagnato dai Poparts, la cover band napoletana degli U2 napoletana, il festeggiato ha vestito i panni del frontman Bono Vox e ha cantato per i suoi ospiti. In consolle dj Emidio Palomba. A festeggiare centinaia di amici con in prima linea i figli Mattia e Ludovica e la compagna Emanuela Donadoni.
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UNDERWATER PARTY Sirene, coralli, stelle marine, meduse,sub, conchiglie dai mille colori: ecco servito il party “sottomarino” di Laura Pasquarella, che ha festeggiato i 18 anni all’Exclusive. Grande successo per questo originale e divertente “Underwater party”, dove ogni invitato ha scelto un oggetto o un personaggio degli abissi da insoddare o da rappresentare. E via a tuffarsi nella festa sott’acqua, tra balli scatenati e brindisi, con il dio Nettuno. Ph. Marco Baldassarre
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HAPPY BIRTHDAY MANU Bella e spumeggiante, Manuela De Placido ha festeggiato alla grande il suo compleanno. 37 anni e non sentirli, ma soprattutto non dimostrarli. La terrazza del locale di via Manzoni, Riserva RoofTop, personalizzato con dei tocchi esclusivi dall’agenzia Van Ideas che ha organizzato il party, ha ospitato la serata. A festeggiare la bella Manu i migliori amici di sempre, radunati una sera di fine estate, che per nulla al mondo si sarebbero lasciati sfuggire il party così glam ed esclusivo. Nulla è stato lasciato al caso. Musica live con Aurelio Fierro e canti e balli scatenati fino a tardi sulle note di dj Marco Piccolo. Brindisi e taglio della torta tra i baci e gli abbracci del marito Fernando Brunelli, di papà Pino e mamma Teresa. Ph. Romolo Pizi
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ONCE UPON… MITZI PARTY Compleanno fiabesco per Mitzi Stoelcker, che ha festeggiato i 18 anni a Villa Doria D’Angri. “Once Upon… Mitzi” il mood del party esclusivo, a cui hanno partecipato più di 200 invitati. Uno scintillio di abiti da sera, paillettes, luci e colori. Volti giovani e belli, sorrisi, musica e tanto divertimento. A far scatenare gli ospiti in consolle dj Peppe Blasio e poi grande emozione per il romantico valzer di Mitzi e Luca sulle note della colonna sonora del film Disney “La bella e la bestia”. Ph: Marco Baldassarre
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