#editoriale QUALCUNO ERA MILANISTA PERCHÈ... L’editoriale di Natale lo dedico alla mia famiglia e in particolare a mio padre Francesco. Le parole stavolta sono di mio fratello Luca. Federica Riccio "Qualcuno era milanista perché…" Scusate se oso prendere a prestito, storpiandola con somma e profonda umiltà, la frase del capolavoro di Gaber, per raccontarvi della mia fuga dal mare rossonero e del mio successivo approdo nel porto del Napoli calcio. Sì esatto, tifavo Milan e ora tifo Napoli, un po’ come passare dalla limonata al latte e Nesquik, da Dostoevskij a Vonnegut, da Forza Italia al PD, dal diavolo -in questo caso calza a pennello- all’acqua santa o forse è meglio dire al ciuccio santo. So cosa state pensando (soprattutto se milanisti): “Vergogna”, “Infame”, “Dagli al traditore!”, “Bastardo”; che sono, guarda caso, le stesse cose che mi urlavano contro i compagni di scuola quando confessavo di tifare Milan e non Napoli, giusto un attimo prima di darmele di santa ragione. Ma si sa che il tifoso è integralista (non a caso la chiamiamo fede) e non vuole pensare che un amore, anche se grande, coinvolgente, completo, all’apparenza perfetto e che ti ha praticamente dato tutto, possa sfumare e perdersi lungo la strada. Figuriamoci poi se, allo stesso tifoso, tocca spiegare che a quella passione se n’è sostituita un’altra dai colori praticamente opposti. Eresia assoluta! Che piaccia o meno, a me è andata proprio così. Vi prego però, prima di giudicarmi, ascoltate quel che ho da raccontarvi. Forse, alla fine, sarete disposti a concedermi, nonostante il mio turpe tradimento, qualche misera attenuante. Ho iniziato a seguire il calcio nel ’93, ma era tanto per fare. Mio padre tifava e ascoltava le partite per radio (una volta si faceva così) già da quando aveva dieci anni, quindi, mi sentivo in dovere di fingere di interessarmi alla cosa avendone io, già compiuti 12. Mi dichiarai milanista perché ovviamente lui era rossonero, ma di calcio non ne capivo una mazza e trovavo noiosissimo sia ascoltarlo che guardarlo. Fatto sta che, a furia di seguire le partite con mo padre, il calcio cominciò a interessarmi e, l’anno dopo, ci fu la svolta. Venni preso e fagocitato da quel mondo che a piccole dosi, sempre crescenti, cominciò a somministrarmi emozioni e frustrazioni. Io mi son perso Van Basten, purtroppo nel ’94 era ormai fuori dai giochi e non l’avrei mai più rivisto in campo se non alla partita di addio di Baresi. Dovetti quindi scegliermi un idolo diverso dall’olandese. La scelta fu facile, almeno per quel che mi riguarda… M’innamorai perdutamente, ingiustificabilmente, di quegli amori assurdi che esistono solo perché sono, appunto, amori assurdi, per il più grande attaccante che io abbia mai visto. Sto parlando del solo, unico, grande e inimitabile Daniele “Beep Beep” Massaro. Non ridete, dico sul serio. Per me era un mito, il ’94 fu il suo anno e, se ti appassionavi al Milan dalla seconda metà di stagione, non potevi far altro che adorare Massaro come divinità! In quel periodo con il mio amico Gianfranco provai un nuovo gioco: il fantacalcio – pensa te -, io presi Massaro in squadra e, anche se la gazzetta non lo schierava mai tra i titolari, lo mettevo lo stesso in formazione. Sua santità entrava nei secondi tempi e segnava, segnava sempre, era una sentenza! La partita più bella dell’anno, e forse della mia vita, che ve lo dico a fare: Milan – Barcellona 4 a 0. Per tutta la settimana i compagni di scuola non fecero che prendermi in giro, ogni volta che passavo ripetevano: “Stoickov, Koeman e Romario”, alludendo ai tre fortissimi stranieri del Barcellona. 2
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Ero in pizzeria quella sera per festeggiare il compleanno di un’amica ma mi defilai verso la cucina dove avevano messo un televisorino per vedere la partita. Anche quella sera fui preso d’assalto dagli altri ragazzi che continuarono a lanciarmi insulti rumorosi anche dopo il primo gol, guarda un po’, proprio di Massaro. Si quietarono un pochetto alla seconda perla del mio Dio-Bomber, per poi ammutolire completamente al pallonetto capolavoro di Savicevic, il genio. Sarei potuto morire quella sera e sarei morto contento, il definitivo 4 a 0 di Desailly me lo gustai a casa con mio padre promettendomi di vedere le successive finali sempre con lui, senza rompicoglioni invidiosi attorno (come disse un giorno il mio professore di matematica: “I coglioni tocca averli sotto, non attorno”). E ne abbiamo viste di finali io e mio padre… E ne abbiamo vinte di finali io e mio padre…. Ci siamo tolti talmente tante soddisfazioni da non poterci assolutamente lamentare. Una su tutte: la finale di Champions contro la Juve. Pensate, poche settimane prima era andato a fuoco il salotto di casa nostra. La fuliggine aveva invaso tutte le altre stanze, le pareti erano completamente nere e in tutte le camere c’era una puzza terribile di bruciato. La partita la dovemmo vedere sul lettone dei miei col televisore piccolo (altro che HD). Una partita che avremmo dovuto perdere: Nedved squalificato, la Juve decisamente più forte. Che emozione… Ho registrato in memoria il film di Sheva che guarda l’arbitro, il pallone, di nuovo l’arbitro, poi fa un cenno con la testa e calcia il rigore decisivo… goooooool! Boato mio e di mio padre. Mamma mia! Mi vengono i crampi allo stomaco solo a ricordare, che go… du... ria! Quale tifoso in quegli anni poteva essere più felice di un milanista?! Fantastico! E poi, che è successo? Com’è che dopo tutti questi successi, quelle sensazioni meravigliose ho abbandonato la mia squadra del cuore? Mi è capitata una cosa terribile, una di quelle cose che ti cambiano per sempre e che una volta che ti piombano addosso non ti permettono di tornare indietro. Alcuni dicono che succede a tutti, anche se, per certi tipi, io nutro qualche dubbio; in pratica mi è successo questo: sono cresciuto! Per carità, non è che a tutti quelli che crescono tocca cambiare squadra del cuore, ma per me è stato così. Penso che le ragioni siano fondamentalmente due, una più complessa dell’altra. Ormai dal 2005 avevo lasciato Napoli per trasferirmi a Torino. Iniziavo a lavorare. All’epoca erano tutti lavori precari… mi sorbivo due call center, uno al mattino e uno al pomeriggio (sabato compreso), la domenica andavo a proporre Avon e Herbalife alla gente con altri poveri disgraziati. Per fortuna oggi ho un solo lavoro, sempre precario però, pagato meno (ma questa è un’altra storia). Leggevo molto, cercavo di informarmi, m’impegnavo politicamente e maturavo le mie idee. Sfiga vuole che fossero in contraddizione col mio essere milanista: erano tutte idee anti-berlusconiane. Più studiavo, più m’informavo, più m’impegnavo, maggiore era la distanza tra il mio modo di pensare e quello che, le frasi, i comportamenti, le televisioni e i giornali di quell’uomo cercavano di far ingoiare agli italiani. Alla fine il disagio fu tale che anche tifare Milan mi risultò impossibile. Proprio non ce la facevo,
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era più forte di me; mi allontanai dai rossoneri e dal calcio, era il 2007. Vidi la finale di Champions vinta contro il Liverpool, ma in realtà avevo già perso interesse. Smisi di seguire il calcio per diversi anni tant’è che non ho nessuna memoria di Mourinho, del triplete e dell’Inter campione (forse uno dei lati meno negativi). Della seconda ragione che mi ha portato lontano dalla mia squadra, non ne sono sicuro. Il calcio era una passione, così come il tifare Milan; ma lo erano perché mi permettevano di stare con mio padre e di passare del tempo senza litigi, urla o incomprensioni. Suonerà banale lo so, ma in fin dei conti il Milan e il bridge erano le sole cose che io e quell’uomo avevamo in comune. Quando ormai fui costretto a vedermi le finali da solo non era più la stessa cosa. Purtroppo, anche l’emozione calcistica più grande, quella ai Mondiali del 2006, io e mio padre la vivemmo separati. Ci telefonammo però subito dopo la semifinale contro la Germania e la finale vinta ai rigori con la Francia. Festeggiammo anche allora, ma la distanza aveva spezzato qualcosa. Anni dopo mio padre, a causa della sua malattia, venne a vivere dalle mie parti in Piemonte. Ogni tanto andavo a trovarlo e, una domenica, lo trovai che guardava il Napoli in tv. Gli chiesi come mai seguisse il Napoli di Mazzarri e fui sorpreso dallo scoprire che, in quegl’anni, anche mio padre s’era allontanato dal Milan, tra l’altro, per le stesse ragioni per cui m’ero allontanato io. Incredibilmente anche mio padre non se la sentì più di tifare per la squadra di Berlusconi. Tornai da lui anche la domenica successiva e guardammo di nuovo il Napoli che, in fin
dei conti, era la squadra della nostra città. Il Napoli giocava bene: un calcio veloce con delle ripartenze micidiali e un bomber fantastico come Cavani là davanti. Era bello: stavamo insieme, parlavamo di calcio, ricordavamo i bei tempi del Milan, lo prendevo in giro ricordandogli che Cavani non era forte quanto Massaro e, lentamente, scoprimmo che l’amore per il calcio, che entrambi avevamo perso, stava rinascendo con una squadra diversa. In effetti per il Napoli avevamo sempre “simpatizzato”. Insieme sentimmo tornare quell’emozione violenta e profonda che solo un tifoso conosce, quella che si preannuncia con un fremito che innesca dentro una miccia. Questa si consuma lentamente fino a brillare in un’esplosione di emozioni che più pazze non si può. Gooooool! Come mi mancava il calcio, quanto m’erano mancate le partite con mio padre! Sarebbero state le ultime; la malattia si prese mio padre un paio d’anni dopo - dubito che da dove si trovi si vedano sia Sky che Dzan. A volte quando penso alla distanza che c’era tra me e mio padre, non posso fare a meno di ricordare la nostra passione comune per il Milan e il medesimo percorso di allontanamento che, a distanza di chilometri, inconsapevolmente l’uno dall’altro, stavamo compiendo e che ci avrebbe comunque portati nello stesso identico luogo: un divano, in un salotto, davanti a un televisore che trasmette la partita del Napoli, a emozionarci come quando ero piccolo e a gridare a squarciagola: Goooool! Ancora e ancora e ancora e ancora e ancora. Luca Riccio
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editore Lula Carratelli lulacarratelli@partymagazine.it direttore responsabile Mimmo Carratelli direttore editoriale Federica Riccio federicariccio@partymagazine.it art director Carmine Luino fotografie Romolo Pizi editing e revisione testi Evelina Pessetti redazione Paola De Ciuceis Cristiana Giordano Lucia Nicodemo Irene Saggiomo segreteria e pubblicitĂ Barbara Riccio segreteria@partymagazine.it hanno collaborato Giuseppe Attanasio Valerio Ciaccia Luigi Di Gennaro Antonia Fiorenzano Valeria Prestisimone Silvia Restaino special thanks Manlio Santanelli stampa Grafica Metelliana spa www.graficametelliana.com finito di stampare dicembre2018
Edito da M.I.A. srl Via Cuoco, 5Napoli - 80121 Napoli www.partymagazine.it info@partymagazine.it reg. trib. di Napoli n°19 del 17.03.2016
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#JUKEBOX di Lula Carratelli
28 #BEAUTYANDCARE con Ivan La Rusca
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#PARTENOPE di Lula Carratelli
30 #FISCHIOFINALE di Mimmo Carratelli
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#SAVETHEDATE di Irene Saggiomo
32 #SCHEGGEDISAGGEZZA di Manlio Santanelli
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#PICOFTHEDAY di Anna Camerlingo
34 #PEOPLE di Antonia Fiorenzano
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#PEACEANDLAW di Luigi Di Gennaro
42 #LEGGERA di Lucia Nicodemo
SOMMARIO
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95 46 70 88 68 #SHOPWINDOW
88 #ZOOM Angelo Carannante
46 #AMAZING di Antonia Fiorenzano
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#ZOOM Aleyka Beauty
90 #ZOOM Luxurious 2019
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#POKERDASSI di Paola De Ciuceis
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#COVERTHETOP di Carmine Luino
92 #MAMMALEMAMME di Valeria Prestisimone
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#STYLE
80 #FOODTOUR con Pescetti
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#ZOOM Daniela Danesi
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#CIAK di Valerio Ciaccia
#CHEZCHEF con Rossella Liberti
95 #THEPARTY di Lula Carratelli
JUKEBOX pezzi del passato e del momento
mixati e scelti per voi INDOVINA CHI? TUTTO AL FEMMINILE
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SON S ' S A
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Call Me Frank Sinatra Driving Home For Christmas Chris Rea
È una sportiva? È stata una spia? Ha vinto il Nobel? È un’attivista? È stata in prigione? Ha fatto una scoperta? Ecco alcune delle domande utili per indovinare il personaggio di Who’s she la nuova versione di Indovina chi? tutto al femminile. Dice donna uno dei grandi classici dei giochi da tavola. L’idea è nata su Kickstaeter e dopo aver raggiunto la quota necessaria al lancio effettivo del progetto ecco che il gioco è andato in distribuzione. Già venduto in diverse lingue, ce ne sarà anche una in italiano, a partire da febbraio 2019. Tra la schiera di grandi donne ci sono Marie Curie, Amelia Earhart, Harriet Tubman, Gertrude Ederle, Joséphine Baker, Frida Khalo, Yoko Ono, Agnodice, Serena Williams. .
I've Got You Under My Skin Frank Sinatra with Bono Last Christmas Wham Jingle Bells Diana Krall New York, New York Frank Sinatra with Tony Bennett Merry Christmas Mariah Carey Let It Snow Michael Buble Feliz Nevidad Josè Feliciano Jingle Bell Rock Bobby Helms
Sciò [sciò] Espressione usata per scacciare polli o altri animali, fra cui le persone. È una parola che frequenta con disinvoltura i nostri discorsi, ed è curioso notare come ci sia una certa ossessionecompilatoria nei dizionari nel precisare che questa espressione serve in primis per scacciare i polli. Un'urgenza che magari un tempo è stata più pressante di quanto sia oggi: diciamo che in generale è un'interiezione impiegata col fine di scacciare animali o persone con una forza sorda che stringe minacciosamente al grugno labbra e lingua e poi scoppia. Posso tentare di scacciare i piccioni che mi
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ARO DJENN
FOREVER LOVE JOLLY INVICTA, COMPAGNO DI SCUOLA E DI LIBERTÀ Era lo zaino di chi andava a scuola negli anni ‘80. C’era il Minisac (l’invicta di tela piccolo a righe colorate) creato per la prima volta nel 1970 come un accessorio per lo sci invernale e il mitico Jolly Original disegnato e presentato al pubblico nel 1981. Usato inizialmente dai “paninari”, lo zainetto è diventato un accessorio icona di quel periodo in tutto il mondo. “Rappresentava un nuovo modo di vivere in libertà, una totale assenza di rispetto e rifiuto per la politica e l’adesione ad un stile di vita basato sul consumo”. Invicta (dal latino Invicta/Invictae) nasce in Inghilterra nel 1906, come azienda produttrice di sacchi per la marina militare e borse in juta e nel 1926 passa a un artigiano torinese. Nel corso degli anni sessanta l’azienda passa all’imprenditore torinese Giovanni Garrinoche, che la rende famosa per la produzione di accessori di alpinismo. Ma è lo zaino Jolly che ha reso famosa Invicta nel mondo.
PAROLARTE incedono davanti con qualche sciò sciò, nel momento in cui vorremmo l'intimità per avanzare l'offerta romantica al bello del nostro cuor, facciamo uno sciò discreto all'amico che si sta avvicinando, e mentre parlavamo amabili sul muretto veniamo scacciati dalla proprietaria che gridando sciò sciò ci innaffia con l'irrigatore. Sì, spesso lo 'sciò' si ripete - è iterato. Ma pare non più di una volta, di solito. Sarà un'usanza legata ai polli, chissà. Peraltro la prima attestazione di 'sciò sciò' si deve a Lorenzo Panciatichi, canonico, erudito, accademico della Crusca e verseggiatore goliardico (ma
non per questo poco inquieto e cupo) che in un suo scherzo poetico del 1648 precisava che "S'allettan le galline/ con bille bille, non con sciò isciò". Quindi, chi volesse attirare i polli (e magari anche questo funziona con altri animali e persone) può provare 'bille bille'. Ci faccia sapere.
WWW.UNAPAROLAALGIORNO.IT
antipasti
Tris di montanare PIZZERIA SALVO (Francesco&Salvatore) via Riviera di Chiaia 271, Napoli tel. 081.3599926
SMART
ARTofFOOD
INVENZIONE TRA GENIO E INUTILITÀ: LO SCALDANASO
primi
Mezzani spezzati al ragù TANDEM Via G. Paladino 51, Napoli tel. 081.19002468 primi di pesce
Sacchettini in maglia di tutti colori per tenere al caldo il naso. Ecco l’accessorio moda un po’ inutile, un po’ trash, ma davvero divertente dell’inverno 2018. Un’idea regalo per prendere in giro gli amici e i parenti più freddolosi. L’ideatrice è Sally Steel-Jones, CEO di Nose Warmer Company. Sarà pure un trash trend, ma sicuramente il simpatico accessorio riscalderà nelle giornate più fredde. “The Nose Warmer" è un cappellino da naso con dei lacci che si legano dietro la testa.
Candele spezzate alla genovese di tonno CARACÒL Via Faro 44, Bacoli tel. 081.5233052 carne
Polpette al ragù SIGNORA BETTOLA Vico Satriano 3, Napoli tel. 081.18954960 pesce
EARTH
Hamburger di mare c con patate al forno CAP’ALICE Via G. Bausan 28/m, Napoli tel. 081.19168992
Aragosta in tempura su crema dello Chef e pinoli tostati KISS KISS BANG BANG Via Santa Maria a Cappella Vecchia 9/10, Napoli tel. 081.7643143
sushi
gelato
Gusto Menella Rock MENNELLA Piazza degli Artisti 2, Napoli tel. 081.19202462 dolce
New york Cheese Cake MUU MUUZZARELLA Via Alabardieri 7, Napoli tel. 081.405370 pizza
Pizza speciale Don Antonio CIRO PELLONE PIZZERIA Via Mario Gigante 94/ 96, Napoli tel. 081.5934104 panino
Panino Napoli VECCHIA AMERICA Via G. Ruoppolo 101, Napoli tel. 081.5797813
L'effetto finale fa proprio ridere, ma chi lo utilizza assicura: mai più naso freddo!
NAPOLINQUIETA 2019 "AGENDO GESCO 2019" La Napoli tradizionale e la Napoli esoterica, quella dei diavoli e dei monacelli e quella più oscura, popolata da anime nere, è la protagonista di "Agendo 2019 NAPOLINQUIETA", l’agenda libro di Gesco Edizioni. Un racconto illustrato con dodici scritti inediti, una poesia e le bellisisme immagini dell’artista Oreste Zevola, gentilmente donate dall’Archivio a lui intitolato. Giunta alla 14esima edizione, agendo mantiene sempre la una finalità sociale: il ricavato delle vendite del'agenda andrà a sostegno del centro socio-educativo "Il Piccolo Principe" per ragazzi della periferia Est di Napoli, realizzato dalla cooperativa sociale Terra e Libertà. Con storie di spiriti, racconti neri e ironici, leggende e narrazioni introspettive firmano i testi di agendo 2019 gli scrittori Sara Bilotti, Vladimiro Bottone, Nicola De Blasi, Vincenzo Esposito, Dino Falconio, Mauro Giancaspro, Gianni Molinari, Aldo Putignano, Michele Serio, Chiara Tortorelli, Serena Venditto, Massimiliano Virgilio. La prefazione è dello scrittore Maurizio de Giovanni che affianca la presentazione del progetto a cura del presidente di Gesco Sergio D’Angelo. In chiusura e fuori calendario una poesia inedita di Francesco Romanetti.
STREETART
Napoli, Vomero, Via Mezinger Ilaria Cucchi Jorit Agoch Lo street-artist italo-olandese Jorit Agoch ha realizzato un murale dedicato a Ilaria Cucchi e al suo grandioso impegno di fronte alla perdita del fratello Stefano, avvenuta in circostanze tragiche e diventato un caso di cronaca italiana. L’opera è stata realizzata proprio quando durante l’ammissione di uno degli imputati, Francesco Tedesco, che in tribunale, dopo nove anni di processi, ha finalmente dichiarato che Stefano Cucchi subì un violento pestaggio nella stazione dei carabinieri di Roma Casilina. ph. Lia Arciello
PARTNER
IDRIS ELBA, SO SEXY! L'attore Idris Elba è stato eletto l'uomo più sexy del mondo dalla rivista People. 46 anni, bello, sguardo fiero, fisico asciutto e un sorriso sfacciato, non così frequente a dire il vero, da far girare la testa. L’attore britannico si è conquistato a furor di popolo lo scettro di sex symbol. E a renderlo ancora più affascinate, il non montarsi la testa e la dichiarazione aperta e ironica di non amare le attenzioni. E appresa la notizia ha dichiarato: “Una bella sorpresa, di sicuro per il mio ego”.
CHART Stefania Sabatino, artista partenopea, docente di Disegno e Storia dell'Arte, nel 1988 si diploma all'Istituto Statale d'Arte di Torre Annunziata in Grafica Pubblicitaria e Fotografia e nel 1992, allieva del Maestro Carmine Di Ruggiero, consegue la Laurea in Pittura con il massimo dei voti, presso l'Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si specializza poi nel 2007 in Arti Visive e Discipline dello spettacolo, presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Dal 1999 diviene giornalista pubblicista. Durante la sua vita artistica, affianca alla sua attività di pittrice quella di performer, illustratrice, decoratrice, scenografa e designer. La Sabatino è un'artista il cui lavoro è incentrato particolarmente su una rinnovata interpretazione della matericità del corpo umano, tanto da aver dato luogo, attraverso i suoi dipinti, performances e installazioni, a una nuova figurazione.
Il Mago Fandonio di Stefania Sabatino 11
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PARTENOPE
TRE BICCHIERI AL GAMBERO ROSSO I top wine italiani premiati dal Gambero Rosso con il prestigioso riconoscimento “Tre Bicchieri” nella guida Vini d’Italia 2019, si sono riuniti all’Hotel Excelsior di Napoli. Città del Gusto ha organizzato la prestigiosa manifestazione eno-gastronomica. Parola d’ordine di Tre Bicchieri 2019: buon vino, dove una selezione dei migliori vini provenienti da tutta Italia ha soddisfatto i palati di centinaia di appassionati. Oggi sono oltre 2500 i produttori censiti (tra loro 129 new entry per l’edizione 2019) e quasi 23mila vini in un panorama sempre più ricco, fatto di mille terroir diversi, di mille e più uve della tradizione e internazionali. Ai banchi d’assaggio i sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier con la delegazione di Napoli e della Campania. Attesi grandi nomi dell’enologia italiana, saranno 20 le aziende campane presenti, ben rappresentate le regioni Piemonte, Toscana, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia.
MAME OSTRICHINA IL PRIMO SPAZIO BIODINAMICO DI NAPOLI “Ristoro per il corpo e per l’anima”: questa la parola d’ordine della nuova avventura di Monica Neri, che ha aperto a Napoli nei Quartieri Spagnoli il primo spazio/ ristorante biodinamico della città: Mame Ostrichina. Con una speciale degustazione ecosostenibile organizzata da Ludovico Lieto e Valeria Viscione di Visivo Comunicazione l’imprenditrice napoletana ha presentato il suo grande progetto “Magna Mater”. Mame è il seme del fagiolo, richiamo ai cicli della terra, all’alimentazione sostenibile a basso impatto ambientale. Ostrichina è l’omaggio a Re Ferdinando IV di Borbone, che diffuse le tecniche di coltivazione delle ostriche in tutta Europa. Le proposte gastronomiche sono d’ispirazione mediterranea e abbracciano anche la cucina vegetariana ideate da Chef Fabio Borruso. In tavola vini biodinamici e birre artigianali. Un brindisi degustando la grande novità di questo autunno partenopeo: “sushi&susci” di Chef Alejandro Aguirre, che spazia dal sushi tradizionale a roll innovativi, fino a una linea tutta vegana da asporto. 12
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I DOLCI DELLE FESTE 2018: SCOPPIA LA STRUFFOLOMANIA
A Napoli è scoppiata la “struffolomania”. In azione i più grandi pastrychef, ospite d’onore il già campione mondiale di pasticceria Luigi Biasetto. Tutti pazzi per il più antico dolce campano, lo struffolo, che si è mostrato in tutto il suo gustoso splendore sul Roof Garden del Renaissance Naples Hotel Mediterraneo. L’occasione è stata la settima edizione de “I Dolci delle Feste dei Grandi Interpreti by Mulino Caputo”, il tema era proprio un focus su questo antichissimo dolce napoletano. Neri, bianchi, assoluti, disposti in spettacolari piramidi, in ricche cornucopie o serviti in fantasiose monoporzioni. Fritti, al forno, farciti e in forma di torta. I 14 maestri pasticceri intervenuti hanno davvero dato spazio all’estro. Quest’anno, special gust della manifestazione il Maestro Biasetto che, a Padova, gestisce la celebre Pasticceria Biasetto. A Napoli ha portato una selezione dei suoi macaron delle Feste, tra cui quelli al caramello e yuzu, allo zenzero e wasabi e allo spritz.
WAPO NATURAL FOOD Il ristorante Wapo Natural Food di Napoli ha presentato il nuovo menù. Una carta ricca di piatti creativi e afrodisiaci nel nome e nel gusto, prevalentemente cucinati al vapore, ma anche alla brace, al forno e a bassa temperatura. Un esempio? Tagliatelle purple con melanzane, gamberi in sauna di agrumi cotti al vapore di limone e serviti con maionese fresca al wasabi, cannelloni nemici-amici con tartufo di mare e tartufo di terra, gnocchi di ricotta katsuobushi dance con pancia di tonno. A farla da padrona durante la serata degustazione organizzata da Visivo Comunicazione la pasta fresca senza glutine, insieme ad altri piatti “etici” frutto di una continua ricerca, che parte dalla tradizione mediterranea e si fonde con quella asiatica. Il team di soci appassionati che lo sostiene è formato da: Mario Rubino, ideatore del progetto, Paola Gravina, Ciro Cacciola, Simone Cavallo e l’architetto Alessandro Castellano. E poi c’è il Take Away, con piatti freschi preparati ad hoc disponibili dal dirimpettaio Bar Centrale 4.0. e il WAPranzo, un piatto unico al prezzo speciale di 13 euro per gustare zuppe cucinate con prodotti di stagione, polpette di carne (o vegetariane) e una grande varietà di contorni.
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BRACERIA PASTORE PER IL SANTOBONO
PARTENOPE I FRATELLI SALVO PORTANO LA LORO PIZZA ALLA RIVIERA DI CHIAIA I fratelli Salvo si presentano così: “Spesso ci sentiamo chiedere qual è il nostro segreto. Con un sorriso rispondiamo che una cultura tecnica approfondita, unita all’entusiasmo per il nostro lavoro, sta alla base dell’esperienza che ci tramandiamo da generazioni. Non semplice intuito, ma lo stimolo a migliorare e ad imparare dalla cultura culinaria partenopea. Siamo gelosi e orgogliosi di una tradizione familiare consolidata e la portiamo avanti con passione e meticolosità”. E con questo spirito hanno aperto la nuova pizzeria alla Riviera di Chiaia nello storico Palazzo Ischitella e presentato alla stampa e alla città il nuovo menù con le eccezionali montanarine su cui spicca quella alla genovese e le speciali pizze con i prodotti di stagione. “La semplicità – commentano è la nostra chiave di lettura, ciò che ci anima e ci spinge ogni giorno a fare sempre meglio il nostro lavoro”.
MARTUCCI, LA PIZZERIA SOCIAL TRADITIONAL Ha aperto al Vomero una nuova pizzeria che è un mix di universo Social e tradizione napoletana. Dopo l’esperienza ventennale del padre Antonio, Fabio Macchitelli ha presentato la nuova Pizzeria Martucci. Il locale, in via Santa Maria della Libera 5, fa tesoro dell’eredità familiare della Pizzeria Michele di via Martucci, reinterpretandola in una chiave contemporanea e giovanile. “Vogliamo che sia una pizzeria innovativa. L’idea è quella di un luogo diverso tra arte moderna (ogni mese ospiteremo una mostra su una parete dedicata) e il mondo della pizza. Un’altra novità è il social table dove potranno sedersi non solo gruppi di amici, ma soprattutto persone che non si conoscono e fare così socialità.
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Con una serata benefica in favore dell’Ospedale pediatrico Santobono la Braceria Pastore di Via Caravaggio ha festeggiato 50 anni di attività. Una storia nata con Domenico Pastore, continuata dal figlio Antonio a cui negli ultimi anni si è affiancata quella di Luca, che ha ricevuto il testimone diventando titolare della macelleria braceria. Il giovane, che si occupa della cottura delle carni a vista su una griglia a carbone vegetale ha presentao alla stampa e alla città il nuovo menù della braceria, che prevede anche altri piatti che portano la firma della signora Linda, mamma di Luca come la spettacolare genovese.
ACCADEMIA DELLA PIZZA GOURMET Diretta da Giuseppe Vesi, a Palazzo Caracciolo è stata illustrata l’Accademia dei Maestri Pizzaiuoli Gourmet. Obiettivo: presentare i venti associati dell’Accademia, provenienti da tutta Italia, tutti pizzaioli rigorosamente gourmet, che dopo la conferenza si sono esibiti in uno show cooking e offerto il loro cavallo di battaglia. L’Accademia si pone a salvaguardia, tutela e promozione della pizza Gourmet e svolge attività di alta formazione per neofiti e professionisti affermati, avvalendosi di collaboratori di rilievo. Inoltre organizza eventi, seminari, stage per diffondere l’arte della vera pizza gourmet. All’incontro moderato dal giornalista Roberto Esse hanno partecipato anche Rosario Lopa, Portavoce Consulta Nazionale Agricoltura, Filippo Diasco, Direzione Generale per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Campania, Elena Coccia, Delegata alla Promozione dello sviluppo economico, Carlo Di Cristo, Università degli Studi del Sannio e Antonio Puzzi, Delegato alla Comunicazione Slow Food Campania.
洀椀愀挀漀洀洀甀渀椀挀愀琀椀漀渀⸀椀琀
嘀椀愀 䐀漀洀攀渀椀挀漀 䴀漀爀攀氀氀椀Ⰰ 㜀 ∠ 㠀 㜀㘀㐀㐀 㠀㌀ ∠ 眀眀眀⸀最椀漀椀攀氀氀椀洀漀爀攀氀氀椀⸀椀琀
PARTENOPE NEW NIGHT LIFE AL CLUB PARTENOPEO Torna in grande stile il Club partenopeo di Coroglio, che fonde musica e intrattenimento promuovendo la napoletanità. Per la stagione 2018-2019, show con grandi artisti, atmosfera, dettaglio, creatività e passione, sono gli ingredienti del locale che ospita e crea party di ogni genere, dalla musica house, tech house, dance, afro house, pop e reggaeton. Un club che si è trasformato puntando sull’essenza del naming, composto dalle parole chiave “club” di respiro internazionale e “partenopeo”, che significa tradizione intrisa di storia, cultura, passione e solarità. E poi live, serate private ed eventi musicali di tendenza conditi di grandi artisti e Dj di alto livello. E per tutti un comodo servizio taxi convenzionato con il club.
L’ARCOBALENO NAPOLETANO SI COLORA AL TEATRO SANNAZARO
ph Marco Sommella
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Più di mille ospiti provenienti da tutta Italia, hanno partecipato al party organizzato per i dieci anni dall’apertura del negozio Apple di R-STORE. Red carpet illuminato, splendide modelle e un percorso gastronomico con corner per ogni nazionalità, dall’angolo giapponese a quello spagnolo, passando per hot dog e le classiche pizze fritte della tradizione napoletana. A troneggiare su tutte le cucine, naturalmente quella napoletana, con tutte le sue prelibatezze, dalla pasta e patate con provola, alla mozzarella di bufala, per culminare con un tripudio di dolci a forma di Apple. Era il 2008 quando l’imprenditore napoletano Giancarlo Fimiani, la moglie Claudia Cremonese e gli amici e soci Felice Giusti e Stefano Selvaggi, aderivano al programma commerciale Apple Premium Reseller aprendo il primo R-Store a Chiaia. Oggi R-Store conta 16 punti vendita in 5 regioni in Italia.
RIAPRE L’OASI NATURALE DELLE TERME
È giunta alla settima edizione la manifestazione benefica ideata dall’attrice e cantante Anna Capasso, L’Arcobaleno napoletano e diretta artisticamente dal giornalista Diego Paura, in programma il 5 dicembre al Teatro Sannazaro di Napoli. Un grande evento all’insegna di musica, cultura, tradizione, sport, istituzioni e imprenditoria, che rappresentano le eccellenze della Campania. La serata condotta da Fatima Trotta con le “incursioni” di Enzo Calabrese è organizzata in collaborazione con la “Fondazione Melanoma onlus” diretta dal professore Paolo Ascierto, oncologo e medico ricercatore dell’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli. L’evento culturale vanta il patrocinio morale del Comune di Napoli. Nel corso della serata, dedicata alla memoria di Ileana Bagnaro, scomparsa a 54 anni per un male incurabile, consegnati riconoscimenti a personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport, della società civile e dell’imprenditoria che si sono maggiormente contraddistinti anche fuori dai confini regionali.
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BUON COMPLEANNO R-STORE
Un luogo ideale per rigenerarsi secondo l’antico principio romano del Salus per Aquam: ha riaperto dopo un accurato restyling il Parco del Benessere all’interno dell’antico complesso delle Terme di Agnano: un’oasi naturale di oltre 44 ettari di sorgenti termali e sbuffi sulfurei, alberi secolari e prati verdi, con 7 piscine tra indoor e outdoor, sale massaggio, solarium, sauna, area relax e un natural bar bistrot. Le acque che alimentano le piscine e le vasche idromassaggio termali sgorgano ad 84 gradi centigradi e sono di tipo sulfureo-salso-bicarbonato-alcalino-terrose: un toccasana per la bellezza della pelle, ideali per contrastare le patologie infiammatorie e le contratture muscolari, perfette per allentare stress e tensioni. Cuore pulsante del sito, con la sua portata di cinque milioni di litri d’acqua al giorno, è la Sorgente. Il complesso si trova sui resti di un antico e grandioso impianto termale d’epoca greco-romana, edificato nella Conca di Agnano, alle pendici del Monte Spina, lungo l’antica strada che univa Napoli a Pozzuoli. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, il prosciugamento del Lago di Agnano fece riemergere oltre settanta sorgenti d’acqua e i resti dell’antico impianto termale d’età romana (dalla prima metà del I sec. d.C.). All’interno del sito sono ben visibili i resti di età ellenistica e di età romana, che saranno oggetto di passeggiate archeologiche guidate.
NAPOLI FASHION KIDS A PALAZZO CARACCIOLO Cari bambini date libero sfogo alla creatività! Dove? Al Napoli Fashion Kids, il grande evento dedicato ai più piccoli ideato da Viviana Falace e presentato al Palazzo delle Arti Napoli. Un “mondo bimbi” davvero inedito, che parte da Napoli ed è già pronto per volare a Milano con l’edizione numero due. Napoli Fashion Kids ha il patrocinio dell’Assessorato ai Giovani, Politiche Giovanili, Creatività e Innovazione del Comune di Napoli. In un’atmosfera quasi surreale bambini e adulti sono protagonisti di flash moda con le creazioni Texture Design evoluzione della Factory Design creata dalla stessa Falace, che nel chiostro settecentesco di Palazzo Caracciolo si esprime anche in un set fotografico. In quest’occasione, gli ospiti assistono a un’anteprima di Celeblueation, mostra antologica di tessuti e bozzetti di Renato Balestra, che il 6 dicembre arriva in città. Uno sguardo visionario e straordinario, quello di Viviana Falace. “Ho coinvolto bambini e ragazzi, rendendoli protagonisti di un fantastico mondo, fatto di luce e armonia – racconta - il loro mondo, quello che va recuperato e protetto, fatto di valori sani, colori, giochi semplici e, soprattutto, di arte, lontano dalla tecnologia che ha travolto le loro giornate, allontanandoli dal sogno. Al centro, piccoli talenti che esprimono, attraverso il disegno, la loro personale percezione della realtà”.
NOZZE IN FIERA CON LE CELEBRITY Parola d’ordine: celebrità. A Nozze in Fiera, la rassega dedicata all’universo wedding hanno partecipato tanti volti noti della tv. Da Cecilia Rodriguez accompagnata dal fratello Jeremias a Francesca Cipriani passando per il giornalista e co-conduttore del Grande Fratello Alfonso Signorini e uno dei volti storici del GF Filippo Nardi. Guest star della manifestazione anche Cecilia Capriotti, reduce da L’Isola dei Famosi. La showgirl ha da poco festeggiato il secondo compleanno della figlia avuta dal compagno Gianluca Mobilia, cui è legata da ormai quattro anni, e tutto lascia pensare che tra gli stand della rassegna dedicata al wedding, abbia potuto trovare anche l’ispirazione per il grande passo, che i suoi fan attendono con ansia.
TUTTOSPOSI: 30 ANNI!
Ha spento 30 candeline la manifestazione TuttoSposi, traguardo importante per la kermesse dedicata al mondo del wedding e arredo sposa organizzato a Napoli alla mostra d’Oltremare. Dal 1988 la fiera è cresciuta in modo esponenziale. Quest’anno hanno partecipato oltre 300 aziende, in rappresentanza di più di 1000 marchi; e poi sfilate, eventi e tanti vip. In passerella centinaia di personaggi famosi, tra cui Belen, Raoul Bova, Riccardo Scamarcio, Marco Bocci, Afef, Enzo Miccio, Cristina Chiabotto, Barbara D’Urso, Melissa Satta, Mariagrazia Cucinotta, Manuela Arcuri, Maddalena Corvaglia. Quest’anno protagonisti: Stefano de Martino, Peppino di Capri, Simona Ventura, Maria Pia Calzone, Gino Rivieccio, Peppe Iodice, Tosca d’Aquino, Samuela Sardo, Roberta Lanfranchi, Rossella Brescia, le giornaliste Manuela Moreno, Alessandra Magliaro e Liliana di Donato, Roberto Alessi, Maggie e Bianca, Eleonora Gaggero, Miriam Candurro.
THE OWL, TRA GLAMOUR E CHAMPAGNE Ricercatezza, eleganza, fashion style e tante bollicine per il nuovo locale The Owl, che sta spopolando a Ercolano. Divertimento e socialità assicurati, ma anche romantic dinner grazie ai grandi spazi e agli angoli più riservati, tra buon bere, musica e alta gastronomia, il meglio per il relax e per il palato. Con circa 600 posti a sedere, il top della cucina territoriale, pregiati carni alla brace, cocktail, long drink, birre artigianali, grandi vini e tanto champagne delle migliori maison, “The Owl” si impone a Ercolano in via Gramsci come uno di quei luoghi ideali per chi dalla vita vuole il top. Perfetto con il suo ristorante “Il Nido” per un importante pranzo d’affare, una cena romantica e un brindisi a due, il locale assicura il gusto delle cose belle e la garanzia di prodotti attentamente selezionati. Preferito dalla Lanson Champagne per le sue preziose “bollicine”, il ritrovo di Ercolano, anche con le ottime etichette di vino proposte, si conferma come un polo d’attrazione per17gli amanti dei peccati di gola. party magazine
PARTENOPE IL CALENDARIO DI MEO 2019 VOLA SULL’ASSE Al Ciragan Palace di Istanbul, la sontuosa residenza voluta dal sultano Abdulaziz, si è tenuta la cerimonia di gala internazionale per la presentazione della 17esima edizione del Calendario Di Meo, progetto dell’associazione culturale “Di Meo vini ad arte”, presieduta da Generoso Di Meo. Quest’anno è protagonista l’essenza del Mediterraneo con il gemellaggio tra Napoli e Istanbul: la cultura e le architetture, le musiche e il caffè, il golfo e il Bosforo, i canti processionali nelle basiliche e le preghiere dei muezzin nei minareti, insieme alle pitture, i diamanti e le canzoni, in dodici inquadrature del fotografo Massimo Listri. Si tratta di un galà di valore mondiale a cui parteciperà un parterre di intellettuali, studiosi, artisti, altezze reali, celebrities, manager, in arrivo da Vienna, Montecarlo, Palermo, Roma, Ginevra, Parigi, Venezia e Bogotà. “L’edizione numero 17 del Calendario Di Meo – hanno spiegato i promotori – pone una accanto all’altra due popolazioni che già a tavola trovano convivenza e complicità, dal caffè al pescato fresco alle evoluzioni della pizza.
APRE A NAPOLI PCARE, IL CENTRO PER LA CURA E IL BENESSERE DELLE DONNE Sbarca anche a Napoli Pcare, centro specializzato nella cura del benessere fisico e psicologico delle donne, in tutte le loro fasi di vita, dalla maternità fino all’età più adulta. Lanciato a Roma anni fa grazie alla dottoressa Beatrice Mosele, che ne è la direttrice responsabile, è poi approdato a Napoli grazie all’impegno delle imprenditrici Carolina Pignata e Melania D’Elia. Tra le ospiti dell’evento inaugurale l’attrice Rosalia Porcaro (nella foto) e i volti di Un Posto al sole Miriam Candurro e Samanta Piccinetti. Formulato inizialmente come Pregnancy Care, servizio di consulenza a 360° per la cura della mamma dai primi mesi della gravidanza al periodo dopo il parto, in breve tempo si è imposto come Personal Care offrendo un sostegno a tutte le donne. Al centro i delicati passaggi della vita con l’individuazione di un percorso personalizzato, che garantisca salute e benessere.
CONCERTO DELL’IMMACOLATA Protagonisti il soprano Olga De Maio e il tenore Luca Lupoli del Teatro San Carlo, torna il grande “Concerto dell’Immacolata” organizzato dall’Associazione culturale “Noi per Napoli”. L’appuntamento è previsto per l’8 dicembre alle ore 19.30 a Napoli, nella Sala del Vasari nel complesso di Sant’Anna dei Lombardi. Un concerto lirico comprendente le più belle e immortali melodie mariane e brani sacri. Con una finalità benefica dedicata alla mensa dei senzatetto della Caritas di Santa Chiara, il concerto vanta il Patrocinio Morale dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e della Presidenza del Consiglio Regionale della Campania. Sul palco anche il tenore Lucio Lupoli, il flautista M°Andrea Ceccomori, accompagnati dal M° Maurizio Iaccarino al piano e il giornalista e critico teatrale, Giuseppe Giorgio con i suoi interventi storici legati ai brani ed agli autori in programma.
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party magazine
PREMIO NAPOLI PER TELETHON AL MUSEO FILANGIERI Serata benefica il 12 dicembre al Museo Filangieri per la terza edizione del “Premio Napoli per Telethon”, che raccogliere fondi per la ricerca. La manifestazione è organizzata dall’associazione Rinascimento partenopeo con la collaborazione di: BNL, Fondazione Telethon e Tigem. Sempre in prima linea l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina guidato da Andrea Ballabio, che lo scorso anno è stato premiato per il suo impegno nella ricerca sulle malattie rare. Professore ordinario di Genetica Medica all’Università Federico II di Napoli e “Visiting Professor” presso il Baylor College of Medicine di Houston e presso l’Università di Oxford. Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e, nel 2016, è stato il primo in Italia a vincere il prestigioso premio LouisJeantet per la medicina, per il suo lavoro sui meccanismi che controllano la funzione dei lisosomi. Durante la serata saranno assegnati riconoscimenti a chi si è particolarmente distinto nel sostenere la ricerca, la cultura, la scienza e le attività a favore della comunità.
PARTENOPE
UNA TAZZINA DI CAFFÈ FONDENTE
IO NON SONO LIBERATO Stavolta, lasciamo parlare la quarta di copertina. Liberato - chiunque sia - fa canzoni romantiche in lingua napoletana e le può ballare chiunque: da Sud a Nord, da Napoli all’oceano. L’autore di questo libro lo ha conosciuto attraverso YouTube, come tutti. Poi al telefono, via e-mail, via Skype. «Però è successo», racconta il giornalista de «la Repubblica» Gianni Valentino, «che un pomeriggio, quando avevamo il nostro primo appuntamento, lui non si è più presentato. Un po’ l’ho rincorso, un po’ ho aspettato che tornasse da me. Cercando di immaginare le sue sembianze, la sua voce, la sua faccia. Sono andato in ospedale, per rintracciarlo. Fino a Barcellona, per capire quali intenzioni avesse. Ma è tutto così invisibile. Incappucciato com’è, tra i laser. Così ho scelto di raccontare tutto quello che so di lui e tutto quello che gli altri - lentamente, generosamente mi hanno voluto sussurrare della sua storia. Backstage, conversazioni al cellulare, concerti, retroscena, festival, sospetti plagi e cambi di identità». Il libro è una giostra, dal golfo di Partenope al globo, tra i gommoni di via Caracciolo, i videoclip, le installazioni, i ritornelli-serenata, il mare splendente e le piazze notturne dei decumani coi fumogeni e i pitbull. Partecipano con micro-macro interviste Clementino, Raiz, Fabri Fibra, Nino D’Angelo, Populous, Ivan Granatino, Gemitaiz, Livio Cori, Bawrut, Planet Funk e, soprattutto, Enzo Chiummariello e il prof. Ugo Cesari. Perché questa è veramente una storia che accomuna tutti. Tanto quelli che amano quanto quelli che non sopportano più Liberato.
LE MUSE DI BRUNO CARUSO IN PASSERELLA
S’ispira alle nove divinità greche, figlie di Zeus e che appartenevano al dio Apollo, la nuova collezione di Bruno Caruso, Le Muse. In passerella una suggestione di stili e tessuti ricercati e sempre originali, per una donna elegante e sicura di sé, che desidera stare al centro dell’attenzione. Un fruscio di sete, chiffon, organza laminata, satin elasticizzato, che dona luminosità e maestosità. Piume, paillettes e piccoli cristalli decorano creano effetti scintillanti. Una collezione che accompagna la donna di oggi dal mattino alla sera. Muse moderne, che vengono invitate alle feste degli dèi e degli eroi, per allietare i convitati con canti e danze, nelle loro vesti fluttianti. 20
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A Napoli il caffè fondente è servito. Questa bevanda cioccolatosa è stata ideata da Ciro Lo Masto nel suo bar Le Rondinelle. Caffè nero bollente e fondente, realizzato con una base di crema di caffè, zucchero a velo e cioccolato fondente al 70%. Si prepara l’espresso, si versa nella tazzina già pronta con la crema fondente ed ecco servito un caffè davvero unico ribatezzato anche: Black coffee. Lomasto studia da anni i caffè di tutto il mondo, ma la sua predilezione resta sempre per quello italiano e napoletano in particolare. La macchina che utilizzano i suoi collaboratori è stata realizzata apposta per un obiettivo: l’espresso perfetto. E in vista del Natale la sorpresa sotto l’albero è già pronta: caffè fondente per tutti.
COMMON GROUND, IL NUOVO INDUSTRAIL BISTROT DI NAPOLI Di giorno spazio co-working e sala prove con strumenti a disposizione di chi vorrà entrare in un’innovativa rete creativa. Di notte club dove cenare e ascoltare musica dal vivo. Arriva in città un nuovo concetto di intrattenimento: l’industrial bistrot – che unisce il recupero di grandi spazi produttivi alla sperimentazione gastronomica e musicale, che ha trovato casa al Common Ground. Si tratta del nuovo progetto imprenditoriale di DROP, inaugurato a via Scarfoglio. In calendario il 21 dicembre: Giuliano Palma, concerto di Natale con il cantautore italiano che alla fine degli anni Ottanta ha fondato i Casino Royale per poi dedicarsi, negli ultimi anni, alla carriera da solista e al side project i Bluebeaters. Il 22 dicembre c’è Jovine, il 28 dicembre Pauline Croze, l’11 gennaio Greg & The Frigidares. Il 19 gennaio Muro del Canto + Dario Sansone (Foja).
Consumo combinato (km/l): 14,3 (A 250 4MATIC) e 22,2 (A 180 d aut). Emissioni CO2 (g/km): 160 (A 250 4MATIC) e 120 (A 180 d aut).
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#savethedate I nostri Save the Date hanno l’intento di dare suggerimenti spassosi per il tempo libero, e anche di segnalare iniziative lodevoli a cui aderire. Dare un buon consiglio al lettore che sfoglia la rivista, magari mentre si rilassa qualche minuto fra un impegno e un altro, ed ecco che arriva uno spunto interessante: che sia uno spettacolo teatrale dal format innovativo, una cena in un laboratorio di un’artista visionario, un’idea insolita per trascorrere il capodanno, oppure un romanticissimo balletto dal sapore antico, l’obiettivo della nostra redazione è quello di informare e mettere al corrente le persone delle cose accadono e che sono alla portata. Capita anche che non si riesca a dire tutto, perché lo spazio è limitato o perché l’evento è già passato. Allora approfittiamo di questa colonna di testo per approfondire e raccontare qualcosa in più. A proposito della mostra in corso al PAN, - la grande retrospettiva di Escher -, forse non tutti sanno che tra le più celebri opere del genio olandese, alcune si ispirano a scalinate e piccoli villaggi di pescatori della nostra Costiera Amalfitana. Escher trascorse un periodo della sua vita in Italia meridionale, dove oltre a trovare ispirazione per le sue grafiche introspettive, riconoscibili in alcune opere dove ridisegna in grafica tridimensionale gli elementi romani, greci, arabi, bizantini e barocchi dell’architettura di Amalfi e di Atrani, incontrò a Ravello il suo amore di una vita. Le visite guidate nei luoghi della Costiera rappresentati da Esher, le organizza l’agenzia Cartotrekking (.com), info line 3711758097. Degno di tanto merito, ma già passato: la serata Hub Dot, che si è svolta a metà novembre al palazzo Satriano, nella sala degli affreschi di Marinella. Un incontro di persone che non si conoscono, prevalentemente donne, che mette in contatto idee, opportunità o comunque condivisione di esperienze, con la finalità di creare sinergie, e perché no collaborazioni. Detta così può sembrare “un’americanata”, in parte è vero, ma l’energia della solidarietà, il fatto di potersi confrontare per generare concretezze, l’alchimia di una piazza d’incontro non virtuale, può portare a dei risultati reali. Info sul programma mondiale Hub Dot sul web: www.hubdot.com/italiano/. Irene Saggiomo
4w events GLI APPUNTAMENTI DA SEGNARE IN AGENDA
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What Why
White Rabbit Red Rabbit White Rabbit Red Rabbit è When un format teatrale scritto da 17 dicembre al Bellini, Nassim Soleimanpour nel 8 gennaio al Nest Where 2010. Un attore porta in sceTeatro Bellini, na un testo che non ha mai via Conte di Ruvo 14; letto, senza regia e senza proteatro Nest Napoli Est, ve, apre la busta sigillata che via B. Martirano 14, contiene il copione già sul Napoli palco e ne condivide il contenuto con il pubblico. Al Bellini ci sarà Vincenzo Nemolato, al Nest Massimiliano Gallo. Una sedia, un tavolo, due bicchieri, gli orpelli concessi: il qui e ora, nella sua espressione più autentica. www.369gradi.it
What Why
Homeating A cena in spazi privati esclusivi, When case d’autore, terrazze sul mare, Tutto l’anno e su richiesta palazzi d’epoca e dimore d’artiWhere sta. Homeating è un progetto Napoli, Sorrento, Capri, nato a Napoli dall’idea di due costa d’Amalfi giovani napoletane, Marcella Buccino e Carolina Pignata, per offrire insolite ed esclusive dinner experience. Un’ esperienza unica a tutto tondo, che punta a coniugare location particolari, come atelier di artisti, antiche ville sul mare, attici di design, luoghi normalmente non aperti al pubblico, con l’arte dell’accoglienza e la buona cucina. www.homeating.it
What Why
La Nuova Orchestra La Nuova Orchestra Scarlatti Scarlatti collabora per la rassegna de When “l’autunno musicale”, con la Mercoledì 12 e 19 dicem- direzione del conservatorio San bre alle ore 20.30 Pietro a Majella di Napoli. Where Nella sala Scarlatti il 12 dicemConservatorio San Pietro a bre l’omaggio a Sergio FioMajella – sala Scarlatti, via rentino, con sue trascrizioni San Pietro a Majella 35, originali per la tastiera da Bach, Napoli Schubert, Schumann, Fauré, Brahms, Mahler, R. Strauss eseguite da Mario Coppola; il 19 dicembre un concerto di musiche di Mozart e due prestigiosi solisti di origine napoletana, i violinisti David Romano e Raffaele Mallozzi. www.nuovaorchestrascarlatti.it
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Festival Sorrento Incontra è una rasse“Sorrento Incontra” gna di musica, danza e spettapresenta “M’illumino d’inverno” colo che trasforma la città in un When laboratorio di idee e emozioni, 8, 15 e 21 dicembre; oltre che in un salotto cultura5, 12, 19 e 26 gennaio le dove gli artisti si incontrano Where e si raccontano. La rassegna è Teatro comunale organizzata da Arealive, in colTasso di Sorrento, laborazione con la Fondazione piazza Sant’Antonino 25, Sorrento Sorrento, la Federalberghi Penisola Sorrentina ed è promossa dal Comune di Sorrento. La direzione artistica dell’edizione invernale è affidata a Mvula Sungani. Le esibizioni avverranno tra i vicoli del centro storico al teatro Tasso. Info line 3395923443
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La grande retrospettiva La grande retrospettiva di di Esher Escher è nelle sale del PAN When fino ad aprile. Oltre alle opeFino al 22 aprile 2019 re del visionario genio, anche Where un percorso di 200 opere dePan – Palazzo delle Arti dicate all’influenza che le sue via dei Mille 60, Napoli creazioni esercitarono sulle generazioni successive: dai dischi ai fumetti, dalla pubblicità al cinema. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, la mostra è prodotta dal Gruppo Arthemisia, in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e curata da Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea. www.mostraesher.it
What Why
Brikmania! Brikmania a Napoli, la mostra When dedicata al mondo Lego®, Fino al 27 gennaio, dalla collezione privata di Wildal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 20.00; mer Archiutti. L’esposizione di sabato, domenica modelli, diorami e progetti che e festivi rappresentano scenari reali e dalle 10.00 alle 20.00 fantastici, interamente costruiti Where con i famosi mattoncini danesi, Palazzo Fondi, tra cui alcune delle scene più via Medina 24, conosciute della saga cinemaNapoli tografica Star Wars, progetti di motorsport e il mondo dei pirati. Anche un omaggio a Napoli: in esposizione un ritratto del grande Totò interamente realizzato con mattoncini Lego®. www.brikmania.it
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Trekking di capodanno in Un’idea insolita e speciale: 4 costiera amalfitana giorni di trekking con guida amWhen bientale per il capodanno tra Dal 29 dicembre al 1 gennaio terra e mare, in escursione della Where costiera e delle sue meraviglie. Napoli, Pompei, Sentiero Da Napoli a Pompei, con base degli Dei, Positano, Ravello ad Agerola, per poi andare alla scoperta del Sentiero degli Dei, di Positano e Ravello, delle inestimabili ricchezze archeologiche, i piccoli paesi arroccati dove si apprezzerà la calorosa accoglienza degli abitanti e la deliziosa gastronomia locale. Come tradizione anche il cenone con brindisi, musica e fuochi d’artificio. Organizzato da Verde Natura www.verde-natura.com
What Why
Giocattolo sospeso Anche quest’anno il Comune When di Napoli promuove il “giocatDall’8 dicembre tolo sospeso”, che si ispira al al 6 gennaio tradizionale “caffè sospeso”, Where simbolo di solidarietà napoletaGiocattolerie e librerie aderenti sul sito del na verso chi è meno fortunato. Comune di Napoli/gio- L’iniziativa consiste nell’acquicattolo sospeso 2018 stare un gioco da lasciare nei negozi di giocattoli e librerie che aderiscono e permettere a chi ne ha bisogno di ritirarlo. Un’iniziativa che fa onore a chi aderisce, a chi la sostiene e a chi l’ha pensata, ma anche a chi ne fruisce. D’altra parte “a Natale siamo tutti più buoni”.
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Russian Stars & Moscow Il lago dei cigni, dal genio muState Classic Ballet sicale di Ciaikovskij al teatro Il lago dei cigni il 19 dicembre. La regina When Cilea madre sollecita al figlio Sigfri19 dicembre ed una decisione riguardo alle Where nozze, fra alcune fanciulle da lei Teatro Cilea, prescelte. Siegfried però si invia S. Domenico11, namora di Odette, la più bella Napoli fra i cigni del lago che ha subito il maleficio di Rothbart. Sigfried, decide di affrontare il mago per liberare la sua amata, ma lei gli svela che l’unica arma per restituirle le sembianze umane originali, è di ricevere l’amore di un giovane che non abbia mai promesso il cuore a nessun’altra. www.teatrocilea.it. 23
party magazine
#picoftheday
Massimo Ranieri 2014 foto di Anna Camerlingo
#peaceandlaw
LI CHIAMAVANO IMPUNITÀ
Luigi Di Gennaro Avvocato penalista
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Ricordate il film del grande Totò “Signori si nasce”? In quell’esilarante commedia, il Principe della risata rischiava di andare in galera perché aveva falsificato la garanzia su una cambiale di 300 lire! Da allora tante cose sono cambiate e oggi, bisogna ammetterlo, la situazione si è completamente ribaltata. Nell’immediato dopoguerra, in Italia, si ricorreva facilmente alle manette e non c’erano le premesse di un “giusto processo”, oggi, invece, la nostra giustizia avanza mestamente il passo verso l’eccesso opposto, ovvero l’incuria per le vittime di reati e l’incertezza della pena. Sempre più di frequente, quando assumo la difesa di una vittima di reato, sono costretto a dover perorare le ragioni dei miei assistiti proprio presso chi dovrebbe insieme a me sostenerle e sempre più spesso mi trovo, purtroppo, nella spiacevole situazione di formulare opposizioni a richieste di archiviazione dopo aver denunciato reati molto gravi. A tal proposito, basti dire che qualche anno fa assunsi la difesa di una minore, vittima di uno stupro, la quale non solo subì la violenza carnale, ma anche la mortificazione di non essere creduta dal Pubblico Ministero che aveva infatti chiesto l’archiviazione del caso (provvedimento da me immediatamente contrastato e grazie al quale oggi lo stupratore è sotto processo), fino ad arrivare alla non trascurabile circostanza che a tutt’oggi l’imputato non ha alcuna restrizione ed è libero di fare ciò che vuole, in attesa degli esiti del processo. Eppure di recente abbiamo celebrato la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma proprio in quei giorni in Italia siamo stati costretti ad apprendere delle violente morti di donne che avevano denunciato i loro persecutori, la cui pericolosità era stata il più delle volte trascurata da coloro che erano preposti alla tutela della vittima. Lo stato d’inadeguatezza e apatia della nostra giustizia è talmente evidente che la Corte di Strasburgo è intervenuta con una clamorosa condanna contro lo Stato italiano per la mancata tutela
delle vittime di violenza domestica e di genere. Con questa storica sentenza, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato il nostro paese per violazione del diritto alla vita e del divieto di discriminazione, in quanto le Autorità italiane non sono intervenute per proteggere una donna e i suoi figli vittime di violenza domestica perpetrata da parte del marito, avallando di fatto le condotte violente protrattesi fino al tentato omicidio della ricorrente e all’omicidio di un suo figlio. In particolare è stato contestato alle nostre Autorità che, benché avvertite della pericolosità del soggetto in questione, non hanno adottato le misure necessarie e appropriate per proteggere la sua vita e quella dei suoi figli. Il giudice europeo ha dunque rammentato l’obbligo per uno Stato di proteggere le persone vulnerabili, fra cui rientrano le vittime di violenze domestiche, attraverso misure idonee a porle al riparo da aggressioni alla propria vita e integrità fisica. Nel caso di specie, l’Italia è stata condannata perché è stato provato che le Autorità preposte sapevano o avrebbero dovuto sapere che la vittima correva un reale e imminente rischio per la sua vita e, ciononostante, non avevano assunto le misure da considerarsi ragionevoli per neutralizzare tale rischio. La vittima, dunque, era stata privata dell’immediata protezione che la situazione di vulnerabilità richiedeva. Le Autorità nazionali, non agendo rapidamente dopo la denuncia, hanno privato la stessa di ogni efficacia, creando un contesto d’impunità favorevole alla ripetizione da parte del marito di atti di violenza nei confronti della moglie e della sua famiglia, culminati poi con l’omicidio del figlio e il tentato omicidio della ricorrente. A quanto pare, dunque, il claudicante sistema giudiziario italiano ha oggi bisogno della stampella europea per cercare di restare in piedi nella battaglia della difesa dei più deboli. luigidigennaro@avvocatinapoli.legalmail.it
#beautyandcare
CHIRURGIA ESTETICA COMBINATA interventi multipli nella stessa seduta La chirurgia estetica combinata è indicata per il paziente che vuole correggere in contemporanea, in una sola seduta, una serie di inestetismi derivanti da vari fattori (invecchiamento, aumento di peso, lassità della pelle) che influiscono negativamente sull’aspetto. Questo tipo di pratica tende ad eliminare, con un solo intervento chirurgico prolungato, le irregolarità diffuse su più parti del corpo; ad esempio le adiposità localizzate in più aree o il rilassamento addominale dovuto a gravidanze o forti sbalzi di peso, che potrebbe interessare anche seno, braccia o cosce, potranno essere corrette simultaneamente. È preferibile che il chirurgo plastico abbia una visione d’insieme degli inestetismi da correggere, per procedere ad un intervento che salvaguardi l’armonia del corpo. I vantaggi della combo surgery sono molteplici per il paziente: non solo con un piccolo prolungamento postoperatorio si vanno a risolvere contemporaneamente una serie di imperfezioni, ma anche sul piano economico, il costo complessivo di un intervento multiplo è vantaggioso rispetto a quello richiesto per ogni singolo intervento, dal momento che gli oneri derivanti dalle voci di spesa come anestesista, staff medico e paramedico, utilizzo della sala operatoria vengono sostenute una sola volta e pertanto ammortizzati. Un intervento di chirurgia combinata unisce in un'unica seduta varie operazioni di chirurgia estetica: può essere eseguito in contemporanea un lifting alle braccia, un risollevamento e un aumento del seno e/o una liposuzione alle gambe. Questo tipo di pratica è particolarmente adatto ai pazienti che, per salute o per inestetismi, seguono un percorso che li porta a dimagrire molti chili: la pelle in eccesso in varie parti del corpo può essere facilmente rimossa con un intervento combinato. Uno dei vantaggi della chirurgia combinata è che favorisce il decorso post operatorio, con una rapida ripresa delle attività quotidiane. È possibile con questa pratica abbinare un intervento di mastoplastica additiva (protesi alle mammelle) con una piccola liposuzione,
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un'addominoplastica o unablefaroplastica oppure una mastopessi (lifting alle braccia, alle cosce, addominoplastica) tra loro oppure con mastoplastiche additive, chirurgie del volto e liposuzioni parziali. Anche sul volto spesso si procede con più interventi insieme: blefaroplastica, rinoplastica e otoplastica abbinabili tra loro o a lifting e mini-lifting. I casi vanno analizzati singolarmente e sarà il chirurgo plastico a valutare la riuscita dell’intervento e se il corpo del paziente è in grado di sottoporsi ad un’operazione multipla. È consigliabile combinare interventi che non abbiano un impatto troppo forte sul corpo e che non pregiudichino una rapida ripresa. Anche se superficiali, gli interventi di chirurgia plastica sono operazioni a tutti gli effetti: occorre quindi che siano eseguiti da uno specialista e in strutture adeguate, con personale abilitato e qualificato. Un intervento di chirurgia combinata va effettuato in strutture attrezzate, con sale operatorie complete e richiede la presenza dell'anestesista, nonché di un accurato controllo post operatorio. È quindi fondamentale che l'operazione venga eseguita da un chirurgo plastico altamente qualificato e da un'equipe di qualità che garantisca la sicurezza del paziente.
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DI MIMMOCARRATELLI
LA RUMBA DEGLI SCUGNIZZI: LORENZO INSIGNE E MERTENS SI PIAZZANO AL SECONDO POSTO FRA LE COPPIE-GOL DELLA STORIA DEL NAPOLI.
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I giganti e i bambini. Portieri-colossi di quelli che alzando le braccia toccano la traversa. Titani. Corazzieri. Maglie sgargianti per confondere lo sguardo dei goleador. Professionisti di lungo corso con i trucchi del mestiere. Giovani palestrati dalla reattività leggendaria. Davanti a loro Lorenzo Insigne 1,63 e Dries Mertens 1,69. I più piccoli e i più insidiosi. I portieroni temono i loro tiri balzani, i “piedini piccoli” che accarezzano il pallone. Il “piccoletto” ha risorse che il fisico minuto nasconde e ha il vantaggio di un equilibrio solido per il baricentro basso. Non cadono, sgusciano. I “piccoletti” hanno la grazia delle fatine con la bacchetta magica del gol se sono attaccanti. Dipingono tiri ad arcobaleno, traiettorie fatate, palloni che sono coriandoli. Il tandem azzurro dei goleador tascabili, lo scugnizzo di Frattamaggiore e lo scugnizzo fiammingo, è al secondo posto tra le coppie d’attacco della storia del Napoli. In vetta Vojak-Sallustro con 167 gol in sette campionati, quindi Mertens-Insigne 111 gol in cinque campionati. Al terzo posto Cavani-Hamsik 109 gol in tre campionati. Seguono Maradona-Careca 97 gol in quattro campionati, Vinicio-Pesaola 86 gol in quattro campionati, Canè-Altafini 77 gol in quattro campionati e via gli altri. Brilla la stella di Insigne nelle notti d’Europa. Debutto in Champions e botto al San Paolo contro il Borussia Dortmund di Klopp vicecampione d’Europa. Roman Weidenfeller (1,92) lasciò la porta alla fine del primo tempo per un intervento di mano fuori area su Higuain lanciato a rete. Espulso. Gonzalo l’aveva bucato dopo venti minuti di gioco. Il Napoli di Benitez volava. Subentrò tra i pali l’australiano Mitch Langerak, 25 anni, 1,92. Al 67’ Insigne piazzò il pallone sul centro-destra per un calcio di punizione da venti metri. Partì la farfalla di Lorenzo, volò sull’arco lungo della traiettoria e s’infilò sotto la traversa. Langerak si buttò inutilmente, il bel ciuffo biondo svolazzante, finendo sul palo alla sua sinistra. Oltre al gol, ci rimise due denti battendo contro il legno. Nella partita di ritorno, persa dagli azzurri, Lorenzo non volle fare torto a Roman Weidenfeller, il portiere titolare dei tedeschi. Aveva battuto la riserva australiana al San Paolo, dedicò un cioccolatino anche al titolare nell’infernale stadio giallo di Dortmund. Oltre Langerak e Weidenfeller, Insigne ha battuto Keylor Navas (1,85 Real Madrid), Yoan Cardinale (1,81 Nizza), Brad Jones (1,93 Feyenoord), Ederson (1,88 Manchester City), Andriy Pyatov (1,90 Shakhtar), Allison (1,91 Liverpool), Areola (1,95) e il quarantenne Buffon (1,92 Paris Saint Germain). Piedino di fata. La sera di febbraio a Madrid, ottavi di finale col grande Real, nell’immenso Bernabeu, la muraglia degli ottantamila appassionati dei “blancos”. In tribuna d’onore il settantenne Florentino Perez, un monumento di trofei. La parata degli assi di Zinedine Zidane: Cristiano Ronaldo, Sergio Ramos, Marcelo, Kroos, Casemiro, Benzema.
Il Napoli di Sarri in maglia blu-blu squarcia la notte madrilena dopo otto minuti. Il Real è un po’ avanti. Nel cerchio di centrocampo Hamsik con un passaggio dolce e corto lancia Lorenzo fra due difensori larghi e Lorenzo, in corsa, da centravanti, fa brillare il destro da una trentina di metri, il pallone gira a dovere e s’infila sulla destra di Keylor Navas. Il Real rimontò, la prodezza di Insigne rimase negli occhi di tutti. Ronaldo rimase a secco. Gol d’autore, ma anche gol scugnizzi. Al San Paolo, contro il Liverpool di Klopp e del trio-meraviglia Salah-FirminoMané, è un match da dentro o fuori per il Napoli nel girone di Champions. Resiste lo zero a zero, di confortante c’è che il Liverpool non tira mai nello specchio della porta di Ospina. Batticuore finale. Gomez salva sulla linea la conclusione di Callejon. Mertens sotto porta colpisce la traversa. Scorre il 90’. Callejon corre sulla destra e mette in area un pallone basso. Ed eccolo Lorenzo che, in scivolata, sgusciando in area come un folletto, devia il pallone in rete per l’1-0. Alleluja. Il sogno Champions del Napoli prosegue. Ed è ancora Callejon, nella prima sfida col Paris Saint Germain, a sfoderare l’assist per il pallonetto di Insigne che porta in vantaggio il Napoli di Ancelotti a Parigi. Al Parco dei principi, i principi sono gli azzurri. Partita stradominata, ma l’autogol di Mario Rui e la prodezza finale di Di Maria inchiodano il Napoli sul 2-2. Lorenzo colpisce due volte contro i francesi del trio MbappéCavani-Neymar. A Parigi aveva battuto con una magia Areola, al San Paolo (1-1) inchioda Buffon su calcio di rigore. Uno, dos, Dries. Oplà, ecco Dries Mertens, la freccia del Brabante, l’antilope belga, la farfalla azzurra. Corre impettito come fosse su un motorino. Sterza, curva, scarta, frena, riparte. Il Napoli l’ha acquistato all’epoca di Benitez che internazionalizzò la squadra di Mazzarri. L’inizio non fu facile. Dries seppe aspettare. Diceva: “Gioco dall’inizio una partita su due, ma devo accettare l’alternanza”. Si adombrava, invece, il più irrequieto Lorenzino Insigne, l’altro “polo” della staffetta sulla corsia di sinistra. Prima Benitez e poi Sarri avevano questa precisa idea: inserire
Mertens nel corso delle gare perché capace di “spaccare le partite”. Al centro dominava, protestava e chiedeva palla Gonzalo Higuain, il centravanti assoluto, padrone del ruolo, della maglia e delle partite. Nel primo anno, s’alzava dalla panchina il paziente Duvan Zapata. Negli ultimi due anni dell’argentino scampoli di gare per Manolo Gabbiadini. Volato via il Pipita, ecco la svolta, complici avversità e necessità. Dall’Ajax arriva Arcadio Milik, 22 anni, centrattacco e guerriero polacco, che va subito in gol, ma dopo sette partite gli salta il ginocchio sinistro giocando con la sua nazionale. Quattro mesi fuori. Il Napoli prende dal Genoa il centravanti livornese Leonardo Pavoletti che non è pronto e non si inserisce negli schemi di Sarri. Il Napoli è senza centravanti. Perso Milik, in ritardo Pavoletti, sopravvive Gabbiadini. A questo punto nasce il prodigio e finisce la staffetta tra Insigne e Mertens. Dries viene promosso centravanti alla decima giornata (Napoli-Empoli 2-0, gol d’apertura sul cross di Callejon). Gabbiadini emigra in Inghilterra al Southampton. Pavoletti appare in Coppa Italia e scompare in campionato. L’attacco dei piccoletti di Sarri fa faville e Mertens si inserisce a suon di gol fra i cannonieri di ruolo (Dzeko, Belotti, Higuain, Icardi, Immobile). Gli manca un gol di tacco e poi Mertens avrà esaurito tutte le prodezze da falso nueve e da nueve-nueve, cannoniere agile. Ha superato i più celebri goleador del Napoli, prima Savoldi (77 gol), poi Higuain (91), Careca (95), Altafini (97). Nell’antologia del gol, molte pagine sono dedicate a Mertens. La lunga stella filante a Roma contro la Lazio: fiondandosi in area, Dries usciva vittorioso dall’impatto con Strakosha, la palla filava fuori dai sedici metri a sinistra, perduta dal portiere, la rincorreva e, senza guardare la porta, la girava di destro a occhi chiusi e di spalle al bersaglio. Volava il pallone adagiandosi nella rete incustodita. È stata fantastica la prodezza balistica da destra contro il Torino nella porta di Hart, un lungo pallonetto nell’angolo opposto alto dopo avere evitato Rossettini. E c’è il gol urologico all’Olimpico contro la Roma nel 2-1 del marzo 2017: dopo avere sbloccato il match con uno scavetto contro Szczesny, Dries andò verso la bandierina del corner, alzò una gamba e mimò la pisciatina di un cane, un gol dedicato a Juliette, la sua cagnetta. Molti scelgono il gran gol di Marassi contro il Genoa tutto in corsa, su un lungo lancio di 40 metri, pallone addomesticato di destro e bordata di sinistro. Tra i suoi gol, Mertens ne preferisce altri. Il gol alla Fiorentina facendo un tunnel a Rodriguez e passando la palla no-look ad Hamsik, tiro dello slovacco, respinta del portiere, Dries in agguato insacca. E il gol “pesante” di Bergamo per l’10 decisivo. Poi concede che la rete-fantasia alla Lazio è da oscar, ma non migliore della simile prodezza di Maradona.
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#scheggedisaggezza
IL FACHIRO BURHMA di Manlio Santanelli
Illustrato da Carmine Luino
Tra gli infiniti lutti che la Seconda Guerra Mondiale addusse ai napoletani non va certo sottovalutato lo stato di indigenza con cui fu costretta a fare i conti gran parte della popolazione. Il primo fenomeno vide come incolpevoli protagoniste le donne giovani e non più tanto giovani, che si avviarono verso il calvario della prostituzione, passando sopra ogni decenza visto che la fame non ha studiato la moralità né tantomeno il moralismo. E da signorine, con la sostituzione di una vocale, diventarono “segnorine”. In questo caso coloro che potevano e dovevano intervenire con reprimenda e fervorini avrebbero dovuto essere i genitori. Ma in quelle case il cibo entrava con abbondanza di scelte, e si sa che con il boccone in bocca non è educato parlare, e ancor di più predicare. Degli altri fenomeni qui non è neanche il caso di far cenno, essendo stati trattati in modo più che autorevole dagli storici, dalla letteratura e dal cinema neorealista. Perché, allora, ci soffermiamo soltanto sulla fame, potrà venirci chiesto. Perché fa da contesto nonché da argomento fondante della cronachetta che consegniamo a queste pagine. E allora su, di buona lena!
costole e un addome concavo da Cristo bizantino, il tutto come se germinasse da una testa avvolta in un turbante e un volto emaciato, che terminava in una folta e pizzuta barba grigia. Attorno a lui sgusciavano con lente e sinuose movenze tre serpenti dalla lunghezza di un capitone e più. A sovrastare questa immagine, troneggiava a lettere cubitali la scritta: «Per la prima volta a Napoli il fachiro Burhma!», poi di lato, ma ben leggibile, «Digiuna da trenta giorni!».
Quel giorno tornavo dalla scuola, tenuto per mano da mio fratello maggiore, il fratellone, il mio primo eroe, che presto sarebbe stato delicatamente disarcionato dalla sua primazìa, in successione necessariamente frettolosa, da Sandokan, Huckleberry Finn, il grande Maulnes, Edmondo Dantes, il Principe Myskin de “l’Idiota” di Dostoewskji e via di questo passo per i sentieri della lettura. Il fratellone era interessato a osservare e soppesare le avvenenze femminili che incrociavamo, e che io ancora non capivo perché calamitassero a tal punto il suo interesse pupillare. Quando i miei occhi andarono a posarsi su un cartellone pubblicitario a grandezza d’uomo. Al centro figurava in tutta la sua capacità di “testimonial ante litteram” un essere umano - tale poteva venire definito con qualche ardimento della fantasia - che, disteso in una cassa di vetro, mostrava le sue scarnite 32
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La mia fantasia all’istante decollò verso cieli esotici, e foreste pluviali che mi anticipavano le sorprese contenute nelle venture letture salgariane. Se ne dovette accorgere mio fratello, che seduta stante mi assicurò di portarmici: avrebbe comprato i biglietti d’ingresso quello stesso pomeriggio. La singolarità di un simile evento non risiedeva soltanto nell’arrivo di un fachiro indiano nella Napoli del dopoguerra, ma anche nel luogo scelto per la sua esposizione al pubblico: il municipio di una città è destinato a un nutrito numero di funzioni, dalla richiesta degli atti di nascita a quella delle carte d’identità, dai documenti prematrimoniali alle proteste contro ingiunzioni di pagamento ritenute illecite. È vero che la cassa contenente il fachiro era stata collocata in un luogo recintato e schermato da pareti di compensato, al centro del grande salone municipale, ma perché gli addetti alle manifestazioni cittadine avessero scelto quella collocazione è un fatto che resta avvolto dal mistero, e che ancora oggi non riesce ad ottenere una risposta (anche se non c’è più nessuno che l’aspetta); e forse fa il paro con il luogo di provenienza di quel campione di maratone “digiunatorie”. Il pomeriggio in cui, grazie ai biglietti acquistati da mio fratello, fummo entrambi ammessi alla vista di quel misterioso personaggio, io riuscivo a contenere la mia eccitazione a costo di ciclopici sforzi. Quando poi la lunga fila mi permise di accostarmi alla cassa di vetro, ossia a quell’inusuale giaciglio dell’esotico
digiunatore, spalancai gli occhi per non perdermi il minimo dettaglio di quella visione che immaginavo mi si sarebbe incisa nella memoria, per soggiornarvi a lungo. Il fachiro Burhma pareva sprofondato in un sonno sciamanico, di quelli procurati da abbondanti somministrazioni di oppio; il respiro gli sollevava il petto in maniera quasi impercettibile, le labbra si schiudevano di quel tanto che potesse far credere che stava pregando. Avviticchiati attorno alle sue scheletriche membra, i serpenti si muovevano come al rallentatore, comunicando la sensazione che condividessero con l’uomo il suo stato catatonico. Essendo, comunque, finito per quella mattina l’afflusso del pubblico pagante, l’organizzazione dichiarò libero l’ingresso a chi tra la folla di frequentatori degli uffici municipali fosse interessato all’insolito spettacolo. A questo punto avvenne quello che nessuno si sarebbe aspettato. Ad avvicinarsi per primi furono due individui dall’aria dimessa e dalla complessione che denunciava un critico stato di denutrizione. Dopo aver osservato con occhio esperto il digiunatore assopito, uno di loro disse all’altro: «E che sono trenta giorni? Noi l’anno scorso, prima dell’arrivo degli alleati, siamo andati avanti con una patata al giorno». E l’altro: «Beati voi, a noi sono toccate soltanto foglie di cavoli, nostra sorella se le procurava dal fruttivendolo dicendo che servivano per i nostri conigli!». Questo dialogo inaspettatamente si allargò ad altri presenti, ciascuno dei quali si sentì in dovere di sgranare il rosario delle proprie sofferenze, degli stenti che aveva dovuto affrontare nei momenti più bui del recente periodo bellico. Man mano che si alternavano quelle penose confidenze, l’immagine del fachiro con i suoi trenta giorni di digiuno perdeva la sua posizione di primato, rendendo di conseguenza piuttosto ingiustificata quella esposizione. Se ne dovette fare una ragione anche lui, che ritenendosi non visto strizzò l’occhio al suo manager. In quella strizzatina c’era tutto il suo disappunto. Quel fachiro, che doveva essere indiano solo quando si metteva
in fila indiana, aveva compreso che se c’era un posto al mondo in cui il digiuno non potesse fare nessuna impressione quel posto era la Napoli del dopoguerra. La conseguenza fu che il giorno seguente la sala del municipio era tornata al suo aspetto consueto, vale a dire privo di quella esotica attrazione, più di casa in un circo equestre (anche se quell’edificio, è vero, non aveva nulla di equestre, ma qualcosa di un circo sì). Qui ter mina questa cronachetta urbana. Ma l’episodio non mancò di lasciare un profondo solco nell’immaginario collettivo. Giorni dopo, infatti, circolava la voce che, nel trasloco del fachiro e delle sue masserizie verso un’altra meta più propizia, la cassa contenente i serpenti era caduta, cadendo si era sfasciata, e i serpenti si erano dileguati nel dedalico intrigo dei vicoli del Centro Storico. Erano i giorni che precedevano il Natale e quei vicoli brulicavano di pescherie con in bella mostra vasche colme di capitoni, a disposizione delle poche tasche che se li potevano permettere. Non intendiamo dar credito alle voci in circolazione, ma per un istante ci affascina l’idea che su una tavola napoletana, tra le poche prelibatezze a portata delle esangui disponibilità di quel tempo, un posto d’onore fosse riservato a quel capitone di origine indiana.
#people
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OLIN A L E R I A
Il sogno di diventare cardiologa durante l’infanzia napoletana prima di essere la meravigliosa attrice e la sensibile regista che oggi è, e che per un soffio non ha interpretato Pretty Woman di Antonia Fiorenzano
La grazia è come il talento, è qualcosa di innato. Queste due doti possono coesistere in una persona? Sì, se parliamo di Valeria Golino, anzi, sono la sua essenza. Entrano in campo quando la sua intensità esplode sullo schermo oppure quando passa dietro la macchina da presa, per dirigere storie, che raccontano la nostra contemporaneità con quella grande sensibilità che la contraddistingue. Sensibilità che spicca anche durante la nostra intervista, che con lei si trasforma in una conversazione tra amiche che avviene a Napoli, città dove la Golino è nata. L’occasione, la promozione di Euforia, suo secondo film da regista con Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea. Le sue radici napoletane Valeria Golino se le porta in America e in Francia dove ha girato tanti film con attori e registi importanti come Quentin Tarantino, Dustin Hoffman, Tom Cruise, Gerard Depardieu e Jean Dujardin. È davvero lunga la lista delle dei ruoli che ha interpretato, delle persone che ha incontrato e che hanno contribuito a renderla un’attrice e regista attenta a osservare con acuta intelligenza la realtà fatta di storie di uomini e donne che la incuriosiscono scuotendo la sua coscienza e che ha ritrovato proprio quando è ritornata nella sua Napoli per essere la protagonista de La Guerra di Mario, Per Amor Vostro (due pellicole che le hanno fatto vincere il David di Donatello e la Coppa Volpi al Festival di Venezia) e La Kryptonite nella borsa e non è un caso che proprio nella città dove è nata e parzialmente cresciuta ha esordito alla regia con il delicato cortometraggio Armandino e il Madre. 35
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È piacevole ascoltarla mentre parla del modo in cui sente la vita ed è qui che emerge quell’eleganza dell’anima che la rendono incantevole sia su un red carpet da glamour sia a chiacchierare con amabile semplicità tra le poltrone di una sala che ha ancora l’odore di cinema.
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Valeria, quando scorrono i titoli di coda dei film che dirigi la prima cosa che si avverte è la grande tenerezza con cui maneggi la storia, caratterizzi e curi i personaggi, ed Euforia che per tante settimane ha avuto risultati strepitosi al botteghino ne è un chiaro esempio. Ti ringrazio, sono davvero contenta che venga fuori ciò. Nel film ci sono tanti sentimenti che si intersecano. C’è un po’ di tutto come succede nella vita. Volevo un film che fosse molto ordinato formalmente, ma con un disordine emotivo all’interno proprio perché penso che nell’esistenza sia così, o almeno io la vivo in questo modo. La tenerezza a cui tu ti riferisci nei miei film, molto presente in Euforia, è la tenerezza che soprattutto provo per questa storia, per queste persone. Dopo Miele sono passati 5 anni prima di dirigere di nuovo un film. Non sentivo un’urgenza di ma poi ho vissuto, di
riflesso, quello che stava accadendo a una persona a me molto cara, che stava affrontando una storia molto simile alla nostra nel film. Euforia non è una storia biografica, ma molti dei fatti presenti in nel film nascono dai racconti del mio amico. I riferimenti a vicende ed episodi reali. Il pensiero alla morte, costruire dei personaggi molto verosimili e che in qualche modo è facile identificarsi, sembrano far parte del tuo percorso da regista. Senti che sarà questa la tua cifra quando passi dietro la cinepresa? Bè alcuni riferimenti, non sono consapevoli. Del legame che potessero avere i due film c’ho pensato soltanto dopo. Nel caso di Miele il mio primo film da regista, avevamo lavorato su cose che conoscevamo. Fatti che riguardavano la mia famiglia, mio padre, o conversazioni avute, anche lì senza nessuna intenzione di realizzare un’autobiografia. Invece, per quanto riguarda Euforia mentre in sceneggiatura creavamo Matteo ed Ettore, i due fratelli protagonisti, è venuto naturale che mettessi in entrambi degli elementi che mi corrispondono. C’è affetto nei pre38
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gi, nelle piccolezze e negli errori che poi caratterizzano tutti noi. Anche da spettatrice e da lettrice mi piacciono le storie che indagano l’etica del quotidiano, come affrontiamo la vita tutti i giorni con i nostri problemi, le nostre fragilità. Penso che valga la pena porsi questa domande. Mi affascinano le contraddizioni dell’essere umano. Parlando di Miele hai fatto un riferimento a tuo padre. Ma anche qui c’è una traccia di lui. Sì, con una frase detta da Riccardo nel film (ndr Riccardo Scamarcio, ex compagno della Golino). Mio padre
Luigi che era nato e vissuto a Napoli era un uomo molto ironico. Gli chiedevo: “Ma tu sei credente?”, e lui, sul divano, già acciaccatissimo, rispondeva: “Be’, piccolina, a questa domanda si può rispondere in varie maniere, ma dipende”. “E da cosa dipende?”. “Dalle circostanze e dall’interlocutore”. E mi piaceva l’idea di inserire anche in Euforia alcuni dei miei momenti con lui che era un uomo divertente. Anche mio padre è stato male, ha avuto un tumore e poi, in un anno, se ne è andato. È vero che prima di iniziare la carriera di attrice pensavi di fare la cardiologa? (Sorride) Sì, ma a volte nella vita va in un altro modo. Un po’ come per Pretty Woman, perché c’eri anche tu in lizza per interpretare Vivian. Esatto! Sono arrivata seconda. Capita di essere scelti e
non scelti, fa parte del mestiere dell’attore. Se avessi fatto Pretty Woman avrei forse avuto un altro tipo di carriera ma le cose sono andate esattamente come dovevano andare. Il tuo film è uscito tre giorni dopo il tuo compleanno. Ed è stato accolto positivamente dal pubblico e questo la dice lunga su un film che dovrebbe essere visto anche dai ragazzi come educazione sentimentale proprio per il modo in cui vedi gli esseri umani. Basti pensare come racconti i due fratelli del film e delle ragioni per cui hai scelto Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea. Grazie mille! È stato un bellissimo regalo che sia stato apprezzato dalla gente. E il merito è soprattutto dei miei attori. Ho scelto Riccardo perché ha uno straordinario talento. Mentre scrivevo non pensavo a lui, ma quando ho iniziato a fare i provini ho pensato che solo lui potesse renderlo bene. Conosco benissimo Riccardo e so che lui avrebbe salvato un personaggio che sarebbe potuto essere a rischio. Era nelle sue corde. 39
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Ha avuto il merito e la capacità di calibrare bene il suo infantilismo, le sue malinconie, gli sprazzi di sole che ha. Riccardo ha una leggerezza e un’innocenza che non ha reso osceno Matteo. Mentre per Valerio pensavo già a lui mentre scrivevo e con Ettore ha sicuramente dato prova della sua grandezza di attore, c’è il suo distillato nella sua vena più struggente. Ho letto che quando reciti per un altro regista, ti piace “deresponsabilizzarti”. Vuol dire che non ricoprirai mai la doppia veste? Oddio, mai dire mai. Amo fare l’attrice per il piacere di essere guardata da un’altra persona, un altro che ti idealizza e ti fortifica. Guardarmi mi interessa meno che guardare i miei attori e le mie attrici; sono più curiosa di loro. Va sempre tenuto presente che noi attori siamo
amo fare l’attrice per il piacere di essere guardata da un’altra persona, un altro che ti idealizza e ti fortifica una sorta di coautori. Gli attori possono snaturare un film o elevarlo all’ennesima potenza, anche senza saperlo. Dopo l’esperienza di Armandino e il Madre da regista hai voglia di girare un lungometraggio a Napoli? Premesso che andrei in qualsiasi città in cui fosse utile per lo svolgimento della storia, ma senza dubbio appena avrò il soggetto adatto lo farò un film qui e vorrei dirigere Massimiliano Gallo con cui da attrice ho già lavorato. Napoli è la città dove ho trascorso la mia infanzia facendo la spola con Atene e ogni volta che ci vengo per lavoro non vado in albergo ma preferisco prendere un appartamento. E con Gaudino regista di Per Amor Vostro girerò ancora a Napoli. Infatti nei prossimi mesi ti vedremo presto protagonista di molti film. Sì, sarò nei Villeggianti, un film di una mia grande amica Valeria Bruni Tedeschi che è stato presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Da poco ho finito di recitare nel nuovo film di Gabriele Salvatores dal titolo Se ti abbraccio non avere paura insieme a Diego Abatantuono e Claudio Santamaria. Un road movie che parla di un viaggio di un padre con un figlio autistico. Poi sarò Rita in 5 è il mio numero perfetto del regista Igor Tuveri al fianco di Toni Servillo. All’estero ho lavorato in Dernier Amour al fianco di Vincent Lindon in un film sulla vita di Casanova diretto di Benoit Jacquot.
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#leggèra
NATALE:
ALLA RICERCA DEL LIBRO PERFETTO È proprio vero che a Natale un libro ti salva la vita. Almeno quella legata alle relazioni sociali e familiari. È innegabile, infatti, che – a corto di idee – la libreria diventi uno dei pochi luoghi dove una soluzione ai regali si trova sempre. Se quest’anno, però, volete provare l’ebbrezza di non ridurvi all’ultimo minuto, se volete scegliere in maniera attenta e consapevole un libro che possa rispondere ai gusti o allo stato d’animo del momento dei vostri amici e familiari, proviamo ad aiutarvi. Non con la solita lista di best seller, quelli – per intenderci – che trovate impilati in bella vista ad ingresso di negozio, piuttosto andando a spulciare tra le uscite di questo 2018 che qualche sorpresa ha riservato. Partiamo da casa nostra e da Napoli mon amour di Alessio Forgione, esordio folgorante di questo trentenne napoletano residente a Londra che nel suo primo romanzo mette molto di sé e della sua vita in una Napoli fuori da ogni schema oleografico. Una Napoli afosa e piovosa, descritta con una lingua dal ritmo incalzante e che ben si adatta ad una storia di formazione tenera e dolorosa assieme. E per rimanere nell’ambito degli esordi italiani da non perdere, ci spostiamo dal lato opposto della penisola, in Friuli, e cambiamo completamente genere. Con Ilaria Tuti e il suo Fiori sopra l’inferno, il thriller di qualità non parla più solo americano. La sua Teresa Battaglia, commissario di polizia specializzato in profiling, è una protagonista indimenticabile per la sua straordinaria umanità, il suo spirito indomito e il suo mix di rabbia e dolcezza. Se, invece, non riuscite a resistere al fascino del best seller, non arrendetevi al solito nome, osate. Come? Con Eleanor Oliphant sta benis-
in vetrina
Gianni Valentino IO NON SONO LIBERATO Edizioni Arcana, Collana Cantautori del Duemila Pino De Stasio NOTTURNI Turisa Editrice Michelangelo Iossa LOVE Graus Editore Michelangelo Iossa LOVE Graus Editore Nino Anaclerio CENTO PICCOLE STORIE Turisa Editrice
a caccia di libri. letteratura, romanzi, gialli, testi zen, fantasy, letture per ogni appassionato di LUCIA NICODEMO simo, un caso editoriale eccezionale, venduto in 35 Paesi, capace di stravolgere la vita della sua autrice, la scozzese Gail Honeyman. Un libro con al centro una vicenda semplice ma permeato da un’ironia pungente, come quella della sua protagonista, Eleanor Oliphant, una trentenne dalla goffaggine adolescenziale. Un libro sulla solitudine dei nostri giorni e sull’importanza della gentilezza. E in tema di nuovi scrittori europei, c’è anche chi può risolvervi il problema del cosa regalare al nipote adolescente che non conosce altra lettura se non quella di interminabili saghe fantasy. La francese Christelle Dabos con i quattro volumi di L’attraversaspecchi si muove nell’orbita di J.K. Rowling e di Philip Pullman ma la sua saga riesce a mettere insieme fantasy e steampunk ovvero magia e tecnologia. Il primo volume edito in Italia, Fidanzati dell’inverno, ci introduce ad un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra, e ci presenta la giovane Ofelia che può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. E proprio tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo. E se non è il nipote adolescente a turbare i vostri sogni in tema di regali natalizi, quanto la mamma o la zia certa di essere una grande chef, con un classico non si sbaglia mai: Artusi. La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi. Con le sue oltre 700 ricette - raccolte da Artusi durante molti anni e altrettanti viaggi - questo è il libro più famoso e letto sulla cucina italiana. Quello, per intenderci, a cui si sono ispirati tutti i grandi cuochi. Non è, infatti, solo un ricettario ma un’opera che esalta il piacere del mangiar bene e della convivialità. E chiudiamo con i più piccoli e con un premio che è sinonimo di qualità nella narrativa per l’infanzia e i ragazzi: il Premio Andersen. I vincitori delle categorie zero-sei anni, sei-nove anni e nove-dodici anni nel 2018 sono stati rispettivamente: Passo davanti di Nadine Brun-Cosme; Sai fischiare, Johanna? di Ulf Stark, una bellissima storia sull’amicizia e su quel legame speciale, pieno di affetto e fantasia, che unisce nonni e nipoti; e infine Victoria sogna di Timothée de Fombelle.
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#ciak
Quando il cinema racconta la realtà di Valerio Ciaccia
La stagione cinematografica 2018/2019 la ricorderemo per alcune pellicole di forte richiamo riguardanti le vicende di personaggi che, pur appartenendo a mondi differenti, hanno fatto la storia. Di grande interesse, anche per la elaborata lavorazione, ma soprattutto per il fascino esercitato dal protagonista, Bohemian Rhapsody, di Bryan Singer, che si affida all’impegno rigoroso e lodevole di Rami Malek per portare sullo schermo le gesta di un uomo che, nel mondo dello spettacolo, è stato praticamente tutto. Cantante, compositore, pianista, chitarrista, addirittura tenore ed atleta. Freddie Mercury era un artista a 360 gradi, un’orchestra vivente capace di frantumare ogni record. Hollywood si affida ai biopic per fare incetta di Oscar e, in questo caso, punta al cuore dei fan ripercorrere, con stile classico, le avventure e disavventure di una star giunta nell’Olimpo
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degli immortali grazie alla sua capacità di volare come pochi. Lo sforzo è stato notevole, considerata anche la presenza, tra i produttori, degli storici componenti dei Queen, Bryan May e Roger Taylor. Alcune difficoltà hanno portato all’allontanamento del regista, aspetti della vita di Freddie Mercury hanno imposto tagli al montaggio finale in alcuni paesi come la Malaysia, ma alla fine il successo è stato evidente nonostante l’applicazione di uno schema obbligato, privo di originalità, nella narrazione delle vicende legate ad un autore che, per sue caratteristiche, forse meritava qualcosa di più
eclatante. Per un artista che potremmo considerare stella tra le stelle, abbiamo un astronauta e la sua avventura tra le stelle, ha fatto la storia con la “S” maiuscola. First Man di Damien Chazelle è uno space movie in grado di dare molto di più del semplice racconto di come l’uomo sia giunto sulla Luna. È un thriller, è un melodramma, ma è anche il racconto di come l’uomo abbia smarrito lo spirito di intraprendenza. Una strepitosa interpretazione di Ryan Gosling, capace di calarsi alla perfezione nel cinema di chi lo dirige e di cogliere le sfumature di Neil Armstrong utili alla causa. Anche in Italia ci siamo cimentati nel genere e lo ha fatto un autore da Oscar. Paolo Sorrentino con il suo Loro, parte 1 e parte 2, si cala nuovamente tra politici, cortigiane e giullari per ispezionare il mondo costruito da Silvio Berlusconi. Nella prima parte conosciamo i protagonisti del circo che, nel periodo aureo della carriera politica dell’ex Cavaliere, ha assorbito la luce del Premier italiano, nella seconda parte arriviamo al momento dei confronti tra l’imprenditore ed i principali personaggi che hanno fatto parte, o che ancora fanno parte, della vita del protagonista. Elaborato affresco del regista napoletano che non risparmia importanti spunti di riflessione. Ma se il 2018 ha regalato soddisfazioni anche attraverso pellicole meno pubblicizzate o di richiamo, tra cui Blakkkansman, di Spike Lee, ove si ripercorrono le gesta di Ron Stallworth, poliziotto riuscito ad entrare nel Ku Klux Klan, o Fabrizio De André – Principe libero, che attraverso un ispirato Luca Marinelli racconta le gesta del noto cantautore italiano, il 2019 ci regalerà Rocketman, di Dexter Fletcher, con un perfetto Taron Egerton impegnato
a incarnare Reginald Kenneth Dwight, vero nome di sir Elton Hercules John. Non sappiamo ancora se il film narrerà l’intera vita del prodigioso cantante britannico o uno spaccato, o addirittura un surreale racconto della evoluzione artistica del protagonista, un po’ come accadde per Io sono qui su Bob Dylan. Anche in questo caso il rischio di inciampare sullo stesso percorso narrativo di Bohemian Rhapsody, con ascesa, tripudio, party e caduta dell’eroe è concreta, ma restiamo curiosi di scoprire come la partecipazione dello stesso Elton John, in veste di produttore, condizionerà la trasposizione cinematografica della vita del musicista. I biopic sono un’arma a doppio taglio. Il grande nome del protagonista non è necessariamente sinonimo di successo. Si pensi a Jobs, di J. M. Stern, del 2013, vita e carriera del co-fondatore della Apple, criticato per la eccessiva superficialità e la scarsa aderenza alla realtà biografica. Meglio è andata allo Steve Jobs di Danny Boyle, uscito appena due anni dopo e diversamente accolto da critica e pubblico, senza tuttavia scaldare gli animi di chi oggi venera la figura dell’imprenditore, informatico e inventore statunitense. Diverso discorso se invece andiamo indietro nel tempo e ripercorriamo la storia di quattro pellicole che hanno esaltato personaggi a cui la storia ha reso diversamente omaggio. Gandhi, del 1982, di Richard Attemborough, non ha stravolto la storia del box office, pur ottenendo ottimi risultati, ma fece una meritatissima incetta di premi, tra cui l’Oscar per miglior film, per la vita del Mahatma Gandhi, e finendo nella lista dei cento miglior film britannici. Toro Scatenato, del 1980, una delle migliori collaborazioni tra il regista Martin Scorsese e il premio Oscar Robert De Niro, per la biografia del pugile Jake LaMotta. L’ultimo imperatore, film epico, biografico del 1987 diretto dal compianto maestro Bernardo Bertolucci, successo di critica e pubblico per la autobiografia di Pu Yi. E infine Amadeus, di Milos Forman, del 1984. Biografico, drammatico e musicale per la prima vera star che il mondo dello spettacolo abbia forse conosciuto, Wolfgang Amadeus Mozart.
Top 5 film biografici The social network (2010) Milk (2008) Prova a prendermi (2002) Into the wild (2007) The imitation game (2014) 45
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#amazing
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ALESSANDRO GASSMANN CITTADINO NAPOLETANO di Antonia Fiorenzano ph. Anna Camerlingo
“QUI NON MI SENTO MAI SOLO” E QUI, A NAPOLI, È IL SUO MOMENTO: APPALUSI IN TEATRO PER LA REGIA DELLO SPETTACOLO FRONTE DEL PORTO, BOOM DI ASCOLTI PER I BASTADI DI PIZZOFALCONE E ANCORA TANTI PROGETTI. ADOTTATO DALLA NOSTRA CITTÀ, ALESSANDRO GASSMANN HA RICEVUTO LA CITTADINANZA ONORORARIA. 47
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di Federica Riccio foto di Ilaria Rucco
ph @Anna Camerlingo
“Se devi scegliere tra due strade prendi quella più faticosa”, un insegnamento dato dal mitico padre Vittorio e, infatti, Alessandro Gassmann ha lavorato duramente per diventare l’artista a tutto tondo, oggi amato da tutti. È poliedrico da alternare i ruoli drammatici a quelli della commedia che interpreta sempre volentieri. È tra quegli attori che non ha mai snobbato la televisione partecipando a fiction e film per la tv quando era ancora lontano l’enorme successo de I Bastardi di Pizzofalcone che, nonostante il finale a sorpresa, già potrebbe essere sulla strada per la terza stagione. Poi c’è il teatro in cui è un Capocomico nell’accezione più vera del termine. Sul palcoscenico la sua visione della vita si sposa con la creatività, scegliendo di dirigere testi dagli argomenti sferzanti, diventando voce degli emarginati o di chi grida la libertà, in cui non viene fuori solo la sua cifra artistica, ma soprattutto la sua caratura umana. In Gassmann non si può fare a meno di notare la sua intelligenza emotiva quando dirige spettacoli come in Roman e il suo cucciolo (che nel 2012 ha portato 48
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al cinema con il titolo Razzabastarda segnando il suo debutto dietro la macchina da presa), o lo spettacolo su Alda Merini, La pazza della porta accanto e che si manifesta quando dice la sua sulla società o la politica e, di certo, non le manda mai a dire. Proprio la diversità culturale e sociale, l’integrazione, l’opporsi all’illegalità sono comuni denominatori che emergono in lungo e in largo, basti pensare al film che in questi giorni sta girando a Gaeta Croce e Delizia accanto a Fabrizio Bentivoglio e Jasmine Trinca dove, anche se i toni sono quelli della commedia, racconta il confronto tra due famiglie molto diverse quando i due
padri annunciano a sorpresa il loro amore. Mentre lui è sul set, in teatro piovono gli applausi per la sua ultima regia di Fronte del Porto, spettacolo coprodotto dal Teatro Bellini di Napoli e dal Teatro Stabile di Catania in cui ritorna a lavorare con Daniele Russo già protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Gassmann ha voluto fortemente allestire Fronte del Porto continuando la felice sinergia con il Teatro Bellini chiedendo all’attore e scrittore Enrico Ianniello di trasportare l’azione dal porto della New York degli anni ’50 che faceva da sfondo al film premio Oscar di Elia Kazan con Marlon Brando a quello del porto in-
dustriale della Napoli del 1978 in cui i colori sgargianti di quell’epoca si contrappongono ai fatti di malavita attraverso la storia di un gruppo di operai vessati per ottenere il lavoro da una famiglia camorristica. Alessandro, il suo impegno civile è noto e Fronte del porto contiene alcuni degli argomenti a lei cari che nelle sue regie vengono fuori. Quale però è il tema che su tutti l’ha fatta decidere di puntare sulla scelta dell’opera di Budd Schulberg che Ianniello ha riadattato in lingua napoletana? Sicuramente quello della voglia di legalità. In Fronte ph @Anna Camerlingo
del porto ho trovato il grido di chi vuole uscire fuori dal marcio grazie anche a una storia d’amore molto difficile. La decisione del protagonista di alzare la testa per denunciare le illegalità che vengono regolarmente compiute nel mondo del lavoro. Credo che sia importante che il teatro si incarichi di portare, emozionando, tematiche che sono attuali nel nostro paese. Sono molto contento di aver fatto questo spettacolo dal bellissimo adattamento di Enrico Ianniello. L’approccio che lei dà nelle sue regie è di forte empatia caratteristica che arriva allo spettatore. Grazie mille! Io faccio il teatro popolare. Tocco tematiche scottanti, a volte metto in scena spettacoli complessi, ma il mio obiettivo è di fare degli spettacoli che possano essere compresi e apprezzati, che emozionino qualsiasi tipo di pubblico. Uno spettacolo per essere riuscito deve emozionare ma anche far riflettere chi va a vederlo. È lo scopo primario. Se piace solo agli intellettuali con la puzza sotto al naso per me non funziona. Il segreto sta nell’essere intellettuali facendosi capire da tutti. Come tutti sanno grazie anche alle due stagioni de I Bastardi di Pizzofalcone, ormai Napoli la conosce bene tanto che la racconta anche da regista. Quanto è entrato nel meccanismo della città? Approfitto per ringraziare il pubblico dell’affetto che ci ha dato seguendoci durante questi sei lunedì. Il regista Alessandro D’Alatri e tutti noi del cast siamo molto onorati. È stato un grandissimo risultato e non era affatto scontato che andasse così. Detto questo, credo di conoscere Napoli abbastanza bene. Ho trascorso un anno intero per la realizzazione della prima e seconda stagione de I Bastardi di Pizzofalcone, in più si sono aggiunti i mesi in cui abbiamo provato Qualcuno volò sul nido del cuculo e Fronte del Porto. Da non napoletano vivo di sorprese continue, ma la cosa che più mi piace di questa città a parte la sua evidente bellezza è la qualità dei napoletani. A Napoli non ti senti mai solo. Penso che sia unica al mondo per la vicinanza dell’umanità. A Napoli si ha la sensazione che qualcuno possa aiutare se si è in difficoltà. Cosa che si è persa nella mia città. Roma ha perso umanità. Senza contare che Napoli in questo momento è la capitale culturale dell’Italia non solo teatralmente ma anche cinematograficamente e artisticamente. È una città piena di contrasti con delle problematiche, ma che attualmente regala di più rispetto ad altre città. Il suo rapporto con Napoli non finirà qui. In primavera ci ritornerà per le prove della sua prossima messa in scena da regista Il Silenzio Grande tratto da Maurizio de Giovanni e non potrebbe essere esclusa l’idea di una versione cinematografica. È vero! Il progetto de Il Silenzio Grande è nato mentre Maurizio e io eravamo a tavola. Ha sviluppato un gioiel51
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ph @Anna Camerlingo
lino di drammaturgia contemporanea. Con grandissima probabilità sarà presentato al Napoli Teatro Festival. Qui raccontiamo una Napoli completamente diversa. Una famiglia alto borghese è costretta a lasciare la sua villa di Posillipo perché il capofamiglia, scrittore di fama internazionale non ha più ispirazioni. Un bellissimo affresco su cinque personaggi. Tra i protagonisti Massimiliano Gallo e Stefania Rocca.
della Magliana. Tra un impegno e l’altro è anche la voce italiana del cattivo folletto Grinch attualmente in sala. Sì, è la prima volta che doppio il protagonista di un cartone animato natalizio e mi sono divertito un mondo. È un capolavoro d’animazione della Universal che fa ridere sia i bambini che i loro genitori ma che alla fine fa anche commuovere.
Come dimostra la collaborazione con Daniele Russo, Maurizio de Giovanni, Massimiliano Gallo, lei è tra quegli artisti che ama ritornare a lavorare con le stesse persone. D’altronde al cinema nel 2019 la vedremo in Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno in cui la vedremo insieme a Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi due suoi grandissimi amici. Gli amici sul set sono colleghi, ma avendo delle caratteristiche complementari si ottengono dei risultati che si hanno solo se si lavora con alcune persone, per cui è abbastanza normale che si torni a lavorare insieme. Per me è solo un piacere tornare a lavorare con amici per i quali nutro grande stima. Nel caso di Non ci resta che il crimine, mi fa molto piacere che tu lo citi. È divertentissimo! Al cinema mi sento un attore da commedia e in questo film interpreto un ladro fesso che con i suoi amici interpretati da Giallini e Tognazzi viene catapultato nella Roma del 1982 nel bar della banda
Suo figlio Leo è approdato ai Live di X Factor. Da padre sarà soddisfatto di come ha affrontato questa avventura.
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Fronte del porto _ ph @Mario Spada
Fronte del porto _ ph @Mario Spada
Sono contento: è un ragazzo serio, dolce, gentile, fa l’università e ha passione per la musica. Sono severo con mio figlio come mio padre lo è stato con me, pochi paletti, ma invalicabili. Leo potrà fare il cantante, ma deve finire l’università. Spesso conclude i suoi post sui social con la parola folks ossia gente. Di questi tempi quanta importanza è data realmente alla gente? Secondo me non abbastanza. I media e le nuove forme di comunicazione come Twitter, dove sono presente, sono strumenti potentissimi molto delicati ma anche
molto pericolosi. Bisogna saperli maneggiare. Io li utilizzo per promuovere il mio lavoro e per fare delle piccole e grandi battaglie sociali. A volte manca educazione e a scuola credo che sia giunto il momento di inserire una materia che educhi al corretto utilizzo dei mezzi tecnologici che possono distruggere e salvare vite. Dare ascolto alla gente è importante, ma penso che sia ancora più importante informarla per bene. A me piace molto osservare i comportamenti degli esseri umani e, pensandoci, non sarebbe male se ci fossero più capacità di osservazione e di ascolto verso gli altri.
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#pokerdassi
Quattro domande uguali per tutti, quattro risposte diverse che raccontano le passioni, i gusti, la vita di quattro personaggi che conoscono bene Napoli e la amano intensamente. Il poker d’assi è servito. di Paola De Ciuceis
ROBERTA BACARELLI fashion designer
Invito all’improvviso …cosa indossi al volo? Dipende dal tipo di invito e dal luogo, mi piace essere attenta su questo punto e sull’atmosfera. Personalmente, non avendo che l’imbarazzo della scelta, è un problema che non mi pongo ma in linea di massima, lavorando tutto il giorno in azienda è difficile che mi cambi; nell’ottica di non ripassare per casa, punto sugli accessori gli accessori. Magari cambio gli orecchini, ne indosso un paio piu particolari. In giro per shopping, precedenza all’abito o all’accessorio? Non vado per shopping. Tra i due, però preferisco gli accessori. In particolare amo le borse, quelle firmate. È l’unica cosa che compro, per il resto faccio tutto e mi vesto solo con quello che faccio io. Discorso a parte è la borsa griffate, ogni tanto mi innamoro di una in particolare e quando impazzisco faccio la follia; di recente mi è capitato con una Balenciaga. Mi piacciono quelle grandi, belle e comode quelle da tutti i giorni le uso per lavoro. La mia passione, però, sono quelle d’epoca, le cerco ovunque, le trovo in un negozio vintage di Milano... le Roberta di Camerino prima maniera, le Gucci piccole anni ’50, una Ferragamo di pitone azzurro… quanto alle forme mai quelle classi, anzi, colorate e preferibilmente improbabili. Più lo sono e più mi piacciono. Cosa non manca mai nel tuo guardaroba? Niente. Quel che non manca di certo, però, è lo smoking, il tailleur basico, nero con i revers lucidi lo rinnovo di tanto in tanto. È un passe-partout, basta cambiare camicia e un accessorio per sentirsi a posto, ritengo sia meglio del più classico dei classici: il tubino nero, almeno come sono io caratterialmente. Panettone o pandoro? Mi piaceva moltissimo il pandoro ma, mai nulla è per sempre. Tutto cambia e ora adoro il panettone. In particolare quello genovese, basso e compatto, schiacciato e saporitissimo con i canditi del tutto diverso da quello milanese. Anche in qualche variante all’albicocca o al pistacchio come il siciliano, in ogni caso artigianale. 54
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CLAUDIA CATAPANO imprenditrice, titolare Blunauta
Invito all’improvviso …cosa indossi al volo? Il mio è un look costante, sono vestita sempre più o meno uguale. Amo vestire comoda, preferibilmente di nero. La differenza per me la fanno le scarpe; in particolare, le scarpette da ginnastica; è con queste che mi contraddistinguo. Ne sono davvero affascinata e coltivo la mia passione facendone un’attenta e continua ricerca. Naturalmente poi le abbino ai capi che preferisco; uno per tutti la giacca di velluto. Preferisco sempre un abbigliamento sportivo, se non posso andare così declino l’invito. Il parapallo non lo metto mai, non è per me. In giro per shopping, precedenza all’abito o all’accessorio? È il mio sport preferito, ho le mani bucate. Compro tutto e ovunque. Non è che perché ho un negozio non spendo. Anzi, proprio per questo e perché faccio il mio lavoro con grande passione, sono sempre in giro alla ricerca di cose nuove e particolari. Io sono il mio lavoro, se sono in giro sono sempre alla ricerca di un’immagine e si ripercuote sulle scelte per me. Nulla è mai lasciato al caso. Tra abito e accessorio, preferisco di norma il secondo. Cosa non manca mai nel tuo guardaroba? Le sneakers, certamente. Magari anche un bel paio di polacchine. L’una o l’altra sono le scarpe giuste per me. Conduco una vita molto dinamica e la scarpa comoda è quella che fa per me. Altra presenza fissa del mio guardaroba è il cachemire: con la sua morbidezza e l’equivalente di un bell’abbraccio. Panettone o pandoro? A voler parlare di preferenze, decisamente il pandoro; senza nessunissima ombra di dubbio. Se non altro, il panettone è da bonificare. Ma, all’occorrenza, s’intende, anche tutti e due. Il panettone non lo scelgo ma se c’è lo mangio. Il pandoro, in ogni caso, liscio; quello classico, perché nel mangiare il nuovo non mi piace, preferisco sempre il classico.
CARLA DELLA CORTE art director Ileana Della Corte gioielli
Invito all’improvviso …cosa indossi al volo? Un vestito nero. Sono sempre per le decisioni dell’ultimo momento. Non mi anticipo mai troppo. Ho dei miei classici cui sono affezionata, già formulati secondo le occasioni e le ore del giorno; di solito abiti corti a trapezio e stivali alti; in tal modo sono sempre pronta. Molto, tuttavia, dipende sempre dall’umore. In giro per shopping, precedenza all’abito o all’accessorio? Non amo andare in giro per shopping, mi diverte solo quando sono in viaggio, quando vado ai congressi con mio marito. Forse perché sono più rilassata. I vestiti mi piacciono ma ancora di più le scarpe; moltissimo sia le alte da sera sia le più comode da giorno. Per anni ho amato le borse griffate, una all’anno ma davvero top; ora sono nella fase delle borse piccole e preziose. A parte quelle da giorno, da portare a tracolla e nella quale infilare di tutto. Cosa non manca mai nel tuo guardaroba? Sciarpe e stole in genere; di qualsiasi colore e tessuto; d’inverno e pure d’estate che non si sa mai ed è sempre meglio infilarne una in borsa. Per ravvivare il nero che resta il mio non colore più usato in assoluto. Tra le tante, naturalmente ho le mie preferite: ce n’è una che adoro, di seta verde e gialla così come quell’altra arancio e rosa. In più, immancabile nel mio guardaroba l’out-fit da walking: sono un’appassionata del genere e ho tutta l’attrezzatura tecnica del caso, dalle scarpe, ai leggins, alle magliette e giacche antivento in materiali speciali. Panettone o pandoro? Panettone tutta la vita. Anche se non amo i dolci in genere, il panettone è proprio un classico; quello tradizionale, con l’uvetta sultanina che è la mia passione, con poco burro, in pratica, quello buono, artigianale. Senza variazioni sul tema. In questo sono basica, non preferisco i fronzoli.
PAOLA GRECO creative director Le Zirre
Invito all’improvviso …cosa indossi al volo? Sempre qualcosa di colorato, mi fa sentire più a mio agio. Specialmente se al volo, il colore da quel tocco in più e quella sicurezza necessaria per un invito inaspettato che magari ti disorienta. Il comfort è fondamentale. Ma dipende anche dall’occasione. Mi piace il nero che non da mai problemi ma amo il viola, l’arancio, il fucsia, il verde acido, il rosa. Non si può indossare qualcosa che non ci faccia sentire bene e, per me, è il colore che fa la differenza. Tinte vivaci anche perché, personalmente, mi piace contraddistinguermi. In giro per shopping, precedenza all’abito o all’accessorio? Con l’abito è sempre più facile, si trova senza troppe difficoltà; il difficile sono gli accessori, ti rappresentano e ti contraddistinguono il carattere, esprimono la tua personalità. Tra questi preferisco sempre un accessorio importante, di quelli impattanti. Sarà che sono di parte, comunque, è su questi che mi concentro di più; anche perché è davvero difficile trovarne di buoni e belli, specialmente quelli di qualità a buon prezzo; di abiti se ne trovano di ogni qualità e anche quando non sono proprio il massimo, si mimetizzano di più. Cosa non manca mai nel tuo guardaroba? Le camicie. In quantità industriale. Per me sono un capospalla, trovare una gonna o un pantalone è più difficile e comunque può essere pure più o meno sempre lo stesso. La quantità di camicie garantisce un cambio semplice, soprattutto la possibilità di variare la mise con facilità. È un modo per cambiare ed essere diversa ogni giorno. Panettone o pandoro? Pandoro tutta la vita. Principalmente perché non mi piacciono i passi e nemmeno i canditi; poi, perché ne amo la morbidezza mentre trovo che il panettone sia più pesante; infine, perché da buona amante delle tradizioni di casa nostra, il pandoro mi ricorda tanto il babà. 55
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#style
ph. Romolo Pizi 56
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DANIELA DANESI
l'outfit giusto a tutte le ore
Le feste natalizie e i tanti appuntamenti in città a cui partecipare, qual'è l'outfit giusto? Ci ha pensato Daniela Danesi, stilista di alta moda con atelier al Vomero, che per l'inverno veste una donna metropolitana, moderna e dinamica, sempre effervescente e raffinata. Accostamenti azzardati e trasparenze sensuali che stupiscono e intrigano a ogni ora del giorno fino all’ora del party, per non passare mai inosservate. Abiti dalle linee essenziali da indossare con camperos e cappottini bon ton, pantaloni fantasia a zampa con maxi pull scollati. Il verde acido è flou abbinato al nero, il black and white è rivisitato per creare nuove geometrie. Gonne e pantaloni in seta fantasia animalier, shorts e minigonne con motivi tartan abbinati a maglieria, lavorata con macchinari manuali, punto di forza del brand Danesi, arricchita con piume, frange e pon pon in visone. La sera esplode con spacchi, scollature e trasparenze audaci. Gonnelloni in shantung in seta color rubino con shirt minimal in filo di seta e scollo all'americana, oppure in tulle nero ricamato effetto nude look e corsetti stringati in velluto che lasciano la schiena scoperta. Tute ed abiti lunghi in velluto e seta dal taglio imperiale in blu, petrolio, verde e l’immancabile nero. Al fashion show all'HBtoo hanno partecipato in tante, tra queste c'erano Maria Christina Rigano pressoffice Montecarlo Fashion Week e International Couture Altaroma, Massimo Esposito di NapoliWorld Luxury e Lifestyle, Pina Gentile, Patrizia La Pia, Marta Catuogno, Paola Penta, Patrizia Matacena, Marilí De Falco, Emanuela Musi, Maria Zambrano, Antonella Calvanese.
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La missione bellezza del centro benessere
Aleyka Beauty “Voglio prendermi cura di me stessa”: la fatidica frase per decidere di affidarsi a un centro benessere di prima eccellenza. È tempo di bellezza, un impegno importante e consistente, per chi vuole sentirsi più in forma e felice e per chi opera nel settore benessere. A Napoli, in via Cuoco, nel cuore di Chiaia, c’è un'oasi dedicata al benessere: Aleyka Beauty. Unico nel suo genere per materiali utilizzati e servizi offerti, il centro di Alessia Marvaso è stato concepito per essere un luogo di cura della bellezza e di totale relax. La giovane imprenditrice ha preso il testimone della mamma Cynthia Mauro, tra i nomi più noti in città nel settore dell’estetica e ha creato un nuovo centro benessere di prima eccellenza. Una grande passione diventata professione e oggi condivisa con le sue valide collaboratrici.
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Il centro si avvale anche della collaborazione di Mariolina Riccitiello, beauty specialist dell'azienda Labeautè. Il centro è composto da cinque ampie cabine curate in ogni dettaglio, per i trattamenti di bellezza di viso e corpo: massaggi, cromoterapia, aromaterapia, stone massage, epilazione con filo arabo, manicure e pedicure “spa” con apposite vasche idromassaggio e cromoterapiche, lettino termale "balnea", toilette per il make up, macchinari di ultima generazione. C’è anche il corner “relax”, un angolo speciale dove sorseggiare un tè, un infuso, una tisana oppure una centrifuga a base di frutta. Un luogo davvero speciale, ricco d’amore e dedizione verso la clientela. Aleyka Beauty è l’ambiente elegante ed essenziale dove rilassarsi dedicando del tempo a sé stessi. A ogni cliente vengono proposti pacchetti personalizzati, che tengono conto delle specifiche richieste ed esigenze. La professionalità e l’esclusività di servizi e prodotti sono le parole d’ordine di Aleyka Beauty. “Creando bellezza – spiega Alessia Marvaso incoraggiamo le persone a prendersi cura di sè, dell’ambiente in cui vivono, di ciò che amano. E lo facciamo attraverso dei percorsi creati ad hoc, che rigenerano copro e mente, per lei e per lui”. Il centro Aleyka si differenzia per l’ambiente confortevole, la diversificazione dell'offerta proposta, la massima serietà, la puntualità e soprattutto la cura e l'entusiasmo di tutti coloro che ci lavorano.
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Keyart per la Vancouver Film School
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Francesco,
ASIA, ARTE E PASSIONE di Carmine Luino
Francesco Cammardella ci racconta il suo amore per la cultura asiatica e per il disegno. Oggi è un Concept Artist con esperienze internazionali e tante idee per il futuro. La tua passione per il disegno inizia prestissimo. Ci racconti questa fase? All’inizio disegnare è stato un gioco, un modo per rivivere le emozioni che i fumetti, i film e i cartoni animati mi trasmettevano. Disegnare insieme ai miei fratelli (uno di loro Alessio, ha fatto la mia stessa scelta di vita) e agli amici era un modo per raccontare le nostre storie. Ero un “nerd” prima ancora di conoscere il significato della parola. Leggevo velocemente i fumetti e la tv ci teneva occupati con i cartoni animati giapponesi. Con l’adolescenza presi consapevolezza che il disegno fosse un aspetto fondamentale della mia vita e non un semplice hobby. La scoperta dei Manga è stata una ulteriore spinta nel raccontare storie col disegno. Una laurea in lingue e culture asiatiche, la Scuola Italiana di Comix a Napoli e la Vancouver Film School in Canada. Ci racconti queste tre esperienze formative e professionali? Asia e arte sono, probabilmente, le parole a cui vengo associato subito da chi mi conosce. Due passioni che si contaminano e costantemente influenzano la mia visione della vita. La scelta dell’Istituto Orientale di Napoli all’inizio fu un compromesso. I miei genitori non erano molto entusiasti della mia idea di frequentare l’Accademia di Belle Arti e io non ero disposto a frequentare la facoltà di Architettura (non amavo la matematica al liceo). L’amore per il giapponese, derivato dai Manga fu importante nell’orientarmi. Nello stesso periodo iniziai a frequentare il corso di fumetto alla Scuola Italiana di Comix, a pochi isolati dalla sede universitaria.
Francesco e un suo murales per la mostra di Cartier-Bresson del 2016
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Studio di un personaggio / Turnaround e pose dinamiche
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Good Boy
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Keyart per la Vancouver Film School
Ho imparato che la crescita professionale va di pari passo con quella personale
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Line up di vari personaggi
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Quali altri maestri, anche di diverse discipline, influenzano il tuo lavoro? Potrei fare una lista infinita di nomi e lavori che mi guidano e ispirano. Ho imparato che la crescita professionale va di pari passo con quella personale, i vecchi maestri putativi ad un certo punto stanno stretti e ne trovi di nuovi, a volte inaspettati. Se dovessi dire tre nomi fondamentali eccoli: Roberto De Angelis, Yoshiyuki Sadamoto e Stuart Immonen.
Oggi sei un Concept Artist, ci spieghi in poche parole le peculiarità di questo mestiere? Il Concept Artist deve principalmente trovare soluzioni. Quando gli viene assegnato un compito, che sia il design di un ambiente, un oggetto o un personaggio, il Concept Artist deve concepirlo in modo che sia non solo coerente alle specifiche, ma funzionale alla storia, in alcuni casi implementando le richieste dell’Art Director e aprendo la via ad una interpretazione più accurata. Deve dare una personalità non solo ai personaggi (attraverso il loro aspetto e linguaggio corporeo), ma anche ad environments (N.d.R. le ambientazioni e gli scenari) e agli oggetti di scena e ai veicoli, conciliando efficienza, praticità e appeal. È un ruolo di pura creazione e valorizzazione del processo mentale, ed è questo l’aspetto che più mi affascina del lavoro, essere apprezzato per il tuo modo di pensare e concepire. I lavori in corso e i progetti futuri? Sono ritornato in Europa recentemente con un piano, ma la vita ha deciso di spingermi verso un’altra direzione. Al momento sono in trattativa per un probabile lavoro a Vancouver ed ho appena ultimato un test come Character Designer per la quarta stagione di un popolarissimo show, del quale non posso ancora rivelare dettagli. https://francescocammardella.artstation.com
Sherlock Holmes redesign
È stato il periodo formativo più importante. Insieme alle tecniche del disegno, allo studio dell’anatomia e della regia ho vissuto un momento di espansione dei miei orizzonti culturali. Oltre ai Manga e ai Comics americani ho conosciuto forme di fumetto più complesse: il pop alto Bonelliano, le Bande dessinée francofone e le Graphic Novels, fumetti i cui racconti si elevano a letteratura. L’esperienza alla Vancouver Film School è stata come sbarcare su Marte. In Nordamerica il modo di vedere il lavoro creativo è incredibilmente diverso e si parla di “Industry”, cioè di qualcosa capace di far girare l’economia con storie che stimolano il nostro immaginario. Avevo già un’idea di cosa fosse la Concept Art, ma iscrivendomi ad un corso di Animation Concept Art, duro, dai ritmi serrati e con lezioni strutturate come se si lavorasse in studio, ho capito che potesse essere l’inizio di una nuova carriera ed era il momento di uscire dalla mia comfort zone. Vancouver è soprannominata “North Hollywood”, vivere tra set di cinema e serie tv è stata un’esperienza molto stimolante.
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#foodtour
Tartare di spigola, crostino di pane ai cereali e acqua pazza 80
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protagonista
il mare
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#ForrestGump Crudo/cotto di gamberi, chips di zucchina alla scapece, fonduta di bufala affumicata in michetta artigianale 82
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Bun artigianale con polpo scottato, friarielli e stracciata di bufala
“Al resto ci pensa il mare” e al miglior food a base di pesce ci pensa il nuovo ristorante di Chiaja, Pescetti. Il mare in realtà pensa sempre a tutto, il segreto è saperlo apprezzare. Ed è questa la mission del delizioso locale di Cappella Vecchia. Qui le tartare sono battute a mano, ogni sera, una comanda alla volta: qualsiasi macchinario a lame scalderebbe e rovinerebbe la polpa e la troppa esposizione all’aria comprometterebbe la fragranza delle carni. Vengono condite con olio extra vergine e fiocchi di sale. E per l’appunto a tutto il resto ci pensa il mare. I crostacei sono puliti dal carapace e sbudellati con la tecnica del “pungi e tira”: si afferra la testa dalla parte inferiore e si espelle.
Fish and chips Filetto di pesce impanato, patata gialla e viola
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Carpaccio di salmone marinato agli agrumi, maionese alla brace, 84 finocchi gel d’arancia partyemagazine
Tartare di Tonno rosso Arachidi caramellate Maionese ai capperi di salina Olive disidratate
Tranne gli scampi, che in questo momento hanno il carapace particolarmente morbido, allora vengono tagliati a metà in modo da poterli mangiare teneramente con la forchetta, anche se l’ideale sarebbe mangiarli con le mani. E visto che al resto ci pensa il mare, i suoi frutti sono semplicemente aperti e lasciati con il loro ultimo ricordo d’acqua salina, che custodiscono gelosamente nei loro rigidi gusci. E continua così, che a pensarci è sempre il mare. Freschi e genuni i “panini d’amare”, un’evoluzione sempre più gourmet fatta di prodotti di grande qualità e ricerca gastronomica: due fette di pane fresco (michetta artigianale) e in mezzo baccalà in oliocottura, scarola riccia ripassata, olive nere e maionese ai capperi; oppure il panino “Forrest Gump” con crudo/cotto di gamberi, chips di zucchina alla scapece, fonduta di bufala affumicata. Il Grancrudo, sicuramente il piatto più rappresentativo di Pescetti, riassume in un’unica pietanza la filosofia del ristorante: pesce fresco, trattato nella maniera più idonea, sano e in purezza. Un piatto su cui si alza il sipario le mani che l’hanno forgiato si fanno da parte, sbirciando magari ogni tanto il pubblico, perché il protagonista è sempre lui: il mare.
Polipo scottato, Zucca, Noci e Bergamotto
PESCETTI Via Cappella vecchia, 5 80121 Napoli telefono 081.764 0767
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#chezchef
in cucina con... rossella liberti Giovane, brillante e con una grande, dolce passione: i biscotti fatti in casa, che ha saputo con preparazione, amore e dedizione trasformare in un brand insieme a Stefano, collega e miglior amico: Picogrammo. Biscotti di pastafrolla, con lo zenzero, con le nocciole, con il cioccolato e tanti altri gustosi accostamenti. Rossella Liberti, laureata in biologia molecolare, mentre conseguiva il dottorato di ricerca presso la Scuola Medica Salernitana ha deciso di coniugare la sua passione per la scienza alla passione per la pasticceria e la distillazione. Ha creato così un marchio letteralmente delizioso, specializzato nella produzione di biscotti di alta pasticceria e distillati, in cui si fondono ingredienti pregiati, rigore e metodo, comuni denominatori di scienza e pasticceria e quel pizzico di sogno e di follia che non può mai mancare nella scienza e nella vita. Per chi ama i biscotti e segue un’alimentazione attenta ed equilibrata, non è per niente facile trovare dei prodotti di qualità, con gli ingredienti giusti e soprattutto buoni. Rossella c’è riuscita, i suoi biscotti possono essere gustati non solo al mattino, ma anche come snack pomeridiano, per un tè pomeridiano, dopo cena o per uno sgarro alla dieta notturno.
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JINGLE VEG ROCK cookies vegani con cioccolato bianco, noci pecan e spezie natalizie 120 gr. zucchero bianco 140 gr. zucchero di canna 7 gr. sale 90 gr. olio di cocco 55 gr. latte di mandorla 2 gr. zenzero in polvere 2 gr. cannella in polvere 1 gr. chiodi di garofano in polvere 1 gr. noce moscata in polvere 270 gr. farina 3 gr. bicarbonato 80 gr. noci pecan 150 gr. pezzi di cioccolato bianco vegano (se non riuscite a trovarlo in commercio, fatelo in casa con burro di cacao, zucchero, vaniglia e latte vegetale)
Versate in una ciotola lo zucchero bianco, lo zucchero di canna e un pizzico di sale. Versate, poi l’olio di cocco e con l’aiuto di una frusta rendete il composto simile alla sabbia umida. Non lasciate grumi. A questo punto, aggiungete il latte di mandorla (potete sostituirlo con latte di cocco con poca massa grassa se preferite) e il mix di spezie. Mescolate bene fino a ottenere un composto bruno e liscio, simile a una melassa. Setacciate a questo punto tutte le polveri (farina e bicarbonato) direttamente nella ciotola. Questo è il passaggio più delicato: per mescolare le polveri infatti, bisogna essere rapidi e decisi. Incorporate bene tutto senza mescolare più del necessario; il composto deve essere umido, ma non unto, ben solido. Aggiungete, infine, gli elementi golosi: le gocce di cioccolato bianco vegano e le noci pecan, che sposano benissimo con le spezie scelte. Coprite la ciotola con una pellicola e lasciate in frigo per 30 minuti. Dopo il raffreddamento, con l’aiuto di un porzionatore per gelati, formate delle palline su di una teglia foderata con carta da forno. Lasciate lo spazio necessario ad ogni biscotto di allargarsi e appiattirsi un po’. Cuocete a 180 °C per 13-15 minuti. Consumateli caldi sorseggiando il Ginger Gin.
ginger gin
1 oz e mezza di Gin PhD con fave di cacao 1 oz di succo fresco di loto vaniglia (una varietà di caco più delicata) ¾ oz di succo di limone ½ oz di sciroppo di zucchero alle spezie natalizie ½ oz di vermouth dry un anice stellato per guarnire Per lo sciroppo ½ tazza di acqua
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STELLA MICHELIN ad Angelo Carannante Chef del Caracòl dei Campi Flegrei Arriva la stella Michelin nei Campi Flegri. Ad aggiudicarsela Angelo Carannante Chef del ristorante Caracòl di Bacoli degli imprenditori Roberto Laringe e Alfredo Gisonno. “Una delle più grandi emozioni della mia vita – ha commentato da Parma, Carannante – ho realizzato non un sogno, ma il sogno. Lo dedico in primis a Roberto Laringe e Alfredo Gisonno, che hanno sempre creduto in me, lasciandomi esprimere con la massima libertà e senza mai condizionarmi, alla mia famiglia e soprattutto ai Campi Flegrei, che vogliamo continuare a far crescere”. E per festeggiare Scampi al latte di mandorla. “Siamo felicissimi ed emozionati per questo ambito riconoscimento – hanno commentato emozionati e orgogliosi Laringe e Gisonno - siamo altresì fieri di averlo ottenuto in terra flegrea e con uno chef flegreo. Valorizzare il nostro territorio è da sempre la nostra mission per amore, per senso di appartenenza e per rendere allo stesso a questi luoghi quanto ci hanno donato in termini di straordinarie bellezze. Spero che altri nei Campi Flegrei seguiranno lo stesso percorso. Intanto è un riconoscimento che ci spinge a fare sempre meglio e sempre di più. Essere pionieri in una zona famosa per la ristorazione è per noi qualcosa di grandioso e che vogliamo condividere con tutti. L’obiettivo è sempre quello di far conoscere e veder migliorare i Campi Flegrei”. Dalla rivisitazione di queste tradizioni in chiave moderna è nato il piatto di punta del Caracòl, particolarmente apprezzato dai critici gastronomici italiani: le candele alla genovese, con tonno crudo, limone, cacao e fondo d’arrosto. Ci si abbandona alla piacevolezza del mare e alla bellezza del design curato dall'architetto Francesca Maione, in uno dei migliori e più esclusivi ristoranti gourmet della Campania, dove si gustano piatti di straordinaria fattura. La terrazza del Caracòl è la più bella ed elegante dei Campi Flegrei. A picco sul mare, circondata dalla scogliera con la torre moresca e le isole del Golfo Capri, Ischia e Procida. Si trova in un angolo di paradiso immerso nel verde, nel noto complesso alberghiero Cala Moresca di Bacoli, accanto al faro di Capo Miseno. Il primo obiettivo degli ideatori e titolari, i noti imprenditori Roberto Laringe e Alfredo Gisonno è stato raggiunto: la stella Michelin. E dopo tante e importanti esperienze nel settore alberghiero e ristorativo, uniti da una solida amicizia che dura da oltre trent’anni, il cammino prosegue con lo Chef stellato Angelo Carannante.
CARACÓL Via Faro, 44 - 80070 Bacoli Telefono: 081.523 3052 www.caracolgourmet.it info@caracolgourmet.it
MUU MUUZZARELLA: un'esperienza di gusto Signore e signori la migliore mozzarella è servita da Muu Muuzzarella. Qui i piatti sono originali e selezionati e l’oro bianco della Campania è al centro di un’esperienza di gusto davvero unica, abbinata a carni, pesce, verdure, salumi, fritture, vini e dessert preparati dallo Chef. L’arte della presentazione la fa da padrona con uno stile fresco, innovativo e rock. Tutto nasce da un prodotto primario, meraviglioso, unico, bianco e delizioso. Da tre amici imprenditori, Salvatore Maresca, Dario Moxedano e Roberto Bianco, che hanno unito forze e competenze e hanno dato vita alla prima catena di ristorazione dedicata esclusivamente a sua maestà la Mozzarella di Bufala Campana. Signori e signore ecco a voi: "Muu Muuzzarella, lattedamordere, mozzarelladabere". Il brand MUU è appetitoso per giovani e ambito dagli adulti. Le creazioni Muu Muuzzarella spaziano nel moderno e si incrociano con la tradizione. Un concept con vocazione internazionale davvero unico, basato su un prodotto riconosciuto nel mondo al pari della pizza o degli spaghetti. “Napoli è la patria della mozzarella – spiegano gli imprenditori - e per questo motivo abbiamo voluto strutturare un format e far girare intorno ad esso tutto ciò che è food, dalla carne, al pesce, alle verdure, alla frutta e ovviamente ai dolci,
come la ricotta di bufala che noi abbiamo valorizzato creando la nostra Cheesecake, giudicata tra le migliori in città e non solo". Le versioni attuali di locali presenti a Napoli sono tre: MUU Lounge, il Flag Store, il più piccolo e glamour che si trova a Chiaja nel salotto buono della città. MUU Seaside, il “Rappresentative Store” sul lungomare di via Caracciolo, che offre spazi più ampi anche per i turisti. MUU Bistrot, lo Standard Store, situato al Vomero, in una zona di grande passaggio residenziale e commerciale. Muu è un progetto ambizioso con potenzialità tali da riuscir bene in tutte le città sia italiane che estere; il format è facilmente replicabile in modo dinamico, è un modello in franchising immediato: uno scenario differente di ristorazione dove offrire agli investitori il know-how, una capillare formazione degli affiliati grazie a un team di esperti, l’ingegnerizzazione dei processi, il prodotto caseario D.O.P. campano e l’uso del marchio.
muumuuzzarellalounge.it MUU MUUZZARELLA LOUNGE vico II Alabardieri, 7 - Chiaja MUU MUUZZARELLA SEASIDE via Partenope, 18- Lungomare MUU MUUZZARELLA BISTROT via Vincenzo d'Annibale, 18 -Vomero
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Twins
#mammalemamme
vita da di Valeria Prestisimone
Il fantastico mondo dei gemelli eterozigoti o omozigoti, i gemelli da sempre destano grande curiosità perché c’è chi dice che hanno un attaccamento particolare tra di loro, chi pensa che nascano già con un loro codice comprensibile solo tra di essi. Non tutti forse sanno che esiste addirittura una capitale di gemelli e si chiama Twinsburg, si trova in Ohio (USA): ogni anno, per un weekend, organizza un festival dedicato ai gemelli, che viene preso d’assalto soprattutto dai monozigoti. Un’occasione ghiotta per i fotografi, ma soprattutto per gli scienziati, che approfittano della folla di individui “doppi” per raccogliere soggetti per i loro esperimenti scientifici. Insomma sui gemelli se ne sentono tante e allora noi siamo proprio andati a chiedere a due coppie di gemelli come funziona la vita quotidiana e quali sono le dinamiche. Abbiamo intervistato Diana e Daniele De Marco e Francesco e Gabriele Brancia d’Apricena, di 9 anni.
Gabriele
VS Francesco Frequentate la stessa classe? Ti è dispiaciuto non essere in classe insieme? Cosa preferisci fare con il tuo gemello? Su cosa litigate maggiormente? Avete gli stessi amici?
Fate lo stesso sport?
Francesco e Gabriele_No Francesco e Gabriele_No, non mi è dispiaciuto Francesco_Le corse in bicicletta Gabriele_Tutto Francesco_Per chi deve giocare alla Playstation Gabriele_Mi arrabbio quando non mi ascolta Francesco_Sì, perché anche se un compagno di classe di Gabriele viene a casa giochiamo comunque tutti insieme Gabriele_Sì, perché anche se un compagno di classe di Francesco viene a casa giochiamo comunque tutti insieme Francesco e Gabriele_Sì, nuoto
Vorreste fare un altro sport?
Francesco_No, perché una volta a settimana giochiamo anche a calcio Gabriele_Ci piace a entrambi anche molto il calcio quindi giochiamo spesso
Vedete gli stessi programmi?
Francesco_Vediamo gli stessi programmi Gabriele_Vediamo gli stessi programmi, in realtà io comando il telecomando
Quando ti manca maggiormente tuo fratello?
Francesco_Quando vedo che gioca di più con gli amici e non con me Gabriele_Mai perché stiamo sempre insieme. 93
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Diana
VS Daniele Frequentate la stessa classe?
Diana e Daniele_No
Ti è dispiaciuto non essere in classe insieme?
Diana_No Daniele_Un pochino
Cosa preferisci fare con il tuo gemello? Su cosa litigate maggiormente? Avete gli stessi amici?
Diana_Giocare a nascondino e a dama Daniele_ Giocare a nascondino e ai giochi da tavola Diana_Sulla scelta dei cartoni animati e dei giochi della Wii Daniele_ Sul perchè le faccio scherzi banali (mi piace darle fastidio) Diana_Alcuni in comune Daniele_Sì, più o meno
Fate lo stesso sport?
Diana e Daniele_No
Vorreste fare un altro sport?
Diana e Daniele_No
Vedete gli stessi programmi ?
Diana_Alcune volte sì, di solito la sera vediamo gli stessi programmi. Daniele_Di sera vediamo le stesse cose, ma in altri momenti io preferisco il calcio
Quando ti manca maggiormente tuo fratello o tua sorella?
Diana_Non mi manca mai, perchè lo vedo sempre... solo qualche volta a scuola Daniele_ A scuola, perché non ci incontriamo quasi mai, solo in bagno, e quando vado a casa dei miei compagni.
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ELLI2019
#STUDIOMOR
Origami, Pavone, Cristalli, Ali, Calle, Amo sono le linee di gioielli protagoniste dei primi sei mesi del nuovo calendario di Studio Morelli. Seguono: Mediterraneo, Corallo e Turchese, Euclide, Feuilles, Perle, Glitter. Collezioni eleganti e alla moda, tutte ideate da Stefania Cilento, che da anni veste con i suoi preziosi le belle donne di Napoli e non solo. Ph. Romolo Pizi
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STAR COLLECTION PARTY L’autunno in città si è tinto d’azzurro: moda e calcio in passerella. L’occasione, il party organizzato nello showroom Enrico Rubinacci per presentare la nuova “Star Collection” con due testimonial d’eccezione: le Lady azzurre Jessica Ziolek fidanzata di Milik e Thais Valentim moglie di Allan. Must della Star Collection è la pelliccia “Cinderella” decorata con scarpette da sera e dedicata a tutte le fashion addicted, che durante l’happening organizzato da Mia Communication si sono divertite a farsi fotografare con i capi di Enrico Rubinacci resi ancora più preziosi dai gioielli handmade Ei.El, disegnati da Alessandra Laviano. Durante la sfilata: musica live con il violino elettrico di Stella Manfredi, finger food a cura di Pikara, flower design by Claudia Maresca e brindisi con i vini delle Cantine Famiglietti. In passerella un tocco fashion in più con l’hair stylist Vincenzo Sammarruco e la make up artist Dalila Gambardella. Ph. Romolo Pizi e Fabio Barbieri
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LA DONNA SEXY E SENSUALE DI ALESSIO VISONE Nei saloni del Grand Hotel Vesuvio, il vulcanico stilista ha presentato la nuova collezione autunno-inverno 18/19: “White tie for man. Alessio Visone for woman”. Il fashion show ha visto la partecipazione di tante amiche-clienti del creativo napoletano sempre attento al mondo delle donne. Al centro della collezione, appunto, la donna di Alessio: seducente alter ego di uomini perfetti e inappuntabili, attenta ai dettagli, si muove tra i roaring ’20 e l’ardore dei Seventies prediligendo tagli sartoriali che ritroviamo in frac eleganti e rigorosi, chemisier da sera, jumpsuit supercool e long dress. I colori sono tenui o intensi, misteriosi o luminosi; i tessuti preziosi e lavorati, tulle ricamato e sete stampate, pizzo e mikado, damaschi e velluti. Ph. Pippo By Capri e Salvio Parisi
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DOLCETTO O ? SCHERZETTO Blunauta festeggia il primo compleanno dello store di via dei Mille tra streghe, teschi e creature della notte in perfetto stile Halloween. Claudia Catapano e le sue fidate collaboratrici Martina Bonacci, Nunzia Giordano e Silvia Cinque hanno accolto i tanti ospiti tra ragnatele e mostruose creature, aperitivi finger food e calici di vino. Grande risalto ai capi proposti per questa stagione: must have le tute aderenti in lurex da vere bad girls e tanti abiti in sete e velluti con trasparenze e ricami. Ph. Romolo Pizi
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CARLA G EXPERIENCE Diventato ormai un vero e proprio brand total look, il marchio CarlaG lancia la nuova collezione Fall2018, inaugurando il nuovo negozio in Via Nisco 25. Tanti gli ospiti accorsi all’aperitivo glamour che si è svolto in un’atmosfera dallo stile neoclassico mixato a un design importante ma essenziale. Il nuovo negozio si presta perfettamente ad ospitare una collezione in cui risalta l’opulenza di oro, argento, paillettes e cristalli. La chicca digitale dell’evento è stata la CarlaG Experience: le signore invitate hanno potuto ammirare le collezioni su iPad, con la possibilità di ordinare gli abiti online con la consegna a casa o presso il negozio.
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MALANDRINO EXPERIENCE Malandrino Experience, l’evento esclusivo sui tre livelli del nuovo lounge club di Palazzo Petrucci ha unito alta cucina, champagne e performing art. La serata, organizzata in collaborazione con la Visivo Comunicazione di Ludovico Lieto ha visto protagoniste le creazioni dello chef stellato Lino Scarallo, proposte per l’occasione in versione finger food e la Maison Laurent Perrier, una tra le più note case produttrici di bollicine. E ancora, degustazione di pizze della Pizzeria Palazzo Petrucci e selezione di birre artigianali Karma. In più, la sorpresa di un un nuovo cocktail ideato apposta per la Maison Laurent Perrier. Numerosi gli ospiti accorsi che sono stati coinvolti in una performance artistica dal vivo, “Attaccar bottone”, curata dall’artista napoletana Bruia e dalla musica di Lunare Project con tanto di coreografia di Anna Malinconico dello spettacolo “Frida”. Alta cucina, musica e arte per regalare emozioni in una delle location più ricercate della città.
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EXCLUSIVE PREVIEW BY VENTRELLA Opening party per Ventrella: l’inaugurazione del nuovo negozio di via Cimarosa ha visto svelare in anteprima la nuova collezione di gioielli di design, ma soprattutto la nuova scultura ideata da Paolo Ventrella, il Pulecenella. Uno dei più noti simboli di Napoli e della nota famiglia di gioiellieri plasmato in resina o con decorazioni colorate. La pizzeria Acunzo per l’occasione ha creato una pizza ad hoc, la “Pulcinella”: margherita speciale imbottita con pasta, gustata dai molti amici intervenuti all’evento organizzato da PL Management. Ph. Francesco Artistico
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NUOVO STORE SANDRO FERRONE “Le donne lo sanno”, e sono state tantissime quelle che hanno partecipato all’evento inaugurale del nuovo store monomarca Sandro Ferrone in Corso Umberto I 70/72. Un importante traguardo per l’azienda romana rigorosamente made in Italy che ha presentato le tante proposte della nuova collezione accontentando così i desideri delle tante followers partenopee sempre in cerca di outfit che spaziano dal quotidiano alle occasioni speciali. Ad accogliere e brindare con gli invitati, tra gli allestimenti composti da palloncini e iniziali SF, Marco Bernardi e Simona Mazza, affermati commercianti di Chiaia e Sasà Ferrone, figlia dello stilista. Testimonial del brand, la splendida Elena Santarelli. ph. Lorenzo Cabib
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ME LE LAVATRICI
GLI UOMINI SONO CO
Che sapore ha l’amore? Lo racconta Caterina Balivo nel libro Gli uomini sono come le lavatrici, presentato a Napoli, nella libreria Feltrinelli di Piazza Dei Martiri durante un divertente incontro moderato dal giornalista Antonio Petrazzuolo. Quando Lara lascia la provincia di Napoli in cui è cresciuta per iniziare una nuova vita nella capitale, per lei l’amore ha il sapore dei panini imburrati che sua madre le preparava la mattina, prima di andare a scuola. A Roma, in quella città dove ciò che a Napoli è folklore diventa degrado, Lara però scopre che l’amore può avere un sapore molto più amaro di quanto avrebbe mai immaginato. Ma questa è solo la prima delle sue trasformazioni: da Napoli, città autentica, si è trasferita a Roma, città della finzione, e ora il suo destino la porta a Milano, la città dove lavorano tutti, ma che a lei apre le sue porte segrete, guidandola alla scoperta del vero sapore dell’amore. Ph. NapoliMagazine.Com
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ODA
STELLE DELLA M
Moda e cucina si incontrano in una delle location più prestigiose di Napoli, l’hotel Palazzo Caracciolo MGallery by Sofitel. Nel cuore più vivo della città, l’albergo ha ospitato la quinta edizione de “Le Stelle della Moda”, l’evento ideato dal direttore di Visivo Comunicazione Ludovico Lieto. Prima della sfilata, un cocktail party nello splendido giardino, per coccolare gli ospiti con degustazione gourmet di pizza fritta della giovane ma già espertissima Isabella De Cham, i dolci del Capriccio, la nota pasticceria che si trova proprio di fronte all’albergo, e poi tanti brindisi con i vini dell’azienda vinicola Sorrentino, azienda che produce il suo vino su l suolo riscaldato dalle periodiche colate laviche del Vesuvio. A seguire, in passerella, la creatività e la ricercatezza delle collezioni autunno/inverno 2018-2019 di brand internazionali presentate da Marisa Guadagnino di Noemi Boutique e le nuove creazioni Ramas del giovane orafo Raffaele Massarelli, pezzi unici completamente artigianali. Sono stati partner dell’iniziativa: Smilepay, Jamming club, Team Leo, Accademia di trucco Liliana Paduano, CSF Formazione. Ph. Fernando Alfieri e Fausto Luisana
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PLAY IT AGAIN
Continuano con successo le serate “Play it again” a cena con i cult, organizzate da Genny Parlati nel suo locale Restaqmmè a Santa Lucia. Il mix è sempre esplosivo: vee-jaying e gourmet con un accento revival, tra musica cult anni ‘70 e ‘80 e una rosa di pietanze della nostra tradizione gastronomica. Duccio Bocchetti in console e in cucina Chef Magdalena Buczynska, polacca d’adozione napoletana, esperta di rivisitazioni e cultura culinaria partenopea.
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(A)SOCIAL DINNER Un ritorno al passato innovativo, unica regola imprescindibile: cellulari SPENTI! A Villa Mazzarella un’edizione speciale di (A) Socialdinner, l’evento ormai cult organizzato da Fabio Ummarino di PL Management. Cena buffet e dj set con vista mozzafiato sul golfo della città e la possibilità per tutti di conoscersi e divertirsi senza nascondersi dietro lo schermo dei sempre presenti smartphone. Sponsor della serata Martini e una serie di cocktail ideati apposta per l’evento. Ph. Francesco Artistico
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ILA’S 40 Amedeo Giglio non ha lasciato nulla al caso, organizzando un party per i 40 anni del suo grande amore Ilaria Castagna, davvero indimenticabile. Accolta dagli amici di sempre nello showroom Roberta Bacarelli, Ilaria ha avuto la prima sorpresa: la proiezione di un tenero video per ricordare il tempo già trascorso insieme. Divertimento e commozione per poi culminare con la sorpresa piÚ bella: la richiesta di matrimonio a suggellare un forte amore che ha portato alla nascita di Laura Violante e Lorenza Blue. Emozioni e baldorie con il pianobar di Maurizio Filisdeo, la selezione di Marco Piccolo e il violino elettronico di Simona Sorrentino. Ph. Francesco Begonja
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WE CAN DO BETTER LA LORENZO & GRAZIEL “We can do better”: il mega party tenutosi al Pala Eden di Edenlandia per il 32°compleanno di Lorenzo Crea, direttore responsabile di Retenews24. Una serata all’insegna di musica, condivisione e amicizia che ha riunito più di 1000 invitati, tutti esponenti del mondo delle istituzioni, del professionismo e dell’impresa campani. Un ruolo importante lo ha avuto la musica: tra le aree food and drink infatti, gli ospiti si sono scatenati con Erminio Sinni e il suo accattivante pianobar, il sax di Enzo Savarese e il dj Daniele Tozzi che ha fatto ballare tutti fino fino a tardi. Al fianco di Lorenzo, dall’inizio al momento torta, la mamma Graziella Pagano, più volte senatrice e parlamentare, a cui ha dedicato un’emozionante discorso d’apertura. Una serata perfetta, organizzata curando i minimi dettagli da Tonia Croce, Bruno del Grosso e Simona Bosso, con l’ausilio di Walter. Ph. Mario Agozzino
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NICOLE E LE
FATINE
Party fatato per Nicole Garganese, che ha festeggiato 18 anni con piĂš di 150 amici. Body e gonne di toulle il dress code della serata per le fanciulle. Abito scuro per i ragazzi. La festeggiata e le amiche si sono vestite come delle ninfe dei boschi e hanno tutte indossato una coroncina tra i capelli. Scarpe da ginnastica per ballare tutta la notte, cin cin e tanti auguri cara Nicole! Ph. Marco Baldassarre
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S 18
GIANLUCA TURN
Tanti auguri “Cirilluozz”, alias Gianluca Cirillo. 18 anni festeggiati in grande stile nella discoteca Portopalos. Ad abbracciare Gianlu centinaia di amici, mamma, papà e i fratelli Stefano, Chiara e Fabrizio. Musica, risate, tanta allegria e brindisi a mezzanotte davanti a una mega torta di profiteroles. E quanta emozione quando è stato proiettato il video realizzato dagli amici di sempre, con le immagini più belle e divertenti di Gianluca. Ph. Federica Napolitano
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ORI PER FIORI E COL ORIA MARIA VITT
Villa Maria si è vestita di tanti fiori, luci colorate ed effetti scenici per il compleanno di Maria Vittoria De Rosa. 18 anni da favola, nella residenza di famiglia trasformata per l’occasione in un castello fatato con una veduta pazzesca del golfo di Napoli. A rendere la serata ancora piÚ unica e indimenticabile il piano bar di Peppe Parlato e il dj set di dj Sasha che ha fatto ballare fino a notte inoltrata i tantissimi amici e compagni di scuola. Ph. Marco Baldassarre
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FACENIGHT Al Joia di Sant’Antimo, il Gran Galà Facenight 2018, Oscar della Notte campana, un evento ormai cult che si basa sulla qualità e l’originalità degli addetti ai lavori del mondo dei club in Campania. L’happening ideato da Tommy Totaro in collaborazione con Antonello Fornaro, vanta come special guest, Kenny Carpenter, uno dei padri massimi esponenti del djing a cui è stato consegnato il Premio alla carriera. Altre tre le categorie speciali premiate, oltre a quelle votate dalla giuria formata esclusivamente da nightclubbers, e premiate da giornalisti e personaggi del mondo della notte. Tra queste: Security, Bartender, Pr, Dj nightlife, Promoter, Dj Techno/Tech House, Dancers, Photographer, Art Director, Vocalist e Dj House/Deep House. Attenzione puntata anche sull’OMBNI, l’Osservatorio sul Mondo del By Night Italiano, il cui obiettivo è quello di monitorare il rispetto dei fondamentali dell’ambiente della notte perché tutto proceda secondo le regole della sicurezza di tutti.
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