Party Magazine - Fall Edition 2016

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#restart #radioday #romantic

fall edition 2016




#editoriale DA OGGI MI METTO A DIETA

©carmine luino

Esclamato con tono deciso, categorico, senza se e senza ma: “Da oggi mi metto a dieta” è il manifesto dei buoni propositi d’autunno. Sia ben chiaro: “Da oggi mi metto a dieta” e non: “Da lunedì mi metto a dieta”, perché se nella frase si precisa il primo giorno della settimana si perde credibilità, ed eccolo lo sguardo dell’interlocutore, che appena sente pronunciare “lunedì” inarca il sopracciglio e fa smorfie di derisione. “Da oggi mi metto a dieta”, non è semplicemente la decisione di mangiare sano e smetterla di: abboffarsi, fare spuntini a tutte le ore, divorare patatine fritte e in busta e maxi panini, mangiare fritture come se non ci fosse un domani, tuffarsi nei gelati, tra dolci e dolcetti, cioccolata foresta, tavolette all’oreo, al cioccolato bianco, al caramello salato e poi nutella e pizza. Anzi no, la pizza no. In tutte le diete è previsto il giorno libero ed è stabilito dalla legge dei nutrizionisti che il sabato o la domenica è pizza fuori. “Da oggi mi metto a dieta” è innanzitutto dedicare più tempo a se stesse e a se stessi. È iscriversi in palestra e fare sport, un classico. È mettere delle piante nell’appartamento e farne sopravvivere almeno una. È coltivare un piccolo orto in casa, che si può realizzare anche sul balcone e c’è chi addirittura viene a farlo a domicilio. È organizzare un aperitivo con le amiche a base di sushi, gossip e moda. È progettare un viaggio, che sia solo per un fine settimana o più lungo. I luoghi ancora da visitare sono tanti e i week end sono così ricchi di eventi, sognare e pianificare di andare in vacanza può fare solo bene. È cucinare dolci, magari riscoprendo le antiche ricette di nonne, mamme e magari facciamo contente anche le suocere. È cambiare taglio di cappelli o colore, magari farsi fare la frangia che ora è così trendy e scaliamoli un po’ quei capelli lunghi. È regalarsi un giorno in spa da sole o con le amiche o un massaggio rilassante. “Da oggi mi metto a dieta” sì, ma non in maniera drastica, miglioriamo la nostra alimentazione evitando schifezze e rispolverando la cara vecchia dieta mediterranea. Compilate la vostra lista “Da oggi mi metto a dieta”, stampatela e attaccatela sul frigorifero, spuntando pian piano le cose che riuscirete a fare, affinché i buoni propositi non restino solo sulla carta. E mi raccomando, tutti i giorni dedichiamoci un momento: una maschera per il viso, una manicure, un bagno caldo con i sali aromatizzati e ogni tanto un po’ di cioccolata. Federica Riccio

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party magazine



editore Lula Carratelli lulacarratelli@partymagazine.it direttore responsabile Mimmo Carratelli direttore editoriale Federica Riccio federicariccio@partymagazine.it art director Carmine Luino fotografie Romolo Pizi editing e revisione testi Matilde Rocca redazione Ciro Ardiglione Francesca Cicatelli Paola De Ciuceis Cristiana Giordano Lucia Nicodemo Irene Saggiomo Valeria Valerio segreteria e pubblicitĂ Barbara Riccio hanno collaborato Giuseppe Attanasio Marco Baldassarre Valerio Ciaccia Adriano Cisternino Luigi Di Gennaro Beatrice Iervolino Evelina Pessetti Valeria Prestisimone special thanks Luigi Necco stampa Grafica Metelliana spa www.graficametelliana.com finito di stampare settembre 2016

Edito da M.I.A. srl Via San Domenico 45 Napoli - 80127 Napoli telefono 081.19363094 www.partymagazine.it info@partymagazine.it reg. trib. di Napoli del 17.03.2016 Del contenuto degli articoli e degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Ăˆ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da M.I.A. srl



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64 zine

party maga

tical

#restart #radioday #romantic

30 COPERTINA CELEBRATIVA Il 6 ottobre 1924, andò in onda la prima trasmissione radiofonica italiana. Erano le ore 21 quando Maria Luisa Boncompagni annunciò l'inizio delle trasmissioni dalla stazione di Roma S. Filippo.

fall edition

8 #JUKEBOX di Lula Carratelli

34 22 #NAPOLIINBICI di Beatrice Iervolino

12 #GIGICHICMIMMOSHOCK 24 #PEOPLE di Mimmo Carratelli e Gigi Necco di Mimmo Carratelli 16 #PEACEANDLAW di Luigi Di Gennaro

30 #JAZZ di Adriano Cisternino

18 #BEAUTYANDCARE di Sergio Marlino

32 #NOTEMENONOTE di Ciro Ardiglione

20 #PICOFTHEDAY

34 #AMAZING di Francesca Cicatelli

2016

numero DUE FALL EDITION duemilasedici l' eyewear

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SOMMARIO

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all the best around you a cura di Lula Carratelli

artwork carmine luino

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40 #CIAK di Valerio Ciaccia

54 #COVERTHETOP di Carmine Luino

con Lorenzo de Caro 74 #LORIDINAPOLI

90 #MAMMALEMAMME di Valeria Prestisimone

44 #LEGGERA di Lucia Nicodemo

60 #MASERIAL di Federica Riccio

76 #SWAG

92 #PRETTYTAIL di Valeria Valerio

46 #FISCHIOFINALE di Mimmo Carratelli

62 #HASHTAG di Matilde Rocca

80 #SHOPWINDOW

94 #ZOOM

48 #POKERDASSI di Paola De Ciuceis

64 #STYLE

con Le Cuoche in Giro 82 #FOODTOUR

97 #THEPARTY di Lula Carratelli

50 #WEDDING di Irene Saggiomo

72 #BEAUTY di Cristiana Giordano

di Lula Carratelli 88 #CHEZCHEF


JUKEBOX pezzi del passato e del momento

mixati e scelti per voi

DAY

TH Y BIR

HAPP

Samuele Bersani Sting Sigourney Weaver Pelè Simon Le Bon Bill Gates Eros Ramazzotti 30/10 Diego Armando Maradona 01/10 02/10 08/10 23/10 27/10 28/10

Ricky Martin Teresa De Sio Matthew McConaughey Alain Delon Ennio Morricone Martin Scorsese Carlo Verdone 22/11 Boris Becker 02/11 03/10 04/10 07/11 10/11 17/11

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ADDIO A GENE WILDER, STAR DEL MITICO FRANKENSTEIN JUNIOR Attore preferito di Mel Brooks, protagonista de La signora in rosso e del Willy Wonka del '71, il mondo del cinema piange Gene Wilder, uno dei più grandi comici statunitensi. Jerome Silberman - questo il suo vero nome – era nato l'11 giugno 1933 a Milwaukee, in Wisconsin. Il successo mondiale arriva con la parodia Frankenstein Junior (1974), dove veste i panni del Dottor Frederick Frankenstein. La pellicola si aggiudica il premio Oscar per la miglior sceneggiatura, che lo stesso Wilder stila a quattro mani con Brooks.


FOREVER LOVE QUANDO I PICCOLI LEGGEVANO Il 27 dicembre 1908 esce in edicola il primo numero del Il Corriere dei Piccoli, supplemento del «Corriere della Sera», al prezzo di 10 centesimi. La prima rivista settimanale di fumetti dell'editoria italiana è fondata dal giornalista e romanziere Silvio Spaventa Filippi. Il progetto della pubblicazione è da attribuire all'educatrice Paola Lombroso Carrara, figlia di Cesare Lombroso. Il «Corrierino», come è soprannominato, riesce addirittura in alcuni numeri degli anni Sessanta a superare le 700.000 copie di tiratura. Notevoli sono anche i racconti a puntate e in epoca successiva le storie di Gianni Rodari. Escono sul «Corrierino» prima di essere stampati in volume due celebri opere: La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati nel 1945 e Marcovaldo di Italo Calvino nel 1965. L’avvento della tv commerciale spinge il settimanale a modifiche nei contenuti, come la pubblicazione a fumetti delle serie animate più in voga. Tuttavia, appaiono sul «Corrierino» delle storie popolari che sarebbero continuate su altre riviste, come La Pimpa di Francesco Tullio Altan e Diario di Stefi di Grazia Nidasio.

TUTTI NUDI E DIPINTI DI BLU NEL MARE DI HULL MARK ZUCKERBERG PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA Il fondatore e amministratore delegato di Facebook è stato in visita ufficiale nel nostro Paese, in cui gli iscritti al social network sono 28 milioni. A Roma è stato ricevuto da Papa Francesco e a Palazzo Chigi dal premier Renzi. Ha inoltre tenuto una lezione all'Università Luiss, durante la quale ha annunciato di aver deciso, dopo il terremoto, di devolvere 500mila euro alla Croce Rossa. Il magnate statunitense con la moglie Priscilla Chan ha anche partecipato al matrimonio di Daniel Ek, il fondatore e ad di Spotify, che si è celebrato sul lago di Como.

Il «Mare di Hull» è l’ultimo progetto dell’artista statunitense Spencer Tunick che ha messo a nudo e dipinto di blu più di 3mila persone. Il fotografo le ha invitate a ritrovarsi a Kingston upon Hull, cittadina del nord dell’Inghilterra per essere immortalate nella sua installazione. Tra loro, Stephane Janssen, collezionista belga ottantenne, che ha partecipato a 20 delle opere passate di Tunick.


SMART #jukebox

ECCO PAVLOK, IL BRACCIALETTO CHE DA LA SCOSSA SE SPENDI TROPPO Dopo Schoc Clock, l’orologio che ti sveglia con la scossa, è in vendita un altro congegno che a colpi di elettroni aiuta a perdere le cattive abitudini. Pavlok è un braccialetto che invia una scossa elettrica da 340 volt, se spendiamo troppo. Basta configurare il dispositivo sul conto bancario e poi impostare un limite di spesa.

SPARTITO Io non ti conosco io non so chi sei so che hai cancellato con un gesto i sogni miei. Sono nata ieri nei pensieri tuoi eppure adesso siamo insieme. Non ti chiedo sai quanto resterai, dura un giorno la mia vita io saprò che l'ho vissuta anche solo un giorno ma l'avrò fermata insieme a te, a te che ormai sei mio tu, l'amore, io insieme, insieme.

Una volta che si è raggiunta la soglia massima si riceve prima una notifica sullo smartphone; se viene ignorata Pavlock invia la scossa elettrica e chissà che il vizio non passi per davvero.

EARTH

©enrica mannari cuore sacro _ www.enricamannari.com

CHART

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L’AUTOBUS-TUNNEL CHE EVITA IL TRAFFICO Il pullman del futuro è stato progettato in Cina dall’ingegnere Song Youzhou. Si tratta di un autobus sopraelevato con le rotaie agli estremi della strada, che permette alle macchine di passare sotto la cabina passeggeri. Il tunnel in movimento ha un costo inferiore a quello della metro, tempi di realizzazione minori e una capacità di trasporto pari a quella di 40 autobus tradizionali. Mai più in ritardo, si spera.


UN TI AMO AL GIORNO Una foto al giorno con la dedica più romantica che ci sia: “Ti amo” e senza che lei se ne accorga. Così, Anthony De Luca, fotografo bolognese, ha fatto impazzire d’amore la sua fidanzata e il mondo del web. Like e cuoricini come se piovesse sull’album postato su facebook, con raccolti 365 scatti fatti alla

STREETART

PARTNER

Ponticelli, Parco Merola, il murale di Zed1, A pazziella ‘mmano ‘e criature Un grosso joypad (il dispositivo per manovrare i videogame), che sovrasta e danneggia una bambola di Pulcinella e un cavalluccio di legno. Una denuncia dell’alienazione che l’abuso dei giochi moderni può causare nei bambini, distruggendo tradizione e fantasia.

PARTENOPE sua ragazza di spalle in tutti i momenti della giornata, e tenendo tra le mani un bigliettino con su scritto “Ti amo”. «Da mesi te l'ho detto ogni giorno senza che tu lo sapessi. Ecco la mia sorpresa per il nostro primo anno passato insieme», il commento postato sulla sua fan page insieme alle fotografie.

OFFICINA REPORTER, LA NUOVA GENERAZIONE DI FOTOGRAFI Guardare con leggerezza è il titolo della prima edizione di Officina reporter, il progetto del fotografo Luciano Ferrara, nato in un luogo ben preciso di Napoli, Tribunali138, suo indirizzo artistico e che mette a confronto fotoreporter affermati e giovani fotografi. L’iniziativa diffusa sul territorio della Campania che terminerà nel 2017, ha coinvolto12 studi fotografici, 43 fotografi e 12 tutor. L’obiettivo è quello di creare una nuova generazione di fotografi professionisti attraverso l’azione, il laboratorio e le sue dinamiche comunicative.

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#gigichicmimmoshock

De Magistris e De Laurentis, due uomini fortunati di Gigi Necco e Mimmo Carratelli

L’appuntamento, come al solito, è da Nando Pennino in Piazza Vittoria, al ristorante di Nando. Si può mangiare all’aperto. Io accendo il sigaro, Luigi si accende un po’ quando le persone si fermano, riconoscendolo. La popolarità di Gigi non è solo visiva e televisiva. Ha fatte cose eccellenti nel giornalismo di inchiesta e di avventura. Necco non è solo la manina che salutava dal San Paolo. Gli invidio una vita di viaggi e di scoperte. Ha tanto da raccontare. L’estate sta finendo, dice la canzone, ma gli amici sono qua, aggiunge incontrandoci. Com’è andata quest’anno? “La mia estate? In città, a Napoli. Esco perché non sopporto i muri di casa, né il giardino dove non posso piantare neanche i pomodori. Vado nei bar”. Sei sempre un rabdomante di storie. “Vivo bene per la gente perché la gente di Napoli continua ad affascinarmi”. Hai un posto fisso in un bar di viale Michelangelo. “È vero. È un bar dove sembra di stare a Novantesimo Minuto. Tipi buffi e improbabili”. Com’eravate voi in tv. “Una banda eterogenea, tenuta in pugno da Paolo Valenti che era un dittatore”. La trasmissione, inventata da Maurizio Barendson, Paolo Valenti e Remo Pascucci, andò in onda la prima volta il 27 settembre 1970. “E ogni 27 settembre giornali e tv mi telefonano per quest’anniversario ormai monotono”. 12

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Giandomenico Tiepolo, 1770 circa

Arriva pilotando una grossa macchina, salutato da molti e ossequiato dal parcheggiatore che gli suggerisce la manovra per trovare posto, non facile. Luigi Necco è al volante con la sicurezza (finta?) delle sue apparizioni televisive.


Vivo bene per la gente perché la gente di Napoli continua ad affascinarmi

Era un giornalismo ancora goliardico. “Oggi, forse, non è più possibile. Le trasmissioni sportive si reggono su numeri, statistiche, fasce laterali, falli tattici”. La poesia è finita. “Dire poesia forse è esagerato, ma questi sono i tempi di Wikipedia”. Ti ha telefonato anche un giornale cattolico. “Non so che cosa c’entrasse con Novantesimo Minuto. Devono essersi informati della mia età che è anche la tua. E mi hanno chiesto se ho paura della morte. Gli ho detto di no”. Ma hanno insistito. “Gli ho detto che, dopo, non c’è nulla, perciò non ho paura. Finisce e basta”. Li avrai scandalizzati. “No. Sono stati molto pazienti. Mi hanno chiesto perché non credo nell’aldilà”. Bella domanda. “Ho risposto che nessuno ha confermato che ci sia. Quelli che muoiono non ritornano a dircelo”. E allora? “Allora, mi hanno detto che uno è tornato”. Sei stato preso in trappola. “Gli ho risposto che uno è tornato, ma è uno solo”. Torniamo al bar di via Michelangelo. “È un’antologia di storielle. Mario è il gestore del parcheggio. Una signora aveva un cagnolino ammalato. Chiede a Mario di indicarle un veterinario. La signora gli porta il cagnolino. Diagnosi terribile, tumore. Il veterinario procede all’intervento e il cagnolino muore. La signora denuncia Mario e il veterinario per omicidio. «Eravate d’accordo, il cagnolino vi stava antipatico». I carabinieri stanno esaminando la denuncia”. Potresti farne un libro di racconti come Giuseppe Marotta. Il suo libro è stato L’oro di Napoli. Tu potresti intitolarlo L’argento di Napoli. “Tonino Imperatore ha un negozio di tessuti a Santa Teresa degli Scalzi. Il nonno ha un televisore di quelli vecchi a valvole. Non funziona. Tonino gli manda un tecnico che risolve il problema. Il nonno si affaccia al balcone e grida all’indirizzo del tecnico: «Sei un maestro!». Ma un altro giorno si affaccia e ha gli abiti bruciacchiati. Il televisore era esploso. Dal balcone il nonno si corregge: «Non sei un tecnico, sei un incapace». Racconta. “Sempre al Viale Michelangelo, c’è un’automobile parcheggiata sulla sosta per gli autobus. Un signore lo fa rilevare all’automobilista. Ne nasce una alterco. Il signore finisce con l’aggredire l’automobilista. Il giorno dopo, la polizia ferma il signore e lo fa ricoverare in ospedale giudicandolo un matto”. Magnifico! “Come in tutti i bar-sport, c’è anche il ‘bello’. È un attore, Alessandro Incerto. Nessuno di noi gli presenterebbe una donna che minimamente ci interessi. Quando non passa perché impegnato in Rai a Il posto al sole, le belle signore del bar fanno una smorfia: «Ah, Alessandro non c’è? Ci vediamo!». Quando riprenderai la tua trasmissione L’Emigrante? “Credo a novembre”. 13

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Ripristinerei la spiaggia a via Caracciolo, dalla villa al mare, come c’era centocinquanta anni fa, con un tunnel sotterraneo per le automobili Quali sono le maggiori proteste dei napoletani che ti arrivano? “Protestano per la monnezza e la difficile percorribilità delle strade”. I problemi, a Napoli, non mancano. Ma il Comune risponde? “Al Ponte di Chiaia c’era l’amianto. Chiamo il Comune. Mandano a vedere. Non possono fare niente. Bisogna che intervenga un’azienda specializzata. L’azienda c’è ma non può intervenire. È fuorilegge. Bisogna fare un altro bando. Passarono due mesi prima dell’intervento. La burocrazia ammazza più dell’amianto”. Quest’estate, Napoli è stata invasa dai turisti. “Moltissimi che hanno evitato altri luoghi di richiamo per motivi di sicurezza. Moltissimi francesi. Ne ho visti anche al Vomero nonostante la chiusura della funicolare. Sarà chiusa un anno”. Di che cosa ti meravigli? “La funicolare del Vomero ha bisogno spesso di una revisione. È difettosa. Sono stato in Alto Adige. A Tarvisio ho visitato quattro impianti simili. La revisione dura non più di quindici giorni. A Napoli dura un anno”. Ci sarà un motivo. “La funicolare del Vomero è nata inaffidabile. Altrove, gli impianti nascono affidabili. Tutto qui”. Parla un po’ del sindaco. “De Magistris è un entusiasta. Ora ha la fortuna di vedere Napoli come la sognava Bassolino. Piena di pizzerie”. Questo è tutto? “E ti pare poco? De Magistris chiude le strade, ma apre le pizzerie. Le buche, i palazzi che cedono, la viabilità disastrosa sono problemi secondari”. Sesto anno da sindaco. Il suo turn-over degli assessori è paragonabile a quello di Sarri? “Se Sarri sbaglia, paga. Quando sbaglia il sindaco, paghiamo noi cittadini”. Il gioco della torre. Butti giù de Magistris o De Laurentiis? “Abbiamo già teso la rete per tutti e due. La rete perché si salvino. La rete l’ha tesa la bontà dei napoletani. De Laurentiis è un uomo fortunato, De Magistris non è meno fortunato del presidente del Napoli”. Viene nostalgia di Bassolino? “Di lui, no. Dei suoi tempi sì”.

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Sono stati i migliori anni della nostra vita? “No. Non fece più nulla dopo i primi due anni, distruggendo quasi tutto”. Nostalgia di Rosetta? “La Iervolino? Assolutamente no. Non c’è stato un suo tempo. Mi nominò ambasciatore di Napoli nel mondo, ma dimenticò di darmene le chiavi”. Hai più notizie della pista ciclabile strombazzata quattro anni fa? “Ripristinerei la spiaggia a via Caracciolo, dalla villa al mare, come c’era centocinquanta anni fa, con un tunnel sotterraneo per le automobili”. Su Renzi fatti una domanda delle cento pistole e datti una risposta. “Non posso. Mi ha citato durante uno dei suoi discorsi, dicendo “facciamo come Necco”. Non posso parlarne male per cortesia”. De Luca guida la Regione. È una guida a destra o a sinistra? “Il volante si è scassato e le barelle al Cardarelli sopravvivono”. Hai notizie del Pd napoletano? “Ha trovato il solvente. L’oblìo”. Che cosa farà il Napoli quest’anno? “Meglio dell’anno scorso”. Vedi il Napoli in tv? “No. Qualche volta compro il biglietto e vado allo stadio. La partita si vede dallo stadio. Vado in tribuna perché là trovo gente della mia età”. Quindi, rinunciando alla tv, non vedi tutte le partite del Napoli. “Leggo i giornali. Mi fido ancora dei giornalisti. Sempre”. Pubblicità!



#peaceandlaw

LA RETE CHE TI INTRAPPOLA: QUANDO IL WEB DIVENTA UN AGUZZINO

Luigi Di Gennaro Avvocato penalista

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I recenti fatti di cronaca hanno riportato sotto le luci di una macabra ribalta mediatica un fenomeno (anti) sociale che purtroppo, negli ultimi tempi, sta prendendo il sopravvento e che continua a imperversare nonostante abbia già mietuto molte vittime: si tratta del bullismo virtuale che, portato alle estreme conseguenze, può spingere la persona molestata anche al suicidio. Questo è esattamente quanto accaduto a una ragazza campana, una delle molte che non ha retto alla pressione di essere diventata un bersaglio spogliato della propria umanità e che alla fine, stanca di subire e di nascondersi, ha chiuso i conti con la realtà in modo drammatico, togliendosi la vita. Inutile dire che la vicenda di Tiziana Cantone, il cui video che la riprendeva in un momento di intimità con un ragazzo, non può non rappresentare un monito e un punto di arrivo a partire dal quale decidere, finalmente, di cambiare l’attuale modo di affrontare la questione. A questo scopo, la Camera dei Deputati ha finalmente approvato il disegno di legge riguardante le “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo”. All’interno del disegno di legge viene finalmente fornita una definizione precisa del primo come di un’aggressione o di una molestia ripetuta a danno di una vittima e in grado di provocarle ansia, isolarla o emarginarla attraverso vessazioni e pressioni fisiche o psicologiche. Ebbene, se gli stessi comportamenti o atti vengono perpetrati tramite l’utilizzo di qualsiasi piattaforma telematica, si configura il cd. “cyberbullismo”, variante implementata del primo fenomeno, per la sua attitudine a raggiungere un numero pressoché infinito di soggetti. Le tecnologie per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone, le conosciamo bene: le chat di gruppo, i social network, i siti di domande e risposte, i forum e i siti di giochi online. Le specifiche modalità con

cui invece si realizzano gli atti di cyberbullismo vanno dai pettegolezzi diffusi attraverso messaggi sui cellulari, mail, social ai post o video imbarazzanti, passando per il furto di identità e il profilo altrui o costruendone di falsi, al fine di mettere in imbarazzo o danneggiare la reputazione della vittima, fino ad arrivare agli insulti, le minacce o gli sberleffi tramite messaggi sul cellulare, mail, social network, blog o altri media. È intuibile quindi come nel caso del bullismo in rete, ci si trovi di fronte a un numero di aggressori potenzialmente illimitato, dai quali fino a questo disegno di legge che lo rende finalmente un reato passibile di conseguenze serie e reali, era difficile ottenere protezione. E infatti, mentre nella nota vicenda Cantone, la vittima ha dovuto attivare una lunga procedura giudiziaria per ottenere il diritto all’oblio e l’oscuramento dei video, anche dileggianti, che la ritraevano (ottenendo purtroppo scarsissimi risultati, visto che su molti siti web sono ancora visibili spezzoni del video incriminato), oggi, con il nuovo disegno di legge, la vittima di tali atti, può richiedere al gestore del sito internet o della piattaforma virtuale in questione, l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi contenuto lo riguardi e, qualora il gestore non adempia alla richiesta entro le 48 ore, potrà rivolgersi direttamente al Garante per la privacy, che provvederà a rimuovere i contenuti lesivi nelle successive 48 ore. Oggi, dunque, una vittima di bullismo in rete può beneficiare di una maggior tutela normativa, ma ciò non significa essere protetti completamente. L’esperienza ci ha insegnato a non prestare troppo facilmente il fianco dinanzi a certe situazioni, ma soprattutto a diffidare di chiunque ci riprenda in atteggiamenti intimi, ad esempio, con un video, anche se si dovesse trattare della nostra dolce metà.

luigidigennaro@avvocatinapoli.legalmail.it



#beautyandcare

CHIRURGIA PLASTICA: INTERVENTO AL SENO IL PIÙ RICHIESTO

Sergio Marlino Chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico

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La mastoplastica additiva è l’intervento di chirurgia plastica tra i più eseguiti al mondo. In Italia è al primo posto e ogni anno se ne effettuano circa 30 mila, per aumentare e rimodellare il seno. I tempi cambiano e così anche i canoni della bellezza, cambia il gusto, cambia l’armonia, ma il principio fondamentale è che non può esistere bellezza senza naturalezza. Il seno deve risultare femminile, raffinato e naturale, difficilmente distinguibile come chirurgico. Il volume del seno di una donna e la sua forma subiscono importanti cambiamenti a causa di perdite di peso, dopo un parto o per l’invecchiamento. Ecco che attraverso l’utilizzo delle protesi si ottiene un aumento di misura e di volume e anche un rassodamento del seno. Le protesi mammarie si suddividono in tradizionali (rotonde) e anatomiche (a goccia). Le protesi rotonde sono maggiormente indicate nelle pazienti con seno mediamente svuotato e con un muscolo pettorale ben rappresentato. Le protesi anatomiche sono adatte alle pazienti con seno molto svuotato e con sottile muscolo pettorale o con minima o assenza di sviluppo della mammella. Le protesi non corrispondono alle misure dei reggiseni, pertanto si parla di volume protesico più che di taglia cercando di far corrispondere le due misure. Tutte le protesi sono rivestite da un involucro di silicone e il loro contenuto è in gel di silicone. L’impiego delle prime protesi mammarie risale all’inizio degli anni Sessanta. Da allora, in Italia, più di due milioni di donne, hanno deciso di migliorare l’estetica del seno attraverso l’impianto di protesi mammarie. La maggior parte degli interventi di chirurgia plastica, non ultima la mastoplastica additiva, lascia cicatrici davvero insignificanti, che sono difficilmente riconoscibili: due piccolis-

simi segni nascosti nell’ areola o a livello del solco inframammario. La tecnica più innovativa oggi applicata è quella “dual plane”, che consente di ottenere un seno sempre più ad effetto naturale. Spesso chi sceglie di sottoporsi all’intervento di mastoplastica è preoccupato per l’anestesia. Si lavora in assoluta sicurezza e generalmente quella più attuata è l’anestesia generale. Questo non esclude che a volte, per certi interventi, si possa ricorrere all’anestesia locale con sedazione profonda. L’intervento deve essere eseguito in strutture adeguate e idonee, cliniche o day hospital dove operano e sono presenti anestesisti. Attenzione agli ambulatori chirurgici, adatti solo a piccoli interventi. Per il paziente, la chirurgia plastica e la chirurgia estetica rappresentano un mezzo per ottenere benessere psicologico e fisico, per ovviare a un disagio legato a un particolare della sua immagine, che non è in grado di accettare. Ecco perché, è necessario che il paziente stabilisca un forte legame di stima e di fiducia con il chirurgo plastico. Il paziente potrà così trasmettere liberamente le sue reali motivazioni e aspettative e il chirurgo potrà ben comprendere se con i mezzi a sua disposizione è possibile raggiungere quel determinato obiettivo. Possiamo affermare che in qualche modo questo tipo di chirurgia è una chirurgia anche psicologica. È bene sottolineare che l’intervento non può assolutamente risolvere problemi esistenziali, di coppia, disagi, ecc., va dunque affrontato con la massima serenità e autostima.

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#picoftheday


Un altrove qui (Progetto volti della volontà - studio Scialò) Fotografo Marianna Monteleone Officina Reporter Il racconto della famiglia Aruna, di origine senegalese e di fede musulmana: identità culturale e integrazione


#napoliinbici

PASSEGGIANDO IN BICICLETTA

II EPISODIO

di Beatrice Iervolino L’aria è frizzante in questa domenica mattina di autunno e il cielo di Napoli sembra l’opera sofisticata di un pittore dalle mani sporche di azzurro forte e deciso. Armata di bici, sorriso e tanta pazienza, passeggio su due ruote con la fidata compagna di viaggi, mia figlia. Ritrovare un momento solo per noi, lontano dalle presenze “salva vita” di scuola e doposcuola, amichetti, cuginetti, nonni e baby sitter, diventa obiettivo primario tra i continui impegni. Partiamo dal Plebiscito, centro di uno scenario ampio e maestoso, che lo qualifica come una delle piazze più grandi e più belle della città e d’Italia, ma probabilmente del mondo. Evito accuratamente di celebrare la leggenda che racconta di attraversare bendati le due statue equestri di Antonio Canova raffiguranti Ferdinando I e Carlo III di Borbone. Anche perché di sicuro invaderei il campo di un’accesa partita di pallone di tanti bambini sudati. Proseguiamo per piazza Trieste e Trento e ci immettiamo in via Toledo, la colorata e suggestiva via dello shopping e dello struscio. La doverosa concentrazione che impone la guida di una bicicletta mi spinge ad azionare il consueto rito del dribbling tra le persone. Ma è un lavoro che ripaga, quando dallo specchietto intravedo negli occhi di mia figlia, seduta come una nobile principessa sul suo comodo seggiolino, la meraviglia tipica dei bambini. La sua attenzione è catturata da una statua vivente dorata che si muove con grazia al tintinnio delle monete che cadono nel cappello. Infatti, come un palcoscenico, la strada si anima di attori e attrici che interpretano una parte o vestono una maschera. Ecco donne in ghingheri e adolescenti truccate. Padri pazienti con palloncini ingombranti tra le mani. Turisti in balia della folla. C’è un lustrascarpe, forse tra i pochi rimasti in città, che è piegato in avanti e striglia con cura scarpe eleganti. C’è una piccola esposizione di ritratti e vignette di un artista a lavoro mentre perfeziona con il carboncino il volto ovale di una ragazza 22

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dai lunghi capelli neri. Il suono di una chitarra distorto e il ritmo concitato di una band di rock metal ammalia i passanti. Solo pochi metri e la musica cambia. Proviene da un signore in carrozzella che con cassa e microfono canta sulle note di Reginella. Melanconico e professionale, è accompagnato da un signore ben vestito, il suo manager probabilmente. Siamo tutti attori e spettatori di questo teatro dell’assurdo napoletano. Con la bicicletta assaporo meglio quello che ci circonda. Pedalo con gli occhi e osservo da vicino quello che viene celato a uno sguardo veloce gettato dal finestrino dell’auto, come gli squarci di luce che attraversano il buio dei vicoli. Senza sforzarti, Napoli, riesce a toglierti il fiato semplicemente guardandola. Continuo a pedalare attratta dal richiamo dal mercato della Pignasecca, gli odori di pesce fresco e i suoni dei venditori sono un canto che seduce. Ma la fatica di andare in bicicletta sui pietroni sconnessi, tra bancarelle e motorini impazziti, mi porta a soprassedere, a prender fiato e a raggiungere Piazza Dante, crocevia interculturale della città, in questa giornata popolata da una schiera di agricoltori, che vendono i prodotti della nostra terra: dagli ortaggi ai formaggi, dal miele al pane. Sotto l’imponente ingresso del Convitto Vittorio Emanuele, sormontato da un torrino con due orologi, una camionetta di militari mi provoca una sensazione di angoscia e sicurezza al tempo stesso. Tre ragazzini con le creste ingelatinate sottraggono, ridendo, il pallone all’amico vicino, mentre signore appesantite dal cibo e dalla spesa camminano lente verso casa per onorare la tradizione del pranzo domenicale. Attraversiamo Port’Alba, passando sotto l’arco maestoso e pedaliamo tra le bancherelle di libri e i negozietti che ancora resistono nella zona. Finalmente io e Gaia giungiamo a Piazza Bellini, la nostra meta. Ci attendeva tra i folti alberi, i tavolini da bar e le antiche mura greche, una quiete domenicale appagante e del tutto inattesa.



#people

AUGURI DIEGO di Mimmo Carratelli

Maradona. 30 ottobre, 56 anni. Caro ambasciatore dello sport degli Emirati Arabi Uniti con sede a Dubai e con una parcella di tre milioni di dollari all’anno, noi stiamo bene e col Napoli ce la caviamo benino. Tu stai una magnificenza. I video che ci giungono da Dubai ci rassicurano sulla tua nuova vita dopo la “malattia”, come chiami quel brutto vizio della droga con cui hai combattuto per vent’anni, vedendo la morte due volte, a Punta del Est e a Buenos Aires, “ma il Barba non mi ha voluto” hai detto quando te la sei cavata. “Un mostro che stava divorando la mia vita”, hai raccontato. “Ma non ho avuto paura a combatterlo e non mi sono fatto stendere”. È passata. Da dodici anni sei “pulito”. Sei anche rientrato in un peso-forma accettabile da quegli anni dei 120 chili che ti avevano sfigurato. Non eri più il delizioso scugnizzo per cui impazzimmo tutti a Napoli. Soffrivamo per te e stavamo sempre in ansia. Ma te lo ricordi il San Paolo quando fu affollato dai tifosi che avevano in testa la parrucca che imitava la tua testa riccioluta? Certo che ricordi. Napoli è stata la tua casa, “seconda mamma mia” cantasti una volta commuovendoci. E non manca occasione in cui ci mandi a salutare. “Salutatemi i napoletani”. Ti siamo entrati nel cuore, eh, birichino? Ci siamo conquistati a vicenda. Per quel che mi riguarda mi hai conquistato non per le delizie al San Paolo, ma per il dramma della tua vita. Ne parlavo con Fernando Signorini, uno dei pochi che ti ha voluto veramente bene. 24

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Ora è tutto a posto. Vivi su una delle isole artificiali di Dubai, Palm Jumeirah sul Golfo Persico, a forma di palma. La tua villa è bianca con grandi vetrate che affacciano sulla piscina e sul giardino. Ti ho visto in piscina. Ora somigli proprio a papà Chitoro con questo tuo faccione pieno. Gli occhi, i tuoi begli occhi di ragazzo ribelle, ora luccicano. Sei allegro. E parli da nonno del tuo nipotino Benjamin che ora ha sei anni, il figlio del Kun Aguero e di Yannina che palleggia agli allenamenti del Manchester City. Papò Chitoro non c’è più e neanche mamma Tota, donna Salvadora Franco. Il tempo è passato. E arriva, come ogni anno, questo 30 ottobre, e tu quest’anno festeggi i 56 anni, da quel 30 ottobre 1960 in cui, nella povera casa argentina di Villa Fiorito, alle sette e cinque del mattino, una domenica, ti annunciasti con uno strillo e avevi una esagerata peluria in testa. Perciò fosti El Pelusa. Saprai che, a Napoli, continuiamo a far girare sul video i film delle tue prodezze. È il ricordo più bello che abbiamo, noi patiti del pallone. Ed è come se fosse ieri e il San Paolo era pieno, pienissimo, e ci andavano i bambini, le famiglie, per vederti, e molti bambini di quegli anni si chiamavano Diego, l’omaggio semplice e sentito al campione che venne a rallegrarci. Perché il tuo calcio è stato essenzialmente gioia, festa, felicità. Sapevi renderlo così, agghindato dalla tua lealtà, dalla straordinaria solidarietà con i compagni, dal rispetto assoluto per gli avversari che non hai mai deriso, come faceva quel briccone di Omar Sivori. Le tue giocate, i tuoi dribbling, la rabona, i gol non erano mai uno sgarbo, uno sfregio, un’ingiuria per gli avversari. Erano giochi di incantesimo davanti ai quali quelli si inchinavano perché le tue prodezze avevano


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il tocco della grazia, la leggerezza di una magia, il sapore di un bacio. Persino quella tua birichinata agli inglesi non fu uno sgarbo, ma solo un gesto felicemente istintivo, forse il gol più indimenticabile del mondo, all’Azteca di Città del Messico, 1986, centomila spettatori, il 22 giugno di quell’anno, domenica. Quando Luigi Necco, il nostro amatissimo telecronista, ti chiese se era stata “la mano de dios o la cabeza di Maradona”, tu rispondesti irresistibilmente: “las dos”. Sullo spiovente di Valdano avevi gabbato, saltando, Peter Shilton che non s’accorse di nulla. L’arbitro tunisino Ben Naucer vide solo un colpo di testa. Subito dopo, legittimasti quel colpaccio col fantastico gol del raddoppio, il più bel gol dei mondiali. Andasti come il vento, Diego, sull’allungo del Negro Enrique. Settanta metri fra te e la porta degli inglesi. Corri sulla destra. Sgusci tra Beardsley e Reid che avvertono solo il fruscio del tuo passaggio fatato, inchiodati dalla serpentina magica. Gli inglesi cadono come birilli. Forse avevi gli stivali delle sette leghe. Fenwich è l’ultimo ostacolo. È indeciso, poi ti arriva addosso con una falciata. Lo sapevi e lo eviti. Arrivi davanti a Shilton, posizione angolatissima, vicino al palo sinistro, uno spiraglio impossibile. Tocchi la palla in rete mentre l’ultimo inglese, Butcher, un biondone, ti arriva alle spalle e ti molla un calcione tardivo. A bordocampo, Salvatore Carmando era pronto a offrirti la sua testa pelata e abbronzata per il bacio di rito. Avevi 26 anni.

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Perché il tuo calcio è stato essenzialmente gioia, festa, felicità



Quando Necco ti chiese se era stata “la mano de dios o la cabeza di Maradona”, tu rispondesti irresistibilmente: “las dos”

Fu festa a Napoli, quella sera. E, adesso, per quest’altro 30 ottobre, noi patiti di un sogno chiamato Maradona ce ne andiamo in via Scipione Capece a guardare la tua casa dei sette anni napoletani. E ce ne stiamo sulla strada panoramica di Posillipo dove avevi la città ai tuoi piedi. Quando quel 5 luglio 1984 arrivasti a Napoli, scagliando al San Paolo il tuo primo pallone verso il nostro cielo azzurro, dicesti una frase che poi ci fece capire il tuo amore per Napoli. Dicesti: “Ho lasciato un grande club, il Barcellona, per un città bellissima”. Auguri, Diego.

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foto dall’archivio Carratelli


jewelcandles.it


#jazz

NAPOLI IN di Adriano Cisternino Erano quattro amici al bar, con un’antica, irrefrenabile passione: il jazz. Non volevano cambiare il mondo e neppure imporre la loro musica preferita a tutti i costi. Semplicemente ritrovarsi con una certa frequenza per un momento di dedizione e fruizione (per chi ne avesse voglia) di questo tipo di note, note libere. Questo sì, era un progetto realizzabile. Nasce così nel 1992 il Music Art, a iniziativa di Ennio Forte, professore universitario di economia in pensione, che trascina gli amici in un locale di sua proprietà seminascosto in un vicolo della Torretta dove viene sistemato innanzitutto un pianoforte, strumento principe di ogni tipo di musica. Partono così “i venerdì in jazz” richiamo ormai puntuale ogni anno, da ottobre a giugno, di soci hobbisti che si riuniscono in jam session o ascoltano ospiti prestigiosi. Col tempo il locale è diventato un punto di riferimento del jazz cittadino anche per musicisti di statura nazionale ed internazionale. Nomi di spicco vengono ad esibirsi al Music Art. Il cartellone del club della Torretta è atteso ogni anno ormai con vivo interesse da tanti appassionati in città. La programmazione è affidata a Giuseppe Reale, uno che sa tanto di jazz e di jazzisti. La sua vasta conoscenza ed esperienza di questo mondo gli consente di catturare con un tempismo straordinario star di prima grandezza, italiani e stranieri. Sul palco del MusicArt si sono esibiti negli ultimi tempi artisti del calibro di Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Francesco Nastro, Antonio Onorato, Bruno De Filippi e tanti altri, ma anche musicisti provenienti da New York, cioè dalla patria del jazz. Già varato da tempo e consultabile sul sito il car30

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tellone della stagione 2016-17: vernissage affidato a Lino Patruno, chitarra e banjo, antico santone del jazz nostrano. Attesi fra gli altri in successione più o meno imminente Larry Franco, Max Ionata e Greg Burk. Chi volesse assaporare un po’ di buon jazz, insomma, non ha che da scegliere le date secondo le proprie esigenze ed i propri gusti. Si può preferire il sax o la tromba, un musicista o l’altro, ma nessun dubbio sulla qualità della programmazione di questo ormai storico tempio cittadino del jazz che da oltre vent’anni propone stagioni ricche di buona musica. Funzionale nella sua semplicità la formula che compendia concretamente esigenze di varo tipo. È opinione diffusa che il jazz è per nottambuli e quindi poco fruibile da chi magari la mattina dopo deve andare al lavoro. Al Music Art non c’è spazio per i “tiratardi” e, massimo a mezzanotte, tutti a casa come Cenerentola. Appuntamento intorno alle 21-21,30 al numero 65 di vico S.Maria della Neve, praticamente alle spalle della chiesa della Torretta, dove gli onori di casa li fa il presidente in persona, Ennio Forte, grande appassionato, come peraltro tutti gli artefici dell’iniziativa. Facilmente risolvibili anche eventuali problemi di parcheggio usufruendo di un garage convenzionato, attiguo al club. Il tempo di trovare collocazione in sala e viene servito un break enogastronomico (pasta al forno o pasta e patate,...) innaffiato da un bicchiere di vino (acqua minerale o coca per gli astemi), quanto basta, insomma, per placare i morsi della fame all’ora di cena. Alle 22 lo stesso Ennio Forte invoca (o meglio: garbatamente pretende) silenzio in sala: entra la musica. E qui si crea una vera e propria magìa perchè tra pubblico


tutti quanti voglion fare JaZZ perchè resister non si può al ritmo del JaZZ Gli Aristogatti

e musicisti si stabilisce un’empatia che trascina l’uno e gli altri in una specie di simbiosi: silenzio ed attenzione inducono i musicisti a dare il meglio di sé esaltandone le sfumature (le pause, oh le pause!..) in un’atmosfera che rievoca la migliore tradizione jazzistica dei locali newyorkesi. Nascono così serate dedicate a Duke Ellington o a Miles Davis, ma spesso nel programma c’è almeno un pezzo dedicato alla canzone napoletana, interpretata naturalmente in chiave jazz secondo la fantasia del band-leader. Apprezzatissima, per esempio, nell’inverno scorso una ispirata versione della celebre “A vucchella” del giovane e già affermato pianista americano Emmet Cohen. Il jazz a Napoli, insomma, ha trovato da tempo un alloggio sicuro e collaudato al Music Art con tempi e modalità perfettamente conformi ad appassionati e competenti, molti dei quali non si perdono un appuntamento. Perché gli amanti del jazz sono - “mutatis mutandis” - come i melomani al San Carlo o i tifosi del Napoli al San Paolo. 31

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#notemenonote

ROCK & MISTERO

di Ciro Ardiglione

I parigini La Femme si confermano e si migliorano dopo un esordio già applaudito da critica e pubblico per l'eclettismo mai fine a se stesso e l'esordio autoprodotto di Sara Piolanti dove il rock è sporcato da momenti acustici e devianze sintetiche e la sua voce ne è il collante Ci vuole la sfrontatezza della gioventù a pubblicare un album composto da diciassette brani e 75 minuti di durata e che attraverso un synth-pop accompagna tanti riferimenti e variazioni di genere, compresi quelle della tradizione cantautorale francese. E gli è riuscito molto bene. Sono i francesi La Femme che con Mystère appena uscito continueranno la loro scalata al successo, non solo in patria, dopo l’altrettanto acclamato esordio Psycho Tropical Berlin del 2013. In patria e fuori hanno avuto l’appoggio di molti personaggi del bel mondo artistico (su tutti Jean Michelle Jarre) e sostenuti nella crescita anche dalle scelta dei loro brani per alcune campagne pubblicitarie. Parlare di un ottimo disco d’Oltralpe porta con sé un altro motivo: il mercato musicale occidentale è dominato dagli ar tisti anglosassoni e dalle scelte musicali che fanno le major e che spesso ci trascinano. Così quando si riesce a rompere l’assedio, per di più con un’opera importante, abbiamo raggiunto un piccolo traguardo. Prima di dar conto di alcune perle che compongono Mystère è bene presentare il sestetto nato a Biarritz nel 2010, in seguito trasferitosi a Parigi, dalla volontà del tastierista e voce Marlon Magnée e del chitarrista e voce Sacha Got. Insieme a loro troviamo Sam Lefèvre (basso), Noé Delmas (bat teria), Clémence Quéllenec (voce, tastiere) e Lucas Nuñez 32

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(percussioni). A loro si aggiungono diverse interpreti femminili che inevitabilmente disegnano un quadro sonoro originale nei suoi sviluppi. E così dopo l’iniziale Sphynx dove la voce Clémence Quélennec addolcisce un ritmo quasi cupo, funesto e che si spegne dolcemente troviamo una ballata - Le vide est ton nouveau prénom in grande stile, lenta e con il cantato femminile armonioso anche quando diventa coro da chiesa sperduta nel profondo e vuoto west americano. Con Ou va le monde entriamo direttamente nelle note di Morricone che però assumono un sapore pop, a tratti surf e che mischia pure tinteggiature più forti con le voci maschili e femminili che chiudono il cerchio a descrivere il loro marchio e dare il senso di una canzone pop. Ma dove va il mondo, perché a volte mi chiedo se le ragazze e i ragazzi sono così crudeli (?) / dove sono i miei veri amici, perché sono diffidente, che cosa ne hai fatto di tutti questi sacrifici, si, nessuno è fedele eppure la vita deve restare sempre bella / e poco importa se l’Uomo è così crudele con quelli che ama / bisognerebbe perdonare e mettere da parte il proprio ego / perché tutti si mentono e si sbagliano tanto da ridursi alla miseria più totale(?) / datemi


L’amore dentro me che luccica di stelle /sento magia / un abile trucco che tenta la mente mia / per evadere dal carcere della follia. Negli oltre cinque minuti di Farfalle e Falene seguiamo una Sara Piolanti in un crescendo di toni e ritmo che verrà ben sostenuto da percussioni quasi ossessive. L’inizio è modernamente disturbante, industrial prima che il basso inizi a sostenere l’ascesa e le aperture delle chitarre. Sono farfalle / poesie volanti / cantare ora /sai che domani sarà tardi / È già tardi / Parole cattivi pensieri.

fiducia e il mio cuore / perché mi fa tanta paura(?) / è normale, no non è normale? (trad. V.Ch.) Con liriche che tengono il passo allo spartito e un’impostazione che concede fluidità e leggerezza a un primo passaggio per poi, a una riflessione successiva, diventare spesso sostanza narrativa. Le voci che sanno di beat accompagnano bene anche il tambureggiante ritmo punk dei circa tre minuti di Tatiana che non sfugge all’operazione del collettivo parigino. Un altro passaggio importante per divertirsi con questo disco è Exorciseur voci maschili e femminili su un pop sostenuto da un hammond che poi da la stura a un rap gentile per le voci, ma stridente e con stilettate psichedeliche. Se volete vederli all’opera in Italia, i La Femme apriranno tre date dei Red Hot Chili Peppers (e non è un caso) a Bologna e Torino, dall’8 all’11 ottobre. I dieci brani di Farfalle & Falene della forlivese Sara Piolanti dimostrano capacità creativa e interpretativa di livello. Millennium è un rock a trat ti possente, ma partito da un arpeggio di chitarra classica che ci preannuncia un continuo e congeniato cambio di ritmo, accelerazioni, deviazioni e un cantato che con naturalezza si muove tra i necessari cambi di tonalità e timbrica. Armi di distrazione di massa / che sono sabbia negli occhi / e non ci basta piangere. Con Il pegno ci si muove tra movimenti dilatati di un blues rock che si inerpica anche su colline psichedeliche con frastuoni di batteria e chitarre poi richiamate al racconto. Notte / quasi le tre / nel buio di casa mia / qualcosa che lega l’ordinario all’impossibile

Ha deciso di fare tutto da sola. Sara Piolanti ha scritto i brani di Farfalle & Falene, il suo disco d’esordio da solista. Lo ha suonato alla chitarra, alla batteria, al basso e cantato. Lo ha autoprodotto: un disco solido, strutturato per un matrimonio riuscito tra la partitura, le liriche e la sua voce. A dire la verità un aiuto lo ha ricevuto dall’esperienza e dalla creatività della produzione del musicista, polistrumentista Franco Naddei (Francobeat) che oltretutto suona durante tutto l’album. La sua è una storia artistica che nasce nel millennio quando diventa la cantante dei Caravane de ville dell’ex Modena City Ramblers Giovanni Rubbiani e prosegue con la leadership del trio New Cherry ma potreste incontrarla, oltre che ai suoi concerti, come cantante e chitarrista nel progetto teatrale Poesie d’amore per donne ubriache, tratto da un testo dello scrittore contemporaneo Alberto Calligaris. Non vi curate di noi e ascoltate.

ASCOLTA I CONSIGLI a cura di www.mentinfuga.com

Wilco / SCHMILCO Dbpm Records / settembre 2016 Radiohead/ A MOON SHAPED POOL XL Recordings / maggio 2016 The Zen Circus / LA TERZA GUERRA MONDIALE La Tempesta / settembre 2016 Lisa Giorè / LE VIE DELL’INSONNIA Boxtune / settembre 2016 L’Albero / OLTRE QUELLO CHE C’È Technicolor Disch / ottobre 2016 33

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#amazing

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loser forever i perdenti se la ridono di Francesca Cicatelli 35

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Ci insegnano a scuola che il “cioè” è un intercalare da evitare. Ma i veri ribelli non badano alle imposizioni grammaticali che per loro sono menzogne e si lasciano andare liberando i pensieri senza filtro, così come viene, sbrodolando i pensieri alla deriva. J-Ax, al secolo Alessandro Aleotti, si prende addirittura gioco delle regole, in ogni perifrasi. Ci apre tutte le spiegazioni con il cioè. Un loser, come ama definirsi insieme con il fratello Grido, alias Luca Paolo Aleotti, ex dei Gemelli DiVersi, che “ce l’ha fatta”. A Napoli si canta Core ’ngrato. Come perdona J-Ax un cuore ingrato? J-Ax non perdona e se perdona devono essere scuse molto, molto sincere. Ma si può sempre confidare nel tempo. Solo per una ragione: invecchiando ci si rammollisce e si finisce per perdonare la gente. A un’unica condizione, però: pretendo le scuse vere. Devono essere veramente sincere. Piuttosto vorresti ma non mangi... Sì, purtroppo sono diventato intollerante ai latticini, ad esempio come pizza posso mangiare solo la marinara. Ma non mi scompongo, nella vita ho esagerato anche con la pizza.

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A Napoli la preparazione della pizza ha un suo ritmo e un suo rituale. È una forma di rap? No, la preparazione della pizza è una disciplina, il rap è un genere musicale. Ed è meglio che il rap non sia una pizza! Con la canzone Vorrei ma non posto hai fatto arrabbiare i rettori. Vale ancora la pena iscriversi all’università? Certo che ne vale la pena. L’Italia è strana e anche bipolare. Non tutte le università sono corrotte. Ma il caso ha voluto che, dopo la polemica scoppiata sulla nostra canzone, sia emerso un caso di esami comprati. Hai scelto il rap per denunciare, se non avessi denunciato attraverso il rap che forma di protesta avresti scelto? Forse avrei fatto lo scrittore. Ho scelto il rap perché è la forma di musica che sentivo e sento più vicina a me. Cosa avrebbe fatto Alessandro Aleotti se non fosse diventato J-Ax? Probabilmente avrei fatto il pony express. È il lavoro con cui organizzi il tuo tempo, fai i tuoi orari e non devi rispondere a nessuno. Napoli come si può rappare? Con qualsiasi parola. Dobbiamo tutto a questa città. Il talent scout che scoprì gli Articolo 31 era il napoletano Francesco Diana (venuto a mancare quest’anno, ndr), iniziammo con la sua etichetta, la Flying records. Anche una delle nostre prime esibizioni fu all’Havana Club a Pozzuoli. Ho tanti ricordi che mi legano a questa terra.


#ciak

Mel

Bentornato

di Valerio Ciaccia

Ammettiamolo, l’occhio vispo, il sorriso sornione, lo sguardo simpatico e il carattere da ribelle ci sono mancati. Mel Gibson, l’interprete dei mitici Interceptor, Il Bounty, la serie di Arma Letale e Maverick, si è fatto attendere, ma è finalmente tornato. In carriera ha avuto il privilegio di farsi dirigere da grandi Maestri del cinema, è riuscito a impersonare ruoli che sono scolpiti nella memoria di tutti noi, vecchi e giovani. Ha diretto film che citiamo quotidianamente, le cui battute conosciamo a memoria e che non ci stanchiamo mai di riguardare sempre con lo stesso entusiasmo. Fatta esclusione di qualche pellicola transitata tra le sale cinematografiche con risultati al botteghino discutibili e una critica spesso troppo legata alle vicende private, il buon Mel si è sottratto alle luci della ribalta per qualche anno, ma per fortuna siamo stati tutti pronti e con grande attenzione, al ritorno del ragazzaccio. Dopo gli ottimi risultati raggiunti con La Passione di Cristo (2004) e Apocalypto (2006), i film degli anni 2010 non hanno portato i risultati sperati. Fuori Controllo, Mr. Beaver, Machete Kills, Viaggio in Paradiso e i Mercenari 3 dell’amico Sylvester Stallone - che gli aveva anche offerto la regia - non hanno restituito il cuore impavido al consueto clamore. Gibson si era ritagliato anche piccole parti e ruoli da antagonista, ma probabilmente era ancora troppo forte

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la eco delle vicissitudini legate al naufragio del matrimonio, costato la bellezza di 400.000.000 di dollari, un vero record, causa relazione extraconiugale e delle accuse di violenza domestica rivolte dalla ex compagna, Oksana Grigorieva e del ricovero nel 2014, per curarsi dalla dipendenza di alcol. Le amiche Jodie Foster e Whoopi Goldberg lo hanno difeso pubblicamente, anche contro le accuse di antisemitismo e ora i fan possono prendere atto della rinascita di uno degli attori/registi/produttori/sceneggiatori più amati di Hollywood. In Blood Father, Mel è tornato in versione barbuta, stropicciato e piuttosto violento. Diretto dal francese J.F. Richet, già regista di Nemico Pubblico N. 1, nel film è alle prese con dei trafficanti di droga per recuperare la figlia rapita. Strada irta di pericoli per un uomo sbadato con un armadio ricco di scheletri. Pare che la lavorazione della pellicola abbia subito ritardi proprio per la dipendenza di alcol del protagonista, ma a noi questo proprio non interessa. La trepidazione è stata tutta per il nuovo film da regista: Hacksaw Ridge, sceneggiato dal Randall Wallace di Braveheart, presentato fuori concorso al Festival di Venezia. Il lungometraggio vede come protagonista un intenso Andrew Garfield, che interpreta Demond Doss, giovane medico obiettore di coscienza che, durante la seconda Guerra Mondia-


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gli storici inglesi diranno che sono un bugiardo, ma a scrivere la storia sono gli stessi che hanno impiccato degli eroi

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Vince Vaughn, Mel Gibson, Teresa Palmer, Andrew Garfield, Hugo Weaving alla premiere di Hacksaw Ridge al Festival di Venezia 2016.

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le, riesce a salvare oltre 75 soldati senza l’utilizzo di armi. Con la sua casa di produzione, la Icon Prodution, Mel ha girato l’intero film in Australia. Sul set Vince Vaughn, Hugo Weaving e mr. Avatar Sam Worthington. Il film esce in America a novembre. E come se non bastasse, il buon Gibson potrà anche coronare un sogno conservato nel cassetto da oltre venti anni. Con l’aiuto di un altro ragazzaccio del cinema a stelle e strisce, Sean Penn, vorrebbe portare sul grande schermo la storia della creazione dell’Oxford English Dictionary, tratta dal best-seller The Professor and the Madman. Nel 1857 il professor James Murray (Gibson) era stato incaricato di compilare il dizionario con l’aiuto di W.C. Minor (Penn) che nel testo aveva inserito oltre diecimila voci, prima di essere rinchiuso in un manicomio criminale a causa della personalità instabile. Le uniche certezze sono che ha acquistato i diritti del libro e che ha deciso di cedere la poltrona di regista a Farhad Safinia, già sceneggiatore di Apocalypto. Vi racconterò di Mel Gibson: “Gli storici 42

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inglesi diranno che sono un bugiardo, ma a scrivere la storia sono gli stessi che hanno impiccato degli eroi”. In bocca al lupo Mel.

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I FANTASTICI 5 DI MEL GIBSON 1 2 3 4 5

Interceptor (1979)

Arma Letale (1987)

Bravehearth (1995)

What Woman Want (2000)

La Passione di Cristo (2004)

George Miller Richard Donner Mel Gibson Nancy Meyers Mel Gibson


Capriccio n°3 animazione baby chef party feste a tema giochi ● tornei ● caccia al tesoro gonfiabili maghi ● giocolieri baloon art cup cake party

info 328.4942954


#leggèra

a caccia di libri. letteratura, romanzi, gialli, testi zen, fantasy, letture per ogni appassionato di Lucia Nicodemo

Autunno uguale mese di festival: il Festivaletteratura di Mantova, che quest’anno ha festeggiato i suoi primi venti anni di attività; Con-Vivere, appuntamento di Carrara ideato e diretto dal filosofo Remo Bodei, che affronta ogni anno un tema diverso, nel 2016 quello delle frontiere, nelle più svariate accezioni; il Festival della letteratura di viaggio che si svolge a Roma nello splendido scenario di Villa Celimontana; e ancora il Festivalfilosofia che divide i suoi eventi tra Modena, Carpi e Sassuolo e infine – ai due estremi della nostra penisola – da un lato Pordenonelegge e dall’altro I Dialoghi di Trani che per la quindicesima edizione sceglie come tema quello della condivisione ed “esternalizza” alcuni eventi anche a Bisceglie e Corato. Risultato? L’autunno è diventato denso di novità editoriali, tanto di autori non particolarmente noti ai più – del resto molti frequentatori di Festival, in questo tipo di manifestazioni cercano proprio l’autore “da scoprire” - quanto delle grandi firme che diverranno poi strenne natalizie. In tal senso quest’anno il primato di vendite autunnale se lo contendono tre pesi massimi dai generi completamente diversi. Arriva, dopo l’uscita in inglese, l’ottavo capitolo della 44

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saga di Harry Potter, Harry Potter e la maledizione dell’erede. Parte uno e due. Ma come i suoi lettori, anche Harry è cresciuto: impiegato del Ministero della Magia, è un uomo oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Ed è proprio il suo secondogenito, Albus, che deve lottare con il peso di un’eredità familiare che non ha mai voluto. Miss Rowling, che firma questo nuovo capitolo della saga potteriana con John Tiffany e Jack Thorne, a giudicare dall’accoglienza nei Paesi di lingua anglosassone, si prepara nuovamente a sbancare. Come del resto è accaduto a teatro il 30 luglio nel West End di Londra, dove la piece tratta da questo romanzo è andata in scena per la prima volta al mondo. Del resto a lei va il merito di aver reso il fantasy, da genere di nicchia e diciamo anche un po’ da nerd, a vero fenomeno transgenerazionale. Ma il buon Harry se la vede in un corpo a corpo che non promette sconti con Tyler Durden, ovvero “Mister Fight Club”. Vent’anni dopo il libro che l’ha reso celebre, Chuck Palahniuk ha deciso, infatti, di tornare a raccontare la storia dell’uomo nel quale si nasconde il sovversivo Tyler Durden in Fight Club 2. E questa volta per farlo, spiazzandoci ancora, ha scelto la formula del


fumetto con i bellissimi disegni di Cameron Stewart. In Italia il libro che contiene anche la rivisitazione del finale del romanzo originale esce per Bao Publishing. Chiude la sequenza dei magnifici tre, Stephen King con Fine turno. Dopo Mr. Mercedes e Chi perde paga, King ci propone il capitolo conclusivo della sua trilogia poliziesca, protagonisti ancora una volta Bill Hodges e la sua socia Holly Gibney. Varrà la pena leggerlo? Vi basti sapere che da questa trilogia, Jack Bender, già regista di Lost e Under the Dome, trarrà la sua nuova miniserie TV. Ma se siete come quei “topi da festival” di cui parlavamo sopra, cioè sempre alla ricerca del nuovo autore da scoprire e leggere, ripeschiamo per voi due titoli italiani più o meno recenti, ma agli antipodi per genere e stile. Adatto a tutte quelle donne che almeno una volta si sono sentite “Piccole donne” e che conservano come un talismano la loro copia del best seller della Alcott, consigliamo di cercare in libreria Volevamo essere Jo di Emilia Marasco. La storia di quattro donne, quattro amiche nella Genova del 1976, che volevano essere Jo March cioè vivere la vita con la stessa passione della loro eroina. Di tutt’altro segno, invece, Erano due bravi ragazzi. Una storia di camorra scritta a quattro mani da Mattia Giuramento ed Emiliano Scalia e che gode della prefazione di Giancarlo De Cataldo che definisce il romanzo qualcosa di ben altro dall’ennesima storia di malavita.

LETTURE AUTUNNALI GLI EREDI DELLA TERRA Ildefonso Falcones, Longanesi L’IMPERFETTA MERAVIGLIA Andrea De Carlo, Giunti Editore IL GIARDINO DI AMELIA Marcela Serrano, Feltrinelli IL DOMATORE DI LEONI Camilla Läckberg, Marsilio MENTI PERICOLOSE. 12 STORIE PER NON DORMIRE Jeffery Deaver, Rizzoli

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#fischiofinale

DI MIMMOCARRATELLI

RIAPERTA LA CACCIA ALLA JUVE NAPOLI E ROMA ANCORA IN PRIMA FILA. IL RILANCIO DELL’INTER E IL BUON LAVORO DI MONTELLA AL MILAN. SI DISCUTE SE LA SQUADRA BIANCONERA SIA PIÙ FORTE DOPO AVERE PERSO MORATA E POGBA.

Nel poco democratico mondo del calcio, retto da consolidate dittature in tutta Europa, è opinione diffusa che la Juventus, la razza padrona senza alcun confronto con altre dinastie e fortune italiane, vincerà anche lo scudetto 2016-2017, il sesto consecutivo, record assoluto in Italia, terzo per l’allenatore livornese Massimiliano Allegri dopo i tre vinti dal leccese Antonio Conte. Mentre la Juve viene accreditata di un ennesimo ineluttabile destino di successi, 32 volte campione d’Italia in 114 campionati (30 scudetti negli 84 a girone unico), si discute animatamente se la squadra torinese, ceduti Morata e Pogba e ingaggiati Higuain e Pjanic, sia più forte. Sfuggendo all’appassionata diatriba, Allegri afferma che è una Juve “diversa”. L’impressione è che la Juve mangiatutti, più che rafforzarsi, abbia indebolito Napoli e Roma, le avversarie più dirette, sottraendole il miglior cannoniere (Higuain) e il miglior mediano (Pjanic). Sul piano puramente tecnico, Morata può considerarsi superiore a Higuain e così Pogba nei confronti di Pjanic. I due ex bianconeri assicuravano maggiore imprevedibilità alla formazione torinese e maggiore incisività. La Juventus, che spacca l’Italia del tifo più di quanto Renzi spacchi l’Italia delle sofferenze, avendo concluso una sontuosa campagna-acquisti, spendendo moltissimo ma incassando molto, si è messa nelle condizioni non solo di comandare il gioco in Italia, ma di puntare alla conquista della Champions, supremo desiderio di un club che, in Europa, non vince da quasi vent’anni. Questa condizione di super-favorita la pone in un evidente disagio di dover vincere a destra e a manca mentre la sua eccezionale difesa è invecchiata di un altro anno, il centrocampo non inventa più gioco dai tempi di Pirlo e l’attacco con Higuain retrocede Dybala, il miglior talento juventino, da protagonista a partner del Pipita. Contemporaneamente, Napoli e Roma non sembrano ancora squadre da scudetto per limiti ambientali, scarso peso politico e scarsa convinzione di farcela avendo essi stessi indicato nella Juve il club di maggiori risorse, sul campo e fuori, perciò irraggiungibile. Torna, in proposito, la soggezione arbitrale che, se proprio non favorisce la Juve, quanto meno non la danneggia (in dubio pro reo). Ma, dicono a Torino, è la solita storia della volpe e dell’uva. In attesa di verificare la diversa forza della squadra di Allegri e le reali chance degli avversari più accredita-


ti, il campionato è iniziato con una Juve molto discussa, il Napoli che sembra avere superato la perdita di Higuain e la Roma eternamente incompiuta (non una grande difesa, le amnesie di Dzeko sotto porta, l’irresistibile fantasma di Totti). In questi ultimi anni, la Juve si è avvantaggiata del crollo delle milanesi. Riducendosi la concorrenza, la strada della vittoria è risultata più piana. Questo “dettaglio” porterebbe alla conclusione della maggior parte degli osservatori che la Juve vincerà ancora in Italia e in Europa si vedrà. Il Napoli presenta una “rosa” qualitativamente più forte dell’anno scorso, ma con due interrogativi, la “tenuta” di Reina tra i pali e la mancanza di una alternativa al centravanti Milik continuando la “latitanza” di Gabbiadini. Parrebbe profilarsi all’orizzonte un’Inter di maggiore spessore pur avendo cambiato allenatore all’ultimo momento (l’olandese Frank de Boer per Mancini). Con i cinesi della Suning, colosso nel campo degli elettrodomestici e dei prodotti elettronici con sede a Nanchino, l’Inter è tornata sfarzosamente sul calciomercato dopo che Massimo Moratti non reggeva più i debiti della società. Sfiorando i cento milioni di investimenti, l’Inter ha acquistato Banega, Candreva, Joao Mario, Gabigol, trattenuto Icardi e, con lui, Perisic, Jovetic,

Kodogbia. Se de Boer ne farà una squadra più che un complesso di grandi individualità, la novità del campionato 2016-2017 potrebbe essere proprio la formazione nerazzurra che non vince il campionato da sei stagioni e che, in questi anni di predominio juventino, si è piazzata dal quinto posto in giù. Squadre di seconda fascia, a caccia di una qualificazione europea, sono il collaudatissimo Sassuolo di Di Francesco, la Fiorentina sempre a metà strada di Paulo Sousa, forse la Lazio di Simone Inzaghi. Con pazienza e la ricerca di un gioco convincente, il Milan, disturbato da una proprietà incerta dopo la resa di Berlusconi, si affida alla guida di Montella per tornare a galla, sprofondato al settimo e al decimo posto negli ultimi due anni. La linea verde, che condivide col Napoli, ne fa una formazione interessante: il portiere Donnarumma di Castellammare di Stabia è ancora minorenne (17 anni), sono ventenni i difensori Romagnoli, Calabria e De Sciglio, il centrocampista Locatelli, il fantasista spagnolo Suso e il senegalese Niang, attaccante-freccia. Il futuro è assicurato, per il presente una ritrovata solidità difensiva e i gol del colombiano Carlos Bacca (30 anni) dovrebbero riportare il Milan almeno in zona Europa League. Il Torino del presidente rampante Urbano Cairo, con Mihajlovic in panchina, ha spopolato sul mercato, Ljajic (8,5 milioni dalla Roma), Iago Falque in prestito, Valdifiori dal Napoli, in prestito il portiere della nazionale inglese Hart (terza scelta del Manchester City) che si sono aggiunti ai gioielli di casa Belotti, Benassi, Baselli. Ma è inciampato in un inizio di campionato accidentato. Squadre-sorpresa potrebbero essere le due genovesi, il Genoa battagliero ma ancora una volta profondamente rinnovato anche in panchina (Juric per Gasperini) e la Sampdoria ritoccata in tutti i reparti e passata sotto la guida di Giampaolo, reduce dal “bel gioco” dell’Empoli dopo averlo ereditato da Sarri. Fra le neopromosse, il Cagliari, rafforzata la squadra brillante della serie B con Bruno Alves, Isla, Padoin, Borriello, Ionita (Rastelli confermato in panchina), potrebbe aspirare a una buona classifica. Così il Chievo di Maran, chiamato a ripetersi squadra di centro-classifica con una formazione invariata. Il Bologna di Donadoni, ceduto Diawara al Napoli, con Dzemaili in mediana, Verdi e Krejci sulle ali con Destro centravanti, dovrebbe conquistare una salvezza tranquilla.


#pokerdassi

Quattro domande uguali per tutti, quattro risposte diverse che raccontano le passioni, i gusti, la vita di quattro personaggi che conoscono bene Napoli e la amano intensamente. Il poker d’assi è servito.

di Paola De Ciuceis

CRISTIANO CAROTTI Pittore e sculture

La colonna sonora della tua arte, classica o moderna? La musica è una componente fondamentale per il mio lavoro. A 20 anni avevo fondato una band e sono circondato da amici musicisti. Potrei fare un elenco enorme di quello che ascolto mentre lavoro e degli artisti da cui prendo tantissimi input creativi, ma dovendo scegliere una colonna sonora per la mia arte dico senza dubbio Afterhours. Quello che non c’è, mi ha ispirato per un’intera notte che ho trascorso tra colori e pennelli. Con loro ho avuto la fortuna di condividere belle esperienze tra cui il festival “Hai Paura del Buio?” diretto da Manuel Agnelli. A tavola, vino rosso o vino bianco? Vino rosso d’inverno e bianco fresco d’estate. In ogni caso, mai a tavola senza vino. A ciascuno il suo maestro. A bottega da? Senza dubbio da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, il più grande artista di tutti i tempi. Tenendo conto della concreta possibilità di essere cacciato a male parole ancor prima di varcare la soglia del suo studio. In tal caso vorrei riprendere la macchina del tempo e provare con Mario Schifano sperando che lui non faccia la stessa cosa. Mi sono scelto due bei caratterini. Un’idea vincente per Napoli? Conosco bene Napoli e credo che sia una di quelle città che o si ama o si odia. Come ho detto più volte, la amo con passione. Non solo per come mi ha accolto sin dalla prima mostra alla galleria “Al Blu di Prussia” e per le grandissime gioie che mi ha regalato, ma per come è, per la sua schizofrenica essenza, per la sua poesia e per i suoi eccessi. Difficilmente si può sentire più calore di quello che la gente di Napoli ti sa dare. Non credo sia un caso che una delle più grandi Rockstar di tutti i tempi abbia scelto Napoli come suo palcoscenico principale. Chiaramente sto parlando di Diego Armando Maradona. Quindi la mia idea vincente per Napoli è: “sei bellissima, non cambiare mai!” 48

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VALERIA CORVINO Pittrice

La colonna sonora della tua arte, classica o moderna? Della musica non posso fare a meno. A un certo volume mi perdo e sono solo concentrata sul lavoro, non c’è più tempo né luogo e forse neanche la consapevolezza di me stessa. Lirica, leggera o classica non cambia il risultato. A tavola, vino rosso o vino bianco? Adoro il rosso Pegaso, delle cantine “La Pampa”, un aglianico bariccato in botti francesi, vellutato, morbido e con un sentore di frutti di bosco. L’etichetta? Naturalmente, una mia opera che rappresenta il fantastico cavallo. A ciascuno il suo maestro. A bottega da? Lui è lì. Fermo e silenzioso, guarda il mio fare, lo sento, non so quanto sia lontano ma so con certezza che guida la mia mano. Maestro? Ho guardato ogni sua singola pennellata, ho riconosciuto l’impronta del suo indice a scarnire un colore direttamente sulla tela, ho intravisto la linea guida nel fondo, ho sentito la sua e la mia fatica. Semplicemente, Caravaggio. Un’idea vincente per Napoli? Una sola? Ce ne sarebbero cento d‘idee vincenti. Riassumendole in una, direi che occorrerebbe restituire il mare alla città. Come? Il Borgo Marinari e il porticciolo di Mergellina, dove da anni approdano le più belle barche del mondo dovrebbero diventare il primo attrattore cittadino per i turisti e gli stessi napoletani. Così come il molo San Vincenzo e quel gioiello della piccola darsena Acton, inutilmente utilizzata da sprecati “spettri” e “fantasmi” della Marina Militare. Bagnoli, poi, recuperata alla sua storica vocazione turistica e residenziale, potrebbe costituire il secondo, e ineguagliabile, attrattore cittadino. Il lungomare di via Caracciolo, liberato dal traffico e ricongiunto alla villa comunale ritroverebbe la sua funzione di promenade, che arriva sin dentro il mare e le sue recuperabili spiagge. E, Anna Maria Ortese non avrebbe più motivo di dire che Il mare non bagna Napoli.


MICHELE IODICE Artista

La colonna sonora della tua arte, classica o moderna? Molto dipende dallo stato emozionale. Se sono malinconico preferisco David Sylvian, le sonorità di Antony, il progressive degli Underworld. Nei momenti di lavoro più pratico è la tecno a darmi il ritmo; diverso è quando produco idee. Tra i miei ascolti prediletti, Satie, Chopin, Massive Attack e Moderat, Nina Simone, Maria Callas, Nicole Renaud. Anche le voci sono ispiratrici, non solo la composizione. A tavola, vino rosso o vino bianco? Vino rosso. Per il colore, per il sapore, per la salute. In verità non sono un grande bevitore, ma credo che un buon vino favorisca la convivialità e per questo mi piace. Offre l’opportunità di una certa leggerezza. Il vino aiuta anche a ballare. Insomma, non si capisce se annebbia o pulisce. Bello così. A ciascuno il suo maestro. A bottega da? A parlare di Maestri penso ai grandi artisti rinascimentali, con le loro botteghe e il senso della bellezza nella sua complessità. Quel che mi seduce, però, sono i grandi topos della storia dell’arte; adoro lo strabismo di Venere, la bellezza della diversità, ma anche film come Il ragazzo dai capelli verdi, che punta sul senso di libertà legato a un elemento di distinzione. Miei riferimenti sono inoltre i nuovi concetti estetici della contemporaneità. Un’idea vincente per Napoli? Crederci e fare del napoletano un professionista della sua città. Le idee potrebbero essere tante, ma questa è quella che mi piace più di tutte. Per me significa che in ogni lavoro o esperienza di vita che sia, se c’è onestà e sincerità, è vincente. Dove c’è un pensiero che produce c’è una creatività. L’estro trionfante può essere in qualsiasi cosa. Nell’avvocato come nell’ingegnere. Ogni lavoro fatto con professionalità ha una sua creatività e produce un’eccellenza. Guardarsi attorno fa bene, prendere spunti aiuta, l’importante è convincersi che tutto si può riproporre senza mai pensare che da noi non è possibile. Anche se c’è da dire che in giro c’è un grande sconforto. Bisogna vincerlo.

CARLA VIPARELLI Artista visiva

La colonna sonora della tua arte, classica o moderna? Sono trasversale, amo sperimentare, ogni momento ha la sua musica. Classica con moderazione, meglio il jazz, ma anche altro, con incursioni pop da Tiziano Ferro a Nek. Amo il primo Battiato, compositori come Brian Eno e l’ambient music in genere. Non mi entusiasma la New Age. A tavola, vino rosso o vino bianco? Sempre vino, mai altro. No birra, no superalcolici. In primis vino rosso, bello tondo, morbido e vellutato. Mi piace a prescindere, anche per aperitivo senza mangiarci nulla vicino. Nella mia top-ten c’è il Vipt Vino Piedirosso Tipico in purezza delle Cantine Olivella. Il bianco non lo preferisco ma, se proprio devo, meglio fruttato. A ciascuno il suo maestro. A bottega da? Partendo dai Presocratici mi farei 10 giorni di seminario alla Scuola di Platone: un intensivo con lui a mangiare pane, miele e fave. Avanti nel tempo, assisterei volentieri alla nascita di un quadro di Paolo Uccello, artista ermetico; lo sono un po’ anche io, mi piacerebbe un feed-back. Con ulteriore balzo, farei un po’ di apprendistato da Studio Azzurro con Paolo Rosa e in sua assenza mi accontenterei di una casa di produzione cinematografica americana specialista in animazione. Un’idea vincente per Napoli? Educazione civica come materia principale e obbligatoria per tutti, dalla scuola d’infanzia all’università. Un progetto speciale per Napoli, per sviluppare un senso di appartenenza alla collettività. Quindi, sostituirei il corpo dei vigili urbani con le teste di cuoio a incolumità propria e dell’intera città già che il loro compito sarebbe quello di fare rispettare le regole del buon vivere sociale e civile della comunità. Licenziamento immediato per il non sanzionamento delle suddette regole e in particolare del codice della strada. Poi, si potrà cominciare a ragionare su tutto il resto. Secondo me per far crescere la nostra città bisogna partire da ben altro. Per l’arte c’è tempo, viene dopo. 49

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#wedding

i n o i z i d a tr superstizioni e

usanze, credenze, riti scaramantici e gesti di buon augurio per il giorno del fatidico sĂŹ

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di Irene Saggiomo Per far sì che il giorno più bello della vita sia perfetto, bisogna rispettare un lunghissimo vademecum di regole, regolette, tradizioni e soprattutto scaramanzie, che persino le più scettiche in tema di malocchio, finiscono per rispettare. Nel proverbiale “non è vero, ma ci credo”, ci cascano tutte. Allora, per tenere lontana la mala sorte, bisogna iniziare scegliendo opportunamente il mese e il giorno propizio, considerando che: gennaio porta affetto, gentilezza e fedeltà; febbraio è il mese ideale per gli amori e gli accoppiamenti (è indicato come la migliore scelta); marzo promette sia gioia che pene; aprile porta soltanto gioie; maggio assolutamente nefasto; chi si sposa a giugno avrà la fortuna di viaggiare molto, per terra e per mare, inoltre è questo il mese dedicato a Giunone, dea protettrice dell’amore e delle nozze; luglio annuncia fatiche e lavoro per guadagnarsi la vita; agosto assicura una vita ricca di cambiamenti; settembre porta agli sposi ricchezze e allegria, in barba al detto “sposa settembrina presto vedovina”, che però pure fa specie; ottobre porta molto amore, ma poco denaro; novembre con tristi giornate, promette invece gioia e felicità; dicembre, mese della neve, promette alla coppia amore eterno. Ma siamo soltanto all’inizio, anche la scelta del giorno è un sentiero irto di spine: lunedì, la tradizione vuole che rechi buona salute, essendo dedicato alla luna, astro e dea delle spose; il martedì porta ricchezza sicura, qui però tradizione e scaramanzia si scontrano, se si vuole considerare il detto popolare: “Di Venere e di Marte non si sposa e non si 51

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tradizsiuopneirstizioni e

parte”. Il martedì appartiene a Marte che è il Dio della guerra, mentre il venerdì è il giorno in cui furono creati gli spiriti maligni, ma visto che il venerdì è il giorno di Venere, dea dell’amore, come risolviamo la questione? Il mercoledì è assai propizio; il giovedì reca dispiaceri alla sposa; il venerdì dicono che porti disgrazia; il sabato è considerato dalla superstizione popolare come il giorno più sfortunato in assoluto; domenica, giorno del Signore, viene dedicato quasi esclusivamente alle celebrazioni dei fedeli e diventa difficile avere la disponibilità della Chiesa. In passato però, soprattutto nei piccoli centri, i matrimoni si facevano di domenica proprio per essere festeggiati da tutto il paese. Veniamo alla sposa, indiscussa protagonista, su di lei ricadono le regole più rigide, tutti conosciamo la filastrocca su cosa non può assolutamente dimenticare di indossare durante il “sì”, ma sveliamone anche i diversi significati: una cosa vecchia, come simbolo della vita prima del matrimonio per non dimenticare come è arrivata al fatidico giorno; una cosa nuova, come porta fortuna per la nuova vita e le nuove sfide; una cosa prestata, possibilmente da una persona cara, come segno di vicinanza per il passaggio tra vecchia e nuova vita; una cosa regalata, come simbolo di affetto delle persone che si amano; una cosa blu, colore della sincerità e della purezza della sposa. Usanze sulla data e sulla sposa non sono tutto, c’è tanto altro ancora da sapere e rispettare perché il giorno sia propizio: la sposa non si deve guardare allo specchio con l’abito il giorno del matrimonio, può farlo solo a 52

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Something old, something new, something borrowed, something blue,

patto che si tolga una scarpa, un orecchino o un guanto. Il diamante regalato per il fidanzamento, se portato all’anulare o al polso sinistro, conserva l’affetto coniugale. Mala sorte a chi compra nello stesso momento l’anello di fidanzamento e le fedi nuziali ed è di cattivo auspicio mettersi al dito la fede prima della celebrazione del matrimonio. Il velo indossato dalla sposa è considerato più fortunato se donato da una sposa felice, inoltre la tradizione vorreb-


be che il velo fosse lungo in metri tanto quanto gli anni di fidanzamento. Gli sposi non si devono incontrare prima della cerimonia in chiesa e lo sposo non deve mai vedere il vestito della sposa se non al momento del rito. Anche sulle fedi nuziali aleggiano malefici, queste non possono assolutamente cadere durante la cerimonia e se malauguratamente dovesse succedere, a raccoglierle dovrà provvedere il celebrante. “Sposa bagnata sposa fortunata”, non si tratta della nenia di consolazione, la pioggia simboleggia la fortuna e l’abbondanza che cade generosa sugli sposi. Il significato del lancio del riso all’uscita dei nuovi coniugi, goliardia a parte, simboleggia la pioggia di fertilità, ricchezza e gioia che si vuole augurare. Una delle tradizioni molto comuni è quella che l’uomo, al primo ingresso in casa dopo le nozze, porti in braccio la sposa. Questa usanza ha origine da una credenza romana secondo la quale la moglie non deve rischiare d’inciampare entrando nella nuova dimora. L’origine del detto “luna di miele” indica i primi momenti dolci della vita di coppia. Nell’antica Roma gli sposini dovevano mangiare del miele per tutta la durata di “una luna” dopo il matrimonio. Questi sono i fondamentali, ma “paese che vai usanza che trovi”, in ogni luogo del mondo le tradizioni sul matrimonio abbondano.

NON TUTTI SANNO CHE... ❤ I confetti nelle bomboniere e nei sacchettini dovrebbero sempre essere dispari, di numero indivisibile come il matrimonio. ❤ Nente perle il giorno del si perché pare che “una perla porti una lacrima”. ❤ Mettere una monetina nella scarpa della sposa dovrebbe portare alla coppia ricchezza e prosperità.

tradizsiuopneirstizioni

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Back to work, Gaia Vittozzi in esclusiva per Party magazine


GAIA, IRONIC, DARK & ZEN

#coverthetop

di Carmine Luino

Gaia, raccontaci dei tuoi esordi con le arti figurative e la pittura. Dobbiamo andare indietro di molto, quando ancora scarabocchiavo cose senza senso, prati con fiori giganti e pseudo umani abbastanza brutti e più piccoli dei fiori. Poi il giorno del mio compleanno mi fu regalato un manuale, di quelli super commercial che trovi anche in edicola, dal titolo originale Impara a disegnare. Iniziai così a cimentarmi con la matita, copiando quelle immagini, quei disegni. La prima opera figurativa, però, nacque tardi così come il battesimo alla pittura a olio, circa nel 2003. In quel periodo tentavo di capire cosa volevo fare della mia vita. Fino ad allora avevo disegnato tentando la strada del fumetto, che per fortuna (di tutti) ho abbandonato, consapevole che non era quella la mia strada. Volli sperimentare questa tecnica, sconosciuta alle mie mani, prendendo in prestito colori e pennelli di mio padre. Ne venne fuori una cosa orribile: doveva essere una geisha, all’epoca, come oggi, il Giappone attirava la mia curiosità. Riprovai molte volte. Tra un tentativo e l’altro passarono anche anni. Scoprì che era la mia strada, quella che non ho mai abbandonato.

e Kawamoto sono stati fondamentali. Dylan Dog e il suo mondo mi spinsero a voler intraprendere studi del settore e approdai alla Scuola Italiana Comix di Napoli, dove ho conosciuto artisti e mentori come Alessandro Nespolino e Iko dai quali ho appreso non solo la tecnica, ma anche la passione per il proprio lavoro. Attualmente ho tanti amori: Yuko Shimizu, Chris Sanders, Sadamoto, Hayao Miyazaki, Tony Sandoval, Bruce Timm, Serge Birault, Grazia la Padula, Gloria Pizzilli, Claire Wendling, Bobbie Chiu e un oceano di ispirazione.

Selfie con Ico, gatto nero

Gaia Vittozzi, illustratrice napoletana racconta i suoi esordi e i progetti futuri

Quali sono i tuoi “maestri” di riferimento? Tantissimi. Primo fra tutti, mio padre, se oggi disegno è anche grazie a lui. Negli anni di formazione mi sono innamorata dei grandi come Hayez e Caravaggio per la pittura e il colore ad esempio; Bosch e Moreau per la fantasia ed il simbolismo; Dürer per la sua immensità. Durante la crescita hanno avuto notevole influenza letture come Topolino, il Giornalino e negli anni ’90 con l’esplosione di interesse su fumetti e anime giapponesi, autori come Matsumoto 55

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Sailor Moon ai giardinetti 56

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Anche ai vampiri piace la frutta 57

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Il cinema, invece, è spesso fonte di riferimenti: regia e fotografia offrono tantissimo materiale da cui prendere spunto Trai ispirazione anche dalle altre discipline artistiche? La musica è un’ottima compagna, specialmente alcuni autori diventano assistenti di produzione a tutti gli effetti. La musica influenza la gestualità, l’esecuzione e non l’opera in sé. Il genere musicale scelto varia dal mood del momento, ma in linea di massima ho bisogno di ritmicità. Ragion per cui il trip-hop, il brit-pop o il dark e new wave, la musica classica, il blues ed il jazz sono i generi che seguono il mio gesto. Immancabili nella playlist sono: Portishead, Dead can dance, Etta James e tutti i brani degli anni ’80, anche i più beceri. Il cinema, invece, è spesso fonte di riferimento: regia e fotografia offrono tantissimo materiale da cui prendere spunto per pose, inquadrature, personaggi, colori. Faccio tesoro delle composizioni che funzionano e creo ispirata da queste esperienze visive. Con quale città cambieresti, anche per un breve periodo, la tua? Per un breve periodo cambierei casa con tutte le città del mondo. Da brava osservatrice mi piace conoscere e stare a contatto con culture diverse. Credo fortemente che il sapere, sia nomade e per colmare la mia curiosità e l’esigenza di farsi contaminare dalle cose belle sarei costantemente in viaggio. Realisticamente, la scelta della destinazione definitiva in caso di cambio con tutta probabilità ricadrebbe su Parigi. Nonostante non l’abbia vissuta molto, è una città che mi ha stupito tantissimo. Per alcuni aspetti la trovo familiare nelle contraddizioni, come la mia città. La capitale francese offre tanto, culturalmente è vastissima, difficilmente può annoiarti. In genere ci si innamora di ciò che ci sorprende e io la amo.

Rachel. Omaggio a Blade Runner

Raccontaci dei tuoi progetti in cantiere. C’è la forte volontà di crescere come illustratrice. Ho vari progetti personali incompiuti che vorrei terminare e presentare il prossimo anno alle fiere del settore; un progetto a 4 mani che è in fase embrionale che è segretissimo; riprendere i pennelli e imbrattare nuovamente le tele. E poi raggiungere l’illuminazione e lievitare. 59

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#maserial

L’AUTUNNO

una full immersion tra decine di show televisivi, nuove storie e personaggi ai quali affezionarsi

di Federica Riccio

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CALDO

In autunno è tempo di serie tv. Da quelle vecchie a cui si è più legati, a quelle nuove che bisogna assolutamente vedere, per poi decidere se fanno al caso nostro. A dare il via è stato Netflix con la tanto attesa seconda stagione di Narcos, la serie che racconta l’impero criminale di Pablo Escobar, signore colombiano della droga, creata e prodotta da Chris Brancato, già sceneggiatore di X-Files e Law&order, Carlo Bernard e Doug Miro. Marvel’s Luke Cage, stagione 1 è invece ispirata all’omonimo personaggio dei fumetti Marvel già intravisto in Jessica Jones: un ex-carcerato dotato di superforza e dalla pelle indistruttibile, che combatte il crimine per le strade di New York. Attesissimo il ritorno delle Gilmore Girl, il revival di Una Mamma per Amica. La serie, creata da Amy Sherman-Palladino, è composta da 4 puntate della durata di 90 minuti ciascuna, ognuna delle quali incentrata su una delle quattro stagioni. Pronta Sky che risponde con Sarah Jessica Parker che torna in una commedia targata Hbo, Divorce. Su Sky Atlantic l’esordio della prima stagione di The Affair, serie drammatica premiata già con tre Golden Globe, ideata da Sarah Treem e Hagai Levi, quelli di In Treatment per intenderci. Le vicende ruotano intorno alla relazione clandestina tra una donna sposata, che lavora in una tavola calda e un insegnante in vacanza, un misterioso omicidio e due punti


DELLE SERIE TV

di vista opposti. Un intreccio di amori e passioni inconfessabili e sensi di colpa. Quello con The Affair sarà un triplo appuntamento, perché seguiranno a ottobre e novembre la seconda e la terza stagione. Per gli amanti dell’horror, a sole 24 ore dalla messa in onda negli Stati Uniti, si assiste alla settima stagione della serie tv che ha reso gli zombie delle vere superstar: The Walking Dead. Rick Grimes e i compagni di sventura rimasti ancora resistono, ma chi riuscirà a salvarsi fino alla fine dei nuovi episodi? Bentornato ad American Horror History, lo show televisivo tra i più inquietanti di sempre è giunto alla sesta edizione. Tra le serie più attese, The Young Pope diretta da Paolo Sorrentino, con la storia del giovane e ambizioso papa americano Lenny Belardo/Pio XIII, interpretato da Jude Law. Al suo fianco Silvio Orlando, Diane Keaton e James Cromwell.Tornano anche i medici di Seattle, con la stagione 13 di Grey’s Anatomy e i profiler di Cirminal Minds, pronti a risolvere nuovi, agghiaccianti delitti nella dodicesima stagione. Da non perdere The Blacklist stagione 4, con l’incredibile James Spader nei panni di Raymond “Red” Reddington, uno dei personaggi più ambigui e interessanti degli ultimi anni. Torna anche la grande famiglia del rap composta da Lucious e Cookie Lyon e i lori eredi nella terza stagione di Empire 3. In contemporanea con gli Stati Uniti Homeland 6, Carrie Mathison si ritrova di nuovo negli Stati Uniti, stavolta a New York e di mezzo c’è il giorno delle elezioni presidenziali. Per restare in tema ecco Scandal 6, ma stavolta aspettatevi meno scandali. Il sesto capitolo delle avventure di Olivia Pope ha infatti 16 episodi invece dei canonici 22. La decisione è stata presa dai produttori per consentire a Kerry Washington di portare a termine la gravidanza senza preoccupazioni. Il numero delle serie tv in onda nell’arco di cinque anni è quasi triplicato ed è scesa in campo anche Amazon, che ha prodotto titoli come Mozart in the Jungle, Transparent, Bosch e ora arriva Woody Allen che ha firmato la serie tv Crisis in Six Scenes, in onda in esclusiva a novembre sul servizio Amazon Prime Video. 61

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#hashtag

SNAPCHAT: QUESTO MESSAGGIO SI AUTODISTRUGGERÁ IN POCHI SECONDI di Matilde Rocca

Se a leggere di foto e video che si autodistruggono viene in mente solo la serie tv e i film di Mission Impossible, siete fuori strada e forse anche un po’ âgé, almeno secondo snapchat, l’ultimo arrivato nella famiglia dei social network, che anche in Italia ha suscitato l’interesse di un folto pubblico, soprattutto giovane. Il social del fantasmino, in cui le foto e i video si cancellano in pochi secondi è il più recente in fatto di celebrità, ma è stato fondato nel 2011 da Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown. Inizialmente si chiamava Pictaboo, ed era parte della tesi di laurea di Spiegel a Stanford. Era nato con l’obiettivo di fornire un’alternativa a Facebook per la condivisione delle immagini, in modo meno invasivo per la privacy. Nel 2013 più di 350 milioni di immagini vengono condivise quotidianamente su Snapchat, contro i 400 milioni di Facebook, che però esiste da più tempo. Nel 2014 ha aperto ufficialmente agli inserzionisti. Oggi vale più di 18 miliardi di dollari e nel 2016 ha superato addirittura Twitter per numero utenti attivi giornalieri. Si tratta di una piattaforma che è una via di mezzo tra Instagram e WhatsApp e la cui particolarità risiede nell’autodistruzione dei messaggi. L’applicazione consente di scambiarsi foto e brevi video (che durano al massimo 10 secondi), che poi si cancellano automaticamente alla fine della visualizzazione, gli snap appunto. Inoltre, permette per 24 ore, in tempo reale, di chattare con i propri amici e di condividere album di foto e video accessibili da tutti i propri contatti, dando vita alle cosiddette storie. Basta scaricare l’applicazione, iscriversi complilando il modulo e si parte. Tutto quello che bisogna fare è scegliere se utilizzare la fotocamera frontale o posteriore dello smartphone per scattare un selfie, oppure girare un piccolo video. Terminata l’operazione, ci si può sbizzarirre come su Instagram ad applicare filtri, ma anche effetti, didascalie e stickers. Nel mondo, più di 100 milioni di persone 62

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Il social network delle 24 ore spopola tra gli under 30 in cerca di autoaffermazione sono attive giornalmente su Snapchat e la maggioranza ha meno di 25 anni. In alcuni mercati è stata introdotta perfino la possibilità di associare una carta di credito al proprio account e inviare piccole somme di denaro a mezzo chat. L’immediatezza degli strumenti per pubblicare è talmente intuitiva – fatta solo del touch e dello scroll su o giù o laterale – che alcuni utenti abituati a Twitter e Facebook, all’inizio restano impacciati e cercano tasti da premere. Ma allora Snapchat è un social solo per i giovani? Probabilmente no, ma è sicuramente quello che ha maggior successo tra i cosiddetti Millennials Snapchat, ovvero gli utenti che colgono le nuove tendenze e cercano autoaffermazione e visibilità.

TOP F

Top five

Le celebrity più amate su Snapchat Rihanna Justin Bieber Ed Sheeran Chiara Ferragni Fedez 63

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#style



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#beauty

che ti sei messa

in testa?

di Cristiana Giordano

L’autunno è segnato da un necessario re-styling total body, in particolar modo per i capelli, più sfibrati che mai a causa degli attacchi del sole e del “periodo delle castagne”. Tranquille, non per forza la soluzione è quella di darci un taglio! Se ai vostri occhi i capelli risultano opachi e un po’ danneggiati è giunto il momento di attuare una terapia d’urto con prodotti di hair-care che faranno tornare la chioma in salute. Ecco alcuni utili indicazioni e una vetrina di validi alleati per risanare il capello fino alla radice donandogli nuova morbidezza e luminosità.

Capelli sani a qualsiasi condizione Si chiamano conditioner (condizionatori), si applicano dopo lo shampoo, si pettinano e si risciacquano subito dopo. In commercio i balsami sono anche chiamati “condizionatori”, che indica la loro funzione di “condizionare” la fibra capillare, e quindi ripristinarla.

Forse non sai che… Non sempre la caduta dei capelli dopo l’estate e nel periodo delle castagne è un segnale di allarme, almeno se non supera i 100 capelli al giorno. Il ciclo vitale del capello dura 3 anni e, una volta terminato, cade per lasciare spazio ai nuovi nati.

By night Esistono i prodotti leave-in, cioè senza risciacquo. I migliori sono quelli che si prendono cura dei capelli durante le ore notturne, penetrando in maniera graduale. Risultati ottimali si raggiungono avvolgendo i capelli in una pellicola trasparente oppure in un asciugamano riscaldato dal phon.

Gli alleati Il karitè lo è sicuramente perché contiene l’80% di acidi grassi essenziali ed è naturalmente ricco di vitamina A ed E. L’olio di mandorle è fondamentale nel nutrire intensamente il capello, specialmente quello dalla fibra grossa. L’olio di jojoba è più adatto ai capelli sottili, l’olio di argan per i capelli secchi, i semi di lino per tutti.

100% naturale Rimedi fai da te: il rosmarino stimola la crescita dei capelli e contrasta la forfora. Da cercare dunque i prodotti a base di questa fenomenale pianta aromatica da frizionare sul cuoio capelluto.

United colors of hair Le colorazioni di ultima generazione si prendono cura dei capelli perché, prive di sostanze chimiche e grazie ai loro ingredienti naturali a base di fosfolipidi, fungono da trattamento curativo.

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CAMERA READY è il finish spray che permette di realizzare hairlook precisi e luminosi. In un solo gesto, grazie al shine-boosting silicone, con elevato indice di rifrazione della luce, rende i capelli setosi, lucenti e facili da domare. Catwalk by TIGI, 238 ml € 20,50

Concentrato nutrimento intenso al burro di Karité, trattamento quotidiano completo per capelli soffici, setosi e facili da pettinare Flacone 100 ml, René Furterer € 22,00

Siero riparatore Tutta la ricchezza del Karité per punte rigenerate, nutrite e perfettamente lisce Flacone 30 ml, René Furterer € 28,00

Invati Thickening Intensive Conditioner contiene la proteina di soia e una miscela di aminoacidi di derivazione naturale che riproducono la struttura del capello per aiutare a ispessirlo dall’interno, mentre una miscela di oli naturali di certificazione organica e burro contribuiscono a dare maggior idratazione e nutrimento al capello. Aveda € 33,00

sei pronta a cambiare?

Trattamento anti-caduta intensivo tripla azione per uomo e donna. Caduta dei capelli temporanea. Associazione esclusiva di Aminexil, molecola anticaduta di riferimento dall’efficacia clinicamente provata, con 5 attivi in una formula per un’azione completa. 21 fiale Vichy Dercos technique, € 71,00

Associa le virtù straordinarie dell’acqua termale di La Roche-Posay alle proprietà lenitive del Polisorbato-21. Nutre la fibra capillare donandole brillantezza. Kerium dolcezza estrema shampoo-crema nutriente cuoio capelluto sensibile capelli secchi e fragili 400 ml. La Roche-Posay, € 15,93 Concentrato di principi attivi nutritivi e rivitalizzanti, la Maschera al dattero del deserto nutre intensamente e ripara in profondità. Il capello risulta più resistente alle spazzolature e all’acconciatura quotidiana. Il trattamento ideale per capelli estremamente rovinati. Klorane, 150 ml €19,90

Voglia di cambiare look, ma hai paura di non piacerti? Testanera ha lanciato #ProntaACambiare, una piattaforma che raccoglie i consigli dei Testanera hair expert su come realizzare a casa il look desiderato. Su www.concorsi.testanera.com partecipi a un breve test con semplici domande sulla tipologia di capelli e sul risultato finale desiderato. Gli esperti Testanera aiuteranno le utenti a trovare il look perfetto, fornendo una consulenza personalizzata su colore, wash&care e hairstyle.

La gamma Elvive Argilla Straordinaria è costituita da prodotti con formule che contengono 3 argille delicate, caratterizzati da una texture cremosa e da un profumo fresco per donare 72H di idratazione e freschezza ai capelli. Formula arricchita con estratto di eucalipto e PiroctoneOlamina, elimina la forfora e lascia la cute delicatamente purificata. Shampoo antiforfora 2 in 1 Flacone 250 ml € 3,49 Elvive, L’Oréal Paris

Shampoo al burro di mango per i capelli secchi, nutre e ristruttura il capello e ripristina il film idrolipidico, proteggendo i capelli dalla disidratazione. Idratati e facili da pettinare, i capelli sono pronti per i trattamenti successivi. Klorane, 200 ml € 9,50 73

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#loridinapoli

sogna come se dovessi vivere per sempre vivi come se dovessi morire domani J.D.

ph. Romolo Pizi 74

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Moda uomo in autunno: elegante, magnetica, casual luxury. Lorenzo De Caro web influencer

In questa pagina

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#swag

Mood Vintage Abiti e accessori di un’epoca ancora trendy. Rigorosamente pantalone a zampa, canotta, giacca di pelle e stivaletti. Vintage è tutto ciò che piace e che porta indietro nel tempo. Vestirsi in questo stile è di gran moda ed effetto, perchè ciò che è bello in fondo non tramonta mai.

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Via G. Carducci 28 Blunauta ci vuole boho-chic, un po’ bohemienne, un po’ hippie, tra abiti lunghi a fantasia floreale, tessuti leggeri, stampe dal mood ‘70 e un po’ eco-fashion con i bijoux in alluminuio riciclato.

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#shopwindow

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CUORE DI PUGILE

MEDITERRANEO

di Cristina Zagaria Piemme Editore 81

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#foodtour

sinfonia

d’autunno

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le cuoche in giro

Continua il tour delle Cuoche in Giro, che fa tappa in tutte le cittĂ del mondo, fra gustose ricette, trucchi dello Chef, consigli in cucina. Si pedala di gran lena per acquistare prodotti di prima eccellenza, realizzare piatti elaborati e raffinati, ma anche per rispolverare le antiche ricette della nonna. Deliziosi menĂš per tutti i palati con il meglio della cucina italiana e internazionale. Un giro a tavola tra piatti gourmet raccontato e fotografato. Terza tappa: pranzo in famiglia www.cuocheingiro.it

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ph Romolo Pizi

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CASARECCE CON CREMA DI CECI E PESCE SPADA ★ ★ ★ ★ ★ ★ ★ ★ ★

1/2 kg di ceci 300 g pasta 300 g pesce spada Olio evo Sale Aglio Vino bianco Prezzemolo Cipolla

Mettere in ammollo i ceci dal giorno prima. Soffriggere aglio, olio, un po’ di cipolla e un rametto di rosmarino e versare i ceci, farli insaporire, poi coprirli d’acqua e farli cuocere almeno 3 ore a fuoco medio. Nel frattempo tagliare il pesce spada a cubetti e cuocere in una padella, dove avete fatto riscaldare aglio e olio. A fuoco vivace versare un bicchierino di vino bianco, farlo evaporare quindi spegnere. Ultimata cottura dei ceci passarli al Minipimer (mixer ad immersione) e aggiungere una tazza abbondante d’acqua; portare a bollore e quindi cuocervi la pasta. A cottura ultimata, aggiungere la dadolata di pesce spada e prezzemolo tritato.

autunno

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CREMA DI ZUCCA CON GAMBERI E MANDORLE ALLA PAPRIKA

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1 kg zucca 300 g Gamberi 40 g mandorle a lamelle 1 cucchiaio paprika dolce Olio Evo Porro Aglio

Tagliare la zucca a cubetti e cuocerla in una pentola con i bordi alti dove avete precedentemente soffritto un porro tagliato sottile; fare insaporire la zucca e poi aggiungere un bicchiere d’acqua, regolare di sale e ultimare la cottura coprendo col coperchio. Intanto, lessare i gamberi 3 minuti in acqua a bollore, quindi sgusciarli e saltarli in padella con aglio e olio.

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Ultimata la cottura della zucca (quando si è assorbita tutta l’acqua), frullarla col Minipimer. Riempire 4 ciotoline con la crema di zucca e poggiare sopra a ognuna 5/6 gamberi e un cucchiaio di mandorle precedentemente tostate in una padella antiaderente con un cucchiaino di paprika dolce.


STRUDEL CON MELANZANE A FUNGHETTI E PROVOLA

Tagliare le melanzane a funghetti, stufarle in padella con aglio, olio e pomodorini, per circa 20 minuti. Lasciare raffreddare il tutto. In una ciotola sbattere l’uovo con il grana grattugiato, sale, pepe qb e amalgamare il tutto con melanzane, provola e basilico. Stendere la sfoglia, farcire con il composto e arrotolarla. Spennellare il rotolo con un tuorlo sbattuto con un cucchiaio di latte e spolverare con semi di papavero e sesamo. Infornare a 200° per 18 minuti.

sinfonia d’autunno

★ ★ ★ ★ ★ ★ ★ ★

Rotolo di pasta sfoglia 1/2 kg Melanzane 200 g provola 50 g. Grana grattugiato 1uovo Sale olio Basilico 250 g Pomodorini

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#chezchef

in cucina con... maria laura pignata Partenopea nel sangue, ampezzana nel cuore e parigina nella testa, Maria Laura Pignata, per tutti Lolly. Come la giovane Mikage Sakurai, protagonista di Kitchen di Banana Yoshimoto, non c’è posto al mondo che ama più della sua cucina. Food lover, mamma e moglie. Mestoli, pentole, padelle sono il suo universo messo sottosopra, ma pieno di amore, dal marito Giampaolo e dalle due “nane” Maria Sole (2 anni e mezzo) e Allegra (1 anno e mezzo) . Si diverte a sperimentare nuovi ingredienti e nuove ricette, cercando una fusione tra la cucina partenopea e le cucine del resto del mondo. Nel suo blog che si chiama per l’appunto PARTENOPEAT, condivide la sua grande passione per la cucina, i suoi momenti di gioia e felicità che hanno sempre un legame con il cibo e presenta con estro i suoi piatti, dai primi di pesce alle insalate, fino a quelli per lo svezzamento dei bambini.

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spaghettoni con cipolle di tropea e pistacchi di bronte per 4 persone: • 2 cipolle di Tropea • 120 gr pistacchi di Bronte già sgusciati (oppure 120 gr di farina pistacchi e una manciata di pistacchi tritati al coltello) • 1 ciuffo grande di menta • 1 ciuffo grande di basilico • olio evo • 3 cucchiai di parmigiano reggiano

ph Romolo Pizi

Tritate i pistacchi al coltello (in maniera piuttosto grossolana ma non troppo grandi) e metteteli da parte, tritate anche la menta e il basilico e metteteli insieme in una ciotolina. Tritate la cipolla molto finemente e fatela appassire in una padella con una generosa dose di olio evo. Una volta pronta la cipolla aggiungete la menta e il basilico e fate insaporire. Unite anche metà dei pistacchi, mescolate tutto e tenete il sughetto da parte. Calate la pasta in acqua salata e tenete da parte una tazza di acqua di cottura. Scolate la pasta al dente e mettetela nella padella con il sugo. Accendete il fuoco e fatela saltare a fiamma viva aggiungendo poco alla volta l’acqua di cottura e il parmigiano. Impiattate aggiungendo il resto dei pistacchi e qualche fogliolina di menta e basilico.

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#mammalemamme

a m m a m di Valeria Prestisimone La mia cara amica e psicologa Pina Mansi afferma: “Non esiste il papà perfetto, così come non esiste la mamma perfetta”. Mi capita spesso di ascoltare mamme descrivere il proprio compagno come una caricatura o uno stereotipo, invece di una reale figura paterna. Perché? Forse, troppo spesso le mamme soffrono di deliri di onnipotenza, oserei dire, che fanno loro credere di essere le sole capaci di accudire i figli. Altre mamme, in90

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vece, forse per insicurezza, delegano al compagno la cura dei bambini. E i papà? Che fine fanno? Insomma, non esistono genitori perfetti, ciò che conta è che ciascuno sia consapevole del proprio ruolo, delle proprie capacità, dei propri limiti e dei


à p pa

punti di forza come papà e come mamma. È un lavoro di squadra, ma ammettiamolo, il confronto mamme contro papà esiste da sempre. Nello scenario collettivo la mamma si sobbarca di tutto e il papà forse, di poco. Attenzione però, oggi le cose sono cambiate. Le mamme, ad esempio, lavorano tanto quanto i papà e non è cosa rara vedere mariti che si occupano dei figli a tempo pieno. Evviva! Diciamo pure che i papà sono una

gran bella invenzione, perché spesso, con loro, tutto diventa un gioco, tutto è più spensierato e forse anche più semplice. Ho diviso i papà in due categorie: il papà modello e il papà monello. Il primo è quello perfettamente in grado di sostituirsi alla mamma, quello autonomo su tutti i fronti. Il papà modello è una forza nel gioco e nell’educazione. La sua pecca è che non fa nulla di pratico. Insomma, non chiedete loro di fare pappe o cambiare pannolini. Il papà monello, invece, è un vero spasso. Lo si vede molto poco e non compare quasi mai in occasioni quali feste e riunioni di famiglia. Più bambini ci sono, più diventa l’uomo invisibile. Se la cava con 20 minuti quotidiani, è bravissimo ad arrivare a casa intorno alle 21 (sapendo che i figli alle 21.30 vanno a dormire) e in quei 20 minuti è così performante. Cioè, invita i bambini a vedere un pochino di tv. Quando vanno a dormire, guarda la moglie e le dice: “Sono stanco, non hai idea che giornata”. Quando si avvicinano le ferie, questo papà comincia già a soffrire, perché vacanza per lui rappresenta il vero lavoro. Steso sul lettino in spiaggia, pensa con nostalgia all’ufficio. Delega quasi tutto alla mamma, con la giustificazione: “Il bimbo vuole stare con te, cosa ci posso fare?”. Conta i giorni che lo separano dal rientro in ufficio, per poi esclamare con aria malinconica: “Domani riprendo a lavorare, come mi dispiace”. E qua, un lecito dubbio, si insinua nelle mente delle mamme, anche quelle più pazienti. Ma alla fine glielo si perdona. I figli crescono in fretta, godiamoceli, di tempo per stare sul lettino ne avremo poi in abbondanza. Sono certa che la nostalgia per i tempi duri, ma anche vivaci arriverà. Dunque, godetevela. Intanto, la gara mamme Vs papà finisce in pareggio, ma attenzione, non fate fare l’arbitro alla suocera, la mamma ne uscirebbe perdente dal calcio di inizio. 91

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#prettytail

PICCOLI, GRANDI, PELOSI, PENNUTI O BRANCHIATI, I NOSTRI FEDELI AMICI: UN AMORE PURO E INCONDIZIONATO. DIAMO VOCE LORO PER CONOSCERLI FINO IN FONDO. DALL’ALIMENTAZIONE ALLA TOILETTE, DALLA MODA ALLO STREET FOOD, DAI LOCALI PET FRIENDLY AL FITNESS, TUTTO IL MONDO DEI NOSTRI CARI ANIMALETTI di Valeria Valerio

CANI, EROI IN PRIMA LINEA

Li chiamano “cani eroi”. Sono i cani soccorritori, che intervengono durante le catastrofi, salvano vite e spesso sacrificano le loro. Come è accaduto dopo il terremoto che ha sconvolto alcune zone del Centro Italia. Leo, è solo uno dei tanti cani soccorritori, che hanno ritrovato sotto le macerie gli abitanti superstiti dei comuni colpiti, come la piccola Giorgia. Cani eroi che hanno mille attitudini. Ci sono i cani da salvataggio in acqua, quelli da recupero dispersi, quelli da valanga, cani-guida per i non vedenti, quelli delle forze dell’ordine, quelli impegnati nella pet-therapy. Cani unici, che vengono addestrati per diventare insostituibili “colleghi”. I cani da salvataggio in mare sono dei baywatch a tutti gli effetti, imbracatura compresa, che permette a chi è in pericolo, di aggrapparsi ed essere trascinato verso la spiaggia. Così quelli da valanga o da recupero dispersi in superficie, che grazie alle spiccate doti di olfatto e udito, unite alla resistenza e alla capacità di percorrere lunghe distanze in poco tempo, li rendono indispensabili per il veloce ritrovamento dei dispersi o delle persone in difficoltà.

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Quelli impegnati con le forze dell’ordine o con le Forze Armate: sono le unità cinofile, con le quali si intende il binomio formato da un cane e dal suo conduttore. Combattono lo spaccio di droga, il crimine, aiutano a mantenere l’ordine pubblico, sono coinvolti nel disarmo dei malviventi, oltre a lavorare a stretto contatto con i soldati. Cani impegnati nella pet-therapy, la coterapia che coinvolge animale, medico veterinario e psicologo. La sua presenza permette in molti casi di creare e consolidare un rapporto emotivo con il pazien-


te e stabilire tramite un canale di comunicazione paziente-animale co-terapeuta-medico veterinario-psicologo. Vengono inoltre impiegati per esercizi di fisioterapia o semplicemente per allietare la degenza del ricoverato o ancora lavorano con i disabili, aiutandoli nei movimenti quotidiani e con i detenuti, in vari programmi di recupero comportamentale.

corso unità cinofila da salvataggio a napoli La Scuola Italiana Cani Salvataggio, è una delle più grandi ed antiche organizzazioni europee, dedita alla preparazione dei cani da salvataggio nautico e dei loro conduttori, è una associazione di volontariato di Protezione Civile senza scopo di lucro. A Napoli il Centro Addestramento della Scuola Italiana Cani Salvataggio si trova nel Parco di Capodimonte e prevede attività bcon un percorso completo, che va dall’educazione a terra fino alle tecniche di salvataggio più avanzate.

Cani, gatti, iguana, pappagalli e pesciolini a confronto con i loro padroni. Il proprietario racconta pregi e difetti del suo animale, ma non solo, immagina cosa potrebbe dire su di lui se potesse parlare. Scrivete a prettytail@partymagazine.it per un’intervista doppia con il vostro fedele amico.

romeo e valeria grasso romeo

È un batuffolo di sacro di Birmania. Un tenero gatto di 6 anni con una sensibilità spiccata, che partecipa a tutto ciò che accade in famiglia. Ama dormire nelle pose più buffe e se sente il campanello della porta scatta in preda a una spasmodica curiosità, sembra quasi che voglia capire, sapere, conoscere. Quando è l’ora della spazzolata quotidiana si stende beato godendo di questo momento magico. Ama il colore rosso e miagola solo quando vuole fare amicizia con qualcuno o di mattina quando richiede la sua razione di ‘poco poco’ ( è la parola d’ordine) della sua pappa preferita.

valeria

È stato un colpo di fulmine. La prima volta che mi ha visto avevo solo tre mesi, amore puro. Devo essere sincero, non amo fino in fondo tutte quelle smancerie, lei vorrebbe stare sempre con me. Ma io ho un bel caratterino. Solo di notte, mi capita di svegliarla e le chiedo tante coccole e lei non si tira mai indietro. Non vorrei essere fonte di stress, talvolta è più forte di me, mi piace intrufolarmi nei sacchetti della spesa o far cadere a terra le cose, ma appena sento i suoi passi desisto e faccio finta di niente. La sua giornata è piena di tante cose, soprattutto lavoro, eppure il pensiero per me ce l’ha sempre, ha proprio un bel carattere, mi trasmette serenità. Nel tempo libero stiamo insieme; il nostro gioco preferito è nascondino, ci divertiamo tantissimo.

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re

della notte Non c’è evento esclusivo a Napoli che non sia scandito dalla sua musica. Non c’è locale, discoteca o baretto, in cui il popolo della notte partenopeo non si scateni con lui. Marco Piccolo, brillante grafico pubblicitario di giorno, DJ e producer di notte, da oltre vent’anni è un punto di riferimento della scena musicale italiana e dei club della movida.

nome: marco

cognome: piccolo

età: ho compiuto ad agosto i secondi

professione: grafico pubblicitario e dj

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tatuaggi: una scritta per ricordare che gli ostacoli che hai davanti vanno affrontanti e superati

libro preferito: il cacciatore di aquiloni

colore preferito: blu carta da zucchero

viaggio della vita: cuba

serie tv: twin peacks, x-files, californication

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hobby: dipingere

Da quella partenopea a cominciare dalla storica Mela, a quella europea del Pacha di Ibiza, dello Space di Mikonos, l’Arches di Lindos, il Bamboo di Bucarest, passando per il Jet Set di Roma, il Number Two di Capri, il Music di Positano, il Cowntry della Costa Smeralda e tanti altri celebri locali. La musica entra di prepotenza nella sua vita quando ha poco meno di dieci anni. Le note sono quelle dei dischi del fratello Giovanni, che compra gli album di James Brown e di Pino Daniele. Ma la canzone che in assoluto gli cambia la vita è Fragile di Sting, tanto che nel 2003 con il gruppo Compagnie de la nuite in cui riunisce i suoi più cari amici Luca Romano, Elio Alaia e Francesco Curci incide una cover uscita in commercio con la Rise Records. Impara la tecnica del mixaggio giovanissimo, da autodidatta con i vinili, sulla splendida coppia di giradischi dei fratelli maggiori, con gli immortali e bellissimi technics 1200, che usa di nascosto. E proprio in quei momenti comprende definitivamente che il primo e unico vero amore è la consolle. Comincia poi a suonare nei locali più famosi della città diventando il dj della movida napoletana. Arriva nelle discoteche più alla moda d’Italia e poi gira tutta l’Europa continuando sino a oggi a suonare nei locali più conosciuti, ai party esclusivi, tra moda, brand internazionali e grandi eventi.

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La prima cosa che fa alla consolle? Un profondo respiro entrando nei bpm che suonano e poi appoggia le cuffie sul collo per qualche secondo. L’ultima cosa che fa alla fine di un set invece è fumare una sigaretta. C’è qualcosa di profondamente sensuale? Assolutamente sì. “Il DJ e il grafico hanno in comune la creatività e la concreta possibilità di trasferire qualcosa che parte dalla testa – racconta Marco - passa per le mani e diventa una cosa propria, ma allo stesso tempo condivisibile con tutti: concreta, tangibile, che resta per sempre”. Vive la città con grande passione, mettendo tutto se stesso: dal mare alla vasta offerta artistico-culturale, alle tradizioni culinarie e alle nuove tendenze. Questo inverno Marco calcherà la scena del Teatro Posillipo. Ma come è cambiata la figura del Dj? “Negli anni si è molto evoluta – spiega – siamo diventati anche

TOP FIVE BRANI DISCO PREFERITI THANK YOU Bebe Williams AROUND THE WORLD Daft Punk SHOW ME LOVE Robin S. SHORBREAK Daddy,s Groove & Little Mark COMMON, BLACK COFFEE REMIX Alicia Keys

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producer, che grazie ai social e agli investimenti nei festival musicali, possono raggiungere e spostare anche grandi masse di persone, che sono disposte a pagare un biglietto al pari di un concerto. La tecnologia oggi consente a chiunque di poter fare musica, produrre e selezionare playlist dal vivo e questo credo che tutto sommato sia un bene, perché la musica è cultura, è di tutti, ma per essere un vero dj, bisogna avere: padronanza delle svariate tecniche, ottima cultura musicale, grande professionalità e soprattutto un’innata sensibilità nel coinvolgere le persone nel giusto modo. E questo nessun computer o macchinario potrà mai aiutare a realizzare”.

TOP FIVE BRANI ANNI ‘80 TAKE ON ME A-ha THE WILD BOYS Duran Duran RADIO GAGA Queen DON’T YOU (FORGET ABOUT ME) Simple Mind WHAT A FEELING Irene Cara

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all the best around you

artwork carmine luino

a cura di Lula Carratelli


ATTESA. 1960-2016 AL MUSEO MADRE Artisti, intellettuali, appassionati di fotografia, tanti napoletani amanti dell’arte hanno visitato il Museo Madre per celebrare Mimmo Jodice. A lui, indiscusso maestro della fotografia contemporanea, è stata dedicata la più ampia mostra retrospettiva mai realizzata. Curata da Andrea Viliani, “Attesa. 1960-2016”, raccoglie più di cento opere, dalle seminali sperimentazioni sul linguaggio fotografico degli anni Sessanta e Settanta fino a una nuova serie (Attesa, 2015) realizzata in occasione di questo progetto. ph. Amedeo Benestante

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È TEMPO DI FESTA Puntuale come un orologio l’appuntamento annuale nella storica e prestigiosa gioielleria Brinkmann; un open day dove le sorelle Adriana ed Erika Brinkmann, insieme a Federico Squadrilli, Lina De Leva ed Enrico Pesacane hanno accolto amici, clienti e curiosi con la gentilezza e cordialità che li contraddistingue da sempre. Presentata per l’occasione la nuova collezione di orologi, sulle note di un vivace quintetto jazz, con degustazione di vini e un invitante buffet. ph. Romolo Pizi

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GRAN BALLO PER L’AIRC A Villa Tufarelli l’Airc, Associazione italiana per la ricerca sul cancro, ha organizzato una serata benefica per raccogliere fondi. Cinquecento ospiti hanno partecipato al gran ballo d’estate accolti dalla presidente Gloria Frezza di San Felice. Prima di dare inizio alle danze nel grande giardino che circonda la dimora, gli invitati hanno visitato la villa privata guidati dai proprietari, Francesco ed Elisabetta Tufarelli. ph. Marco Baldassarre

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LEGORA PARTY, ATTO I Una festa in stile newyorkese a Villa Rivalta, tra cocktail Martini, musica e glamour, ha caratterizzato la prima edizione del Legora Party, che ha riunito i rappresentanti dell’eccellenza campana nel mondo. Focus speciale sulla moda, con la sfilata della collezione primavera estate 2017 dello stilista Alessandro Legora. In passerella: abiti lunghi e lussuosi da red carpet, capi ricostruiti e ispirati all’arte di Mondrian, tute smoking e bustini sotto le giacche dal taglio maschile. Al Galà hanno partecipato imprenditori, liberi professionisti, medici, giornalisti, sportivi, artisti, intellettuali per costruire un network per promuovere il made in Campania. ph. Romolo Pizi

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FESTA A CASTEL DELL’OVO Con un party esclusivo l’azienda napoletana Di Gennaro, leader nel settore dei Servizi Ecologici Integrati, ha festeggiato i 100 anni di attività. Cocktail sul molo del Ramaglietto a Castel Dell’Ovo, dinner Show ai Cantieri Powerboat di Borgo Marinari, sfilata di abiti esclusivi realizzati con materiali di riciclo dallo stilista Alessio Visone e concerto di Matteo Brancaleoni. Più di 500 ospiti hanno partecipato al grande evento, realizzato in collaborazione con la Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città. ph. Francesco Begonja



FASHION APERITIF IN TERRAZZA Bollicine, special food e dj set all’ombra del Vesuvio. Più di 300 ospiti hanno partecipato alla festa organizzata dalla PL Management di Fabio Ummarino al Club Nautico della Vela con le creazioni in tessuto del brand Le Zirre Napoli, main sponsor della serata. Suggestiva l’atmosfera del Borgo Marinari che ospita uno dei club più antichi e rivoluzionari della città, che ha ammesso le donne come soci ordinari, non più solo ospiti del circolo Nautico nel 1989. Classe ed eleganza le parole d’ordine dell’happening. ph. Marco Baldassarre

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APERI-SIGNUM DA SPAZIO C Cocktail party organizzato da Spazio C per presentare le lussuose handbag, rigorosamente made in Naples, “Signum”. Un giovane concept-brand, nato dalla condivisione di tre solide esperienze: Gianmarco Chianese (designer già per Tramontano e Harmont & Blaine), Angela Capezzuto (pellettiera produttrice per top brand come Prada, Miu Miu, Gucci, Louis Vuitton, Bally) e Salvio Parisi (art director, fotografo di moda e giornalista).

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LA FAVOLA DI NANDO E MANU Cerimonia coreografica a Posillipo per il matrimonio di Fernando Brunelli e Manuela De Placido al Circolo Relax. Organizzato con stile e fin nei minimi particolari da Van Ideas: dall’idea creativa agli allestimenti, al sito a tema, al light design; per l’occasione è stato realizzato un palcoscenico sullo sfondo naturale del Vesuvio. Uno special Open Bar con cocktail list tematica dedicata agli sposi, che hanno inebriato tutti gli invitati, che si sono poi scatenati prima sulle note della live band con le voci di Max Baccano ed Elisa Rovida e il sax di Luca Signorini e poi con il Dj set di Marco Piccolo. Grande spettacolo con artisti provenienti da tutta Italia. Sorprese e performance esclusive by Nu’Art. Testimone d’eccezione il campionissimo Massimiliano Rosolino. ph Carmine Napolitano

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“SÌ” ❤ NEL PILACCIO 300 invitati hanno festeggiato il matrimonio di Luca D’Antonio e Mary Mollicone, nella storica tenuta estiva di famiglia: il Pilaccio nel Cilento. Amici, parenti, colleghi sono accorsi da ogni dove: Napoli, Milano, Londra, Egitto. Cerimonia a Ogliastro e poi grande festa a Perdifumo nel Pilaccio, con cena gourmet, passeggiata gastronomica e dolci prelibatezze. Musica live conMariano Bellopede, Raffaella Carotenuto, Nicola Rando,Giuseppe e Luigi Fiscale e dj Giorgio Bracci. ph. Giancarlo Rizzo

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LOVE IS IN THE AIR Un week end di emozioni e divertimento che si è concluso con il matrimonio sulla spiaggia in stile boho chic per Benedetta Cerrelli e Roberto D’Aquino a Capo Vaticano. A celebrare le nozze Gigi D’Alessio, lo sposo è il bassista della band del cantante. Romantica festa al tramonto e invitati vestiti di bianco. Cena con i tipici piatti calabresi, musica, balli e alla consolle DJ Marco Piccolo.

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ALLEGRA’S PARTY Allegra Pedone, Cleopatra per un giorno, al circolo La Staffa dove ha festeggiato i suoi 18 anni con un party dalle suggestive atmosfere ispirate dall’antica civilità egizia. Bellissima la regina della festa che si è scatenata fino a tarda notte insieme agli amici al ritmo della musica del dj Peppe Blasio. ph Marco Baldassarre

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PARTY REGALE A VILLA LUCIA I rampolli delle famiglie nobiliari italiane hanno festeggiato Ottavia Borghini Baldovinetti de Bacci, nipote della senatrice de Feo, che ha compiuto 18 anni. Il party regale con ospiti in abito lungo e smoking si è svolto a Villa Lucia, storica dimora di famiglia. Ottavia ha spento le candeline al fianco del padre Gianluigi. La festa è durata tutta la notte, ballando sulle note del dj Peppe Blasio e sorseggiando i drink di Tania Gentile. ph. Marco Baldassarre

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SAPORE DI MARE Una serata in riva al mare, un cielo stellato, la musica di Peppe Blasio, giochi di luci di Andrea Pirozzi e i drink di Tania Gentile: questi gli ingredienti del beach summer party per i 18 anni di Romeo Giordano. ph. Marco Baldassarre

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GRAN PARTY A LUCRINO Cinquant’anni anni e non sentirli per Alessandra Calabrese, che ha festeggiato il compleanno con un party esclusivo all’Alma Eventi di Lucrino. L’evento a cui hanno partecipato 150 invitati è stato organizzato con l’aiuto del marito e imprenditore dei Campi Flegrei Roberto Laringe. Finger food d’autore e ottimo vino per celebrare Alessandra, appassionata sommelier, che ha voluto anche sostenere l’associazione Emergency.

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LIFESTYLE

EVENTS

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PARTY SOTTO LE STELLE Festa sotto il cielo stellato all’Ondina, organizzata dalla PL Management di Fabio Ummarino. Centinaia di invitati si sono scatenati sulle note della musica del dj Marco Bonifacio. Pezzi selezionati e balli all night long, sorrisi, divertimento e cocktail fruttati nel noto locale di Posillipo. ph. Costantino Nanino

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