#wow #wedding #winner winter 2017
#editoriale
SOCIAL(IZZIAMO) Ogni giorno tecnologia, comunicazione, Internet, educano ad aver molta più necessità rispetto al passato di affermazione di sé. Ci sono tanti strumenti a disposizione per soddisfarla, ma tanta più inquietudine se non ci riusciamo. Forse la società dell'immagine non è poi così sincera con noi. Internet e i social network hanno cambiato così radicalmente la nostra vita da trascorrere il tempo cercando di mostrarsi nella luce migliore, oggi dovremmo dire nel "filtro" migliore. E allora sì, il web mente, perché nessuno oserebbe postare foto struccate e con i capelli in disordine, particolari di giornate tristi o di un po' di ciccia. E questo vale per tutti noi. Da Charlize Tehereon a Belen, fino alla portinaia e alla commessa dei negozi che frequentiamo. Internet ha reso incredibile la nostra vita, ma probabilmente ha esasperato i nostri difetti e quelli dei nostri giovani: superficialità e pigrizia. La letteratura scientifica ha individuato un legame tra Facebook, sé e autostima, perché c'è correlazione tra social network e gli stili di personalità. Si desidera di più, si pensa di poter ottenere di più e se non arriva ci incazziamo.
©carmine luino
Federica Riccio
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party magazine
editore Lula Carratelli lulacarratelli@partymagazine.it direttore responsabile Mimmo Carratelli direttore editoriale Federica Riccio federicariccio@partymagazine.it art director Carmine Luino fotografie Romolo Pizi editing e revisione testi Matilde Rocca redazione Ciro Ardiglione Francesca Cicatelli Paola De Ciuceis Cristiana Giordano Lucia Nicodemo Irene Saggiomo Valeria Valerio segreteria e pubblicitĂ Barbara Riccio segreteria@partymagazine.it hanno collaborato Giuseppe Attanasio Marco Baldassarre Valerio Ciaccia Cristiano Chianese Luigi Di Gennaro valentina Nasso Evelina Pessetti Valeria Prestisimone special thanks Luigi Necco stampa Grafica Metelliana spa www.graficametelliana.com finito di stampare febbraio 2017
Edito da M.I.A. srl Via San Domenico 45 Napoli - 80127 Napoli telefono 081.19363094 www.partymagazine.it info@partymagazine.it reg. trib. di Napoli del 17.03.2016 Del contenuto degli articoli e degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Ăˆ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati da M.I.A. srl
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GRAND HOTEL PARKER’S Napoli corso Vittorio Emanuele, 135 - 80121 Napoli tel. +39 08 17 61 24 74 - fax +39 08 16 63 527 info@grandhotelparkers.it www.grandhotelparkers.it
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#JUKEBOX di Lula Carratelli
26 #FISCHIOFINALE di Mimmo Carratelli
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#PICOFTHEDAY
28 #PEOPLE di Federica Riccio
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#GIGICHICMIMMOSHOCK di Mimmo Carratelli e Gigi Necco
34 #CIAK di Valerio Ciaccia
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#PEACEANDLAW di Luigi Di Gennaro
38 #JAZZ di Adriano Cisternino
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#BEAUTYANDCARE di Sergio Marlino
40 #NOTEMENONOTE di Ciro Ardiglione
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party magazine
zine
party maga wintew 2017
#wow #wedding #winner
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winter 2017
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SOMMARIO 72 92
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#LEGGERA di Lucia Nicodemo
di Carmine Luino 58 #COVERTHETOP
con Pikara Katering 72 #FOODTOUR
di Irene Saggiomo 90 #WEDDING
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#POKERDASSI di Paola De Ciuceis
di Cristiana Giordano 64 #BEAUTY
di Lula Carratelli 78 #CHEZCHEF
92 #STYLE
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#AMAZING di Francesca Cicatelli
66 #LORIDINAPOLI con Lorenzo de Caro
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#MASERIAL di Valentina Nasso
68 #SHOPWINDOW
82 #SPECIALEWEDDING
102 #ZOOM
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#HASHTAG di Federica Riccio
70 #MAMMALEMAMME di Valeria Prestisimone
92 #WHITENEWS
105 #THEPARTY di Lula Carratelli
#PRETTYTAIL di Valeria Valerio
100 #BONTON di Francesca Cicatelli
JUKEBOX
pezzi del passato e del momento
mixati e scelti per voi IL CERCHIO DELLA VITA IN 27 SCATTI Padre e figlio hanno scattato la stessa fotografia per 27 anni, creando un album di foto di famiglia davvero unico. Si sono ritratti nella stessa posizione e con espressione simile in bianco e nero. Dal 1986 il padre rimasto anonimo sul web ha documentato i cambiamenti fisici attraverso immagini, fino all'ultimo anno, il 2015, in cui è arrivato un terzo protagonista, il nipote.
DAY
TH Y BIR
HAPP
03/02 07/02 11/02 13/02 16/02 18/02 20/02 28/02
Ferzan Ozpetek Vasco Rossi Ciro Ferrara Robbie Williams Valentino Rossi John Travolta Cindy Crawford Oliviero Toscani
02/03 08/03 09/03 10/03 18/03 20/03 27/03 31/03
Stefano Accorsi Antonello Venditti Ornella Muti Sharon Stone Luc Besson Spike Lee Quentin Tarantino Isabella Ferrari
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party magazine
I BONSAI DI TAKANORI AIBA DALL'ARCHITETTURA IMPOSSIBILE L'arte antica del bonsai ha dato vita a costosi e orginali oggetti di design. Negli anni '70 e '80 il designer Takanori Aiba ha lavorato come illustratore di labirinti. Poi, negli anni '90 ha lavorato come architetto. Infine nel nuovo millennio deciso di unire le sue due abilitĂ realizzando fantasiosi e architettonici bonsai, autentici micromondi composti da piccolissimi e incantevoli edifici. Architetture e scenografie in miniatura che sembrano usciti dai libri di fantasia.
FOREVER LOVE "MI AMI? MA QUANTO MI AMI?" Mi ami? Ma quanto mi ami? E mi pensi? Ma quanto mi pensi? Uno spot cult e una frase diventata un tormentone per chi ha vissuto l'adolescenza negli anni '80 '90, quando telefonare significava usare il gettone, fare la fila alla cabina telefonica o chiamare a casa la fidanzata sperando che non fosse il padre a rispondere. Altro che smart phone! La Telecom si chiamava Sip e chiamare da una città all'altra, ovvero in telesezione, costava un sacco. Nel portafogli bisognava averlo sempre il gettone, di una lega color bronzo, al costo di 200 lire, una cosa preziosissima: la possibilità, nell’urgenza, di telefonare. E com’erano intense e belle, nelle cabine, di notte, le parole fra gli innamorati.
OXALAB: IL DESIGN AUTOPRODOTTO ISPIRATO AL BAUHAUS Gli architetti designer Silvia Caliendo e Ivan Ferreri e l'imprenditore Fabio De Luca hanno ideato la piattaforma digitale www.oxalab.com, che si legge “opera” lab, dove l’artigianato e il design made in Naples sono messi in vetrina e in rete. Gli oggetti sono dalla “personalità multipla”, come il portavino che si trasforma anche in stencil per pareti, tavolini che diventano tavolo da gioco o da seduta spiritica per fare quattro chiacchiere con gli antenati, l'uovologio e tanti altri prodotti inediti e originali. L’idea di creare un network per progettisti, produttori/artigiani e clienti è venuta in mente ai tre professionisti napoletani con l'obiettivo di valorizzare le idee e trasformarle in prodotti curando ogni aspetto, dall’ingegnerizzazione per la producibilità al packaging, alla vendita online. Una shop window per l’artigianato contemporaneo di qualità, dove è possibile promuovere e acquistare multipli di design prodotti in Italia, a Napoli, con l’aiuto di uno staff esperto in tutoring e supporto per la prototipazione degli oggetti.
SMART #jukebox
SPARTITO
As around the sun the earth knows she's revolving And the rosebuds know to bloom in early May Just as hate knows love's the cure You can rest your mind assured that I'll be loving you always As now can't reveal the mystery of tomorrow But in passing will grow older every day Just as all that's born is new You know what I say is true That I'll be loving you always Until the rainbow burns the stars out of the sky Until the ocean covers every mountain high Until the day that 8x8x8 is 4 Until the day that is the day that are no more George Michael
CHART
illustrazione di Benedetta Longo dal libro di Micole Imperiali La formula dell’alchimista
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party magazine
GLI ELEFANTI ISPIRANO I ROBOT DEL FUTURO Da qualche anno la proboscide dell’elefante rappresenta uno dei migliori esempi di imitazione della natura per un’applicazione tecnologica. Un'equipe di ingegneri meccanici del Georgia Institute of Technology ha effettuato dei test sui pachidermi dello zoo di Atlanta per verificare l’abilità degli animali nell’afferrare il cibo di piccole dimensioni (cereali e farine di rape) senza esercitare una forza eccessiva con la proboscide che ha un peso di circa 150 chilogrammi. L’esito è stato soddisfacente e secondo i ricercatori i movimenti della proboscide degli elefanti potrebbero servire ai robot nelle operazioni di salvataggio.
EARTH
LE LUMINARIE PIU BELLE DEL MONDO I più importanti designer si sono messi all'opera, luci, cavi, colori, ecco come è stato il giro del mondo delle luminarie. Scenografie spettacoliari, addobbi, giochi di luce: opere d'arte a cielo aperto. Le città si sono vestite di magia, i parchi si sono trasformati in luoghi pieni di fascino e romanticismo. Troppo belle per non mostrarle. Rio de Janeiro Brasile. Monterrey Messico. Kobe Giappone. Capitol Hill Washington. Pechino Cina.
STREETART
Napoli, Parco Merola, Ponticelli Chi è vulut bene, nun s'o scorda Chi è amato, non dimentica Il maxi murale firmato dai due street artist siciliani Rosk e Loste rappresenta due ragazzini felici durante un'azione di gioco con il pallone a mezz'aria. Indossano una maglia azzurra come quella del Napoli e una a strisce verticali bianche e celesti, come quella dell'Argentina, come quelle di Maradona. Sono due futuri uomini che sognano il pibe de oro e la vittoria che viene dalla strada. Ma non sono bambini di oggi. Sono i loro genitori, bambini ai tempi dello scudetto. Il gioco mette sullo stesso piano genitori e figli, il tempo e l'amore ricevuto e dato. Ph. Carmine Luino
PARTNER C'ERAVAMO TANTO AMATI
Coppie glamour che oggi giorno sembrano inimmaginabili. Amori holliwoodiani che a ricordarli spalanchi gli occhi e pensi a quanto tempo sia passato quando Colin Firth era fidanzato con Britney Speras nel 2003. E proprio te l'eri dimenticato che Tom Cruise si era innamorato di Penelope Cruz, dai, l'esatto opposto di Nicole Kidman. Ma quanto erano carini Ben Affleck e Gwynet Paltrow tra il '97 e il 2000. E che coppia ribelle Brad Pitt e Christina Applegate nell'89. Davvero Justin Timberlake è stato insieme Fergie negli anni '90?
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party magazine
#jukebox
PARTENOPE AL SANCTA SANCTORUM SI CENA CON I “SECRET CHEF” Indovina chi viene a cena? Arrivano a Napoli e per la prima volta in Italia, le cene con i “secret chef”: a sorpresa da marzo, nelle cucine del ristorante Sancta Sanctorum si alterneranno allo Chef due stelle Michelin Francesco Sposito e al suo pupillo Raffaele Dell’Aria noti colleghi blasonati, cuochi emergenti e starà agli ospiti indovinare chi si nasconde dietro i piatti stellati. E come avviene per i “secret concert”, le cene segrete saranno rivelate a pochi giorni di distanza dall’evento. L’idea è venuta agli imprenditori Anteo Letticino e Stefano Parisio. Testimonial l’attrice Cristina Donadio, la Scianel di Gomorra, a cui lo Chef Sposito ha dedicato un piatto speciale a base di ostriche e champagne.
L’ARCOBALENO NAPOLETANO L’Arcobaleno napoletano, manifestazione benefica che premia personaggi campani che si sono distinti nel campo della cultura, dell’arte, dell’imprenditoria e dello sport è giunta alla quinta edizione. Al teatro Sannazaro sono stati assegnati i riconoscimenti, in collaborazione con la Fondazione Melanoma onlus diretta dal professore Paolo Ascierto, oncologo e medico ricercatore dell’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli. Il Premio dedicato alla memoria di Ileana Bagnaro, scomparsa a 54 anni per un male incurabile, è diretto artisticamente dal giornalista Diego Paura ed è stato ideato dall’attrice Anna Capasso per sostenere la ricerca sul cancro.
CARO VECCHIO SUBBUTEO
Napoli capitale del calcio da tavolo. Il Polifunzionale di Soccavo ha ospitato l’edizione 2017 dell’International Major of Naples, il primo dei cinque grandi tornei che compongono il principale circuito internazionale del calcio da tavolo, evoluzione sportiva dello storico Subbuteo. Protagoniste 32 squadre e oltre 150 atleti per il torneo individuale con i più forti campioni del mondo e i primi cinque della classifica Open (in cui l’Italia è campione del mondo in carica a squadre) e tanti altri fuoriclasse della categoria Veteran, compreso il mitico Massimo Bolignino che si è fermato ai quarti. Due i napoletani saliti sul gradino più alto del podio nella prova individuale. Tra gli open il successo è andato a Matteo Ciccarelli dei Fighters Napoli, che si è imposto sul reggiano Luca Zambello.
#MUSEUMSELFIE DAY
Anche Napoli ha partecipato alla quarta edizione del #MuseumSelfie day. Per un’intera giornata sui social network, visitatori, curatori e staff museali hanno condiviso i selfie scattati nei musei di tutto il mondo. Sicuramente uno degli eventi più divertenti che animano i luoghi d’arte, dove tutti, insieme all’opera prescelta, diventano promotori e co-creatori di bellezza con #museumselfie. Al Museo Madre di Napoli in occasione del Museum Selfie Day la presentazione in anteprima del volume Selfie&Co. Ritratti collettivi tra arte e web (Guarini Scientifica, 2016) a cura di Elena Tavani.
4w events
GLI APPUNTAMENTI DA SEGNARE IN AGENDA
what I POSTEGGIATORI TRISTI in FRANKENSTEIN ‘O MOSTRO
when 17, 18, 19 e 23, 24, 25, 26 febbraio where TEATRO BELLINI E PICCOLO BELLINI
web teatrobellini.it
what CARNALE di VINCENZO PIROZZI
when 18 e 19 febbraio where TEATRO BOLIVAR
web teatrobolivar.it
what MADAME PINK scene di AGOSTINO IACURCI
when dall’1 al 12 marzo where
TEATRO MERCADANTE
web teatrostabilenapoli.it
what UNA FAMIGLIA… QUASI PERFETTA! con CARLO BUCCIROSSO
when dal 10 al 12 e il 22 e 23 febbraio where TEATRO TRIANÒN VIVIANI
web trianonviviani.org
what CORE ‘NGRATO con ROSALIA PORCARO
when dal 17 al 19 febbraio where TEATRO DELLE PALME web teatrodellepalme.it
MI BATTE IL CORAZON
HO VISTO MARADONA Dal San Paolo al San Carlo, la strada “santa” di Maradona a Napoli lunga trent’anni. Nel 1987 vinceva lo scudetto nello stadio di Fuorigrotta. Nel 2017 è apparso nello storico teatro per lo spettacolo Tre volte 10 ideato da Alessandro Siani. Esauriti i 1386 posti del Lirico napoletano giunto al suo 180° anno di vita. Ventiquattro posti sono stati riservati ai piccoli degenti degli ospedali Santobono e Pausillipon. “Non è uno spettacolo – aveva annunciato Diego. – Racconto quello che ho dentro, i napoletani capiranno”. Un concerto per archi di Vivaldi e l’Inno alla gioia di Beethoven per iniziare, poi Life is Life la popolare canzone del 1984 degli Opus ritmata dai cinquanta ragazzi del Sanità Ensemble. Peppe Lanzetta si è esibito in un’orazione iperbolica: ’O rre è turnato. Gigi Savoia (nella foto con Diego) ha rievocato Eduardo De Filippo. Maradona ha raccontato e si è raccontato con gli interventi di Gianni Minà e dello scrittore Maurizio de Giovanni. Hanno cantato il rapper avellinese Clementino, Valentina Stella, Lina Sastri che ha interpretato Napule è di Pino Daniele. Colonna sonora inevitabile Oh mama mama mama, sai perché mi batte il corazòn, Era de maggio perché il 10 maggio 1987 il Napoli vinse il suo primo scudetto col pibe de oro, Oje vita oje vita mia. Canzoni, palleggi e filmati tra cui la sequenza del gol mondiale del 1986 di Diego all’Inghilterra quando dribblò mezza squadra britannica prima di battere Shilton. L’invito perentorio: “Ragazzi, non prendete la droga e non sparate. Vincete come ho fatto io”. Le frasi d’amore per Napoli (“Io non l’ho mai tradita. Qui mi sento a casa. A Napoli sono stato felicissimo”). L’abbraccio a Diego junior, il figlio napoletano: “Faccio le scuse dopo trent’anni a mio figlio, ma ora non lo lascerò più”. In prima fila, col sindaco de Magistris, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e i giocatori Pepe Reina, Callejon e Lorenzo Insigne. Sul palco, Salvatore Carmando mitico massaggiatore di Diego, Salvatore Esposito che in “Gomorra” interpreta il personaggio di Genny Savastano, gli azzurri dei tempi del pibe Andrea Carnevale, Alessandro Renica, Tonino Carannante, Di Fusco. Su un grande schermo si sono succeduti i videomessaggi di Totti, Del Piero e Baggio. L’omaggio di grandi campioni al più grande di tutti. Lo spettacolo è durato due ore. Emozione indimenticabile. Il giorno dopo, Maradona si è recato a Castelvolturno per abbracciare uno a uno i giocatori del Napoli, un pizzicotto sulla guancia dell’allenatore Sarri.
#picoftheday
UN SELFIE AL TEMPIO Il Kiyomizudera, a Kyoto, è il più famoso tempio buddista giapponese. Molte giovani ragazze, in abiti tradizionali, arrivano da tutto il Giappone per provare l’esperienza delle “pietre dell’amore”. Secondo la leggenda, chi riesce a coprire ad occhi chiusi la distanza tra due pietre sacre, avrà fortuna in amore. foto di Carmine Luino
Quando un giornalista non va mai in pensione
#gigichicmimmoshock
di Gigi Necco e Mimmo Carratelli
Una giornata a Bussi da cittadino onorario e ventuno giorni al Cardarelli per uno scherzo del cuore. Un ricordo di Maradona. La bicicletta di De Magistris. La frittura di pesce di De Luca. Tra i ragazzi delle medie a parlare di criminalità. L’attesa di RealNapoli. Un giornalista non va mai in pensione. Figuriamoci un giornalista di razza come Gigione Necco, sollecitato da una curiosità inarrestabile, dalla voglia di capire le cose e indagare, dallo slancio “automatico” di andare a vedere e raccontare. Quando, in gennaio, la neve e una terribile valanga hanno scosso l’Abruzzo, s’è messo alla guida della sua Alfa 147, di colore scuro e vecchia di otto anni, ed è andato, destinazione Penne, una trentina di chilometri all’interno del territorio di Pescara. Ha superato il nevischio e la strada ghiacciata, l’hanno fermato i carabinieri sconsigliandogli di proseguire. E, allora, Gigione Necco ha fatto dietro-front fermandosi a Bussi sul Tirino, diciamo tra Popoli e Pescara. E qui ha avuto una giornata di gloria. Perché Luigi Necco 18
party magazine
Il confronto con i giovani mi interessa molto (...) Di che cosa vogliamo parlare, ho chiesto. Di criminalità e giustizia, hanno risposto i ragazzi. è cittadino onorario di Bussi dal giorno in cui ha svelato la storia e le straordinarie vicende che nessuno conosceva del tenente Siro Riccioni, abruzzese di Bussi, eroe della seconda guerra mondiale, tra l’altro salvando a Creta 272 italiani dalla fucilazione tedesca. Una storia incredibile sulla quale Necco ha lavorato nove anni raccontandola nel suo libro “Operazione Teseo” edito da Tullio Pironti nel 2014. Ma non stavi male? “Eh, eh” ridacchia Necco con quella sua mezza risata trattenuta. Un colpo al cuore e una alla botte? “Non mi sentivo bene, un dolore a destra, poi a sinistra. Vado al Cardarelli a cavallo del Natale”. Buone feste. “Al Cardarelli rimango ventuno giorni. Prima lungamente in barella. Poi in una stanza, ma sempre in barella col capo sotto un lavandino”. Ma che cosa t’era successo? “Mi tengono là, settantadue ore in barella. Che cosa ho, che cosa non ho. Non si capisce. Poi si sono arresi quando sono andato giù, svenuto. Una sincope”. E allora? “Esami e contro-esami e la decisione di piazzarmi un pacemaker”. Cuore di tenebra? “C’erano stati segnali infausti. Non i miei dolori, no. La sera prima che mi ricoverassi, la Rai-Tv mandò in onda un documentario che mi sembrò la mia celebrazione però ancora in vita”. Scaramanzia? “Lo dissi ai medici del Cardarelli. Confermarono che era stato un cattivo presagio della mia crisi cardiorespiratoria”. Un soggiorno complicato? “Stavo male al Cardarelli e mi telefona Antonio Di Bella, il direttore di Rai News. Dice che, visto che stavo in ospedale senza far niente, avrebbe mandato una troupe per intervistarmi sul Natale a Napoli e sul Natale dei terremotati”. La televisione invadente. “Faccio le interviste. Poi mi telefona Pupetta Maresca. Dottor Necco, dice, lo vogliamo fare questo libro? Una sua vecchia idea, una persecuzione”. 19
party magazine
Beh, un soggiorno ospedaliero divertente. “Quando finalmente ebbi una stanza e un letto, il degente che stava con me aveva un telefonino che, quando squillava, riproduceva la sigla musicale di ‘90° minuto’”. È stata la trasmissione della tua straripante popolarità. “Un corno. Quella musichetta mi dà ai nervi”. Finalmente uscisti dal Cardarelli. “Mi liberano e quando sono uscito ho esclamato come Colombo: ‘Terra! Terra!’” Una volta dimesso, hai visto Maradona al San Carlo? “Non mi hanno invitato, ma Maradona l’ho visto per otto anni. Mi sembrava più felice allora”. Maradona è meglio ‘e Pelè? “L’ha detto lui stesso. Per il mio spettacolo al San Carlo, ha detto, i biglietti sono costati trecento euro. Per una cosa simile capitata a Pelè, i biglietti costavano duecento euro. Sarà sempre il secondo”. De Magistris è meglio di Maradona? “Magari quando imparerà a giocare al calcio. Per ora è un ottimo ciclista. Ha realizzato la più fantastica pista ciclistica d’Europa. Unica città al mondo, Napoli, ad avere la pista ciclabile sotto un tunnel”. De Luca è meglio? “Deve andare a pescare il pesce per le sue ormai famose fritture. Negli ospedali stanno ancora aspettando che sostituisca le barelle con i letti”. Stai facendo delle magnifiche esperienze. “Il confronto con i giovani mi interessa molto. Sono stato alla Scuola media statale Pirandello di Soccavo. Di che cosa vogliamo parlare, ho chiesto. Di criminalità e giustizia, hanno risposto i ragazzi. Mi hanno sorpreso. Si sa quale siano le difficoltà di Soccavo e delle periferie napoletane. Non è vero che i ragazzi pensano solo a divertirsi”. Hai avuto un’altra esperienza interessante. “Tempo fa a Ottaviano, il paese di Cutolo. Ancora tra i ragazzi di una scuola media. Silenzio e imbarazzo iniziale. Poi sono stati i ragazzi a parlare. Volevano parlare di attualità e di criminalità, ovviamente. Uno a uno si sono infervorati nella discussione e ponevano domande molto interessanti. Che cosa fai se tuo padre è un camorrista? Lo aiuti, lo convinci, lo denunci? I pareri erano molteplici. Alla fine, un ragazzo cubano disse che, per la prima volta, sentiva interessante la scuola. Disse che la scuola gli insegnava poco della vita, nozioni e basta, mentre dovrebbe parlare di cose concrete, disse, come 20
party magazine
nell’occasione della discussione in cui intervenni”. Il Napoli vincerà lo scudetto quando Bagnoli sarà pronta? “Lo scudetto è una cosa possibile. Bagnoli appartiene ai sogni”. Un pensiero poetico sul consiglio comunale di Napoli. “Un coro a bocca chiusa”. C’è oggi una voce autorevole a Napoli? “Quella di Maurizio de Giovanni. Arriva sino a Pizzofalcone”. Roberto Saviano è una voce autorevole? “Si sente solo nel deserto”. La movida napoletana che cos’è? “Il moto perpetuo. Un po’ di luna e un colpo di pistola”. Tutto è perduto fuorché l’odore. Qual è l’odore di Napoli? “L’odore di olio di palma fritto emanato dalle tremila friggitorie cittadine”. Esprimi un desiderio su via Marina. “Quando sarà finita, chiudetemi di nuovo al Cardarelli”. A qualcuno piace Brahms, a te piace Trump? “È solo un presidente da riporto”. Quanto pensi a Real Madrid-Napoli? “190 volte al giorno perché 190 euro sono il costo del biglietto. Se vinciamo, via Toledo potrebbe diventare via Aurelio De Laurentiis, ovviamente a babbo morto”.
#peaceandlaw
ALCOLTEST: QUANDO IL RIFIUTO NON E’ PUNIBILE
Luigi Di Gennaro Avvocato penalista
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party magazine
Non di rado accade che al termine di una piacevole serata conviviale, o magari dopo una festa, si debba tornare a casa con la propria auto, sebbene si sia assunto dell’alcol. Proprio in casi come questi, può capitare di essere fermati dalle Forze dell’Ordine che possono chiedere al conducente di sottoporsi al cd. alcoltest, che viene eseguito mediante un particolare strumento: l’etilometro. Grazie a quest’ultimo è possibile effettuare la misurazione del tasso alcolemico presente nell’aria espulsa dai polmoni, che viene così raccolta e analizzata dall’apparecchio stesso. Nel caso in cui la misurazione abbia esito positivo, gli operanti hanno l’obbligo di ripetere l’esame, effettuando una seconda rilevazione, al fine di testare l’affidabilità della prima. Talvolta può accadere - nei casi in cui gli agenti siano sprovvisti di etilometro- che il conducente venga invitato a recarsi presso il comando più vicino o presso una struttura sanitaria, al fine di poter compiere l’accertamento. Chiariamo subito una cosa: gli operanti non possono in alcun caso costringere l’automobilista ad effettuare il test etilometrico. In questo caso, interviene il settimo comma dell’art. 186, D. Lgs. 285/1992 (cd. Nuovo Codice della Strada), che nell’ambito della fattispecie di guida in stato di ebbrezza, delinea una particolare ipotesi rispetto a quella prevista dai precedenti commi, che sanzionano in misura diversa e graduata il conducente che si pone alla guida con un tasso alcolemico superiore a 0,5 g/l (lett. A), con pene che possono arrivare fino ad un anno di arresto e contestuale sospensione della patente di guida fino a due anni. La peculiarità dell’ipotesi prevista dal settimo comma dell’art. 186 del Codice della Strada, consiste nella facoltà riconosciuta al conducente di opporre un rifiuto all’in-
vito di sottoporsi all’alcoltest. È proprio il rifiuto che, assimilato ad un’ammissione di colpa, fa scattare l’applicazione delle sanzioni previste per l’ipotesi più grave, descritte dal secondo comma alla lettera C, ovvero l’ammenda da euro 1.500 a euro 6.000, l’arresto da sei mesi ad un anno, nonché la sospensione della patente di guida da uno a due anni. Ma ci sono delle buone notizie. Sul tema è difatti intervenuta una recente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione che ha ammesso la compatibilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131bis c.p., con l’ipotesi del rifiuto di sottoporsi all’alcoltest. In un’ottica di sgravio del sistema penale, dunque, lo Stato rinuncerebbe ad irrogare la pena per condotte simili, che per la loro esiguità risulterebbero non particolarmente allarmanti da essere penalmente sanzionate. Resti comunque inteso che la pericolosità, e dunque la connessa gravità derivante dalla disobbedienza alla richiesta di effettuare il test, dovrà essere valutata alla luce della situazione nel suo complesso. Ne consegue, che meno pericolosa è la situazione in cui versa il soggetto che si pone alla guida sotto l’effetto di sostanze alcoliche -come ad esempio quella di un soggetto che conduce un’auto in un luogo isolato o che percorra solo alcuni metri per poi fermarsi- altrettanto meno grave, fino a ritenersi particolarmente tenue, sarà la condotta di chi rifiuterà di sottoporsi al test alcolemico. Resta in ogni caso lampante la scelta più saggia: meglio dire un sì al momento giusto - magari ad un amico che per tutta la sera ha bevuto analcolici e che si offre di guidare - piuttosto che un no ad un regolare controllo delle Forze dell’Ordine. luigidigennaro@avvocatinapoli.legalmail.it
#beautyandcare
RINOPLASTICA: LA SFIDA AL NASO PERFETTO
Sergio Marlino Chirurgo plastico ricostruttivo ed estetico
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Napoli e la Campania capofila nella richiesta di interventi al naso. L’obiettivo principale è che sia in piena armonia con il viso. La rinoplastica è l’intervento chirurgico di rimodellamento del naso, che avviene attraverso l’assottigliamento della punta o la riduzione delle dimensioni delle narici e l’eliminazione di eventuali gobbe. In caso di problemi respiratori si può effettuare anche la correzione del setto nasale qualora fosse deviato e la cauterizzazione dei turbinati qualora risultassero ipertrofici. Si tratta di un intervento di chirurgia estetica che necessita di grande abilità ed esperienza da parte del chirurgo plastico. Nella pianificazione dell’intervento infatti, vengono prese in considerazione non solo le caratteristiche proprie del naso quali spessore della pelle, struttura ossea e qualità delle cartilagine, ma anche tutte le caratteristiche del viso, affinchè il “nuovo naso” sia in armonia con il resto del volto. Inoltre, si può anche valutare la possibilità di effettuare altri interventi quali aumento degli zigomi e rimodellamento del mento (profiloplastica), per rispettare il concetto di naturalezza e proporzione del viso. L’obiettivo è quello di ricostruire la giusta proporzione tra il naso e l’ovale del viso, perché l’aspetto più importante è che il naso va sempre considerato parte fondamentale del volto e mai una componente isolata. L’intervento si esegue mediante incisioni nascoste all’interno delle narici (tecnica chiusa), oppure associando una microscopica cicatrice nascosta nella columella (tecnica aperta). Al termine dell’intervento si posiziona sul
naso un gessetto protettivo, che deve restare in sede per una settimana. I tamponi nasali si utilizzano solo se si interviene sul setto o sui turbinati e vengono rimossi dopo uno/due giorni, operazione che a differenza del passato non è più dolorosa. Bisogna inoltre tenere in considerazione che anche il naso invecchia; col passare degli anni le cartilagini si ispessiscono e la punta tende a scendere. Dunque, anche in età più avanzata è possibile sottoporsi all’intervento di rinoplastica, che aiuterà a ringiovanire sicuramente il volto. In alcuni casi selezionati, è possibile cambiare l’aspetto del naso grazie all’utilizzo del rinofiller o rinoplastica non chirurgica. Il trattamento prevede l’uso di filler volumizzanti che riempiono le aree irregolari. Attraverso micro iniezioni a base di acido ialuronico è possibile risolvere problemi estetici del profilo nasale come la gobba, il naso a sella e la punta del naso cadente. Non è indicato, invece, in caso di problemi funzionali del naso e in presenza di determinati difetti estetici. Tenendo sempre conto che il naso deve essere proporzionato ai lineamenti del viso e che non si sceglie quello somigliante a un vip, il più richiesto è il nasino alla francese di Kate Middletone. Infine, si possono curare alcuni problemi respiratori nasali con interventi veloci e meno invasivi attraverso laser di ultima generazione.
www.sergiomarlino.it info@sergiomarlino.it
#fischiofinale
DI MIMMOCARRATELLI
FIBRILLAZIONE PER LA SFIDA CHAMPIONS COL REAL MADRID, SQUADRA VALUTATA 783,30 MILIONI DI EURO CONTRO I 337,70 DEL NAPOLI. QUEL PRECEDENTE CON MARADONA NEL 1987. CALLEJON E ALBIOL, GLI EX REALISTI DI SCENA AL “BERNABEU”.
Il Real Madrid, i “galacticos” d’ogni meraviglia e vittoria, la squadra di Cristiano Ronaldo, il più bello, il più forte, quasi 78 milioni di euro all’anno di stipendio (213.359 euro al giorno), rieccoli i “blancos” contro il Napoli in Champions, trent’anni dopo Maradona, dopo quell’unico, maledetto e non fortunato scontro in Coppa dei campioni (1987-88). Campione d’Europa e campione del mondo in carica, 32 campionati vinti in Spagna, 11 volte campione d’Europa, valore di squadra stimato in 783,30 milioni di euro (337,70 per il Napoli), il Real è tutto e di più. Primo appuntamento mercoledì 15 febbraio al “Santiago Bernabeu”, 85.454 posti (3.917 biglietti riservati ai tifosi napoletani sul terzo e quarto anello), lo stadio della vittoria mondiale dell’Italia di Bearzot nel 1982. Retour-match al San Paolo il 7 marzo, di martedì. Il Real Madrid è il terzo favorito, dopo Barcellona e Bayern Monaco, per la vittoria finale in questa Champions. I bookmaker pagano 1,18 il passaggio del turno (ottavi di finale) contro il Napoli, bancato 4,60. Zinedine Zidane, 44 anni, francese di origini algerine, che nel 2001 da giocatore passò dalla Juventus al Real Madrid per 150 miliardi, guida i “galacticos” dal 4 gennaio 2016 dopo il flop di Rafa Benitez. In quasi sessanta partite, vanta il 73,68 per cento di vittorie. Famoso anche per la testata a Marco Materazzi nella finale mondiale di Berlino che l’Italia vinse ai rigori sulla Francia. A inizio di quest’anno, il Real è incappato nella sconfitta esterna col Siviglia nella Liga (1-2), dopo 40 partite senza sconfitte, e in quella interna col Celta Vigo (1-2 negli ottavi di Copa del Rey). È saltato per infortunio il terzino Carvajal. È in degenza il gallese Gareth Bale, autentico fulmine in attacco, operato alla caviglia destra nel novembre scorso. Sarà probabilmente il brasiliano Danilo a sostituire Carcajal contro il Napoli. Per il resto è pronto lo squadrone col costaricano Keylor Navas in porta; Varane (1,91) e Sergio Ramos (in vena di autogol) in difesa; il velocissimo Marcelo sulla sinistra; il gioiello croato Modric, il brasiliano Casimiro e il tedescone Toni Kroos nella mediana del 4-3-3; all’attacco il piccolo Lucas Vazquez (1,73), il dirompente Benzema e Cristiano Ronaldo (600 gol in carriera). Tra i rincalzi Alvaro Morata, centravanti tra i più insidiosi in circolazione; il centrocampista croato Mateo Kovacic, ex Inter; il difensore portoghese Pepe, 34 anni, al decimo anno con la “camiseta blanca”, uno che è meglio non sbatterci contro nell’area di rigore.
Nelle file azzurre giocheranno due ex del Real Madrid. José Maria Callejon, prodotto del settore giovanile madrileno, ha giocato nel Real due stagioni (2011-12 e 2012-13) con 20 gol in 77 partite fra campionato e coppe prima di essere ceduto al Napoli per 10 milioni di euro. Raùl Albiol ha giocato quattro stagioni nel Real Madrid, dal 2009 al 2013, con 119 presenze e due gol. Il Real lo prese dal Valencia per 15 milioni, lo ha ceduto al Napoli per 12. Si segnala che il Napoli di Aurelio De Laurentiis, 68 anni, ha fatto un primo sgarbo al Real Madrid dell’imprenditore e politico spagnolo Florentino Pérez, 70 anni, da diciassette presidente dei “blancos”, soffiandogli il talento brasiliano Leandrinho (era in corsa anche il Manchester City). Andiamo di volata al ricordo della prima sfida fra Napoli e Real primo turno, trentaduesimi di finale, della Coppa dei campioni 1987-88. Non era più il Real degli anni Cinquanta con Puskas, Di Stefano e Gento, ma era pur sempre uno squadrone e il fascino del passato aveva il suo peso sul campo. Allenato dal celebre tecnico olandese Leo Beenhakker, il Real disponeva di autentici assi come l’elegante Michel e l’avvoltoio Butragueño, più un banda di irriducibili, dai difensori Sanchis e Chendo ai centrocampisti Gallego, Martin Vazquez e Gordillo. La partita di andata si giocò al “Bernabeu” senza pubblico per la sanzione dell’Uefa dopo gli incidenti dell’anno prima nel corso della partita dei madrileni contro il Bayern. Il Real ebbe la grazia della gara a porte chiuse scansando il campo neutro. Il match iniziò a un orario tutto spagnolo, le 21,45. Mancavano, nel Napoli, Carnevale per incomprensioni con Bianchi, e gli infortunati Francini e Careca. In queste condizioni, bisognava badare a limitare i danni. Luciano Sola, una vita da operaio di centrocampo, fu innalzato alla gloria della Coppa dei campioni. Nel silenzio irreale del “Bernabeu” si udirono gli insulti dei madrileni agli azzurri, “mafiosi, mafiosi”, e quelli degli ospiti autorizzati a stare in tribuna con i giornalisti
che insultarono in continuazione Maradona. Su Bagni le maggiori attenzioni in campo, picchiato in continuazione. Ciro Ferrara marcava Butragueño e Bruscolotti, coraggioso guerriero a 36 anni, un premio alla carriera la sua presenza a Madrid, se la vide col tosto Santillana. Avemmo contro le stelle, non solo l’arbitro rumeno Igna, ospite ad aragoste e champagne, la sera prima, del ristorante “La Trainera” dove il Real soleva rifocillare i direttori di gara. Renica, scivolando sul prato umido, agganciò Sanchis in area e il rigore fu immediato. Dal dischetto, Michel fece gol a Garella. Giordano ebbe la palla del pareggio su un'uscita a vuoto del portiere Buyo, ma la fallì a porta vuota. E, a inizio di ripresa, un colpo di testa in tuffo di Renica, su una punizione magica di Diego, mandò il pallone sul palo con Buyo immobile. A un quarto d’ora dalla fine, il Real raddoppiò rendendo consistente il vantaggio per il ritorno. Tendilo sparò una palla nel mucchio della difesa azzurra con Butragueno in fuorigioco. Ci fu una deviazione di De Napoli e fu 0-2. Battuti da un rigore e da un autogol. Giocò gli ultimi due minuti di quella partita Ciccio Baiano, ragazzo napoletano di 19 anni, figlio di un barbiere la cui bottega s’affacciava davanti allo stadio “San Paolo”. Bagni uscì dal campo facendo il gesto dell’ombrello a Beenhakker. Ferlaino urlò tutta la sua rabbia: “L’arbitraggio è stato scandaloso”. La sera del 30 novembre 1987, novantamila spettatori accorsero al “San Paolo” per la rimonta. C’era Careca, stavolta. Il Napoli partì come una furia. De Napoli produsse un lungo traversone, in area Careca saltò più di tutti e appoggiò di testa la palla a Francini sopraggiunto dalle retrovie. In tuffo il terzino fiondò il pallone in rete. Il miracolo parve possibile. Careca, con una girata al volo, fece gridare al raddoppio, ma la palla finì nelle mani di Buyo. Prima dell’intervallo, la mazzata. Sanchez infilò una palla bassa in un corridoio improvviso dove s’infilò Butragueño sfuggendo a Ferrara. L’Avvoltoio entrò in area e toccò in rete sull’uscita di Garella. Secondo tempo disperato. Ancora una girata di Careca e un miracolo di Buyo che salvò di piede. Niente da fare dopo un primo tempo spettacolare. A un minuto dalla fine, Carnevale assestò un calcio a Buyo e fu espulso. Napoli eliminato. Zero due all’andata, uno a uno al ritorno. La fortuna non assisté gli azzurri come avrebbero meritato.
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Foto di Cristiano Chianese
PENSIERO
D'AMORE di Francesca Cicatelli
Non perde il contatto visivo e tattile con il mondo Marco D’Amore. Anche quando non è Ciro l’immortale ha negli occhi la luce di chi butta il cuore e se stesso oltre l’ostacolo, uno che l’onestà intellettuale la sperimenta prima su se stesso. Fiero, schivo, verace, senza parole di fronzoli, il protagonista di Gomorra entra ed esce dal personaggio del cattivo ed esce con un film curato dal centro di produzione Cinemafiction di Napoli in cui interpreta un testimone di giustizia, smarcandosi così dal ruolo del cattivo. 29
Il cinema deve per forza stimolare la riflessione? “Il cinema è tutto: realtà, evasione, scompenso di pensiero e suo assestamento. Se solo potessimo guardarci più dentro, scopriremmo il cinema migliore a cui abbiamo mai assistito o quanto meno il più strabiliante”. È la realtà a influenzare il cinema o viceversa? “Le cose non avvengono mai per caso al cinema. È evidente che si ha sempre bisogno di un non luogo che esiste poi davvero”. Dove porteresti i tuoi film se potessero essere itineranti e uscire dalle sale cinematografiche? “Nelle aule delle università ma non perché abbia qualcosa da insegnare, quanto per tornare a respirare quell’atmosfera e spiegare che forse non è tutto marcio come sembra”. Amici sul set? “Tendo a fare squadra, spesso frequento colleghi. Più si è affiatati più si lavora meglio”. Gomorra è antropocentrica, ma le donne comandano nella vita reale? “È così. Le tappe quotidiane sono scandite dalla volontà delle nostre signore. È anche giusto, visto che per motivi di lavoro spesso subiscono la nostra lontananza”.
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Foto di Emanuela Scarpa tratte dall’Official Book Gomorra Ufficio stampa Sky Atlantic
Cedi anche tu alla tentazione di assecondare le scelte del pubblico o preferisci film impegnati anche a costo di non piacere? “I film impegnati li realizziamo, ma poi dovete andarli a vedere. Ci sono moltissimi titoli che a volte sono durati un giorno in sala, a fronte di tante opere di intrattenimento che hanno totalizzato incassi da record. Vi invito a uscire di casa, andare a vedere i film più coraggiosi, a informarvi, a leggere, a incuriosirvi, a indignarvi. Noi ci mettiamo il nostro, ma siete voi che decidete il destino di questo tipo di cinema”. La tua percezione di Napoli è fatta di quartieri impossibili come quelli che vediamo nella serie? “Gomorra è una vertigine della realtà, ci concediamo delle licenze poetiche, ma è un po’ come se uno leggendo Bukowski pensasse che la vita si può ridurre ad alcol e fighe, suvvia. E comunque lo stato di abbandono esiste davvero”. La tua vita è cambiata anche per il conto in banca “Non vorrei apparire diverso da quel che sono: vivo bene in un momento storico difficile ma, per intenderci, non guadagno come un calciatore. E lavoro senza sosta”. 32
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Foto di Cristiano Chianese
Lavorando senza sosta hai tempo per l’amore? “Sono fidanzato da una vita. Forse il segreto del successo, oltre a mantenere il riserbo, è condurre una vita normale e aggrapparsi agli affetti sicuri e stabili. Capire che direzione far prendere alla vita e lasciar correre tutto il resto”. Facile dirlo con un’impennata di consensi “Ci sono tante donne innamorate di Ciro, il problema è che sono confuse”. In che senso? “Da quando ho strangolato Debora, mia moglie nella serie, ricevo lettere e messaggi di ragazze che mi scrivono “Ora che sei single ho una speranza, vero?”. E io rispondo: “Visto come è finita con Debora non so se fai un affare...”. E comunque le donne sono la salvezza di chi fa il nostro lavoro: vanno a teatro, al cinema, trascinano i fidanzati. Gli uomini pensano solo al pallone”. Sei cresciuto in strada, ma sembri molto serio per dir così, con principi definiti e saldi. “Devo ringraziare i miei genitori. Non mi hanno mai impedito nulla. Sono cresciuto per le strade del rione Acquaviva a Caserta, ma quando tornavo a casa era il momento dei libri, dei consigli, dell’educazione. Alcuni amici non sono stati così
fortunati e hanno fatto una brutta fine. I genitori sono fondamentali, per questo mi sorprendo quando giriamo di notte per le strade della periferia di Napoli”. Che accade? “Giriamo alle 5 del mattino con un pubblico di 4-500 persone. Quando vedo bambini di sei anni in giro da soli a quell’ora della notte mi sorgono spontanee delle domande”. Si dice anche che tu sia stato un bimbo “difficile”, addirittura che abbia preso a calci una maestra. “Cresco da ribelle, ho cambiato scuola ogni anno. In terza elementare per disperazione mia madre mi spedisce nel convento delle Suore Oblate. In collegio viene a farci lezione di teatro un certo Franco Schiano, da lì nasce la mia passione per la recitazione”. In convento sarà nata anche quella per la religione “No. Studio le religioni, ma credo in qualcosa che ha a che fare più con la spiritualità che con una figura tipo deus ex machina”.
CINEMA&AMO
#ciak
di Valerio Ciaccia
L’amore non ha tempo, non ha confini, non ha forma, eppure il cinema, è riuscito a definirlo con diverse sfumature, anche attraverso favole inverosimili. Amore. Ritroviamo il più potente dei sentimenti nelle commedie romantiche, nei film di avventura, nei musical, nei drammi storici e nelle pellicole erotiche, attraverso la bravura di interpreti, sceneggiatori e registi che sono riusciti in qualche modo, anche il più grottesco, a definirlo. Esistono coppie che sul grande schermo sono riuscite a farci immedesimare in circostanze che mai avremmo potuto sognare. Nessuno dimenticherà la passeggiata dell’Ufficiale Gentiluomo Zack (Richard Gere) con in braccio Paula (Debra Winger) all’interno della cartiera, rappresentazione dell’amore carico di umanità e sincerità, destinato a una vita di coppia eterna. Come non lasciarsi trascinare dal comico amore sbocciato tra Meg Ryan e Billy Crystal in Harry ti presento Sally che ancora oggi ci permette di sorridere pensando all’orgasmica insalata assaporata dalla bionda e sorridente Sally. L’eterna fidanzatina d’America,
Meg Ryan, ci ha anche trascinati, con il fido Tom Hanks, prima tra notti insonni e poi nell’era digitale dell’amore via e-mail di C’è post@ per te, anticipando la moderna scintilla ai tempi delle chat e dei siti di incontro. Questo sentimento non ha confini, non vi sono limiti di età o di equilibrio mentale e, grazie a un superbo Jack Nicholson, lo riscopriamo tra le lacrime del doloroso Voglia di tenerezza, con la meravigliosa e possessiva Shirley MacLaine che si invaghisce di un ex astronauta alcolista, e le sorprendenti risate di Qualcosa è cambiato con Helen Hunt che capitola dinanzi ai disturbi ossessivocompulsivi dell’inquietante Melvin Udall. Sboccia l’amore e non si limita ai personaggi interpretati su pellicola,
ORE tra le pallottole, gli inseguimenti e le avventure di spionaggio di Mr. e Mrs. Smith, film non memorabile che, tuttavia, ha fatto scoprire al mondo la (ex) coppia più cool di inizio secolo, Pitt/Jolie, anche nota con l’acronimo Branjelina. L’amore non ha barriere, né umane né di classe, ed eccolo comparire nel classico dei classici Lilli e il Vagabondo, con il primo bacio, tra due cani, al sapore di spaghetti conditi con pomodoro e polpette. La storia spesso ci trascina in avventure e disastri, ma nessuno potrà mai sconfessare la fantasia di James Cameron capace di far palpitare i cuori di milioni di teenager grazie al titanico amore nato tra la prima
e la terza classe di un transatlantico. Jack e Rose hanno vissuto una breve, ma intensissima esperienza che ancora oggi si interseca con il tragico destino del Titanic affondato la notte del 15 aprile 1912. Ma l’amore è gioia, sorrisi, risate e, perché no, canzoni e danze sfrenate. Facciamo quattro salti e voliamo a i tempi della brillantina di Greese che scorreva a fiumi tra i capelli e le canzoni di John Travolta e Olivia Newton-John, oppure cerchiamo di rivivere ogni giorno la sensazione del nostro primo bacio, anzi 50 volte il primo bacio, una commedia che a molti non dirà nulla, ma che ci ha lasciato una piacevole colonna sonora e una delle più simpatiche interpretazioni di Drew Barrymore ed Adam Sandler. Restando in tema commedia, tra amori apparentemente impossibili, il cinema ha anche immaginato, chiaramente con lieto fine, la scintilla che scocca tra una vip (Julia Roberts) e un semplice libraio inglese (Hugh Grant) tra le strade dell’oggi quotatissimo quartiere di Nothing Hill. E il pubblico sogna. Se l’improbabile si dovesse materializzare anche tra persone che hanno scelto stili di vita radicalmente differenti, magari non visti di buon occhio dalla società? Ecco il sempreverde e ricchissimo Richard Gere che perde la testa per la Pretty Woman da marciapiede Julia Roberts, perché al cinema, e non solo, tutto è possibile.
Potremmo richiamare centinaia di film per celebrare la passione tra gli amanti. Cinema nostrano, cinema europeo e intercontinentale, ma sempre di un sentimento universale continueremo a discorrere, in ogni salsa. Chiudiamo la nostra carrellata da favola con due esempi più vicini alla realtà. Love is love, indipendentemente dal guscio che racchiude le nostre anime, ma pregiudizio, cultura, religione e vincoli familiari possono essere di ostacolo al lieto fine. Ne sanno qualcosa i due cowboys de I segreti Brokebake Moutain che hanno provato a vivere un amore (im)possibile, nato tra la sorpresa e la paura, ma che, in qualche modo, ha superato alcuni ostacoli restando sigillato nella mente dei protagonisti, anche il più perplesso e restio. L’altra è una vicenda che ha segnato le menti di molti spettatori perché dolorosa e decisamente attuale. L’amore è una esperienza unica, forte, ma sempre degna di essere vissuta fino in fondo, nel bene e nel male. A volte la vita impone delle condizioni tali da non permetterci di godere pienamente di tale esperienza. Io prima di te ha concesso a ognuno di noi di comprendere che l’amore può nascere anche nei momenti più disperati, quando non si vede la luce alla fine del tunnel. Ma il lieto fine non è necessariamente dietro l’angolo, almeno non come lo possiamo inevitabilmente intendere nel nostro vivere quotidiano.
TOP FIVE - l’amore al cinema L’APPARTAMENTO (1960) DI BILLY WILDER RICOMINCIO DA CAPO (1993) DI HAROLD RAMIS MANHATTAN (1979) DI WOODY ALLEN VACANZE ROMANE (1953) DI WILLIAM WYLER QUATTRO MATRIMONI E UN FUNERALE (1994) DI MIKE NEWELL 36
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gegè jazz
ALLA TENERA ETÀ DI 82 ANNI, MANTIENE INTATTA LA SUA GRINTA di Adriano Cisternino foto di Daniele Rotondo Voleva fare il calciatore. Aveva sedici anni e giocava nell’Interfrattese: “Mezz’ala sinistra. Me la cavavo benino, conservo ancora un ritaglio del Corriere dello Sport con la foto: c’era scritto che ero pronto per giocare in una categoria superiore”. Ma il destino gli aveva riservato una strada diversa. Non i piedi, ma le mani dovevano essere la sua fortuna. Due bacchette. Gli bastano due bacchette da impugnare davanti a una batteria di piatti e tamburi per scatenare un’energia incontenibile e contagiosa. Gegè Munari, nome d’arte di Eugenio Commonara, classe 1932, vive a Roma da una vita, ma è nato a Frattamaggiore, o “Frattamajòr” come ama dire quando si presenta nei concerti accompagnandosi con un colpo di grancassa finale. Ecco l’intramontabile, un’icona del jazz italiano, citato nelle enciclopedie specifiche al fianco di nomi storici come Franco Cerri, Oscar Valdambrini e tanti altri. “Mi ruppi un ginocchio e lì finì la mia carriera di calciatore. Ma mi è rimasta la passione. Sono un grande tifoso del Napoli.” Smesso col calcio, gli rimase il jazz, al quale era già stato avviato da piccolissimo:“Il jazz è stato la continuazione di una tradizione di famiglia. Avevo poco più di dieci 38
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anni e andando in giro con mio fratello Pierino nei locali ballavo il tip tap per il divertimento gli americani. C’è stato un periodo in cui avevamo formato un gruppo di famiglia, gli Otto-Munari-Otto”, con mia sorella Antonietta che cantava, zio Salvatore alla chitarra e qualche altro parente che non ricordo. Quelli della sua generazione l’America del jazz se la son trovata in casa a alla fine della guerra perché gli americani sbarcarono a Napoli e la sera volevano divertirsi con la loro musica. Gli “Otto-Munari-Otto” si esibivano nei maggiori teatri cittadini, come lo Zig-zag o il Red-Cross, come era stato ribattezzato l’Augusteo proprio dagli americani. La svolta arrivò quando mio fratello Pierino partì per il servizio militare: “Presi il suo posto alla batteria. Dovetti imparare in fretta. Lui mi aveva insegnato i primi rudimenti. In realtà sono stato un autodidatta. Mi esercitavo ascoltando i V-Disc”. Erano i famosi “dischi della Vittoria” , incisioni di musicisti famosi, che il governo Usa aveva destinato ai suoi militari impegnati in guerra per farli sentire un po’ a casa: Cercavo insomma di imparare e riprodurre a modo mio certe sonorità. Infatti una volta ero a New York, invitato dalla mia amica, Allison Miller, famosa batterista, e lei mi procurò un provino. Mi portarono in una fabbrica a scegliere gli strumenti, non me li fecero neppure pagare, poi mi chiesero un saggio per vedere che cosa sapevo fare. E s’accorsero subito che non avevo studiato perché facevo cose strane, come usare la sinistra dove normalmente si usa la destra. Alla fine mi dissero: sei un batterista istintivo, personale e pieno di energie. Il più bel complimento che abbia mai ricevuto”. Il salto di qualità con un grande maestro: “Fred Buda, un grande della batteria. Lo conobbi a Bagnoli, al circolo della Marina Militare americana. Facemmo subito amicizia e mi insegnò parecchi trucchi, mi aprì la mente ad una maniera moderna di suonare la batteria. Il jazz a Napoli nel dopoguerra stentò a decollare, forse perché un po’ soffocato dalla canzone napoletana tradizionale. Stranamente però c’erano diversi ottimi batteristi: “C’era Lino Liguori nipote di Gegè Di Giacomo, il famoso batterista di Carosone, e ancora Vincenzo Restuccia, Antonio Golino, Pierino mio fratello, poi arrivò Tullio De Piscopo. Forse noi del sud il ritmo ce l’abbiamo nel sangue. Ma anche oggi qui ci sono giovani batteristi molto bravi”. Torniamo alla Munari-story: ha collaborato con i grandi del jazz mondiale, da Gato Barbieri a Lee Konitz, da Chet Baker a Mary Lou Williams, Dexter Gordon, George Coleman, Earl Hines e tanti altri. Qualche ricordo particolare? “Con tutti ho trovato presto l’intesa, pur parlando io poco l’inglese. Ma il linguaggio della musica è universale. Chet Baker, per esempio, era un personaggio molto difficoltoso. Quando venne in Italia, provò diversi batteristi ma nessuno gli stava bene. Chiamarono me, io furbescamente me lo studiai un po’ e trovammo presto l’accordo. In realtà lui voleva una batteria non troppo invadente, altri magari per mettersi in mostra facevano troppo casino. Tutto qui il segreto”. Lui è ancora lì, a 82 anni. Gegè, ma qual è il segreto? La risposta in un monosillabo: “Il jazz!”
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BAUSTELLE PIETRO BERSELLI UNEPASSANTE
di Ciro Ardiglione
Se la musica anglosassone non fosse così abbarbicata sulla sua storia, il pop dovrebbe tener conto anche della storia dei Baustelle. Per la bravura nel creare canzoni che immergono l’ascoltatore in un quadro sonoro complesso e semplice, abbondante di ritornelli e lussuoso nelle sue citazioni, in simbiosi con le storie narrate, individuali e collettive. A quattro anni di distanza da Fantasma il gruppo di Montepulciano (Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini) con L’amore e la violenza ha nuovamente scritto una preziosa pagina di pop. Un pop composto senza batteria, ma che al suo posto ha campionamenti di tamburi e samples senza orchestra. Anche se i movimenti orchestrali sembrano esserci per la corposa presenza di sintetizzatori. E così potrete incorrere in Amanda Lear nella sua ritmica gioiosa con le tastiere melodiche fino all’irresistibile ritornello quando entra la voce della Bastreghi
di De Gregori potete seguire le aperture e gli arrangiamenti che segnano Ragazzina con un Bianconi che mette in gioco tutto il suo canto armonico e non scherza nemmeno in La vita Soldatino dell’amore e della guerra Ballerina della Scala di Milano C’è il diluvio vengo a prenderti di corsa Ti chiedo “dove andiamo?”
I wanna be Amanda Lear il tempo di un LP il lato A, il lato B non siamo mica immortali, bruciamo ed è meglio così Amanda Lear, soltanto per un LP il lato A, il lato B che niente dura per sempre nemmeno la musica
Lepidoptera è un’altra canzone che segna le doti creative del gruppo per il suo graduale digradare da movimenti elettronici, quasi ossessivi, a una canzone d’autore ben orchestrata e arrangiata, cori compresi.
Se pensiamo a un passaggio in avanti delle canzoni 40
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E cosa dire della battiatiana Eurofestival con un ritmo rock, carica di sintetizzatori, ma con la sensualità della voce della Bastreghi che regna incontrastata Dalla Turchia all’Albania Posti di blocco, posti di Polizia La guerra avanza Ragazzo mio ci vuol pazienza Interventisti, jihadisti e scambisti in lontananza
Già con Diluire, la seconda traccia dell’album, ho capito che avrei potuto trovarmi di fronte a un bel disco rock, post-rock, moderno, una miscela tra l’incedere degli Offlaga Disco Pax e alcuni passaggi degli The Zen Circus.
#notemenonote
Benvenuti all’irreparabile esposizione della solitudine ... Grazie a te per non aver saputo leggere nemmeno una riga di quello che ti ho mostrato E a te che mi hai insegnato a tenere sempre una tasca vuota per il dispiacere e l’altra per il rimorso E tu che mi hai insegnato quanto è facile cadere dal piedistallo del rispetto, ti prego trovami un motivo per tentare ancora Pietro Berselli, al suo esordio Orfeo L’Ha Fatto Apposta (Dischi Sotterranei), mette in scena anche una voce calda, avvolgente e ben sistemata sulle note di tutto il disco, anche quando siamo nelle cadenze ritmiche da caverne, le chitarre spettrali e movimenti di e sintetizzatore industrial di 6 in diretta. Ha ragione lui quando scrive: «il suono delle parole, infatti, è basilare quanto il loro significato e deve essere concepito allo stesso modo di ogni altra parte della canzone». E come si intuisce dalle poche parole riproposte, le liriche di tutto l’album danno il senso poetico al racconto dell’alter-ego di Orfeo. Forse grazie al fatto che Proust sembra un medicinale. I testi appaiono
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quando necessari, colpiscono per la profondità e la ricercatezza, senza perdere fluidità come nel delicato spartito della ballata Cordiali Saluti. Territori di elettronica totalizzante entro i quali si muove la musica ricercata e di ricerca di UnePassante, progetto di Giulia Sarno e che vede la compartecipazione di Emanuele Fiordellisi e David Matteini. Seasonal Beast (Chic Paguro) è autoprodotto ed è il terzo disco di UnePassante. Due gli elementi che rendono assolutamente interessante l’ascolto: le costruzioni musicali intorno all’elettronica e una voce algida e ammaliante sempre, pure in un brano come Sleep dove la sperimentazione robotica muta la sua voce mentre un organo ne tiene il cammino. Un disco che a tratti potrebbe essere ballato oppure ascoltato in mezzo a un paesaggio di ghiacciai perenni. Sicuramente alla dance pensiamo con la conclusiva The Discipline in ambienti techno dub che cresce incessantemente e la voce della Sarno che sembra quella di una regina che incita i suoi sudditi. La bjorkiana Cursed Be The Light ha un ritmo lento armonico di voci che si incontrano per il racconto degli ultimi momenti della storia di Tristano e Isotta. E di lirismo se incontra da più parti a partire dal nome UnePassante (Baudelaire) a This Be The Verse (Sia questo il verso, da una poesia di Philip Larkin) con un inizio straniante che poi si lancia in un ritornello inarrestabile e si imprime poi per la sua ossessiva determinazione. L’uomo passa all’uomo la pena. Che si fa sempre più profonda, come una piega costiera. Togliti dai piedi, dunque, prima che puoi e non avere bambini tuoi. (traduzione di E. Testa) Un disco dal sapore internazionale e che merita la scena in qualunque posto voi siate. Magari a partire da Firenze, come nel caldo e placido lago elettronico che omaggia la città: Florence Be Kind To Me.
foto Sara Mautone
Mother Island / WET MOON GoDown / ottobre 2016 Mannarino / APRITI CIELO Universal Italia / gennaio 2017 Marydolls / TUTTO BENE Autoproduzione / gennaio 2017 Fufanu / SPORTTS One Little Indian / febbraio 2017 Chinese Man / SHIKANTAZA Chinese Man Records / febbraio 2017 41
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#leggèra
a caccia di libri. letteratura, romanzi, gialli, testi zen, fantasy, letture per ogni appassionato di Lucia Nicodemo Febbraio fa rima con San Valentino. E dunque, che ci piaccia o meno quella che è sempre più una festa ad uso e consumo del vasto mondo del commercio, il secondo mese dell’anno si veste d’amore. E se la saggezza popolare nasconde una porzione almeno di verità, allora è noto che per arrivare al cuore di un uomo (ma anche di una donna, considerando la fama di latin lover di molti chef televisivi italiani e non) è necessario passare dalla sua pancia. Ma – non temete – se pentole e fornelli per voi sono un puro elemento decorativo in casa, la letteratura viene in vostro soccorso. La ricetta perfetta potrebbe essere: ostriche, bollicine e pagine dove il cibo - e il suo potere seduttivo – sono i veri protagonisti della storia. Molti gli esempi. Dona Flor e i suoi due mariti e Gabriella, garofano e cannella di Jorge Amado potrebbero essere considerati i precursori di un genere, quello in cui cibo e sensualità vanno a braccetto. Sia Dona Flor che Gabriella, pur nelle loro diversità, infatti, sono maestre di cucina e dell’arte di sedurre. E se siete ancora scettici sulla valenza di questo binomio, dovrete allora affidarvi solo a Manuel Vazquez Montalban, già
ideatore del detective-gourmet Pepe Carvalho, e autore di un vero e proprio trattato eno-gastronomico-sessuale ovvero Ricette Immorali. 62 ricette di alta cucina per individuare il partner ideale con il quale condividere tanto la cucina quanto la camera da letto. E se la lei o il lui che volete conquistare è un cioccolato-dipendente, lasciatevi condurre al suo cuore dalla Vianne che anima le pagine di Chocolat di Joanne Harris. Come la maga pasticciera – che nella trasposizione cinematografica aveva il volto di Juliette Binoche – era capace di curare le più svariate afflizioni dei suoi concittadini con il cioccolatino più adatto, così voi potreste scegliere con cura il cioccolato che farà capitolare chi amate e accompagnarlo dal libro in questione. Se invece il vostro cuore batte per chi pratica come unico sport, saltare da una cucina etnica all’altra mentre voi, al contrario, uccidereste per una pizza salsiccia e friarielli o per le polpette della vostra mamma, rimediate con La maga delle spezie di Chitra Divakaruni. Magari leggendolo insieme, la protagonista Tilo - una maga travestita da venditrice di spezie indiane, che somministra ai clienti per guarire
un unico amore: napoli
Maria Chiara Aulisio I grandi maestri napoletani
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Sergio Siano Vicoli
Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello Misteri, segreti e storie insolite di Napoli. Gli enigmi più seducenti di una città dai molti volti
corpo e anima – riuscirà anche a farvi fare la pace con il sushi o ad insegnarvi cos’è un curry. Vi piacerebbe tanto per una sola sera regalarle una romantica cena a due in un ristorante aperto solo per voi e con un menù ispirato alla vostra storia d’amore, ma avete già firmato l’acquisto della nuova macchina? No problem. Se è il pensiero quello che conta, prendetele Il ristorante dell’amore ritrovato, esordio di Ito Ogawa scrittrice giapponese diventata poi nota per La cena degli addii. Nel suo primo romanzo la Ogawa, fa aprire a Ringo, la sua protagonista, proprio un ristorante per non più di una coppia al giorno, con un menu ad hoc, ritagliato sulla fisionomia e i possibili desideri dei clienti. Ed infine due libri senza tempo dove il cibo non è solo arma di seduzione e che vanno ben oltre febbraio e San Valentino. Dolce come il cioccolato di Laura Esquivel che Alfonso Arau, suo marito, ha portato al cinema con il titolo Come l’acqua per il cioccolato e Il pranzo di Babette di Karen Blixen. Per quel che riguarda la scrittrice messicana, sia il film che il libro, tradotto in più di 30 lingue, hanno avuto un successo straordinario e hanno consegnato agli appassionati del genere realismo magico, un personaggio come Tita che, grazie alla scoperta del mondo delle antiche ricette precolombiane, sfugge alle imposizioni materne e riesce a salvarsi dalla follia. Dunque il cibo come espressione di amore verso se stessi, per quello in cui si crede. Mentre la Blixen, nota ai più per essere l’autrice di La mia Africa, lega la cucina al senso di comunità e quindi ad un amore più universale. Babette, infatti, usa i soldi di grossa una vincita per organizzare un pranzo in onore di tutti gli abitanti del villaggio che l’ha ospitata in quei lunghi anni lontana da Parigi. Un pranzo che cambierà la vita dei commensali, dediti fino ad allora ad una esistenza senza piaceri, e farà loro trovare la forza per superare le discordie che li dividevano. Non è un caso che nella trasposizione cinematografica, che vinse l’Oscar come miglior film straniero, la scena finale in cui tutti, terminato il pranzo, danzano tenendosi per mano sotto il cielo stellato, sia diventata un pezzo di storia del cinema. E per chi vuole regalare una fiaba d’amore La formula dell’alchimista è un libro illustrato dagli acquerelli di Benedetta Longo, che accompagnano il racconto, lirico e intenso, di Micole Imperiali, edito da ad Est dell’Equatore.
Francesco P. De Ceglia Il segreto di san Gennaro. Storia naturale di un miracolo napoletano
Pietro Treccagnoli La pelle di Napoli. Voci di una città senza tempo 43
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#pokerdassi
Quattro domande uguali per tutti, quattro risposte diverse che raccontano le passioni, i gusti, la vita di quattro personaggi che conoscono bene Napoli e la amano intensamente. Il poker d’assi è servito.
di Paola De Ciuceis
ANDREA CANNAVALE produttore Cinematografico, Run Film La più grande marachella che avete fatto insieme? Solo una? Innumerevole. Fra le tante, un ricordo legato a papà che ci teneva molto alla casa ma, noi, da bravi discoli, incuranti del suo amore per oggetti e mobilia, giocavamo a pallone in casa. Naturalmente lo avevamo costruito da noi, appallottolando fogli di giornali tenuti insieme da strati e strati di scotch da imballaggio che lo rendevano bello compatto e resistente. Un giorno, tra un tiro e l’altro, rompemmo il piede di un arredo e sfumato il goffo tentativo di nascondere il misfatto con un quadro, fummo costretti a riparare in bagno per ore e ore in attesa che la sua collera sbollisse. Emozioni forti: quale il vostro peggior dissidio o la cosa più bella fatta insieme che ricordi? Direi che siamo assolutamente diversi ma complementari. Accordi e dissidi ci nutrono giorno dopo giorno ma sono in linea con il nostro lavoro alla Run dove facciamo produzione cinematografica e audiovisiva ma siamo pure un contenitore sempre attivo di idee e progetti; qui tra la biblioteca e la scuola di cinema è un porto di d’incontro dove mettiamo insieme le energie positive della città proprio come facciamo tra noi due. Complicità e conflittualità. Fratelli amici o nemici? Litighiamo sempre, ma bonariamente. Da piccolini ci facevamo grandi scazzottate. Poi abbiamo iniziato a lavorare insieme, facevamo PR nei locali notturni ed è lì che è nata la nostra sana complicità. Quando cominci a interagire in giovane età, pian piano impari a conoscerti sempre più, aggiungi un tassello dopo l’altro e, alla fine, è naturale essere soci in tutto. Il tuo peggiore difetto, la sua migliore qualità? Mica uno solo! C’è da scegliere tra innumerevoli. Le mie chiusure, il mio modo conservatore di vedere le cose è compensato dalle qualità di Alessandro, dal suo entusiasmo, dalla sua buona fede e l’onestà intellettuale con cui vuole realizzare i progetti in cui crede. Avere un fratello come socio è la cosa più bella del mondo. 44
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ALESSANDRO CANNAVALE produttore Cinematografico, Run Film La più grande marachella che avete fatto insieme? Con i fuochi d’artificio. Avevamo davvero una gran passione che, per fortuna, con l’età abbiamo perso. Intanto, da ragazzini, in piena follia, ci divertivamo a produrli artigianalmente in proprio. Naturalmente li facevamo anche esplodere, per strada o nelle piante sul terrazzo di casa. La mamma era avvilita e preoccupata per questa nostra vocazione alla piromania e ci prometteva di tutto e di più, regali, soldi e quant’altro pur di farci smettere. Noi, imperterriti e incoercibili trafficavano con raudi e petardi. Emozioni forti: quale il vostro peggior dissidio o la cosa più bella fatta insieme che ricordi? Siamo completamente diversi, Andrea più riflessivo e razionale; per me, ogni cosa è detto-fatto, sono un entusiasta di tutto e mi butto a capofitto nelle cose. Bello e brutto ci accompagnano quotidianamente da sempre, dipende dai momenti. Di qui, naturalmente, lavorando insieme, con una divisione di compiti che vede Andrea manager amministratore, io sono quello che sperpera. Quindi è un continuo tira e molla ma sempre con rispetto, così che ogni volto sono il giudizio e l’affetto a prevalere. Complicità e conflittualità. Fratelli amici o nemici? Fratelli, amici, nemici, tutto in uno. Sono tre aspetti che si alternano e si rincorrono nella giornata della vita che passa. Andrea è il signor no, io quello sempre pronto a cavalcare una nuova idea. Si parla, si discute, ci si confronta ma a vincere è sempre l’amore, l’affetto, la fratellanza. Il tuo peggiore difetto, la sua migliore qualità? La testardaggine. Sono tenace e ostinato, soprattutto, sono istintivo; naturalmente mi ritrovo a fare errori, ma il vantaggio è che ti ritrovi le cose fatte. Andrea ha l’umiltà di vedere le cose come stanno, con maggiore razionalità e di restare sempre coni piedi per terra. In pratica ci compensiamo. E cosa c’è di più bello?!
GABRIELE RUSSO regista, condirettore Teatro Bellini La più grande marachella che avete fatto insieme? Mykonos, vacanze, donne e guai. Ma anche in tournée, con “Sogno di una notte di mezza estate”. Era una compagnia numerosa, con molti ballerini, tutti giovani e c’era un clima goliardico. Daniele ed io torturavamo le nostre compagne di scena con scherzi di ogni genere, uno su tutti quando ci siamo nascosti sotto il letto di due ragazze e siamo rimaste lì per ore, a sentirle parlare e spettegolare mentre facevano tutte le oro cose sino a quando siamo usciti d’improvviso, dal buio, come fantasmi e spaventandole terribilmente. Emozioni forti: quale il vostro peggior dissidio o la cosa più bella fatta insieme che ricordi? La gestione del teatro non sempre è semplice, anzi, direi complicata. Ma la cosa più bella è sicuramente “Arancia Meccanica”, era tanto tempo che non facevamo una cosa insieme, avevamo preso strade diverse sia pure consensualmente. Poi, “Arancia” è stato un viaggio condiviso; le ansie, le attese, le soddisfazioni del risultato, per la prima volta al Teatro Bellini abbiamo ringraziato insieme. C’è stato un ritrovarsi tale da pensare di continuare a fare cose congiuntamente. Complicità e conflittualità. Fratelli amici o nemici? Nemici sicuramente, no. Amici nemmeno ma non con un’accezione negativa. Siamo fratelli. Tra noi ci sono grandi complicità ma anche grandi conflittualità; come in ogni convivenza si mette fuori il meglio e il peggio di se ma ci si sopporta amorevolmente. Anche se in apparenza diversi, di fondo siamo molto simili. Siamo due facce di ua stessa medaglia. Il tuo peggiore difetto, la sua migliore qualità? Non saprei, ho troppi difetti. E non voglio fare la parte di chi dice una qualità travestita da difetto. Più che un mio difetto, direi quella parte di me che vivo peggio: i mille dubbi che sempre mi pongo, che mi rallentano, che poi supero ma con gran fatica. A volte bisognerebbe anche lasciarsi andare un po’ all’istinto. La migliore qualità di Daniele è la concretezza, trovo sia pragmatico e risolutivo. Anche nell’incertezza, lui va.
DANIELE RUSSO attore, condirettore Teatro Bellini La più grande marachella che avete fatto insieme? Non ho una gran memoria ma resta indimenticabile un week-end folle di quando avevamo una ventina d’anni. Ero a Roma e Gabriele passa a prendermi proponendo di andarcene a Rimini. Saltiamo in auto, arriviamo lì di notte, ci guardiamo e ci diciamo che tutto sommato la meta non ci piaceva ma avremmo preferito un altro posto. Magari in Versilia. Quindi ripartiamo, attraversiamo tutta la Toscana sino a Viareggio dove arriviamo alle 7 del mattino: albergo, giornata di mare, ci guardiamo e concludiamo che anche stavolta non ci piace. Via, si riparte per un’altra meta. Ultima tappa Montecarlo, al Casino che, dopo varie vicende, ci ripaga della cifra blu di benzina spesa per il nostro inquieto girovagare. Emozioni forti: quale il vostro peggior dissidio o la cosa più bella fatta insieme che ricordi? Siamo tutti e due legati al teatro che unisce e divide secondo i momenti e le fasi della vita. È così anche per noi. Uno dei momenti più belli è stato con “Arancia Meccanica”, abbiamo lavorato insieme e non succedeva da tanto, impegnandoci molto e arrivando alla conclusione della strada con un grande abbraccio liberatorio. Naturalmente non mancano momenti di discordia. Complicità e conflittualità. Fratelli amici o nemici? Nemici mai. Non lo siamo mai stati. Piuttosto abbiamo la giusta conflittualità di due fratelli, quella simpatica di due fratelli. Sin da bambini ci siamo sempre divertiti tanto. Tra noi, lo scherno è per la rivalità calcistica o per altre cose simili. Piuttosto siamo amici, molto, prima che fratelli. Abbiamo complicità nell’intenderci. Il tuo peggiore difetto, la sua migliore qualità? Difetti? Non ne ho, anzi, eccolo. Scherzo, già si pensa che sia presuntuoso. Il mio peggior difetto è la mancanza di diplomazia, sembro insensibile ma è solo che ho pochi filtri. La migliore qualità di Gabriele è la capacità di ascolto, è molto riflessivo, si pone dei dubbi. 45
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foto Salvatore Canzanella
#amazing
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DEBUTTO AL QUADRATO: MASSIMO GHINI ALLA REGIA, MASSIMO CIAVARRO AL TEATRO di Francesca Cicatelli
Massimo bis. Ghini e Ciavarro si illuminano di immenso a Napoli, dove si “ricaricano nel caos”, un ossimoro che ribadiscono anche nello spettacolo Un’ora di Tranquillità, portato al teatro Augusteo per la regia dello stesso Ghini. Il duo sta facendo sorgere il sentore di una nuova liaison cinematografica. E infatti gli artisti lanciano un appello a De Laurentiis a scritturarli insieme per un eterno sequel di Sapore di Mare. Danno prova dell’inesistenza del tempo con la goliardia e l’entusiasmo di due ventenni pronti alla sfida del cineombrellone per rinverdire ogni anno il culto dell’amore in spiaggia. La commedia Un’ora di tranquillità prende spunto dal successo teatrale di Florian Zeller, uno dei più apprezzati drammaturghi francesi contemporanei, quasi una provocazione dello stesso Ghini al sistema italiano che “non osa mai e costringe a pescare da format collaudati”. di Francesca Cicatelli 47
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A NAPOLI QUANDO ESCO MI ACCOGLIE IL CAOS, CHE MI FA SENTIRE A CASA. MI VIENE IN MENTE IL FILM MACCHERONI DI ETTORE SCOLA
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Come conciliare il caos sui generis partenopeo con Un’ora di tranquillità? GHINI: “Ce lo stiamo ancora chiedendo, senza risposta per ora”. CIAVARRO: “Il pubblico di Napoli, che solitamente non è tranquillo, ha trovato la tranquillità a teatro almeno, guardando il nostro spettacolo”. Che posto di Napoli vi riservate quando siete qui ?
foto Salvatore Canzanella
GHINI: “Il rapporto con Napoli è viscerale da sempre. Prendo una casa in centro quando sono qui e la scelgo con una terrazza immensa che dà sul mare: è come se fosse una casa a Capri ma dentro Napoli e poi quando esco mi accoglie il caos, che mi fa sentire a casa. Mi viene in mente il film Maccheroni di Ettore Scola. Davanti a Santa Lucia c’è Jack Lemmon agitatissimo e Mastroianni lo invita a rilassarsi per fargli assaporare la calma. Questa è la dimensione che mi riservo in una città in cui non ti aspetti di trovare pace”. CIAVARRO: “Io mi rifugio e trovo pace nel centro di produzione Rai. Le maestranze e tutto il resto di Napoli sono stupende”.
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Chi è a contatto con la tranquillità ha a che fare anche con le nevrosi. Quali dovete affrontare e quali nevrosi degli altri siete disposti a tollerare? GHINI: “Sono nevrotico come tutti coloro che fanno questo mestiere, che vivono la realtà o l’irrealtà del mondo dello spettacolo. Spesso sento al telefono Christian De Sica: in 10 minuti sbraitiamo contro tutto e tutti per poi accorgerci che trascorriamo una vita ansiogena e nevrotica. E tirare fuori le nevrosi è ancora più scomposto e complicato: ciò che per noi è terapeutico è proprio il lavoro e il fatto che ogni sera possiamo permetterci di evadere”. CIAVARRO: “Mi sento un tarantolato. Non sto mai fermo. È assurdo che all’esterno non appaia. Addirittura mi rimproverano di stare sempre a dormire e invece ci provo a tranquillizzarmi ma non ci riesco. Trovo la mia tranquillità solo su un’isola, a Lampedusa, sulla mia barchetta a pescare. Posso tollerare ogni nevrosi dell’altro, ma non sopporto la maleducazione. Le altre nevrosi mi fanno anche tenerezza, mi commuovono, però sulla maleducazione non transigo”. Vi bussa un po’ sul petto la voglia di lasciar perdere, di rinunciare in questi casi? GHINI E CIAVARRO: “Rinunciare a qualcosa è perdere la forza portante del nostro mestiere. L’attore è portato alla nevrosi ed è una nevrosi che lo fa crescere”.
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foto Salvatore Canzanella
MI SENTO UN TARANTOLATO. NON STO MAI FERMO. È ASSURDO CHE ALL’ESTERNO NON APPAIA
foto di scena Riccardo Ghilardi
za e coraggio da parte dei francesi che degli italiani, i quali come al solito manifestano quella pauretta e quell’ipocrisia tipiche della cultura nostrana, semplicemente attenta alla propria cerchia e all’opinione pubblica. E con questo, punto il dito contro tutti. Parlo dei registi, degli scrittori etc. Ci lamentiamo che il cinema non va bene. La verità è che non c’è abbastanza coraggio. Qualcuno avrebbe accettato in Italia un copione basato su una sceneggiatura muta in bianco e nero con un attore fallito e un cane come è accaduto con il premio Oscar The Artist? Qualcuno avrebbe affrontato il racconto di un maleducatissimo ragazzo nero con un borghese su una sedia a rotelle come in Quasi Amici? Direi di no. Minimo sarebbe partita subito una raccolta di firme. E allora appena in Italia supereremo questa ipocrisia, potremo, dati i nostri molti mezzi culturali, fare un passo in avanti. Altrimenti saremo sempre costretti a tradurre dal francese”. L’amore è un cult che dura tutta la vita. Perché non rinnovarlo ogni anno con un cineombrellone in stile Sapore di mare? GHINI e CIAVARRO: “Potremmo lanciare un appello ad Aurelio De Laurentiis. Un usato sicuro: chi è più avvezzo di Ciavarro?”. L’Italia pesca ultimamente spesso dalla Francia per format e sceneggiature. Una scelta seguita anche per Un’ora di tranquillità. Si va su prodotti già collaudati? GHINI: “Tutto è nato per caso: il direttore del teatro di Lugano mi ha visto in scena, si è avvicinato esclamando che secondo lui e la moglie circolava in Francia una commedia perfetta per me. Certo mi intristisce che in questo momento storico ci sia più sforzo, spudoratez52
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#maserial
MEDICAL DRAMA
Il camice bianco vero protagonista con il suo ineguagliabile fascino. Emozioni, adrenalina,intrecci amorosi tra le corsie degli ospedali. di Valentina Nasso Dal 1994 Chicago Hope e E.R. Medici in prima linea fino a Dr. House – Medical Division e Grey’s Anatomy, passando per Scrubs, Nip/ Tuck senza tralasciare Nurce Jackie, The Knick e Rush. Oltre venti anni, decine di ospedali sparsi in tutta America, che hanno rispecchiato le trasformazioni della società statunitense. Le porte si spalancano al passaggio della barella, entrano in scena chirurghi, infermieri, anestesisti. Ed ecco che la sala operatoria è aperta a occhi indiscreti. Riflettori puntati sulle emergenze e sugli amori in corsia che a distanza di anni sembrano essere ancora il fil rouge che accomuna le produzioni americane. Complicati intrecci di rapporti umani in un contesto di emergenza e relazioni appassionate. E.R, ben 15 stagioni, una delle serie più longeve e amate dal pubblico americano e non. La serie è ambientata nel pronto soccorso (la sigla E.R. infatti è l’acronimo di Emergency Room) del policlinico universitario di Chicago, il County General Hospital. Coprodotta da Steven Spielberg, è stata trampolino di lancio per attori come George Clooney, Maria Bello e Julianna Margulies (The Good Wife). Chicago Hope, racconta la vita professionale e privata dello staff di un ospedale (immaginario) di Chicago, nata lo stesso anno della serie medica di maggior successo E.R. – Medici in prima linea, anch’essa ambientata nella fredda città statunitense, ma nel nostro Paese non ha ottenuto gli ascolti sperati. Ricca di misteriose patologie da individuare e curare, di incredibili casi da risolvere, è Dr. House, incentrata sull’attività di un medico geniale, diagnosta egoista, cinico e drogato: Gregory House. Dai contenuti forti e con diverse scene erotiche 54
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Nip/Tuck, narra di due chirurghi plastici di Miami, uomini affascinanti, amanti della moda, del glamour e schiavi dell’altra faccia di questo mondo: droga, alcool e sesso. Vittime del falso mito della perfezione fisica, della bellezza a ogni costo, del denaro. Il famoso studio medico McNamara/Troy, è lo scenario nel quale operano insieme i due arroganti chirurghi, spesso vittime delle loro condotte di vita non proprio esemplari. Scrubs - Medici ai primi ferri, racconta la vita di J.D., John Michael Dorian e del suo miglior amico Christopher Turk. Ambientato in un ospedale, ha poco a che fare con innamoramenti e frivolezze. Un giovane appena uscito dall’università, uno specializzando insicuro e un po’ pazzo che parla con se stesso. Momenti divertenti, una comicità unica basata sulle fantasie dei sette protagonisti, tutti ugualmente importanti agli occhi dei telespettatori in un grande equilibrio. L’attrice Edie Falco, dà vita a un personaggio cinico e arrogante con i colleghi, ma molto umano con i suoi pazienti, nel medical drama Nurse Jackie,
TOP 5 MEDICI Derek Shepherd - Grey’s Anatomy Gregory House - Dr House Doug Ross - E.R. Sean McNamara - Nip/Tuck Mark Sloan - Grey’s Anatomy considerata da molti un Dr. House al femminile. Jackie Peyton è un’ infermiera del pronto soccorso del All Saints’ Hospital di New York. Le quotidiane vicende vedono la farmacodipendente Jackie che si divide tra il lavoro e una non semplice vita privata, dimostrando continuamente di essere più capace dei medici dell’ospedale in cui lavora. Egoista, vendicativa, ma anche molto attenta ai suoi pazienti, infermiera sui generis, un personaggio reale ribattezzata “la figlia del Dr.House” proprio per il suo particolare carattere. Nell’immaginario Seattle Grace Ho s p i ta l d i S e a ttl e , G re y ’s Anatomy, gioca sull’omofonia fra il cognome della protagonista, Meredith Grey e Henry Gray, autore del celebre manuale m e d i c o d i a n a t o m i a G r a y ’s Anatomy (Anatomia di Gray). Incentrato sulla vita della dottoressa Meredith Grey, una tirocinante di chirurgia che la sera prima di iniziare il tirocinio, in un pub, incontra Derek, un uomo affascinante con cui passa la notte, il giorno dopo scoprirà essere il Dr. Shepherd, neurochirurgo del Seattle Grace, nonché suo supervisore. Una storia d’amore combattuta tra la tirocinante dal carattere torbido e inquieto, figlia della dottoressa di fama mondiale Ellis Grey e il “dottor Stranamore”, Derek Shepherd, interpretato da Patrick Dempsey. Shonda Rhimes, creatrice della serie televisiva riscontra dopo le numerose stagioni susseguitesi negli anni, grande successo. Telespettatori catturati da episodi emozionanti, colpi di scena e momenti pieni di suspance in cui a farla da padrona è anche la colonna sonora. La voce narrante di Meredith chiude ogni episodio con interessanti riflessioni sulla vita che rendono la serie tv non molto lontane dalla realtà. È durata una sola stagione, purtroppo, Rush la serie tv sul medico più sexy di Los Angeles, tutto quello che gli interessa sono alcol, droghe e donne. Chi chiama abitualmente il dottor Rush? Chi non vuole dare troppo nell’occhio, magari per un problema molto imbarazzante. The Knick firmata da Steven Soderbergh è il medical drama ambientato nella New York di inizio 900, giudicata dalla critica di qualità assoluta grazie alla grande performance del protagonista Clive Owen. 55
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#hashtag
L’ADDIO SOCIAL DI OBAMA, IL PRIMO PRESIDENTE DAVVERO DIGITALE di Federica Riccio Barak Obama è stato per definizione della Casa Bianca, il “first social media president” e per definzione del New York times “il primo presidente davvero digitale”. Eletto nel 2009, facebook esisteva da 5 anni, snapchat non c’era ancora, nessuno prima di lui aveva avuto un account Twitter personale e presidenziale (@POTUS). Quando Trump è diventato il 45esimo presidente degli Stati Uniti, ha preso possesso tra le altre cose, anche di tutti gli account dei social legati alla presidenza, che sono stati azzerati e reimpostati. E allora che fine ha fatto la presidenza social di Obama? Poco prima del suo addio la Casa Bianca ha messo a disposizione tutta l’attività online della sua amministrazione per poterne consentire l’archiviazione. A novembre aveva addiruttura chiesto agli Americani di trovare delle soluzioni per rendere i materiali archiviati facili da consultare. Stabilire dunque come e dove conser56
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vare questi dati relativi agli otto anni di presidenza di Obama non è stato semplice, finché la White House non ha comunicato cosa fosse disponibile e dove trovarlo. Ha cominciato dal social network che archivia e pubblica dati di vario genere: ArchiveSocial. La Casa Bianca vi ha inserito oltre 250mila tra post, foto e video. E si sono messe all’opera anche le più prestigiose università statunitensi, come ad esempio l’MIT, che con il gruppo di ricerca Media Lab ha analizzato gli argomenti più trattati su Twitter da Obama, Michelle e Casa Bianca. Inoltre è stato organizzato un hackaton - evento in cui esperti informatici lavorano insieme per ottenere un risultato comune che difficilmente raggiungerebbero da soli – per mettere in ordine tutti i dati forniti dalla Casa Bianca. Anche Giphy, il più famoso sito di GIF, ha fatto un po’ d’archivio,
#OBAMAFAREWELL
Nessuno prima di lui aveva avuto un account Twitter, Madonna l’ha salutato postando una loro foto e Spotify gli ha offerto il lavoro di “Presidente delle Play list”
mettendo insieme tutte le GIF e i Vine pubblicati dagli account legati a Obama e alla Casa Bianca. Nessuno prima di lui aveva fatto video su YouTube dove rispondeva alle domande dei cittadini o delle playlist Spotify. A proposito, raccogliendo una recente battuta dello stesso Obama - sulla possibilità di trovare lavoro da Spotify una volta lasciato l’incarico presidenziale, ha riportato la Bbc - il ceo della compagnia svedese Daniel Ek gli ha twittato la sua proposta. Tra le posizioni aperte della piattaforma, dove Obama è presente dal 2015, pubblicate online, c’è quella di “Presidente delle Playlist”. Con gli utenti ha condiviso diverse playlist della sua musica preferita, che spazia da Frank Sinatra e Coltrane a Beyoncé. Star system americano e cittadini di tutto il mondo hanno salutato con tweet e hashtag #obamafarewell e post nostalgici la fine della sua presidenza. Da Madonna a Sharone Stone, c’è chi ha postato una foto con lui, chi ha inondato le bachece di emoticon piangenti e chi ha fatto dichiarazioni d’amore condite d’ironia come Ellen De Generes che ha scritto a Obama: “Ti amo più di quanto lo spazio di un tweet possa descrivere”. 5757
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Gli alberi della conoscenza�, illustrazione inedita dedicata a Umberto Eco
#coverthetop
Disegnare è una filosofia di vita
di Carmine Luino
Ada Natale racconta il suo personalissimo approccio all'illustrazione, tra filosofia e amore per il disegno
Laureata in filosofia con un master in Pedagogia Clinica. Quanto dei tuoi studi c’è nei mondi che illustri? Ho scelto di studiare filosofia per attrazione verso la bellezza del pensiero libero che osa spingersi fino ai suoi limiti estremi. L’abisso e l’ignoto sono per me precondizioni della fantasia e della creatività, sono metafora del foglio bianco. Per quanto abbia lavorato poco con la filosofia in senso stretto, come docente, non c’è stato lavoro da me fatto che non abbia risentito dell’apporto di questa materia. Il master in Pedagogia Clinica, in cui ho conseguito una specializzazione in Disegno Onirico, è stato un naturale completamento del mio percorso di studi. Nell’illustrazione chiaramente questo bagaglio di studi si sono rivelati alleati preziosi.
zione del lavoro di tutti quegli illustratori che ammiro tanto. Come tanti autodidatti, ammetto a malincuore di avere una sorta di complesso di inferiorità nei confronti di tutto ciò che è pura e invidiabile tecnica, ma a volte mi accorgo di quanto la tecnica esasperata inibisca la creatività di alcuni artisti. L’acquerello è il mio gioco del momento ed è vero, non è affatto facile, ma per ovviare alla difficoltà sperimento a modo mio. La sua immediatezza, la sua leggerezza mi stanno aiutando a dare delicatezza e poesia alle mie immagini.
Ada, autoritratto digitale
Illustratori si nasce o si diventa? Illustratori si nasce, credo. Disegnatori, invece, si diventa. Disegnare per me è prima di tutto saper usare bene matite e colori, cosa che si impara con il tempo, ma raccontare una storia è diverso, ed è quello il ruolo dell’illustratore.
Una predilezione per l’acquerello, una tecnica per nulla facile. Disegno da che esisto, dicono i miei e sono autodidatta. La mia formazione artistica è tutta basata sulla passione per il disegnare, un vero rituale. Ho studiato da sola, in modo a volte un po’ caotico, basandomi su manuali comprati qua e là e soprattutto sull’osserva59
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In questa pagina tavole estratte dalla graphic novel Il lungo viaggio dell’altalena Nelle pagine successive: La distanza dalla luna, illustrazione inedita ispirata al racconto omonimo di Italo Calvino e Valerio e le nuvole, progetto inedito
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Disegno da che esisto, dicono i miei, e sono autodidat ta.
Quali sono gli autori letterari e illustratori che reputi fondamentali per la tua formazione? Ci sono dei pilastri nella mia libreria. Senza di loro crollerebbe tutta in un colpo solo e io non sarei chi sono, né come professionista, né come persona. In ambito letterario Italo Calvino e William Shakespeare, su tutti, sono stati e saranno sempre per me fonti infinite di ispirazione, così come Umberto Eco, Fëdor Dostoevskij, José Saramago, Fernando Pessoa, Giacomo Leopardi ed Edgar Allan Poe. In un settore a parte, ma non per questo di minore importanza, metterei Friedrich Nietzsche, che se avesse saputo disegnare sarebbe stato un grande autore di graphic novel, e insieme a lui William Blake, Antoine de Saint-Exupéry e Dino Buzzati, capaci tutti e tre come Nietzsche di evocare immagini splendide con le parole e - loro sì - anche con i colori. Gli illustratori, invece, che sono costanti punti di riferimento per i miei studi e per il mio piacere sono Lorenzo Mattotti, Shaun Tan, Roger Olmos, Rebecca Dautremer e il mio bravissimo amico Matthew Watkins tra i contemporanei, mentre Edward Gorey, Odilon Redon, Alfred Kubin e Jean Jacques Grandville sono per me tra i più grandi del passato. Tra i tuoi lavori di illustrazione c’è un interessante progetto legato al vino Il respiro del vino, edito da Mondadori, è un corposo saggio scientifico dal sapore narrativo, scritto da Luigi Moio, enologo e ordinario della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ho lavorato con grande impegno alle illustrazioni di questo libro per tutto il 2016 e la difficoltà maggiore che ho incontrato nell’accostarmi al testo è stata il dover rappresentare ciò che nella realtà non ha concretezza, né forma evidente, ovvero il profumo del vino. È stato sicuramente un lavoro prestigioso, lontano dal mio solito stile di disegno. Se si vuole lavorare come illustratori freelance bisogna imparare a disegnare di tutto. La storia di Luca Pellegrino, avventuroso biker partito dal Cilento, con le tue illustrazioni ha avuto una discreta eco mediatica Lessi un articolo su La Repubblica Napoli che parlava del viaggio di Luca dal Cilento al Marocco per consegnare un’altalena . Rimasi stupita, immaginando le motivazioni di un gesto così bello. E così, la notte stessa, cominciai a disegnare la storia di Luca 61
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in una sola, ed estremamente riassuntiva, tavola ad acquerelli, che dopo un paio d’ore pubblicai su facebook per gioco. Il giorno dopo, però, la redazione de La Repubblica mi contattò per complimentarsi e così quella tavola fu pubblicata con un nuovo articolo che parlava di me e di Luca Pellegrino. Da quel giorno ci siamo scritti, poi sentiti e di lì a breve conosciuti di persona in una bella giornata napoletana di sole e chiacchiere, in cui lui mi ha proposto di realizzare una storia illustrata che raccontasse la sua avventura. Ce la sto mettendo tutta, con Luca ci confrontiamo di continuo, siamo due sognatori pieni di idee.
Progetti futuri? Il più importante di tutti, a cui lavoro quotidianamente ormai da quasi due anni, è la casa editrice Barometz, che ho fondato insieme alla mia cara amica, nonché impagabile e insostituibile collega, Luisa Passerotti. Ci occupiamo di libri illustrati, privilegiando il racconto breve, che risulta avere ancora un grande impatto narrativo se corredato di illustrazioni; inoltre diamo molto spazio ai testi bilingue con valenza didattica, recuperiamo scritti mai tradotti in italiano o usciti fuori catalogo e di tutto questo ce ne occupiamo con infinita cura e passione.
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A san Valentino i beauty accessories sono come i baci: uno tira l’altro. Prodotti da provare in coppia, da regalare o da regalarsi che mettono a nudo le emozioni e che lasciano dialogare i sensi, raggiungendo orizzonti inesplorati dalle romantiche sfumature abbinate a nuove dimensioni olfattive. Rientrano nella sfera amorosa profumi dai delicati e seducenti bouquet. Da non perdere le proposte per un make up a prova di cheek to cheek.
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LA DOMANDA A SAN VALENTINO HA I CONTORNI DELLA BELLEZZA E SI PRONUNCIA ATTRAVERSO INCONFONDIBILI SEGNALI LANCIATI DA PROFUMI, MAKE UP E PRODOTTI AD ALTO TASSO DI TEXTURE SEDUTTIVA. E TUTTI PARLANO D’AMORE
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di Cristiana Giordano
QUESTIONE DI SFUMATURE
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5 MOSSE PER ORIENTARSI IN UN REGALO BEAUTY CHE LUI NON PUÒ SBAGLIARE 1.
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Evita di puntare a fare la figura del tipo originale perché se non imbrocchi il beauty gift giusto sei out e a san Valentino non è il caso! Meglio “spiare” i gesti di bellezza di lei e magari fare foto rubate nel suo bagno ai prodotti che usa, in modo da stupirla e dimostrando che sei attento e premuroso Il tuo pensiero beauty per lei va consegnato in maniera originale e soprattutto con una certa attenzione al biglietto. Es. “un regalo che ti sarà utile” ASSOLUTAMENTE NO! Nella scelta del regalo dirigi la ricerca su prodotti che esaltano la sua bellezza e non che ne sottolineano i punti deboli: ok profumo, gloss, crema corpo; no a deodorante, antirughe, anticellulite Messaggi da evitare: “Questo è buonissimo, lo usava la mia ex”. “Questo l’ho preso perché era in offerta 2x1, abbondiamo”. “Questo l’ho scelto perché se diventi come la testimonial il regalo lo abbiamo entrambi” Se sei nel panico da regalo meglio una rosa rossa che un kit manicure a tema Halloween
14 FEBBRAIO “INTENSO” Sarà una festa degli innamorati spicy con il cofanetto Gingembre Rouge Intense. Zenzero piccante e iris sensuale sono alcune note che compongono questo cofanetto declinato in Gingembre Rouge Intense - 50ml + Gel Doccia Gingembre Rouge – 50 ml (formato da viaggio) + Latte Corpo rimpolpante Gingembre Rouge – 50ml (formato da viaggio). Roger & Gallet, Euro 49.00
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a p p a c s i m la pipì sulla neve!
di Valeria Prestisimone
“La neve è bella” recitano le mamme in coro. Se già per andare al mare in estate dobbiamo preparare valigie e valigioni, per andare in montagna d’inverno non ci basteranno le borse che abbiamo in casa. Lo so, l’idea di dover infilare in una valigia tute da sci, anche se in formato mini, scarponi e scarponcini, maglioni, guanti, cappelli e chissà cos’altro, ci fa sospirare, ma che importa? “La neve è bella, ai bimbi piace tanto”recitano le mamme in coro. Se il bambino è molto piccolo, la neve la vedrà, ma soltanto dalla sua posizione privilegiata nel porte enfant, dove vivrà perennemente incapsulato in una maxi tuta. Ma questa è una scena a cui solitamente si assiste con i secondi figli, che devono, volente o nolente, seguire il fratello o la sorella più grande. Ahimè, i bistrattati secondogeniti sono costretti a vivere momenti di gelo infiniti pur di far sciare il fratello maggiore. “Ma la neve è bella, ai bimbi piace tanto” ripetono le mamme in coro da gennaio a marzo. “Sì, ma se mio 70
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figlio ha tre mesi, cosa mai gli potrà piacere?”. Certo, quando crescono è tutta un’altra musica, perché ai bimbi la neve piace e anche tanto. Per loro è davvero una scoperta, magari l’avevano vista solo nei cartoni animati o in un libro e poterla toccare è sicuramente emozionate. Volete mettere il fascino di un paesaggio innevato che fa sgranare gli occhi anche a noi adulti? Figuriamoci ai piccoli. Meno emozionante è il momento in cui ci chiedono di fare la pipì. Siamo in una baita in quota e davanti a noi c’è una fila di quindici persone tutte con la stessa imminente necessità. Quando finalmente è il nostro turno, iniziamo la ricerca delle mutandina: togliamo la giacca, la salopette, tiriamo giù le calze termiche, alziamo maglione, canottiera e… ops se l’è fatta sotto. Come spiegare ora ad altre
“LA NEVE È BELLA” RECITANO LE MAMME IN CORO quindici persone con le vesciche piene che ora dobbiamo andare un attimo al tavolo, prendere la borsa con il cambio e ritornare in bagno? Non lo possiamo spiegare. E soprattutto: perché in occasioni come queste siamo da sole e senza cellulare? Tocca per forza rivestire il bambino, andare al tavolo, borbottare improperi nel tragitto, rifare la fila e cambiare tutto. Ma che importa? “La neve è bella”, recitano le mamme in coro. Quando poi nostro figlio compirà 3 anni e allora lì se ne vedranno delle belle, perché ci sarà un’autentica gara a chi mostra le foto più belle dei propri bimbi sugli sci. “Perché dai 3 anni possono andare sugli sci” recita-
no le mamme in coro. E qua si sviluppa un’altra forma di psicosi genitoriale: gli sci club. In merito a questi gruppi, ho visto cose incredibili. Ma che razza di genitori stiamo diventando? È vero i bambini dai 3 anni possono sciare, ma solo e soltanto se anche loro lo vogliono. Ho assistito a scene di bambini disperati sugli sci: maestri che li tiravano perché non volevano staccarsi dai genitori, bambini che dopo pranzo avrebbero voluto stendersi sul divano vicino al camino con un pezzo di cioccolata a vedere un film e invece sono stati costretti a riprendere la loro lezione sacrosanta. Genitori nel panico. Attenzione, forse a soli tre anni non è che non vogliono diventare Alberto Tomba, magari vorranno farlo più avanti. C’è da dire che non appena rientreremo dalla montagna e avremo finito di scaricare i bagagli, subito il vicino o il parente di turno ci chiederanno: “Ha sciato il piccolo?”. Difficile spiegare che non era questo l’obiettivo principale, nulla era più lontano da noi, del desiderio di svegliarci alle 7 per portare il piccolo a fare lo slalom.
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#foodtour
Continua il #foodtour, che fa tappa in tutte le cittĂ del mondo, fra gustose ricette, trucchi dello Chef, consigli in cucina. Si pedala di gran lena per acquistare prodotti di prima eccellenza, realizzare piatti elaborati e raffinati, ma anche per rispolverare le antiche ricette della nonna. Deliziosi menĂš per tutti i palati con il meglio della cucina italiana e internazionale. Un giro a tavola tra piatti gourmet raccontato e fotografato.
.it
ikara www.p
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per
4 persone
300 gr di fagioli borlotti secchi 500gr funghi porcini 4/5 pomodorini costa di sedano scalogno prezzemolo aglio olio d’oliva sale q.b.
I N I C R O P E I T T O L R O B I D A P P ZU
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Mettere a bagno i fagioli la sera prima. Scolate i borlotti e fateli bollire in abbondante acqua con una costa di sedano ed uno spicchio d’aglio. Soffriggete leggermente in una padella uno spicchio d’aglio e ½ scalogno tagliato, aggiungete i pomodorini a metà e fate cuocere per circa 5 min. Aggiungete i porcini tagliati a piccoli pezzi e fate cuocere per circa 15 min. salando e aggiungendo un po’ di peperoncino (se piace). Una volta cotti, unite i porcini ai borlotti e fate insaporire il tutto a fuoco vivo per circa 15/20 minuti. Servire la zuppa ben calda, aggiungete i crostini ed una spolverata di prezzemolo e se piace un filo d’olio a crudo.
CARCIOFI AL LIM ONE per
4 persone
4 carciofi 1 spicchio d’aglio ciuffo di prezzemolo olio d’oliva succo di limone sale q.b. pepe q.b. Pulire i carciofi eliminando tutte le foglie esterne conservando il cuore. Tagliate a lamelle sottili e lasciateli per 10 min. in acqua, sale e limone. Successivamente sciacquare i carciofi tagliati. Far rosolare in padella uno spicchio d’aglio con un filo d’olio abbondante, una volta imbiondito, togliete l’aglio e adagiate le lamelle di carciofo ben scolate. Fate cuocere, con coperchio, a fuoco vivo per circa 5 min. Togliete il coperchio e spadellate per 2 - 3 minuti, mescolando spesso, in modo che si restringa quel pò d’acqua superflua, salare, pepare e aggiungere il succo di limone. A fuoco vivo far restringere il liquido e fare una spolverata di prezzemolo. Servire a temperatura ambiente.
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Fare un battuto di sedano carote e cipolla, o usare misto per soffritto, in maniera che tutto sia molto piccolo. Mettere olio abbondante in casseruola e soffriggere un pò le verdurine, adagiate l’arista già salata e pepata e fate rosolare bene da tutti i lati. Aggiungete il vino bianco e fatelo sfumare a fuoco vivo, dopodiché coprite a metà la carne con acqua ed aggiungete le prugne. Lasciar cuocere per circa 60 minuti a fuoco lento con coperchio. Passata un’ora togliere il coperchio ed aumentare il fuoco per far ridurre il sughetto, fino a caramellare la carne. Far raffreddare l’arista e tagliarla a fettine sottili sistemandola in un piatto da portata. Aggiungere al sugo le prugne intere in modo da farle insaporire. Al momento di servire riscaldare il sughetto aggiungendo un filino d’acqua. Versare il sugo sulla carne usando le prugne intere per guarnire.
per
4/6 persone
1kg di arista di maiale 10 prugne disossate 1 /2 bicchiere di vino bianco 3 bicchieri di acqua 1 cipolla piccola 1 carota piccola sedano olio d’oliva
E N G U R P E L L ARISTA A
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per
RE E I H C C A I CH
4 persone
300 gr farina 100 gr burro 2 uova 50 gr zucchero ½ bicchiere di vino bianco zucchero a velo zucchero semolato olio d’oliva q.b. sale q.b.
Disponete su di un piano la farina a fontana, nel mezzo mettete le uova, il burro morbido, un pizzico di sale, lo zucchero e il vino bianco. Lavorate bene l’impasto fino a renderlo consistente ma non troppo. Fatene un panetto e mettetelo a riposare in un luogo fresco, avvolto in un panno per circa un’ora. Tagliate il panetto in più porzioni e col mattarello stendetele in sfoglie dello spessore di 2 – 3 millimetri, successivamente, tagliatele a losanghe con la rotellina, oppure a nastri e senza stringere gettateli pochi alla volta nell’ olio . Appena dorati , adagiateli su carta paglia per eliminare l’eccesso di grasso. Serviteli cosparsi di zucchero a velo e un pò di zucchero semolato. 77
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#chezchef
in cucina con... ludovico lieto Pubblicitario napoletano con la passione per la cucina partenopea abbinata a un tocco di innovazione. L’amore per il cibo gli è stato trasmesso da mamma Grazia e nonna Imma, famose in famiglia per la preparazione di gustosi piatti della tradizione e soprattutto per l’utilizzo di prodotti stagionali e di qualità. Il segreto della cucina di Ludovico risiede infatti nella scelta delle materie prime. La sua ricerca inizia al mercato, momento in cui prende ispirazione in base alla stagionalità e disponibilità. La sua è una cucina semplice, fatta di sapori definiti e decisi, non ama esagerare con gli ingredienti e le salse. Predilige i piatti a base di pesce e si è specializzato nella preparazione dei primi, con i quali prende per la gola la moglie Valeria, sua partner anche in ambito lavorativo e con la quale condivide l’amore per il buon cibo e i viaggi. Da qui l’idea di creare sui social la pagina “Travel & Food with Style”, luogo di scambio e confronto con gli amici sulle loro passioni. Hanno anche coniato dei simpatici hashtag che rimandano ai piatti preparati da Ludovico #ludocreadipendenza e #casalietoviscione, per chi volesse curiosare nella loro cucina.
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tagliolini di salmone con cozze e tarallo per 4 persone: 400 gr. di tagliolini al salmone “Tarall’oro” 1,5 kg di cozze 1 spicchio d’aglio 2 taralli napoletani (mandorle, sugna e pepe) olio extravergine d’oliva prezzemolo e sale q.b.
Lavate e pulite accuratamente le cozze con acqua corrente, mettetele in un tegame con coperchio a fiamma vivace per 2-3 minuti d attendete che si aprano, toglietele dal fuoco e sgusciatele conservandone una decina per la decorazione finale del piatto. Mettete da parte il brodo delle cozze filtrato per la fase di cottura e intanto iniziate a versare in una padella abbastanza fonda, l’olio extravergine d’oliva e aggiungete 1 spicchio d’aglio sbucciato (intero), appena diventerà dorato toglietelo. Tritate il prezzemolo e i taralli, mettete a cuocere in una casseruola i tagliolini e quando mancheranno 3 minuti circa alla fine della cottura della pasta trasferitela nella padella. Aggiungete a poco a poco il brodo delle cozze, completando lì la cottura. Quando i tagliolini saranno quasi cotti, aggiungete le cozze sgusciate e il prezzemolo tritato, nella fase finale aggiungete due manciate di taralli sbriciolati e fate saltare fino alla cottura finale. Impiattate la pasta, aggiungete le cozze con il guscio e decorate con una spolverata di tarallo sbriciolato.
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#prettytail
Cani, gatti, iguana, pappagalli e pesciolini a confronto con i loro padroni. Il proprietario racconta pregi e difetti del suo animale, ma non solo, immagina cosa potrebbe dire su di lui se potesse parlare. Scrivete a prettytail@partymagazine.it per un’intervista doppia con il vostro fedele amico. di Valeria Valerio
corrado parla di pilo & sartù
Pilo è un gattone di 9 anni, di colore grigio e Sartù invece ha 1 anno ed è rosso tigrato. Il primo è pigro, è il classico gatto da davanzale, invece il secondo viene chiamato anche “duracel” e deve essere segretamente “drogato” perché è come una pallina da ping pong che rimbalza h24, oltre a soffrire di crisi di identità. Ho dato loro nomi semplici e corti: Pilo (non so perché) e Sartu’, forse per la mia passione per il riso. Sia per carattere, che per colore sono agli opposti, Pilo ha bisogno del contatto continuo ed è un pantofolaio, Sartù, rosso malpelo, dove passa non cresce più l’erba. Amo tutto di loro. Amo quando il giorno cerco di giocare con loro e loro dormono, amo quando la sera a letto vengono dolcemente a conficcare le loro unghiette nella mia pelle e a fare “rom rom” tanto forte da tenermi sveglio. Amo quando al mattino trovo la busta della spazzatura sparsa sul tappeto, che loro hanno pazientemente distribuito per tutta la casa. Sono due golosi. Pilo va matto per la brioche e il pandoro, ma non per il panettone, perché ha un retrogusto di frutta. Sartù mangia tutto ciò che non si muove. Quando guadiamo le partite di calcio insieme, il piccolo si avvicina al televisore e con la zampa cerca di acchiappare il pallone. Che simpatica la scena, un po’ meno quando nel momento decisivo della partita, salta sul divano e cambia canale atterrando sul telecomando. Andiamo d’accordo. Ognuno ha i propri spazi. Un momento divertente è quando viene a trovarci mia nipote di 7 anni e io vedo nei loro occhi lo sguardo supplichevole di chi vorrebbe essere lasciato in pace a far niente. 80
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corrado taranto e pilo & sartù
pilo & sartù parlano di corrado
60 anni (a marzo 61, ma vuole godersi ancora la possibilità di dire 60). Ha sempre amato tantissimo i cani, e poi un giorno è tornato a casa e c’eravamo noi, due gatti: Pilo e Sartù. A raccontarvi Corrado sarò io, Pilo, in quanto più anziano e quindi quello che lo conosce meglio. È una persona che non ama dormire tanto, anzi direi che al contrario è iperattiva. Non ama stare fermo, non è un animale domestico, si può dire che a guardia della casa ci siamo noi. Tra le sue passioni, oltre alla parmigiana di melanzane, ma non scherza neanche con la genovese, ama il Sud America, ma trova che anche Napoli sia una città meravigliosa. Gli piace molto leggere e adora Alessandro Baricco. Porta sempre con sè in borsa una copia di Novecento e nei momenti di “scirocco” lo prende, ne legge due pagine e si sente meglio. Uno dei suoi pregi? È rispettoso degli spazi altrui e della privacy. Anche se non ci fa mancare mai il gioco, è capace di mettersi a 4 zampe per rincorrerci, sarà ancora quella sua passione per i cani a suggerirglielo. Ci fa stare sempre con lui, quando lavora a casa e si mette alla scrivania e quando andiamo a dormire, amiamo pensare che gli faccia piacere che gli scaldiamo il letto. L’unico problema è quella specie di ruggito notturno che emette e non ci fa riposare bene, così ogni tanto siamo costretti a infilzarlo per farlo rilassare.
Piccoli, grandi, pelosi, pennuti o branchiati, i nostri fedeli amici: un amore puro e incondizionato. Diamo voce loro per conoscerli fino in fondo. Dall’alimentazione alla toilette, dalla moda allo street food, dai locali pet friendly al fitness, tutto il mondo dei nostri cari animaletti
SONNO RILASSATO CON CANI E GATTI Secondo una ricerca condotta in America da medici di una clinica del sonno, chi condivide il letto con un cane o con un gatto dorme meglio. I ricercatori hanno esaminato 150 pazienti possessori di animali, interrogandoli sulle loro abitudini. Ne è risultato che chi dorme con il suo animale domestico si sente più al sicuro e protetto raggiungendo così un sonno più profondo. Solo il 20% ha riferito di essere svegliato dai loro animali durante la notte. Gli altri hanno dichiarato che dormire con il loro animale sul letto fa sì che il sonno sia più rilassato. Infine, che chi dorme con il gatto, ha un sonno più sereno e profondo per il senso di tranquillità che trasmette questo animale. La bella addormentata nel bosco avrà avuto un cane o un gatto?
A LEZIONE DI YOGA CON I GATTI Da qualche tempo, la “posizione del gatto”, non solo quella assunta da chi pratica yoga, ma anche una vera collaborazione tra bipede e quadrupede. In alcuni Stati americani, infatti, i gatti sono entarti nei centri yoga. Animali pacifici, tranquilli e spesso serafici e osservarli a volte riduce lo stress. Con queste motivazioni e con la sua presenza nei centri, se ne vuole stimolare l’adozione, anche per permettere a chi non ne può tenere uno in casa, di goderne le virtù proprio come se fosse il “suo gatto”. In questi centri si possono seguire le lezioni oppure ci si può dedicare ai gatti, decidendo poi se procedere con l’eventuale adozione. Grazie a questa iniziativa sono stati già tolti dalla strada diversi randagi, speriamo che anche l’Italia prenda spunto.
LE SCARPE DA GINNASTICA PER I CAVALLI Da migliaia di anni i ferri di cavallo sono la “calzatura” dei cavalli, ma un’azienda austriaca vuole innovare questo oggetto così tradizionale, creando le prime “scarpe da ginnastica” per cavalli, le Megasus Horserunners. Il fondatore di Megasus, Charly Forstner, lavorava in precedenza come ispettore alla salute degli animali, e la sua esperienza lo ha portato a scoprire che ben il 50% dei cavalli che dovevano essere abbattuti soffrivano di gravi problemi agli zoccoli e alle zampe. Primi esemplari di queste innovative scarpe (che, dice l’inventore, vogliono mettere definitivamente la parola fine all’”età del ferro”) saranno consegnati a partire da luglio 2017.
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SPECIALE
WEDDING
#specialewedding
White News PET PHOTOGRAPHER E WEDDING DOG SITTER
MATRIMONIO IN DIRETTA FACEBOOK
Scatti realizzati dal punto di vista del cane, per raccontare il matrimonio attraverso i loro occhi. È un servizio ormai sempre più diffuso in Italia, quello di farsi fotografare, ma anche organizzare ogni fase del matrimonio insieme al proprio cane. Dalla scelta dei vari step della cerimonia al momento delle fotografie, da quelle tradizionali degli sposi a quelle fatte dal pet photographer. E poi c’è Il wedding dog sitter, che nel giorno più bello dei padroni di cani, organizza non solo la cerimonia, l’entrata in chiesa, la consegna delle fedi, ma anche la pappa, il gioco e il riposino di Fido, che ora fa parte della neo famiglia. ❤
Chi lo dice che per sposarsi c’è bisogno per forza di invitati, location, ricevimento e lista nozze? Sabrina ed Edoardo, volevano un matrimonio diverso, che coinvolgesse tutte le persone della loro vita, familiari, amici vicini e soprattutto quelli lontani. La soluzione? Sposarsi su Facebook con tanto di diretta. L’appuntamento è, guarda caso, il giorno di San Valentino. Per seguire il matrimonio di Edorado e Sabrina basterà cercare su Facebook all’evento BMB Social Wedding. Nessuna lista di nozze, solo il sogno di andare in luna di miele in Giappone. ❤
WEDDING DRESS MEMORIES KATE MIDDLETON Un abito la cui fama non accenna a diminuire e che è diventato il più imitato superando quello di Grace Kelly, per decenni ai primo posto nel cuore delle spose. La designer scelta per la creazione dell’abito da sposa di Kate Middleton era stata Sarah Burton, direttore creativo di Alexander McQueen, che ha preso le redini del brand alla prematura scomparsa dello stilista, avvenuta nel Gennaio 2010. Un abito così importante e amato da meritare una mostra allestita a Buckingham Palace con il titolo “The Royal Wedding Dress: A Story of Great British Design”.
GRACE KELLY Disegnato dalla costumista Helen Rose, il vestito era composto da un corpetto in pizzo chiuso da bottoncini in madreperla e da una gonna a palloncino in taffetà. Un gioiello indossato dalla diva hollywoodiana più bella di sempre che coronava il suo sogno sposando il principe Ranieri di Monaco.
JACQUELINE LEE BOUVIER Jacky futura moglie di J.F. Kennedy ha indossato un meravigliso vestito creato da Ann Lowe, stilista afroamericana molto conosciuta tra gli aristocratici del tempo. L’anno era il 1953 e la gonna a palloncino drappeggiata con i fiori in stoffa è rimasto il sogno di ogni americana.
CAROLINA DI MONACO Per il matrimonio con Philip Junot, il primo, la stupenda Caroline aveva scelto un abito bianco elegante e iperclassico, reso indimenticabile dalla sua bellezza senza tempo. DIANA SPENCER Un abito eccessivo, ma che per gli anni ‘80 era perfetto, pensato come un “abito che doveva passare alla storia”. E così è stato; disegnato da David ed Elizabeth Emanuel per le nozze di Diana Spencer con il Principe Carlo d’Inghilterra, celebrate il 29 luglio 1981
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LOVE IS IN THE AIR
Una ragazza ha chiesto al suo fidanzato di sposarla in aereo dal microfono di bordo. Quando i passeggeri hanno sentito non i soliti annunci delle hostess, ma la proposta di matrimonio, erano increduli e propensi a credere a una strana trovata pubblicitaria. Quando poi hanno visto un uomo alzarsi in piedi e dire “sì” hanno applaudito di gioia i futuri sposi. ❤
dillo con gli smartphone
Con un tappeto di 100 cellulari le ha fatto la domanda fatidica. Un innamorato giapponese ha chiesto aiuto a un gruppo di amici programmatori per organizzare una proposta di matrimonio indimenticabile e davvero originale. Una volta entrato in casa con la sua fidanzata ha fatto una telefonata che ha innescato le suonerie e i display di tutti e cento i telefonini. All’improvviso si è materializzata una sorta di equalizzatore, che ha sottolineato le note della marcia nunziale. E per fininire è comparsa la scritta “I love you“. ❤
MATRIMONIO SOTT’ACQUA
PROPOSTA DA CANI
Ed Grant, 27 anni, londinese ama follemente la sua ragazza, Alex Justins, e ha voluto chiederle di sposarlo in maniera davvero particolare. Ha organizzato una romantica e adorabile sorpresa: ha ingaggiato 16 carlini con tanto di palloncini rosa a forma di cuore.
Per dire “Sì, per sempre” ci vuole coraggio, fantasia, e a volte, una buona resistenza in apnea. Anche nella nostra regione, seconda in Italia per numero di matrimoni celebrati subito dopo la Lombardia che ne conta 26.535, ci si sposa con maschera e bombole. Per la promessa solenne in mare, ci vuole fiato e fisico allenato e la festa avviene con la collaborazione di centri diving e la supervisione di esperti apneisti. Il matrimonio marino si celebra rigorosamente nella tradizione con muta smoking per lui e bianca con velo per lei. Una promessa d’amore, il rito poi andrà ripetuto in Chiesa o in Comune.❤
www.ilgabbianoeventi.it
una storia bellissima
MATRIMONIO ALTERNATIVO: BUCOLICO, INDUSTRIALE O TROPICALE? Spazio all’inventiva e alla creatività, questa è l’era degli eccessi. Luoghi insoliti dove sposarsi si trovano in tutte le città del mondo, compresa la prorpia ovviamente. Dal bucolico all’industriale, dal classico al moderno, saranno i dettagli organizzativi a dare carattere al matrimonio, che potrà diventare alternativo semplicemente stravolgendo le tradizioni o addirittura ritornando alle vecchissime usanze. L’importante è che gli ospiti siano ben accolti, ma soprattutto che gli sposi siano soddisfatti del giorno che per loro dovrà essere perfetto. Dicamolo, sposarsi significa coronare il sogno d’amore ed è giusto dunque che ognuno faccia il grande passo esattamente come desidera. Questo non significa rispettare a tutti i costi la tradizione, come ogni mamma e ogni nonna probabilmente vorrebbe. Regole si, a qualcuna bisogna attenersi, ma ovviamente, come, dove e perché sposarsi, ognuno è libero di farlo come gli pare. E allora diamo via al divertimento, all’estro e perché no anche al bizzarro, e poi tradizionale o alternativo che sia, state certi che tanto le critiche non mancheranno. De tipo: “Quanti eccessi, troppo strano, la sala è troppo piccola, fa troppo caldo, fa troppo freddo, le sedie sono scomode, la ressa per il buffet, la musica fa schifo, il vestito le sta male, lo sposo bla bla”. Viene quasi voglia di prendere un bel volo aereo per il Nevada, direzione contea di Las Vegas in una Wedding Chapel e voilà il gioco è fatto e magari a sposarvi sarà il classico sosia di Elvis. Il matrimonio sarà tutto regolare con una semplice convalida in Italia. Lievemente meno estremo, probabilmente dettato dalla voglia di tranquillità è il convolare a giuste nozze su un’isola tropicale, rigorosamente in riva al mare, dove il budget del classico matrimonio potrebbe essere investito per ospitare i pochi eletti a presenziare le nozze. Insomma che sia su un’isola deserta o sul pizzo di una montagna, è sufficiente conoscere e rispettare le regole del posto, nozze civili o religiose, basterà rivolgersi a un tour operator specializzato in wedding. Basta cercarli sul web, ce ne sono moltissimi. 88
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BRIDAL MAKE UP, OBIETTIVO VISO RADIOSO CON FRANCESCA ESPOSITO Francesca Esposito, nota make up artist, posillipina doc, ci svela qualche segreto del bridal make up. Primo step: il maquillage si studia e si prova con il make up artist che lo realizzerà. Obiettivo: viso radioso, trucco femminile e sensuale con tocchi di originalità, che possono fare la differenza. “Per me - dice Francesca - l’importante è che anche nel giorno più bello, il trucco rispecchi la personalità della sposa; prediligo trucchi naturali” Fa tendenza il nude make up, con colori neutri e pastelli delicati per ombretti e rossetti. Must have il rossetto in stick o il matitone dalla texture rigorosamente mat. Il tocco glamour l’eye-liner nero anni ’50/’60, tendenza forte delle ultime stagioni. Il make up deve essere sempre luminoso, leggero ed estremamente preciso. Ricordate, chi si sposa al mattino deve puntare su un trucco sapiente, ma leggero. Chi si sposa di pomeriggio potrà utilizzare un trucco un po’ più incisivo, ma senza mai esagerare. Centro Estetico Koinè Via Posillipo 276d 80123 Napoli wwwesteticakoine.it
#specialewedding
erano altri tempi di Irene Saggiomo
Dai mitici anni cinquanta a oggi, cosa è cambiato in tema di matrimonio? Praticamente tutto. Facendo un tuffo nel passato, prima ancora di valutare le differenze fra cerimonia, ricevimento e tutto il resto, basta guardare al leggendario “fidanzamento” per accorgersi che non esistono paragoni tra prima e adesso. Fino agli anni cinquanta la fase del corteggiamento non era praticamente mai dettata dall’amore, il fidanzamento era il primo passo dell’unione spesso voluta dalle famiglie, quasi sempre per motivi di convenienza nell’alta società. Solo chi non aveva niente da guadagnare o da perdere si sposava per amore. Insomma, le romanticherie erano lasciate ai “provinciali”. L’unica speranza per gli innamorati ostacolati dalle famiglie era la fuga d’amore. La strada non era semplice perché la via per sposarsi contro il loro volere era l’estero: in Inghilterra o in Scozia per gli under 21 e bisognava recarsi fin lì per sigillare legalmente un amore impossibile. Celebre la fuga a Gretna (in Scozia) per Wickham e Lydia narrata in Orgoglio e Pregiudi-
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zio. Finalmente le cose sono iniziate a cambiare negli anni cinquanta: le famiglie sono chiamate in causa solo quando l’innamorato si recava dai futuri suoceri per “chiedere la mano” della figlia. Quel momento segnava l’inizio del fidanzamento e cominciava il periodo utile a organizzare il matrimonio. Allora si dava lo sprint a ultimare il corredo, sferrettando le iniziali degli sposi ormai certe su lenzuola e biancheria. Spesso il vestito della sposa era una rivisitazione dell’abito della madre tutto pizzi e colli alti e si rispolveravano le porcellane e le tovaglie damascate con ricami in argento, perché all’epoca era in uso organizzare il ricevimento in casa della sposa, nella sala parrocchiale o al massimo al ristorante. L’attenzione al galateo e al decoro in quell’epoca erano ancora significanti. Ma la svolta è arrivata proprio in quel decennio, quando il mondo iniziava a cambiare velocemente e gli occhi delle donne erano tutti puntati sui rotocalchi,
zeppi di matrimoni celebri: Liz Taylor e Conrad Hilton, Audrey Hepburn e Mel Ferrer, Jacqueline Bouvier e John F. Kennedy, che fecero sognare l’intera America. Ma nessuna sposa come Grace Kelly è stata in grado di mozzare il fiato e di ammaliare con il suo splendore il mondo intero nel giorno del suo matrimonio con il principe Ranieri di Monaco. Il 18 aprile 1956 è la data che l’ha consacrata come “la sposa” per eccellenza, per la sua grazia, per la sua bellezza, per la sua eleganza e per quell’abito che ancora oggi è considerato una leggenda. E finalmente arrivano gli anni sessanta che segnano l’addio alle rigidità, gli orli del vestito si accorciano per mostrare le gambe e una scarpetta ricercata, la moda è una ragione di vita per le “nuove donne” che si riscattano definitivamente dal ruolo di “femmina non pensante”. Sono terminati i tempi delle regole, spazio ai matrimoni da favola come quelli di Pris c i l l a Beaulieu ed Elvis Presley, Jacqueline Kennedy con Aristotele Onassis in seconde nozze, John Lennon e Yoko Ono. Per lei un candido abito-minigonna e un grande cappello a tesa larga in sostituzione del velo. Negli anni settanta il matrimonio è pura libertà, il ricevimento prende la forma di una vera festa e
l’innamorato si recava dai futuri suoceri per
“chiedere
la mano”
della figlia.
Quel
momento segnava l’inizio del
fidanzamento
non è detto che si tenga al ristorante. Arrivano i locali, i night, dove la musica in orchestra dice addio allo spirito formale del passato, gli abiti possono essere da favola, hippie o addirittura tailleur, come quello di Bianca Pérez, moglie di Mick Jagger, passato alla storia come il tailleur più sexy mai visto: giacca indossata a pelle nuda mono bottone. Il dopo Diana e gli anni ottanta daranno inizio all’epoca dei matrimoni principeschi, tutte le spose sognano di assomigliarle almeno nel giorno del matrimonio. Dagli anni ottanta e novanta i costi delle nozze iniziano a salire vertiginosamente, oltre all’abito di atelier, grande attenzione agli addobbi della chiesa. Tutti in quel periodo ingaggiano il fotografo, ma soprattutto la nuova tendenza è di ospitare i ricevimenti in location di lusso, ville storiche, alberghi d’elite e castelli fiabeschi. Infine il nuovo millennio, che segna l’inizio di un’altra era, i fidanzamenti diventano convivenze, al via l’ufficializzazione delle coppie di fatto, fare figli prima del matrimonio diventa più che normale. L’organizzazione delle nozze è ormai un business: fiere di spose, nuovi mestieri come le ormai quasi immancabili wedding planner, bomboniere firmate in edizioni limitata, trasmissioni televisive e reality show sui matrimoni, tutto è concesso anche oltre l’eccesso, ma mai pensare che il romanticismo sia roba del passato, resta il protagonista assoluto insieme alla sposa.
#style
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di Francesca Cicatelli Il tocco magico di un bouquet può fare molto di più che deodorare l’ambiente o tenerci le mani occupate: può cambiarci la vita, violare portafogli, spostare sedie, tingerci di bianco e costringervi a regole inamidate. Se volete potete violarle, ma per le ossequiose principesse del rituale del qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di blu ossia il matrimonio, ecco le linee da seguire, dagli inviti alla divisione delle spese per evitare incidenti diplomatici che potrebbero rovinare il romanticismo. Sulla soglia dell’altare c’è da considerare il corteo nuziale: deve entrare prima lo sposo insieme con la madre o una parente anziana che si terrà alla sua destra. Entrambi devono aspettare vicino a chi officerà. Entrano quindi i paggetti e le damigelle e, subito dopo, la sposa al braccio del padre, che dovrà sempre essere alla sua destra. Dopo attenta selezione di parenti e “malcapitati”, per gli inviti l’etichetta vuole che tutti gli indirizzi siano scritti con inchiostro color grigio o seppia e a mano sul dorso della busta. Se sono i genitori della sposa a pagare la maggior parte dei costi del matrimonio, bisogna includere i loro nomi negli inviti. Se, al contrario, le spese sono sostenute dai genitori di lui, verranno riportati i loro nomi sugli inviti insieme con quello dello sposo che andrà prima del nome della sposa. Alla famiglia della sposa spettano le spese relative agli inviti, alle bomboniere, il corredo 100
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della sposa, i costi della cerimonia e del ricevimento, l’acquisto dei mobili per la camera da letto ad eccezione del materasso. Più impegnativo il bilancio per il figlio: alla famiglia dello sposo, infatti, si chiede l’acquisto della casa della coppia, le fedi, il bouquet e i fiori per lui e i testimoni, il viaggio di nozze. Per il matrimonio in municipio da evitare il velo, soprattutto se si tratta di seconde nozze. Anche se d’istinto vi dovesse saltare in mente di volervi sentire un giorno spose “imbucate”, sappiate che emulare il colore della festeggiata è assolutamente vietato. Il nero, invece, è ammesso solo nel caso in cui la cerimonia si svolga di sera e sia particolarmente formale. La madre della sposa è una figura clou il giorno del matrimonio della figlia. Deve arrivare nel luogo della cerimonia con i testimoni e fare da padrona di casa dando il benvenuto agli invitati e assicurandosi che si siedano nei posti giusti. Aspetterà sulla porta fino all’arrivo della sposa e sarà l’ultima a sedersi. Il vestito va scelto insieme con la mamma almeno sei mesi prima della cerimonia. Oltre che da vostra madre potete anche farvi accompagnare da altre figure di riferimento: vostra sorella, l’amica del cuore, la testimone o, addirittura, la suocera. I regali ricevuti devono essere gestiti con rigore. Ogni volta che arriva un regalo ricordatevi di fare una lista con i nomi di chi ve l’ha mandato e ricordatevi di aggiungere ai ringraziamenti (da inviare entro un anno) una nota personalizzata per ciascuno. Cuore a cuore fin dal banchetto: il galateo prevede che lo sposo non lasci mai da sola la sposa. Inoltre, se lui non dovrà mai togliersi la giacca, lei non dovrà mai togliersi le scarpe. Il bouquet della sposa è un dono che dev’essere fatto dallo sposo. Lui dovrà farglielo recapitare a casa sua la mattina della cerimonia. Ovviamente la scelta della composizione sarà di coppia, anche perché dovrà essere fatta sulla base dell’abito della sposa che lo sposo non deve vedere fino alla cerimonia. Il pranzo di nozze, come la cena del matrimonio, è preferibile a buffet: la socializzazione è assicurata, e si ovvierà alle inevitabili gaffe che accompagnano anche il più attento placement ai tavoli. Pochi piatti, e classici, con torta nuziale multipiano finale: nessuno ha voglia di passare ore a tavola, e tutti tengono d’occhio la linea, anche quando fingono il contrario. Ricordate: se invitate siete “condannati”, perché è usanza ricambiare un invito di matrimonio.
eventi, party esclusivi, matrimoni da sogno Il Gabbiano, un'esperienza unica sul golfo di Pozzuoli Originalità, precisione, creatività, emozione, professionalità: in una sola parola Il Gabbiano, leader nell'ospitalità e nell'organizzazione di eventi esclusivi, party a tema, compleanni, battesimi e matrimoni da sogno nei Campi Flegrei. Innovazione, nuovi stili architettonici, nuove scoperte culinarie, sperimentazione continua. Un concentrato di bellezza e lusso, dove la calma del mare e la forza dei vulcani fanno da scenario unico e naturale. L'obiet-
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tivo di Antonella Cosentino, wedding planner e curatrice di grandi eventi è rendere ogni esperienza da vivere al Gabbiano unica e indimenticabile. Il suo e quello del marito Gianni Laringe, imprenditore e proprietario del Gabbiano è un impegno chiaro: emozionare gli sposi con scenografie magiche, stupire gli ospiti dei suoi party e regalare ricordi che resteranno indelebili nella memoria. Al Gabbiano ogni dettaglio è curato nei mini particolari, grazie alle doti manageriali e al lavoro di Lisa e Tony Laringe, che si occupano dell'aspetto "young". Ogni evento è vissuto appieno anche dai giovani e sono di casa anche personaggi noti, calciatori, musicisti. "Preferiamo ascoltare i clienti - spiegano - parlare a lungo di ciò che preferiscono per realizzare un loro sogno, la moda è un omologarsi che preferiamo evitare". Stile, classe ed eleganza sono elementi fondamentali, corredati dall'esperienza e dalla professionalità. Al Gabbiano ogni evento è caratterizzato da uno stile ricercato e le competenze di tutta la grande squadra guidata da Gianni consentono di individuare ogni volta soluzioni personalizzate, originali e uniche.
gli, cura del cliente, questo il segreto. Versatilità ed eleganza per eventi che spaziano dalle feste di compleanno ai party più esclusivi, compresi quelli dei calciatori del Napoli. Ma anche una richiestissima "wedding destination" dagli stranieri, nuova destinazione di lusso per i matrimoni, tante le persone provenienti dall'estero che scelgono per il loro giorno del sì i Campi Flegrei e il Gabbiano, al pari delle isole del Golfo e della costiera amalfitana. Il Gabbiano appartiene al gruppo Laringe che nasce nel 1983. Grandi numeri quelli del Gabbiano, grazie alla capacità di anticipare le tendenze, di rispondere alle necessità di una clientela sempre più esigente.
Gli eventi sono accompagnati da una vista mozzafiato che si osserva dalle vetrate sul Golfo di Pozzuoli. Una finestra di Bacoli sul mondo: cielo e acqua si sfiorano e le nuance dall'azzurro acquamarina al blu profondo si mescolano. Il gabbiano vanta una posizione privilegiata, il cielo ai tuoi piedi e un panorama ineguagliabile. A picco sul mare, recentemente ristrutturato ha un passato da raccontare, un'attività di oltre trenta anni di esperienza e di successi. Un forte legame con il passato. "Sposiamo i figli dei figli" ci racconta Antonella - donna di successo e punto di riferimento per chiunque voglia organizzare un evento nei Campi Flegrei. Un'arte quella dell'accoglienza tramandata di generazione in generazione, che fa del Gabbiano uno dei fiori all'occhiello tra le strutture della zona. Un importante luogo ricco di bellezza, cultura ed enogastronomia che non trascura la tradizione, i sapori e i colori della nostra terra, attraverso grandi Chef e l'utilizzo di prodotti d'eccellenza. Agli eventi del Gabbiano spiccano le rivisitazione dei piatti tipici in una chiave nuova, così anche il sushi è entrato nel menù, massima apertura alle tendenze enogastronomiche per accontentare le più svariate richieste senza dimenticare le origini. I menù sono totalmente di produzione propria, un servizio impeccabile, occhio attento ai detta-
IL GABBIANO via Cicerone,21 Bacoli telefono 081.8545020 www.ilgabbianoeventi.it
I MECENATI NAPOLETANI SI RACCONTANO A VILLA PIGNATELLI Come imparare l’arte e (non) metterla da parte, Maestri napoletani, (Guida Editori) libro di Maria Chiara Aulisio, scrittrice e giornalista de Il Mattino è stato presentato dal direttore dello storico quotidiano, Alessandro Barbano al Museo Pignatelli di Napoli. Tra personalità della borghesia e i Maestri delle professioni, protagonisti delle 52 interviste, si apre uno scrigno dei ricordi, Maestri di vita della nostra città, 52 personaggi, dallo spettacolo alla cultura, alla scienza che hanno tramandato agli allievi il loro sapere. Il Maestro impara l’arte, ma non la tiene per sé, la trasmette agli altri lasciando in eredità la sua sapienza. Una lettura che lascia il segno sull’importanza di questa figura, che nonostante la fruibilità della conoscenza attraverso le nuove tecnologie resta ancora un grande riferimento. ph. Sergio Siano
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UN VIAGGIO TRA I VICOLI SANTI FOTOGRAFATI DA SERGIO SIANO Flash e immagini di Sergio Siano, profondo conoscitore e fotografo della città di Napoli, raccolti in 192 pagine di storie dei vicoli in cui è cresciuto, esperienze raccolte con i reportage e raccontate in una sorta di guida. Vicoli, presentato alle Catacombe di San Gennaro è un viaggio napoletano, un viaggio nell’ignoto, nella poesia, nella storia, tra antichi palazzi e pietre secolari, in una città perennemente viva: la Napoli popolare. Il vicolo rappresenta le viscere della città ed è descritto nel libro fotografico con le luci e le ombre di una realtà non facile, ma autentica. Un chiaro invito a conoscere Napoli, quella parte lontana dai riflettori.
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PARTY FUTURISTA AL MOTOR VILLAGE “MAM”, moda, arte, motori: ecco le parole d’ordine della festa ispirata al futurismo e dedicata ai brand Alfa Romeo & Jeep, organizzata da Visivo Comunicazione al Motor Village di Napoli. Dinamicità ed eleganza, quadri moda, live show di artisti contemporanei e le curve del design automobilistico, hanno accompagnato gli ospiti durate l’esclusiva serata. ph. Romolo Pizi
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PREZIOSI IN RIVA AL MARE Party in blu all’Arenile di Bagnoli per la presentazione della 28° edizione del “Calendario 2017 di Ileana della Corte Gioielli”. Un tocco vintage per il set in bianco e nero, sullo sfondo il mare di Napoli, e i suoi gioielli indossati dalla “femmena napoletana”. Modelle per un giorno, clienti affezionate e amiche che incarnano una delle meraviglie della città. Scatti realizzati tra diversi stabilimenti balneari del golfo partenopeo. La tradizione viene indossata e si lascia fotografare sul blu carpet. Un ritrovo in riva al mare, l’Arenile, per brindare alla bellezza e alla classe dei gioielli Ileana della Corte. ph. Romolo Pizi
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HAPPENING DEL GRUPPO LARINGE “Welcome” nei Campi Flegrei del Gruppo Laringe al Cala Moresca di Bacoli, un mix di cultura, enogastronomia, cura del dettaglio al servizio del cliente. Strutture superlative presentate anche in un “Calendario 2017” realizzato da Salvio Parisi, immortalando sogni avverati nelle sei realtà flegree. Gabbiano, Kora, Villa Eubea, Alma Eventi, Lido Giardino, Cala Moresca e il nuovo ristorante gourmet Caracol, dove chef e pasticcieri realizzano in esclusiva degustazioni gourmet. Musica dal vivo, eleganza in un parterre di ospiti e amici riuniti dai fratelli Laringe e Alfredo Gisonno, a festeggiare i grandi successi del Gruppo leader nel settore. ph. Romolo Pizi
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CHIAJA CHRISTMAS HALL Al Grand Hotel Parker’s si celebra l’eccellenza artigianale campana, “Chiaja Christmas Hall”, un originale appuntamento che si rinnova ogni anno, ormai giunto alla quinta edizione. Esclusivi mercatini di Natale in speciali vetrine quali il Salone degli Specchi e la Sala Ferdinando IV dell’elegante cinque stelle. Parola d’ordine: ”handmade” per gioielli, stole, ceramiche, abbigliamento, design, arte a 360 gradi. Un magnifico presepe napoletano nella hall del palazzo per raccontare la tradizione presepiale partenopea riconosciuta in tutto il mondo. Da un’idea di Stefania de Rosa e Agostino Di Franco. ph. Romolo Pizi
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ELFI E BABBO NATALE DA SIOLA Magiche atmosfere natalizie da Siola tra la regina delle nevi, renne e l’immancabile protagonista Babbo Natale con tanti elfi, fidati aiutanti. Il sogno di ogni bambino si realizza, sedersi sulle sue ginocchia per fare una fotografia da conservare per sempre tra i ricordi più preziosi. I bimbi emozionatissimi nel sussurrargli all’orecchio cosa trovare sotto l’albero. Un evento che è tradizione, organizzato da Marco e Teresa Scherillo e che coinvolge grandi e piccini tra biscotti a forma di alberello, calza della befana, stella e pupazzo di neve.
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MIB: MOVE YOUR BODY, LA NUOVA “BOUTIQUE” DI PILATES E GINNASTICA Ha inaugurato a Chiaja la nuova società sportiva “Mib Move Your Body” di Francesco Siviero, centro di prima eccellenza di pilates e di ginnastica, con corsi di trx e ginnastica funzionale, con nutrizionisti per seguire una sana alimentazione e un osteopata che cura i corsi di postura. Francesco, noto personal trainer napoletano, precisa che i corsi sono di “ginnastica”, tenuti da grandi professionisti. Ogni corso è individualizzato, dal “one to one” alla possibilità di essere seguiti anche in gruppo con la massima dedizione. La sua esperienza ha fatto sì che nel centro si componesse un “puzzle benessere” composto da tanti pezzi: allenatore, personal trainer, nutrizionista, osteopata e tanto altro. All’opening hanno partecipato anche gli architetti Renato Boggia e Ilario Kuluridis e la piccola Alice, figlia di Francesco e mascotte del centro. ph. Fabio Barbieri
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PELLE & PIZZO PARTY Pelle e pizzo, l’ accattivante dress code per il party #3D Magazine, a Palazzo Caracciolo. Sotto l’albero il calendario “Sui Generis”, 13 fotografi per 13 scatti per abbattere gli stereotipi di genere. Un anno e mezzo da raccontare, un nuovo genere di comunicazione, quasi 400 ospiti tra i quali giornalisti, imprenditori, istituzioni, e 13 Harley Davidson su ognuna delle quali uno scatto del Calendario. A fine serata un colpo di scena: l’inconfondibile rombo delle Harley ha riempito il cortile del palazzo, quando i bikers hanno acceso i motori.
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MODA, VINO & POESIA Nella boutique di Anna Guido brindisi con giornalisti, personaggi noti, scrittori e scrittrici, alla scoperta delle nuove tendenze della moda femminile per il 2017 tra momenti di poesia. Citazioni di eccellenti autori dedicate alla personalitĂ delle donne, da “pizzi e merlettiâ€? di una figura femminile ricercata e glamour fino ai testi di oggi che raccontano di una donna notevolmente cambiata. Donne intraprendenti, ironiche, ma ancora profondamente romantiche. Donne che raccontano di donne in due libri editi da Alessandro Polidoro, Single per legittima difesa di Nunzia Marciano e Mia di Federica Flocco.
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INNAMORATI A PRIMA VISTA DA SALMOIRAGHI & VIGANÒ La Galleria Umberto I di Napoli trasformata in un night club per festeggiare l’apertura di Salmoiraghi & Viganò. Un brindisi nel cuore della città con l’attrice Cristina Donadio, alias Scianel di Gomorra, e l’inviato di Striscia la notizia, Luca Abete. All’happening organizzato da Maurizio Aiello, gli ospiti si sono divertiti a indossare le montature fashion della boutique di Sergio Esposito. Hanno scattato selfie con Cristina, divertendosi ad assistere al cambio di personalità quando si traformava nella iena Scianel. A rendere l’atmosfera coinvolgente il dj set di Marco Piccolo. ph. Marco Rossi
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LADY VACCHI E LA COLLEZIONE WANDERING Un affascinante viaggio tra tessuti preziosi e ricami artigianali per rivivere con Lady Vacchi, la fidanzata del bizzarro imprenditore, destinazioni esotiche e avventure in terre lontane. Giorgia Gabriele, icona dei social insieme al suo fidanzato Gianluca Vacchi e designer affermata, ha scelto la boutique di Michele Franzese in via Morelli, per presentare la sua nuova collezione “Wandering“ dedicata a una donna che ama distinguersi nelle scelte di stile, tra richiami folk e contaminazioni frutto delle più diverse culture. Chiffon, pizzo, ricami in rafia, caftani leggeri e bluse dalle delicate trasparenze. ph. Mario Iovinella
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UNA NOTTE ALL’AEROPORTO Grande festa a Capodichino al palazzo Pegaso organizzata da Carlotta Tartarone e Fabio Ummarino per l’inaugurazione del primo capsule hotel d’Italia. Bed and Boarding: si dorme in attesa di partire, in totale relax. Un concept originale, in linea con le tendenze del viaggiare contemporaneo. Oltre 500 persone hanno partecipato al party in aeroporto: imprenditori, giornalisti, professionisti. Live Music Join Bro Band, dj set di Marco Piccolo accompagnato dal violino elettrico di Simona Sorrentino. ph. Antimo Di Donato
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UNITI NEL CUORE Gran Galà di beneficenza “Uniti nel Cuore” nello storico Chiostro di Sant’Agostino alla Zecca, promosso dalle categorie giovani professionisti napoletani. Il tradizionale evento è stato organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Napoli, in collaborazione con i Giovani Costruttori di Napoli Acen, i Giovani di Confcommercio e Confapi, Aiga, Agifar, Asign, UGDCEC e Ordine degli Ingegneri partenopei. 4 progetti accomunati da un unico obiettivo: raccogliere fondi per aiutare chi è in difficoltà. In molti hanno partecipato a questo momento conviviale e di confronto, con una “mission” di tutto rispetto: donare.
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PARTY MEDITERRANEO AL GABBIANO Paillettes e strass per Raoul & Swing Orchestra e una cena di Gala con percorsi di eccellenze enogastronomiche dello Chef stellato Angelo Carannante e Chef Francesco Scioscia al Gabbiano, connubio perfetto. Le note raffinate dello swing e del jazz e la voce di Raoul, Luigi De Luca, con il suo repertorio di brani di Micheal BublÊ, Frank Sinatra sono stati il sottofondo dell’esclusiva cena a base di piatti dal sapore mediterraneo. Contrabbasso, chitarra ritmica, piano, ogni strumento musicale in una perfetta armonia di suoni, esibizioni dal vivo in spettacoli divertenti e coinvolgenti in uno stile elegante e brillantinato.
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MARA FUSCO FESTEGGIA TRA UN ARABESQUE E UNO CHASSE Mara Fusco, una delle donne che ha scritto la storia della danza a Napoli, con la scuola Lyceum, ha festeggiato i 70 anni al Gabbiano. Una serata all’insegna dell’eleganza, dove in tanti hanno tenuto a omaggiarla: 45 anni di storia e di prestigio, raccontati con affetto dai suoi allievi presenti. E poi musica con la Raoul & Swing Orchestra. Lo showman Luigi De Luca in arte Raoul e la sua band hanno animato la serata con brani di swing-jazz, composizioni originali e siparietti di una luccicante Broadway.
SUSHI E BOLLICINE Dopo la sede di Roma e Costa Smeralda, Shinto inaugura in Campania, al piano superiore del Nemea Energy Village di Cardito. Serata di gala per l’apertura ufficiale del ristorante che fonde gusti orientali e sapori occidentali in originali creazioni. Festa tra estrosi richiami all’immaginario visivo giapponese coniugato con l’eleganza del made in Italy. Un’atmosfera musicale curata da Lunare Projet, in consolle per l’occasione l’art director di Radio Yacht Roberto Barone. ph.Carmine Luino
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GRAN GALA NAPOLETANO Con un party scintillante Lina Carcuro ha festeggiato i 35 anni allo Snob, locale glamour di Chiaja, organizzato dalla manager Mary De Pompeis. Tema: “Gran gala Napoletano”, mix perfetto di nuovo e vintage. Menù a base di ragù condito di musica italiana e napoletana dei dj Dario Guida e Peppe Romano e dalla chitarra classica napoletana di Luciano Pierro. ph. Nicola Riccardi
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I’M PARTY All’Alma Flegrea di Pozzuoli musica, bollicine e tanti amici per il party natalizio della rivista di Maurizio Aiello e Ilaria Carloni I’M Magazine. Balli scatenati tutta la notte, abiti conturbanti, gran divertimento per tutti gli ospiti, che hanno festeggiato con il padrone di casa in un’atmosfera neyorkese e urban chic. Dopo pochi giorni un altro brindisi in casa Aiello per la nascita del piccolo Matteo. Tanti auguri dalla redazione di Party Magazine. ph. Mario Luise
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INAUGURAZIONE CON DOPPIA TORTA
Cristina Cennamo, la cronista de Il Mattino che racconta gli eventi mondani e i party esclusivi della città, ha festeggiato il compleanno al nuovo ristoclub Galleria Sette. Bollicine, musica e tanti amici per Cri e il musicista Roberto D’Aquino, che ha spento con lei le candeline. Session live degli Afro Bleu con la voce di Helen Tesfazghi e DJ set di Luigi D’Esposito. ph. Francesco Begonja e Raffaele Silvestri
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MARTA MATTEI
MARTA’S BDAY Party glamour per Marta Mattei, che ha festeggiato il compleanno a Le Stanze, il locale di Chiaja che ospita gli eventi “in” della città. Brindisi e tanti amici a fare festa con Marta, nota protagonista della movida partenopea. ph. Fabrizio D’Amico
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LIFESTYLE
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TOTAL BLACK PARTY Tutti in total black, tranne la festeggiata e le amiche del cuore. Asja Grimaldi, radiosa nel suo abito color rosa, ha compiuto 18 anni all’Hbtoo. Folla di amici a fare festa sulle note di dj Peppe Blasio. ph. Marco Baldassarre
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YOUNG EXCLUSIVE PARTY Eleganza, magia e un’atmosfera fresca e giovane sono stati gli ingredienti del party di Nunzia Costagliola che ha festeggiato 18 anni all’Agorá Morelli di Napoli. Centinaia di ospiti in abito da sera hanno festeggiato fino a tardi, scatenandosi al ritmo della musica disco di dj Francesco Ricciardi. ph. Marco Baldassarre
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PARTY AD “EFFETTO” AL TEATRO POSILLIPO Effetti speciali, luci, colori per la festa di compleanno di Francesco Grillo e atmosfere da Il Grande Gatsby. A festeggiare “Bobo”, mamma Rosita e papá Guido insieme a centinaia di amici che hanno ballato e brindato al teatro Posillipo. In consolle dj Peppe Blasio. ph. Marco Baldassarre
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