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Mensile italiano in Lussemburgo dal 2004

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Anno X, Numero 7 • Settembre 2013

settembre 2013

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La Siria vista con occhi italiani Tornare in forma dopo l’estate


Mensile italiano in Lussemburgo dal 2004

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/ editoriale /

LETTORI e LETTRICI

19 / ONDE SONORE /

Elena Ledda: splendida voce del jazz

30 / PASSA...PAROLE /

Intervista ai figli di Guareschi

PILLOLE

di sommario

36 / ITALIA GIOVANE /

Corsi di recupero e ripetizioni

Da queste parti si dice Buona Rentrée. Noi italiani diciamo Buona Ripresa, ma ci siamo abituati a mutuare il termine francese. Che suona bene, strizza l’occhio ai tanti nostri abbonati francesi e francofoni che approfittiamo per ringraziare e che pare inoltre quasi onomatopeico; per darci quella giusta “trainata” utile a ricominciare. Noi di PassaParola Magazine non possiamo dire di riprendere, perché (nonostante la pausa estiva del mese di agosto) abbiamo sempre lavorato. A ritmi alternati e più rilassati, ma senza fermarci mai. Per offrirvi subito a inizio settembre il nuovo numero: ricchissimo di interviste, approfondimenti, curiosità e articoli di bravi collaboratori. Per preparare la nuova campagna abbonamenti degna di un giornale nazionale. Per programmare i nostri eventi culturali previsti per l’autunno. E per pianificare le prossime trasmissioni radio: felice proseguo di quelle mai interrotte a luglio e agosto. L’autunno si preannuncia “caldo”: di novità editoriali (come la collaborazione d’ora in poi settimanale con AIR TV), di eventi (vedere agenda), di argomenti di spessore, di notizie introvabili altrove. Proprio così: un autunno “caldo, caldissimo”. Almeno il nostro! Buona lettura. Maria Grazia Galati e Paola Cairo

Editore / PassaParola a.s.b.l. - 32, rue Demy Schlechter - L-2521 Luxembourg Direzione / Maria Grazia Galati - mgg@passaparola.info - tel. 621 75 80 50 / Paola Cairo - paola@passaparola.info - tel. 691 72 04 96 Redazione / Remo Ceccarelli - remo@passaparola.info / Elisa Cutullè - elisa@passaparola.info / Erika Maddalena - erika@passaparola.info Maria Grazia Peresi - chikka@passaparola.info / Daniele Rossini - daniele@passaparola.info / Paolo Travelli - paolo@passaparola.info Collaboratori / Jos Boggiani / Amelia Conte / Elisabetta Fatichenti / Rossana Gatti / Stefano Mecenate / Marina Moretti / Eloisa Salomone Versione francese / Bernadette Aliberti Grafica e layout testata / Eleonora Costa - eleonora@passaparola.info Chiuso in redazione / 3 settembre 2013 Foto copertina / www.shutterstock.com - © onairda Aderente a FUSIE e ClubMediaItalie www.passaparola.info / info@passaparola.info / Anno X - Numero 7 - Settembre 2013 settembre 2013

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pressione governativa e assolvere il regime dalle sue responsabilità; chi ha invece sostenuto a vari livelli il fronte del dissenso non ha esitato a parlare di “rivoluzione (thawra)“.

TESTO / Paola Cairo

UN PAESE TROPPO LONTANO. UNA “GUERRA” CHE STENTIAMO A CAPIRE. LA COMUNITÀ

INTERNAZIONALE CHE NON INTERVIENE. L’INFORMAZIONE MANIPOLATA. I SIRIANI CHE ARRIVANO IN LUSSEMBURGO. PER AIUTARCI A CAPIRE LA COMPLESSA SITUAZIONE SIRIANA ABBIAMO CHIESTO ALLO STUDIOSO E COLLEGA Lorenzo Trombetta, CHE DA BEIRUT GESTISCE IL SITO www.sirialibano.org, DI RACCONTARCI IL SUO PUNTO DI VISTA. PARTENDO PROPRIO DAL LIBRO CHE HA RECENTEMENTE PUBBLICATO: SIRIA - DAGLI OTTOMANI AGLI ASAD. E OLTRE PER MONDADORI UNIVERSITÀ

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cominciata la rivolta siriana contro il regime incarnato dal presidente Bashar al Asad. Rivoluzione o complotto? La contrapposizione si svolge all’interno di confini ben delineati: gran parte dei sostenitori dello status quo ha adottato la retorica ufficiale del “complotto“ (mu’amara) per legittimare la re© fpolat69 / Shutterstock.com

52 pagine in cui racconta di decine di migliaia di siriani che nel corso degli ultimi due anni hanno perso non solo la casa, ma anche gli affetti più cari; di sunniti e sciiti e di come il 15 marzo 2011 sia cambiata la vita di molti. «Per convenzione, proprio quel giorno scrive Trombetta nell’introduzione - è

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L’autore ripercorre le tappe della storia siriana intrinsecamente intrecciata a quella di altri Paesi arabi: la Turchia, il Libano, l’Algeria, l’Egitto, Israele, la Tunisia. Poi spiega la difficoltà, per i commentatori occidentali, a comprendere la situazione tra rivoluzionari e rivoltosi: «Chi ha adottato il termine “rivoluzione“ è stato criticato per non avere posto sufficiente distanza tra sé e il fenomeno osservato, di aver ceduto alla banalizzazione giornalistica e di aver adottato il “linguaggio dell’attore“, ovvero di chi è sceso per manifestare contro il regime» scrive citando Dupret. «Al di là del dibattito terminologico in corso è bene ricordare che intellettuali siriani di spicco non hanno esitato a sottolineare la portata degli eventi ancora in corso dentro e fuori i confini del loro Paese. Gli esperti, comprensibilmente - spiega ancora Trombetta - attendono lo sviluppo degli eventi per definirli. Ma intanto la realtà muta per la forza di accadimenti, alcuni dei quali possono certamente essere definiti “rivoluzionari“. Sono rivoluzionari gli intenti e i gesti di chi, per la prima volta dopo lungo tempo, ha osato sfidare l’apparato di controllo e repressione del regime di Damasco. È stato un gesto rivoluzionario, ad esempio, urlare lo slogan il popolo siriano non si umilia! nella prima improvvisata manifestazione svoltasi nell’antico suq di Hariqa, nel cuore della città vecchia di Damasco, a metà febbraio 2011. Questa lettura è negata a priori da chi sostiene la tesi del “complotto straniero“, secondo cui la Turchia, i Paesi occidentali e i loro alleati arabi del Golfo - in primis Qatar e Arabia Saudita hanno pianificato a tavolino e ben prima del 2011 le varie tappe della rivolta siriana, col fine di far cadere il regime degli Asad descritto come il baluardo arabo del laicismo e della resistenza anti-israeliana. Per i seguaci di questa


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In Libano tra i rifugiati siriani

teoria, i siriani in rivolta sono prezzolati, traditori, drogati e manipolati dalle tv satellitari arabe».

«Un libro sulla Siria è quanto mai necessario - conclude -. Scriverlo oggi risponde a diverse esigenze. Prima di tutto perché milioni di persone hanno rifiutato di rimanere chiuse in un recinto repressivo e oppressivo. In questo recinto, per anni, mi sono avventurato, come giornalista e come studioso e attraverso lo studio delle fonti e della lingua ho finito con l’innamorarmi di un popolo, dei suoi drammi e dei suoi aneliti. Affrontare la questione siriana oggi è doveroso anche perché le cronache che appaiono sui media sono spesso frutto di resoconti parziali e aneddotici, privi per lo più di conoscenze desunte da

© fulya atalay / Shutterstock.com

Trombetta, con una tesi di dottorato alla Sorbonne Nouvelle di Parigi dedicata proprio alla struttura del regime degli Asad, ci aiuta a decifrare gli accadimenti siriani e, come riporta nell’introduzione: «Per comprendere a fondo la questione siriana vanno invece considerate le sue diverse dimensioni interne: da quella socio-economica a quella geografica, da quella politica a quella confessionale. Sono queste le premesse per lo scoppio delle proteste, della repressione e della conseguente rivolta armata e che ancora oggi, assieme al contesto regionale, caratterizzano l’andamento del conflitto. Questa rivolta è partita innanzitutto da quei siriani che, almeno negli ultimi dieci anni, si sono sentiti esclusi dal benessere economico goduto invece da un’oligarchia sempre più isolata dal resto della società. A muovere la rivolta sono stati anche quei milioni di siriani che affollano le depresse zone periferiche le campagne, le aree suburbane, le città secondarie - contro i più agiati abitanti di Damasco e Aleppo. È uno scontro politico tra una parte della società che rivendica diritti negati da circa mezzo secolo e un’altra, espressione del potere e che non ha alcuna intenzione di rinunciare ai propri privilegi in nome della riforma strutturale del sistema, vera anticamera alla dissoluzione del regime. È anche il nuovo atto di un antico confronto a sfondo confessionale tra una maggioranza sunnita, per secoli dominante, e una minoranza alawita affermatesi soltanto negli ultimi cinquant’anni».

Ufficialmente non ci sono campi di rifugiati siriani perché in Libano - come ci spiega Pietro Lombardini della Caritas Lussemburgo - hanno già molti problemi con i campi profughi palestinesi creati dopo il 1948. Ufficiosamente, invece, sappiamo che le cifre si aggirano intorno ai 600-700 mila, fino ad un milione di persone. Di questi solo il 30-35% riceve aiuto dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite. «La Caritas Libano (finanziata dalla Francia, la Germania, il Lussemburgo, l’Austria, la Svizzera, l’Italia) aiuta circa 150 famiglie al giorno - racconta Pietro, che ha visitato vari campi a luglio - secondo criteri di vulnerabilità. Di solito si forniscono generi alimentari, non food items (vestiti, coperte, materiale per cucinare), lampade e aiuto pisologico. Sono campi informali - insiste Lombardini - in cui le municipalità libanesi autorizzano i profughi a restare, spesso in costruzioni non finite, al fine di assicurare loro un’ordinaria sopravvivenza». Anche le ONG che riescono a lavorare in Siria si suddividono in base alle zone: quelle governative e quelle controllate dall’armata libera siriana. «Ci sono volontari che hanno preferito restare in Siria - racconta Pietro - e che quotidianamente, anche sotto le bombe, inventano metodi di sopravvivenza. Ho incontrato persone che rischiano la vita ogni giorno e che mi permettono di credere che, nonostante tutto, l’essere umano sia capace anche di gesti di una generosità immensa».

Per comprendere a fondo la questione siriana vanno invece considerate le sue diverse dimensioni interne: da quella socio-economica a quella geografica, da quella politica a quella confessionale fonti qualificate: un affresco così confuso e incompiuto facilmente disorienta il lettore non specialista. Il terzo motivo risiede nel fatto che la Siria, pur essendo al centro degli equilibri mediorientali e internazionali, rispetto ad altri scenari è rimasta lontana dall’attenzione dei grandi media occidentali e dalla pubblicistica accademica e divulgativa europea e nordamericana». PP

Siria Dagli ottomani agli Asad. E oltre di Lorenzo Trombetta Editore: Mondadori Università settembre 2013

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Paul Chahine lo incontro al Circolo ÂŤE. CurielÂť un giorno di maggio durante un atelier di canto. Viene da Damasco dove lavorava nell’ambito della ricerca e dello sviluppo con alcune ONG locali e internazionali. Tutta la sua famiglia è a Damasco. ÂŤNessuno vive una vita normale e anche nei posti dove il governo esiste ancora - racconta - ci sono sempre bombardamenti, autobomba, missili che arrivano sulle case, nelle stradeÂť. Arrivato in Lussemburgo nell’ottobre del 2012 per effettuare un tirocinio alla Banca Europea degli Investimenti, Paul ci racconta il suo punto di vista: ÂŤUna rivoluzione pacifica cominciata a marzo 2011 con obiettivi settembre 2013

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TESTO / Paola Cairo

PRIMA HANNO TRATTENUTO E RILASCIATO I QUATTRO GIORNALISTI Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali E Susan Dabbous. POI HANNO RAPITO Domenico Quirico, L’INVIATO DE LA STAMPA, ANCORA DISPERSO. INFINE, DA QUALCHE SETTIMANA TEMIAMO PER LA VITA DI PADRE Paolo Dall’Oglio, IL

GESUITA DA TRENT’ANNI IMPEGNATO NEL DIALOGO INTERRELIGIOSO CON IL MONDO ISLAMICO. LA SIRIA VISTA DAL LUSSEMBURGO NON Ăˆ COSĂŒ LONTANA. PERCHÉ ANCHE QUI SI INCONTRANO SIRIANI CHE PER MOTIVI DIVERSI SONO ARRIVATI IN QUESTO PICCOLO LEMBO DI TERRA NEL CUORE DELL’EUROPA. ECCO DUE TESTIMONIANZE di cambiamento sociale e politico è diventata, in pochi mesi, un conflitto armato tra diversi gruppi armati contro il governo. Questi diversi gruppi, che a volte si scontrano mortalmente tra loro, perseguono obiettivi religiosi estremisti e non rappresentano quello che i siriani chiedono: libertĂ politica, sociale, democrazia, dignitĂ . Ăˆ importante sottolineare che la maggior parte di questi gruppi estremisti non sono autoctoni, ma provengono da tutto il mondo per fare la guerra religiosa contro il regime.

La Siria racchiude in sĂŠ diverse religioni (Musulmani di almeno quattro riti diversi, Cristiani di almeno dodici riti diversi, Ebrei) ed è anche un paese con tante etnie: Arabi, Kurdi, Armeni, Assiri. Ăˆ troppo facile dire che tutti questi si stanno massacrando. La situazione, invece, non è cosĂŹ facile. La maggioranza di quelli che stanno facendo la guerra contro il regime in Siria (siriani o stranieri) la fanno per stabilire un paese islamico con la legge islamica. Quindi, in Siria non c’è una guerra civile ma religiosaÂť. PP

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Diab Hjair, cristiano di Damasco, di professione tecnico nella televisione siriana, scopre nel 2010 le ingiustizie che si perpetrano ai danni dei prigionieri politici nelle carceri di regime. La sua coscienza cristiana entra in contraddizione con la fedeltĂ allo Stato. Decide di parlarne con un amico musulmano. Questi, poco dopo, viene ucciso. Diab comincia a non sentirsi piĂš al sicuro; la polizia segreta si interessa a lui e qualcuno gli consiglia di allontanarsi dal Paese. Con la sua famiglia si reca in Turchia. Da lĂŹ si imbarca per la Grecia e con un passaporto falso arriva in Francia e, infine, in Lussemburgo. ÂŤAvevo letto e sentito dire di come il Lussemburgo fosse un buon Paese per far crescere i bambini; per questo abbiamo pensato di venireÂť. Aspetta da maggio 2010 la decisione del Ministero degli Interni per la protezione internazionale e nel frattempo vive nel Foyer dell’Olai (OďŹƒce luxembourgeois de l’accueil et de l’intĂŠgration) a Esch-sur-Alzette. ÂŤLa polizia segreta è dappertutto e conosce tutto, anche i segreti di famiglia - racconta Hjair -. In Siria non si può parlare male del Presidente. Non si possono tenere armi in casa; non c’è libertĂ di parola ma tutte le religioni si sentivano libereÂť. Su quest’ultimo punto insiste il siriano nel raccontarmi il suo punto di vista: ÂŤ NĂŠ la Russia nĂŠ l’America hanno il potere di fermare la guerra. Ci sono troppi radicalisti musulmani e, proprio loro, sono piĂš terribili del regime. Il progetto è quello di trasformare la Siria in uno Stato islamicoÂť. Comunica via internet con la parte della sua famiglia rimasta a Damasco e afferma : ÂŤSe non ottengo la protezione, torno in Siria a combattere per il mio Paese. Non mi interessa morire, ma dare un futuro ai miei figliÂť.

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/ finanza /

pro capite inferiore al 90% della media comunitaria, al fine di recuperare il proprio ritardo economico e sociale e a stabilizzarne l’economia.

TESTO / Eloisa Salomone

SPESSO SENTIAMO PARLARE DI FONDI EUROPEI AGLI STATI MEMBRI, MA NELLO SPECIFICO COSA SONO? E SOPRATTUTTO: COME VENGONO USATI QUESTI SOLDI?

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© lusi / www.sxc.hu

Unione europea prevede varie tipologie di finanziamenti e sovvenzioni che ricoprono una vasta gamma di progetti e programmi nei settori più diversi: istruzione, salute, tutela dei consumatori, protezione dell’ambiente ed aiuti umanitari. I fondi strutturali servono a ridurre i divari di sviluppo tra le regioni e sono finalizzati a promuovere la coesione economica e sociale fra gli Stati membri. Nello specifico essi sono: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che costituisce il principale strumento finanziario dei programmi regionali e sostiene soprattutto gli investimenti produttivi, le infrastrutture e lo sviluppo delle piccole e medie imprese; il Fondo sociale europeo (FSE ), che eroga finanziamenti per le azioni di formazione e di lotta alla disoccupazione ed il Fondo di coesione, che assiste quegli Stati membri con un reddito nazionale lordo

Per il periodo 2007-2013 il budget complessivo in dotazione di tali Fondi ammonta a 347,41 miliardi di euro suddivisi in base a tre obiettivi cardine: Convergenza (251,16 miliardi), Competitività e occupazione (49,13 miliardi) e Cooperazione territoriale (7,75 miliardi). L’Italia si è aggiudicata ben 59,4 miliardi di euro, di cui 47 per le regioni del meridione, ma allo scadere di tale periodo di programmazione finanziaria siamo in drammatico ritardo: abbiamo speso, infatti, poco meno di 20 miliardi di euro, resta perciò un 60% ancora da impiegare. Secondo il ministro dell’ Economia Fabrizio Saccomanni «Siamo indietro nell’utilizzo di quelli computati e autorizzati; cerchiamo di utilizzarli tra un po’; tra l’altro, scade il periodo della programmazione finanziaria 2013. Sono fondi da utilizzare per finanziare progetti monitorati dall’Unione europea. Ci sono anche tante esigenze di spesa corrente, ma per uscire dalla fase di ristagno degli investimenti pubblici per tanti anni non fatti, la priorità va data al rilancio degli investimenti. Da quelli parte il rilancio e la crescita». Il ministro della Coesione territoriale Carlo Trigilia ha lanciato l’allarme in Parlamento, confermando che in pericolo ci sono progetti per circa 4,1 miliardi di euro. Ha aggiunto, inoltre: «Le risorse a forte rischio potrebbero, quindi, essere di entità anche superiore». Risorse che lo stesso ministro presto «riprogrammerà», cioè dirotterà su investimenti migliori. Come si è comportato invece il Lussemburgo? Degli 85 miliardi di euro totali previsti, ben 25, 243.666.000 sono stati stanziati direttamente dall’UE e quasi del tutto impiegati per l’attuazione dei programmi legati alla competitività regionale, all’occupazione ed alla cooperazione territoriale europea. Il 57 % è stato destinato come contributo al fine di rendere il

Paese più attrattivo agli investimenti e alle assunzioni. Il 40% per lo sviluppo dell’istruzione e dell’innovazione, entrambi importanti fattori di crescita. Infine il rimanente 3% è stato erogato allo sviluppo dell’assistenza tecnica, per garantire una più efficace gestione del programma durante la fase di implementazione e di osservazione delle varie fasi dello scambio di dati con la Commissione europea. Nel frattempo l’Italia attende con trepidazione il via libera di Bruxelles, che sta valutando la compatibilità dei nuovi progetti sottoposti con i suddetti obiettivi cardine. I fondi ancora disponibili devono essere assolutamente assegnati entro fine anno. Abbiamo tempo per spenderli fino alla fine del 2015, altrimenti c’è il rischio concreto di perderli. PP settembre 2013

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/ personaggio /

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ato a Barletta nel 1956, quando ha appena un anno la famiglia si trasferisce in Francia nel dipartimento della Meuse. «Vivevamo a Montmedy - racconta - nell’imponente cittadella medievale con altri pugliesi, algerini, marocchini. Nel nostro quartiere sentivamo parlare dialetti diversi; mi sentivo figlio di stranieri ma non ho mai subìto episodi di discriminazione. Me la sono cavata». Matera studia a Nancy dove segue corsi di chimica, fisica e matematica. Poi consegue un Master in Scienze sociali e trova il suo primo lavoro a Longwy dove nel frattempo la sua famiglia si era trasferita. «Ho sempre frequentato i corsi di italiano e vado sistematicamente in Italia per le vacanze. Anche se l’italiano è la mia seconda lingua, la mia anima è italiana e il mio modo di vivere è francese. Essere entrambi per me è una ricchezza». Matera lavora molti anni nel settore

della siderurgia come formatore e coordinatore di progetti in un periodo di grande sviluppo, poi si trasferisce in Lussemburgo dove comincia a lavorare in qualità di coordinatore della formazione all’Institut national pour le développement de la formation professionnelle continue (INFPC), ente pubblico sotto tutela del Ministère de l’Education nationale et de la Formation professionnelle (MENFP). In Lussemburgo ci sono ampie possibilità di crescita professionale e, con l’esperienza acquisita in Francia, Matera trova un ambiente lavorativo aperto dove lui stesso scopre la sua dimensione migliore. «In un contesto seppur piccolo come il Granducato ho potuto, con la mia squadra di collaboratori, dare vita a molte idee pedagogiche e strategiche per dare impulso e valore a questo settore. E se le imprese formano i propri lavoratori -

FORMATORE TESTO / Paola Cairo

ALLA DIREZIONE DELL’INSTITUT NATIONAL

POUR LE DÉVELOPPEMENT DE LA FORMATION PROFESSIONNELLE CONTINUE (INFPC), Matera CI SPIEGA I QUATTRO ASSI DELL’ENTE E QUANTO SIA IMPORTANTE LA FORMAZIONE AI NOSTRI TEMPI settembre 2013

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continua - aumentando e valorizzando le competenze personali delle proprie risorse umane, migliora tutto il sistema economico generale». Dal 2005 diventa il direttore dell’INFPC e nel 2012 l’Istituto festeggia venti anni d’attività. «Il nostro Istituto - spiega Matera - risponde ad un Consiglio d’amministrazione in cui sono rappresentati cinque ministeri e tutte le camere professionali. Lavoriamo su quattro assi: il cofinanziamento alla formazione in impresa sulla base della legge del 28 marzo 2012; la piattaforma del life learning (formazione continua, ndr); l’Osservatorio Formazione e la comunicazione». In Lussemburgo lo Stato aiuta le imprese private che vogliono formare i propri lavoratori. «Introducendo la domanda presso di noi ci si può avvalere sia di un aiuto diretto (20% delle imposte sull’investimento totale) sia della riduzione d’imposta (14%)». L’Istituto organizza degli appuntamenti regolari (Rendez-vous de la formation) con gli imprenditori al fine di informarli cui criteri di eligibilità. Per conoscere tutte le offerte formative disponibili sul mercato nazionale così come gli Enti formatori riconosciuti dal Ministero, il portale www.lifelong-learning.lu offre informazioni sui corsi, i diritti, i sussidi, i congedi e i progetti europei. Inoltre, tra le funzionalità del portale, c’è la possibilità per i singoli (imprese individuali o liberi professionisti) o le associazioni riconosciute di inserire la propria formazione nella lista (dietro pagamento di una quota di iscrizione). Un altro pilastro dell’INFPC è l’Osservatorio Formazione che fornisce indicazioni utili per attuare strategie pubbliche e private al fine di ottimizzare la qualità delle competenze sul mercato del lavoro. Importante anche la convalida delle esperienze lavorative. L’istituto, infatti, è capofila della promozione del sistema di validazione e certificazione delle competenze. «In un contesto socio-economico in continuo mutamento, formarsi - conclude il direttore - significa assicurare una prestazione di qualità al lavoro e darsi una carta vincente per preservare il proprio impiego». PP


/ europarliamone /

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onostante una vasta legislazione in materia, gli aspetti transfrontalieri dell’immatricolazione dei veicoli continuano a essere una fonte di numerosi problemi nel mercato interno europeo, a causa principalmente delle differenze tra le regole amministrative nazionali relative alla registrazione dei veicoli già immatricolati in un altro Stato membro. L’obbligo di immatricolare nello Stato membro ospitante un veicolo immatricolato nel paese di origine è da molti anni motivo di reclami e di azioni giudiziarie. I cittadini e le imprese che acquistano un veicolo in uno Stato dell’Unione europea e vogliono trasferirlo nel paese in cui risiedono devono infatti affrontare complesse e onerose procedure di immatricolazione e sottostare a molteplici formalità burocratiche, con perdite di tempo e di denaro. In tutti gli Stati membri esiste un sistema di immatricolazione dei veicoli che rilascia l’autorizzazione amministrativa per la loro messa in circolazione, il che implica la loro identificazione e l’attribuzione di un numero di immatricolazione. I dati dell’immatricolazione sono utilizzati per la tassazione dei veicoli. In Italia, ad esempio, la registrazione dei veicoli mobili viene effettuata da due istituzioni distinte: la motorizzazione civile, che fa capo al Ministero dei Trasporti, e il PRA (pubblico registro automobilistico). Tale duplicazione incrementa la pressione fiscale del nostro paese (già la più alta tra i paesi dell’UE) e contribuisce ad alimentare gli sprechi della spesa pubblica.

Quando il veicolo è immatricolato in uno Stato membro e utilizzato frequentemente in un altro Stato, si pongono regolarmente problemi che mettono in difficoltà i cittadini

TESTO / Daniele Rossini

LA COMMISSIONE HA PROPOSTO L’ADOZIONE DI UN REGOLAMENTO PER SEMPLIFICARE ALL’INTERNO DELL’UNIONE EUROPEA LE PROCEDURE DI REGISTRAZIONE DEI VEICOLI GIÀ IMMATRICOLATI IN UN ALTRO STATO MEMBRO

Al termine della procedura di immatricolazione gli Stati membri rilasciano una carta di circolazione che certifica che il veicolo è immatricolato in uno Stato membro. La carta di circolazione contiene il nome e l’indirizzo della persona a nome del quale è immatricolato il veicolo (il “titolare” della carta di circolazione, che non è necessariamente il proprietario dell’autoveicolo). Tuttavia, quando il veicolo è immatricolato in uno Stato membro e utilizzato frequentemente in un altro Stato, si pongono regolarmente problemi che mettono in difficoltà i cittadini. Oltre ad aver promosso procedimenti per infrazione, la Commissione ha pubblicato comunicazioni interpretative che sintetizzano la legislazione dell’UE in materia. La legislazione dell’UE e la giurisprudenza della Corte di giustizia sono però in costante evoluzione, per cui le comunicazioni interpretative sull’immatricolazione dei veicoli risultano molto rapidamente superate. Inoltre, le comunicazioni interpretative non sono vincolanti e finora non hanno fornito orientamenti efficaci od obbligatori agli Stati membri. Sebbene la Commissione abbia già pubblicato diverse comunicazioni interpretative, non si può dire che esse abbiano ridotto sensibilmente il numero di problemi. Gli enti nazionali preposti all’immatricolazione sono, o dovrebbero essere, a conoscenza dell’ultima comunicazione interpretativa, ma solitamente applicano le norme nazionali in caso di conflitto tra queste e la comunicazione interpretativa. Stante questa situazione, la Commissione ha proposto l’adozione di uno specifico regolamento i cui obiettivi principali >> settembre 2013

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sono l’armonizzazione e la semplificazione delle procedure di reimmatricolazione dei veicoli immatricolati in un altro Stato membro, a beneficio dei cittadini, dei lavoratori, dei datori di lavoro, delle società di noleggio e leasing e degli enti preposti all’immatricolazione. Inoltre, questa iniziativa mira a ridurre gli oneri amministrativi per tutti i soggetti interessati, senza compromettere la sicurezza stradale o la prevenzione dei reati e delle frodi (documento COM (2012)164 final del 4.4.2012). Nel regolamento proposto dalla Commissione vengono stabiliti in particolare i punti seguenti: - viene confermato il principio secondo cui gli Stati membri sono autorizzati ad esentare alcune categorie di veicoli a motore dall’obbligo di immatricolazione; il fatto che un veicolo sia stato immatricolato in un altro Stato membro non implica che sia soggetto a obblighi di immatricolazione nello Stato membro in cui è stato trasferito; - uno Stato membro può chiedere l’immatricolazione nel suo territorio di un veicolo immatricolato in un altro Stato membro solo se l’intestatario della carta di circolazione ha la sua residenza normale nel suo territorio; - se l’intestatario della carta di circolazione trasferisce la sua residenza normale in un altro Stato membro, deve chiedere l’immatricolazione del suo veicolo entro i sei mesi seguenti il suo arrivo; durante tale periodo l’uso del veicolo non può essere limitato dallo Stato membro di arrivo; - si dà applicazione alla giurisprudenza costante della Corte di giustizia in materia di libera circolazione delle merci, secondo cui gli Stati membri devono facilitare gli scambi all’interno dell’UE riconoscendo il documento rilasciato in un altro Stato membro da cui risulta, per esempio, che un veicolo immatricolato nel territorio di tale Stato membro ha superato un controllo tecnico; la Corte di giustizia ha anche indicato che il principio del reciproco riconoscimento delle informazioni sull’immatricolazione e sui controlli tecnici deve essere integrato dalla cooperazione tra le autorità degli Stati membri per quanto riguarda i dati eventualmente mancanti; - viene definito in quali casi gli enti preposti all’immatricolazione hanno il diritto di rifiutare l’immatricolazione di un veicolo che è stato immatricolato in un altro Stato membro, e ciò allo scopo di prevenire le frodi e garantire la sicurezza stradale, in quanto la reimmatricolazione di un veicolo immatricolato in un altro Stato membro è talvolta utilizzata per legalizzare veicoli o documenti rubati. I veicoli rubati sono spesso venduti con un cambiamento di identità, ad esempio mediante una “clonazione” (pratica che consiste nell’eliminare i segni distintivi dell’identità di un veicolo rubato e nel sostituirli con altri corrispondenti all’identità di un veicolo legalmente in circolazione, cosicché il veicolo rubato assume l’identità del veicolo in regola e due veicoli sono utilizzati con lo stesso numero di immatricolazione) o sostituendo l’identità di un veicolo rubato con quella di un veicolo gravemente sinistrato. Perché il regolamento proposto dalla Commissione possa produrre effetti positivi per i cittadini che si trasferiscono da un paese all’altro o che possiedono un’abitazione secondaria in un altro Stato membro e per le persone che vivono in uno Stato membro e utilizzano un veicolo immatricolato dal proprio datore di lavoro in un altro Stato membro, dovrà essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. PP settembre 2013

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econdo recenti statistiche, il giorno più difficile da superare è proprio quello nel quale si è più vulnerabili e indifesi. È proprio il primo giorno di vita. Durante il parto le vite del nascituro e della sua mamma sono estremamente a rischio ed entrambi si trovano ad ingaggiare una lotta feroce per la propria sopravvivenza. Una lotta che molto spesso è condotta in solitudine dalle donne, le quali, nella stragrande

maggioranza dei casi, non hanno a disposizione mezzi adeguati per poter sperare in una vittoria. E quando una di queste donne perde la sua battaglia, ad essere sconfitti siamo tutti noi, perché la salute della donna ha molto a che fare con lo stato di salute della società e le prospettive future di sviluppo. Nel 2011, 3 milioni di bambini sono morti nel corso del loro primo mese di vita, di questi bambini tre quarti (circa 2 milioni) non hanno superato la prima settimana e un terzo (circa 1 milione) non ha potuto vedere l’alba del giorno dopo. Ogni giorno 800 donne muoiono durante la gravidanza o per complicazioni legate al parto. Il 98% dei decessi dei neonati e il 99% di quelli delle donne incinte avvengono nei paesi in via di sviluppo dove ai bambini e alle loro mamme è precluso l’accesso

TESTO / Marina Moretti

IL RAPPORTO PUBBLICATO DALL’ASSOCIAZIONE SAVE THE CHILDREN, “SURVIVING THE FIRST DAY - STATE OF THE WORLD’S MOTHERS 2013”,

È UN VIAGGIO NEL CUORE DI QUESTA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA. DELLA QUALE SI CHIARISCONO LE CAUSE, LE DINAMICHE ED ALCUNE RESPONSABILITÀ. COME PRIMA COSA NEL RAPPORTO SONO CONTENUTI ALCUNI DATI CHE CI RESTITUISCONO LA PROPORZIONE DEL FENOMENO E IL COLORE DELLA LOTTA

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a quei servizi sanitari di base che precedono, accompagnano e seguono il parto. Ciò è evidente scorrendo il Birth Day Risk Index , attraverso cui vengono confrontati i tassi di mortalità dei neonati nel loro primo giorno di vita in 186 paesi, al fine di evidenziare il Paese più sicuro e più rischioso in cui nascere. Senza troppe sorprese troviamo ai primi posti della classifica dei paesi più “a rischio” in cui nascere tutti paesi in via di sviluppo. A guidare la sciagurata classifica sono India, Nigeria e Pakistan seguiti da Cina, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Bangladesh, Indonesia, Afghanistan e Tanzania. Quasi due terzi dei neonati deceduti nel corso del loro primo giorno di vita (673.000 su 1 milione nel 2011) sono morti nei 10 paesi menzionati precedentemente. Dalla parte opposta della classifica troviamo invece i Paesi più sicuri in cui nascere e scopriamo che il Lussemburgo, insieme a Cipro, Estonia, Svezia e Singapore, è uno dei Paesi in cui il tasso di mortalità nel primo giorno di vita è fra i più bassi. Il Birth Day Risk Index in questi sei paesi è inferiore allo 0,5 per 1.000 bimbi nati vivi, il che significa che meno di un neonato su 2000 muore nel corso del suo primo giorno di vita. Come abbiamo evidenziato la maggior parte delle morti si verifica nei Paesi in via di sviluppo e molto spesso le cause della maggior parte dei decessi potrebbero essere facilmente prevenute adottando misure igienico-sanitarie adeguate e avendo a disposizione medicinali e personale specializzato nel momento del parto. >>


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Le tre maggiori cause di morte infatti sono: parti prematuri, infezioni, complicazioni durante il parto. Il rapporto mette in evidenza che adottando semplici misure di prevenzione, poco costose, centinaia di migliaia di questi bambini potrebbero essere salvati. Ad esempio, un comune antinfiammatorio (“corticosteroide”) potrebbe essere dato alle donne nei casi di parti prematuri così da stimolare i polmoni del feto e facilitarne la respirazione. L’uso di antibiotici ridurrebbe drasticamente le morti legate alle infezioni e una corretta educazione delle mamme in merito all’allattamento al seno favorirebbe lo sviluppo sano dei piccoli. Tutto ciò dà consistenza statistica a quanto è immediatamente intuitivo: la lotta che neonati e mamme ingaggiano per la sopravvivenza è strettamente legata alla loro condizione economica. Ovviamente, il divario tra paesi in via di sviluppo da un lato ed Europa con

Nord America dall’altro è enorme. È stato stimato che, se le cose non cambiano drasticamente, solo tra 150 anni un neonato in Africa avrà le stesse possibilità di sopravvivenza di un bimbo occidentale. Ma anche la differenza tra ricchi e poveri all’interno dello stesso paese contribuisce a dipingere un quadro desolante, in cui la selezione naturale di darviniana memoria dipende dalla situazione economica in cui casualmente ci si viene a trovare. I progressi che sono stati compiuti negli ultimi 20 anni anche nei paesi poveri (basti pensare che dal 1990 al 2011 la mortalità

infantile è calata a livello mondiale del 41%) hanno perlopiù coinvolto quelle fasce di popolazione più facili da raggiungere, vale a dire più ricche.

Per avere una dimostrazione di quanto le condizioni economiche influiscano sulla mortalità infantile, basta guardare al nostro Paese di origine: l’Italia. Oggi l’Italia ha tassi bassissimi di mortalità infantile, ma volgendo lo sguardo al passato, anche recente, scopriamo che non è sempre stato così. Analizzando il rapporto pubblicato da Unicef, in collaborazionen con l’Istat, intitolato La mortalità dei bambini ieri ed oggi, scopriamo che il tasso di mortalità dei bambini sotto i 5 anni in Italia, a cavallo tra gli Anni ‘20 e ‘30, era pari al tasso attuale in Congo; negli Anni ‘50 era pari a quello dell’Etiopia e nel 1972 morivano, in Italia, tanti bambini quanti oggi in Palestina. I progressi registrati nel corso degli ultimi decenni sono andati di pari passo con lo sviluppo economico del Paese, con la diffusione di politiche sanitarie nazionali, ma anche con la maturazione di una cultura dei diritti dell’infanzia che ha messo al centro il bambino e la sua mamma. In fondo al di là del paese in cui si nasce, al di là del periodo storico e della condizione economica nella quale si nasce, il pensiero che ogni mamma ha è sempre, ovunque lo stesso: partorire un bimbo sano che sia in grado di vedere l’alba del giorno dopo e quella del giorno dopo ancora e ancora e ancora. PP settembre 2013

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TESTO / Remo Ceccarelli

NEL PRECEDENTE ARTICOLO SULLA GUERRA DI SPAGNA ABBIAMO “SCHEDATO” ALCUNI DEGLI ITALIANI PARTITI VOLONTARI DAL LUSSEMBURGO. QUESTA TERZA ED ULTIMA PARTE DEDICA UNO

SPAZIO ALLE DONNE SCHIERATESI, CON LO STESSO CORAGGIO DEGLI UOMINI, IN UN CONFLITTO TERRIBILE. NON È NECESSARIO COMBATTERE SUL FRONTE PER SCHIERARSI, MA UNA DONNA LO HA FATTO, DA INFERMIERA. MERITA PERCIÒ UNA CITAZIONE A PARTE E LE DEDICHIAMO UNA SCHEDA, ALLA PARI DEI SUOI COMMILITONI MASCHI ROSA CREMONI (Differdange, 29/10/1914) lascia il Granducato ancora bambina al seguito dei genitori originari di Pennabilli (appennino riminese), che si stabiliscono a Longwy. Nel 1930 sposa un cittadino belga e la coppia risiede ad Athus finché si lascia dopo due anni scarsi. Rosa inizia a lavorare come domestica in Belgio (a Uccle e Huy), si trasferisce per alcuni mesi a Pennabilli presso una zia, poi trova lavoro sempre da domestica presso una signora a Roma. Rientra in Francia nel 1936, segue un corso d’infermiera e parte in Spagna nel gennaio del 1937 a bordo di un’ambulanza finanziata dal Fronte Popolare di Longwy. Si hanno poche notizie del periodo spagnolo di Rosa, ma è certo che abbia prestato servizio presso l’Ospedale delle Brigate Internazionali di Benicàssim fino al febbraio 1938. Nel frattempo, la polizia politica di Mussolini si interessa a questa donna. Infatti, è stato intercettato un biglietto d’auguri di buon anno inviato da Rosa alla sua ex padrona romana: in questa lettera la Cremoni esprime apprezzamenti molto positivi sul governo del Fronte Popolare che governa la Francia dal 1936. Sosettembre 2013

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spettata (con qualche ragione, visto che aveva aderito all’organizzazione Jeunes Filles de France del PCF) di essere una... Rosa “rossa”, la Cremoni entra addirittura nel Casellario Politico Centrale di Roma. Infatti, la sua partenza per la Spagna è documentata dal Console italiano di Nancy. Rosa resta

in Spagna anche dopo la sconfitta repubblicana, perché l’Italia non è un posto sicuro per lei e nel frattempo non lo è più nemmeno il suolo francese. Il mistero sul percorso della Cremoni si estende anche nei decenni posteriori alla Seconda Guerra Mondiale. La ritroviamo negli Anni ‘90 in un censimento dell’associazione Amigos de las Brigadas Internacionales di Madrid, nel quale Rosa fornisce pure un indirizzo a Barcellona. Infine, gli archivi della cittadina francese di Piennes (a pochi chilometri dal Granducato) indicano che Rosa Cremoni si è stabilita definitivamente in Lorena nel 1993 e che si è spenta lì una decina di anni dopo. Che ne è delle famiglie dei volontari, in primis delle loro mogli? Erano contrarie all’impegno politico-militare dei rispettivi coniugi? Di certo, la decisione di arruolarsi in un esercito coinvolto in un tremendo conflitto civile non era una decisione che un padre di famiglia avrebbe potuto prendere senza il consenso, magari doloroso, di sua moglie. È assodato che qualcuno non è partito per la strenua opposizione della famiglia. Ad esempio, un certo Taddei, amico del brigatista Briscolini di cui si è detto nell’ultima puntata, rimane a Rumelange perché...la sua compagna lo rinchiude in casa al momento previsto della partenza! Tuttavia, questa opposizione è di ordine pratico e non politico, se diamo credito ai rapporti della polizia granducale conservati negli archivi statali. Proprio per prevenire il lato pratico, quello della sussistenza quotidiana delle famiglie rimaste a casa, i futuri brigatisti sanno di poter contare sull’appoggio finanziario della filiera parigina del Soccorso Rosso che organizza le partenze dei volontari. Non si tratta di vivere nell’opulenza, ma le somme che sono puntualmente versate alle famiglie permettono di sopravvivere nella dignità, come la stessa signora Tassi conferma alla polizia lussemburghese, solerte nel venire a chiedere conto del marito appena partito: «Mio marito è effetivamente partito (...), era il suo ideale (...) e non importa se io o i miei due figli dovremo sof>>


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I figli di Tassi: Illia e Tino <<

frire per questo. Ne va della libertà e comunque lo avreste espulso. Con la sovvenzione che mi invia Parigi, viviamo meglio che con la paga di mio marito». Non è dato sapere cosa i coniugi Tassi si siano detti in privato, tuttavia in pubblico questa Signora (sì, con la esse maiuscola!) non si limita ad accettare la scelta del marito, ma la sostiene orgogliosamente. Nemmeno la signora Cao perde l’occasione di appoggiare il marito davanti alla polizia, dichiarando che preferisce di gran lunga un pugno alzato al braccio destro teso. Come sempre, il tutto viene regolarmente messo a verbale dalla diligente polizia lussemburghese, a mo’ di ulteriore prova del pericoloso impegno sovver-

sivo di Cao. A volte il sostegno del “gentil sesso” va oltre le parole. Citiamo il caso della moglie del responsabile comunista Eugenio Angelini, considerato il fomentatore dei brigatisti italiani di Dudelange, anche se lui stesso non è partito probabilmente per le sue responsabilità organizzative. Nel 1936, durante una delle solite risse tra pro ed antifascisti, entrambi i coniugi Angelini finiscono nei verbali della polizia; la donna perché «quando il fascista finì a terra, la signora Angelini si tolse la scarpa e gli diede ancora un’altra botta in testa» .

Anche le parole possono essere delle sfide. Lo sono sicuramente quelle della madre del minatore Augusto Turci (09/03/1913 Roversano, Cesena), conscia dell’imminente partenza del figlio per la Spagna. Alla polizia che le notifica l’espulsione del figlio per motivi politici dichiara: «Che importa? Abitiamo a Ru-

melange, quindi sul confine francese e mio figlio potrà vivere dall’altra parte a 100 metri da noi». Invece Augusto parte in Spagna il 1° aprile 1937 e cade sul fronte 4 mesi dopo. Non bisogna infine dimenticare le persone che hanno contribuito in maniera quasi anonima alla grande macchina organizzativa che ha permesso ad alcuni di arruolarsi nelle Brigate Internazionali, braccio armato di un’onda di solidarietà senza precedenti. Uomini e donne, lussemburghesi e italiani, europei o meno, poco importa. Importa invece il magnifico messaggio di solidarietà che questa gente ha lanciato prima di molti altri, come la seconda guerra mondiale avrebbe dimostrato da lì a poco. E pazienza se il conflitto spagnolo li ha visti sconfitti, perché la Storia ha finito per riconoscerne la vittoria. PP FONTI Varie ricerche e opere in merito degli storici Henri Wehenkel e Maria Luisa Caldognetto


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INTERPRETA LA TRADIZIONE DI QUESTA FANTASTICA ISOLA TENENDO VIVO L’INTERESSE PER UNO DEI PATRIMONI FOLKLORISTICI PIÙ IMPORTANTI DEL NOSTRO PAESE

TESTO / Paolo Travelli

Sei considerata la vera erede di Maria Carta e la più grande voce attuale della musica sarda. Quanto peso hanno avuto e hanno queste affermazioni sulla tua carriera? Io credo che il solo ed unico erede di Maria Carta sia suo figlio David. Questa affermazione mi “perseguita” sin dall’inizio della mia attività artistica e, quindi, da quando Maria era viva e nel massimo della sua carriera...Che dire? Da una parte mi gratifica e mi onora, dall’altra credo che sia lontana dalla realtà in quanto io e Maria, nonostante la condivisione dell’amore per la nostra terra e il nostro patrimonio culturale e musicale, abbiamo intrapreso e affrontato la carriera in maniera assai differente. Maria Carta ha avuto la grande capacità e il grandissimo merito di trasportare la musica popolare dal contesto regionale a quello internazionale, facendola arrivare in ambiti dai quali era fino a quel momento, assolutamente esclusa. Ha aperto in tal modo una nuova strada a tutti i musicisti di musica popolare. Nella tua carriera hai sempre cercato di differenziare la tua scelta stilistica facendoti accompagnare da tantissimi musicisti di spessore assoluto. Tra gli altri: Andreas Vollenweider, Don Cherry, Enrico Rava, Richard Galliano e molti altri. Qual è la collaborazione che più di ogni altra ha inciso sul tuo percorso artistico? Tutti questi grandi artisti che hai citato e tutti gli altri che ho conosciuto non mi hanno mai solo accompagnato. Direi molto di più: ci siamo incontrati, ci siamo piaciuti, abbiamo scambiato idee ed emozioni, ci siamo confrontati e abbiamo creato insieme. Tutti gli incontri sono fondamentali per il percorso di un artista, anche quelli che sul momento sembrano meno interessanti. Io sono partita dalle radici della mia famiglia contadina, ho appreso in casa la lingua sarda e le tradizioni, ho intrapreso lo studio della musica classica, mi sono accalorata nell’impegno politico, mai venuto meno. È proprio su questo terreno che è avvenuto l’incontro tra la mia cultura tradizionale, quella classica e quella metropolitana. La Sardegna ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, un luogo dove è

possibile confrontare e scambiare grandi esperienze musicali; ricordo grandi jazzisti che chiedevano di partecipare ai festival in Sardegna, anche per poter suonare con i musicisti sardi la musica sarda. Sono orgogliosa di aver scelto una strada che potesse definire con precisione la mia identità, abbandonando una possibile carriera in ambito classico. Ho fatto una scelta di vita: dimostrare che la forza della nostra lingua, della nostra musica, della nostra cultura tutta, ci proietta nel mondo e ci permette un confronto alla pari con qualsiasi altra. La Sardegna ha sempre mostrato un attaccamento >> settembre 2013

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SONORE

ELENA LEDDA La più grande voce attuale della musica sarda

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profondo alle proprie origini soprattutto musicali. Grazie a questo sono stati portati alla luce documenti fondamentali per la comprensione della nostra cultura. Esistono ancora patrimoni musicali che devono venire allo scoperto? Nascere in Sardegna, isola di potente identità culturale, fornisce in partenza una marcia in più a coloro che intendano confrontarsi e sfruttare questa forza per esprimere un sapere creativo. La musica, in particolar modo, possiede elementi assolutamente originali nonostante la nostra isola si sia trovata al centro di continui passaggi e dominazioni. Questi ultimi, infatti, pur lasciando, le loro tracce, non sono mai riusciti a scalfirne le peculiarità. Il nostro patrimonio è così vasto ed interessante che ogni studio offre nuovi spunti di curiosità e approfondimento. Dopo trent’anni di continua ricerca, io posso affermare di trovare ancora con stupore stimoli e novità nell’ambito della musica sacra, rituali, balli, giochi e filastrocche.

rispetto abbiamo rivisto e recuperato, senza snaturarne l’essenza, qualche canto la cui esecuzione si era persa nel tempo. L’idea di omaggiare don Pietro Allori, compositore e organista (Gonnesa 1925 - Iglesias 1985), è nata lo scorso anno, quando l’Archivio Diocesano di Iglesias ha affidato a Mauro Palmas la direzione di un nuovo progetto per la riscoperta e la valorizzazione del suo ricchissimo repertorio. Mauro Palmas, compositore e mandolista, coadiuvato dall’organista Alessandro Foresti, ha trascritto e rielaborato il repertorio per due voci, organo, chitarra, mandola e basso. Ne è scaturito un lavoro molto interessante che, tra le altre cose, ha dato a me e a Simonetta Soro l’opportunità di tornare con grande piacere a un repertorio classico che avevamo da tempo abbandonato.

Il tuo ultimo album CANTENDI A DEUS è un vero e proprio tesoro di musica popolare sarda dedicato alla figura magistrale di don Pietro Allori. Quanto è difficile comporre un disco quando lo si pensa come un tributo a un personaggio così importante? Cantendi a Deus è un omaggio alla musica sacra della Sardegna, patrimonio immenso della nostra cultura. Una lunga ricerca che ha evidenziato come i canti religiosi conservino inalterate la loro straordinaria capacità comunicativa e la primaria funzione sociale. Abbiamo attinto alla tradizione e composto brani originali. Con lo stesso

Ultimamente ti sei esibita a Colonia. Quanto affascina la musica di tradizione popolare all’estero? Mi sono esibita in un grandissimo teatro, davanti a un immenso pubblico che ha risposto con tantissimo affetto e calore al concerto. È curioso constatare come ci sia sempre grande risposta emotiva da parte del pubblico per brani la cui maggiore forza espressiva dovrebbe venire dalla comprensione del testo. Questo accade in Germania come da qualsiasi altra parte in Europa e oltre, a riprova del fatto che la nostra musica è capace di trasportare e trasmettere profonde emozioni, al di là della comprensione dei codici linguistici o musicali. PP

Cantendi a Deus è del 2009. A questo punto viene lecito chiederti: a quando il prossimo album? Ci stiamo pensando e lavorando...senza troppa fretta...

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Una lingua di terra bagnata da un mare limpido e ricoperta

da una rigogliosa vegetazione mediterranea. Rocce a picco sul mare, ulivi secolari, paesi antichissimi ed arroccati nell’entroterra. Colline terrazzate le cui uve regalano vini pregiati. Ed ancora: una cucina tipica e genuina, che trasforma i prodotti della terra e del mare in piatti semplici e gustosi. E tanta storia, tanta cultura. Da scoprire, da vedere. Questo è il Cilento, che la leggenda vuole sia stato approdo di Ulisse, del quale si innamorò invano una delle tante sirene che abitavano.oquel gnalembo M ocdioterra. C raMa b udove a lieuccA finisce il mito comincia la realtĂ , che del mito conserva fascino e suggestioni. Da cogliere in una vacanza attraverso un territorio che accontenta tutti: da chi ama lo sport ed il trekking a chi preferisce visite culturali fra musei e siti archeologici. Passando per soggiorni in pieno relax presso ud ĂŠturistiche hcnarbditeogni cihspecie c sreevilivello, nu’ l esoste d etgolose revuodove cĂŠD strutture gustare cucina HlaQJ ¨U šRdel URposto R Ĺş Se Rlocali W XGalla (/moda ,27Édove ’ l tnimmergersi aruatser nella calda atmosfera, accogliente e festaiola, del nostro Sud. .torreP Magazine neitsabĂŠviSoffriamo fehC eèl Il soggiorno che noi di PassaParola presso una splendida struttura ricettiva ubicata in localitĂ Castellabate, vicinissima a meravigliose spiagge e mete di interesse culturale (come Paestum) e naturalistico (come l’Oasi del JD eĂŠrioS fiume Alento) tanto per citarne el rus euv ceva euqitnamor tnemetnahcnE un paio. Per saperne di piĂš: www.cilentocasavacanze.it .dnurG ud reitrauq serbmahc sed revresĂŠr ed ĂŠtilibissoP Una nota a parte merita la cucina .sleitnerĂŠfĂŠrp sfirat sed Ă srueoctuotA aiv letĂ´h’l snad del posto. Da provare la pizza S S Ăˆcilentana R P U Aa base N OdiI formaggio T A V R E di SER T T Rcapra A T eT le Oalici M alE forno. R I A Fra L Ci vini ED : etpmoc el rus riovecer Ă tse noitapicitrap aL 7. l u u l . sspicca r u ile celebre o c t uFIANO, o t aprodotto @erialc da uve che crescono solo ed uo be e b.sr u e oct uota@erialc esclusivamente in questo scampolo '$ 3 3Scegli 6 9 3PassaParola 126 2 53+ di8terra. Magazine 7 8 3 8e vinci 0 2 l’Italia! 5 9 4 2PP 3 + .drat sulp ua VĂ–Q# el ruoP

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L’autrice

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ANNA PREMOLI

Nasce in Croazia nel 1980. A 7 anni si trasferisce a Milano. Laureata alla Bocconi, oggi lavora in banca. Ti prego lasciati odiare è il suo primo romanzo.

La trama

TESTO / Elisa Cutullè

USCITO PRIMA IN E-BOOK, TI PREGO LASCIATI ODIARE (ED. NEWTON COMPTON)

HA IMMEDIATAMENTE RISCOSSO SUCCESSO GRAZIE AL PASSAPAROLA. UNA GRANDE STORIA D’AMORE CHE HA AFFASCINATO PUBBLICO E CRITICI. IL 21 LUGLIO L’AUTRICE la.info www.premiobancarel Anna Premoli HA VINTO IL PREMIO BANCARELLA 2013. L’ABBIAMO INTERVISTATA PER VOI Il mondo di re e regine è sempre affascinante. Come è stato il tuo primo approccio a questo mondo? In genere mi piace molto riflettere sulle differenze tra mondi diversi, sia che si tratti di diverse classi sociali sia che si tratti di persone che provengono da continenti diversi. È la diversità ad affascinarmi, più che la nobiltà in sé. E siccome la contrapposizione tra nobili e popolo è ancora molto attuale in Inghilterra, ho reputato interessante il tema. Il tuo romanzo parla dell’amore che riesce ad infrangere barriere sociali e pregiudizi. Consideri che nella società di oggi venga dato abbastanza spazio a questo sentimento? Visto il ritmo della vita odierna posso affermare con certezza che all’amore viene dedicato molto poco tempo. Ma non passa mai di moda: c’è ancora molta voglia di leggere dell’amore e di sognare. settembre 2013

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Com’è nata l’idea e quale è stato il tuo personaggio preferito, quello che ti ha dato più soddisfazioni creare? Di norma la storia nasce dentro di me quasi senza che me ne accorga, tanto che metterla per iscritto diventa un’esigenza. È stato così anche per le vicende di Jenny e Ian, a cui sono legata in ugual misura per motivi diversi. Credo che per i lettori sia stato piuttosto immediato amare Ian, che risultata affascinante e ipnotico non solo “dal vivo”, ma anche sulla carta. Il mio lavoro più difficile è stato rendere Jenny, una donna all’inizio rigida e severa con sé stessa, un personaggio capace di far emozionare il lettore. Quali sono gli autori ai quali hai fatto sempre riferimento? È una domanda difficile. Da ragazzina sono sempre stata incoraggiata dalla famiglia a leggere i grandi classici e credo di aver letto quasi tutto. Da quando lavoro e la mia vita ha un ritmo

Una storia d’amore che nasce dall’odio. Nella Londra dei nostri giorni, stressata dai ritmi della finanza e della concorrenza sul lavoro, Jennifer e Ian riescono a capovolgere il proprio rapporto senza scadere nel romanticismo trito e ritrito.

più stressante, tendo invece per lo più a leggere testi capaci di svagarmi come gialli e romanzi rosa. Ma è indubbio che tutto quello che ho letto ha formato e influenzato il mio modo di scrivere. Adori scrivere, ma qual è il tuo rapporto con la lettura? Sono una lettrice sfegatata che macina una media di un centinaio di libri l’anno. Adoro leggere e sfrutto ogni piccolo attimo libero per farlo. In genere il mio

All’amore viene dedicato molto poco tempo. Ma non passa mai di moda “momento lettura” è il viaggio di andata e ritorno dal lavoro sui mezzi pubblici. Cosa significa per te avere vinto il Premio selezione Bancarella? Un grande, grandissimo onore per il quale devo ringraziare profondamente tutti i librai che hanno reso possibile questa mia avventura editoriale. Senza di loro nulla di tutto questo sarebbe stato possibile. In fondo io sono un’esordiente e senza il loro aiuto non sarei mai riuscita a raggiungere così tanti lettori. PP



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Chi è Giovannino Guareschi Scrittore, giornalista, caricaturista e umorista italiano, vanta non solo il primato si essere uno degli scrittori italiani più venduti nel mondo, ma anche di essere quello più tradotto in assoluto. La sua opera più famosa è la saga Mondo Piccolo che narra le avventure di Don Camillo e Peppone, impersonati sul grande schermo da Fernandel e Gino Cervi. (Elisa Cutullè)

Giovannino Guareschi padre e Giovannino Guareschi scrittore: ci sono differenze tra queste due immagini di vostro padre? L’immagine di nostro padre scrittore e padre coincidono perché era uomo di grande coerenza e non ha mai permesso allo “scrittore” di trascurare il suo ruolo di padre. La vita di vostro padre è costellata di momenti “difficili” che lo hanno posto controcorrente rispetto alla storia di quel momento: a distanza di anni è vostra convinzione che il suo comportamento fosse comunque giusto indipendentemente dalla “verità storica” di ogni singolo fatto? Nostro padre ha fatto delle coraggiose scelte di vita che noi approviamo. Scelte per le quali ha pagato un prezzo molto alto; fatte per rispettare la sua dignità di uomo e per non tradire i suoi ideali e che, a più di quarant’anni dalla sua scomparsa, ne mantengono vivo il ricordo e possono essere un punto di riferimento per le nuove generazioni. Dietro le sbarre di un lager o dietro quelle di un carcere “democratico” Giovannino ha sempre mantenuto una fede incrollabile: qual era il suo credo profondo e quanto la Chiesa poteva identificarlo?

TESTO / Stefano Mecenate

PARLARE CON LORO DÀ IL PIACERE DI TORNARE

IN QUEL “MONDO PICCOLO” DOVE IL PADRE, Giovannino Guareschi, LI HA FATTI CRESCERE. Albertino E Carlotta OGGI CONTINUANO A LAVORARE “PER LUI”. LI INCONTRIAMO PER SENTIRCI RACCONTARE QUALCOSA O FORSE SOLO PER CONTINUARE UN SILENZIOSO DIALOGO CON IL CELEBRE AUTORE DI “DON CAMILLO E PEPPONE”. AL QUALE, GRAZIE AI FIGLI, RESTITUIAMO IL SONORO… Il cattolicesimo di nostro padre era basato su una fede profondissima che non nasceva, come lui stesso ha scritto, dal ragionamento. Questo lo si può intuire dalle parole che il Cristo dell’altar maggiore rivolge a don Camillo. Pensiamo che, proprio grazie a questi dialoghi, Giovanni XXIII, lettore attento delle opere di nostro padre già quando era Nunzio Apostolico in Francia, abbia considerato positivamente la proposta fattagli da don Giovanni Rossi, fondatore della Cittadella Cristiana di Assisi e suo amico dai tempi della giovinezza, di affidare a nostro padre una stesura particolare del Catechismo. Il progetto poi non andò in porto, ma questa è un’altra storia. Quanto è stato ed è difficile per voi essere figli di Giovannino Guareschi? Il comportamento di nostro padre era quello di un normalissimo capofamiglia che sgobbava per mantenerci e trovava anche il tempo di seguirci nella vita quotidiana. Non è stato difficile essere suoi figli. Col passare degli anni il duro ostracismo cui erano sottoposti

vostro padre e le sue opere sembra allentato, anche se in realtà se ne parla sempre a mezza voce. Cosa secondo voi ha reso possibile questa apertura e cosa invece preclude ancora il suo reale apprezzamento? Per lungo tempo i critici letterari hanno ignorato nostro padre per motivi “tecnici”, non riuscendo, cioè, a liberarsi dalle pastoie ideologiche della loro generazione. Questo ostracismo sembra ora allentato ma gli “irriducibili” della vecchia generazione continuano ad ignorarlo o a considerarlo solo un fenomeno da baraccone, relegandolo in una sorta di limbo. L’attuale generazione dei trentenni è la prima che lo legge, come scrive Guido Conti, autore di un importante saggio su nostro padre, «come autore fuori dal suo tempo, per darne un giudizio letterario lontano da posizioni preconcette di tipo politico e critico. (…) Guareschi non si può leggere con le poetiche del Novecento, perché la sua radice è quella della grande tradizione dei Fioretti di San Francesco o del Calandrino del Boccaccio per restare nel laico. Guareschi ha forato il Novecento, lo attraversa legandosi ad una tradizione che va oltre il suo >>

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tempo...». Secondo noi a farlo guardare ancora con un certo sospetto dalla cultura accademica è anche il fatto che lui era pure giornalista. Uomo dai molti talenti - disegnatore, giornalista, narratore e spirito assolutamente libero - dalle colonne del «Candido» colpiva ogni forma di strapotere e questo lo rendeva “scomodo”. Per esperienza personale possiamo tranquillamente testimoniare che, in ogni conferenza o giornata di studio o incontro con critici, si comincia sempre affermando che si intende parlare di Guareschi come narratore, poi il discorso prende inevitabilmente altre strade: “...bravo scrittore, però prendeva in giro il tale” oppure “...però ha attaccato De Gasperi” o “...però era impietoso nei suoi disegni...”. Cosa ha significato per voi decidere cosa ripubblicare dell’enorme quantità di materiale in vostro possesso che vostro padre non aveva dato alle stampe? Nostro padre lavorava tantissimo. Tutto il suo lavoro, quindi, era fatto all’ultimo momento e pubblicato. Niente di inedito nel nostro archivio, salvo un romanzo del quale abbiamo trovato solo una parte, che lui non ha voluto pubblicare perché non lo riteneva valido. Noi abbiamo rispettato la sua volontà e non lo abbiamo pubblicato. La scelta del materiale per i volumi postumi ci è stata suggerita dai suoi lettori e si tratta di articoli, racconti e disegni pubblicati sui giornali e che nostro padre non poté raccogliere in volume perché gli editori, a seguito della vicenda del processo De Gasperi, non gli hanno pubblicato libri dal 1954 al 1963. Cosa riserva il 2013 agli affezionati di Giovannino sia in termini di nuove uscite che di eventi a lui legati? Il piano editoriale concordato con la Rizzoli, editore storico di nostro padre dal 1935, comprende il volume III della Collana Guareschi (uscito ad aprile) che raccoglie i suoi primi tre libri: La scoperta di Milano, Il destino si chiama Clotilde e Il marito in collegio. E in novembre il volume IV che comprende le opere della prigionia: La Favola di Natale, il Diario clandestino e Ritorno alla base, arricchito da fotografie e disegni di nostro padre, mai pubblicati. PP

Patrizia Debicke van der Noot torna in libreria da settembre per i tipi di Impronte con un nuovo giallo storico la cui trama si dipana all’ombra del Vaticano. L’autrice italo-lussemburghese, fiorentina di nascita, vive fra l’Italia ed il Granducato. Ha pubblicato già vari libri, fra i quali ricordiamo L’Oro dei Medici, Edizioni Corbaccio. Nel 2012 ha ricevuto il riconoscimento alla carriera per la sezione “noir” al nono Premio Europa a Pisa. (MGG)

La Biblioteca del Curiel ha un nuovo bibliotecario! TESTO / Paola Cairo Maurizio Cieri, abruzzese, laureato in lingue, in Lussemburgo da poco più di un anno, si definisce “portatore sano di lingua italiana”. Insegna italiano privatamente e a domicilio e, da maggio, è il nuovo responsabile della Biblioteca del Circolo “E. Curiel”, che accoglie 6.000 testi in italiano e più di 1.000 film Qual è, secondo te, il senso delle biblioteche nell’era di internet? Il Circolo Curiel vuole conservare il suo patrimonio di libri cartacei. Oggi la trasmissione delle informazioni viaggia massicciamente su Internet, ma non bisogna dimenticare che tutta la ricchezza della nostra cultura è nata e si è trasmessa fino ad oggi grazie alla carta. Ritengo che l’integrazione tra il digitale e il “materiale” sia comunque possibile, per permettere a tutte le generazioni di fruire della letteratura: in questo senso stiamo pensando di arricchire il nostro catalogo anche con degli e-book. I frequentatori della nostra bilioteca, infatti, hanno un’età molto variabile: dai bambini alle prime armi fino a tenaci pensionati che non rinunciano al piacere di un romanzo. Le biblioteche sono state definite dalla saggista Antonella Agnoli “le piazze del sapere”. Cosa ne pensi? Sono d’accordo: l’essenza del “Curiel” del resto è proprio questa. È un Circolo, quindi in sostanza un surrogato della piazza: un luogo in cui ci si incontra, si sta insieme magari a tavola, si discute, si scelgono e si prendono in prestito dei libri. Le biblioteche devono avere la funzione di punto di incontro, a maggior ragione in un contesto come quello della comunità italiana in Lussemburgo. Da questo punto di vista, l’organizzazione diretta di eventi e l’ospitalità data ad altre associazioni serve a favorire lo scambio di idee, che rimane il sale della cultura democratica. Questo è uno dei valori fondanti del circolo. Un luogo fisico dove incontrarsi è fondamentale e il contatto diretto con l’Altro è una ricchezza impagabile. Quali sono i programmi e i progetti delle attività del prossimo semestre/anno? Il primo progetto al quale stiamo lavorando è una conferenza internazionale sugli Internati Militari Italiani ovvero i 700.000 soldati italiani che furono catturati dai tedeschi dopo l’armistizio e tenuti nei campi di concentramento; anche se fu loro offerta la libertà in cambio dell’adesione alla repubblica di Salò, quasi nessuno accettò, preferendo la durissima prigionia al passaggio con i repubblichini. La loro fu una vera e propria Resistenza, ma pochissimi conoscono la loro storia. Noi ne parleremo ai primi di dicembre, nel 70° anniversario dell’8 settembre. In autunno ricominceranno, inoltre, le proiezioni dei film che nel frattempo stiamo trasformando da Vhs in Dvd. Siamo ovviamente aperti a proposte e suggerimenti di chiunque. Ricordiamo che da poco abbiamo anche attivato la pagina facebook: Biblioteca Curiel. www.curiel.lu settembre 2013

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A TAVOLA

HAI

FATTO IL PIENO DI SOLE, DI ENERGIA E DI CIBI FRESCHI. ORA È IL MOMENTO GIUSTO PER OCCUPARTI DI PELLE, CAPELLI E CORPO. PER AFFRONTARE L’AUTUNNO E L’INVERNO AL MEGLIO. E CON LA GIUSTA ALIMENTAZIONE

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© chidsey / www.sxc.hu

TESTO / Maria Grazia Peresi

l filosofo tedesco Feuerbach diceva che siamo quel che mangiamo. Affidiamoci alle virtù dei cereali minori, alle spezie insolite, alle radici. Un assaggio di “buoni” consigli per variare il menù.

un contenuto superiore persino a quello del kiwi. Questi due alimenti, usati come infuso salva difese, da sorseggiare due volte al giorno, stimolano la produzione di interferone e propedina, una proteina che fortifica le difese immunitarie.

OLIO DI LINO Ricco in omega3, contiene grassi utili all’apparato cardiovascolare. Si usa solo a crudo e si conserva al riparo da fonti di calore. Indicato per le insalate.

BACCHE DI ACAI Assomigliano agli acini di uva nera. Combattono l’invecchiamento rendendo la pelle più elastica e idratata. Ricche in vitamine A-C-E omega6 e omega9, fibre, calcio e ferro. La preoccupazione per i pesticidi è diventato un pretesto per non mangiare frutta e verdura. Quando si può, meglio acquistare prodotti bio, altrimenti è bene lavare frutta e verdura per limitare i residui antiparassitari e sbucciate la frutta.

CICERCHIA È un legume cosiddetto povero, ma ricco in fibre, calcio, fosforo, vitamine B1, B2, B3. Prima di cucinarle hanno bisogno di un tempo di ammollo, cambiando l’acqua due o tre volte. La cicerchia è ottima nelle minestre, nelle zuppe oppure in purè. SEMI DI ZUCCA Sono una buona fonte di proteine vegetali. Contengono una sostanza che contrasta la caduta dei capelli e rallenta la produzione di sebo sul cuoio capelluto. Potete aggiungerli allo yogurt oppure sgranocchiarli. BACCHE DI ACEROLA E ROSA CANINA Ricche in vitamina C, con

CIBI PER LA MEMORIA Favoriscono la concentrazione e l’attenzione: NOCI (contengono omega3 e vitamina A, E, B2 e B9) e FRUTTI DI BOSCO, ricchi in flavoidi, UOVA (il tuorlo contiene colina che rafforza le membrane cellulari), ARACHIDI, ricchi anch’essi di colina che aiuta la memoria. SORELLA ACQUA Prendete l’abitudine di bere acqua la mattina a digiuno, perché quando il corpo rimane tutta la notte a riposo produce un ormone antidiuretico che è responsabile della ritenzione d’acqua (cellulite). Partendo da quel bicchiere d’acqua del mattino bisogna man mano arrivare a consumare 8/10 bicchieri (non gasata). AROMI ALLEATI Curry, zenzero e zafferano potenziano le difese >>

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or zione calorie a p 0 6 1 e c is Forn iole gr di nocc porri, 40 4 vino e: i n d so l d mezzo per 4 per , ti co n es ie fr d o re Ing di tim 1 mazzetto epe sgusciate, o, sale e p rr oce di bu n 1 , co n bia più o la par te i, togliend rr o 10 p i p te apore er one: Lava oceteli a v cu Preparazi e nella le el ra g d n una liateli a ro nocciole in le te verde, tag ce u d re ri della, el frullato in una pa minuti. N e il burro et li g n un po’ o ci co S li o fine. erizzate lv o sp e non tropp li salate ranella di e i porri, timo, la g il o d en g aggiunget il ggiun . Appena escolate a vino bianco di pepe. M il nete e eg le sp io cc to no asciuga rà sa si to en caldo condimen e ser vite b te a tt ia p il fuoco. Im

CIO” DI “ABBRAC VERDURA E A T T U R F e

© E-Note / www.sxc.hu

, mela rossa persone: 1 4 prosciutto i er d p e ti tt n Ingredie divie, 4 fe in sale, 2 , sa mo ro travergine, ex a v li ’o 1 pompel d lio cchiai di o crudo, 4 cu o. pepe, tim gliete il ndivia. To l’i e en b te ttilmente one: Lava ettatela so ff Preparazi a e a ss ompelmo 1 mela ro l vivo un p a torsolo a te a el P . in andolina do il succo con una m e raccoglien tt esse fe sp a e tt lo fe te lia ioline 4 sc ri rosa e tag st a te la con na. Riduce re in padel ra o d una ciotoli le te e fa tto crudo a di timo. di prosciu e fogliolin h lc a u q par te con e o olio tenuto da o m el pochissim p m po di timo. il succo del e e un po’ Miscelate ep p , le sa , di olio 4 cucchiai citronette ta Con ques tutto condite il

Nocciole e porrix

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© nelso47 / www.sxc.hu © viss / www.sxc.hu

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a por zion 5 calorie 3 1 e c is n r Fo

Due ricette della salute

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TA DI PADELL A OCCIOLE N E I R R PO

x Pompelmo, indivia, mela e prosciutto crudo

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A TAVOLA

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dell’organismo, con la loro azione disinfettante e antimicrobica. Il ginseng rafforza concentrazione e memoria. È presente in numerosi prodotti disponibili nei supermercati come caffè, orzo, tè e miele. La radice fresca la si può trovare in negozi di alimenti biologici o in erboristeria, dove la vendono essiccata. Il pepe di Cayenna contiene capsaicina, lo stesso principio attivo del peperoncino. Ricco in vitamine A-B6-E-C, serve per prevenire il diabete. Lo trovate in capsule o sotto forma di crema, da spalmare sulla zona interessata per migliorare la circolazione sanguigna. PESCI Il pesce è più digeribile della carne e le proteine vengono assimilate prima e meglio, assicurando un buon senso di sazietà. Troviamo pesci magri (con meno di 5% di grassi) tra cui: il luccio, il rombo, l’orata, la sogliola e la trota. Poi i pesci semi grassi (tra il 5 e il 10% di lipidi) come l’aringa, la sardina, lo sgombro. Poi vengono i pesci grassi (con più del 10%): il salmone, il tonno, l’anguilla. Il pesce magro apporta 65-70 calorie per 100 gr, ma anche i cosiddetti pesci grassi, ricchi in omega3, vitamine A, D e B12, se cotti adeguatamente e senza aggiunta di condimenti, diventano perfetti per le diete ipocaloriche. Il pesce funziona da “spazzino” per le arterie, riducendo la formazione di placche. Alcuni studi hanno evidenziato anche la loro azione antinfiammatoria, utile per chi soffre di psoriasi e dermatite atopica. SPECIALISTI DELLE DIETE Se cresce la voglia di perdere peso o di provarci, non fate mai di testa vostra con programmi dietetici, integratori, prodotti dimagranti, ecc. È bene affidarsi a un esperto: il dietologo, il dietista, il nutrizionista. Alcuni indirizzi utili: www.andid.it www.ansisa.it - www.onb.it STUDI/RICERCHE/STATISTICHE Un’etichetta di colore verde ci induce a pensare che lo snack sia più genuino. È la conclusione di uno studio condotto da Social Cognition and Communication Lab. D’ora innanzi non fermatevi solo al colore delle etichette, che implicitamente condiziona, ma, in quanto consumatori, leggete attentamente le informazioni sul contenuto calorico. Secondo la ricerca Euromonitor International’s Passport per Federsalus l’Italia si trova al primo posto in assoluto settembre 2013

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per la vendita di integratori alimentari. Vanno per la maggiore vitamine, integratori e fitoterapici per trattare o prevenire patologie varie. La clientela tipo è donna, fra i 40 e i 50 anni. Da fonte Coldiretti: nel 2012 il consumo di verdura e frutta in Italia è sceso di circa il 22% rispetto a dieci anni fa. DOLCE STEVIA È una pianta dolcificante priva di calorie, approvata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Di origine sudamericana, la pianta ha un potere edulcorante 300 volte maggiore a quello del saccarosio. Va bene anche per i diabetici, poiché non innalza la glicemia. È in vendita nei supermercati e in farmacia. COME SCEGLIERE LO YOGURT Sugli scaffali dei supermercati sono allineati tantissimi vasetti di yogurt di diversi gusti e prezzi. Come capire se un prodotto è anche di buona qualità? Bisogna leggere attentamente le etichette nutrizionali, leggere la data di scadenza, verificare il numero dei lattobacilli, preferire i prodotti probiotici che contengono il Lactobacillus acidophilus, che facilita l’assorbimento delle vitamine. Ed ancora: fare attenzione ai grassi, scegliendo lo yogurt magro greco, dalla consistenza cremosa e dal gusto privo di acido, grazie all’eliminazione del siero, ottimo in cucina per salse leggere ma gustose. Dal punto di vista nutrizionale lo yogurt è una buona fonte di calcio e di proteine facilmente assimilabili. Lo yogurt magro ha 36 calorie per 100 gr , quello intero 65 calorie per 100 gr. PP



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GIOVANE

TESTO / Elisabetta Fatichenti e Maria Grazia Peresi © hussey / www.sxc.hu

PROPOSITO NUMERO 1: STUDIARE CON IMPEGNO E METODO FIN DA SETTEMBRE. SE NECESSARIO

ANCHE CON AIUTO A DOMICILIO, COMPITI, RIPETIZIONI. IN TAL CASO AFFIDIAMOCI SOLO A CHI HA ESPERIENZA. COME LA PERSONA CHE ABBIAMO INTERVISTATO

jeunes (due gli indirizzi a Lussemburgo: 18, Rue de Carrières e 67, Rue de Clausen), www.inter-actions.lu, mdjclausen@inter-actions.lu

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bambini sembrano sempre più simili a dei contenitori in cui bisogna gettare di tutto e di più. E siccome il tempo non è mai abbastanza, si rischia spesso di fare sforzi vani. Per questo è importante fin dall’inizio dell’anno scolastico identificare eventuali lacune e correre subito ai ripari. Coscienti che né noi né i nostri ragazzi possono sempre farcela da soli. I servizi in tal senso nel Granducato non mancano. A cominciare, per esempio, da www.intellego.lu, che propone corsi in tutte le materie e a tutti i livelli di studio (+352 661 787 995 contact@intellego.lu); www.startin.lu è il portale dei consigli e delle astuzie per preparare al meglio l’anno scolastico; www.inlingua.lu ha corsi tenuti da professori madrelingua (+352 403547, infoinlingua@inlingua.lu) mentre www.coursathome.lu li organizza al vostro domicilio (+ 352 26302790). INTER-ACTIONS a.s.b.l. offre sostegno per i compiti gratuitamente. Chi ha lacune in matematica, francese, chimica, inglese e fisica può telefonare al +352 26430938 oppure +352 466917; i corsi si tengono presso la Maison des settembre 2013

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Ed ancora ci si può rivolgere a Réussit’School (93, avenue de la Faïencerie), un centro di formazione riconosciuto dal Ministero dell’Educazione Nazionale del Lussemburgo. Creato nel 2005 da Brigitte Raymond, il centro offre a bimbi e ragazzi (scuole superiori, medie ed elementari) un accompagnamento didattico personalizzato secondo la difficoltà riscontrata in ambito scolastico, fra cui corsi di recupero e sostegno e lezioni private. Réussit’School offre questo servizio in città e in tutto il Granducato. Per maggiori info: +352 27 125 386/ +352 621 356 097, info@reussitschool.lu Abbiamo intervistato Laurence Loux, la direttrice, ponendole delle domande “da genitori”. Qual è il Suo consiglio per ben memorizzare una lezione, una nozione o un concetto? Bisogna incoraggiare l’apprendimento regolare e progressivo, cioè imparare la lezione in più riprese e in un posto calmo e silenzioso. La comprensione (qual è il senso di questa lezione) è una condizione importante per la memorizzazione delle conoscenze. Rispiegando una lezione o un concetto, >>

Cosa è maggiormente da evitare ad un adolescente è il dialogo familiare focalizzato solo sul suo rendimento scolastico


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GIOVANE <<

Una seconda chance L’adolescenza è generalmente un periodo di crisi e può spingere, influendo su altri fattori, alcuni giovani ad essere in conflitto con il sistema scolastico. Secondo un articolo apparso sul Wort nell’aprile scorso, il tasso di abbandoni scolastici registrato dall’Eurostat nel 2012 equivale mediamente al 12,8% in Europa e raggiunge l’8,2% a Lussemburgo. L’istruzione pubblica lussemburghese conta un’Ecole de la deuxième chance (detta anche E2C), con sede a Hollerich, che accoglie giovani in difficoltà scolastica in età compresa fra i 16 ed i 24 anni. Si tratta di ragazzi e ragazze che hanno abbandonato la scuola senza aver ottenuto alcun titolo di studi oppure che hanno i requisiti per accedere alla formazione professionale, ma non trovano un posto per fare il tirocinio. L’educazione presso l’E2C si fa in presenza di tutori, che garantiscono un sostegno adeguato e un dialogo con i genitori. L’E2C ha lo scopo di ridare agli allievi fiducia in sé stessi e dimostrar loro che, malgrado i trascorsi insuccessi, possiedono notevoli capacità grazie alle quali potranno conseguire i loro percorsi di studi. Per accedere all’E2C ciascun giovane candidato deve sottoporsi ad un colloquio, ad una firma di un contratto con la scuola e definire un progetto personale e professionale. Le iscrizioni per l’anno scolastico 2013/2014 sono aperte fino al 20 settembre. Informazioni: École de la deuxième chance 15, rue de l’Aciérie L-1112 Luxembourg Tel. 26 65 03 50-1 oppure 26 65 03 50-23 info@e2c.lu secretariat@e2c.lu

si stimola la memoria, che proprio nelle situazioni di stress sotto esami non ci abbandonerà. Come possono i genitori trovare il giusto equilibrio fra essere esigenti e essere tolleranti? Devono sapere che è sempre il bambino/ragazzo che decide di imparare e l’imparare deve piacere. Noi riceviamo un numero sempre maggiore di bambini che hanno perso il gusto e la curiosità di apprendere, sia perché troppo sollecitati dai genitori (quindi hanno avuto difficoltà a gestire il fallimento scolastico), sia perché troppo autonomi, tanto da non chiedere più consiglio ai membri della famiglia. Un bambino ha bisogno di essere ascoltato e incoraggiato, di sapere che i genitori si interessano a ciò che fa e che accetteranno eventualmente anche i suoi insuccessi. Deve aver fiducia in sé stesso, sapendo che in caso di bisogno i genitori cercheranno le migliori soluzioni per affrontare il problema. Contare su un intermediario esterno permette molto spesso di sbrogliare situazioni di tensione tra genitori e figli per quel che riguarda gli studi. La figura del coach pedagogico è molto richiesta e consigliata a tutte le età, approvata dal sistema scolastico lussemburghese e da quello belga. La pubertà e le relazioni con gli altri destabilizzano l’adolescente, che di conseguenza è scoraggiato ad imparare e a memorizzare. Come lo si può aiutare a sormontare gli ostacoli? L’adolescenza è accompagnata da voglia di autonomia, da distacco dalla famiglia e alcune volte anche dalla scuola. Bisogna trovare sia per l’adolescente che per i genitori una buona intesa, in maniera che la pressione scolastica e i pareri discordanti sul metodo di studio non creino tensioni familiari quotidiane. È da evitare con un adolescente il dialogo familiare focalizzato solo sul suo rendimento scolastico. I nostri professori che impartiscono corsi di sostegno hanno per lo più studenti fra i 13 e i 16 anni, di sesso maschile, che vedono nella figura del professore un punto di riferimento. Capace di aiutarli a sviluppare non solo le competenze, ma anche la fiducia in loro stessi. PP settembre 2013

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/ assenza di /

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GRAVITÀ

TESTO / Amelia Conte e Rossana Gatti

DALLA DIETA ALLA SEDUTA DI AUTO-AIUTO.

LA RIPRESA È DURA.

MA CE LA POSSIAMO FARE! Prendete carta e penna e fate un elenco delle cose che non vanno a genio, che causano stress e tensioni; e affrontatele una alla volta. Con calma, senza lasciare che prendano il sopravvento sulla propria vita. E se proprio vedete che non ce la fate, date un’occhiata allo schermo del vostro computer dove avrete scaricato la foto fatta in spiaggia: chiudete gli occhi, lasciatevi cullare dai ricordi, quindi cliccate su un sito di viaggi e prenotate (se vi è possibile) la prossima vacanza.

Le vacanze sono ormai solo un ricordo. Se anche voi, dopo aver svuotato la cassetta della posta, smaltito i bucati e recuperato il controllo dei social network, siete stati presi da un senso di sconforto, non vi preoccupate. È solo la cosiddetta “sindrome post vacanze”: malinconia, stress, fiacca, qualche chilo di troppo e forse anche un amore finito. Qualche rimedio? Eccolo qui. Sperando che funzioni!

Un buon obiettivo: rientrare nei vestiti e non temere la”prova-bilancia”. Con un regime alimentare ricco di fibre e vitamine. Prevedere almeno 4 settimane senza alcool e dolci e limitare al massimo i carboidrati. Concedersi qualche peccato di gola solo a partire dall’autunno. Inventarsi un progetto per il tempo libero. Dal volontariato ai corsi di ballo, passando per la palestra o la gita fuori porta. Ricreando, così, dei frammenti di vacanza rubati alla ritrovata quotidianità.

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Occuparsi subito della propria pelle. Per reidratarla dopo l’intensa esposizione al sole con una buona crema nutritiva, ristrutturarla in superficie con uno scrub (anche casereccio, a base di miele e farina di mais) e tonificarla con oli profumati da applicare sul corpo dopo la doccia. E non dimenticate anche i capelli, che mare e sole hanno di certo strapazzato. Chiedete al vostro parrucchiere di fiducia il rimedio adatto a voi (Tonio Coiffure - vedi pag. 17 - propone un trattamento SPA unico in tutto il Granducato). Malinconia e disagio non accennano a passare? È il caso di prendere il coraggio a due mani e prenotarsi un paio di sedute ad hoc di psicoterapia. Parlare con un “addetto ai lavori” in un breve lasso di tempo e col desiderio di stare bene, permette di guadagnare consapevolezza e sciogliere eventuali inquietudini che il post-vacanza ha forse portato a galla. PP

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Cercate di ritagliarvi fin dalla ripresa momenti ricchi di soddisfazioni personali da coltivare durante i mesi a venire. Cercando di pianificarli già negli ultimi giorni sotto l’ombrellone. E riprendete subito i contatti sociali.

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/ arte /

«N

egli Anni ‘30 mio padre si trasferì inizialmente a Differdange dai colli appenninici che segnano il confine tra Marche ed Umbria (Serra Sant’Abbondio, PU, ndr). In Lussemburgo lavorò in miniera e conobbe mia madre, originaria di Vittorio Veneto (TV). Nel 1939 si sposarono e si stabilirono in Germania, dove mio padre trovò un lavoro, sempre da minatore». Poco dopo il conflitto la famiglia torna nel Granducato, assieme ai figli nati in Germania, alla ricerca dell’ennesima ripartenza. È nei quartieri italiani del Sud operaio che il piccolo Remo si avvicina alla fotografia, un po’ per gioco e un po’ per...furto: infatti, i primi scatti li fa con la macchina rubata al padre! Ormai adolescente, Raffaelli inizia a lavorare da idraulico e continua ad esprimere la propria creatività scattando ritratti alle ragazze «per fare un po’ lo spaccone - confessa ridendo - e conquistarle» assieme all’amico Philippe, il cui padre possiede un laboratorio di fotografia. Presto la passione diventa un mestiere: incomincia a coprire gli eventi sportivi per il Républicain Lorrain, il Tageblatt e persino per il Guerrin Sportivo. Calcio e ciclismo sono il cuore della sua nuova attività. Col tempo Remo sposta l’obiettivo oltre lo sport, sente di dover esprimere cose più profonde. Si tuffa perciò nel mondo dell’acciaio, che vede scomparire con paurosa velocità in quel di Esch-surAlzette, dove risiede da tempo. Urge fissare con la macchina le sue impressioni dei luoghi che stanno chiudendo, perciò Raffaelli ritrae siti ed operai. Sempre e solo in bianco e nero «perché - dice per me la fotografia è quella». Più tardi si appassiona anche ai reperti industriali, ai quali dedica molti anni del suo impegno. «La mia è una testimonianza sociale. Il capitalismo sfrenato ha distrutto tutto e ha spostato la storia di un intero paese all’estero - sostiene con amarezza Remo - senza considerazione per la comunità umana che si era creata nel bacino minerario». C’è molta umanità nell’obiettivo della macchina fotografica di Remo Raffaelli. Probabilmente la stessa che egli coglie negli occhi degli anziani ex operai dell’ARBED che lo osservano

REMO Raffaelli Critica sociale e testimonianza TESTO / Remo Ceccarelli

SCATTI DENSI DI STORIA, RIGOROSAMENTE IN BIANCO E NERO. LUCI SOFFUSE E REPERTI DI ACCIAIERIE. CIMINIERE, ALTIFORNI, CONVERTITORI. ATTRAVERSO LE SUE FOTO Raffaelli

RACCONTA UNA FASE IMPORTANTE PER LA STORIA DEL LUSSEMBURGO, QUELLA A CAVALLO TRA LO SVILUPPO SIDERURGICO E LA DISMISSIONE DELL’INDUSTRIA. DI CUI È NECESSARIO NON PERDERE LA MEMORIA. E CHE SI INTRECCIA, OGGI, CON ALTRE STORIE DI ALTRI PAESI mentre fissa, forse per l’ultima volta, il capannone dove hanno lavorato per anni, ormai all’abbandono. Il rispetto per quella gente e quei luoghi filtra attraverso ogni scatto. Con Remo la testimonianza diventa arte. Chi vuole, potrà scoprirlo visitando l’esposizione allestita nel tendone della Festa Democratica Europea il 28 e 29 settembre 2013 al parco Galgenberg di Esch-sur-Alzette. Grazie al contributo rigorosamente volontario di fotografi, oltre a Raffaelli ci saranno il tarantino Luciano Manna e i francesi del

Collectif RF36. In questa mostra si intende rendere omaggio alla dignità professionale dei lavoratori del ferro ed alla solidarietà umana che da sempre li contraddistingue. L’iniziativa vuole sottolineare il destino comune che lega la realtà industriale e/o postindustriale ben oltre le frontiere, attraverso le testimonianze di tre periodi storici distinti provenienti da tre zone europee diverse tra loro: il Lussemburgo (ARBED - Esch), la Lorena francese (ARCELOR MITTAL - Florange) e l’Italia (ILVA - Taranto). PP

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SETTEMBRE Appuntamento con la musica lirica a Lussemburgo tra la fine dell'estate e l' inizio dell'autunno. Grazie all'associazione NEI STËMMEN asbl (celebre da anni a Lussemburgo per laboratori e concerti a tema), che ha in programma per la rentrée la quinta edizione dedicata ai nuovi talenti. Numerosi gli appuntamenti per gli appassionati dell'opera. Trovate tutte le informazioni dettagliate sul sito. La nostra trasmissione radio di sabato 14 settembre 2013 sarà interamente dedicata a questo progetto. Ad illustrarcelo sarà l'ospite in studio, Maria Luisa Mauro Partridge, mezzosoprano, insegnante al Conservatorio di Milano e direttrice artistica della asbl. www.neistemmen.com

sic.com www.marcosantinimu L’Associazione Marchigiani Lussemburgo in collaborazione con L’Association Italo-Luxembourgeoise de Bettembourg-Dudelange organizza un concerto di pianoforte (Lucia Santini) e violino (Marco Santini) che renderà omaggio alla musica italiana, compresa la classica e le colonne sonore di celebri film. Appuntamento sabato 4 ottobre 2013 alle ore 19.30 presso la Salle du Château. Ingresso libero www.philarmonie.lu

Angelo Branduardi sarà in concerto alla Philarmonie (Lussemburgo) giovedì 19 settembre 2013 alle ore 20. Biglietti: tel. (+352) 26 32 26 32

All’interno della Festa Europea dell’Unità, che si svolgerà nei giorni 28 e 29 settembre 2013 al Parc du Gaalgebierg di Esch/Alzette, PassaParola Magazine, con la Libreria Italiana e il Circolo PD Lussemburgo, presentano il libro del giornalista Tonio Attino Generazione Ilva (Besa Editrice). Appuntamento sabato 28 settembre (orario da definire). Tonio Attino è stato intervistato da Paola Cairo sul n. di Luglio-Agosto di PassaParola Magazine. Per rileggere l’intervista: www.passaparola.info/2013/08/08/ generazione-ilva-attino-luxembourg/ settembre 2013

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Nicola Valletta è uno di quei tanti italiani con una bella e commovente storia di emigrazione. Fatta di fatica, sogni, sacrifici, speranze, riscatto. Il Valletta, classe ‘34, barese, lascia l’Italia alla fine degli Anni Cinquanta per lavorare prima in Francia, poi in Germania e infine in Lussemburgo. Dove vive ancora adesso con la sua famiglia. Ha sempre fatto il muratore ed ha sempre coltivato una grande passione: il modellismo. Dall’età di 23 anni Nicola realizza meravigliosi modelli in scala di imbarcazioni d’epoca. Autodidatta, crea lui stesso il disegno e usa anche materiali d’epoca. Le sue mani sapienti ne hanno costruite decine e decine, che spiccano per dovizia di particolari e autenticità. E che decorano la sua casa di Ettelbruck, dove è possibile ammirarle ed acquistarle. Chi volesse farlo può chiamare in anticipo il (+352) 810090 e chiedere un appuntamento. Davvero da non perdere!

Dal mese di settembre saranno disponibili (durante alcuni venerdì) vari atelier presso il Centre Convict di Lussemburgo, situato al 5 av. Marie-Thérèse. Saranno dedicati al rinvigorimento fisico e mentale (ad esempio per far fronte a problemi di dipendenza, depressione o legati a traumi) oppure alla creatività (come creazione di gioielli o candele commestibili). Questi atelier saranno garantiti dall’intervento di specialisti in diverse materie (coaching, arte-terapia, programmazione neurolinguistica, ipnosi e psicoterapia). Per maggiori info: teresapi@hotmail.fr

Dal 9 al 19 ottobre 2013 a Nancy (Francia) il JAZZ PULSATIONS # 40

ns.com

www.nancyjazzpulsatio


/ agenda /

www.ladante.lu

“SEND ME A POSTCARD” Il Centre National de l’Audiovisuel (CNA) di Dudelange, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, ha invitato l’artista romana GEA CASOLARO a lavorare sul progetto delle cartoline postali. Chiunque voglia partecipare può spedire una cartolina, proveniente dal mondo intero (eccezione fatta che dal Lussemburgo) che deve ritrarre: un ponte rosso, un monumento ai lavoratori, una cappella, una volpe, un asino, la parola “Svizzera”, una roccia, un cavallo, un’aquila, un corso d’acqua, una finestra, un obelisco, tre donne. Inviate la cartolina postale (con vostro nome e cognome) fino al 31.01.2014 a: Gea Casolaro c/o Centre national de l’audiovisuel (CNA) 1 B rue du Centenaire L-3475 Dudelange Tutte le cartoline postali saranno incluse nella mostra che si terrà dal 26 settembre 2013 al 2 settembre 2014 presso lo spazio DISPLAY01 del CNA. www.cna.public.lu

SETTEMBRE

Società Dante Alighieri Comitato Lussemburgo

La Società Dante Alighieri Lussemburgo ha riaperto le iscrizioni per i corsi di italiano per l’anno 2013-2014. Oltre ai corsi di ITALIANO A 1.1, A 1.2, A 2.1, B 2 e conversazione, segnaliamo ITALIANO A COLAZIONE per principianti (da giovedì 26/09/2013 ore 9.30-11.00), ITALIANO A COLAZIONE intermedio (da giovedì 26/09/2013 ore 9.30-11.00), ITALIANO A PRANZO A1.1 (da mercoledì 25/09/2013 ore 12.00-13.30) e ITALIANO IN CUCINA (da giovedì 26/09/2013 ore 19.0021.00). Sono attivi anche i corsi di ITALIANO PER GERMANOFONI E TEDESCO PER ITALOFONI. E ancora: corsi di ITALIANO PER BAMBINI in collaborazione con l’IICL e Italobimbi; corsi di ARTE PER BAMBINI, conferenze e seminari. Inoltre, da novembre è previsto un corso di DIZIONE per adulti ed è in programma anche un atelier di ARTE FLOREALE. Per tenervi aggiornati visitate la pagina FB: Società Dante Alighieri Luxembourg. Per contatti: corsi@ladante.lu

LOVLI, il talent store «L’avventura è cominciata un anno fa» racconta il co-fondatore Tiziano Pazzini. Lui e Alberto Galimberti s’incontrano nel 2005 alla Bocconi e anni dopo decidono di realizzare quest’impresa riunendo le loro esperienze accumulate nel corso di precedenti impieghi all’estero (l’uno a Lussemburgo, l’altro a New York). «Avendo scelto di scommettere sull’Italia, si può dire che siamo dei “cervelli” che tornano». Il sito www.lovli.it, lanciato nell’ottobre 2012, è visitato da circa 2 milioni di persone al giorno. È la prima Community italiana dedicata al design, che racconta le storie di designer o aziende di design esclusivamente italiane. Per ogni storia: una selezione di prodotti a prezzi scontati, in quantità limitate e per un periodo definito (7-14 giorni). Alberto e Tiziano sono fiancheggiati da una decina di collaboratori. Da maggio è stata lanciata la versione internazionale di Lovli. I riscontri sono più che positivi in paesi come Stati Uniti, UK e Paesi Arabi dove si sta scatenando una “Lovli-mania per il design Italiano”. (Elisabetta Fatichenti)

www.lovli.it

Programmazione 14 settembre Concorso lirico

Nei Stëmmen Luxembourg Ospite: Luisa Mauro Partridge Ospite telefonico: Mario Salis In studio: Paola Cairo e Maria Grazia Galati Regia: Paolo Travelli

L’italiano in cucina Ospite: Daniela Maniscalco In studio: Maria Grazia Galati Regia: Paolo Travelli

21 settembre

Generazione ILVA Ospite: Antonia Battaglia e Tonio Attino Ospite telefonico: Fabio Matacchiera In studio: Paola Cairo Regia: Paolo Travelli

28 settembre

Evento Ass. Marchigiani Ospite: Lucia e Marco Santini In studio: Paola Cairo e Amelia Conte Regia: Paolo Travelli 05 ottobre

In alcuni casi la programmazione potrebbe subire dei cambiamenti

Tante altre notizie disponibili ogni giorno sul nostro sito alla voce AGENDA ed ogni sabato mattina in diretta a VoicesbyPassaParola (Radio Ara - 103.3/105.2)

www.passaparola.info settembre 2013

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LE PAROLE GIUSTE DAL MEDICO

ALLA FARMACIA, AL PRONTO SOCCORSO

VOCABOLARIO E Stëppchen / Una supposta Eng Sprëtz/Piqûre / Una iniezione Eng Pëll / Una pastiglia, una pillola D’Pëll / La pillola anticoncezionale E Medikament anhuelen / Prendere una medicina Virum Iessen / Prima del pasto Nom Iessen / Dopo il pasto Beim Iessen / Mangiando Erniichter / A digiuno De Bluttdrock moossen / Misurare la pressione De Stethoskop / Lo stetoscopio De Bols huelen / Testare il polso D’Krankekeess / La mutua D’Sonnecrème / La crema solare E Medikament géint Péng / Un analgesico, un calmante En Antibiotique / Un antibiotico En Anti-inflammatoire / Un antinfiammatorio Eng Entzündung / Un’infiammazione En Antiseptique / Un antisettico, il disinfettante Eng Kompress / La garza, la compressa Virum Gebrauch rëselen / Agitare prima dell’uso Applizéieren / Applicare Mueres/owes anhuelen / Prendere la mattina/la sera Den Thermometer / Il termometro PP

u .sxc.h www

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Testo / Jos Boggiani

ijes / anbe © iw

An der Apdikt In farmacia Kënnt der mer de Bluttdrock moossen? Mi vuole misurare la pressione? Ech hunn héije Bluttdrock. Ho la pressione alta. Ech hunn nidderege Bluttdrock. Ho la pressione bassa. Ech moosse mer d’Féiwer. Mi provo la febbre. Hutt Dir eppes géint de Féiwer? Ha qualcosa contro la febbre? Hei ass meng Ordonnance vum Dokter. Ecco la ricetta medica. Hutt Dir e Medikament géint den Houscht? Ha qualcosa contro la tosse? Kann ech e Sirop géint den Houscht kréien ? Posso avere dello sciroppo contro la tosse? Ech bräicht eng Aspirin géint de Kappwéi. Avrei bisogno di un’aspirina contro il mal di testa. Wéi eng Apdikt huet haut Déngscht? Qual è la farmacia di guardia oggi? Ech sinn allergesch géint… Sono allergico a… Gitt mer wann ech gelift eng Plooschter. Mi dia un cerotto, per favore. Ech hunn eng Bloder um Fouss. Ho una vescica a un piede. Ech brauch Drëpse géint de Schnapp. Ho bisogno di gocce contro il raffreddore. Ech hunn de Schnapp. Ho preso il raffreddore. Ech hunn eng Gripp. Ho l'influenza. Hutt Dir eng Crème géint de Sonnebrand? Ha una pomata contro le scottature? Ech wéilt eng gutt Sonnecrème. Vorrei una buona crema solare.


Piccolo Schermo, Grande Rivista!

Maria Grazia Galati è o s p i t e fi s s a d e l t a l k s h o w “ B i e nve n u e C h e z Vo u s ” condotto da

Jean Luc Bertrand

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V i s i b i l e s u l c a n a l e 5 0 0 d i P & T, s u T N T e s u I n t e r n e t : w w w . a i r - t v . t v / p e r i P h o n e e i P a d l ’ a p p l i c a z i o n e è g r a t i s

Da settembre 2012


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