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Editoriale NEXT LIFE Spa info@next-life.it - www.next-life.it PRESIDENTE Paolo Fimiani DIRETTORE GENERALE Loredana Bruscia DIRETTORE FINANZIARIO Carlo Pinna ________________________________ N.L.D srl DIRETTORE RESPONSABILE Riccardo Palmieri SEGRETERIA DI REDAZIONE Angela Girardelli ART DIRECTION IMPAGINAZIONE E GRAFICA Fabio Passi Valentina Guidetti IN REDAZIONE Ilaria Mollo - Maria Nicoletta Tulli HANNO COLLABORATO Anthony Nostro (grafica) Giacomo Andreazzi - Ambra Blasi Giovanni Gumberghi - Luigi Bonelli Vincenzo Prizzi - Roberto Borsa Enzo Giannelli - Luca Salvini Fedele Nonci - Laura Rosa Letizia Terra - Carmelo Schininà Luciano Tirinnanzi - Virginia Di Marno FOTOGRAFIE Buena Vista - 20th Century Fox Warner Bros Italia - Ufficio Stampa Rai FOTO DI COPERTINA Olycom ________________________________ STAMPA E FOTOLITO A.G.F. - Arti Grafiche Ferrari
Né web né famiglia, anzi, tutt’e due adonna come la Grande Madre di tutti gli umani, e anche di tutti gli alieni, visto il modo in cui il mondo bempensante la considera. Antitesi di Medea, non cannibalizza i suoi figli ma cerca di procreare in tutti i modi e i mondi possibili. Anche se le viene vietato. Come il concerto in Russia (alla cantante) per timore di blasfemia. Insomma, ce n’è ancora molto da dire su un personaggio che non sembra aver esaurito l’energia. Proiettata avanti alle soglie dei 51 anni. E questo solo per darvi il benvenuto a bordo di un nuovo numero, il quarto, di questo magazine che, oltre a Madonna, cerca di intercettare tutti quei fenomeni, comportamenti, tendenze, contrasti che la nostra nuova era tecnologica presenta. Next Family lancia subito una sfida doppia, come doppia è la sua identità. Web e famiglia, ovvero il futuro e il presente in un unico impasto di idee, binari che convergono nel nostro vivere quotidiano e hanno finito col cambiarci l’esistenza. Forse anche un po’, parecchio, i desideri e i bisogni. Ogni nuova rivista mensile è una nuova vita che si proietta. Non chiede solo asilo o ascolto, cioè lettori. Innesca opinioni. Come sembra stia riuscendo a fare in questi mesi. Provoca o tenta di provocare idee, l’elemento più bello e più fragile di sempre. Senza timore di confrontarsi, la “famiglia moderna” è sempre più digitale, allargata e laica. In queste pagine cerca il dialogo, non lo scontro, sapendo che di questi tempi è lo strumento più difficile da usare. Lo fa attraverso viaggi in mondi paralleli e web 2.0, ipotesi di distensione tra religioni e ragioni, relazioni reali e virtuali, esplorazioni ipertecnologiche e sconfinamenti umani, troppo umani, a volte, per essere veri. Una sfida sempre doppia, come l’identità e la duplice linea editoriale: dalla rubrica più pazza a quella di servizio. Fino al colpo di coda finale.
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DISTRIBUZIONE e ABBONAMENTI abbonamenti@nextleveldistribuzione.it PUBBLICITÀ adv@nextfamily.it ________________________________ INTERNATIONAL PUBLISHING ACTIVIRTUAL Corporation 500, Main Street North Little Rock - AR 72114 United State of America DIRECTOR Matthew Charles Stokes MARKETING MANAGER Peter Grevs PRODUCT MANAGER Sally Abbruscato
Reg. Tribunale di Roma Tutti i diritti di proprietà artistica e letteraria della rivista sono legalmente riservati. Ad eccezione di casi espressamente autorizzati dalla redazione, l’utilizzo da parte di terzi di materiale letterario o artistico contenuto nella rivista è severamente vietato e legalmente perseguibile. La redazione non assume responsabilità per prezzi, indirizzi e numeri telefonici pubblicati all’interno della rivista.
Riccardo Palmieri
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web e FAMIGLIA,
futuro e PRESENTE
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14 FUTURAMA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 Vip e Tecnologie di Luigi Bonelli Interviste di Maria Nicoletta Tulli MONDI PARALLELI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 Second Life di Ilaria Mollo ALTRE FAMIGLIE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Ewan McGregor di Agata Cristofori
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ZOOM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 Victor Alfieri di Maria Nicoletta Tulli RELIGIONE SRAGIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 Vita ti amo da morire di Fedele Nonci TALENT SHOUT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 XFactor VS Amici di Carmelo SchininĂ CONTRASTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 Un abrazo tanguero di Maria Nicoletta Tulli CONSUMATORI CONSUMATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 Chi difende il cittadino? di Luciano Tirinnanzi APPUNTAMENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 Tutti a Disneyland Paris COVER STORY . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56 Mater Scandalorum di Riccardo Palmieri SPECIALE MODA ESTATE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 La bella Estate di Riccardo Palmieri CRAZY NEWS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75 Questo pazzo pazzo mondo
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SOTTOTIRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81 Ben Wishaw Giovanna Mezzogiorno Mogol Audrey Tautou
PILLOLE PER LA FAMIGLIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 Scuola Games Web Scienze Ricerca Psiche Salute Animali MENU . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 Scienze Web vedo Web ascolto Web leggo Gioco Moda Fenomeni Est(etica) ITINERARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 Magico quadrilatero EVENTI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 Da non perdere COLPO DI CODA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114 Un Paese in Balivo della TV di Enzo Giannelli
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Futurama Vip e Tecnologie
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NEXT O FAMILY?
QUESTO E’ IL PROBLEMA
di Luigi Bonelli
amiglia e Web. Due “argomenti” apparentemente distanti. Inconciliabili. Apparentemente. Ma quanto, l’era digitale, sta modificando i comportamenti non soltanto sociali e, ancor prima, domestici, familiari? E di quale famiglia stiamo parlando? Del cosiddetto nucleo tradizionale, non c’è dubbio, ma anche dei ceppi allargati, dei nuovi modelli di clan formati da coppie di madri, coppie di padri, tripli nonni, talvolta, e talaltra triple nonne. Perché no? Scherzi a parte, questa è la nuova realtà che avanza già da un decennio, anche in Italia, nonostante alcune frange politiche si ostinino a sminuire la suddetta realtà a irrisorie percentuali. Ma siamo o non siamo tutti uguali? Anche se la coppia moderna o la famiglia “allargata” fosse soltanto una sull’intera popolazione, non avrebbe forse il diritto a vivere in pace, serenità e soprattutto tutela la propria particolarità sociale? Il web è rischio esplosivo ma anche rischio retrogrado. Dipende sempre da come viene usato. Tuttavia, quale enorme mezzo di assoluta democrazia, ci ha fatto compiere un balzo evolutivo da cui non si può più tornare indietro. Sono cambiati radicalmente i codici di comunicazione così come pure i codici di comportamento: degenerati o aberranti secondo i tradizionalisti, territori aperti tutti da esplorare secondo chi ha recepito o anche solo intuito le potenzialità di questo strumento costantemente “next”. Prossimo, futuro, nuovo, innovativo. E la community che si crea nei social network non è, spesso, che lo specchio di quella già nata nella vita reale, non in tempo reale, il real time di Internet, ma gradualmente, producendo quello scambio e quella condivisione che si sono registrati poi quali comportamenti esclusivamente digitali. Sempre secondo i tradizionalisti o i timorosi di… Internet, la Grande Rete avrebbe isolamento e stazionamento alienante di fronte al pc casalingo o dell’ufficio, ma noi siamo qui proprio per questo. Per analizzare, magari sdrammatizzandolo, il nuovo mondo che stiamo già vivendo. E qualcuno ancora non se ne è accorto o fa finta di niente. La famiglia e il Web sono dunque, ribadiamo, i canali principali di questo nuovo mensile, pensato per la famiglia moderna ma anche per quella tradizionale che non abbia chiuso i battenti all’innovazione sana, quella forma di recupero di valori che non hanno bisogno di sante inquisizioni o arrocchi ideologici per essere esplicitate. La missione di Next Family è quella di far convergere questi due temi apparentemente molto distanti fra loro: una famiglia curiosa che non teme il futuro e si confronta con le novità che modificano il nostro modo di vivere. È in quest’ottica che abbiamo voluto aprire il nostro quarto numero del magazine con una inchiesta sul rapporto tra vip, tecnologia e idea laica o, quantomeno, altra, di famiglia. Abbiamo posto le stesse domande a una serie di personaggi noti del mondo dello spettacolo. Prossimamente ci rivolgeremo anche in altri ambiti.
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LE NOSTRE DOMANDE di Maria Nicoletta Tulli
Alessandro Cecchi Paone
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Veronica Pivetti
Daniele Liotti
Viviamo in una realtà sempre troppo vittima del pregiudizio. Omosessualità, famiglie allargate, tutela dei diritti che dovrebbero essere innanzitutto laici sono concetti che fanno paura a molti. Qual è la causa di questi preconcetti: mancanza o vizio di informazione, mentalità troppo tradizionalista o semplice, cieco pregiudizio?
In quale contesto familiare è cresciuto?
Pensa che le nuove tecnologie, prima tra tutte Internet, abbiano modificato e migliorato la comprensione della nuova realtà?
Quanto ha fatto la politica italiana fino ad oggi?
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Abbiamo girato otto domande chiave sulla missione di copertina del nostro quarto numero ad alcuni sceltissimi vip. Vi giriamo le loro risposte piuttosto…
Donatella Finocchiaro
Tania Zamparo
Roberto Calabrò
Simone Corrente
APERTE
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La moltiplicazione dei media e il conseguente eccesso di informazione rischia di creare confusione?
Qual è il suo rapporto con la tecnologia?
Quanto potere hanno i social network, in tema di laicità-religione, di orientare e influenzare gli utenti?
È credente?
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ALESSANDRO CECCHI PAONE Anche lui, come Fiorello e molti altri, ora è su SKY (Class Cnbc) con Una vita per la scienza. E, da giornalista, alla scienza ha sempre dedicato estrema attenzione, per non dire sana devozione.
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1. Il nostro Paese ha un’educazione legata al fascismo e alla Chiesa cattolica. I nuovi nuclei familiari non sono ancora accettati da tutti. L’Italia è spaccata in 2 mondi che convivono ma non si parlano: chi si rinnova e chi invece resta indietro. Sono due velocità diverse. E’ un problema, però, che andrà risolvendosi perché le nuove generazioni sono state educate con il cinema, la televisione, internet. Sono strumenti che portano continui cambiamenti rispetto alla vecchia società. I giovani d’oggi conoscono e vivono una pluralità di forme di amore. Per loro fa parte della normalità, com’è giusto che sia. 2. Sono cresciuto in una famiglia tradizionale composta da mamma, papà e due figli, ma pronta ad accettare anche nuclei diversi, persone che convivono senza essere sposate, separazioni e via dicendo. Una famiglia che accetta la possibilità di allargarsi. Tradizionale sì, ma con mentalità molto avanzata. 3. Sì, ne sono la manifestazione e l’accelerazione. E’ un’importante rivoluzione che ha creato nuovi processi. La società è in continuo movimento. C’è una liquidità in tutti campi, soprattutto a lavoro, dove ormai ogni cosa è gestibile solo con le nuove tecnologie. 4. Assolutamente niente. La politica è dominata da una casta di persone vecchie di età o di testa. Non conoscono ancora bene l’esistenza di questo nuovo mondo parallelo. 5. Crea condizioni migliori, come dicevo, soprattutto nel lavoro, a meno che la classe dirigente non prepari a questo nuovo modo di lavorare. In questo caso si creerebbe confusione. 6. La tecnologia l’ho adottata in pieno sia a livello privato che a livello professionale. Dedico molto tempo del mio lavoro a farla conoscere e apprezzare. 7. Non credo possano influenzare molto perché i giovani sono già molto aperti in quanto vivono la modernità, i “vecchi” non accedono ai recenti social network perché non sanno neanche cosa siano: vivono di nostalgia e non si adeguano ai cambiamenti. Come ho già detto: fanno finta di non cogliere i nuovi processi che hanno rivoluzionato la società in cui viviamo. 8. No, sono agnostico. Credo che in questo mondo la dimensione del divino non sia così importante da avere così tanta rilevanza pubblica e sociale.
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1. L’Italia è un paese ancora molto arretrato e legato ai pregiudizi, che per me sono una vera piaga per l’umanità. Il nucleo familiare è cambiato negli anni. Molti, invece, parlano ancora del capo-famiglia. Va bene, lo accetto. Ma chi è oggi il capo-famiglia? Qual è la nuova famiglia? Questo è il problema. La Chiesa e lo Stato non accettano le nuove realtà ed è davvero molto grave. Sembra di essere ancora nel Medioevo. L’omosessualità, per esempio, viene ancora criticata. È un tabù. Per me è semplicemente un modo di essere come quando si dice che una persona è bionda o castana. Gli omosessuali sono molti di più di quanto noi crediamo ma per problemi culturali si nascondono. Oggi timidamente si cerca di dare un po’ di dignità a queste nuove famiglie. Il cinema, per esempio, prova a fare qualche tentativo, ma alla fine la risposta è sempre la stessa, il terrore: appena si tocca l’argomento si infiammano gli animi! Ma come diceva Freud “la natura prima o poi troverà una fessura per uscire fuori”. 2. La mia famiglia è disinvolta e aperta ai cambiamenti. Io sono separata e oggi, a 44 anni, sono single, ma per i miei non è assolutamente un problema. 3. Sicuramente sì. Prima di tutto le hanno diffuse. Internet ci costringe a fare i conti con la comunicazione. Per un ragazzino, oltre ad essere un “giardino della cuccagna”, può essere un cattivo consigliere. Ma per un adulto, in grado di poter setacciare l’informazione, non può che essere una fonte positiva. 4. La politica italiana è disastrosa, soprattutto ora che viviamo in un momento particolarmente chiuso. Non è libera di scegliere perché condizionata dal nostro paese, molto cattolico. Alcune voci con mentalità più aperte strillano le nuove realtà, ma sono solo delle eccezioni. 5. Le confusioni possono crearsi tra i più giovani se non hanno i genitori che li seguono. La famiglia è il primo contatto di comunicazione. I nostri genitori hanno nei confronti dei figli una responsabilità illimitata. Sono loro che ci devono formare e dare gli strumenti giusti. Solo la famiglia ci rende liberi o schiavi, non internet. 6. A dire il vero mi sono avvicinata poco alla tecnologia. Sono a conoscenza delle novità (facebook e simili) ma sono realtà che non mi attirano. Preferisco andare al cinema, guardare la televisione, ascoltare la musica.. 7. Molto. Di internet oggi si dice la stessa cosa che era prima della televisione: è una finestra sul mondo. Come dicevo prima, è una grande fonte di informazioni, quindi ben venga. La conoscenza è una conquista: sempre meglio sapere che non sapere. L’importante è che si faccia continuamente una selezione di quello che leggiamo, altrimenti può essere pericoloso. 8. Sono credente, ma ora sto in crisi. Mi sento avvilita perché la Chiesa non comunica con i fedeli. Sembra che abbia rinunciato ad aprirsi.
VERONICA PIVETTI Ha appena finito di girare il cortometraggio Qui giace, di cui per la prima volta è anche regista.
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DANIELE LIOTTI L’abbiamo visto l’anno scorso nell’intenso L’inchiesta, sull’antica Roma dagli eterni conflitti tra fede e ragione, anche di Stato, diretto da Giulio Base. Daniele è da tempo testimonial dell'onlus Parent Project, associazione attiva nella lotta della distrofia muscolare di Duchenne e Becker. 20
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1. La causa di questi preconcetti è un po’ tutto questo. Rispetto a qualche anno fa, però, sono stati fatti molti passi in avanti. In classe di mio figlio, per esempio, la maggior parte dei bambini proviene da una famiglia con genitori separati che poi si ricreano nuovi legami. È questa la normalità per un bambino di oggi: avere un padre che ha una moglie che non è sua mamma. Prima c’era malessere in una coppia perché non si dicevano le cose come stavano. Adesso c’è una crescita in questo senso che porta ad allontanare i pregiudizi. Rispetto all’omosessualità l’Italia è un po’ indietro perché culturalmente ancorata alle radici, alle tradizioni, al passato. Per me questi preconcetti non esistono. A mio figlio faccio respirare libertà di pensiero e gli spiego le possibili realtà di amore che esistono, senza spaventarlo. 2. Vengo da una famiglia all’antica. Mio padre è calabrese e molto legato alle tradizioni. All’inizio è stato difficile ma poi, insieme a mia mamma, si sono emancipati anche perché siamo tre fratelli, più o meno coetanei, e a forza di richieste si sono dovuti adeguare: dall’orecchino, al tatuaggio, alla vacanza. 3. Sicuramente. Sono strumenti molto utili anche se bisogna stare attenti a non dimenticare le altre forme di comunicazione. Se le tecnologie vengono usate bene sono vantaggiose, altrimenti possono essere dannose. Il computer annulla il contatto umano, i rapporti reali. È importante conoscerlo e usarlo, ma con attenzione e senza eccedere troppo. 4. Potrebbe fare di più. Uno svecchiamento c’è, ma è molto lento e dubbioso. E poi..il Vaticano non rema molto a favore di questa emancipazione.. 5. Possono creare confusione. Ognuno ha i suoi tempi. Chi ha 50 anni digerisce le novità più lentamente di uno che ne ha 20. E’ un po’ come quando è entrato l’euro: ancora oggi molti ragionano in lire! 6. All’inizio ero restio, probabilmente per pigrizia mentale. Adesso le tecnologie fanno parte della mia vita, ma le uso con moderazione. Quando prima tornavo a casa dopo il lavoro guardavo un film, leggevo un libro. Con l’arrivo di internet per un periodo sono caduto anche io in tentazione: è troppo accattivante! Con il tempo, però, mi sono reso conto che non bisogna esagerare. E comunque ho sempre preferito un’uscita con gli amici al computer. 7. La famiglia ha un ruolo importante in questo senso e deve seguire costantemente l’adolescente. Un bambino su internet può perdersi e acquisire credenze sbagliate: il controllo è fondamentale. 8. Non sono praticante, ma credo. È bello pensare che dentro di noi ci sia una spiritualità in cui credere. Ma questo l’ho capito con il passare degli anni. Non demonizzo chi non crede, purchè prima di pensare questo abbia fatto una riflessione. Con mio figlio faccio lo stesso: io gli fornisco delle nozioni ma poi le scelte che farà saranno dettate solo dalla sua testa.
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1. La nostra tradizione è cattolica. Siamo legati al Vaticano e questo potrebbe essere un impedimento a vivere in modo più aperto. Londra, per esempio, è una città molto affascinante dove non c’è giudizio. C’è la monarchia, il classismo, ma anche una grande varietà di persone, sinonimo di tolleranza. La realtà è cambiata e non mi spaventa: gli omosessuali o le famiglie allargate non mi scandalizzano affatto. Molti ancora sono spaventati perché i cambiamenti sono difficili e fanno sempre paura. Magari i rapporti d’amore fossero eterni! Non sempre è così e allora è giusto separarsi. Prima il matrimonio era un vincolo: anche se la coppia non era felice continuava a stare insieme per non fare troppo scandalo. Adesso, per fortuna, non è più così. 2. Vengo da una famiglia tradizionalista. In realtà mia mamma lo è diventata accanto a mio padre. Il primo figlio lo ha avuto a 30 anni, che a quei tempi poteva sembrare strano, un po’ all’avanguardia. In realtà è stata una mamma modello. Papà era sempre fuori e quindi è stata sempre lei a seguirci in tutto quello che noi figli abbiamo fatto. 3. Credo piuttosto che internet abbia diviso molte famiglie per tanti motivi. Il computer annienta: sai quando lo accendi ma non sai quando lo spegnerai. E’ una pericolosa calamita. Questo vuol dire anche che c’è molta solitudine e per non sentirsi soli si accede a internet per chattare con le persone o ricontattarle dopo tanti anni (facebook). Non c’è più il ritrovarsi davanti a un film o a una cena. 4. Pochissimo. È vergognoso che non siano passati i DICO. Questo significa mancanza di tolleranza. Il matrimonio è una scelta personale. Lo Stato dovrebbe tutelare tutte le forme diverse di famiglia perché sono delle realtà che esistono, e in quanto tali non possono essere screditate. 5. L’eccesso di informazione non è mai un eccesso. Internet ha enormi potenzialità: offrire nozioni diverse da tantissimi punti di vista. Dunque, non può che essere un fenomeno positivo. 6. A dire il vero..sono un po’ negata con le tecnologie! Anche se dai tempi della mia tesi sono migliorata tantissimo! 7. Non lo so, ma spero non influenzino troppo. Credo che la religiosità sia tramandata dalla famiglia in cui si vive e sia legata ad una spiritualità dentro di noi. Sono scelte che prescindono dalle tecnologie. 8. Spesso ho dei dubbi, ma in fondo sono credente.
DONATELLA FINOCCHIARO La bella protagonista che il grande pubblico ha scoperto al cinema ne Il regista di matrimoni di Bellocchio e confermatasi con Galantuomini di Edoardo Winspeare, prossimamente farà una puntata della nuova serie tv Crimini. NEXTFAMILY
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Roberto Calabrò
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SIMONE CORRENTE Lo vediamo in Distretto di polizia su Canale 5 ma…
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1. La causa di questi preconcetti deriva sicuramente dall’ignoranza e dalla superficialità da cui siamo circondati. L’informazione c’è, basta pensare all’enorme biblioteca virtuale che è internet. Il problema è che molte persone ancora non si affacciano a queste nuove realtà. Non possiamo ancorarci ai pensieri che avevano i nostri nonni. Dobbiamo stare sempre al passo con i tempi e accettare che la società è cambiata. 2. La mia famiglia è tradizionalissima! Siamo molto uniti. Purtroppo ho perso mio padre qualche anno fa. Tra i miei c’è stata una bellissima storia d’amore che per me sarà sempre un grande esempio. 3. Sicuramente le nuove tecnologie hanno modificato la comprensione delle nuove realtà..migliorato non so. L’informazione a volte può essere pericolosa. I miglioramenti ci sono se qualsiasi mezzo, televisione o internet che sia, viene usato con il cervello. Per questo specialmente i bambini devono sempre essere seguiti dalla famiglia perché da soli non sono in grado di valutare cosa sia buono e cosa no. 4. La politica italiana? Poco e niente. Ancora non è pronta a cambiare e ad accettare che la società si è trasformata. Siamo assolutamente indietro rispetto agli altri paesi europei. 5. Penso che l’eccesso di informazione, mi riferisco soprattutto ad internet, crei inevitabilmente confusione. E’ un mondo troppo vasto. Molti ancora hanno dei problemi con il computer, me per primo. I ragazzi di 20 anni sono cresciuti con una mentalità molto diversa da quelli della mia generazione. Loro navigano su internet da quando sono bambini. Il mio approccio con il computer è iniziato quando invece io ero già adulto. Non c’è stato un grande supporto da parte della società. Per capirci qualcosa di più bisogna fare dei corsi privati. 6. Ho un bellissimo portatile e quando viene la gente a cena a casa mia ci metto sopra i bicchieri per portarli a tavola..!Questo è il rapporto che ho con le tecnologie. Il mio problema, da quando ero piccolo, è che non ho mai avuto troppa pazienza. Ogni volta provo ad accendere il computer, ma se c’è un problema vado nel pallone, lo spengo e me ne vado! 7. Hanno molto potere soprattutto sugli adolescenti. Secondo me i nuovi social network allontanano dalla religione. E’ sicuramente più facile accendere internet e trovare materiale pornografico che Padre Pio che prega! 8. Sono stato a scuola dalle suore. Ma questo non significa molto. Poco fa sono stato in un ospedale e ho visto delle scene veramente drammatiche. E’ proprio in questi momenti che mi chiedo se veramente c’è qualcuno che ci aiuta dall’alto. Ed è sempre in questi momenti che divento molto dubbioso. Io mi rivolgo al cielo soprattutto quando sto male e ho bisogno di qualcosa..non penso che questo significhi essere credente..
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1. Tutte e tre. I pregiudizi nascono quando c’è ignoranza, nel senso di non conoscenza di queste realtà. Se le persone non hanno esperienze personali a riguardo, percepiscono una distanza che li fa totalmente distaccare. Quando ci toccano in modo diretto i preconcetti si abbattono. Fino a qualche tempo fa queste realtà erano meno evidenti. Oggi sono più alla luce del giorno. Io non avverto tutte le discriminazioni, di cui comunemente si parla, contro gli omosessuali. Nel mondo della moda, per esempio, molti stilisti sono gay. C’è un giro esclusivo per cui gli etero non sono neanche presi in considerazione. Dichiarare di essere omosessuale spesso crea più vantaggi che svantaggi. Indubbiamente sono derisi, soprattutto quando si è più giovani. Ma i ragazzini lo fanno con tutti, anche con chi è bruttino, cicciotello. A quell’età sono spietati. La vera discriminazione dell’omosessuale è all’interno della propria famiglia se i genitori non accettano il loro gusto sessuale. Questo è davvero un problema serio. 2. La mia famiglia nonostante sia tradizionalista è stata sempre aperta ad accettare nuove realtà. Mia nonna, nonostante sia cresciuta in campagna, quindi una donna molto semplice, mi diceva sempre ‘prima di sposarti, prova a convivere e poi ricordati sempre che se il matrimonio non funziona puoi sempre divorziare!’. Incredibile, no? Anche i miei non hanno mai avuto pregiudizi. A 18 anni ho avuto uno sbandamento per un ragazzo americano di colore e la loro paura era solo che potessi trasferirmi lì da lui. 3. Sicuramente internet ci avvicina a delle realtà nuove mettendoci continuamente in contatto con culture diverse. Non riesco a dire, però, quanto possa aiutare a migliorare la comprensione di queste perché non trovo una correlazione tra le due dimensioni. 4. Non saprei. Sicuramente molte campagne politiche hanno approfittato di alcune situazioni solamente per prendere voti… 5. Bisogna solamente fare attenzione a scegliere le informazioni. Non tutto il materiale che si trova su internet è verità. Una volta ho letto su Wikipedia delle notizie che mi riguardavano, ma erano totalmente sballate! 6. Sono internet dipendente. Essendo diventato parte della mia vita, oggi come oggi non sarei capace di starne senza. A lavoro conosco tantissimi siti aggiornati e fidati da dove prendo sempre le informazioni. Tra l’altro, in 5 minuti. Utilizzo internet anche da casa per prenotare viaggi, comprare scarpe e vestiti, guardare le previsioni del tempo. Ormai non vado neanche più in banca: con l’home banking risparmio tempo e soprattutto traffico! 7. Non ho idea. In tema di religione non mi è mai capitato di trovare dicussioni su forum a riguardo. Sicuramente la Chiesa deve aggiornarsi, altrimenti rischia di estraniarsi dalla realtà moderna. 8. Sì, sono credente e vado spesso a messa.
TANIA ZAMPARO Ex Miss Italia, da settembre conduce Sky sport 24.
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Mondi paralleli
Il fenomeno Second Life a sei anni dalla nascita. La curiosità iniziale, la scoperta di un’altra vita, i limiti e le potenzialità
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Let’s Walk
INTO THE FUTURE di Ilaria Mollo
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Q
Questo “mondo” è un luogo in cui si fanno esperienze ma, cosa ancor più importante, è un luogo che siete voi stessi a creare. “Voi che ogni giorno mettete in Second Life milioni di oggetti sotto forma di autovetture, di abiti, di castelli o di ogni altra cosa possiate immaginare. Voi che ogni mese spendete lì dentro quasi 5 milioni di dollari: denaro che sborsate acquistando non cose create da Linden Lab, ma oggetti che altri utenti hanno creato e aggiunto al mondo. Questa per me è la bellezza di Second Life: tutto ciò che abbiamo fatto è stato creare una piattaforma, un mondo quasi vuoto, nel quale, per nostra fortuna, voi siete arrivati e avete infuso la vita. Se Second Life è un mondo a tutti gli effetti, lo è perché voi lo avete reso tale”. Così Philip Rosedale, amministratore delegato e fondatore di Linden Lab, la società che gestisce Second Life. Second Life è un'enorme comunità di persone provenienti da ogni parte del mondo, che vivono parte del loro tempo immedesimati nel proprio avatar in uno scenario da videogioco che esiste solo in Internet. SL non è un semplice gioco online, è una vera e propria seconda vita in Rete, è proprio il caso di dire una vita parallela a quella reale. Crea il tuo alter ego virtuale ed inizia a vivere in questo mondo che ti permette di circolare liberamente, esplorare, interagire. Dopo essersi creato un avatar e con un po’ di Linden Dollar (la moneta di scambio che viene usata nell’economia del mondo virtuale di SL, ndr) si può fare veramente di tutto. Puoi trovarti un lavoro per vivere, oppure studiare, uscire in città con gli amici, fare shopping, frequentare locali e molto altro ancora. All’interno di questo spazio tridimensionale puoi diventare chiunque tu immagini. Non appena si entra, infatti, i residenti possono creare il proprio avatar (parola originaria della tradizione induista, in cui ha il significato di incarnazione, di assunzione di un corpo fisico da parte di un Dio. Avatar: "Colui che discende").
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Un fenomeno IMPROVVISO, a cui
NON ERAVAMO PREPARATI
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In Internet l’avatar è una persona reale che sceglie di mostrarsi agli altri ma lo fa attraverso una rappresentazione virtuale che può raffigurare un personaggio di fantasia o della realtà. Oltre 450 mila sono gli utenti di tutto il mondo che vi partecipano e sempre nuovi se ne registrano ogni giorno: 17 milioni di residenti, 600 mila dei quali possono essere classificati come utenti attivi (che visitano cioè il sito almeno una volta alla settimana), con picchi di 86 mila utenti connessi contemporaneamente. Si segnala anche un incremento del volume di affari. Le transazioni economiche fra utenti su Second Life, dove viene utilizzato il Linden Dollar, sono cresciute, dice Linden Lab, (ndr la società che gestisce SL), del 30% dal settembre 2008 a oggi. I terreni acquistati registrano un incremento dell' 82% rispetto al 2007. È di 360 milioni di dollari il valore dei beni virtuali scambiati nel corso del 2008; con 18 mila operatori commerciali attivi (fonte: Corriere Economia, Aprile 2009). A parte i grandi numeri è pur vero che dopo l’entusiasmo mediatico dell’ultimo anno, nei confronti di Second Life l’attenzione è calata. Perché? Forse SL non rappresenta il prototipo per il web 3.0, ma di sicuro rappresenta un’evoluzione della cultura contemporanea e manifesta la voglia se non addirittura la necessità di ognuno di crearsi una vita parallela a quella reale. Il suo successo ci fa capire che l’idea di “plasmare” una nuova vita, un’identità virtuale, lontana da quella reale che viviamo ogni giorno, è comunque qualcosa di stimolante per l’uomo e per la sua creatività. Si è attratti dalla possibilità di poter sperimentare, seppur virtualmente, nuovi modi di essere. La nascita di SL è stata una “evoluzione” perché ha sicuramente portato un cambiamento ma allo stesso tempo una “rivoluzione” perché si è trattato pur sempre di un mutamento improvviso a cui non eravamo preparati. Nonostante si sia imposto come un grande videogioco di ultimissima generazione ha tuttavia sottovalutato alcuni aspetti importanti per cui non avrebbe avuto e temuto “competitori”. Una scoperta dalle mille potenzialità, alcune delle quali rimaste però solo sulla carta. Uno tra tutti è sicuramente il client di navigazione, che è sempre stato troppo pesante, rendendo possibile l’accesso solo a chi dispone di un computer abba-
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stanza potente e una connessione piuttosto veloce. Anche l’interfaccia è risultata complicata e dispersiva e i contenuti poco accessibili (la lingua inglese, specie in Italia ancora sembra un problema). Second Life resta comunque uno spazio di sperimentazione tecnologica, sociale e culturale di grande interesse, promotore di una serie di altri mondi virtuali che verranno a seguire e che saranno sempre più diffusi, accessibili a tutti, o quasi, ed accattivanti. Ma la vita virtuale vale quanto quella reale? Ne abbiamo parlato con Massimo Canevacci, docente di Antropologia presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma. Professore, la vita virtuale vale quanto quella reale? Non c’è un’opposizione così netta come si pensava in passato, ma al contrario un intreccio sempre più costante e ci sono persone che riescono a giocare con questi intrecci e altre che ci credono un po’ di più e hanno dei problemi, proprio come quando si giocava da bambini ai soldatini.
Come si chiarisce tutto questo dal punto di vista del linguaggio e della comunicazione? Il linguaggio digitale è diverso da quello della vita quotidiana e si vede intrecciare in un modo che ancora non è molto chiaro, a partire dalla scrittura. La scrittura digitale non è alfabetica (anche lo stesso alfabeto diventa iconico, cioè si intrecciano la dimensione iconica ed alfabetica). Questo intreccio sviluppa un nuovo tipo di sensibilità. Non eravamo abituati ad avere questa forza iconicoalfabetica nella comunicazione e specialmente il digitale riesce a mescolare elementi che prima non erano esplicitati. C’è un nesso tra l’avatar dell’Induismo che è Dio e l’avatar di Second Life che siamo noi? No. L’avatar dell’Induismo è la manifestazione di Dio, del dio induista che si manifesta nei tanti aspetti della vita quotidiana. Quindi vi è una relazione profondamente religiosa che diffonde la presenza di Dio in tante manifestazioni. Per l’avatar di SL non c’è Dio ma l’Io. Quindi il passaggio da Dio all’Io equivale al passaggio dall’avatar induista all’avatar digitale.
Come spiega il fenomeno di Second Life? Se lei fosse un avatar chi vorrebbe essere? Dopo il boom iniziale oggi ha perso colpi. Second Life di fatto ha riprodotto la vita cosiddetta reale e se il digitale riproduce la stessa vita reale, le cose che si fanno lì sono le stesse di quelle che si fanno ogni giorno ma solo attraverso un avatar e non c’è una differenza fondamentale. Ecco il motivo per cui SL è entrato in crisi in tempi molto brevi. Facebook è molto più realista. Perché si desidera avere un avatar? È un’esigenza significativa per molti motivi. L’identità che noi abbiamo ci sta spesso abbastanza stretta, ma la stessa vita quotidiana sviluppa la possibilità di avere una molteplicità di identità. Essere diversi, essere tanti è una felicità. Questo aspetto felice di essere una molteplicità di persone viene sviluppata dalla tecnologia. Avere tante identità può essere non solo un fatto di scissione ma anche il modo più corretto di avere tante identità e vivere felicemente e potenzialmente la nostra vita.
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Mi piacerebbe avere un corpo che non sia realistico, ma in cui posso intrecciare diversi codici. Dal punto di vista dell’esperienza, un corpo antropologico, cioè avere tanti frammenti che si cambiano e si innestano costantemente: così posso essere un indigeno, un brasiliano, un africano... Mi piacerebbe sviluppare un tipo di identità molto più articolata e complessa. Pensa che le nuove tecnologie abbiano migliorato la comprensione della nuova realtà? Migliorato è difficile pensarlo ma certamente ci sono strumenti più adatti per comprendere il nostro contesto. Sono ottimista su questo aspetto. Penso che le tecnologie offrano una grande potenzialità di liberazione, però poi dipende da come vengono usate. La sfida è bella. Le tecnologie offrono un’enorme potenzialità di interazione. Ad esempio nei contesti indigeni in cui lavoro, avere una telecamera digitale o un cellulare può significare contrastare la penetrazione di persone che vogliono distruggere la cultura locale. È importante.
L’ AVATAR è un’esigenza significativa per un’ IDENTITA’che ci va sempre più STRETTA 28
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UN DEMONIO DALLO SGUARDO ANGELICO Ewan McGregor simbolo di “famiglia avanti”. Lo dimostra con ben due film che non passano inosservati: Angeli e Demoni e I Love You Philip Morris di Agata Cristofori
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ABBASSO I PREGIUDIZI! FIGLI, ADOZIONI, MOTOCICLETTE, GAY, ANGELI E… DEMONI ato in una famiglia scozzese profondamente non religiosa, Ewan McGregor è oggi la quintessenza della laicità e della famiglia moderna. Sposato da 14 anni con la costumista Eve Mavrakis, ha tre figli, Clara Mathilde di 13 anni, Esther Rose di 8 e Jamiyan, sempre di 8 anni, nata in Mongolia, che la coppia ha adottato nel 2006. Un divo che più anti-eroe non si può, McGregor, visto che anche dal punto di vista professionale ha sempre scardinato l’idea stessa di standard. Basti pensare al primo film che lo fece consocere, quel provocatorio, violentissimo Trainspotting su una generazione allo sbando, una nuova “lost generation”. Fa effetto pensare alla parabola artistica dell’attore, che in seguito ha saputo alternare film a basso costo, di nicchia, di autori indipendenti e anche “maledetti” con ruoli e film dalle dimensioni colossali, epiche, su tutti Guerre Stellari, la seconda trilogia nella quale George Lucas lo ha voluto nei panni mistici e marziali dell’esperto cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi. Ma Ewan McGregor non è solo un attore o un padre moderno. La sua passione per la motocicletta lo porta, quando è lontano dal set o riesce a trovare i suoi spazi al di fuori della vita familiare, in giro per il mondo. Non va proprio dietro l’angolo quando inforca il suo ‘endurone’, una BMW GS e, insieme agli amici di sellino e serbatoio cromato, prende le vie di fuga da tutto e da tutti. Come insieme a Charley Boorman, fido compagno di mille avventure, insieme al quale Ewan ha macinato migliaia di kilometri (da Londra a New York per un ‘giretto’ di 115 giorni). L’ha anche raccontata, questa sua esperienza vissuta nel luglio del 2004, attraverso un documentario di ben 13 puntate venduto poi alla tv inglese. Long Way Down è insieme un reportage di viaggio e una testimonianza di quell’ancestrale desiderio di perdersi, esplorare, scoprire che è alla base della conoscenza umana. Non a bordo di una Norton, come fece Ernesto Guevara da giovane, raccontando poi tutto negli ormai celebri Diari della motocicletta, ma tenendo stretto il baffuto manubrio della sua moto, altro storico marchio di fabbrica delle due ruote. Sempre sulla due ruote, e anche in compagnia della moglie Eve che lo ha raggiunto a metà tragitto, Ewan e Charley il 5 agosto del 2007 hanno percorso in moto dal promontorio John O’Groats in Scozia fino a Città del Capo in Sud Africa (per la bellezza di 24 mila chilometri). Durante il viaggio si è concesso perfino il lusso di girare uno spot della nota marca di profumi Davidoff, intitolato Davidoff Adventure, andato in onda nella primavera 2008. Quando non guida, solcando strade del sudest asiatico oppure piste del nordafrica, l’attore fa naturalmente il suo mestiere, cioè film. E ultimamente ne ha girati due a distanza ravvicinata, ma che non potrebbero essere più diversi: Angeli e Demoni e I Love
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EWAN In principio fu Trainspotting Provocatorio, iperviolento, beffardo. Ewan McGregor si tuffa in un water, si stende sui binari del treno, beve a rotta di collo e insieme ai colleghi e al regista Danny Boyle cambia un po’ le regole del cinema indipendente britannico.
Moulin Rouge Amore decadente e belle epoque secondo Baz Luhrmann (il regista di Australia), con Nicole Kidman nei panni di Satine. Un musical anomalo nel quale l’attore scozzese stupisce, chi non lo conosce, per le sue doti canore. Nature Boy di David Bowie risuona forse debole sulle sue corde vocali ma l’intensità del personaggio lo grazia di fronte agli eccessi e ai barocchismi visivi del film.
Ewan and Eve Ewan sposa Eve nel 1995. Lei è una scenografa di origine greca ma nata in Francia, a Dordogne, nel 1966. Tra i film della signora McGregor ricordiamo Lock and Stock – Pazzi scatenati, diretto da Guy Ritchie, futuro e oggi ex-marito di Madonna.
MCGREGOR
Star Wars Nel segno di Obi-Wan Kenobi. Forse il ruolo più straniante e rischioso per lui. La barba, il saio-kimono, la sobrietà e la saggezza del vecchio maestro Jedi… da giovane sono una prova d’attore non indifferente per una ragazzo scozzese lontano dai kolossal. Ma è la saga delle saghe e McGregor fa la sua ottima figura come addestratore di Anakin Skywalker. Philip Morris. Ma andiamo per ordine. Il primo segna il ritorno dietro la macchina da presa di Ron Howard dopo l’esperienza tumultuosa de Il Codice da Vinci, filmone tratto dall’omonimo romanzo thriller di Dan Brown, caso letterario e scandalo ormai polveroso dopo aver scoperchiato, è il caso di dire, parecchi altarini alla Chiesa Cattolica. O meglio all’Opus Dei. E se tocchi i cosiddetti “poteri forti” il percorso successivo è tutto in salita. Lo sa Dan Brown e lo riprova adesso, dal 13 maggio in poi, quando un secondo film tratto da suo secondo romanzo, Angeli e demoni, appunto, è stato confezionato da una Hollywood che a volte sembra tirare il sasso e poi nascondere la mano. McGregor in Angeli e Demoni interpreta il Camerlengo, ovvero una sorta di vice Papa che guida una confraternita, gli Illuminati, autentico potere occulto che decide le sorti almeno dell’umanità credente. Curioso destino, per l’attore, che non è affatto religioso, anche se non nega che un essere umano possa avere bisogno di credere in qualcosa o qualcuno. Per quanto riguarda l’educazione dei figli, inoltre, Ewan afferma che non conta tanto l’avere fede o meno. Bisogna amarli e basta. Perché l’affetto e il rispetto dei valori fondamentali della vita non hanno nessun “colore” religioso, etnico, sessuale o politico. E a proposito dell’ambito sessuale, l’attore scozzese
persegue una sua strada professionale che lo ha portato, nell’altro suo film che vederemo presto, nel ruolo di un gay. Stiamo parlando del già citato I Love You Philip Morris, commedia agrodolce che sarà distribuita in Italia dalla Lucky Red, la minimajor di Andrea Occhipinti, sempre molto attenta a far conoscere tematiche fuori dagli schemi o dalla morale comune (che per fortuna sta cambiando, anche se con fatica) senza falsi pudori e attraverso scelte di ottimo stile narrativo. Tra le “minoranze” da difendere, tra le alternative al gusto corrente c’è sicuramente questo Philip Morris, che nel film di Glenn Ficarra è l’emblema del pregiudizio e che le vicende faranno cadere. È stata tribolata, la vita di I Love You Philip Morris, fin dalla sua presentazione al Sundance Film Festival. Pensate, non ha trovato un distributore fino a pochissimo tempo fa e sembrava, in un primo momento, che molte scene dovessero essere stravolte per farne un film commerciale per tutta la famiglia. Ma quale famiglia, ci chiediamo? Quella che avanza, quella “next” oppure quella medievale che la Chiesa ancora si ostina a difendere come unico e solo baluardo per la salvezza delle anime? Ewan McGregor non si è risparmiato, in merito a questo ruolo controverso, come controverso appare in Angeli e Demoni. Solo che lì non deve baciare e innamorarsi di Jim Carrey. NEXTFAMILY
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VICTOR ALFIERI
Sono un angelo, ma... di Maria Nicoletta Tulli l foto di Magdalene Kispal e Sony pictures
“Los Angeles, il viaggio più lungo della mia vita” l suo nome è Victor Alfieri. Affascinante, ironico e non solo. Dopo soap opera (Beautiful e Days of Our Lives), serie tv (Alias, Elisa di Rivombrosa 2, CSI Miami) e numerosi film, lo ritroviamo sul grande schermo con Angeli e Demoni insieme a Tom Hanks e continueremo ad apprezzarlo nella nuova serie thriller americana Persons Unknown, co-prodotta dalla Rai Fox Television Studios e ideata dal premio Oscar Christopher McQuarrie e al cinema nella commedia My Father's Will, diretta da Fred Manocherian. Abbiamo incontrato l’attore romano in un bar della capitale insieme a Tarzan, il suo amato cagnolino nero, il suo vero angelo custode. La vediamo nel grande cast, kolossal production di Angeli e Demoni. Cosa rappresenta questa esperienza per lei? È stata un’esperienza bellissima, unica. Non mi è sembrato vero poter lavorare con Tom Hanks. Considera che Forrest Gump è da sempre uno dei miei film preferiti! Nel girare alcune scene a Roma ci sono stati problemi con il Vaticano al punto da dover ricostruire molte ambientazioni (P.zza Navona…) negli Usa. Che ne pensa a proposito di questi divieti da parte della Chiesa? La visione di Dan Brown (autore del libro Angeli e demoni da cui è tratto l’omonimo film, ndr) non si allaccia, come dire..perfettamen-
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te..con quella del Vaticano e con le loro idee di gestire il comportamento umano e la religione. Per questo non è ben visto dalla Chiesa. C’è stato negato l’accesso a molti luoghi e abbiamo dovuto ricostruire tutto a Hollywood, tra cui Piazza Navona e Piazza del Popolo. È uno dei motivi per cui è andato via da Roma 16 anni fa? No, assolutamente. Sono andato via perché in quel periodo mi ero appena lasciato con una ragazza e un mio amico che stava lì mi aveva chiesto di andarlo a trovare. Ottima scusa per distrarmi un po’. In realtà poi da vacanza è diventato il viaggio più lungo della mia vita..non sono più tornato! Questo non vuol dire che l’Italia non mi piaccia, anzi. Ci torno spesso perché sono cresciuto qui. A Roma c’è la mia famiglia, i miei amici, i miei ricordi. Ho un fortissimo legame affettivo con questa città. Ogni volta che torno mi fa piacere incontrare le mie vecchie abitudini…solo i primi giorni ‘sclero’..ma è lo stesso quando torno a Los Angeles. Ogni paese ha pregi e difetti, l’importante è sapersi adattare. Io mi sento italoamericano: Victor adolescente si è formato in Italia, Victor uomo in America. Next Family affronta tematiche legate al futuro e ai nuovi nuclei familari. A Los Angeles ci sono meno pregiudizi rispetto agli omosessuali, alle famiglie allargate, all’uso del preservativo? Indubbiamente l’Italia è un Paese tradizionalista, legato ad alcune formalità che in America non esistono neanche lontanamente!
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Rispetto tantissimo mia nonna, ma lei è il classico esempio di chi vive qui. Quando devo andare in banca, per esempio, mi dice sempre ‘Victor vestiti bene e poi togliti gli anelli che non sta bene’ (Victor Alfieri è un amante dei grandi anelli d’argento, ndr). Ti dico solo che a Los Angeles in banca ci vado in costume da bagno! Ma lì è così, non esistono formalità. Nel 2007 ho fatto un film di cui ero protagonista con una persona davvero molto ricca, non faccio nomi. È solo per dirti che questa persona va sempre in giro con una semplice giacca a vento. Nessuno si accorgerebbe mai che in realtà è tra i 5 più ricchi d’America. Ed è giusto così. Le persone bisogna giudicarle per quello che sono non per come si vestono o per come si presentano. Prima di trasferirmi anche io avevo alcuni pregiudizi e schemi mentali, ma dopo 16 anni in America li ho cancellati tutti, o quasi. È ovvio che qualcosa dentro resta. La famiglia italiana in cosa differisce da quella americana? Non saprei dirti bene. Vivo ad Hollywood, ‘il paese dei balocchi’, della trasgressione, del divertimento. Ci sono pochissime famiglie. Neanche io lascerei crescere i miei figli lì. In generale ti posso dire che in America c’è un po’ la cultura del ‘vivi e lascia vivere’. In Italia esattamente il contrario. Secondo me ci vuole un giusto compromesso e un buon passaparola dai genitori ai figli. È importante dare una buona educazione ma usando sempre la logica. La famiglia italiana vieta alla figlia quattordicenne di andare al parco in minigonna. Indubbiamente non viviamo da soli e c’è chi potrebbe approfittarsene, però ci vuole un ragionevole equilibrio. Quindi io dico: sì alla minigonna ma in un ambiente più protetto. Si passa da un eccesso ad un altro. Resta il fatto che gli italiani hanno troppi preconcetti. Ti faccio un altro esempio. I ragazzini qui non comprano mai i preservativi nella farmacia del loro quartiere. In America se ne fregano. Lei è stato un “cattivo” nella serie Elisa di Rivombrosa. Si è trovato a suo agio nel ruolo? Si dice che quello del cattivo sia un ruolo
sempre più interessante… Sì, come sempre. Non è presunzione ma semplicemente aver scoperto il segreto: ogni personaggio è parte di noi stessi. L’ingrediente è dentro di noi, bisogna solo tirarlo fuori. Ognuno ha tantissime sfaccettature del proprio carattere e quando si recita bisogna mostrare quella giusta. Questa tecnica l’ho appresa negli Stati Uniti. È molto efficiente perché quando sei sul set ti senti più naturale, più vero e di conseguenza il pubblico ti apprezza di più. Nella vita Victor Alfieri si sente più angelo o demone? Assolutamente più angelo. Non sono un polemico, un ‘bulletto’ che si stranisce per qualsiasi cosa. Sono molto riservato, sto sempre al mio posto. Cambio di umore solo davanti ad un torto: in queste occasioni Victor Alfieri si scurisce improvvisamente passando dal bianco al nero e si trasforma in demone!
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Vita ti amo da morire Quanti battibecchi, quanti ritardi, quante incomprensioni sul testamento biologico. E ora una legge che non dice né sì né no e lascia tutti scontenti. C’era una volta il libero arbitrio. Oggi si confonde con l’eutanasia. di Fedele Nonci
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u quello che altrove, fuori dall’Italia, è definito bio-test, si è fatta una confusione tale da aver reso poi incostituzionale l’ultimo appello di civiltà di fronte a una questione delicata, quella della fine consapevole e non umiliante. In Italia, e in particolare a Roma, dove si fanno e approvano le leggi, c’è il Vaticano. Va benissimo per chi è credente, che trova un suo percorso e una sua vita ulteriore (con buona pace di Inferno, Purgatorio e Paradiso, per cui l’articolo diventerebbe lunghetto), ma per tutta l’altra metà del cielo, che forse è ben più di metà, la vita, la morale, la destinazione finale della propria esistenza è un fatto privato, personale, dignitoso. E come tale andrebbe considerato. Democraticamente e rispettosamente. Purtroppo i poteri forti hanno la naturale predisposizione, altrimenti non sarebbero forti, all’ingerenza. Che quasi sempre è sinonimo di arroganza e mancanza di rispetto. Che nel sociale ha il suo peso ma nel privato non conosce misura. Così al cospetto della proposta di legge di un testamento biologico che tuteli la dignità della vita di un malato terminale, o comunque condannato a una vita che perde tutte le reali qualità della vita stessa e il suo significato più profondo, così, dicevamo, gli uomini della politica sono caduti come angeli ribelli (in una città come Roma, per la cronaca, solo il X Municipio accoglie ufficialmente il bio-test e la gente fa la fila per registrarlo). “No all’eutanasia come soluzione al dolore e alla sofferenza e no ad un testamento biologico che pretende di autorizzare l’anticipazione della morte con un intervento attivo. Il testamento biologico è uno strumento che presenta degli aspetti positivi, ma mai il medico può ridursi a essere un mero esecutore degli ‘ordini' del paziente e viceversa”. Questa, esposta sinteticamente, è stata la posizione di Mons. Elio Sgreccia ed Angelo Fiori, del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica di Roma su Passi nel deserto del 5 novembre 2006. Tre anni fa. Tre anni in cui si sarebbe potuto fare qualcosa per formalizzare le regole del testamento biologico e invece nulla. Secondo mons. Sgreccia e Fiori, prosegue la riflessione che citiamo “proporre l'eutanasia come soluzione al dolore e alla sofferenza significa plasmare una società dove non c’è più spazio per la solidarietà e la condivisione”. Alla luce di queste argomentazioni va allora rivisto l’intero concetto di solidarietà e di condivisione, così come dovrebbero essere revisionati i significati di sofferenza, disperazione e morte. Leggiamo ancora. “Perciò - continua l’editoriale della rivista della Cattolica - si fa sempre più urgente, oggi, concentrare l'attenzione sociale sulla necessità di dare risposte concrete che siano di sollievo ai pazienti in grande sofferenza: rivedere la qualità dell’assistenza sanitaria, dare impulso e sostegno alle cure palliative, promuovere l’assistenza domiciliare, finanziare l’allestimento di strutture per malati con patologie neurologiche degenerative (es. Alzheimer, SLA, ecc.) o non autosufficienti. Tutto ciò è prioritario, è certamente umano ed è alternativo alla via della ‘morte inflitta', della soppressione legalizzata”. Ora qui non si vuole disconoscere la validità di quelle risposte concrete che sono, di fatto, le assistenze specialistiche e le strutture adeguate, ma alla fine i problema rimane. E si finisce sempre contro un muro che non ha più mani tese, non ha più orecchie che ascoltano. Perché può non essere disperazione, sconfitta, irrazio-
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nalità ciò che attanaglia il malato gravissimo e in fin di vita. No. La qualità della vita è anche poter decidere, legalmente, personalmente, come morire. Anzi, forse soprattutto questo. In fondo in fondo. Mons. Sgreccia, citato, prosegue: “È ben necessario preservare l’impostazione di un testamento biologico da alcune ‘storture' che lo renderebbero del tutto inaccettabile, per lo meno dal punto di vista morale. Innanzitutto va verificata l'assenza formale e sostanziale di indicazioni che possano introdurre, magari surrettiziamente, forme palesi o occulte di eutanasia; valgano per questa evenienza le considerazioni negative già fatte sul tema. Inoltre, bisogna guardarsi dal pretendere di interpretare le espresse volontà del paziente come un ‘obbligo costrittivo' per l'agire del medico, soprattutto quando tali volontà fossero in contrasto sostanziale con la sua deontologia professionale e, soprattutto, con la sua coscienza che sempre va rispettata e tutelata, al pari di quella del paziente”. La questione è proprio mal posta, dal momento in cui si introduce il sospetto e si genere confusione tra eutanasia e bio-test, tra caso di coscienza e deontologia professionale. Nulla di occulto, nulla di surrettizio. Solo la dignità personale, la vita, l’unica salvo sorprese, che abbiamo. La disputa si è allargata e giustamente ha portato lo scontro ai vertici. Il 28 novembre del 2006 il quotidiano laRepubblica riporta, per esempio, in pieno governo Prodi, la seguente dichiarazione di Barbara Pollastrini, allora misnitro per le Pari Opportunità: “Come appartenente alla sinistra credo di dovermi attenere ai programmi del governo, dell’Unione. Programma che prevede la scrittura in tempi rapidissimi del testamento biologico”. Il 22 gennaio 2007 sempre Repubblica, ma sul web, punta il dito sulla questione citando il Cardinale Camillo Ruini, presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Il quale sintetizza un anno di dispute e ribadisce di non trasformare il testamento biologico in un modo surrettizio per arrivare alla legittimazione dell’eutanasia. “La rinuncia all’accanimento terapeutico” spiegava Ruini “non può giungere al punto di legittimare forme più o meno mascherate di eutanasia e in particolare quell’abbandono terapeutico che priva il paziente del necessario sostegno vitale attraverso l’alimentazione e l’idratazione”. Ebbene, il sostegno vitale non si discute, ma devono poter essere prese in considerazione tutti quei casi in cui si dovrebbe imporre, al posto dell’abbandono come dell’accanimento terapeutico una mano pietosa, evangelica addirittura, e non ecclesiastica. Su questa non tanto sottile differenza, attenzione, si sono confuse parecchie coscienze, per non dire anime. Proseguendo l’esame dei fatti, il 4 aprile 2009 Massimo Toschi, su Toscana notizie, scrive alla luce dell’atteso voto al Senato sul testamento biologico: “ll voto al senato sul testamento biologico appare un primo punto di arrivo di una discussione, drammatica, gridata, i cui tempi abbreviati rivelano retropensieri, strumentalizzazioni e calcoli elettoralistici. Il risultato che esce dal Senato è una legge che contraddice il suo intento. Si propone il testamento biologico, aggiungendovi gravissime limitazioni, e poi alla fine si approva un emendamento in cui si stabilisce che i medici sono liberi di applicarlo o non applicarlo”. Speriamo di non delegare solo ai posteri, è il caso di dire, l’ardua sentenza. NEXTFAMILY
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Meglio questa tv che niente, afferma l’esperto Renzo Arbore. Confermano perfino due puristi come Guccini e Patty Pravo. X-Factor VS Amici, altro che… Sanremo famosi! Il futuro dei nuovi talenti è questo? Passa anche per il web, afferma il “giurato” Rostagno di Carmelo Schininà
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De Filippi riesce a
Maria
stare in disparte ma nello stesso tempo è anche MOLTO
PRESENTE
scontro fra titani. X-Factor e Amici sbaragliano Sanremo, cambiano la fruizione musicale, incontrano il web, costituiscono una nuova forma di costruzione della soggettività per il telespettatore e si impongono come il nuovo vero format teorizzato negli ultimissimi anni e ora praticato per davvero: il talent show. Apprezzato sia dalla massa sia dagli artisti sopraffini. Secondo Renzo Arbore “negli ultimi anni non c'erano più ribalte per le canzoni. È vero che in questi talent show si deve sopportare tutto quanto fa tv, ma contribuiscono a scoprire belle voci. Come artista e propugnatore della tv di artisti, quando vedo lo scintillio del talento sono contento. Meglio questa tv di niente”. Per Francesco Guccini “programmi come questi sono più che utili alla musica”. E Patty Pravo ammette che “in un posto come l'Italia, dove i giovani non hanno neanche la possibilità di utilizzare una sala prove, in fondo è già qualcosa”. Ne abbiamo parlato con Alessandro Rostagno (nella foto piccola), giornalista e critico televisivo che conosce bene i due format e che di questa seconda edizione di X-Factor è stato uno dei giurati. X-Factor e Amici: quali sono le analogie e i contrasti di questo nuovo modo di fare tv? Da un punto di vista televisivo siamo davanti a una forma di divismo in entrambi i casi che segue, però, direzioni diverse. X-Factor può generare fenomeni che poi hanno una vita
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artistica propria, staccata dallo schermo. È un grande riflettore puntato sull’artista, come a dire: “guardate chi c’è? Questo è un vero talento, non perdetelo di vista!”, ma poi se ne distacca, lo lascia camminare con le sue gambe. Penso al caso dei Bastards, venuti fuori quest’anno. Al momento sono quelli che hanno maggior credibilità musicale. Amici invece genera personaggi che hanno un DNA con una parte televisiva più espressa, hanno bisogno di una popolarità supportata dal mezzo televisivo, ma non per questo meno incisiva di quella degli artisti di XFactor. Ne è un esempio l’ottimo Marco Carta. Amici per sua natura tende più a fare dell’artista un personaggio prima che un cantante. Ma si tratta di direzioni diverse, legate anche alle scelte di diverse emittenti... Certo. X-Factor è targato Raidue, qui il taglio pop ha un sapore più elitario, ricercato; mentre Amici è Mediaset al 100%, dove lo spettacolo la fa da padrone. I due format cavalcano perfettamente la contemporaneità, dialogando anche col web. Internet gioca un ruolo fondamentale. Rappresenta il contraltare, un’appendice naturale. Il target di pubblico che segue questi format è naturalmente portato ad avere con la Rete un rapporto elevatissimo per il numero di connessioni. Se da una parte ha la stessa funzione che prima poteva avere il negozio di dischi, perché si trovano brani da scarica-
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re e ascoltare, dall’altra è possibile partecipare ai forum, chat, blog e quant’altro, dove spesso capita di “incontrare” gli stessi protagonisti. Cosa pensa della conduzione? È la parte più delicata, magistralmente realizzata in entrambi i casi. In X-Factor, forte quest’anno del successo della prima edizione, Francesco Facchinetti, divertente, leggero e intelligente, incarna il doppio dell’artista in gara. Morgan ha dalla sua l’eclettismo: il fatto che lui vinca con un personaggio come Matteo, così artisticamente lontano da sé, non è un caso. Mara (Maionchi, ndr) è molto concreta: studia gli artisti in modo spietato, coglie gli aspetti più diversi e li fa emancipare. E poi ha una simpatia innata, le basta solo ridere per fare ascolto. Simona è un testimonial fortissimo anche a livello giovanile, con una competenza mai ‘sporcata’ dall’esperienza personale. Nel caso di Amici, invece, la chiave di tutto sta in Maria De Filippi. Nessuno saprebbe condur-
re quel format meglio di lei. Basta osservare il suo rapporto con le polemiche, da lei mai stimolate, né sopite. Ha questa grande capacità di contenere tutto il grande flusso mediatico che passa attraverso il format. Riesce anche fisicamente a stare in disparte pur essendo sempre presente. Lei è la testa invisibile nella televisione. Perché il talent show “le suona” anche a Sanremo? Perché Sanremo funziona quanto più non funziona il cantante. A Sanremo la musica è solo un ospite che attrae, ma non è più un contenuto. È un micropercorso che dura una settimana, durante la quale l’effetto calamita della gara lascia ormai il tempo che trova. Il talent show invece dura mesi, rappresenta più l’idea del compromesso, fa toccare di più con mano la volontà di accedere a una dimensione superiore che è quella della notorietà. È come se dicesse: noi format siamo la televisione, tu musica vieni da noi. E ci riesce perfettamente.
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Morgan ha dalla sua la . Non è un caso che abbia vinto un personaggio legato a lui ma
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Un abrazo tanguero di Maria Nicoletta Tulli
Parla Antonio Lalli, re del tango romano. Una danza che vive di pause, tra un passo e il successivo
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3 anni gli predissero una vita dedicata al Signore. Sbagliarono solo l’articolo, sarebbe stata una vita dedicata alle Signore. Queste le parole sul biglietto di invito per festeggiare il suo 50° compleanno. Ironico, brillante, passionale, elegante. Antonio Lalli è tutto questo, anzi di più. Un uomo colto e attento ai cambiamenti che dopo tanti sacrifici ha capito che c’era troppo dovere e poco piacere nella sua vita. Una giusta riflessione che lo ha portato a scoprire quel piacere che cercava, diventato con il tempo suo compagno di vita e di lavoro. Parliamo ovviamente del tango.
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Viene definito “icona del tango romano”. Quando è nata la sua passione per questo sensuale ballo argentino? Tutto nasce a causa di una crisi con la mia attività politica. In quel periodo sentivo che qualcosa doveva cambiare. Ho deciso di staccare per un mese e sono andato a fare un trekking alle Cinque Terre, dove ho scoperto le danze folcloristiche. Era il 1986. Tornato a Roma ho cercato subito dei corsi e così ho iniziato. Ho fatto molte esibizioni con il gruppo di folclore romano: andavamo negli alberghi per i turisti o nelle navi da crociera attraccate a Civitavecchia. La domenica invece ballavo liscio e latino-americano. Contemporaneamente ho ripreso anche la mia attività politica. Mi sentivo più sereno: il ballo mi ha ridato l’equilibrio. Dopo qualche anno tra i balli si è affacciato anche quello che poi sarebbe stato il mio preferito: il tango. Ho deciso così di lasciare tutti gli altri. Chi sono stati i suoi ‘maestri’? All’inizio ho studiato con Silvia Vladiminsky. Lei però faceva soprattutto tango spettacolo. E allora sono passato a Helene Pede, una tedesca che insegnava presso un centro sociale a Montesacro. Tra i suoi allievi anche Eliana e Alì che successivamente hanno inaugurato il primo locale italiano interamente dedicato al tango argentino, il “Tango Bar”, al Pigneto e a via Macerata, dov’è tuttora. Tornando a noi, con il tempo ho scoperto la mia attitudine all’insegnamento e così nel 1994 ho condotto il mio primo corso in una libreria a Corso Vittorio Emanuele II e ho fondato l’associazione “Danzare”, che poi è diventata “Associazione Tangare”. La mia prima partner è stata Bettina Geiken, con cui ho insegnato per 4-5 anni. Dopo di lei ho incontrato Paola Palaia, con cui ballo ancora oggi. Dopo 3 anni ho organizzato la mia prima milonga: si chiamava “Libertango” ed era a Testaccio. Da febbraio del 1999 ho invece iniziato a collaborare per quella che è oggi la mia seconda casa: “Il Giardino del Tango”.
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ECCO DOVE...
ROMA Il Giardino del Tango Via degli olimpionici, 7 (Ponte Milvio) Tutte le sere dal mercoledi al sabato dalle ore 20.00 www.ilgiardinodeltango.it MILANO Tangoy Viale Monza, 140 Tutti i venerdì dalle ore 22.30 www.tangoy.com TORINO La Tangueria Via Lanzo, 73/bis Ogni sabato dalle ore 21.30 www.locuratanguera.tango.it/La_Tangueria.htm BOLOGNA La Fattoria Via Pirandello, 6 Tutti i venerdì dalle ore 22.30 www.circolofattoria.it FIRENZE Circolo Arci Caldine Via Faentina, 183 - Caldine–Fiesole (Fi) Tutti i venerdì dalle ore 22.30 www.toscanasera.com/locale-2-club_del_tangole_caldine.html NAPOLI Teatro Salone Margherita Via Verdi, 6 Ogni sabato dalle ore 22.00 www.margheritango.it PALERMO Candelai Via dei Candelai, 65 venerdì Apertango dalle 20.30 www.tangoapalermo.com/ milonga_candelai.html
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Da poco è uscito Tanto di cappello, il suo secondo libro sul tango. Che tipo di racconto ha cercato in queste pagine? La mia esperienza da scrittore è nata da un episodio spiacevole. Circa 3 anni fa dopo una lezione di pilates ho avuto un forte attacco di labirintite e mi hanno immediatamente ricoverato in ospedale. Tra gli amici è passata a trovarmi anche Barbara Piermaria, una mia allieva, ora mia assistente. Dopo un po’ che parlavamo lei mi ha detto ‘Con tutte queste storie che hai da raccontare perché non scrivi un libro?’. In realtà la voglia di scrivere ce l’ho sempre avuta.. ma non sapevo assolutamente cosa e come scrivere! Lei mi ha aiutato, consigliandomi di raccontare la mia vita nel modo più naturale possibile. Ho scelto un tono ironico, soprattutto nel primo libro. L’ironia mi caratterizza da sempre, chi mi conosce può confermare (sorride)! Tanto di cappello, a dire il vero, mi è stato richiesto. Nel primo Grazie a Dio non sono un santo raccontavo la mia vita fino al 1983, quando ancora non avevo iniziato a ballare. Volevo far conoscere quello che le persone non sapevano di me. Molti tangueri, però, dopo averlo letto mi hanno contattato chiedendomi di andare avanti nel racconto perché curiosi di sapere come ero arrivato al tango. È nato così “Tanto di cappello”. Ho continuato a seguire lo stile asciutto , essenziale che avevo scelto per il primo: ho fatto l’addetto stampa per anni, in 20 righe devi scrivere tutto, altrimenti ti cestinano. Non ha mai pensato di trasferirsi a Buenos Aires? Quando ho conosciuto il tango ero già grande. Se avessi avuto qualche anno in meno avrei sicuramente pensato di trasferirmi. Ormai
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non potevo andarmene da Roma: avevo costruito la mia vita qui. Il mio lavoro in politica mi è sempre piaciuto, sarei stato un folle a lasciarlo. Il primo viaggio a Buenos Aires è stato nel 1996 con Bettina Geiken. Ognuno di noi ha tanti pregi e difetti. Il mio più grande difetto è quello di apprendere le lingue con molta lentezza. Senza Bettina in quel viaggio sarei stato perso! Da quella volta in Argentina ci torno ogni anno, almeno per un mese. Vado per studiare e con l’occasione organizzo una vacanza con i miei allievi e con tutte le persone che vogliono conoscere questo fantastico paese. Che differenza c’è tra il tango ballato nelle milonghe (locali dove si balla il tango, ndr) argentine e quello delle milonghe italiane? Molti locali di tango a Buenos Aires mantengono tradizioni che qui è difficile trasferire. In una tipica milonga argentina, per esempio, uomini e donne si siedono in due parti separate, a meno che non vengano già in coppia. Quando parte la musica inizia “la mirada”, ossia il gioco di sguardi tra i ballerini in cui l’uomo sceglie la sua dama e la invita, a distanza, con il famoso “cabeceo”, un accenno con la testa. Se la donna ricambia con lo sguardo e con il cenno della testa l’uomo si alza e va ad invitarla. Se invece la donna non accetta l’invito, non risponde a “la mirada” e volge lo sguardo altrove. Invitare con “mirada” e “cabeceo” è un metodo intelligente che evita alla donna la difficoltà del rifiuto ed all’uomo di fare brutta figura nell’essere rifiutato davanti a tutti. Tango salon, tango nuevo, tango vals… ma quanti sono?
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foto di Roberto Graziano
Ci sono modi diversi di ballare il tango. Io ad esempio inizialmente ballavo il tango show perchè era quello che i maestri ci insegnavano 20 anni fa. Poi nel 1996 a Buenos Aires mi sono reso conto che in sala si deve ballare in modo diverso e che non bisogna confondere una milonga con un palcoscenico. Sono così passato al tango salon. Ma anche questo stile aveva troppe figure scenografiche ed era difficile proporlo in una sala affollata. Sono così definitivamente approdato allo stile milonguero, chiamato anche dell’abbraccio chiuso che consente di ballare in pochissimo spazio. È accessibile a tutti, basato non su figure ma sulla comunicazione all’interno della coppia e soprattutto sul rispetto delle altre coppie. Non si va in milonga per dare e prendere calci. Si balla prima di tutto sulla musica e l’uomo all’interno della camminata con il corpo segnala tutte le figure improvvisando. La donna si abbandona all’impulso dell’uomo rispondendo con eleganza alle sue proposte. L’abbraccio le consente di poter ballare persino ad occhi chiusi concentrandosi sulla musica e sul messaggio dell’uomo. è uno stile che si balla solitamente su musica moderna o elettronica e richiede molto spazio. È bellissimo da veder ballare in esibizione ma difficile da poter praticare in una sala affollata. Gli appassionati di questo stile spesso hanno un atteggiamento spregiativo verso la produzione musicale tanguera de “l’epoca de oro” (approssimativamente dal 1935 al 1950). Il “tango nuevo” piace molto ai giovani, come la musica che lo accompagna, ma per poter fare certe figure bisogna necessariamente essere giovani ed atletici: per questo lo ritengo discriminatorio, contrariamente allo stile milonguero che è alla portata di tutti. Per me il tango è un abbraccio danzato. Se l’esasperazione della ricerca fa perdere l’abbraccio, non si può più parlare di tango. Carlos Gardel, mito del tango, esattamente 80 anni fa era in Italia per una tournée. Quali sono secondo lei i suoi ‘regali’ ai posteri e quanto pensa sia attuale un personaggio come lui? Carlos Gardel é un mito in Argentina ma in Italia è considerato un cantante di tango e basta. I suoi brani non vengono proposti in milonga in quanto sono da ascolto e non da ballo. Per me ci sono tre grandi che hanno contribuito a far conoscere e diffondere il tango: Astor Piazzolla con la sua musica, Miguel Angel Zotto con i suoi spettacoli e Carlos Gavito con il suo fascino e stile inimitabili. Gavito lo stimo in modo particolare perché mi ha fatto cambiare il modo di ballare e di insegnare. È stato unico. Peccato sia venuto a mancare troppo presto. In eredità mi ha lasciato il suo stile, la sua eleganza, e mi ha fatto capire l’importanza dell’ascolto e della comunicazione, anche nel ballo. Era il maestro delle pause. Diceva sempre: “Il tango si balla nella pausa tra un passo e un altro”. E pensare che da giovane era famoso per la rapidità con cui muoveva i piedi! Il tango più come ballo o come filosofia di vita? Una filosofia di vita può esserla stata per chi ha vissuto a Buenos Aires nelle epoche in cui è nato e si è sviluppato il tango, soprattutto tra gli anni ’30 e ‘50. In Argentina il tango si vive. Lì chi balla è in minoranza rispetto a chi semplicemente ascolta. A me consente di esprimere la mia sensualità, l’eleganza nel portamento e nello stile. Nel tango metti quello che sei: se nella vita sei arrogante lo sei anche quando balli. Molti associano il tango a tristezza, malinconia, nostalgia. Per me non è affatto così. La nota dominante è la sensualità, uno dei motivi che avvicina le persone alla danza in generale: il tango può provocare emozioni fortissime, uniche, irripetibili. A volte però questo crea malintesi. La gente quando balla pensa ‘bene nel tango, bene nella vita di coppia’. Non è così, ma spesso si cade in questo errore. È capitato anche a me… ma questa è un’altra storia!
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Chi DIFENDE il CITTADINO?
di Luciano Tirinnanzi
l titolo di questo spazio è piaciuto subito ad Andrea Vianello, il conduttore di Mi manda Raitre, ormai storico programma di servizio al cittadino stritolato spesso dalle varie follie del vivere quotidiano. Molti l’hanno definito il paladino dei consumatori italiani, anche se il termine ‘consumatore’ non gli piace tanto, ci raccontava giorni fa, perché “forse ormai è diventato un po’ troppo generico. Il cittadino come cliente, utente, consumatore evoca un’immagine storica del nostro Paese, ma noi oggi preferiamo parlare più di cittadino che di consumatore, di un cittadino che attraverso la trasmissione ci si impegna a rispettare e tutelare da ingranaggi spesso infernali”. Qualche passo avanti è stato fatto, in Italia, nella cultura del consumo, e quindi, come ci ricorda ancora Vianello “le aziende, per esempio, si sono fatte più consapevoli, in un momento di innegabile grave crisi che si sta traducendo forse in una serie di opportunità”. Così, individuando un reale cliente dell’azienda Italia scopriamo che questi deve essere “fidelizzato senza però essere né un ‘numero’ né un mero profitto”. Ci sono situazioni pazzesche e vinello le ha ben riassunte anche in un suo recente libro, intitolato senza mezzi termini Assurdo Italia. L’avvocato Ugo Ruffolo (nella foto in alto a destra), tra i consulenti tecnici del programma, ci racconta che I paladini della giustizia “siamo noi stessi, basta esserne consapevoli”. Tracciamo allora insieme a lui una sorta di carta dei diritti e dei doveri del cittadino, perché nella jungla dei diritti e dei doveri sanciti dalla legge, troppo spesso è facile perdere l’orientamento. Abituati a truffe e raggiri, cavilli e dubbi interpretativi, gli ita-
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liani si sentono sempre più impotenti e percepiscono le istituzioni come avverse e distanti. Come si può uscire indenni da questo dedalo di disinformazione e tornare a sentirsi tutelati? Ruffolo, lei è docente di diritto presso l’Università di Bologna. Quali responsabilità ha un insegnante di materie giuridiche in una società che le leggi tende sempre più ad aggirare, quando non addirittura a calpestare? La conoscenza delle regole, e soprattutto quella della loro logica, è l’arma migliore per tutelare i propri e altrui diritti, oltre ad essere condizione essenziale per una società più giusta e migliore. Insegnare quelle regole e quella logica significa formare i giudici, gli avvocati e gli operatori del diritto di domani. Chi puo’ essere considerato oggi “paladino della giustizia”? A lei si addice questa definizione? È “paladino della giustizia” qualsiasi operatore d’essa che compia onestamente e con capacità il proprio dovere, nei tribunali come nella società civile. Ma quali sono gli operatori che naturalmente devono orientare il cittadino verso una corretta conoscenza dei propri diritti? Sono gli organi della Pubblica Amministrazione da un lato e il sistema scolastico dall’altro. E, secondo lei, questo basta? Pensa che il destinatario riceva da questi una quantità e una qualità di informazioni sufficienti alla sua tutela? Le informazioni che il cittadino riceve oggi sono ancora insufficienti, certo. Ma sono maggiori e migliori di quelle che riceveva ieri. Chi ha contribuito a migliorarle? L’Unione Europea. Le norme comunitarie impongono doveri e obblighi di informazione al cittadino e al consumatore. Sono proprio queste norme ad aver tracciato e spianato la strada verso un’informazione migliore. Numerosi sono, però, i segnali che indicano un Occidente involuto e regredito nell’individualismo più sfrenato. È tramontata forse quella che si chiamava etica sociale?
Non sono sicuro che si debba essere così pessimisti. L’individualismo è il risvolto negativo della coscienza e del rispetto nei confronti dell’individuo. In tempi di globalizzazione il tratto unificante della nostra cultura “occidentale” è una sorta di religione laica dei “diritti umani”. Il suo affermarsi è una nuova via alla solidarietà. Come si trova nel ruolo in cui opera per Mi manda Raitre? Mi sembra il prolungamento naturale della mia attività di avvocato e docente universitario, compiuto attraverso la divulgazione televisiva, che mi auguro di svolgere in maniera semplice e comprensibile, ma mai semplicistica relativamente ai meccanismi del diritto e della giustizia. Quali sono le battaglie che si sente di aver vinto sinora o alle quali ritiene di aver contribuito in maniera determinante? Spero di aver dato un qualche contributo alla consapevolezza dei propri diritti, ma soprattutto delle logiche per difenderli. E questa è una battaglia nella quale si riscontrano progressi. Cito, ad esempio quello della responsabilità medica: la convenienza ad agire, per le responsabilità civili risarcitorie, contro le strutture sanitarie piuttosto che (o soltanto) contro il singolo medico responsabile e in via penale. Da chi si può sentire realmente tutelato il consumatore e di chi invece deve diffidare? Può confidare negli operatori “seri” di produzione e distribuzione di beni e servizi, e diffidare di quelli… inventati o scorretti. Cioè, solo i “grandi nomi conosciuti” sono garanzia di sicurezza? No, attenzione: questa distinzione non coincide per forza con quella tra grandi e piccoli. Può essere serio anche il negozietto o l’artigiano, ed “inventato” il grande televenditore. Talvolta si può confidare nei primi e invece scoprire la scorrettezza di qualche proposta contrattuale di grandi banche o assicurazioni. Alla fine quali strategie pratiche consiglia ai nostri lettori per vivere meglio nel quotidiano e sopravvivere nella cosiddetta Italia dei furbi? Evitare isterismi, ma stare sempre attenti ed essere consapevoli dei propri diritti.
MI MANDA RAITRE SEMPRE IN PRIMA LINEA
IDENTIKIT Mi manda Raitre è un programma di Andrea Vianello (a destra), Sara Veneto, Michele Fusco con la collaborazione di Marco Donadio, Anna Pagliara, Patrizia Senatore, Vanni Truppi e le incursioni di Rocco Papaleo. Tra le consulenze tecniche, ricordiamo i puntuali interventi di Anna Bartolini, degli avvocati Antonello Spadafora e Ugo Ruffolo. La regia è di Andrea Soldati e, tra i temi recentemente affrontati, segnaliamo per esempio quello dei furti, sempre più frequenti, che si verificano all’interno di esercizi commerciali e luoghi pubblici (nonostante i sempre più sofisticati sistemi di videosorveglianza). Cercando quindi di porre l’accento proprio sulle responsabilità delle strutture e su cosa devono fare i cittadini per ottenere un eventuale rimborso. I telespettatori possono intervenire in diretta telefonando al numero verde 800 550213 o via internet scrivendo a mimandaraitre@rai.it mentre per tutte le segnalazioni, al termine della diretta, è sempre attiva la segreteria telefonica al numero 06.3728802. NEXTFAMILY
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Disneyland Paris
TOPOLINO, LA STAR DI UN ANNO AL TOP! Ogni anno Disneyland Paris, la destinazione turistica numero uno in Europa, offre una nuova ed entusiasmante motivazione per visitare i suoi due Parchi e vivere un soggiorno all’insegna della magia. Dallo scorso 4 aprile è iniziato un nuovo anno strabiliante, ricco di novità, dedicato al topo più famoso al mondo: Il Magico Anno di Topolino! In suo onore, cinque novità rendono quest’anno davvero imperdibile. Topolino, Minnie, Paperino e tutti gli allegri amici Disney sono i veri protagonisti di tutti gli spettacoli, ma non solo, perché quest’anno anche i visitatori sono coinvolti negli show, pensati appositamente per offrire agli ospiti un’esperienza interattiva indimenticabile. Diversi gli spettacoli da non perdere, primo tra tutti “Topolino e i suoi Amici in festa!”. Infatti, in onore di Topolino tutti i giorni sotto il Castello della Bella Addormentata si potrà ballare al ritmo delle canzoni preferite dei nostri amici Disney. Sarà difficile non lasciarsi coinvolgere da questo spettacolo dal vivo! Passeggiando nei Parchi Disney, tra un’attrazione e l’altra, si moltiplicano i momenti di incontro con i Personaggi Disney. Un altro appuntamento da non lasciarsi sfuggire è il “Festoso treno di Minnie” che attraversa Main Street U.S.A. diverse volte al giorno per la gioia dei più piccini che così potranno incontrare, toccare e salutare i loro idoli dal vivo. Nella zona di Discoveryland, affianco ad una delle attrazioni più adrenaliniche, “Space Mountain – Mission 2” 52
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è stata creata una piattaforma per un dj davvero speciale. Si tratta di Stitch, il birbante alieno protagonista dell’omonimo film Disney Lilo e Stitch, che per l’occasione si trasforma in un vero e proprio DJ. Mixando hip hop, break dance e rock, coinvolge il pubblico in divertenti coreografie a ritmo della sua musica. Ma le novità non finiscono qui. Nel Parco Walt Disney Studios, aperto nel 2002 e dedicato alla magia del cinema, i più piccoli possono incontrare i Personaggi della fortunata serie tv di Disney Channel: Manny Tuttofare, i Little Einsteins, la truppa di Mickey Mouse Clubhouse, grazie alla nuova attrazione “Playhouse Disney Live on Stage”. A pochi passi da questa zona i genitori ma anche i bambini più temerari non dovranno lasciarsi sfuggire “Tower of Terror - Ai Confini della Realtà”, un ascensore che sfugge alla forza di gravità tra correnti d’aria fredda e salite e cadute impreviste. Conviene non lasciarsi intimorire dall’aspetto esterno poiché all’interno la cura minuziosa dei dettagli vale davvero la visita dell’attrazione anche per chi non osa… lasciarsi precipitare! Nel pomeriggio basta prendere posto lungo le strade principali del Parco Walt Disney Studios per assistere all’entrata in scena dei Personaggi Disney su auto d’epoca meravigliose. La “Parata Disney’s Stars & Cars”, una colorata sfilata di decappottabili, rappresenta l’attrazione su quattro ruote più divertente di questo anno.
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A Disneyland, il luogo dove i sogni diventano realtà, un nuovo anno tematico è dedicato a Topolino e a tutta l’allegra banda di Personaggi creati dal genio di Walt Disney. Tante le novità da non perdere
Il sogno non ha età Conviene approfittare della vicinanza di Disneyland a Parigi, solo 32 km facilmente raggiungibile in RER A., poiché questo luogo ha il potere di far tornare bambini anche chi bambino non lo è più. Viaggiare sulla nave di Capitan Uncino, evitare gli agguati de i Pirati dei Caraibi, incontrare le Principesse, questo e tanto altro diventa realtà in un mondo sorprendente per grandi e piccini. Trascinati dalla curiosità, dall’ammirazione per i Personaggi Disney o dai ricordi d’infanzia, si finisce tutti col tornare un po’ bambini. Perché non c’è un’età per sognare.
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Coverstory Madonna
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re gi mad g o , e n n a Cicco troburgo no c i n o r e ie ouise V e che San P vorzio, L a m i to Argen da adozione emoto, un d o i r a D n rr film di ad una seco a, tra un te ozionale. o v o u n o rm m a di un evuto il vet te non si fe trategia pro t s i n o esi o Sint rotag lawi ha ric acran solo una s no p s s ri | fot i a l ie d è lm ù a Pa re pi fa Non cardo di Ric e dal M . La popstar on può esse Sacro e Pro h c e l sing ncerto ternità che n e regista di o c n i vuole erio di ma lle sale com e id un des no è anche n g Da giu
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adre, madonna, prostituta. Idealizzazione e denigrazione della maternità. È anche il titolo di un libro di Estela Welldon. Il Corano le dedica una sura, ma si riferisce chiaramente alla madre di Gesù (ovviamente non il suo nuovo boy-friend, Jesus). Stiamo parlando di Madonna, non della madre di Dio ma da essa in parte, per contrasto, ispirata la pop star che più trasgressiva non si poteva negli anni Ottanta e che oggi, a 51 anni, è ancora qui a fare musica nella stessa misura con cui fa parlare di sé. E noi l’abbiamo scelta per questo numero di Next Family, perché ci sembra incarni perfettamente entrambe queste due isitanze lontane eppure ormai inestricabili. Lei che sembra aspirare ad essere insieme Grande Madre e Grande Rete, amante della tecnologia e in anticipo su molte next families consolidate e come tali riconosciute: da Angelina Jolie e Brad Pittt in poi, fino alla Obama family, naturalmente. Ma dicevamo di Madonna. Tra scandali e polveroni, azioni legali discutibili e istinto di maternità di ultima generazione, è ancora più in forma di una Britney riesumata dalle cliniche, alla faccia delle platinate che si ispirano spudoratamente a lei: Gwen Stefani, Paris Hilton, Scarlett Johansson, Christina Aguilera fino all’ultimo, curioso clone, curiosamente anch’esso italo-americano, Lady Gaga. La pop star che voleva essere Marilyn e ha finito con l’essere, abbondantemente, se stessa, è anche colei che ha reinventato tecnologicamente l’arte del concerto, che sempre grazie alle più sofisticate tecnologie ha corretto, fin da subito, le fisiologiche note calanti delle sue performance dal vivo. Che però sembra non disturbino più di tanto i fans, che vogliono da lei il grande show e basta (tranne le autorità di San Pietroburgo, che le avrebbero bloccato un live in agosto nello State Hermitage Museum, “furiose per il progetto della cantante” riporta il settimanale Panorama “tanto da aver definito l’evento un ‘disastro naturale”. Il direttore del museo, Dr. Mikhail Piotrovski, ha preteso che Madonna “si vesta in modo decente, che il livello del volume non sia eccessivo e che lo show non sia blasfemo”. Sarebbe un peccato, proprio nel periodo del suo compleanno, che cade il 16 agosto. In attesa di questo evento… eventuale, la popstar ha voluto essere ancora mamma, dopo i primi due figli avuti naturalmente (Maria Lourdes da Carlos Leon e Rocco dal regista Guy Ritchie, ndr) e dopo averne adottato uno, David Banda, in Malawi. In Malawi c’è anche tornata, di recente, per adottare una bimba, Mercy James, ma le è stato proibito perché single. Come se Madonna non potesse permettersi economicamente di mantenere un’altra creatura sfortunata sotto questo cielo… ma ci deve essere stato dell’altro per bloccare l’operazione. Guy Ritchie (per la cronaca nelle sale con il film RocknRolla), fresco divorziato da lei e padre di Rocco, è
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Tra azione e promozione, ogni sua mossa sembra fare scandalo. Ma forse è solo questione di GLAMOUR
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intervenuto in difesa dell’ex moglie e esprimendo sconsolatezza per la decisione dello Stato malawiano di rifiutare la richiesta di adozione. “Madonna è una madre fantastica e affettuosa” avrebbe dichiarato a People “si preoccupa profondamente per i suoi bambini e per quelli che hanno bisogno di maggiore aiuto e sostegno”. Madonna, ha fatto sapere l’ex-marito “è motivata solo dal desiderio di essere un genitore premuroso, che cerca di condividere alcuni dei vantaggi e delle opportunità che la vita le ha concesso. È una brava mamma”. Una sincerità che è stata perfino contestata ma tanto, come fece prima di lei il personaggio di Clark Gable in Via col vento e poi il nostro Celentano su Raiuno di qualche anno fa, francamente, se ne infischia. E prosegue per la sua strada di donna anticonformista, di artista che le regole dello showbusiness le inventa oppure le piega alla sua volontà. Una vera next people, una persona del futuro nata in un passato poco tecnologico, Madonna, che però ha saputo conquistare con una personalità indomita, libera, forte. Scardinando e allargando il concetto di family. Rispondendo anche ad una next mother per eccellenza, Angelina Jolie, la quale (secondo la fonte Masterworld.org/news) avrebbe rimbrottato da Londra l’operazione Malawi con queste parole: “Quell’adozione è illegale, Madonna sapeva che in quel Paese non c’è un vero sistema di regole per l’adozione”. Tuttavia, la pop star non è intenzionata a fermarsi. Staremo a vedere le sue next, scusate, prossime, mosse. Nel frattempo i giornali non trovano pace perché lei ha avuto il tempo di donare 500.000 dollari ai terremotati del suo Paese d’origine in Abruzzo, di cadere da cavallo e di lanciarsi al cinema anche come regista. Il 12 giugno è prevista infatti l’uscita di Sacro e Profano (Filth and Wisdom, che in originale sarebbe Sporcizia e Saggezza), presentato all’ultimo Festival di Berlino. Distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti, è incentrato sulla figura del bohémiènne Eugene Hütz, leader della band gypsy punk Gogol Bordello, musicista errante in cerca di ispirazione (il pubblico lo aveva già potuto notare tra gli squinternati epoetici personaggi di Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber). Sul suo cammino Eugene incontra tipi assurdi, da uno scrittore cieco che ha scelto anche di non parlare ad una farmacista che sogna di fare la volontaria in Africa e a una ballerina classica senza soldi che ripieNEXTFAMILY
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QUEL NOME ANCORA COSÌ INGOMBRANTE Ben dodici anni fa, ai tempi del film Evita, in cui Madonna interpretava la coraggiosa moglie di Peron, in merito alla scelta del suo nome d’arte affermava che “solo in Italia si verificano scandali legati ad esso, altrove, il mio nome non ha le stesse implicazioni che in questo Paese”. E a Beppe Severgnini, acuto editorialista del Corriere della Sera, che riuscì ad estrarle alcune parole nonostante la sua famigerata ritrosia a comunicare durante le interviste, dalle pagine di Io Donna si esprimeva sinteticamente in merito all’accusa di un nome d’arte controverso. “Basti pensare a una persona cresciuta in un quartiere cristiano che decide di non essere più cristiano”. Un esempio sembra riguardarla molto da vicino.
I MEDIA E I FIGLI Pare che non legga nulla, assolutamente nulla, neanche una riga, di ciò che viene detto o scritto su di lei… Crede che sia tutto falso e che per sapere qualcosa di lei si debba solo parlare con lei, solo che lei non parla mica tanto con i giornalisti! Per fortuna ha ammesso che i suoi dischi e i suoi film sono in parte autobiografici. Non parla della vita privata, ma su Lourdes dice che sta cercando “di insegnarle tutte le cose importanti della vita, come ogni buon genitore”.
ga sugli striptease. Tre vite disperate che si intrecciano in una Londra anomala. Per questo suo debutto da regista Madonna, come in altri settori della sua vita, ha naturalmente preso le redini del progetto, firmando, oltre alla regia, la sceneggiatura insieme a Dan Cadan e facendosi anche produttore esecutivo. Un’energia che la fa assomigliare più a una holding che ad un singolo essere umano. Si riumanizza quando parla del suo debutto dietro la macchina da presa per Sacro e Profano . “Dopo quasi tre decenni passati davanti a una macchina da presa” racconta “ho deciso di mettere i miei soldi e me stessa dalla parte opposta. E questo film è stato, essenzialmente, la mia scuola di regia. È stato molto importante per me scrivere la storia, creare i personaggi, essere coinvolta in ogni singolo passo, dalla creazione delle scenografie al montaggio. Sono sicura di aver fatto impazzire tutti i capi-reparto con le mie mille domande senza fine!”. Ha messo insieme “tutte le cose che amo e che m’interessano, dalla letteratura alla musica, alla danza” prosegue Madonna, che spiega anche la genesi del progetto, le cui ragioni risiedono in un cortometraggio del quale, però, a un certo punto, si è innamorata. O meglio: “Mi sono innamora-
IL PREZZO DEL SUCCESSO Per il suo primo film da regista Madonna ha affermato: “Volevo scrivere qualcosa che fosse molto vicino alla mia esperienza. Se vuoi raccontare una buona storia, per prima cosa devi sapere di cosa parli. Come quando trent’anni fa arrivai dal Michigan a New York. Siamo stati tutti affamati e in cerca di lavoro”. E alla domanda dello Spiegel se sia più difficile diventare famosa o restare famosa non ha avuto dubbi: “Molto più difficile restarlo. È facile entrare nel club, ma è dura sopravviverci. Essere famosi è sempre stato estenuante. Molti artisti hanno sofferto molto per la loro fama. Marilyn Monroe per esempio”.
IL RAPPORTO COL WEB “Uso Internet come enciclopedia” ha recentemente dichiarato Madonna allo Spiegel. Facendoci sapere che l’ultima ‘cosa’ che ha cercato è stata “una serie di informazioni su Rudyard Kipling. Volevo sapere se era stato un nazista, perché nella prima edizione di diversi suoi libri c’è una svastica. In realtà ho scoperto che lui passò molto tempo in India, dove la svastica è un simbolo di buona fortuna”. Meno male, si è acculturata un po’ anche lei…
ta dei personaggi e ho voluto farli vivere più a lungo, così ne ho creati di nuovi e il triangolo A.K.- Holly - Juliette è cresciuto. Terminato il film mi sono resa conto che ognuno di loro rappresenta un aspetto della mia personalità e così l’esperienza si è rivelata tanto artistica quanto terapeutica...”. Una forma di terapia che le ha fatto contemplare (ironicamente?) nella colonna sonora del film perfino Britney Spears, e che le ha fatto lasciare la Warner musica per la Live Nation e 120 milioni di dollari.
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Speciale Moda
LA
BELLA ESTATE
inee morbide, colori eterei, tessuti impalpabili. La donna dell’estate: una farfalla che vuole sedurre con la leggerezza di un battito d’ali. Effimere e sublimi, le collezioni estive abbandonano le geometrie per forme e volumi fluidi. Leggera e innocente, questa nuova donna rivendicherà eleganza e romanticismo rinunciando al potere maschile a favore di quello femminile, in una danza di veli e chiffon che donano fascino e seduzione. Una donna che prediligerà tonalità stinte come il tè, l’azzurro chiarissimo, il carne, l’elephant grey, per poi stupire con il verdone, il violet, il total black o il bianco assoluto. Dal giorno al nightwear, un continuo scambio di suggestioni e contrapposizioni, per un’estate caratterizzata, dunque, da calibrati giochi di tessuti e pesi spesso contrastanti, dove non mancheranno decorazioni di preziose frange di seta, piume e gli ormai “classici” cristalli. L’estate è nell’aria… di Ambra Blasi foto di Luciano Usai
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Foto grande: Abito batista di cotone con intarsi in pizzo TWIN SET Cinta e bracciale BLUMARINE Cappello cowboy in paglia AB Cappello a uncinetto AB
In basso: Abito sangallo a balze TWIN SET Cappello di cotone a uncinetto AB Collana ENTRĂ€
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SOLE IMPERTINENTE NEXTFAMILY
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UN BRINDISI ALLA NUOVA
STAGIONE
Tute di cotone VDP CLUB e TWINSET Accessori ENTRÀ
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A sinistra: scarpe SPAZIO MODA
Sopra: Abito corallo jersey D.EXTERIOR Foulard D.EXTERIOR Scarpe SPAZIO MODA 68
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Foto grande: Tuta viola in jersey in cotone D. EXTERIOR Foulard fantasia seta D. EXTERIOR Abito tulle FISICO Accessori ENTRĂ€
Sopra (da sinistra): Abito Kaftano seta fantasia con tubino raso corallo D.EXTERIOR Pantalone jersey D.EXTERIOR Camicia morbida seta fantasia D.EXTERIOR Abito corallo jersey D.EXTERIOR
ACCAREZZATE DAL
PONENTINO
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Foto grande (da sinistra): Abito pois grande seta SINE QUA NONE Scarpe AB Abito balze nero SINE QUA NONE Scarpe AB Abito pois jersey SINE QUA NONE Scarpe AB
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Nella foto: Abito nero maxi paillettes LAFTY LIE Scarpe vernice nera con cinturino a strass AB Abito paillettes oro BLUMARINE Scarpe camoscio avorio SPAZIO MODA
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TITOLI DI
CODA Il servizio è stato realizzato a Roma sulla splendida terrazza con vista sul Pantheon, grazie alla squisita disponibilità della signora VALERIA e della sua apprendista assistente CAROLA. Le modelle: GLORIA ELISA CLARISSA
Un ringraziamento particolare: AB Via Bevagna,10 Roma
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CrazyNews
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Questo PAZZO PAZZO mondo
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{ Pistole in classe
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Un piccolo distretto scolastico in Texas potrebbe essere il primo a permettere agli insegnanti e allo staff della scuola di portare armi per protezione quando la scuola avrà inizio alla fine del mese. Trustees at the Harrold Independent School District hanno approvato questo cambiamento nelle regole della polizia scolastica lo scorso ottobre, per proteggere la scuola contro le sparatorie. Gli insegnanti e lo staff per avere la pistola devono avere regolare porto d'armi dello stato del Texas, essere autorizzati dal distretto a portarla a scuola, avere un training su come affrontare una situazione di crisi e sapere usare le munizioni in modo da minimizzare il rischio di rimbalzo nella hall della scuola. Il preside David Thweatt ha detto che la piccola comunità è a mezz'ora di macchina dall'ufficio dello sceriffo e lascia gli studenti e gli insegnanti senza protezione. Ha aggiunto che che il campus è vicino alla U.S. 287, una strada molto trafficata, e che fa della scuola un possibile bersaglio.
Mamma 81enne a figlio 61enne: basta paghetta! Un'anziana madre di 81 anni, stanca del fatto che il figlio di 61 facesse baldoria, gli ha negato la paghetta. La donna, esasperata, riferisce L’Unione Sarda, ha tolto al figlio anche le chiavi di casa e si è rivolta perfino alla polizia di Caltagirone per cercare di "convincere quel testone" di suo figlio a "comportarsi bene con la sua mamma". Un agente del commissariato ha fatto da paciere. Prima ha ascoltato le lagne di mamma e figlio, poi a provato a far riappacificare i due. "Mio figlio non mi rispetta - si è sfogata la donna con la polizia, dopo avere lasciato il figlio fuori di casa - non mi dice dove va la sera, e torna tardi a casa. Per punirlo sono stata costretta a togliergli le chiavi di casa e lasciarlo fuori, dopo che aveva fatto ancora una volta le ore piccole. Non è mai contento dei cibi che gli preparo ed ha sempre un motivo per lamentarsi. Così non si può andare avanti". Ha replicato lui: "La colpa non è mia - è stata la replica del figlio - è lei che si ostina a trattarmi male: mi dà una paghetta settimanale troppo modesta e a me che sono disoccupato quei soldi non bastano. E, poi, cucina veramente male".
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Gioca a nascondino e si chiude in cassaforte
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Quale posto più sicuro di una cassaforte per non farsi trovare giocando a nascondino? Deve aver pensato così quel bimbo turco di otto anni che è rimasto intappolato in una cassaforte esposta all'esterno di un negozio in una strada di Istanbul. Il ragazzino si era infilato nella cassetta di sicurezza e un amichetto aveva chiuso lo sportello. Una volta accortisi della malefatta i bambini hanno chiesto aiuto. Peccato che nessuno, nemmeno il commerciante avesse la combinazione per aprirla. Alla fine, solo con l'intervento dei vigli del fuoco, che hanno scassinato la serratura, il bimbo ha rivisto la luce.
Toglietemi tutto ma non il mio karma
Un monaco buddista thailandese si è evirato con un machete perchè aveva avuto un'erezione durante una meditazione e non ha voluto che il pene gli venisse riattaccato, spiegando di aver rinunciato a tutte le cose terrene. Lo hanno riferito un medico e alcuni quotidiani locali. Il monaco, 35enne, il cui nome non è stato reso noto per ragioni di privacy, ha concesso allo staff medico dell'ospedale di Maharai, 780 km a sud di Bangkok, di curargli la ferita, ma ha rifiutato un reimpianto. Quando si dice abbandonare tutte le cose terrene.
L’erba della nonnina “Semino semino ma i pomodori non vengono mai”. Così ha risposto agli agenti che stavano perquisendo il suo orto una ottantenne di La Spezia qualche tempo fa, ignorando che nel suo campo, vicino all’abitazione, in località La Lizza, il nipote 24enne aveva messo 32 grandi piante di cannabis, raccontandole che si trattava di pomodori e chiedendole di coltivarli in sua assenza.
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{ Il sudore meglio delle batterie
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Macchine appariscenti e fisico palestrato. Sono questi due dei principali argomenti che i maschi moderni amano usare quando si tratta di sedurre una donna. Da oggi, esiste un oggetto che unisce muscoli e motori, esercizio fisico e ostentazione. Si chiama GYM, ed è il prototipo di una macchina alimentata da energia alternativa inventato da Da Feng, studente di design alla Coventry University. La vettura, che prevede un solo posto, quando parcheggiata si trasforma in una piccola palestra: comprende infatti un vogatore, una panca e una macchina per lo step. E dovrete sapere come usarli e darci dentro se vorrete che GYM abbia l'energia necessaria per riportarvi a casa, dato che i vostri sudatissimi esercizi serviranno a ricaricare la batteria. Avete voluto la macchina futuristica? E adesso pedalate!
{ In vendita profumo d’hamburger
{
Non è sicuramente indicato per i vegetariani, il nuovo profumo ideato dalla Burger King e presentato ufficialmente nei giorni scorsi: è, infatti, alla carne. Giusto in tempo per le festività natalizie, Flame, questo il nome del profumo, arriva sul mercato americano al prezzo di 4 dollari a flacone. Il suo punto di forza è proprio il prezzo: di gran lunga inferiore a quello dei profumi tradizionali. Del resto, la carne è carne. Venduto in una bomboletta spray, è indicato esclusivamente per gli uomini, e, in questa fase iniziale, viene venduto in America (qui il suo sito). Ecco la descrizione della fragranza: "Il sandwich Whopper è l'hamburger preferito dagli americani. Questo profumo cattura la sua essenza e ve la dona". Secondo alcune persone che lo hanno provato, in verità, odora di cannella. Difficile dire se le ragazze saranno contente di stare con un fidanzato al profumo di carne.
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seicomesei di Virginia Di Marno
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C’è quello maya, quello berbero, quello cinese, quello tuareg, quello indu, islamico, ebraico, persiano, copto. E c’è anche il nostro: il calendario gregoriano.
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Papa Gregorio XIII, nel 1582, chiaramente non si inventò nulla di nuovo, diede solo una “sistematina”, per così dire, al calendario già esistente, il calendario giuliano.
Era il 46 a.C., infatti, quando Giulio Cesare decideva di sincronizzare il tempo alle stagioni e sanciva che un anno sarebbe durato 365 giorni e un quarto. Questo quarto avrebbe fatto la sua comparsa ogni quattro anni, con un giorno in più assegnato a pieno diritto a febbraio, il mese di regola di 29 giorni e per una volta ogni quattro anni di 30.
Non è un refuso. Febbraio diventa di 28 giorni solo per colpa di Augusto, l’imperatore che gli rubò un giorno per regalarlo ad Agosto, non a caso il mese dedicato a se medesimo, ovviamente.
Divagazioni a parte, febbraio rimane comunque il mese diverso, il mese bisestile, cioè quello che ogni quattro anni ha un giorno in più posizionato sei giorni prima dell’inizio di marzo. Come un sesto giorno ripetuto, “bis sexto die” per l’appunto.
La sua fama? Pessima. Anno bisesto anno funesto, si dice dai tempi dei romani, dai tempi in cui ci si sarebbe aspettata una carestia o un’alluvione in quell’anno da 366. Se poi si aggiunge che febbraio era l’ultimo mese dell’anno ai tempi di Romolo, e anche quello dei riti dedicati ai morti, come si può biasimare chi guarda con sospetto all’anno diverso?
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o abbiamo visto a Cannes diretto da Jane Campion in Bright Star. Lui è John Keats “Fulgida stella, fossi ferro come tu lo sei ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte, a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno, come paziente di natura, insonne eremita, le mobili acque al loro dovere sacerdotale di puro lavacro intorno a rive umane, oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta della neve sopra i monti e le pianure. No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento, vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore, sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi, sempre desto in una dolce inquietudine a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato, e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte”. Londra 1818: è l’inizio di una relazione segreta tra il ventitreenne poeta inglese John Keats e la sua vicina di casa, la studentessa
L
di moda Fanny Brawne. La diversità dei desideri e delle aspirazioni dei due giovani, li porterà all’inizio a vivere il rapporto in maniera conflittuale. L’avvicinamento tra Fanny e John avviene gradualmente. Lei lo aiuta a prendersi cura del fratello minore gravemente malato, lui la ricambia dandole lezioni di poesia. Lentamente la loro storia d’amore cresce d’intensità toccando picchi di struggimento e disperazione. “Ho l’impressione di dissolvermi”, scrive Keats per descrivere a Fanny i suoi sentimenti. Entrambi coinvolti in una relazione amorosa che sfiora i toni dell’ ossessione romantica, si ritroveranno ad affrontare i diversi ostacoli imposti dalla società del tempo con tenacia e determinazione. Solo il triste destino del giovane poeta colpito a 26 anni da una grave malattia, porrà fine ad una delle più struggenti e appassionanti storie d’amore mai raccontate.
Jane Campion ha trovato la sua nuova di Ilaria Mollo
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Mezzogiorno
na grande attrice dalla bellezza semplice, elegante e sempre di grande effetto tanto da attirare su di sé anche gli occhi di Marco Bellocchio. Giovanna Mezzogiorno è tornata in Italia dopo il film L’amore ai tempi del colera, nelle vesti di Ida Dalser, la donna dalla quale Benito Mussolini ebbe un figlio segreto. Il film Vincere (in concorso al Festival di Cannes 2009) è la storia di una donna, di uno scandalo tenuto nascosto dallo stesso Duce. Ida Dalser per oltre 11 anni ha subito torture e costrizioni fisiche. Ha sempre lottato per far venire alla luce la verità, non si è mai arresa ma la sua vita finì tragicamente nel manicomio in cui lo stesso Mussolini la fece rinchiudere. Una vicenda ignobile, taciuta per quasi un secolo di storia. "Ida Dalser è stata un'eroina piuttosto antipatica - spiega Bellocchio una rompiscatole che voleva affermare ad ogni costo la verità e i suoi diritti. Per questo l'ho
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amata e per questo ho voluto Giovanna Mezzogiorno, un'attrice che ha in sé quel carattere e quella determinazione che si sposano benissimo col personaggio". Giovanna Mezzogiorno, figlia d’arte (Vittorio Mezzogiorno e Cecilia Sacchi), dopo aver superato la maggiore età, parte per Parigi per il Centre International de C r é a t i o n s Théatrales e capisce che la strada della recitazione sarebbe stato il suo futuro. Un percorso artistico di qualità e popolarità che l’ha accreditata come una delle attrici più talentuose ed eclettiche del cinema italiano. Ricordiamo con affetto e simpatia quel Notturno bus di Davide Marengo che resta senz’altro una delle sue prove migliori, e diverse, più sbarazzine e perfino provocatorie, della sua figura (naturalmente senza dimenticare l’intensità de La finestra di fronte ).
Sempre più eclettica, perfino di Ilaria Mollo
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Mogol a banda di Mogol suona il rock. Parte rapido e sincopato il "Tour Music Fest 2009", percorso di artisti tra le note per l'Italia che presenta un ricchissimo parterre di artisti. Il festival si avvale di una giuria presieduta da Mogol (con Radio Lattemiele, Sony BMG, CNI MUSIC, Rusty Records e ha come Media Partner anche Match Music e Libero.it, oltre a Radio Lattemiele). Tra le date di giugno si sposta verso Sud, tra Foggia (il 3), Bari (4 e 5), Reggio Calabria (l'8), Napoli (14 e 15). Il 20 e 21 torna a Roma e il 27 'suona' a Iglesias-Cagliari. Abbiamo parlato con Mogol (nome d'arte di Giulio Rapetti, ndr). Lei è stato ripreso e tradotto da un mito rock e glam della musica di tutti i tempi come David Bowie… l’ulteriore conferma che la qualità artistica non ha limiti di genere. Esiste quindi un Mogol Rock? Direi proprio di sì! "Il Tempo di Morire" per esempio (che è stata cantata anche dai Litifiba nella storica formazione
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Litfiba-Renzulli) è un rock in tutto il mondo, non solo un rock italiano... E anche il testo lo è, perche’ scrivere rock è scrivere musica e testo. È un testo molto rock che però è stato frainteso e da alcuni travisato e distorto ma… succede! La vera molla però è sempre la passione, che si dimostra anche attraverso lo studio, la selezione, la curiosità. La borsa di studio al CET, il premio che lei conferisce a un finalista del Tour, non è indirizzato solo al prodotto perfetto e finito ma anche a chi vuole crescere. Al CET è possibile anche ripartire da zero, noi seguiamo una qualità e un livello di crescita internazionale. A volte capita che l’acrobata della voce si riveli come il calciatore che dribbla sei giocatori e poi perde la palla. Per questo i criteri di valutazione sono diversi. Da questo punto di vista viene in mente Arisa. È bene ricordarlo perché se l’interprete è il fantino l’autore è il cavallo! Di Arisa ho riconosciuto la misura, un fattore importante. L’acrobazia delle corde vocali non basta.
Giulio Rapetti e il mistero del di Maria Nicoletta Tulli
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Audrey ensuale, timida, graziosa e riservata. Semplicemente Audrey Tautou. Nata a Beaumont, in Francia, ha trascorso l’infanzia a Montluçon con la mamma insegnante e il papà dentista. Dal 29 maggio la vediamo sul grande schermo nel film Coco avant Chanel di Anne Fontaine, in cui interpreta Mademoiselle Gabrielle ‘Coco’ Chanel che, da ostinata orfana, diventa la leggendaria creatrice d’alta moda, diventata con il tempo simbolo di eleganza e di stile. La giovane attrice non ha sicuramente problemi a farsi apprezzare dal pubblico che l’ha già applaudita qualche anno fa nel ruolo della deliziosa signorina Poulain. È stato infatti Il Favoloso Mondo di Amélie, creato appositamente per lei dall’eccentrico regista Jean-Pierre Jeunet, a lanciarla nel 2001 nel cinema internazionale. Dopo questa bellissima interpretazione la vediamo infatti in altri grandi successi quali Piccoli affari sporchi, Una
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lunga domenica di passioni e Il Codice Da Vinci, al fianco del grande Tom Hanks. Ma non solo il cinema apre le porte alla bellissima attrice francese. Dallo scorso maggio, infatti, la Tautou è stata scelta come nuovo volto per Chanel N°5, dopo Nicole Kidman e altre grandi attrici. Un debutto nella pubblicità che commenta sottolineando che lei ha sempre rifiutato di farne la testimonial in quanto necessita un rapporto reale e sincero con l’oggetto che deve promuovere. In una recente intervista ha anche affermato: “Tutto questo va oltre la mia immagine e la mia personalità. Sono più coinvolta nella storia del profumo e in quella del film con Jeunet, non è che mi senta davvero il volto di questa fragranza. Per me Chanel N°5 è già una leggenda. Puoi indossarlo, offrirlo come dono e condividerlo, ma trascende tutte le donne che l’hanno incarnato prima di me”.
Il favoloso mondo di di Maria Nicoletta Tulli
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SE L’ECONOMIA È IN ROSSO, INVESTITE IN MATERIA GRIGIA!
PROVATE TUTTI I BESTSELLER ORIGINALI, TANTI TITOLI DA COLLEZIONARE PER DIVERTIRSI IN MANIERA UNICA E INTELLIGENTE!
La vita è fatta di prove e di sfide spesso dure. Il bello di Brain Training è che per una volta sarete voi a scegliere quali affrontare, divertendovi. Allenate la vostra mente giocando con Brain Training e More Brain Training per Nintendo DS. Bastano pochi minuti al giorno.
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Fate una pausa intelligente con Brain Training per Nintendo DS: ogni giorno potrete tenere in allenamento la vostra materia grigia, stuzzicando le vostre capacità mnemoniche e logiche. E soprattutto divertirvi, da soli o in compagnia, in sfide accese e coinvolgenti. Vivacizzerete il vostro cervello a qualsiasi età, in maniera semplice ed immediata, grazie a uno “stretching mentale” che tonifica la materia grigia, come ha dimostrato il neuroscienziato Dr. Kawashima. Una ginnastica mentale sempre in tasca, che ha conquistato oltre 10 milioni di persone nel mondo. E se già vi allenate con BRAIN TRAINING, allargate i vostri orizzonti con MORE BRAIN TRAINING, potrete contare su nuovi esercizi di algebra, test e prove, utilizzando la console proprio come se fosse un libro, scrivendo sul touch screen e leggendo gli utili consigli del Dr. Kawashima.
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Pillole per la famiglia
scuola beauty web scienze robotica psiche salute animali
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a cura di Maria Nicoletta Tulli
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VOTI IN CONDOTTA PER LA SCUOLA ITALIANA Oltre 1.500 ragazzi intervistati, tra i 19 e i 25 anni, di Lecce, Siena e Bologna, per capire come vedono la scuola italiana e cosa è rimasto loro dopo la fine del percorso scolastico. Parlano chiaro i risultati della ricerca condotta dall'Associazione TreeLLLe: per l'85% dei ragazzi è essenziale comprendere l’inglese, per il 78% bisogna avere “capacità di scrivere correttamente in italiano” e per il 72% è necessaria la “capacità di usare le tecnologie informatiche”. Tra gli intervistati c’erano studenti appena diplomati, universitari e giovani lavoratori che hanno elaborato una graduatoria delle materie che ritengono più utili da studiare a scuola e hanno indicato i valori trasmessi dal sistema scolastico, le utilità per il futuro e il rapporto con la vita reale. Tra le materie bocciate ci sono la filosofia (scelta solo dal 22% dei ragazzi) e la musica (scelta dal 13%). Risultati negativi anche per il latino ed il greco: il 75% dei giovani ritiene che queste due materie dovrebbero essere insegnate soltanto al liceo classico. Per quanto riguarda la matematica il 50% dei ragazzi la valuta rilevante, ma sono in molti a dichiarare di trovarla difficile perché spesso insegnata male dagli stessi insegnanti. Inoltre per il 19% dei giovani nessun professore ha lasciato il segno o trasmesso valori importanti e per il 45% soltanto un professore verrà ricordato. Solamente un dato, davvero positivo, fa venire voglia di tornare sui banchi di scuola: i rapporti con i compagni di classe con cui ancora molti hanno mantenuto i contatti.
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UN’ABBRONZATURA PERFETTA Carnagione chiara o scura? Non importa. La prima regola da rispettare per chi ama il sole è di utilizzare un protettivo solare adeguato. Per avere un’abbronzatura dorata e soprattutto duratura è importante, inoltre, seguire alcuni accorgimenti. Prima di tutto è bene abituare progressivamente la pelle al sole: l’abbronzatura superficiale dei primi giorni è dovuta alla riserva di melanina già disponibile ma è destinata a sparire rapidamente e solo dopo circa una settimana comincia a formarsi un’abbronzatura duratura. Da evitare le ore più calde della giornata, ossia dalle 12 alle 15. Consigliabili, invece, il mattino fino alle 11 e il tardo pomeriggio. Se potete, alternate il relax, magari sdraiati sull’asciugamano, al movimento (passeggiate, partite a beach volley, racchettoni): in questo modo le radiazioni solari si distribuiranno omogeneamente su tutto il corpo. Per rinfrescarvi concedetevi ogni tanto un bel tuffo in mare o in piscina. Quando poi vi asciugate al sole, però, prestate attenzione a non bruciarvi: l’effetto-lente delle goccioline di acqua sul corpo può favorire le scottature e la disidratazione. Da non sottovalutare anche l’alimentazione. Cibi ricchi di vitamine forniscono alla pelle la giusta idratazione: la vitamina C in agrumi, peperoni e kiwi, la E in broccoli e uova e la A betacarotene nei vegetali a polpa rossa o gialla. Gli integratori alimentari a base di betacarotene contribuiscono a conferire un piacevole colore dorato ma non proteggono dalle radiazioni ultraviolette. Infine ricordatevi di non abbandonare la cura del corpo dopo l’esposizione. La pelle deve essere idratata perché si mantenga elastica. Usate una crema idratante o un prodotto doposole, dopo una doccia rilassante o prima di andare a dormire.
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VERSO IL SÌ’ www.emozionarsi.it. Ecco il sito che vi accompagnerà fino al giorno del fatidico sì. Un negozio virtuale, in cui trovare consigli, informazioni e idee originali su tutto ciò che riguarda l’organizzazione del vostro matrimonio. Comodamente da casa, infatti, potrete scegliere bomboniere, topper per la torta e tableaux, addobbi, partecipazioni, cristalli decorativi, cesti, tutti rigorosamente realizzati a mano. Ma non solo. Vanessa e Paolo, gli ideatori e responsabili di questo portale, hanno pensato di proporvi anche le ultime mode del momento: macchinette fotografiche personalizzate usa e getta che gli sposi lasciano sui tavoli del ristorante per avere il ricordo di alcuni istanti indimenticabili con amici e parenti, ed eleganti petali colorati in alternativa al lancio del riso o per abbellire i tavoli degli invitati e i cesti per le bomboniere. Ogni dettaglio è curato e decorato nei minimi particolari per far sì che in quel giorno, il più bello della vostra vita, sia tutto semplicemente perfetto. Ogni articolo che acquisterete verrà consegnato in tempi brevi a casa o dove preferite, garantendo il massimo della qualità. Oltre alle nozze il portale offre ottimi spunti per battesimi, cresime, anniversari, cene ed altre occasioni speciali. Che aspettate? Accendete il vostro computer e preparate i confetti!
web
scienze
QUELLA IMPREVEDIBILE ALCHIMIA Non solo nei film. Il colpo di fulmine esiste e non può essere previsto: arriva inaspettatamente, accade e basta. Un team di scienziati statunitensi e australiani hanno condotto uno studio, pubblicato sulla rivista “Genetics”, dal quale emerge che non si tratta di destino e coincidenza, ma di compatibilità genetica. Ecco la vera spiegazione dell’amore a prima vista tra due persone che per caso si incontrano e inspiegabilmente si piacciono. Il segreto risiede nel nostro Dna. I ricercatori sono arrivati a questa conclusione osservando il comportamento dei moscerini della frutta e notando che, in vista dell’accoppiamento le femmine, tendono a prestare maggiore attenzione ad alcuni maschi e non ad altri. Così, tramite l’analisi dei processi biochimici coinvolti nelle fasi di scelta e riproduzione di moscerini di due diverse varietà, gli studiosi hanno scoperto che, a prescindere dalla specie di appartenenza, i partner preferiti dalle femmine sono geneticamente simili a loro. Quando è il momento di riprodursi, quindi, le femmine agiscono in base a criteri che sono già inscritti nel loro codice genetico. “L’attivazione e la disattivazione dei geni responsabili delle scelta del partner per l’accoppiamento - ha spiegato la professoressa Mariana Wolfner, docente presso la Cornell University e responsabile dello studio - potrebbe consentirci di controllare la riproduzione e la diffusione di tutte le specie di insetti indesiderati”.
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SALVE, SONO IL ROBOT DELLE CAREZZE Si chiama Probo ed è alto 80 centimetri. Messo a punto dal Dipartimento di intelligenza artificiale dell’Università di Bruxelles e progettato con sofisticate tecnologie, il neo-robot è stato studiato per i reparti di Pediatria. Il suo compito è quello di coccolare i piccoli ammalati con teneri abbracci di gommapiuma. A vederlo sembra un elefante (il nome probo deriva da proboscide, ndr) ma dentro ha un software che gli assicura un’identità virtuale e una memoria personale, in grado di poter svolgere al meglio i compiti per il quale i suoi papà lo hanno progettato: assistere i bambini e prepararli per la routine medica, far loro compagnia e divertirli. Probo dispone, infatti, di un computer interno a cui sono collegate telecamere digitali, microfoni, sensori, 20 microchip che azionano occhi, ciglia, orecchie, bocca e braccia. Nel 90% dei casi riconosce le espressioni corporee e facciali (dolore, tristezza, gioia) dei bambini a cui risponde con sorpresa, emozione, sonnolenza. Da sempre chi soffre trova sollievo nella vicinanza di un altro essere umano che lo aiuti e rincuori con sguardi, parole e, soprattutto, con il contatto fisico. Figuriamoci quando a patire sono i bambini. Il piccolo elefantino non vuole certo sostituire il calore di una mano, ma semplicemente colmare l’attesa dell’arrivo dei genitori in ospedale e rassicurare i piccoli che non saranno mai soli.
robotica 90
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psiche
UN TEMPO IN PIÙ’ PER LE EMOZIONI COMPLESSE Le emozioni legate al senso morale sono elaborate lentamente dal cervello. Questo il risultato di una ricerca condotta da Antonio Damasio e collaboratori, presso il Brain and Creativity Institute della University of Southern California. Lo studio ha significative ricadute sulla comprensione della percezione umana degli eventi e sul modo in cui ci si dovrebbe rapportare all’informazione in un mondo dominato dalla comunicazione digitale e televisiva. L’essere umano è in grado di classificare l’informazione molto rapidamente e può rispondere a segnali fisici di dolore negli altri nell'arco di frazioni di secondo. Tuttavia, l’elaborazione di emozioni sociali complesse, come l’ammirazione o la compassione, richiede un tempo superiore. Nel corso di sedute sperimentali i ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale di un gruppo di volontari mentre ascoltavano il resoconto di storie di vita vera tali da suscitare ammirazione per un comportamento virtuoso o per un'abilità, e rispettivamente di compassione per uno stato di sofferenza psico-sociale oppure di dolore fisico. Le immagini cerebrali ottenute dai ricercatori hanno mostrato che per una risposta cerebrale completa a storie che illustravano situazioni di sofferenza sociale o di azioni encomiabili erano necessari dai sei agli otto secondi ma, per contro, una volta divenuta cosciente la risposta permaneva più a lungo rispetto a quella suscitata dal confronto con un dolore fisico. Riferendosi ai media, ImmordinoYang puntualizza che “il problema non è quello dei mezzi di cui si dispone, ma dell’uso che se ne fa. In una cultura mediatica in cui la violenza e la sofferenza diventano uno show senza fine, che si tratti di fiction o di ‘infotainment’, gradualmente si instaura una indifferenza verso la sofferenza umana”.
www.psiconline.it
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TUTTA COLPA DELLA TELEVISIONE Secondo uno studio apparso sulla rivista “Thorax”, i bambini che trascorrono più di due ore al giorno davanti alla televisione vanno incontro a un rischio d’asma doppio rispetto ai coetanei. La causa è da ricollegare non tanto alla diretta incidenza dello schermo televisivo sui disturbi respiratori dei piccoli, quanto alla maggior sedentarietà legata al trascorrere molte ore davanti alla tv. È quello che rivela il responsabile della ricerca, Andrea Sheriff dell’Università di Glasgow, dichiarando “è possibile che una vita troppo sedentaria nei bambini possa influire sul corretto sviluppo delle loro vie polmonari, con conseguenze importanti sulla loro funzionalità respiratoria”. Nello studio, gli autori hanno analizzato gli stili di vita di 3000 piccoli a partire dalla loro nascita fino all'età di 11 anni. Il 6 per cento dei bambini ha sviluppato asma durante quest'arco di tempo e, in base ai risultati, l’incidenza di asma era doppia in quelli che trascorrevano più di due ore al giorno davanti alla televisione. Gli autori precisano, però, che non è stato preso in considerazione l’utilizzo dei videogame: un fattore che potrebbe influire sulla sedentarietà dei piccoli ancora di più rispetto alle ore trascorse di fronte ai loro cartoni animati preferiti. Fonte: Sherriff A et al. Association of duration of television viewing in early childhood with the subsequent development of asthma. Thorax 2009; DOI: 10.1136/thx.2008.104406
salute
animali
LO STRANO MONDO DEI CAVALLI Quante volte, montando a cavallo, ci è capitato di subire brusche frenate e di notare il suo sguardo fisso su qualcosa? Per un animale da preda è vitale poter controllare la maggior parte del territorio che lo circonda per individuare velocemente i predatori nascosti intorno a lui. In questo il cavallo eccelle: il suo campo visivo copre 340° su 360° (contro gli appena 180° dell’uomo). Ciò deriva dalla grandezza dei suoi occhi e dalla loro disposizione laterale. Ciascun occhio copre una zona a semicerchio e invia le immagini ad emisferi diversi del cervello. Una visione monoculare (ciò che vede l’occhio destro non corrisponde a quello che vede l’occhio sinistro) che rende possibile rilevare la presenza di pericoli, ma ha un difetto: non permette di percepire la profondità e le distanze. Questo aspetto viene risolto grazie alla piccola area in cui il cavallo utilizza la vista binoculare (65°-70° circa), ossia quella in cui le due viste monoculari si sovrappongono.? Bisogna tuttavia ricordare che il cavallo ha due punti ciechi dovuti all’orientamento frontale degli occhi e alla lunghezza del muso: il primo è un triangolo di terreno che arriva fino a due metri dal muso, il secondo comprende la parte immediatamente posteriore del cavallo. Questo spiega il motivo per cui un buon istruttore insiste sull’importanza di evitare l’avvicinamento da dietro: la zona cieca non permette di vedere se si tratta di un amico o di un predatore. È quindi apprezzabile farci sempre sentire prima di avvicinarci, in modo da permettere al cavallo di girare leggermente la testa e non avere scatti pericolosi.
www.animalinelmondo.com
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Menu
scienze web vedo web ascolto web leggo moda fenomeni est(etica)
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Scienze
Genova caput hi-tech
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arlare di creatività e di scienza nello stesso tempo e usando i termini come sinonimi può apparire contraddittorio. Eppure da sempre il pensiero scientifico e quello immaginativo coabitano la nostra mente e hanno prodotto spesso felici risultati. È il caso, di recente, di un’importante operazione, la creazione a Genova di una sorta di Silicon Valley californiana, l’area cioè famosa in tutto il mondo per la sua eccellenza scientifica, tecnologica e di ricerca, nel nostro Paese. Stavolta capitali, territorio e cervelli non in fuga sembrano assolutamente italiani. Dopo alcune polemiche, ritrattazioni e l’abbandono di Renzo Piano sulle colline degli Erzelli, un’ampia zona inizialmente degradata e individuata per ospitare il progetto di questo enorme polo scientifico, vede ora la realizzazione e molte forze in campo. Il professor Carlo Castellano, già docente presso la Facoltà di Economia dell’Università di Genova, Presidente di Esaote S.p.A. e del Consiglio Direttivo di Dixet, il Distretto Elettronica e Tecnologie Avanzate di Genova, oltre che presidente di Genova High Tech, l’ha spiegato in numerosi interventi nel corso dell’ultimo anno. “I parchi tecnologici costituiscono oggi un vero e proprio nuovo settore industriale” ha affermato tempo fa Castellano in una sua relazione tenuta al Club Genova nel lontano 1° aprile 2008. “Non tutti i ‘trapianti’ hanno però avuto successo: non pochi parchi sono rimasti di fatto solo sulla carta. Ma è il disegno di fondo del modello Silicon Valley a dimostrarsi vincente: mettere accanto, in contiguità fisica, facoltà universitarie tecnico-scientifiche, istituzioni di ricerca pubbliche e private, imprese ed investitori finanziari (capital venture), al fine di stimolare processi virtuosi di sviluppo tecnologico ed industriale. Infatti, il far convivere, in un’area relativamente circoscritta (non solo nei laboratori e negli uffici, ma anche nelle residenze) studenti, professori, ricercatori, ingegneri e tecnici stimola la creazione di una massa critica di conoscenze, di con94
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di Vincenzo Prizzi
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Istituti di credito, cooperative, imprese private stanno facendo nascere una
SILICON VALLEY TUTTA ITALIANA
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tatti, di legami e di relazioni, humus favorevole alla nascita e allo sviluppo di imprese e di attività tecnologiche”. Alcuni numeri parlano già molto chiaro nel farci capire l’entità dell’investimento e della realtà che, sis pera, sia operativa realmente in tempi non giurassici, dopo tante attese e false illusioni. Uno degli organismi maggiormente coinvolti, per esempio, è la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova, che occuperà circa 90.000 mq. (comprese le residenze per gli studenti e gli spin-off), quindi aziende high tech per 200.000 mq, mentre sorgerà un grande parco urbano di circa 200.000 mq. e 100.000 mq saranno destinati a funzioni di servizio, di connettivo urbano, ricreative, per la residenza, per il tempo libero e lo sport. Castellano, successivamente, in un’intervista per Impresa Progetto, ha fatto notare un ulteriore pregio dell’operazione. “La compresenza della Facoltà di Ingegneria e delle aziende tecnologiche permetterà la necessaria ed auspicata cross fertilization tra formazione, ricerca scientifica, alta tecnologia e sviluppo di nuovi prodotti. L’esperienza dei Parchi Scientifici Tecnologici di successo evidenzia che l’elemento di maggiore impatto sulla creatività e quindi sulla nascita di nuove idee, di nuovo lavoro è la ‘contiguità delle diversità’, che favorisce ed innesca il pensiero creativo”. In definitiva, tra le imprese interessate a localizzarsi agli Erzelli si contano alcuni importanti gruppi industriali nazionali ed internazionali operanti nei settori dell’elettronica, dell’automazione industriale, dell’informatica, delle telecomunicazioni e della progettazione e della sistemistica navale avanzata. A questi vanno aggiunte le piccole e piccolissime imprese high-tech già operanti nell’area genovese. Genova ha un’occasione unica ed irripetibile per realizzare in tempi rapidi il Parco Scientifico e Tecnologico agli Erzelli, in sostanza il più grande Parco italiano realizzato con risorse private. E circa un mese fa il rettore dell’Università di Genova Giacomo Deferrari ha anticipato che il Parco Leonardo accoglierà circa 5000 studenti e 10000 dipendenti, mentre la prima azienda ad aprire le danze, nel 2011, sarà la Ericsson.
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Web Vedo
Siamo uomini o telescopi?
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avevano studiata e messa a punto perfino i fratelli Lumière agli inizi del secolo scorso, pensate. Eppure la terza dimensione, quella che noi tutti o quasi percepiamo ogni giorno, non è roba da cinema. O perlomeno non lo è stata fino ad oggi. Sì, perché alla fine i famosi occhialini con una lente rossa e una blu, i quali applicati sul naso portano i due occhi ad allungare e riformare al centro del cervello la profondità di campo, sono stati definitivamente abbandonati. In realtà, durante gli ultimi cent’anni i signori del cinema hanno provato, a ondate e a decadi, a riproporre tale tipo di visione in una sala al buio e su grande schermo, ma non è mai stato possibile fino in fondo ricreare fedelmente quel tipo di vista, quel tipo di adesione talmente perfetta alla realtà da farla risultare, in fondo, quasi più irreale. Ed è proprio questa sorta di iper-realtà cui oggi le ultimissime tecnologie digitali applicate al cinema sembrano rendere possibili. Rendendo possibile, finalmente, quel sogno dei Lumière che all’inizio sembrava tanto simile al desiderio di Icaro di volare. A dicembre prossimo il sogno diventa realtà in 3D, per esempio, con Avatar, il nuovo attesissimo film di James Cameron, mentre già a ottobre tutti quanti potranno restare stupefatti dall’effetto di realtà prodotto da Up, film interamente girato in 3D e in HD (alta definizione) e che ha un incredibile, doppio primato: ha aperto il recente Festival di Cannes essendo perfino un cartoon. Era la prima volta che succedeva nella kermesse più snob e autoriale del cinema. Up è l’ultima meraviglia per famiglie molto “next” della Pixar, minimajor Disney che già ci sfornò un capolavoro di verosimiglianza ottica con Alla ricerca di nemo, senza dimenticare anche il bellissimo, ingiustamente archiviato dai più Monsters & Co., sempre diretto da John Lasseter e Pete Docter, gli stessi registi di Up. Più di recente, la DreamWorks di Jeffrey Katzenberg ci ha regalato l’azione ‘fuori schermo’ di Mostri contro alieni. Sarà insomma una bella battaglia, come suol dirsi, nel territorio della stereoscopia, ovvero della visione stereoscopica del 3D, perché ad agosto già arriva il terzo capitolo de L’era glaciale, risposta robusta e feconda di effetti speciali dei BlueSky Studios. Naturalmente, non crediate che i celebri occhialini siano roba da museo, però da quest’anno si è deciso di abolire i “red&blu” glasses, avendo trovato molto più efficaci i RealD, per esempio, o i
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di Virginia Di Marno
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Nuove, in realtà antiche tecniche rivoluzionano il campo visivo di uno spettatore ormai proiettato nella TERZA
DIMENSIONE
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” Dolby3D, entrambi passivi, ovvero in grado di stimolare ad alta velocità il nostro occhio, in modo da produrre sulla retina una sola immagine tridimensionale. Purtroppo entrambi i tipi di occhiali perdono luminosità, ma questo è un problema ancora irrisolvibile, mentre la volumetria naturale della nostra vista sembra migliorare assistendo ad una proiezione ad alta definizione con lenti chiamati XpanD, che presentano una sorta di doppia serrandina elettronica incorporata, sincronizzata col proiettore della sala, che si aprono e chiudono alla bellezza di 144 volte al secondo (per la cronaca, il normale scorrimento della pellicola in un normale proiettore analogico è di 24 fotogrammi al secondo). Staremo, è proprio il caso di dire… a vedere!
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Web ascolto
In the MODE
di Carmelo Schininà
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ono stati tra i pionieri del pop elettronico agli albori degli anni ‘80. Hanno creato un suono inconfondibile proprio per questo “stare nel mezzo”: tra un pop che non è mai stato solo pop e un rock volutamente scorretto, ufficializzando la mondializzazione del “post punk”. Onirici, visionari, futuristi (nel senso meno abusato del termine, ndr), dallo scorso aprile i Depeche Mode sono tornati sulle scene musicali con Sounds of the Universe , il loro dodicesimo album in studio, per farci scoprire quali suoni ha l’universo secondo loro. Un lavoro ancora una volta curato nei minimi dettagli, non solo elettro-rock, che spazia dal tocco di classe cantautorale di Dave Gahan su pezzi come Corrupt, Jezebel o Perfect a vere e proprie perle mai proposte prima dalla band di Basildon, come Peace, dove l’anima rock di Gahan incontra quella soul di Martin Gore creando in armonia perfetta un brano che potremmo definire “techno-gospel”. Sonorità astratte, lontane dai suoni comuni e monotoni, che dimostrano ancora come la band sia tra le più creativamente libere di sempre. La loro ormai trentennale carriera ha visto l’evoluzione di un suono che da scanzonato e morbido ha toccato atmosfere cupe e angosciose, fino alla svolta degli anni ’90. Uno stile forte, capace di resistere anche al lungo calvario di autodistruzione, fatto di eccessi e, soprattutto, di droghe dei componenti della band. In attesa di vederceli dal vivo nelle due tappe del tour che, tra pochi giorni, toccheranno Roma, il 16 giugno e Milano, il 18 vale la pena gustarsi Sounds of the Universe : l’epilogo di un periodo di intensa ispirazione interamente catturato nella Deluxe Box Set Edition composta da ben tre CD, un DVD, due libri fotografici di 84 pagine ciascuno, gadgets vari, che farà certamente la gioia dei “devoti” più accaniti, ripagati da una manciata di bonus tracks (cinque per l’esattezza) che accrescono l’aspetto qualitativo dell’intero progetto.
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I DEPECHE riconfermano che l’elettronica non è stata solo una moda passeggera. Perché l’emozione non ha tempo
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Web Leggo
Io pubblico da solo
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n Italia sono numerosissimi gli scrittori in erba che hanno abbandonato l’idea, diventata ormai un’utopia, di essere scoperti, un giorno non troppo lontano, da una prestigiosa casa editrice a caccia di talenti. Così molti manoscritti rimangono sepolti nei cassetti, o diventano materiale elettronico salvato nella memoria del pc. Oggi però, in aiuto agli scrittori “disperati”, che credono ancora nel proprio talento, ma che non riescono a emergere, arriva in aiuto il Web. E proprio chi profetizzava la morte del libro, causata dall’arrivo e dalla diffusione di Internet, dovrà ricredersi. Il mondo virtuale, che non smette mai di stupire, negli ultimi tempi ha iniziato a offrire una enorme possibilità a tutti coloro che amano scrivere. Si tratta del cosiddetto self-publishing, un fenomeno che in realtà non è del tutto nuovo, perché di fatto la pubblicazione del libro a proprie spese veniva e viene tutt’oggi offerta dalle case editrici
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di Letizia Terra
La parola d’ordine,
ora, è SELF
PUBLISHING
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che pubblicano a pagamento. La novità consiste nella velocità del servizio offerto on line: esiste un intermediario che gestisce la “catena di lavorazione” del testo fino a farlo diventare un libro. Lo scrittore, ovviamente, dovrà pagare la copertina e la stampa delle copie richieste, con il vantaggio, però, di bypassare del tutto il circuito produttivo e commerciale standard. Non si tratta di una semplice tipografia on line, perché il processo non si ferma alla sola pubblicazione, (da una a infinite copie), infatti l’autore può chiedere di essere inserito in una vetrina del sito, così da essere conosciuto dal pubblico. Ecco, quindi, il grande pregio del self – publishing: mettere in contatto direttamente l’autore con un vasto pubblico, senza intermediari e senza costi aggiuntivi. Da segnalare come uno dei servizi più interessanti nel campo dell’editoria on line è Lulu (www.lulu.com/it), che offre maggiore visibilità agli scrittori, grazie all’accordo con weRead (http://weread.com/iread_index.php), uno dei servizi di social networking più usati al mondo, una vera comunity in cui i lettori possono scoprire le novità editoriali e scambiarsi idee. Lulu è per alcuni una vera manna dal cielo, per altri una svolta epocale. I dati concreti parlano chiaro: oltre trecentomila titoli pubblicati finora e una media di quattromila nuovi titoli a settimana, creati da persone provenienti da circa ottanta Paesi sparsi del mondo. Il suo fondatore, Bob Yung, ha trovato inoltre maggiore fortuna in Italia: dal 2006 ha già prodotto 7.200 libri. Un boom davvero interessante, ma facilmente comprensibile, perché, secondo Yung, la causa risiederebbe nell’indole degli abitanti del Bel Paese: “Gli italiani, a differenza del nord Europa o degli Stati Uniti, non si vergognano di esprimere le proprie vocazioni artistiche o più semplicemente i propri pensieri”.
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Modi di Moda
Old style is back!
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di Ambra Blasi
adeleine Vionnet, francese adorata da Christian Dior, è stata una dei miti del primo ‘900, colei che, insieme a Coco Chanel, ha rivoluzionato la storia della moda, cambiando i canoni dell’abito e liberando la donna dai restringenti “bustier”. Ma il contributo più importante e innovativo è stata la creazione del taglio sbieco e delle cuciture in diagonale. Una tecnica, questa, che permetteva di creare abiti dalle linee aderenti esaltando le forme femminili. Gli abiti a sirena, indossati dalle famose dive di Hollywood degli anni ’30 e ’40 sono sicuramente un esempio tangibile del contributo dato alla moda da Madeleine Vionnet, e ricercando negli archivi della storica Maison si ritrovano appunto modelli ancora attuali, che confermano una tendenza che da sempre è un omaggio alla femminilità più pura. Ancora oggi molti stilisti si ispirano alle creazioni della Vionnet, ma sono tutti d’accordo sul fatto che la sua tecnica elaborata sia quasi impossibile da riprodurre, poiché Madeleine sperimentava e costruiva i suoi abiti usando un manichino a dimensioni dimezzate per poi riprodurre il risultato nelle misure reali di una mannequin. Certe sue invenzioni, però, richiedevano tessuti realizzati appositamente per lei in altezze oggi improducibili proprio per l’utilizzo del tessuto in diagonale. Molte delle creazioni Vionnet degli anni '30, infatti, hanno costruzioni talmente elaborate da risultare irriproducibili anche dalla più abile delle modelliste. E addirittura era la stessa Madeleine che, talvolta, si recava presso le sue clienti per vestirle poiché alcune creazioni erano complicate anche da indossare. Oggi una squadra di grande talento, guidata da Matteo Marzotto, ha deciso di rilanciare sul mercato la famosa Maison francese con un entourage tutto italiano e Rodolfo Paglialunga, ex-stilista della Maison Prada, sarà alla direzione creativa e disegnerà la nuova collezione. La prima sfilata della “nuova” Vionnet si avrà a Parigi il prossimo ottobre, mentre il Musée de la Mode e du texile dedica a giugno una mostra alla grande stilista.
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Non solo Coco
Chanel. Il mito
MADELEINE VIONNET è più
vivo che mai
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Fenomeni
Uragano ACAB
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di Virginia Di Marno
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i sono cose che tutti sanno. Le stesse cose che in pochi possono capire: chi le vive e forse anche chi le guarda. Tutto il resto è solo un pubblico che cerca di dare delle spiegazioni a storie vere che sembrano romanzi. ACAB. All cops are bastards è un cucchiaino di mondo sciolto nella letteratura. Scritto da Carlo Bonini, giornalista de la Repubblica, e pubblicato da Einaudi il gennaio scorso, ACAB sta per diventare un film o una serie tv, si vedrà, sarà Cattleya a deciderne la sorte, la società di produzione che ne ha comprato i diritti. Dopo il successo del film e della serie Romanzo Criminale, tratti dall’omonimo libro di Giancarlo De Cataldo, il presidente di Cattleya Riccardo Tozzi scommette su Acab e sulla sua forza comunicativa. Il romanzo di Bonini nasce dalla Curva, da Genova 2001, dalla spazzatura di Pianura, da una stazione di servizio di Badia Alpino, sulla A1. Tutti casi giudiziari problematici, costruiti sullo scontro tra buoni e cattivi, o forse sarebbe meglio dire tra le vittime e i carnefici: in ACAB nessuno è puro ma tutti hanno i loro buoni motivi. È questa la sua forza: mette in crisi il pensiero più ovvio. Nasce l’inchiesta. L’inchiesta dentro quel braccio della polizia più “bastardo”, addestrato per picchiare i picchiatori con la stessa rabbia, potenza, forza. Michelangelo Founier, “Drago”, lo “Sciatto”, i protagonisti nel romanzo e nella realtà dei fatti, sarebbero comunque stati negli stessi posti a prenderle e darle di santa ragione, col cappuccio nero in Curva o con i dread nella scuola Diaz, se solo non fossero diventati prima celerini, se solo non avessero fatto parte dei settanta del VII nucleo a quel maledetto G8 di quasi dieci anni fa. Come si fa a conservare la propria integrità morale quando si conosce e si tollera l’odore del sangue, dall’una e dall’altra parte? Carlo Bonini non assolve nessuno, restituisce solo un po’ di umanità a chi probabilmente ne è già privo nella vita. Lo fa con il mezzo del romanzo. Il prossimo anno, quando inizieranno le riprese, qualcuno lo farà anche con la potenza di una telecamera.
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Un acronimo che, NATO
DALLA STRADA e
passato alla carta, è approdato in tv e si appresta a crescere ancora di formato
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Est(etica)
Scolpire la Natura
di Maria Nicoletta Tulli
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ellule adipose, queste sconosciute. Eppure da tenere d’occhio e, ancor più, da da eliminare. Meglio, da rimodellare senza alterare l’iniziale “disegno” della Natura. Il chirurgo estetico Marco Gasparotti ci racconta di quando, già nel lontano 1991, inventò un nuovo, rivoluzionario metodo di intervento. Professore, l’estate è alle porte. Quali le richieste principali ? Con l’arrivo dei primi caldi aumentano moltissimo le richieste di interventi di rimodellamento corporeo, dalla liposcultura di glutei, fianchi e cosce al lifting interno cosce, lifting delle braccia, rimodellamento ed aumento del seno. Cos’è la liposcultura tridimensionale? La liposcultura superficiale tridimensionale, tecnica chirurgica da me ideata negli anni ’90, è un’evoluzione della liposcultura tradizionale, dunque la riduzione di accumuli localizzati di grasso o cellulite resistenti a qualsiasi dieta ed attività fisica, ma con alcuni importanti e fondamentali accorgimenti che consentono al chirurgo di rimodellare tutto il profilo corporeo, conferendo un’armonia di insieme non ottenibile prima. Cosa esisteva prima e perché il grande cambiamento? La grande innovazione di questa tecnica consiste nell’introduzione di cannule molto sottili, con le quali un chirurgo esperto riesce a rimodellare tutto il corpo. Si può inoltre associare un lipofilling, cioé il trasferimento di grasso da aree in cui è in eccesso ad aree più vuote, per dare, ad esempio, maggior volume e proiezione verso l’alto a glutei rilasciati. Con la liposcultura superficiale tridimensionale, rispetto alla lipoaspirazione tradizionale, si ottiene un’ottima retroazione cutanea, dunque si possono operare con risultati sorprendenti e senza cicatrici visibili anche pazienti non più giovanissimi. La ragione del cambiamento e dell’innovazione sta, alla luce delle sempre maggiori richieste di una chirurgia estetica ben fatta, nel tentativo di effettuare interventi sempre meno invasivi, con cicatrici inesistenti e risultati eccezionali, a livello di “total body reshaping”. La rivoluzione è anche negli strumenti e nei materiali impiegati? Per la liposcultura superficiale tridimensionale, come dicevo prima, sono le cannule molto sottili la vera rivoluzione degli strumenti, ed una leggera guaina elastocompressiva da indossare per 2 settimane dopo l’intervento. Per il resto consiglio sempre di affidarsi a specialisti (www.sicpre.org) . Il Prof. Marco Gasparotti Specialista in Chirurgia Plastica Estetica (Clinica Ars Medica Roma)
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Un’estate disegnata addosso
COME UN COSTUME
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Magico Quadrilatero di Vincenzo Prizzi
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Alla scoperta di Torino, cittĂ del mistero. In un percorso segreto ma non troppo, ideale per una famiglia in viaggio, curiosa e non intimorita dalla sete di conoscenza
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agica, sotterranea, dei misteri. Tre linee, tre crocevia, tre vertici che fuggono verso l’occulto ma chiamano a gran voce dal sottosuolo per essere scoperti. O rivelati, nel senso esoterico del termine, cioè velati due volte, ovvero doppiamente nascosti. È Torino, una delle città più “magiche” d’Italia insieme a Napoli e Venezia. Prendendo un po’ le distanze dalla cosiddetta Città del Diavolo e delle Sette Sataniche e avvicinandoci un po’ più al lato “bianco” della magia, Torino è una città da scoprire continuamente, anche per una famiglia che si reputi moderna, cioè curiosa e non timorosa di ricercare certe radici di un passato comune, che la città del Toro, ma anche del culto Mitraico, custodisce gelosamente ancora oggi: dal Portone del Diavolo alle Streghe, dal Buco di cannone di Piazza San Carlo ai portoni con raffigurati i diavoli degli istituti di credito. Il percorso è ricco e articolato e potremmo farlo snodare, per esempio, attraverso la ricerca del Sacro Graal sotto la Gran Madre così come potremmo approdare ai piedi dell’Angelo di Piazza Solferino, per sprofondare nuovamente verso il basso dei tombini stradali, “occhi” chiusi verso l’alto ma molto spalancati sui segreti delle Sette Sataniche. E si scopre il Palazzo degli Stemmi, i negozi dell’illuministico XVIII secolo distribuiti magicamente lungo Via Po. E può essere interessante perdersi tra cunicoli e “murazzi”. La tradizione, ma anche la realtà quotidiana, presenta dunque Torino come una città carica di mistero, strettamente legata alla magia e all’occulto. La sua storia è troppo carica di leggende per lasciarci indifferenti, leggende e rituali ancestrali che sarebbero sorte, secondo alcuni storici, nel momento in cui
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Il grande Rol Forse non tutti sanno che Torino ha acquisito e rafforzato la sua aura magica anche grazie alla figura di un personaggio davvero speciale: Gustavo Aolfo Rol. Nato a Torino il 20 giugno 1903, si laurea in giurisprudenza, quindi diventa un importante dirigente della Banca Commerciale Italiana. In seguito si dedica con passione all’antiquariato, alla pittura ma, soprattutto, è conosciuto come uno dei maggiori sensitivi italiani, diciamo anche tra i più noti e controversi nell’Italia del XX secolo. Come recitano scientificamente le enciclopedie e antologie, i fenomeni da lui prodotti e osservati da molti testimoni vengono interpretati come autentici fenomeni paranormali. È criticato severamente nel corso degli anni dagli illusionisti di professione, che cercano di spiegare le sue illusioni come prodotti di tecniche di prestidigitazione e in particolare di mentalismo, quel settore dell’illusionismo che consiste nel simulare di possedere facoltà extrasensoriali (ESP, Extra Sensorial Perception). In vita Rol non viene mai controllato o seguito scientificamente per sua stessa richiesta, tuttavia è sempre Rol a rifiutare la definizione di “sensitivo”. Molti dei suoi ammiratori lo considerano in ogni caso un vero e proprio maestro spirituale. Muore nella sua Torino il 22 settembre 1994. Un torinese davvero fuori dalla norma. Il regista Federico Fellini, impressionato dalle sue doti, diceva: “È l’uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l’altrui facoltà di stupirsene”. 110
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divenne capitale d’Italia e per opera della famiglia Savoia, intenzionata a valorizzarne le radici. Una delle principali leggende è ovviamente legata all’antico Egitto, epoca archetipa cui si farebbe addirittura risalire la fondazione di Torino. Apprendiamo che sarebbe stato Fetonte, principe figlio di Iside, a porre i primi insediamenti della città, sino al nome, derivato dal fatto che, sempre secondo la leggenda, vi fosse il culto di un diotoro, il mitraismo, appunto, versione esoterica dello zooroastrismo. Dal 18° secolo sono presenti a Torino reperti egizi, prima piccola raccolta del patrimonio che poi costituirà il Museo Egizio, secondo al mondo per importanza dopo il Museo del Cairo. Già la posizione di Torino presenta simmetrie, raccordi e intersezioni sotterranee che la pongono al centro di un quadrilatero magico, adagiata com’è tra i fiumi Po e Dora, Sangone e Stura (l’elemento acqua è potente), ma il numero quattro è ribadito anche se guardiamo la sua pianta romana, con le quattro porte d’ingresso in corrispondenza dei punti cardinali, che rappresentano ed evocano l’elemento naturale del fuoco, attraverso la figura del Sole. E ancora il “4” torna prepotente perché Torino sorge sul 45° parallelo (simbolizzato dall’obelisco in Piazza Statuto, con in cima l’astrolabio). La città, infine, supera il concetto di perfezione cosmogonica junghiana del quadrilatero per rifluire nella collocazione prettamente euclidea di un ideale triangolo. Torino sarebbe, secondo gli epserti, uno dei vertici, completati dalle città di Praga e Lione, richiamando però in questo caso antiche leggende legate alla tradiziooggi, vediamo che anche un prestigiatore e trasformista ne nordica e, più esattamente, celtica. di eccezionali capacità e famoso in tutto il mondo è di Torino ha fascino da vendere al viaggiatore curioso, e non Torino. È Arturo Brachetti, colui che viene definito ormai solo allo studioso di occultismo e filosofie misteriche. È universalmente “l’uomo dai mille volti”. una città che sembra chiusa ma può aprirsi in un ventaA partire dal '700 compaiono numerose sette di vario glio di ille colori. Torino è infatti anche la città della magia genere, esoteriche e iniziatiche, a partire dalla carbonebianca legata allo spettacolo. Qui nel 1700 nasceva e ria, la Giovane Italia, e poi anche la Massoneria, sino ad operava l’illusionista Bartolomeo Bosco, prestigiatore di arrivare alle associazioni che si occupano di magia. corte. Tra i giochi praticati si ricordano quello dei bussoPiazza Statuto, tristemente famosa per l'incendio dell’olotti e l’esecuzione della propria fucilazione: Bosco si ponemonimo cinema, è storicamente segnato da tragiche va davanti al plotone di esecuzione e ordinava di far fuoco, vicende: sorto su un’antica necropoli, ospitò per molto emergendo successivamente vivo e vegeto da una nuvola tempo il patibolo per i condannati a morte. di fumo con ai suoi piedi le pallottole sparate. Ne Les Non dimentichiamo, inoltre, che il centro storico di Torino Aventures de Bartolomeo Bosco de Turin, professeur de ospita la Sacra Sindone, il lenzuolo che, secondo la tradiprestidigitation, pubblicate nel 1851, scopriamo la vasta zione, avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissiofama di cui godeva l’llusionista torinese, che diede un ne, custodito nel Duomo. E sempre a proposito della figugrande contributo all’antica arte dell’inganno dilettevole. E ra di Cristo, la tradizione tramanda che nei sotterranei facendo, come in una macchina del della chiesa della Gran Madre di Dio sia sepolto il Sacro tempo, un salto ad Graal, ovvero il calice che avrebbe raccolto il suo sangue di Gesù. I luoghi magici di Torino sembrano inesauribili. Un po’ come l’aspetto delle Grotte Alchemiche, sotto Palazzo Madama, ma anche come la “fuga” di nobile metallo della bellissima cancellata di Palazzo Reale e la già citata Chiesa della Gran Madre, le cui statue sono probabilmente legate ad alcune profezie di Nostradamus, il mago-alchimista di corte dei Savoia. Giunto a Torino nella seconda metà del ‘500, svolse attività correlate alla sua missione di consigliere di corte, in qualità di alchimista, astronomo ed astrologo.
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SOTTO GLI OCCHI
DEL SOL LEVANTE l Fiore, secondo l’estetica teatrale giapponese, rappresenterebbe l’acme, il massimo della qualità interpretativa di un attore. E questo solo nel teatro No, ovvero la forma di rappresentazione più aristocratica del Giappone feudale. Che a nostro avviso è ancora in grado di stupirci per la sua modernità, anzi, per la sua quasi fantascientifica estetica. Quindi anche se non sapete parlare il giapponese, antico, rimarrete sbalorditi davanti a uno spettacolo di No, stilizzato come un quadro zen, rarefatto come la nebbia sul mare e sfavillante, colorato, folle come l’atterraggio degli alieni sul nostro Pianeta. Si intitola Il fiore del meraviglioso la rassegna che si è inaugurata da poco nella Casa dei Teatri del Villino Corsini a Roma (all’interno di Villa Doria Pamphilj) e sarà visibile fino al 6 settembre prossimo. Il sottotitolo dell’operazione recita “teatro giapponese nella storia tra rottura e continuità”. Già, continuità, perché la seduzione delle forme e dei toni del No è un elemento essenziale capace di rivivere ad ogni stagione, di collocarsi sempre un po’ oltre il confine del gusto generale,
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catturando tutti i palati per originalità e magnificenza dell’immagine. Un’immagine sempre eloquente, quella dell’attore No, con le sue parrucche sgargianti da demone, oppure con la sua maschera tondeggiante e aggraziata della giovane donna e, soprattutto, con i suoi costumi, i kimono dalle ampie maniche in grado di raccontare le vicende di un’opera tanto quanto la danza stessa che l’attore mette in scena. Il panorama teatrale giapponese si distingue per l’insolita compresenza di generi sopravvissuti quasi intatti fino ad oggi, raramente contaminati da fusioni stilistiche e questa mostra ci dà l’opportunità di scoprirlo da vicino. È organizzata dalla Casa dei Teatri con l’Istituto Giapponese di Cultura e la collaborazione, tra gli altri, del Museo del Teatro dell’Università Waseda di Tokyo. Tra oggetti di scena, costumi che sono autentiche, sintetiche scenografie, maschere e altro, la mostra va anche oltre il teatro No e ci offre le sottili oppure evidentissime differenze tra questa forma nobile di performance e il popolare Kabuki, oppure ancora il Bunraku (teatro delle marionette). www.jfroma.it
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LETTURE SOTTO LA LUNA Fino al 25 giugno avranno luogo dieci serate sotto la luna romana di Massenzio che sanno di carta e di parole. Si tratta dell’ottava edizione del Festival Internazionale di Roma, l’atteso evento letterario internazionale che ospita ogni anno presso la Basilica di Massenzio al Foro Romano autori stranieri e italiani scelti per la rilevanza letteraria, la popolarità e l’interesse suscitato dalle loro opere in Italia e nel mondo. Il Festival quest’anno invita 16 narratori, 8 poeti e 2 scienziati, a presentare testi narrativi e poetici inediti, che leggeranno personalmente al pubblico. È previsto che il tema degli inediti ruoti intorno a un binomio, che quest’anno è Terra Luna, una infinita risonanza. Il Festival dedica anche un omaggio a Luigi Malerba, importante scrittore italiano recentemente scomparso, con una mostra fotografica e documentaria. L’ideazione e la direzione artistica sono di Maria Ida Gaeta, responsabile della Casa delle Letterature di Roma, per la regia di Fabrizio Arcuri. Organizzazione e produzione sono di Zètema Progetto Cultura.
www.milanodabere.it
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www.festivaldelleletterature.it
www.metmuseum.org
UNA BELLEZZA CONVULSA Francis Bacon, pittore irlandese nato a Dublino cent'anni fa e scomparso nel 1992 dopo anni di eccessi di ogni tipo ma anche opere che hanno segnato il XX secolo, non aveva mezze misure. E a 100 anni dalla nascita iniziano a fiorire le retrospettive, le personali, lemostre in suo onore. Tra queste vogliamo segnalare almeno quella che ci farà entrare proprio nel suo inaccessibile studio, dove sir Francis realizzava i suoi dipinti post-espressionisti, angolari, deliranti eppure razionali, cubisti, meditati e poi dati alle fiamme dei suoi colori materici ma algidi, spesso cerebrali. Il suo mitico atelier è stato ricostruito a Dublino nella Hugh Lane Gallery, dopo che la Tate di Londra l'aveva rifiutato, mentre una grande esibizione di tutto il suo talento e genio compositivo si è inaugurata il 20 maggio al Metropolitan Museum di New York in attesa dell'anniversario, il prossimo 20 ottobre. "Il caos crea energia". Sembra la dichiarazione di un fisico, non di un pittore... Come quell’altra che spiega la sua arte: “La bellezza sarà convulsa oppure non sarà”. LE AQUILE VOLANO ANCORA ALTE Chi si ricorda o canticchia quando parte l’assolo di chitarra, uno dei più belli e famosi della storia del western rock, di Hotel California? Chiedi chi erano gli Eagles, direbbe qualcuno… Ebbene, non ce n’è bisogno, perché anche i nipoti possono, il 13 giugno al Datch Forum di Assago, che ora si chiama Mediolanum Forum, vedere e ascoltare gli Eagles dal vivo. Si sono riuniti quasi tutti, più o mero, dai Pink Folyd ai Cream ai Police, con siti non sempre all’altezza delle aspettative e della memoria di almeno due generazioni. Però una reunion degli Eagles non si può perdere e non si può far perdere ai nostri figli e nipoti. Il richiamo è forte, al di là della moda delle “riunioni” di famiglie abbastanza allargate da sciogliersi e ritrovarsi quando meno te lo aspetti. Così, seguendo il successo registrato dall'album Long Road Out Of Eden, la band californiana di Glenn Frey e soci suonerà sul palco del Forum il suo vasto repertorio, che ripercorrere grandi classici del passato come il già citato Hotel California, quindi Desperado, Take it Easy, fino ad arrivare a quelli appena incisi. NEXTFAMILY
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UN PAESE IN BALIVO DELLA TV
> di Enzo Giannelli
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on la fine del craxismo, credevamo che i nani e le ballerine fossero tornati ai ludi circensi. Ma l’Italia è una repubblica fondata sulla televisione. E una televisione ridotta ormai a un campione senza valore non può fare a meno né degli uni né delle altre, cui non guasta aggiungervi saltimbanchi, donne cannone, giocolieri, funamboli, lanciatori di coltelli e acque di Lourdes che si confondono con quelle di Mont-Oriol. Così, dall’alba a notte fonda, zerbinotti scamiciati e oche giulive (che non si sa bene in virtù di quali meriti occupino il video) danno vita a un caravanserraglio dagli effetti collaterali devastanti. Non c’è momento della giornata che qualcuno non intervisti qualcun altro in un profluvio di chiacchiere che non hanno ragione di essere. E al fascino perverso dello starnazzio fatto trasmissione non riescono a sottrarsi nemmeno i nomi più accreditati. amberto Sposini amalgama il sangue di Garlasco con le sconnessioni linguistiche di Lapo Elkan. Antonella Clerici guida un esercito di pargoli canterini verso la strage degli innocenti, come se non bastassero i frati dell’Antoniano a coltivare l’albero degli zecchini d’oro. L’onnipresente, gesticolante Caterina Balivo tramuta abilmente la zucca dei telespettatori nella carrozza di Cenerentola. Alda D’Eusanio colleziona medaglie scadute, presentandole in atmosfere deamicisiane. Max Giusti promette migliaia di euro a concorrenti avidi e
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insaziabili, mescolando scatoloni come nel gioco delle tre carte. E, a seguire, tutto un festival di processi taroccati, carrambate, cartoline del pubblico, oroscopi e miracoli a ventuno pollici, resuscitando un’Italietta da porta a porta. Non vorremmo che per arginare tanto sciupio di intelligenze occorra un terremoto al mese. nche la televisione di servizio, o di approfondimento politico, sembra strizzare l’occhio allo spettacolo e al compiacimento. Ballarò pare trasformarsi a volte nel salotto di Nonna Speranza, con qualche litigio da casa di ringhiera, tanto per movimentare la serata. Chi l’ha visto si orienta sempre più spesso verso l’inchiesta giornalistica (magari in cerca di uno scoop che non arriva), tradendo lo spirito del programma. Perfino Mi manda Raitre, da qualche tempo, punta volentieri i propri riflettori su disavventure personali. Non che un fatto individuale non abbia risvolti comuni, ma può accadere che manchi di quel quid, indispensabile a farne un caso di interesse generale. Ossia, un bullone dentro un barattolo di marmellata, per quanto sgradevole, resta pur sempre (almeno, si spera) un episodio isolato, mentre i numeri verdi e i call center di servizi importanti che non rispondono (o si risolvono in una serie di incomprensibili rinvii telematici), portando il cittadino all’esasperazione e alla disperazione, sono diventati una vera tragedia nazionale.
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